Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sulle Filippine(1).
Fiorello Provera, autore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è ormai una triste abitudine la serie di uccisioni che avvengono in tutto il mondo per motivi politici, religiosi eccetera, ma si rimane stupefatti per l'inumanità con la quale sono state uccise cinquantasette persone in fila durante una riunione politica per sostenere una candidatura presidenziale nelle Filippine.
Un massacro attuato a freddo da un gruppo armato in nome di una rivoluzione di cui si fatica a capire il senso. Questa uccisione di massa non è peraltro un fenomeno isolato in questo paese, che conosce aree di rivolta armata che durano da anni anche per motivi religiosi come nella regione di Mindanao.
Oltre alle doverose espressioni di cordoglio per questi fatti sanguinosi, credo si debba offrire una collaborazione forte al governo filippino per capire in quale modo l'Europa possa essere utile a risolvere le forti contraddizioni e le contrapposizioni armate che insanguinano questo sfortunato paese.
Martin Kastler, autore. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 23 novembre 2009 il massacro nella provincia di Maguindanao nelle Filippine è stata una giornata nera per i diritti umani e un barbaro atto di terrorismo. 57 persone sono state uccise, donne sono state violentate, molti altri sono rimasti feriti: è un messaggio di sangue. Come giornalista, mi ha colpito in particolare che tra le vittime vi erano 30 giornalisti. Secondo l’International crisis group, in nessun altro caso sono stati assassinati tanti giornalisti in una sola occasione. Per questo motivo è opportuno che il Parlamento europeo esprima una dichiarazione chiara, come stiamo facendo oggi, con questo progetto di risoluzione.
Tuttavia, come gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiani), chiediamo che il testo attuale venga attenuato in tre punti attraverso una votazione per parti separate. Dobbiamo sostenere il governo filippino nella sua lotta contro il terrorismo e la violenza, e quindi emendare le osservazioni troppo accusatorie che gli rivolgiamo. Chiedo quindi a nome del gruppo PPE un voto separato sul considerando F, che accusa le Filippine di mostrare tutti i sintomi di un sistema giuridico che non funziona.
Al paragrafo 2, vorremmo eliminare l'insinuazione su quelli che sono definiti ritardi iniziali nell'inchiesta.
Infine, nel paragrafo 6 si sostiene che alcune persone scomparse siano invece detenute nelle carceri filippine. Anche questa è attualmente un’insinuazione non provata e dovrebbe, a nostro parere, venire eliminata.
Charles Tannock, autore. – (EN) Signor Presidente, questo orrendo crimine a Maguindanao deve senza dubbio essere oggetto della nostra più ferma condanna in quanto dimostra la misura in cui l'illegalità si è radicata in alcune zone delle Filippine.
Vi sono diversi motivi per questo avvilente sviluppo: la conformazione naturale delle isole dell'arcipelago Filippine – tra loro lontane – la debolezza del governo centrale, la corruzione, la povertà, e un’insurrezione terroristica islamista in corso nel sud sostenuta da Al-Qaeda.
Questo crimine, apparentemente a sfondo politico, deve essere visto nel suo più ampio contesto sociale e storico. Non dobbiamo ignorare gli sforzi che, nei 25 anni successivi alla caduta del cleptocratico dittatore Ferdinand Marcos, il governo filippino ha compiuto per sviluppare una cultura politica democratica. Né si deve sottovalutare la minaccia mortale rappresentata dai terroristi di Abu Sayyaf e il modo in cui stanno destabilizzando l'intera società delle Filippine.
Un impegno costruttivo e un’assistenza mirata offrono le migliori possibilità di aiutare le Filippine, un paese che condivide i nostri valori comuni in molti modi, al fine di fondare l’operato del governo centrale e delle amministrazioni locali sullo stato di diritto.
Marc Tarabella, autore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, lo scorso novembre ho avuto l'opportunità di accogliere al Parlamento europeo la signora Edita Burgos, madre di Jonas Burgos. Il 28 aprile 2007 questo giovane filippino è stato rapito da uomini armati in un affollato centro commerciale di Manila. Da quel giorno, né la sua famiglia né i suoi cari hanno più avuto notizie di lui. Jonas Burgos è una delle centinaia di persone scomparse o uccise nelle Filippine. Tali omicidi vengono commessi nella totale impunità e molto raramente gli esecutori vengono portati davanti alla giustizia.
In vista delle elezioni del maggio 2010, temiamo un aumento della criminalità e il rapimento di chi si oppone al governo in carica. Condanniamo il massacro del 23 dicembre scorso a Maguindanao e ci auguriamo che venga fatta luce sulle uccisioni e sulle torture subite dal convoglio di Ismael Mangudadatu.
Rui Tavares, autore. – (PT) Signor Presidente, poco più di due decenni fa, aprendo la strada a un’ondata democratica in Asia, le Filippine avevano suscitato la speranza in tutto il mondo per i diritti umani in quell’area, e per l’aumento dei diritti dei lavoratori, degli studenti, dei popoli e per la normalità elettorale e democratica in quei paesi.
Ora che l'attenzione del mondo si è rivolta altrove, non possiamo lasciare che la situazione democratica nelle Filippine si deteriori. Nel corso degli ultimi anni si sono verificati alcuni casi molto preoccupanti di corruzione e, in particolare, di violenza e molestie rivolte contro l'opposizione durante le elezioni.
L'evento più inquietante, e oggetto della nostra risoluzione, è stato il massacro di Maguindanao: l'assassinio di 46 persone che avevano seguito il convoglio elettorale della candidata dell'opposizione Mangudadatu. Si presume che l’attentato sia ad opera di un gruppo legato al clan dominante nella provincia di Maguindanao, il clan Ampatuan.
Tra gli altri aspetti, vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che in questo massacro sono stati assassinati 30 giornalisti. Questo dato rende l’attentato il più grande massacro di giornalisti nella storia mondiale.
A quanto pare, al Parlamento poco importa quanto stiamo dicendo, il che è una vergogna, ma non possiamo permettere che la distrazione del mondo, dopo solo venticinque anni, lasci scivolare le Filippine in una situazione per la quale da miglior esempio di democrazia questo paese finisca per essere conosciuto come il peggiore.
Devono essere svolte indagini in merito a questo massacro e bisogna chiedere alla presidente Arroyo, che appartiene al clan Ampatuan, di continuare le indagini fino alla loro conclusione con procedura d’urgenza. E’ importante che le Filippine sappiano che l'Europa vigila e osserva attentamente gli sviluppi della situazione nel paese.
Barbara Lochbihler, autore. – (DE) Signor Presidente, il motivo di questa urgenza è il brutale assassinio di 57 persone al seguito del corteo di un politico che stava andando a registrarsi come candidata alle elezioni per la carica di governatore provinciale. Anche alcuni ufficiali della polizia locale sono rimasti coinvolti nell’attentato ad opera di una milizia locale.
Questo attacco brutale è un estremo esempio del preoccupante incremento di esecuzioni extragiudiziali a sfondo politico e di sparizioni di persone che si registrano da anni, senza che vengano mai svolte delle indagini.
Il governo non ha mostrato alcuna palese volontà di adottare misure decisive per contrastare questa tendenza. Su centinaia di casi, soltanto due sono stati sottoposti a indagine e non un solo funzionario di alto livello è stato processato. Nel 2008 il relatore speciale delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziarie ha scritto: “Le uccisioni hanno eliminato leader della società civile, compresi difensori dei diritti umani, sindacalisti e propugnatori della riforma agraria, intimidito molti dei protagonisti della società civile e ristretto il dibattito politico del paese”.
Questo è il clima in cui le Filippine si preparano alle elezioni di maggio. Vi è il pericolo di altri omicidi politici ed è quindi della massima urgenza che il governo filippino adotti misure efficaci per porre fine a questa situazione.
Vorrei proporre un emendamento orale. Il paragrafo 6 afferma: “a rilasciare tutte le persone scomparse ancora prigioniere”. Vorremmo sostituirlo con: “a compiere ogni sforzo per assicurare che tutti coloro che sono stati rapiti siano restituiti sani e salvi alle loro famiglie.”
Justas Vincas Paleckis, a nome del gruppo S&D. – (LT) Se a un cittadino dell'Europa centrale fosse chiesto che cosa sta accadendo nelle Filippine, probabilmente non sarebbe in grado di rispondere e direbbe che lì la situazione è tranquilla perché i media non ne parlano. La vita quotidiana nelle Filippine è invece fatta di assassinii politici, guerra di clan, persone sepolte vive, massacri a colpi di motosega: uno Stato in guerra. Poco tempo fa, 57 persone, la metà delle quali giornalisti, sono state uccise; è stato il maggiore massacro di giornalisti mai verificatosi nel mondo. Ci rivolgiamo al governo e chiediamo di porre immediatamente fine a tali eventi, sciogliere le milizie private e porre finalmente termine all'impunità, soprattutto durante le prossime elezioni.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D). – (PL) Signor Presidente, nelle Filippine per il 10 maggio sono previste le elezioni presidenziali e amministrative. E’ ora il momento di fare il possibile per assicurare che si tratterà di elezioni eque. Prima di tutto, bisogna identificare i responsabili dell’attentato del mese di novembre costato la vita a 57 persone fra giornalisti, familiari e colleghi di lavoro della signora Ismael Mangudadatu, candidata alla carica di governatore della provincia di Mindanao. Finora, le forze di polizia locali non hanno mostrato alcuna determinazione nell’individuare i colpevoli. Sono stati commessi talmente tanti errori nel corso dell'inchiesta da quasi autorizzare l'uso della forza in politica. Il governo filippino deve affrontare i criminali che hanno usato le recenti campagne elettorali per mettere in atto sequestri di persona a sfondo politico e uccidere oltre 100 candidati.
Le Filippine dovrebbero adottare misure per un uso efficiente degli strumenti a disposizione nel quadro del programma di sostegno alla giustizia tra Unione europea e Filippine, istituito per rafforzare il sistema giudiziario e costruire la società civile. Le elezioni di maggio, quindi, non saranno solo una verifica dell’efficienza delle autorità filippine, ma anche dell'efficacia dei nostri strumenti di aiuto.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Vorrei brevemente dire che abbiamo iniziato un nuovo anno con un nuovo trattato, ma con le stesse cattive abitudini di prima. Manca ancora la partecipazione del Consiglio alle discussioni su questioni urgenti, e continua a mancare anche quel dialogo interistituzionale che dovrebbe permettere di rispondere a questi casi.
Nel caso specifico delle Filippine, devo sottolineare ancora una volta che anche se questa situazione non ha l'impatto di altre, come quella di Haiti, il fatto che negli ultimi dieci anni quasi 1000 persone siano scomparse o siano state uccise significa che vi è un problema strutturale che richiede misure strutturali.
Non possiamo sempre agire in base alle ultime notizie. Abbiamo bisogno di intervenire sulla base dei reali problemi e il fatto che attualmente le vittime siano principalmente difensori dei diritti umani e giornalisti non significa soltanto che non possiamo passare sotto silenzio questi avvenimenti, ma anche che dobbiamo dare una risposta forte e attiva.
Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) Signor Presidente, la difesa dei diritti umani è il carattere distintivo dell'Unione europea. Mi dispiace molto che questo elemento non sia importante per la presidenza spagnola, e che qui al momento non vi siano rappresentanti del Consiglio. E’ una situazione molto preoccupante e assolutamente scandalosa. Stiamo parlando di diritti umani, vogliamo difenderli, ma qui non c'è nessuno del Consiglio, e nessun rappresentante del paese che guiderà l'Unione europea nei prossimi sei mesi. E’ una situazione assolutamente inaccettabile.
Sarò breve, perché vogliamo votare. Le Filippine sono un paese con una tradizione cristiana che risale a una cultura in parte europea. I diritti umani nelle Filippine devono essere rispettati, perché spesso in Asia non lo sono. Dobbiamo parlarne apertamente e manifestare solidarietà a tutti coloro che nelle Filippine sono vittime di discriminazioni. E’ compito del Parlamento europeo parlare di questo argomento.
Neelie Kroes, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, rappresento l'Alto commissario e rappresento la Commissione.
Il massacro di Maguindanao, sull'isola di Mindanao del 23 novembre 2009, in cui sono state uccise 57 persone, ha evidenziato il problema di lunga data dei diritti umani nelle Filippine, in relazione alla scomparsa o all'uccisione di cittadini e all'effettiva impunità di cui i colpevoli hanno goduto in passato.
In questa occasione il governo ha agito rapidamente ed ha intrapreso un'azione decisa per perseguire i colpevoli. E’ importante rompere la cultura dell'impunità e porre fine a questi crimini.
Il governo ha intrapreso alcune importanti iniziative per il rafforzamento dei diritti umani. L'attuale amministrazione della presidente Arroyo ha abolito la pena di morte e nel contesto dell'Associazione delle nazioni dell’Asia sud-orientale si è impegnata in favore dell’inclusione delle disposizioni sui diritti umani nella Carta recentemente adottata dall'ASEAN.
Un obiettivo ancora da raggiungere è porre fine, sulla base di un accordo di pace equo per tutte le parti, del conflitto con i ribelli musulmani di Mindanao che dura da 40 anni. Sembrano esservi nuovi progressi e crescono le speranze per il raggiungimento di un accordo entro la fine dell'anno. Va notato che il massacro di Maguindanao è il risultato di una lotta tra famiglie politiche, tutti musulmani per inciso, e che come tale non era legato ai conflitti tra municipalità.
L'Unione europea ha un dialogo consolidato con il governo delle Filippine nel corso del quale entrambe le parti discutono un ampio ventaglio di questioni, tra cui i diritti umani. Stiamo anche negoziando un partenariato di cooperazione con le Filippine che comprende importanti impegni in merito ai diritti umani. Sosteniamo attivamente il governo nei suoi sforzi volti a migliorare il rispetto dei diritti umani.
In accordo con il governo, abbiamo lanciato una Missione di assistenza giuridica Unione europea-Filippine. Si tratta di un'azione tempestiva finalizzata a consolidare le competenze delle autorità giudiziarie delle Filippine, compresa la polizia e il personale militare, per aiutarle ad indagare sui casi di esecuzioni extragiudiziali e a perseguire i colpevoli. Metteremo in atto un sistema di monitoraggio per sviluppare la fiducia. La Missione di assistenza giuridica Unione europea-Filippine ha una durata iniziale di 18 mesi, prorogabile, ed è finanziata nell'ambito dello strumento per la stabilità. Sono attivi anche altri progetti a livello locale per promuovere il rispetto dei diritti umani, tra i quali il monitoraggio dell'applicazione degli impegni internazionali, le azioni a sostegno della ratifica dello Statuto di Roma della Corte internazionale di giustizia, e l'educazione degli elettori.
L'Unione europea sta inoltre contribuendo al processo di pace a Mindanao, soprattutto con il sostegno ai servizi sociali e alle attività di rafforzamento della fiducia, ma siamo pronti a fare di più se ci saranno dei progressi.
Presidente. – La discussione è chiusa. La votazione si svolgerà a seguire.
Vorrei ricordare all'onorevole Lochbihler di presentare il suo emendamento orale al momento opportuno, durante la votazione.