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Procedura : 2009/2735(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0100/2009

Discussioni :

PV 22/10/2009 - 12.3
CRE 22/10/2009 - 12.3

Votazioni :

PV 22/10/2009 - 13.3
CRE 22/10/2009 - 13.3

Testi approvati :

P7_TA(2009)0061

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 22 ottobre 2009 - Strasburgo Edizione GU

12.3. Sri Lanka
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione concernenti lo Sri Lanka.

 
  
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  Geoffrey Van Orden, autore. – (EN) Signor Presidente, il popolo dello Sri Lanka – sinhala e soprattutto tamil – hanno patito enormi sofferenze negli ultimi 30 anni a causa di una campagna terrorista spietata condotta dalle tigri della liberazione del Tamil Eelam. Ora che le tigri della liberazione sono state sconfitte sul campo, il governo e il popolo hanno bisogno della nostra solidale comprensione e specialmente della nostra assistenza per cercare di riportare il paese nuovamente sulla via della ripresa e della prosperità, evitando che il terrorismo riemerga.

Vi sono persone, tra cui gli apologisti delle tigri della liberazione, che vorrebbero che un ulteriore colpo fosse inferto al popolo dello Sri Lanka compromettendo gli accordi commerciali preferenziali GSP+ con l’Unione. Spero che la Commissione comprenda che tali scambi, non aiuti, rappresentano la via migliore per la ripresa economica. Dal canto loro, le autorità del paese devono dare risposta alle preoccupazioni manifestate dagli amici della comunità internazionale in maniera che non vi siano scuse per una compromissione dello stato del GSP+.

La priorità immediata, come è ovvio, è il ritorno delle migliaia di civili tamil catturati nel conflitto e ora trattenuti nei campi in condizioni deplorevoli. Il processo deve svolgersi con la massima solerzia invitando la comunità internazionale a offrire il proprio apporto.

 
  
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  Proinsias De Rossa, autore. – (EN) Signor Presidente, appoggio la risoluzione anche se ritengo che non sia sufficientemente critica nei confronti del governo dello Sri Lanka. Nel corso dell’anno abbiamo assistito allo spaventoso assalto militare dell’area da parte delle tigri della liberazione, senza alcun riguardo per le vite o il benessere dei cittadini che, a mio giudizio, sono usati come ostaggi da tutte le parti in causa, per un totale di 90 000 morti. Il mondo è rimasto inorridito e impotente, eppure ancora oggi più di 250 0000 cittadini del paese sono internati senza strutture mediche adeguate, acqua potabile, misure igienico-sanitarie o spazio vitale.

L’odierna risoluzione è un’esortazione relativamente blanda rivolta alle autorità del paese affinché rispettino i diritti dei loro cittadini. Personalmente sono dell’idea che qualora non si dovessero registrare presto progressi di un certo rilievo rispetto alle richieste contenute nella risoluzione, l’Unione europea dovrebbe esercitare pressioni economiche e politiche sul regime dello Sri Lanka.

Lo Sri Lanka dipende per la ripresa economica dagli investimenti stranieri diretti e dal sostegno economico comunitario. Dobbiamo usare tali leve nell’interesse della popolazione locale, compresa quella tamil.

 
  
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  Thomas Mann, autore. – (DE) Signor Presidente, ho due minuti a mia disposizione. La venticinquennale guerra civile in Sri Lanka sembra giunta al termine. In maggio, le truppe del governo hanno catturato le zone a nord del paese nelle mani delle tigri della liberazione. Si spera dunque che un nuovo inizio porti la pace e, con essa, la libertà.

Il popolo sta soffrendo non soltanto a causa degli effetti della guerra civile, ma anche delle conseguenze dello tsunami e altre calamità naturali. L’Unione ha intensificato il commercio estero e sta concedendo tariffe preferenziali superiori a quelle concesse a qualunque altro paese nel sudest asiatico, ma gli aiuti internazionali comportano l’obbligo per le forze politiche del paese di rispettare i diritti umani. Orbene, duecentocinquantamila persone sono trattenute in campi sovraffollati, dove scarseggiano acqua potabile e dotazioni mediche, e le organizzazioni umanitarie si vedono negare l’accesso, mentre dovrebbe essere nell’interesse del governo organizzare il rientro nei villaggi natii il più presto possibile. Il Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) insiste affinché alla Croce rossa venga affidato un ruolo decisivo.

Altro settore nel quale occorrono cambiamenti è quello della libertà di stampa ed espressione dove è necessario porre fine al sequestro e all’arresto di giornalisti. Gli articoli critici non devono più essere puniti con condanne alla detenzione. In quanto membro della delegazione SAARC, mi sono recato in visita in Sri Lanka molte volte. Sono persuaso che un nuovo inizio per questo paese sarà ricco di opportunità se i leader tamil potranno parteciparvi in maniera costruttiva. Nondimeno, ciò significa rifiutare ogni forma di terrorismo e violenza, significa cooperare sulla strategia per attuare una politica di rispetto dei diritti umani. Per il bene dei cittadini dello Sri Lanka, vorrei che un’espressione più volte ripetuta – “la guerra è un’istituzione” – fosse finalmente consegnata al passato.

(Applausi)

 
  
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  Joe Higgins, autore. – (EN) Signor Presidente, la politica perseguita nei confronti del popolo tamil dal governo del presidente Rajapaksa è sfociata in un incubo per sinhala e tamil in Sri Lanka con una massiccia repressione da parte dello Stato ai danni di persone e gruppi che si sono schierati contro le sue politiche scioviniste.

Dopo la sconfitta delle tigri della liberazione, l’incubo continua per il popolo tamil, specialmente nel nord dello Sri Lanka, con 300 000 persone – di cui 31 000 bambini – trattenuti forzatamente in campi in cui dilagano malnutrizione e malattie.

Ora un nuovo orrore li minaccia, visto che pare che il governo di Rajapaksa intenda trasferire il popolo sinhala a est e a nord del paese, in altre parole colonizzando aree in cui la popolazione di lingua tamil è maggioritaria. Una ricetta sicura per futuri disordini locali.

Il governo di Rajapaksa è di fatto una dittatura con ben poche caratteristiche democratiche, per cui apprezzo l’opportunità offerta dall’odierna risoluzione di condannarlo. Formulo però una riserva in merito al paragrafo 4 perché i principali atti terroristici ai danni della popolazione sono stati in realtà perpetrati proprio dal governo. Sebbene come socialista sia persuaso che nella situazione dello Sri Lanka la guerriglia non possa portare a una soluzione, il popolo tamil ha il diritto di difendersi contro la repressione militare.

Il modo migliore per difendere il popolo tamil consiste in una lotta unita di lavoratori e poveri tamil e sinhala contro l’attuale governo e le sue nuove politiche liberali, nonché in una trasformazione socialista della società del paese nel cui ambito le sue straordinarie risorse potrebbero essere impiegate a vantaggio dell’intera popolazione. Sono fiero di essere associato al partito socialista unito dello Sri Lanka, affiliato al partito socialista in Irlanda, un partito che si è eroicamente contrapposto allo sciovinismo del governo per i diritti del popolo tamil e sinhala e il diritto del popolo tamil all’autodeterminazione.

 
  
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  Heidi Hautala, autore. – (FI) Signor Presidente, tutte le testimonianze dei miei colleghi in merito alle attuali condizioni in Sri Lanka sono state confermate quando la sottocommissione per i diritti umani ha recentemente organizzato un’audizione su questa situazione da incubo.

Possiamo effettivamente confermare che questi 260 000 tamil sono effettivamente soggetti a limitazioni nella loro libertà di movimento, contrariamente a tutte le regolamentazioni internazionali, anche se da mesi la guerra in sé è finita. Possiamo altresì confermare che vengono imposte gravi restrizioni alla libertà di stampa. Ieri Reporter senza frontiere ha classificato lo Sri Lanka al 162° posto su 175 nella graduatoria della libertà di stampa.

Ora dobbiamo chiedere che i rappresentanti di tutti gli organi delle Nazioni Unite delegati possano accedere a tali campi. La risoluzione fa riferimento all’organizzazione di elezioni locali. Quanto a noi, gruppo Verts/ALE, ci limitiamo ad affermazioni meno pretenziose, sperando che vengano appoggiate, in quanto ci basterebbe che si tenessero elezioni.

Per ciò che riguarda la politica in tema di scambi, mi compiaccio molto per il fatto la Commissione ora stia valutando come lo Sri Lanka attua i requisiti dei vari accordi in materia di diritti dell’uomo. Mi aspetto che la Commissione lavori con estrema obiettività e imparzialità e tragga per tempo conclusioni circa il fatto che lo Sri Lanka abbia realmente meritato il trattamento preferenziale previsto dal sistema GSP+.

 
  
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  Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, i vincitori dovrebbero essere generosi e ritengo che in Sri Lanka molti non l’abbiano ancora compreso. Il punto qui è eliminare la causa del conflitto etnico, che ha subito un’escalation violentissima. Dobbiamo semplicemente renderci conto che non esistono piani che garantiscano ai tamil i loro diritti legittimi. Ambedue le parti devono muoversi l’una verso l’altra per trovare una soluzione politica.

La violenza è stata giustamente combattuta, i perpetratori di tale violenza sono stati sconfitti e non vi è nulla in tema di violenza che si possa lasciar correre. Eliminare le cause della violenza: questo è il vero compito. E’ più facile far cessare una guerra che creare la pace. Lo vediamo in questo momento in Bosnia dove, pur essendo trascorso molto tempo dalla fine del conflitto, non si è ancora trovata una soluzione sostenibile per la pace.

Mi preoccupa la stabilità dello Sri Lanka perché questo problema di minoranze esiste da secoli, esacerbato durante l’epoca colonialista, ragion per cui dobbiamo adoperarci al meglio per mediare tra le due parti e fare in modo che trovino insieme una soluzione.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo S&D. – (PL) Signor Presidente, nel maggio di quest’anno, dopo la vittoria del governo sulle tigri della liberazione, è sembrato che la guerra civile in Sri Lanka si fosse finalmente conclusa dopo tanti anni. In realtà, tuttavia, permangono purtroppo molti problemi che vanno ancora risolti nel paese.

Il governo sta trattenendo oltre 250 000 persone nei campi per motivi politici senza concedere l’accesso neanche alle organizzazioni umanitarie, oltre a reprimere i mezzi di comunicazione. Nel settembre di quest’anno, la Corte suprema a Colombo ha condannato un giornalista a 20 anni di reclusione, esito considerato dalla presidenza dell’Unione una minaccia alla libertà di espressione e recisamente condannato.

Un ostacolo notevole allo sviluppo del paese è rappresentato dalle mine antipersona, che costituiscono una minaccia per la vita e la salute della gente. Lo Sri Lanka non ha ancora aderito alla convenzione di Ottawa che bandisce le mine antipersona. La firma di tale documento contribuirebbe sicuramente a risolvere il problema e, nel contempo, consentirebbe al paese di chiedere assistenza per le vittime delle mine e accelerando le campagne di sminamento, in atto dal 2003 con scarsi risultati.

I cittadini dello Sri Lanka meritano una vera democrazia e una vita dignitosa.

 
  
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  Karima Delli, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per mesi il governo dello Sri Lanka ha mantenuto un muro di silenzio in merito alla situazione della popolazione civile tamil, impedendo alle organizzazioni umanitarie e ai mezzi di comunicazione stranieri di avere contatti con essa. Dal marzo 2009 Colombo trattiene quasi tutti i civili sfuggiti alla lotta tra l’esercito e le tigri della liberazione in totale violazione delle disposizioni internazionali e dei diritti umanitari.

In luglio il governo dello Sri Lanka stava trattenendo oltre 280 000 persone in 30 campi presidiati dall’esercito nel nordest dell’isola. I profughi possono lasciarli soltanto per ricevere trattamenti medici di emergenza accompagnati, nella maggior parte dei casi, da una scorta militare. In alcuni ogni settimana muoiono più di 1 000 persone, soprattutto di dissenteria. Le loro condizioni di vita sono spaventose. Il presidente Rajapaksa ha dichiarato la scorsa settimana che sarebbero stati rilasciati soltanto 100 000 profughi tamil.

Vista la gravità della tragedia, l’Unione europea deve intensificare le pressioni esercitate sul governo del paese per ottenere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i civili, l’accesso dei giornalisti ai campi e la pronta consegna degli aiuti umanitari.

 
  
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  Charles Tannock (ECR).(EN) Signor Presidente, essendo un rappresentante di Londra, città che è stata ripetutamente bersaglio dei terroristi negli ultimi 40 anni, provo grande solidarietà per le popolazioni dello Sri Lanka, prescindendo dalle etnie. L’implacabile campagna terrorista scatenata dalle tigri della liberazione ha gravemente inibito lo sviluppo di quello splendido paese.

Il presidente Rajapaksa è giunto al potere democraticamente, determinato a sconfiggere le tigri della liberazione, e tutti coloro che disprezzano il terrorismo dovrebbero complimentarsi con lui per il successo conseguito. Il governo adesso ha la responsabilità di costruire una società post-conflitto contrassegnata da libertà, giustizia e uguaglianza per tutti i suoi cittadini consentendo prioritariamente il ritorno degli sfollati interni e processando i criminali di guerra.

Per quanto debba ammettere che il presidente Rajapaksa possa aver perso un po’ del suo smalto internazionale per alcune sue azioni intraprese in situazione di emergenza nell’immediato dopoguerra, sono persuaso che la maniera migliore per procedere consista nel garantire lo sviluppo di uno Sri Lanka sicuro e prospero, sostenendone il leader e il governo eletti democraticamente. L’Unione europea deve mantenere gli accordi commerciali GSP+ esistenti con il paese perché, se li abolisse, distruggerebbe direttamente un milione di posti di lavoro generando effetti economici indiretti su 2,5 milioni di cittadini innocenti.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, mi compiaccio molto, come parlamentare irlandese, per il fatto che i miei colleghi irlandesi Joe Higgins e Proinsias De Rossa, abbiano descritto le varie preoccupazioni da noi nutrite nei confronti dello Sri Lanka e dell’Iran, preoccupazioni che condivido pienamente. E’ giusto che il mio paese si occupi di tali questioni perché ha vissuto la discriminazione e la perdita di vite umane in Irlanda del nord per tanti anni. Nondimeno, in fine dei conti, l’unica soluzione possibile nasce dalla diplomazia e dalla discussione. Per questo oserei sperare che, entrato in vigore il trattato di Lisbona, i nuovi poteri e lo status conferiti al presidente e all’Alto rappresentante possano essere utilizzati per portare, come auspico, buon senso e comprensione in questi luoghi in maniera che si ravvedano e si impegnino nell’adottare uno stile di vita diplomatico e democratico.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE).(FI) Signor Presidente, abbiamo seguito e commentato la situazione in Sri Lanka in diverse occasioni, talvolta quasi abbandonando la speranza di trovare una soluzione. Eppure il conflitto, dopo 25 anni, si è concluso quest’anno con la sconfitta delle tigri della liberazione. La guerra, vista la sua durata, ha inevitabilmente mietuto moltissime vittime, per non parlare dei tanti sfollati all’interno del paese, oltre ad aver causato problemi all’economia e all’evoluzione dello stato di diritto. Adesso il paese è entrato in una fase di speranza, sebbene critica.

Si è parlato della preoccupazione per la tragedia di coloro che vivono nei campi. Come affermiamo nella risoluzione, è nostro auspicio che le autorità presto accettino l’assistenza internazionale e aprano i campi agli aiuti umanitari e al personale espressamente addestrato a intervenire in situazione di conflitto. Nel contempo, ci occorre anche l’impegno della comunità internazionale, chiamata a rimboccarsi le maniche per costruire una pace duratura su quell’incantevole isola. Gli aiuti dovrebbero anche comprendere ulteriori somme stanziate dalla Commissione per le attività di sminamento.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, vorrei prendere la parola innanzi tutto per ribadire quanto affermato dalla collega Hautala. Non possiamo dimenticare il ruolo che non soltanto la Croce rossa, ma anche le Nazioni Unite svolgono, e devono svolgere, in tale processo.

Vorrei tuttavia anche replicare alle affermazioni dell’onorevole Van Orden poiché mi pare del tutto inappropriato etichettare coloro che cercano di avvalersi di uno strumento diretto, come gli accordi commerciali GSP+, definendoli simpatizzanti o sostenitori delle tigri della liberazione. Non è affatto vero.

Sappiamo che è in atto una valutazione per appurare se le autorità dello Sri Lanka stiano facendo la loro parte per recepire la normativa in materia di diritti umani nell’ordinamento nazionale.

Se tale recepimento non dovesse essere in corso in maniera adeguata, sarebbe del tutto normale e indispensabile per noi chiedere che il sistema GSP+ non sia prorogato. Mi pare pertanto che associare tale proroga, petizione o richiesta a un sostegno alle tigri della liberazione sia decisamente fuori luogo.

 
  
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  Leonard Orban, membro della Commissione. – (RO) Signor Presidente, la Commissione europea ha continuato a monitorare da vicino la situazione in Sri Lanka intraprendendo un idoneo dialogo con il governo del paese volto a creare la base per nuovi rapporti in cui ambedue le parti si impegnino per collaborare nella risoluzione dei principali elementi che sono causa di problemi.

Siamo molto preoccupati per la situazione critica da un punto di vista umanitario esistente nei campi in cui vengono trattenuti gli sfollati interni. Trattenere indiscriminatamente tali persone in Sri Lanka rappresenta una flagrante violazione delle disposizioni del diritto internazionale. Dobbiamo urgentemente garantire sin da ora che tutti coloro che sono rimasti nei campi godano di libertà di movimento e le agenzie umanitarie possano accedervi senza restrizioni, anche per raccogliervi informazioni, in maniera da poter assicurare protezione e assistenza umanitaria.

La Commissione continua inoltre a essere preoccupata per la situazione dei diritti umani in Sri Lanka alla luce delle informazioni pervenutele circa esecuzioni stragiudiziali, rapimenti e gravi intimidazioni dei mezzi di comunicazione. Fintantoché lo scontento dei tamil sarà ignorato e vigerà un clima di impunità, la riconciliazione sull’isola sarà ostacolata. La Commissione è persuasa che la chiave del processo di riconciliazione stia nell’assunzione della responsabilità delle proprie azioni da parte di tutti gli interessati.

Essa ha recentemente concluso una valutazione approfondita della situazione dei diritti umani nel paese il cui compito era accertare se il paese stesse assolvendo o meno gli impegni assunti nel momento in cui è diventato beneficiario del regime speciale di incoraggiamento allo sviluppo sostenibile e al buon governo, GSP+, concesso dall’Unione europea, nonché onorando gli impegni contratti nel quadro del rispetto soprattutto delle normative internazionali in materia di diritti umani.

Dall’indagine sono emerse varie lacune significative per quanto concerne le convenzioni delle Nazioni Unite che regolamentano i diritti umani, vale a dire la convenzione internazionale sui diritti civili e politici, la convenzione contro la tortura e la convenzione sui diritti del fanciullo, a conferma che il paese attualmente non sta applicando le suddette convenzioni.

Con tutta probabilità, come è ovvio, la situazione continuerà a mettere a repentaglio la concessione di ulteriori vantaggi commerciali nell’ambito del GSP+ poiché il prerequisito che tutti i beneficiari del regime sono tenuti a soddisfare è la ratifica, con conseguente effettiva applicazione, di tutte e tre le convenzioni citate poc’anzi.

Grazie.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

– L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.

 
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