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Procedura : 2009/2532(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B7-0040/2009

Discussioni :

PV 17/09/2009 - 3
CRE 17/09/2009 - 3

Votazioni :

PV 17/09/2009 - 4.8
CRE 17/09/2009 - 4.8
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2009)0021

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 17 settembre 2009 - Strasburgo Edizione GU

5. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

Proposte di risoluzione RC-B7-0026/2009

 
  
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  Tunne Kelam (PPE). (EN) Signor Presidente, ho espresso voto contrario alla risoluzione sulla Lituania, dal momento che rappresenta una reazione prematura e sbilanciata a una legge che ancora non è entrata in vigore, tantomeno con la formulazione originale.

I diritti umani rientrano indubbiamente nelle competenze dell’Unione europea, la quale, in questo caso, rischia seriamente di contravvenire al principio della sovranità di uno Stato membro. Proprio per questo motivo sono contrario alla risoluzione, soprattutto per l’effetto deleterio che una simile dimostrazione di scarso rispetto per la sovranità di uno Stato membro avrebbe sul referendum in Irlanda.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE).(PL) Signor Presidente, ho votato contro la risoluzione perché la Lituania sarà in grado di affrontare il problema autonomamente. Il presidente lituano ha costituito un gruppo speciale per riesaminare la legge, che peraltro dovrebbe entrare in vigore soltanto nel 2010. Ritengo altresì che la risoluzione rappresenterebbe un’eccessiva ingerenza negli affari di una nazione sovrana qual è la Lituania. La risoluzione contiene inoltre una dichiarazione in cui si afferma che si dovrebbe richiedere il parere dell’agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea. Viceversa non rientra nella sfera di competenze dell’agenzia per i diritti fondamentali valutare singoli paesi e formulare un parere su tali casi. Si creerebbe un precedente decisamente troppo pericoloso.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE).(DE) Signor Presidente, sono un europeista entusiasta e un convinto promotore di una costituzione europea, come pure del trattato di Lisbona. Sono inoltre un attivo sostenitore dei diritti umani. Tale risoluzione però arreca un danno notevole all’Europa, specialmente nell’imminenza del referendum irlandese, e sfrutta in modo improprio il tema dei diritti umani per scopi ideologici. La legge lituana non ha nulla a che vedere con i diritti umani, e anche se fosse tutela i diritti dei minori lituani anziché violarli. Ritengo pertanto che la risoluzione rappresenti un’ignominia ideologica. Con questa risoluzione, sinistra e liberali in quest’Aula hanno nuociuto enormemente all’Europa e ai diritti umani.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor presidente, i nostri amici lituani avrebbero sicuramente sperato qualcosa di diverso per se stessi. Dopo essersi liberati dal giogo dell’Unione sovietica, volevano diventare membri il più presto possibile di quell’altra unione, quella che ama proporsi come associazione esclusiva di nazioni libere. Ora pare invece che sia nuovamente accaduto: a una forma di tutela se ne è semplicemente sostituita un’altra, sebbene più subdola. Oggi la Lituania non è più libera: se il parlamento lituano adotta una legge volta a salvaguardare i minori, viene punito per il problema che ha creato ed esautorato. Non vi è un solo ambito che sia rimasto libero dall’ingerenza europea, aspetto che sicuramente non migliorerà negli anni a venire. Viceversa in realtà il nuovo commissario europeo per i diritti umani – omen nomen? – rafforzerà ulteriormente questa “tutela” europea. Grazie dunque al commissario Verhofstadt e grazie agli altri mandarini della Commissione per aver soffocato la libertà.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). (EN) Signor Presidente, guardate come si infittisce la selva delle norme europee, come Bruxelles estende i propri tentacoli fino al cuore delle questioni nazionali.

Per molte delle nostre circoscrizioni, questo genere di questioni, come la tutela dei minori, rappresenta argomenti delicati che riguardano la sfera etica. Se quest'Aula pretende di legiferare anche per gli Stati nazionali, allora che scopo ha la loro esistenza? Non ha proprio limite la nostra presunzione?

Vorrei che la mia posizione a riguardo fosse assolutamente chiara: quando il Regno Unito si era dotato di quello che era l'equivalente più affine a questa legislazione, il “Section 28”, io ero stato praticamente l’unico conservatore a pronunciarsi contrario. Con anni di anticipo rispetto al mio partito, mi sono mosso per la parità degli omosessuali, ivi inclusa la parità sulla maggiore età e sulle unioni civili. Sono lieto che finalmente il resto del partito condivida la mia posizione.

Ma non pretendo certo di dettare legge in Lituania! La responsabilità di legiferare su questa questione spetta a chi è soggetto ai meccanismi e alle procedure democratiche di quel paese. Se non siamo disposti ad accettarlo, tanto vale mandare in pensione i parlamenti nazionali, farne dei musei e chiuderne per sempre a chiave le porte.

 
  
  

Proposte di risoluzione RC-B7-0047/2009

 
  
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  Peter Jahr (PPE).(DE) Signor Presidente, la sopravvivenza di molte aziende agricole è messa seriamente a repentaglio. Sono pertanto lieto che oggi abbiamo adottato una proposta di risoluzione traversale sulla crisi del settore lattiero-caseario. Mi rammarico profondamente per il fatto che il gruppo Verts/ALE non abbia partecipato all’elaborazione della proposta.

Va detto chiaramente che non possiamo superare questa crisi con le sole misure proposte dalla Commissione. Innanzi tutto dobbiamo incrementare il consumo di prodotti del latte per ridurre la sollecitazione a carico del mercato. In tal senso, la promozione delle vendite è più importante dell’ammasso di scorte. Da tempo si ventilano proposte costruttive come l’uso di latte in polvere per nutrire i vitelli, la fissazione di prezzi minimi per i formaggi, un’etichettatura chiara dei prodotti analoghi dei formaggi e l’uso di grasso di burro nella produzione dell’industria gelatiera e dolciaria. Mi è incomprensibile il motivo per il quale la Commissione non le abbia ancora attuate.

Esorterei dunque la Commissione a prendere atto dei suggerimenti formulati nella proposta di risoluzione e attuarli urgentemente.

 
  
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  Oldřich Vlasák (ECR). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei spiegare perché mi sono astenuto all’atto della votazione sulla crisi nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. E’ triste che la situazione nel settore sia estremamente critica. Nonostante il fatto che i prezzi al consumo sono aumentati del 14 per cento negli ultimi anni, il prezzo di acquisto del latte è sceso quasi del 40 per cento. Ora pertanto molti produttori europei sono sull’orlo della rovina. Nella Repubblica ceca, per esempio, 15 aziende lattiero-casearie del paese sono clinicamente morte in termini finanziari secondo l’amministratore delegato di Madeta, Teplý. La situazione va però risolta sistematicamente attraverso una gestione a lungo termine del comparto, non semplicemente introducendo misure di supporto a breve termine come sovvenzioni, acquisti di intervento e sostegno all’ammasso privato. L’unico risultato di un siffatto approccio è una distorsione del mercato senza evitare l’instabilità dei prezzi. Nel contempo dobbiamo creare condizioni paritarie per i coltivatori di tutti gli Stati membri, e non solo nel settore lattiero-caseario.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, la proposta della Commissione è fondamentalmente apprezzabile e sensata, perlomeno da un punto di vista economico e politicamente realistico. Va aggiunto tuttavia che se analizziamo la situazione da tutte le angolazioni, il crollo dei prezzi non deriva soltanto da un calo della domanda.

Occorre anche tenere presenti i problemi dei produttori lattiero-caseari austriaci e dell’arco alpino. Le piccole aziende agricole a conduzione familiare non possono realisticamente competere con le grandi aziende lattiero-casearie della Germania settentrionale e dei Paesi Bassi. Ciò crea uno squilibrio. Lo svincolo dell’intera quantità di latte costringerebbe i produttori austriaci a chiudere e provocherebbe conseguenze gravi e imprevedibili, anche sul paesaggio culturale.

Poche multinazionali finirebbero per dominare il mercato europeo e posso facilmente immaginare le ripercussioni di un siffatto esito anche sulla qualità del cibo.

 
  
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  Mario Borghezio (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni si attua in tutta Europa la protesta sacrosanta dei produttori di latte per i prezzi e per i mancati interventi dell'Unione europea, per consentire, non in un futuro ma immediatamente, l'etichettatura, soprattutto dei falsi prodotti caseari.

Noi sulle tavole dei nostri consumatori vogliamo prodotti freschi, di cui possiamo conoscere l'origine, e non la porcheria che ci viene da altri paesi: latte in polvere contrabbandato da latte fresco della nostra produzione. Da domani, in Padania, verrà versato il latte, come nel resto dell'Europa – ed è una protesta importante, perché sostiene la qualità dei nostri prodotti. In Europa vogliamo mangiare prodotti sani, del nostro territorio: il buon latte fresco, il latte che io ovviamente bevo. Noi della Padania beviamo in ricordo del sacrificio dei nostri produttori che quest'Europa deve difendere.

La Commissaria europea ha escluso dai provvedimenti i formaggi a lunga conservazione, tutela solo i produttori del latte in polvere. È una vergogna!

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(HU) Signor Presidente, viviamo in un’epoca in cui i produttori lattiero-caseari si suicidano quotidianamente, anche in paesi occidentali ricchi come la Francia. E’ pertanto una tragedia di straordinaria gravità. Ho votato a favore di ambedue le relazioni De Castro perché occorre un intervento immediato urgente. Sappiamo però che si è ammassato latte in polvere e burro nelle scorte di intervento. L’immissione sul mercato di tali scorte necessariamente comporterà un ulteriore ribasso dei prezzi, problema che non possiamo eludere.

Un altro problema è rappresentato dal fatto che tale misura con tutta probabilità aiuterà i grandi produttori più dei piccoli. Non dovremmo però dimenticare che i piccoli coltivatori hanno bisogno di assistenza immediata per la loro stessa sussistenza, mentre nel caso dei produttori più grandi la misura semplicemente ne preserverebbe o incrementerebbe gli utili. Sono necessari cambiamenti radicali. Dobbiamo infine garantire la sovranità alimentare anziché usare il modello del libero scambio imposto dall’OMC. Altri colleghi lo hanno ribadito prima di me: abbiamo bisogno di cibo prodotto localmente da coltivatori locali.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). (EN) Signor Presidente, come gli onorevoli colleghi che hanno preso la parola prima di me e come chiunque rappresenti i coltivatori diretti, comprendo bene la portata della crisi che colpisce il settore agricolo europeo. L’origine di questa situazione va purtroppo ricercata nel sistema agricolo attualmente in vigore, ossia la politica agricola comune, che ha avuto conseguenze nefaste per gli agricoltori della regione da cui provengo. E non solo per gli agricoltori, ma anche per i consumatori, i contribuenti e i poveri del Terzo mondo, che vedono l’accesso negato ai loro mercati e si ritrovano poi a dover assorbire le eccedenze.

L’Unione europea si stava gradualmente allontanando dal sistema di assistenza diretta e dai suoi effetti deleteri dal punto di vista economico e ambientale, e ora invece lo sta ripristinando. Posso assicurarvi che i cittadini inglesi ricordano perfettamente come funzionava il sistema delle quote: era stata stabilita una quota inferiore alla produzione nazionale, per cui gli allevatori inglesi sono stati costretti a usare il latte come fertilizzante o a smaltirlo, per poi reimportarlo dai Paesi Bassi, dalla Francia o da altri paesi UE pur di soddisfare la domanda. Stavamo finalmente per gettarci alle spalle questa situazione, e invece quest’Aula ha votato per ripristinarla.

Alla luce dell’odierna votazione, chi credeva che l’Unione europea sia disposta a fare un passo indietro e delegare parte dei propri poteri, non ha che da ricredersi.

 
  
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  Syed Kamall (ECR). (EN) Signor Presidente, la settimana scorsa sono usciti diversi album dei Beatles rimasterizzati in formato digitale e oggi ci troviamo a discutere il sistema delle quote latte, anch’esso rimaneggiato. Le due cose potrebbero sembrare totalmente avulse, a prima vista, ma basta guardare al titolo di una delle canzoni dei Beatles, per capire: Back in the USSR (Ritorno nell’URSS). Credo che questo chiarisca tutto. Ci troviamo davanti a un sistema in cui prezzi e quote sono stabiliti da burocrati, anziché sulla base delle esigenze dei consumatori o dei fornitori; in cui i consumatori pagano due volte, con prezzi alti e tasse salate per sostenere un sistema che non si lamentava quando i prezzi erano alti.

Ricordo che l'onorevole Schulz, verso la conclusione dell'ultimo mandato, aveva rilevato una certa evoluzione in senso socialdemocratico del Partito popolare europeo. A dire il vero, credo che il suo sogno si sia addirittura spinto oltre, e che stiamo assistendo a una sovietizzazione dell’UE. Davvero ci troviamo davanti a una sorta di “UERSS”?

 
  
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  Jens Rohde (ALDE).(DA) Signor Presidente, noi liberali danesi proviamo grande simpatia per i coltivatori chiamati ad affrontare le enormi sfide economiche poste da questa nostra epoca e, di fatto, vediamo anche di buon occhio l’idea di prestare assistenza a breve termine a chi ne ha bisogno. L’unico problema sta nel fatto che i regimi di sostegno istituzionalizzati a breve termine non restano mai tali, nonostante le reiterate altisonanti dichiarazioni di intenti. Finiscono sempre per diventare permanenti, come sanno tutti coloro che sono stati partecipi della loro attuazione, sia a livello di Parlamento europeo sia nell’ambito dei rispettivi parlamenti nazionali. Per questo temiamo, giustamente, che le misure raccomandate nella risoluzione, come anche le iniziative della Commissione, viste sotto questa luce, possano di fatto sfociare in un allontanamento ancor più definitivo dall’eccellente processo di riforma verso un’agricoltura efficiente di cui il commissario si è reso artefice, ragion per cui riteniamo nostro dovere respingere la risoluzione.

 
  
  

Proposte di risoluzione RC-B7-0040/2009

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D). (EN) Signor Presidente, ho espresso voto favorevole poiché oggi la questione della sicurezza dell’approvvigionamento energetico assume enorme importanza per tutti gli Stati membri dell’Unione europea.

La recente crisi tra Russia e Ucraina ha messo in evidenza i problemi del settore energetico, in particolare la totale dipendenza di alcuni Stati membri da un unico fornitore di gas metano.

La posizione isolata rispetto al resto d’Europa lascia i paesi Baltici in balia dei fornitori di gas dell’Europa orientale. Oggi più che mai, è essenziale elaborare una politica energetica comune fondata sulla solidarietà, la diversificazione delle fonti energetiche e la tutela degli interessi comuni.

Colgo l’occasione per ringraziare la Commissione e, in particolare, la presidenza svedese per aver presentato la strategia per il Mar Baltico, che renderà possibile un’efficace mobilitazione di fondi strutturali da impiegare per conseguire obiettivi comuni.

Sono certo che, se attuata correttamente, questa strategia costituirà un modello di successo regionale.

Invito infine la Commissione ad assumere il ruolo di guida nell’attuazione della strategia per il Mar Baltico, al fine di evitare che, in determinate circostanze, l’interesse di taluni Stati membri prevalga sul conseguimento degli obiettivi strategici comuni.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE).(PL) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione perché la questione dell’energia è un banco di prova importante per la solidarietà europea. In tale ambito gli Stati membri devono operare insieme.

La politica energetica deve essere legata alla politica estera. Inoltre la Commissione deve preoccuparsi di diversificare la sicurezza energetica nei vari Stati membri dell’Unione. In ragione della lotta al cambiamento climatico, l’energia che dipende dal carbone potrebbe subire gravi ristrettezze finanziarie. In tal caso, i cittadini subirebbero aumenti di prezzo. E’ decisamente giunto il momento di introdurre una politica europea comune in tale ambito. La Commissione deve affermare con chiarezza che combatterà gli atteggiamenti egoistici degli Stati membri che non vedono alcun pericolo in una continua dipendenza da un solo fornitore, come per esempio la dipendenza dalla Russia per il gas.

Abbiamo bisogno di agire. La Commissione europea e il commissario per l’energia devono esprimere con chiarezza la loro volontà politica.

 
  
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  Iosif Matula (PPE).(RO) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione e spiegherò i motivi della mia scelta. L’Unione europea dipende dalle importazioni di energia. Il consumo di energia continua a crescere, ma le risorse naturali sono limitate. La sicurezza energetica presuppone nel contempo una diversificazione delle fonti e delle vie di trasporto, nonché un’interconnessione estremamente efficiente tra Stati membri, attualmente in fase di realizzazione attraverso vari progetti con finanziamenti europei per i gasdotti tra la Romania e i suoi vicini, Ungheria e Bulgaria. Questo è il punto al quale siamo giunti, mi sono detto. Ma che cosa ci resta da fare?

Vorrei stabilire un parallelo forse audace ma semplice con l’energia elettrica. Attualmente le nostre abitazioni ricevono corrente elettrica senza che sappiamo da dove proviene. Una rete diversificata che fornisca gas naturale e numerose reti di trasporto devono consentirci di realizzare esattamente lo stesso obiettivo: garantire un approvvigionamento di gas in qualunque condizione, prescindendo dalla situazione. Per questo ho sostenuto e sostengo il progetto Nabucco, ma anche la spinta verso una concomitante diversificazione delle fonti di energia rinnovabili.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

- Relazione De Castro (A7-0005/2009)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio per quanto riguarda i periodi di intervento 2009 e 2010 per il burro e il latte scremato in polvere in quanto ritengo che tali misure rappresentino la prosecuzione di una misura positiva che ha prodotto effetti immediati nel regolamentare l’offerta eccedentaria che interessa il mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Il crollo dei prezzi sul mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari mondiale registrato negli ultimi 12 mesi è derivato da un aumento generalizzato della produzione e un calo della domanda mondiale dovuto alla crisi economica e finanziaria. Ciò giustifica la prosecuzione dell’intervento pubblico per burro e latte in polvere.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. – (FR) Sulla base della relazione del collega italiano De Castro, ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio recante deroga al regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM) per quanto riguarda i periodi di intervento 2009 e 2010 per il burro e il latte scremato in polvere. A seguito dell’esplosione mondiale dei prezzi di tutti i prodotti alimentari, latte incluso, registrata nel 2007 negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito a un crollo. Appoggio la Commissione che già nel 2009 ha introdotto aiuti all’ammasso privato per il burro nel tentativo di sostenere il mercato. Vista l’eccezionalità della situazione, sono a favore della proroga fino al 28 febbraio 2010 dell’attuale periodo di intervento pubblico per il burro e il latte scremato in polvere, attraverso una procedura di gara. Inoltre, vista l’incertezza per quel che riguarda il tempo necessario per la ripresa del mercato dei prodotti lattiero-caseari, mi sono schierato a favore dell’autorizzazione concessa alla Commissione affinché proroghi il periodo di intervento 2010/2011, sempre attraverso una procedura di gara, qualora le condizioni del mercato dovessero renderlo necessario.

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. (EN) La relazione verte sulla proposta di un regolamento del Consiglio in deroga al regolamento unico OCM relativamente alle campagne d’intervento per il burro e il latte parzialmente scremato in polvere. Alla luce della grave crisi che attualmente interessa il settore lattiero-caseario, ho espresso voto favorevole alla relazione.

 
  
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  Lena Ek, Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. − (SV) Siamo perfettamente consapevoli del fatto che la situazione dei produttori lattiero-caseari è insostenibile. Siamo però parimenti consapevoli e persuasi del fatto che gli interventi compiuti dall’Unione europea non rappresentano la soluzione. E’ giunto il momento di una transizione a un sistema basato sul mercato e su formule assicurative che liberi gli agricoltori senza sconvolgere il mercato nazionale o globale. E’ anche giunto il momento di compiere un’analisi della situazione tenuto conto della concorrenza nel settore delle risorse agricole su vasta scala e nell’industria alimentare, quasi altrettanto vasta, che si pone tra i coltivatori e i consumatori.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) Per quanto concerne gli emendamenti che propongono un congelamento delle quote latte, vorrei dichiarare quanto segue. In primo luogo non vi è alcun fondamento per ipotizzare che un proposto aumento delle quote di produzione (a seguito di una revisione della PAC) possa avere effetti sulla crisi in atto nel settore.

In secondo luogo congelare un aumento delle quote (ossia ciò che propongono gli emendamenti alla risoluzione del Parlamento europeo) penalizzerebbe gli agricoltori nei paesi attualmente in procinto di utilizzare le rispettive quote. Sarebbe ingiusto, se non addirittura immorale, cambiare le regole in questa fase del gioco. In terzo luogo vorrei rammentarvi che in occasione del vertice del 2002 a Copenaghen abbiamo negoziato (negoziati che hanno incluso la Polonia) la questione delle quote latte sapendo che tali quote sarebbero state applicate fino al 2007. A Lussemburgo il sistema delle quote è stato prorogato fino al 2014 senza partecipazione o diritto di voto da parte nostra.

Non possiamo risolvere i problemi del settore lattiero-caseario dando ad alcuni produttori l’opportunità di migliorare la propria situazione a discapito di altri. I nostri concetti e le nostre azioni dovrebbero essere intesi a garantire a chiunque un’opportunità, prescindendo da paese di provenienza, che si tratti dei 15 vecchi Stati membri o dei 12 nuovi.

 
  
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  Jörg Leichtfried (S&D), per iscritto. − (DE) Concordo con la soluzione a breve termine della Commissione consistente nell’acquisto di burro e latte in polvere. Esorto tuttavia a trovare una soluzione a breve termine per la crisi del settore lattiero-caseario, per esempio utilizzando un controllo flessibile delle quantità per assicurare un prezzo del latte che copra i costi. L’eccedenza di latte deve essere arginata a livello nazionale imponendo requisiti europei.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La crisi nel settore lattiero-caseario ha anche comportato un crollo del prezzo del burro e del latte scremato in polvere. Accolgo con favore la proposta della Commissione di continuare a sovvenzionare il mercato e prorogare il periodo di intervento fino al 28 febbraio 2010. Dobbiamo sperare che, a seguito di ciò, il mercato si riprenda e i prezzi siano nuovamente determinati dalla domanda e dall’offerta. Per un periodo limitato però ritengo che tale intervento sia indispensabile e pertanto ho votato a favore della proposta del relatore.

 
  
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  Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. − La grave crisi del settore lattiero sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della zootecnia da latte, pertanto ritengo opportuno mantenere una posizione di contrarietà rispetto alla gestione individuale delle quote in quanto, di fatto, ciò comporterebbe il superamento delle operazioni di compensazione di fine periodo, meccanismo invece fondamentale per la realtà produttiva italiana; sono invece favorevole ad un aumento temporaneo del prezzo di intervento, a iniziative e azioni volte a un equilibrio all'interno della filiera e al rafforzamento dell'informazione ai consumatori e all'importanza di avere un'etichettatura di origine del latte e prodotti lattiero-caseari.

In particolare, per un riequilibrio della domanda e dell'offerta, sarebbe opportuno sostenere la proposta di congelare, temporaneamente, una parte delle quote attribuite ai singoli Paesi e prevedere un meccanismo di indennizzo per i produttori costretti ad abbattere una parte della mandria in relazione alla percentuale di quota latte congelata.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (RO) L’Unione europea sta attraversando una delle peggiori crisi mai registrate nel settore lattiero-caseario dovuta all’aumento della produzione e a un drastico calo della domanda globale. Vista la tragica situazione in cui si versano i produttori lattiero-caseari europei, dobbiamo prorogare il periodo di intervento pubblico (per l’acquisto e l’ammasso di burro e latte scremato in polvere) perlomeno fino a febbraio del prossimo anno o fino al 2011 qualora lo si dovesse ritenere necessario. Non penso che possiamo permetterci il lusso di assistere inerti alla chiusura di aziende agricole in Europa perché nell’arco di un anno saremmo costretti a importare latte e prodotti lattiero-caseari dall’esterno della Comunità. Se inoltre consideriamo che gli standard sanitari non saranno ovunque simili a quelli da noi ricercati, ci rendiamo conto che abbiamo fin troppo da perdere. L’odierna relazione, indubbiamente encomiabile, si inserisce in tale contesto. Tuttavia, per poter realmente risolvere il problema del settore lattiero-caseario, dobbiamo adottare misure correlate perché l’ammasso di questi prodotti comporta lo stanziamento di risorse notevoli e potrebbe accadere che in un determinato momento le scorte risultino inutilizzabili. Ora dobbiamo investire in un sistema agricolo sostenibile in grado di rispondere al nostro fabbisogno alimentare anche nel mezzo di una crisi finanziaria per evitare che successivamente sfoci in una crisi alimentare.

 
  
  

- Relazione De Castro (A7-0004/2009)

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) Questa proposta intende emendare i meccanismi di sostegno agli allevatori attualmente vigenti e dal momento che condivido la necessità di una modifica in tal senso, ho votato a favore.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (RO) All’inizio di un nuovo mandato stiamo definendo le priorità delle future politiche dell’Unione europea. So che siamo tentati di concentrare l’attenzione su alcuni temi che reputiamo estremamente importanti ignorandone altri. In merito vorrei sottolineare che possiamo trascurare molti aspetti, ma non il cibo. Per questo l’agricoltura deve restare un ambito prioritario per l’Unione europea. A mio parere dobbiamo incrementare l’ammontare minimo degli aiuti concessi ai coltivatori oltre la soglia di 15 000 euro fissata dalla Commissione, nonché stanziare un bilancio superiore per promuovere il settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Raccomando caldamente di sostenere gli agricoltori che producono latte e carne nell’ottica di stabilizzare i mercati includendoli nel quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato adottato in risposta all’attuale crisi economica e finanziaria.

Inoltre, i sistemi di aiuti diretti devono anche tener conto delle caratteristiche specifiche dei nuovi Stati membri, per i quali l’agricoltura svolge un ruolo importante nell’economia nazionale, garantendo il mantenimento del sostegno all’agricoltura per consentire loro di superare i problemi strutturali e conseguire l’obiettivo della convergenza attraverso l’innalzamento del livello di sviluppo nel settore agricolo e l’eliminazione delle differenze in termini di efficienza e competitività rispetto ai vecchi Stati membri.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: SWIFT (B7-0038/2009)

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) La lotta al terrorismo è una delle priorità di quest’Aula. Occorre tuttavia trovare il giusto equilibrio tra misure di sicurezza e tutela delle libertà civili e dei diritti fondamentali, e al contempo garantire il massimo rispetto per la privacy e la protezione dei dati personali. Equilibrio e proporzionalità devono rappresentare i principi fondanti della lotta al terrorismo. L’Unione europea ha sempre dimostrato un fermo impegno a tutelare la privacy dei cittadini e deve proseguire su questa strada. La Comunità è fondata sullo stato di diritto e qualsiasi trasferimento di dati personali dall’Europa a paesi terzi deve avvenire nel rispetto delle garanzie procedurali e della tutela dei diritti.

E’ ovvio che devono in ogni caso essere rispettate le norme nazionali ed europee sulla tutela dei dati. SWIFT è un’infrastruttura di centrale importanza e dobbiamo assicurarci che qualsiasi richiesta di trasferimento dati sia effettivamente giustificata, mirata a determinati casi e subordinata ad autorizzazione giudiziaria. La Comunità deve assumere una posizione ferma nei negoziati con gli Stati Uniti affinché i dati contenuti in SWIFT non vengano utilizzati a fini diversi da quelli legati alla lotta contro i finanziamenti alle organizzazioni terroriste.

 
  
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  Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson, Marita Ulvskog e Åsa Westlund (S&D), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici abbiamo scelto di astenerci all’atto della votazione sull’emendamento n. 1. E’ fondamentale per il controllo democratico che il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali abbiano accesso ai documenti e alle direttive negoziali prima delle trattative con le autorità statunitensi in merito all’accesso ai dati di messaggistica finanziaria. I cittadini europei devono poter contare sul fatto che il trasferimento delle loro informazioni bancarie non viola il diritto nazionale o comunitario. Nel contempo ci rendiamo conto dell’importanza di poter indagare efficacemente in futuro su reati terroristici. Ciò tuttavia non deve avvenire a discapito della democrazia.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione comune sul previsto accordo internazionale sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria al dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d’America per prevenire e combattere il terrorismo e il suo finanziamento. Tuttavia, in quanto rappresentanti dei cittadini e consapevoli della delicatezza del tema che interessa i diritti fondamentali, esigiamo forti garanzie prima della firma di un qualsivoglia accordo su SWIFT con gli Stati Uniti. Le garanzie richieste sono le seguenti: i dati dovranno essere trasferiti unicamente per combattere il terrorismo; un meccanismo reciproco dovrà obbligare gli Stati Uniti a trasferire le corrispondenti informazioni finanziarie su richiesta delle autorità europee; la validità di tale accordo provvisorio dovrà avere un limite massimo di 12 mesi; successivamente si dovrà negoziare un nuovo accordo, nel momento in cui il trattato di Lisbona sarà entrato in vigore, con la piena partecipazione del parlamento europeo e dei parlamenti nazionali.

Vorrei inoltre che il velo di segretezza che ha in larga misura avvolto il cuore della questione venga tolto e i membri di questo Parlamento ottengano informazioni in merito alle procedure previste dall’accordo molto più precise di quelle sinora pervenute.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Secondo il previsto accordo internazionale, si dovranno trasferire dati di messaggistica finanziaria al dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d’America per prevenire e combattere il terrorismo e il suo finanziamento. La trasmissione di dati di messaggistica finanziaria a potenze straniere costituisce una grave compromissione dei diritti fondamentali dei nostri cittadini, soprattutto quando i destinatari dei dati sono gli Stati Uniti.

In passato gli Stati Uniti hanno dimostrato varie volte di non prendere sul serio la protezione dei dati, specialmente se si tratta di realizzare progetti e conseguire obiettivi del governo. Sebbene la presente proposta di risoluzione sia intesa a tutelare i cittadini europei, scopo lodevole, non si può escludere con certezza un uso improprio di questi importanti dati, ragion per cui ho votato contro la proposta di risoluzione.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: CE/Tagikistan (B7-0025/2009)

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. (EN) Il Tagikistan occupa un’importante posizione geografica, al crocevia tra Europa ed Asia, che conferisce quindi al paese un ruolo di primo piano nell’assicurare la stabilità della regione. Ho votato a favore della risoluzione che mira a individuare una serie di questioni rilevanti nel contesto del paese asiatico.

 
  
  

- Relazione Peterle (A7-0007/2009)

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (EN) Accolgo con entusiasmo la proposta di un accordo di partenariato e cooperazione CE-Tagikistan in cui si iscrive la futura collaborazione tra UE e il paese asiatico. Per la Comunità, l’Asia centrale riveste un’importanza essenziale dal punto di vista economico e politico: questo accordo contribuirà a consolidare e rafforzare le relazioni economiche, politiche e commerciali con l’UE e la sua presenza non solo in Tagikistan, ma nel contesto complessivo dell’Asia centrale.

Contribuirà inoltre a promuovere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile, le iniziative contro la povertà, nonché la stabilità del Tagikistan e dell’Asia centrale. Sono lieto che l’accordo includa anche questioni quali la lotta al terrorismo, le armi di distruzione di massa, i traffici illeciti di esseri umani e stupefacenti e la criminalità organizzata. D’ora in poi, UE e Tagikistan porteranno avanti un intenso dialogo politico che mira a consolidare le relazioni tra i due paesi in numerosi ambiti.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Nel 2007, sotto la presidenza tedesca, l’Unione europea ha adottato una strategia per l’Asia centrale volta a una nuova associazione. L’accordo con il Tagikistan rientra in tale strategia e si è affermato che la sua principale ambizione nella regione sono le risorse naturali, specialmente il gas. Ho votato contro la relazione concernente un accordo di partenariato e cooperazione tra l’Unione europea e la Repubblica di Tagikistan perché all’Unione il paese interessa soltanto per le sue risorse naturali e la sua posizione geostrategica, visto che confina con Afghanistan e Cina.

Le relazioni dell’Unione con paesi terzi si dovrebbero fondare su altri interessi, interessi reciproci, sempre nel rispetto della sovranità di ambedue le parti e, ovviamente, della gestione delle rispettive risorse.

 
  
  

- Proposta di risoluzione comune: Situazione in Lituania in seguito all’adozione della legge sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione (RC-B7-0026/2009)

 
  
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  Robert Atkins (ECR), per iscritto. Insieme ai miei colleghi del partito conservatore britannico condividiamo buona parte di quanto esposto dalla relazione. Siamo assolutamente convinti della necessità di sostenere pari diritti e opportunità per tutti i cittadini, a prescindere dalla disabilità, dalla razza, dalla religione o dalle preferenze sessuali e rifiutiamo qualsiasi forma di discriminazione. Nutriamo tuttavia delle perplessità rispetto al coinvolgimento dell’Agenzia per i diritti fondamentali e dell’Unione europea su questioni che rientrano nelle competenze di ciascuno Stato nazionale.

Abbiamo pertanto deciso di astenerci dalla votazione.

 
  
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  Martin Callanan (ECR), per iscritto.(EN) I membri del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei sostengono con convinzione la questione delle pari opportunità a prescindere dalla razza, dalla religione, dall’orientamento sessuale o dalla disabilità e condannano seccamente la discriminazione sotto qualunque forma.

Nutriamo delle perplessità rispetto al coinvolgimento dell’Agenzia per i diritti fondamentali e dell’Unione europea su questioni che rientrano nelle competenze di ciascuno Stato nazionale. Dal momento che la Lituania è una nazione democratica, spetta al suo parlamento e ai suoi cittadini decidere in merito a questa questione.

Abbiamo pertanto deciso di non appoggiare la risoluzione.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione del parlamento europeo sulla legge lituana sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione perché ritengo che la legge adottata dal parlamento nazionale il 14 luglio 2009 ai sensi della quale sarà proibito “divulgare direttamente ai minori […] pubblica informazione che promuove relazioni omosessuali, bisessuali o poligame” poiché questa ha “un effetto deleterio sullo sviluppo dei minori” dovrebbe essere urgentemente riesaminata. Secondo i principi dell’Unione europea, ogni forma di discriminazione, specialmente quella basata sull’orientamento sessuale, va eliminata e pertanto l’agenzia per i diritti fondamentali dovrebbe esprimere un parere sulla legge in questione e gli emendamenti ivi apportati alla luce dei trattati dell’Unione e del diritto comunitario.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La proposta di risoluzione sottoposta oggi alla nostra attenzione è veramente allucinante. Si addita un paese perché il suo parlamento democraticamente eletto sta esaminando una legge che, come le leggi esistenti nella maggior parte degli Stati membri, ha lo scopo di tutelare i minori ed è specificamente intesa a salvaguardarli da ogni forma di propaganda che promuova l’omosessualità, la bisessualità o la poligamia. Trattandosi di minori, non riesco a immaginare nulla di più naturale. Invece no. Pare che questa sia “discriminazione” e l’intera Unione europea si sta mobilitando contro la povera Lituania, “colpevole” di proibire il proselitismo e incoraggiare i valori familiari.

Ciò che è ancora più sconvolgente è il fatto che il gruppo PPE, che teoricamente si dichiara schierato per la democrazia cristiana e ispirato da alti valori morali, ha sottoscritto questa assurdità promossa dalla sinistra. Come sempre, i diritti dei minori non contano nulla di fronte alla pressione di alcune lobby. Va rammentato che, in passato, alcuni membri di questo Parlamento sono stati sostenitori della pedofilia in nome della libertà universale e del diritto di tutti, giovanissimi inclusi, alla sessualità. Questa risoluzione non è soltanto criminale, è disgustosa!

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione che condanna la legge lituana sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione, che vieta qualunque informazione sull’omosessualità se accessibile a minori. Tale legge, dai contenuti incontestabilmente omofobici, contravviene totalmente alle normative europee, soprattutto quelle in materia di lotta alla discriminazione operata in base all’orientamento sessuale, rappresentando anche un ostacolo alla libertà di espressione. La legge è stata condannata a gran voce dalle organizzazioni non governative, tra cui ILGA (Associazione internazionale gay e lesbiche) e Amnesty International, oltre che dal Consiglio d’Europa. Dobbiamo proporre ai giovani una visione della società aperta alla diversità e fondata sul principio del rispetto degli altri, per quanto differenti essi siano. Dal canto suo, la Commissione europea, custode dei trattati, deve agire in maniera responsabile e avviare una procedura di infrazione contro la Lituania qualora dovesse persistere nella sua decisione. Attraverso il nostro voto, chiediamo ai rappresentanti parlamentari lituani di unirsi e respingere il testo di legge, che rappresenta un ritorno a un passato che personalmente condanno.

 
  
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  Jim Higgins, Seán Kelly, Mairead McGuinness and Gay Mitchell (PPE), per iscritto. (EN) Questa è una dichiarazione di voto a nome della delegazione del Fine Gael al Parlamento europeo. I deputati del Fine Gael si sono astenuti dalla votazione sulla situazione in Lituania, dal momento che l'iter legislativo/giuridico non è ancora stato completato. Solo una volta compiuta l’intera procedura sarà possibile valutare se la questione è compatibile o meno con i trattati UE: è questa la procedura corretta da seguire. Vorremmo inoltre far notare che la risoluzione pone una forma di discriminazione al di sopra delle altre, elemento che di per sé costituisce un atto di discriminazione.

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE), per iscritto. – (PL) Ho votato contro la risoluzione che potrebbe costituire un pericoloso precedente per l’Unione europea. A mio giudizio i suoi contenuti e il suo tema sono incompatibili con il principio della sussidiarietà. Risoluzioni del genere possono alimentare l’euroscetticismo poiché sono una dimostrazione della tendenza dell’Unione a occuparsi degli affari interni dei suoi Stati membri. Il principio della non ingerenza negli affari interni degli Stati membri dell’Unione non è un concetto assoluto, ma in Lituania non sta accadendo nulla che ci obblighi a intervenire. Coloro che vorrebbero un’Europa migliore dovrebbero votare contro tale risoluzione. Questo è il motivo della mia decisione. Grazie infinite.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Il parlamento lituano ha approvato una serie di emendamenti alla legge sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblicazione informazione, legge intesa a proibire la divulgazione di informazioni pubbliche che promuovano relazioni omosessuali o minino valori familiari.

Per questo le autorità lituane dovrebbero emendare la legge o abrogarla, astenendosi dall’adottare emendamenti al codice penale e amministrativo, in maniera da garantire che le leggi siano compatibili con i diritti umani e le libertà fondamentali sanciti dal diritto europeo e internazionale.

Giudichiamo positivamente l’iniziativa del nuovo presidente lituano, il quale ha chiesto al parlamento nazionale di riesaminare la legge per verificarne la conformità ai principi costituzionali dello Stato di diritto, della certezza legale e della chiarezza giuridica, nonché il rispetto delle garanzie di una società aperta e una democrazia pluralista.

Per tali motivi, vista la necessità urgente di riesaminare la legge, ho votato a favore della proposta di risoluzione comune del Parlamento europeo.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la risoluzione in quanto costituisce un pericoloso precedente perché i punti di vista ivi espressi non rispettano il principio della sussidiarietà e rappresentano una forma di ingerenza nelle azioni sovrane del parlamento di uno Stato membro in una fase in cui la legge in questione non è neanche entrata in vigore.

 
  
  

- Proposta di risoluzione comune: Crisi nel settore lattiero-caseario (RC-B7-0047/2009)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’emendamento n. 28 alla presente risoluzione, che condivido, in cui si chiede alla Commissione e agli Stati membri di adottare immediatamente ulteriori misure per intervenire sull’attuale livello di produzione comunitaria tramite un congelamento temporaneo degli aumenti delle quote decisi durante le ultime riforme della politica agricola comune in quanto rispecchia gli interessi di tutti i produttori di latte portoghesi ed è stato in particolare appoggiato da quelli delle Azzorre. Mi rammarico pertanto per il fatto che l’emendamento non abbia goduto del sostegno della maggioranza dei membri del Parlamento europeo.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato per questa risoluzione congiunta poiché – contrariamente alle previsioni della Commissione europea circa un forte rincaro dei prodotti lattiero-caseari – questo mercato sta vivendo un sostanziale deterioramento, con la caduta dei prezzi del latte nonostante gli interventi e i sussidi alle esportazioni. L’economia di numerosi Stati membri dipende in larga parte dall’agricoltura e dall’allevamento. Oggi esiste però un profondo divario tra il prezzo pagato dai consumatori che acquistano prodotti agricoli nei supermercati e quanto effettivamente guadagnano i produttori. Molti allevatori europei si trovano ad affrontare seri rischi e sono costretti a vendere i loro prodotti a prezzi inferiori ai costi di produzione. La Commissione deve adottare misure adeguate di tipo sia congiunturale sia strutturale per superare la crisi e salvare il mercato dei prodotti caseari europeo. Sono pertanto assolutamente favorevole all’istituzione di un fondo europeo per il settore lattiero-caseario a sostegno dei produttori e degli investimenti. Per assicurare il corretto funzionamento del mercato è infatti necessario sostenere gli investimenti delle aziende agricole finalizzati all’ammodernamento, come pure i piccoli produttori e i giovani allevatori. Cosa ancor più importate, occorre assicurare agli operatori del settore prezzi equi e congrui per i loro prodotti.

 
  
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  David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) Negli ultimi 12 mesi il mercato lattiero-caseario ha subito un crollo: i prezzi del latte sono scesi sotto i 21 centesimi al litro e molti allevatori si sono visti costretti a vendere in perdita i propri prodotti. Davanti a una situazione tanto grave, ho deciso di votare a favore della risoluzione.

 
  
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  Ole Christensen, Dan Jørgensen, Christel Schaldemose e Britta Thomsen (S&D), per iscritto. − (DA) Abbiamo votato contro le proposte per l’aumento degli aiuti agricoltori al settore lattiero-caseario. Il nostro gruppo vota sempre a favore della riduzione degli aiuti agricoli e della prosecuzione della riforma della politica agricola dell’Unione. Quanto alla decisione in tal senso, il gruppo S&D ha votato contro gli emendamenti nn. 16, 17 e 19 perché, nonostante i validi contenuti, tali emendamenti non erano rilevanti ai fini della discussione odierna.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sulla crisi nel settore lattiero-caseario perché ritengo che siano necessarie misure urgenti per risolvere la grave crisi in cui attualmente versa il settore, soprattutto stimolando la domanda in maniera da ristabilire l’equilibrio del mercato. Mi duole pertanto che il compromesso raggiunto in Parlamento non preveda la sospensione temporanea degli aumenti delle quote o altre misure per ridurre la produzione, che sarebbero state molto importanti per aiutare i coltivatori europei ad affrontare la crisi.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La grave crisi che colpisce il settore lattiero-caseario rende urgente l’adozione di misure più efficaci per sostenere i produttori e valutare l’utilità di abolire le quote latte nel 2015.

Non sarà possibile ottenere la stabilizzazione del mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari soltanto attraverso uno o due misure puntuali come il congelamento dell’aumento delle quote, volte ad attenuare gli effetti immediati temporanei della crisi. Si dovranno invece studiare soluzioni a medio e lungo termine valutando le ragioni per le quali il mercato non funziona in maniera adeguata e i modi migliori per mantenere in essere una produzione sostenibile, senza dimenticare il diritto dei consumatori a un prezzo corretto.

In proposito mi corre l’obbligo di sottolineare la situazione competitiva particolarmente fragile delle regioni ultraperiferiche che dipendono notevolmente dalla produzione lattiero-casearia come le Azzorre. Mi rammarico di aver osservato una certa insensibilità da parte della Commissione europea e, a livello nazionale, una gestione inadeguata del processo da parte del governo portoghese. Nei momenti di crisi, la capacità dei nostri leader di agire e sostenere gli interessi nazionali è particolarmente importante. Questo purtroppo non è stato il caso. Quanto agli aspetti positivi, noto il successo riscosso dagli emendamenti dei quali sono coautore, che sostengono un aumento dei pagamenti de minimis. Non è una soluzione ideale, ma aiuta.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione sebbene non sia sufficientemente audace. Per stabilizzare immediatamente i prezzi, il bonus del 2 per cento dell’aumento annuale oltre la quota va urgentemente revocato. Il sistema delle quote latte dovrà comunque restare in essere dopo il 2015 o essere sostituito da un altro meccanismo normativo. E’ fondamentale adeguare la produzione di latte alla domanda interna europea in maniera da garantire ai produttori un prezzo equo. La trasparenza del mercato è fondamentale e in tal senso suggerisco la creazione di un osservatorio europeo che contribuisca al monitoraggio e alla regolamentazione del mercato dalla produzione alla distribuzione.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La risoluzione adottata contiene misure positive che sono necessarie nell’attuale contesto di grave crisi che colpisce il settore. Per questo abbiamo votato a favore. Si tratta però di misure una tantum che non risolvono i problemi di fondo del comparto, specialmente quelli dei produttori piccoli e medi per i quali è probabile che in futuro la situazione peggiori, vista l’intenzione annunciata di abolire le quote latte.

La battaglia che i produttori di latte hanno combattuto, al di là dei loro obiettivi immediati, per vendere i loro produttori a prezzi che ne garantiscano la sopravvivenza assume anche un significato più ampio e una rilevanza maggiore, che hanno a che vedere con il tipo di agricoltura che vogliamo in futuro. Al modello di agricoltura neoliberale, che incoraggia l’inondazione del mercato con produttori provenienti da paesi che hanno una capacità produttiva più elevata e promuove la produzione intensiva in alcuni paesi e l’abbandono dell’agricoltura con conseguente dipendenza alimentare in altri, deve subentrare un modello basato sul concetto della sovranità e della sicurezza alimentare, ossia il diritto di ciascun paese di produrre in maniera sostenibile. In tale modello sono fondamentali meccanismi pubblici per controllare la produzione, ossia quote adeguate alle esigenze di ogni paese.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Quando una politica porta gli agricoltori al suicido e gli uomini a distruggere deliberatamente i frutti del proprio lavoro perché la distruzione non è peggio di ciò che tale politica offre loro, è tempo di modificarla. Il liberalismo nell’agricoltura in generale e nel settore lattiero-caseario in particolare si è rivelato disastroso. Quante volte dobbiamo ribadire in quest’Aula che l’agricoltura, poiché nutre i nostri cittadini, poiché contribuisce a rendere le campagne più belle e mantenere le popolazioni nelle zone rurali, non può essere considerata un’attività economica come qualsiasi altra? Gli alimenti non sono prodotti sui quali si possa speculare sui mercati, avulsi da ogni realtà. E’ assurdo incoraggiare l’importazione di prodotti che non soddisfano nemmeno i criteri di qualità che i nostri coltivatori sono tenuti a rispettare. E’ scandaloso lasciare questi agricoltori alla mercé dei trasformatori e dei predatori dei grandi uffici centrali di approvvigionamento, che guadagnano a spese sia dei produttori sia dei consumatori. Le timide e vaghe proposte contenute nel testo non sono né sufficienti né soddisfacenti, ma perlomeno esistono. Per questo abbiamo votato a favore.

 
  
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  Pascale Gruny (PPE), per iscritto. – (FR) Lo stato del mercato lattiero-caseario è peggiorato notevolmente negli ultimi 12 mesi: il prezzo del latte è sceso del 30 per cento in un anno, il crollo più netto dell’ultimo ventennio. Abbiamo dunque bisogno di introdurre urgentemente nuove forme di regolamentazione a livello europeo per garantire che il settore lattiero-caseario non dipenda soltanto dalle regole del mercato, ma possa effettivamente sostenerle. Al momento l’instabilità dei redditi dei produttori non consente l’assegnazione ottimale delle risorse che sono indispensabili per futuri investimenti nel settore. La Commissione europea ha dunque il compito di agevolare le relazioni contrattuali con la catena agroalimentare in maniera da equilibrare i rapporti tra i vari operatori del settore, stabilizzare i mercati ed evitare i rischi del mercato, come pure deve incoraggiare una migliore organizzazione nei diversi settori. Va inoltre valutato se un aumento delle quote latte possa generare un impatto positivo sui prezzi alla produzione. L’Europa deve agire adesso. Non possiamo aspettare oltre. Se non agiremo, correremo il rischio che il settore lattiero-caseario europeo subisca danni perduranti, privando in tal modo le nostre fragili zone rurali del pilastro delle loro economie.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Le dimensioni dello sciopero del latte stanno aumentando nei paesi europei, con le sue immagini sconvolgenti di milioni di litri di latte cosparsi nei campi in segno di protesta. Di fronte alle preoccupazioni dei produttori lattiero-caseari, il Parlamento europeo ha assunto una posizione. In tale contesto, ho votato per la creazione di un fondo di 600 milioni di euro da attingersi dal bilancio comunitario previsto per il 2010 al fine di prestare assistenza ai produttori di latte che attualmente versano in una grave crisi, senza precedenti nel settore, e lottano con le leggi della domanda e dell’offerta sul mercato lattiero-caseario mondiale.

I colleghi socialisti e io abbiamo inoltre presentato un emendamento volto alla sospensione delle quote latte attualmente in vigore per indurre un aumento dei prezzi. Dovremmo altresì adottare misure cicliche, oltre alle misure di gestione del mercato già intraprese, perché di fronte alla volatilità dei prezzi queste ultime si sono rivelate inefficaci.

 
  
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  Elisabeth Jeggle (PPE), per iscritto. – (DE) Il settore lattiero-caseario è attualmente travolto da una crisi senza precedenti: i prezzi alla produzione sono calati drasticamente, i prezzi al consumo sono aumentati e molte aziende agricole comunitarie stanno combattendo per la sopravvivenza. La Commissione ha assistito inerte a tale sviluppo per troppo tempo ormai. Nella nostra proposta di risoluzione, sostenuta da quasi tutti i gruppi, affermiamo con chiarezza che le decisioni prese nel novembre 2008 in riferimento alla valutazione dello stato di salute non sono sufficienti alla luce dell’attuale situazione. La riforma agricola da noi adottata è complessivamente inadeguata.

Se le condizioni di fondo sono mutate, la Commissione deve assumere l’iniziativa e attuare un provvedimento che aiuti i coltivatori dell’Unione. Nella nostra risoluzione chiediamo misure a tutto spettro: stabilizzazione del mercato, promozione delle vendite, un programma “latte nelle scuole” completo, aumento dell’ammontare massimo dei pagamenti de minimis da 7 500 a 15 000 euro per tutte le zone di produzione agricola, regime di prepensionamento/regime di riacquisto delle quote, rafforzamento delle organizzazioni di produttori, idonea etichettatura dei prodotti lattiero-caseari, assicurazione dei crediti all’esportazione sulla falsariga del sistema attuato negli Stati Uniti e, per quanto concerne le misure specifiche, fondo per il settore lattiero-caseario. Con tale risoluzione, siamo pronti ad assumerci la responsabilità dell’agricoltura europea. Per questo mi sono espressa a suo favore.

 
  
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  Marine Le Pen (NI), per iscritto. – (FR) Il settore lattiero-caseario è in pericolo. Da mesi i produttori lavorano in perdita mentre il prezzo del latte per i consumatori non è sceso a beneficio esclusivo dei grandi distributori. Migliaia di piccoli produttori francesi rischiano il fallimento. Lo sciopero generale del settore, ultimo passo compiuto dai produttori nel tentativo di farsi ascoltare e non morire nell’indifferenza pubblica, sta dilagando in tanti paesi europei, mettendo di conseguenza a repentaglio molti posti di lavoro in altri comparti del settore. Vi è la necessità urgente di trovare soluzioni effettive per questo importante settore dell’agricoltura francese ed europea, nonché di operare un radicale cambiamento politico perché – non meniamo il can per l’aia – gli unici responsabili di questa tragedia sono la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo con il loro ultraliberalismo. Dobbiamo agire urgentemente mantenendo in essere il principio delle quote dopo 2015, inducendo un’immediata riduzione delle quote per porre fine al crollo del prezzo del latte, fissando prezzi in linea con i costi effettivamente sostenuti dai produttori indipendenti e instaurando a una totale trasparenza nella fissazione dei prezzi da parte dei grandi distributori. I coltivatori si aspettano un intervento risoluto.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE), per iscritto. − (DE) Abbiamo salvato le banche perché dovevamo, dato di fatto riconosciuto e accettato da tutti i politici responsabili.

Ora ci troviamo di fronte a una situazione in campo agricolo in cui dobbiamo evitare l’imminente fallimento dei coltivatori, specialmente nel settore lattiero-caseario, perché i prezzi non coprono più i costi di produzione. Dobbiamo però garantire che il nostro potenziale di produzione sia tale da assicurare ai cittadini europei alimenti di alta qualità.

Appartengo a una generazione che ha vissuto la tragica esperienza del razionamento alimentare e la necessità di accaparrarsi cibo per avere da mangiare a sufficienza. Auspicabilmente la situazione non sarà mai più così drammatica. Tuttavia, coloro che non hanno mai sofferto la fame non capiscono quanto sia importante una politica agricola comune per l’Europa.

Abbiamo bisogno della sicurezza dell’approvvigionamento, e non soltanto nel settore dell’energia.

Vi invito a tenere presente il fatto che se troppe aziende agricole in troppe regioni dovessero essere costrette a cessare l’attività perché non siamo in grado o disposti a intraprendere le necessarie misure a breve termine richieste nella nostra risoluzione, il prezzo per l’Unione e gli Stati membri sarebbe di gran lunga superiore a quello sostenuto per l’assunzione di provvedimenti a breve termine appropriati nel quadro della politica agricola comune.

L’esercito dei disoccupati è già abbastanza nutrito. Permettere la rovina delle aziende agricole sarebbe irresponsabile da un punto di vista sia sociale sia economico sia ambientale.

Spero che al nostro monito venga prestato ascolto.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune nonostante la consideri inadeguata. La proposta di abolire il sistema delle quote latte nel 2015 e fino ad allora aumentare la quota dell’1 per cento all’anno legalizzerà, nella pratica, le eccedenze che già esistono in alcuni paesi, prodotte superando le quote assegnate e successivamente esportate a prezzi bassissimi provocando un ribasso dei prezzi di mercato, in molti paesi addirittura inferiore al costo di produzione. Le misure che la Commissione cerca di applicare hanno lo scopo ultimo di deregolamentare e, dunque, liberalizzare il settore lattiero-caseario in Europa.

Siamo assolutamente contrari a tali misure in quanto servono gli interessi delle grandi società, esattamente come le riforme della politica agricola comune, a discapito dei piccoli produttori. Sosteniamo invece le misure intese a regolamentare il settore.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Negli ultimi mesi sui mercati lattiero-caseari si è sviluppata una situazione che minaccia la stessa sopravvivenza di molti produttori lattiero-caseari. Il prezzo dei loro prodotti è sceso rapidamente. Le aziende agricole di piccole e medie dimensioni sono state particolarmente colpite e per sopravvivere devono attingere dalle proprie riserve. Per questo occorre un intervento tempestivo da parte dell’Unione europea. La Commissione è stata in passato fin troppo esitante nei suoi tentativi di arginare la crisi, della quale è in parte responsabile per la sua decisione di aumentare le quote di consegna.

Le iniziative del Parlamento, molte delle quali citate anche nell’odierna proposta di risoluzione, sono dunque più che benaccette. Tra queste, innanzi tutto la creazione di un fondo per il latte per il quale siano stanziati 600 milioni di euro, una serie di misure per incrementare la domanda di prodotti lattiero-caseari, un maggiore controllo della qualità e precisi obblighi di etichettatura. Nell’ottica di sostenere i nostri agricoltori è stato quindi scontato per me votare a favore della proposta di risoluzione formulata e delle misure ivi contenute.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Un campanello di allarme: questa è in nuce la nostra risoluzione che esorta la Commissione e il Consiglio a intraprendere misure di emergenza al fine di trovare il modo per uscire dalla crisi, subita in tutta la sua gravità soprattutto dai produttori di latte. Ieri in Belgio la crisi ha assunto una nuova dimensione quando più di 2 000 produttori hanno cosparso nei campi 3 milioni di litri di latte a Ciney. Imputare la responsabilità di tutto questo soltanto all’abolizione delle quote è un modo per tagliar corto il dibattito. Per questo mi sono opposto all’emendamento n. 28, nel quale si chiede un congelamento delle quote, perché la soluzione è troppo semplicistica. Le cause principali risiedono altrove: calo della domanda, concorrenza mondiale accanita e, soprattutto, margini di utile inaccettabili realizzati dalle società di distribuzione, criticate da molte associazioni di consumatori. Ciò mi ha portato, nei paragrafi 17 e 18 di cui sono autore, a chiedere alla Commissione di condurre un’indagine per verificare se esistano cartelli. E’ in gioco la credibilità della Commissione. D’altro canto ho appoggiato l’emendamento n. 1, che estende l’iniziativa assunta da 16 Stati membri e chiede che sia ristabilito l’equilibrio tra i vari operatori del settore. Personalmente propendo per la fissazione di un prezzo minimo per il latte in ogni paese.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D), per iscritto. – (FR) Pensando al voto in merito alla risoluzione sulla crisi nel settore lattiero-caseario, ho presentato e avallato alcuni emendamenti per la regolamentazione a breve termine del mercato lattiero-caseario, specificamente attraverso un congelamento dell’aumento delle quote o una loro temporanea riduzione (del 3-5 per cento). Il Parlamento europeo ha tuttavia respinto tali misure. I produttori hanno il diritto di aspettarsi che il Parlamento formuli le misure radicali di cui hanno bisogno. Malgrado alcuni elementi positivi, l’odierna risoluzione non risponde alle aspettative. Per questo ho scelto l’astensione all’atto della votazione finale.

 
  
  

- Proposta di risoluzione comune: Sicurezza energetica (RC-B7-0040/2009)

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) L’Europa dipende molto dall’energia importata. Per ridurre la nostra dipendenza energetica, dobbiamo agire nel campo dell’efficienza energetica e della diversificazione delle fonti di energia attraverso un uso maggiore delle fonti rinnovabili e la diversificazione dei paesi di origine e transito. Il consolidamento del mercato interno dell’energia in Europa è anch’esso importantissimo per rafforzare la sicurezza energetica. Gasdotti e reti per la distribuzione dell’energia elettrica che coprano l’intero territorio comunitario devono rivestire un’importanza prioritaria. In proposito, due progetti inclusi nel piano di ripresa economica sono fondamentali per il Portogallo. Mi riferisco al collegamento a livello di rete di distribuzione dell’energia elettrica tra Portogallo e Spagna, che contribuirà a consolidare il mercato dell’energia elettrica iberico, e il collegamento tra Spagna e Francia per evitare che la penisola iberica diventi un’isola dal punto di vista energetico. Commissione e Consiglio sono invitati a profondere il massimo impegno per garantire che lo sviluppo dei progetti in materia di energia rinnovabile nei paesi dell’Europa meridionale che presentano potenzialità elevate al riguardo sia incoraggiato. Ampie zone della regione di Alentejo presentano il massimo potenziale solare dell’intera Europa, come dimostrano le carte di distribuzione della radiazione solare.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo sugli aspetti esterni della sicurezza energetica perché ritengo che la creazione di una politica energetica comune possa essere decisiva per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nell’Unione europea. Nondimeno, un mercato interno dell’energia perfettamente funzionante e la diversificazione delle fonti energetiche saranno anch’essi fattori determinanti per evitare future crisi e interruzioni della fornitura energetica. In proposito credo che un maggiore investimento in energie rinnovabili ed efficienza energetica debba essere un elemento fondamentale delle politiche europee.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La dipendenza energetica dell’Unione europea, la necessità strategica di ridurla e le minacce alla stabilità dell’Unione causate da tale fragilità sono note e sono state ampiamente dibattute.

Al riguardo, il mio paese registra livelli di dipendenza che superano nettamente la media europea, il che rivela il totale fallimento in tale ambito dei governi che si sono susseguiti, destando notevoli timori in merito a una possibile crisi dei mercati energetici.

Alla luce delle difficili relazioni con alcuni nostri principali fornitori, dei limiti della diversità delle fonti energetiche e dell’inadeguatezza della capacità di approvvigionamento, ritengo importante per tutti gli Stati membri che l’Unione si schieri unita per tutelare i suoi interessi comuni e dimostri di saperli imporre in un contesto negoziale molto impegnativo.

Analogamente ritengo che gli Stati membri non debbano sottrarsi alle proprie responsabilità, bensì optare per mix energetici diversificati passando in rassegna tutte le principali alternative, tra cui il nucleare, valutandole senza pregiudizi e attuandole laddove risultino utili dando la priorità a quelle che possono essere prodotte nella maniera più efficiente, sicura e pulita.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) L’Europa non sarà in grado, perlomeno a breve termine, di liberarsi dalla sua dipendenza da paesi extraeuropei per quanti concerne gli approvvigionamenti energetici. E’ vero che per ridurre tali vincoli dobbiamo diversificare le forme della nostra dipendenza dal punto di vista sia delle fonti energetiche sia dei paesi fornitori. A essere franchi, però, non vedo il motivo per metterci nelle grinfie della Turchia assecondando una tendenza motivata più – pare – dall’ostilità per la Russia che da preoccupazioni legate all’energia. La Turchia è il punto di transito necessario per il nostro famoso gasdotto Nabucco, al quale si è data sistematicamente la priorità rispetto ad altri progetti. Ciò rappresenterebbe per il paese un mezzo per esercitare notevole pressione.

Per quanto riguarda Desertec, anche in questo caso non vedo il motivo per il quale dovremmo iniziare a dipendere da quello che per il momento è un progetto rientrante in un’iniziativa privata. Ritengo infatti contraddittorio voler condurre una politica energetica decentrata affidata alla Commissione e, nel contempo, cedere il settore europeo dell’energia a operatori privati, con conseguente aumento dei prezzi e riduzione dei servizi, oltre che effetti negativi sulle scelte energetiche. In particolare credo che l’energia sia un ambito troppo importante per lasciare che se ne occupino funzionari della Commissione o abbandonarlo all’ingordigia di poche società.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) L’odierna proposta di risoluzione sugli aspetti esterni della sicurezza energetica illustra alternative importante per la futura politica energetica dell’Europa. Nello specifico, ritengo particolarmente significativo il notevole aumento della quota delle fonti di energia rinnovabili nell’attuale mix energetico e sono pertanto anche favorevole al progetto Desertec elaborato da un gruppo di investitori privati.

Il tutto è volto non da ultimo a ridurre la dipendenza dell’Unione da singoli Stati dai quali sinora abbiamo acquisito i nostri combustibili fossili. Il previsto progetto Nabucco purtroppo non offrirà alcun contributo in tal senso in quanto lascerà l’Unione vulnerabile al ricatto per quel che riguarda la prevista adesione della Turchia alla Comunità. Vista l’influenza diretta del regime islamico in Turchia, il progetto nella sua forma attualmente va pertanto respinto. Per questo, nonostante i numerosi elementi positivi contenuti nel testo, mi sono astenuto sull’intero testo all’atto della votazione finale.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (ECR), per iscritto.(EN) Prendiamo atto delle preoccupazioni espresse dai nostri alleati, ma, dal punto di vista del Regno Unito, l’impegno per una maggiore coerenza nell’approccio comunitario alla sicurezza energetica non ha nulla a che vedere con l’approvazione del trattato di Lisbona né con l’ampliamento delle competenze della Commissione europea. Esistono già meccanismi che consentono agli Stati membri di parlare a una sola voce nei confronti della Russia, posto che esista la volontà di farlo.

I riferimenti al trattato di Lisbona contenuti nella risoluzione sono assolutamente controproducenti: i conservatori britannici si oppongono nettamente alla ratifica del trattato e a ulteriori tentativi di conseguire maggiore integrazione politica nell’UE. Trovo altresì spiacevole che nell’elenco delle varie fonti energetiche sostenibili che si renderanno necessarie nei prossimi anni non figuri l’energia nucleare. La sicurezza energetica è in primo luogo responsabilità dei nostri governi.

 
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