3. Accordo quadro, concluso da HOSPEEM e FSESP, in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario (discussione)
Presidente. − L'ordine del giorno reca la discussione sulla proposta di risoluzione presentata dagli onorevoli Lynne e Berès, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla proposta di direttiva del Consiglio che attua l’accordo quadro, concluso da Hospeem ed FSESP, in materia di prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario (B7-0063/2010).
Elizabeth Lynne, autore. − (EN) Signor Presidente, tra gli operatori sanitari, in tutta l’Unione europea, si registrano oltre un milione di ferite da punture di aghi evitabili all’anno. Molte delle persone che si feriscono, e loro famiglie, sono costrette ad attese strazianti prima di scoprire se hanno contratto un’infezione trasmissibile per via ematica, come l’HIV o l’epatite C.
I rischi di infezione conseguenti a un incidente simile non sono trascurabili. Gli esperti segnalano che le possibilità di infezione sono 1 su 3 per l’epatite B, 1 su 30 per l’epatite C e 1 su 300 per l’HIV. Si prenda il caso di Juliet Young; Juliet era un’infermiera ed è deceduta nel 2008, sette anni dopo aver contratto l’HIV in un ospedale londinese, durante un prelievo di sangue da un paziente infetto. Juliet si punse accidentalmente il pollice con l’ago che le era scivolato mentre stava effettuando il prelievo. Un altro esempio è il caso di un’assistente odontoiatrica che lavorava in un carcere; si punse con un ago che era stato utilizzato su un carcerato affetto da epatite A, B, e C e positivo all’HIV. Provate a immaginare la sua straziante attesa; oggi ha scoperto di aver contratto l’epatite C. Questa infermiera, e molti altri come lei, stanno portando avanti un’incessante campagna su questo argomento.
Io sono stata coinvolta per la prima volta nel 2004, quando feci visita a un ospedale nella mia circoscrizione su iniziativa di Health First Europe; dopodiché, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids il 1° dicembre dello stesso anno, presentai una mostra con l’onorevole Hughes in questo Parlamento. Operatori sanitari provenienti da tutta l’Unione europea ci fecero visita, qui in Parlamento, pregandoci disperatamente di aiutarli. Chi tra voi ha avuto l’opportunità di incontrare quegli infermieri e altri operatori sanitari, non poté fare a meno di commuoversi per la loro situazione. Nel 2006 abbiamo approvato una risoluzione del Parlamento sulla protezione degli operatori sanitari europei dalle infezioni trasmissibili per via ematica in seguito a ferite da puntura d’ago; nella risoluzione richiedevamo alla Commissione di presentare entro tre mesi una proposta di legge che modificasse la direttiva 2000/54/CE in materia di esposizione agli agenti biologici. Questa proposta non si è mai concretizzata, ma l’onorevole Hughes e io non ci siamo arresi.
Io ho personalmente modificato numerose relazioni e risoluzioni che chiedevano l’adozione di iniziative, ho sollevato in plenaria questo problema una decina di volte e ho presentato innumerevoli interrogazioni parlamentari. A seguito di riunioni con il commissario Špidla, nel 2008 ci fu detto che la Commissione stava stilando una proposta e che eravamo in procinto di conseguire il nostro obiettivo. Tuttavia, all’ultimo minuto, la proposta fu bloccata perché le parti sociali promisero che avrebbero tentato, alla fine, di giungere a un accordo, con nostro grande disappunto.
Le parti interessate infine giunsero a un accordo globale sui requisiti necessari nell’estate del 2009, accordo che la mia risoluzione appoggia caldamente. Il Consiglio deve adottare con urgenza la direttiva proposta in modo che la Commissione possa garantirne il recepimento in modo efficace e senza indugi. Gli operatori sanitari di tutta Europa contano su di noi e non possono più aspettare, non possono continuare a rischiare la propria incolumità. E’ giunto veramente il momento di agire con decisione.
Stephen Hughes, autore. − (EN) Signor Presidente, questa è un’importante normativa in materia di sanità e di sicurezza. Elizabeth ha delineato il contesto in cui è maturata. La sua incubazione è durata molto tempo: sei anni dalle prime riunioni, come ha ricordato. E’ positivo che il commissario Andor sia qui con noi stamattina, ma è un peccato, per così dire, che non ci sia il commissario Špidla. Noi lo abbiamo spesso criticato qui in quest’Aula, ma avremmo potuto congratularci con lui questa mattina per aver preso l’iniziativa di presentare questa proposta sulle ferite da punture d’ago, da taglio o da punta.
Ci è voluto del tempo per convincerlo. I suoi servizi, in effetti, continuavano a consigliargli di non agire, sostenendo che la direttiva concordata nel 2000 sulla tutela dei lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione agli agenti biologici e gli elementi di valutazione del rischio della direttiva quadro del 1989 fossero sufficienti a prevenire quel tipo di ferite, ma alla fine abbiamo convinto gli stessi servizi che, con un milione di ferite l’anno, c’era chiaramente qualcosa che non andava. Serviva una specifica normativa che affrontasse il problema, come esiste negli Stati Uniti e in parti della Spagna, con notevole successo.
Alla fine il commissario ha deciso di agire e nel 2008, come ha raccontato la mia collega, ha presentato una proposta di modifica alla direttiva 2000, ma Hospeem e FSESP, i sindacati della pubblica amministrazione, hanno comunicato la loro intenzione di formulare un accordo. E lo hanno effettivamente formulato. Sono lieto che lo abbiano fatto. Si tratta di un buon accordo, anche se un po’ ambiguo sotto alcuni aspetti. E’ per questo che ho presentato una modifica, concordata in sede di commissione per l’occupazione, richiedendo alla Commissione di pubblicare una guida di accompagnamento alla direttiva, al fine di assicurarne un recepimento armonioso e uniforme nella legislazione di tutti gli Stati membri.
Noi sosteniamo appieno la proposta di direttiva avanzata dalla Commissione e comprendiamo che non è possibile ritoccare l’accordo tra le parti sociali. Né noi né il Consiglio possiamo modificarlo: l’accordo appartiene a loro. Tuttavia, la parte più importante dell’accordo, l’articolo 6, che riguarda l’eliminazione, la prevenzione e la tutela, contiene purtroppo alcune ambiguità in merito alla valutazione dei rischi, nella fattispecie quali elementi di prevenzione devono attuare i datori di lavoro e quando.
Se tale ambiguità non sarà risolta, si rischia una notevole variabilità nell’applicazione della direttiva. E’ per questo motivo che chiediamo che la Commissione produca orientamenti attuativi che aiutino i datori di lavoro a comprendere i rischi e le necessarie misure preventive volte ad assicurare una coerente applicazione della direttiva.
Le ferite da punture d’ago sono la forma più comune e pericolosa di ferite di tipo medico da punta o da taglio. Ogni volta che si utilizza un ago cavo internamente su un paziente, si rischia una ferita da puntura d’ago che potrebbe provocare una grave infezione nell’operatore sanitario perché la cavità interna incamera il sangue o altri fluidi corporei del paziente.
Esiste un’enorme mole di prove indipendenti che dimostrano che una migliore formazione, prassi di lavoro più sicure e l’utilizzo di apparecchi medicali con meccanismi di sicurezza integrati sono in grado di prevenire la maggior parte delle ferite da puntura d’ago. E’ necessario adottare tutti questi provvedimenti, non solo uno o due: queste misure sono tutte necessarie.
Gli studi hanno anche dimostrato che la mancata applicazione di uno qualunque di questi tre elementi ne riduce sensibilmente l’effetto. Analogamente, i tentativi di adottare apparecchiature mediche con meccanismi di sicurezza solo in determinate aree e su alcuni pazienti non sarebbe né pratico, né efficace.
Nei paesi in cui è in vigore una legislazione efficace come negli Stati Uniti, in Canada e in parti della Spagna, è assolutamente obbligatoria l’applicazione di tutti e tre gli elementi per prevenire le ferite da puntura d’ago. Non è un caso che tutti concordino su questo punto; è quindi l’ambiguità contenuta nell’articolo 6 che cerchiamo di risolvere con la pubblicazione della guida.
Liz ha ricordato il trauma che si trovano ad affrontare le vittime di ferite da punture d’ago. Nel corso dei sei anni in cui ci siamo dedicati a questa problematica, ho conosciuto persone che hanno subito ferite di questo tipo: vorrei presentarvi il loro trauma. Ho conosciuto un medico che ha smesso di esercitare la professione medica a causa di una ferita da puntura d’ago, un’altra persona che ha contratto l’HIV pungendosi con un ago. Ho conosciuto persone che hanno scoperto di non essere infette, ma solo dopo mesi di incertezza sul possibile esito degli esami. Ho anche conosciuto spazzini e guardie carcerarie che hanno subito lo stesso tipo di ferite; questi ultimi non sono coperti dall’accordo. Ecco un altro ambito a cui occorre pensare in futuro.
Si tratta comunque di un buon accordo e ritengo che, con una buona guida di accompagnamento per garantirne un’applicazione uniforme in tutta l’Unione europea, avremo fatto tutti un buon lavoro, riducendo radicalmente, si spera, la cifra di un milione di ferite da puntura d’ago ogni anno.
László Andor, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Parlamento per aver lavorato a questa tematica. In particolare, desidero ringraziare la relatrice, l’onorevole Lynne, per il suo eccellente lavoro di formulazione della proposta di risoluzione basata sulla proposta della Commissione e per gli sforzi che ha compiuto nell’arco di alcuni anni per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro degli operatori del settore ospedaliero e sanitario.
So bene che quest’Aula si interessa da tempo all’argomento. La risoluzione del Parlamento del 24 febbraio 2005 sulla promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro chiedeva una revisione della direttiva 2000/54/CE relativa agli agenti biologici sul lavoro. Quindi, nel luglio 2006, il Parlamento adottò una risoluzione che chiedeva alla Commissione di presentare una proposta di direttiva che modificasse tale direttiva.
In risposta al Parlamento europeo, la Commissione ha avviato una consultazione delle parti sociali europee suddivisa in due fasi, in accordo con le disposizioni del trattato. A seguito delle consultazioni, due organizzazioni sindacali europee attive nel settore ospedaliero e sanitario, l’Associazione europea dei datori di lavoro del settore ospedaliero e sanitario (Hospeem) e la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (FSESP), hanno negoziato con successo un accordo quadro nel luglio del 2009. Come sapete, la proposta della Commissione mira ad attuare tale accordo.
Sappiamo tutti che le ferite da aghi e da altri oggetti taglienti rappresentano uno dei rischi più diffusi e più gravi per gli operatori sanitari europei, soprattutto in alcuni reparti e attività, come i pronto soccorso, i reparti di terapia intensiva e la chirurgia. Sono molto lieto di constatare che la vostra risoluzione riconosca alla proposta della Commissione di toccare i punti principali della risoluzione del Parlamento del 6 luglio 2006. Era infatti intenzione della Commissione inserire quei punti nell’accordo.
Concordo con voi anche sul fatto che l’entrata in vigore del presente accordo rappresenta un importante contributo alla tutela degli addetti al settore ospedaliero e sanitario. Grazie a questo accordo, e auspicabilmente con l’imminente adozione da parte del Consiglio della proposta di direttiva, gli operatori di quei settori beneficeranno di un approccio integrato che detta strategie in materia di valutazione e prevenzione dei rischi, formazione, informazione, sensibilizzazione ecc.. Tali provvedimenti, che contengono anche i requisiti minimi, non solo sono encomiabili, ma sono soprattutto assolutamente necessari.
Permettetemi di concludere ringraziandovi ancora una volta per il vostro sostegno alla proposta della Commissione, che spero il Consiglio adotti a breve.
Raffaele Baldassarre, a nome del gruppo PPE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è già stato ribadito, le ferite provocate da aghi e da altri strumenti taglienti figurano tra i rischi più comuni in cui incorre il personale sanitario in Europa, e rappresentano quindi un gravoso problema sia per la sanità, sia per la società in generale.
La presente proposta della Commissione ha lo scopo di consentire al Consiglio di attuare l'accordo quadro siglato dall'Associazione dei datori di lavoro nel settore ospedaliero e dalla Federazione sindacale europea dei servizi pubblici.
L'accordo ha l'obiettivo sostanziale di assicurare una maggiore protezione ai lavoratori dal rischio di ferite provocate da tutti gli oggetti taglienti o acuminati utilizzati in medicina. Pertanto, questa intesa rappresenta un importante passo avanti verso un innalzamento della sicurezza nel settore ospedaliero. Come noi tutti conveniamo, le conseguenze da ferite da taglio possono essere gravissime e causare la diffusione di malattie quali l'epatite virale e l'AIDS.
Ciò premesso, mi preme sottolineare l'esigenza di un apporto integrato e allo stesso tempo realistico a questo problema. In tal senso, ritengo opportuno che i vincoli amministrativi, finanziari e giuridici derivanti dall'accordo non risultino eccessivi e quindi tali da pregiudicare lo sviluppo delle piccole e medie imprese operanti nel settore sanitario, che altrimenti potrebbero avere serie difficoltà ad adeguarsi ai termini dell'accordo, dell'intesa.
Altrettanto condivisibile, inoltre, appare la possibilità prevista per gli Stati membri – io aggiungo, auspicabile, oltre che prevista – di adottare disposizioni e misure più efficaci di quelle contenute nell'accordo ai fini della protezione dei lavoratori.
Infine, si chiede alla Commissione di vigilare sull'applicazione del presente accordo e di informarne regolarmente il Parlamento, che di questa materia si è spesso interessato, in modo da garantire un adeguato monitoraggio dell'intesa e valutare esaustivamente la necessità di eventuali future rettifiche.
Alejandro Cercas, a nome del gruppo S&D. – (ES) Signor Presidente, desidero iniziare congratulandomi con la mia collega, l'onorevole Lynne, per l’eccellente lavoro svolto in seno alla nostra commissione, per la sua capacità di conciliare tutti i punti di vista e per il suo operato durante tutto questo tempo.
Vorrei congratularmi inoltre con il commissario Andor. Questo è il suo secondo giorno, signor Commissario, e il suo è stato un buon inizio, a fronte delle sue responsabilità. Ora vi è anche una seconda direttiva in materia di microfinanziamento di cui questa Assemblea si occupa da tempo. Tra due giorni lei avrà l’onore di risolvere due problemi che creeranno nuove straordinarie opportunità per molti europei. Ringrazio anche il commissario Špidla per l’aiuto che ci ha dato su questo punto.
Siete già stati messi a conoscenza di queste problematiche e non sprecherò troppo tempo a ricordare che l’accordo quadro rappresenta uno strumento giuridico fondamentale per gli operatori sanitari. Essi sono coinvolti in oltre un milione di incidenti l’anno, con gravi rischi per la loro salute, come infezioni virali, epatite C, AIDS e così via. Questo rischio tuttavia non interessa solamente gli operatori sanitari, ma anche i pazienti ospedalieri e le loro famiglie. In pratica, milioni di europei saranno meglio tutelati con l’introduzione di questo strumento.
Abbiamo ottenuto questo risultato grazie a un lungo viaggio intrapreso da quest’Assemblea, che ha bussato alle porte della Commissione e del Consiglio, senza dimenticare l’eccellente lavoro svolto dall’onorevole Hughes nel corso di tutta questa lunga procedura.
Forse posso spiegare brevemente perché gli eurodeputati socialisti oggi sono molto soddisfatti. Ritengo che oggi sia il giorno più adatto per sottolineare alcuni punti.
In primo luogo, l’importanza della salute e della sicurezza sul lavoro. E’ fondamentale creare ambienti di lavoro con il massimo grado di sicurezza per i lavoratori, per le famiglie e per i cittadini. In termini umani, abbiamo già descritto tutte le implicazioni di questo tipo di ferite per gli operatori e i cittadini, ma esistono anche implicazioni economiche. Qualche giorno fa in quest’Aula, l’Agenzia di Bilbao ci ha parlato di alcune campagne che organizza per promuovere la salute e la sicurezza, svelandoci anche studi economici che dimostrano che in Australia, per esempio, gli incidenti e le malattie costano oltre il 6 per cento del PIL dell’economia nazionale. Qual è il prezzo da pagare per una previdenza sociale carente? Qual è il prezzo da pagare per una scarsa igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro? Si tratta di investire in capitale umano, in civiltà e nell’economia.
In secondo luogo, l’importanza della prevenzione, perché prevenire è meglio che curare. Occorre agire prima che si verifichino gli incidenti, al fine di prevenirli. La prevenzione, un tema complesso, che richiede maggiore sensibilizzazione, informazione, formazione e monitoraggio di tutte le attività.
In terzo luogo, è essenziale ricordare l’importanza delle parti sociali e dei sindacati. Senza di loro questo accordo quadro non si sarebbe di certo concretizzato, né esisterebbe alcun tipo di prevenzione. Talvolta la gente critica i sindacati sostenendo che sono un costo per la società, ma dimentica gli enormi vantaggi che essi offrono, in quanto promuovono l’introduzione di importanti politiche nei luoghi di lavoro, come quelle contenute nell’accordo quadro.
Infine, devo ricordare l’importanza di quest’Assemblea, chiamata a difendere la propria posizione dinanzi all’opinione pubblica e dinanzi ad altre istituzioni comunitarie; senza il Parlamento questo accordo quadro non esisterebbe. Inoltre, la portata della cooperazione del Parlamento con la Commissione e il Consiglio è stata esemplare. Apprezzo il sostegno della presidenza spagnola e spero che costituisca un buon precedente per una nuova fase di cooperazione tra le nostre istituzioni.
Elizabeth Lynne, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, non avevo intenzione di usare il mio tempo di parola a nome del gruppo, bensì pensavo di frazionarlo e intervenire successivamente, ma sembra che questo non sia possibile nel caso di una risoluzione; perciò stamani mi hanno informata che sarei intervenuta ora. Ho quindi l’opportunità di ringraziare tutti i relatori ombra che non ho ancora ringraziato, nonché l’onorevole Hughes, che nel 2004 mi accompagnò nel nostro giro degli ospedali, assieme all’onorevole Bowis, eurodeputato conservatore. Noi tre, membri di partito, ci recammo negli ospedali per verificare in prima persona come stavano le cose, e ritengo che questo sia stato l’aspetto più importante.
In quest’Aula dobbiamo farci guidare dalle esigenze concrete di chi opera sul campo, ascoltando le infermiere, i medici e gli operatori sanitari: è stato fondamentale tenere conto delle loro opinioni. Stephen ha menzionato i criteri guida di attuazione; io desidererei sapere se, secondo voi, la Commissione intende proporre eventuali criteri guida di attuazione riguardanti questa tematica, che ritengo di grande importanza. Inoltre, mi stavo chiedendo se conosceste la tempistica che intendeva seguire il Consiglio, perché è cruciale che venga approvata in tempi brevi, considerato che, dopo tutto, gli operatori sanitari attendono da anni.
Nell’attesa non vogliamo registrare più ferite da puntura d'ago evitabili, ve ne sono state anche troppe negli ultimi anni. Un altro punto che è già stato sottolineato è che, benché questi provvedimenti riguardino per ora soltanto il settore della sanità, vorrei che fossero estesi anche ad altri settori, in particolare alle carceri. Ritengo essenziale tutelare anche gli agenti penitenziari. Molte sono gli aspetti importanti per questa specifica categoria di lavoratori, ma uno degli elementi chiave è costituito dagli aghi con cappuccio protettivo. Penso che, oltre a tutte le altre problematiche contenute nella risoluzione, sia importantissimo che quegli operatori sanitari non siano esposti a ferite da punture d'ago prevenibili.
Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare gli onorevoli Hughes e Lynne per il loro impegno su questa tematica ed esprimere il mio sostegno a questa campagna, anche se avremmo preferito fosse arrivata prima. Come è stato sottolineato, gli USA attuano una legislazione in materia già dal 2001 e una normativa simile esiste oggi anche in alcune parti dell’Unione europea; finalmente stiamo recuperando terreno, ma, naturalmente, non prima che molti altri siano direttamente coinvolti in incidenti simili.
In termini di rischi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che, mentre il 90 per cento delle esposizioni a questi pericoli si verificano nei paesi in via di sviluppo, il 90 per cento delle denunce di infezione sul lavoro si registrano negli Stati Uniti e nell’Unione europea. Sappiamo che esiste un grave problema di scarsità di denunce di ferite da punta o da taglio: le stime sono comprese tra il 40 e il 75 per cento, ovvero percentuali enormi. Ritengo pertanto positivo che, nell’accordo tra le parti sociali, l’articolo 11 parli del dovere di denuncia nel quadro di una cultura non colpevolizzante.
Penso che occorra anche chiedersi perché le persone non sporgano denuncia. Presumibilmente, questo è dovuto in parte al fatto che non comprendono i rischi o che temono le conseguenze (forse anche per la possibilità di trovare un’occupazione in futuro) della denuncia di questo tipo di ferite. Alcuni riferiscono infatti di verifiche inefficaci: in altre parole, anche quando la gente denuncia, non accade praticamente nulla.
Di sicuro non ricevono neanche l’assistenza medica di cui necessitano, per non parlare del supporto emotivo, oppure, in alcuni casi, non si offre loro un posto di lavoro alternativo qualora siano ritenuti un rischio per i pazienti dopo aver contratto malattie come l’HIV. Le ricerche in nostro possesso dimostrano che gli operatori sanitari che lavorano al di fuori degli ospedali hanno più probabilità di rimanere insoddisfatti della risposta fornita dai datori di lavoro al problema.
Si è discusso della portata di questa azione: naturalmente riguarda il settore sanitario, e siamo molto lieti che l’accordo interessi anche tirocinanti e terzisti. Non sono invece del tutto certa che si estenda anche agli addetti alle pulizie e desidererei ricevere chiarimenti in merito. Di sicuro però non interessa lavoratori che svolgono altre professioni a rischio; speriamo pertanto che gli Stati membri possano esaminare questo aspetto.
Gli obblighi di formazione sono importantissimi, e mi auguro che gli Stati membri li considerino seriamente: l’offerta e la frequenza di corsi di formazione devono essere rese obbligatorie, così come la formazione iniziale per tutto il personale nuovo o provvisorio, perché mi sembra che sia un’opinione diffusa che, dopo aver formato il personale una volta, non sia più necessario ritornare sull’argomento. Attualmente la formazione è carente anche laddove i datori di lavoro hanno attuato specifiche politiche in materia.
Un altro problema sollevato è quello dei costi. Si stima che le misure di formazione e prevenzione, ivi compresi dispositivi più sicuri, corrispondano a circa un terzo del costo delle ferite da punta o da taglio. Si tratta di risparmi importanti in tempi di ristrettezze economiche, oltre ad essere un fattore importante sia per le persone coinvolte, sia per i datori di lavoro, i quali potrebbero essere passibili di azioni legali qualora non prendessero provvedimenti per prevenire questo tipo di incidenti.
Oldřich Vlasák, a nome del gruppo ECR. – (CS) Onorevoli colleghi, l’accordo sulla prevenzione delle ferite da punta o da taglio è il primo della storia ad essere stipulato tra le parti sociali del settore. Considerato che le stime parlano di oltre un milione di casi di ferite da punta o da taglio all’anno negli ospedali europei, è superfluo che ci convincano che questo sia un passo nella giusta direzione, perché deve essere possibile prevenire queste ferite rispettando correttamente l’accordo. In pratica si contribuirà a creare un ambiente di lavoro sicuro e a proteggere gli operatori sanitari dalle infezioni trasmissibili per via ematica a seguito di ferite da punta o da taglio.
Benché notiamo alcune ambiguità negli esempi o nelle definizioni, credo che saranno adottate tutte le misure necessarie per ottenere più informazioni possibili dalle parti sociali; tutte le clausole sono state chiarite e l’accordo è stato quindi adottato dal Consiglio nella sua interezza.
Desidero evidenziare a questo punto che l’accordo tra datori di lavoro e dipendenti è, a modo suo, uno strumento giuridico europeo peculiare, che non ha eguali a livello nazionale nella maggioranza degli Stati membri. Questa forma di autoregolamentazione, in cui chi è interessato da un problema concorda una forma di regolamentazione giuridica tesa a risolverlo, a mio parere è un esempio di regolamentazione europea da imitare. La situazione è diversa rispetto a quella delle emissioni di CO2, dell’armonizzazione fiscale o della standardizzazione dei servizi pubblici, in cui le aziende e i rispettivi dipendenti sono tenuti ad attenersi passivamente a qualsiasi provvedimento escogitato da noi e dagli Stati membri, anche con costi per loro elevati.
Jiří Maštálka, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Onorevoli colleghi, vorrei iniziare ringraziando entrambi i relatori per il magnifico lavoro svolto nella redazione di questo documento. In qualità di medico, sono soddisfatto che noi parlamentari europei siamo consapevoli dell’urgente necessità di proteggere maggiormente gli operatori sanitari dalle ferite da punta o da taglio e che la normativa risponda a questa esigenza.
Sono inquieto piuttosto preoccupato per l’estrema lentezza con cui la Commissione sta procedendo. Sono trascorsi cinque anni da quando la Commissione europea è stata informata per la prima volta di questa importante tematica e quasi quattro anni da quando il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede una soluzione legislativa al problema dell’adeguata tutela degli operatori sanitari dell’Unione europea dalle infezioni trasmissibili per via ematica.
In qualità di membro della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, nella precedente legislatura ho collaborato con i miei colleghi, gli onorevoli Hughes e Lynn, e altri a questa risoluzione e sono deluso per i lunghi ritardi. Mi auguro che le misure proposte nella direttiva vengano adottate il prima possibile e vorrei chiedere che siano garantiti il prima possibile i massimi livelli di protezione e prevenzione per gli operatori sanitari.
Elisabeth Morin-Chartier (PPE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Lynne, onorevoli colleghi, vorrei dirvi quanto sono lieta che questa mattina sia stata approvata la proposta di direttiva sulla prevenzione delle ferite da punta o da taglio. Si tratta di una vera e propria problematica sanitaria che occorre regolamentare il prima possibile. Conosciamo tutti l’importanza e le tragiche conseguenze di questo tipo di ferite. Penso di dovervi confidare, signor Commissario, che confido nel fatto che lei garantirà una soluzione rapida a questo accordo, che ci farà compiere grandi passi avanti in questo ambito.
Vorrei ringraziare l’onorevole Lynne per il suo operato, e l’onorevole Hughes, perché è nostro compito di eurodeputati garantire la tutela dei cittadini europei. Nella fattispecie stiamo parlando dei professionisti della sanità, ovviamente (ne abbiamo discusso a lungo), degli addetti alle pulizie, sono stati menzionati anche gli agenti penitenziari, ma vorrei ricordare anche chi lavora nelle scuole e in tutti i settori della medicina scolastica. Al di là di questo, ritengo occorra educare tutti i nostri cittadini affinché non facciano correre inutili rischi agli operatori sanitari o ai lavoratori che maneggiano successivamente gli oggetti taglienti.
Tengo a dire che, oltre ai relatori che si sono impegnati in questo campo, noi eurodeputati ci mobiliteremo con decisione affinché questi testi vengano effettivamente applicati in tutti gli Stati membri e dovremo essere tenuti costantemente aggiornati in merito alla loro attuazione. Questo è il nostro impegno, la nostra responsabilità, qualcosa che dovrebbe essere veramente popolare e condiviso da tutti.
Sylvana Rapti (S&D). – (EL) Signor Presidente, desidero ringraziare i deputati più anziani – dato che questo è il mio primo mandato – i miei colleghi deputati, gli onorevoli Hughes e Lynne, nonché il relatore e i relatori ombra, perché sono giunta nell’ultima parte del lavoro su una tematica che, in un certo qual modo, interessa anche me personalmente.
Mio marito è medico e qualche anno fa si è infettato con un ago. Conosco perfettamente l’ansia provata dalla famiglia di un operatore ospedaliero che si ferisce con un oggetto tagliente. I giorni trascorsi nell’attesa dei risultati sono stati molto difficili.
Vorrei quindi rinnovarvi il mio ringraziamento per il lavoro svolto ed esprimere la mia soddisfazione perché, per la prima volta, un’associazione di datori di lavoro e un’associazione di lavoratori hanno unito le proprie forze giungendo a un accordo, che ci ha consentito di stilare questa proposta di risoluzione.
Penso che l’Unione europea stia raggiungendo davvero i suoi obiettivi e stia prendendo decisioni con i suoi cittadini, per i suoi cittadini. Ricordo un dato ripetuto da altri deputati, ma penso sia importante citarlo e menzionarlo sempre: ogni anno si registrano un milione di ferite da taglio o da punta.
Non si può non sottolineare il ruolo del Parlamento europeo, che si occupa seriamente di questa tematica dal 2005. Data, d’altra parte, la carenza di personale – carenza particolarmente preoccupante in Grecia – desidero evidenziare che dobbiamo garantire che questa risoluzione, questa direttiva sia applicata con grande rapidità.
Si tratta di una decisione che darà un contributo pratico al raggiungimento degli obiettivi sociali dell’Unione europea, tra cui va ricordato l’incremento dell’occupazione. Ricordo a quest’Aula che la Commissione europea ha detto di recente al Parlamento, per voce del suo presidente rieletto, che uno dei settori in cui intende investire sono le posizioni impiegatizie.
Il mio invito è a salvare vite umane, sia letteralmente che metaforicamente, creando posti di lavoro di qualità in un momento economico e sociale tanto difficile.
Concludendo, vorrei porgere i migliori auguri al nuovo commissario per il suo lavoro e, se posso, vorrei dichiarare quanto segue: il nostro collega, l’onorevole Cercas, un politico di grande esperienza, ha detto in precedenza che spera che partirete e procederete con il piede “giusto”, ovvero il destro. Spero invece che partirete e procederete con il piede “sinistro” e lo dico perché l’aspetto che avrà il volto sociale dell’Europa è fondamentale.
Occorre concentrarsi sui lavoratori, per il bene dei cittadini europei.
Licia Ronzulli (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io porterò un'esperienza personale. Lavoro in ospedale da quindici anni e per un periodo ho lavorato proprio come operatrice sanitaria in un'area critica come la sala operatoria.
A me personalmente è capitato di pungermi con aghi e strumenti potenzialmente infetti. Quindi, come diceva la collega Rapti, ricordo ancora l'ansia provata nell'aspettare l'esito degli esami, ma soprattutto come vivevo il periodo cosiddetto "finestra" che intercorre tra la potenziale contaminazione e l'ipotetica manifestazione della malattia.
Proprio per questo vissuto, credo sia necessario votare questa risoluzione che dà finalmente valore giuridico all'accordo in termini di sicurezza e protezione, stabilendo standard minimi per tutti gli operatori sanitari.
Il settore sanitario rappresenta il 10% della forza lavoro nell'Unione europea e si stimano per la precisione 1.200.000 casi l'anno di punture accidentali, con una conseguente graduale demotivazione e molte volte abbandono della professione dell'operatore sanitario. L'Organizzazione mondiale della sanità stima inoltre che il 2,5% dei casi possano sieroconvertirsi in HIV e nel 40% dei casi nelle diverse forme di epatite B ed epatite C.
Proprio per i gravi e numerosi rischi che si corrono quotidianamente troppo spesso, la professione sanitaria è considerata poco attrattiva, tanto da subire una carenza di personale negli ultimi anni. Inoltre, considerevole è il costo, come è già stato ricordato qui, per le singole strutture sanitarie chiamate a fronteggiare le situazioni di stress alle quali è sottoposto l'operatore sanitario nei diversi periodi di controllo, gli esami diagnostici che si protraggono come da protocollo per almeno sei mesi dagli incidenti, nonché i costi legati al professionista che purtroppo ha contratto la malattia.
In conclusione, per non sottodimensionare il problema, quando il rischio di incidente è evitabile o riducibile, è necessario e doveroso che si approntino tutte le misure preventive disponibili. In particolare, è doveroso che il datore di lavoro le predisponga, come è doveroso anche che il lavoratore le rispetti.
Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) Signor Presidente, stiamo trattando un problema che è divenuto uno dei più gravi per il settore della sanità. Vi riporto alcuni dati statistici: nell’Unione europea, ogni anno si verificano purtroppo un milione di punture accidentali; negli Stati Uniti, la cifra si aggira attorno ai 380 000 casi, ma gli stessi americani affermano che sia sottostimata. Naturalmente, va sottolineato che la questione riguarda gli operatori sanitari, ma anche i pazienti sono esposti allo stesso rischio. In questi casi, e qui dobbiamo essere franchi, ci troviamo di fronte al problema delle ingenti somme che gli ospedali sono costretti a versare a titolo di risarcimento. E’ chiaro, come hanno già precisato altri oratori, che la prevenzione è assolutamente fondamentale in questo ambito, perché è sempre molto meno costosa delle cure.
La risoluzione, a mio parere, merita tutto il nostro sostegno. E’ una risposta alle attese espresse dal settore sanitario e la sua importanza è cresciuta con l’aggravarsi del problema. Anche la questione dei risarcimenti si sta complicando, in quanto sia gli operatori sanitari sia i pazienti stanno presentando richieste di risarcimento. Neppure l’aspetto finanziario va sottovalutato. Il mio gruppo politico, a nome del quale intervengo, appoggia la proposta di risoluzione e credo che in questo modo riusciremo a raccogliere quella che in realtà è una sfida del nostro tempo e a soddisfare le esigenze dei consumatori e degli operatori del settore della sanità in tutti i paesi dell’Unione europea.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signor Presidente, prendo la parola oggi per ringraziare tutti i relatori e tutti coloro che hanno animato questa discussione.
A volte diciamo che l’Europa deve avvicinarsi ai propri cittadini. Con questa discussione, siamo certamente riusciti a farlo. Stavo discutendo con un amico mio coetaneo, un medico che ha appena concluso gli studi, e quando gli ho detto di questo dibattito, mi ha confidato, con grande soddisfazione, che lo riteneva assolutamente fondamentale e che dovevamo cercare di spiegare a tutti gli europei quanto stavamo facendo. E’ importante prevenire e informare gli operatori ospedalieri dei rischi che corrono. In effetti è assolutamente fondamentale spiegare a tutti che, quando si lavora con orari così lunghi, quando gli spazi sono ristretti, quando il numero dei pazienti è molto alto, è fondamentale che queste persone siano in grado di adottare almeno i principali provvedimenti richiesti.
Negli ospedali abbiamo bisogno di personale in buona salute affinché noi, ogni volta che ci troviamo nel ruolo di pazienti, possiamo usufruire della loro assistenza e delle migliori cure possibili.
Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signor Presidente, l’obiettivo della nostra politica deve essere quello di creare un ambiente che garantisca la qualità della vita più alta possibile per i cittadini dell’Unione europea. Una delle principali sfide che siamo chiamati ad affrontare di questi tempi è la conservazione e la creazione di posti di lavoro, senza tuttavia tralasciare il nostro dovere di garantire che tali posti di lavoro non provochino malattie, né mettano a repentaglio la salute. E’ per questo che la prevenzione, le cure sanitarie e la sicurezza del posto di lavoro sono essenziali.
Credo fermamente che l’attuazione di questa direttiva, che effettivamente attendiamo da tempo, creerà le condizioni adatte per rendere più sicuri i posti di lavoro in ogni ambito della sanità, dove il personale è chiamato ogni giorno ad affrontare rischi come questi. Penso sia nell’interesse di tutti i cittadini europei attuare tutto questo il più rapidamente possibile.
László Andor, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, prima di tutto vorrei dire che sono lieto che questa proposta goda di un sostegno così ampio in Parlamento. Mi rincresce che la procedura sia durata più delle attese, ma vorrei dire che sono assolutamente convinto dell’importante ruolo del dialogo sociale: dobbiamo rispettare il parere delle parti sociali. Questo non solo consolida la legittimità di una decisione, ma contribuisce anche alla sua attuazione, perché chi partecipa alla creazione di una nuova normativa è più interessato al suo successo. E’ importantissimo.
Sappiamo già che esiste un documento di lavoro tra le parti sociali relativo al chiarimento dell’accordo quadro e alla sua attuazione, pertanto speriamo – e penso che possiamo contarci – che questo rivestirà un ruolo importante nella fase di completamento in seno al Consiglio, rispondendo ad alcune delle preoccupazioni in sede di attuazione. A parte questo, vi è anche un certo interesse al seguito da dare sul lungo periodo, che è molto importante anche per monitorare il successo futuro della nuova direttiva.
Vorrei richiamare la vostra attenzione sul testo, nel quale si afferma che le parti firmatarie riesamineranno l’applicazione dell’accordo a cinque anni dalla decisione del Consiglio, qualora lo richieda una delle parti. In altre parole, è essenziale che il monitoraggio dell’attuazione e delle variazioni nella frequenza di tali ferite costituisca il punto di partenza, qualora una delle parti desideri cogliere quest’opportunità.
Infine, permettetemi di dire, oggi che è soltanto il secondo giorno di insediamento della nuova Commissione – come qualche oratore ha sottolineato nel suo intervento – che in realtà è molto importante che la Commissione dedichi maggiore attenzione ai dimenticati d’Europa, a quelle classi di età o a quelle professioni che non riescono a fare udire tanto facilmente la propria voce e che in passato sono stati a volte ignorati o messi ai margini.
Il settore della sanità è ovviamente un settore importante, che merita grande dedizione e attenzione. Il punto non è soltanto che i lavoratori del settore ospedaliero e sanitario sono esposti alle ferite da punta o da taglio e alle infezioni: sappiamo tutti che lavorano molte ore consecutive. Dobbiamo però adottare un approccio ad ampio raggio quando analizziamo gruppi come questo, soprattutto in tempi di crisi, nei quali l’atteso consolidamento fiscale si ripercuoterà sulle condizioni di lavoro di queste persone. Per questo motivo si tratta di un punto deve rappresentare una priorità nella nostra agenda, così come lo è nella mia.
Presidente. − Grazie, signor Commissario. Sono certo che tutti noi siamo grati ai promotori di questa discussione. Speriamo che le cose migliorino.