Presidente. − L’ordine del giorno reca in discussione congiunta:
– le dichiarazioni di Consiglio e Commissione sulla conclusione di un accordo di partenariato e cooperazione tra le Comunità europee e la Repubblica del Tagikistan e
– la raccomandazione (A7-0007/2009) presentata dall’onorevole Peterle, a nome della commissione per gli affari esteri, sulla proposta di decisione del Consiglio e della Commissione relativa alla conclusione di un accordo di partenariato e cooperazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Tagikistan, dall’altra [12475/2004 – 11803/2004 – C6-0118/2005 – 2004/0176(AVC)].
Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio. – (SV) Signora Presidente, onorevoli deputati, signora Commissario, onorevole Peterle, sono lieta di avere la possibilità, oggi pomeriggio, di discutere i legami dell’Unione europea con il Tagikistan e, in particolare, l’importanza che attribuiamo alla volontà di porre nuove basi per i nostri rapporti con questo paese siglando un accordo di partenariato e cooperazione.
So che il Parlamento nutre un profondo interesse per la questione. Ricordo che già a febbraio 2008, nella risoluzione su una strategia europea per l’Asia centrale, avete rivolto un appello agli Stati membri affinché ratificassero rapidamente l’accordo di partenariato e cooperazione, confermando quindi l’intento del Parlamento di approvarlo in tempi brevi.
Ora l’accordo è stato ratificato e si riscontra il forte desiderio di procedere il più rapidamente possibile con le tappe successive, in modo tale che l’accordo di partenariato e cooperazione possa entrare vigore a breve, speriamo entro la fine dell’anno. Invieremmo così un segnale chiaro dell’apertura di un nuovo capitolo nei rapporti tra l’Unione europea e il Tagikistan.
Il Tagikistan rappresenta una parte importante della nostra strategia per l’Asia centrale. Questo paese, di difficile accesso, è uno dei più poveri del mondo. Il confine con l’Afghanistan è scarsamente sorvegliato, offrendo quindi un punto di accesso privilegiato alla regione per trafficanti di droga e integralisti islamici. E’ pertanto nel nostro interesse sostenere il Tagikistan, sia per il bene del paese che per risolvere i nostri problemi comuni. Stiamo già procedendo in tal senso attraverso svariati contatti: a luglio, la presidenza svedese ha inviato un gruppo ad alto livello nella regione e ieri, a Bruxelles, si è tenuta una conferenza ministeriale con i rappresentanti dell’Asia centrale.
Il Tagikistan, tuttavia, è uno dei pochi paesi sul confine orientale dell’Unione europea con cui non è stato ancora concluso un accordo generale dalla fine della guerra fredda. Se vogliamo effettivamente risolvere le problematiche che ho citato, occorre creare un quadro adatto per i nostri rapporti futuri. Gli accordi necessari per avviare un dialogo politico e una cooperazione concreta con il Tagikistan devono essere migliorati, in modo tale da riflettere meglio le sfide cui la regione si trova di fronte e che condividiamo. Un accordo di partenariato e cooperazione ci offrirebbe uno strumento decisamente più strutturato per discutere una serie di questioni in cui abbiamo un interesse comune: i diritti dell’uomo, lo stato di diritto, il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata, senza dimenticare il terrorismo e l’organizzazione religiosa.
Al contempo occorrono progressi su temi quali la democrazia, una corretta gestione sociale e i diritti umani nella regione. Sappiamo tutti che non si tratta di un’impresa facile. Accolgo pertanto con grande favore il dialogo strutturato con il Tagikistan sui diritti umani: questo strumento si sta rivelando una preziosa opportunità per condurre un dialogo efficace, che riprenderà il 23 settembre a Dushanbe.
Il Tagikistan va incoraggiato a proseguire l'introduzione di un programma di riforme. Gli sviluppi sono spesso fonte di grande preoccupazione. Vorremmo che il paese adottasse un approccio più democratico per quanto concerne la libertà di organizzazione, di religione, dei mezzi di comunicazione e lo sviluppo della società civile. Dobbiamo fare tutto il possibile per convincere il Tagikistan della necessità di rispettare lo stato di diritto nella lotta contro le attività illegali, il traffico di stupefacenti e il terrorismo. Va sottolineata la necessità di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, come mezzo per prevenire conflitti di natura etnica o culturale.
Un’ulteriore fonte di grande preoccupazione è rappresentata dalla diffusa corruzione. Questo fenomeno sta ostacolando non solo lo sviluppo del Tagikistan, ma anche i contributi dei donatori. Occorre attivare ogni canale a nostra disposizione per fare appello alle autorità del paese perché affrontino questo problema il prima possibile. Non possiamo ignorare che tutte le direttrici del traffico di stupefacenti – o comunque gran parte di esse – passano dal Tagikistan. Il paese è vulnerabile ai movimenti integralisti e alla criminalità organizzata internazionale. Dobbiamo potenziare il sostegno offerto al Tagikistan per contrastare queste attività e offrire, al contempo, fonti di reddito alternative. Questa strategia è perfettamente in linea con il nostro impegno in Afghanistan e con lo sforzo che stiamo portando avanti per garantire stabilità a quel paese. Accogliamo con favore l’interesse mostrato dal Tagikistan nei confronti di una cooperazione e appoggiamo lo sforzo compiuto in tal senso.
Il Tagikistan ha dimostrato un atteggiamento aperto e costruttivo sulle sfide che ci accomunano: un aspetto indubbiamente positivo. Questo dialogo costituisce un elemento importante nel sostegno che prestiamo al Tagikistan impegnato a promuovere una cooperazione con i paesi limitrofi e a individuare soluzioni per problemi regionali urgenti e complessi, quali il cambiamento climatico, l’approvvigionamento idrico e il controllo dei confini. Considerando il nostro interesse a gestire molti di questi problemi in maniera più efficiente ed efficace, accolgo con favore l’opportunità che ci si presenta di gettare nuove basi per i nostri rapporti con il Tagikistan. L’accordo di partenariato e cooperazione si configura come un quadro entro cui sviluppare i nostri rapporti bilaterali, contribuendo agli obiettivi globali della nostra strategia per l’Asia centrale nel suo complesso. Invito pertanto questo Parlamento a votare a favore dell’accordo, in modo tale che possa entrare in vigore il prima possibile.
Benita Ferrero-Waldner, (EN) membro della Commissione. − Signora Presidente, ringrazio l’onorevole Peterle per l’ottima relazione e per la risoluzione che delinea accuratamente la situazione in Tagikistan e contiene raccomandazioni che mi sento di condividere.
Dall’approvazione della strategia comunitaria per l’Asia centrale nel giugno 2007, i nostri rapporti con tutti i paesi della regione si sono rafforzati, a beneficio di tutte le parti interessate. I contatti si sono intensificati e condividiamo con questi paesi la consapevolezza dei vantaggi di una più stretta cooperazione sulle questioni relative alla sicurezza, alla gestione delle frontiere, ai controlli, all’istruzione, alla governance e alla diversificazione energetica. La strategia si sta dimostrando efficace nell’instaurare un nuovo tipo di partenariato con le cinque repubbliche dell’Asia centrale.
Tuttavia è chiaro che questa strategia soprastante è sostenuta da relazioni bilaterali individuali e differenziate che riflettono le diverse aspirazioni e orientamenti dei paesi coinvolti. Come sapete, la cooperazione tra UE e Tagikistan è ancora regolamentata dall’accordo commerciale e di cooperazione stipulato con l’URSS nel 1989 e successivamente avallato dal Tagikistan nel 1994, che tuttavia non può più dirsi pienamente in linea con gli obiettivi previsti dalla strategia per l’Asia centrale, né contribuisce a sostenere il genere di relazione che ora intendiamo instaurare con il Tagikistan.
L’approvazione da parte dell’Aula al nuovo accordo di partenariato e cooperazione CE-Tagikistan costituirebbe pertanto un significativo passo avanti, che ci consentirebbe di ampliare e rafforzare la cooperazione con il paese asiatico.
Si è già accennato al fatto che oggi il Tagikistan si trova ad affrontare notevoli questioni di tipo economico e sociale ed è importante, nell’interesse della stessa Europa, che il paese riesca a superare tali difficoltà. Il Tagikistan condivide 1 500 km di frontiere con l’Afghanistan e si trova in prossimità della Valle dello Swat, in Pakistan; la vicinanza a tali aree espone pertanto il paese al rischio che i conflitti si estendano anche al suo territorio, nonché al pericolo di infiltrazioni da parte di militanti islamici.
In ragione della posizione strategica occupata dal Tagikistan nel contesto della lotta al traffico illegale di stupefacenti dall’Afghanistan all’Europa, una maggiore cooperazione del paese asiatico con l’UE può pertanto contribuire a prevenire la diffusione dell’instabilità.
La vulnerabilità del Tagikistan è determinata, tra le altre cose, dalla fragilità della sua economia. Già considerato il più povero tra le repubbliche dell’Asia centrale, il paese ha risentito fortemente del netto calo dei prezzi dell’alluminio e del cotone, determinato dalla recessione globale. Tale evoluzione, unitamente alla diminuzione del 34 per cento delle rimesse registrato nel primo semestre 2009, alimenta i timori per un possibile aumento dei livelli di povertà e per la precarietà della situazione economica che potrebbe causare agitazioni sociali.
Ritengo che con il Tagikistan abbiamo imboccato la strada giusta, che passa per il sostegno e l’incoraggiamento delle riforme indispensabili, come sottolineato anche dalle frequenti visite del Rappresentante speciale Morel e dal mio viaggio nella primavera 2008. Sono stati compiuti progressi, ma chiaramente occorre fare di più: il governo ha dichiarato che, oltre a rafforzare gli scambi commerciali e la cooperazione, intende adottare misure a favore dello stato sociale, la sanità e l’istruzione, ad affrontare la corruzione e a migliorare la situazione dei diritti umani.
E’ positiva l’istituzione da parte del presidente Rahmon della figura del mediatore civico, che rappresenterà un interlocutore importante nella prossima tornata del dialogo UE-Tagikistan sui diritti umani che si terrà il 23 settembre. La riforma del sistema giudiziario procede ancora con lentezza, ma ci auguriamo che il governo prenda in considerazione le raccomandazioni formulate da un recente seminario della società civile sui diritti umani tenutosi a Dushanbe, in particolare per quel che riguarda la riforma delle professioni legali e il nuovo codice di procedura penale del Tagikistan.
Sono naturalmente al corrente delle preoccupazioni espresse da quest’Assemblea rispetto alla democrazia e ai diritti umani in Tagikistan e posso assicurare che la Commissione ne terrà debitamente conto nel dialogo con il paese.
Le riforme economiche registrano progressi, come ad esempio l’elaborazione di un meccanismo volto a risolvere il problema del debito legato al cotone, che – mi auguro – contribuirà a introdurre riforme agricole di più ampia portata e l’attuazione di “Freedom to Farm”, essenziale per affrontare il problema della povertà nel paese asiatico.
L’approvazione dell’APC da parte del Parlamento europeo ci consentirà di portare avanti la collaborazione con il Tagikistan su tutta una serie di riforme politiche ed economiche, con particolare attenzione alla democrazia e ai diritti umani, nonché di assicurarne la piena attuazione. L’attività di riforma può già contare sul sostegno relativamente ampio dell’assistenza bilaterale da parte della Commissione: si tratta di 66 milioni di euro per il triennio 2007-2010 che passeranno a 70 milioni per il successivo periodo 2011-2013.
Gli aiuti si concentreranno sull’assistenza settoriale alla protezione sociale e alla sanità, sulla riforma dell’amministrazione dei conti pubblici, l’assistenza tecnica per lo sviluppo del settore privato e il processo sarà sostenuto dalla nostra delegazione a Dushanbe. Entro la conclusione dell’anno, il nostro ufficio regionale dovrebbe diventare una delegazione a tutti gli effetti, incaricata di promuovere il processo di riforma e agevolare la piena attuazione dell’APC. Mi auguro soprattutto che ci permetta di portare avanti una valutazione completa dei progressi compiuti negli ambiti essenziali poc’anzi ricordati, che provvederemo quindi a valutare in rapporto a chiari parametri.
Alojz Peterle, relatore. − (SL) La decisione di concludere un accordo di partenariato e cooperazione tra le Comunità europee, i loro Stati membri e il Tagikistan è in linea con la strategia del Consiglio europeo per un nuovo partenariato con l’Asia centrale, nonché con la chiara volontà mostrata dal Tagikistan di sviluppare una cooperazione di ampio respiro con l’Unione europea, che abbracci gli scambi commerciali ma anche altri ambiti.
Sono lieto di constatare che tutti gli Stati membri hanno ratificato questo accordo e spero che questo Parlamento potrà esprimere il proprio assenso alla firma dell’accordo con il Tagikistan, come già in passato nel caso di Kazakstan, Kirghizistan e Uzbekistan. Questa firma segnerà la fine dell’accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’Unione europea e l’ex Unione sovietica.
Agendo in virtù dei suoi valori e principi fondamentali, l’Unione europea, con questo accordo, manifesta il proprio interesse strategico nei confronti della cooperazione con il Tagikistan, che considera un partner molto importante in questa regione. L’Unione europea desidera inoltre approfondire i propri rapporti con il Tagikistan, contribuendo in tal modo alla sicurezza, alla stabilità e al progresso economico di questo paese, nonché allo sviluppo e al consolidamento delle sue istituzioni democratiche e alla tutela dei diritti umani e dello stato di diritto.
Gli obiettivi più specifici della politica europea per il Tagikistan riguardano principalmente il contributo alla lotta contro la povertà, il sostegno al buon governo e alle riforme, nonché un approccio efficace contro il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata. La relazione assume una posizione critica nei confronti dello stato della democrazia nel paese, esprimendo preoccupazione per la corruzione e le condizioni in cui versa la società civile; tuttavia, al contempo si appella al governo del Tagikistan affinché affronti il più rapidamente possibile la situazione dell’educazione e della formazione.
La relazione manifesta inoltre una giustificata preoccupazione nei confronti delle violazioni dei diritti umani, con particolare riferimento ai diritti della donna, alle libertà religiose, all’indipendenza della giustizia e alle condizioni che disciplinano le attività delle organizzazioni della società civile. Detto ciò, la relazione accoglie con favore l’avvio di un dialogo sui diritti umani, il cui progresso è essenziale per lo sviluppo di rapporti bilaterali.
Questo accordo riflette la nostra convinzione che il Tagikistan abbia il potenziale per diventare uno stato moderno e funzionante, in grado di assumersi il proprio ruolo all’interno della regione, in particolare nella lotta contro l’estremismo, che giunge dall’Afghanistan e da altre zone limitrofe. La relazione ci ricorda, tra l’altro, l’importanza dell’approvvigionamento energetico ed idrico, dato che questi ambiti interessano direttamente i rapporti tra gli Stati in Asia centrale e richiedono un’azione comune.
Permettetemi infine di congratularmi con i colleghi per la costruttiva collaborazione instaurata e con la Commissione per il prezioso aiuto. Vorrei ringraziare soprattutto l’ambasciata della Repubblica del Tagikistan per la cooperazione prestata.
Credo fermamente che, con questo accordo, l’Unione europea sarà in grado di sviluppare e approfondire il rapporto di cooperazione che l’ha legata al Tagikistan finora e mi auguro che l’accordo venga implementato, nel prossimo futuro, con lo stesso spirito. Vi invito quindi ad approvare l’accordo con il Tagikistan.
Filip Kaczmarek, a nome del gruppo PPE. – (PL) Mi congratulo con il relatore, l’onorevole Peterle, per il carattere concreto e – mi preme sottolinearlo – equilibrato della sua relazione sull’accordo di partenariato e cooperazione tra le Comunità europee e il Tagikistan.
La situazione antidemocratica del Tagikistan è stata oggetto di molte critiche; ad incontrare la nostra disapprovazione sono spesso l’assenza della libertà di stampa e religione e la diffusione della corruzione. Non è mia intenzione discutere queste accuse in questa sede; dobbiamo tuttavia prendere atto che il Tagikistan, di recente, ha compiuto dei passi avanti nella lotta contro la corruzione e nel migliorare la situazione dei diritti umani, nonché in altri ambiti sensibili. Il Tagikistan, inoltre, è un paese relativamente stabile: un aspetto importante, se consideriamo la sua posizione strategica. Ma la questione è già stata illustrata oggi.
In quanto paese limitrofo dell’Afghanistan – con i suoi problemi in termini di produzione e traffico su ampia scala di sostanze stupefacenti, terrorismo e diffusione dell’estremismo – e di un altro paese sempre più instabile, il Pakistan, il Tagikistan potrebbe essere un alleato naturale per l’Unione europea. E’ quindi nell’interesse dell’UE continuare a sostenere i processi democratici avviati nel paese, rafforzandone il potenziale politico, economico e sociale.
Vorrei ricordare che il Tagikistan è il più povero tra i paesi dell’ex Unione sovietica e rientra tra i 12 paesi che, l’anno scorso, l’ONU ha dichiarato maggiormente colpiti dalla crisi alimentare mondiale. Sono lieto, in quest’ottica, che la relazione citi anche gli obiettivi di sviluppo del millennio. Ricordiamoli anche al Tagikistan.
L’Unione europea rappresenta il principale partner commerciale del Tagikistan. Entrambe le parti non dovrebbero quindi lesinare sforzi per implementare il prima possibile l’accordo, in modo tale da sostenere lo sviluppo del paese e stabilizzarne la situazione economica. Limitarsi a criticare gli aspetti negativi del Tagikistan non contribuisce al conseguimento di questo obiettivo; dobbiamo anche trasmettere un segnale positivo, che sottolinei la nostra volontà di intensificare i contatti con questo paese. A mio avviso, la relazione dell’onorevole Poterle – e con essa l’intero Parlamento – ha inviato proprio un segnale di questo tipo.
Niccolò Rinaldi, a nome del gruppo ALDE. – Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Tagikistan è una parola pronunciata di rado in quest'Aula e quindi noi diamo il benvenuto – lo dico a nome del gruppo dell'Alleanza dei liberali e democratici per l'Europa e anche come membro della commissione per il commercio internazionale della delegazione per i paesi dell'Asia centrale – diamo il benvenuto a questo accordo. Saluto anche questa decisione di procedere con rapidità alla valorizzazione dei nostri uffici di rappresentanza nella regione, come ci ha ricordato adesso il Commissario.
Del resto il Tagikistan, che è un paese che ci può sorprendere, ma che spesso si definisce come un avamposto dell'Europa, non è periferia del mondo – come non lo sono del resto gli altri paesi dell'Asia centrale, Afghanistan in testa – è in questo territorio che si giocano delle battaglie molto importanti per il traffico della droga, per la lotta contro l'autoritarismo e contro il fondamentalismo e per l'affermazione di uno stato di diritto e democrazia, che sono purtroppo ancora molto deboli.
Con questo strumento normativo noi potremo fare passi in avanti, non soltanto dal punto di vista commerciale, ma mi auguro anche politico e culturale.
Heidi Hautala, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI)
Signora Presidente, le condizioni sono molto più favorevoli per la conclusione di un accordo di partenariato e cooperazione con il Tagikistan rispetto ad altri paesi, quali ad esempio l’Uzbekistan o il Turkmenistan, dal momento che in questi Stati vige un regime di dittatura assoluta. Il Tagikistan, invece, sembra aver intrapreso una strada leggermente più favorevole e questo accordo consentirà all’Unione europea di esercitare una qualche influenza sulla sua situazione. Sono stata lieta di sentire che, a nome del Consiglio e della Commissione, il patto di cooperazione si sarebbe concentrato sugli ambiti dei diritti umani e della democrazia, tentando inoltre di promuovere lo sviluppo dello stato di diritto. Ottima, inoltre, l’iniziativa di istituire il difensore civico in Tagikistan. In molti paesi questa figura rappresenta uno strumento importantissimo e l’Unione europea dovrebbe offrire pieno sostegno all’iniziativa.
Vorrei sottolineare un altro aspetto, relativo alla questione delle risorse idriche: questa regione ne è ricca e l’Unione europea potrebbe aiutare il Tagikistan a sfruttarle in maniera razionale e democratica, tenendo conto anche degli interessi dei paesi a valle, che potrebbero risentire degli effetti della creazione di imponenti centrali idroelettriche. In ogni caso, il gruppo Verde/Alleanza libera europea vorrebbe porre l’accento sull’importanza della cooperazione regionale per contribuire alla ripresa dell’economia locale in Asia centrale.
Charles Tannock, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signora Presidente, il Tagikistan purtroppo non dispone delle risorse energetiche e minerarie degli altri paesi dell’Asia centrale, tuttavia non può essere un pretesto per emarginare il Tagikistan a spese dei suoi vicini più grandi e più.
L’Asia centrale è una regione essenziale alla sicurezza politica ed energetica dell’UE. Per quanto riguarda l’intensificazione delle relazioni con l’Unione europea, alcuni paesi della regione inevitabilmente progrediranno più rapidamente di altri, ma dobbiamo in ogni caso mantenere un senso di impegno collettivo via via che migliorano le relazioni dell’UE con quella che, fino a poco tempo fa, era una regione isolata dal punto di vista diplomatico e ampiamente trascurata, soprattutto da parte dell’Unione europea. Favorire alcuni paesi dell’Asia centrale rispetto ad altri rischia di seminare discordia e divisioni nella regione. I terroristi islamici, in particolare, hanno dimostrato l’intenzione di far leva sulla povertà e l’inefficienza dei governi per diffondere il loro messaggio di odio estremista.
Il governo tagiko ha rifiutato l’estremismo e con l’aiuto della comunità internazionale, sta ora tentando di consolidare la propria democrazia. Il Tagikistan porta ancora le cicatrici della sanguinosa guerra civile tra forze secolari e jihadiste, scoppiata nei primi anni Novanta, dopo il crollo dell’Unione sovietica. Memori dell’orrore di quel conflitto, i cittadini tagiki hanno invece scelto di sostenere con coraggio le operazioni NATO contro i talebani in Afghanistan; la missione ISAF nel paese è infatti un passo decisivo per il futuro del Tagikistan, affinché trovi nell’Occidente un sostegno sicuro che ne garantisca la sicurezza.
Il percorso del Tagikistan verso la democrazia e il rispetto per i diritti umani è indubbiamente perfettibile, ma certo è che il dialogo e l’impegno da parte dell’Unione europea incoraggeranno la repubblica asiatica a proseguire verso un cambiamento positivo. L’UE nutre la stessa convinzione nei confronti di Bielorussia e Uzbekistan, pertanto anche il Tagikistan merita di ricevere il medesimo trattamento. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei sostiene quindi un più forte partenariato strategico con il Tagikistan in ambito politico ed economico, fondato sull’impegno verso l’apertura, la democrazia e il rispetto dei diritti umani.
Sabine Lösing, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, grazie della relazione. In veste di membro della commissione per gli affari esteri, nel corso di un dibattito sul ruolo di questo accordo nell’ambito della politica europea di gestione dell’immigrazione ho rivolto una domanda al rappresentante della Commissione, competente in materia. Mi è stato chiaramente risposto che, nel momento in cui sarebbe entrato in vigore, l’accordo avrebbe spianato la strada per una collaborazione con l’agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (Frontex), nonché per numerosi regolamenti sull’immigrazione, come ad esempio nell’ambito degli accordi di riammissione e della sicurezza delle frontiere con l’Afghanistan. La questione del confine tra il Tagikistan e l’Afghanistan, lungo 1 200 chilometri, è già stata trattata in questa sede. Diventerà quindi un altro obiettivo della politica repressiva dell’Unione europea, tesa a tener fuori i rifugiati dai propri confini.
L’Unione europea, quindi, vuole bloccare l’accesso ai rifugiati ben oltre i propri confini esterni: ancora una volta ciò appare come una componente fondamentale della politica estera europea. A seguito dell’applicazione di accordi di partenariato come questo, i rifugiati vengono rinchiusi in campi che si trovano, come sappiamo tutti, in condizioni disumane, come accade in questo momento in Ucraina. Il problema è già stato trattato in questa sede in termini generali. Questa forma della cosiddetta gestione internazionale dell’immigrazione comporta gravi violazioni della Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati e dei diritti umani internazionali.
Chiedo pertanto all’Unione europea di contrastare le cause che spingono le persone a fuggire dal proprio paese anziché l’arrivo dei rifugiati stessi. La politica europea di vicinato non è che l’ennesimo strumento volto a rendere la fortezza Europa ancora più impenetrabile. Ecco perché è vista con tanto scetticismo dal gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica.
Bastiaan Belder, a nome del gruppo EFD. – (NL) Signora Presidente, ad essere sincero, questo dibattito mi suscita sentimenti contrastanti. Da una parte, apprezzo che la risoluzione dell’onorevole Peterle indichi in maniera chiara i molti aspetti problematici dell’economia e della società del Tagikistan; dall’altra, però, trovo incomprensibile che, in alcuni passaggi chiave, il Tagikistan venga descritto come un paese relativamente stabile. L’ho appena sentito di nuovo e non riesco a capire da dove possa nascere questa idea. Ora, l’Unione europea dà l’impressione che questo accordo debba comunque vedere la luce, in un modo o nell’altro. Ciò avrà innegabili conseguenze quanto alla credibilità delle numerose critiche che dovranno essere mosse in un secondo tempo.
Trovo a dir poco sorprendente quanto affermato al paragrafo 2, in merito alla delusione del governo del Tagikistan. Dovremmo invece parlare, onorevoli colleghi, della delusione, per esempio, della minoranza protestante o dei mussulmani, trovatisi di fronte ad una legge che interferisce in maniera sostanziale con la loro vita religiosa. Invece di dare voce a questa delusione del tutto fuori luogo, il governo tagiko dovrebbe rimboccarsi le maniche e lavorare per il proprio paese. Spero, signora Commissario, che si saprà prestare la giusta attenzione a questa questione.
Pino Arlacchi (ALDE). – (EN) Signora Presidente, sono indubbiamente favorevole a questo accordo: rappresenta un importante passo avanti nella cooperazione tra Unione europea e Tagikistan, un paese che, per molte ragioni, riveste notevole importanza.
Vorrei citare un esempio a proposito della stabilità e della sicurezza del nostro continente e dell’Unione europea: per il Tagikistan passa almeno il 30 per cento del traffico illegale di eroina diretto in Europa e in Russia. Dieci anni fa, la comunità internazionale ha avviato nel paese asiatico un’imponente operazione volta a rafforzare l’intero apparato preposto al controllo degli stupefacenti e oggi sono lieto di constatare che l’iniziativa si è dimostrata efficace e sta procedendo molto bene. Questo accordo apporta un contributo diretto alla stabilità e alla sicurezza dell’Europa.
Vi sono senz’altro ancora molti limiti, e altri colleghi prima di me hanno evidenziato i problemi a cui il Tagikistan deve far fronte in termini di diritti umani, povertà, eccetera. Ritengo che in questo accordo l’Europa si esprima al proprio meglio e non posso pertanto che sostenerlo con entusiasmo.
Pier Antonio Panzeri (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso anche io che sia davvero molto positivo questo accordo di collaborazione il Tagikistan e può aiutare a servire per raggiungere alcuni obiettivi che credo importanti e precisi.
Innanzitutto, il primo obiettivo riguarda la posizione strategica di questo paese, che può davvero essere utile per favorire un'area di pace, di sicurezza e di stabilità. Il secondo obiettivo credo che sia anche e debba essere quello di favorire una crescita di quel paese dal punto di vista economico e sociale, perché sappiamo che è un paese tra i più poveri dell'area.
Infine, noi dovremmo fare in modo che libertà, democrazia e diritti devono essere gli elementi fondamentali che devono guidare l'applicazione di questo accordo. Al di là dei limiti che possono essere riscontrati, io credo che dobbiamo salutare positivamente ciò che stiamo votando in quest'Aula.
Jelko Kacin (ALDE). – (SL) Vorrei complimentarmi con l’onorevole Peterle per l’ottima relazione. Il suffisso “stan” significa “Stato” e il Tagikistan è l’ultimo dei paesi i cui nomi terminano in “stan” ad essere stato da noi riconosciuto come Stato. Fino ad ora lo abbiamo sempre trascurato: che ingiustizia!
Non dovremmo infatti dimenticare che la stabilità dell’Asia centrale rientra non solo negli interessi della regione stessa, ma anche dell’Unione europea e, dal punto di vista strategico, del mondo intero. Tutti i paesi del mondo sono legati gli uni agli altri come vasi comunicanti: ecco perché dobbiamo dimostrare la nostra maturità anche garantendo che tutti i paesi di questa regione possano godere di pari attenzione, indipendentemente dalle dimensioni, dalla fase di sviluppo e dalle fonti energetiche che possiedono.
Penso di poter dire che abbiamo riparato al e che stiamo recuperando il tempo perduto. Mi congratulo, pertanto, con il relatore e la Commissione, nonché con il Commissario Ferrero-Waldner e la presidenza svedese per aver finalmente relegato questo ritardo al passato; d’ora in avanti, le cose andranno meglio.
Janusz Władysław Zemke (S&D). – (PL) Vorrei ringraziarvi per avermi dato la possibilità di porre una domanda. Ritengo che la conclusione di questo accordo sia una buona idea, un passo nella giusta direzione.
Tuttavia mi chiedo – e mi rivolgo anche al ministro Malmström –: tra le numerose attività pianificate dall’Unione europea, non sarebbe auspicabile porre maggiore attenzione all’aiuto da offrire al Tagikistan per la formazione del personale responsabile dei controlli sul confine con l’Afghanistan? Sappiamo tutti che si tratta di una questione di cruciale importanza: il confine si estende per 1500 chilometri e il Tagikistan ha notevoli difficoltà a proteggerlo, in particolare a causa della presenza di un’ampia minoranza tagica in territorio afghano. Ritengo pertanto che, tra le varie iniziative intraprese dall’Unione europea, dovremmo valutare la possibilità di contribuire alla formazione delle forze di polizia tagiche e delle figure responsabili di garantire la sicurezza di quel confine.
Bernd Posselt (PPE). – (DE) Signora Presidente, vorrei sottolineare anch’io come l’onorevole Peterle abbia presentato un’ottima relazione. Occorre essere chiari su un punto: le popolazioni dell’Asia centrale, che sostengono la libertà, possono essere annoverate tra i nostri partner più importanti. Questa regione è stata spesso dominata da potenze straniere; per la prima volta da molto tempo – parliamo di secoli – è tornata libera. Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa opportunità di creare un vero e proprio partenariato per la libertà.
Si è accennato al tema della criminalità: è evidente che dobbiamo combattere insieme la diffusione di questo fenomeno, ma prima di tutto dovremmo soffermarci a considerare la cultura di questi paesi e capire che si tratta di antiche nazioni di mercanti. Non trafficano solo droga, ma anche merci importanti per l’Europa e il mondo. Dovremmo pertanto parlare con chiarezza di partenariato, accantonando ogni paternalismo.
Athanasios Plevris (EFD). – (EL) Signora Presidente, vorrei anch’io soffermarmi sulla questione della criminalità, che è già stata sollevata, come pure sull’immigrazione clandestina. Non possiamo trascurare il fatto che il Tagikistan sorga in un punto nevralgico dal punto di vista geopolitico. L’Europa, pertanto, non dovrebbe limitarsi a tentare di contenere il fenomeno della criminalità – in particolare per quanto concerne il traffico di sostanze stupefacenti provenienti dall’Afghanistan – ma dovrebbe concentrarsi soprattutto sulla gestione dei flussi migratori.
E’ infatti appurato come l’Europa non possa più sostenere i flussi migratori provenienti dall’Afghanistan e da altri paesi che transitano per il Tagikistan. Si tratta di un fenomeno di cui risentono soprattutto paesi mediterranei come Malta, Cipro, Grecia ed Italia, ma che, senza ombra di dubbio, si ripercuoterà in un secondo momento anche sui paesi dell’Europa del nord.
Ovviamente dobbiamo rispettare i diritti di tutti coloro che provengono da quei paesi ma, ad un certo punto, anche l’Europa dovrà tutelarsi e rendersi conto che non può più sostenere questi flussi migratori dall’Asia.
Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio. – (SV) Signora Presidente, come sottolineato dall’onorevole Peterle nella sua ottima relazione, l’accordo di partenariato e cooperazione rientra in una strategia di più ampio respiro tesa a garantire maggiore stabilità regionale in Asia centrale. Non possiamo che accogliere con favore questo importante passo, i numerosi e gravi problemi, che hanno ripercussioni per molti paesi – in primis l’Afghanistan e il Pakistan – per quanto ciascuno abbia le proprie specificità. L’onorevole Peterle tratta questi aspetti in maniera molto sistematica nella sua relazione.
Sono lieta di constatare come il Parlamento europeo tenga ancora alta la bandiera dei diritti umani, che rappresentano un problema in Tagikistan: vi è ancora molto da migliorare per quanto concerne il rispetto della democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto. Ecco perché, come ha sottolineato il Commissario, il dialogo sui diritti umani si rivela particolarmente utile. Sono certa che la Commissione sarà molto chiara in occasione del prossimo incontro dedicato ai valori europei e alle aspettative che nutriamo nei confronti del Tagikistan.
Quest’estate l’Unione europea ha offerto il proprio contributo a una conferenza dedicata proprio al rafforzamento dello stato di diritto in Tagikistan, che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo della ricerca, della società civile, di organizzazioni non governative e di esperti stranieri, nonché di molti rappresentanti delle istituzioni nazionali tagike. E’ necessario potenziare l’indipendenza delle autorità giudiziarie e rafforzare lo stato di diritto.
L’onorevole Hautala ha sollevato la questione dell’approvvigionamento idrico, un fattore molto importante per la regione. L’Unione europea sta offrendo il proprio contributo nell’ambito di una serie di progetti in materia di sviluppo sostenibile dedicati alle centrali idroelettriche. Questi progetti devono fondarsi su studi scientifici, adottare una visione regionale e tener conto delle specifiche esigenze riscontrate.
L’onorevole Zemke ha citato la questione della sorveglianza dei confini; si tratta di un altro aspetto molto importante. L’Unione europea sta fornendo un aiuto alla regione dell’ordine di 66 milioni di euro fino al 2010 e 70 milioni di euro nel triennio successivo. Questi fondi contribuiranno sicuramente a rafforzare non solo le attività di gestione e controllo dei confini, ma anche la formazione dei funzionari doganali e di polizia. Sono sicura che la Commissione tornerà su questo punto.
Per concludere, in Tagikistan e nell’intera regione si riscontrano molti complessi problemi. Pur intravedendo una luce alla fine del tunnel, non dobbiamo sottovalutare questi problemi. Sono molto lieta di constatare che quest’Aula condivide all’unanimità l’importanza di intraprendere la via dell’accordo di partenariato e cooperazione. Rappresenterà uno strumento più efficace per migliorare la stabilità del paese e risolvere questi problemi, nonché per instaurare un dialogo attivo con il paese sui diritti umani e la democrazia. Si tratta di un importante passo avanti che colma una lacuna nella strategia regionale condotta finora.
Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, da tempo siamo fermamente convinti che la strategia UE-Asia centrale sia estremamente importante e influirà positivamente sulla sicurezza, la stabilità e il benessere dei paesi di quella regione. Come ha giustamente puntualizzato l’onorevole Tannock, non dobbiamo emarginare il Tagikistan, ma dovremmo anzi assumerci un impegno verso quello che è il paese più povero dell’Asia centrale.
Detto questo, sappiamo anche che il paese deve affrontare questioni tutt’altro che semplici. Credo sia stato l’onorevole Arlacchi a ricordare che l’Afghanistan è il principale produttore mondiale di oppiacei ed eroina e che il traffico illecito naturalmente passa per il Tagikistan e altri paesi dell’Asia centrale; l’oppio e l’eroina afgani alimentano traffici al di fuori del paese, principalmente tramite Iran e Pakistan verso sud, e tramite Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan e Kazakstan a nord. Siamo ovviamente al corrente di quanto sia importante questa questione, ma abbiamo altresì constatato un calo della produzione di stupefacenti in Afghanistan, pertanto ora si tratta veramente di lavorare fianco a fianco affinché diminuisca ulteriormente.
A tale scopo è stato introdotto il programma di gestione delle frontiere BOMKA: è ottimo perché è efficace non solo contro i traffici illeciti, ma anche nel contrastare la produzione delle sostanze stupefacenti. Ho visitato personalmente queste istituzioni e posso assicurarvi che funzionano molto bene. Stiamo altresì lavorando alla formazione, che rientra nei programmi dell’Unione europea
Vorrei tornare nuovamente alla questione dei diritti umani per dire che il nuovo accordo di partenariato e cooperazione ci consentirà di approfondire il dialogo con il Tagikistan in questo ambito. E’ inoltre prevista la clausola sui diritti umani, che rappresenterà un’opportunità e uno strumento per affrontare con le autorità tagike tutte le questioni correlate, come il lavoro minorile, i diritti delle donne, la libertà di riunione e quella religiosa: indubbiamente, onorevole Belder, perché esistono ancora dei problemi.
Si è accennato anche alla questione delle risorse idriche, problema noto ormai da anni. Abbiamo tentato di aiutare il Tagikistan e ora abbiamo assunto il ruolo di facilitatore tra i paesi dell’Asia centrale. Siamo convinti della necessità di affrontare la questione a livello regionale, tenendo conto degli interessi e dei bisogni dei singoli paesi, sia quelli a monte, ossia Tagikistan e Kurdistan, che a valle (Uzbekistan, Turkmenistan e Kazakstan). Unicamente in questo contesto – a mio modo di vedere – si potrà pervenire a una soluzione duratura; stiamo pertanto collaborando con tutti i paesi e per l’anno prossimo è previsto l’avvio di un dialogo sulle politiche nazionali, destinato ad affrontare tutte le questioni.
Ritengo, infine, sia giunto il momento di sostenere la fase conclusiva del processo di ratifica dell’accordo di partenariato e cooperazione. Intensificare la collaborazione con il Tagikistan, con l’appoggio di questo Parlamento, va indubbiamente a tutto vantaggio dei cittadini europei. Un voto positivo servirà a inviare un segnale forte al Tagikistan, a testimonianza che l’Unione europea intende tener fede agli impegni assunti nell’ambito della strategia per l’Asia centrale. Aprirà inoltre la strada a un partenariato essenziale per la nostra sicurezza, e contribuirà a favorire maggiore cooperazione regionale, elemento indispensabile per la stabilità dell’Asia centrale.
Alojz Peterle, relatore − (SL) Vorrei ringraziarvi tutti per le osservazioni espresse, così piene di attenzione, idee e stimoli. Sono lieto di constatare, ancora una volta, l’unità mostrata da questo Parlamento in questa discussione, nonché la volontà di dare vita a un partenariato più solido con il Tagikistan. Sono inoltre lieto di constatare che siamo ben coscienti dell’identità del paese e del suo particolare ruolo nella regione.
Da parte mia, sarei più che soddisfatto se potessimo dedicare la stessa attenzione al monitoraggio dell’implementazione di questo accordo e ben presto avremo l’occasione di farlo. Tuttavia, consentitemi di ricordare l’importanza del ruolo del Parlamento in questo tipo di cooperazione, che si espleterà, tra l’altro, nell’operato della nostra delegazione nei paesi dell’Asia centrale.
Sono fermamente convinto che riusciremo a finalizzare questo accordo domani con il sostegno di un’ampia maggioranza. Quando entrerà in vigore, l’Unione europea e il Tagikistan avranno la possibilità di collaborare a livello regionale, bilaterale e globale. Vi ringrazio per l’aiuto e la collaborazione.
Presidente. − Ho ricevuto una proposta di concludere la discussione dalla commissione per gli affari esteri a norma dell’articolo 110, paragrafo 2 del regolamento.(1)
La discussione congiunta è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 17 settembre 2009.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) Accolgo con favore tutti gli accordi tra le Comunità europee e i paesi dell’ex Unione Sovietica, purché fondati sui principi dell’uguaglianza dei diritti e dei vantaggi reciproci. Se la relazione presentata in occasione della sessione plenaria odierna del Parlamento europeo appura che l’accordo proposto contribuirà a rafforzare e consolidare l’Unione in Tagikistan e in Asia centrale da un punto di vista politico, economico e commerciale, vorrei attirare con urgenza la vostra attenzione sulle seguenti considerazioni, condivise da molti. L’accordo non deve essere assolutamente visto come un primo passo verso una graduale presenza militare europea nella zona. E’ assolutamente essenziale costruire l’Unione europea come un progetto di pace, scevra da ambizioni da superpotenza o di natura militare. La proclamata guerra al terrorismo non può essere condotta in questa zona senza la cooperazione della Russia e degli altri Stati confinanti. Da ultimo, ma non per questo meno importante, vorrei sottolineare che dobbiamo gestire la questione dell’estrazione e dell’uso delle materie prime in uno spirito di totale uguaglianza e interesse reciproco.
PRESIDENZA DELL'ON. ROBERTA ANGELILLI Vicepresidente