Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, in un momento in cui i governi nazionali devono operare tagli di bilancio e tutti i nostri elettori devono risparmiare sul bilancio domestico, è un classico che l’Unione europea, a differenza di tutti, ritenga di poter incrementare considerevolmente il proprio.
Le conseguenze fiscali saranno immediate e tangibili in tutti gli Stati membri. Nel mio paese, per esempio, i nostri contributi di bilancio aumenteranno del 60 per cento nei prossimi 12 mesi. Per contestualizzare il problema, in occasione del suo ultimo congresso il nostro partito ha chiesto un risparmio annuo di 7 miliardi di sterline su tutta la spesa di governo. Spendiamo il doppio di tale cifra soltanto per questa voce, vale a dire i contributi lordi al bilancio dell’Unione europea.
Potete travestire tale richiesta da spesa di “stimolo”, reazione alla contrazione del credito e via discorrendo, ma sapete che non è così. Stiamo invece prelevando denaro dalle tasche e dai portafogli privati dei cittadini per spenderlo, per loro conto, attraverso le burocrazie. Se questo fosse stato il modo migliore di stanziare le risorse, avremmo perso la guerra fredda. Adesso ci rendiamo conto di quale sia la verità, ossia che la funzione precipua dell’Unione europea è impiegare i suoi stessi dipendenti. Per questo il suo bilancio cresce continuamente.
Diane Dodds (NI). – (EN) Signor Presidente, vorrei chiarire che ho appoggiato i progetti di emendamento nn. 732 e 733 ed è un peccato che l’Aula non li abbia sostenuti. Sono favorevole a qualunque misura che impedisca il finanziamento di programmi di pianificazione familiare che comportino una serie di iniziative per l’aborto e sterilizzazioni forzate.
Va inoltre visto con favore il fatto che ai beneficiari dei finanziamenti si affidi il compito di contrastare attivamente lo squilibrio di genere che, grazie ai programmi di selezione del sesso, si crea in alcuni paesi asiatici. Tale emendamento avrebbe offerto all’Unione l’opportunità di affiancare alle sue parole di condanna un’azione positiva negando il proprio appoggio a tali programmi.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, anch’io vorrei esprimere irritazione per il fatto che oggi non sia stato possibile trovare un consenso sulla condizione che i fondi europei del bilancio di assistenza allo sviluppo non debbano sostenere attività come la pianificazione familiare attraverso aborti coercitivi e sterilizzazioni forzate. Vorrei protestare contro i metodi che, soprattutto in molti paesi asiatici, costringono le donne ad abortire, specialmente nei casi in cui il nascituro è di sesso femminile. Si stima che 35 milioni di donne siano state eliminate in questo modo. Non possiamo sostenere quanti organizzano questo genere di “programmi” e dobbiamo smettere di fornire loro fondi dall’Europa. L’odierno voto mendace dei liberali, dei comunisti e di alcuni socialisti nell’adozione del nostro bilancio ci ha precluso la possibilità di avere questa certezza.
Zoltán Balczó (NI). – (HU) Signor Presidente, tra i tanti emendamenti proposti vi era un emendamento al testo che colpiva esattamente nel segno affermando “respinge l’utilizzazione del bilancio comunitario per finanziare un’Unione europea più militarista e neoliberista”. Il parlamento lo ha respinto dimostrando in tal modo di non aver imparato dalla crisi degli ultimi anni né dalla conclusione cui sono giunti anche gli ex fautori del mercato liberale, vale a dire che non è più possibile proseguire lungo questa via. Il bilancio dell’Unione europea si fonda sempre sulla supremazia del mercato liberale, che può arrecare grave danno ai cittadini europei, come ci ha dimostrato il recente passato.
Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, mentre vari istituti e programmi, tutti conformi agli orientamenti politicamente dominanti per la comunicazione, l’educazione o la rieducazione delle popolazioni, hanno ricevuto miliardi di euro, un artificio procedurale ha privato i nostri produttori di latte degli aiuti che avevano il diritto di aspettarsi.
Ci sono stati di fatto sottoposti due emendamenti: l’emendamento n. 812, che probabilmente godeva del sostegno del Consiglio, per soli 300 milioni di euro, e l’emendamento n. 70 per 600 milioni di euro. Sarebbe stato sensato votare per primo l’emendamento n. 70, come conferma peraltro con estrema chiarezza l’articolo 161, paragrafo 2, del nostro regolamento: “Se due o più emendamenti che si escludono a vicenda concernono la stessa parte di testo, quello che si allontana di più dal testo di base ha la precedenza e deve essere posto in votazione per primo”.
Il relatore ha citato una regola informale, sebbene la norma formula debba prevalere su presunte regole informali, e tale procedura è stata usata per dichiarare decaduto il secondo emendamento che portava tale stanziamento a 600 milioni di euro.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D). – (LT) Signor Presidente, ho votato a favore del bilancio 2010 perché i fondi stanziati in tale bilancio realmente allevieranno un po’ la situazione dei cittadini degli Stati membri dell’Unione colpiti dalla crisi economica, sociale e finanziaria. Inoltre, in tale bilancio sono maggiori gli stanziamenti per le esigenze sociali, aspetto particolarmente importante in questa nostra epoca. Ho sostenuto altresì le disposizioni che accantonavano ulteriori fondi per incrementare l’occupazione e garantire i posti di lavoro. E’ anche estremamente importante destinare fondi specifici al settore lattiero-caseario. Ovviamente avremmo potuto stanziare più denaro per tale comparto, come hanno proposto alcuni rappresentanti del partito socialdemocratico, ma è positivo che nel progetto di bilancio perlomeno alcune risorse siano state accantonate a tale scopo.
Peter van Dalen (ECR). – (NL) Signor Presidente, ho votato contro il bilancio perché, mentre in tutti gli Stati membri si registrano minori entrate, nessuna voce è stata modificata o ridotta. Noi qui spendiamo più denaro, il che va al di là della mia capacità di comprensione.
Ho inoltre votato “no” perché ora è previsto che, in aggiunta alla retribuzione e al rimborso delle spese di viaggio e altra natura, ogni eurodeputato abbia diritto a 4 202 euro per spese di carattere generale. Si ipotizza che i parlamentari spendano questo consistente ammontare per spese telefoniche e di ufficio, tanto per citare un esempio. Tuttavia, nessuno di loro è tenuto a rendere conto del modo in cui la somma viene impiegata. Ciò significa che ogni mese ciascun parlamentare riceverà un assegno in bianco che stupirebbe anche Babbo Natale.
Trovo tutto questo assolutamente deprecabile. Se l’Aula si prendesse realmente sul serio, dovrebbe far cessare questa pratica. Per farlo, basta schierarsi con me in un voto contro il bilancio. Invito inoltre ogni parlamentare a rendere conto volontariamente della maniera in cui spende i 4 202 euro assegnatigli.
- Modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 (“regolamento OCM unica”)
Krisztina Morvai (NI). – (HU) Signor Presidente, come è ovvio ho votato a favore della proposta volta ad attenuare la crisi in cui versa il settore lattiero-caseario. Ribadisco che si tratta soltanto di un’elargizione di dimensioni molto esigue, insufficiente persino per arginare l’incendio, ma avrei ritenuto scorretto votare a sfavore. Sono delusa e triste per il fatto di non aver ricevuto risposta, nonostante reiterati tentativi, alle mie tre interrogazioni. La prima riguardava i provvedimenti che l’Unione europea intende adottare per garantire che in futuro non si continui a passare da una crisi all’altra, che si tratti del settore lattiero-caseario o altri. Quali lezioni l’Unione ha appreso da questa crisi spaventosa, che ha distrutto e sta distruggendo la vita di molte famiglie? La mia seconda interrogazione alla signora commissario, quando era presente, e dunque anche alla Commissione tutta, riguardava le possibili modalità di assegnazione di tali risorse agli Stati membri e l’eventualità che il denaro arrivi per primi ai piccoli produttori, la cui stessa sopravvivenza è in gioco. La mia terza interrogazione, rimasta anch’essa in sospeso, riguardava le azioni che i nuovi Stati membri intendono intraprendere per affrontare la situazione discriminatoria in cui si trovano. Il 100 per cento del nostro mercato ha dovuto essere…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, vorrei formulare tre commenti sulla risoluzione in merito al settore lattiero-caseario: in primo luogo, apprezzo espressamente il fatto che la Commissione ora possa reagire più rapidamente alle perturbazioni del mercato nel settore lattiero-caseario. In secondo luogo, sono lieto che siamo riusciti insieme a garantire sostegno finanziario ai produttori europei del settore. In terzo luogo, proprio perché il denaro non è tutto, ora dobbiamo dedicare tempo per prepararci al periodo post-quote latte. Per questo confido in un intenso dialogo tra politici e industria, poiché non si è ancora definito come dovrà configurarsi il mercato lattiero-caseario per i produttori dopo il 2015 e ciò, a mio modesto parere, è il problema più spinoso.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, sono totalmente a favore dell’estensione dell’ambito di applicazione dell’articolo 186 per includervi il settore lattiero-caseario. Ciò consentirà di reagire in maniera flessibile agli improvvisi cambiamenti del mercato del latte mondiale e dei mercati europei, al fine di evitare effetti negativi sui produttori o distorcere la concorrenza economica. Non sono però certa che sia efficace usare l’acquisto di quote finanziandolo con i bilanci dei singoli Stati membri per risolvere la crisi in cui versa il settore del latte. Non tutti gli Stati dell’Unione possono finanziare tale provvedimento in eguale misura. Ritengo che ne sarà compromessa la competitività dei produttori di alcuni di essi e dunque, come è ovvio, anche la concorrenza economica. Sono una deputata della Repubblica ceca, per cui in una siffatta eventualità preferirei che l’acquisto di quote fosse finanziato dal bilancio comunitario, che può essere utilizzato da tutti gli Stati su base paritaria. Per questo ho optato per l’astensione.
Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) Signor Presidente, dopo molti mesi di attesa, lunghe discussioni in sede di commissione per l’agricoltura e massicce proteste da parte dei produttori in vari Stati membri, abbiamo finalmente approvato ulteriori forme di sostegno ai produttori lattiero-caseari. Ma non basta perché questi produttori hanno subito pesanti perdite e molti di loro sono sull’orlo del fallimento, il che ha minato l’autorità dell’Unione europea e la nostra, in quanto parlamentari europei.
Doveva necessariamente andare così? Perché la Commissione ha tardato a rispondere? Ciò significa che non monitoriamo adeguatamente il mercato? Se così è, la situazione dell’amministrazione dell’Unione europea è veramente mediocre. Noi parlamentari europei siamo stati quelli che hanno riproposto la questione per innumerevoli mesi.
Non dimentichiamo che un intervento tardivo è molto meno efficace e finisce per costare di più. Dobbiamo trarne conclusioni utili per il futuro. Abbiamo bisogno di stabilità a lungo termine per la difficile e costosa attività di produzione del latte, che si caratterizza per un notevole impiego di manodopera. E’ nostro dovere nei confronti dei nostri produttori visto l’enorme impegno da loro profuso.
Presidente. – La ringrazio, onorevole Siekierski. Mi sono pervenute altre due dichiarazioni di voto, entrambe da nuovi deputati. Vorrei sottolineare che, a norma dell’articolo 170, non si accetteranno ulteriori richieste di dichiarazioni di voto dopo l’inizio della prima dichiarazione. In via del tutto eccezionale, accoglierò le due nuove richieste, ma chiedo ai servizi di richiamare nuovamente in maniera adeguata l’attenzione dei gruppi su tale norma. Se non dovessimo procedere per quanto possibile nel rispetto del regolamento, la situazione ci sfuggirebbe di mano.
La parola all’onorevole Kelly.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto esordirei dicendo che anch’io mi compiaccio per il fatto che oggi si sia votato il finanziamento di bilancio per il settore lattiero-caseario, dimostrando che l’Unione europea ascolta e risponde, ovviamente entro i limiti del suo bilancio. Sarebbe meglio poter concedere un sostegno finanziario maggiore al settore lattiero-caseario, ma spero che sia possibile incrementarlo in futuro. Chi si accontenta gode.
In secondo luogo, vorrei sottolineare che oggi nell’interpretazione in lingua inglese sono stati commessi diversi errori. Il presidente Buzek, con estrema cortesia, ha fatto notare che probabilmente sono stati dovuti al suo eloquio troppo rapido. Non è questo che conta, e non stiamo colpevolizzando nessuno, ma resta il fatto che 908 è diventato 909, 444 è diventato 445 e 440 è diventato 444, per cui se successivamente vi saranno richieste di chiarimenti, la questione va tenuta presente. Come se non bastasse anche lo schermo – ahimè – non ha funzionato per un breve lasso di tempo, ma in quel caso si è trattato di un inconveniente elettronico, non di un errore umano.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, ho votato per modificare il regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati agricoli benché abbia i miei dubbi quanto al fatto che il nuovo metodo per il calcolo delle penali per il superamento delle quote nazionali debba entrare in vigore dal 1° aprile di quest’anno. Ciò significa abrogare retroattivamente leggi esistenti, il che mina il principio della certezza giuridica. Ho tuttavia votato a favore perché l’emendamento svincola 280 milioni di euro di finanziamenti per i produttori di latte e alimenta la speranza che abbiano superato i momenti peggiori della tempesta.
Resta nondimeno una questione fondamentale concernente il futuro della produzione di latte nell’Unione europea e, in tale ambito, l’aspetto più importante è il futuro delle quote latte. Al momento le azioni della Commissione risultano contraddittorie. Da un lato vi è la proposta di aumentare le quote latte e abolirle nel 2015. Dall’altro la proposta presentata oggi propugna la riduzione dell’offerta. Dobbiamo optare per una via o l’altra. Personalmente sono a favore del mantenimento delle quote.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, sono note le congetture del filosofo francese Cartesio in merito al fatto che tutti i nostri sensi possano essere manipolati da un demone maligno.
Talvolta, quando ascolto queste relazioni, ho l’impressione che viviamo nell’universo cartesiano, un mondo in cui l’Unione europea si erge soltanto per i valori della democrazia, della liberta e della giustizia diffondendoli attraverso accordi commerciali anziché guerre. Ma, tornando al mondo reale, che fa l’Unione europea? Flirta con i tiranni di Pechino e isola Taiwan. Si rifiuta di parlare con i dissidenti anticastristi a Cuba. Cerca di persuadere gli ayatollah ad abbandonare le proprie ambizioni nucleari. E’ la principale foraggiatrice della Palestina controllata da Hamas.
Non vi è alcun nesso tra questa relazione sulla diffusione della democrazia e l’effettivo comportamento delle nostre istituzioni. Non dico che l’Unione europea sia ipocrita perché naturalmente applichiamo gli stessi standard all’interno dei nostri confini sbarazzandoci con disinvoltura di risultati di referendum quando riteniamo che l’esito non ci sia stato favorevole. All’esterno come all’interno disdegniamo un governo rappresentativo, sprezzanti della volontà democratica. Consentitemi di ribadire che il trattato di Lisbona dovrebbe essere oggetto di referendum. Pactio Olisipiensis censenda est!
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, penso che nessuno possa essere in disaccordo con la necessità di promuovere e sostenere la democrazia in tutto il mondo, all’interno dell’Unione europea come al suo esterno. Se tuttavia ripercorriamo le lezioni della storia, ricordo che quando gli Stati Uniti si tacciavano di promuovere la democrazia nel mondo, la gente diceva “Che cosa ne è della vostra situazione interna, che dire degli afroamericani che non hanno diritto di voto o ai quali tale diritto è negato”? Anni fa, la Gran Bretagna e altre potenze coloniali usavano dire alle loro colonie “Diffondiamo la democrazia” e nel contempo negavano il diritto di voto alle donne.
Ora analizziamo il comportamento dell’Unione europea. L’Unione parla di diffondere la democrazia nell’Unione, e il collega Hannan ci ha già fornito molti dettagli su tale ipocrisia. Vi è però un elemento che dovremmo rammentare. Nel momento in cui parliamo di diffondere la democrazia, sinceriamoci che la nostra casa sia in ordine. Quando francesi e olandesi hanno votato “no” al referendum sul trattato costituzionale, abbiamo affermato che avremmo intrapreso un periodo di riflessione, dopodiché abbiamo ignorato il voto. Agli irlandesi che hanno votato “no” la prima volta abbiamo replicato: “Sapete, siamo d’accordo con la democrazia, ma soltanto se votate nella maniera giusta. Vi daremo un’altra possibilità”. E’ giunto il momento di mettere ordine a casa nostra.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, ancora una volta mi ritrovo a dover ricordare ai colleghi che la Costituzione europea o il trattato di Lisbona non sono tecnicamente in vigore. Ogni clausola, ogni articolo della relazione Brok si basa su una presunta validità giuridica del trattato che al momento evidentemente non ha.
Mi corre altresì l’obbligo di sottolineare che vi è qualcosa di un po’ sospetto nell’aver sottaciuto questa relazione fino a che non ci siamo saldamente assicurati l’esito del referendum irlandese con il computo di tutti i voti, per poi improvvisamente formulare la proposta di istituire ambasciate dell’Unione in tutto il mondo facenti capo a quest’Aula e un unico corpo diplomatico europeo.
Ovviamente siamo tutti consapevoli del fatto che esiste de facto, se non de iure, una politica estera comunitaria. Abbiamo delegazioni nel mondo che fanno sembrare insignificante qualunque missione nazionale e disponiamo in tutti i sensi, se si eccettua la designazione, di ambasciatori dell’Unione, ma di nuovo ci viene sottoposta una relazione che regolarizza tardivamente ciò che ormai è prassi consolidata da molti anni in ambito comunitario.
Risultato? Se contestiamo, ci viene replicato che non vi è alcun motivo per lamentarsi visto che, per l’appunto, è una prassi consolidata da anni. Mi domando pertanto se le politiche europee non stiano evolvendo dall’inconcepibile all’inevitabile senza alcun passaggio intermedio.
Zigmantas Balčytis (S&D). – (EN) Signor Presidente, ho appoggiato la risoluzione perché attribuisco un’importanza notevole all’imminente vertice UE-USA. In occasione della recente riunione del G20, abbiamo udito molte promesse che sarà difficile mantenere se i paesi agiscono di propria iniziativa.
In proposito, l’Unione europea e gli Stati Uniti dovrebbero assumere un ruolo guida per onorare gli impegni del G20. Ci occorre pertanto un coordinamento maggiore e più efficace tra le misure intraprese dagli Stati Uniti e quelle adottate dall’Unione. Non è necessario un partenariato strategico UE-USA. Spero che la Commissione faccia propria questa richiesta del Parlamento europeo.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti per la pazienza, e mi riferisco anche gli interpreti, che svolgono un lavoro straordinario. Tutti concordiamo in merito all’importanza del rapporto UE-USA e penso che tutti apprezziamo i vertici e le discussioni a livello di consiglio economico transatlantico, come pure tutte le varie sedi di dialogo transatlantico. E’ tuttavia veramente importante riconoscere che l’intero mondo volge lo sguardo a questi vertici e alla leadership morale che non soltanto l’Unione, ma anche l’amministrazione americana possono offrire. Sicuramente uno dei modi migliori per stimolare le nostre economie, soprattutto in quest’epoca di crisi, consiste nell’accertarci che teniamo fede alla parola data quando si tratta di libero scambio.
Mi preoccupa profondamente la nostra politica agricola comune, che continuiamo a foraggiare rafforzando il protezionismo e arrecando così grave danno agli agricoltori dei paesi in via di sviluppo. Se poi analizziamo l’amministrazione Obama e le recenti tariffe sugli pneumatici cinesi, ci rendiamo conto che siamo risucchiati in una spirale di protezionismo. E’ tempo di tornare al nostro principio del libero scambio per stimolare l’economia mondiale.
Dichiarazioni di voto scritte
- Esercizio 2010
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Il contributo del bilancio europeo per il 2010 allo stimolo della crescita economica, della competitività, della coesione e della salvaguardia dei posti di lavoro è una risposta fondamentale alla recente crisi economica.
Come incentivo specifico all’economia europea, vorrei sottolineare l’importanza del piano europeo di ripresa economica, il quale tra l’altro sostiene progetti nel settore dell’energia (progetti inerenti reti elettriche, reti di gas naturale o cattura e stoccaggio di carbonio), finanzia misure concernenti la connessione Internet a banda larga, estendendo le cosiddette autostrade dell’informazione alle comunità rurali, e crea un fondo per il settore della produzione lattiero-casearia quale nuova sfida della politica agricola comune e altri programmi di assistenza comunitari come la distribuzione di frutta e latte nelle scuole.
Vorrei sottolineare in particolare l’emendamento al progetto di bilancio generale per il 2010 presentato dal gruppo del Partito Popolare Europeo (DemocraticoCristiano), che fa della promozione del primo impiego dei giovani mediante formazione in collaborazione con le imprese, tirocini e corsi di imprenditorialità un ulteriore obiettivo del programma Erasmus.
Lena Ek (ALDE), per iscritto. – (SV) La serie di emendamenti al bilancio dell’Unione europea per il 2010 che costituisce il “blocco 3” prevede interventi e sostiene misure alle quali in linea di principio sono contraria, tra cui varie misure di ammasso, per esempio per l’alcol, e un notevole sostegno dell’Unione al settore vitivinicolo, ma anche il sostegno comunitario al programma di distribuzione di frutta e latte nelle scuole, indubbiamente importante, ma non una materia in merito alla quale l’Unione dovrebbe disporre di potere decisionale. Nel contempo, il blocco 3 contiene anche ingenti investimenti, per esempio nel campo del benessere animale e del controllo del trasporto degli animali, che viceversa accolgo con favore. Tuttavia, poiché la procedura di voto mi obbliga ad assumere una posizione sulla serie di emendamenti nel suo complesso, ho scelto di astenermi dalla votazione sul blocco 3.
L’emendamento n. 886 ha uno scopo lodevole: l’investimento nello sport. La questione, però, non è materia comunitaria, ragion per cui ho votato a sfavore.
L’emendamento n. 905 si fonda su un atteggiamento nei confronti dei migranti che in linea di principio rifiuto. E’ per esempio previsto che si stanzino fondi per spiegare agli africani quanto sia pericoloso venire in Europa. Non dovremmo costruire muri attorno al nostro continente. Per questo ho votato contro tale emendamento.
L’emendamento n. 909 prevede risorse per monitorare i cittadini europei, approccio per me insostenibile, per cui ho votato “no”.
Nigel Farage (EFD), per iscritto. – (EN) I membri dell’UKIP hanno votato a favore di questi emendamenti fondamentalmente perché sono contrari a QUALUNQUE aumento del bilancio e la limitazione imposta all’uso di tali linee, come proposto dal gruppo ECR, potrebbe comportare una riduzione dei pagamenti dal bilancio. Intendiamo nondimeno sottolineare anche che il denaro comunitario, proveniente in larga misura dalle tasche dei contribuenti britannici, non dovrebbe essere impiegato per imporre politiche, come l’aborto coercitivo, a minoranze e altre popolazioni che soffrono sotto il giogo di regimi antidemocratici. Tale uso è contrario al diritto britannico, come anche al diritto di altri Stati clienti dell’Unione, oltre che incompatibile con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, di cui il Regno Unito è firmatario, e la convenzione europea dei diritti dell’uomo, sottoscritta anch’essa dal Regno Unito. Prescindendo dall’entità a sei zeri o meno di tale somma, le popolazioni locali colpite sarebbero state giustificate nell’associare l’UKIP alla tirannia dei loro governi se la delegazione del partito avesse votato contro tali emendamenti.
Patrick Le Hyaric (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore dell’emendamento n. 812 del blocco 3 per non penalizzare l’assistenza ai produttori lattiero-caseari, per quanto irrisoria possa essere (280 milioni di euro). E’ nondimeno inaccettabile che, in ragione dell’adozione di tale emendamento, debba necessariamente decadere l’emendamento n. 70 in cui si concederebbero aiuti per 600 milioni di euro in luogo di 280, come richiesto dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del parlamento. Protesto contro questa regola che privilegia la proposta di bilancio più contenuta a discapito dei produttori.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ritengo che le misure annunciate dalla signora commissario Fischer Boel al termine della riunione del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura a Lussemburgo e in sede di commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale a Strasburgo (il 19 ottobre) siano inadeguate. Il pacchetto, che deve ancora essere approvato dal Consiglio Ecofin il 19 novembre, ammonta a 280 milioni di euro e sarà messo a disposizione degli Stati membri sotto forma di stanziamento finanziario basato sulla produzione e su quote annue. Secondo i calcoli, il Portogallo beneficerà di uno stanziamento finanziario dell’ordine di 6-7 milioni di euro per far fronte al calo dei prezzi alla produzione, che è superiore al 50 per cento rispetto ai prezzi del 2007-2008. Credo che 0,003 euro per ogni litro di latte prodotto in Portogallo (calcoli forniti dai produttori) rappresenti una cifra irrisoria per un problema che a questo punto si trascina da parecchi mesi, specialmente se il ministro dell’Agricoltura userà il denaro per le previste riforme, come ha preannunciato.
I 280 milioni di euro trasmettono un segnale importante della Commissione europea, ma sono insufficienti rispetto a quanto realmente occorre ai produttori per superare la crisi.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La negoziazione del bilancio è tra i principali iter comunitari in cui parlamento, Commissione e Consiglio condividono il potere decisionale. Oggi, conclusa la prima lettura, il parlamento riafferma il proprio ruolo di autorità di bilancio incrementando con successo sia gli stanziamenti di impegno sia quelli di pagamento rispetto alla proposta del Consiglio, sebbene non si raggiungano i livelli che si sarebbero auspicati. Ora i temi cruciali che il gruppo del Partito Popolare Europeo (DemocraticoCristiano) ha sostenuto per quanto concerne il rilancio delle economie europee nel contesto dell’attuale crisi sono stati avallati ponendo l’accento sulla politica di coesione per promuovere la crescita e la competitività, specialmente delle piccole e medie imprese, principale forza trainante nella creazione di posti di lavoro.
Essendo un parlamentare socialdemocratico portoghese, ho motivo di essere particolarmente lieto dell’approvazione, per merito di un’ampia maggioranza, di un emendamento proposto dalla nostra delegazione volto a creare un programma Erasmus a favore del primo impiego, una delle proposte da noi avanzate alle ultime elezioni europee. Si sono inoltre salvaguardati il sostegno ai produttori di latte e una garanzia di maggiore sicurezza per i cittadini, anche per quanto concerne l’approvvigionamento energetico. Questa non è però la fine del processo, in quanto le tre istituzioni dovranno raggiungere una posizione comune sulla quale si voterà in seconda lettura in dicembre.
Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Nell’attuale contesto di crisi economica, finanziaria e sociale, è stato essenziale che il bilancio dell’Unione europea per il 2010 abbia posto un particolare accento su tale situazione, divenendo uno strumento efficace per superare la crisi. Ho pertanto votato a favore del progetto di bilancio dell’Unione per il 2010 poiché ritengo che nel complesso risponda a tali esigenze.
Il parlamento è determinato a fare quanto in suo potere per garante fondi adeguati a tutte le attività e le politiche che incoraggino la crescita e la creazione di posti di lavoro e forniscano soluzioni ai cittadini europei. Più specificamente, si tratta di garantire maggiore sicurezza energetica, maggiore sostegno alla ricerca e all’innovazione, specialmente nel campo delle tecnologie pulite, promozione delle piccole e medie imprese e maggiore sostegno all’apprendimento permanente. In proposito, come suggerito dagli eurodeputati socialdemocratici portoghesi, vorrei sottolineare l’importanza della creazione di un programma di occupazione Erasmus rivolto ai giovani in cerca del primo impiego, che contribuisca a conseguire tali obiettivi.
Da ultimo, mi corre l’obbligo di ribadire che non concordo con le ulteriori riduzioni operate dal Consiglio nelle linee di bilancio a sostegno della strategia di Lisbona poiché questi tagli contrastano con le azioni che andrebbero intraprese per incoraggiare la crescita e la ripresa economica.
Sophie Briard Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Sebbene la politica di coesione svolga un ruolo importante negli sforzi profusi per combattere la crisi economica e il cambiamento climatico, il Consiglio ha proposto di ridurre sostanzialmente gli stanziamenti di pagamento assegnati a tal fine nel 2010. Consapevoli come siamo dell’importanza dei fondi europei e delle aspettative che vengono nutrite sul campo, è stato fondamentale che gli eurodeputati abbiano ristabilito, o persino in alcuni casi incrementato, le cifre ipotizzate inizialmente dalla Commissione europea.
Questo voto è espressione dell’Europa politica di cui abbiamo bisogno, un’Europa in grado di prendere decisioni di bilancio che garantiscano solide prospettive di solidarietà, competitività e crescita per il bene dei cittadini. Oggi gli eurodeputati hanno confermato il proprio sostegno a una politica di coesione europea che realmente disponga delle risorse per realizzare le proprie ambizioni. Approvando peraltro l’orientamento generale delle relazioni degli onorevoli Surján e Maňka sul progetto di bilancio dell’Unione europea per l’esercizio 2010, con risolutezza ho votato a favore della loro adozione.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Appoggio la relazione Surján quale compromesso possibile in merito al bilancio dell’Unione. Mi rammarico per l’ulteriore riduzione operata dal Consiglio nel progetto preliminare di bilancio della Commissione, che a mio parere era già insufficiente rispetto a quanto necessario. Non possiamo avere più Europa con un bilancio esiguo, palesemente inadeguato. Sono soprattutto in disaccordo con i tagli operati nelle linee di bilancio a sostegno della strategia di Lisbona. Il divario tra le pubbliche dichiarazioni secondo cui è prioritario affrontare la crisi economica e sostenere la “competitività per la crescita e l’occupazione” e gli stanziamenti previsti a tal fine nel progetto di bilancio sottoposto alla nostra attenzione non avrebbe potuto essere maggiore. Accolgo con favore i maggiori stanziamenti nel campo della libertà, della sicurezza e della giustizia e vorrei ribadire che costruire un’Europa di cittadini dipende anche dalla corretta attuazione di tali linee di bilancio.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Non ho votato per la creazione di un fondo di 300 milioni di euro e un sostegno immediato a favore dei produttori lattiero-caseari in quanto ritengo che gli operatori del settore stiano subendo un crollo dei prezzi che sta generando insicurezza. Di fatto, la posizione adottata dal gruppo dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici al Parlamento europeo (S&D), che propendeva per un fondo di 600 milioni di euro, avrebbe rappresentato uno strumento più rapido ed efficace per combattere le cause e, soprattutto, gli effetti che hanno comportato un notevole crollo del mercato dei prodotti lattiero-caseari, crollo che sta persistendo nel contesto dell’attuale crisi economica. Ritengo inoltre che la serie di misure di sostegno adottate dalla Commissione europea sia giunta troppo tardivamente. Il fondo di 600 milioni di euro avrebbe invece effettivamente costituito un sostegno reale per gli Stati membri colpiti dalla crisi.
Lena Ek, Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. – (SV) La serie di emendamenti al bilancio dell’Unione europea per il 2010 che costituisce il “blocco 3” prevede interventi e misure di sostegno con cui siamo in linea di principio in disaccordo (così come siamo critici nei confronti di un sostegno comunitario alla tabacchicoltura, ragion per cui abbiamo votato “no”), tra cui varie misure di accumulo, per esempio per l’alcol, e un notevole sostegno dell’Unione al settore vitivinicolo, oltre al sostegno comunitario ai programmi di distribuzione di latte e frutta nelle scuole, iniziativa di per sé importante, ma che riteniamo debba essere gestita a livello nazionale. Nel contempo, il blocco 3 contiene anche ingenti investimenti, per esempio nel campo del benessere animale e del controllo del trasporto degli animali, che viceversa accogliamo con favore, poiché sosteniamo tali scelte in altri contesti. Nondimeno, poiché la procedura di voto ci obbliga ad assumere una posizione sulla serie di emendamenti nel suo complesso, abbiamo deciso di astenerci dalla votazione sul blocco 3.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Ritengo che gli aumenti proposti dal parlamento per le diverse linee di bilancio e l’importo di 1,5 miliardi di euro per finanziare il piano europeo di ripresa economica siano fondamentali affinché l’Unione europea superi la crisi economica che attualmente ci affligge, oltre che per rafforzare il ruolo dell’Unione europea sulla scena mondiale.
Come ho detto in precedenza, credo che sia soprattutto essenziale destinare i fondi necessari in maniera che le piccole e medie imprese, tra le principali vittime della crisi, possano contare su un sostegno che consenta loro di sopravvivere. L’aumento relativo al programma quadro per la competitività e l’innovazione consentirà di promuovere l’imprenditorialità e l’innovazione, elementi vitali affinché l’Unione si affermi sul mercato globale e vi sia sviluppo socioeconomico nel mercato interno.
Mi rammarico tuttavia per il fatto che siano stati stanziati soltanto 300 milioni di euro per la creazione di un fondo a favore del settore della produzione lattiero-casearia. A mio parere, la grave crisi in cui tale settore ora versa giustificherebbe l’assegnazione di maggiori fondi, inizialmente 600 milioni di euro, per aiutare i produttori a superare le difficoltà con le quali devono attualmente confrontarsi. Ritengo pertanto che 300 milioni di euro siano inadeguati e spero che lo stanziamento di tale somma possa essere ancora sostanzialmente rivisto alla luce delle esigenze delle parti interessate da tale decisione.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Per quanto concerne la posizione del parlamento, vorrei sottolineare i seguenti elementi: a) gli emendamenti per riassegnare i fondi presentati dalla Commissione e successivamente ritirati dal Consiglio; b) il piano europeo di ripresa, considerato prioritario dal parlamento, che deve preoccuparsi di mettere a disposizione risorse “fresche” per il suo finanziamento; c) le proposte intese a incrementare i fondi per la sicurezza energetica, la ricerca e lo sviluppo, il sostegno alle piccole e medie imprese, nonché l’apprendimento permanente; d) la creazione di un fondo per il settore del latte del valore di 300 milioni di euro, importo inadeguato, ma corrispondente al massimo possibile (credo che sia essenziale disporre di un meccanismo per regolamentare e mantenere in essere le quote latte); e) il finanziamento della banda larga per le comunità rurali attingendo dal margine disponibile nell’ambito della linea 2; f) il progetto di emendamento da noi presentato per potenziare e modificare il programma Erasmus affinché divenga anche uno strumento per creare opportunità di primo impiego per i giovani.
Spero che il bilancio totale con valori di pagamento dell’ordine di 127 miliardi di euro venga sfruttato appieno, visto che si accusa un ritardo nell’utilizzazione dei fondi pari a un esercizio.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Nel mezzo di una crisi economica e sociale con effetti drammatici sui posti di lavoro e le condizioni di vita della gente, il progetto di bilancio comunitario per il 2010 che oggi stiamo discutendo è decisamente insufficiente rispetto a quanto necessario e ancora una volta dimostra ciò che realmente significa “solidarietà europea”. Anziché rispondere alla crisi sociale, una quota consistente del bilancio viene accantonata per incrementare la spesa militare e sostenere i gruppi economici e finanziari, assecondando l’escalation delle tendenze militariste e neoliberali dell’Unione europea.
La proposta del parlamento, sebbene rappresenti un aumento rispetto al progetto di bilancio del Consiglio e della Commissione europea, è ancora inferiore rispetto a quanto preventivato per il 2010 nel quadro finanziario pluriennale 2007-2013 di circa 6 miliardi di euro, mentre l’ammontare complessivo, che dovrà essere deciso in dicembre, è ancora ignoto. Accogliamo nondimeno con favore l’approvazione della nostra proposta di creare una nuova linea di bilancio per azioni nel settore del tessile e della calzatura al fine di creare un programma comunitario per tale comparto. La proposta è volta ad affrontare la crisi che colpisce il settore derivante dall’aumento esponenziale delle importazioni da paesi terzi, soprattutto nelle regioni che dipendono maggiormente da tale attività.
Gunnar Hökmark (PPE), per iscritto. – (SV) Per quanto concerne il bilancio comunitario per il 2010, appoggiamo i principi fondamentali che lo ispirano e intendiamo ribadire la necessità che garantisca ai cittadini valore a fronte del denaro investito. Il quadro istituito con la prospettiva finanziaria va rispettato e pertanto accogliamo con favore il fatto che il bilancio resti decisamente nell’ambito di tale quadro. Vogliamo una riduzione drastica dell’assistenza agricola e regionale per contenere il bilancio totale e desideriamo che le nostre risorse condivise siano maggiormente destinate alla ricerca e allo sviluppo, alla crescita, alle infrastrutture e alla sicurezza.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Vorrei esordire esprimendo il mio rammarico per il fatto che il Consiglio abbia ridotto ulteriormente il progetto preliminare di bilancio della Commissione e, nonostante si sia partiti dal presupposto che i cittadini e il superamento della crisi economica rappresentino le priorità del bilancio 2010, la linea 1a – Competitività per la crescita e l’occupazione - non prevede un finanziamento adeguato. I tagli di bilancio operati dal Consiglio sottraggono fondi all’attuazione della strategia di Lisbona, il che contrasta con la necessità di affrontare l’odierna crisi economica.
Vorrei nondimeno manifestare apprezzamento per l’approvazione dell’emendamento presentato dagli eurodeputati socialdemocratici portoghesi, promessa formulata agli elettori portoghesi in campagna elettorale, poiché consente la creazione di un programma Erasmus per il primo impiego, uno strumento per promuovere l’occupazione giovanile e contribuire al superamento della crisi economica.
Da ultimo, non condivido i tagli operati dal Consiglio nell’ambito della linea 1b – Coesione per la crescita e l’occupazione, visto che viviamo un momento in cui i Fondi strutturali e di coesione sono importanti per incoraggiare la crescita e la ripresa economica, ma anche perché molte politiche rilevanti per combattere il cambiamento climatico e sostenere la crescita e l’occupazione sono finanziate attingendo da questa sottorubrica.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della costituzione di un nuovo fondo per i prodotti lattiero-caseari, che fornirà sostegno ai produttori nell’impegno da loro profuso per superare la crisi del settore, nonostante sia dell’idea che tale sostegno avrebbe dovuto essere previsto molto prima. Mi rammarico per il fatto che non sia stato possibile votare per ottenere i 600 milioni di euro richiesti dalla relazione di iniziativa votata il 1° settembre dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, come il gruppo S&D avrebbe voluto. Se i produttori comunitari non potranno usufruire di maggiore sostegno da parte dell’Unione, la colpa è di una certa animosità da parte della destra europea.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta di bilancio comunitario per il 2010, assolutamente contraria agli interessi della base, rispecchia ogni elemento dei suoi obiettivi reazionari dimostrando nuovamente che l’Unione è un’associazione imperialista transnazionale al servizio del capitale. La crisi capitalista viene sfruttata per operare profonde ristrutturazioni capitaliste reazionarie a discapito delle classi lavoratrici, incrementando così i guadagni delle imprese monopoliste. Si finanziano programmi per rovesciare i rapporti di lavoro, calpestare i diritti sociali e dei lavoratori, promuovere forme di occupazione flessibile e sconvolgere i termini dei contratti collettivi.
Si rafforzano sistemi basati sull’insicurezza del lavoro, che taglieggiano i giovani con tirocini e apprendimento permanente anziché offrire loro posti di lavoro. Si rafforza altresì la concentrazione della terra, strappando gli agricoltori all’applicazione della PAC a beneficio del commercio e dell’industria alimentare. Si moltiplicano e si potenziano mezzi e meccanismi per perseguire e reprimere il movimento dei lavoratori come Frontex, Europol ed Eurojust, così come meccanismi e banche dati personali per imporre la politica imperialista dell’Unione, la politica estera e di sicurezza comune e le infrastrutture militari.
Il voto a favore del bilancio comunitario espresso dai partiti di centrodestra e centrosinistra al Parlamento europeo segna un attacco diretto alle classi lavoratrici. Noi abbiamo votato contro il bilancio dell’Unione perché serve gli interessi delle grandi aziende accrescendo ulteriormente le difficoltà dei nostri cittadini.
Robert Atkins (ECR), per iscritto. – (EN) I conservatori britannici continuano a credere in una migliore valorizzazione e una maggiore responsabilità all’interno del bilancio del Parlamento europeo.
Tuttavia, ancora una volta il parlamento ha cercato di gonfiare smisuratamente il bilancio, oltre i limiti fissati dal Consiglio dei ministri. I conservatori si sono pertanto espressi per un contenimento in molti ambiti di spesa dell’Unione.
Siamo sempre a favore dei settori in cui l’Unione aggiunge valore, come la ricerca nel campo delle nuove tecnologie, l’accesso alle informazioni per i cittadini europei, il Mediatore europeo e la Corte dei conti. Abbiamo invece votato contro molte altre linee di bilancio ingiustificate e inutili in un’epoca in cui tutti dovremmo dar prova di prudenza economica.
Specificamente abbiamo votato contro il finanziamento al Comitato delle regioni e abbiamo appoggiato i tentativi di eliminare alcune linee di bilancio in cui maggiormente si dissipa denaro, come avviene per le sovvenzioni al tabacco, nonché diverse altre linee concernenti sovvenzioni e regimi per l’agricoltura, oltre agli sprechi nell’amministrazione.
Martin Callanan (ECR), per iscritto. – (EN) Il gruppo ECR crede in una migliore valorizzazione e una maggiore responsabilità all’interno del bilancio del Parlamento europeo.
Tuttavia, ancora una volta il parlamento ha cercato di gonfiare smisuratamente il bilancio, oltre i limiti fissati dal Consiglio dei ministri. Il gruppo ECR si è pertanto espresso per un contenimento in molti ambiti di spesa dell’Unione.
Siamo sempre a favore dei settori in cui l’Unione aggiunge valore, come la ricerca nel campo delle nuove tecnologie, l’accesso alle informazioni per i cittadini europei, il Mediatore europeo e la Corte dei conti. Abbiamo invece votato contro molte altre linee di bilancio ingiustificate e inutili in un’epoca in cui tutti dovremmo dar prova di prudenza economica.
Specificamente abbiamo votato contro il finanziamento al Comitato delle regioni e abbiamo appoggiato i tentativi di eliminare alcune linee di bilancio in cui maggiormente si dissipa denaro concernenti sovvenzioni e regimi per l’agricoltura, oltre agli sprechi nell’amministrazione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Nell’odierno dibattito sul bilancio generale dell’Unione europea sono favorevole al fatto che si tenga conto delle specifiche condizioni della crisi che stiamo attualmente vivendo quando si discute dell’assegnazione dei fondi ai vari settore dell’economia europea.
Vorrei richiamare l’attenzione sulla necessità pressante di istituire un fondo per il settore della produzione lattiero-casearia, viste le difficili circostanze che i produttori devono affrontare, e spero che per tale settore si adottino misure di sostegno efficaci.
E’ essenziale destinare i fondi necessari in maniera che le piccole e medie imprese, tra le principali vittime della crisi, possano contare su un sostegno che consenta loro di superarla. L’aumento relativo al programma quadro per la competitività e l’innovazione consentirà di promuovere l’imprenditorialità e l’innovazione, elementi vitali affinché l’Unione affermi la propria posizione sul mercato globale e vi sia sviluppo socioeconomico nel mercato interno.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Apprezzo il fatto che la politica di bilancio a base zero all’inizio di ogni legislatura, proposta da me presentata a nome del gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano), sia stata adottata. Di conseguenza, il bilancio del parlamento rispecchierà le reali esigenze rafforzando la trasparenza, la disciplina di bilancio e l’efficienza. Sostegno inoltre la distinzione tra costi fissi e costi variabili, questi ultimi giustificati da un’analisi dei costi rispetto ai benefici. In ambiti quali la politica di comunicazione, tale analisi è importante per garantire risultati migliori e la gestione delle risorse.
Sottolineerei che questo progetto preliminare di bilancio non tiene conto dei requisiti derivanti dalla futura entrata in vigore del trattato di Lisbona, per cui probabilmente occorrerà predisporre un bilancio rettificativo. Vorrei inoltre ribadire che l’eccellenza nella regolamentazione dovrebbe rappresentare la massima priorità del parlamento. A tale scopo vanno pertanto previste le necessarie risorse. Ritengo infine che sia essenziale adottare una politica a lungo termine per quanto concerne le sedi, che dovrebbe tenere presenti i costi di manutenzione degli edifici.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della prima lettura del bilancio 2010, corrispondente a 127,5 miliardi di euro di pagamenti, sperando che la seconda lettura ci consenta di ottenere risultati più ambiziosi, soprattutto per ciò che riguarda le risorse destinate a un piano di ripresa commisurato alle sfide da raccogliere in termini di creazione di posti di lavoro, coesione sociale, cambiamento climatico e lotta alla povertà. Per me si è trattato soprattutto di difendere il sostegno al microcredito, aspetto prioritario per i socialisti, mettendo a disposizione risorse per l’economia sociale, pur mantenendo in essere il programma Progress nella sua interezza. Le risorse per tale bilancio sono di fatto limitate, soprattutto in ragione dei vincoli della prospettiva finanziaria di cui fa parte. Saranno necessari sforzi notevoli nella discussione della nuova prospettiva di bilancio.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Accolgo con favore il fatto che l’ammontare complessivo del bilancio del parlamento sia inferiore al limite autoimposto del 20 per cento delle spese di cui alla linea 5 (spese amministrative) del quadro finanziario pluriennale. In un anno di crisi è importante che il parlamento dia un’immagine di disciplina e controllo dei costi.
Il bilancio approvato non prevede gli adeguamenti che potrebbero rendersi necessari qualora il trattato di Lisbona dovesse entrare in vigore, specialmente per quanto riguarda la legislazione. In tale eventualità potrebbe occorrere un bilancio rettificativo. E’ importante osservare che la massima priorità del parlamento è il suo ruolo legislativo – a giudizio del gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) – per cui tale organo dovrebbe disporre delle risorse necessarie per svolgere un lavoro eccellente.
Quanto alla politica di informazione, apprezzo l’accordo raggiunto in merito al finanziamento dei partiti politici e delle fondazioni politiche a livello europeo, il che dovrebbe contribuire a migliorare la comunicazione con i cittadini coinvolgendoli maggiormente nella vita politica dell’Unione, oltre a richiedere un maggiore approfondimento dei cardini delle scelte di bilancio a lungo termine in tale ambito.
Ho votato a favore della relazione.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Vorrei esprimere apprezzamento per il fatto che l’ammontare complessivo del bilancio del parlamento sia inferiore al limite autoimposto del 20 per cento delle spese di cui alla linea 5 (spese amministrative) del quadro finanziario pluriennale. E’ tuttavia importante notare che l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, con il conseguente ampliamento delle responsabilità del parlamento, comporterà la necessità di predisporre un bilancio rettificativo e renderà difficile rispettare il limite del 20 per cento delle spese amministrative. La massima priorità del parlamento dovrebbe essere l’eccellenza nella regolamentazione e affinché ciò divenga una realtà occorre creare le necessarie condizioni.
Vorrei altresì elogiare il lavoro svolto dal relatore ombra del gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano), onorevole Fernandes, il quale è stato fondamentale per trasformare tale relazione in un documento di notevole importanza per il parlamento. Nell’ambito del lavoro da lui condotto, ricorderei la proposta, appena approvata, di attuare una politica di bilancio a base zero all’inizio di ogni legislazione, in maniera che il bilancio del parlamento rispecchi soltanto i costi reali, migliorando in tal modo trasparenza, disciplina di bilancio ed efficienza.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Dal 1998 il parlamento ha coerentemente continuato a respingere ogni iniziativa sottoposta alla sua attenzione quando è stato consultato in merito a questioni dettagliate concernenti Europol fintantoché tale organizzazione ha proseguito la propria attività in ambito intergovernativo, non soggetta ad alcun controllo né democratico né giuridico. Ora che è stata approvata la decisione che trasforma Europol in un’agenzia comunitaria finanziata dal bilancio comunitario, potenziando il ruolo di vigilanza del parlamento, non è più necessario mantenere tale linea di condotta.
Ho dunque votato a favore dell’iniziativa promossa dalla Repubblica ceca volta a risolvere una questione amministrativa, e segnatamente l’adeguamento delle retribuzioni di base e delle indennità applicabili al personale dell’organizzazione in maniera da allinearle all’aumento del costo della vita nei Paesi Bassi. Vorrei tuttavia rammentare che qualunque decisione in merito all’adeguamento delle retribuzioni dei dipendenti di Europol dovrà essere presa all’unanimità dal Consiglio.
Elisabeth Morin-Chartier (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di decisione volta ad adeguare le retribuzioni di base e le indennità applicabili al personale di Europol. La relazione intende quindi adeguarne le retribuzioni all’aumento del costo della vita nei Paesi Bassi, nonché ai cambiamenti intervenuti a livello retributivo nella pubblica amministrazione degli Stati membri. Tale sostegno è stato tanto più necessario in quanto Europol è divenuta un’agenzia dell’Unione finanziata dal bilancio comunitario.
- Modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 (“regolamento OCM unica”)
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’inclusione del latte nell’articolo 186 per consentire alla Commissione di rispondere rapidamente in situazioni di crisi in quanto introduce uno strumento che è importante utilizzare. Tuttavia, l’uso di tale strumento non deve allontanare il parlamento da questo processo, soprattutto adesso che la codecisione si avvicina, ragion per cui è fondamentale che la Commissione sovrintenda a tali azioni.
Per ciò che riguarda l’adeguamento volontario del regime di prelievo aggiuntivo, e mi riferisco a quelle comunemente denominate “sanzioni”, il cui scopo è garantire fondi interni per ristrutturare il settore della produzione lattiero-casearia, ritengo che si tratti di una misura che porta a risposte nazionali, per quanto a mio parere sarebbe più appropriato adottare risposte europee a una crisi che coinvolge l’Europa nel suo complesso.
In conclusione, credo che, avendo lottato così duramente negli ultimi mesi affinché la Commissione proponesse misure, non siamo in condizioni di rifiutare alcun contributo, visto il momento estremamente difficile per i produttori di latte europei e le loro famiglie.
Richard Ashworth (ECR), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di tali modifiche all’organizzazione comune dei mercati (OCM) unica perché credo che il pacchetto di 280 milioni di euro sia realistico e sarà accolto positivamente dal settore lattiero-caseario. Sono dunque persuaso che sarà necessario concedere maggiori poteri temporanei al comitato di gestione di cui all’articolo 186 per erogare tale sostegno. Ritengo nondimeno che la Commissione debba godere di tali poteri per un periodo massimo di due anni al fine di garantire la regolare erogazione del pacchetto.
Non posso invece condividere il sostegno al regime nazionale di riacquisto delle quote latte, anch’esso proposto dalla Commissione, in cui si intende riscuotere un prelievo supplementare dai produttori che superano le quote. Non dobbiamo penalizzare i produttori efficienti, che rappresentano il futuro del settore. Questo pacchetto è una misura a breve termine per fornire una soluzione a breve termine, ma per il futuro il comparto ha bisogno di una strategia chiara a lungo termine.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Per quanto concerne l’inclusione del latte nell’articolo 186 e il regime di riacquisto delle quote, sono lieta che l’attuazione di tale decisione non sia stata rinviata a data da destinarsi... esito che a un certo punto avremmo potuto temere da parte di alcuni perché l’anno del latte (che va dal 1° aprile al 31 marzo) è ormai iniziato da tempo! Sebbene sia favorevole alle misure ventilate, vorrei nondimeno che ci spingessimo oltre: queste misure infatti sono ben lungi dall’essere adeguate, specialmente se si considera il fatto che, per quanto riguarda il riacquisto delle quote, la palla è nuovamente nelle mani degli Stati membri e del finanziamento nazionale. Come se non bastasse, si tratta di misure a medio e lungo termine.
Vi è invece un urgente bisogno di misure comunitarie a breve termine, elemento fondamentale in merito al quale le aspettative nutrite sul campo sono notevolissime. Infine, nell’ambito dell’articolo 186, in futuro sarà necessario vigilare sul rinnovo annuale del meccanismo e concedere alla Commissione l’opportunità di rinnovare automaticamente la misura ogni anno, il che consentirà anche a parlamento e consiglio di esercitare maggiori pressioni sulla Commissione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta per un regolamento “OCM unica” perché, vista la grave crisi in cui versa il settore del latte europeo, occorrono misure urgenti per ristabilire gli equilibri di mercato e garantire un reddito adeguato ai produttori, come si dichiara negli obiettivi della PAC ribaditi nel trattato di Lisbona.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Queste proposte sono un riconoscimento del fallimento della politica della Commissione per il settore lattiero-caseario. Sono vari i motivi per i quali abbiamo votato contro: 1) l’importo proposto dalla Commissione per stabilizzare il mercato del latte è palesemente insufficiente e sarà messo a disposizione soltanto nel 2010, per cui non sarà possibile affrontare in maniera adeguata una situazione evidentemente urgente, soprattutto nel caso dei produttori piccoli e medi; 2) l’inclusione del latte e dei prodotti lattiero-caseari nell’articolo 186, come si prefigura nella proposta, garantisce il potere della Commissione, assegnatole da parlamento e Consiglio, senza precisare le azioni che saranno sviluppate; 3) le misure proposte non modificano gli obiettivi dell’ultima riforma dell’organizzazione comune dei mercati (OCM) di completa liberalizzazione e smantellamento degli strumenti normativi del mercato, delle quote e dei diritti di produzione, orientamenti che sono alla base della crisi attuale; 4) i fondi approvati sono destinati soprattutto alla ristrutturazione del settore, il che per la Commissione significa migliaia di produttori che rinunciano all’attività, con tutte le conseguenze sociali e ambientali che ne derivano; 5) la proposta esacerberà gli squilibri esistenti nella distribuzione dei fondi tra produttori e paesi, il che non farà che peggiorare la situazione di innumerevoli produttori.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore delle nuove misure anticrisi sul prezzo del latte per sostenere i produttori che attualmente combattono per la loro professione in un contesto particolarmente difficile. Tali misure sono giunte tardivamente, anche se i produttori di latte denunciano i loro problemi dalla scorsa primavera. Il bilancio di 280 milioni di euro proposto dagli Stati membri è inadeguato. Dobbiamo dimostrare che siamo più ambiziosi e appoggiare un pacchetto di aiuti di 600 milioni di euro per consentire ai nostri produttori di riemergere dal baratro in cui sono sprofondati. Sono molto preoccupata per il futuro dell’intero comparto perché nulla viene fatto per liberare i produttori dalla morsa dei soli meccanismi di mercato, nonostante la Corte dei conti abbia annunciato la necessità di strumenti per gestire il mercato del latte, a rischio di compromettere la produzione di latte in molte zone vulnerabili e ignorare che soltanto attraverso i prodotti ad alto valore aggiunto l’Europa può posizionarsi sul mercato mondiale.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) In questo momento i produttori lattiero-caseari sono molto sotto pressione. In Irlanda, dove l’industria lattiero-casearia riveste un’importanza strategica, è certo che quasi tutti i produttori del settore hanno registrato una perdita nel 2009. La situazione non è sostenibile per uno dei comparti fondamentali dell’Europa. Ho votato l’odierno emendamento per dare prova di solidarietà alla comunità di produttori in un momento di crisi. Il mio unico rammarico è che non stiamo votando per concedere loro 600 milioni di euro anziché 300, come originariamente suggerito dall’Aula. Tuttavia, la votazione su tale aspetto è stata bloccata a livello di commissione dai partiti parlamentari del centrodestra. Trecento milioni di euro sono meglio di nulla, ma in futuro occorrerà un’azione più risoluta per sostenere il settore.
Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL), per iscritto. – (EN) All’atto della votazione finale sul regolamento “OCM unica” (articolo 142) ho scelto l’astensione perché le misure proposte dalla Commissione a mio parere non sono ambiziose quanto dovrebbero.
La crisi del settore lattiero-caseario è un problema che richiede un intervento immediato ed è per questo che ho votato a favore della procedura di urgenza di cui all’articolo 142 per gli adeguamenti del regolamento “OCM unica”. Tuttavia, l’attuale proposta dalla Commissione è troppo debole e, a brevissimo tempo, gradirei che venissero formulate misure di sostegno adeguate, realmente in grado di combattere la crisi che sta colpendo il settore. Votare a favore dell’odierna proposta ci precluderebbe qualsiasi misura futura più efficace.
Astrid Lulling (PPE), per iscritto. – (DE) La crisi che affligge il settore lattiero-caseario ha portato molti produttori sull’orlo del fallimento. Dopo mesi di attesa di un miglioramento dei prezzi del latte, la Commissione europea ha finalmente adottato misure di emergenza per andare in soccorso dei produttori lattiero-caseari.
Gli aiuti alle scorte private di prodotti caseari saranno portati a 15 milioni di euro, il che andrà principalmente a vantaggio degli italiani.
Inoltre, il periodo di intervento per il latte in polvere e il burro sarà prorogato e le restituzioni all’esportazione saranno incrementate, misure che a medio termine dovrebbero stabilizzare i prezzi del latte.
Il Fondo per il latte, pari a 280 milioni di euro, sarà distribuito agli Stati membri per finanziare le misure di assistenza nazionali. Tutto questo, però, è poco più di una goccia nell’oceano.
La Commissione propone agli Stati membri un regime volontario di riacquisto delle quote per indurre i produttori di latte a rinunciare parzialmente o definitivamente all’attività e chi produce troppo sarà soggetto a un prelievo supplementare, misure che comportano un costo nazionale elevato perché in un’epoca di crisi economica generalizzata non vi sono margini nei bilanci nazionali, per cui non nutro molte speranze in proposito.
La misura più tangibile nel pacchetto anticrisi è l’inclusione del latte nel articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007, in maniera che la Commissione possa adottare rapidamente misure per combattere la crisi. A mio parere, però, è opinabile il fatto di limitare temporalmente la misura. Con questa riserva, ho votato a favore della posizione del parlamento.
Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato contro la risoluzione sul settore lattiero-caseario perché ritengo che la proposta della Commissione di stanziare 280 milioni di euro per il settore sia troppo tardiva per poter essere attuata quest’anno e, in ogni caso, l’intervento non risulterebbe sufficiente. Per questo ho espresso sostegno alla proposta di destinare al comparto 600 milioni di euro. D’altro canto, l’inserimento del latte e dei suoi derivati nell’articolo 186 concede alcuni poteri al comitato istituito dal Parlamento europeo e dal Consiglio, sebbene non si siano precisate le azioni da intraprendere nel concreto. Nondimeno, le misure adottate non modificano lo scopo dell’ultima riforma della PAC, segnatamente la completa liberalizzazione del mercato lattiero-caseario, che il nostro gruppo rifiuta. Tali misure favoriscono l’industria agroalimentare e le catene della grande distribuzione a discapito dei produttori piccoli e medi, contribuendo alla concentrazione della produzione e all’incremento dei guadagni dell’industria, prosperata negli ultimi anni grazie a un calo dei prezzi corrisposti ai produttori di latte e un aumento del prezzo finale pagato dai consumatori.
Elisabeth Morin-Chartier (PPE), per iscritto. – (FR) Ho appoggiato la creazione di un Fondo per il latte allo scopo di aiutare il settore in questo momento di crisi e prestare specificamente assistenza ai produttori che devono confrontarsi con i problemi più urgenti. Ho in particolare votato a favore dell’emendamento in cui si richiedono 20 milioni di euro in più rispetto all’importo preannunciati dalla Commissione europea, portandolo a 300 milioni di euro. Si tratta di un emendamento concernente il regolamento “OCM unica” che espressamente consente alla Commissione europea di adottare misure di emergenza di propria iniziativa in caso di grave turbativa del mercato del latte, come accade ormai da diversi mesi. Questo bilancio è palesemente insufficiente per consentire a tutti i produttori di superare la difficile situazione in cui versano. Tuttavia, vista l’attuale esiguità dei margini di bilancio, sarebbe stato ahimè irresponsabile chiedere di più. Inoltre, chiedendo di più avremmo corso anche il rischio di non ottenere nulla. Vorrei ribadire che stiamo solo gettando le fondamenta. Il dibattito in merito alla struttura normativa che dovrà essere introdotta dopo il 2013 proseguirà e in proposito il Parlamento europeo conferma il suo impegno per giungere a un quadro responsabile ed efficace per i mercati agricoli, sostenuto anche dal trattato di Lisbona che ci fornirà nuove armi in questa lotta.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Nel corso della plenaria di Strasburgo il parlamento ha adottato relazioni contenenti tre misure specifiche (280 milioni di euro di aiuti diretti ai produttori, una regola temporanea per il calcolo del riacquisto delle quote e l’inclusione del latte nell’OCM di cui all’articolo 186 (misure di emergenza)). Ritengo che tali misure, pur importanti, rappresentino interventi una tantum inadeguati rispetto a un problema che ormai ha assunto proporzioni strutturali notevolissime. Il settore ha bisogno di meccanismi di gestione utili ed efficaci in maniera da poter intervenire sul mercato allorquando necessario, a differenza dell’approccio raccomandato dalla Commissione europea che appoggia la liberalizzazione e la deregolamentazione.
La crisi del settore della produzione lattiero-casearia ha chiaramente dimostrato che l’OCM per il latte richiede ancora strumenti, specialmente il meccanismo delle quote, per poter affrontare gli squilibri del mercato.
Il pacchetto, che deve ancora essere approvato dal Consiglio Ecofin il 19 novembre, ammonta a 280 milioni di euro e sarà messo a disposizione degli Stati membri sotto forma di stanziamento finanziario basato sulla produzione e su quote annue. Secondo i calcoli, il Portogallo beneficerà di uno stanziamento finanziario di 6-7 milioni di euro per combattere il crollo dei prezzi alla produzione, che è superiore al 50 per cento rispetto ai prezzi del 2007-2008 …
(La dichiarazione di voto viene interrotta ai sensi all’articolo 170 del regolamento)
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Le misure della Commissione e dei governi per combattere la crisi del settore dell’allevamento di bestiame da latte rispecchiano perfettamente i principi più generali della PAC, assolutamente contraria alla base, e, aspetto più importante, la decisione presa dall’Unione europea ai fini della totale liberalizzazione del mercato lattiero-caseario. La questione più preoccupante è che le linee proposte vengono utilizzate per accelerare le ristrutturazioni al fine di incrementare i guadagni dell’industria alimentare, rafforzando in tal modo i gruppi del settore lattiero-caseario a spese degli allevatori di bestiame. Le misure non affrontano i gravi problemi contro i quali i titolari di aziende lattiero-casearie di piccole e medie dimensioni sono scesi in piazza, segnatamente i costi di produzione elevati e i prezzi derisori corrisposti ai produttori.
Soprattutto, però, esse non affrontano i gravi problemi che tutti gli allevatori incontrano nell’allevamento di bestiame da latte, nella produzione di carne e nell’allevamento di ovini. Industriali e commercianti raddoppiano gli utili grazie sia ai prezzi derisori pagati ai produttori sia ai prezzi, in aumento esponenziale, corrisposti dai lavoratori per questi alimenti di base. Abbiamo votato contro la proposta perché il suo obiettivo è concentrare ulteriormente la produzione nel settore. La soluzione per i titolari di aziende di piccole e medie dimensioni consiste nel combattere contro la politica tesa unicamente ad assecondare il monopolio promossa dall’Unione europea per un diverso tipo di sviluppo che liberi gli allevatori di bestiame dal giogo dello sfruttamento, garantendo loro un reddito e un futuro, oltre che rispondendo in generale alle esigenze nutrizionali della gente e migliorandone il benessere.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il fatto che le frontiere interne dell’Unione europea siano state abolite senza rafforzare nel contempo, se non addirittura prima, i controlli alle frontiere esterne e né aver reso operativi gli strumenti di sicurezza originariamente previsti, per quanto minimi, costituisce un problema reale. Soggetti come siamo al principio della realtà, non ci opporremo a tale risoluzione, in cui si esprime preoccupazione in merito ai ritardi accusati dai nuovi sistemi per lo scambio di informazioni in materia penale e di visti. Tutto questo, però, è un falso problema: il vero problema è lo stesso Schengen, il suo pseudo-acquis ora incorporato nei trattati e le politiche condotte da Bruxelles in materia di visti, immigrazione e circolazione di persone…
Oggi l’Europa è invasa da immigrati regolari e clandestini, e la criminalità, sempre più violenta, dilaga perché le nazioni sono state private del diritto di controllare le proprie frontiere. Schengen ha incoraggiato un boom della criminalità transfrontaliera e dei flussi illegali di persone e prodotti, anch’essi talvolta legali, talvolta no, senza alcun vantaggio reale per gli europei. Pertanto, fintantoché tali sistemi non diventeranno operativi, perlomeno invochiamo la clausola di salvaguardia e ripristiniamo i controlli!
Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto. – (PL) Sono totalmente a favore della risoluzione sullo stato di avanzamento dei sistemi SIS II e VIS. Lo sviluppo di SIS II accusa ritardi e numerosi ostacoli tecnici hanno posticipato l’ingresso di nuovi paesi nel sistema Schengen. Ciò richiede una costante vigilanza da parte del Parlamento europeo, chiamato a verificare lo stato di avanzamento di SIS II e VIS.
SIS II è un progetto politico fondamentale per l’intera Unione. La sua tanto attesa attuazione e il suo corretto funzionamento sono essenziali per l’ulteriore ampliamento dello spazio Schengen e la conseguente libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione da parte dei prossimi cittadini che avranno il diritto di farlo (vale a dire quelli bulgari, rumeni, ciprioti e del Liechtenstein). SIS II è inoltre un elemento chiave per combattere la criminalità e l’immigrazione clandestina. Grazie all’adesione della Polonia allo spazio Schengen, le guardie di frontiera polacche sono riuscite a fermare il 50 per cento in più di immigrati clandestini nel primo semestre del 2008 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (secondo una relazione del 2008 del ministro degli Interni e dell’amministrazione).
Oltre 350 ricercati nel quadro del mandato di arresto europeo sono stati arrestati in territorio polacco e circa 600 ricercati dal sistema giudiziario polacco sono stati fermati all’estero. Il database dei minori scomparsi, non incluso nel sistema SIS I e previsto nel sistema SIS II, è particolarmente importante. La nostra affidabilità agli occhi dei cittadini dipende da progetti rilevanti come questi. Un’Europa unita non può permettersi ulteriori ritardi o negligenze.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’adozione dell’odierna risoluzione non può non sollecitare un paio di osservazioni sulle sue finalità e i suoi contenuti. Innanzi tutto, l’Unione europea, anziché pretendere di essere un campione di democrazia, il che non è, e formulare “raccomandazioni pratiche” ad altri paesi, dovrebbe prima preoccuparsi della situazione della democrazia al suo interno. Il processo di ratificazione del trattato di Lisbona è un esempio recente, tra vari altri possibili, di come il cosiddetto “progetto europeo” contrasti con la partecipazione democratica dei cittadini europei, nonché con i loro interessi, desideri e aspirazioni, mettendoli sotto pressione, ricattandoli e ignorandone le decisioni per quel che riguarda l’orientamento che intendono imprimere al loro futuro collettivo. In secondo luogo, in termini di relazioni esterne, anziché promuovere la ripresa della corsa agli armamenti e la militarizzazione dei rapporti internazionali, i paesi dell’Unione dovrebbero contribuire alla democrazia incoraggiando una vera politica di pace e cooperazione internazionale basata sul rispetto della sovranità di ogni paese e il principio della non ingerenza, oltre al rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Siamo purtroppo molto lontani dall’offrire un siffatto apporto. Un’Unione europea con un deficit democratico sempre più grave non può dare l’esempio e tanto meno contribuire a “consolidare” la democrazia nel mondo, da cui il nostro voto contrario.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Questa risoluzione illustra, come di consueto, le cosiddette buone intenzioni dell’Aula in materia di diritti umani: pare che il ruolo dell’Unione europea sia illuminare l’umanità nel suo complesso in merito alle sue nozioni di democrazia, finanziare gli sviluppi democratici in tutti i paesi e così via. Come può dunque essere credibile questa Unione che applica così poco, per non dire affatto, le clausole di salvaguardia, che nondimeno esistono al riguardo in tutti i suoi accordi commerciali esterni, questa Unione che continua a commerciare e finanziare qualunque cosa accada?
Come può essere credibile, visto il modo in cui agisce persino in Europa, imponendo alle nazioni una Costituzione europea, ribattezzata trattato di Lisbona, mentre alcuni hanno chiaramente affermato di non volerla? Come possono gli onorevoli colleghi della sinistra di questo parlamento essere credibili dopo la deplorevole farsa di ieri sull’Italia, dove si è data prova di un inaudito settarismo e una faziosità senza precedenti?
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Brok sugli aspetti istituzionali della creazione del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), che avrà un peso notevole se vogliamo rendere più coerenti ed efficaci le relazioni esterne dell’Unione. E’ importante garantire che la creazione del SEAE, a seguito delle innovazioni introdotte dal trattato di Lisbona, renda possibile preservare e sviluppare ulteriormente il modello comunitario nelle relazioni esterne dell’Unione e mantenere il suo equilibrio interistituzionale.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La creazione del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) è il naturale corollario del processo attraverso il quale l’Unione europea sta acquisendo sempre più competenze esterne e potrebbe diventare un importante strumento di coordinamento consentendole di affermare esternamente la propria posizione se fosse in grado di resistere alle pressioni esercitate dalle direzioni e basare maggiormente la propria azione sulla collaborazione con le rappresentanze diplomatiche degli Stati membri anziché competere con esse.
Mi rammarico per il fatto che in sede di commissione per gli affari esterni non sia stato possibile ottenere sostegno per un emendamento da me presentato nel quale si chiedeva che si considerassero le lingue europee di comunicazione universale all’atto della definizione delle future disposizioni linguistiche interne del SEAE.
Ciò è tanto più chiaro in quanto la priorità del SEAE dovrebbe essere quella di costruire ponti, contatti e legami con il resto del mondo, ragion per cui dovrebbe adottare, come strumenti di lavoro privilegiati, le lingue più idonee a costruirli direttamente. E’ dunque incomprensibile il motivo per il quale, valutando la questione, il parlamento decida di ignorare la dimensione esterna del multilinguismo e la natura strategica di tali lingue, riconosciuta non soltanto dallo stesso parlamento, ma anche dalla Commissione europea.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho avallato il parere del Parlamento europeo sulla struttura del futuro servizio diplomatico dell’Unione europea. Spero che il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) sia improntato a un approccio comunitario e possa consentire all’Unione di esercitare efficacemente e democraticamente la propria influenza diplomatica. Per le questioni amministrative e di bilancio, il SEAE deve far capo alla Commissione, della quale deve peraltro fare ufficialmente parte. Spero inoltre che il nuovo commissario per lo sviluppo sia capace di mantenere la totale autonomia e salvaguardare le sue prerogative rispetto a tale servizio, contrariamente all’idea che potrebbe concentrare i poteri in settori correlati all’azione esterna dell’Unione europea, tra cui politica comunitaria in materia di scambi e ampliamento dell’Unione. E’ importante che il Consiglio, che nella riunione del 29-30 ottobre 2009 è chiamato a delineare gli orientamenti del nuovo organismo, dia ascolto alla voce del parlamento.
Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato contro la relazione Brok sul Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) perché lo considero l’esempio più eloquente di militarizzazione dell’Unione europea. Il servizio, che dovrà essere avviato dopo l’adozione del trattato di Lisbona, copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e difesa dell’Unione europea. Secondo la relazione, il SEAE e l’Alto rappresentante (e vicepresidente della Commissione europea) assumeranno il ruolo di rappresentanti esterni dell’Unione supportati da una rete di 5 000 funzionari civili senza essere soggetti ad alcun tipo di controllo parlamentare. L’Alto rappresentante sarà incaricato della gestione civile e militare delle crisi e sarà responsabile dei diritti umani, senza tuttavia dover rispondere agli Stati membri. Inoltre, il SEAE sarà istituito mediante decisione del Consiglio, su approvazione della Commissione. Il parlamento sarà unicamente consultato, il che rispecchia la natura antidemocratica del sistema. Penso dunque che il Servizio europeo per l’azione esterna non rientri nello spirito del progetto europeo che il nostro gruppo intende difendere, segnatamente un’Europa creata per i cittadini e da essi, anziché l’Europa attualmente costruita su un modello economico basato sul non intervento in economia.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) istituito dall’Unione europea nel quadro del trattato di Lisbona è un meccanismo per promuovere una maggiore aggressione imperialista e la strategia dell’Unione contro la base. La precipitazione con la quale i rappresentanti politici del capitale all’interno del Parlamento europeo, e mi riferisco a conservatori, socialdemocratici, liberali e verdi, hanno votato a favore del SEAE conferma il loro attaccamento alle politiche economiche e alle opzioni militari del capitale euro-unificatore:
• rappresentanza indipendente dell’Unione presso tutte le organizzazioni internazionali, prescindendo dai suoi Stati membri, come disposto nel trattato di Lisbona;
• istituzione del SEAE quale servizio autonomo dell’Unione dotato di poteri civili e militati, basato sugli orientamenti assunti nell’ambito della PESC e della PESD con l’ausilio di funzionari civili e militari dell’Unione agli ordini dell’Alto rappresentante;
• l’uso del SEAE come strumento per promuovere la politica imperialista dell’Unione con proprie ambasciate e azione diplomatica indipendente dagli Stati membri. A questi sviluppi si è aperta la via nel trattato di Maastricht, che ha fondato la PESC e la PESD dell’Unione contrassegnando un’escalation della sua aggressione militare e militarizzazione.
Il partito comunista greco ha votato contro la relazione, che rivela ogni aspetto del trattato di Lisbona e i pericoli che la sua applicazione cela per i cittadini europei che stanno combattendo con l’Unione europea, questa unione transnazionale del capitale, con la sua politica contro la base.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Non ho partecipato a questa votazione perché rifiuto l’idea di rafforzare nuovamente le nostre relazioni economiche con gli Stati Uniti. Il partenariato UE-USA non è il più importante per l’Europa e non è ciò di cui ha bisogno il round di Doha: l’Unione europea deve diversificare la scelta dei partner se intende mantenere il più possibile l’indipendenza. Per farlo, deve incrementare il numero di accordi con i paesi in via di sviluppo. Anziché americanizzare gli standard europei, occorre introdurre prioritariamente un modello di sviluppo multipolare in cui l’Europa alla fine trovi la sua giusta collocazione e il suo pieno significato.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Le relazioni UE-USA sicuramente rappresentano il partenariato strategico più importante dell’Unione. Abbiamo la responsabilità condivisa di promuovere valori comuni, come il rispetto per i diritti umani, la democrazia, la stabilità e la pace, ma anche quella di trovare soluzioni migliori ai vari pericoli e sfide globali, come nel caso, per esempio, della crisi economica e finanziaria, del cambiamento climatico, della proliferazione nucleare, della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo o dello sradicamento della povertà.
Per quanto concerne la cooperazione nel campo giudiziario, delle attività di polizia e della sicurezza interna ed esterna, vorrei sottolineare che, per garantire successo ai futuri negoziati, è fondamentale che le misure di sicurezza non violino le libertà civili e i diritti fondamentali, per non parlare della necessità di rispettare la privacy e la protezione dei dati.
Ribadisco ancora una volta che i dati personali europei dovrebbero essere trasferiti a paesi terzi soltanto nel rispetto di due principi fondamentali: necessità e proporzionalità. Occorre inoltre garantire la piena osservanza della legislazione nazionale ed europea, fornendo peraltro adeguate garanzie procedurali.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa proposta di risoluzione comune sull’imminente vertice UE-USA e la riunione del consiglio economico transatlantico (CET) perché pone l’accento sulla necessità di rafforzare le relazioni transatlantiche in un momento in cui importanti sfide internazionali richiedono una risposta globale coordinata. Vorrei inoltre sottolineare il ruolo del CET nel promuovere e garantire una risposta coordinata alla crisi finanziaria globale, oltre all’importanza delle relazioni transatlantiche per raggiungere un accordo internazionale in sede di COP 15 a Copenaghen, che comprende un adeguato pacchetto finanziario per aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere il cambiamento climatico in termini sia di misure di mitigazione sia di misure di adattamento.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Vista l’importanza strategica degli Stati Uniti per l’Unione europea e viceversa, in occasione del prossimo vertice il partenariato transatlantico dovrebbe essere rafforzato in maniera da consolidare la capacità di agire per raccogliere le sfide con le quali ci stiamo confrontando, dall’attuale grave crisi socioeconomica a temi quali disarmo, lotta al terrorismo, cambiamento climatico, rispetto dei diritti umanitari, eccetera.
L’azione coordinata tra Stati Uniti e Unione europea è anche fondamentale per giungere a uno stadio più maturo delle relazioni economiche e commerciali tra le due parti che sfoci nella creazione di un mercato transatlantico de facto entro il 2015 con meno burocrazia e, di conseguenza, un ambiente più stabile e interessante per le aziende su ambedue i mercati, in grado di offrire loro costi di gestione inferiori.
Inoltre, se gli Stati Uniti non dovessero adottare misure equivalenti, specialmente in termini di regolamentazione finanziaria, l’Unione europea subirà uno svantaggio competitivo, che sarà estremamente nocivo per l’economia europea.
Ribadisco pertanto la necessità di tutelare gli interessi comunitari mediante una politica coerente e coordinata tra l’Unione europea e gli Stati Uniti in vari ambiti di comune interesse.
Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato contro la risoluzione sull’imminente vertice transatlantico tra Stati Uniti e Unione europea perché, nonostante le grandi speranze suscitate dal suo arrivo alla Casa Bianca e la sua storica elezione in un paese in cui le minoranze etniche ancora subiscono discriminazioni, il presidente Obama sinora ha compiuto soltanto gesti simbolici. L’attuale presidente degli Stati Uniti condivide il medesimo modello economico di non intervento nelle questioni economiche della precedente amministrazione americana, ha proseguito la stessa politica militare del suo predecessore (inviando altre truppe in Afghanistan e creando nuove basi militari in Colombia), ma non ha proceduto alla chiusura del campo di Guantánamo né ha revocato l’embargo su Cuba, come neanche ha esercitato alcuna pressione su Israele o sul Marocco affinché rispettino il diritto internazionale. A oggi, gli Stati Uniti continuano a infliggere la pena capitale in 38 Stati federali e il paese deve ancora ratificare il trattato di Ottawa sul controllo del commercio delle armi e il protocollo di Kyoto. Per questi motivi ho votato contro la risoluzione.
Elisabeth Morin-Chartier (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione perché attribuisco grande importanza al vertice UE-USA che si terrà all’inizio del novembre 2009. Durante il recente incontro del G20 sono state formulate molte promesse che sarà difficile mantenere se gli Stati agiscono di propria iniziativa. In proposito, l’Unione europea e gli Stati Uniti dovrebbero assumere un ruolo di guida nell’assolvimento degli impegni assunti dal G20, ragion per cui ci occorre un coordinamento più efficace tra le misure intraprese dagli Stati Uniti e quelle adottate dall’Unione. Per questo incoraggio le riunioni congiunte tra europei e americani e, più specificamente, le discussioni a livello di consiglio economico transatlantico (CET).