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Procedura : 2009/2697(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0095/2009

Discussioni :

PV 21/10/2009 - 9
CRE 21/10/2009 - 9

Votazioni :

PV 22/10/2009 - 8.6
PV 22/10/2009 - 8.9
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2009)0058

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 21 ottobre 2009 - Strasburgo Edizione GU

9. Preparazione della riunione del CET e del vertice UE-Stati Uniti (2 e 3 novembre 2009) – Cooperazione transatlantica giudiziaria e di polizia (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione congiunta sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione su:

1. Preparazione della riunione del CET e del vertice UE-Stati Uniti (2 e 3 novembre 2009) e

2. Cooperazione transatlantica giudiziaria e di polizia.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, come sapete le nostre relazioni con gli Stati Uniti e la cooperazione transatlantica fra gli USA e l'Unione europea sono di estrema importanza. Sono una pietra miliare della politica estera europea, che ci rende più uniti ed è fondata sui valori di libertà, democrazia e rispetto per i diritti umani e per il diritto internazionale. La nuova amministrazione statunitense ha manifestato grande interesse nell’approfondire e consolidare i legami con l'Europa. Il primo Consiglio economico transatlantico con l'amministrazione Obama si terrà il 26 e 27 ottobre; subito dopo, il 3 novembre, si svolgerà il vertice UE-USA. Si tratta di due importanti opportunità per potenziare le nostre relazioni ed è per questo che la discussione odierna è particolarmente significativa.

Consentitemi di ricordare alcuni ambiti dell'attuale cooperazione e per i quali auspico il conseguimento di risultati e l'instaurarsi di relazioni ancora più strette nel corso del vertice.

Per quanto riguarda il clima, ci rallegriamo delle maggiori ambizioni manifestate dagli Stati Uniti. Dobbiamo collaborare con l'amministrazione americana per giungere, nel corso del vertice di Copenhagen, ad un accordo completo e vincolante a livello mondiale. Esortiamo gli Stati Uniti a fissare obiettivi comparabili a quelli fissati dall'Unione europea; queste due potenze devono essere pronte, insieme, a sostenere misure quali la riduzione delle emissioni, l'adattamento, il finanziamento e altre forme di sostegno per i paesi in via di sviluppo.

Un altro tema importante è, naturalmente, la crisi economica e finanziaria. Sarà necessaria una strettissima cooperazione per il rispetto degli accordi assunti in occasione del vertice G20 e per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari. Insieme, ci adopereremo per portare a conclusione il Ciclo di Doha con un bilancio positivo nel 2010, perché è estremamente importante per gli sforzi di promozione della ripresa e per contrastare il protezionismo.

Vorrei affrontare ancora una serie di questioni regionali, quali ad esempio l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran, il Medio Oriente, la Russia e i Balcani occidentali. Abbiamo instaurato dei legami di cooperazione regolari e più stretti in materia di gestione delle crisi, che trovano espressione, ad esempio, nella partecipazione statunitense in una missione civile della PESD, ovvero la missione Eulex in Kosovo.

Stiamo inoltre cooperando su questioni energetiche, sebbene tale cooperazione debba essere intensificata, e speriamo di poter istituire un consiglio speciale per l'energia fra Unione europea e Stati Uniti a livello ministeriale.

Entrambe le parti hanno interesse a rafforzare la cooperazione per quanto riguarda questioni giuridiche e interne. Tornerò su questo punto a breve, perché ma pare di capire che le discussioni siano state unite.

Per quanto riguarda la non proliferazione e il disarmo, la cooperazione fra l'UE e l'amministrazione statunitense ha preso un nuovo slancio e il presidente Obama annette priorità alla questione. Auspichiamo che questo interesse si traduca in una nuova dichiarazione congiunta sulla non proliferazione e il disarmo in occasione del vertice di novembre.

Su entrambe le sponde dell'Atlantico vi è interesse nell’intensificare la cooperazione in materia di sviluppo in considerazione del fatto che Stati Uniti e Unione europea sono responsabili della stragrande maggioranza degli aiuti allo sviluppo a livello mondiale. L'imminente vertice rappresenta un'eccellente opportunità per discutere ai massimi livelli di questo e di altri temi correlati. La presidenza svedese è molto lieta di poter rappresentare l'Unione europea in tale occasione.

Vorrei parlare brevemente del partenariato economico e del Consiglio economico transatlantico. Il CET ci fornirà un meccanismo al massimo livello per accelerare gli attuali negoziati e individuare nuove aree di cooperazione normativa. Dobbiamo definire un programma di lavoro CET per l'anno prossimo in modo da disporre di un forum di cooperazione dove affrontare tematiche relative alla globalizzazione e ai rapidi cambiamenti tecnici e tecnologici. Sin qui il CET è stato un forum importante, ma potrebbe essere sicuramente migliore, soprattutto su questioni strategiche più ampie legate all'economia transatlantica e alle sfide economiche comuni. Il Consiglio economico transatlantico assume un ruolo ancora più centrale oggi alla luce della crisi finanziaria.

Consentitemi ora di spendere alcune parole sulla cooperazione giudiziaria e di polizia. Da alcuni tempi cooperiamo con gli Stati Uniti in questa sfera e abbiamo concluso una serie di accordi sull’estradizione e l’assistenza legale reciproca che entreranno in vigore fra qualche mese. Spesso discutiamo di questo con il Parlamento europeo, che è un partner attivo e molto impegnato in materia, a volte anche critico – il che è lodevole – basti ricordare la discussione sui dati d’identificazione dei passeggeri, ad esempio. Quando entrerà in vigore il trattato di Lisbona, l’influenza e il coinvolgimento del Parlamento europeo su tali temi non farà che aumentare.

Stiamo lavorando alla cosiddetta dichiarazione di Washington, che descriverà la situazione sulle questioni di politica legale e interna e la relativa cooperazione tra Unione europea e Stati Uniti. Questa dichiarazione deve essere rilevante ed essere seguita da misure concrete. Non bastano più parole eleganti, occorre una cooperazione tangibile e attiva.

Occorre affermare i nostri valori comuni, segnatamente la democrazia e lo stato di diritto, nonché il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali. Siamo naturalmente interessati a cooperare in tutti gli ambiti che costituiscono una minaccia a questi valori comuni.

Intendiamo avviare una rapida consultazione tra le due parti in caso di incidenti politici che possano eventualmente nuocere l’altra parte. Sottolineiamo le nostre ambizioni comuni di essere attivi nei forum internazionali per ottenere la piena attuazione degli obblighi multilaterali.

Stiamo cooperando per aumentare il livello di sicurezza dei documenti di viaggio e per l’introduzione dei passaporti biometrici quale standard internazionale e un importante obiettivo raggiunto è l’accordo sui dati personali dei passeggeri delle linee aeree. Insieme garantiremo che l’accordo trovi piena attuazione, tutelando al tempo stesso la privacy delle persone e il rispetto dei singoli sistemi nazionali.

L'elenco degli ambiti di cooperazione è lungo. Ne citerò solo alcuni: la tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale dei minori, il narcotraffico, la criminalità economica, le frodi informatiche, la corruzione, il blocco dei finanziamenti illeciti, la confisca dei proventi della criminalità organizzata, e la lotta al terrorismo. Sono necessari sforzi congiunti e, in una certa misura, coordinati.

Il nostro lavoro è stato finalizzato al miglioramento della cooperazione legale negli ambiti dell’individuazione, delle indagini e dell’incriminazione di criminali e terroristi transfrontalieri. Attendiamo l’accordo tra l’Unione europea e USA sull’estradizione e sulla mutua assistenza legale che entrerà in vigore all’inizio del nuovo anno.

I 27 Stati membri hanno già recepito l’accordo e un gruppo di lavoro congiunto è stato istituito tra UE e Stati Uniti per verificarne l’attuazione. E’ stata organizzata una serie di seminari per avvicinare le parti interessate e sostenerle nella loro attività di controllo dell’attuazione.

Vorrei infine affrontare altri tre punti; innanzi tutto i diritti umani e le libertà fondamentali, che ritengo un argomento di estrema importanza. La lotta contro la criminalità ed il terrorismo transfrontaliero spesso richiede lo scambio di dati personali che ci obbliga, in certa misura, a prenderci alcune libertà rispetto ai diritti ed alle libertà fondamentali; questa intrusione deve essere però controbilanciata dalla fondamentale e rigorosa protezione dei dati personali. La cooperazione e il dialogo in quest’ambito continuano e devono essere intensificati.

Il secondo aspetto riguarda le infrastrutture critiche. La nostra cooperazione deve valutare i danni che tali infrastrutture potrebbero subire in caso di calamità naturali, di attacchi terroristici o informatici. Le conseguenze potrebbero essere devastanti e la cooperazione trova ampio spazio in questo ambito.

In terzo luogo, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno iniziato ad operare sulla base dei principi di libertà, democrazia e giustizia, principi che siamo determinati a promuovere in tutto il mondo. Lo facciamo sempre quando lavoriamo insieme e quando siamo impegnati in seno alle organizzazioni internazionali, quali le Nazioni Unite.

La cooperazione tra ufficiali di collegamento e delegazioni si è rivelata un successo, ad esempio, nei Balcani occidentali, in Afghanistan e in Pakistan. Questa cooperazione deve essere intensificata e le misure correlate possono essere tra loro complementari. Dobbiamo inoltre coordinare meglio la nostra assistenza tecnica: portiamo avanti la cooperazione con i paesi donatori, nonché in tema di aiuti e sul piano operativo con l’America Latina e l’Africa occidentale come sostegno nella lotta contro il narcotraffico e in altre sfide.

Sono lieta di notare che l’amministrazione americana dimostri un tale interesse a cooperare con noi. E’ nostro accettare questa offerta a collaborare per tutelare i nostri valori e interessi in un dialogo costruttivo. Mi auguro che questa cooperazione porterà a risultati tangibili in futuro.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, nel mio intervento vorrei parlare dell’imminente vertice UE-USA che costituirà una tappa importante del nostro partenariato transatlantico. Toccherò alcuni aspetti delle nostre relazioni e in particolare i negoziati sul cambiamento climatico ora in corso nonché altri punti in materia di giustizia, libertà e sicurezza.

Il cambio dell’amministrazione statunitense nel gennaio scorso ha avuto un enorme impatto sulle relazioni UE-USA e il partenariato è iniziato con il piede giusto. Direi che abbiamo dato nuovo slancio alle nostre relazioni e sono certa che il trattato di Lisbona, una volta entrato in vigore, contribuirà al futuro rafforzamento di questi vitali rapporti, conferendo all’Unione europea un’identità ancora più forte in politica estera. Del resto è quanto si aspettano la nostra controparte a Washington

Cerchiamo però di essere chiari. La nostra aspirazione ad un reale partenariato con gli Stati Uniti significa anche che gli europei devono volerlo ed esserne all’altezza. E’ proprio questa doppia visione, interna ed esterna, che rende il vertice di Washington tanto importante.

Il primo vertice formale con il presidente Obama ha avuto luogo dopo l’incontro informale tenutosi a Praga in primavera. Ora fervono i preparativi per il vertice di Washington e stiamo lavorando con la controparte americana al fine di conseguire risultati tangibili in settori prioritari. L’economia mondiale e il cambiamento climatico saranno probabilmente i due temi principali in discussione, oltre ad una serie di argomenti chiave in materia di politica estera.

Per quanto attiene all’economia, a Washington l’accento sarà posto sugli sforzi congiunti nella lotta contro la crisi economica e finanziaria e per assicurare una ripresa mondiale sostenibile per conservare posti di lavoro e creare crescita. Verranno affrontate poi le tematiche correlate alla governance economica mondiale, segnatamente il regolamento finanziario e un tempestivo seguito da dare al Vertice G20 di Pittsburgh. La Commissione ricorderà inoltre il nostro interesse comune nel contrastare le tendenze protezionistiche e inviteremo gli Stati Uniti a rinnovare l’impegno affinché il Ciclo di Doha possa concludersi con successo.

In secondo luogo, per quanto riguarda il cambiamento climatico, l’Unione europea incoraggerà gli Stati Uniti a portare alla conferenza di Copenhagen obiettivi ambiziosi per giungere ad un solido accordo a livello mondiale e ci impegneremo assieme agli Stati Uniti per istituire un sistema transatlantico di limitazione e scambio.

In terzo luogo, per quanto riguarda la politica estera, discuteremo ovviamente anche di come gli Stati Uniti intendono affrontare le sfide più urgenti. A questo proposito, cercheremo una migliore e più stretta collaborazione in merito al processo di pace in Medio Oriente, alle sfide poste dalle ambizioni nucleari dell’Iran e a come garantire il rinnovo dell’accordo con l’Afghanistan alla base del nostro impegno congiunto sul posto. Parteciperò ad una riunione separata in materia di politica estera con il segretario di Stato Clinton e con il ministro degli Affari esteri Bildt per discutere di queste questioni in dettaglio.

Mi aspetto inoltre che il vertice adotti una dichiarazione sulla non proliferazione e il disarmo che porti avanti la cooperazione UE-USA in molti dei settori identificati dal presidente Obama nei suoi discorsi di Praga e New York. Questa iniziativa, di rilevanza strategica, è indicativa del rinnovato impegno statunitense nei confronti di un multilateralismo efficace, che l’Unione europea ha tutte le intenzioni di sostenere e intensificare.

Un ulteriore importante risultato sarà infine la creazione di un nuovo consiglio UE-USA per l’energia, che terrà la sua prima riunione il 4 novembre. Per l’Unione europea, il Consiglio sarà presieduto da me, dai commissari Piebalgs e Potočnik, e dalla presidenza; da parte statunitense saranno presenti il segretario di Stato Clinton e il segretario di Stato all’energia Chu. Il Consiglio affronterà i temi della sicurezza energetica mondiale, della regolamentazione dei prodotti e dei mercati dell’energia, delle nuove tecnologie e della ricerca. In breve, porterà valore aggiunto in un ambito politico la cui importanza è evidente.

Disponiamo ora anche di un nuovo Consiglio economico transatlantico (CET), che sarà complementare al Consiglio “Energia”, anch’esso oggetto di una fase di rinnovo. Il CET si riunisce a Washington martedì prossimo – prima del Consiglio “Energia” quindi – e il suo risultato sarà oggetto di discussione nel successivo vertice.

Un settore promettente della cooperazione transatlantica è la cosiddetta cooperazione a monte, ovvero discuteremo gli approcci politici a priori in modo da evitare successive divergenze di posizione. E’ evidente che questo tipo di cooperazione è più che mai necessario e l’indispensabile e coerente risposta alla crisi finanziaria ne costituisce il miglior esempio. Valuteremo inoltre la possibilità di intensificare questo forum sulla cooperazione per trattare anche il tema dell’informazione sulle cure mediche che prevedano il ricorso ai nanomateriali.

Su iniziativa degli Stati Uniti, intendiamo avviare una cooperazione più stretta nel settore dell’innovazione. Entrambe le parti riconoscono che accrescere il potenziale innovativo delle industrie e dei lavoratori è essenziale per la creazione di posti di lavoro, per la crescita e per contrastare una possibile crisi futura. La Commissione, naturalmente, ribadirà le preoccupazioni europee su alcuni temi delicati quali il commercio sicuro, le potenziali distorsioni della concorrenza derivanti da aiuti di Stato e la politica delle commesse negli Stati Uniti.

Vorrei aggiungere che, fin dall’inizio, la Commissione ha fatto molto affidamento sul sostegno del Parlamento europeo al processo CET, e ve ne siamo grati. Appoggeremo certamente con forza le iniziative delle delegazioni del Parlamento europeo in merito alle relazioni con gli Stati Uniti al fine di intensificare la partecipazione parlamentare sulle questioni CET su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Vorremmo potenziare il ruolo del CET in quanto sede bilaterale in seno alla quale affrontare tematiche quotidiane e strategiche in materia di commercio e investimenti transatlantici. In questo modo il CET potrà avviare un dialogo con i legislatori europei e statunitensi e con i soggetti interessati della società civile. Proprio per questo ci servono l’esperienza e la spinta politica dei legislatori per sfruttare appieno il potenziale del mercato transatlantico.

La mia collega ha già ricordato la grande rilevanza dei temi in materia di GLS e, proprio nel quadro della nostra cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza, a Washington il 27 e 28 ottobre prossimi si terrà una riunione a tre, dove la Commissione sarà rappresentata dal vicepresidente Barrot. Stiamo completando una dichiarazione volta a rinnovare il partenariato transatlantico in questi settori. Nel corso della riunione di Washington vi sarà l’opportunità formale di scambiare strumenti di ratifica relativi agli accordi sulla mutua assistenza legale e l’estradizione affinché possano entrare in vigore all’inizio del 2010. Tali accordi infonderanno nuovo slancio al nostro impegno nella lotta alla criminalità nel mondo globalizzato.

Dobbiamo fare dei progressi anche in relazione a un’altra questione delicata e molto sentita dai cittadini: rinnoveremo infatti la richiesta di esenzione dal visto per tutti i cittadini comunitari che si recano negli Stati Uniti ed esprimeremo la nostra preoccupazione per la prevista introduzione di un contributo amministrativo per il rilascio d autorizzazioni ESTA, che si trasformerebbe di fatto in una nuova tassa turistica, e ricorderemo nuovamente agli Stati Uniti la necessità di revocare le restrizioni ai viaggiatori sieropositivi nel quadro del programma “viaggio senza visto”, come precisato poc’anzi.

Per concludere, una delegazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni si recherà a Washington nei giorni della riunione ministeriale e siamo fiduciosi che avranno modo di trasmettere gli stessi messaggi. Il vicepresidente Barrot si è peraltro dimostrato disponibile ad incontrare la delegazione a Washington.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Elmar Brok, a nome del gruppo PPE.(DE) Signora Presidente, signora Commissario, Presidente Malmström, prendo atto che nel Parlamento europeo la parità di genere è diventata una realtà. Dobbiamo essere consapevoli dell’importanza del consiglio economico transatlantico e della necessità di dare una nuova spinta propulsiva a quest’organo creato pochi anni fa. Ci troviamo, infatti, in un periodo di transizione, con una nuova amministrazione negli Stati Uniti e, a breve, una nuova Commissione europea. Mi auguro che l’incontro di martedì prossimo confermi che il CET continuerà a operare e lo farà nello spirito giusto.

Un mercato transatlantico senza barriere commerciali significherebbe una crescita economica del 3,5 per cento negli USA e in Europa e dell’1,5 per cento a livello mondiale. Nel contesto della crisi economica attuale, questo aspetto è strettamente collegato con l’occupazione. Dobbiamo pertanto sfruttare al massimo tale occasione e dichiarare pubblicamente che prendiamo l’iniziativa sul serio. Commissario Ferrero-Waldner, dobbiamo altresì garantire che della politica di sicurezza in campo energetico si occupi il nuovo consiglio per la sicurezza energetica e che le questioni normative siano invece affrontate in seno al CET. E’ importante che le due aree restino separate, per evitare doppioni e garantire che, alla fine, si arrivi comunque a una soluzione.

Qui è chiamato in causa, in particolare, il ruolo dei legislatori. Non sarà possibile eliminare le barriere senza la partecipazione del Parlamento europeo e del Congresso statunitense perché l’80 per cento delle disposizioni normative sono contenute in leggi. Per tale motivo, l’amministrazione non può fare tutto da sola.

Concludo con un’ultima osservazione sul vertice. Il cambiamento climatico, l’Afghanistan, la non proliferazione degli armamenti nucleari, le armi di distruzione di massa e il disarmo sono tutte questioni importanti riguardo alle quali adesso, grazie alla nuova amministrazione, ci sono nuove opportunità. Vi auguro di riuscire a far sì che tutte queste tematiche siano prese in considerazione e spero che il nuovo Premio Nobel possa ottenere, in collaborazione con l’Unione europea, ottimi risultati per tutti noi in questi ambiti.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo S&D.(DE) Signora Presidente, Presidente Malmström, signora Commissario, è già stato osservato che il presidente Obama e la nuova maggioranza del Congresso ci offrono un’importante occasione per rafforzare la nostra collaborazione, soprattutto nell’ambito del mercato transatlantico comune, il quale, però, non dovrebbe essere un mercato comune per la deregolamentazione bensì un mercato comune basato sui fondamenti o sui principi dell’economia sociale di mercato, con norme ragionevoli e adeguate laddove ciò sia necessario.

L’onorevole Brok ha senz’altro ragione quando dice che ci deve essere una base legislativa, a prescindere dal fatto che si tratti del regolamento sui mercati finanziari o di regolamenti in materia di politica ambientale ed energetica. Adottare in quest’area un approccio congiunto significherebbe contribuire grandemente alla definizione delle relazioni globali.

Un tema che è già stato citato e di cui abbiamo potuto discutere stamani è la politica per il clima – una questione centrale. Nei prossimi giorni molti di noi saranno a Washington, dove avremo l’occasione di discuterne con i nostri colleghi del Congresso. Sebbene la legislazione sulla politica climatica non sia stata ancora approvata, i rappresentanti del governo degli Stati Uniti sono almeno in parte autorizzati ad assumere impegni vincolanti, anche se i dettagli potranno essere fissati in via definitiva soltanto dopo la conclusione dell’iter legislativo in quel paese.

E’ essenziale che Copenaghen sia un successo. Copenaghen non segnerà la fine di un processo, sarà piuttosto una tappa importante verso l’obiettivo di una politica climatica comune. Dobbiamo tutti darci da fare affinché Copenaghen abbia successo, e lo potrà avere soltanto se fisseremo obiettivi vincolanti nel campo della politica climatica.

Concludo citando un punto che è già stato sollevato. Fatti salvi i legami e i sentimenti reciproci di amicizia e i nostri buoni rapporti, ci sono tuttavia determinate cose che non possiamo accettare, tra cui, per esempio, le misure protezionistiche adottate ripetutamente a favore del mercato delle attrezzature per la difesa, la politica discriminatoria dei visti diretta contro alcuni Stati membri e la tassa sul visto imposta dagli Stati Uniti, di cui si è già parlato. E’ importante che discutiamo con gli USA da una posizione paritaria. E’ importante creare un partenariato, ma è importante anche far capire loro ciò che non possiamo accettare, il che, in questo caso, è una politica discriminatoria nei confronti dei cittadini europei.

 
  
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  Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, a nome del gruppo ALDE esprimo la nostra grande soddisfazione per il fatto che questa risoluzione si esprima a favore di un partenariato strategico rafforzato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti in quanto pilastro fondamentale della politica estera europea. Inoltre, la risoluzione ribadisce giustamente l’importanza di creare un mercato transatlantico integrato entro il 2015. Non dobbiamo permettere che una miriade di singoli motivi di disaccordo su questioni specifiche possa mettere in secondo piano il prevalente interesse complessivo rappresentato da valori e obiettivi comuni, né l’attività di promozione della democrazia e dei diritti umani, di composizione dei conflitti e di tutela dalle minacce alla sicurezza, tra le altre cose.

Sotto il profilo economico, il gruppo ALDE ha sottolineato la necessità di evitare un arbitraggio regolamentare e di affrontare questioni quali quella delle istituzioni “troppo grandi per fallire”. Abbiamo presentato una proposta di emendamento del paragrafo 39 perché, per quanto mi risulta, non c’era alcun accordo tra i leader dei G2 riguardo all’introduzione di una tassa sulle transazioni o di una tassa Tobin, e quindi non ha senso plaudere a tale accordo, anche se lo abbiamo già fatto – sbagliando – nella risoluzione del G20.

Il gruppo ALDE propone altresì di depennare il paragrafo 38, in cui si chiede l’abolizione dei diritti di proprietà intellettuale. Ma, come ha spiegato la presidente Malmström, le relazioni transatlantiche riguardano in gran parte questioni inerenti alla giustizia e alla sicurezza. Il gruppo ALDE è pienamente favorevole a una stretta collaborazione in questo campo, a condizione però che essa rispetti i diritti fondamentali, privacy inclusa, e si sviluppi entro un quadro democratico e trasparente. Da questo punto di vista, è un peccato che i deputati al Parlamento europeo non siano stati consultati in merito alla dichiarazione congiunta su cui occorrerà trovare un accordo la settimana prossima – soprattutto se si considera che, con il trattato di Lisbona, quasi tutte queste materie sono sottoposte alla procedura di codecisione.

E’ sconcertante che la Commissione e il Consiglio stiano promuovendo un nuovo accordo sull’accesso ai dati finanziari SWIFT riguardanti i cittadini europei quando l’accordo di assistenza giudiziaria reciproca prevede soltanto la possibilità di presentare domande specifiche. Vorrei avere una risposta in proposito.

Infine, è un peccato che il nuovo contesto della cooperazione giudiziaria e in materia di estradizioni consenta l’estradizione assolutamente ingiustificata dal Regno Unito di Gary McKinnon, un hacker informatico affetto dalla sindrome di Asperger, impedendogli così di essere processato nel Regno Unito.

Infine, condivido appieno quanto detto dal commissario Ferrero-Waldner sull’eliminazione dei visti per tutti i cittadini comunitari e siamo decisamente contrari all’introduzione di una “tassa sul visto leggera” per l’ESTA.

 
  
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  Pascal Canfin, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signora Presidente, nel suo intervento la presidente Malmström ha detto che c’era bisogno di fatti, non solo di belle parole. Vi posso dire che il gruppo Verde/Alleanza libera europea valuterà con grande attenzione i risultati di questo vertice UE-USA perché esso si svolgerà in un momento decisivo del processo che ci porterà, da un lato, a Copenaghen e, dall’altro, alla riforma del sistema finanziario europeo.

A proposito di sistema finanziario: sono ricominciate le danze, i profitti delle banche stanno raggiungendo di nuovo livelli storici – 437 miliardi di dollari per le banche statunitensi – e, a nostro parere, c’è meno volontà politica adesso di quanta ce ne fosse sei mesi fa. Riponiamo quindi grandissime aspettative in questo vertice, il cui scopo è dimostrare che sia gli Stati Uniti sia l’Unione europea hanno tuttora la volontà politica di regolamentare il capitalismo e le istituzioni finanziarie.

Per raggiungere tale obiettivo, suggeriamo di procedere soltanto su due punti, che sono molto importanti. Il primo è la lotta contro i paradisi fiscali – una questione che non è stata menzionata nei vostri discorsi. Il Tesoro statunitense ammette che i paradisi fiscali provocano una perdita del gettito fiscale pari a 100 miliardi di dollari. Volevamo quindi mettere in evidenza questo aspetto e dirvi quanto sia importante che gli USA e l’Unione europea ne discutano insieme durante il vertice.

Il secondo punto, che è stato citato poco fa, è la tassa sulle transazioni finanziarie. Quando era candidato alla rielezione come presidente della Commissione, il presidente Barroso affermò espressamente di essere favorevole a una tassa del genere. Due settimane fa il Parlamento europeo ha approvato per la prima volta, a maggioranza, l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie purché esse rientrino in un quadro internazionale. Il gruppo Verde vi invita pertanto a iscrivere questo argomento nell’ordine del giorno del vertice UE-USA che si terrà ai primi di novembre.

Come ultimo punto volevo dire che, per quanto attiene al cambiamento climatico, abbiamo il dovere di togliere al presidente Obama una spina dal fianco. Il presidente Obama vuole agire, ma è bloccato dalla sua maggioranza. La cosa migliore che l’Unione europea può fare per lui è impegnarsi, alla fine di ottobre, a stanziare 30 miliardi di euro per finanziare le spese di adeguamento al cambiamento climatico nel sud del mondo e a ridurre del 30 per cento le proprie emissioni. Dopo di che, i negoziati potranno compiere progressi. Questa è la nostra responsabilità. Dobbiamo farlo prima del vertice.

 
  
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  Tomasz Piotr Poręba, a nome del gruppo ECR. (PL) Signora Presidente, approfondire i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea dovrebbe essere il fondamento della politica estera dell’Unione. Dopo tutto, gli USA sono stati per anni il nostro più stretto alleato. Attualmente siamo di fronte a numerose sfide che dobbiamo affrontare insieme, fianco a fianco con Washington. Nell’ambito della sicurezza, siamo preoccupati per l’atteggiamento dell’Iran e il peggioramento della situazione in Afghanistan. Un po’ più vicino ai nostri confini, la Russia sta diventando un vicino sempre più imprevedibile e autoritario, e il Cremlino sta esercitando pressioni di stampo neoimperialistico sui paesi posti subito al di là delle sue frontiere.

Per difendere i valori comuni all’America e all’Europa e restarvi fedeli, dobbiamo sempre parlare all’unisono quando si tratta di denunciare violazioni dei diritti umani e minacce alle libertà fondamentali dei cittadini. Dobbiamo essere uniti nel difendere la nostra sicurezza. Non dobbiamo dimenticare che la NATO costituisce il fondamento delle nostre relazioni transatlantiche. Per tale motivo, l’area di sicurezza, libertà e democrazia dovrebbe essere estesa a quei paesi europei che incrementano la sicurezza euro-atlantica. E’ essenziale che l’Unione europea consideri prioritario l’attivo rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon, a nome del gruppo GUE/NGL.(FR) Signora Presidente, signora Commissario, Presidente Malmström, nell’attuale crisi economica il Parlamento neoeletto ha il diritto di ricevere informazioni aggiornate e quanto più esatte possibile sulla struttura del progetto per la creazione di un grande mercato transatlantico e sugli obiettivi di deregolamentazione che tale progetto comporta negli ambiti economico e finanziario, in contrasto con il sogno delineato da alcuni colleghi.

Questo grande mercato deregolamentato dovrà essere attuato entro il 2010 o il 2015? E’ stato confermato? Personalmente ritengo che esso sarebbe deleterio per l’Europa, visti la grave situazione dei dati fondamentali dell’economia statunitense e il rifiuto degli USA di rimettere ordine nelle proprie finanze, senza dimenticare le questioni di principio che mi inducono a oppormi all’idea che questo partenariato dovrebbe essere, come sostenuto da molti di voi, il pilastro fondamentale della politica comunitaria.

Queste considerazioni mi spingono altresì a chiedere quali misure saranno adottate per contrastare il crollo del dollaro e i rischi che tale crollo comporta per l’Europa e il resto del mondo. Perché la proposta cinese di una moneta unica mondiale, che andrebbe a vantaggio della stabilità dell’economia globale, è stata respinta senza una seria disamina?

Voglio mettere in guardia da antiquati entusiasmi per la cooperazione atlantica, che finirebbero per essere soltanto un conformismo decisamente anacronistico in questo momento della storia mondiale in cui più che mai abbiamo bisogno di affermare la nostra indipendenza dai desideri degli Stati Uniti d’America.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(EN) Signora Presidente, per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo vorrei avanzare una proposta nella mia qualità di avvocato specializzato nel diritto penale e nella difesa dei diritti umani. Penso che sarebbe molto importante e utile istituire un gruppo di lavoro congiunto formato da esperti, docenti universitari, avvocati e altre figure con il compito di trarre conclusioni dalle esperienze spesso molto dolorose dell’era post 11 novembre, nella quale i diritti umani sono stati sacrificati sull’altare della lotta contro il terrorismo.

Vengo da un paese dove, da tre anni a questa parte, il governo nega i diritti umani e mette le persone in galera senza alcun motivo. In questi tempi, in questo periodo storico lo fanno nel nome della lotta contro il terrorismo. Nelle carceri del mio paese ci sono sedici persone che molto probabilmente possono essere considerate prigionieri politici, accusate di terrorismo senza la ben che minima prova. Diritti umani sospesi, habeas corpus, diritto alla difesa, diritti dei prigionieri: so di cosa parlo. Dobbiamo stare molto attenti quando parliamo di lotta contro il terrorismo; dobbiamo farlo in modo molto prudente e molto professionale.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE).(ES) Signora Presidente, le relazioni con gli Stati Uniti sono per l’Unione europea le più importanti sotto il profilo strategico.

Gli Stati Uniti detengono una posizione chiave nel mondo e l’Unione europea si sta sempre più affermando come un attore globale. Possiamo e dobbiamo fare molte cose insieme. Prima di tutto, dovremmo assumere un ruolo guida nella creazione di un mondo nuovo, globale, attento alle nuove sfide e all’arrivo di nuovi protagonisti.

Dobbiamo rafforzare ulteriormente le nostre relazioni ed elaborare nuovi meccanismi istituzionali. Questo è il momento giusto per farlo: a Washington c’è un governo che promuove il multilateralismo, l’Unione europea è rafforzata dal trattato di Lisbona e sta emergendo un mondo nuovo che vogliamo forgiare insieme.

La risoluzione che adotteremo domani sostiene in particolare il rafforzamento dei meccanismi istituzionali, come richiesto dal Parlamento nella sua risoluzione del 26 marzo.

La decisione di due anni fa di istituire il consiglio economico transatlantico è stata una decisione giusta. Ma nel mondo odierno, dobbiamo anche sviluppare un ottimo coordinamento tra le forze di polizia e nel campo della sicurezza. Ci devono essere incontri regolari dei funzionari responsabili degli affari esteri e della sicurezza. Ecco perché noi, il Parlamento europeo, abbiamo appoggiato la creazione di un consiglio politico transatlantico che in futuro dovrà comprendere anche quel consiglio per l’energia che volete istituire durante il prossimo vertice.

Il Parlamento vuole altresì che ogni anno si tengano due incontri al vertice. Se abbiamo due vertici con la Russia, perché non fare lo stesso con gli Stati Uniti? Onorevoli colleghi, si sta parlando con sempre maggiore insistenza della creazione di un G2 da parte degli Stati Uniti e della Cina, ossia, per così dire, di un rapporto privilegiato tra i due massimi attori globali. Mi preoccupa che noi europei possiamo indebolire il nostro ruolo di partner e minare le relazioni privilegiate che abbiamo con gli Stati Uniti. Dobbiamo spiegare agli USA che, nel campo della politica estera, il trattato rafforzerà l’Unione.

L’Unione europea, o l’Europa, di oggi non è più quel problema che è stata per decenni. Oggi, in questo mondo così complesso, l’Europa dovrebbe essere parte della soluzione, e spero che anche gli Stati Uniti la vedano così. Affinché ciò avvenga, come sottolineato dal commissario, gli europei devono anche agire in linea con quel ruolo globale cui aspiriamo e devono essere all’altezza della situazione, nel rispetto dei rapporti privilegiati che vogliamo sviluppare con gli Stati Uniti.

In sintesi, una questione decisiva di cui, a mio parere, dovrà occuparsi il vertice è il rafforzamento delle relazioni transatlantiche, anche a livello istituzionale.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (S&D).(EN) Signora Presidente, le relazioni transatlantiche sono di importanza cruciale tanto per l’Unione europea quanto per gli Stati Uniti e sono state messe seriamente alla prova negli anni scorsi. Ora che alla Casa bianca c’è una nuova amministrazione, che sta ridefinendo le priorità di quel paese, e che la Francia è rientrata nella struttura militare della NATO, le prospettive sono migliori. Personalmente ritengo che adesso i tempi siano maturi per una valutazione sostanziale delle relazioni transatlantiche nell’ottica di dare loro la base solida che meritano per far fronte alle attuali sfide comuni poste dai problemi ambientali internazionali, quali l’energia, il cambiamento climatico, nuovi poteri emergenti, la crisi finanziaria ed economica e il terrorismo.

Questa volta dobbiamo superare le differenze politiche superficiali per analizzare i nostri interessi comuni più profondi, che finora sono stati semplicemente dati per scontati. La verità è che, senza una simile analisi congiunta e approfondita, come Occidente potremmo perdere l’iniziativa, a tutto vantaggio di altri centri di potere, che non esiteranno a ridefinire il mondo in base ai loro interessi – non a quelli nostri.

La sicurezza in Europa, per citare un esempio, è uno di questi interessi comuni e sta pertanto al centro delle relazioni transatlantiche. Anche se, per il momento, una guerra sul continente non è una prospettiva reale, la combinazione di alcune tendenze negative attuali potrebbe rendere quell’ipotesi nuovamente possibile, se non sapremo trovare risposte adeguate. Il progresso non è irreversibile, come tutti nell’Europa centrale sanno fin troppo bene. Quindi, prima di esaminare una proposta di revisione dell’attuale architettura della sicurezza nel continente europeo, dovremmo cercare di dare risposte certe sulla continuazione dell’impegno degli Stati Uniti, sul futuro della NATO e sul ruolo che ci si attende che l’Unione europea svolga dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona.

Se l’Europa vuole tradurre in pratica la sua ambizione di essere un vero protagonista della scena politica mondiale, dovrebbe cancellare simili differenze tra i suoi membri e cercare di motivarli a difendere allo stesso modo i veri interessi economici comuni.

 
  
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  Reinhard Bütikofer (Verts/ALE).(DE) Signora Presidente, signora Ministro, signora Commissario, la quarta riunione del consiglio economico transatlantico offre a quel forum l’occasione ideale per voltare pagina. Il CET deve diventare più ambizioso. Entrambe le parti del dialogo transatlantico concordano nel ritenere che il superamento della crisi economica e la lotta contro il cambiamento climatico sono le nostre priorità inderogabili. Ora si tratta di trovare l’accordo su uno specifico programma di lavoro per il CET che tenga conto di queste priorità.

Particolarmente importante è la collaborazione a innovazioni mirate allo sviluppo di economie a bassa emissione di CO2 e di società efficienti dal punto di vista energetico. E’ altresì importante coinvolgere maggiormente le diverse parti interessate; penso, per esempio, al dialogo transatlantico dei consumatori, un organo costituito da 80 associazioni di consumatori che potrebbero collaborare per mettere la protezione dei consumatori al centro del dialogo sulla regolamentazione dei mercati finanziari. L’obiettivo di creare un mercato transatlantico comune entro il 2015 può sembrare troppo ambizioso, ma va giudicato tenendo conto del fatto che migliorerà la vita delle persone su entrambe le sponde dell’Atlantico. Per tali motivi i Verdi sono a favore di un new deal nelle relazioni transatlantiche.

 
  
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  James Elles (ECR).(EN) Signora Presidente, sono d’accordo con chi ha detto che ora, con la nuova amministrazione statunitense, abbiamo un’opportunità concreta.

Toccherò brevemente tre punti. Primo, sembra che siamo passati a una situazione nella quale l’Unione europea e gli Stati Uniti discutono di tantissimi argomenti, ma manca il dialogo strategico, nonostante a Washington mi si dica che il dialogo strategico tra USA e Cina è molto più intenso di quello tra le due rive dell’Atlantico. Non è allora il caso che al prossimo vertice diciamo che vogliamo un dialogo strategico per un partenariato strategico?

Secondo, riguardo al protezionismo nel CET, è del tutto evidente che il pericolo maggiore dei prossimi dodici mesi sarà la chiusura dei mercati, piuttosto che la loro apertura; eppure abbiamo il mercato transatlantico, che, come ricordava l’onorevole Brok, ci offre la migliore opportunità possibile per stimolare la crescita su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Non è allora il caso di fare del mercato transatlantico uno strumento importante per sviluppare il commercio, invece di accantonarlo come una questione di carattere normativo? Il mercato transatlantico è realmente un importante strumento di apertura.

Infine, è deludente che non disponiamo né di studi né di un piano d’azione, come ci era stato invece promesso dal commissario Verheugen. Lo studio è stato finanziato dal Parlamento. Se volete che il Parlamento collabori nel dire come dobbiamo cercare di aprire i mercati, per favore rendete pubblica quella relazione entro il 15 novembre, come si chiede nella risoluzione.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE).(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, se credete che l’Unione europea abbia bisogno di partner, come è stato sostenuto da tutti gli oratori precedenti, questa affermazione vale specialmente nel campo dell’economia. Il mercato transatlantico registra un volume commerciale di circa 2 miliardi di euro al giorno. Ciò rivela tutta l’importanza dell’Organizzazione mondiale del commercio e degli accordi sul libero commercio, ma soprattutto la necessità di concentrarci di più sul partenariato transatlantico.

Talvolta, guardando il nuovo presidente degli Stati Uniti, mi preoccupo per ciò che accade dall’altra parte dell’Atlantico. Il presidente troverà il tempo necessario per andare a ritirare il Premio Nobel a Oslo, però per molti capi di Stato e di governo europei è stato difficile fissare un incontro con lui ai margini del vertice del G20. A Copenaghen ha avuto tempo per sostenere la candidatura olimpica della sua città, ma purtroppo non ne ha avuto per partecipare con noi a una celebrazione importante per l’Europa, cioè il 20o anniversario della caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro. Sarei molto contento se riuscissimo a convincerlo del fatto che non dovrebbe aspettare fino a due giorni prima per decidere se la riunione del CET debba tenersi oppure no, ma dovrebbe invece, nei prossimi anni, appoggiare il CET con la massima convinzione possibile.

E’ necessario favorire il commercio tra l’Europa e gli Stati Uniti. Dobbiamo fare passi avanti nel campo della standardizzazione congiunta. Dobbiamo eliminare i dazi e gli ostacoli non tariffari al commercio. Dobbiamo prevenire l’adozione di nuove misure protezionistiche da entrambe le parti. Dobbiamo garantire la sicurezza dei prodotti per i nostri consumatori. Dobbiamo evitare che le misure antiterrorismo ostacolino tutte queste attività, così come se ne sta discutendo. Per tali motivi sarei lieto se riuscissimo a far compiere alla nostra collaborazione progressi reali. Molte delle questioni che ci preoccupano in altre parti del mondo, come le retribuzioni o il dumping sociale e ambientale, non costituiscono un problema all’interno delle relazioni transatlantiche.

Credo che dovremmo cogliere l’occasione, da un lato, di collaborare con gli americani per risolvere i nostri problemi comuni e, dall’altro, di cercare di svolgere in tutto il mondo un ruolo comune per progredire all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio e di altre istituzioni, come l’Organizzazione internazionale del lavoro. Spero che la prossima settimana otterremo buoni risultati da questo punto di vista.

 
  
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  Véronique De Keyser (S&D).(FR) Signora Presidente, l’elezione del presidente Obama è stata giustamente accolta come una vittoria per la democrazia negli Stati Uniti. Ma il Premio Nobel per la pace che gli è stato attribuito di recente lo mette sotto pressione. La pace nel Medio Oriente? Ci speriamo, ma lui di certo non è il deus ex machina. La pace in Afghanistan? Lì la strategia americana dispone di libertà di manovra, ma se il presidente Obama darà ascolto ai falchi rischia di finire in un nuovo Vietnam. La dice lunga il fatto che il libro di Gordon Goldstein in cui si descrive la tragica spirale verso il fallimento durante la guerra in Vietnam sia andato a ruba a Washington e che nei negozi non ne sia rimasta una sola copia.

Il presidente deve ora scegliere tra due strategie: l’una incentrata sulla stabilizzazione, sull’eradicazione della povertà e sullo sviluppo economico dell’Afghanistan attraverso una presenza sia militare sia civile nel paese; l’altra concentrata in poche aree urbane dalle quali lanciare operazioni di ampia scala contro Al Qaeda. Ambedue queste opzioni necessitano dell’invio di truppe, ma mentre la prima è orientata alle persone, la seconda è orientata alla guerra e comporta, sullo sfondo, il rischio di una catastrofe.

L’Europa non dovrebbe forse salvare Barack Obama dai vecchi demoni che ossessionano gli Stati Uniti e aiutarlo a optare per la prima delle due strategie, quella rivolta alle persone? Questa è, quanto meno, l’opinione del mio gruppo.

 
  
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  Charles Tannock (ECR).(EN) Signora Presidente, il gruppo ECR è un convinto atlantista e vuole legami economici, commerciali e politici sempre più stretti con l’America, che secondo noi è il principale alleato dell’Unione europea, non un concorrente. Restiamo debitori nei confronti degli USA del loro contributo alla NATO, che si fonda sui nostri valori democratici condivisi, e accogliamo con favore il tardivo impegno dell’America a contrastare il cambiamento climatico.

Ma non dovremmo far finta di essere d’accordo su tutto. Sono preoccupato, ad esempio, per i contrastanti messaggi che l’amministrazione statunitense sta lanciando riguardo alla Russia. L’importanza data da Washington all’avvio di un nuovo corso nei rapporti tra USA e Russia sembra giustificare la flagrante ingerenza del Cremlino negli affari interni dei paesi confinanti, più esattamente della Georgia e dell’Ucraina.

Anche la rinuncia da parte americana allo scudo missilistico di difesa che avrebbe dovuto essere dispiegato in Polonia e nella Repubblica ceca è stata una decisione discutibile.

La recente scoperta di un impianto nucleare segreto in Iran potrebbe benissimo confermare questa valutazione; adesso, però, dobbiamo tutti raddoppiare i nostri sforzi per frenare le ambizioni nucleari iraniane e, in quanto alleati degli Stati Uniti, appoggiamo fermamente il loro impegno militare contro il terrorismo jihadista in Iraq e in Afghanistan nonché il loro deciso impegno per portare una pace duratura nel Medio Oriente.

 
  
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  Diogo Feio (PPE).(PT) Signora Presidente, desidero iniziare il mio intervento sottolineando l’importanza delle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, soprattutto in un momento di crisi economica globale. Diventa sempre più necessario da parte nostra avviare un’azione congiunta contro la crisi, sul mercato dell’energia e nella lotta contro il terrorismo; ma c’è anche l’esigenza di un’azione più mirata e che non degeneri in nuove tasse o in attacchi assurdi come quelli in atto contro un sistema finanziario di cui il mercato ha bisogno.

Per quanto attiene in particolare alla questione finanziaria, vorrei ricordare gli sforzi che sia gli Stati Uniti sia l’Unione europea stanno compiendo per arrivare a una politica tesa a legiferare meglio, che ponga l’accento sul coinvolgimento delle parti interessate nella discussione della relazione. Un’azione coordinata tra Stati Uniti e Unione europea è irrinunciabile se vogliamo portare le nostre relazioni economiche a uno stadio più maturo e anche propedeutico alla creazione di un mercato transatlantico, da realizzare, forse, entro il 2015.

Dobbiamo difendere l’atlantismo anche in questa sede, mentre altrettanto importante è ridurre gli ostacoli amministrativi tra gli Stati Uniti e l’Unione europea al fine di creare un ambiente più concorrenziale e un mercato più attrattivo sia per i privati cittadini sia per le imprese. Credo che il mercato transatlantico possa essere realizzato su una stabile base negoziale, che stimolerà le economie e ridurrà il rischio di nuove crisi economiche e sociali come quella che stiamo vivendo adesso.

Concludo, signora Presidente, dicendo molto chiaramente che queste sono condizioni uniche e che un approccio più atlantista può portare a una situazione migliore.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D). (ES) Signora Presidente, il commissario Ferrero-Waldner ha detto che è importante che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni partecipi al vertice transatlantico UE-USA; personalmente condivido il rilievo da ella attribuito a tale partecipazione.

Inoltre, in qualità di presidente della commissione in parola, desidero richiamare la vostra attenzione, prima di tutto, sull’importanza di firmare gli accordi in materia di estradizione e assistenza giudiziaria reciproca. Sono stati compiuti sforzi significativi per rafforzare la cooperazione non solo politica ma anche giudiziaria potenziando i legami tra Eurojust e analoghe istituzioni degli Stati Uniti.

In secondo luogo, desidero evidenziare il contributo dato al rafforzamento e all’avvio, nei prossimi cinque anni, del dialogo transatlantico nonché, in terzo luogo, l’opera svolta dal Parlamento europeo.

Per queste ragioni chiedo che, nella prossima sessione di novembre, il Parlamento europeo sia informato dell’esito di questo vertice, con particolare riguardo alla cooperazione giudiziaria e in materia penale.

In quarto luogo, è evidente che l’entrata in vigore del trattato di Lisbona darà uno slancio formidabile all’area di libertà, sicurezza e giustizia in quanto nuovo ambito di competenza dell’Unione europea e nuovo settore politico sul quale anche il Parlamento potrà decidere.

Anche per tali motivi, in merito a questioni delicate come la protezione dei dati e dei diritti fondamentali delle persone, gli accordi sul registro dei nomi dei passeggeri e sui dati SWIFT devono essere sempre conformi alle risoluzioni adottate dal Parlamento europeo per garantire la tutela dei dati personali. Mi riferisco in particolare alla risoluzione del 17 settembre.

Infine, per quanto attiene ai visti, dobbiamo ricordare l’importanza della reciprocità, perché è ancora possibile apportare miglioramenti. E’ positivo collaborare con gli Stati Uniti in materia di visti; questa però è un’ottima occasione per ribadire, da parte nostra, l’importanza della reciprocità se vogliamo che, quando firmano accordi, l’Unione europea e gli Stati Uniti rimangano su un piano di parità.

 
  
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  Harlem Désir (S&D).(FR) Signora Presidente, Presidente Malmström, signora Commissario, onorevoli colleghi, la cooperazione tra l’Europa e gli Stati Uniti è cruciale per risolvere la maggiore parte delle crisi mondiali, e la nuova amministrazione statunitense ce ne offre senz’altro l’occasione. Ha infatti già adottato alcune iniziative che segnano un taglio con il passato: pensiamo all’Iraq, a Guantánamo, allo scudo missilistico. Sarebbe tuttavia ingenuo pensare che esse bastino per allineare Stati Uniti e Unione europea su un’unica posizione in tutte le circostanze e che d’ora in avanti non ci saranno problemi nelle relazioni transatlantiche.

Che si tratti dei preparativi per Copenaghen, degli aiuti ai paesi in via di sviluppo, di Doha e del protezionismo, della regolamentazione finanziaria e della lotta ai paradisi fiscali, del rilancio del processo di pace in Medio Oriente o di una politica ferma sulla questione del nucleare iraniano, gli Stati Uniti sono estremamente riluttanti a passare all’azione, e questo a prescindere dal fatto che la nuova amministrazione sia mossa o meno da buone intenzioni, che si lasci spesso influenzare dalle lobby presenti nel Congresso o che semplicemente miri a difendere i propri interessi in quanto grande potenza esposta alle scosse del nuovo ordine mondiale.

In tutti questi ambiti si potranno compiere progressi soltanto se l’Europa svolgerà il ruolo politico che le compete nella sua qualità di attore globale autonomo, nel contesto di un partenariato fra eguali – per riprendere l’espressione usata dal commissario – e se si assumerà tutte le sue responsabilità.

Da tale punto di vista, devo dire che l’atteggiamento europeo si caratterizza per una certa confusione e talvolta anche una certa ingenuità, e questo vale anche per il Parlamento. L’approccio all’idea di un grande mercato transatlantico – un progetto balzano proposto a suo tempo dall’allora commissario Brittan – comporta determinati rischi.

La questione degli ostacoli al commercio viene affrontata come se i problemi fossero soltanto di carattere tecnico. I rapporti economici e gli scambi commerciali tra Stati Uniti ed Europa sono ovviamente importanti per l’occupazione e per le imprese e vanno perciò sviluppati. Prima di tutto, però, il commercio non è realmente in pericolo. In secondo luogo, quando c’è un conflitto, esso o riguarda la difesa dei nostri interessi economici – per esempio, nel caso dell’Airbus – o comporta rischi per le nostre norme sulla salute o sull’ambiente – per esempio, nel caso della carne bovina contenente ormoni o del pollo al cloro – e quindi non dobbiamo dare la priorità al miglioramento delle relazioni economiche rispetto alla tutela del nostro modello interno, del nostro modello sociale, del nostro modello ambientale o del nostro modello di sviluppo, come se le relazioni economiche fossero fini a se stesse. Dobbiamo essere in grado di coniugare le due cose, senza sacrificare la nostra autonomia politica sull’altare di un partenariato che, di per sé, è comunque un obiettivo lodevole.

 
  
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  Peter Skinner (S&D).(EN) Signora Presidente, vorrei affrontare un paio di questioni. E’ difficile capire come possiamo inserire all’interno del CET tutta la risoluzione che abbiamo preparato sul CET. Si tratta di una operazione molto piccola, come sappiamo. Sarò presente martedì prossimo, signora Commissario, e spero di vedere lei, l’onorevole Brok e altri parlamentari, ma riprenderò questo punto alla fine del mio intervento.

Ci sono, tuttavia, questioni chiave che possiamo sollevare all’interno del CET e che possono essere affrontate perché, per riprendere le sue parole, signora Commissario, sono sufficientemente “a monte”. Penso, per esempio, ai servizi finanziari, un tema che è particolarmente opportuno esaminare in quella sede dato che se ne discute con grande attenzione e sul quale siamo vicini alla conclusione di un accordo – non solo nel G20 ma anche nelle discussioni in corso nel Parlamento e con la Commissione e gli Stati Uniti.

Più in particolare, la contabilità rimane uno di questi aspetti a portata dei politici e dei legislatori. Gli Stati Uniti devono concludere rapidamente, entro il 2011, l’adozione di standard globali di elevata qualità in campo contabile, oltre che in ambito assicurativo. Solvibilità II ha aiutato a fissare una regolamentazione di validità globale – e, francamente, gli Stati Uniti dovrebbero dare una risposta in proposito. Ringrazio il presidente Kanjorski del Congresso statunitense per l’opera che ha svolto riguardo al Federal Office of Information.

In conclusione, sul tema del dialogo transatlantico tra legislatori vorrei dire soltanto che il Congresso e il Parlamento devono imprimere un’accelerazione alle loro attività in questo settore. Noi non intendiamo accodarci all’amministrazione USA e alla Commissione, come la maggior parte dei colleghi vorrebbero fare; noi vogliamo essere invece tra quelli che guidano il cambiamento. Noi dobbiamo essere il motore del cambiamento. Il consiglio economico transatlantico ha bisogno del nostro sostegno, ma il dialogo transatlantico tra legislatori deve stare al centro della discussione – non semplicemente ai margini e non soltanto con funzione consultiva, bensì deve far parte a pieno titolo del nucleo centrale delle relazioni transatlantiche nel loro complesso.

 
  
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  Janusz Władysław Zemke (S&D).(PL) Signora Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Penso sia molto importante che discutiamo delle relazioni transatlantiche perché ci troviamo parzialmente in una situazione paradossale. La gran parte dei cambiamenti intervenuti negli Stati Uniti sono stati accolti molto favorevolmente in Europa. D’altro canto, però, gli Stati Uniti stanno dimostrando maggiore interesse che in passato per altri paesi e continenti importanti; in particolare, sono stati notati una ripresa dei contatti tra Stati Uniti e Cina nonché tentativi volti a migliorare i rapporti con la Russia.

Secondo me, il nostro problema è che vogliamo discutere di troppi temi. Penso che dovremmo concentrarci su due aree: la prima riguarda le questioni finanziarie ed economiche, la seconda riguarda la sicurezza. Insieme, Stati Uniti ed Europa potrebbero fare molto di più su entrambi questi fronti.

 
  
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  Michael Theurer (ALDE).(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo preparato un’importante risoluzione che affronta una serie di argomenti; tuttavia, un punto rilevante, cioè il commercio, viene trattato solo brevemente. Credo che il commercio internazionale sia un fattore decisivo; in effetti, il crollo del commercio mondiale è una delle cause della crisi economica e finanziaria e vorrei pertanto che al commercio mondiale fosse riservata maggiore attenzione, anche nel quadro del consiglio economico transatlantico.

Non è vero che Stati Uniti e Unione europea sono concordi su tutte le questioni. Al contrario: abbiamo solo pochi accordi commerciali, esiste il rischio di bilateralismo ed è possibile che gli Stati Uniti non portino avanti il round di Doha sullo sviluppo. Dobbiamo perciò affrontare i punti critici e mi auguro che il CET introduca nuovi stimoli per rivitalizzare il commercio internazionale.

 
  
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  Jan Philipp Albrecht (Verts/ALE).(DE) Signora Presidente, vorrei riprendere un aspetto della cooperazione transatlantica in materia giudiziaria e di polizia che riguarda SWIFT e che è già stato citato, ossia il trasferimento agli Stati Uniti di dati bancari SWIFT.

Credo che, quando discutiamo di questo argomento, dovremmo tener presente che il Consiglio si è attribuito il mandato di negoziare con gli Stati Uniti sul trasferimento dei dati. Dobbiamo ricordare al Consiglio che, nei suoi negoziati con gli USA, deve restare entro i limiti di quel mandato. Sono molto preoccupato per il fatto che il Consiglio europeo subirà pressioni affinché accolga le richieste degli Stati Uniti ed eluda gli standard europei per la protezione dei dati.

Credo che, se facesse così, invierebbe un segnale sbagliato, specialmente perché l’anno prossimo, per effetto del trattato di Lisbona, il livello della protezione dei dati sarà allineato in molti ambiti, per esempio nelle agenzie, come Europol, Eurojust, eccetera. Credo che lanceremmo un segnale giusto se il Consiglio e la Commissione si attenessero agli standard di protezione dei dati e li facessero valere nei confronti degli Stati Uniti, oppure insistessero su un rinvio.

 
  
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  Zoltán Balczó (NI).(HU) In un libro bianco dell’Unione europea del 1996 si prevede che, nei decenni successivi, si scatenerà una lotta accanita a livello globale tra l’Europa, gli Stati Uniti, il Giappone e i paesi asiatici emergenti. Per fortuna, questa lotta non si sta combattendo con le armi bensì principalmente in campo economico. L’Europa deve tener duro in questa battaglia. Giscard d’Estaing, che è stato presidente della convenzione e capo di un governo che ha redatto una costituzione fallita, ha detto che l’Europa non deve essere un rivale degli Stati Uniti bensì un partner affidabile. Questo è un fattore decisivo ai fini del successo del vertice UE-USA. Dobbiamo sforzarci di creare un partenariato, ma se la nostra unica preoccupazione è che gli Stati Uniti ci considerino un loro partner e se non saremo pronti a combattere a nome dei cittadini d’Europa, non riusciremo a conseguire risultati su questioni importanti.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Signora Presidente, ringrazio tutti gli onorevoli deputati per i loro contributi alla discussione. Esiste un alto grado di consenso sull’importanza di intensificare la nostra collaborazione con l’amministrazione statunitense e sul significato del vertice che si terrà a breve. Sono molto lieta che il governo degli Stati Uniti dimostri un così grande desiderio di approfondire e sviluppare i nostri rapporti. Credo che ci siamo preparati a dovere e che possiamo quindi compiere alcuni passi importanti. Abbiamo una serie di problemi in comune con il nostro partner, gli Stati Uniti, ed è quindi opportuno trovare soluzioni comuni.

Penso che potremo compiere progressi in materie quali il clima, la crisi economica e il round di Doha – in proposito ribadisco l’importanza di portarlo a conclusione – e che potremo dare il via a processi di grandissima importanza in campo giuridico. Il partenariato economico è un forum particolarmente rilevante per noi. Riconosciamo altresì l’importanza di discutere importanti questioni regionali, come, per esempio, Afghanistan, Pakistan e Medio Oriente.

Mi sono state rivolte alcune domande specifiche. Per quanto riguarda la questione dei visti, sollevata dall’onorevole Ludford, posso dire che sia il Consiglio sia la Commissione stanno facendo tutto il possibile per garantire che l’esenzione dal visto valga per tutti gli Stati membri dell’Unione. E’ deplorevole che una norma del genere non sia ancora in vigore, ma continuiamo a lavorare con grande impegno perché ciò avvenga.

Sul punto della cosiddetta tassa Tobin, so che taluni membri del Parlamento la sostengono fermamente. In proposito vi dirò quanto segue: una tassa Tobin può funzionare solamente se è globale e se ci sono strumenti di controllo globali; in caso contrario, sarà semplicemente un’altra misura protezionistica. Al momento non esiste alcun fondamento di alcun genere per un accordo internazionale, globale sull’introduzione di una tassa Tobin, e pertanto la presidenza non insisterà su questo punto. Voglio che ciò sia ben chiaro.

Riguardo a SWIFT, concordiamo con gli Stati Uniti sull’importanza di poter scambiare informazioni relative ai trasferimenti finanziari. Si tratta di uno strumento prezioso nella lotta contro la criminalità e il terrorismo transfrontalieri. Ora c’è bisogno di un accordo nuovo, dato che la società belga SWIFT si sta trasferendo in Europa; ma sia noi sia gli USA vogliamo mantenere questo programma per impedire possibili finanziamenti del terrorismo.

Trattandosi di una fase transitoria, dobbiamo trovare un accordo da applicare per un periodo di tempo breve, fino all’entrata in vigore del nuovo trattato di Lisbona. La materia è stata studiata da esperti, tra cui il giudice francese Jean-Louis Bruguyère, che era stato incaricato dall’Unione di analizzare il TFTP. Bruguyère ha giudicato adeguati i requisiti concernenti la certezza del diritto e la protezione dei dati personali previsti dall’accordo attuale. L’accordo successivo, dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, offrirà al Parlamento europeo l’occasione di assumere un ruolo attivo nella definizione di tali questioni.

L’incontro in programma per la settimana prossima è molto importante; nondimeno è soltanto un incontro. Credo che potremo compiere progressi, risolvere taluni problemi e dare l’avvio ad alcuni processi rilevanti connessi con le tematiche che abbiamo in comune e che dobbiamo risolvere nel quadro di un partenariato stretto e strategico con l’amministrazione statunitense. Sono molto lieta del forte sostegno dato dal Parlamento europeo all’impegno profuso dal Consiglio e dalla Commissione. Naturalmente vi relazionerò sui risultati di questo incontro la prossima volta che ci vedremo in plenaria a Bruxelles.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, prima di tutto voglio dire che sono d’accordo con l’onorevole Elles sulla necessità di intensificare il dialogo strategico con quello che è per noi un grande partner strategico. Questo è il nostro obiettivo.

Come ho detto prima, si tratta di collaborare alla ripresa globale; pertanto, le questioni di carattere finanziario ed economico saranno ai primi posti della nostra agenda. Siamo stati tra i promotori dell’iniziativa dei vertici del G20, che, come sapete, lo scorso novembre è stato elevato al livello di leader lo scorso novembre su proposta del presidente Barroso e del presidente Sarkozy. Ma non c’è bisogno soltanto del nostro contributo.

Il vertice del G20 di Pittsburgh è stato un successo anche perché ha fornito una piattaforma per un coordinamento macroeconomico flessibile nel momento in cui siamo alla ricerca di strategie d’uscita per ridurre gradualmente le nostre politiche di risposta immediata alla crisi.

Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale concordano sull’esigenza che i singoli attori adottino approcci differenziati a seconda della situazione economica di ognuno. Considerata l’attuale situazione economica globale, è ovvio che i leader discuteranno anche di possibili modi per superare la crisi, stimolare la crescita e creare occupazione. Particolarmente importante sarà la questione della regolamentazione dei mercati finanziari.

Pensiamo che sia necessario garantire la rapida costituzione di un sistema coordinato a livello globale per un controllo macroprudenziale fondato su una stretta collaborazione con il FMI e il comitato per la stabilità finanziaria.

Per quanto riguarda le banche, dobbiamo dare attuazione agli impegni di Londra e Pittsburgh per l’adozione sia di maggiori e migliori norme concernenti i capitali sia di norme prudenziali più severe e compatibili con i diversi centri finanziari. Dobbiamo impegnarci di più per elaborare efficaci politiche di convergenza a livello globale per la gestione delle crisi e creare istituzioni finanziarie importanti in termini di sistema.

Dovremmo inoltre fissare, entro il 2010, univoci standard globali di alto livello per la contabilità degli strumenti finanziari, nonché conseguire, si spera, entro il giugno 2011 la convergenza completa.

Sul cambiamento climatico abbiamo avuto un primissimo scambio di opinioni con il presidente Obama a Praga, al quale ho assistito personalmente. Abbiamo esercitato pressione sugli Stati Uniti affinché facciano di più in questo settore, ma sappiamo anche che il presidente Obama deve sottoporre al Senato e al Congresso l’importante questione dell’assistenza sanitaria. Ritengo pertanto che dovremo esercitare ulteriori pressioni sul presidente americano affinché raddoppi gli sforzi volti alla definizione di norme impegnate e vincolanti per Copenaghen, tenendo conto dei suoi impegni sul fronte interno.

Venendo al CET, si tratta di un meccanismo nuovo molto importante, anzi di un meccanismo cui è stata data nuova linfa per affrontare tutte le questioni inerenti al libero mercato e agli ostacoli al mercato. Noi vogliamo eliminare tali barriere, com’è del resto l’obiettivo ultimo del CET, chiaramente affermato nel relativo accordo quadro del 30 aprile 2007. Sono ovviamente a conoscenza delle diverse idee espresse di recente al riguardo, tra cui la proposta di creare un mercato transatlantico unico entro il 2015 attraverso l’eliminazione degli attuali ostacoli all’integrazione economica – la cosiddetta relazione Millán Mon. E’ evidente che dobbiamo darci da fare per trovare il giusto equilibrio tra l’ambizione e il realismo, ed è per questo che stiamo lavorando a compiti prioritari di medio termine per il CET.

Sul tema delle barriere, sappiamo già che come Parlamento volete uno studio, e apprezziamo il vostro appoggio in tal senso. Lo studio sarebbe importante per orientare il lavoro futuro del CET; non è stato ancora completato ma è in via di definizione. Restano da mettere a punto ancora una serie di questioni tecniche prima che lo studio sia veramente pronto per la pubblicazione. Se ne occuperà il commissario Ashton; per parte mia, mi farò portavoce dell’interesse manifestato dal Parlamento.

Vorrei aggiungere, visto che se ne è parlato, che il consiglio per l’energia non si sovrapporrà al CET; piuttosto, i loro programmi di attività si integreranno a vicenda. E’ chiaro che delle questioni di sicurezza si occuperà il consiglio per l’energia, mentre quelle riguardanti la regolamentazione saranno di competenza del CET. L’interesse del consiglio per l’energia è focalizzato sulle nuove tecnologie e sulla sicurezza energetica.

Interverrò ora brevemente su SWIFT e su alcune questioni sollevate in riferimento alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza. L’accordo SWIFT è necessario perché prevede garanzie specifiche per i dati. Un tanto è certo, e l’accordo di assistenza giudiziaria reciproca dovrebbe andare anch’esso in quella direzione.

Dovrebbe essere noto anche che l’accordo di assistenza giudiziaria reciproca sta al centro dell’accordo SWIFT e che qualsiasi richiesta da parte degli Stati Uniti è soggetta all’autorizzazione di un’autorità giudiziaria dell’Unione europea competente in materia. Dobbiamo perciò continuare a lavorare su tale accordo.

Per quanto attiene all’ESTA, abbiamo reso nota una valutazione preliminare nella quale si giungeva alla conclusione che, sulla base della versione finale provvisoria, questo sistema non è equivalente alle procedure Schengen per la richiesta del visto così come sono previste dalle istruzioni consolari comuni della Commissione europea. Nondimeno procederemo a una valutazione definitiva dopo la pubblicazione della versione finale di ESTA; in tale valutazione ci occuperemo anche della questione della tassa ESTA, se essa sarà effettivamente introdotta. Come potete immaginare, noi siamo contrari a quella tassa.

Un’ultima risposta sul tema del terrorismo. In preparazione del vertice, stiamo discutendo con gli Stati Uniti di come intensificare la collaborazione nella lotta contro il terrorismo, soprattutto alla luce dei piani per la chiusura di Guantánamo.

E’ essenziale garantire il rispetto dei diritti fondamentali. In tale ottica, un contributo verrà anche dalla firma degli accordi sull’assistenza giudiziaria reciproca. Pertanto, collaboreremo anche per prevenire il radicalismo, compreso l’uso scorretto di Internet.

Come potete vedere, la gamma delle materie è amplissima. Abbiamo già affrontato tutte le questioni politiche; concordo tuttavia con la presidente del Consiglio quando dice che il prossimo vertice, per quanto importante, si limiterà a un incontro di poche ore. Non tutti i problemi potranno essere risolti nel corso di una sola riunione, ma si tratterà in ogni caso di un ottimo punto di partenza o di ripartenza.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 110, paragrafo 2, del regolamento.(1)

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 22 ottobre 2009.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto. (RO) Il vertice UE-USA di novembre rafforzerà il partenariato transatlantico e promuoverà il dialogo tra le due grandi potenze. Le relazioni tra Stati Uniti e Unione europea devono fondarsi sui valori e sugli obiettivi che condividiamo, e una cooperazione sempre più stretta è nel nostro comune interesse e di reciproco vantaggio.

L’Unione europea e gli Stati Uniti devono svolgere un ruolo fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico. A tale proposito sono stati assunti alcuni impegni congiunti per contrastare gli effetti negativi del riscaldamento globale. Per quanto riguarda l’Europa, una soluzione praticabile e concreta per tutelare l’ambiente è rappresentata dalla messa in funzione del canale navigabile Reno-Meno-Danubio, che permette il collegamento diretto tra i porti di Rotterdam e Costanza.

Lo sfruttamento delle vie di navigazione interne comporterà grandi benefici economici e contribuirà anche a ridurre l’inquinamento acustico e le emissioni di gas serra. Utilizzare quel canale e innalzarne il profilo renderà il trasporto di merci meno costoso, più sicuro e più efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse energetiche.

Le politiche di protezione ambientale, che possono essere integrate da misure a sostegno della mobilità transcontinentale e dei collegamenti internazionali, garantiscono la sicurezza dal punto di vista ambientale e dell’ordine pubblico dei cittadini e delle merci europei.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto.(EN) Ora che il trattato di Lisbona sta per entrare in vigore, i rapidi progressi compiuti nelle relazioni transatlantiche tra le due maggiori entità democratiche ed economiche diventeranno ancora più importanti. Sia l’Unione europea sia gli Stati Uniti continuano ad avere un ruolo chiave nel commercio internazionale e a essere fautori di stabilità. Il Parlamento europeo è stato una forza trainante nel portare avanti la cooperazione transatlantica, grazie alle sue risoluzioni nelle quali ha proposto la creazione di un libero mercato transatlantico e di nuove strutture per intensificare i rapporti politici e interparlamentari. Finora il consiglio economico transatlantico ha fatto un buon lavoro. Spero che in un futuro prossimo potremo trovare soluzioni per superare gli ostacoli normativi esistenti tra l’UE e gli USA. Nelle relazioni transatlantiche, ai legislatori spetterà un compito di rilievo. I membri del Parlamento europeo sono intenzionati e pronti a collaborare pienamente alle attività nel contesto del CET.

Dovremmo incoraggiare il Congresso degli Stati Uniti a impegnarsi senza riserve nel dialogo transatlantico tra i legislatori, che deve svolgersi con regolarità. Chiedo alla Commissione e al Consiglio quale seguito sia stato dato alle risoluzioni del Parlamento europeo e, nel contempo, invito entrambe le istituzioni ad adoperarsi con vigore per realizzare un’area transatlantica di libero mercato.

 
  
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  Alan Kelly (S&D), per iscritto.(EN) Le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Unione europea sono sempre state forti. E’ stato grazie all’aiuto americano che un’Europa in macerie si è potuta ricostruire e sviluppare nel dopoguerra. Ora il mondo si trova nuovamente di fronte a una crisi ed è più essenziale che mai conservare questo legame e lavorare insieme per risolvere i problemi che hanno assillato l’economia mondiale. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno un ruolo strategico da svolgere nel processo di ripresa. La somma dei nostri rispettivi prodotti nazionali lordi rappresenta più della metà del PNL mondiale, mentre le nostre relazioni commerciali bilaterali sono le più forti a livello globale e costituiscono quasi il 40 per cento del commercio mondiale. C’è bisogno, però, di nuovi sviluppi per poter contrastare efficacemente la crisi economica. Il consiglio economico transatlantico si è posto l’obiettivo di creare un mercato transatlantico integrato entro il 2015. Lo farà riducendo le barriere al commercio. Se tale obiettivo sarà raggiunto, l’economia potrà ricominciare a crescere e potrà iniziare la ripresa. Il rischio di una nuova stretta creditizia non è ancora passato. Per evitare un ulteriore crollo dell’economia e la disoccupazione la Comunità europea deve garantire l’attuazione in entrambi questi ambiti di politiche economiche coordinate.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. (DE) E’ pleonastico dire che occorre mantenere le relazioni economiche tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Nondimeno, non dobbiamo permettere in nessun modo che gli Stati Uniti monopolizzino l’Europa sotto il profilo economico. Al contrario: dobbiamo trarre insegnamenti dalla crisi economica, che è nata nei mercati finanziari non controllati degli Stati Uniti. L’Europa deve conservare la propria indipendenza economica e trovare il modo di uscire autonomamente dalla crisi, soprattutto se pensiamo ai bonus del valore di miliardi di dollari che vengono pagati alla borsa di New York proprio in questo momento. Chiedo perciò un rafforzamento della posizione europea nel consiglio economico transatlantico. Al vertice UE-USA di Praga dell’aprile 2009, il presidente Obama esercitò pressione sull’Unione europea affinché offrisse alla Turchia la piena adesione all’UE in un futuro prossimo, sostenendo che in tal modo avrebbe contribuito a una migliore intesa con il mondo islamico. Il fatto che gli Stati Uniti appoggino il loro alleato strategico nel quadro della NATO (nel senso che la Turchia acconsentirebbe all’elezione di Rasmussen a segretario generale della NATO) non deve essere un motivo per accelerare i negoziati di adesione. Nonostante il sostegno americano, la Turchia non diventerà un candidato idoneo all’adesione perché non c’è alcuna traccia di una riduzione delle enormi differenze culturali, geografiche, economiche e politiche esistenti. Su questo punto l’Unione europea deve assumere nei confronti degli Stati Uniti una posizione chiara.

 
  
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  Richard Seeber (PPE), per iscritto. (DE) Alla luce della crisi economica e dei preparativi per la conferenza sul clima di Copenaghen, è importante che cogliamo l’occasione offerta dalla riunione del consiglio economico transatlantico per rafforzare ulteriormente le relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. In campo ambientale dobbiamo discutere in particolare di nuovi tipi di alimenti. Un altro tema importante sono le opportunità e le prospettive offerte dalle nanotecnologie. Dobbiamo sicuramente tenere aperte le discussioni su argomenti riguardanti l’ingegneria genetica e la clonazione animale. L’Europa non dovrebbe aver timore di illustrare chiaramente ai suoi partner commerciali le preoccupazioni che alcuni Stati membri nutrono. Per quanto riguarda i prodotti chimici e le sostanze tossiche, dobbiamo sviluppare elevati standard di protezione e migliorare il coordinamento. In tal modo, non soltanto faciliteremo le relazioni commerciali ed economiche, ma potremo anche e in particolare tutelare i consumatori europei da sostanze tossiche presenti nell’ambiente e nei prodotti che usano. Discussioni costruttive aiuteranno a garantire la continuità del rapporto speciale che lega l’Unione europea e gli Stati Uniti.

 
  
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  Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto. (PL) E’ positivo che la risoluzione sui preparativi della riunione del consiglio economico transatlantico e del vertice UE-USA del 2 e 3 novembre prossimi inviti gli Stati Uniti, a pagina 17, a trattare i cittadini dell’Unione europea tutti allo stesso modo e a inserire tutti gli Stati membri dell’Unione europea nel programma Viaggio senza visto.

E’ tempo ormai che gli appelli del Parlamento, gli sforzi della Commissione e i tentativi degli Stati membri discriminati dalle norme sui visti producano risultati. In caso contrario, sarà necessario compiere azioni radicali e introdurre l’obbligo del visto per i cittadini americani. E’ finalmente giunta l’ora di porre fine a questo privilegio unilaterale di cui godono gli Stati Uniti. Il Parlamento europeo non deve tollerare la discriminazione da parte americana dei cittadini europei in base alla loro nazionalità. La posizione del Parlamento su questo tema è tanto più significativa in quanto non tutti i governi degli Stati membri si rendono conto della necessità di applicare il principio della reciprocità in materia di visti. Uno di essi è il governo della Repubblica di Polonia. La posizione dei cittadini è invece affatto diversa: oltre il 61 per cento dei polacchi è favorevole all’introduzione di visti di entrata per cittadini statunitensi. Secondo un sondaggio condotto su Internet, a favore di una misura del genere si è espresso addirittura il 96 per cento degli intervistati.

Confido che il prossimo vertice UE-USA rappresenterà una svolta, quanto meno sotto il profilo della politica per i visti, e che nel nuovo anno, nel 2010, i cittadini di tutti gli Stati membri dell’Unione potranno viaggiare normalmente. In altri termini, mi auguro che essi potranno godere della stessa libertà di cui godono i cittadini americani, che possono viaggiare in qualsiasi paese dell’Unione europea.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale

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