Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulle relazioni UE/Tunisia.
Neelie Kroes, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Parlamento per avermi invitata a unirmi alla discussione sulla Tunisia.
Le relazioni UE/Tunisia sono disciplinate da un accordo di associazione firmato nel 1995. La Tunisia è stato il primo paese mediterraneo a firmare un accordo di questo tipo e da allora ha compiuto notevoli progressi.
Nelle relazioni internazionali, la Tunisia costituisce un partner vicino e affidabile per l’Unione. I punti di vista espressi e le posizioni assunte all’interno delle organizzazioni internazionali e in altre sedi sono moderati ed equilibrati. La Tunisia è collaborativa su questioni quali la sicurezza e la migrazione e mantiene buone relazioni con i propri vicini della regione del Mediterraneo meridionale. Inoltre, ha sempre mantenuto un ruolo costruttivo a favore dell’integrazione regionale del Maghreb.
La Tunisia prende parte attivamente alla politica europea di vicinato e i rapporti periodici della Commissione relativi all’applicazione, da parte della Tunisia, del piano d’azione della politica europea di vicinato (PEV) esprimono una chiara valutazione: la Tunisia ha fatto progressi in numerose aree di cooperazione, tra cui il piano d’azione.
Le riforme economiche hanno fatto passi avanti, consentendo una crescita stabile dell’economia tunisina nonché del volume di scambi con l’Unione europea. Sono stati raggiunti traguardi importanti anche in ambito sociale, in aree quali l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la lotta alla povertà e la tutela dei diritti delle donne.
Dall’altro lato, i rapporti sottolineano le lacune in ambito di giustizia, libertà di espressione e di associazione.
Il dialogo politico con la Tunisia è continuo su tutte le materie indicate dal piano di azione, trattate in 10 sottocommissioni e gruppi di lavoro. Il consiglio di associazione UE/Tunisia si è già riunito in varie occasioni e la prossima riunione è in programma fra alcuni mesi.
Il 1° gennaio 2008, la Tunisia è diventata il primo paese del Mediterraneo meridionale a godere di un’area di libero scambio con l’Unione europea per i prodotti industriali, con due anni di anticipo sulla data prevista. L’UE è il primo partner commerciale della Tunisia: il 72,5 per cento delle sue importazioni proviene dall’Unione, che è la destinazione del 75 per cento delle esportazioni tunisine. La cooperazione finanziaria europea ammonta a 75-80 milioni di euro l’anno, per i quali la Tunisia ha dimostrato di avere una buona capacità di assorbimento.
Sono stati avviati negoziati anche sulla graduale liberalizzazione del commercio nei servizi e sul diritto di stabilimento, nonché sull’agricoltura e i prodotti ittici. Le conclusioni di tali negoziati e il ravvicinamento delle legislazioni segneranno una nuova fase nelle relazioni tra Unione europea e Tunisia e consentiranno di progredire verso l’integrazione dell’economia tunisina nel mercato unico europeo.
La Tunisia ha chiesto di portare le sue relazioni con l’Unione a un nuovo livello, con l’attribuzione di uno status avanzato. Riteniamo che tali sforzi siano nell’interesse dell’UE e che la Tunisia dimostrerà un vero e proprio impulso a favore di riforme più democratiche e della libertà di espressione. In mancanza di progressi nell’ambito fondamentale dei diritti umani, i notevoli avanzamenti che ho descritto, nonostante la loro importanza, sarebbero considerati incompleti, particolarmente considerati gli standard regionali.
In conclusione, le relazioni tra Unione europea e Tunisia sono solide e amichevoli e riteniamo che vi sia un grande potenziale per un futuro rafforzamento di tali rapporti.
Presidente. - L’ordine del giorno reca gli interventi dei gruppi politici.
Ioannis Kasoulides, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, la Tunisia contribuisce alla stabilità della regione in quanto partner dell’Unione europea per il Mediterraneo e in quanto primo paese ad aver firmato l’accordo di associazione e primo paese con un piano d’azione per l’attuazione della politica di vicinato. Nella regione, la Tunisia è uno dei paesi più avanzati in ambito di uguaglianza di genere e della tutela dei minori e della famiglia ed è ora in attesa di negoziati per ottenere lo status avanzato di partenariato.
I suddetti accordi includono clausole sulla democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani. Sono in programma discussioni per consentire al Parlamento europeo di compiere progressi in questioni molto importanti e delicate. Se davvero vogliamo raggiungere risultati tangibili senza polemiche e critiche, dobbiamo evitare accuratamente ogni accondiscendenza, dimostrando di parlare da pari e non da superiori o ispettori, dando prova di essere disponibili a considerare le preoccupazioni e sensibilità dei nostri partner.
In tale contesto, sono certo che il governo tunisino risponderà con azioni concrete nelle aree tematiche discusse.
Pier Antonio Panzeri, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, se dovessimo dare un giudizio sulle relazioni esistenti tra Unione europea e Tunisia il giudizio non può che essere positivo, anche per la stabilizzazione della regione.
È vero, sul piano economico si sono registrati progressi importanti e anche dal punto di vista sociale ci sono segnali incoraggianti. Tuttavia, sul piano politico, dopo le elezioni presidenziali del 25 ottobre scorso si pone il problema di accompagnare con maggiori atti concreti il percorso delle riforme democratiche. Come sappiamo, nel perseguire la sua politica esterna, l'Unione europea ha l'obiettivo di sviluppare e consolidare la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
La Tunisia ha preso impegni importanti nell'ambito del piano d'azione della politica di vicinato in materia di democrazia, di governance e di diritti umani. Il piano d'azione stabilisce una serie di priorità e fra queste un'attenzione particolare dovrebbe essere accordata all'attuazione e al consolidamento delle riforme, al rafforzamento del dialogo politico e della cooperazione, in particolare in materia di democrazia e di diritti umani, di politica estera e di sicurezza.
È in questo quadro che bisogna operare il rafforzamento delle istituzioni, che permettono di aumentare la partecipazione alla vita politica delle varie componenti della società tunisina, di sviluppare maggiormente il ruolo della società civile, di continuare il sostegno ai partiti politici per allargare la loro partecipazione al processo democratico, di rendere possibile ancor di più il rispetto delle libertà di associazione, di espressione e il pluralismo dei media.
Noi siamo convinti che questi obiettivi possono essere raggiunti ed è logico aspettarsi dei passi in avanti in modo concreto. Il nostro impegno è quello di salvaguardare la relazione di amicizia che lega l'Unione europea alla Tunisia, consolidando il legame esistente anche in vista del confronto che potrà aprirsi attorno all'ipotesi di statuto avanzato per questo paese. Ma servono davvero passi concreti in avanti da parte della stessa Tunisia.
Louis Michel, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto vorrei ringraziare e congratularmi con il commissario Kroes per la posizione assunta dalla Commissione su questo tema. Concordo pienamente con tale punto di vista, poiché, a mio avviso, è molto più ragionevole della posizione assunta da chi ha convocato la discussione odierna, benché non sia sicuro di sapere da chi arriva la proposta.
Come è stato detto, la Tunisia è stato il primo paese euromediterraneo firmatario di un accordo di associazione ed è un attivo partner nella politica europea di vicinato. Va sottolineato che, come ha ricordato l’onorevole Kasoulides, il 1° gennaio 2008 la Tunisia è diventata l’unico paese mediterraneo ad avere una relazione di libero scambio con l’Unione europea. La cooperazione procede molto bene e la Tunisia sta dimostrando una capacità di assorbimento eccezionale. La Tunisia ha compiuto progressi notevoli, che hanno portato a un alto standard di sviluppo con risultati socioeconomici riconosciuti dalle istituzioni internazionali. In termini economici, tra il 2002 e il 2008 la Tunisia ha raggiunto un tasso medio di crescita del 4,6 per cento. E’ inoltre riuscita a ridurre il peso del proprio debito.
In ambito sociale, sarebbe ingiusto ignorare i progressi compiuti, particolarmente a nome delle donne. I numeri parlano da soli: il 59 per cento degli studenti nell’istruzione superiore sono ragazze. L’istruzione è obbligatoria per tutte le ragazze dai 6 ai 16 anni e le donne costituiscono quasi un quarto della popolazione attiva tunisina.
Certamente questi risultati non possono far passare in secondo piano la necessità urgente di invitare le autorità tunisine a compiere ulteriori passi avanti in ambito di diritti umani e governance; siamo consapevoli che vi sia ancora molto da fare. Come altri onorevoli colleghi, sono particolarmente preoccupato da questo tema, per i valori democratici che sosteniamo. Tuttavia, dobbiamo ricordare che non siamo gli unici a servire tali ideali, che sono alla base anche della società tunisina, una società dinamica e pro-europea.
Per questo dobbiamo dare esito positivo alla richiesta della Tunisia di ottenere lo status avanzato nel partenariato con l’Unione europea. Proprio attraverso questo dialogo troveremo il quadro appropriato per incoraggiare i nostri partner a compiere ulteriori progressi in ambito di governance.
Non dobbiamo condurre il dialogo con compiacenza, ma nemmeno ricorrendo al dogmatismo moraleggiante che l’Europa troppo spesso ostenta e che, per di più, è controproducente.
Non sono indifferente, è chiaro, ad alcune questioni sollevate dai miei colleghi. Abbiamo il diritto di chiedere conto ai nostri partner di circostanze che riteniamo inaccettabili, ma vorrei concludere sottolineando il successo della Tunisia nello stabilire un sistema politico basato sul principio di separazione fra Stato e religione.
Le autorità pubbliche tunisine sono in grado di fornire alla popolazione una serie di servizi di base, che altri paesi della regione non sono ancora in grado di offrire e ritengo che sia doveroso ricordarlo. Sono, dunque, assolutamente ottimista sul futuro delle relazioni fra Tunisia e Unione europea, poiché esse sono modellate in un contesto in cui i partner si rispettano reciprocamente e concordano sulle questioni fondamentali.
Hélène Flautre, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, sono turbata dagli interventi pronunciati, dal Commissario e dai miei colleghi. Ritengo che sia necessario impegnarci per ottenere una visione corretta e obiettiva dell’attuale situazione in Tunisia.
Francamente, quando vi ascolto, ho l’impressione di tornare indietro di alcuni decenni e sentire degli intellettuali occidentali che parlano allegramente dei successi economici e sociali dei paesi dell’URSS, nella totale incapacità di andare a vedere con i propri occhi come sono rappresentati nella pratica in tali paesi i nostri valori condivisi. Quali sono i nostri valori condivisi, onorevole Michel? Diritti umani, democrazia e stato di diritto.
Giustamente, avete tutti affermato che la Tunisia è stato il nostro primo partner a firmare l’accordo di associazione. E’ vero, e per questo la situazione è ancor più preoccupante, signora Commissario, perché non stiamo parlando di lievi lacune o di piccoli passi. No. Stiamo parlando di un declino impietoso dei diritti umani e della democrazia in Tunisia. Siete in grado di nominare anche un solo quotidiano, partito o unione che è stato autorizzato negli ultimi 20 anni? No.
La verità è che le libertà fondamentali sono sistematicamente ignorate e, con esse, i nostri impegni. Non si tratta di una questione di moralizzazione, si tratta di rispettare i valori dell’Unione europea, di rispettare gli impegni assunti firmando l’accordo di associazione.
Per tale motivo, richiedo almeno un’analisi comune della questione. Abbiamo lavorato intensamente per giungere alla discussione odierna, ma ritengo che impiegheremmo meglio il nostro tempo se organizzassimo una delegazione che si rechi in Tunisia e incontri la società civile tunisina e i suoi membri, per valutare i continui soprusi subiti dagli attivisti per i diritti umani, da studenti, sindacalisti, lavoratori e avvocati. Si sono verificati sovvertimenti ai vertici in pressoché tutte le associazioni che hanno dimostrato un certo grado di autonomia nei confronti delle autorità. Ritengo, dunque che vi stiate illudendo.
Ascoltando i vostri interventi, comprendo bene perché non vogliate vedere la reale situazione in Tunisia: ritenete che vi siano interessi economici a rischio, nonché interessi legati alla lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina. Avete espresso chiaramente tali preoccupazioni e continuate a parlare dei progressi in ambito di parità di genere e di politica familiare, progressi che risalgono ai tempi di Bourguiba. Non vi sono stati ulteriori passi avanti da allora.
Per tale motivo, ritengo che se ancora conserviamo un po’ di rispetto per noi stessi, per gli accordi che firmiamo, per la politica di vicinato o per i valori dell’Unione, non possiamo proporre lo status avanzato per la Tunisia. Ve lo dirò chiaramente: proponete tale avanzamento di status e rinuncerete a tutti i requisiti e agli impegni legati ai diritti umani e alla democrazia in tutti i paesi del Mediterraneo. Questo sarà il risultato.
Charles Tannock, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, la Tunisia è un paese amico e alleato dell’Unione europea, una società prospera, progressista, moderna e meritocratica, unica all’interno del mondo arabo. La Tunisia, inoltre, assume un approccio intransigente riguardo alla questione dell’estremismo islamico jihadista.
In questo paese si sta formando rapidamente un sistema politico pluripartitico e le donne sono membri equi e a pieno titolo della società. Perché dunque cerchiamo di allontanare la Tunisia e i suoi 10 milioni di cittadini? Forse perché siamo invidiosi dei loro successi, o forse perché è un paese di dimensioni ridotte e non possiede petrolio quindi non presenta vantaggi economici per l’Unione, come, invece, la Libia o l’Arabia Saudita.
A mio avviso, chi ha organizzato la discussione odierna sta compiendo uno sforzo deliberato per sabotare gran parte dei progressi nelle relazioni UE-Tunisia degli ultimi anni. Risulta particolarmente irritante che la presente discussione si stia svolgendo contemporaneamente alla visita di alcuni parlamentari tunisini a Strasburgo i quali, se non sbaglio, sono seduti lassù e stanno assistendo alla discussione.
La Tunisia ha bisogno del nostro sostegno, incoraggiamento e dialogo e non di un flusso costante di invettive. E’ quantomeno ironico che la sinistra, la quale afferma di essere sempre a favore dei diritti delle donne, attacchi la Tunisia, nonostante offra alle donne opportunità e libertà senza precedenti all’interno del mondo arabo.
Il fatto che le autorità tunisine vietino di indossare l’hijab in luoghi pubblici indica la loro determinazione a tutelare i valori di laicità, tolleranza e libertà. Dovremmo rispettare la Tunisia quale partner euromediterraneo avanzato.
Presidente. - Non ero stato informato della presenza di una delegazione tunisina, hanno fatto un cenno con la mano quando l’onorevole Tannock li ha menzionati. Vorrei darvi il benvenuto in galleria.
Marie-Christine Vergiat, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, è per me un piacere assistere alla presente discussione sulla situazione dei diritti umani in Tunisia. Il Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica ha avuto un ruolo molto importante nell’organizzazione della discussione. Ho sempre difeso i diritti umani, ma va ricordato che essi sono uguali in tutto il mondo.
Mi dispiace che la discussione odierna non sia accompagnata da una votazione su una possibile risoluzione. Verba volant, scripta manent. In qualità di partner di più lunga data dell’Unione, la Tunisia riceve le più alte somme di aiuti pro capite tra tutti i paesi del Sud e partecipa con entusiasmo alla creazione di un’area di libero scambio sulle rive del Mediterraneo, a tal punto che i suoi leader iniziano a reclamare i dividendi e a richiedere i benefici di uno status avanzato.
Sono completamente d’accordo con le osservazioni fatte dall’onorevole Flautre e condivido la sua preoccupazione su alcuni punti. Gli accordi di partenariato dell’Unione includono ora alcune clausole sulla democrazia e sui diritti umani che devono essere esaminate con la stessa attenzione riservata a quelle economiche. Il problema, signora Commissario, è che la relazione di attuazione della politica di vicinato non è soddisfacente su questo tema. Ci troviamo davanti a un perfetto esempio di applicazione di “due pesi e due misure”.
Il 25 ottobre il signor Ben Ali é stato rieletto presidente per il quinto mandato, ottenendo oltre l’89 per cento dei voti. Questo dato da solo indica lo stato della democrazia nel paese. Una democrazia chiusa, nella quale gli attivisti per i diritti umani, magistrati, avvocati, giornalisti, in breve, chiunque osi sfidare il regime viene perseguitato, arrestato e, in alcuni casi, addirittura torturato.
Fin dallo scorso settembre, vi è stata una vera e propria deriva verso uno Stato di polizia autoritario, come dimostra il caso di Taoufik Ben Brik, che sarà processato il prossimo sabato. Potemmo anche citare Zouhair Makhlouf, arrestato per aver parlato delle condizioni ambientali nel proprio paese, e Fahem Boukadous arrestato per aver partecipato a manifestazioni di lavoratori nel paese.
Sì, questa é la situazione sociale in Tunisia. Gli attivisti per i diritti umani, come Kamel Jendoubi, Sihem Bensedrine, Sana Ben Achour e Kemais Chamari sono vittime di una campagna stampa vergognosa. Sadok Chourou é rimasto chiuso in prigione per 16 anni e Radhia Nasraoui, il suo avvocato, è stata più volte infangata e ha visto la sua carriera irrimediabilmente rovinata.
Gli studenti sono arrestati e condannati in modo totalmente arbitrario, come tutti gli altri. I loro passaporti sono trattenuti o non rinnovati e ad alcuni attivisti per i diritti umani è impedito di lasciare il territorio per testimoniare. Sono vietate le riunioni di associazioni indipendenti dal potere costituito, i loro ospiti sono seguiti e non dispongo di tempo sufficiente per fornire un quadro esauriente della realtà della politica sociale tunisina.
Perché il governo tunisino impiega tanto tempo per rispondere alla relazione ONU? Perché ha rifiutato di accogliere gli osservatori europei se le elezioni sono così democratiche come affermano? I fatti sono chiari e sono raccontati sempre più spesso dai giornali dei nostri paesi.
La Commissione e il Consiglio devono tenerne conto. La Tunisia deve rispettare i propri impegni in materia di democrazia e diritti umani. Non è accettabile l’assegnazione dello status avanzato. Sì, sono a favore di partenariati equi! E sì, tutti i paesi del mondo devono essere trattati allo stesso modo, a patto che tengano fede ai propri impegni. Concludo qui, signor Presidente.
Gerard Batten, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signor Presidente, sembra che, in generale, la situazione della Tunisia sia positiva. La società tunisina è la più stabile dell’Africa settentrionale. Dispone di ciò che tecnicamente è definito democrazia anche se, secondo i canoni occidentali, si può parlare di semi-democrazia, ma non dovremmo criticarli per questo, poiché hanno compiuto molti progressi. Vi è una politica ufficiale per il raggiungimento della democrazia piena e la Tunisia è una società stabile con un alto livello di sicurezza personale, raggiunto grazie alla repressione degli estremisti islamici e comunisti, un prezzo che vale la pena di pagare. La politica ufficiale tunisina è la ricerca dell’unità culturale, la creazione di una nazione: questa è una lezione che molti Stati europei, incluso il mio, il Regno Unito, dovrebbero imparare.
Economicamente, la Tunisia sta facendo progressi. Solo il 7 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Gli standard sanitari tunisini sono fra i migliori dei paesi del Nord Africa, con un’aspettativa di vita relativamente lunga. Politicamente, la costituzione limita il numero di seggi che possono essere occupati da un partito alla Camera dei deputati, dove il 20 per cento dei seggi è riservato ai partiti di minoranza. Mi sembra una norma particolarmente illuminata se confrontata con il sistema uninominale britannico che, a mio avviso, è una cospirazione contro gli elettori per mantenere il partito Conservatore e quello Laburista in Parlamento e lasciare fuori tutti gli altri. Potremmo, dunque, imparare qualcosa dalla Tunisia.
A proposito del Regno Unito, il mio partito, lo UKIP, è stato criticato la scorsa settimana da alcuni estremisti islamici e presunti liberali quando ha proposto un piano secondo il quale i volti delle persone devono essere scoperti nei luoghi pubblici e negli edifici privati, se così disposto dagli occupanti. Guardate invece cosa ha fatto la Tunisia: la legge n. 208 vieta l’hijab, il che va ben oltre qualsiasi altra proposta. Il ministro per gli Affari religiosi, Boubaker El Akhzouri, ha criticato aspramente l’hijab come “contrario all’eredità culturale” del paese, considerando l’abbigliamento islamico “un fenomeno straniero” nella società. Questo è molto interessante, considerando che proviene da un paese islamico. Più cose scopro sulla Tunisia, migliore è l’impressione che ne traggo. Tuttavia, ho visto alcuni dati secondo i quali sono necessari 70 milioni di euro per progetti fondamentali nel quadro della politica europea di vicinato. I miei elettori, alcune tra le persone più povere di Londra, non possono permettersi una spesa simile. Vogliamo scambi, amicizia e cooperazione con la Tunisia ma non derubando i contribuenti nel Regno Unito. Aiutiamo la Tunisia a rafforzare la democrazia e a creare maggiore prosperità e, se vogliono un consiglio, aiutiamoli a rimanere lontani dall’Unione europea e a mantenere la propria libertà e indipendenza.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, le relazioni commerciali tra Unione europea e Tunisia sono strette e multisfaccettate. La Tunisia riceve 80 milioni di euro all’anno in aiuti finanziari ed è un brillante esempio di politica di sviluppo di successo. Economia emergente, la Tunisia ha assunto una posizione di primo piano nel Maghreb, è stato il primo paese mediterraneo a creare un’area di libero scambio con l’Unione e ora ne sta raccogliendo i frutti con una solida crescita economica. La Repubblica tunisina dovrebbe dunque avere un ruolo costruttivo nelle deliberazioni riguardanti la tabella di marcia per il commercio nella zona EuroMed oltre il 2010 e la cooperazione con i paesi del Maghreb.
Ora, potremmo pensare che la situazione sia rosea, se non fosse per la presenza di un paragrafo che collega gli aiuti europei all’accordo di partenariato per il rispetto dei diritti umani. Qui sta la contraddizione: il denaro utilizzato per stimolare l’economia tunisina è utilizzato anche per sostenere un apparato dittatoriale antidemocratico. E’ un problema comune dei nostri aiuti allo sviluppo e di associazione. Il problema deve essere risolto perché l’Unione europea non può promuovere, nemmeno indirettamente, la violazione dei diritti umani in Tunisia, Congo o, ovviamente, Turchia, paese candidato.
Salvatore Iacolino (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Tunisia, come tutta la regione del Maghreb, rappresenta un'area strategica rilevante. Ha un'enorme potenzialità di crescita ed è area attrattiva di forti interessi, non soltanto economici, soprattutto europei.
Anche di recente sono stati attivati programmi con l'Unione europea che tendono alla cooperazione transfrontaliera. È tempo quindi di rilanciare, semmai, i rapporti intrapresi dall'Unione europea con i paesi africani frontalieri, a cominciare proprio dalla Tunisia, valorizzando appieno le potenzialità di quest'area e sostenendone il relativo sviluppo sociale ed economico, tuttavia in un quadro di libertà e di sicurezza.
Il legame fra i popoli del Mediterraneo è l'elemento portante per dare coesione e forza ad un ambizioso programma di sviluppo economico e sociale. Sul piano politico si può dire che la Tunisia è un paese dove la democrazia è ancora relativamente giovane, ma il piano di azione definito sembra in linea con le attese dell'Unione europea.
La nascita di nuovi partiti e una discreta presenza femminile in Parlamento in seguito alle elezioni di fine ottobre 2009 certificano un significativo avanzamento della partecipazione democratica. Va in ogni caso potenziata e difesa la libertà di stampa così come le pari opportunità uomo-donna e più generalmente i diritti fondamentali della persona.
È in questo contesto che si può agevolare il completamento del percorso intrapreso dalla Tunisia rimuovendo ogni possibile limite alla piena espansione in quel territorio della persona umana e tutto questo all'interno di uno statuto più avanzato.
La centralità della Tunisia nel Mediterraneo e il processo di modernizzazione avviato in quel paese impongono un approccio serio ed equilibrato che porti ad una compiuta affermazione dei valori in cui l'Unione europea crede. Sulla strada della democrazia il Parlamento europeo oggi più che mai non si può permettere errori.
Il dialogo costruttivo ed una diplomazia attenta possono invece consolidare ulteriormente un rapporto destinato ad essere rafforzato in un paese che in alcuni settori – giustizia e libertà di associazione – dev'essere aiutato a crescere, ma un paese, lo ripeto, che è assolutamente centrale e nevralgico nella politica di stabilità del Mediterraneo.
Carmen Romero López (S&D). – (ES) Rispettare la Tunisia significa anche rispettare la sua opposizione democratica, la quale sta cercando di organizzarsi, ma é continuamente repressa; significa rispettare la sua società civile, ossia l’opposizione del futuro. Vorrei rivolgere il mio saluto agli onorevoli parlamentari presenti a questa discussione, ma voglio rivolgere il mio saluto anche ai possibili parlamentari del futuro, che in questo momento sono minacciati e forse arrestati. Per tale motivo, riteniamo importante che la società civile si organizzi e che l’opposizione democratica sia rispettata, anche se non ancora organizzata.
In Spagna, e posso affermarlo in quanto eurodeputata spagnola, abbiamo conosciuto una società in cui l’opposizione democratica era torturata e repressa durante la dittatura. L’opposizione, quando non è terrorista, bensì democratica, ha dei valori, i valori del futuro. Per tale motivo, dobbiamo aiutare l’opposizione, che attualmente non è organizzata, ma è democratica e che sta lottando per i valori della transizione tunisina e per la loro consolidazione. Dobbiamo aiutarla a organizzarsi.
Dobbiamo dare il nostro sostegno all’opposizione affinché possano essere i leader e i protagonisti del futuro, all’opposizione o al governo, perché la rotazione è fondamentale all’interno di una società democratica.
Per questo l’escalation di violenze cui stiamo assistendo, e che potrebbe aumentare d’intensità in futuro, non è il miglior biglietto da visita per ottenere lo status avanzato.
Sappiamo che la Tunisia è membro del partenariato euromediterraneo, dalla forte vocazione mediterranea e democratica. Per tale motivo, in questo periodo, chiediamo che contribuisca al proprio consolidamento democratico e che sia in grado di organizzarsi in modo da poter essere un partner leale, che contribuisca a rendere il Mediterraneo un’area emergente con valori democratici.
Questo è quanto desideriamo per il futuro, nonché per la Tunisia.
Tomasz Piotr Poręba (ECR). – (PL) Signor Presidente, la Tunisia è senza dubbio un partner con il quale l’Unione europea dovrebbe mantenere relazioni a nome della regione del Mediterraneo e a livello bilaterale. Pur tenendo a mente le questioni economiche, in quanto Unione europea dovremmo insistere sulla trasparenza delle procedure democratiche e sullo stato di diritto nel paese.
Nonostante la Tunisia sia un paese stabile, purtroppo non è un paese in cui sono rispettati tutti gli standard democratici. Le organizzazioni non governative internazionali affermano che le forze di sicurezza locali torturano i prigionieri e agiscono nell’impunità, perché sono protette da ufficiali di alto rango. La libertà di stampa e la libertà di espressione sono notevolmente ridotte e la situazione dei giornalisti è considerata una delle peggiori tra tutti i paesi arabi. La repressione spesso ha uno sfondo religioso. Le persecuzioni delle minoranze cristiane sono sempre più inquietanti. Il governo tunisino non tollera espressioni di protesta o l’esistenza di un’opposizione indipendente.
Proprio perché la Tunisia è stata il primo paese mediterraneo a firmare un accordo di associazione con l’Unione europea, dobbiamo insistere sull’osservanza dei termini di tale accordo. Il rispetto dei diritti umani e degli standard democratici in Tunisia deve essere imposto come condizione per la prosecuzione della cooperazione con tale paese.
Dominique Baudis (PPE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per evitare ogni ritratto caricaturale, e ne abbiamo già sentiti alcuni questa mattina, vorrei citare alcuni dati obiettivi sulla Tunisia, uno Stato partner dell’Unione europea.
La situazione sociale si è sviluppata molto positivamente, con un notevole aumento del reddito medio pro capite e ora, la grande maggioranza della popolazione tunisina possiede i criteri per essere definita appartenente alla classe media. Oltre il 90 per cento dei tunisini beneficia di una copertura sociale, oltre un quarto del bilancio tunisino è destinato all’istruzione e grazie a tali risorse, la Tunisia è stata uno dei primi paesi a raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio in ambito di istruzione primaria.
Infine, come ha sottolineato l’onorevole Michel poco fa, i diritti delle donne sono riconosciuti e garantiti. A livello universitario, il numero di studentesse è superiore a quello dei loro colleghi maschi e il 40 per cento dei professori sono donne; il 25 per cento di politici, funzionari locali e giornalisti sono donne. Molti paesi invidierebbero tali statistiche.
Sylvie Guillaume (S&D). – (FR) Signor Presidente, vorrei unire la mia voce a coloro che già hanno denunciato la situazione particolarmente preoccupante in cui si trova il giornalista e scrittore Taoufik Ben Brik in Tunisia.
Sulla scia di numerosi arresti di giornalisti e sindacalisti, vittime di violenza e maltrattamenti, e in seguito al rifiuto di consentire l’ingresso nel paese ai giornalisti stranieri durante le elezioni presidenziali, continua la repressione contro gli oppositori politici e gli attivisti per i diritti umani. In seguito a un processo farsa e all’incarcerazione lontano dalla famiglia, che rende le visite difficili, Taoufik Ben Brik si trova in uno stato di salute che fa temere per la sua vita.
Come è possibile non definire questa situazione come un violento attacco contro qualcuno che infastidisce il potere? Per tale motivo, non possiamo semplicemente utilizzare gli scambi come soluzione per ogni problema. Al contrario, ritengo che sia fondamentale una ferma e rapida reazione dell’Unione europea, che richieda la scarcerazione di Taoufik Ben Brik e di altri prigionieri di coscienza.
La situazione dei diritti umani in Tunisia ha subito un preoccupante declino e si ripercuote sulla cooperazione europea con tale paese. Un miglioramento tangibile costituirebbe un requisito fondamentale nell’apertura di negoziati sullo status avanzato del partenariato UE-Tunisia.
Michael Gahler (PPE). – (DE) Signor Presidente, abbiamo delle buone basi per la cooperazione con la Tunisia. L’accordo di associazione e l’accordo di libero scambio sono già stati citati. Il commissario Kroes ha menzionato la possibilità di integrare l’economia tunisina all’interno del mercato unico. E’ il massimo che si possa fare per un paese esterno all’Unione europea e ciò costituisce una solida base. La Tunisia è un partner stabile e un paese amico, che dimostra un grande potenziale per l’ulteriore consolidamento delle nostre relazioni, per citare nuovamente il commissario Kroes.
Considerando tali strette relazioni, possiamo parlare ai nostri colleghi delle questioni che ci preoccupano. Personalmente, sono in contatto con i nostri colleghi tunisini, presenti oggi in Aula, e ritengo sia possibile, e necessario, parlare di ogni argomento.
In questo contesto, tuttavia, non dobbiamo annullare tutti i benefici ottenuti solamente per cancellare i fallimenti. In Tunisia, troviamo anche una situazione in cui il paese, uno Stato arabo che vuole svilupparsi in modo laico, è minacciato dagli estremisti. Io sono a favore di chiunque agisca contro gli estremisti islamici.
Per quel che concerne le altre questioni, sono convinto che faremo progressi nelle discussioni in corso. Possiamo parlare di qualunque argomento con la Tunisia, perché è un partner affidabile. Attendo dunque con interesse la prosecuzione del nostro dialogo.
Cristian Dan Preda (PPE). – (FR) Signor Presidente, come è già stato sottolineato, la Tunisia è un partner importante dell’Unione europea; è stato ricordato anche il ruolo fondamentale del settore sociale in tale paese. Vorrei aggiungere alcuni aspetti politici rilevanti: la Tunisia è una società multipartitica, anche se in modo limitato, con una quota per l’opposizione, certamente, ma comunque è una società multipartitica. Abbiamo parlato anche della questione della parità di genere.
In tutti i nostri paesi, i paesi europei, le opinioni politiche coesistono con la libertà di stampa ed è questo fattore che segna la differenza poiché in Tunisia tale libertà esiste, ma è limitata e vi sono giornalisti in difficoltà.
La domanda a questo punto sorge spontanea: un avvicinamento all’Unione europea aumenterebbe tale libertà? A mio avviso, un avvicinamento all’Unione potrebbe consentire alla Tunisia di integrare i progressi sociali con un notevole passo avanti in ambito politico.
Harlem Désir (S&D). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, lei ha affermato di augurarsi che la Tunisia compia progressi in ambito di riforme democratiche e di libertà di espressione. Ha ragione, essendo tali speranze in linea con l’accordo di associazione e gli impegni che la Tunisia si è assunta nei confronti dell’Unione europea.
Per tale motivo, sono molto sorpreso dai commenti dell’onorevole Baudis e dell’onorevole Michel, i quali sembrano invitarla a ignorare tale aspetto della nostra relazione e cooperazione con la Tunisia e a rinunciare all’articolo 2 dell’accordo di associazione.
La strada che porta al raggiungimento degli impegni è ancora molto lunga, a giudicare dal caso, citato dalla mia collega, l’onorevole Guillaume, del giornalista indipendente Taoufik Ben Brik, in prigione dallo scorso ottobre in seguito a un processo in cui i suoi avvocati e le procedure erano in evidente violazione della legge. Oltre all’inaccettabile revoca della sua libertà, la sua salute sta peggiorando e i suoi permessi di visita sono stati ridotti.
Pertanto le domando, signora Commissario: la Commissione intende intervenire nel quadro del Consiglio di associazione per richiedere l’immediata liberazione del signor Ben Brik e per assicurarsi che siano presi in considerazione il suo stato di salute e la sua situazione, almeno per motivi umanitari?
Malika Benarab-Attou (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, il 14 gennaio ho incontrato i membri della delegazione tunisina. Abbiamo avuto un franco scambio di opinioni e abbiamo discusso i rispettivi punti di vista.
In quanto franco-algerina, sono impegnata nei confronti della regione magrebina conducendo una campagna a favore di un Maghreb unito, pluralista e democratico. La questione dei diritti umani è per me di importanza centrale ed è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea. La discussione su tale questione, come appare in Tunisia, è centrale e pertinente.
Ieri mattina ho incontrato la moglie del signor Ben Brik, che sta portando avanti uno sciopero della fame, nonché alcuni attivisti della rete euromediterranea dei diritti umani e posso dire di essere preoccupata. Sembra che il signor Ben Brik sia a rischio di vita a causa della malattia e delle condizioni di detenzione. Sono certa che vi rendete conto che se tale preoccupazione dovesse trasformarsi in realtà, la responsabilità ricadrà pesantemente sulle autorità tunisine.
Oltre alle relazioni commerciali dobbiamo tenere conto anche delle questioni sociali. Il fenomeno dei giovani tunisini che si gettano nel Mediterraneo è il risultato di una società chiusa che non offre alcuna prospettiva ai propri giovani. La difesa dal fondamentalismo e dai problemi economici non deve fungere da pretesto per ignorare i diritti umani, in relazione ai quali sono necessari passi avanti reali. Non stiamo parlando di un accanimento moralizzatore, ma di una situazione urgente che l’Unione europea deve contribuire a risolvere.
Alf Svensson (PPE). – (SV) Quando si parla dei paesi del nord Africa, spesso si tende a fare di tutta l’erba un fascio e ritengo che ciò vada a svantaggio della Tunisia.
E’ stata citata l’uguaglianza. Rispetto ad altri paesi arabi, la Tunisia rappresenta un’eccezione per la sua legislazione a tutela di minori e donne. Come è già stato ricordato, le università tunisine hanno un numero maggiore di studentesse rispetto ai loro colleghi maschi e il tenore di vita è aumentato, le infrastrutture del paese sono in buone condizioni e, dalle elezioni, il parlamento ha eletto, o nominato, una commissione per i diritti umani.
La volontà della Tunisia di cooperare con l’Unione europea è un’opportunità che dovremmo cogliere al volo. Ora la Tunisia ha inviato una delegazione in visita a Bruxelles e Strasburgo e ha chiesto sostegno nel suo lavoro di promozione dei diritti umani tramite lo sviluppo e il consolidamento dei legami con l’Unione: a mio avviso, sarebbe contrario ai principi dell’Unione europea negare un’accoglienza positiva a tali richieste e non sviluppare ulteriormente le nostre relazioni.
Rosario Crocetta (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, per me che vado dal 1982 in Tunisia due-tre volte l'anno e il 6 gennaio scorso da cattolico sono entrato a sentire la messa, come faccio regolarmente, mi risulta veramente difficile pensare alla Tunisia come un paese che opprime la libertà religiosa.
Ci sono dei problemi, però guai a guardare questi paesi, paesi che cercano una via di sviluppo, con l'occhio dei paesi occidentali, perché se noi utilizzassimo questo parametro, i parametri che stamane qualcuno sta utilizzando nei confronti della Tunisia, probabilmente alcuni paesi europei non potrebbero entrare all'interno dell'Unione perché il livello di violenza e di negazione delle libertà che c'è in alcuni paesi europei è superiore a quello che c'è in Tunisia.
Allora, la questione è partire da un fatto concreto: che ci troviamo di fronte a un paese che ha abolito l'integralismo islamico, che cerca di portare avanti una politica di cooperazione e di pace con l'Europa, che cerca di evolvere. Ci sono dei problemi: io credo che il modo per risolvere questi problemi è intensificare il dialogo e l'amicizia e aiutare questi paesi a fare di più.
Neelie Kroes, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli parlamentari per essere stati così aperti e diretti e per aver presentato le proprie osservazioni in modo che, sebbene alcuni gruppi abbiano approcci differenti, l’enfasi sia sempre rivolta al modo per trovare una soluzione.
Ciò detto, vorrei iniziare con un’osservazione in risposta all’intervento dell’onorevole Désir che ha fatto riferimento a un’osservazione dell’onorevole Michel. Sono certa che l’onorevole Michel possa parlare per sé, ma poiché siamo stati parte della stessa squadra in una vita precedente, per così dire, conosco la sua posizione riguardo alla presente questione. Se l’onorevole Désir intende dire che il suggerimento che ci è giunto sia quello di non fare nulla, non è la stessa impressione che ho avuto io, e mi auguro sinceramente che non sia l’impressione che hanno trasmesso le mie dichiarazioni iniziali.
Certamente, vi sono differenze di approccio. Alcuni invocano un dialogo paritario, come promosso dall’onorevole Kasoulides. Vi sono state richieste di legami di amicizia. Questi approcci richiedono di sedersi intorno a un tavolo e discutere i vari temi con l’obiettivo di raggiungere un accordo reciproco su come risolvere determinate questioni su cui tutti concordiamo. Non vi è alcun dubbio a riguardo, poiché i diritti umani e la libertà di espressione sono una parte fondamentale di ogni accordo.
Con queste premesse, vorrei soffermarmi brevemente su alcune delle questioni sollevate. In primo luogo, istituzioni rafforzate: in tutti gli incontri previsti nei prossimi mesi, cercheremo di promuovere e incoraggiare la creazione di un dialogo regolare quale mezzo per fare progressi fondamentali in termini di diritti umani e democrazia.
Nei prossimi mesi, si terrà un incontro della sottocommissione sui diritti umani e potete stare certi che avrà luogo un dialogo sostanziale, che tratterà questioni che coinvolgono tutti noi e il modo in cui affrontarle.
Per quel che concerne le violazioni dei diritti umani in Tunisia, gli oratori hanno sempre menzionato il fatto che la Tunisia sia stata criticata per il suo curriculum sui diritti umani. Dalle elezioni presidenziali e legislative dello scorso ottobre, è stata intensificata la repressione contro partiti dell’opposizione, giornalisti e attivisti per i diritti umani. La comunità internazionale ha affermato chiaramente che tale comportamento da parte delle autorità è inaccettabile e contrario agli impegni internazionali della Tunisia. Dunque, per ribadire quanto ho già affermato, all’interno dell’Unione europea non possono esservi fraintendimenti: gli impegni sono impegni e questa è la linea da mantenere.
La Tunisia deve senz’altro mostrare un impegno maggiore nei confronti dei valori comuni quali il rispetto dei diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. Dovrebbe, tra l’altro, rispettare anche i propri impegni internazionali in tale ambito. La Commissione porterà avanti la nostra politica di impegno e dialogo, particolarmente nel quadro degli organi creati dall’accordo di associazione.
Nel contempo, l’Unione fornisce il proprio sostegno per migliorare la governance e promuovere riforme in ambito di giustizia attraverso la cooperazione e l’assistenza tecnica. La nostra priorità è compiere dei progressi con la Tunisia, ad esempio promuovendo attivamente le organizzazioni della società civile e gli attivisti per i diritti umani tramite lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani.
Vi sono notevoli sforzi anche in ambito di cooperazione giudiziaria. L’Unione ha stanziato 17,5 milioni di euro a un fondo per un progetto di assistenza tecnica per la modernizzazione dell’apparato giudiziario. Alcuni onorevoli membri di questa Camera hanno criticato l’iniziativa perché finanzia il sistema giudiziario del presidente tunisino.
Il progetto ha varie componenti: formazione di giudici e avvocati, sostegno tecnico ai tribunali, infrastrutture e informazione migliorata per i cittadini. Quando il progetto sarà completo, valuteremo i risultati. Concordo sul fatto che operare in tale area ci espone a determinati rischi politici, ma, se vogliamo promuovere una riforma, dobbiamo agire, altrimenti la cooperazione europea sarà confinata unicamente al settore economico. Concordiamo tutti sul fatto che non sarebbe l’approccio più corretto e non sarebbe coerente con gli obiettivi della nostra politica generale riguardo alle relazioni con la Tunisia.
Per quel che concerne la questione affrontata dall’onorevole Flautre e dall’onorevole Vergiat, lo status avanzato della Tunisia, ritengo che tale priorità debba essere assegnata alla prosecuzione e al consolidamento del dialogo con la Tunisia. Siamo consapevoli del fatto che si tratta di un alleato importante per l’UE nella regione e che ha compiuto notevoli progressi in termini di modernizzazione economica e sociale, ma probabilmente la questione si riduce alla differenza fra chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Ciò detto, riteniamo necessario continuare la nostra politica di sostegno alle forze tunisine che operano per la modernizzazione economica, politica e sociale del paese. Siamo a favore delle proposte della Tunisia nell’ottica di un rafforzamento delle nostre relazioni. Il Consiglio e la Commissione esamineranno tali questioni attentamente e sono disponibile a comunicarvi ogni sviluppo.
Dall’altro lato, sebbene sia nell’interesse dell’Unione consolidare le relazioni con la Tunisia, ritengo che lo status avanzato richieda un forte impegno da parte della Tunisia in termini di diritti umani e governance, e quindi dovrà guadagnarselo.
Presidente. – La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Edward Scicluna (S&D), per iscritto. – (EN) La discussione odierna mi sembra fuori luogo in un momento in cui il dialogo fra Tunisia e Unione europea sta riprendendo sia a livello parlamentare, sia a livello di Commissione. Il dialogo con la Commissione ha affrontato anche la questione della programmazione degli incontri di numerose sottocommissioni nel quadro dell’Accordo di associazione Tunisia-UE (inclusa la sottocommissione sui diritti umani e la democrazia), mentre il dialogo a livello di Parlamento europeo ha assunto la forma della recente visita a Bruxelles di un’importante delegazione parlamentare tunisina, in rappresentanza di quattro partiti politici rappresentati alla camera dei deputati tunisina, oltre all’incontro interparlamentare UE-Tunisia in programma a marzo 2010 a Bruxelles. In un momento in cui sta riprendendo un dialogo importante e costruttivo tra Tunisia e Unione europea, ritengo sia inappropriato dare luogo a una discussione che potrebbe rovinare i progressi raggiunti. Assicuriamoci che la Tunisia e altri Stati non-UE adottino gli standard europei nella sfera politica, economica e sociale, ma facciamolo all’interno di un dialogo strutturato e ben organizzato.