8. Gli aspetti istituzionali per l'istituzione di un servizio europeo per l'azione esterna - Istituzione di un servizio europeo per l'azione esterna: stato dei negoziati con gli Stati membri (discussione)
Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione congiunta sulla relazione presentata dall'onorevole Brok sugli aspetti istituzionali della creazione del Servizio europeo per l'azione esterna [2009/2133(INI) – (A7-0041/2009)] e la dichiarazione del Consiglio e della Commissione sulla creazione del Servizio europeo per l'azione esterna.
Elmar Brok, relatore. – (DE) Signor Presidente, signora Presidente Malmström, signora Commissario, si avvicina finalmente la ratifica del trattato di Lisbona e cominciamo a prendere in considerazione le modalità per la sua applicazione. Sappiamo bene che la costituzione deve concretizzarsi in risultati tangibili, che sono importanti quanto il testo scritto di una costituzione o di un testo di legge fondamentale, qual è il trattato.
Desidero pertanto ricordare ancora una volta l'intento originale, dal momento che le attuali discussioni sul Servizio per l'azione esterna, l'Alto rappresentante e il vicepresidente della Commissione rappresentano uno dei risultati della Convenzione costituzionale, sostituita dalla conferenza intergovernativa per il trattato di Lisbona.
L'intenzione era migliorare l'efficienza dell'Unione europea, affinché l'Europa si rivolga al mondo parlando con una sola voce. E' pertanto necessario istituire la nuova figura di vicepresidente/Alto rappresentante, in grado di avvalersi di un servizio affidabile per svolgere al meglio l'incarico affidatogli.
Il secondo e terzo principio della Convenzione costituzionale erano, rispettivamente, trasparenza e democrazia. Erano questi i tre punti di partenza e la maggioranza parlamentare della Convenzione costituzionale, costituita in particolare da deputati nazionali, era convinto che l'azione dell'UE risulta sempre migliore quando si ispira al metodo comunitario e, per contro, relativamente scarsa negli ambiti in cui segue la modalità intergovernativa.
Coerentemente con lo spirito di quest'azione preparatoria, l'attuazione del trattato non deve condurre a un rafforzamento dell'approccio intergovernativo e all’abbandono definitivo quindi del metodo comunitario, che è invece controllabile democraticamente e garantisce successo e trasparenza.
Per questo motivo, talvolta non capisco perché gli Stati membri si interessino principalmente agli organigrammi, ma non all'applicazione pratica di questi principi. Non c'è bisogno di un'altra struttura burocratica a metà strada tra Consiglio e Commissione che, nel lungo periodo, impiegherebbe dalle 6000 alle 8000 persone, assumendo vita propria e trasformandosi in un vero e proprio regno indipendente, non soggetto al nostro controllo.
Supponiamo che tale servizio venga assegnato alla Commissione come organo amministrativo e riconosciamo la necessità che abbia una natura sui generis; non può essere un normale ufficio della Commissione, dal momento che, in materia di politica estera e di sicurezza, l’autorità è condivisa da Comunità e Consiglio. Occorre pertanto assicurare un adeguato sistema di tutela affinché il Consiglio possa esprimere i propri diritti in maniera ragionevole e corretta.
E' importante precisare che gli esperti nazionali in seno alla Commissione devono ricevere un trattamento diverso da quanto avveniva in passato, ossia devono godere di pari diritti. Deve essere chiaro che i diritti del Parlamento relativamente a scrutinio e bilancio non subiranno alcuna restrizione, anzi, risulteranno rafforzati.
A questo punto, vorrei ricordare alla Commissione che non solo godiamo del diritto di consultazione, ma che noi onorevoli abbiamo costretto la Commissione a dare il proprio consenso. Non abbiamo intenzione di escludere Commissione e Alto rappresentante dalle audizioni. Dobbiamo assicurarci che, anche nel caso di modifiche al regolamento finanziario e allo statuto del personale, il Parlamento europeo disponga del diritto di codecisione esattamente come nella procedura di bilancio. Invito pertanto le due istituzioni a delineare nelle proprie dichiarazioni le modalità per armonizzare i principi di efficienza, trasparenza e democrazia, dal momento che, a mio avviso, questo aspetto non emerge con sufficiente chiarezza dai primi documenti Coreper a cui ho avuto accesso.
(Applausi)
Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio. – (SV) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Brok, colleghi, so che lo sviluppo del Servizio europeo per l'azione esterna suscita grande interesse in seno a quest'Assemblea. Ho letto attentamente e con grande partecipazione la relazione presentata dall'onorevole Brok e approvata lunedì in sede di commissione per gli affari costituzionali. La presidenza concorda pienamente con la relazione Brok quando afferma che il Servizio europeo per l'azione esterna rappresenta un elemento essenziale dell’impegno comune per trasformare la politica estera europea in uno strumento attivo e più coerente, che metta la politica europea in una luce migliore agli occhi del resto del mondo.
Questo sforzo è teso a colmare il divario tra il lavoro di Commissione e Consiglio, affinché le politiche dell'Unione avanzino verso una meta comune, requisito irrinunciabile per rendere efficaci le nostre azioni. E' pertanto importante avviare il Servizio europeo per l'azione esterna nel migliore dei modi: si tratta infatti di una delle principali sfide legate al trattato di Lisbona. Bisogna ancora mettere molte tessere al loro posto e per questo sono in corso grandi preparativi in seno al Consiglio.
L'obiettivo è ottenere il consenso del Consiglio europeo su una relazione che servirà all'Alto rappresentante, una volta nominato, come punto di partenza per presentare una proposta sul Servizio europeo per l'azione esterna. Durante questa fase, il Parlamento europeo verrà naturalmente consultato in merito alla presentazione della proposta da parte dell'Alto rappresentante e fino a questo momento la presidenza garantirà il regolare dialogo con il Parlamento europeo, com'è stato finora e come sarà anche in futuro. E' importante che Parlamento, Consiglio e Commissione si confrontino regolarmente su questi argomenti, non soltanto a livello di funzionari, ma anche di politica.
All'indomani del referendum in Irlanda – siamo stati molto lieti per il positivo esito della consultazione – Stati membri e Commissione hanno avviato un'azione molto intensa in preparazione del Servizio europeo per l'azione esterna. I lavori procedono e sono certa che la settimana prossima saremo in grado di suggerire numerosi spunti al Consiglio europeo riguardo al futuro Alto rappresentante. Quest’ultimo avrà il compito di presentare la proposta finale e per questo, non appena nominato, sarà coinvolto nei lavori: si tratta di un passaggio importante affinché possa dare il proprio contributo personale alla proposta.
La presidenza presenterà un accordo di massima che coprirà cinque aspetti essenziali: l'ambito del Servizio europeo per l'azione esterna, la posizione giuridica, il personale, i finanziamenti e le delegazioni UE. Si tratta di questioni non ancora del tutto definite, ma vorrei darvi un'idea dei progressi compiuti finora, punto sul quale Consiglio e Commissione sembrano ampiamente concordare, come mi auguro farà anche il Parlamento.
Per quanto riguarda l'ambito di competenza del Servizio europeo per l'azione esterna, sarà necessario istituire “funzioni” geografiche e tematiche con specifiche responsabilità collettive per alcuni incarichi attualmente affidati alla Commissione e al segretariato del Consiglio. La Commissione manterrà rimarrà l’istituzione principale in materia di commercio, allargamento e aiuti, sebbene per quest’ultima competenza resta ancora da definire una linea di demarcazione tra Commissione e Servizio per l'azione esterna.
Stati membri e Commissione concordano sul fatto che lo status giuridico del Servizio per l'azione esterna dovrebbe riflettere e sostenere l'unicità del suo ruolo all'interno del sistema UE. Qualunque soluzione giuridica si scelga, dovrà soddisfare i principi della corretta amministrazione e della responsabilità.
Come previsto dal trattato di Lisbona, si impiegherà personale proveniente dalla Commissione, dal segretariato del Consiglio e dagli Stati membri. Tutto personale avrà la possibilità di prendere servizio alle stesse condizioni e, non appena il trattato di Lisbona entrerà in vigore, le delegazioni UE saranno sottoposte all'autorità dell'Alto rappresentante.
Nel contesto dell'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna, i contatti con il Parlamento europeo costituiscono una questione fondamentale. Una volta nominato, l'Alto rappresentante consulterà regolarmente il Parlamento europeo in merito ai principali orientamenti e scelte relative alla politica estera e di sicurezza, nonché sulla politica di sicurezza e di difesa comune. Sono certo che anche i funzionari promuoveranno una stretta collaborazione con il Parlamento europeo; per questo il Servizio europeo per l'azione esterna deve prevedere una struttura dedicata alle relazioni con il Parlamento.
A grandi linee, sono questi i risultati della discussione, che è però ancora in corso. Al momento non sono in grado fornirvi maggiori dettagli, ma sarà nostra cura tenere il Parlamento sempre informato sui progressi compiuti. L'Alto rappresentate non è stato ancora nominato e quindi quanto sinora detto è solamente teorico, per il momento; spetterà infatti all'Altro rappresentante presentare le proposte nel rispetto di quanto previsto dal trattato.
Vi ringrazio per avermi concesso di prendere la parola; mi auguro che assisteremo a una proficua discussione, nel corso della quale, ovviamente, presterò la massima attenzione alle posizione del Parlamento e tenterò, per quanto possibile, di rispondere a tutte le vostre domande.
Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, mi auguro che non manchi ormai molto all'entrata in vigore del trattato di Lisbona, che segnerà la conclusione di un periodo di discussioni e negoziati durato otto anni. Alla luce dell'esito positivo del referendum in Irlanda, confidiamo tutti nell’ultima ratifica del trattati da parte della Repubblica ceca. Raggiungere questo obiettivo nel ventesimo anniversario della riunificazione europea sarebbe un traguardo di straordinaria importanza per l'Europa e i suoi cittadini, soprattutto perché ci permetterà di concentrarci sulle sfide e i problemi che il futuro ci pone.
Ora che siamo alle battute conclusive del processo, desidero congratularmi con il Parlamento, e in particolare con la commissione per gli affari costituzionali e l'onorevole Brok in qualità di relatore, per il parere espresso sul Servizio europeo per l'azione esterna, che rappresenta un elemento essenziale del trattato di Lisbona. L'istituzione del SEAE offre all'Unione europea e alle istituzioni che la compongono l'opportunità di realizzare un obiettivo che perseguiamo da tempo: parlare al mondo con una sola voce e dare all'UE maggiore peso sulla scena mondiale.
La relazione Brok riconosce lo straordinario potenziale del servizio e, unitamente alla discussione odierna e a numerose altre consultazioni con i parlamentari europei, rappresenta un elemento di assoluta vitalità per il lavoro che nei prossimi mesi svolgeremo con la presidenza svedese, con gli Stati membri e con il segretariato del Consiglio. Sono lieta di confermare che la Commissione sostiene con forza la posizione generale adottata dal Parlamento e personalmente condivido i principi di trasparenza, democrazia e coerenza appena citati. Non occorre ribadire l’importanza della collaborazione tra tutte le istituzioni al fine di sostenere il nuovo vicepresidente/Alto rappresentante nel decidere in merito alla creazione del SEAE, decisione che – come sapete – deve ottenere il consenso della Commissione previa consultazione del Parlamento.
Vorrei ora parlare dello status del SEAE, dal momento che si tratta di un'istituzione sui generis che non si rifà ad alcun modello. Questo servizio è una novità assoluta, è un organismo che non segue il modello intergovernativo, né si basa esclusivamente sul metodo comunitario; dobbiamo comunque assicurarci che il nuovo sistema adotti una posizione integralmente europea, ispirata e fondata sui punti di forza delle politiche comunitarie, come si ricordava poc'anzi. La questione centrale è a quali risultati deve puntare il SEAE. Accentrando i vari attori nel campo delle relazioni esterne, possiamo far sì che le relazioni con il resto del mondo siano ispirate alla chiarezza, alla coerenza e a una serie univoca di obiettivi politici. Questo organismo deve rivestire un ruolo di autorità in quanto fulcro che plasma e coordina la politica esterna dell'UE, e come tale deve essere percepito, sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea: il SEAE sarà efficace soltanto se agirà in sinergia con le altre istituzioni e rispetterà pienamente l'equilibrio interistituzionale.
Per questo motivo trovo particolarmente importante che il Sistema europeo per l’azione esterna venga istituito in modo tale da consentirgli una stretta collaborazione con la Commissione e il Consiglio, nonché di rispondere al Parlamento europeo. Credo che la possibilità di accentrare le responsabilità dell'azione esterna in un unico servizio rappresenterà per il Parlamento un profondo cambiamento e gli permetterà di esaminare in modo approfondito la politica dell'Unione. Proprio come il SEAE, anche le relazioni del Parlamento europeo con il servizio stesso e con il vicepresidente/Alto Rappresentante dovranno, in un certo senso, essere sui generis.
L'istituzione del SEAE richiederà una serie di decisioni, che comporteranno probabilmente variazioni al regolamento finanziario e allo statuto del personale, previa una proposta della Commissione da approvarsi tramite codecisione.
Il vicepresidente/Alto Rappresentante deve disporre dell'autorità per gestire il servizio, che a sua volta deve servire il sistema comunitario nel suo complesso, in primis il presidente della Commissione europea e quello del Consiglio, nonché gli altri commissari competenti per le relazioni esterne. A Bruxelles come nei paesi terzi, il SEAE deve offrire assistenza al Parlamento europeo e alle sue delegazioni ufficiali in missione all'estero.
Il ruolo attivo previsto per gli Stati membri nel nuovo servizio rappresenta una delle principali novità. Gli ambasciatori Coreper stanno valutando il modo migliore per attivare quanto prima i diplomatici di alto profilo degli Stati membri. In Commissione stiamo esaminando come procedere seppure le modifiche allo statuto del personale non siano ancora state finalizzate e la selezione dovrebbe avvenire sulla base del merito e tenendo in considerazione il necessario equilibrio geografico e di genere. Tali azioni rispondono pienamente a quanto previsto nella relazione.
Siamo convinti che tutti i membri del SEAE – siano essi funzionari delle istituzioni comunitarie o degli Stati membri con incarichi temporanei – devono godere degli stessi diritti sotto ogni punto di vista.
Per quanto riguarda l'ambito di attività, il servizio deve disporre di una visione complessiva delle relazioni dell'Unione europea con il resto del mondo; sono pertanto necessari responsabili a livello geografico e servizi orizzontali in grado di coprire questioni quali la PESC, la politica europea di sicurezza e di difesa, i diritti umani e le relazioni con gli organismi ONU. Lo scopo è evitare sovrapposizioni, assicurando al contempo una collaborazione efficiente tra tutti coloro che si occupano della politica esterna UE. La Commissione manterrà i propri servizi competenti in materia di commercio, politica di sviluppo, gestione degli aiuti, inclusi quelli umanitari, e allargamento; continuerà inoltre a definire gli orientamenti per quegli aspetti delle principali politiche interne dell'Unione che hanno ripercussioni sulla politica esterna. Uno dei nodi centrali nell'attuale discussione è la gestione della programmazione dell'assistenza esterna.
Posso garantire al Parlamento che la politica di sviluppo dell'UE, inclusa l'eliminazione della povertà, costituirà uno dei cardini dell'azione esterna della Commissione; il vicepresidente/Alto rappresentante e il commissario allo sviluppo lavoreranno in stretta collaborazione su questo aspetto. Il fatto che il nuovo Alto rappresentante sarà anche uno dei vicepresidenti della Commissione e avrà la responsabilità di coordinare l'azione esterna dell'Unione nel suo complesso, sarà un elemento di notevole aiuto. Il SEAE sarà inoltre responsabile di gestire le delegazioni, benché i membri di queste ultime proverranno sempre da servizi diversi: non solo dal SEAE, ma anche dai servizi della Commissione e forse da altre istituzioni e organi dell'Unione europea.
Con l'entrata in vigore del trattato, le delegazioni della Commissione diventeranno delegazioni dell'UE: si assumeranno così nuove responsabilità, senza peraltro che sia ridimensionato il loro ruolo di rappresentanti delle attività della Commissione. Le delegazioni UE sono responsabili della rappresentanza, del coordinamento e della negoziazione sin dall'entrata in vigore del trattato. In numerosi ambiti, questa procedura si svolgerà senza problemi, mentre in altri settori, dove il carico di lavoro è particolarmente gravoso, sarà necessario approntare un sistema per ripartire gli incarichi, non soltanto con la presidenza di turno, ma anche con altri Stati membri.
La creazione di un servizio esterno totalmente nuovo è un'impresa notevole, che – come afferma la relazione – evolverà nel tempo. Impareremo insieme a conoscerla. L'obiettivo principale è assicurare che, nel periodo compreso tra l'entrata in vigore del trattato e l’attivazione del SEAE, le politiche esterne dell'UE vengano attuate con immutata efficienza. Insieme al segretariato del Consiglio e al vicepresidente/Alto rappresentante lavoreremo per evitare possibili smagliature. Occorre guardare al futuro: riuniremo funzionari e diplomatici delle varie istituzioni e di tutti gli Stati membri, ma sappiamo che la politica estera comune non è la mera somma di 27 politiche nazionali. All'interno del SEAE abbiamo bisogno di persone che, pur senza rinunciare al legame con la propria nazione, adottino una mentalità europea. Occorre dar vita a una cultura diplomatica e a uno spirito di corpo comunitario, per cui si rende necessario un percorso di formazione.
La relazione propone la creazione di un collegio diplomatico europeo, sfruttando appieno le accademie diplomatiche degli Stati membri. Di recente ho presenziato alle celebrazioni per il decimo anniversario del Programma diplomatico europeo, che ha anticipato i tempi indicando la via per il futuro. E' quanto mai opportuno ricordare che dagli anni Settanta ad oggi, la Commissione ha organizzato corsi di formazione per oltre 5 700 diplomatici. Uno dei compiti del SEAE sarà delineare una strategia di formazione tesa ad assicurare che tutti i membri, qualsiasi sia la loro formazione precedente, dispongano delle competenze necessarie a svolgere i propri incarichi. I capi delle delegazioni, in particolare, dovranno essere in grado non soltanto di svolgere il proprio ruolo politico, ma anche di gestire tutte le attività della Commissione che rientrano a pieno titolo nel mandato di una delegazione.
La relazione Brok solleva la questione se il SEAE debba farsi carico dei servizi consolari. La Commissione è aperta a questa possibilità, seppure potrebbe richiedere tempo per essere messa a punto; sono questioni che verranno affrontate in futuro. Al momento dobbiamo assicurare che il SEAE funzioni correttamente e nell'interesse di tutti: dei cittadini europei, degli Stati membri e dell'Unione europea. La Commissione sostiene la creazione del Sistema europeo per l’azione esterna, si augura che operi nel migliore dei modi e farà quanto in suo potere perché questa iniziativa vada a buon fine. Leggendo la relazione dimostra, è evidente che il Parlamento è dello stesso avviso.
Mi scuso per essermi dilungata, ma si tratta di una questione di estrema importanza. La prego di scusarmi, signor Presidente.
Presidente. – Ovviamente la scuso, Commissario: concordo con lei che si tratta di una questione estremamente importante.
Alojz Peterle, a nome del gruppo PPE. – (SL) Signora Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, ex colleghi della Convenzione europea, onorevoli deputati, mi congratulo con il relatore, l'onorevole Brok, per aver definito in termini chiari la posizione del Parlamento europeo sulle questioni legate alla creazione del Servizio europeo per l'azione esterna.
Questa iniziativa rappresenta una conseguenza logica e necessaria della decisione di accentrare due ruoli distinti in materia di politica estera ed è essenziale per sviluppare l'identità dell'Unione europea in questo ambito. L'integrazione della diplomazia porterà semplificazione, maggiore unità ed efficacia, nonché maggiore visibilità e riconoscibilità.
Le modalità di attuazione di questo servizio congiunto non rappresentano una questione puramente tecnica, ma avranno conseguenze anche sulla realizzazione dell'intento politico che l'Unione europea persegue attribuendo i ruoli di Alto rappresentante e vicepresidente dell'Unione europea ad un'unica persona. Lo sviluppo del nuovo servizio deve scaturire dallo stesso spirito che ha portato a unificare i due ruoli in materia di politica estera e che permetterà di armonizzare le relative azioni del Consiglio e della Commissione.
E' importante che il servizio venga istituito nel rispetto dei ruoli e all'insegna della cooperazione tra Commissione, Consiglio e Parlamento, e che si basi sulla fiducia reciproca e sulla volontà di collaborare.
Benché personalmente ritenga che, nell'interesse dell'Unione europea, il servizio unico dovrebbe entrare in funzione quanto prima, condivido pienamente la raccomandazione di avviarlo per gradi, affinché possa assumere la forma più appropriata ed efficiente. Trovo ragionevole che il SEAE entri a far parte della struttura amministrativa della Commissione, dal punto di vista sia dell'organizzazione sia del bilancio.
A mio parere è essenziale che il servizio includa anche personale dei servizi diplomatici nazionali, caratteristica che indubbiamente lo renderà migliore e più accessibile per i cittadini europei e, soprattutto, per quei paesi che hanno soltanto un numero limitato di rappresentanze diplomatiche.
Roberto Gualtieri, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, signora Commissario, con questo dibattito e con il rapporto che approveremo domani, questo Parlamento intende dimostrare la sua volontà di contribuire all'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna, già in questa fase preliminare in un dialogo costruttivo con il Consiglio e con la Commissione e sollecitare fin d'ora questo dialogo interistituzionale ci sembra innanzitutto utile e saggio, visto che la procedura prevista dal trattato prevede poi un parere del Parlamento sulla proposta che sarà presentata dall'Alto rappresentante, e perché le prerogative del Parlamento in materia di bilancio rendono indispensabile il suo consenso e la sua cooperazione, per non parlare poi dell'assenso della Commissione di cui parlava Brok che fornisce un ulteriore spazio per il Parlamento europeo.
Ma sollecitare fin d'ora questo dialogo ci sembra anche doveroso perché il Servizio europeo per l'azione esterna costituisce una delle novità più rilevanti introdotte dal trattato di Lisbona e le sue caratteristiche sono destinate a condizionare sensibilmente la riarticolazione della governance europea e quindi la concreta definizione degli equilibri istituzionali complessivi dell'Unione.
Il gruppo dei socialisti e dei democratici condivide l'impostazione del rapporto Brok alla cui elaborazione ha contribuito attivamente. È un'impostazione che punta a valorizzare il ruolo che il servizio può svolgere come ponte tra la dimensione comunitaria dell'azione esterna dell'Unione e quella intergovernativa della politica estera e di sicurezza comune, come definita dal titolo V del trattato di Lisbona.
Certo, siamo consapevoli della natura sui generis del Servizio, che peraltro rispecchia quella della figura dell'Alto rappresentante e Vicepresidente della Commissione, così come siamo consapevoli del fatto che il Servizio non dovrà inglobare tutti i servizi di cui si avvale la Commissione per l'implementazione delle molteplici dimensioni della sua azione esterna, che non è riducibile alla sola PESC, a partire dalla cooperazione per lo sviluppo.
E tuttavia riteniamo essenziale che il Servizio sia in grado di migliorare l'efficacia della politica estera e di sicurezza dell'Unione e la coerenza della sua più complessiva azione esterna e riteniamo essenziale il fatto che esso sia sottoposto al controllo democratico del Parlamento e per questo il suo inserimento nella struttura amministrativa della Commissione ci sembra l'opzione più coerente con questi obiettivi, che sono quelli che poi a noi stanno effettivamente a cuore e per questo esprimiamo il nostro voto favorevole al rapporto Brok.
Andrew Duff, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, la Commissione ha perfettamente ragione nel sostenere che il SEAE deve riunire tutti gli strumenti e le risorse necessarie a condurre una politica estera attiva in tutto il mondo. E' essenziale che tutte le parti coinvolte in questo grande progetto abbiano fiducia l'una nell'altra e nel servizio, compresi gli Stati più popolosi e arroganti.
E' fondamentale che il ministero britannico per gli Affari esteri invii i suoi funzionari migliori, anziché gli scarti. Concordo pienamente che, nell'interesse dello scrutinio parlamentare e del controllo finanziario, il servizio deve essere inserito nella struttura della Commissione ai fini amministrativi e della gestione di bilancio. Non posso esimermi dal confessare al Consiglio che trovo inaccettabile che il Servizio sia accorpato nella stessa categoria del Comitato economico e sociale o del difensore civico come parte del regolamento finanziario. La relazione Brok rappresenta una fase preparatoria pratica nel processo per la creazione del Servizio europeo per l'azione esterna, ma credo che, prima di andare avanti e prima della nomina del vicepresidente/Alto rappresentante sia opportuno risolvere questioni più importanti.
Al Parlamento chiedo di comprendere l’importanza di avere un interlocutore politico con cui negoziare la costituzione e il futuro programma del Servizio europeo per l'azione esterna. Invito pertanto gli Stati membri a mettere a disposizione il personale migliore per questi incarichi.
Indrek Tarand, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ET) Signor Presidente, onorevoli colleghi, lavorare con tante persone meritevoli è stata un'esperienza straordinariamente piacevole. Mi congratulo con l'onorevole Brok e con tutti coloro che hanno dato il proprio contributo a questa relazione. Vorrei citare il presidente Barroso, che stamane ha saggiamente affermato che nemmeno le istituzioni politiche durano nel tempo e che abbiamo pertanto bisogno di una straordinaria volontà politica. In effetti, la creazione di una nuova istituzione non può prescindere dalla volontà politica. Al fine di evitare di avere soltanto un organismo in più, la nostra volontà politica deve sempre essere commisurata all'istituzione di una nuova governance per dare vita a un'organizzazione davvero europea e, di fatto, sui generis, che sia al servizio degli interessi condivisi da tutti i cittadini d'Europa. Se il nostro obiettivo è evitare sovrapposizioni o possibili sprechi di risorse, come spesso accade, l'allocazione e l’impiego delle risorse di bilancio devono essere sottoposti alla supervisione del Parlamento europeo.
La relazione individua a grandi linee i principi riportati alla Corte suprema di giustizia europea per la nomina dell'Alto rappresentante e per mettere in atto un progetto; dopodiché ci troveremo tutti in una posizione migliore e avremo l'opportunità di attuare la nostra volontà politica. Dal momento che le aspirazioni dei verdi sono note a tutti – mi riferisco ai progetti per la pace, all'applicazione assoluta della Carta dei diritti fondamentali e, ovviamente, alla questione dell'uguaglianza di genere – oggi non affronterò questo argomento, sebbene prometto di farlo al momento opportuno. Ad ogni modo, ritengo quanto mai auspicabile che il Consiglio nomini una donna alla carica di Alto rappresentante, poiché – come tutti sappiamo – la Commissione è presieduta da un uomo. Di fatto, l'Europa non è mai stata guidata da una donna: sarebbe opportuno valutare questo aspetto, dato che ci accingiamo a creare una nuova istituzione europea.
Per quanto riguarda la relazione, ho voluto porre in evidenza l'atteggiamento negativo di alcuni onorevoli colleghi. Si è detto che il Parlamento europeo non ha voce in capitolo e che con questa relazione tenta unicamente di darsi maggiore importanza. Rispondo a queste affermazioni ricordando che di fatto il Parlamento è importante e non dobbiamo dimenticarlo; la relazione sul Servizio europeo per l'azione esterna rappresenta un'ottima occasione per dare risalto a questi fatti. Invito pertanto quest'Aula a sostenere la relazione, tenendo presente che non raccoglie tutte le modifiche migliorative e i suggerimenti espressi. In questo momento, l'importante è approvare la relazione.
Ashley Fox, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, mi delude che, ancora una volta, questo Parlamento stia prendendo in considerazione una relazione che ostacola la ratifica del trattato di Lisbona. Mi domando: ci troveremmo qui a discutere se oggi la Corte costituzionale tedesca stesse ancora valutando il trattato di Lisbona? Credo di no. E allora perché alla Repubblica ceca viene riservato un trattamento diverso? Parafrasando lo scrittore inglese George Orwell, tutti gli Stati membri sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
Sono contrario alla creazione di un collegio diplomatico europeo. In un momento in cui gli Stati membri si trovano a far fronte a enormi pressioni finanziarie, l'Unione europea dovrebbe dimostrare una certa moderazione: dobbiamo amministrare con prudenza il denaro pubblico, tutelarlo e impegnarci a restituirlo agli Stati membri e ai contribuenti che rappresentiamo, ove possibile.
Questa proposta non è giustificata dal punto di vista finanziario: è l'ennesimo esempio della smania di alcuni membri di quest'Assemblea di compiere gesti spettacolari con i soldi degli altri. Un collegio diplomatico europeo sarebbe uno spreco di denaro e un altro fardello sulle spalle dei contribuenti.
Ricordo agli onorevoli colleghi che una posizione comune in materia di politica estera sarebbe decisa dagli Stati membri rappresentati in Consiglio, non dalla Commissione né dal Parlamento. Eventuale personale aggiuntivo di cui il SEAE avesse bisogno sarà distaccato dagli Stati membri e non senza neanche una formazione specifica, dal momento che la politica che il servizio rappresenterà nel mondo sarà quella del Consiglio dei ministri, non una qualche politica europea indipendente.
Un collegio diplomatico è necessario solo nel caso in cui la UE prendesse il controllo degli affari esteri in maniera indipendente dagli Stati membri. Mi auguro che quel giorno non arrivi mai e, da parte mia, farò tutto il possibile per evitarlo.
(L'oratore acconsente a esaminare un'interrogazione ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 149 del regolamento.)
Andrew Duff (ALDE). – (EN) Signor Presidente, posso chiedere al collega che ha appena preso la parola se, nel caso in cui con sua grande delusione il trattato di Lisbona di fatto entrasse in vigore, sosterrebbe la nomina di Chris Patten ad Alto rappresentante?
Ashley Fox (ECR). – (EN) Signor Presidente, apprezzo molto che si chieda di sentire la mia opinione, tuttavia dubito che sosterrei quella candidatura.
Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, vi ringrazio per avermi concesso di intervenire. A più riprese, in sede di plenaria, il gruppo confederale della Sinistra europea/Sinistra verde nordica ha criticato l'orientamento e la natura della politica estera e di sicurezza europea, si è opposto alle decisioni intraprese in merito e al trattato di Lisbona. Questa discussione congiunta verte su una delle relazioni più importanti dell'attuale tornata parlamentare. Purtroppo, pur comprendendo le motivazioni dell'onorevole Brok dal punto di vista dell'attività parlamentare, dobbiamo pervenire a un risultato concreto rispettando una tempistica che rende difficile valutare in modo appropriato e responsabile le dimensioni e le complesse questioni legate ai contenuti di questa nuova struttura.
La discussione ha evidenziato come la questione rimanga ancora ampiamente da definire e in balia del braccio di ferro tra interessi e governi nazionali e istituzioni europee. Il gruppo GUE/NGL è critico rispetto a questa situazione e mi auguro che, dopo i negoziati, il Parlamento europeo abbia l'opportunità di valutare ancora una volta il Servizio europeo per l'azione esterna alla luce delle aspettative espresse stamane in plenaria alla presidenza svedese riguardo alle limitazioni nella formulazione del mandato per i negoziati. Quest'Aula deve inoltre assicurarsi che i cittadini europei siano informati nel miglior modo possibile sui diversi aspetti del SEAE, soprattutto alla luce dei dubbi e delle critiche al trattato di Lisbona e alla necessità di maggiore trasparenza e democrazia nel processo di codecisione.
Per mesi, il dibattito sulla creazione del SEAE si è svolto a porte chiuse. A nome del mio gruppo, ribadisco che il mancato coinvolgimento del Parlamento europeo, delle organizzazioni della società civile finora interessate nonché dei parlamenti nazionali, fa sorgere grandi interrogativi. Tutto questo è ancor più sentito, vista l'importanza di un vivace dibattito e di discussioni trasparenti sulle strutture istituzionali ai fini della loro futura legittimazione e della loro responsabilità pubblica. Apprezzo quindi il tentativo dell'onorevole Brok di assicurare al Parlamento almeno la procedura di codecisione: alcune delle richieste da noi formulate condividono le stesse finalità.
Il mio gruppo rifiuta categoricamente la possibilità che il SEAE comprenda, ora come in futuro, strutture politico-militari come di recente proposto in Consiglio dalla Francia e altri paesi. A nostro parere, l'eventuale accentramento di strutture di pianificazione militare, servizi segreti e incarichi diplomatici generali è inaccettabile.
Morten Messerschmidt, a nome del gruppo EFD. – (DA) Signor Presidente, ieri mi è stato chiesto di esporre tre motivi per votare contro questa relazione. Niente di più facile: democrazia, democrazia e ancora democrazia.
Innanzi tutto è ridicolo pensare che qualsiasi parlamento voglia approvare una relazione che si basa su un trattato il cui destino non potrebbe essere più incerto. Nessuno è in grado di prevedere il futuro del trattato di Lisbona, e chiunque abbia anche soltanto un minimo rispetto per le istituzioni democratiche e per Stati membri come la Repubblica ceca, si asterrebbe dal pronunciarsi su questo progetto finché le sorti del trattato non saranno chiarite.
In secondo luogo, la relazione – come pure l'intero servizio per gli affari esteri che si sta creando – minaccia e disconosce il diritto sovrano degli Stati membri a condurre una propria politica estera, ed è per questo motivo che tenta di addossare tutte le responsabilità alla Commissione. Come tutti sanno, questa istituzione, che ricopre il ruolo di "funzionario pubblico" per così dire, non viene eletta dai cittadini. In altre parole, anche volendo una politica estera diversa, non c'è modo di modificare la politica condotta sinora, dal momento che i cittadini possono apportare modifiche soltanto al Consiglio, ossia ai governi, e non alla Commissione.
Dal punto di vista della democrazia è ridicolo che questo Parlamento voglia affidare maggiori poteri e alcuni ambiti decisamente cruciali per gli Stati membri proprio alla Commissione, che non ha alcun mandato popolare. Quest'Assemblea si basa esclusivamente sul kratos, sul potere, e mai sulla demos, mentre la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi proprio sui cittadini, anziché sul potere. Occorre più democrazia: per questo non possiamo che respingere questa relazione.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signor Presidente, questa relazione tenta di tranquillizzarci a proposito del servizio, ma su di me, personalmente, sortisce esattamente l'effetto opposto. Da un lato sostiene che il servizio completa la diplomazia degli Stati membri senza metterla in alcun modo in discussione; dal’’altro lato, a mio avviso, il resto della relazione è in aperta contraddizione con questa prima parte.
Il paragrafo 4 afferma che un organismo come il SEAE, o meglio i suoi poteri, non possa essere definito in anticipo o predeterminato. Alla lettera d, il paragrafo 8 sostiene che le delegazioni che fanno parte del servizio potrebbero farsi carico dei servizi consolari degli Stati membri. E' chiaro che il SEAE – non a breve, ma in una prospettiva di lungo periodo – è destinato a sostituire la rappresentanza diplomatica degli Stati membri, arrivando forse, alla fine, a determinare anche il diritto di veto del Regno Unito e della Francia in seno al Consiglio di sicurezza ONU.
Ogniqualvolta si sente un organismo dell'UE assicurare che non intende compiere determinati passi, ci si può fare un'idea piuttosto chiara di quali siano le sue reali intenzioni. Mi perdonerà Shakespeare se lo cito dicendo che parmi soverchio il protestar che fece la relazione. Al controllo di chi o che cosa sarà in effetti sottoposto questo organismo? Non del Consiglio, credo, che deve agire all'unanimità, ma, in caso non sia in grado di formulare una decisione, il servizio proseguirebbe semplicemente secondo la propria agenda. Del Parlamento, allora? No, poiché il suo ruolo è unicamente consultivo. Questo organismo condurrà la politica estera al di sopra dei capi di Stato, senza alcuna forma di controllo da parte degli Stati membri o del Parlamento europeo, e i governi nazionali saranno ridotti alla stregua di consigli di parrocchia.
Carlo Casini (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo prima di tutto di dover ringraziare il relatore che ha fatto un grandissimo lavoro e, in quanto presidente della commissione affari costituzionali, devo ringraziare anche tutti i componenti della commissione e delle due commissioni che hanno espresso il parere, la commissione affari esteri e la commissione sviluppo, per il lavoro fatto, un lavoro velocissimo.
Infatti noi abbiamo cercato di preparare un documento, che io spero sia approvato, che possa essere presentato al Consiglio del 29 e 30 ottobre prossimo. Sappiamo bene che questa relazione non è una relazione definitiva, essa intende soltanto indicare alcune linee, un orientamento in qualche modo, al Consiglio e quindi all'Alto rappresentante che sarà nominato.
Sarà l'Alto rappresentante a elaborare un suo progetto di organizzazione che a sua volta di nuovo dovrà essere esaminato da noi. Quindi sono soltanto delle grandi linee che vengono presentate al nostro Parlamento. Sappiamo anche che il successo di questa operazione riguardante il Servizio di attività esterne è legato alla figura dell'Alto rappresentante, che dovrà essere in grado di organizzare e dirigere tutti quanti. Vogliamo, attraverso di lui, una politica estera coerente e unitaria. Sappiamo bene che ci sono dei problemi, è stato già indicato, ma i problemi ci sono per essere risolti, l'importante è che la bussola, l'indicazione, lo scopo sia chiaro.
La relazione Brok dà indicazioni interessanti in questo senso – devo essere breve perché finisce il tempo – intanto l'integrazione del Servizio nella struttura amministrativa della Commissione, la scelta di un ulteriore sviluppo del modello comunitario, l'indicazione, come del resto dice il trattato di Lisbona, che il personale deve essere estratto sia dai Segretariati della Commissione che del Consiglio che delle delegazioni della Commissione stessa.
Due novità credo che meritino di essere sottolineate: le ambasciate dell'Unione, dirette da funzionari del Servizio europeo per l'azione esterna, che comprenderebbe anche le delegazioni della Commissione esistenti nei paesi terzi e gli uffici di collegamento del Consiglio con eventuale distacco di esperti provenienti dalle direzioni generali e, ancora, le basi sono state indicate per l'istituzione, ipotesi interessante, di un collegio diplomatico europeo.
Il mio tempo è scaduto, mi auguro soltanto che davvero questo rapporto venga approvato e venga approvato con larga maggioranza.
Zita Gurmai (S&D). – (EN) Signor Presidente, come tutti sappiamo, il Servizio europeo per l'azione esterna è una delle principali novità proposte dal trattato di Lisbona; la sua creazione richiede pertanto particolare attenzione e responsabilità da parte nostra.
Concordiamo tutti nel dire che il SEAE dovrebbe entrare in funzione non appena il trattato sarà in vigore. Commissione e Consiglio stanno già elaborando le linee guida che verranno presentate alla riunione del Consiglio europeo di fine mese; è dunque essenziale che il Parlamento europeo eserciti la propria influenza su questo processo.
La discussione odierna e la risoluzione che ne deriverà rivestono enorme importanza, dal momento che dobbiamo mandare un messaggio molto chiaro per dimostrare al Consiglio e alla Commissione il consenso politico rispetto alla creazione del servizio.
Sono fiera del lavoro svolto dal collega, frutto di una decisione che riunisce diversi schieramenti di quest'Assemblea. Insistiamo perché venga mantenuto il modello comunitario nelle relazioni esterne dell'Unione. Gli Stati membri tengono in particolar modo al legame tra il Servizio e la Commissione e a farlo rientrare nel bilancio comunitario complessivo: il SEAE dovrà essere integrato come organismo sui generis nella struttura della Commissione, sia sotto il profilo amministrativo sia in termini di bilancio.
La commissione bilancio è un organismo fondamentale: rappresenta la leva attraverso la quale il Parlamento europeo può esercitare il proprio potere. In questo senso, quest'Aula dovrebbe – e così sarà – controllare il bilancio ed esercitare una funzione di scrutinio democratico su di esso. Le questioni da prendere in esame sono numerose: dalla chiara suddivisione degli incarichi all'interno del SEAE rispetto alle competenti unità della Commissione – tenendo presente che ancora non sappiamo quale sarà in futuro la struttura della Commissione – e il rapporto tra gli Alti rappresentanti e i vari rappresentanti dell’UE all'estero. In ogni caso, questa risoluzione sarà la prima posizione assunta dal Parlamento europeo, che inciderà su tutti i passi successivi.
Non dovremmo dobbiamo però trascurare il fattore umano: l'Alto rappresentante deve essere una persona meritevole, esperta ed estremamente competente, che goda dell'appoggio della Commissione, del Consiglio e dei servizi diplomatici nazionali. Sono convinta che l'assetto istituzionale del SEAE debba prevedere un'architettura che rifletta in maniera adeguata gli impegni assunti dall'Unione rispetto all'integrazione di genere.
Per concludere, dal momento che da quindici anni lavoro per un'equa rappresentanza delle donne in politica, sarei molto lieta se questo incarico fosse affidato a una donna.
Annemie Neyts-Uyttebroeck (ALDE). – (NL) Signor Presidente, alcuni colleghi hanno ritenuto, con i loro interventi, di doverci dare lezioni di democrazia. Mi si consenta di precisare, pertanto, che sia la commissione affari costituzionali, che la commissione affari esteri – di cui ho redatto i pareri – si erano assicurate che la discussione e la votazione sui rispettivi testi non si svolgessero prima che fosse reso noto l'esito del referendum in Irlanda. Tale posizione era dettata dal rispetto per la volontà che i cittadini irlandesi erano stati chiamati ad esprimere. Hanno detto "sì", fortunatamente, ma avrebbero anche potuto dare risposta negativa e intendevamo tenerne conto, sia ora sia nel corso della riunione del Consiglio europeo che si svolgerà la prossima settimana. Era pertanto necessario portare a termine la discussione e completare il testo in tempi estremamente ridotti. Gli stessi colleghi che tentano di insegnarci la democrazia si sono, ovviamente, lamentati anche di questo. Ma sto divagando.
Stiamo vivendo un momento di straordinaria importanza: i testi in cui esprimiamo il nostro parere sul futuro del Servizio europeo per l'azione esterna aprono le porte a una nuova era per l'Unione europea. Quelli tra noi che da anni seguono l'evoluzione dell'Unione e ricordano i primi timidi passi sulla politica estera, per non parlare della politica di difesa e sicurezza, dei trattati – prima Maastricht e poi Amsterdam – possono aver pensato, com'è accaduto a me, che questo giorno non sarebbe mai arrivato, che non saremmo mai riusciti a gettare le basi di una diplomazia europea comune.
Quelli tra noi che hanno seguito attentamente l'evoluzione delle varie proposte ricorderanno anche che, soltanto pochi mesi fa, alcuni servizi diplomatici nazionali erano totalmente contrari ad una sorta di improvviso "big bang" che da subito avrebbe radunato tutte le attuali delegazioni sotto l'autorità del futuro Alto rappresentante. Sono particolarmente lieta di questo passo.
Le mie responsabilità politiche e di governo legate ai precedenti incarichi che ho ricoperto mi spingono a dire che questo processo sarà tutt'altro che semplice, eppure stiamo vivendo un momento importantissimo e mi auguro che la relazione verrà approvata a larghissima maggioranza.
Franziska Katharina Brantner (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, il nostro gruppo condivide la struttura fondamentale proposta dalla relazione Brok, in particolare per quanto riguarda il mantenimento delle prerogative di controllo da parte del Parlamento europeo e degli incarichi comunitari in quanto tali. Affinché il Servizio europeo per l'azione esterna diventi un'iniziativa riuscita, anziché una mera appendice della Commissione o del Consiglio, occorre esaminarne contenuti e funzioni.
All'UE serve una nuova politica estera integrata al fine di affrontare efficacemente i problemi del panorama mondiale. Il Servizio europeo per l'azione esterna deve mettere l'Unione in condizione di attuare strategie politiche e campagne organiche e integrate. Questo servizio è necessario ora nel contesto, per esempio, del dibattito di Copenhagen sul cambiamento climatico. La diplomazia tradizionale va accantonata, altrimenti questo organismo potrà apportare ben poco valore aggiunto.
Vorrei quindi promuovere quattro ambiti che, a nostro avviso, aiuteranno il servizio a dar vita a una nuova politica estera. Vogliamo innanzi tutto che il nuovo organismo sia dotato di un direttorato per il consolidamento della pace e la gestione delle crisi; disponiamo degli strumenti finanziari e dei mandati necessari, ma finora le unità organizzative sono state limitate e frammentate. Chiediamo che il personale riceva una formazione completa, dal momento che aver semplicemente frequentato un collegio diplomatico non è sufficiente. Occorre inoltre provvedere affinché il personale che indossa un'uniforme non si sia formato esclusivamente presso un'accademia militare; tutto il personale deve seguire almeno una parte del percorso formativo in comune, ed ecco perché chiediamo l’istituzione di un'accademia europea per l'azione esterna. Siamo contrari a una doppia struttura per il presidente del Consiglio all'interno del relativo segretariato; questo organismo dovrebbe sostenere il Servizio europeo per l'azione esterna. Per quanto riguarda i principali incarichi, l'onorevole Tarand ha già dichiarato la nostra convinzione che debbano essere assegnati a donne.
Charles Tannock (ECR). – (EN) Signor Presidente, sebbene l'Unione ricerchi un ruolo più ampio nel panorama delle relazioni internazionali, non credo che dovrebbe disporre di strumenti tali da poter proiettare i nostri valori comuni in tutto il mondo, a meno che, ovviamente, i 27 Stati membri non lo concordino all'unanimità.
Ma come pervenire a un simile ruolo e a quali limitazioni subordinarlo? Vista la sua ispirazione antifederalista, il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei ritiene che la politica estera debba rimanere prerogativa dei singoli Stati membri. Ci preoccupa l’eventualità che il trattato di Lisbona, se dovesse diventare legge, possa mettere in moto una serie di sviluppi tali da mettere a rischio tale prerogativa.
Un eventuale Servizio europeo per l'azione esterna deve completare, e non competere oppure mettere a rischio, l'attività diplomatica bilaterale degli Stati membri e deve trarre la propria autorità principalmente dal Consiglio, anziché dalla Commissione. Al Parlamento deve spettare il diritto di supervisionare l'attività del SEAE e determinarne il bilancio. Dal momento che la relazione Brok cita più volte le ambasciate UE, chiedo ancora alla Commissione di ribadire – come fece un anno fa – che le missioni o le delegazioni del SEAE non vengano chiamate ambasciate. In caso contrario, si darebbe nuovo credito ai timori che l'UE voglia dotarsi di tutte le peculiarità di uno Stato sovrano.
PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS Vicepresidente
Willy Meyer (GUE/NGL). – (ES) Signor Presidente, il gruppo al quale appartengo, il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, voterà contro questa relazione, essenzialmente perché non siamo favorevoli al trattato di Lisbona.
Secondo noi il trattato di Lisbona non riflette lo spirito del progetto europeo auspicato dai cittadini europei e pensato per loro. Anzi, possiamo dire che è l’esatto contrario: prevede un modello in crisi, un modello che impedisce l’intervento pubblico nell’economia.
Si coglie il desiderio di procedere a due velocità diverse: facciamo di tutto perché l’Europa si esprima con una sola voce all’esterno, ma non ha il potere di ridare fiato all’economia usando i suoi strumenti, perché non dispone di fondi pubblici o di politiche industriali attive. Inoltre l’UE non ha la capacità di intervenire sul costo del denaro o di controllare la Banca centrale europea. Con queste premesse, non condividiamo una simile filosofia.
Qualora venisse adottato il trattato di Lisbona, con l'approvazione della Commissione e le successive consultazioni parlamentari, verrebbero assunti cinque mila funzionari presso il Servizio europeo per l'azione esterna, a seguito di una decisione del Consiglio basata su una proposta del futuro vicepresidente.
Siamo contrari all’istituzione di questo servizio perché verrebbe investito dell’autorità per risolvere qualsiasi tipo di crisi militare. Riteniamo che manchi il controllo, un controllo che dovrebbe ottemperare alle più alte istanze democratiche, come avviene nei vari Stati membri.
Riteniamo che la filosofia proposta non colga lo spirito dell’Europa che il nostro gruppo vuole edificare, ovvero un'Europa che sia, di fatto, capace di intervenire su questioni che ci riguardano tutti profondamente, quali la recessione e il tasso di disoccupazione, attualmente il più alto dal 1930.
Per questi motivi, onorevoli colleghi, voteremo contro la relazione.
David Campbell Bannerman (EFD). – (EN) Signor Presidente, la relazione Brok è una chiara prova della nascita di un unico superstato dell'Unione europea. La pessima costituzione di Lisbona già ci impone un presidente e un ministro degli Affari esteri non eletti. Ora questa relazione aggiunge un nuovo servizio diplomatico europeo, il Servizio europeo per l'azione esterna, ma già le ambasciate rappresentano gli interessi nazionali.
Quali interessi nazionali potranno mai rappresentare questi nuovi diplomatici europei e queste nuove ambasciate? Di certo non gli interessi dei nostri Stati nazione, dei nostri imprenditori o delle nostre aziende; rappresenteranno piuttosto gli interessi della Commissione europea. Tutte le altre ambasciate nazionali diverranno superflue. Già oggi le ambasciate britanniche nel mondo stanno svendendo le loro proprietà.
Questo piano generale per la creazione di un superstato europeo si basa su frode, disonestà e negazione, ma i federalisti non stanno creando i nuovi Stati Uniti d'America. Stanno invece dando vita a una nuova Yugoslavia. Obbligando nazioni, culture ed economie molto diverse a convivere sotto una burocrazia rigida, non democratica e di stampo sovietico, vi state avventurando in acque terribilmente pericolose.
Ho lavorato per il governo britannico durante il processo di pace per l'Irlanda del Nord e ho assistito alle conseguenze della mancanza di democrazia. Non è bello. Ora noto che la democrazia sta venendo meno anche qui in Europa. Professate il vostro amore per la pace ma, tramite Lisbona e togliendo potere alle nostre ambasciate, state ancora una volta portando l'Europa verso una guerra.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signor Presidente, le azioni del Consiglio non sono trasparenti. Le decisioni sono di fatto prese nei numerosi e nebulosi gruppi di lavoro e in seno al Coreper. Nel 2008, solo l'1 per cento dei temi all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri degli esteri sono stati discussi pubblicamente.
In questo contesto, dalla fine degli anni ‘90 si è sviluppata la Politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) senza alcun tipo di consultazione o di controllo democratico. Con le stesse modalità sarà istituito il Servizio europeo per l'azione esterna, al quale dico esplicitamente “No”. Questo non deve accadere! Abbiamo bisogno di un vero controllo democratico parlamentare e di vera e democratica trasparenza.
Sono inoltre piuttosto sorpreso che proprio lei, onorevole Brok, sia diventato improvvisamente favorevole al controllo parlamentare. Non è proprio nell'ambito specifico della PESD che il trattato di Lisbona segnerà la fine del controllo parlamentare? Tuttavia, lei è a favore del trattato. Sul tema del controllo di bilancio, basta vedere lo scarico del Consiglio per capire come agisce il vostro gruppo. Non è forse vero che nelle prossime settimane il vostro gruppo voterà a favore dello scarico del Consiglio in seno alla commissione per il controllo di bilancio, benché il Consiglio non abbia fornito adeguate risposte?
Peccato che, nonostante il progetto parta con il piede giusto, esso si riveli di fatto ipocrita, non credibile e costituisca in ultima istanza un'ammissione dei difetti del trattato di Lisbona.
Rafał Kazimierz Trzaskowski (PPE). – (EN) Vi ringrazio signor Presidente, signor Commissario, signor Ministro; esordirò con un’osservazione di secondaria importanza. Per quanto provi una sconfinata ammirazione per l'afflato retorico dei nostri amici dell’UKIP, trovo interessante, in quanto provengo , dall'Europa centrale, la vostra volontà di renderci partecipi dell'esperienza del regime di Tito in Yugoslavia o del regime sovietico. Davvero interessante.
Innanzi tutto permettetemi di congratularmi con l’onorevole Brok per aver predisposto una relazione che rappresenta così splendidamente il sentire comune di questo Parlamento.
Con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona e del nuovo Servizio aumenterà la nostra capacità di parlare all'unisono. Riteniamo che il SEAE debba essere il più vicino possibile alla Commissione, in quanto solo il metodo comunitario garantisce la coerenza delle nostre azioni; l’importante è che i punti di vista di tutti siano tenuti in considerazione alla stessa stregua.
Per risultare credibile, il Servizio deve ricevere la massima legittimazione democratica possibile e sono quindi benvenuti tutti gli sforzi tesi a tutelare i poteri di esame del Parlamento.
Dobbiamo inoltre assicurarci che il Servizio sia realmente di qualità e goda della fiducia di tutti. Dobbiamo impegnarci al massimo affinché la Commissione, il Consiglio e i 27 Stati membri nominino il personale più adatto per prendere servizio presso il SEAE. Tutto il personale dovrà quindi beneficiare dello stesso status: lavorare per il servizio deve essere considerato come parte integrante della carriera a livello nazionale. Il personale del Servizio deve essere scelto sulla base del merito e nel rispetto di un adeguato equilibrio geografico per rispondere a timori infondati di favoritismi.
Il trattato di Lisbona è importante e diverso da tutti gli altri poiché gran parte del suo successo dipende dalla sua piena attuazione. Mi auguro che gli approfondimenti del Parlamento aiuteranno il Consiglio e la Commissione ad attuare effettivamente il trattato al fine di aumentare la nostra capacità di parlare a una sola voce.
Proinsias De Rossa (S&D). – (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con l'onorevole Brok per la sua relazione e appoggiare la pronta istituzione del SEAE quale servizio democraticamente responsabile. Nutro grandi speranze sulla possibilità offerta dal Servizio di creare maggiore coerenza fra i nostri obiettivi politici e le decisioni, soprattutto in considerazione del loro impatto a livello mondiale sullo sviluppo sostenibile, sui diritti umani e sull'eliminazione della povertà.
Sino ad oggi non siamo riusciti a garantire coerenza alle nostre politiche, che spesso, per quanto riguarda quelle commerciali, sono in netto contrasto con la politica di cooperazione allo sviluppo. Desidero inoltre mettere in guardia contro l’eventualità di inglobare la politica per lo sviluppo nella politica estera. Occorre un servizio autonomo per lo sviluppo che risponda ad un commissario autonomo per lo sviluppo e gli aiuti umanitari. Per garantire coerenza, servono analisi comparative, selezioni e valutazioni d’impatto in merito alle decisioni proposte in quanto si ripercuotono sugli obiettivi della politica di sviluppo.
Louis Michel (ALDE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con l'onorevole Brok e lo ringrazio per la notevole relazione – addirittura eccellente, oserei dire – che ci ha sottoposto.
La creazione del nuovo servizio esterno costituisce un'opportunità da non lasciarsi sfuggire. Il Parlamento deve opinione avere voce in capitolo non solo in merito al bilancio, ma anche sulla struttura generale del servizio. Com'è stato detto, il SEAE dovrà avere specifiche regole di funzionamento interne, delle quali non possiamo fare a meno e che riflettono lo spirito del trattato. Agire diversamente significherebbe suscitare la sfiducia di alcuni Stati membri, e sto pensando in particolare agli Stati più piccoli e di più recente adesione.
Dobbiamo concentrarci sull'essenza del mandato del servizio esterno, fissare la strategia e le priorità politiche e rendere coerente l’intera azione esterna. E' importante non cadere nella trappola della duplicazione di competenze fra servizio esterno e delegazioni della Commissione, ma sviluppare invece un servizio specifico che generi valore aggiunto all'azione esterna congiunta. Il SEAE deve essere pienamente in linea con la Commissione, senza allontanarsi dai propri compiti per sostituirsi o ispirare l'azione intergovernativa. Desidero inoltre aggiungere che il profilo dell'Alto rappresentante/vicepresidente è assolutamente cruciale per il valore aggiunto del servizio.
Per finire, signor Presidente, siamo entrambi concordi sul fatto che l’ambito dello sviluppo persegue i propri scopi, ma rimane al contempo uno strumento di politica esterna. Negarlo sarebbe ingenuo. Una soluzione potrebbe essere che il commissario per lo sviluppo continui ad essere responsabile della programmazione, assieme all'Alto rappresentante.
La mia ultima osservazione è che questa discussione non può essere disgiunta dalla discussione sul bilancio per il Fondo di sviluppo europeo.
Bastiaan Belder (EFD). – (NL) Signor Presidente, ora che ci siamo lasciati il referendum irlandese alle spalle, il Parlamento europeo sta nuovamente cercando un'identità, e lo fa con molto entusiasmo. Questa relazione traccia il quadro utopico di un servizio esterno che dovrebbe attuare la politica estera e di sicurezza comune (PESC), non ancora attiva.
Di questa relazione colpisce in particolare un elemento, ovvero l'eroico tentativo di spingere la Commissione a gettare tutto il suo peso istituzionale sul piatto della bilancia. Ma qual è il motivo alla base di questa posizione? Ritengo che molti dei miei colleghi vogliano servirsi del Servizio esterno come cavallo di Troia per ottenere il controllo della PESC attraverso la Commissione.
E' deplorevole che il Parlamento europeo e le altre istituzioni ancora non abbiano la più pallida idea del funzionamento del SEAE. Il processo graduale menzionato nel paragrafo 4 rappresenta un'avventura istituzionale decisamente rischiosa e si concluderà sicuramente con lacrime istituzionali, se mi consentite il gioco di parole.
György Schöpflin (PPE). – (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi a quanti appoggiano la relazione Brok ed esprimere la mia fascinazione per la paranoia proveniente da quel lato dell'Aula.
Il Servizio europeo per l'azione esterna è senza dubbio un elemento potenzialmente fondamentale nella promozione della coerenza delle relazioni tra UE e il resto del mondo, relazioni che spesso sono ambiziose, complesse e hanno un impatto significativo sul mondo extraeuropeo. E' quindi vitale che queste attività siano debitamente coordinate per permettere alle politiche comunitarie di conseguire i risultati attesi. In effetti, dopo la sua entrata in servizio, il SEAE influenzerà la posizione dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza comune, com’è stato già osservato, di promozione della democrazia, di diritti umani, di trasferimento degli aiuti e delle complesse questioni inerenti lo sviluppo.
La questione della coerenza è fondamentale. Se nelle varie zone d’Europa le questioni politiche rivestono diversa importanza, l'impatto sarebbe diverso ed avrebbe probabilmente conseguenze non desiderate. In tal senso la coerenza è fondamentale e il Servizio europeo per l'azione esterna avrà quindi la grande responsabilità di lavorare insieme alle altre istituzioni dell'Unione europea caratterizzate da una dimensione esterna. Chiaramente, sarà l'efficacia del Servizio ad improntare il lavoro dell'Alto rappresentante, ma, a medio termine, il lavoro si ripercuoterà su tutte le istituzioni dell'Unione europea. E' un processo bidirezionale.
Da questa prospettiva, è essenziale che il Servizio risponda non solo all'Alto rappresentante ma anche, in senso più ampio, al Parlamento stesso. Il SEAE in fin dei conti rappresenta l'Unione europea in tutti i suoi aspetti e questo giustifica l'enfasi posta sull’informazione, la trasparenza e la coerenza.
Wolfgang Kreissl-Dörfler (S&D). – (DE) Signor Presidente, un'Europa, una voce! Abbiamo compiuto un altro passo importante verso una politica estera comune per gli Stati membri. Il fattore decisivo è affidare la posizione di Alto rappresentante ad una persona competente, forte, indipendente e dobbiamo assicurarci che disponga di sufficiente margine di manovra e libertà per sviluppare e strutturare il Servizio in base alle esigenze e, naturalmente, in linea con i principi dell'Unione europea, incluso il rispetto dei diritti umani fondamentali. Questo è sui generis.
E' essenziale che il processo avvenga in modo trasparente, che il Parlamento svolga un ruolo adeguato e che i diritti e il controllo di bilancio restino di competenza dell'autorità di bilancio. Rimane comunque fondamentale che i governi nazionali diano una volta per tutte la priorità e il pieno appoggio, non più ai loro interessi, ma al servizio e alle sue competenze, senza intromettersi costantemente , cosa cui siamo purtroppo abituati.
Deve inoltre risultare chiaro quanto sia per noi importante che la politica dello sviluppo resti indipendente, perché sono tematiche che non devono essere affiancate in modo arbitrario. Dobbiamo considerare il nuovo servizio e l’incarico per cui abbiamo lottato per tanti anni come un'opportunità per il futuro, senza ostacolare il progetto sin dall'inizio. Un'Europa, una voce! Questo è il nostro compito ed è su questo che ci dobbiamo concentrare: niente di più e niente di meno.
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, cosa ci prefiggiamo di ottenere con il Servizio europeo per l’azione esterna? Vogliamo stabilire le priorità politiche dell'Unione europea per il XXI secolo. Molti paesi e molti cittadini extracomunitari si aspettano che l'Europa svolga un ruolo forte nel mantenimento della pace, nella prevenzione dei conflitti e, in zone dove questi strumenti non sono serviti, ristabilisca la pace e aiuti nel processo di ricostruzione del paese in questione. Per questo ha senso istituire un dipartimento per il consolidamento della pace.
Tuttavia nel corso dei negoziati alcuni rappresentanti degli Stati membri in seno al Consiglio hanno frenato molto, compresi i rappresentanti di Stati membri che sono di solito considerati europeisti. Nel migliore di casi avevano un piede sull'acceleratore e un piede sul freno, portando a molta agitazione, ma a poco movimento. Speriamo quindi che i negoziati per un Servizio europeo per l'azione esterna controllato dal Parlamento europeo siano fruttuosi. I cittadini europei vogliono parlare con una sola voce. Anche i cittadini non europei se lo aspettano. Il SEAE non sarà in grado di conseguire questo risultato da solo però rappresenta un passo avanti nella buona direzione. Adoperiamoci affinché ciò avvenga.
Lorenzo Fontana (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che, vista l'importanza della tematica in discussione, il Parlamento avrebbe dovuto disporre di più tempo per esprimere la propria posizione al Consiglio. Invece il passaggio in commissione è durato pochi giorni e dibattiamo ora in Plenaria a due giorni dall'adozione del provvedimento in commissione affari costituzionali.
La proposta di istituire il Servizio diplomatico europeo è un salto in avanti rispetto a quanto strettamente previsto dai trattati. Inoltre, il Servizio per l'azione esterna comune, così come configurato dal rapporto, sembra difficilmente integrabile con i ministeri degli Esteri degli Stati nazionali. Cosa succederà a questi ultimi? Si dissolveranno? Sembra irrealistico.
Inoltre, le competenze di queste ambasciate, per esempio sui visti, come si integreranno con il lavoro già svolto dalle ambasciate nazionali? I cosiddetti ambasciatori dell'Unione europea da chi saranno nominati? Dalla Commissione come sembra oppure gli Stati nazionali potranno dire la loro? Inoltre, il fatto di chiamare le future rappresentanze "ambasciate" è provocatorio, visto che la Costituzione europea, che prevedeva un ministro degli Esteri europeo non è stata approvata. Non si può far finta che non ci siano stati i "no" olandese e francese alla Costituzione europea.
Andrzej Grzyb (PPE). – (PL) Signor Presidente, il nostro progetto di Unione europea è unico e lo abbiamo ribadito più volte. L'entrata in vigore del trattato di Lisbona, che mi auguro verrà attuato efficacemente, comporterà la creazione di nuove istituzioni, fra le quali il Servizio europeo per l'azione esterna, volto essenzialmente a conferire efficacia e coerenza alle relazioni esterne.
Come precisato dalla commissario Ferrero-Waldner, si tratterà di una struttura sui generis ma è anche opportuno ricordare che, come già detto dall’'onorevole Brok, la creazione del SEAE deve basarsi sui principi fondamentali di efficacia, trasparenza e di un mandato democratico. L'efficacia deve essere garantita dal consenso sulla creazione di un Servizio europeo per l'azione esterna fra le istituzioni – e a questo proposito mi compiaccio per le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione – nonché dall'inclusione di temi legati all'aiuto allo sviluppo, agli aiuti umanitari, all'allargamento e al commercio internazionale. L'Unione europea deve far sentire una voce forte sulle questioni connesse alla politica energetica e la solidarietà, per esempio.
A proposito di trasparenza, mi aspetto che si giunga ad un equilibrio al momento di istituire il Servizio europeo per l'azione esterna. Non mi riferisco solamente ad un equilibrio fra istituzioni, ma anche ad un equilibrio geografico nella scelta delle relative nomine. Questo elemento è di vitale importanza e non smetterò di sottolinearlo. Se, per esempio, consideriamo la direzione generale RELEX o le delegazioni della Commissione al di fuori dell'Unione europea, è possibile notare la mancanza di equilibrio. Il Servizio deve essere istituito sulla base di standard democratici e mi aspetto che il Parlamento svolga un ruolo significativo, sia nel processo d’istituzione sia nei successivi colloqui con i candidati a capo delegazione, unitamente alla commissione per gli affari esteri.
Per quanto riguarda la formazione del personale si propone la creazione di una scuola diplomatica europea. E' un'importante operazione, ma desidero cogliere quest’opportunità per ribadire che vi sono, in effetti, centri nazionali e anche numerose scuole europee con una vasta esperienza nella formazione del personale sulla quale dovremmo fare affidamento. Mi sto riferendo a centri quali Bruges, Natolin, Firenze e Maastricht.
Cristian Dan Preda (PPE). – (FR) Signor Presidente, desidero esprimere il mio parere favorevole in merito all'istituzione del Servizio europeo per l’azione esterna che vedo come un passo avanti nella creazione di un'Europa più coerente e più efficace sulla scena internazionale.
Ritengo che la creazione di questo servizio conferirà una notevole dimensione politica al progetto europeo e un profilo più rivolto all'Europa.
Desidero insistere sulla necessità di coerenza nell'azione del Servizio per quanto attiene alle competenze amministrative e di bilancio; a questo fine, le relazioni con la Commissione e con il Parlamento sono essenziali.
Penso che il SEAE debba cooperare in modo stretto e diretto con il Parlamento per tenere costantemente informati gli eurodeputati sulle sue attività e sulle nomine per le posizioni principali. Del resto, l'Alto rappresentante sarà senz'altro una personalità molto conosciuta, ma anche gli altri membri del servizio dovranno essere persone di grande fiducia.
Permettetemi di risollevare la questione della selezione del personale. Credo, come hanno affermato altri onorevoli colleghi, che la rappresentanza geografica sia importante e che occorra trovare un equilibrio per i piccoli paesi e per i nuovi Stati membri.
Vorrei infine ricordare brevemente l'importanza della cultura europea comune che certamente si sta diffondendo nelle scuole e nelle istituzioni, ma credo sia comunque auspicabile portare avanti un'iniziativa coerente in materia attraverso la creazione di una struttura di livello europeo.
Mário David (PPE). – (PT) Signor Presidente, l'obiettivo primario da perseguire nella creazione del Servizio europeo per l'azione esterna è consolidare gli sforzi delle istituzioni europee, garantendo un nuovo servizio efficiente e in grado di articolare, formulare ed attuare una risposta europea alle sfide internazionali di oggi.
Il SEAE dovrebbe essere qualcosa di più della semplice somma delle parti; dovrebbe aggiungere valore agli sforzi attualmente compiuti dagli Stati membri e dall'Unione europea. In questo contesto, è essenziale che il metodo comunitario, che rende speciale l'Unione europea,venga posto al centro dell'attenzione. Per questo sostengo pienamente la relazione Brok, che difende e salvaguarda la stretta collaborazione tra la Commissione ed il futuro Servizio.
Vorrei a questo proposito fare due osservazioni. Prima di tutto, si sente la necessità di un coordinamento più stretto fra il presidente della Commissione e l'Alto rappresentante, che sarà anche vicepresidente della Commissione, affinché il Servizio sia più efficace e possa svolgere le sue funzioni senza ostacoli. In secondo luogo, si sente la necessità di un’alleanza tra Parlamento e Commissione per contrastare la probabile deriva intergovernativa, che potrebbe compromettere l'efficienza del servizio.
Il Parlamento deve perciò restare vigile e garantire che il Servizio europeo per l'azione esterna divenga un centro d'eccellenza, rappresentando le migliori competenze in materia di politica estera.
(Il Presidente dà la parola all’onorevole Dartmouth affinché possa rivolgere una domanda all’onorevole Preda per alzata di cartellino blu)
William (The Earl of) Dartmouth (EFD). – (EN) Onorevole Preda, nel suo intervento ha citato ”una cultura europea comune”. Ritiene che l'ammissione della Turchia nell'Unione europea sia pienamente compatibile con la cultura europea comune alla quale lei allude?
Cristian Dan Preda (PPE). – (RO) Nel mio intervento ho citato la cultura comune da una prospettiva diplomatica, in quanto parte di una cultura politica. Per quanto mi riguarda, credo che la Turchia faccia parte di questa cultura politica europea che vanta una tradizione diplomatica di tutto rispetto. Grazie per la domanda. Ne avrei dovuto parlare prima.
Ingeborg Gräßle (PPE). – (DE) Signor Presidente, in qualità di membro della commissione per il bilancio, mi preoccupa il modo in cui la Commissione e il Consiglio stanno escludendo il Parlamento dal Servizio europeo per l'azione esterna. Siamo gli unici a non avere ricevuto alcun documento in merito e a non essere stati coinvolti, eppure siamo obbligati ad accettare quanto negoziato. E' una vergogna!
Dalla discussione odierna e dalle dichiarazioni dei due rappresentanti ho dedotto che gli strumenti comunitari sono in fase di smantellamento. Assisteremo anche all’esclusione degli strumenti che interessano i diritti parlamentari, quali il regolamento di bilancio. Il Parlamento europeo deve fare attenzione. Dalla discussione, non mi risulta chiara la risposta alla domanda “Chi decide cosa?”. Credo sia una questione ancora aperta. Ritengo che, se i nostri diritti in materia di controllo di bilancio e di codecisione non vengono rispettati, sarà oltremodo difficile per noi lavorare insieme al Consiglio ed alla Commissione nei prossimi anni.
Richard Howitt (S&D). – (EN) Signor Presidente, desidero appoggiare la creazione di un Servizio europeo per l'azione esterna forte con rappresentanti geografici per tutto il mondo, con responsabilità in materia di Politica europea di difesa e sicurezza e che riunisca le funzioni di Consiglio e i Commissione in materia di pianificazione, prevenzione e gestione delle crisi.
Concordo tuttavia con la presidente Malmström sul fatto che questo non deve pregiudicare la responsabilità della Commissione in materia di sviluppo e allargamento; per questo ho collaborato con il mio collega, l'onorevole Gualtieri, per presentare un emendamento al paragrafo 6, lettera c al fine di riunire la programmazione e l'attuazione della politica europea per lo sviluppo.
Chi esprime delle critiche deve comprendere che il sistema attualmente in vigore presenta una serie di problemi, quali il fatto che l’Alto rappresentante non deve rispondere direttamente al Parlamento, la duplicazione di funzioni tra Consiglio e Commissione, la separazione tra il rappresentante speciale dell’UE e i capi delegazione della Commissione, diritti umani talora ignorati a favore di interessi commerciali e geopolitici, etc.
L’importante riforma introdotta dal trattato di Lisbona deve poter trovare attuazione e sono certo che sarà così.
Per concludere, Commissario Ferrero-Waldner, sono sicuro che saprà trattenere il suo entusiasmo dopo l'intervento dell’UKIP e che comprenderà che le ambasciate britanniche non sono in vendita.
Ivo Vajgl (ALDE). – (SL) Signor Presidente, oggi stiamo autorizzando l'Unione europea a fare tutto quanto in suo potere per occupare un ruolo più importante nella politica estera internazionale. Vorrei complimentarmi con l'onorevole Brok per la sua relazione dettagliata e molto ricca. Ritengo sia fondamentale che il nuovo Servizio svolga una funzione complementare ai servizi dell'Unione europea già esistenti, che continueranno ad operare. E' altresì importante che non venga raddoppiato o triplicato il numero della rappresentanze dell'Unione europea nel mondo, anche se pare che stiamo correndo proprio questo rischio.
Vorrei infine invitarvi a porre l'accento sul ruolo dei servizi consolari di tali nuove rappresentanze. I paesi più piccoli non dispongono di ampie risorse economiche e non hanno rappresentanze in tutt'Europa e in tutto il mondo; proprio per questo nutrono grandi speranze nel SEAE. Noi, in Slovenia, abbiamo acquisito una vasta esperienza di collaborazione con i diplomatici austriaci e vorremmo, signora Commissario, che tale forma di cooperazione venisse presa a modello.
Heidi Hautala (Verts/ALE). – (FI) Signor Presidente, Commissario Ferrero-Waldner, vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che l'Unione europea nella sua azione si è impegnata a rispettare i diritti umani, compresi ovviamente i diritti della donna, come già menzionato in quest'Aula. Io ritengo che il Servizio europeo per l'azione esterna accrescerà notevolmente le nostre possibilità di tenere in considerazione i diritti umani nel nostro lavoro, anche se ciò non avverrà spontaneamente.
Vorrei ci spiegaste in che modo intendete garantire che i diritti umani e le aspirazioni di parità siano recepiti dal futuro Servizio europeo per l'azione esterna. Vi porto un esempio: non tutte le attuali delegazioni osservano le sette linee guida in materia di diritti umani che abbiamo concordato insieme. Ora abbiamo l'opportunità, attraverso i programmi di formazione, ad esempio, di ribadire l'importanza di queste importanti questioni. La relazione Brok parla anche di formazione. Vorrei sentire la vostra opinione al riguardo.
Zoltán Balczó (NI). – (HU) Signor Presidente, la questione posta e discussa in quest'Aula, è se vi sarà un’iniziativa sovrastatale o se i 27 Stati membri avvieranno una stretta cooperazione istituzionale, mentre procediamo sul percorso verso il trattato di Lisbona. Le corti costituzionali stanno ora discutendo la questione e intendono prendere una decisione. A Strasburgo, prima della seduta iniziale, è stata issata la bandiera dell'UE ed è stato suonato l'inno europeo durante la parata militare. Uno Stato possiede un inno e una bandiera, la cooperazione no. In quest’Aula è stato detto che ci sarà un ambasciatore per rappresentarci nel mondo, che l'Europa deve parlare con una sola voce. Non siamo d'accordo. Ci aspettiamo un percorso diverso per l'Europa del futuro. Questo non ci rende paranoici, come sostengono quanti predicano la tolleranza. Vogliamo sempre l'Europa, ma un'Europa diversa da quella che vuole la maggioranza.
Íñigo Méndez de Vigo (PPE). – (EN) Signor Presidente, dato che l'oratore è stato così gentile da accettare di rispondere a una domanda, gliene voglio rivolgere anche io una. Il Real Madrid, una squadra di calcio spagnola, possiede un inno e una bandiera. Crede che sia uno Stato?
(Risate e applausi)
Zoltán Balczó (NI). – (HU) Di solito, nel corso di una parata militare, non si issa la bandiera di altri Stati suonando l'inno, come è invece successo in questo caso. Se lei ritiene che l'Europa sia assimilabile a una squadra di calcio, ha una visone molto personale della situazione. L'Europa non deve diventare un club di fanatici raccolti attorno ad una bandiera, anche se si può essere tifosi sfegatati; dovrebbe essere invece una squadra che rappresenta diversi punti di vista.
Danuta Maria Hübner (PPE). – (EN) Signor Presidente, stiamo tenendo la discussione sul Servizio europeo per l'azione esterna in un momento in cui serve una strategia europea a lungo termine su come lavorare con le altre parti del mondo in un periodo di cambiamenti radicali. Servono strategie coraggiose, visioni ed azioni concrete, tanto più che le potenze mondiali emergenti si stanno modernizzando più rapidamente di quanto l'Europa non abbia mai fatto e si stanno facendo valere sempre più.
La nostra riflessione geopolitica strategica in materia di politica estera non può limitarsi al cambiamento climatico ed alla sicurezza energetica. Una delle tre istituzioni che saranno praticamente attive nel quadro della politica estera – il presidente del Consiglio, il presidente della Commissione e l'Alto rappresentante – deve dimostrare di possedere le necessarie competenze strategiche e non limitarsi all’adozione di soluzioni a breve termine per i problemi contingenti, che porta a una politica estera del “minimo comune denominatore”. Secondo me, il candidato naturale per questo ruolo strategico è l'Alto rappresentante, che potrà contare sulle competenze tecniche e professionali del Servizio europeo per l'azione esterna.
Andrey Kovatchev (PPE). – (BG) La creazione di un Servizio europeo per l'azione esterna e un suo riuscito avvio segneranno un notevole successo politico per l'UE nel suo cammino verso una vera e propria politica estera e di sicurezza europea. In questo modo l'Europa potrebbe parlare davvero con una sola voce e rispondere alla provocatoria domanda posta da Henry Kissinger: “Che numero chiamo se voglio parlare con l'Europa?”, perché il numero di telefono sarebbe quello dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune. Oggi, per capire quale sia la posizione dell'Europa, dobbiamo conoscere 27 numeri di telefono, uno per ogni singolo Stato membro.
E' evidente che, affinché tale servizio possa diventare operativo, il futuro Alto rappresentante deve sottoporre al Parlamento la sua proposta per l’istituzione del Servizio. Spero che questa persona prenderà in considerazione la relazione Brok e che ci sarà un’equa e adeguata rappresentanza di tutti gli Stati membri e, in particolare, di quelli nuovi.
Krisztina Morvai (NI). – (EN) Signor Presidente, è davvero interessante sentire l’irritazione di alcuni deputati per il fatto che si metta in discussione questa famosa voce unica dell’Europa e l'intero status quo. Invito i cittadini europei che ci hanno eletti ad assistere a questa discussione via Internet, uno strumento trasparente, e a dirci cosa ne pensano.
Desideravo però affrontare anche un altro tema. Nel corso della discussione mi sono ricordata la visita della commissario Ferrero-Waldner al governo israeliano durante il sanguinoso conflitto di Gaza. Non dimenticherò mai, signora Commissario, come abbracciò e baciò gli esponenti del governo israeliano in quella terribile circostanza.
Come possiamo essere sicuri che, adottando questa risoluzione, qualcuno non andrà ad abbracciare e baciare i criminali di guerra a nome mio?
Elena Băsescu (PPE). – (RO) Vorrei innanzi tutto complimentarmi con l'onorevole Brok per la sua relazione. Come ha detto l’oratore che mi ha preceduta, sono passati trent'anni da quando l'allora Segretario di Stato Henry Kissinger rivolse la celebre domanda: “Che numero chiamo se voglio parlare con l'Europa?”. La nomina di un Alto rappresentante e l’istituzione di un servizio esterno consentiranno all'Unione europea di rispondere a questa domanda.
Credo che, con queste premesse, la diplomazia europea sarebbe in grado di svolgere un ruolo più attivo e decisivo nella difesa degli interessi basilari dell'Unione europea, anche in materia di sicurezza energetica.
Mi rallegro del fatto che l'Alto rappresentante e i responsabili delle missioni diplomatiche dovranno impegnarsi in un dialogo permanente con il Parlamento europeo.
Rispetto al distacco di personale presso il Servizio esterno, ritengo che, oltre a garantirne le capacità e le competenze necessarie, si debba anche assicurare una corretta e proporzionata rappresentanza di tutti gli Stati membri.
Piotr Borys (PPE). – (PL) Signor Presidente, desidero anch'io unirmi ai ringraziamenti per la splendida e circostanziata relazione. Grazie all'istituzione di un Servizio europeo per l'azione esterna, l'Unione europea potrà avere una presenza attiva sulla scena internazionale quale creatrice di politica internazionale, facoltà di estrema importanza. Siamo di certo tutti concordi nel dire che la questione della qualità dei servizi è principalmente responsabilità della Commissione e degli Stati membri e che, in questa vicenda, è necessaria la cooperazione fra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.
Cionondimeno, desidero chiedere al commissario se, sulla base dei suoi contatti con il Parlamento europeo, intraveda una possibilità pratica di servirsi del nostro lavoro sotto forma di cooperazione attiva, ad esempio tramite delegazioni interparlamentari. Credo vi siano molti forum in cui l'Alto rappresentante ed il Servizio europeo per l'azione esterna potrebbero lavorare fattivamente con il Parlamento, anche tramite delegazioni. Si è pensato anche a questo?
Riikka Manner (ALDE). – (FI) Signor Presidente, signora Commissario, mi sia consentito ringraziare il relatore per la sua ottima relazione. Desidero tuttavia sottolineare che, per poter avviare il Servizio europeo per l'azione esterna, dobbiamo porre molta attenzione ai piccoli Stati membri ed alle specificità di ogni singolo paese in termini di politica estera e di sicurezza. Solo in questo modo sarà possibile tradurre in realtà il SEAE.
E’ importante poi notare che la relazione pone l’accento sulla trasparenza e sulla democrazia. Ritengo si debba sottolineare la rilevanza specifica delle questioni della sicurezza cooperativa in relazione al SEAE. L'Unione europea è stata fondata su principi di pace e di stabilità e possiamo promuovere questi valori a livello mondiale, segnatamente mediante l'aiuto umanitario, la cooperazione allo sviluppo, la gestione delle crisi ed il commercio internazionale.
Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio. – (EN) Signor Presidente, è stato interessante osservare che alcuni dei parlamentari che hanno parlato così calorosamente di democrazia non riescano ad accettare il fatto che il trattato di Lisbona sia stato adottato democraticamente da 26 parlamenti nazionali tramite un referendum.
(Applausi)
Manca ancora una firma, lo so, ma nutro molto speranze sia sull’entrata in vigore del trattato in tempi rapidissimi e sia sul fatto che presto disporremo di un Servizio europeo per l'azione esterna. E' un risultato positivo, che gode del sostegno degli Stati membri e dei parlamenti nazionali e, se date un'occhiata ai sondaggi Eurostat per esempio, noterete che il progetto è sostenuto anche dai cittadini dell’Unione europea. Questo perché pensano, come noi del resto e come la maggior parte dei parlamentari europei, che sia importante per l'UE poter agire in modo più coerente e più forte se davvero vogliamo promuovere i nostri valori e adoperarci per la pace e la democrazia a livello mondiale.
Dovremmo naturalmente evitare l'inutile burocrazia e la duplicazione, ma, come ha detto la commissario Ferrero-Waldner, ci accingiamo a costruire dal nulla un nuovo organismo, una struttura sui generis, e pertanto dobbiamo trovare la maniera giusta per farlo. Ciò che il Coreper sta discutendo in cooperazione con il Consiglio, con la Commissione e con alcuni parlamentari europei – l'onorevole Brok e altri; io personalmente ho avuto numerosi incontri con l'onorevole Buzek proprio per tenere informato il Parlamento – è il quadro generale e i compiti del futuro Servizio europeo per l'azione esterna. Questo punto deve ora essere discusso a livello politico e sarà compito dell'Alto rappresentante precisarne in seguito i dettagli in stretta collaborazione con il Parlamento europeo e attraverso il dialogo costante. Ne sono convinta.
Permangono comunque questioni irrisolte. L’importante è che l'Alto rappresentante disponga degli strumenti adatti per portare avanti il suo mandato nel modo più efficace; deve quindi essere responsabile del bilancio amministrativo della SEAE e della nomina delle autorità. Certamente, qualunque sia la soluzione legale prescelta - e si terranno ancora discussioni in merito in questa sede – si devono sempre rispettare le norme di bilancio vigenti e garantire un'adeguata rendicontazione.
Il Consiglio potrebbe non essere d'accordo con tutti i punti della relazione Brok, ma ritengo che si tratti di un valido contributo al dibattito in corso. Auspico il più ampio sostegno del Parlamento alla relazione e desidero ringraziare l'onorevole Brok per il suo lavoro e per la discussione odierna.
Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, consentitemi di precisare che non stiamo decidendo se ci sarà o meno un Servizio europeo per l'azione esterna: la sua creazione è già stata decisa con il trattato di Lisbona. Come ha appena detto la presidente Malmström, ed anche io ne sono pienamente convinta, il trattato entrerà in vigore in tempi brevissimi.
Desidero riprendere alcune osservazioni presentate nel corso della discussione; credo ne valga la pena. Innanzi tutto la Commissione si adopererà al massimo per il successo del SEAE; sarà un impegno voluto e condiviso da tutte le istituzioni europee e dagli Stati membri sin dall'inizio. Sulla scorta della mia esperienza in qualità di commissario per le relazioni esterne, credo che il nostro modo di agire cambierà notevolmente in futuro. A mio parere inoltre l'Alto rappresentante/vicepresidente deve necessariamente disporre di un certo livello di autonomia di gestione e di bilancio.
Al contempo, è ovvio che il SEAE avrà bisogno di legami molto stretti con un'ampia gamma di servizi della Commissione e la collaborazione è quindi fondamentale. Giustamente il Parlamento chiede che siano garantite regole di bilancio trasparenti e affidabili per il SEAE. E' una richiesta chiara e credo che troveremo insieme la formula più adatta.
In secondo luogo, ai sensi del trattato, la responsabilità politica del Parlamento europeo passa attraversi il presidente della Commissione, l'Alto rappresentante/vicepresidente e altri membri della Commissione. Ci rallegriamo per il chiaro segnale lanciato nella relazione Brok sul fatto che l'Alto rappresentante/vicepresidente dovrebbe avere potere di nomina del personale del SEAE e del personale qualificato delle delegazioni.
Nel nuovo sistema, i responsabili delle delegazioni e altro personale qualificato del SEAE saranno funzionari comunitari, soggetti alle norme dello Statuto dei funzionari e a specifiche procedure di nomina e obblighi di indipendenza. Abbiamo qualche riserva sulle conseguenze derivanti dall’individuare un solo gruppo per le audizioni parlamentari; anche se si trattasse solo di audizioni per una nomina più politica, varrebbe la stessa considerazione. Credo che questa procedura non sia in linea con la prassi in uso negli Stati membri.
Comprendiamo l’interesse del Parlamento ad approfondire lo scambio, di tipo formale o informale, con gli alti funzionari chiave del SEAE e delle delegazioni che, a mio parere, può avvenire solo dopo la nomina di qualcuno che potrà recarsi in Parlamento per discutere con i parlamentari.
Ho notato con grande piacere che si è parlato di diritti umani e di diritti della donna. Posso solo dirvi che tutte le istituzioni comunitarie sono impegnate sul tema dell'integrazione di genere e questo impegno varrà anche per il SEAE. Le nomine però devono basarsi anche sul merito, criterio che dovrà quindi andare di pari passo con l’integrazione di genere.
Vorrei fare un breve commento sul governo israeliano e sulla mia visita in Medio Oriente. Dopo il conflitto di Gaza era indispensabile ottenere il cessate il fuoco. Ho cercato di dare il mio contributo e credo sia stato in particolare grazie al mio intervento se è stato possibile aprire corridoi umanitari e fissare tempi per la consegna degli aiuti umanitari in quel frangente così difficile e decisivo.
In conclusione, per quanto riguarda la questione delle delegazioni, queste ultime sono di fatto già aperte, come ho già avuto occasione di precisare. Le delegazioni del Parlamento europeo menzionate sono aperte ai commissari e ai membri del Consiglio, ma è un problema di programmazione. Sarà probabilmente così anche in futuro.
Elmar Brok, relatore. – (DE) Signor Presidente, Presidente Malmström, signora Commissario, onorevoli colleghi, gli attacchi portati in questa sede ad una politica estera e di sicurezza comune appartengono al passato. Secondo alcuni sondaggi d'opinione, il 70 per cento dei cittadini europei desidera una politica estera e di sicurezza comune più forte perché lo ritengono l'unico modo per mantenere la pace in Europa e salvaguardare gli interessi dell'Europa nel mondo. Le dichiarazioni apportate oggi appartengono al passato; sono proprio il tipo di dichiarazioni che hanno guidato l'Europa verso la guerra e vogliamo porvi fine.
Vogliamo che questa politica estera accresca la capacità di azione dell'Europa. Consentitemi di dire in modo esplicito che la politica estera non è compito dei parlamenti; la politica estera operativa deve essere responsabilità dell'esecutivo. E' così in tutte le nazioni. Questo significa che i parlamenti – e in questo caso il Parlamento europeo – abbiano pieno diritto di controllo. Deve essere chiarito sin d'ora in che modo questa nuova situazione si ripercuoterà sul bilancio, in quali settori si prevede un diritto all'informazione e in quali si deve invece prevedere un obbligo di rendiconto.
Vorrei invitare il Consiglio e la Commissione a fornire, nei loro documenti, minori informazioni sugli organigrammi e sui membri delle delegazioni nazionali che saranno nominati a specifici incarichi e a descrivere piuttosto i diritti del Parlamento nei documenti del Coreper, non limitandosi a precisare che i diritti del Parlamento devono essere salvaguardati. Credo sia necessaria un’azione al riguardo. Ritengo inoltre che l’Alto rappresentante/vicepresidente non ancora nominato dovrebbe essere coinvolto nella stesura delle proposte e non trovarsi di fronte al fatto compiuto. Bisogna pensarci. Presidente Malmström; sarebbe molto rassicurante se in futuro lei si riferisse all'Alto rappresentante come Alto rappresentante o vicepresidente della Commissione. Parleremmo allora tutti della stessa cosa e saremmo tutti sicuri di fare riferimento alla stessa carica.
(Applausi)
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si terrà giovedì 22 ottobre 2009.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Gabriele Albertini (PPE), per iscritto. – Il testo che ci apprestiamo a votare domani costituisce un'ottima base di lavoro per i negoziati che ci attendono.
Ringrazio l'on. Brok e la collega Neyts per l'eccellente lavoro svolto a dispetto del poco tempo disponibile. Su queste basi la commissione che ho l'onore di presiedere potrà dialogare in modo costruttivo ma fermo con il futuro Alto rappresentante e difendere il carattere comunitario del nuovo servizio di azione esterna. È questo essenzialmente il messaggio che vogliamo dare alla Commissione e al Consiglio – vogliamo un servizio che disponga di ampie competenze, che risponda alle nostre ambizioni di fare dell'Unione europea un attore politico mondiale e vogliamo che questo avvenga su basi consensuali, ossia con il coinvolgimento e il sostegno di tutte e tre le istituzioni – Parlamento, Commissione e Consiglio.
Alla Commissione rivolgo quindi l'esortazione di essere coraggiosa nei negoziati e difendere il modello comunitario e al Consiglio reitero l'invito a coinvolgere fin dall'inizio questo Parlamento, e in particolare la commissione che presiedo, nei negoziati in vista della realizzazione di questa cruciale tappa nella creazione di una vera politica estera europea.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) La creazione del Servizio europeo per l'azione esterna è assolutamente necessaria per migliorare l'efficacia dell'azione esterna dell'Unione europea. Il suo scopo è promuovere una politica estera più coerente ed elevare il profilo dell'Unione europea a livello internazionale. Il conseguimento di questi obiettivi dipende dal come decideremo di organizzare il Servizio.
La relazione contiene molte proposte estremamente importanti, come la necessità di un’organizzazione per quanto possibile snella che eviti doppioni. Per questo motivo sono a favore all’accorpamento delle delegazioni della Commissione nei paesi terzi, degli uffici di collegamento del Consiglio e degli uffici dei rappresentanti speciali dell'UE, nonché alla creazione di ambasciate dell'Unione europea. Dal punto di vista dell'efficacia trovo inoltre interessante la proposta che a tali delegazioni siano conferite alcune funzioni consolari, quali il rilascio di visti Schengen.
Vorrei ribadire la necessità di formazione del personale per erogare un servizio professionale che soddisfi le esigenze dei cittadini. La creazione di una scuola diplomatica europea mi sembra la soluzione ideale per formare il personale diplomatico su norme comuni al fine di garantire coerenza al SEAE. In futuro, una carriera diplomatica a livello europeo potrebbe attrarre quanto la carriera diplomatica a livello nazionale.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa relazione non è altro che l’ennesimo deplorevole documento con i quali il Parlamento europeo cerca di influenzare, nel senso negativo del termine, l’operato dell'Unione europea, avvalendosi della personalità giuridica conferitagli dal trattato di Lisbona, benché non sia ancora entrato in vigore in quanto stiamo aspettando la ratifica della Repubblica Ceca.
Questa relazione è sintomatica della natura militaristica dell'Unione europea. Lo scopo della relazione è far sì che la politica estera serva gli interessi dell'espansionismo militare delle maggiori potenze in seno all'Unione europea, approfittando di quanto hanno inserito nel trattato di Lisbona per accrescere i propri poteri decisionali, sebbene vi siano alcuni Stati membri con opinioni diverse.
Ecco un esempio di quanto detto, tratto dalla relazione: “le unità di gestione delle crisi militari e civili devono essere poste sotto l'autorità dell'Alto rappresentante, anche se la struttura di comando e organizzativa potrebbe differire da quella del personale civile; la condivisione delle analisi di intelligence tra i soggetti che operano in seno al SEAE è di importanza vitale per assistere l'Alto rappresentante nell'espletamento del suo mandato, consistente nel condurre una politica esterna dell'Unione che sia coerente, omogenea ed efficace”.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la primavera scorsa il Parlamento europeo ha adottato la relazione Dehaene sull’impatto del trattato di Lisbona sull'equilibrio istituzionale dell’Unione europea. Il Parlamento richiedeva che le future nomine ai posti chiave dell'UE tenessero anche conto della parità di genere. Ora, pochi mesi dopo, il Parlamento europeo adotta una posizione, molto chiara, che è ancora più rigorosa in termini di attuazione della parità. La vicepresidente della Commissione, Margot Wallström, è stata quanto mai proattiva sulle tematiche delle pari opportunità e il presidente rieletto della Commissione, José Manuel Barroso, ha promesso di avere un occhio di riguardo per la questione delle pari opportunità in sede di formazione della nuova Commissione. Gli Stati membri però si trovano in una posizione critica. Non ho dubbi sul fatto che troveremo candidati adatti, uomini e donne, in tutti gli Stati membri dell'Unione europea. Grazie.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il trattato di Lisbona prometteva di introdurre una serie di cambiamenti. L'Unione europea sarebbe diventata più dinamica e più democratica, il Parlamento europeo avrebbe avuto maggiori poteri di codecisione e i cittadini avrebbero avuto il loro referendum europeo. Invece, gli Stati membri sono sotto pressione in vista di un possibile allontanamento dalla carica dei commissari. E' giunto il momento che l'UE mostri la sua buona volontà e chieda una volta per tutte il parere dei cittadini in merito all'adesione della Turchia. I referendum sembrano però fatti solo per ignorarne l’esito. E' difficile capire in che modo l'UE possa diventare più dinamica se il trattato delinea solo sommariamente le responsabilità degli incarichi recentemente creati. Sorgeranno inevitabilmente conflitti anche in merito al nuovo Servizio europeo per l'azione esterna, i cui diritti di accesso non sono ancora stati chiariti. Il nostro cospicuo bilancio diventa sempre più oneroso e finanzia una rete sempre più fitta di agenzie comunitarie con inevitabili duplicazioni di sforzi e sovrapposizione di autorità. Ritengo pertanto sia importante conservare l'equilibrio in modo che il nuovo sistema da un lato non dia luogo a doppioni ma consenta invece di sfruttare le sinergie e, dall'altro, non permetta di aggirare il controllo parlamentare né di bloccare gli Stati membri, mantenendo così immutate le autorità nazionali. Il nuovo organismo deve inoltre disporre della necessaria autorità per lavorare in modo efficace con i partner strategici dell'Europa.
Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto. – (PL) Onorevoli colleghi, l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna è un progetto eccezionale e particolarmente degno di appoggio. Il suo scopo è assistere l'Alto rappresentante, ma al contempo dobbiamo garantirne un adeguato livello di preparazione nonché la giusta dimensione di rappresentanza istituzionale e nazionale. La selezione del personale da destinare al Servizio deve basarsi su chiari principi di trasparenza e uguaglianza. E' opportuno notare che il Servizio europeo per l'azione esterna aumenterà la possibilità di ricevere assistenza diplomatica poiché ogni cittadino potrà richiederla. Si tratta di un'estensione de facto dell'attuale possibilità di richiesta di assistenza ai servizi diplomatici di un altro Stato membro, qualora il paese europeo d'origine non possieda un ufficio consolare o diplomatico in un determinato paese. Il Servizio europeo per l'azione esterna dovrebbe poi costituire un valore aggiunto grazie alla sinergia delle sue tre componenti di base: servizi che nascono in seno all'attuale Commissione europea, al Consiglio e agli Stati membri. A mio parere, anche il personale del SEAE dovrebbe provenire da queste tre risorse, garantendo in questo modo la professionalità, l’efficacia e l’unicità del Servizio. L'efficacia può essere conseguita anche attraverso le numerose rappresentanze dell’UE frutto della trasformazione delle attuali rappresentanze della Commissione. Concordo con l’onorevole Grzyb sul fatto che si potrebbe ovviare alla creazione di una scuola diplomatica europea ricorrendo ai centri regionali e nazionali per la formazione professionale dei futuri diplomatici, che godono già di ottima reputazione in Europa.