Jan Březina (PPE). – (CS) Signora Presidente, la Repubblica ceca è stata tra i paesi che hanno avviato la presentazione del progetto di decisione quadro del Consiglio sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti relativi all’esercizio della giurisdizione nei procedimenti penali, e questo dimostra che l’importanza che questo paese attribuisce alla cooperazione giudiziaria. In considerazione della delicatezza della questione, è tuttavia necessario garantire che questa cooperazione avvenga entro i limiti del mandato attribuito dal trattato che istituisce l’Unione europea, come sta effettivamente avvenendo. Il punto debole, d'altra parte, è una generalizzazione relativamente pronunciata, per esempio in mancanza di termini di scadenza per la risposta da parte dell’autorità interpellata e la mancanza di criteri per la determinazione dell'autorità giudiziaria più adatta per la gestione dei procedimenti penali. Un altro neo è la scarsa integrazione con Eurojust, che avrebbe dovuto essere al centro dell'attenzione. In qualità di organismo per la cooperazione europea in materia giudiziaria, Eurojust potrebbe avere un ruolo molto più importante di quello che esso ha nel progetto di decisione quadro, che non prevede nemmeno l'obbligo di informare Eurojust quando si tratta di risolvere i problemi di azione penale contro la criminalità transfrontaliera in un unico Stato membro.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signora Presidente, ho votato contro la relazione, non perché io mi opponga allo scambio di informazioni tra le autorità nazionali nelle procedure penali poiché ritengo positivo accertare se sono in corso procedimenti paralleli per gli stessi eventi in altri Stati membri.
Mi oppongo invece fermamente al tono federalista di alcuni emendamenti. Prendiamo l'emendamento n. 3, per esempio, che nega esplicitamente a ogni Stato membro la facoltà di decidere quali sono le autorità competenti ad agire. Non sono contrario a Eurojust, ma non deve trasformarsi in una “super-istituzione”.
- Proposta congiunta di risoluzione: vertice del G20 a Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009 (RC-B7-0082/2009)
Zigmantas Balčytis (S&D). – (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della risoluzione. Sono lieto di vedere che l’Europa e i paesi più potenti non sottovalutano la gravità della situazione attuale e non cercano una soluzione unica per tutti i casi. La crisi è stata originata da una serie di fattori molto complessi e correlati, e non esiste una via d’uscita facile.
La crisi finanziaria globale ci ha offerto una buona opportunità per rivedere le nostre priorità e le nostre azioni, in particolare nella gestione a lungo termine di una ripresa economica sostenibile. Ci siamo impegnati – e i nostri cittadini hanno aspettative in tal senso – a far ripartire le nostre economie a tutta velocità, al fine di garantire il buon funzionamento dei mercati dei capitali e del credito, contrastando la disoccupazione, creando posti di lavoro e proteggendo le nostre popolazioni, specialmente i più poveri e i più vulnerabili. Non sarà un compito facile, ma credo che ci stiamo muovendo nella giusta direzione.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signora Presidente, ci proponiamo molto seriamente di esacerbare la situazione. La causa della crisi finanziaria è stato l’eccessivo intervento dello Stato: in primo luogo, i tassi di interesse sono stati deliberatamente tenuti troppo bassi per troppo tempo, una decisione politica piuttosto che di mercato, di cui tutte le banche centrali si sono rese complici; in secondo luogo, appena l'anno scorso, gli istituti di credito sono stati invitati dai governi a concedere ulteriori prestiti a condizioni più economiche.
E quindi i leader del G20 si riuniscono e dicono: “Qual è la soluzione? Un maggiore intervento statale”. Ritengo, come osservò una volta Mark Twain, che se l’unica cosa che hai è un martello, tutto comincia ad assomigliare ad un chiodo. Ma la verità è che, nella migliore delle ipotesi, tutte le misure adottate dai leader si sono rivelate inutili e, nel peggiore dei casi, hanno attivamente deteriorato la nostra situazione: i salvataggi, le nazionalizzazioni, la pretesa di attaccare i paradisi fiscali (ovvero i paesi con aliquote fiscali più competitive rispetto alle loro) e il massiccio ampliamento della giurisdizione statale con il pretesto dell’“emergenza”. E ora vogliamo riformare l'intero sistema finanziario. Chiudo con le parole del mio defunto connazionale Justice Asprey: “Riforme? Le cose non vanno già abbastanza male?”
Lena Ek (ALDE). – (EN) Signora Presidente, vorrei fare due osservazioni sulla recente votazione sul vertice del G20 a Pittsburgh. Mi dispiace, e ritengo deplorevole, che in questa risoluzione e nei documenti prodotti dal vertice del G20 vi sia così poco a proposito della soluzione della crisi climatica. Si fa cenno anche alla tassa Tobin, che in materia di clima credo possa rappresentare un nuovo modo di finanziamento sia per l’aiuto allo sviluppo sia per l’aiuto ai paesi in via di sviluppo.
Il motivo per cui non ho espresso un voto favorevole agli emendamenti è perché sono stati formulati in modo “vecchio stile”, come se discutessimo sulla tassa Tobin, ma 20 anni fa. Per discutere oggi sul fatto se si tratti di una nuova fonte di finanziamento per le Nazioni Unite bisogna mirare a qualcosa di diverso, e spero che in seguito si ritorni su questo aspetto in Parlamento.
- Proposta di risoluzione: Conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale per i paesi in via di sviluppo e la cooperazione allo sviluppo (B7-0078/2009)
Zigmantas Balčytis (S&D). – (EN) Signora Presidente, ho votato a favore di questa risoluzione poiché ritengo sia giunto il momento per ognuno di assumersi le proprie responsabilità e rispettare gli impegni presi a favore dei paesi in via di sviluppo. E’ vero che la crisi economica e finanziaria mondiale ha colpito duramente anche le economie più sviluppate, ma non dobbiamo dimenticare che ha colpito ancora più duramente i paesi più poveri. Dobbiamo tener ben presente che i paesi in via di sviluppo non hanno causato la crisi, ma sono adesso quelli che più ne sopportano le pesanti conseguenze.
L'attuazione degli obiettivi del Millennio è ora in grave pericolo. Accolgo con piacere il fatto che il G20 accetti di assumersi una responsabilità collettiva e attendo di vedere quelle promesse trasformarsi in azioni reali.
Krisztina Morvai (NI). – (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione perché ritengo che nel mondo vi sia necessità di un nuovo paradigma, in cui si passi da decisioni completamente centrate sul denaro e sul profitto a decisioni centrate sugli esseri umani e sulla comunità, e che si passi dalla logica della concorrenza a quella della giustizia.
In questa relazione scorgo almeno un seme. Non sto dicendo che essa sostenga pienamente il nuovo paradigma, ma almeno ne contiene i germi, in particolare al punto 2: “Ritiene che vi sia un’urgente necessità di una riforma politica radicale per affrontare le cause sistemiche delle crisi alimentare e finanziaria, mediante l’introduzione di nuove regole democratiche e trasparenti per il commercio e il sistema finanziario internazionali”.
Credo e spero che prenderemo molto sul serio questo punto. Questa crisi ha cause profonde, che dobbiamo affrontare sistematicamente e radicalmente. Abbiamo bisogno di un paradigma radicalmente nuovo.
Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Signor Presidente, ho votato a favore di questa risoluzione. La crisi finanziaria ed economica mondiale ha infatti colpito tutti i paesi, ma ha avuto un effetto particolarmente devastante su quelli più poveri. La crisi ha influenzato negativamente tutte le fonti di finanziamento e non sono in grado, senza gli aiuti esteri, di mantenere i risultati che hanno conseguito.
La crisi minaccia gli obiettivi del Millennio fissati per il 2015. Appoggio quindi il piano per mettere in campo, prima di quanto inizialmente previsto, 8,8 miliardi di euro in aiuti allo sviluppo come sostegno al bilancio e rapidi interventi di finanziamento agricolo, nonché la proposta di stanziare 500 milioni di euro per le spese sociali. Non ho appoggiato gli articoli della presente risoluzione relativi alla tassa Tobin.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE). – (ES) Signora Presidente, ho votato a favore della risoluzione e degli emendamenti alla tassa Tobin.
Il mio voto è dettato da ragioni di coerenza personale, perché nel 2002, quando ne ero membro, il parlamento basco ha approvato una risoluzione che affermava la necessità di affrontare il fenomeno dei movimenti internazionali di capitali, in considerazione del loro impatto sociale ed economico in tutto il mondo. Prevedeva inoltre l’introduzione di criteri e meccanismi per fornire strumenti di controllo e di aiuto allo sviluppo umano, al superamento delle disuguaglianze tra i popoli e i settori sociali, all’equilibrio ambientale, nonché l'obbligo di istituire meccanismi per limitare i movimenti speculativi.
Allo stesso modo, ci siamo arrogati il dovere di contribuire allo sviluppo delle proposte per prendere in esame il controllo democratico e l'impatto sociale dei movimenti internazionali di capitali. Abbiamo affermato e approvato la necessità di istituire con urgenza la cosiddetta tassa Tobin, una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali destinata a finanziare gli aiuti allo sviluppo, nonché di istituire meccanismi democratici di regolazione del sistema internazionale.
Sono passati molti anni da quando il parlamento basco ha preso quella decisione, e sono lieto che il Parlamento europeo abbia adottato una risoluzione che segue la stessa linea.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signora Presidente, mi congratulo con lei per la solerzia, la capacità e l’accortezza con cui ha esercitato le prerogative del suo ruolo.
Per cinquant'anni, le politiche commerciali e agricole europee hanno provocato una prevenibile povertà nel Terzo mondo. Abbiamo simultaneamente escluso i prodotti di paesi nei quali spesso le esportazioni agricole rappresentano la principale fonte di reddito e, aggiungendo la beffa al danno, abbiamo esportato sui loro mercati le nostre eccedenze scaricandole in modo del tutto inefficace. Abbiamo poi cercato di lavarci la coscienza con massicci programmi di aiuto che non sono serviti a migliorare le condizioni di quei paesi, ma al contrario, cancellando la distinzione tra rappresentanza e tassazione, sono serviti a ritardare lo sviluppo democratico in gran parte del mondo.
Ecco cosa potremmo fare subito ottenendo un effetto immediato, virtuoso e trasformativo nei paesi di cui stiamo parlando: possiamo abolire la politica agricola comune. E questo non ci costerebbe nulla; anzi, i nostri agricoltori starebbero meglio, le campagne verrebbero curate meglio, le tasse si ridurrebbero e così come i prezzi dei generi alimentari, riducendo quindi e migliorando la situazione dell'intera economia mondiale.
E nel caso pensiate me ne sia dimenticato, non mi sono ammorbidito e continuo a pensare che ci vuole un referendum sul trattato di Lisbona: Pactio Olisipiensis censenda est.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signora Presidente, l'ipocrisia e l'incoerenza di questo Parlamento continuano a stupirmi. Da un lato, questa risoluzione definisce giustamente una vergogna il fatto che le persone migliori e più capaci stiano abbandonando i paesi in via di sviluppo, aggiungendo che questa fuga di cervelli è dannosa per la loro economia. Dall'altro lato, tutto lo spettro politico del Parlamento sostiene la Carta blu dell’UE e i Centri europei di accoglienza per l'immigrazione legale in Africa: proprio le realtà che causano e perpetuano questa fuga di cervelli. Dopo tutto, l'esperienza ha dimostrato che i “migranti circolari” restano in Europa. Ma vi sono innumerevoli altri motivi per cui ho votato contro la risoluzione, come la sua invocazione di una sempre maggiore assistenza allo sviluppo da parte dell'Unione europea. Se l'Europa vuole svolgere davvero un ruolo nella cooperazione allo sviluppo, allora deve operare da coordinatore tra gli Stati membri e non da donatore.
Edward Scicluna (S&D). − (MT) Gran parte del lavoro che il Parlamento e gli altri governi svolgono in questo settore ha le caratteristiche di una “lotta antincendio”. Alla luce dei cambiamenti climatici sono stati fatti alcuni sforzi di prevenzione; tuttavia, come forma di prevenzione, dobbiamo anche lavorare sul sottosviluppo. Molti dei problemi di immigrazione che dobbiamo affrontare non sono di carattere politico bensì economico, soprattutto nel Mediterraneo, e dobbiamo quindi fornire assistenza per evitare che il problema aumenti.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto – (RO) Sulla base di considerazioni umanitarie per un paese in difficoltà, ho votato a favore della richiesta di aiuti presentata dall’Italia in relazione all'accesso al Fondo di solidarietà dell'Unione europea per la ricostruzione della regione Abruzzo, gravemente colpita dal terremoto dell’aprile 2009. Tenendo conto delle finalità di questo strumento a livello di Unione europea, cioè far fronte ai disastri naturali e mostrare solidarietà verso le regioni colpite da una catastrofe, vorrei richiamare l'attenzione sulla necessità di procedure più rapide per rendere disponibili i fondi necessari agli Stati interessati.
Louis Bontes, Barry Madlener e Laurence J.A.J. Stassen (NI), per iscritto. − (NL) Il partito olandese per la libertà (PVV) è a favore dell’assistenza di emergenza; spetta però ai singoli Stati membri e non all'Unione europea fornirla.
David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) Nell’aprile 2009 si è verificato in Italia un terremoto che ha provocato gravi danni. Per questo motivo la Commissione ha proposto l’intervento del Fondo sociale europeo in favore dell’Italia. Gli eventi che hanno avuto luogo in Italia sono stati davvero tragici. Ritengo pertanto che la mobilitazione del Fondo sociale europeo sia giustificata ed ho votato a favore.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione Böge sulla mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea in favore dell’Italia, perché credo che l'Unione europea debba rispondere nel più breve tempo possibile alla richiesta di aiuto del paese al fine di alleviare le tragiche conseguenze del terremoto che ha colpito la regione italiana dell’Abruzzo nel mese di aprile 2009, togliendo la vita a 300 persone e causando danni estremamente gravi.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Come ho avuto occasione di dire in precedenza, ritengo che la solidarietà tra Stati membri e in particolare i finanziamenti per i paesi vittime di calamità naturali, costituiscano un chiaro segnale che l'Unione europea non è più soltanto una zona di libero scambio. Con l'adozione di strumenti di aiuto speciale, come il Fondo di solidarietà, l'UE dimostra che è in grado di restare unita di fronte alle avversità in situazioni particolarmente onerose in termini umani e materiali. Accolgo quindi con favore ed esprimo il mio appoggio, ancora una volta, per la mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea in questa occasione, al fine di assistere le vittime del terremoto che nel mese di aprile 2009 ha colpito la regione italiana dell’Abruzzo.
Vorrei ribadire il mio auspicio che il Fondo di solidarietà dell'Unione europea non debba essere utilizzato troppo spesso, in altre parole mi auguro che l'Europa non abbia a soffrire di gravi emergenze, ma è anche mio auspicio che la sua struttura e la sua disponibilità vengano progressivamente migliorate e sottoposte spesso a valutazione al fine di soddisfare qualsiasi possibile esigenza reale in un modo rapido e non burocratico.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La relazione approva il Fondo di solidarietà a favore dell’Italia a seguito del terremoto di aprile, che ha causato la morte di 300 persone ed ha provocato danni molto ingenti. Si stima che l’ammontare dei danni diretti causati dal terremoto superi i 10 milioni di euro. L’evento è stato classificato, in conformità con i criteri del Fondo di intervento, come una “grave catastrofe naturale” e in quanto tale rientra nel principale campo di applicazione previsto dalla base giuridica.
La Commissione, pertanto, propone la mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per un importo di 493 771 159 euro. Non dimentichiamo che la proposta di revisione della normativa che istituisce il Fondo, presentata dalla Commissione e respinta dal Parlamento nel maggio 2006, è ancora in discussione in sede di Consiglio.
Come si può vedere, tra le altre cose è importante garantire che le catastrofi regionali rimangano ammissibili e riconoscere la possibilità di salvaguardare la specificità delle catastrofi che colpiscono il Mediterraneo e adattare questo Fondo, in termini di tempi di risposta e di ammissibilità, alle specifiche esigenze relative a catastrofi naturali quali la siccità e gli incendi.
Marian-Jean Marinescu (PPE), per iscritto. − (RO) Oggi ho votato a favore della relazione Böge relativa alla mobilitazione del Fondo di solidarietà per l'Italia. Accolgo con favore il fatto che, nonostante le difficoltà, questa relazione sia stata inserita all'ordine del giorno. L’organo amministrativo del Parlamento deve prevedere in futuro situazioni come quella a cui oggi ci troviamo davanti. Non possono essere invocati motivi tecnici per rinviare la votazione su relazioni che hanno serie ripercussioni per i cittadini europei. La Commissione europea deve rivedere le procedure per la mobilitazione del Fondo di solidarietà, al fine di accelerare l’erogazione delle sovvenzioni. Deve essere istituito un sistema di pagamento anticipato, sulla base di una valutazione immediata iniziale delle perdite dirette subite. Il pagamento finale deve poi essere effettuato sulla base del calcolo definitivo delle perdite dirette e delle prove relative alle misure di prevenzione adottate a seguito della calamità.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore dell'emendamento n. 7. Sono lieto che i servizi siano stati organizzati in fretta per procedere alla votazione e spero che i fondi richiesti in Italia vengano resi disponibili il più rapidamente possibile per fornire un aiuto rapido ed efficace.
Barbara Matera (PPE), per iscritto. − Desidero complimentarmi con il Parlamento per aver impedito, su mia sollecitazione ieri, il rinvio del voto sulla mobilitazione del Fondo di solidarietà in favore del terremoto in Abruzzo, avvenuto lo scorso aprile, creando gravissimi danni a persone e cose. Non c'era davvero alcuna ragione di rinviare, seppur per due sole settimane, un voto che ha una così importante incidenza sulla vita di cittadini europei in difficoltà.
La Commissione europea aveva svolto l'istruttoria in tempi rapidissimi, concedendo all'Italia l'esatto ammontare richiesto, ovvero Euro 493 771 159, ammontare che potrebbe essere il più elevato che sia mai stato riconosciuto finora da questo Fondo. Con questo voto, il Parlamento dimostra quindi piena solidarietà e vicinanza alle popolazioni colpite. Normalmente per l'erogazione di questo fondo è necessario un periodo medio di circa 18 mesi. Ora si è giunti alla consultazione del Parlamento in tempi rapidi, considerando che il terremoto è avvenuto solo 5 mesi fa. Pertanto auspico fortemente che la Commissione e il Consiglio riducano al massimo i restanti tempi della procedura e rendano fruibile il finanziamento all'Italia prima della fine dell'anno.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. − (EN) Gli effetti del terremoto in Abruzzo sono stati devastanti e tragici, e il finanziamento che oggi abbiamo approvato non può, ovviamente, compensare la terribile perdita di vite umane o la distruzione fisica delle comunità causate da una catastrofe naturale. Tuttavia, per la regione e per la sua ricostituzione a lungo termine, il finanziamento del Fondo di solidarietà dell'Unione europea farà davvero la differenza, e l'esistenza e il funzionamento efficiente di questo fondo dimostrano la solidarietà tra gli Stati membri dell'Unione europea. I programmi e i meccanismi per attuare misure concrete rafforzano la nostra unione e ci consentono di fronteggiare meglio le crisi, siano queste la recessione economica o le calamità naturali. Dobbiamo continuare a sostenere queste misure pratiche volte a fornire assistenza agli Stati membri in momenti di reale necessità. Le politiche ci permettono di influenzare e controllare gli eventi, ma per quegli eventi, come le catastrofi naturali, che esulano dalla sfera politica, possiamo sviluppare importanti meccanismi per essere in grado di affrontare in modo efficace le crisi.
Rafał Kazimierz Trzaskowski (PPE), per iscritto. − (PL) Di fronte a una tragedia in cui le persone hanno perso i loro cari e in molti casi tutti i loro averi, in cui è stata ridotta in rovina una splendida e antica cittadina, il sostegno proposto è un gesto di normale decenza. Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea è un esempio di efficace azione comune dell'UE in sostegno a uno Stato membro colpito da una tragedia di tale portata. Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea consente di erogare rapidi aiuti di emergenza, ed è, senza dubbio, un segnale positivo ai cittadini.
Derek Vaughan (S&D), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore il voto positivo per sbloccare i fondi destinati alle vittime del terremoto in Abruzzo. La nostra reazione alle catastrofi naturali, come la devastazione cui abbiamo assistito in Italia, deve esulare dalla sfera politica. Intervenire in aiuto delle vittime di questa catastrofe per ricostruire le loro vite, le loro case e il loro futuro è sicuramente un impegno che troverà l’accordo di chiunque in questo Parlamento abbia un briciolo di umanità.
Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea ci consente di agire come una comunità per alleviare la miseria e la sofferenza. Da quando è stato istituito, il Fondo è stato utilizzato per aiutare i cittadini di più della metà degli Stati membri dell’Unione europea e per far fronte alle conseguenze di oltre 20 catastrofi, quali alluvioni, incendi boschivi, siccità ed eruzioni vulcaniche. Ricordo inoltre che le popolazioni del Galles hanno beneficiato dei finanziamenti a seguito delle terribili inondazioni del 2007.
Occorre tuttavia prendere in esame le entrate del Fondo e questa è un’ottima occasione per consentire che il Fondo abbia risorse proprie, in modo che altri progetti non abbiano a soffrire a causa della sua mobilitazione.
Mi auguro che, in qualche modo, questi soldi possano servire non solo per la ricostruzione degli edifici, ma anche delle comunità distrutte.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. − (RO) Migliorare la cooperazione giudiziaria in materia penale tra le autorità con competenze parallele è una misura particolarmente importante. Se le azioni che hanno portato ad un reato rientrano sotto la giurisdizione di due o più Stati membri, il procedimento penale deve essere condotto sotto la giurisdizione più adatta, ed è indispensabile creare un quadro comune uniforme per scegliere questa giurisdizione in modo obiettivo e trasparente. L’infruttuosa applicazione del principio ne bis in idem, che compare nella convenzione applicativa dell'Accordo di Schengen, viola i diritti fondamentali e contrasta con l'obiettivo dell'Unione europea di creare uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia. Ho votato a favore di questa relazione che sottende la garanzia di rispettare questo principio nell'intero spazio giudiziario europeo, e non solo come parte dei procedimenti nazionali. Per questo accolgo con favore l'adozione di questa relazione presentata nel corso della sessione di ieri.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore di questa relazione, poiché ritengo che i conflitti di giurisdizione vadano risolti nel modo più efficace possibile, cercando di giungere ad un consenso. Dovremmo rallegrarci che i tribunali degli Stati membri assicurino il principio ne bis in idem. Deploro che la relazione non stabilisca metodi di risoluzione dei conflitti di competenza, determinando quale Stato debba esercitare la propria giurisdizione. Inoltre il ruolo di Eurojust non è chiaramente definito. Questa relazione rappresenta comunque uno stimolo all’impegno per ulteriori importanti decisioni in materia di libertà dei cittadini, giustizia e affari interni.
David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) In un futuro mondo globalizzato e in una situazione in cui esistono 27 Stati membri dell'Unione europea, la possibilità che si verifichino conflitti di giurisdizione è elevata e potrebbe causare delle difficoltà. Ho votato a favore.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. − (PT) Ritengo essenziale rendere più efficienti i procedimenti penali e al contempo garantire la corretta amministrazione della giustizia. La presente decisione quadro contribuirà alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti di competenza, assicurerà che i procedimenti vengano avviati presso la giurisdizione più opportuna e renderà più trasparente e obiettiva la scelta della giurisdizione penale, nei casi in cui gli eventi ricadano sotto la giurisdizione di più di uno Stato membro.
Mi auguro che in questo modo si possano prevenire procedimenti penali paralleli e inutili, senza, tuttavia, un aumento della burocrazia nei casi in cui soluzioni più appropriate siano rapidamente disponibili. Nei casi in cui sono già stati posti in essere, da parte degli Stati membri, strumenti o accordi più flessibili, ad esempio, questi devono avere la precedenza. In effetti, l'esistenza di situazioni in cui un individuo può essere soggetto a processi penali paralleli, relativi agli stessi eventi e in diversi Stati membri, può portare a violazioni del principio ne bis in idem, che deve essere effettivamente applicato in tutto l’ambito giudiziario europeo. Sono anche favorevole ad un maggiore coinvolgimento di Eurojust sin dall'inizio del procedimento.
Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson e Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo scelto di astenerci, poiché riteniamo che siano gli stessi Stati membri a dover decidere l’ autorità competente nelle procedure di consultazione. Riteniamo inoltre che il coinvolgimento di Eurojust debba avere carattere complementare e secondario rispetto agli Stati membri e che il suo mandato non debba in alcun modo venire esteso da questa decisione.
Tuttavia, molti punti nella relazione del Parlamento migliorano la proposta di decisione quadro. E’ importante, non solo per le autorità nazionali, ma anche e soprattutto per chi è sospettato o accusato di un crimine, che vi siano scadenze chiare, garanzie procedurali e altri meccanismi di protezione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Per una giustizia più efficace nello svolgimento di procedimenti di questo tipo è essenziale un'azione coordinata da parte degli Stati membri in materia di prevenzione e risoluzione dei conflitti nell'esercizio della giurisdizione. E’ quindi opportuno ricondurre i procedimenti penali che interessano più giurisdizioni ad un unico Stato membro in base a criteri oggettivi e per il bene della necessaria trasparenza, non solo per prevenire sprechi di tempo e di risorse, ma anche in considerazione dei costi. Si tratta inoltre di una misura essenziale per migliorare la coerenza e l'efficacia del procedimento.
Un contatto diretto e il più breve possibile tra le autorità nazionali competenti è fondamentale per determinare la giurisdizione competente e il relativo trasferimento dei procedimenti. In questo contesto, è importante ricordare i diritti degli imputati in tutto il procedimento penale, giacché uno degli obiettivi fondamentali dell'Unione europea consiste nel garantire ai propri cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia privo di frontiere interne.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro la relazione poiché mira al rafforzamento del ruolo di Eurojust. Da un punto di vista giuridico, il progetto di decisione quadro del Consiglio salvaguarda in maniera migliore la giustizia delle decisioni prese, garantendo in modo chiaro il principio ne bis in idem: una persona non può essere condannata due volte per lo stesso reato. Nonostante il relatore abbia riconosciuto questa realtà, le modifiche introdotte tendono a rafforzare il ruolo di Eurojust in aree che sono di esclusiva competenza degli Stati membri. In tal modo, e attraverso il suo intervento anticipato nell'ambito del procedimento, Eurojust viene ad assumere un’autorità superiore a quella degli Stati membri, che si vedono privati della possibilità di giungere a un accordo su chi ha l’autorità in un procedimento.
Non riteniamo accettabile giustificare tutto questo con lo “spreco di tempo e di risorse”. Nel campo della giustizia, come in altri settori, il trasferimento delle giurisdizioni degli Stati membri all'Unione europea indebolisce la loro sovranità e dimostra di non servire gli interessi del pubblico nella difesa dei diritti, delle libertà e delle garanzie. A nostro parere, questo ne è un esempio perfetto.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. − (FR) Il principio ne bis in idem – in ragione del quale la stessa persona non può essere processata due volte per lo stesso reato – è un principio fondamentale del diritto in una democrazia. Io stesso sono vittima di una violazione di questo principio in Francia, dato che sono ancora perseguito penalmente per ordine del governo in una vicenda per la quale la Cassazione mi ha dichiarato pienamente innocente.
Devo questa situazione, in particolare, all'abuso di potere da parte dell'onorevole Wallis, relatrice per la mia immunità, che ha consentito l’impiego di tutti i trucchi possibili per privarmi della tutela cui avrei diritto se fossero rispettate le regole di giustizia, moralità e giurisprudenza di questo Parlamento.
Ma la relazione dell'onorevole Weber non mira a prevenire questi casi di ne bis in idem. Sotto questo aspetto, vi è una convenzione europea che risale al 2000, che funziona, a quanto pare, con soddisfazione degli operatori e nel rispetto dei principi dello stato di diritto.
Non è così: la relazione Weber punta sostanzialmente a fornire Eurojust – che molti vorrebbero vedere trasformato in un servizio di pubblico ministero europeo – poteri di controllo e decisionali sulle giurisdizioni nazionali. Questa è la ragione per cui abbiamo votato contro.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione Weber sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti di esercizio della giurisdizione nei procedimenti penali. Molte gravi attività criminali hanno una natura sempre più transfrontaliera e l'Unione europea deve svolgere un ruolo importante nella lotta per fermarle. Procedure più chiare per lo scambio di informazioni nei procedimenti penali rafforzeranno la cooperazione tra gli Stati membri e miglioreranno le capacità delle singole nazioni di combattere la criminalità. Bisogna sempre prestare attenzione al rispetto dei diritti fondamentali e a mio parere la relazione Weber migliora la proposta di decisione quadro.
Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Ho deciso di astenermi dalla votazione finale. Per quanto compaiano, nella votazione in blocco, alcune buone modifiche in materia di diritti umani (ad esempio gli emendamenti nn. 6 e 15), vi sono altri emendamenti che trasferiscono le competenze dagli Stati membri a Eurojust (ad esempio gli emendamenti nn. 3, 9, 16, 17 e 18). Credo che questi aspetti dovrebbero restare di competenza degli Stati membri.
- Proposta della Conferenza dei presidenti: Nomine nella commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) La creazione della commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale può rivelarsi essenziale per il futuro dell’Unione europea. L'esperienza dei suoi membri è essenziale per l'esercizio dei compiti e delle proposte che verranno presentate da questa commissione speciale. Credo che l'elenco dei membri includa onorevoli deputati di questo Parlamento, stimati e di grande esperienza nei vari settori interessati dall’attuale contesto di crisi. Loro saranno anche in grado di contribuire alla discussione e alla presentazione di misure appropriate per correggere i difetti del sistema finanziario che hanno portato alla situazione attuale, dando un importante contributo alla preparazione dell'eventuale adozione, in futuro, di una legislazione migliore e adeguatamente giustificata.
Ritengo inoltre che questa commissione debba rimanere in attività oltre i 12 mesi previsti e che la sua composizione possa essere riveduta, al fine di consentire il monitoraggio e la valutazione delle misure che verranno adottate nell’attuale contesto di crisi.
- Proposta congiunta di risoluzione: vertice del G20 a Pittsburgh del 24e 25 settembre 2009 (RCB7-0082/2009)
Regina Bastos (PPE), per iscritto. − (PT) Accolgo con piacere gli accordi stipulati in occasione del vertice del G20 a Pittsburgh. Sono certa che essi rappresentino un passo avanti nella giusta direzione. Le priorità immediate devono essere quelle di assicurare una crescita robusta e sostenibile dell'economia reale, garantire che il credito e i mercati finanziari funzionino correttamente, sostenere e promuovere l'occupazione proteggendo la popolazione dagli effetti negativi della crisi, con particolare attenzione ai più poveri e ai più vulnerabili.
Il rapido aumento del debito pubblico e dei disavanzi di bilancio è preoccupante. Occorre rafforzare l'importanza di finanze pubbliche sostenibili a lungo termine, al fine di evitare sovraccarichi per le generazioni future. Ciò nondimeno, è deplorevole che non siano stati valutati i principali errori nella regolamentazione e nella vigilanza che hanno causato la crisi finanziaria. E’ quindi prioritario comprendere cosa sia successo a questi livelli e, di conseguenza, evitare il ripetersi degli errori del passato.
Dominique Baudis (PPE), per iscritto. − (FR) Il mondo si trova di fronte a una contraddizione che sarà difficile sciogliere. Da un lato, la crisi economica e le sue conseguenze sociali richiedono misure urgenti per ripristinare la crescita dell’occupazione, argomenti all'ordine del giorno del G20 a Pittsburgh. Dall’altro lato – e questa sarà la sfida della conferenza di Copenaghen – è altrettanto urgente combattere il cambiamento climatico attraverso la riduzione del consumo energetico. In altre parole, dobbiamo riavviare la macchina e far sì che quella macchina inquini meno. Questi due aspetti inoltre non possono essere risolti uno dopo l'altro poiché rivestono entrambi carattere di urgenza. Rilanciare l'attività economica è urgente e lo è parimenti limitare le conseguenze delle attività economiche. Al G20 di ieri e alla conferenza sui cambiamenti climatici di domani, l'Unione europea deve percorrere un sentiero stretto tra due formidabili minacce. Le istituzioni europee devono essere consolidate il più presto possibile secondo quanto previsto dal trattato di Lisbona approvato dai 27 paesi dell'Unione. Cercando di “guadagnare tempo” per ritardare quel momento, il presidente ceco Klaus si assume una grande responsabilità nei confronti dei 500 milioni di cittadini dell'Unione.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. − (LT) L'Unione europea ha bisogno di una vigilanza più rigorosa sui mercati finanziari, vigilanza della quale è responsabile un’istituzione; il G20. E’ importante garantire la stabilità a lungo termine delle finanze pubbliche, in modo che le generazioni future non si ritrovino un fardello troppo pesante, per creare un maggior numero di posti di lavoro e per proteggere la popolazione dagli effetti della crisi. E’ fondamentale dare la priorità alla creazione di posti di lavoro, al fine di garantire la crescita di una’economia reale stabile e di grandi dimensioni, alla corretta tutela dei mercati dei capitali e delle attività di credito per mantenere e stimolare l'occupazione nonché per proteggere la popolazione dalle conseguenze negative della crisi, con particolare attenzione ai più poveri e a quanti ne sono maggiormente colpiti. Oggi dobbiamo rafforzare il dialogo sociale a tutti i livelli, cercando di evitare riduzioni salariali e garantendo che le retribuzioni aumentino proporzionalmente alla crescita della produttività. La creazione di nuovi posti di lavoro deve essere considerata come l'obiettivo più importante.
Pascal Canfin (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il gruppo Verts/ALE ha votato a favore della risoluzione sul G20 per diverse ragioni, tra le quali: il Parlamento europeo, in riferimento alla necessità di sviluppare nuovi indicatori che vadano oltre il PIL, dà un chiaro segnale che “la ripresa economica” non deve essere impostata sul consueto business as usual, il che è in linea con la nostra richiesta di sviluppare un New deal verde. La risoluzione insiste sulla necessità di affrontare in un quadro multilaterale gli squilibri globali, in particolare gli squilibri dei tassi di cambio e la volatilità dei prezzi delle materie prime. Il testo invia inoltre un segnale positivo per l'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, misura che finora non è mai stata intrapresa. Per quanto riguarda la crisi finanziaria, il Parlamento europeo sostiene con forza la necessità di un coordinamento a livello internazionale, che dovrebbe mirare a evitare arbitraggi di regolamentazione. Si sottolinea inoltre che il miglioramento delle norme prudenziali nel contesto del G20 è costituito da un’“armonizzazione minima”, che non deve impedire all'Unione europea di applicare norme più rigorose. Per quanto concerne la vigilanza del settore finanziario, il Parlamento europeo ha fatto un passo significativo verso un approccio migliore e più accentrato alla vigilanza dei mercati finanziari, con l’obiettivo finale di istituire un'unica autorità di vigilanza finanziaria.
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. − (PT) Il G20 si è impegnato a raggiungere un accordo al vertice di Copenaghen ed è essenziale che nei negoziati l'Unione europea continui a svolgere un ruolo di primo piano per ottenere un risultato equo e di ampia portata. L'accordo a Copenaghen può stimolare la crescita economica, promuovere le tecnologie pulite e assicurare la creazione di nuovi posti di lavoro nei paesi industrializzati e nei paesi in via di sviluppo.
L'esistenza di un accordo sul finanziamento e sul supporto tecnico per l'energia pulita, l’energia rinnovabile e l'efficienza energetica nei paesi in via di sviluppo è essenziale al fine di ottenere un solido consenso a Copenaghen. E’ importante definire un modello concreto per massimizzare le possibilità di concludere un accordo internazionale a Copenaghen che garantisca la riduzione delle emissioni collettive dei gas serra, in conformità alle raccomandazioni della quarta relazione del gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (riduzione del 25-40 per cento per il 2020 rispetto al 1990). L’accordo deve stabilire per l'Unione europea e per gli altri paesi industrializzati una riduzione a lungo termine di almeno l’80 per cento entro il 2050, in relazione al 1990.
David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) Il vertice del G20 che si è tenuto a Pittsburgh il 24 e 25 settembre ha avuto successo in vari settori, come la discussione sulla necessità di affrontare alla radice delle cause delle crisi finanziarie, in modo da garantire che in futuro tali eventi non tornino a ripetersi. Sono d'accordo a questo proposito e quindi ho votato a favore della risoluzione.
Anna Maria Corazza Bildt, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark, Anna Ibrisagic e Alf Svensson (PPE), per iscritto. − (SV) Oggi abbiamo votato a favore della risoluzione sul G20, ma abbiamo deciso di votare contro l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, giacché essa intralcerebbe la formazione di capitali nei paesi poveri e ostacolerebbe lo sviluppo e la crescita che negli ultimi 30 anni hanno permesso alle persone e ai paesi di uscire dalla povertà. Siamo inoltre contrari alla creazione di un fondo anti-ciclico per i posti di lavoro a livello internazionale, poiché vi è il rischio che favorisca la conservazione di strutture vecchie e obsolete, impedendo così la crescita e lo sviluppo di nuovi posti di lavoro. Questa soluzione richiederebbe l'introduzione di un sistema di distribuzione e di tassazione internazionale privo di controllo democratico, con l’evidente rischio di corruzione. E’ importante che le persone colpite dalla crisi ricevano sostegno e aiuto, ma questi possono essere gestiti al meglio a livello nazionale piuttosto che da un sistema burocratico internazionale.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. − (FR) La delegazione dei rappresentanti eletti del Mouvement Démocrate (gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa) accoglie con favore l'adozione della risoluzione sulle conclusioni del G20. Con questo voto, il Parlamento europeo ribadisce quanto segue: l'Unione europea deve dotarsi di un sistema di vigilanza finanziaria e di una sola autorità finanziaria; dobbiamo procedere nella direzione della stabilità di bilancio a lungo termine per non danneggiare le generazioni future; le immediate priorità devono essere la creazione di posti di lavoro e la protezione dei cittadini dagli effetti della crisi. Abbiamo votato a favore degli emendamenti nn. 5, 8, 11, 12 e 13, e deploriamo che il Parlamento europeo non abbia fatto di più sul piano della trasparenza contabile, della lotta contro i paradisi fiscali e degli impegni ambientali (New deal verde). Vorremmo inoltre ribadire il nostro impegno in favore di una tassa sulle transazioni finanziarie sul modello della tassa Tobin. A questo proposito, invitiamo il Parlamento europeo ad avviare discussioni sulla definizione di tale imposta.
Frank Engel (PPE), per iscritto. − (FR) Anche se concordiamo con le principali linee guida della risoluzione del Parlamento europeo sul vertice del G20 di Pittsburgh, motivo per il quale abbiamo votato a favore, la delegazione lussemburghese del gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) intende esprimere delle riserve su alcune parti della risoluzione che riteniamo soddisfacenti.
In primo luogo, le conclusioni di Pittsburgh accennano alla necessità che i beneficiari dei provvedimenti di salvataggio contribuiscano al costo delle misure. Questo non coincide con la definizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, così come proposta dal Parlamento. In secondo luogo, favoriamo un sistema di vigilanza finanziaria che combini in futuro le autorità nazionali di vigilanza e i tre organismi europei la cui creazione è in corso nell'ambito del procedimento legislativo europeo.
Infine, è importante impedire l'uso diffuso del termine “paradisi fiscali” preso dal G20. Sono state inserite arbitrariamente in una lista nera giurisdizioni che non sono affatto paradisi fiscali, mentre i veri paradisi fiscali continuano ad evitare ogni forma di pressione esercitata da parte del G20 e dell'OCSE. Considerare paradisi fiscali paesi che hanno un moderato livello di imposizione fiscale non ci aiuterà a porre fine a una crisi le cui origini si trovano altrove.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della la risoluzione del Parlamento europeo sul vertice del G20, tenutosi a Pittsburgh il 24 e il 25 settembre, perché credo che le attuali difficoltà economiche rappresentino un'opportunità per promuovere gli obiettivi della strategia di Lisbona e per ribadire l'impegno a combattere la disoccupazione e il cambiamento climatico, così come per creare una strategia europea che punti a una ripresa economica sostenibile a lungo termine. E’, tuttavia, deplorevole che non sia stata adottata la proposta della tassa Tobin sulle transazioni finanziarie, che limiterebbe l’eccessiva speculazione promuovendo la stabilità finanziaria e gli investimenti a lungo termine.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) In un contesto di crisi economica mondiale con gravi conseguenze sociali, le decisioni prese dal G20 acquistano grande importanza. Attraverso lo sforzo coordinato dai membri del G20 saremo in grado di costruire un sistema finanziario che contribuirà in futuro ad uno sviluppo economico più equilibrato e sostenibile, evitando quindi crisi come quella che stiamo attraversando.
Nell'Unione europea non possiamo agire da soli adottando regole non condivise da altri paesi, cosa che nel mondo globalizzato in cui viviamo metterebbe l'economia europea in una posizione di svantaggio.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. − (PT) Accolgo con favore gli accordi raggiunti al vertice del G20 a Pittsburgh. A seguito della globalizzazione del capitale, le azioni per combattere e prevenire nuove crisi richiedono la massima cooperazione internazionale possibile. Mi rallegro degli accordi che puntano alla crescita economica, alla promozione dell'occupazione e alla regolamentazione dei mercati, e mi auguro che questi obiettivi giungano a buon fine “su vasta scala”. Per quanto riguarda una tassa sulle transazioni finanziarie che consenta di controllare l’eccessiva speculazione e incoraggi gli investimenti a lungo termine, ritengo abbia un senso solo se applicata su scala globale.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La risoluzione adottata oggi, in linea con le posizioni già assunte da vari organismi dell'Unione europea, compreso il Parlamento europeo, tenta di nascondere le vere cause della crisi economica e sociale e, manipolandole, accelera e favorisce il proseguimento e lo sviluppo delle politiche che l'hanno provocata. Tra le altre cose, e per quanto riguarda i paradisi fiscali, si considera solo che questi “hanno minato le regole finanziarie” e ci si limita a raccomandare la necessità di “migliorare la trasparenza fiscale e lo scambio di informazioni”.
Quello che serve, e di cui la risoluzione non riesce a parlare, è la necessità di rompere con le politiche neoliberiste di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi, di attacco ai diritti dei lavoratori e di distruzione delle infrastrutture produttive. Queste politiche sono responsabili del peggioramento delle condizioni di vita, del debito, dell’aumento della disoccupazione, della precarietà e della povertà. Per rendere efficacemente subordinato il potere economico al potere politico è necessario ridare valore al lavoro e ai lavoratori, salvaguardare i settori produttivi e i servizi pubblici, combattere e punire la corruzione e la criminalità economica, nonché porre fine ai paradisi fiscali.
Robert Goebbels (S&D), per iscritto. − (FR) Ho votato contro tutti gli emendamenti presentati dal gruppo Verde/Alleanza libera europea in merito alla risoluzione del G20 per protestare contro la loro tattica di riaprire sempre le discussioni con emendamenti che in genere hanno un carattere demagogico. I verdi avevano negoziato la proposta di una risoluzione comune e ottenuto l’approvazione su molti emendamenti. Alla fine però non hanno firmato la risoluzione comune, dando spettacolo in seduta plenaria.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. − (FR) Abbiamo votato contro la risoluzione sulla G20 per una buona ragione: in nessun punto essa rimette in discussione il sistema finanziario globale che è alla radice della crisi. Si afferma che abbiamo bisogno di ancora maggiore globalizzazione, di ancora maggiore liberalizzazione, con la cosiddetta salvaguardia delle istituzioni e degli organismi multilaterali destinati a diventare un governo mondiale.
Rifiutare tuttavia di cambiare il sistema è garanzia del fallimento delle poche misure utili e delle necessarie proposte. Cercando di salvare ad ogni costo il sistema nella sua forma attuale, con i mercati sempre più slegati dall'economia reale, si spiana la strada ad altre crisi e si garantisce che non sarà raggiunto il dichiarato obiettivo della creazione di posti di lavoro.
L'economia non è un fine in sé, ma è solo un mezzo per raggiungere obiettivi politici, progresso e sviluppo umano. Finché seguiremo le presunte necessità economiche e ci arrenderemo alle cosiddette leggi immutabili del mercato, non risolveremo alcun problema.
Sylvie Goulard (ALDE), per iscritto. − (FR) A nome del gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa, vorrei spiegare la nostra astensione dal voto sull’emendamento presentato dal gruppo Verde/Alleanza libera europea in merito a un’imposta sul modello della tassa Tobin. Abbiamo deciso di istituire un gruppo di lavoro su questo tema al fine di chiarire le relative finalità e modalità pratiche. Saranno poi i gruppi politici, una volta a conoscenza di tutti i fatti, a concordare un approccio comune al problema che abbia lo stesso significato per tutti e che possa essere difeso in seno agli organismi internazionali competenti.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della risoluzione sul vertice del G20 a Pittsburgh. L'attuale crisi economica è veramente globale, tanto per le sue radici quanto per i suoi effetti e per trovare delle soluzioni è quindi essenziale un'azione internazionale coordinata. Tutti i governi nazionali devono svolgere un importante ruolo in queste soluzioni e un’azione comune a livello europeo garantirà all’UE un posto in primo piano nella promozione della ripresa globale. Il governo scozzese segue un programma volto a sostenere l'occupazione e le comunità, a rafforzare l'istruzione e le competenze ed a investire nell’innovazione e nelle industrie del futuro. Insieme agli altri Stati membri saremo in grado di superare le sfide che oggi ci troviamo di fronte.
Arlene McCarthy (S&D), per iscritto. − (EN) Io e i miei colleghi laburisti appoggiamo con forza l'impegno assunto dal G20 in favore di una tassa sulle transazioni finanziarie. Considerando i costi sostenuti dai contribuenti nel corso della crisi, è essenziale garantire che il settore finanziario contribuisca pienamente e correttamente al miglioramento delle finanze pubbliche. La tassa Tobin è un modello di imposta sulle transazioni finanziarie proposto. Non abbiamo sostenuto l'emendamento n. 8 poiché dobbiamo considerare tutte le opzioni invece di impegnarci in una tassa “sul modello della Tobin”. L'emendamento suggerisce inoltre di prendere in considerazione una forma unilaterale europea dell’imposta. Il settore dei servizi finanziari ha una portata globale e dobbiamo insistere su una tassa sulle transazioni che sia efficace e praticabile appunto a livello globale.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Mi sono astenuto dalla votazione sull'emendamento n. 8 relativo ad una tassa sulle transazioni finanziarie. Sono favorevole a un’imposta di questo genere ma credo che per poter essere efficace questa debba avere carattere globale e non solo europeo.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) La proposta congiunta di risoluzione sul vertice del G20 a Pittsburgh contiene numerosi elementi positivi. Indica chiaramente, ad esempio, le difficoltà relative alle misure di stimolo messe in atto nella politica fiscale della maggior parte degli Stati. Nei prossimi anni il consolidamento dei bilanci nazionali deve assumere un ruolo significativo. Mi rallegro anche che ci sia stato un tentativo di comprendere le cause della crisi, considerato quanto è stato detto in merito alla sfrenata speculazione e alla mancanza di regolamentazione del mercato finanziario. Questo tentativo è rimasto però piuttosto superficiale; non ci si è spinti fino alle vere riforme che sono necessarie. Considerata l’immensa crisi in cui ancora ci troviamo e che purtroppo produrrà ancora molti più disoccupati, questo è troppo poco. Per questa ragione mi sono astenuto dal voto.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La proposta di risoluzione sul vertice del G20 a Pittsburgh afferma esplicitamente che la crisi è il risultato della sconsiderata e irresponsabile assunzione di rischi da parte di alcuni istituti finanziari, oltre alla mancanza di regolamentazione del mercato finanziario. Si era quindi lasciato campo aperto alla speculazione totale. E’ quindi ancora più importante adottare rapidamente norme adeguate per i mercati, in merito alle quali la proposta presenta alcune idee sotto ogni aspetto molto positive. E’ però un peccato che la proposta segua anche le disposizioni di Basilea II, che, sappiamo per esperienza, hanno praticamente prosciugato il flusso di capitali disponibili per le piccole e medie imprese. Tenendo in considerazione i piccoli clienti delle banche, non posso assolutamente sostenere lì'abolizione rigorosa del segreto bancario e per questo ho deciso di astenermi dalla votazione finale.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. − (PT) In primo luogo, plaudo al fatto che alla riunione del G20 siano stati affrontati temi importanti come la crescita economica sostenibile, l’occupazione e i potenziali fenomeni legati ai cambiamenti climatici che potrebbero minacciare l'abitabilità del nostro pianeta. Sono temi di attualità a livello mondiale, universalmente considerati di vitale importanza per il processo di crescita europea.
A questo proposito, accolgo con favore la decisione di mantenere le misure di stimolo per la ripresa economica e l'impegno mostrato verso una strategia che può rendere efficaci i principi dell’agenda di Lisbona, in particolare l'interesse globale per l'attuazione del Patto globale per l’occupazione. Su questo punto, è importante sottolineare la necessità urgente di creare un fondo internazionale anti-ciclico per l’occupazione e un ambizioso pacchetto di misure di stimolo fiscale che sostenga la creazione e il mantenimento dei posti di lavoro, affiancato da forti politiche sociali tese a sostenere i gruppi più vulnerabili.
Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. − (SV) La crisi finanziaria si è verificata anche perché le banche hanno abusato della fiducia dei propri clienti e si sono assunte rischi eccessivi con i loro soldi. Riteniamo che sia necessaria una discussione più dettagliata su come debbano essere condotte le transazioni finanziarie internazionali. Non crediamo che la tassa Tobin possa essere efficace nel prevenire la speculazione, ma accogliamo con favore una discussione su come le istituzioni finanziarie, le banche, le società fiduciarie e le compagnie di assicurazione, possano contribuire a creare un mercato finanziario sano e stabile. La crisi finanziaria dimostra che per affrontare problemi internazionali sono necessarie soluzioni internazionali. Questa discussione dovrà quindi tenersi a livello globale e non solo all'interno dell'Unione europea.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. − (PT) Vorrei congratularmi per gli accordi conclusi in occasione del vertice del G20, accordi di cui sono molto soddisfatto e che sono stati universalmente considerati come un passo nella giusta direzione.
Sono state discusse questioni importanti come la regolamentazione e la vigilanza dei mercati finanziari e la sostenibilità delle finanze pubbliche; per questo vorrei dare particolare rilievo alla questione di una crescita economica sostenibile e dell'occupazione.
Sono lieto che le priorità adottate dal G20 si basino sulla crescita sostenibile dell'economia reale, che non solo sarà il motore che garantirà la creazione di posti di lavoro, ma assicurerà ai cittadini, specialmente i più poveri e i più vulnerabili, la protezione necessaria contro l’impatto negativo della crisi. Sono inoltre lieto dell'impegno preso dai leader del G20 di affrontare la crisi occupazionale a livello internazionale, mettendo la promozione del lavoro al centro dei piani per la ripresa.
Mi rammarico solamente per il mancato raggiungimento di un accordo al G20 per quanto riguarda la lotta globale contro i cambiamenti climatici.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. − (FR) Per il Parlamento europeo era importante inviare un chiaro messaggio ai leader mondiali in seguito al vertice del G20 di Pittsburgh. Questo segnale è stato lanciato con la risoluzione adottata oggi, in cui si sottolinea che, anche se il peggio della crisi finanziaria è ormai alle spalle, senza un'azione comune da parte di Unione europea, Stati Uniti e Cina, le conseguenze in termini di bilancio e di occupazione si faranno sentire ancora per lungo tempo. Stati Uniti e Cina hanno già preso decisioni in merito alla riforma del Fondo monetario internazionale, alla supervisione dei premi agli operatori, ai requisiti patrimoniali e alla trasparenza per quanto concerne i prodotti finanziari complessi. Il vertice del G20 non è stato inutile.
Cionondimeno, se si vogliono compiere progressi nella lotta contro la globalizzazione, bisogna ancora raggiungere almeno tre grandi obiettivi. Il primo è contrastare davvero i paradisi fiscali, un enorme quantità di denaro che non si trova nelle casse degli Stati. Il secondo è evitare il prepararsi di una tempesta monetaria a seguito del fallimento nel riequilibrare i tassi di cambio e delle svalutazioni competitive. Il terzo è affrontare la volatilità dei prezzi dei beni di prima necessità, soprattutto degli alimentari: è un elemento che gioca un ruolo sempre più importante negli squilibri e nella povertà del mondo.
Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto. − (PL) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il recente vertice del G20 di Pittsburgh ha confermato una graduale stabilizzazione della situazione economica, ma non bisogna dimenticare i problemi a cui possono trovarsi di fronte specifiche economie. Il vertice ha offerto l'occasione per confermare la determinazione degli Stati nella riforma del sistema della regolamentazione finanziaria. I pericoli più grandi da scongiurare sono un’ulteriore aumento della disoccupazione, una caduta della domanda e un ridimensionamento della produzione. I principi proposti a Pittsburgh devono funzionare da base per lo sviluppo di un comune mondo economico. Per numerosi settori del mercato globale, il vertice ha confermato la necessità di lavorare ulteriormente alla creazione di istituzioni e di strumenti di verifica e di controllo.
Peter Skinner (S&D), per iscritto. − (EN) Il partito laburista del Parlamento europeo ha sostenuto questa risoluzione e ha ribadito l’appoggio ai progressi compiuti il mese scorso a Pittsburgh. Senza impegni per migliorare la sorveglianza multilaterale in seno al Fondo monetario internazionale e per un successivo coinvolgimento di altre economie oltre a quelle degli attuali Stati membri, si possono prevedere scarsi successi. La risoluzione presenta numerosi elementi positivi da elogiare e, con un’attenta riflessione, ci possiamo attendere maggiori progressi per contrastare i problemi della crisi finanziaria.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. − (PT) In primo luogo, plaudo al fatto che alla riunione del G20 siano stati affrontati temi importanti come la crescita economica sostenibile, l’occupazione e i potenziali fenomeni legati ai cambiamenti climatici che potrebbero minacciare l'abitabilità del nostro pianeta. Sono temi di attualità a livello mondiale, universalmente considerati di vitale importanza per il processo di crescita europea.
A questo proposito, accolgo con favore la decisione di mantenere le misure di stimolo per la ripresa economica e l'impegno mostrato verso una strategia che può rendere efficaci i principi dell’agenda di Lisbona, in particolare l'interesse globale per l'attuazione del Patto globale per l’occupazione. Su questo punto, è importante sottolineare la necessità urgente di creare un fondo internazionale anti-ciclico per l’occupazione e un ambizioso pacchetto di misure di stimolo fiscale che sostenga la creazione e il mantenimento dei posti di lavoro, affiancato da forti politiche sociali tese a sostenere i gruppi più vulnerabili.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. − (EL) Il partito comunista greco ha votato contro la proposta congiunta di risoluzione dei conservatori, dei socialdemocratici e dei liberali, perché essa sintetizza l'ambizione strategica dei monopoli di scaricare sulle classi lavoratrici le dolorose conseguenze della crisi del capitalismo finanziario. Nella loro risoluzione, i portavoce del capitalismo hanno chiesto ai governi borghesi di continuare a sostenere i colossi monopolistici con denaro pubblico fresco e, al tempo stesso, di “creare una finanza pubblica sana”, espressione con la quale intendono indicare tagli ancora maggiori alla spesa sociale in materia di salute, di benessere, di istruzione e così via. Essi esprimono soddisfazione per la creazione di “posti di lavoro dignitosi” che andranno a sostituire gli impieghi a tempo pieno con lavori mal pagati, flessibili, precari e con il minimo livello possibile dei diritti. Questa è la “dignità” che i rappresentanti politici della plutocrazia propongono per le classi lavoratrici. La risoluzione chiede un rafforzamento delle organizzazioni imperialiste internazionali (FMI, Banca mondiale, OMC) e apre la strada ai proventi “verdi” di capitale con il pretesto del cambiamento climatico e la completa liberalizzazione del commercio internazionale. Questo è solo un ulteriore segnale della sempre maggiore penetrazione da parte dei monopoli nei mercati in via di sviluppo e dei paesi poveri e del saccheggio delle ricchezze e delle risorse umane.
- Proposta di risoluzione: Effetti della crisi economica e finanziaria sui paesi in via di sviluppo e sulla cooperazione allo sviluppo (B7-0078/2009)
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. − (PT) I paesi in via di sviluppo sono gravemente colpiti da una serie di crisi successive: alimentare, del prezzo dei carburanti e del cambiamento climatico. Questi paesi subiscono inoltre le gravi conseguenze della crisi finanziaria e della recessione economica. E’ essenziale che l'UE e gli Stati membri si assumano le proprie responsabilità in quanto attori internazionali, ottemperino ai propri impegni di aiuto pubblico allo sviluppo e continuino a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio.
L'Unione europea ha stanziato in anticipo 8,8 miliardi di euro per un intervento immediato in tema di aiuti allo sviluppo, sostegno di bilancio e finanziamento agricolo, e propone di stanziare altri 500 milioni di euro per sostenere la spesa sociale nei paesi in via di sviluppo attraverso il meccanismo “Vulnerability FLEX” per i paesi ACP. Il sostegno finanziario deve essere mirato ai settori della salute, del lavoro dignitoso, dell’istruzione, dei servizi sociali e della crescita verde. La Commissione è chiamata a trovare nuove fonti di finanziamento per salvaguardare il Fondo europeo di sviluppo ed è importante che anche il FES sia incorporato nel bilancio comunitario. Si rende necessaria una maggiore coerenza tra il commercio internazionale il bilancio, i cambiamenti climatici e le politiche di sviluppo dell'UE.
L’aiuto allo sviluppo deve favorire…
(Dichiarazione di voto abbreviata ai sensi dell’articolo 170, paragrafo 1, comma 1 del regolamento)
David Casa (PPE), per iscritto. − (EN) Nonostante il fatto che i paesi in via di sviluppo non siano di certo i responsabili della crisi, è fuor di dubbio che sono i paesi in fondo colpiti più duramente e con più forza. Per questo ho votato a favore di questa risoluzione.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. − (PT) Anche se l'attuale crisi economica e finanziaria è nata negli Stati Uniti, le conseguenze si sono percepite in tutto il mondo: ha colpito l'Europa e ancora più duramente i paesi in via di sviluppo, sia in termini di costi umani, con milioni di persone spinte in condizioni di estrema povertà, sia attraverso l'indebolimento delle loro già fragili economie.
Tutti i soggetti che svolgono un ruolo attivo di aiuto pubblico allo sviluppo, e in special modo le istituzioni di Bretton Woods, devono reagire alla situazione in modo urgente, rapido ed efficace. E’ indispensabile che l'Unione europea e i suoi Stati membri si assumano le responsabilità dettate dal loro ruolo in prima linea negli aiuti allo sviluppo rispettando i propri impegni internazionali verso questi paesi, con un aumento degli aiuti urgenti per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio e con un aumento del volume dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Quest’ultimo non è sufficiente per sopperire al danno collaterale causato da questa crisi nei paesi in via di sviluppo.
L’Unione europea e gli altri attori internazionali, soprattutto in vista della conferenza di Copenaghen, devono articolare le proprie politiche in materia di commercio internazionale, cambiamenti climatici, aiuti umanitari e sviluppo. Per queste ragioni, approvo la risoluzione.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. − (RO) A causa della crisi economica, ci troviamo di fronte a una situazione di emergenza in materia di sviluppo e aiuti umanitari: i costi umani continuano a salire, tanto più perché questa recessione arriva sulla scia della crisi alimentare e della crisi dei prezzi del petrolio. Purtroppo, una delle conseguenze dirette della crisi economica è una crisi internazionale dei donatori, sullo sfondo di un’accelerata crescita del livello di povertà. Nel solo 2009, 90 milioni di persone sono state condannate a vivere in condizioni di estrema povertà, mentre il numero dei disoccupati è aumentato di 23 milioni. Un barlume di speranza viene offerto dalle proposte adottate oggi per la fornitura di aiuti ai paesi più vulnerabili, i paesi in via di sviluppo. Queste misure non sono tuttavia sufficienti, poiché i 6 miliardi di dollari ottenuti dalla vendita delle riserve auree dell’FMI e destinati a fornire aiuti ai paesi poveri sono in grado di coprire solo il 2 per cento delle reali esigenze. Di conseguenza, ritengo necessario aumentare la pressione sugli Stati del G20 affinché si assumano maggiori specifiche responsabilità per sbloccare la crisi, mobilitando risorse in forma di sostegno da destinare ai paesi in via di sviluppo. Tenendo presente questa necessità di razionalizzare il sistema, accolgo con favore la critica espressa nella risoluzione riguardo all’insuccesso del vertice di Pittsburgh nell’affrontare il tema della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, considerata la lenta risposta alla crisi da parte delle istituzioni di Bretton Woods.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) I paesi in via di sviluppo sono stati duramente colpiti dalla crisi economica e finanziaria e si teme che essi subiscano un forte rallentamento, o addirittura un grave declino, nella crescita e negli indicatori di progresso. L'Unione europea e gli Stati membri, in veste di importanti donatori, devono tenere in considerazione questa situazione e valutare la possibilità di un aumento degli aiuti a questi paesi, alcuni dei quali, altrimenti, potrebbero raggiungere irrimediabilmente livelli di povertà. In un contesto di profonda povertà è possibile che sorgano o si aggravino i conflitti sociali e politici e incrementi il deficit in quelle regioni che cercano, con difficoltà, di raggiungere la pace e lo sviluppo.
L’aumento degli aiuti – che va impostato sulla flessibilità, sull'immaginazione, sulla solidarietà e sul buon senso – deve essere accompagnato da un controllo rigoroso da parte dei donatori sul loro utilizzo e da un monitoraggio efficace delle somme messe a disposizione dei paesi beneficiari, dal trasferimento alla destinazione finale. La società civile e i parlamenti di questi paesi devono essere coinvolti nell’impegno alla trasparenza e l'Unione europea deve promuovere dibattiti nazionali sulla destinazione degli aiuti ricevuti.
Anche in un contesto di recessione economica, l'Europa non può e non deve farsi da parte e ignorare le questioni scottanti che la circondano.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) I paesi in via di sviluppo sono stati duramente colpiti dalla crisi finanziaria ed economica causata dalle banche e da altri speculatori negli Stati Uniti, crisi che ha avuto un notevole impatto sulle loro economie già deboli e priverà del lavoro milioni di persone. I disoccupati, quando è possibile, cercheranno salvezza in Europa, aumentando ulteriormente la pressione migratoria sul continente. Noi europei dobbiamo pertanto sostenere questi paesi nella crescita delle loro economie. L'attuale forma di aiuto allo sviluppo è uno strumento inadatto a questo scopo, poiché una grande quantità di fondi sparisce in canali oscuri o viene deviata su conti bancari europei appartenenti a despoti corrotti. Per questo motivo, nonostante le numerose idee positive, nella votazione finale mi sono astenuto dal voto sulla mozione della commissione sviluppo.
Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. − (SV) La crisi finanziaria si è verificata anche perché le banche hanno abusato della fiducia dei propri clienti e si sono assunte rischi eccessivi con i loro soldi. Riteniamo che sia necessaria una discussione più dettagliata su come debbano essere condotte le transazioni finanziarie internazionali. Non crediamo che la tassa Tobin possa essere efficace nel prevenire la speculazione, ma accogliamo con favore una discussione su come le istituzioni finanziarie, le banche, le società fiduciarie e le compagnie di assicurazione, possano contribuire a creare un mercato finanziario sano e stabile. La crisi finanziaria dimostra che per affrontare problemi internazionali sono necessarie soluzioni internazionali. Questa discussione dovrà quindi tenersi a livello globale e non solo all'interno dell'Unione europea.
Sirpa Pietikäinen (PPE), per iscritto. − (FI) Signora Presidente, onorevoli colleghi, come ricorda la proposta di risoluzione della commissione per lo sviluppo, l'attuale crisi finanziaria mondiale ed economica ha colpito duramente i paesi più poveri. Gli obiettivi di sviluppo conseguiti in molti paesi in via di sviluppo sono a rischio e sembra sempre più arduo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio. Per esempio, nonostante le tante promesse da parte dei paesi sviluppati, espresse pubblicamente al G20 e al G8, l’ammontare degli aiuti inviati ai paesi in via di sviluppo non coincide neanche lontanamente con quanto promesso. In realtà, anche prima della crisi, l'importo degli aiuti allo sviluppo di molti Stati membri dell'Unione europea era di gran lunga inferiore a quello promesso.
La crisi può anche rappresentare una nuova opportunità. La crescita considerevole delle risorse del Fondo monetario internazionale e le modifiche al sistema decisionale di questa organizzazione sono due motivi che lasciano intravedere la possibilità di sviluppi positivi. La riforma dell’FMI e le risorse aggiuntive rispondono a un pressante bisogno, ma questo non è sufficiente ad alleviare la situazione che stanno affrontando i paesi più poveri del mondo. I paesi sviluppati devono mantenere la loro parola per quanto riguarda il loro impegno nei confronti degli obiettivi di sviluppo del Millennio e dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo necessario al fine di aumentare gli aiuti allo sviluppo. I finanziamenti necessari per combattere e adattarsi ai cambiamenti climatici sono un’ulteriore responsabilità a cui il mondo sviluppato non può permettersi di sfuggire. Il pilastro fondamentale della nuova normativa internazionale deve essere l’aumento delle pari opportunità, tanto nel coinvolgimento nella revisione delle norme, quanto nel loro utilizzo.
Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto. – (PL) Signora Presidente, ho votato a favore dell'adozione della risoluzione perché penso che contenga molte osservazioni pertinenti sulle cause e gli effetti della difficile situazione nei paesi in via di sviluppo. In particolare vorrei sottolineare che l'attuale crisi economica non è solo il risultato del crollo dei mercati finanziari, ma anche delle precedenti crisi alimentare ed energetica. Ritengo indispensabile adottare misure finalizzate a un più rapido ed efficace uso dei mezzi messi a disposizione da parte dei paesi sviluppati. Questo è di particolare importanza se si considera che i paesi ricchi sono attualmente alle prese con problemi interni, quali ad esempio i deficit di bilancio o i limiti di tempo. Sottolineo ancora una volta: è della massima importanza semplificare le procedure, in modo che i fondi trasferiti dai paesi ricchi a quelli poveri non svaniscano in un mare di burocrazia.
Catherine Soullie (PPE), per iscritto. – (FR) Fornire aiuti ai paesi in via di sviluppo è un dovere al quale l'Unione europea non deve sottrarsi. L'attuale crisi economica e finanziaria ha dato una dimensione nuova alla globalizzazione. L'idea di una tassa sulle transazioni finanziarie è positiva: il presidente Sarkozy ne ha fatto una delle sue priorità. L'Europa, a quanto pare, ha indicato la strada e il mondo l’ha seguita. Il nuovo funzionamento di un’equa finanza internazionale deve basarsi sulla correttezza.
Deploro, quindi, che sia stato respinto l’emendamento Striffler-Ponga, poiché proponeva una tassa sulle transazioni finanziarie da aggiungere agli aiuti ufficiali allo sviluppo, in modo che i paesi meno sviluppati potessero trarne beneficio. E’ vero che le nostre economie e i nostri sistemi finanziari avrebbero così sostenuto un maggior onere fiscale, ma l'Unione europea avrebbe dato il via ad un grande movimento di solidarietà internazionale.
Possiamo ancora sperare che la risoluzione adottata qui possa spingere l'Unione europea a onorare i propri impegni e ad aiutare i paesi in via di sviluppo a tenere il passo della globalizzazione.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. − (NL) Ho appoggiato con convinzione la risoluzione presentata dalla commissione per lo sviluppo in merito agli effetti della crisi finanziaria ed economica mondiale sui paesi in via di sviluppo. Il Parlamento europeo chiede giustamente all'Unione europea di sradicare gli abusi dei paradisi fiscali, l'evasione fiscale e la fuga di capitali illeciti dai paesi in via di sviluppo. L’FMI ha giustamente aumentato i fondi per la lotta contro la crisi finanziaria ed economica. Rimane allarmante il dato che indica che, ad oggi, l'82 per cento di queste risorse siano finite in Europa, e solo l’1,6 per cento in Africa: la prima priorità deve essere la riduzione della povertà. E’ indispensabile che gli accordi di partenariato economico (APE) siano utilizzati come un mezzo per offrire vantaggi commerciali ai paesi interessati, che devono essere in grado di lasciare fuori dai negoziati alcuni prodotti e settori sensibili, come gli investimenti e i servizi. Mi dispiace che non sia stato accettato l'emendamento che chiedeva alla Commissione e agli Stati membri di presentare proposte per meccanismi innovativi di finanziamento, come ad esempio una tassa sulle transazioni finanziarie per integrare gli aiuti ufficiali allo sviluppo.
Iva Zanicchi (PPE), per iscritto. − Ho espresso un voto favorevole riguardo alla proposta di risoluzione ma credo doveroso fare alcune precisazioni. La recente crisi finanziaria ha provocato una recessione economica globale che ha colpito in particolar modo, con le sue molteplici ripercussioni, i Paesi in via di sviluppo, provocando un aggravio della crisi alimentare: la fame, secondo i dati forniti dalla FAO, ha raggiunto per la prima volta nella storia più di un miliardo di persone e rispetto al 2008 si contano cento milioni di persone denutrite in più.
L'impatto della crisi finanziaria sui Paesi dell'area ACP è stato devastante, rendendo ancora più complesse le sfide ambientali e la volatilità dei prezzi alimentari. Questi Paesi non sono responsabili della crisi ma ne hanno subito le conseguenze maggiori, ricevendo la fetta minore di aiuti. Ciò non è più accettabile! Per queste ragioni, di fronte ad una situazione che non è banale definire drammatica, credo sia necessario migliorare la qualità e non solo guardare alla quantità degli aiuti che vengono destinati a tali Paesi; credo sia necessario agire con maggiore trasparenza ed efficienza nell'utilizzo dei fondi e credo sia necessario verificare con imparzialità i risultati ottenuti.
Presidente. − Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.