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Procedura : 2009/0190(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0013/2010

Testi presentati :

A7-0013/2010

Discussioni :

PV 10/02/2010 - 13
CRE 10/02/2010 - 13

Votazioni :

PV 11/02/2010 - 6.4
CRE 11/02/2010 - 6.4
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0029

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 10 febbraio 2010 - Strasburgo Edizione GU

13. Accordo UE/Stati Uniti d’America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall’Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Hennis-Plasschaert, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla raccomandazione in merito alla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America sul trattamento e sul trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall’Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (05305/2010 - C7-0004/2010 - 2009/0190(NLE)) (A7-0013/2010).

Come sapete, il Parlamento europeo è stato molto attivo su tale fronte. Il nostro Parlamento è costituito da membri eletti direttamente dai cittadini europei e la nostra principale responsabilità riguarda i diritti dei cittadini, diritti che siamo chiamati a salvaguardare. Tutti ne siamo perfettamente consapevoli. E’ questa la nostra prima e precipua responsabilità. Nel contempo, ci rendiamo conto di quanto l’accordo SWIFT sia importante, seppure per motivi completamente diversi. Trovare dunque il giusto terreno comune in questo contesto è stato fondamentale. Mentre ciò accadeva, negli ultimi mesi è entrato in vigore il trattato di Lisbona.

Nel novembre dello scorso anno ho scritto all’allora presidente del Consiglio europeo Reinfeldt chiedendogli di rinviare la decisione in maniera da poter tener conto della decisione del Parlamento europeo conformemente a quanto disposto dal trattato di Lisbona. Come ben sapete, ciò non è accaduto e il 30 novembre il Consiglio ha preso una decisione in merito adottando l’accordo SWIFT. Il 21 dicembre ho inviato un’altra lettera al presidente del Consiglio Reinfeldt in cui il Parlamento esprimeva due aspettative: l’inserimento della nostra posizione nel mandato negoziale per un accordo permanente e il costante aggiornamento del Parlamento nel corso dei futuri negoziati. Il 21 gennaio ho scritto una lettera analoga all’attuale presidente in carica della Presidenza di turno Zapatero, lettera poi rispedita l’8 febbraio. Ho inoltre scritto una lettera del medesimo tenore al presidente della Commissione Barroso. Sono infine rimasto in contatto con i rappresentanti del governo americano e la signora Clinton. In proposito mi è pervenuta una lettera in cui si manifesta la posizione del governo degli Stati Uniti sull’accordo SWIFT.

Forse tutto questo lo sapete, perché la documentazione completa è a disposizione dei gruppi politici, avendola io inviata in maniera che potessero avvalersene in qualsiasi momento. E’ importante. Dobbiamo essere perfettamente informati in modo da poter prendere decisioni responsabili al riguardo. Le misure che abbiamo intrapreso saranno anche sostenute dalla nostra odierna discussione. Per questo la discussione su SWIFT è così importante. Sono molto lieto della presenza di rappresentanti del Consiglio e della Commissione europea, che potranno prendere la parola. Dopodiché procederemo con la nostra discussione ricordando che è nostro compito prendere una decisione in merito.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert, relatore. – (EN) Signor Presidente, esordirò affermando che anch’io appoggio un’Unione forte e rivolta verso l’esterno, che sia in grado di agire spalla a spalla come vero interlocutore degli Stati Uniti e in tale contesto penso che sia fondamentale essere aperti, giusti e trasparenti se vogliamo affrontare la questione del modo in cui l’Europa dovrebbe collaborare con gli Stati Uniti per contrastare il terrorismo, compreso l’uso per l’applicazione della legge dei dati raccolti a fini commerciali.

Senza dubbio, lo scambio e l’uso mirato di dati per contrastare il terrorismo è e resterà necessario, ma siamo chiari: i cittadini europei devono poter avere fiducia sia nella sicurezza sia nel trattamento dei dati. L’obiettivo dovrebbe essere quello di non commettere errori sin dall’inizio e, con il dovuto rispetto, il Consiglio non è stato sufficientemente determinato in tal senso.

L’accordo interinale proposto si discosta infatti notevolmente dal diritto europeo nel modo in cui le agenzie preposte all’applicazione della legge otterrebbero informazioni finanziarie sui singoli, ossia attraverso citazioni o mandati giudiziari per esaminare specifiche transazioni, perché l’accordo prevede che si faccia ampio uso di citazioni amministrative per milioni di dati su cittadini europei.

Proprio per la natura di SWIFT, non è possibile far riferimento alle cosiddette richieste “limitate”. Per motivi tecnici, SWIFT deve trasferire masse di dati, violando quindi i principi fondamentali del diritto comunitario in materia di protezione dei dati come la necessità e la proporzionalità, ciò che non può essere rettificato ex post con meccanismi di controllo e sorveglianza.

Deve essere sempre chiaro che il Parlamento non è qui per prendere solo passivamente atto delle azioni del Consiglio e della Commissione. Il fatto è che quest’Aula viene sempre blandita con promesse di future ricompense se sarà capace di pazientare. Noi invece non possiamo continuare a vivere in attesa che false promesse di future ricompense siano mantenute. Abbiamo bisogno di impegni chiari adesso e la palla era nelle mani del Consiglio. L’ho detto senza mezzi termini la scorsa settimana, ma sinora non ha agito di conseguenza.

Il Consiglio afferma di voler garantire il massimo rispetto per la privacy e i dati, ma non si occupa in particolare dei diritti di accesso, rettifica, risarcimento e riparazione al di fuori dell’Unione europea per gli interessati. Il Consiglio afferma di condividere le preoccupazioni del Parlamento e pertanto esorta la Commissione ad adottare un progetto di orientamenti negoziali.

Perché nascondersi dietro la Commissione? E’ il Consiglio che adotterà alla fine le direttive negoziali; perché gli orientamenti negoziali non sono ancora stati presentati? Il Consiglio ribadisce che vuole garantire che il programma TFTP prosegua, ma non affronta il fatto che in questo modo l’Unione europea continua a esternalizzare il proprio servizio di intelligence finanziaria agli Stati Uniti. La mancanza di reciprocità non viene in alcun modo considerata. Una vera reciprocità consentirebbe alle autorità dell’Unione di ottenere dati analoghi archiviati negli Stati Uniti e, a lungo termine, di valutare la necessità di costruire una nostra capacità comunitaria.

Il Consiglio non dimostra alcuna volontà di allinearsi alla legislazione esistente come la direttiva sulla conservazione dei dati per i fornitori di servizi di telecomunicazione, che invece si occupa di dati specifici e mirati. Il Consiglio non chiarisce il ruolo preciso dell’autorità pubblica. Il concetto di selettività non ha alcun significato se poi concretamente SWIFT deve trasferire masse di dati. In altre parole, secondo i termini dell’accordo interinale trasferimento e archiviazione sono per definizione sproporzionati e il Consiglio non prospetta alcuna soluzione europea per la supervisione dello scambio di dati.

Signor Presidente in carica del Consiglio, le sarei grata se potesse dirmi come spiegare a 500 milioni di cittadini europei che stiamo svendendo principi e meccanismi di salvaguardia importanti soltanto perché non siamo capaci di puntare i piedi, perché il Consiglio non riesce a risolversi ad agire. Me lo dica, sono tutta orecchi.

(Applausi)

 
  
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  Alfredo Pérez Rubalcaba, presidente in carica del Consiglio. – (ES) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, vorrei iniziare il mio intervento con una dichiarazione inequivocabile: la Spagna ha manifestato un sostegno chiaro e incondizionato al trattato di Lisbona, e lo ha fatto sin dall’inizio. Lo abbiamo fatto nella certezza che l’attuazione del nuovo trattato avrebbe significato, tra l’altro, che le istituzioni europee si sarebbero accostate ai nostri cittadini.

Questo è un obiettivo che il trattato di Lisbona affida in larga misura al Parlamento. L’attribuzione al Parlamento di un ruolo più preponderante e una maggiore partecipazione in ambiti come lo spazio di libertà, giustizia e sicurezza rappresenta il modo in cui il trattato ha cercato di avvicinare maggiormente cittadini e istituzioni.

Vorrei dunque esordire assicurando a tutti gli onorevoli parlamentari che il Consiglio intende lavorare in stretta collaborazione e in tutta onestà con il Parlamento. Per la presidenza spagnola, tale conclusione è frutto del nostro fermo impegno nei confronti del trattato di Lisbona e dei suoi obiettivi.

Il Consiglio condivide altresì la preoccupazione del Parlamento di garantire la sicurezza di tutti i cittadini europei perché sicurezza significa assicurare che possano esercitare appieno la loro libertà. Questo è il contesto nel quale, insieme, stiamo combattendo il terrorismo in tutte le sue forme.

Come dichiarato nella risoluzione adottata da questa Camera il 17 settembre, il Parlamento europeo rammenta la sua volontà di combattere il terrorismo e la sua ferma convinzione che sia necessario trovare un giusto equilibrio tra misure di sicurezza e tutela delle libertà civili e dei diritti fondamentali, affermazione che condivido profondamente.

Ecco il quadro entro cui vorrei che venisse condotto l’odierno dibattito, un quadro nuovo creato dal trattato di Lisbona, basato su una collaborazione interistituzionale onesta e un desiderio condiviso, che invece non è nuovo, di combattere il terrorismo nel rispetto dei principi della proporzionalità e della necessità, che sono anch’essi essenziali se vogliamo contrastare il terrorismo in maniera efficace.

Signor Presidente, è ampiamente riconosciuto il fatto che il terrorismo internazionale ha posto nuove sfide alle nostre società. Si tratta di una forma relativamente nuova di terrorismo che non ha un’organizzazione chiara, è estremamente letale e opera a livello globale. Per estirparlo occorre dunque un approccio globale. Tale forma di terrorismo non ha una struttura gerarchica rigida, per cui può essere combattuto soltanto con uno straordinario sforzo di intelligence, ed è talmente letale da costringerci alla massima vigilanza nei luoghi in cui si riuniscono masse di persone.

Prevenzione, coordinamento e intelligence sono le tre parole che riassumono la nostra strategia per affrontare questa grave minaccia.

Tutti i paesi si sono adoperati per migliorare il coordinamento interno ed esterno, essere meglio informati e, in ultima analisi, collaborare con chi ha ingaggiato la stessa battaglia. Anche l’Unione ha potenziato i suoi organi di investigazione comuni e le sue squadre, lo scambio di informazioni e l’analisi condivisa.

In tale contesto si inserisce l’accordo che oggi stiamo esaminando tra Unione europea e Stati Uniti in merito al trasferimento di dati di messaggistica finanziaria. Da molti anni ha luogo ininterrotto uno scambio di dati, pur in assenza di un accordo.

Quando mi sono presentato dinanzi alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni due settimane fa, diversi parlamentari si sono informati in merito all’esito di detto scambio, una richiesta pertinente che penso sia stata vagliata e abbia trovato risposta nella seconda relazione del giudice Bruguière, trasmessa al Parlamento dalla quale si evince che nel corso del 2009, il programma TFTP si è dimostrato uno strumento estremamente prezioso nelle mani dell’intelligence e delle agenzie preposte all’applicazione della legge per contribuire a mappare le reti terroristiche, individuare gli anelli mancanti nelle indagini, confermare l’identità dei sospetti, localizzare fisicamente i sospetti, identificare nuovi sospetti e sventare tentativi di attacchi terroristici. Vorrei inoltre aggiungere che ciò vale non soltanto per il 2009, bensì anche per gli anni precedenti, negli Stati Uniti, in Europa, come nel mondo: a Barcellona nel gennaio 2008, in Germania nell’estate del 2007, a Londra dopo gli attacchi del 7 luglio e nelle indagini sugli attacchi dell’11 marzo a Madrid, le uccisioni di Bangkok dell’aprile 2005 e i bombardamenti di Bali del 2002. Questi sono soltanto alcuni esempi citati dal giudice Bruguière nella sua relazione.

Lo scambio di informazioni ha dunque dato risultati positivi, consentendo di indagare e prevenire attacchi, e permettendoci di arrestare i terroristi dopo che avevano commesso gli attacchi, ma soprattutto prima che riuscissero a portarli a segno.

Sebbene SWIFT avesse segnalato nel 2007 la decisione di modificare i propri database, in realtà così non è stato fino a qualche mese fa. Ciò ha comportato una revisione dei protocolli che sino ad allora ci avevano consentito di scambiare dati finanziari. Il cambiamento è avvenuto in un lasso di tempo estremamente breve. Il mandato è stato approvato dal Consiglio nell’estate del 2009, momento in cui l’entrata in vigore del trattato di Lisbona era ancora incerta.

La decisione presa all’epoca è ben nota. Abbiamo sottoscritto un accordo interinale che dovrebbe essere ratificato dal Parlamento, un accordo della durata di nove mesi nel corso dei quali il Parlamento, il Consiglio e la Commissione dovrebbero avviare un nuovo processo negoziale per giungere a un accordo definitivo. Questa è stata la decisione presa.

Forse non è stata la decisione migliore. E’ tuttavia importante dire con chiarezza al Parlamento che, a livello di protezione della privacy, l’accordo ad referendum firmato che oggi stiamo dibattendo costituisce un notevole miglioramento rispetto ai protocolli in essere prima dell’accordo.

E’ un miglioramento perché l’accordo interinale contiene, tra l’altro, ulteriori garanzie, che sono state raccomandate dal Parlamento e formulate dalla relatrice nel documento oggi sottoposto alla nostra attenzione.

In questa fase vorrei ribadire che la presidenza spagnola del Consiglio ha tenuto debitamente conto delle risoluzioni adottate in Parlamento e delle lettere inviate dal presidente del Parlamento, nonché della relazione stilata dall’onorevole Hennis-Plasschaert e votata in sede di commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni il 4 febbraio. Per questo motivo, il Consiglio ha approvato una dichiarazione trasmessa ieri al Parlamento, della quale riassumerò i punti salienti.

Innanzi tutto, il Consiglio intende incorporare in un accordo definitivo solide garanzie che rafforzino una corretta protezione, la cancellazione dei dati e una maggiore precisione per quanto concerne lo scambio di dati ottenuti tramite il programma TFTP con autorità nazionali e paesi terzi.

Naturalmente intendiamo anche rafforzare le garanzie contenute nell’attuale accordo, garanzie che dovranno essere presenti altresì, rafforzate, nell’accordo definitivo, come dovrà esserlo una rigida limitazione dell’uso dei dati e un divieto assoluto di estrazione dei dati e utilizzo dei profili.

Infine, il Consiglio, in risposta al nuovo contesto creato dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, intende negoziare un accordo internazionale per consentire un accesso più agevole ai documenti classificati riguardanti accordi internazionali.

In proposito, e desidero ribadire questo punto il più chiaramente possibile, la presidenza spagnola sottoscrive senza riserve il trattato di Lisbona e la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, specialmente l’articolo 8, oltre a riconoscere pienamente le preoccupazioni legittime manifestate dal Parlamento.

Ora sappiamo che l’impegno appena enunciato è possibile. In una lettera inviata al presidente del Parlamento dal segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, e dal segretario del tesoro, Timothy Geithner, il governo degli Stati Uniti si è dichiarato intenzionato a incorporare le garanzie richieste conformemente alla posizione assunta dal Parlamento europeo.

Onorevoli parlamentari, non escludo che nel processo di approvazione dell’accordo che oggi stiamo discutendo il Consiglio avrebbe potuto agire meglio. Certo è, tuttavia, che in tale processo il Consiglio ha imparato alcune lezioni e preso debitamente atto delle preoccupazioni del Parlamento. Indubbio è inoltre che l’accordo che oggi stiamo dibattendo ha contribuito, e spero continuerà a contribuire, al miglioramento della sicurezza dei cittadini in tutto il mondo e, ovviamente, in Europa.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, signor Presidente in carica del Consiglio. Vorrei ricordare a tutti, come ho detto poc’anzi, che abbiamo ricevuto dal Consiglio una replica alle lettere da me inviate. La documentazione è stata consegnata a tutti i gruppi politici in modo che sia consultabile in qualunque momento. Nella sua replica, il Consiglio ha risposto alle nostre aspettative, le aspettative del Parlamento. La ringrazio, signor Presidente in carica del Consiglio, per aver rilasciato questa dichiarazione e aver spiegato la posizione del Consiglio in merito. Per noi è molto importante.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei esordire ringraziando tutti per aver dimostrato ieri fiducia in noi e in me personalmente votando “sì” alla nuova Commissione.

E’ un interessante primo giorno di lavoro e sono grata della possibilità offertami di condividere con voi l’importante tema dello scambio di informazioni con gli Stati Uniti per la lotta al terrorismo, questa volta in relazione al programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (TFTP).

Il Parlamento europeo ha, come è ovvio, manifestato grande interesse per la questione, e giustamente perché il programma TFTP ci ripropone la sfida della riconciliazione della condivisione dei dati con la protezione dei dati e, se raccogliessimo tale sfida, ci aiuterebbe ad assicurare ai cittadini sicurezza, privacy e protezione dei dati.

Uno degli scopi dell’accordo interinale è stato quello di garantire l’attuazione delle condizioni contenute nella risoluzione del Parlamento europeo del settembre 2009. E’ nostra ferma intenzione rafforzare ulteriormente il capitolo della protezione dei dati quando negozieremo l’accordo a lungo termine, specialmente per quanto concerne il diritto di ricevere informazioni in merito al rispetto dei propri diritti nel quadro dell’accordo, e maggiori garanzie in materia di effettiva riparazione, trattamento legale dei dati e loro cancellazione.

La seconda relazione del giudice Bruguière fornita ai parlamentari lunedì della scorsa settimana conferma il significato e il valore del programma TFTP nelle indagini e nella prevenzione del terrorismo, anche a livello di Unione. La relazione ribadisce che il programma TFTP è stato impiegato per identificare e arrestare soggetti che sono stati successivamente condannati per atti terroristici all’interno dei nostri Stati membri, sottolineando inoltre che il programma TFTP è una risorsa preziosa di informazioni affidabili, indispensabili per combattere il terrorismo, come dimostrato attraverso esempi specifici, alcuni dei quali menzionati dal Consigli poc’anzi.

Sappiamo che la minaccia del terrorismo in alcuni nostri Stati membri resta grave come sempre e sono certa che vi rendiate conto del fatto che il rifiuto dell’accordo internale da parte della Camera rappresenterebbe un pesante colpo inferto alla sicurezza dell’Unione.

Alcuni nostri Stati membri hanno affermato con chiarezza che desiderano che il programma TFTP prosegua perché in passato ne hanno tratto beneficio e continueranno a farlo, confermandoci che le informazioni affidabili fornite dal programma su forme di terrorismo note e sospette costituiscono una fonte importante di intelligence legittima indispensabile per affrontare questa complessa minaccia, soprattutto quella del terrorismo ispirato ad al-Qaeda. L’accordo interinale non è soltanto un favore concesso agli Stati Uniti; è nel nostro comune interesse.

Molto è stato detto in merito al livello di protezione dei dati garantito dall’accordo interinale e questa, ovviamente, è una preoccupazione fondamentale. Incoraggio i parlamentari, e sono certa che la maggior parte di voi l’ha già fatto, ad analizzare approfonditamente l’accordo interinale. Così facendo, vi accorgerete che contiene impegni notevoli dettagliati, giuridicamente vincolanti, in merito al modo in cui il dipartimento del tesoro americano può trattare i dati in applicazione dell’accordo, tra cui, per esempio, una rigida limitazione dello scopo del trattamento, che può avvenire soltanto a fini di indagine, identificazione e perseguimento del terrorismo, oltre al divieto assoluto di estrazione dei dati (le ricerche nei database possono essere intraprese soltanto nel caso in cui sia possibile fornire un motivo per ritenere che il soggetto della ricerca sia coinvolto in attività terroristiche).

Ciò significa che i dati contenuti nel database TFTP sono effettivamente anonimi. Unicamente nel caso in cui vi sia motivo di ritenere che un soggetto identificato sia un terrorista, i dati del soggetto in questione possono essere visualizzati ed estratti dal database. Questo è importante. L’accordo interinale obbliga il dipartimento del tesoro a cancellare i dati entro cinque anni dal ricevimento, lasso di tempo che rispetta il periodo di conservazione stabilito dalla normativa comunitaria in materia di finanziamento dei terroristi. L’accordo dispone altresì una revisione dettagliata da parte dell’Unione alla quale parteciperanno alcune delle nostre autorità per la protezione dei dati per garantire che questi e molti altri obblighi di protezione dei dati siano assolti.

L’accordo non comporta il trasferimento di praticamente tutti i dati SWIFT al dipartimento del tesoro statunitense. Posso garantirvi che soltanto una parte dei dati SWIFT sarà trasferita nel quadro dell’accordo interinale. Esso non incide in alcun modo sui poteri autorità preposte alla protezione dei dati per quanto concerne le attività di trattamento svolte nell’Unione da SWIFT o dagli istituti di credito.

Negare il consenso significa porre fine all’accordo interinale, compresi gli importanti meccanismi di salvaguardia della protezione dei dati che contiene. Se gli Stati Uniti potranno accedere ai dati con altri mezzi, per esempio attraverso relazioni bilaterali con i Paesi Bassi, detti meccanismi di salvaguardia non saranno più applicabili. Se l’accordo interinale dovesse decadere, è probabile che sia necessario parecchio tempo prima che si possa introdurre un’alternativa. Perciò negare il consenso rischia di creare un vuoto sia a livello di protezione dei dati sia in termini di sicurezza.

Infine, l’accordo interinale è soltanto un accordo interinale. Forse non è il migliore accordo del mondo. Può essere migliorato, e lo sarà. La Commissione ora sta concludendo il progetto di mandato e gli orientamenti per l’accordo a lungo termine, che adotteremo rapidamente.

Mi impegno personalmente a garantirvi che la preoccupazione del Parlamento europeo sarà affrontata ricercando nel nuovo accordo una forte protezione della privacy e dei dati. Il Parlamento europeo sarà debitamente informato in tutte le fasi della procedura. Spero che ciò abbia dato risposta ad alcuni vostri interrogativi.

 
  
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  Presidente. - La ringrazio, signora Commissario Malmström, per i suoi chiarimenti, che sono stati realmente molto importanti per noi. Il Consiglio e la Commissione europea hanno appena rilasciato una serie di dichiarazioni in merito alle nostre aspettative rispetto al mandato negoziale e al desiderio che il Parlamento sia tenuto informato.

In ciò che stiamo facendo vi è un altro elemento importante: il Parlamento europeo è diventato congiuntamente responsabile della legislazione europea. Siamo inoltre responsabili degli accordi internazionali, come l’accordo SWIFT, e stiamo trasmettendo un segnale forte del fatto che, con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, ora la situazione è cambiata. E’ importante. Penso che i recenti segnali inviati dal governo americano dimostrino come ora sia chiaro che il Parlamento europeo è diventato responsabile a tutti gli effetti a livello normativo. Intendevamo trasmettere un segnale forte. Sappiamo però di essere responsabili nei confronti dei nostri cittadini. Noi siamo membri eletti direttamente del Parlamento europea. La nostra responsabilità è difendere i loro diritti, e tale responsabilità ha un significato fondamentale, come sempre ribadiremo.

 
  
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  Ernst Strasser, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo vorrei porgerle il benvenuto a questo primo giorno di lavoro e garantirle che ha il pieno appoggio del nostro gruppo. In apertura di discussione volevamo dire che desideriamo un partenariato solido con gli americani, soprattutto per quanto concerne la lotta al terrorismo. In secondo luogo, siamo decisamente a favore della sicurezza per tutti i cittadini, come anche dei diritti dei cittadini e della protezione dei dati. In terzo luogo, ci siamo adoperati al meglio allo scopo di garantire che gli orientamenti negoziali e la nostra posizione fossero pronti già a metà settembre e ora vogliamo vederli attuati. In quarto luogo, signora Commissario, vorrei puntualizzare con rispetto una cosa: non è che il Parlamento avesse un forte interesse in tale ambito; direi piuttosto che ci riteniamo responsabili del processo legislativo, come ha detto il nostro presidente, e vogliamo parteciparvi in condizioni paritarie con Consiglio e Commissione.

La nostra risposta al testo per i negoziati intende chiarire due punti in particolare. Innanzi tutto non possiamo accettare il modo in cui è stato prodotto. In secondo luogo, sebbene il Consiglio affermi che i punti della risoluzione del Parlamento sono stati tenuti nella debita considerazione, di fatto alcuni di essi non sono stati inclusi, in particolare il diritto di intentare un’azione legale, la cancellazione dei dati e qualche altro. Questi sono i principali motivi per i quali in sede di sottocommissione per la sicurezza e la difesa abbiamo affermato che per noi ciò era inaccettabile. E’ anche stato evidente come soltanto dopo tale affermazione le cose abbiano iniziato a evolvere. Il segretario di Stato americano non ha accettato alcunché, a meno che il Consiglio non abbia ricevuto informazioni diverse da quelle fornite al Parlamento, come pare che in qualche occasione sia accaduto. Il Consiglio ci ha trasmesso segnali incoraggianti questa settimana, ma nessuna garanzia. Vorrei ribadirlo con estrema chiarezza. Per questo sosteniamo che vogliamo discuterne ulteriormente, desideriamo pervenire a un buon accordo e siamo decisamente a favore di dibattiti più approfonditi, sempre che vi sia la certezza che ciò conduca a un’intesa valida.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, l’autore irlandese Jonathan Swift nel suo famoso libro “I viaggi di Gulliver” ha mandato il suo eroe nella terra dei lillipuziani, i cui abitanti erano alti soltanto venti centimetri. Gulliver però credeva di essere giunto nella terra dei giganti. A me sembra un po’ come se la diplomazia americana abbia seguito Gulliver e ritenga di poter trattare il Parlamento europeo come se fossimo un’organizzazione di lillipuziani. Si sbaglia!

Signora Commissario, mi complimento con lei per le sue elezioni e il passaggio da un incarico all’altro. Aggiungo tuttavia che questo errore non è stato commesso soltanto dai diplomatici statunitensi, bensì anche dai governi dell’Unione europea, i quali hanno creduto che un accordo del genere potesse essere accolto in Parlamento, senza rendersi conto che non possiamo votare a favore di un testo così lacunoso. L’accordo incarna lo spirito dell’ideologia della sicurezza degli Stati Uniti, ma non incarna la tutela dei diritti fondamentali che noi, membri del Parlamento europeo, dobbiamo garantire per i cittadini europei.

La possibilità di trasferire masse di dati senza particolari requisiti e dettagli specifici nei singoli casi è fondamentalmente in conflitto con la normativa in materia di protezione dei dati da noi adottata in Europa, in tutti i nostri parlamenti, compresi quelli nazionali. Si è già parlato dei gravi problemi per quanto concerne la protezione dei dati. Lei stessa ne ha parlato, signora Commissario. Per quanto i dati saranno conservati? Chi li conserverà? Chi li passerà a chi? Quali possibilità ho di scoprire che cosa sta accadendo ai miei dati, chi vi sta accedendo e se sono corretti? Quale forma giuridica di protezione esiste per garantire che sulla mia persona non possano essere raccolti e trasferiti a terzi – chiunque essi siano – dati scorretti? Quando saranno cancellati i miei dati se vengono raccolti e conservati? Secondo le disposizioni contenute nella legge sulla sicurezza interna, i dati possono essere conservati per 90 anni. Se ciò mi garantisce che raggiungerò la ragguardevole età di 90 anni, sono più che lieto di discutere l’argomento. Penso però valga la pena di sottolineare che i dati possono essere conservati per ben 90 anni! Tutti questi fattori rappresentano gravi carenze dell’accordo.

Per questo motivo, signor Presidente in carica del Consiglio, devo dirle che l’accordo è mal concepito e non possiamo votare a suo favore. Se lo rifiutiamo, sarà vostro compito negoziare un nuovo accordo migliore con gli Stati Uniti che rispetti gli interessi della sicurezza, ma nel contempo salvaguardi anche gli interessi di sicurezza dei cittadini rispetto alla loro libertà. Se riuscirete in tale scopo, appoggeremo il nuovo accordo. L’obiettivo di un nuovo round negoziale deve essere quello di trovare un compromesso tra questi due aspetti.

Non me la sento di consigliare ai membri del mio gruppo di votare a favore dell’accordo a questo punto e in questa forma. Stasera suggerirò al mio gruppo di votare contro.

 
  
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  Sophia in 't Veld, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, vorrei porgere il benvenuto alla mia ex collega e buona amica, Cecilia Malmström. E’ un piacere vederla qui.

Questa è una prima decisione fondamentale che il Parlamento europeo è chiamato a prendere con i nuovi poteri conferitigli dal trattato di Lisbona e le aspettative sono notevoli, ma dobbiamo seguire con fermezza la nostra rotta. Dobbiamo prendere una decisione ben ponderata, è nostro dovere nei confronti dei cittadini, e dobbiamo prenderla liberi da ogni pressione esterna o tattica della paura, come le false affermazioni in merito a un vuoto di sicurezza, perché i dati, e lo sappiamo, possono comunque essere ottenuti dagli Stati Uniti anche in assenza di questo accordo. Non dimentichiamo peraltro che sull’accordo neanche gli Stati membri sono stati unanimi. Possiamo soltanto dare il nostro consenso a un accordo che ha piena legittimità democratica sia a livello di sostanza che di forma. Non si tratta di una battaglia di volontà tra Consiglio e Parlamento europeo, né è una questione di relazioni. Si tratta dei cittadini europei e del loro diritto a una corretta procedura democratica e trasparente.

Le risposte fornite sinora dal Consiglio sono decisamente inadeguate e i diritti democratici dei cittadini europei non possono essere barattati con assicurazioni di ipotetici viaggi negli Stati Uniti o vaghe promesse di futuri accordi da parte del Consiglio. Il Consiglio ha avuto innumerevoli possibilità dal 2007 di gestire la questione in maniera corretta e garantire la sicurezza, nonché la protezione dei dati personali e delle libertà civili, oppure assicurare un idoneo scrutinio democratico da parte dei parlamenti nazionali o, dal 1° dicembre, del Parlamento, e invece è stato incredibilmente ostinato. Il Parlamento non può e non deve prendere una decisione se non ha avuto accesso a tutti i documenti e le informazioni corrispondenti. I nostri elettori hanno il diritto di sapere che prendiamo in esame tutti gli elementi con estrema serietà e non avalliamo semplicemente decisioni del Consiglio.

Infine, il Parlamento europeo è molto chiaro da anni in merito alle sue preoccupazioni e aspettative. Anziché formulare promesse generiche, il Consiglio dovrebbe finalmente fornirci il parere del suo servizio legale e le informazioni richieste a dimostrazione dell’uso dei dati per la lotta al terrorismo. A mio parere, la seconda relazione Bruguière non è sufficiente. Pertanto, se il Consiglio vuole il consenso di questa Camera, dovrà soddisfare le nostre richieste. Questa, signor Presidente in carica del Consiglio, è l’unica via.

(Applausi)

 
  
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  Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, in primo luogo vorrei commentare le riunioni con gli esperti e l’ambasciatore americano. Nelle due riunioni che ho presieduto, non ho avuto in alcun modo l’impressione di essere considerata una lillipuziana europea, tutto al contrario! Durante le riunioni con gli esperti americani ho imparato moltissimo in merito ai nostri sistemi giuridici, radicalmente diversi, per quanto concerne la protezione dei diritti fondamentali negli Stati Uniti e in Europa. Sono grata agli americani per aver preso parte a questo dialogo lungimirante. La natura del compito che ci attende mi è divenuta chiara – il Consiglio non lo ha svolto correttamente in passato – così come mi è divenuta chiara la natura del compito con i quali gli europei devono confrontarsi se vogliamo abbinare nello stesso accordo una lotta efficace al terrorismo e una protezione efficace dei diritti fondamentali.

Trovo di fatto imbarazzante che gli americani abbiano dovuto attraversare l’oceano per venirci a spiegare questa materia controversia e il Consiglio sinora non sia stato in grado di tenere un dibattito onesto di questo genere con il Parlamento. La relatrice ha espresso con chiarezza gli ambiti in cui i diritti fondamentali, che godono dei massimi livelli di protezione in Europa, saranno violati. Vorrei sollevare un altro aspetto che considero un grave problema dal punto di vista giuridico e politico se esaminiamo la questione più dettagliatamente. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno definizioni completamente diverse del terrorismo, e questo è un problema che pervade l’intero accordo.

Come è stato giustamente affermato, i membri della nostra Camera sono responsabili nei confronti dei cittadini europei; devono garantire loro che i loro diritti siano rispettati. A mio parere non dovremmo votare per un accordo che molti di noi, tra cui i colleghi Weber e Langen, al momento assenti, e il collega Schulz, hanno varie volte pubblicamente definito incompatibile con l’attuale diritto. Dobbiamo agire adesso; abbiamo detto ai cittadini europei nel corso della discussione pubblica che lo avremmo fatto. Dobbiamo votare contro l’accordo interinale e non rinviare il voto.

Il Parlamento non può nuovamente sottrarsi alle sue responsabilità, come ha fatto in novembre. Allora avevamo la possibilità di fermare tutto, ma la maggioranza non ha voluto. Ora dobbiamo agire e, lo dico dopo le consultazioni con gli americani, ciò ci porrà in una posizione negoziale migliore, oltre che in condizioni di parità, il che ci permetterà di migliorare la sicurezza e i diritti dei cittadini nell’Unione europea e, forse, persino negli Stati Uniti.

 
  
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  Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, come i miei colleghi in Aula, mi ha frustrato e irritato profondamente il trattamento del Consiglio e la consultazione inadeguata che esso ha tenuto con questa Camera sull’accordo. La consultazione e il consenso parlamentare non dovrebbero rappresentare uno strumento retrospettivo. La reciprocità della protezione dei dati dovrebbe essere oltre ogni critica, e il modo in cui l’accordo è stato negoziato e concluso non deve più ripetersi.

Tuttavia sono stato rassicurato perlomeno dalle autorità degli Stati Uniti e dai sistemi di protezione dei dati multistrato e dai meccanismi di salvaguardia posti in essere attraverso questo accordo interinale. Pertanto, il nostro trattamento inappropriato da parte del Consiglio non dovrebbe compromettere l’accordo dell’Unione europea con gli Stati Uniti né futuri accordi sulla sicurezza dell’Europa. Adesso stiamo ricevendo continue rassicurazioni e promesse dal Consiglio e dalla Commissione. Non sono in grado di valutare se queste rispondano a tutti i requisiti ragionevoli che abbiamo imposto, per cui a mio parere dobbiamo concederci un po’ di tempo prima di procedere ulteriormente con la nostra valutazione di questa misura di fondamentale importanza.

 
  
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  Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’accordo SWIFT è stato negoziato sulla base di una procedura dubbia e rapidamente adottato soltanto un giorno prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona per eludere il Parlamento. Vorrei tuttavia soffermarmi specificamente sul contenuto dell’accordo. Abbiamo la sorellina del grande fratello che aspetta la nostra approvazione. La signora Clinton ritiene di poter convincere i membri del Parlamento a fare qualcosa che non accetteremmo dai nostri stessi governi.

Dal mio punto di vista è radicalmente sbagliato che coloro che investigano su presunti atti terroristici possano avere libero accesso ai database perché ciò compromette l’autodeterminazione dei cittadini rispetto ai loro dati personali. I dati personali saranno archiviati per decenni e nessuno avrà alcun controllo sul loro utilizzo. I dati potranno inoltre essere ancora conservati dopo che l’accordo sarà cessato. Non sarà possibile intraprendere azioni legali per scoprirne dei dati né richiedere risarcimenti per il loro uso illegale da parte di paesi terzi. Ciò fa prevalere lo Stato sui suoi cittadini, che saranno tutti ridotti allo stato di sospetti. Gli Stati membri stanno permettendo ad altri governi di spiare i nostri cittadini indirettamente attraverso l’Unione.

Per fornirvi alcuni esempi che riguardano la Germania, Deutsche Telekom, Deutsche Bahn o la catena di drogherie Schlecker dovrebbero ancora preoccuparsi di raccogliere informazioni sui loro dipendenti? Ora diventerà prassi per il governo tedesco acquistare dagli investigatori del fisco dati ottenuti illegalmente? Ci troviamo in una situazione in cui il Parlamento deve ergersi per difendere le proprie convinzioni e prendere una decisione. Perché Google dovrebbe poter fissare in futuro soglie per i dati? E’ importante combattere il terrorismo e in particolare le sue cause, penso che tutti siamo concordi al riguardo, ma non a discapito dei diritti fondamentali. In tale contesto, ho sentito molti interventi fare riferimento all’Unione come a una comunità di valori. Siamo sul punto di spazzarne via uno, e il mio gruppo non può certo avallare tale orientamento.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE).(MT) Signor Presidente, vorrei affermare con chiarezza che il gruppo PPE è favorevole all’accordo. Il gruppo è compatto nella sua adesione all’accordo SWIFT e domani voterà a favore. Vi spiegherò il perché: il partito popolare europeo esprimerà il suo sostegno perché la sua principale preoccupazione è la sicurezza delle persone, dei nostri cittadini.

Grazie all’accordo, la sicurezza dei nostri cittadini ne risulterà migliorata, e per questo lo sosterremo. Non è soltanto la mia opinione, bensì il parere specialistico di coloro il cui compito precipuo è stato studiare e valutare la possibilità che l’accordo migliori la sicurezza dei cittadini che noi tutti in quest’Aula rappresentiamo.

Vi sarà un miglioramento nel livello di sicurezza in tutta Europa, e tale miglioramento si estenderà alla sicurezza di altri cittadini nel mondo, Stati Uniti compresi. Concordo ovviamente con quanti hanno dichiarato che il Consiglio non ha agito in maniera corretta nei confronti del Parlamento europeo, ma ritengo che il messaggio trasmesso dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni la scorsa settimana abbia insegnato al Consiglio una lezione, una lezione chiaramente compresa. Condivido altresì le preoccupazioni espresse dai colleghi in merito alla questione della privacy, ma anche in questo caso dobbiamo ricordare che l’accordo è interinale. Ciò significa che occorrerà predisporre un nuovo accordo, nel quale si potranno prevedere garanzie migliori per quanto concerne la sicurezza.

Signor Presidente, nella sua introduzione lei ha citato la responsabilità. Invito i colleghi ad avvalersi dei poteri di questo Parlamento, i nuovi poteri che ci sono stati conferiti, con la massima responsabilità per poter realmente guardare negli occhi i nostri 500 milioni di cittadini e dire loro che stiamo difendendo la loro sicurezza. Se fosse possibile, per ottenere una maggiore unità nella Camera, il voto di domani dovrebbe essere rinviato. Siamo pronti a considerare il rinvio del voto, ma se non dovesse essere concesso, voteremo a favore.

 
  
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  Claude Moraes (S&D).(EN) Signor Presidente, anche noi del gruppo S&D intendiamo combattere per i cittadini europei e vogliamo lottare contro il terrorismo; per questo, come ha detto il mio leader, raccomanderemo domani un voto negativo per garantire che il Parlamento voti sulla prima procedura di consenso nel quadro del trattato di Lisbona contro un accordo che l’intera Camera reputa inadeguato.

Non si tratta per noi di una questione faziosa, quanto piuttosto di una questione di fatto. Occorre infatti chiedersi se un accordo elaborato in maniera approssimativa serva di fatto gli interessi della sicurezza e della lotta al terrorismo. Come ha detto una volta uno dei miei consulenti, un legale, come lo ero anch’io e lo era l’onorevole Kirkhope, citando Benjamin Franklin: non va neanche dato ascolto a colui che antepone decisamente la sicurezza alla libertà.

Tutti concordiamo sul fatto che per i cittadini dell’Unione vogliamo un accordo ben concepito. In sede di Coreper è assolutamente vero che il Consiglio ha sollevato tutte le questioni che noi come gruppo giudicavamo importanti. Anche la signora Clinton nella sua lettera ha riconosciuto le ragioni del Parlamento, ma nessuno dei due documenti si è spinto oltre fornendoci indicazioni per risolvere il problema. Per questo un “no”, dal nostro punto di vista, porterà verso un accordo migliore per l’intero Parlamento.

Pertanto noi, nel nostro gruppo, ci rivolgiamo all’intera Aula, e non soltanto ai nostri aderenti, affinché appoggi la relatrice nel suo tentativo di ottenere un accordo migliore per combattere il terrorismo. Nessuno qui può vantare una superiorità morale; vogliamo una lotta efficace al terrorismo, il che significa un accordo migliore, ed è ciò che raccomanderemo questa sera ai membri del gruppo S&D.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE).(ES) Signor Presidente, aborro i metodi e lo spreco di tempo per questo accordo. Il ruolo del Parlamento costituisce un capitolo essenziale del trattato di Lisbona e dovrebbe essere rispettato da tutte le parti in causa.

Passando alla sostanza della questione: il danno maggiore che una società democratica possa arrecare al terrorismo consiste nel privarlo delle risorse finanziarie. Per questo l’accordo interinale dovrebbe restare in essere mentre si negozia urgentemente l’accordo definitivo. Almeno in nove occasioni comprovate, i sistemi SWIFT e TFTP si sono dimostrati validi ed efficaci per prevenire e reprimere attività terroristiche in Europa, Asia, Africa e America in riferimento al testo dell’accordo interinale e alla protezione dei dati.

Quale relazione dovrebbe prevalere, onorevoli colleghi? Quella del garante europeo della protezione dei dati o quelle del giudice speciale, visto che tutte sono fondate, eppure contraddittorie. No, onorevoli colleghi, non abbiamo né tenuto un dibattito né raggiunto una soluzione al riguardo. La formulazione dell’accordo interinale garantisce diritti. L’accordo afferma che i dati forniti saranno trattati esclusivamente per prevenire il terrorismo o il suo finanziamento; non verrà eseguita alcuna copia di tali dati; i dati forniti non saranno interconnessi con altri database; soltanto le autorità di pubblica sicurezza vi avranno accesso.

Confido nel governo americano e nella grande democrazia con la quale è stato istituito. Abbiamo l’obbligo di rafforzare i nostri rapporti con l’America, perché siano partner naturali, reciprocamente affidabili.

Per tutti questi motivi, appoggio un voto dell’Aula a favore dell’accordo interinale e apprezzo il gesto estremamente positivo che il Parlamento ha compiuto per affermare la sua autorità, oltre al fatto che la signora Clinton e il signor Geithner hanno riconosciuto tale autorità come elemento indispensabile, ora e in futuro.

Infine, signor Presidente, il Consiglio e la Commissione sanno ciò che ci aspettiamo da loro. Un accordo interistituzionale è urgentemente necessario.

 
  
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  Stavros Lambrinidis (S&D).(EN) Signor Presidente, una semplice lettera dal Consiglio che gli orientamenti negoziali rispecchieranno interamente le preoccupazioni del Parlamento, i negoziati con gli Stati Uniti inizieranno immediatamente, non in un incerto futuro, e il Parlamento parteciperà a pieno a tali trattative sarebbe stata sufficiente e non sarebbe stato difficile farlo per fugare le preoccupazioni del Parlamento circa il modo in cui è stato trattato, ignorato e raggirato in passato.

Ma neanche oggi è stato possibile. Il trasferimento di masse di dati, ha detto la signora commissario, non è un problema. Soltanto alcuni dati verranno forniti. SWIFT ci insegna che non è così. L’amministrazione degli Stati Uniti ci dice che non è così. Non vi è alcuna prova di quanto affermato nella dichiarazione della signora commissario.

Si è parlato degli orientamenti negoziali, che sarebbero quasi pronti. Dove sono? Vista la pressione oggi esistente, perché non è in grado di dirci esattamente su quali aspetti concordate con il Parlamento e su quali dissentite con da esso, anziché formulare dichiarazioni generiche?

Ritengo estremamente importante combattere insieme agli Stati Uniti il terrorismo. Esorto dunque Stati Uniti e Consiglio a collaborare molto seriamente con noi dopo il voto di domani, senza chiudere le vie bilaterali né minare la solidarietà: occorre lavorare insieme per proteggere i diritti fondamentali mentre noi tuteliamo la sicurezza.

 
  
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  Birgit Sippel (S&D).(DE) Signor Presidente, chiunque abbia seguito le tante discussioni su SWIFT nelle ultime settimane potrebbe avere l’impressione che senza tale sistema precipiteremmo nel caos e il rifiuto dell’accordo porrebbe fine alla relazione transatlantica e alla guerra comune al terrore. Questi tentativi di intimidazione possono essere descritti con una sola parola: ridicoli. Stati Uniti e Consiglio non stanno cercando di salvare uno strumento fondamentale; stanno tentando soltanto di salvare la faccia.

Vi sono molti accordi e misure in essere per combattere il terrorismo. SWIFT potrebbe integrarli utilmente. L’attacco fallito il 25 dicembre ha dimostrato chiaramente come non manchino dati, bensì la capacità di fare un uso effettivo delle informazioni di cui già disponiamo. L’idea è distogliere l’attenzione da questo elemento concreto. L’accordo interinale non potrebbe essere peggiore. E’ pieno di contraddizioni e incoerenze. Anziché idonee precauzioni prese per garantire che siano trasferiti soltanto i dati riguardanti soggetti realmente sospettati, ogni mese si invieranno agli Stati Uniti masse e masse di dati. L’accordo costituisce una flagrante violazione dei diritti dei cittadini, della protezione dei dati e dei principi dello Stato di diritto. Se Consiglio e Stati Uniti fossero realmente pronti a fare proprie tali critiche e inserire queste componenti in un nuovo testo, non vi sarebbe alcun bisogno per noi di accettare questo terribile accordo. Nell’interesse dei cittadini dobbiamo dire “no” all’accordo interinale e avviare immediatamente nuovi negoziati in maniera da poter introdurre un accordo realmente valido che funga da ulteriore strumento efficace per combattere il terrorismo salvaguardando i nostri diritti fondamentali.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D).(ES) Signor Presidente, il trattato di Lisbona ha aperto un nuovo capitolo per questo Parlamento, ma anche per Consiglio e Commissione.

Nel suo intervento, il presidente in carica del Consiglio ha preso atto del fatto che il Parlamento dovrebbe essere ascoltato e le sue preoccupazioni e richieste dovrebbero essere prese in considerazione.

Egli ha rilevato altresì che la negoziazione di questo accordo non è stata condotta nel migliore dei modi o perlomeno abbastanza bene. Soprattutto, però, ha formulato un futuro impegno: negoziare urgentemente un accordo definitivo che risponda alle richieste contenute nel documento della nostra relatrice, tra cui la richiesta di garanzia del diritto di ricorso, del diritto di informazione garantito e del diritto di successiva modifica o cancellazione dei dati privati.

Dobbiamo pertanto ricercare un nuovo equilibrio tra privacy, libertà dei cittadini e sicurezza, che è anche un diritto fondamentale dei cittadini che rappresentiamo in Parlamento.

Pertanto, qualunque sia l’esito della discussione, il Parlamento chiede al ministro di intraprendere quanto prima i negoziati, rispettando in tal modo il trattato di Lisbona, la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e i 500 milioni di cittadini che il Parlamento rappresenta, i quali hanno un diritto fondamentale alla sicurezza.

 
  
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  Axel Voss (PPE).(DE) Signor Presidente, nell’era della mobilità non possiamo avere la sicurezza senza uno scambio rapido ed efficace di dati e il nostro compito è proteggere i cittadini dagli attacchi terroristici. Dobbiamo pertanto trovare un equilibrio tra sicurezza e privacy, un equilibrio che si deve riflettere nell’accordo attualmente in discussione.

Considerata l’importanza della questione, il Consiglio ha assunto però, nelle circostanze, un approccio veramente dilettantistico. Vorrei dunque vedere più concessioni fatte alla relatrice, compreso un aiuto specifico, in maniera da poter forse raggiungere una maggioranza in Parlamento.

In caso contrario, il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi resterà un programma unico centrale e per noi sarà importante garantire che soltanto SWIFT trasferisca singoli dati. In caso contrario, il pieno accordo è la scelta giusta e l’accordo attuale resta importante. Ritengo pertanto che dovremmo puntare a un rinvio e in ultima analisi poi….

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Presidente. – Colleghi, la discussione che stiamo affrontando è importantissima. Non vorrei interrompervi, ma tutti state parlando mezzo minuto in più del tempo concessovi. Vi sono ancora 11 interventi in lista. Se parlate tutti così a lungo, non potrò dare la parola agli altri.

 
  
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  Jörg Leichtfried (S&D).(DE) Signor Presidente, nessuno nutre dubbi in merito alla necessità di combattere il terrorismo. Tuttavia, per le democrazie avanzate basate sullo Stato di diritto la questione riguarda sempre ciò che dovrebbe essere fatto e come dovrebbe esserlo. Nella fattispecie, la risposta è semplice. Non dobbiamo agire in modo che 500 milioni di persone divengano sospetti e vi sia una pesante ingerenza nei loro diritti senza dare loro strumenti di ricorso legale. In particolare, tali misure non devono essere introdotte ignorando totalmente i regolamenti democratici esistenti.

Ora il Parlamento potrebbe trovarsi a dover subire le conseguenze delle azioni dell’arrogante presidenza svedese. Non dobbiamo consentirlo. Domani propendo dunque per un voto negativo.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE).(SV) Signor Presidente, vorrei chiarire che nulla sarà fermato da questa proposta, tanto meno un attacco terroristico. Nessuno dei quattro attacchi citati dalla presidenza del Consiglio sarebbe stato sventato, anche se probabilmente le successive indagini sarebbero risultate più agevoli. Questo accordo riduce la sicurezza, così come la riduce qualsiasi legge sulla totale sorveglianza di Internet, perché se vi è sorveglianza totale, la gente cercherà di sottrarvisi, anche gli onesti cittadini. Nascono dunque servizi di anonimizzazione in rete, come sta avvenendo nel settore bancario. Se i terroristi possono nascondersi tra la gente comune, la sicurezza si riduce. Questo accordo è inadeguato.

Chiedo invece una totale revisione di tutte le leggi anti-terrorismo. Quanto costano e qual è il loro effetto collettivo sulla privacy e la libertà? Soltanto allora prenderò in esame la possibilità di votare a favore di altre leggi contro il terrorismo. Dimostrateci la validità di tali misure mediante documenti aperti, non riservati.

 
  
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  Janusz Władysław Zemke (S&D).(PL) Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione su due aspetti che a mio parere sono estremamente importanti. E’ indiscusso che dovremmo combattere il terrorismo, ma la discussione riguarda come ciò dovrebbe essere fatto e quale genere di accordi dovremmo sottoscrivere al riguardo con gli americani. Solleverei, come dicevo, due questioni. La prima è che l’accordo interessa soltanto una delle parti, è un accordo unilaterale. Abbiamo pensato che i servizi competenti degli Stati europei potrebbero anch’essi ottenere dati dagli Stati Uniti, e ciò agevolerebbe la lotta al terrorismo qui, in Europa? La seconda questione, un’obiezione di fondo, riguarda il fatto che sarà possibile ottenere tutti i dati finanziari, e sottolineo la parola “tutti”. Penso che dovremmo adoperarci affinché i servizi speciali americani ed europei ottengano dati unicamente dai soggetti sospettati.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE).(RO) Signor Presidente, il Consiglio ha inviato l’accordo al Parlamento europeo molto tardi, il che è inusuale. Spero che non si verifichino altri casi di incidenti del genere. D’altro canto, sono rimasta molto gradevolmente sorpresa dall’intensa collaborazione tra le autorità americane e il Parlamento europeo. Inaspettatamente le autorità americane hanno ascoltato questa istituzione, cosa che spero si ripeta in futuro.

Mi aspetto lo stesso livello di interesse da parte delle autorità americane anche per quanto concerne il pari trattamento degli Stati membri rispetto al programma di rinuncia al visto. Gli Stati Uniti devono ancora introdurre criteri chiari e trasparenti per rifiutare il visto in alcuni Stati membri. Ritengo nondimeno che l’accordo temporaneo debba essere appoggiato perché contribuirà alla sicurezza dei cittadini europei. L’approvazione di tale accordo non deve però interrompere i negoziati con gli Stati Uniti su un accordo a lungo termine, che conterrà tutte le obiezioni sollevate dal Parlamento.

 
  
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  Eva Lichtenberger (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, oggi il Consiglio ha ammesso che i risultati dei negoziati non sono stati validi come avrebbero potuto essere. Dovremmo partire da questo punto e cogliere l’occasione per migliorare l’accordo. Tuttavia, un semplice rinvio delle questioni non sarà di alcun aiuto, perché il processo di rinvio non è disciplinato da alcuna condizione. Ci ritroveremmo quindi esattamente nella stessa situazione durante la prossima plenaria. Non credo che questo cambierebbe le cose.

In secondo luogo, vorrei aggiungere che abbiamo già avuto abbastanza tentativi di rassicurazione del fatto che le cose andranno meglio durante la prossima tornata negoziale senza coinvolgere il Parlamento. Già prima dell’accordo ci era stato promesso che questa volta le cose sarebbero state decisamente diverse. Lo ripeto: un rinvio non sarà di alcun aiuto. L’unica cosa che potrebbe risultare utile nella fattispecie sarebbe trasmettere un segnale chiaro.

In terzo luogo, le lacune a livello di sicurezza che più volte si è detto potrebbero crearsi se non votiamo a favore dell’accordo interinale semplicemente non esistono. Disponiamo di relazioni legali che lo dimostrano e abbiamo accordi di reciproca assistenza giuridica.

 
  
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  Sajjad Karim (ECR).(EN) Signor Presidente, la sicurezza dei nostri cittadini riveste il massimo interesse per tutti noi ed è fin troppo semplice per noi essere definiti morbidi nella lotta al terrorismo quando ci ergiamo per imporre che le libertà civili di nostri cittadini siano tutelate. Ho assistito a tale comportamento varie volte da parte di molti parlamentari nazionali quando si tratta di azioni intraprese da questa Camera.

SWIFT ha collezionato, come è ovvio, svariati esempi di successo e noi tutti sosteniamo tali esempi, ma è parimenti importante concentrare anche la mente sui casi in cui SWIFT ha fallito o ci ha traditi. Vi sono state molte indagini nell’Unione europea condotte in maniera impropria o non andate a buon fine. Soltanto nella mia circoscrizione, 12 innocenti sono stati tenuti in stato di fermo senza accuse successivamente dimostrabili. Durante la loro detenzione abbiamo appreso che alcune transazioni finanziarie facevano parte delle prove sostanziali a loro carico.

Che cosa possiamo imparare da questi cattivi esempi? Mi rivolgo al Consiglio chiedendo di fare un passo indietro. Abbiamo tempo. Non siamo spalle al muro. La via è ancora aperta. Rinviamo la questione. Retrocediamo, dico dunque al Consiglio; procediamo nella maniera corretta, non per amore di questa Camera, bensì per il bene dei nostri cittadini.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE). – (PT) Signor Presidente, nel mio paese un ufficiale di polizia per accedere a un conto bancario deve avere un mandato. Non posso accettare un accordo in virtù del quale migliaia o milioni di informazioni bancarie sono trasferiti a un ufficiale di polizia americano affinché le esamini senza richiedere il permesso di un tribunale. L’accordo interinale negoziato non parla di protezione dei dati. Orbene, la protezione dei dati non è un lusso; è un prerequisito della nostra libertà. Manca la reciprocità e manca la proporzionalità. Non possiamo tollerarlo.

Noi certamente speriamo che l’accordo definitivo sia negoziato in maniera adeguata. Come può essere negoziato? E’ negoziato partendo da una base mediocre o ragionevole? Secondo me, per noi è meglio rifiutare un accordo interinale inadeguato per avere la certezza di un accordo. Se rifiutiamo l’accordo interinale, ciò significa che disponiamo di una buona base per negoziare l’accordo definitivo.

 
  
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  Monika Flašíková Beňová (S&D). (SK) Signor Presidente, un detto dice che i buoni accordi vengono concordati tra partner paritari. Dall’accordo attualmente predisposto, invece, non si evince che siamo partner paritari, bensì che gli Stati Uniti formulano richieste nei nostri confronti e si aspettano che rispetteremo le loro posizioni.

Alla luce del trattato di Lisbona, tuttavia, il Parlamento europeo ha molto più potere e il compito dei parlamentari in quest’Aula è realmente quello di difendere gli interessi e i diritti, i diritti fondamentali, dei 500 milioni di cittadini degli Stati membri dell’Unione. Sostengo pertanto anche la proposta che l’accordo sia riformulato affinché incorpori le proposte che noi, membri del Parlamento europeo, unici rappresentanti eletti direttamente in tutte le istituzioni comunitarie, ci aspettiamo che vengano integrate nell’accordo.

So che vi sono paesi nell’Unione europea che hanno problemi enormi con il terrorismo e la Spagna è uno di quelli che da lungo tempo lotta contro il terrorismo, per cui credo che in questo caso il Consiglio si schiererà con il Parlamento europeo, non con gli Stati Uniti.

 
  
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  Alfredo Pérez Rubalcaba, presidente in carica del Consiglio. – (ES) Signor Presidente, in primo luogo vorrei dire che ho ascoltato con estremo interesse e grande apprezzamento tutti gli interventi dei parlamentari, interventi sia di sostegno sia di critica, benché questi ultimi siano sicuramente stati i più numerosi. A ogni modo, li ho apprezzati tutti.

Vorrei inoltre ribadire che sono estremamente lieto di avere nuovamente avuto la conferma durante la discussione in Aula del fatto che Parlamento, Commissione e Consiglio sono tutti perfettamente in sintonia quando si tratta di difendere i nostri valori condivisi e, come ho detto nel mio intervento iniziale, assumere una posizione risoluta contro ogni genere di terrorismo. A mio parere, tale consenso è molto importante e non dovremmo dimenticarlo.

Ciò premesso, opererei una distinzione tra due filoni radicalmente diversi di critica espressa nei confronti dell’accordo SWIFT esaminato questo pomeriggio: da un lato critica per motivi procedurali, dall’altro critica per motivi sostanziali.

E’ vero che si è costantemente criticata la sostanza del testo, anche da parte dei membri che hanno espressamente appoggiato un siffatto accordo. Ripeto quanto ho detto nel mio intervento precedente: le cose avrebbero potuto essere fatte meglio; sicuramente è così. Tuttavia, ho anche aggiunto, e lo ribadisco, che, come gli onorevoli parlamentari sanno benissimo, avevamo dei limiti temporali ben precisi, per cui Consiglio e Commissione hanno dovuto agire tempestivamente. A ogni modo, vorrei essere molto chiaro: come ho già detto questo pomeriggio, è auspicio del Consiglio che le cose vengano fatte diversamente da adesso in poi, non come si è proceduto in passato.

Alcuni deputati hanno affermato, forse alla luce della propria esperienza, che questa promessa, questo impegno è stato spesso disatteso in Aula. Vorrei replicare a sostegno del Consiglio che si tratta di una promessa che nasce da un impegno fondamentale nei confronti del trattato di Lisbona, il quale tra i suoi obiettivi essenziali stabilisce che il Parlamento debba svolgere un ruolo sempre più preponderante nella vita istituzionale dell’Europa in maniera che i cittadini si sentano meglio rappresentati.

Tale impegno da parte del mio paese, che è un impegno risoluto nei confronti del trattato di Lisbona, è il motivo per il quale vorrei affermare qui categoricamente che durante la presidenza spagnola il Consiglio agirà diversamente.

Nel caso in cui alcuni non abbiano fiducia nella parola del Consiglio, ed è loro diritto non averne, va forse ricordato che il trattato ci obbliga a comportarci in maniera differente. Pertanto, se la volontà politica del Consiglio non dovesse essere sufficiente, esiste il trattato a livello normativo a garantire che in futuro le cose vengano fatte in altro modo. In ciò il Consiglio confida nel fatto che il Parlamento collabori con la Commissione e, naturalmente, confida nello spirito di unità dimostrato qui, dai nostri membri, uno spirito che ricerca un equilibrio tra difesa della sicurezza e mantenimento dei nostri valori fondamentali, uno spirito paneuropeo con il quale il Consiglio si sente in totale armonia.

In merito al tema di cui ci siamo occupati vorrei formulare tre commenti specifici. Non mi soffermerò su alcuni degli aspetti più specifici che sono stati oggetto di critiche, qualcuna a mio parere infondata. Si è detto, per esempio, in varie occasioni, che l’accordo SWIFT come è stato presentato alla Camera consente il trasferimento di masse di dati. Non è stato detto, e invece avrebbe dovuto esserlo chiaramente, che non è questa la logica che ispira l’accordo: l’accordo SWIFT consente il trasferimento di masse di dati unicamente in casi eccezionali, sempre e soltanto quando vi sono sospetti legali (articolo 4, paragrafo 6, dell’accordo). Questo è solo un esempio. Vi sono state altre accuse in merito ai contenuti dell’accordo che a mio parere risultano da una sua analisi un po’ superficiale, ma non le contesterò in questa sede.

Vorrei invece formulare due ulteriori commenti al riguardo. In primo luogo, assieme alla Commissione e ad alcuni membri del Parlamento, vorrei ribadire che l’accordo è stato utile per combattere il terrorismo. Ho citato alcuni esempi e la relazione del giudice Bruguière, fornita al Parlamento, ne contiene altri. Posso citare io stesso un esempio o anche due, già menzionati, che riguardano il mio paese.

E’ vero che l’accordo SWIFT è stato usato per svolgere indagini sugli attacchi dell’11 marzo a Madrid con buoni risultati. Vale anche la pena di ricordare che l’accordo è stato usato per prevenire un attacco a Barcellona poco più di un anno fa. Gli autori di tali attacchi al momento stanno ancora scontando la condanna nelle carceri spagnole.

Possiamo pertanto dire sì, ha funzionato! Sì, ci ha permesso di ottenere risultati. Stando così le cose, sicuramente i parlamentari concorderanno con me nel sostenere che una sospensione dell’accordo di fatto significherebbe perlomeno un leggero abbassamento degli standard di sicurezza per i cittadini europei. Senza dubbio è necessario accettare il fatto che se l’accordo funziona e per noi ha funzionato, la sua sospensione ci lascerebbe un po’ meno sicuri, e sto scegliendo con cura le parole in maniera che non si possa accusare il Consiglio di un’eccessiva drammatizzazione. Saremmo sicuramente un po’ meno sicuri; è un dato di fatto.

Per questo volevo sottolineare per conto del Consiglio, e ritengo che anche la Commissione sia concorde, che è fondamentale non sospendere l’accordo. Può darsi che l’accordo meriti qualche critica, e ribadisco ancora una nuova che prendiamo atto delle dure critiche che gli sono state rivolte questo pomeriggio. Tuttavia, gli onorevoli parlamentari certo converranno con me che tale accordo è decisamente migliore del protocollo sullo scambio dei dati che Stati Uniti e Unione europea hanno dovuto rispettare per anni.

L’accordo oggi in discussione probabilmente non è perfetto. Sicuramente è suscettibile di miglioramenti e posso persino concordare con alcune critiche formulate da alcune fila, ma vi chiedo di riconoscere, come io faccio, che si tratta di un miglioramento apportato ad un lavoro già intrapreso. L’Unione, il Consiglio e la Commissione hanno introdotto diverse proposte nell’accordo che stanno destando perplessità in alcuni parlamentari, che essenzialmente si preoccupano di garantire, come è giusto, che la sicurezza non vada a discapito dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Per questo vorrei ribadire ciò che ha affermato la signora commissario, vale a dire che è importante non sospendere l’accordo. Vorrei inoltre confermare al Parlamento il sincero desiderio del Consiglio di negoziare un nuovo accordo, che sarà definitivo, un accordo che integri molti dei temi qui citati questo pomeriggio con i quali il Consiglio concorda e che vorrebbe pubblicamente avallare. Il Consiglio sta assumendo un impegno in tal senso, impegno peraltro già assunto dalla presidenza in carica del Consiglio in una lettera al presidente del Parlamento, al quale occorre soltanto tenere fede quando sarà il momento di negoziare.

Oggi stiamo dunque dibattendo un accordo interinale che migliora l’attuale situazione. Stiamo discutendo un accordo che durerà per nove mesi, il tempo necessario affinché Commissione, Consiglio e Parlamento possano giungere a un nuovo accordo, che sarà definitivo, un accordo che quasi sicuramente conterrà tutte le misure precauzionali estremamente ragionevoli discusse questo pomeriggio in Parlamento.

Il Consiglio non più ignorare il dibattito odierno. Non possiamo ignorare il fatto che l’accordo è stato pesantemente criticato. Come ho detto, alcune critiche sono sicuramente state più fondate di altre, ma critiche ve ne sono state e ritengo che vadano analizzate in maniera approfondita. Chiedo dunque per conto del Consiglio che il Parlamento ci conceda tempo per una riflessione.

Chiediamo tempo, naturalmente, per analizzare e discutere tra colleghi in sede di Consiglio, ma anche per parlarne con la Commissione, nonché tempo essenzialmente per esplorare la possibilità di predisporre un accordo migliore con gli Stati Uniti, possibilità a mio giudizio concreta. Chiediamo tempo, onorevoli parlamentari, signor Presidente, per poter tornare dinanzi al Parlamento tra qualche settimana o qualche mese con la certezza di aver gettato le fondamenta per la firma di un accordo definitivo che affronti adeguatamente le preoccupazioni manifestate oggi da alcuni deputati, preoccupazioni che, lo ripeto, in molti casi rispecchiano le preoccupazioni dello stesso Consiglio.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, è stato un dibattito estremamente importante, ed è assolutamente giusto che sia così perché abbiamo parlato di temi importanti come la tutela della sicurezza dei nostri cittadini, ma anche il mantenimento di validi sistemi di scambio e informazione con un livello elevato di protezione dei dati.

Come ha detto il presidente in carica del Consiglio, sono state sollevate varie questioni e ritengo vi siano stati anche alcuni equivoci. Qualche aspetto è chiarito nella relazione Bruguière, che pertanto vi invito caldamente a leggere. Ritengo tuttavia che dobbiamo comprendere e ricordare perché abbiamo un accordo interinale. Perché lo abbiamo? Ebbene, lo abbiamo SWIFT si stava trasformando e ci siamo trovati in una situazione in cui non potevamo più contare su una regolamentazione del trasferimento dei dati, per cui Consiglio e Commissione si sono mossi rapidamente per predisporre una soluzione. Abbiamo ottenuto qualche concessione dagli Stati Uniti e alcuni eccellenti meccanismi di protezione dei dati. Anche due Stati membri interessati hanno chiesto alla Commissione di partecipare per disporre di un approccio europeo al riguardo ed evitare accordi bilaterali. E’ importante ricordarlo.

Detto questo, si tratta, come già ribadito, di un accordo interinale che può essere migliorato, e lo sarà. E’ assolutamente intenzione della Commissione e del Consiglio coinvolgere il Parlamento europeo nell’accordo definitivo in applicazione del trattato di Lisbona. Occorrono maggiori precisazioni per quanto concerne i meccanismi di riparazione, il trattamento legittimo dei dati e la loro cancellazione. L’accordo permanente conterrà anche garanzie in materia di rettifica e accesso alle informazioni.

L’onorevole Lambrinidis ha domandato perché la Commissione non vi abbia già pensato. Ebbene, onorevole Lambrinidis, la Commissione è in carica da 16 ore e 20 minuti. Si tratta di un mandato negoziale estremamente importante. Ne potremo discutere insieme, con la nuova Commissione, prima di formulare l’intero mandato da analizzare con il Parlamento europeo. Abbiamo assunto l’incarico molto di recente, per cui non potete già aspettarvi da noi risultati in tale ambito. Vi garantiamo però, e il presidente Barroso ha espresso tale concetto con molta chiarezza nella lettera all’onorevole Buzek, che lavoreremo sul mandato negoziale e lo sottoporremmo al Parlamento europeo quanto prima facendo in modo da tenerlo costantemente aggiornato al riguardo.

Potrebbe essere un’ottima idea rinviare il voto e potrebbe servire più tempo per discutere il mandato. Vedrete il mandato negoziale e avrete modo di valutare documenti, relazioni e così via. La Commissione, come ho detto, intende collaborare con il Parlamento e con il Consiglio per un accordo definitivo affinché sia valido, molto più valido dell’attuale.

 
  
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  Presidente. – Colleghi, la regola del cartellino blu non è applicabile durante gli interventi del Consiglio e della Commissione, ma questa è una discussione estremamente importante. Dobbiamo prendere una decisione domani.

Sebbene il regolamento non lo preveda, le chiederei pertanto, signor Presidente in carica del Consiglio, di accogliere due brevi, e sottolineo brevi, domande degli onorevoli Schulz e Lambrinidis, nulla di più, perché se continuassimo potremmo discuterne per altre due ore.

 
  
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  Martin Schulz (S&D).(DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio Rubalcaba, ho ascoltato con estrema attenzione quanto lei ha affermato, assieme a tutti i membri di questa Camera. Lei ha usato le seguenti parole: ‘tempo per analizzare e discutere la questione tra colleghi in sede di Consiglio; tempo per esplorare la possibilità di predisporre un accordo migliore”. Vorrei pertanto chiederle espressamente se di fatto il Consiglio non insiste più per questo accordo e per un voto su questo accordo e stia chiedendo in realtà tempo per negoziare con gli Stati Uniti un accordo nuovo migliore. Ho interpretato correttamente ciò che ha detto?

 
  
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  Stavros Lambrinidis (S&D).(EN) Signor Presidente, il Consiglio è al corrente del fatto che negli anni passati SWIFT non ha mai trasmesso dati specifici perché non è in grado di estrarli e trasferisce sempre masse di dati?

Il Consiglio è al corrente del fatto che, proprio per questo motivo, esiste un accordo tra Stati Uniti e SWIFT che distacca personale SWIFT presso il dipartimento del tesoro affinché sia garantito che le masse di dati ricevute non siano oggetto di ricerche di massa?

Il Consiglio è al corrente del fatto che l’accordo interinale non contiene la minima concessione al Parlamento? Se ho ben compreso, come spero, Consiglio e Commissione si impegnano ad affrontare la questione delle masse di dati con grande serietà nel quadro del mandato negoziale?

 
  
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  Alfredo Pérez Rubalcaba, presidente in carica del Consiglio. – (ES) Signor Presidente, il Consiglio vorrebbe nuovamente ribadire quanto sia importante non interrompere il flusso di scambi di dati finanziari tra Europa e Stati Uniti.

Il Consiglio, tuttavia, è anche consapevole del fatto che misure precauzionali, critiche e suggerimenti dei parlamentari debbono essere oggetto di un approfondito esame.

Per questo ho domandato tempo per lavorare con i paesi dell’Unione europea, valutare se abbiamo bisogno di integrare questo genere di considerazioni nel nuovo accordo. Aspetto ancora più importante, ho domandato tempo per consultarmi con gli Stati Uniti. Ritengo che gli Stati Uniti siano disposti a inserire nel nuovo accordo molte misure precauzionali, riserve e limitazioni espresse qui, oggi, dal Parlamento europeo. In sintesi, ritengo che sia disposto a ricercare un equilibrio migliore tra sicurezza e libertà nell’accordo definitivo, che è essenzialmente ciò di cui oggi stiamo parlando.

Vorrei tempo per esplorare questa possibilità in maniera da poter tornare dinanzi al Parlamento e dire, in una seduta come quella di oggi, prima di procedere al voto, che Commissione e Consiglio possono contare su un impegno da parte degli Stati Uniti a incorporare i suggerimenti del Parlamento europeo nel nuovo accordo.

A tali condizioni penso che avremmo una discussione molto diversa da quella di questo pomeriggio.

 
  
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  Manfred Weber (PPE).(DE) Signor Presidente, è molto utile. La ringrazio vivamente per aver reso questo possibile. Se interpreto bene la situazione, perché quella che stiamo discutendo è una questione delicata, il presidente in carica del Consiglio non è in grado di assicurarci che l’accordo esistente non entri in vigore. In altre parole, se rinviamo tutto e ci concediamo più tempo, l’accordo entrerà in vigore.

La mia domanda successiva è dunque la seguente: può il presidente in carica del Consiglio garantirci, per esempio, che entro un mese entrerà in vigore un accordo a lungo termine con standard superiori, oppure il Consiglio ci sta dicendo che dobbiamo comunque attendere la fine del termine fissato di nove mesi? E’ molto difficile per il Parlamento accettare una garanzia incondizionata. Per poter decidere domani in merito a un eventuale rinvio, l’assicurazione del Consiglio deve prevedere condizioni chiare.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE).(ES) Signor Presidente, la ringrazio per aver applicato il regolamento del Parlamento con generosità consentendo ai due rappresentanti di intervenire in primo luogo a nome del gruppo S&D e in secondo luogo a nome del gruppo PPE.

Signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha messo il dito nella piaga. Le argomentazioni formulate per la discussione in Aula sono state per la maggior parte giuste. Ho grande rispetto per tutto ciò che è stato asserito. Queste parole, tuttavia, dovrebbero avere una componente documentate e informativa, con piena cognizione dei fatti, e francamente ci ha sorpreso sentire alcune affermazioni che suggerirebbero altro. Tali affermazioni danno l’impressione che pochissime persone abbiano di fatto letto l’accordo che stanno criticando perché se l’avessero letto non avrebbero assolutamente potuto formulare alcune di queste argomentazioni.

Perciò la invito a una replica, signor Presidente in carica del Consiglio, in merito alla questione sollevata dall’onorevole Weber e dall’onorevole Hennis-Plasschaert nella sua lettera (come lei già sa io sono a favore del mantenimento in essere dell’accordo interinale mentre viene negoziato un nuovo accordo. Nella sua lettera, la collega Hennis-Plasschaert pone la stessa questione dell’onorevole Weber. Può il Consiglio garantire al Parlamento che, con la partecipazione della Camera, presenterà il testo finale del nuovo accordo in commissione in giugno e in plenaria in luglio?

 
  
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  Alfredo Pérez Rubalcaba, presidente in carica del Consiglio. – (ES) Signor Presidente, alcuni parlamentari chiedono un accordo interinale, altri un accordo permanente.

In merito alla tempistica, non è ovviamente lo stesso portare in Aula le fondamenta di un accordo definitivo, ossia in altre parole un impegno da parte degli Stati Uniti a includere alcune proposte e misure precauzionali formulate dal Parlamento, oppure portare un nuovo accordo.

Se l’onorevole deputato mi sta chiedendo se sono in grado di portare un nuovo accordo in Aula entro un mese, la mia risposta è no. Qualora invece mi stia domandando se entro qualche mese siamo in grado di portare in Aula i risultati di un dialogo tra Stati Uniti e Parlamento, la cui partecipazione è estremamente importante, in maniera da poter valutare se abbiamo ragione nel pensare che l’accordo definitivo sarà nettamente migliore dell’attuale, la mia risposta è sì. A mio parere, questo è un risultato conseguibile.

Ciò è esattamente quanto chiedo. Pertanto non mi sto riferendo specificamente alla proposta della relatrice, che, lo ammetto, non ho esaminato attentamente questo pomeriggio dopo aver valutato il clima generale e gli svariati interventi e atti contro la firma dell’accordo interinale. Vorrei ribadire la convinzione che, stando così le cose, è molto più realistico chiedere all’Aula un termine diciamo di tre mesi per concederci il tempo di consolidare le basi di un accordo con gli Stati Uniti da discutere in Parlamento. In altre parole, tale accordo integrerebbe gli elementi che noi nell’Unione europea (Commissione, Consiglio e Parlamento) e negli Stati Uniti riteniamo che debbano essere contenuti nell’accordo definitivo successivamente negoziato.

Penso che in tali circostanze il dibattito odierno sarebbe radicalmente diverse.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert, relatore. – (EN) Signor Presidente, molto è stato detto. Vorrei sottolineare a beneficio dell’onorevole Busuttil e del presidente in carica del Consiglio, in particolare, che negando il consenso all’accordo interinale, non si compromette la sicurezza dei cittadini europei. Penso che sia estremamente scorretto usare tale elemento come forma di argomentazione. Altri strumenti giuridici restano disponibili per uno scambio di dati transatlantico mirato e, come ha affermato il collega Moraes, nessuno qui è moralmente superiore.

Per quanto concerne la lettera degli Stati Uniti, tale missiva è ovviamente apprezzata, non vi è dubbio in merito; tuttavia affermare che si darà ascolto, considerazione e risposta ai punti di vista del Parlamento è un po’ poco, non credete? Un atteggiamento alquanto “disimpegnato”. Si dichiara inoltre ciò varrà soltanto a condizione che l’attuale accordo interinale resti in vigore, il che a mio parere è un ricatto. Mi sto irritando e me ne dispiace. Questo dibattito però sta lentamente minando il mio sistema nervoso.

Il programma TFTP non è né può essere considerato coerente con le più forti tradizioni europee in materia di libertà civili. Deve essere visto, e voglio che questo sia riconosciuto, come deroga al diritto e alla prassi dell’Europa. L'ho detto prima e voglio che lo si ribadisca di nuovo con chiarezza, come anche voglio aggiungere che nessuno nutre dubbi in merito alla necessità di una cooperazione ininterrotta e più intensa tra Stati Uniti e Unione europea, sebbene l’Unione e i suoi Stati membri, in particolare in sede di Consiglio, debbano dare prova di maggiore determinazione nella definizione dei loro obiettivi. Al riguardo, Parlamento e Consiglio non sono ancora in sintonia.

Infine, vorrei sottolineare che è soltanto una questione di responsabilità europea, e occorre trovare una soluzione europea. Paesi Bassi e Belgio non possono finire con l’essere le “vittime” di tutto questo. Ho ascoltato con attenzione le vostre dichiarazioni, la richiesta di più tempo, e sono disposta a riferire tale richiesta alla Conferenza dei presidenti, ma non mi avete fornito le rassicurazioni che desideravo: tutto troppo vago. A ogni modo, riferirò come ho detto la richiesta alla Conferenza dei presidenti che si riunirà più tardi nel corso del pomeriggio..

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 10 febbraio 2010.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo è importante, ma non a qualunque costo. L’accordo con gli Stati Uniti sul trasferimento di dati finanziari si riduce piuttosto ad aprire e leggere la posta personale di tutti i cittadini europei o a monitorarne tutti gli scambi e-mail con il pretesto che è probabile che i terroristi si spediscano lettere o messaggi elettronici. L’accordo di cui stiamo parlando non garantisce il rispetto per i dati personali e ancora meno l’uso che ne se può fare. Il rischio di interferire con la vita privata di milioni di cittadini innocenti o nelle transazioni finanziarie perfettamente legali delle imprese europee semplicemente per obbedire agli ordini di un’amministrazione è inaccettabile. Ricordo ancora il caso “Echelon”, il sistema di ascolto asseritamente destinato a fini militari e di sicurezza, che si è poi rivelato un allarmante sistema di spionaggio commerciale e politico potenziale rivolto contro gli alleati. Possiamo accettare uno scambio, vale a dire un trasferimento reciproco di dati mirati su richiesta di un’autorità giuridica in uno specifico contesto. Sicuramente vogliamo aiutare SWIFT a uscire dall’impasse tecnica che gli impedisce di compiere soltanto trasferimenti di masse di dati. Tuttavia, questo accordo per noi è inaccettabile.

 
  
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  Indrek Tarand (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Stiamo raccomandando ai colleghi di votare contro questa relazione allo scopo di offrire al Consiglio e alla Commissione l’opportunità di apportare qualche aggiustamento, modificando in tal modo la loro posizione. Speriamo vivamente che colgano tale opportunità. Per il resto la Francia ha appena deciso di inviare una nave da guerra classe Mistral in Russia; pensiamo che rimpiangerà sinceramente tale azione.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR), per iscritto. – (PL) La minaccia del terrorismo non si sta minimamente riducendo. Il recente tentativo da parte di un dinamitardo suicida di far saltare un aereo in volo dall’Europa agli Stati Uniti dimostra che vi sono persone pronte a uccidere centinaia di innocenti nel nome di convinzioni fanatiche. Sarebbe tuttavia un errore interpretare gli atti di terrore esclusivamente come gesti di individui ridotti alla disperazione perché dietro tutti i terroristi si cela un’organizzazione che li ha formati, ha fornito loro esplosivi e li ha finanziati. Il terrorismo deve essere ben organizzato per sopravvivere e, a tal fine, gli occorre essenzialmente denaro. Non dobbiamo venir meno al nostro impegno di rintracciare i movimenti finanziari e stabilire la fonte utilizzata per sostenere il terrorismo. Lo scambio efficiente di informazioni tra governi e l’assistenza reciproca nell’identificazione di organizzazioni e soggetti sospetti sono elementi di importanza fondamentale per garantire la sicurezza dei nostri cittadini. Dovremmo compiere ogni sforzo per garantire che l’accordo definitivo garantisca la necessaria protezione dei dati personali.

Non dobbiamo dimenticare però che il nostro obiettivo primario dovrebbe essere arginare il terrorismo perché il terrorismo è ancora una minaccia concreta, anche in Europa. Quando parliamo di sicurezza, i giochi politici andrebbero messi da parte. Il Parlamento europeo non dovrebbe fare sfoggio della sua autorità respingendo l’accordo interinale con gli Stati Uniti sul trattamento dei dati di messaggistica finanziaria perché tale accordo migliora la sicurezza del nostro continente.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS
Vicepresidente

 
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