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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 21 ottobre 2009 - Strasburgo Edizione GU

10. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Video degli interventi
PV
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il tempo delle interrogazioni (B7-0212/2009).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Posselt (H-0303/09)

Oggetto: Diritti umani a Cuba

Come giudica il Consiglio l'attuale situazione dei diritti umani a Cuba, in particolare per quanto riguarda i detenuti politici, e dispone esso di informazioni circa le condizioni di detenzione del medico cubano, dott. Darsi Ferrer e del suo compagno di detenzione Alfredo Dominquez, sottoposti, da quanto risulta, ad un regime di detenzione estremamente disumano?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Sono senz’altro pronta a passare dagli Stati Uniti a Cuba per occuparmi dell’interrogazione dell’onorevole Posselt, che affronta un tema molto serio. Quindi, onorevole Posselt, grazie per la sua interrogazione.

Il Consiglio rimane fortemente preoccupato per la situazione dei diritti umani a Cuba e specialmente per la mancanza di passi avanti nel campo dei diritti civili e politici. Ai cittadini cubani non è riconosciuta la libertà di parola e di riunione; a Cuba non c’è libertà di stampa e l’accesso alle informazioni, Internet incluso, resta limitato. Non sono cambiate le restrizioni alla libertà di circolazione dei cittadini verso e all’interno di Cuba. Attualmente, sull’isola ci sono 208 prigionieri politici; nel 2007 erano 2 034, e quindi il loro numero è sceso, però la maggior parte delle persone liberate sono state rilasciate perché avevano finito di scontare la pena. Le missioni degli Stati membri all’Avana controllano molto attentamente l’elenco dei prigionieri politici e dispongono di un apposito gruppo di lavoro per i diritti umani che si occupa dei casi importanti.

Secondo i difensori dei diritti umani e in base alle testimonianze dei prigionieri politici e dei loro familiari, le condizioni di vita nelle carceri sono ben al di sotto degli standard minimi fissati dalle Nazioni Unite per il trattamento di prigionieri. Alcuni di essi sono in condizioni di salute molto precarie, stando alle loro famiglie, e non ricevono un’adeguata assistenza medica. Ci sono state alcune segnalazioni di trattamenti crudeli e degradanti, tra cui pestaggi di prigionieri, negazione di adeguate cure mediche e pressioni psicologiche. Nonostante tutto ciò, non si ha ancora notizia di guardie carcerarie o di poliziotti sottoposti a procedimenti giudiziari per aver commesso abusi.

Il governo cubano nega l’esistenza di prigionieri politici e purtroppo continua a opporsi ai controlli internazionali eseguiti da organizzazioni indipendenti competenti in materia per accertare il rispetto dei diritti umani. L’approccio del Consiglio verso Cuba è stato definito nella posizione comune adottata nel 1996, che il Consiglio ha successivamente sottoposto a revisione con cadenza annuale. Nell’ottobre 2008 l’Unione europea e Cuba hanno deciso di comune accordo di dare nuovamente l’avvio a un ampio dialogo politico che, coerentemente con le politiche comunitarie, coinvolge non soltanto le autorità cubane ma anche la società civile e l’opposizione democratica. Nella valutazione annuale della posizione comune per il 2009, il Consiglio riserva un’attenzione speciale al rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Nelle conclusioni del giugno scorso abbiamo affermato chiaramente che questi temi resteranno una delle priorità chiave dell’Unione europea nei suoi rapporti con Cuba. In particolare, il Consiglio ha sollecitato il governo cubano a liberare incondizionatamente tutti i prigionieri politici, compresi quelli incarcerati nel 2003, e ha espresso le proprie preoccupazioni per i prigionieri e le loro condizioni di salute.

Oltre a ciò, il Consiglio ha invitato le autorità cubane a facilitare l’accesso immediato alle prigioni cubane da parte di organizzazioni umanitarie internazionali. Dall’avvio del dialogo politico con Cuba, l’anno scorso, l’Unione europea ha sollevato la questione dei prigionieri politici in tutte le occasioni d’incontro, nessuna esclusa. Come si afferma nelle ultime conclusioni del Consiglio, il tema dei diritti umani dovrebbe essere affrontato sempre durante le visite ad alto livello, le quali, ove del caso, devono prevedere anche incontri con l’opposizione pacifica e filodemocratica.

Il Consiglio ha deciso di proseguire il dialogo con Cuba perché esso ci offre l’occasione di affrontare questioni aperte che ci interessano e preoccupano entrambi, ivi inclusa la condizione dei diritti umani. Restiamo nondimeno seriamente preoccupati per la situazione in quel paese e continueremo a occuparci di casi individuali, con particolare attenzione per i prigionieri in gravi condizioni di salute.

Per quanto attiene alla situazione specifica di uno dei prigionieri menzionati dall’onorevole deputato, posso dire che in agosto l’Unione europea ha organizzato una manifestazione di solidarietà a l’Avana, su iniziativa della presidenza svedese. La manifestazione si è svolta per dimostrare alla famiglia del dottor Darsi Ferrer, che è in carcere, che l’Unione è preoccupata per la mancata applicazione delle norme del diritto nazionale di procedura penale da parte delle autorità cubane. Del pari, anche il caso dell’altro prigioniero citato, il signor Alfredo Domínguez, è seguito dalla presidenza ed è stato sollevato nei colloqui con Cuba, e siamo anche in contatto con la sua famiglia.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE).(DE) Signora Presidente, ringrazio la presidente Malmström per la sua risposta eccellente e particolareggiata.

La signora Brechtmann della Commissione internazionale per i diritti umani mi ha fornito informazioni esaurienti sulle condizioni di vita nelle carceri. Vorrei chiedere soltanto se il Consiglio può cercare di compiere un’indagine sulle condizioni in cui sono tenuti singoli prigionieri e come esso valuta gli sviluppi a Cuba per quanto riguarda le relazioni con l’Unione europea.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Noi non abbiamo formalmente accesso a dati di quel genere, ma, attraverso organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative, contatti, partici politici, eccetera, riusciamo comunque a ottenere informazioni – un po’ frammentarie – sulle condizioni dei prigionieri politici. Sappiamo che in alcuni casi il loro stato di salute è molto grave. Cerchiamo di tenere i contatti con le loro famiglie e con le ONG per alleviare la loro situazione, ma ovviamente uno dei problemi è che disponiamo di poche informazioni concrete e confermate.

Un altro problema è che moltissimi di quei prigionieri sono detenuti senza aver subito un processo e senza essere accusati di alcunché, e ciò è in contrasto con le leggi cubane. Essi hanno il diritto di sapere perché sono in prigione e di cosa vengono accusati – un diritto umano basilare in tutte le società, ma non, come sappiamo, a Cuba.

Il dialogo con Cuba è, ovviamente, irto di difficoltà; riteniamo però che, per il momento, sia importante che esso si svolga in linea con la nostra decisione, perché ci offre una possibilità di cercare di restare in contatto con le autorità di quel paese, di essere molto fermi e severi nelle nostre critiche ma anche di intrattenere rapporti con la società civile e i dissidenti pacifici. Questo è quanto stiamo cercando di fare e, per ora, è un approccio che pensiamo possa funzionare. Non credo che tale approccio cambierà sostanzialmente a breve termine.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL) . – (EL) Signora Presidente, signora Ministro, poiché ritengo che, nel campo dei diritti umani, in cui rientrano le questioni sollevate dall’onorevole Posselt nella sua interrogazione, possiamo collaborare meglio con i paesi con i quali intratteniamo relazioni politiche e diplomatiche nonché rapporti finanziari, trovo sorprendente che l’Unione europea e i suoi Stati membri abbiano una posizione passiva, ove non negativa, verso la naturale e reiterata richiesta della Repubblica di Cuba di revoca dell’embargo imposto dagli Stati Uniti nei suoi confronti.

Chiedo pertanto come la pensi al riguardo la presidenza e come, a suo parere, tale questione dovrebbe essere affrontata dagli Stati membri, considerato che, come sappiamo tutti, Cuba ha presentato all’assemblea generale della Nazioni Unite del 28 ottobre una richiesta di revoca dell’embargo.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(EN) Eccomi qua, una pacifica dissidente di uno degli Stati membri dell’Unione europea, l’Ungheria. Vi chiedo un consiglio. Come possiamo fare affinché alla situazione dei diritti umani in Ungheria sia riservato lo stesso livello di interesse che c’è per la situazione dei diritti umani a Cuba?

In Ungheria, già dall’autunno 2006 la polizia sta compiendo violenze di massa contro dimostranti pacifici, e molti prigionieri politici hanno subito torture in carcere.

Chiedo ai politici cubani il favore di negoziare a nostro nome sulla base di tutti …

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Presidente. – Sono spiacente, ma il suo tempo di parola è di 30 secondi e l’interrogazione riguarda i diritti umani a Cuba.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) In numerose occasioni l’intera Unione europea ha espresso la propria contrarietà all’embargo americano, ritenendo che esso non favorisca una futura soluzione della questione cubana.

L’Unione europea ha altresì espresso la volontà di avviare una più stretta cooperazione con Cuba, anche in campo commerciale, a condizione che la situazione dei diritti umani migliori.

Per il momento, tuttavia, visti l’assenza di tali progressi, il mancato rispetto della democrazia e il numero dei prigionieri politici, è per noi impossibile fare qualsiasi passo avanti a tale proposito. Spetta alle autorità cubane dimostrare se vogliono intrattenere con noi questo tipo di rapporti e se hanno compiuto progressi concreti. Finora, però, i passi avanti sono stati purtroppo molto pochi.

 
  
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  Presidente. – Sarei grato agli onorevoli deputati se rispettassero le regole previste per il tempo delle interrogazioni, le quali permettono di porre una domanda complementare di 30 secondi riguardante lo stesso argomento dell’interrogazione in esame.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 2 dell’onorevole Harkin (H-0305/09)

Oggetto: Maltrattamenti sugli anziani

Considerato che secondo le stime, oltre il 10% degli anziani subisce maltrattamenti o abusi di tipo fisico, psicologico, finanziario o mentale, sia in ambiente domestico che all'interno di case di riposo e che tale percentuale è sicuramente destinata ad aumentare per effetto dell'invecchiamento demografico, quali iniziative intende adottare la Presidenza svedese per tenere fede agli impegni relativi al miglioramento della cooperazione e degli interventi a livello europeo volti a incrementare la qualità dei servizi assistenziali per gli anziani e a prevenire maltrattamenti e abusi nei loro confronti?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) L’onorevole Harkin ha sollevato una questione molto importante al giorno d’oggi, visto il numero crescente di persone anziane nella nostra società. Le misure di intervento in quest’area sono principalmente di competenza nazionale, mentre la Comunità può soltanto sostenere e integrare l’azione degli Stati membri.

La presidenza svedese intende nondimeno dedicare un po’ di attenzione a questa tematica e farà tutto quanto nelle sue capacità per migliorare la qualità dell’assistenza agli anziani e per risolvere i problemi connessi con gli abusi contro le persone anziane. A tale proposito desidero ricordarvi la conferenza che si è tenuta a Stoccolma un mese fa su come invecchiare in modo sano e dignitoso. La conferenza ha riunito 160 persone di 27 paesi e ha registrato un alto livello di partecipazione. Vi hanno preso parte anche la Commissione e gli Stati membri, funzionari dei ministeri della Salute e degli affari sociali, nonché molte organizzazioni del volontariato.

Lo scopo era quello di fare luce esattamente sui problemi sollevati dall’onorevole deputata: come possiamo gestire la necessità di una maggiore cooperazione tra i settori sanitario e assistenziale per riuscire a soddisfare le esigenze dei nostri concittadini più anziani? E’ volontà della presidenza che il Consiglio adotti conclusioni in merito il 30 novembre prossimo, durante il Consiglio “Occupazione, politica sociale, salute e tutela dei consumatori”. Nel progetto di conclusioni è nostra intenzione promuovere una cooperazione più profonda e più stretta per garantire un invecchiamento sano e dignitoso, anche attraverso lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. Inoltre, alla Commissione è stato chiesto di redigere un piano d’azione per garantire la dignità, la salute e la qualità della vita delle persone anziane.

Vorrei far presente anche che nel giugno di quest’anno il Consiglio ha adottato le conclusioni intitolate “Pari opportunità per uomini e donne: vecchiaia attiva e invecchiamento nella dignità” proprio al fine di favorire la disponibilità di servizi assistenziali a domicilio di buona qualità per gli anziani, tenendo conto delle esigenze peculiari degli uomini e delle donne di una certa età.

Per quanto attiene in particolare alla questione degli abusi contro gli anziani, già con la direttiva del Consiglio 2000/78/CE si proibiva la discriminazione sul posto di lavoro per motivi di età. La Commissione ha proposto di ampliare la protezione garantita da quella direttiva a una serie di altre aree, come la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria e sociale, l’istruzione, l’accesso a beni e servizi, l’abitazione e altre ancora.

Questa proposta contiene molti elementi rilevanti per la problematica degli abusi nei confronti degli anziani. Comprende l’assistenza domiciliare, quella istituzionalizzata e i servizi di assistenza sanitaria. Vieta le molestie, che sono una forma di discriminazione e vengono definite come un comportamento indesiderato avente “l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo”.

La proposta è ora all’esame del Consiglio, mentre il Parlamento europeo ha già espresso un parere. Per l’approvazione della proposta da parte del Consiglio è richiesta l’unanimità. Certamente non possiamo anticipare il risultato della discussione in Consiglio, ma voglio dire ugualmente che stiamo facendo tutto il possibile per adottare norme che possano contribuire a eliminare tutte le forme di abusi e maltrattamenti di persone anziane – il che è del tutto coerente con il parere espresso dal Parlamento europeo.

Siamo, com’è ovvio, fermamente convinti che nessuno deve subire molestie o abusi, tanto meno le persone anziane, che hanno così tanto bisogno di assistenza.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE).(EN) La ringrazio, Presidente in carica Malmström, per la sua ponderata risposta. Secondo la comunicazione della Commissione del 2008, bisogna creare le condizioni idonee dal punto di vista delle risorse, della formazione e del sostegno per il personale che fornisce assistenza. Penso senz’altro anch’io che le cose stiano così e riconosco che la competenza in materia è degli Stati.

Nondimeno ci sono alcune aree nelle quali l’Unione può dare un suo contributo. Una di esse è l’intero settore della dimensione transfrontaliera. Vorrei conoscere la sua opinione sulla creazione di una struttura formale per lo scambio d’informazioni sugli operatori sanitari, in questo caso sugli operatori dell’assistenza, che lavorano fuori dai confini del loro paese.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Ringrazio l’onorevole deputata per la sua proposta. E’ la prima volta che la sento e mi pare che sia un’iniziativa valida. Dovrò tuttavia riferirne ai ministri interessati e inserirla tra gli argomenti di discussione. Forse potremo riparlarne in un momento successivo.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) La popolazione dell’Unione europea invecchia sempre più. Gli anziani hanno esigenze particolari sia dal punto di vista dell’assistenza sanitaria sia in termini di disponibilità di dispositivi adatti alle loro esigenze negli edifici e sui mezzi pubblici di trasporto. La Svezia può vantare una lunga tradizione nella politica sociale. Di quali proposte state discutendo con gli altri Stati membri per poter migliorare le condizioni di vita delle persone anziane in tutto il territorio comunitario?

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Presidente in carica, l’onorevole Harkin le ha posto una domanda molto importante e lei ha risposto molto bene. Tuttavia, ampliando il contesto della domanda, volevo dire che oggidì per “anziani” si intendono solitamente gli ultrasessantacinquenni. Lei reputa opportuno elevare o rendere più flessibile, a livello di Unione, l’età pensionabile e prevedere un pensionamento graduale, invece del pensionamento definitivo, come sembra essere ora il caso per la maggior parte delle persone? In tal modo si contribuirebbe tantissimo a migliorare la qualità della vita e a garantire maggiore rispetto degli anziani.

 
  
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  Presidente. – Mi pare che questa domanda esorbiti un po’ dal tema dell’interrogazione, ma lascio che sia il ministro a decidere se rispondere.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) La risposta alla prima domanda, dell’onorevole deputata, è sì, soprattutto perché è necessario discutere di questi temi.

La troika – le presidenze francese, ceca e svedese – ha concordato di rafforzare il dialogo sulle tematiche inerenti alla salute e alle persone anziane. Vorrei ricordare che si sono svolte due conferenze, una sull’Alzheimer e, un mese fa, quella che ho citato prima sul trattamento dignitoso degli anziani, le quali hanno offerto l’opportunità di affrontare questo argomento. Le conclusioni saranno discusse alla fine di novembre al Consiglio “Occupazione, politica sociale, salute e consumatori”. In quella occasione prenderemo in esame, ovviamente, anche la relazione del Parlamento europeo.

Per quanto concerne l’età pensionabile, si tratta di una questione sulla quale ciascuno Stato membro decide in autonomia; tuttavia, nelle nostre discussioni sulla strategia di Lisbona – per una volta, non sul trattato – riguardo ai modi per aumentare la crescita, lo sviluppo e l’occupabilità e affrontare la sfida demografica, questo è sicuramente un tema da prendere in considerazione, ossia come sfruttare le competenze e l’esperienza anche delle persone anziane ed evitare che siano escluse dal mondo del lavoro. Non spetta al Consiglio stabilire con precisione a quale età ciò dovrebbe avvenire, quanto piuttosto sollecitare tutti gli Stati membri a utilizzare al massimo la forza lavoro a loro disposizione.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 3 dell’onorevole Schmidt (H-0310/09)

Oggetto: Detenzione del giornalista svedese Dawit Isaak in Eritrea

Secondo notizie riportate dai media svedesi, il giornalista Dawit Isaak, cittadino svedese arrestato nel 2001, sarebbe stato spostato in un nuovo carcere in Eritrea. Da questa prigione nessuno sarebbe mai uscito vivo. Da quasi otto anni Dawit Isaak è detenuto in condizioni terribili da un regime scellerato senza conoscere il motivo per cui è stato brutalmente imprigionato, separato dalla sua famiglia, dai suoi amici e dal suo lavoro. Fino ad ora tutti i tentativi di farlo liberare sono falliti. L’UE dovrebbe adoperarsi maggiormente in quanto Isaak è anche cittadino europeo. Se non si interviene egli rischia di morire senza che né la Svezia né l’UE siano riuscite a convincere il presidente eritreo a discutere seriamente del caso Isaak.

Ciò premesso, quali misure intende la presidenza svedese adottare per sollevare il caso di Dawit Isaak ai più alti livelli dell'UE?

È giusto che l’Eritrea, responsabile di violazioni tanto evidenti dei diritti umani fondamentali, riceva aiuti dall’UE?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Sono passati otto anni da quando il giornalista svedese-eritreo Dawit Isaak è stato catturato e incarcerato in Eritrea. E’ in prigione senza aver subito un processo e senza che siano state formulate accuse nei suoi confronti. Né la sua famiglia né le autorità svedesi né le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno il permesso di fargli visita.

Purtroppo, nel corso degli ultimi anni non c’è stato alcun segnale di miglioramento della situazione dei diritti umani in Eritrea. La responsabilità di questa situazione ricade interamente sul governo eritreo. Per l’Unione europea, la continua violazione da parte di quel paese dei suoi obblighi in materia di diritti umani in conformità del diritto nazionale e internazionale è motivo di grave preoccupazione.

In particolare, siamo preoccupati per il problema dei prigionieri politici e la mancanza di libertà di espressione. Molte volte l’Unione europea ha chiesto il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri politici in Eritrea, tra cui, ovviamente, quello di Dawit Isaak. Il 18 settembre 2009 la presidenza ha rilasciato, a nome dell’Unione europea, una dichiarazione molto chiara in cui abbiamo chiesto nuovamente la liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici e affermato che le azioni dell’Eritrea costituiscono una manifesta violazione degli obblighi previsti dal patto internazionale sui diritti civili e politici, che l’Eritrea ha ratificato.

Il caso di Dawit Isaak non è stato risolto, il che è deplorevole; esso rimane in cima alle priorità dell’Unione europea e della presidenza e del governo svedesi. Continueremo ad adoperarci fino a quando Isaak sarà rilasciato per motivi umanitari e potrà ricongiungersi alla sua famiglia. Vi posso garantire che continueremo a sollevare il suo caso e la situazione degli altri prigionieri con le massime autorità dell’Asmara.

I diritti umani sono un fattore chiave delle relazioni tra Unione europea ed Eritrea. Siamo disposti ad aiutare il governo eritreo per migliorare la situazione dei diritti umani. Per quanto riguarda gli aiuti, essi sono regolati e dipendono dalle norme dell’accordo di Cotonou, che disciplina sia i diritti umani sia il dialogo politico per esercitare pressione e modificare lo stato delle cose. Questo processo è già in atto ma procede troppo lentamente; ad ogni modo, ci auguriamo che possa essere uno strumento utile per compiere progressi.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE).(SV) Non è necessario che vi fornisca ulteriori particolari sul drammatico caso di Dawit Isaak. So anche che il presidente in carica Malmström è fortemente impegnata in proposito.

Per quanto ne so, Dawit Isaak è l’unico cittadino dell’Unione europea che è stato incarcerato per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. L’Unione non dovrebbe dunque riunirsi e rilasciare una speciale dichiarazione congiunta sul caso di Dawit Isaak? Non è il caso che il Consiglio valuti l’opportunità di rilasciare una dichiarazione speciale? Forse il presidente Malmström o qualcun altro dovrebbe recarsi in Eritrea per cercare di incontrare Dawit Isaak e anche il presidente Isaias Afewerki. Spero che ciò avvenga, perché ritengo che sia del tutto inaccettabile che un cittadino comunitario resti in prigione per anni e anni senza un processo e nonostante sia, a quanto risulta, in gravi condizioni di salute e rischi persino di morire in carcere.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Voglio dire all’onorevole Schmidt che condivido sinceramente la sua gravissima preoccupazione e la sua frustrazione per il fatto che questa situazione persista da vari anni e non ci sia la possibilità di contattare le autorità eritree. Sono certa che sia l’onorevole Schmidt sia altri deputati hanno letto le notizie giunte dall’Eritrea e hanno ascoltato le interviste al suo presidente. Egli non è una persona con cui sia facile trattare; inoltre, in Eritrea la pratica degli abusi è ampiamente diffusa.

Continuiamo a lavorare utilizzando tutti i canali di cui siamo a conoscenza; non abbiamo, però, accesso alla prigione. Non abbiamo potuto fare visita a Dawit Isaak e non sappiamo quali siano le sue condizioni. Ovviamente non escludiamo di poterci recare colà qualora ritenessimo che la nostra presenza potrebbe favorire un progresso in questa vicenda; allo stato attuale, però, è del tutto escluso che possiamo ottenere qualche tipo di promessa sulla possibilità di fargli visita, di avere colloqui per discutere del suo caso o di incontrare la sua famiglia, che è lì in Eritrea. Tutto ciò è estremamente frustrante. Abbiamo fatto una dichiarazione molto chiara. Come ha detto l’onorevole Schmidt, Dawit Isaak è, per quanto ne so, l’unico prigioniero politico originario dell’Unione europea a essere attualmente detenuto. Stiamo lavorando su più fronti per rafforzare la pressione sulle autorità eritree e far capire loro che Dawit Isaak e i suoi compagni di prigionia devono essere rilasciati, se non altro per rispettare le convenzioni che l’Eritrea stessa ha sottoscritto, ma è molto difficile avere un dialogo normale con quel paese.

 
  
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  Presidente. – Non essendoci altre domande complementari su questa interrogazione, passiamo alla prossima.

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 4 dell’onorevole Hedh (H-0312/09)

Oggetto: Strategia dell’UE in materia di alcol

Sono passati quasi tre anni da quando è stata approvata la strategia dell’UE sul consumo di alcol. L'idea era di procedere ad una sua valutazione entro l’estate del 2009. Purtroppo tale valutazione sembra essere stata rinviata. Per la Svezia la politica in materia di consumo di alcol è sempre stata una questione importante e prioritaria nell’ambito della cooperazione con l’UE.

Ciò premesso, intende la presidenza svedese adoperarsi affinché si proceda quanto prima alla summenzionata valutazione? Nell’affermativa, per quando è prevista?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) La ringrazio, onorevole Hedh. Vorrei innanzi tutto ricordare all’onorevole Hedh che la presidenza svedese ha messo il problema dell’alcol e della salute ai primi posti del suo programma di lavoro, trattandosi di un aspetto importante per l’attuazione della strategia comunitaria volta alla riduzione dei danni causati dal consumo di alcol.

In tale contesto, abbiamo già organizzato tre eventi di rilievo. Il primo è stato l’incontro informale dei ministri della Salute a Jönköping, in luglio, nel quale una particolare attenzione è stata dedicata alla vendita e alla commercializzazione di bevande alcoliche e alle loro conseguenze sul consumo di alcol da parte dei giovani. Il secondo evento è stata una conferenza di esperti in materia di alcol e salute che si è svolta a Stoccolma il 21 e 22 settembre, allo scopo di promuovere nell’Unione europea una strategia ampia, sostenibile e di lungo periodo sul tema dell’alcol. Alla conferenza hanno partecipato oltre 450 persone provenienti, in linea di massima, da tutti gli Stati membri dell’Unione, le quali hanno espresso un fortissimo sostegno alle priorità svedesi in relazione al problema dell’alcol e della salute.

Il terzo evento è stata la riunione mondiale di esperti in materia di alcol, salute e sviluppo sociale che si è tenuta il 23 settembre. La riunione è stata organizzata dalla presidenza svedese in collaborazione con la SIDA, che è l’agenzia svedese per la cooperazione internazionale allo sviluppo, e il ministero norvegese della Salute e dell’assistenza, ed è stata sponsorizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Scopo della riunione era contribuire alla definizione di una strategia globale in occasione dell’assemblea dell’OMS nel maggio del prossimo anno. Durante la riunione sono state illustrate nuove scoperte sul legame esistente tra l’abuso di alcol, lo sviluppo sociale e la diffusione di malattie infettive quali l’HIV/AIDS e la tubercolosi – un legame importante di cui vale la pena prendere nota.

Quindi, per quanto riguarda la domanda se la presidenza svedese si impegnerà a garantire che la strategia sia valutata senza ritardo, la risposta è sì. L’adozione nel 2006 di una strategia a livello comunitario ha rappresentato un passo importante. Con tale strategia, la Commissione ha riconosciuto che l’alcol è uno dei fattori chiave per valutare il grado di salute nell’Unione e che è compito dell’UE affrontare il problema dell’uso nocivo e pericoloso dell’alcol. Ciò è stato ulteriormente ribadito dal sostegno espresso da tutti i ministri della Salute dell’Unione europea nelle loro conclusioni del novembre 2006.

Dal 1o gennaio 2007 la Commissione segue l’andamento del consumo di alcol e dei danni alcolcorrelati, come pure i cambiamenti nella politica all’interno dell’Unione europea. Anche se abbiamo riscontrato progressi in molti settori, abbiamo avuto troppo poco tempo per procedere a una valutazione completa degli effetti sulla salute della politica sull’alcol e dell’abitudine al bere. La prima relazione della Commissione, presentata alla conferenza degli esperti di poche settimane fa, riguarda lo stato di avanzamento della strategia comunitaria sull’alcol. Si tratta di una relazione interlocutoria in vista di quella finale, prevista per il 2012.

La presidenza analizzerà, naturalmente, la relazione sullo stato di avanzamento e valuterà i risultati della conferenza degli esperti su alcol e salute. Vigileremo sui progressi che saranno compiuti. Abbiamo finanziato anche alcuni studi nuovi al fine di assicurare che l’alcol resti tra le priorità dell’agenda europea. Uno degli studi che stiamo finanziando si occuperà degli effetti della commercializzazione dell’alcol sui giovani; un altro valuterà l’impatto dell’alcol sugli anziani in dieci Stati membri, mentre un altro studio ancora analizzerà le conseguenze del commercio transfrontaliero sulle politiche nazionali sull’alcol.

Nel nostro progetto di conclusioni su alcol e salute, che è ora in discussione nel gruppo di lavoro del Consiglio, proponiamo di sollecitare la Commissione affinché avvii un’indagine e individui le priorità della prossima fase di lavoro in materia di alcol e salute, per sottolineare la necessità di prendere in considerazione il periodo dopo il 2012, quando la valutazione e l’attuale strategia sull’alcol si saranno concluse. Alla luce di questa discussione, è intenzione della presidenza approvare nel dicembre 2009 le conclusioni del Consiglio per sostenere una strategia sull’alcol.

 
  
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  Anna Hedh (S&D).(SV) Presidente Malmström, so che la presidenza ha organizzato numerose conferenze, peraltro proficue, e ha dedicato a questa tematica molto tempo.

La mia interrogazione riguardava nello specifico la strategia sull’alcol perché ho presentato la stessa interrogazione già in passato, circa sei mesi fa. Allora mi fu detto che la strategia sull’alcol sarebbe stata valutata prima dell’estate. Ecco perché ho sollevato tale questione, dato che il tema non compariva in agenda.

Molte cose sono successe da quando la presidenza svedese propose una strategia comunitaria sull’alcol nel 2001. La strategia venne poi adottata nel 2006, e anche da allora sono successe molte cose. Alcuni Stati membri hanno inasprito le limitazioni di età, altri hanno aumentato le tasse sull’alcol, altri ancora hanno abbassato i limiti della concentrazione di alcol nel sangue, per esempio. Ne sono molto lieta. Avrei preferito se la presidenza svedese avesse osato un po’ di più, forse, in riferimento alla pubblicità, ma mi fa comunque piacere che si stia eseguendo uno studio su pubblicità, alcol e giovani.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) La ringrazio per il suo sostegno su questo tema. Abbiamo in effetti cercato di mettere in evidenza tale questione, che è, ovviamente, il contesto entro il quale l’Unione può operare organizzando conferenze, realizzando studi e fissando calendari per garantire che l’attività in questo campo prosegua e per assicurare l’impegno delle presidenze future. Sono lieta che abbiamo potuto chiarire l’equivoco che evidentemente era sorto. L’intento era quello di produrre una relazione interlocutoria – che è, naturalmente, altrettanto importante e che noi leggeremo e analizzeremo – ma di presentare in ogni caso la valutazione finale nel 2012. Nel frattempo, c’è tantissimo da fare e vi posso confermare anche che molti Stati membri si stanno impegnando moltissimo. Tutti i cittadini di tutti gli Stati membri sono stati informati degli effetti che il consumo di alcol ha sulla salute.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (S&D).(LT) Signora Ministro, a livello comunitario il numero dei casi di morte dovuti a incidenti stradali sta diminuendo, ma gli obiettivi ambiziosi non saranno raggiunti l’anno prossimo La causa principale è l’alcol. Alcuni paesi registrano una percentuale di suicidi sorprendentemente elevata, e anche in questo caso la colpa va attribuita all’alcol.

Non pensate che dovremmo inasprire, a livello di Unione europea, le già severe misure previste per il consumo di alcol, sull’esempio della Scandinavia? In particolare, andrebbe limitato il consumo da parte dei giovani. La Svezia vuole forse compiere il primo passo in quella direzione?

 
  
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  Catherine Stihler (S&D).(EN) Desidero segnalare alla signora ministro che in Scozia, nel collegio elettorale che rappresento, è in corso una discussione sul prezzo minimo per i prodotti alcolici. Volevo cogliere questa occasione per chiedere alla signora ministro se il Consiglio sta valutando la possibilità di introdurre prezzi minimi per i prodotti alcolici. La discussione in atto in Scozia è molto ampia e mi chiedevo cosa ne pensi il Consiglio e, anzi, se ne stia discutendo.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Uno dei cinque temi prioritari della strategia comunitaria sull’alcol è per l’appunto la riduzione dei feriti e dei morti dovuti a incidenti stradali alcolcorrelati. Come ha detto l’onorevole deputato, si tratta di un problema molto grave che crea grandi sofferenze e che ha anche un costo economico.

La Commissione ha raccomandato di abbassare il limite massimo per i guidatori inesperti e professionisti, mentre i paesi che già ora applicano limiti non li dovrebbero abbassare. C’è una raccomandazione in tal senso e ci stiamo lavorando insieme con gli Stati membri.

Molti paesi hanno già dato attuazione a quelle raccomandazioni e sono in corso numerose iniziative di sensibilizzazione per discutere della materia.

Non mi risulta che allo stato si stia discutendo dei prezzi, ma non lo posso escludere e quindi me ne accerterò presso il collega competente, il ministro della Salute. Non credo, però, che si stia parlando in particolare di questo argomento.

Molte altre questioni legate all’alcol sono al momento oggetto di attenzione, ma probabilmente non questa, almeno per ora, perché ovviamente non rientra nelle competenze comunitarie.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l'interrogazione n. 5 dell’onorevole Paleckis (H-0316/09)

Oggetto: L’aspetto ambientale dei gasdotti

Nell'Unione europea si accorda grande attenzione agli aspetti ambientali dei nuovi gasdotti diretti verso l'UE (Nabucco, il gasdotto nord e il gasdotto sud). Il gasdotto nord, che poggia sul fondo del Mar Baltico, è un progetto eccezionale, sia per la taglia che per gli eventuali effetti sull'ambiente nella regione del Mar Baltico.

Quali sono i pericoli per l'ambiente che la Presidenza svedese individua nel processo di costruzione dei gasdotti e quali le misure che prevede per eliminarli?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Nord Stream è un progetto unico nel suo genere per il Mar Baltico in ragione delle sue dimensioni e delle possibili conseguenze. Il Consiglio è consapevole dei timori suscitati dagli aspetti ambientali del progetto Nord Stream e ha preso buona nota della risoluzione del Parlamento europeo del luglio dello scorso anno concernente l’impatto ambientale del gasdotto, che collegherà la Russia alla Germania, sul Mar Baltico.

Tutti gli Stati membri dell’Unione europea e la Comunità europea sono parti contraenti della convenzione delle Nazioni Unite siglata a Espoo nel 1991. La convenzione regolamenta la valutazione degli impatti ambientali in un contesto transfrontaliero e impone a carico dei firmatari una serie di obblighi rilevanti e vincolanti, allo scopo precipuo di garantire che l’esecuzione delle valutazioni d’impatto ambientale comprenda la consultazione di altre parti contraenti interessate da un determinato progetto.

L’impatto del progetto Nord Stream sul delicato ambiente del Mar Baltico è della massima importanza e va esaminato attentamente. Il progetto potrebbe andare a toccare aree appartenenti alla rete Natura 2000, oltre a zone dove ci sono miniere e sono state depositate armi chimiche. La diffusione di sedimenti potrebbe nuocere alla flora e alla fauna marine e avere conseguenze anche sull’industria della pesca. Inoltre, la vicinanza del gasdotto a importanti rotte di navigazione potrebbe comportare rischi per l’ambiente e la sicurezza.

Tutti gli Stati affacciati sul Mar Baltico stanno collaborando da oltre tre anni nel quadro della convenzione di Espoo per stabilire come le disposizioni della convenzione si possano applicare alle modalità di attuazione del progetto.

Il Consiglio desidera nondimeno sottolineare che il progetto Nord Stream è un progetto privato. Spetta quindi ai responsabili del progetto fornire informazioni atte a dimostrare che esso è conforme alla legislazione vigente in materia, sotto il controllo degli Stati membri interessati.

Pertanto, il Consiglio non può esprimersi riguardo al progetto Nord Stream in alcun modo che possa essere interpretato come un’ingerenza in procedimenti legali nazionali.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (S&D).(LT) La ringrazio, signora Ministro, per la sua risposta veramente esaustiva. E’ evidente che la questione interessa molto la Svezia, trattandosi di un paese Baltico. C’è un punto che vorrei sottolineare, cioè che non dedicheremo mai abbastanza attenzione a queste materie. Vorrei anche che lei dicesse che le cose stanno probabilmente così e che durante la sua presidenza la Svezia seguiterà a occuparsi da vicino della vicenda e adotterà misure appropriate.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Vi posso garantire, onorevoli deputati, che la Svezia lo sta facendo. Siamo molto attenti quando è in gioco il delicato ambiente del Mar Baltico, che è ovviamente minacciato da qualsiasi tipo di progetto vi venga realizzato. Per tale motivo abbiamo imposto requisiti ambientali molto rigidi proprio a questo progetto, che è ora sottoposto alla valutazione e all’esame da parte di diverse autorità competenti. Il progetto, pur non toccando il territorio svedese, riguarda la zona economica svedese e quindi abbiamo messo bene in chiaro che le posizioni che adotteremo si fondano su convenzioni internazionali, come la convenzione di Espoo. Non dobbiamo dare alcun giudizio politico o economico. E’ così che lo Stato svedese può considerare tale questione, e questo è esattamente quanto stiamo facendo.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 6 dell’onorevole Ticau (H-0318/09)

Oggetto: Abolizione delle barriere alla libera circolazione dei lavoratori tra gli Stati membri

La Presidenza svedese del Consiglio riconosce che, nell'attuale contesto di crisi economica, la cosa più importante è che gli Stati membri siano capaci di rispondere uniti alle sfide, di trovare soluzioni per uscire dalla crisi economica e finanziaria e, soprattutto, di ridurre la disoccupazione e gli effetti sociali negativi della medesima. L'esistenza di barriere alla libera circolazione dei lavoratori degli Stati membri che hanno aderito all'Unione europea il 1º maggio 2004 rappresenta una limitazione dei diritti dei cittadini di questi paesi e può portare al lavoro illegale e al dumping sociale. L'abolizione di tali barriere protegge in eguale misura tanto i lavoratori migranti quanto quelli autoctoni. Considerando che la Presidenza svedese si è impegnata ad attuare una politica attiva nel mercato europeo del lavoro e a garantire un migliore adattamento e una maggiore mobilità, può il Consiglio indicare quali misure concrete intende adottare per eliminare rapidamente le barriere che tuttora ostacolano la libera circolazione dei lavoratori provenienti dagli Stati membri che hanno aderito all'UE il 1º maggio 2004?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Il Consiglio desidera precisare che la libera circolazione delle persone è uno dei diritti fondamentali garantiti dalla legislazione comunitaria e comprende anche il diritto dei cittadini dell’Unione di lavorare in un altro Stato membro.

Nella sua riunione del 9 marzo 2009 il Consiglio rivolse un invito agli Stati membri che applicavano ancora norme transitorie limitative della libertà di circolazione. Sulla base delle informazioni disponibili a quella data, il Consiglio affermò che gli Stati membri interessati avrebbero dovuto decidere se continuare ad applicare tali restrizioni e li sollecitò a sospenderle durante la terza fase qualora non fossero stati accertati gravi distorsioni o rischi di gravi distorsioni dei mercati del lavoro nei paesi in parola.

Il Consiglio fece altresì presente agli Stati membri che si doveva dare la priorità ai cittadini comunitari rispetto ai lavoratori extracomunitari e che la protezione dei cittadini dei nuovi Stati membri dell’Unione che erano già residenti e occupati in un paese membro sarebbe rimasta valida durante il periodo transitorio. Si tenne conto anche dei diritti dei familiari, in conformità della pratica attuata in occasione di precedenti adesioni.

Il Consiglio evidenziò i forti elementi di differenziazione e flessibilità contenuti nelle norme sulla libera circolazione dei lavoratori. Gli Stati membri dichiararono che avrebbero cercato di garantire maggiore accesso al mercato del lavoro ai cittadini dei nuovi Stati membri interessati, in linea con le leggi nazionali, allo scopo di accelerare l’armonizzazione della loro legislazione a quella comunitaria.

Nel novembre 2008 la Commissione rese nota una comunicazione sull’impatto della libera circolazione dei lavoratori nel contesto dell’allargamento dell’Unione europea. La Commissione rilevava che i lavoratori bulgari, romeni e dei dieci nuovi Stati membri dell’UE contribuivano a soddisfare una maggiore domanda di forza lavoro nei paesi ospitanti e quindi a sostenere, in maniera significativa, la crescita economica. I dati disponibili fanno ritenere che la mobilità all’interno dell’Unione dopo l’allargamento non abbia causato – né sia tale da causare – gravi distorsioni del mercato del lavoro.

La Commissione segnalava altresì che le dimensioni e la direzione dei flussi di mobilità all’interno dell’UE rispondono più alle regole generali della domanda e dell’offerta di lavoro che alle norme che limitano l’accesso al mercato del lavoro. La Commissione concludeva affermando che le restrizioni applicate dagli Stati membri potevano ritardare la regolazione del mercato del lavoro e persino aumentare l’incidenza del lavoro non dichiarato.

La libera circolazione dei lavoratori è una priorità importante per l’Unione europea. Poiché contribuisce alla creazione di nuovi posti di lavoro, permette di regolare l’economia anche in tempi di crisi. Inoltre, la libera circolazione dei lavoratori aiuta a ridurre l’emarginazione sociale e la povertà.

Riguardo al periodo di transizione previsto per la libertà di circolazione, su cui verte l’interrogazione dell’onorevole deputata, va detto che gli Stati membri hanno il diritto di mantenere in essere le restrizioni fino alla fine della terza fase di detto periodo. Il Consiglio è però dell’idea che la crisi finanziaria che sta colpendo l’Europa non debba essere usata come un pretesto per continuare ad applicare le norme transitorie. Anche nei periodi in cui la domanda di lavoro è bassa, può essere difficile per i datori di lavoro soddisfare le esigenze di manodopera con i soli lavoratori locali.

A intervalli regolari, il Consiglio effettua una revisione della questione delle norme transitorie. L’ultima revisione risale al giugno 2009, quando il Consiglio ha preso nota delle informazioni fornite dalla Commissione sull’impatto della libera circolazione nel contesto dell’allargamento dell’Unione. La Commissione ha comunicato al Consiglio che, fino al 1o maggio 2009, tre dei 15 Stati membri più vecchi avevano notificato alla Commissione l’esistenza di gravi distorsioni del mercato del lavoro o di rischi in tal senso. Germania e Austria hanno continuato ad attuare restrizioni all’accesso al mercato del lavoro mantenendo in vigore il requisito del permesso di lavoro, mentre il Regno Unito applica un sistema di registrazione ex post che consente ai lavoratori di restare nel paese, con l’obbligo tuttavia di registrarsi entro 30 giorni.

Nelle informazioni trasmesse al Consiglio, la Commissione ha dichiarato anche che si sarebbe adoperata per garantire il rispetto delle disposizioni del trattato di adesione e si è riservata il diritto di chiedere chiarimenti agli Stati membri che continuano ad applicare restrizioni

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Vorrei chiederle se nell’agenda della presidenza svedese siano previste azioni per continuare l’opera di persuasione nei confronti degli Stati membri che mantengono le barriere alla libera circolazione dei lavoratori per indurli ad abolirle. La mia seconda domanda è se intendete inserire nelle conclusioni della presidenza svedese una proposta per l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Ringrazio l’onorevole deputata per le sue domande. Tutta la troika attuale, ossia le presidenze francese, ceca e svedese, hanno confermato nelle loro conclusioni che l’allargamento ha comportato grandi vantaggi per l’Unione europea e stimolato la crescita economica, e che nulla fa ritenere che ci siano state gravi ripercussioni economiche.

Sono in atto meccanismi che consentono la revisione a intervalli regolari delle norme transitorie insieme con la Commissione. Ovviamente, tra l’una e l’altra revisione possiamo chiedere agli Stati membri di adottare le misure necessarie per abolire le norme discriminatorie e assicurare che sia impiegata tutta la forza lavoro qualificata disponibile nell’intera Unione; tuttavia, gli aspetti più squisitamente giuridici sono affrontati insieme con la Commissione. Come ho detto prima, abbiamo eseguito una revisione di questo tipo nei mesi scorsi.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signora Presidente, la collega che ha presentato l’interrogazione si è ovviamente concentrata nelle sue osservazioni sulla situazione degli Stati membri dai quali una parte della popolazione emigra per andare a cercare lavoro in un altro paese – cosa che trovo comprensibile.

L’Austria, invece, al pari della Germania, è un paese che vive una massiccia immigrazione e ha potuto ottenere una proroga del periodo transitorio fino alla completa apertura del mercato del lavoro. I motivi sono evidenti. Effetti negativi di spostamento e distribuzione causati da grandi divari di reddito, specialmente sullo sfondo degli attuali problemi del mercato del lavoro, e un aumento dell’immigrazione avrebbero potuto sottoporre il mercato del lavoro a una pressione eccessiva, con conseguenti tensioni sociali, che tutti vogliamo evitare.

Le chiedo pertanto se si prenderà atto di questi problemi che affliggono Austria e Germania e se si stanno preparando soluzioni adeguate.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Naturalmente tutti gli Stati membri dell’Unione europea sono stati colpiti in maniera pesante dalla crisi economica e dalla disoccupazione. Le cifre sembrano essere leggermente diverse, però tutti i paesi hanno subito gravi ripercussioni. Uno Stato ha il diritto di applicare le norme transitorie, come ha fatto, per esempio, l’Austria, ed esiste anche la possibilità di chiederne la proroga, seguendo procedure particolari e spiegando alla Commissione i motivi della richiesta. Non dispongo di informazioni abbastanza precise sulla situazione in Austria, non so se lì i problemi siano più gravi che altrove. Come ho detto, tutti gli Stati membri hanno gravissimi problemi con il mercato del lavoro.

Nella sua relazione la Commissione afferma che nulla sta a indicare che la libera circolazione abbia causato problemi in qualche Stato membro. Nel mio paese, la Svezia, dove il tasso di disoccupazione è al momento molto alto, non abbiamo riscontrato alcun legame tra libera circolazione e disoccupazione. Le persone venute da altri Stati membri sono state accolte bene e inserite nel mondo del lavoro.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 7 dell’onorevole Chountis (H-0319/09)

Oggetto: Azioni di disturbo della Turchia contro mezzi aerei dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex)

Dal maggio 2009 sono stati registrati ben sei casi di azioni di disturbo contro mezzi aerei dell’Agenzia Frontex, tanto da parte di aerei turchi tanto con comunicazioni radio. L'incidente più recente è stato registrato l'8 settembre 2009 quando un elicottero della Frontex con due membri dell'equipaggio lettoni effettuava la rotta dall'isola di Kos all'isola di Samos. Mentre sorvolava l'isola di Farmakonisi, l'elicottero ha subito interferenze via radio dal radar turco di Datça che gli ha chiesto l'abbandono della zona e la presentazione del piano di volo.

Può il Consiglio dire se è a conoscenza di tale incidente? Qual è il suo commento? Quali misure intende adottare nei confronti della Turchia?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Sì, il Consiglio è a conoscenza degli incidenti cui si riferisce l’onorevole deputato. La Presidenza desidera dire che, in quanto paese candidato all’adesione, la Turchia deve condividere i valori e gli obiettivi dell’Unione europea in linea con i trattati. Un chiaro impegno a favore di relazioni di buon vicinato e della risoluzione pacifica dei contrasti è un requisito essenziale e importante per l’adesione all’Unione. In conformità del quadro dei negoziati e delle pertinenti conclusioni del Consiglio, l’Unione ha sollecitato la Turchia ad astenersi da qualsiasi tipo di minacce e altre azioni o misure tali da ingenerare conflitti o danneggiare le buone relazioni e la possibilità di risolvere le dispute in maniera pacifica.

Voglio assicurare all’onorevole deputato che la questione delle relazioni di buon vicinato viene sollevata dall’Unione europea sistematicamente; l’ultima volta lo ha fatto durante la riunione del consiglio di associazione del 19 maggio e in occasione dell’incontro della troika con i leader politici turchi a Stoccolma nel luglio scorso.

Per quanto riguarda in special modo gli aeromobili di Frontex, voglio ricordare che Frontex sta coordinando diverse operazioni congiunte e progetti pilota, fornendo così un importane contributo alla protezione dei confini esterni marittimi, terrestri e aerei dell’Unione.

Una di queste operazioni è Poseidon 2009, ospitata dalla Grecia. L’operazione mira a prevenire inammissibili attraversamenti delle frontiere da parte di persone che provengono da o transitano attraverso la Turchia e i paesi dell’Africa settentrionale per raggiungere le coste greche. L’onorevole deputato ne è, ovviamente, a conoscenza. Poseidon prevede anche lo stazionamento di dispositivi tecnici nello spazio aereo europeo lungo i confini delle isole greche. Naturalmente la Turchia è stata informata di questa operazione.

Per quanto riguarda la cooperazione operativa tra Frontex e le competenti autorità turche, sono in corso negoziati sui metodi di lavoro. Ciò è molto positivo. Un eventuale accordo riguarderebbe lo scambio di informazioni e la possibilità per le autorità turche di partecipare alle operazioni congiunte di Frontex. Questo tipo di attività potrebbe costituire una parte importante dell’opera di prevenzione dell’immigrazione illegale e aiuterebbe a migliorare le relazioni tra paesi vicini.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL). (EL) Signora Presidente, signora Ministro, desidero ribadire ancora una volta il mio apprezzamento per l’impegno e l’onestà con cui risponde alle nostre interrogazioni. Mi consenta però di rilevare che dalle sue parole risulta evidente che lei è a conoscenza dell’incidente citato. Stiamo collaborando con la Turchia, ma lei non mi ha dato una risposta chiara e pertanto desidero mettere a fuoco e ripetere la mia domanda: lo spazio aereo turco è stato realmente violato durante la missione di Frontex, come sostiene la Turchia?

Il motivo per cui lo dico è che, con questa procedura, stiamo accertando se la Turchia mette in dubbio i diritti di sovranità della Grecia. Mi permetto inoltre di ricordarle che, durante una recente visita in Grecia, il vicedirettore esecutivo di Frontex, Fernandez, ha affermato che non erano in corso violazioni del genere e ha citato i rapporti dei piloti sulla vicenda. Quindi, tornando alla mia domanda, le chiedo se la missione di Frontex abbia compiuto o meno le presunte violazioni denunciate dalla Turchia e cosa intende fare il Consiglio.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Per la presidenza svedese è molto difficile accertare con precisione quando si verifica una violazione e quando no. In diverse occasioni siamo stati informati delle preoccupazioni che molti dei miei colleghi greci nutrono. Ne abbiamo discusso e abbiamo anche sollecitato, e avuto, colloqui al riguardo con le autorità e le nostre controparti turche, che abbiamo esortato ad adoperarsi per migliorare i rapporti di vicinato. Per una presidenza è molto difficile comprendere se sia in corso una violazione o meno. Casi del genere sono ovviamente regolati da convenzioni internazionali e rientrano nell’ambito dei rapporti bilaterali tra i due Stati membri.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Morvai, ha fatto segno di voler intervenire nuovamente. Se è per porre una domanda complementare su questo tema, ha 30 secondi di tempo di parola.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(EN) Signora Presidente, probabilmente mi ha letto nel pensiero, perché non intendevo chiedere la parola bensì scusarmi per aver rubato 20 secondi a questa discussione estremamente vivace e assolutamente democratica per parlare di questioni irrilevanti quali le violenze di massa compiute dalla polizia e l’esistenza di prigionieri politici in uno Stato membro. Vi porgo le mie scuse.

 
  
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  Presidente. – Se vuole sottoporre un’interrogazione deve seguire la procedura normale e presentarla per iscritto. Poi, se l’interrogazione sarà ritenuta appropriata, vi sarà data risposta. Stasera ci sono molti colleghi che desiderano avere risposta alle loro interrogazioni e, per rispetto nei loro confronti, vorremmo procedere in maniera ordinata.

(L’interrogazione n. 8 decade perché l’autore non è presente)

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 9 dell’onorevole McGuinness (H-0325/09)

Oggetto: Revisione del regolamento (CE) n. 1/2005

Il Consiglio può illustrare le vedute della Presidenza relativamente alla revisione del regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto? La Presidenza è sensibile a tutti gli aspetti dell'impatto potenziale di detta revisione?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(SV) Grazie per la sua interrogazione. Ovviamente il Consiglio condivide la preoccupazione dell’onorevole deputata per il benessere degli animali. La presidenza ha risposto a un’interrogazione simile presentata dall’onorevole Harkin nel mese di settembre; in quella occasione abbiamo affermato che uno degli obiettivi della presidenza svedese era incoraggiare la discussione sul tema del benessere animale, che rientra tra le priorità della nostra presidenza.

Nella riunione del 7 settembre scorso la Commissione ha comunicato al Consiglio che presenterà quanto prima possibile una proposta di revisione del regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto. In quella stessa riunione il Consiglio ha sentito i pareri delle delegazioni sulla necessità di adottare nuovi strumenti – per esempio, i sistemi di navigazione satellitare – per migliorare il monitoraggio e le ispezioni dei trasporti internazionali di animali vivi. Un sistema di navigazione satellitare adeguato può facilitare il controllo da parte delle autorità degli Stati membri, visto che attualmente è molto difficile provare le violazioni delle norme per mezzo degli strumenti ora disponibili.

Il regolamento (CE) n. 1/2005 è una norma più efficace in materia di protezione degli animali durante il trasporto per motivi commerciali perché individua le parti interessate e attribuisce loro le rispettive responsabilità, oltre a introdurre misure più severe sotto forma di permessi e ispezioni nonché regole più stringenti per il trasporto.

Taluni aspetti del trasporto di animali non sono regolamentati dalle norme; ciò vale in particolare per il numero massimo di viaggi e i requisiti di spazio per gli animali. In conformità dell’articolo 32 del regolamento, questi aspetti dovranno essere inseriti in una relazione che sarà presentata entro quattro anni e potrà essere accompagnata da una nuova proposta.

La presidenza può confermare che intende cominciare a esaminare la proposta della Commissione sulla revisione del regolamento non appena la Commissione la sottoporrà. Ciò non è ancora avvenuto, ma non appena riceveremo il testo inizieremo a studiarlo, poiché condividiamo l’interesse dell’onorevole deputata per la revisione di questo regolamento.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE).(EN) La ringrazio per la sua esauriente risposta.

Condivido le preoccupazioni per il benessere degli animali, ma voglio anche una normativa realistica che renda possibile il commercio di animali legittimo e adeguatamente tutelato. A mio parere, non occorrono norme aggiuntive; ciò di cui abbiamo bisogno è un’applicazione assolutamente corretta delle norme esistenti, e penso che le sue osservazioni sui sistemi di navigazione e altri dispositivi siano utili ai fini di questa discussione. Lasciamo che sia la scienza a dettare le regole.

La prego di voler ora affrontare nello specifico la questione del trasporto di cavalli. Si tratta di un problema particolare e le norme in materia non vengono applicate. Può dire qualcosa al riguardo?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Non sono un’esperta del trasporto di cavalli, ma ho ascoltato la sua proposta e ne terrò conto.

Sono d’accordo con lei sul fatto che, normalmente, succede molto spesso che a mancare sia l’applicazione delle norme, e che pertanto non vi sia sempre necessità di regole nuove. Quando arriverà la proposta della Commissione, la valuteremo e vedremo se bisognerà adottare misure aggiuntive o se, come lei suggerisce, basterà potenziare l’attuazione di quelle esistenti. Quindi, ritorneremo su questo argomento non appena riceveremo la proposta della Commissione.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Mi riallaccio all’interrogazione dell’onorevole McGuinness per dire che l’Irlanda, in quanto nazione insulare, dipende fortemente dal trasporto marittimo di animali e le restrizioni che vengono applicate o di cui si propone l’applicazione sono considerate dall’industria proibitive sotto il profilo dei costi. Vi invito pertanto a tener conto di questo fatto in sede di revisione del regolamento. In caso contrario, se non ci sarà il trasporto di animali vivi, si formerà un cartello complice con le fabbriche, che abbatterà ancora di più i prezzi e costringerà un numero crescente di persone ad abbandonare l’allevamento.

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Mi rendo conto delle difficoltà derivanti dalla particolare situazione dell’Irlanda per il fatto che è un’isola e quindi vulnerabile dal punto di vista dei trasporti.

Penso che, per quanto riguarda tutta la legislazione, sia particolarmente importante prestare grande attenzione. Sappiamo che i nostri cittadini insistono perché si tenga conto del benessere degli animali, ma dobbiamo farlo, ovviamente, in maniera appropriata e considerando ciò che è stato fatto. Le disposizioni sono sufficienti? Sono necessarie? Ci sono ulteriori bisogni da soddisfare? Occorre migliorare l’applicazione delle norme? Dobbiamo valutare tutti questi aspetti prima di adottare disposizioni nuove.

Sono certa che, durante la discussione che avremo con gli Stati membri, essi avranno tutti l’opportunità di esporre la loro specifica situazione e contribuire così alla discussione.

 
  
 

(L’interrogazione n. 10 decade perché l’autore non è presente)

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 19 dell’onorevole Kelly (H-0357/09)

Oggetto: Alla Commissione un portafoglio per lo sport

Considerando che il tasso di obesità infantile nell’Unione europea è in continuo aumento e che essere in buona salute per tutto l’arco della vita riveste particolare importanza visto l’invecchiamento della popolazione europea, va accolto con favore l’inserimento dello sport fra le competenze dell’Unione a seguito del trattato di Lisbona. Per tenere conto della maggiore importanza che il Trattato dà allo sport, sarebbe il Consiglio favorevole a eventuali iniziative volte a inserire lo sport esplicitamente nel portafoglio di uno dei nuovi Commissari?

 
  
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  Cecilia Malmström, presidente in carica del Consiglio.(EN) Attualmente la pratica dello sport è soggetta all’applicazione di norme comunitarie e, come l’onorevole deputato giustamente mette in evidenza, il trattato di Lisbona, quando entrerà in vigore, fornirà all’Unione una base giuridica che le consentirà di contribuire alla promozione del settore sportivo in Europa tenendo conto della natura specifica dello sport, delle sue strutture, fondate sul volontariato, e della sua funzione sociale ed educativa.

Il Consiglio, tuttavia, non può esprimere un parere sull’organizzazione interna della prossima Commissione, che, ai sensi del trattato, è di competenza del presidente della Commissione.

Anch’io ritengo che sport e salute vadano di pari passo. Inoltre, le attività sportive favoriscono la coesione sociale, la democrazia e la crescita personale. Lo sport è, indubbiamente, anche divertimento, sia a livello di squadre locali sia a livello di competizioni internazionali.

Credo che un movimento sportivo libero e indipendente abbia anche responsabilità sociali in termini, ad esempio, di salute pubblica e di tutela dei valori democratici.

La presidenza svedese ritiene che la politica per lo sport sia innanzi tutto e soprattutto una questione di competenza nazionale. E’ bene essere prudenti prima di proporre idee e programmi nuovi e tali da ampliare le politiche comunitarie in modo potenzialmente nocivo per sistemi già esistenti e ben funzionanti, come quelli costruiti dalla società civile nel corso degli anni.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) La ringrazio molto, in primo luogo, per aver accolto la mia interrogazione – un gesto che apprezzo veramente. In secondo luogo, le sono grato per la sua esauriente risposta. Credo che lei abbia delineato con grande chiarezza il valore dello sport, specialmente l’aspetto della salute, e sono certo che, quando il trattato di Lisbona entrerà in vigore, potremo collaborare per far sì che lo sport in quanto competenza comunitaria possa ricevere la parte di promozione e pubblicità che merita.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE).(EN) La ringrazio per aver preso in esame l’interrogazione dell’onorevole Kelly, che, essendo molto timido, non ha detto che è l’ex presidente della Gaelic Athletic Association, l’associazione sportiva più importante dell’Irlanda – il che spiega il suo interesse per lo sport. L’onorevole Kelly è una persona molto riservata, ma mi pareva giusto che lei sapesse un tanto.

 
  
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  Presidente. − La ringrazio per l’informazione.

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

 
  
  

Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

 
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