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Procedura : 2010/2601(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0171/2010

Discussioni :

PV 11/03/2010 - 12.1
CRE 11/03/2010 - 12.1

Votazioni :

PV 11/03/2010 - 13.1

Testi approvati :

P7_TA(2010)0066

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 11 marzo 2010 - Strasburgo Edizione GU

12.1. Il caso di Gilad Shalit
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione circa casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 122 del regolamento), iniziando dal caso di Gilad Shalit (quattro(1) proposte di risoluzione).

 
  
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  Bastiaan Belder (IND/DEM), autore. − (NL) Signor Presidente, grossomodo alle 8 di questa mattina, qui, in Parlamento, ho consultato il sito web dedicato a Gilad Shalit e un fatto doloroso ha immediatamente catturato la mia attenzione: per 1355 giorni, 3 ore, 12 minuti e 37 secondi, a Gilad, sequestrato, è stato negato ogni contatto con suo padre, sua madre, suo fratello e sua sorella. Tuttavia, lo stesso sito web cita anche un passaggio del libro di Geremia: “C’è speranza per la tua discendenza”, dice l’Eterno; “i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini”. Noam Shalit, con noi qui oggi, ripone la sua speranza e la sua fiducia in questo Parlamento, come nel Dio di Israele, per ottenere la liberazione del suo adorato figlio.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi dibattiamo il caso di Gilad Shalit. Durante una riunione speciale con la delegazione israeliana ieri pomeriggio, ho già assicurato a Noam Shalit che la sua causa, il rilascio di Gilad Shalit, è anche la nostra. Facciamo in maniera che questa discussione e questa risoluzione ne siano chiari segni, il che ovviamente richiede un seguito da parte dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri. Ieri mattina ho parlato di questo personalmente con la baronessa Ashton. Il caso di Shalit è la nostra causa, una causa europea.

Onorevoli colleghi, vi invito a restare fedeli a questa causa anche nell’immediato futuro. Conto su di voi. Lasciamo che l’Europa faccia la differenza in Medio Oriente. Insieme a Noam Shalit e alla sua famiglia, attendiamo con ansia che si compia per Shalit la preghiera rabbinica, salmo 126, versetto 1: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare”.

 
  
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  Frédérique Ries, autore. − (FR) Signor Presidente, signor Commissario, Gilad Shalit aveva 19 anni quando è stato rapido in un attacco sferrato da Hamas in prossimità di Gaza; non a Gaza, ma in Israele, in un kibbutz dove era di stanza la sua unità.

Da quasi quattro anni questo giovane vive in una cella senza il diritto di ricevere visite, medici, avvocati, lettere. Nessun processo. Nessuna convenzione di Ginevra per lui. Nulla. Questo giovane erroneamente definito un soldato sta semplicemente portando a termine il servizio militare, come tutti i giovani del suo paese.

E’ un ragazzo piuttosto schivo, come suo padre peraltro, che abbiamo incontrato in varie occasioni e oggi abbiamo il piacere di accogliere nuovamente in questa Camera, un ragazzo che amava la matematica e il calcio, un giovane che sarebbe tornato alla vita civile se, ovviamente, non avesse vissuto, come ormai da quattro anni, in un tugurio, tagliato fuori dal resto del mondo e dalla sua famiglia.

Signor Commissario, questo pomeriggio non voglio parlarle di politica; non voglio parlarle di Medio Oriente, conflitti, negoziazioni o scambi di prigionieri. Il nostro Parlamento è oggi unanime nel chiederle aiuto per un giovane, un giovane israeliano, un giovane francese, un giovane europeo, affinché possa tornare a causa.

Per questo, insieme ai coautori della risoluzione e ai membri di sei partiti politici, gli onorevoli Essayah, Cohn­Bendit, Howitt, Tannock e Belder, che è intervenuto poc’anzi, scrivo oggi alla baronessa Ashton.

Rivolgiamo alla baronessa Ashton un accorato appello affinché, recandosi in Israele e a Gaza il prossimo mercoledì, eserciti tutta la sua influenza nel chiedere la liberazione di Gilad Shalit, quell’influenza che le conferisce il mandato dalla nostra odierna risoluzione, l’influenza di 500 milioni di cittadini europei che in quest’Aula rappresentiamo.

(Applausi)

 
  
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  Proinsias De Rossa, autore. − (EN) Signor Presidente, apprezzo questa risoluzione interpartita in cui si chiede la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit trattenuto contro la sua volontà dal 2006 dall’ala militare di Hamas. Concordo con il padre di Gilad, il quale ha domandato che il caso di suo figlio sia trattato come una questione umanitaria e non trasformato in un affare politico. Nella foga della discussione politica non dobbiamo mai perdere di vista la sofferenza di israeliani e palestinesi i cui amati sono stati strappati alla famiglia nel conflitto.

Le convenzioni di Ginevra devono essere rispettate da tutte le parti. E’ assolutamente inaccettabile che a Gilad Shalit sia stato negato il diritto di prigioniero di guerra che secondo relazione Goldstone categoricamente gli spetta. La sua famiglia non ha informazioni sul suo stato di salute, né fisica né mentale.

Nel contempo, dei 7 200 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, anch’essi trattenuti in violazione delle convenzioni di Ginevra, 1 500 sono ormai in carcere da un tempo indefinito e 13 hanno scontato già una condanna di 25 anni. Quarantaquattro sono minori, mentre 23 membri del consiglio legislativo palestinese sono detenuti quale rappresaglia per la cattura di Gilad Shalit. Anche in questo caso Goldstone è chiaro: tali detenzioni di membri del consiglio sono contrarie al diritto internazionale.

Solleverò tali questioni dinanzi all’assemblea parlamentare Euromed in Giordania questo fine settimana. Esorto la baronessa Ashton, durante la sua imminente visita nella regione, a esercitare pressioni sulle autorità israeliane e palestinesi, anche a Gaza, per il rilascio di Gilad Shalit, nonché dei bambini palestinesi e dei membri del consiglio legislativo palestinese, garantendone il ricongiungimento immediato e sicuro con le rispettive famiglie.

 
  
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  Charles Tannock, autore. − (EN) Signor Presidente, il caporale Gilad Shalit è tenuto in ostaggio dai fanatici jihadi di Hamas da più di tre anni. Hamas sostiene di essere un interlocutore legittimo che osserva le convenzioni di Ginevra e pertanto si tratterebbe di un prigioniero di guerra, ma Israele, a mio parere giustamente, lo considera un sequestrato sin dal momento in cui è stato rapito. Prescindendo dallo stato giuridico e dal diritto internazionale, Gilad Shalit è stato tenuto in isolamento a Gaza, privato di qualsiasi contatto con il mondo esterno, anche con la Croce rossa, a dispetto di quanto disposto dalle convenzioni di Ginevra. La sua famiglia non ha alcuna informazione sul suo stato di salute, a parte un video e qualche sporadica indicazione di Hamas secondo cui sarebbe ancora vivo e starebbe bene.

Se Hamas desidera che le sue richieste siano prese seriamente in considerazione dalla comunità internazionale, ora dovrebbe perlomeno dimostrare inequivocabilmente che le condizioni della sua incarcerazione rispettano le leggi umanitarie internazionali.

Noi però chiediamo più di questo. Chiediamo la sua liberazione immediata e incondizionata. Non ho mai nascosto la mia opposizione al dialogo con i terroristi di Hamas, organizzazione impegnata nell’annientamento di Israele, ma se dobbiamo avere a che fare con Hamas, ciò potrà accadere soltanto dopo che Gilad Shalit sarà stato liberato dalla sua squallida prigionia.

 
  
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  Sari Essayah, autore. − (EN) Signor Presidente, solitamente quando questa Camera adotta una risoluzione che ha anche il minimo collegamento con la situazione in Medio Oriente, è difficile che tutti siano concordi. Stavolta è diverso, grazie ai colleghi che lo hanno reso possibile.

La situazione di Gilad Shalit è una questione umanitaria e la nostra risoluzione comune sottolinea il fatto che, da quando è stato preso in ostaggio quasi quattro anni fa, è stato tenuto in un luogo sconosciuto a Gaza, dove non ha potuto avvalersi dei diritti di base previsti dagli standard umanitari, tra cui la terza convenzione di Ginevra. E’ da questa prospettiva umanitaria che chiediamo il rilascio immediato di Gilad Shalit. Nel frattempo, il prerequisito minimo è che la Croce rossa e i genitori di Shalit possano mettersi in contatto con lui.

Il valore di un essere umano non è quantificabile. E’ incommensurabile. Gilad Shalit non può essere reso merce di scambio dall’organizzazione terrorista Hamas. Deve essere immediatamente liberato. Questo è il messaggio che vorremmo che l’alto rappresentante, baronessa Ashton, recasse con sé a Gaza nella sua imminente visita.

 
  
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  Takis Hadjigeorgiou , autore. – (EL) Signor Presidente, ieri io e altri membri abbiamo partecipato alla quale era presente il padre di Shalit e devo dire che è impossibile non essere colpiti dalla tragedia della sua famiglia. Per questo la nostra posizione è che Gilad Shalit, membro delle forze armate israeliane arrestato in territorio israeliano il 24 giugno 2006, risponda ai criteri per essere considerato prigioniero di guerra ai sensi della terza convenzione di Ginevra.

In quanto tale, gli dovrebbe essere concesso un trattamento umanitario e permesso di comunicare. Alla Croce rossa internazionale si dovrebbe consentire di visitarlo e la sua famiglia dovrebbe avere ogni diritto di essere informata della sua situazione, oltre che ovviamente di vederlo. Nel contempo, esprimiamo il nostro convincimento e il nostro desiderio che venga rilasciato.

Nondimeno, senza nulla togliere a quanto ho appena affermato, riteniamo decisamente apolitica l’idea secondo cui la questione potrebbe essere scissa da quella di una serie di altri palestinesi detenuti. La loro presenza in carcere è anch’essa una questione umanitaria. Penso che stiamo dando false speranze alla famiglia di Gilad Shalit se pensiamo che concentrandoci come Parlamento unicamente sul rilascio di una specifica persona, per la quale, lo ribadisco, la nostra richiesta è che venga liberata, raggiungeremo un qualsivoglia risultato.

Il fatto che decine di sedicenni palestinesi sono in prigione non è una questione umanitaria? Come è possibile distinguere le due questioni? Non possiamo non menzionare il fatto che la stessa Gaza – come qualcuno ha detto poc’anzi Gilad Shalit vive in un tugurio e di fatto così è – è un immenso tugurio. Un milione e mezzo di palestinesi vi abitano in un tugurio collettivo. Le carceri israeliane ospitano 7 200 palestinesi; 270 sono minori dai 16 ai 18 anni e 44 di loro ne hanno meno di 16. Settecentocinquantamila palestinesi sono stati arrestati e detenuti dal 1967.

Chiediamo dunque il rilascio di Shalit, ma riteniamo apolitico credere che tale obiettivo possa essere conseguito scindendo il suo caso dal quadro generale esistente in Palestina.

Per concludere, vorrei aggiungere che l’unico luogo al mondo con un ministero per i detenuti è la Palestina. Esprimo nuovamente il nostro affetto e la nostra solidarietà alla famiglia confidando nella possibilità che il problema possa essere risolto a breve.

 
  
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  Nicole Kiil-Nielsen, autore. − (FR) Signor Presidente, la risoluzione sul caporale Gilad Shalit, oggi all’esame del Parlamento, integra le tante risoluzioni precedentemente adottate dalla Camera sulla situazione dei diritti umanitari in Medio Oriente.

Il caporale Gilad Shalit, tenuto in ostaggio da 1 355 giorni, deve essere rilasciato il prima possibile. Chiediamo e speriamo molto sinceramente che sia liberato. Il giovane franco-palestinese, Salah Hamouri, detenuto dalle autorità israeliane dal 13 marzo 2005, deve essere liberato anch’egli. I bambini incarcerati in Israele in violazione delle disposizioni del diritto internazionale e delle convenzioni sui diritti dell’infanzia, devono essere rilasciati. I militanti della resistenza popolare non violenta contro l’occupazione, come Abdallah Abu Rahmah di Bil’in, devono essere rimessi in libertà. I rappresentanti eletti, i membri del consiglio legislativo palestinese, tra cui Marwan Barghouti, devono essere scarcerati.

E’ tempo che l’Unione insista con forza affinché i diritti umani e il diritto internazionale siano rispettati in Medio Oriente. Le soluzioni non stanno nel predominio esercitato in condizioni violente e repressive, come nel caso dell’assassinio del leader di Hamas a Dubai, che condanniamo, non da ultimo perché rende ancora più difficile garantire il rilascio di Gilad Shalit.

 
  
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  Elena Băsescu, a nome del gruppo PPE. – (RO) Signor Presidente, questa è la seconda volta nelle ultime due settimane che intervengo in merito a Gilad Shalit in plenaria e mi compiaccio per gli sforzi congiunti profusi dai miei colleghi sfociati nell’odierna risoluzione. Il caso di Gilad Shalit dimostra la particolare preoccupazione che l’Unione europea nutre nei confronti della situazione umanitaria a Gaza. I diritti di Gilad, sanciti dalla convenzione di Ginevra, non possono essere subordinati al conflitto israelo-palestinese. Il padre di Gilad Shalit ha infatti ripetutamente confermato che né lui né la sua famiglia si occupano di politica. Non hanno scelto di trovarsi ora in questa situazione. Lo scenario ideale per noi europei consisterebbe in due Stati che coesistono in pace e sicurezza.

I negoziati per il rilascio di Gilad sono in corso sin dal 2006 attraverso vari intermediari. Di fatto è emersa soltanto una proposta estremamente controversa che prevede lo scambio di Gilad a fronte di 1 000 prigionieri palestinesi. Gilad e la sua famiglia hanno bisogno del nostro aiuto.

Grazie infinite.

 
  
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  Olga Sehnalová, a nome del gruppo S&D. – (CS) Signor Presidente, il caso di Gilad Shalit è diventato simbolo dell’infinita disperazione frustrazione in Medio Oriente. Ciò vale sia per la gente che vive lì sia per la comunità internazionale impegnata nell’area. Gilad Shalit è un ostaggio con un nome, del quale seguiamo solidali con preoccupazione il travagliato destino. Il popolo del Medio Oriente è un ostaggio senza nome di questo conflitto senza fine. Occhio per occhio, dente per dente. Oppure vi è un’altra speranza per Gilad e tutte le altre vittime?

Tutti gli standard del diritto internazionale non potranno mai compensare ciò che disperatamente si percepisce così poco in questo conflitto: un appello all’umanità. Cercare di abbandonare la visione geopolitica del mondo in cui gli esseri umani e il loro destino sono manipolati come carte da gioco. Cercare di mettersi nei panni delle famiglie delle vittime e di tutti gli indigenti e i detenuti innocenti.

Che cosa impedisce dunque la liberazione di Gilad Shalit e tutti coloro la cui colpa non è stata accertata al di là di ogni ragionevole dubbio dai tribunali? Per non parlare dell’incoraggiamento di quanti vogliono vivere in pace. La chiave della pace è la fiducia, il compromesso e il coraggio di difendere la pace contro tutti coloro che sono implacabili. Vi chiedo di compiere il primo passo.

 
  
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  Margrete Auken, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DA) Signor Presidente, lo scopo del nostro dibattito oggi, in tutta onestà, è dare un nome e un volto alla sofferenza, dimostrando in tal modo la nostra solidarietà e compenetrazione. In tal senso, è di fatto molto opportuna la scelta di Gilad Shalit come argomento per la nostra odierna discussione poiché ciò ci consentirà di estendere la nostra solidarietà ad altri in maniera da poterci compenetrare nella loro sofferenza e quella delle loro famiglie. Vi sono migliaia di palestinesi detenuti in condizioni assolutamente inaccettabili, il che è contrario alle norme internazionale da ogni punto di vista, una situazione difficile per loro tanto quanto quella in cui vivono Gilad Shalit e i suoi familiari. Dobbiamo adoperarci al meglio per affrontare seriamente il problema e la mia impressione è che tutti noi in quest’Aula siamo pronti a farlo. La questione qui non riguarda un solo prigioniero, bensì migliaia di prigionieri vittime di questo grave conflitto.

Aggiungerei un’ulteriore considerazione: è importante affrontare direttamente la causa di tale sofferenza e rendersi conto che, se non si agisce, non solo in merito all’assedio di Gaza, bensì anche all’occupazione della Palestina nel suo complesso, se non si crea una soluzione a due Stati, che penso tutti chiediamo e vogliamo, non vi sarà futuro per i due popoli. Ritengo che questo sia un modo realmente proficuo per ricercare una soluzione comune e spero che la baronessa Ashton metta l’Unione europea in una posizione in cui non soltanto debba pagare, pagare e ancora pagare, ma possa anche, ogni tanto, far sentire la propria voce.

 
  
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  Louis Bontes (NI). – (NL) Signor Presidente, il 25 giugno 2006, un coscritto dell’esercito israeliano, il caporale Gilad Shalit, è stato sequestrato a seguito di un’infiltrazione terrorista dalla Striscia di Gaza. Da allora è ostaggio di Hamas. Hamas ha tenuto Shalit completamente tagliato fuori dal mondo esterno. E’ stato incarcerato nella più profonda oscurità e neanche la Croce rossa può vederlo.

Il caso di Shalit dimostra ancora una volta come Europa e Israele siano dalla stessa parte. Forze islamiche barbariche stanno ingaggiando una guerra senza esclusione di colpi contro la civiltà occidentale. Israele è in prima linea. In Israele come in Europa ogni vita umana conta. Per i terroristi islamici la vita umana non conta nulla, o meglio una vita umana vale migliaia di vite perché Hamas chiede che in cambio di Shalit Israele rilasci 1000 prigionieri, tra cui molti terroristi assassini.

E’ importante ottenere la liberazione di Shalit, ma senza che Israele debba rilasciare in cambio terroristi. Dopo tutto, in passato abbiamo visto dove portano scambi del genere: l’euforia della vittoria per terroristi, loro seguaci e leader, e inevitabilmente più terrore. Non possiamo permettere che la gente sfrutti il terrorismo e sarebbe irresponsabile incoraggiare Israele a rispondere al sequestro con uno scambio perché il prossimo ostaggio di Hamas potrebbe essere venire da Parigi, Amsterdam o Bruxelles. In quale posizione ci troveremmo in tal caso?

Occorre immediatamente rovesciare la situazione: è Hamas, non Israele, a dover pagare per aver preso in ostaggio Gilad Shalit, un europeo. Il prezzo dovrebbe essere così alto da indurre una liberazione spontanea. In tal senso, chiediamo che venga imposto un divieto assoluto di viaggio in Europa e al suo interno a tutti gli esponenti del regime di Hamas, anche quelli che non sono formalmente suoi alleati e non sono sulla lista europea dei terroristi.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE). – (EN) Signor Presidente, questo giovane è tenuto prigioniero da quasi 1 400 giorni nel totale disprezzo di qualunque norma internazionale senza avere contatti con alcuno, neanche la Croce rossa. Penso che il caso vada visto e risolto esclusivamente come tragedia umana. Sono incoraggiato dall’ampio sostegno manifestato dal Parlamento europeo alla discussione e dalla calda accoglienza riservata dai colleghi ieri al padre di Shalit.

Il caso di Shalit non deve diventare merce di scambio. Dovrà essere invece interesse di Hamas risolverlo per conquistare legittimazione nel processo di pace. Infatti, per concludere, la migliore prova di credibilità consisterebbe nel rilasciare incondizionatamente Gilad Shalit e nell’astenersi da ulteriori sequestri.

 
  
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  Filip Kaczmarek (PPE).(PL) Signor Presidente, la risoluzione che stiamo discutendo oggi non è di natura politica e non stiamo cercando di risolvere il conflitto in Medio Oriente. Tutto ciò che vogliamo è che un innocente possa tornare da suo padre e dalla sua famiglia. Non so se i colleghi sono al corrente dell’esistenza di un’organizzazione chiamata Parents Circle. E’ un’organizzazione di famiglie israeliane e palestinesi che hanno perso parenti nel conflitto. Oggi stiamo parlando di un singolo caso proprio perché non vogliamo che il padre di Gilad Shalit debba unirsi alle schiere di coloro che hanno perso le più care, i propri figli.

Ci appelliamo per il rilascio di un ostaggio perché non concordiamo con l’idea che il fine giustifichi i mezzi. Lottare per una causa giusta non legittima azioni universalmente ritenute sbagliate o atti terroristici. Le organizzazioni che vogliono conquistarsi la nostra approvazione, il nostro rispetto, non devono trattenere ostaggi.

(Applausi)

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE).(RO) Signor Presidente, anch’io desidero unirsi al coro di quanti hanno manifestato sostegno di chi, ieri e oggi, in Aula ha chiesto il rilascio di Gilad Shalit, esprimendo la mia solidarietà alla sua famiglia.

Dedico il mio intervento a coloro che forse si stanno ponendo la seguente domanda: “Perché una risoluzione sul caso di Gilad Shalit, perché adesso?” Altri colleghi ci hanno rammentato che presto saranno quattro anni che Gilad Shalit è tenuto in ostaggio in condizioni brutali e in violazione degli standard internazionali riconosciuti dalla terza convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Come chiunque di noi può immaginare, ogni giorno in più di prigionia comporta terribili sofferenze per Shalit e la sua famiglia.

Vorrei inoltre fornire un’ulteriore argomentazione a sostegno, segnatamente il fatto che Gilad Shalit è un cittadino europeo, è una vittima europea del terrorismo, e in questo giorno, giornata europea delle vittime del terrorismo, penso che non vi possa essere gesto più simbolico di questa risoluzione.

 
  
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  Ana Gomes (S&D). – (EN) Signor Presidente, in primo luogo vorrei lodare gli sforzi profusi dalla famiglia di Gilad Shalit per ottenere la sua liberazione che sosteniamo incondizionatamente. Questo è il messaggio che vogliamo trasmettere attraverso la nostra risoluzione. Riteniamo che, come sottolinea la relazione Goldstone, Gilad Shalit abbia realmente il diritto di essere considerato un prigioniero di guerra, come dovrebbero esserlo i prigionieri trattenuti da Israele, tra cui molti minori.

Noi vogliamo che tutti loro siano rilasciati. Vogliamo che Gilad Shalit e tutti i giovani e le giovani palestinesi siano liberati. Questa è di fatto l’unica via per instaurare la pace nella regione. Esortiamo dunque la baronessa Ashton ad adoperarsi al meglio per esercitare pressioni affinché Gilad Shalit e tutti gli altri palestinesi prigionieri di guerra siano rilasciati, specialmente i giovani che stanno subendo tale prigionia.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (ECR).(PL) Signor Presidente, il caso di Gilad Shalit riveste una dimensione personale particolare. E’ il caso tragico di un giovanissimo, la stessa età di mio figlio, e il caso tragico della sua famiglia. Non possiamo tuttavia pretendere che il caso non rientri anche in un contesto politico più ampio, che ci rende consapevoli del fatto che il film in bianco e nero spesso unilateralmente proiettato anche in Aula, il film in cui si parla di vittime soltanto da parte palestinese, non è di fatto molto obiettivo.

Penso che oggi dovremmo chiedere con estrema chiarezza il rilascio di questo giovane, ma anche ricordare che coloro che sparano missili contro Sderot sono responsabili della sua prolungata prigionia.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE). – (FI) Signor Presidente, come sappiamo, il contesto di questa risoluzione è rappresentato da una serie di circostanze molto delicate da un punto di vista politico. Ciò tuttavia non deve impedirci di adottare una risoluzione manifestamente umanitaria non edulcorata da osservazioni politiche generiche sulla situazione nel suo complesso.

Mi compiaccio per il fatto che la risoluzione ha mantenuto fede alla sua finalità iniziale. Intendo dunque votare a favore. La risoluzione sottolinea l’idea che tutte le parti coinvolte nella crisi in Medio Oriente debbano rispettare il diritto umanitario internazionale e la legislazione in materia di diritti umani. Spero che ottenga il fermo sostegno di questa Camera.

(Applausi)

 
  
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  Janez Potočnik, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, il caso del soldato israeliano sequestrato, Gilad Shalit, è motivo di grande preoccupazione per l’Unione europea.

La mia ex collega commissario Ferrero-Waldner ha chiesto con urgenza il rilascio di Shalit proprio in quest’Aula già il 5 luglio 2006, meno di due settimane dopo la sua cattura. Negli anni e in varie occasioni, anche all’ultimo consiglio di associazione con Israele lo scorso giugno e nelle conclusioni del Consiglio “affari esteri” del dicembre 2009, l’Unione ha ribadito nuovamente la sua esortazione a coloro che trattengono Shalit a liberarlo senza indugio. Ci uniamo quindi alle odierne proposte del Parlamento che chiedono il suo rilascio.

E’ nostro parere, in linea con la valutazione di molte organizzazioni che operano per i diritti umanitari, che i termini e le condizioni della detenzione di Shalit siano contrari al diritto umanitario internazionale. Chiediamo dunque a coloro che lo tengono in ostaggio di rispettare tali obblighi e, in particolare, di concedere a delegati del comitato internazionale della Croce rossa di recarsi in visita da lui. Siamo infine al corrente delle attività di mediazione in corso, volte al rilascio di Gilad Shalit. Incoraggiamo tutti gli sforzi profusi in tale direzione ed esprimiamo la speranza che presto siano coronati da successo. Personalmente trasmetterò anch’io un chiaro messaggio da parte del Parlamento alla collega Ashton.

Ovviamente i nostri pensieri sono rivolti alla famiglia di Gilad Shalit. So che suo padre è venuto in Aula questa settimana e se ho ben capito ora è tra noi.

(Applausi)

Voglio rassicurarlo del fatto che i nostri pensieri e i nostri sforzi sono con lui come, ovviamente, con tutti gli altri che stanno subendo le conseguenze di questo lungo e perdurante conflitto.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà al termine della discussione.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Indrek Tarand (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Desidero esprimere il mio rammarico per la prigionia di Gilad Shalit. Il suo sequestro, come la detenzione di tutti gli altri prigionieri nell’area, è inaccettabile. La situazione deve essere modificata quanto prima. Credo che il rilascio di Shalit contribuirebbe al processo di pace in Medio Oriente nel suo complesso.

(FR) Per il resto la Francia ha appena deciso di inviare una nave da guerra classe Mistral in Russia; pensiamo che rimpiangerà sinceramente tale azione.

 
  

(1)Cfr. processo verbale.

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