Presidente. – L'ordine del giorno reca il tempo delle interrogazioni al presidente della Commissione.
Interrogazioni su qualsiasi argomento, a nome dei gruppi politici.
A seguire, la seconda parte della seduta: interrogazioni sulla situazione dell'occupazione nell'Unione europea.
Othmar Karas, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, il Centro di studi europei, i problemi subiti dalla Grecia, la strategia Europa 2020, la ricerca di risposte alla crisi finanziaria ed economica, sono tutti elementi che ci indicano chiaramente che, nel prendere le misure necessarie, raggiungeremo in breve tempo i limiti di quanto è possibile fare in base ai trattati esistenti. D'altra parte, numerosi Stati membri si rifugiano in nuove forme di intergovernamentalismo, di nazionalismo e di protezionismo, invece di guardare all'Europa.
Che cosa pensate di fare per risolvere questi problemi, per fissare i necessari obiettivi comuni e per creare strumenti europei credibili, in modo che si possa essere in grado di agire efficacemente e di fornire le giuste risposte?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) E’ vero che, in maniera sorprendente, alcuni politici nazionali stanno adottando un’interpretazione intergovernativa del trattato di Lisbona che è stato approvato proprio per potenziare la dimensione europea, per rafforzare i poteri del Parlamento europeo, per rendere più agevole prendere decisioni a maggioranza qualificata e per accrescere il ruolo della Commissione in materia di sorveglianza economica e relazioni esterne. Questa interpretazione è quindi davvero sorprendente, ma è quello che si sta realmente verificando.
Il ruolo della Commissione è, naturalmente, quello di guardiano dei trattati, in conformità dell'articolo 117 del trattato di Lisbona, tutelando il diritto comunitario e facendolo rispettare con fermezza, poiché il giorno in cui l'Unione europea non dovesse più essere una comunità di diritto, allora non sarà più una vera unione.
In secondo luogo, il suo ruolo è quello di promuovere e prendere la guida delle iniziative. A tal fine essa svolge il proprio lavoro tentando di avanzare proposte che mi auguro possano ricevere il sostegno del Parlamento. Nei miei orientamenti politici ho citato il rapporto speciale con il Parlamento, e ho davvero intenzione di farne una realtà.
Othmar Karas, a nome del gruppo PPE. – (DE) A Madrid il Commissario Rehn ha proposto un pacchetto che non è ancora stato adottato, ma che già all'inizio del dibattito ha suscitato una discussione sulle sanzioni. A mio parere, non dovremmo iniziare le nostre discussioni parlando delle sanzioni da imporre agli Stati membri, perché sarebbe come mettere il carro davanti ai buoi. Dovremmo piuttosto stabilire gli obiettivi, i progetti e gli strumenti comuni di cui abbiamo bisogno in aggiunta a quanto già in vigore, e solo allora prendere in considerazione le sanzioni per i comportamenti che mostrano una mancanza di solidarietà. Qual è la sua opinione in merito a questo approccio?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Come lei ha affermato, onorevole Karas, non è stata ancora presa alcuna decisione. C'è stato un primo dibattito con i ministri delle finanze, e il mese prossimo la Commissione presenterà una comunicazione su una consolidamento della governance economica. Il nostro obiettivo è di rafforzare la parte preventiva e correttiva del Patto di stabilità e crescita. Avanzeremo proposte per una più efficace e più ampia sorveglianza degli squilibri nell'area macro-economica dell'euro e analizzeremo le opzioni per la creazione di un meccanismo di risoluzione delle crisi, concentrandoci però sulla sostanza.
Riteniamo che, con i trattati attuali, sia possibile fare molto di più in termini di sorveglianza dell'eurozona e dell'Unione economica e monetaria, se esiste effettivamente una volontà da parte degli Stati membri di collaborare e rispettare i trattati.
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) L'articolo 125 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea contiene la cosiddetta clausola di “no bail out”, in altre parole, il divieto per gli Stati membri dell'UE di farsi garanti dei debiti di altri Stati membri. Qual è la sua opinione sul fatto che, alla luce del pacchetto di aiuti messo insieme per la Grecia, paesi come la Repubblica federale di Germania, per esempio, presteranno denaro allo Stato greco per tre anni ad un tasso d'interesse del 5 per cento mentre contraranno prestiti su un arco di tempo di tre anni all’1,5 per cento? Dato un totale stimato di 8,4 miliardi di euro, ne deriva un profitto di 620 milioni di euro. La clausola di “no bail out” non implica forse che, posto che uno Stato membro non può farsi carico dei debiti di un altro, non può nemmeno guadagnare soldi sui debiti di un altro Stato membro? E’ disposto a discutere con il governo tedesco o con altri governi di quello che a me pare essere un meccanismo del tutto inaccettabile?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione. –E’ vero, onorevole Schulz, che il trattato di Lisbona non consente il cosiddetto “bail out” di Stati membri. Secondo la Commissione, la soluzione individuata fino ad ora – che non è ancora stata attivata perché non è stata ancora richiesta – è pienamente in linea con il trattato. Desidero sottolineare questo aspetto. So che è in corso un dibattito al proposito in alcuni ambienti in Germania – e anche in alcuni altri Stati membri, ma in particolare in Germania – e voglio dire che è semplicemente errato affermare che stiamo ricorrendo ad una specie di “bail out”. Non lo è. Si tratta di un coordinamento dei prestiti, la cui responsabilità ricadrà sulla Commissione. Anche il Fondo monetario internazionale prenderà parte a questo schema che, devo dire, è creativo. Si tratta di una soluzione che è stata resa possibile solo dopo ampie discussioni con i nostri Stati membri, ma che è pienamente in linea con i trattati e che, naturalmente, rispetta le disposizioni del trattato di Lisbona.
Concludo con una nota politica, dicendo che trovo sorprendente che sia stato così difficile trovare una soluzione di solidarietà per la Grecia quando si è riusciti a trovarla per la Lettonia, l’Ungheria e la Romania. Se riusciamo a trovare soluzioni di solidarietà e responsabilità all’esterno dell'eurozona, mi sembra scontato che dobbiamo trovarne anche nell’eurozona.
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Presidente Barroso, capisco che lei stia tentando di evitare di rispondere alla mia domanda, perché è una domanda scomoda. Quindi, la ripeto.
Vi è almeno una possibilità che gli Stati membri prendano in prestito denaro a condizioni migliori di quelle alle quali lo prestano, realizzando così un profitto dal debito di un altro paese. Secondo quanto stabilisce la clausola di “no bail out”, gli Stati membri non possono farsi carico dei debiti di altri e non dovrebbe neanche essere loro consentito di trarre profitto da tali debiti. E’ pronto a dire apertamente al cancelliere Merkel o al presidente Sarkozy, ad esempio, o a chiunque altro, che lei si oppone a questa linea d'azione?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Ho parlato della questione per molte settimane con quei leader e con altri, quindi le posso dire molto francamente, onorevole Schulz, che purtroppo l'unica soluzione possibile era questa. La Commissione aveva chiesto sin dall'inizio un segnale più concreto di solidarietà con la Grecia, sempre, ovviamente, nel rispetto del principio di responsabilità. Ma quello che dobbiamo fare ora è garantire che la Grecia sia incoraggiata a tornare al finanziamento sul mercato il più presto possibile e, di fatto, la soluzione trovata prevede che gli Stati membri dell’eurozona concedano prestiti a tassi di interesse non agevolati. I tassi per i prestiti del Fondo monetario internazionale sono stati considerati un parametro di riferimento adeguato per fissare le condizioni di prestito bilaterale degli Stati membri dell’eurozona, sia pure con alcuni adattamenti che sono stati concordati l’11 aprile.
Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, in primo luogo, per quanto riguarda la clausola di “no bail out”, il trattato non afferma questo. Il trattato stabilisce che uno Stato membro non può essere costretto a farsi garante di debiti. Il trattato non sancisce che sia vietato farsi carico di un debito. Questo punto deve essere chiaro, altrimenti si creerà una dissonanza con il trattato. Lo ripeto: il trattato stabilisce chiaramente che uno Stato membro non possa essere costretto a farsi carico di un debito. Quindi, il piano architettato per la Grecia rientra tra ciò che è ammesso dal trattato e che può essere messo in atto.
La mia domanda è leggermente diversa. I tassi di interesse sui prestiti greci sono saliti di nuovo al 7,6 per cento, in altre parole 450 punti base sopra il tasso tedesco. Si rendono pertanto necessarie ulteriori misure, e sto pensando a riforme fondamentali molto significative: un Fondo monetario europeo, un mercato obbligazionario europeo, una strategia 2020 più ambiziosa.
Signor Presidente della Commissione, la mia domanda è questa: fino a che punto lei sta valutando di porre sul tavolo del Consiglio un pacchetto di riforme di questo tipo, comprese quelle che il Commissario Rehn ha già avviato? E’ proprio questo ciò di cui adesso abbiamo bisogno: presentare un ambizioso pacchetto di riforme accanto alle misure specifiche per la Grecia.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (FR) In primo luogo, onorevole Verhofstadt, e anche in risposta all’onorevole Schulz, dobbiamo essere assolutamente chiari e onesti con noi stessi: se ci sono domande che desiderate porre al cancelliere Merkel, dovete porle. Io non sono qui per rispondere a suo nome. Sono qui per rispondere a nome della Commissione. Cerchiamo di essere chiari su questo aspetto.
Cerchiamo di essere chiari anche dal punto di vista della Commissione. La soluzione trovata rispetta scrupolosamente la clausola nota con il nome di “no bail out”. Naturalmente su questo punto siamo stati molto cauti. Per quanto riguarda le misure da intraprendere, la comunicazione e le proposte su cui ci accingiamo ad operare verranno presentate il mese prossimo. Voglio parlare della comunicazione riguardante il rafforzamento della governance dell’eurozona. Si è già svolto un dibattito politico, e il Commissario Rehn ha ricevuto un mandato da parte della Commissione in vista di una prima discussione con i ministri delle Finanze. Posso quindi dire che nel corso del mese di maggio conoscerete la direzione delle misure che presenteremo per il futuro, per contribuire a rafforzare la governance nell’eurozona e più in generale nell'Unione europea.
Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, posso chiedere al presidente della Commissione se l'idea del Fondo monetario europeo farà parte di queste proposte?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (FR) Signor Presidente, per offrire una risposta concreta su questo aspetto, posso dire che la nostra posizione tende ad opporsi all'idea di creare una nuova istituzione nel contesto dell'Unione economica e monetaria.
Per lo meno dal mio punto di vista, posso dirvi che l'idea di uno strumento per assicurare la stabilità finanziaria nell’eurozona mi sembra buona; parlo a titolo personale visto che la Commissione non ha ancora preso una decisione. Potrei aggiungere che ci accingiamo ad esplorare diversi modi di impostare e rafforzare i meccanismi di assicurazione come quelli concepiti in risposta alle preoccupazioni che hanno dato origine all'idea del Fondo monetario europeo.
Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, Presidente Barroso, avrei preferito un presidente della Commissione che si limtasse a chiedere alla Germania di concedere prestiti al tasso al quale essa stessa li contrae, ovvero al 3 per cento. Lei potrebbe almeno dichiararlo pubblicamente, incidendo così sul dibattito in Germania, ma lei non è capace di dire queste semplici cose.
Vorrei rivolgere un'altra domanda sull’ACTA (accordo commerciale antricontraffazione). Dal 2008 lei sta negoziando l'accordo ACTA contro la pirateria e la contraffazione. Nel mese di marzo una risoluzione del Parlamento europeo le ha chiesto di ridimensionare i negoziati ACTA sulla contraffazione. Domani lei pubblicherà per noi – e la ringrazio, abbiamo aspettato un anno – la valutazione dei dibattiti e un testo adottato alla fine del vertice in Nuova Zelanda.
Lei sa che al termine di questi negoziati il Parlamento dovrà dire “sì” o “no”. Non sarebbe più sensato che il Parlamento partecipasse in maniera più visibile, in modo da garantire una certa trasparenza per quanto riguarda i negoziati? In caso contrario, lei sta per trovarsi rispetto al Parlamento nella stessa situazione già vissuta con l’accordo SWIFT. Vorrei quindi chiederle di dare prova, d’ora in poi, di una maggiore trasparenza e di farci conoscere i testi dei negoziati, così come fa con le grandi aziende. Il Parlamento è ha la stessa importanza di una grande impresa.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (FR) Signor Presidente, onorevole Cohn-Bendit, non c'è dubbio su questo, e io ho il massimo rispetto per il Parlamento. Potrei aggiungere che è per tale ragione che la Commissione, e più in particolare il Commissario De Gucht, hanno ottenuto dai nostri partner in questi negoziati il permesso di rendere pubblici tutti i testi ad essi relativi. Come sapete ciò avverrà domani, il 21 aprile.
Senza dubbio lei è anche consapevole del fatto che tali negoziati sono iniziati prima dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, e anche noi vogliamo coinvolgere più strettamente il Parlamento. Il Parlamento europeo ha ricevuto nuovi poteri nel settore dei negoziati internazionali e la Commissione è favorevole ad un suo più importante ruolo in tale ambito.
Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, Presidente Barroso, evitiamo di giocare con le parole: che lei l’abbia chiesto o no, se non si rispetterà il principio di trasparenza, non sarà possibile continuare con i negoziati, dato che esiste il trattato di Lisbona.
Il problema non è quindi se lei abbia chiesto ai vostri partner di pubblicare i rapporti a beneficio del Parlamento: ha l’obbligo di farlo, perché in caso contrario il Parlamento non potrà mai dire “sì”, dato che ora siete vincolati dal trattato di Lisbona.
In base al trattato di Lisbona, quindi, siete oramai tenuti alla trasparenza nei confronti del Parlamento, perché alla fine dovrete ricevere la sua approvazione, che non è scontata, dato lo stato dei negoziati e del testo con cui abbiamo a che fare.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (FR) Lei ha menzionato l'entrata in vigore del trattato di Lisbona. Sono molto favorevole a che il ruolo del Parlamento europeo sia rafforzato anche in questo settore e il testo che sarà reso pubblico domani, per il quale abbiamo dovuto richiedere l’autorizzazione da parte dei nostri partner negoziali, è il testo dei negoziati, il progetto di negoziato. Lo faremo. Senza dubbio lei sa che alcuni negoziati internazionali sono più delicati di altri e richiedono un approccio cauto ma, per quanto possibile, intendiamo coinvolgere il Parlamento, al quale il trattato di Lisbona ha giustamente concesso competenze in materia di negoziati internazionali.
Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR. – (EN) Nel mese di marzo, la Commissione europea ha annunciato che avrebbe svolto un ulteriore riesame della direttiva sull'orario di lavoro, dopo il fallimento di quello precedente. È stata l'insistenza del Parlamento europeo sull’eliminazione della clausola di dissociazione nazionale dalla direttiva che ha portato alla situazione di stallo. Come tutti ricordiamo, i deputati laburisti britannici, manovrati dai loro sindacati, hanno votato per l’eliminazione della clausola di dissociazione del Regno Unito nonostante le indicazioni contrarie del loro stesso governo.
Ora che effettueremo un ulteriore riesame e considerando che molti paesi dell’Unione europea desiderano che i propri lavoratori possano scegliere di lavorare con orari più flessibili, il presidente Barroso può confermare che questa Commissione proporrà una direttiva che rispetti la clausola di dissociazione nazionale dalla settimana lavorativa di 48 ore?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Signor Presidente, non dispongo ancora di un progetto di proposta legislativa. E’ troppo presto, in questa fase, per avere idee definitive sulla sostanza di eventuali modifiche. Come sapete, vi è un documento di consultazione che nella formulazione è volutamente aperto. Voglio anche ascoltare le opinioni delle parti sociali.
Le nuove norme dovrebbero tutelare i lavoratori dai rischi per la salute e la sicurezza che orari di lavoro troppo lunghi e insufficienti periodi di riposo comportano. Esse dovrebbero anche essere sufficientemente flessibili per permettere di conciliare lavoro e vita familiare e promuovere la competitività delle imprese, soprattutto di quelle piccole e medie.
Ritengo si debba trovare avere una soluzione per questo problema, onorevole Kirkhope, perché francamente, come lei sa, ci sono casi dinanzi alla Corte di giustizia che ci obbligano a trovare una soluzione.
Quindi cercheremo di trovare un ampio sostegno per una nuova proposta e di evitare le lunghe discussioni che hanno caratterizzato l'ultimo tentativo di riesame della direttiva.
Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR. – (EN) Comprendo che il presidente Barroso non voglia pregiudicare l'esito della consultazione della Commissione. Ma ci sono molte persone nell’Unione europea, non ultimi i tre milioni di cittadini nel Regno Unito che attualmente beneficiano della clausola di dissociazione, che sollecitano il suo impegno affinché, durante una fase di recessione economica, la sua Commissione non renda più difficile alla gente lavorare. Temo che il Commissario Andor non ci abbia fornito questa garanzia al momento della sua audizione di conferma, ma ho fiducia che il presidente Barroso lo faccia ora.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Lei è molto gentile onorevole Kirkhope, ma oltre alla Gran Bretagna ci sono anche altri 26 Stati membri nell'Unione europea, quindi capirà che parallelamente alla grande attenzione per le perplessità da lei espresse, devo ascoltare anche altre legittime preoccupazioni.
Questo è un problema molto difficile ed estremamente delicato. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la flessibilità che lei ha evidenziato per le piccole e medie imprese e la tutela dei lavoratori che, sono sicuro, anche lei ha a cuore. Questo è quanto ci accingiamo a fare. Per questo motivo ci appelliamo alle parti sociali anche perché presentino proposte costruttive.
Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Presidente Barroso, lei ha parlato del suo programma di lavoro e se ne è discusso in Parlamento. Lei ha dichiarato di voler dare seguito alle osservazioni critiche. Le rivolgo una domanda. Recentemente abbiamo parlato molto della crisi e di come superarla, però ho l'impressione che sia cambiato ben poco nella maniera in cui le banche gestiscono i loro affari.
Sarei altresì interessato a conoscere la risposta a un'altra domanda. Lei ritiene che noi e la Commissione abbiamo fatto abbastanza? In caso contrario, cosa pensa che sia ancora necessario fare per combattere le cause della crisi finanziaria nel lungo termine, cosicché le banche non possano continuare ad operare come fanno attualmente?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Proprio oggi, nell’ambito del programma di lavoro, abbiamo presentato il nostro intervento nel settore finanziario. Molto è stato già fatto, ma c’è ancora da portare a compimento un'altra parte rilevante.
Ritengo che le proposte della Commissione siano state quelle giuste. Di fatto, mi rammarico che in alcuni casi il grado di ambizione sia stato ridotto da parte degli Stati membri, ad esempio per quanto riguarda il quadro di vigilanza attualmente all’esame del Parlamento. In un prossimo futuro avanzeremo alcune proposte (ho presentato oggi al Parlamento un elenco completo).
Penso tuttavia che per essere più concreti ci siano alcune cose specifiche che possiamo fare. Per esempio, sto sostenendo l'idea di un prelievo a carico delle banche. Penso che dovrebbe essere una questione di competenza del G20. Credo che sia giusto che anche il settore bancario, dopo tutti i problemi che ha creato rispetto alla la situazione economica generale, dia un contributo per il futuro delle nostre economie.
Quindi, come sempre, è una questione di equilibrio. Non vogliamo compromettere un settore molto importante delle nostre economie – il settore finanziario – ma crediamo che siano necessarie ulteriori misure per ristabilire la fiducia nei suoi confronti.
Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Presidente Barroso, ho un'altra breve domanda. Il presidente della Deutsche Bank, il dottor Ackermann, è un uomo difficile da stupire. Recentemente ha detto chiaro e tondo che vuole ottenere un rendimento del 25 per cento. Non crede che questo sia in forte contrasto con le misure adottate dalla Commissione e dai singoli governi? Non sta cambiando nulla: ha detto che vuole tornare ad ottenere un rendimento del 25 per cento. Questo è ciò che sostiene il dottor Ackermann, il presidente della Deutsche Bank, una banca molto importante.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Mi spiace, non ho seguito le dichiarazioni del presidente della Deutsche Bank e non posso commentare qualcosa che non conosco.
William (The Earl of) Dartmouth, a nome del gruppo EFD. – (EN) Poiché la crisi finanziaria è stata una crisi del credito e una crisi bancaria innescata e scaturita dalle grandi banche commerciali – Royal Bank of Scotland, IKB, Fortis e simili – lei è d’accordo che la direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi, oltre ad essere altamente dannosa per il Regno Unito, rappresenta anche un’iniziativa di regolamentazione errata e fuorviante da parte della Commissione, che mira al bersaglio sbagliato?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Assolutamente no. Ritengo che si tratti di un'ottima iniziativa che mira proprio a ristabilire una certa fiducia in quello che è un settore molto importante dei nostri mercati finanziari. Penso essere credibili sia nell'interesse del settore finanziario. Cerchiamo di essere onesti e aperti su questo punto. Vi è ora un problema di credibilità nel settore finanziario che ha avuto la sua origine nel, diciamo, comportamento irresponsabile di alcuni importanti speculatori in questo settore, non solo in Gran Bretagna, come ha detto lei stesso, ma anche in altri paesi europei – senza tener conto della situazione che ha avuto origine negli Stati Uniti. Abbiamo bisogno di un adeguato livello di regolamentazione. Riteniamo che il regolamento che abbiamo presentato rappresenti il giusto equilibrio e non miri a creare difficoltà al settore finanziario. Al contrario, mira a costruire la fiducia. Per finanziare l'economia, il settore finanziario ha bisogno di questo tipo di credibilità.
William (The Earl of) Dartmouth, a nome del gruppo EFD. – (EN) In che modo la direttiva AIFM, relativa ai gestori dei fondi di investimento alternativi, ripristinerà la fiducia nel settore finanziario, quando il problema risiede nelle grandi banche commerciali? Questa è la mia domanda.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Mi dispiace ma io non sono d'accordo che il problema risieda solo nelle grandi banche.
In realtà il problema creato negli Stati Uniti non è stato determinato solo dalle grandi banche. E’ stato creato anche dalle banche non commerciali, dalle società di investimento, dai fondi hedge. Quindi non siamo d'accordo con questa analisi secondo cui dipenderebbe tutto dalle grandi banche. In realtà, alcune delle grandi banche commerciali tradizionali non sono state responsabili della crisi.
Ci sono stati molti tipi di attori che hanno un qualche tipo di responsabilità per il caos che, me lo lasci dire in modo molto chiaro, è stato creato nel settore finanziario. Noi riteniamo che un adeguato livello di regolamentazione sia il modo migliore per affrontare il problema, tanto per le banche quanto per gli altri tipi di strumenti o di operatori sul mercato.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signor Presidente, il servizio europeo per l’azione esterna sarà responsabile nei confronti dell’Alto rappresentante. Il ruolo dell’Alto rappresentante, ai sensi dell'articolo 18, è di condurre la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea, su mandato del Consiglio che, pur con tutti i suoi difetti, almeno è composto dai rappresentanti degli Stati membri.
Tuttavia, voci autorevoli tra i gruppi politici del Parlamento chiedono alla Commissione di svolgere un ruolo molto più decisivo nel servizio. In particolare, si sostiene che la Commissione dovrebbe fornire almeno il 50 per cento del personale del servizio per l’azione esterna e che esso non dovrebbe essere soggetto ad influenze intergovernative. Mi scuso per questa parola. Non è mia, ma io lo vedo come un codice per il Consiglio e per il Consiglio europeo. Inoltre, naturalmente, l'Alto rappresentante è di diritto un vicepresidente della Commissione.
Tutto ciò sembra indicare la probabilità che in realtà la politica estera dell'Unione europea sarà gestita dalla Commissione, mentre l'idea che sia l'Alto rappresentante a gestirla su mandato del Consiglio sarebbe una finzione giuridica. Lei concorda?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Non sono d'accordo. Le cose non stanno così. In realtà, come sapete, la creazione della posizione istituzionale di Alto rappresentante/ vicepresidente della Commissione è una delle più importanti innovazioni del trattato di Lisbona e l'idea è associare quelle che di solito noi definiamo competenze intergovernative alle competenze della Comunità.
La politica estera e di sicurezza comune rimarrà sostanzialmente intergovernativa: è una prerogativa degli Stati membri. Ma ci sono altre competenze comunitarie che non devono finire al braccio intergovernativo. Devono essere mantenute, ovviamente, nell’ambito del metodo comunitario.
Così l'Alto rappresentante/vicepresidente della Commissione avrà in genere un doppio incarico. Dovrà riunire, utilizzando il meglio delle sinergie, queste due competenze. Quindi ci saranno naturalmente competenze che sarà in grado di sviluppare all'interno della Commissione, in qualità di vicepresidente della Commissione, ma anche collaborando strettamente con gli Stati membri e con il Consiglio. Penso che tale contributo ci possa aiutare ad avere relazioni esterne dell'Unione europea più coerenti e costanti, a rafforzare la difesa dei nostri interessi e a promuovere i nostri valori nel mondo.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Posso capire la coerenza interna di quello che sta dicendo in termini di un euro-integrazionalismo, che non mi è proprio.
Ma in realtà quello che lei propone è di andare oltre il trattato di Lisbona, il che è già di per sé sbagliato, e quasi tagliare fuori il Consiglio che, come ho detto, pur con tutti i suoi difetti, se non altro è composto dai rappresentanti degli Stati nazionali.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Non potrei mai proporre che la Commissione vada contro i trattati, perché il suo specifico dovere è assicurarne il rispetto. Quello che sto realmente chiedendo agli Stati membri di fare è di rispettare il trattato, come devono fare anche tutte le istituzioni.
Il trattato stabilisce un equilibrio e questo equilibrio deve essere rispettato. Esso rappresenta un progresso rispetto al passato, quando avevamo istituzioni completamente diverse che affrontavano ciò che, in realtà, è un interesse comune molto importante, vale a dire la difesa dei valori europei nel mondo. Ritengo sia possibile, nel pieno rispetto del trattato, realizzare esattamente quanto in esso indicato. Ciò può essere fatto in uno spirito di buona cooperazione tra tutte le istituzioni e nel pieno rispetto, ovviamente, dei nostri Stati membri.
Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vengo dal sud dell'Italia e da noi l'economia si fonda sulle piccole e medie imprese, sull'industria manifatturiera del tessile, dell'abbigliamento e delle calzature e sull'agricoltura.
Questo tipo di industria oggi è in grave difficoltà a causa dell'invasione di prodotti provenienti dalla Cina e dai mercati asiatici. Produrre una scarpa da noi, nel Sud Italia, costa 13 euro. Quando arriva dalla Cina, costa a prodotto finito 5,50 euro. Un pigiamino per neonati prodotto da noi costa 4-5 euro, quando arriva dalla Cina costa 1 euro.
Gli imprenditori stanno delocalizzando per sopravvivere o chiudendo, e quando chiudono si perdono migliaia di posti di lavoro e si crea anche una crisi dei consumi, oltre che un impoverimento del territorio.
Quando incontro gli imprenditori, mi chiedono: ma che cosa aspettate a mettere i dazi, a mettere le tasse? Perché in Cina si produce a prezzi bassi perché i bambini lavorano dai 12 anni 10 ore al giorno, senza previdenza, senza assicurazioni, senza diritti sanitari.
So che misure protezionistiche non sono gradite, ma qual è la soluzione? Presidente, quando io incontro gli imprenditori cosa gli dico che l'Europa sta facendo per una crisi irreversibile che vede tante aziende fallire, tanti posti di lavoro finire in fumo e interi settori dell'Europa, come i settori più poveri, il Mezzogiorno d'Italia, in grave e irreversibile crisi? Delle risposte vorrei poter dare, Presidente, e vorrei saperle da lei.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Comprendo la sua preoccupazione, che trovo più che legittima, e vorrei dire una parola riguardo alle piccole e medie imprese che di fatto sono il motore più importante per la creazione di posti di lavoro in Europa.
Ora, come si può rispondere al problema della concorrenza proveniente da altre parti del mondo, dove vigono standard più bassi tanto nel lavoro quanto nell’ambiente? Penso che la soluzione non sia certo quella di chiudere le nostre frontiere, perché l'Unione europea è di gran lunga il più grande esportatore del mondo. Quindi la soluzione è quella di promuovere il lavoro dignitoso e il miglioramento degli standard sociali in tutto il mondo. E’ una questione che abbiamo posto all'interno del G20, che abbiamo sollevato con l'Organizzazione internazionale del lavoro e che fa parte del nostro dialogo con altri partner. Ma credo davvero che agire attraverso strumenti di anti-dumping non rappresenti una soluzione, a meno che non si sia in presenza di dumping, e non è una soluzione chiudere le nostre frontiere a dei partner commerciali molto importanti per l'Europa. Ciò sarebbe controproducente per noi.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signor Presidente, per riprendere i riferimenti fatti in precedenza alla gestione del problema greco, quanti tra noi stanno seguendo da vicino gli sviluppi e la gestione di queste problematiche si rendono conto – molti di noi nutrono questa sensazione – che il Consiglio ha messo da parte la Commissione.
La Commissione è stata, credo fin dall'inizio, un fattore di equilibrio tra gli Stati membri dell'Unione di medie e piccole dimensioni e il Consiglio. Ritengo che oggi il suo ruolo nelle questioni affrontate dalla Grecia, ma non solo da essa, si limiti ad azioni e dichiarazioni di natura tecnocratica.
La mia domanda specifica è la seguente: stiamo parlando di economia, di unione monetaria con evidenti connotazioni sovranazionali. Stiamo anche parlando dell’ambiziosa strategia Europa 2020 in corso di preparazione da parte della Commissione, e stiamo parlando di lotta contro la disoccupazione e la povertà. Come sarà possibile mettere in atto queste ambiziose strategie dato che la Commissione non ha il ruolo che le spetta?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Come lei sa, la questione del lavoro dipende dalla situazione economica generale. Cerchiamo di essere del tutto chiari in proposito. Non saremo in grado di ripristinare i livelli di occupazione precedenti alla crisi se prima, in Europa, non torneremo ad avere una maggiore crescita.
Questo è il motivo per cui stiamo concentrando i nostri sforzi sulle nuove fonti di crescita e, di fatto, stiamo cercando di ripristinare questa crescita che è di fondamentale importanza per l'Unione europea.
Questa ora è la nostra priorità. Detto questo, ci sono alcune misure che sono state prese, in particolare per l'occupazione. Abbiamo alcune proposte nella nostra strategia Europa 2020 per lo sviluppo di nuove qualifiche, di nuovi posti di lavoro, di programmi destinati ai giovani, ma la cosa fondamentale è ripristinare le condizioni per la crescita, tra le quali rientra la fiducia nella nostra economia.
Venendo alla situazione greca, come lei sa molto dipende dalla fiducia nel futuro dell'economia ellenica. Questo è il motivo per cui la correzione di alcuni squilibri fiscali è così importante.
Frédéric Daerden (S&D). – (FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, la situazione dell'occupazione in Europa è molto preoccupante, come i miei colleghi hanno appena ricordato. Nel 2009, 2,7 milioni di persone hanno perso il lavoro nella zona euro. Inoltre, il tasso di rischio di povertà per la popolazione impiegata è salito all'8 per cento dei lavoratori in Europa, per non parlare del fatto che quasi il 17 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Di fronte a questa situazione, non le sembra che dovrebbe essere messa in campo una duplice strategia? Da un lato si deve rafforzare il lavoro dignitoso: sarebbe valsa la pena di includere nella strategia 2020 anche questo problema, piuttosto che l’occupazione esclusivamente finalizzata alla crescita; inoltre, lei intende promuovere la creazione di posti di lavoro ecocompatibili e intelligenti per sviluppare una società solidale e sostenibile? E dall'altro, è opportuno aumentare il tasso di occupazione complessivo in Europa, con un particolare accento sui posti di lavoro per i giovani, aspetto di cui lei ha parlato, ma anche per chi ha più di cinquanta anni.
A questo proposito, l'aumento delle domande pervenute al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e la ristrutturazione in vari settori evidenziano la necessità di sviluppare una politica industriale a livello mondiale.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (FR) Tutte le questioni che lei ha sollevato sono trattate nella strategia 2020, onorevole Daerden. Nei miei orientamenti politici ho già parlato di posti di lavoro dignitosi, così come ho parlato dell'esistenza di una vera politica industriale per l'Europa: non la vecchia politica industriale ma una politica volta a fornire all'Europa un'industria sostenibile, più moderna, orientata alle politiche di sostenibilità.
Per quanto riguarda i giovani, almeno due delle principali iniziative sono dedicate a loro, vale a dire: “Giovani in movimento” e “Nuove competenze per nuovi lavori”. Abbiamo evidenziato una serie di obiettivi, relativi, per esempio, al settore dell’istruzione, alla lotta contro la povertà e alla campagna per l'inclusione sociale. Questo aspetto fa parte della strategia 2020, proprio perché riteniamo che la lotta contro la disoccupazione rappresenti oggi la principale priorità. Credo che lo sviluppo di questa strategia ci permetterà di raggiungere risultati significativi nella lotta contro la disoccupazione.
Sergio Gaetano Cofferati (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, come lei sa la disoccupazione è aumentata nel corso di questi ultimi anni in tutti i paesi europei, sia pure con elementi difformi dall'uno all'altro, ed è destinata a crescere ulteriormente.
Tutti gli economisti convengono nel dire che ci vorranno almeno due anni perché i timidi segnali di ripresa che qua e là si sono evidenziati diventino uniformi e che, in ogni caso, per almeno 10 anni la ripresa sarà così contenuta da non creare occupazione aggiuntiva. Questo significa che avremo una crescita della disoccupazione, con la perdita del posto di lavoro di chi oggi è in attivo e, contemporaneamente, avremo generazioni di ragazzi che non sono o non saranno in grado di entrare nel mercato del lavoro.
Io le chiedo se non ritiene necessario, di fronte a un quadro siffatto, promuovere un'azione per la tutela del reddito uniforme in Europa per tutti coloro che perdono l'attività e di considerare il tema dei ragazzi come una sorta di emergenza e, dunque, di immaginare un provvedimento specifico di carattere formativo che valga per loro, per tutto il tempo per il quale resteranno fuori dal mercato del lavoro.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) La sua analisi riguardo la situazione del mercato del lavoro è fondamentalmente corretta. Infatti la situazione continua a peggiorare, anche se ciò avviene ad un ritmo più moderato rispetto al passato. In alcuni Stati membri stiamo anche iniziando a vedere consistenti segnali di stabilizzazione.
Ma è da nove mesi che l'economia ha iniziato a riprendersi dalla profonda recessione e questo anno potrebbe volerci un po’ di tempo prima che la fragile ripresa dell'attività economica produca l’effetto di invertire la tendenza nel mercato del lavoro. Ecco perché adesso la nostra priorità è il lavoro. Per i giovani, la disoccupazione è particolarmente preoccupante, come ha detto lei. In Europa abbiamo oltre il 20 per cento di disoccupazione giovanile. Per questo motivo abbiamo avviato tre iniziative per quest'anno. Due di loro le ho già menzionate. C’è anche l’iniziativa per l’occupazione giovanile. Tra le iniziative specifiche che ci accingiamo a sviluppare c’è proprio il potenziamento della formazione professionale attraverso un maggior numero di programmi di apprendistato, finanziati dal Fondo sociale europeo, per favorire esperienze formative di qualità elevata nel mondo del lavoro dopo la laurea, i cosiddetti tirocini, compresa la possibilità di compiere un tirocinio in altri Stati membri.
Graham Watson (ALDE). – (EN) La scorsa settimana la Fondazione europea per il clima ha lanciato un piano intitolato “Roadmap 2050”, che individua tre vie attraverso le quali, entro il 2050, l'Unione europea potrebbe ridurre dell’80 per cento le proprie emissioni di CO2, in linea con i nostri obiettivi di Kyoto. Potremmo farlo con costi di poco superiori a quelli attuali. Potremmo diventare quasi del tutto autosufficienti per quanto riguarda le risorse energetiche e, attraverso la decarbonizzazione della nostra economia, assisteremmo a una significativa creazione netta di posti di lavoro.
Ma ciò può essere fatto solo a livello europeo. La Commissione intende fare proprio questo piano? Intende cercare di dare all'Unione europea un nuovo impulso nel proporre le necessarie misure politiche? Data la possibilità della creazione di nuovi posti di lavoro, lei, Presidente Barroso, utilizzerà l'idea al fine di stimolare gli Stati membri a intraprendere le necessarie iniziative?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Sono consapevole del fatto che, con la relazione della Fondazione europea per il clima e anche nell'ambito della strategia 2020, abbiamo sviluppato un’iniziativa di punta europea per l’efficienza delle risorse, il cui scopo è proprio quello di disaccoppiare la crescita dalle risorse, in modo da dare all'Europa un vantaggio competitivo rispetto agli altri partner internazionali.
Tale obiettivo è stato integralmente trasposto anche nel programma di lavoro della Commissione per il 2010 e oltre. E’ intenzione della Commissione sviluppare un percorso per la transizione dell'Europa verso un’economia a basso tenore di carbonio, con risorse efficienti e attenta al cambiamento climatico entro il 2050, in particolare tramite la decarbonizzazione dell'energia e dei trasporti, fornendo così un quadro a lungo termine per la politica e gli investimenti. E sottolineo la parola investimenti.
Riteniamo che il programma per il clima possa altresì rappresentare, così come dimostra il settore delle energie rinnovabili, un modo di creare più posti di lavoro in Europa, quelli che di solito chiamiamo “lavori verdi”.
Helga Trüpel (Verts/ALE). – (EN) Alcuni nuovi strumenti informatici recentemente emersi, come Google Books o come l’iPad, faciliterebbero l'accesso ai contenuti culturali in formato digitale, in particolare i cosiddetti “e-book”. Tuttavia la maggior parte di queste iniziative proviene dagli Stati Uniti. Che cosa sta facendo la Commissione per promuovere la digitalizzazione del patrimonio culturale del continente europeo?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) La Biblioteca digitale europea affronta la sfida di mettere on line le collezioni delle nostre biblioteche nazionali, dei musei e degli archivi, il che rappresenta un importante compito della nostra epoca: digitalizzare, mettere a disposizione e preservare la ricchezza della nostra cultura. Eppure dobbiamo farlo senza compromettere i diritti degli autori e degli editori, incluse le opere fuori catalogo e le cosiddette opere orfane. Dobbiamo anche valutare se i nostri sforzi finanziari e le partnership tra pubblico e privato, che si sperimentano in questo settore, siano in grado di far fronte a questa importantissima sfida per la società.
In questa prospettiva, ho chiesto al vicepresidente Kroes e al Commissario Vassiliou di creare un comitato di esperti. Oggi sono lieto di annunciarvi che questo compito sarà affidato al signor Maurice Lavie, alla signora Elizabeth Nigerman e al signor Jacques Decara. In quanto comitato di esperti, promuoveranno questa idea di conservare il nostro importantissimo patrimonio attraverso la digitalizzazione, ovviamente nel pieno rispetto dei diritti di proprietà. Non vedo l'ora di ricevere, alla fine di quest'anno, le loro raccomandazioni su tali importanti questioni.
Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) Presidente Barroso, mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito all'effetto sull'occupazione nel settore del trasporto aereo delle disposizioni di chiusura dello spazio aereo che di recente sono state applicate per diversi giorni. Oggi, sulla prima pagina dell’autorevole quotidiano Financial Times, si scrive che le chiusure, che hanno interessato quasi 7 milioni di passeggeri e hanno causato la cancellazione di 80 000 voli, hanno prodotto perdite per l'industria aeronautica che ammontano a 200 milioni di dollari al giorno. Secondo lei, quali saranno le conseguenze sull'occupazione in questo settore? Questa è stata anche la ragione principale della sua assenza, e dell'assenza del presidente Van Rompuy, ai funerali del presidente della Polonia a Cracovia.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Prima di tutto, per quanto riguarda la questione del funerale, desidero tenerla completamente separata dal resto.
Nutrivo un grande rispetto per il presidente Kaczyński. Ho lavorato con lui in maniera molto leale. Ho fatto di tutto per essere presente al suo funerale.
Sono stato presente a tutte le cerimonie a cui ho potuto partecipare per la commemorazione della morte del presidente Kaczyński, di sua moglie e di tutti quelli che sono morti in quel tragico incidente. Davvero non capisco come sia possibile sfruttare la morte di così tante persone al fine di rivolgere questo tipo di critica nei confronti delle istituzioni europee.
Ho cercato di recarmi al funerale del presidente Kaczyński fino all'ultimo. Il problema è che solo sabato, molto tardi in serata, ho ricevuto la notizia della cancellazione del volo organizzato dalle autorità belghe. Non mi è stato più possibile andare.
Voglio quindi che sia assolutamente chiaro che ho fatto quanto era in mio potere per rendere omaggio, non solo alle persone decedute nel tragico incidente, ma alla Polonia come nazione.
Per quanto riguarda la questione che lei ha sollevato – se posso ora utilizzare l’ulteriore minuto per rispondere alla domanda sul settore del trasporto aereo – siamo consapevoli delle notevoli conseguenze che il problema del vulcano ha avuto in questo campo, ed è per questo che ci stiamo già attivando per vedere come possiamo davvero sostenere, se necessario, il settore aeronautico europeo.
Il settore ha subito gravi perdite economiche in seguito al divieto di svolgere, per diversi giorni, le proprie attività commerciali. E’ necessario cercare una soluzione globale per aiutare il settore in questa crisi e, in effetti, abbiamo un precedente, ovvero la crisi successiva all'11 settembre. Stiamo quindi cercando una possibile soluzione in termini di alleggerimento delle norme sugli aiuti di Stato, come abbiamo fatto in passato. Ne abbiamo discusso nella riunione collegiale di oggi.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, Presidente Barroso, secondo le statistiche ufficiali tra il 2000 e il 2006 la disoccupazione nell'Unione europea è oscillata tra l'8 e il 9 per cento, con buona pace della strategia di Lisbona, che parlava di piena occupazione.
In una recente relazione, la Commissione afferma che nel 2010 la disoccupazione raggiungerà e supererà il 10 per cento, un “vulcano sociale”, tanto per usare un’espressione oggi attuale.
Inoltre, in una serie di paesi che applicano programmi di austerità, come l'Irlanda e la Grecia, così come in paesi come la Romania, l'Ungheria e Lettonia, ldove è intervenuto il Fondo monetario internazionale, la disoccupazione è salita a livelli record.
Alla luce di questo, chiedo: la Commissione ha studiato le ripercussioni di queste politiche di austerità, che portate avanti spingendo i paesi a seguirvi al fine di uscire dalla crisi? Avete studiato le ripercussioni sull'occupazione e sull'economia di un paese rispetto al quale è coinvolto il Fondo monetario internazionale? Lei ritiene che la disoccupazione diminuirà in Europa come conseguenza di queste politiche?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Noi non costringiamo nessuno a prendere nessuna misura. Per quanto riguarda la Grecia, le decisioni sono state prese dalle autorità greche, ma certamente lei capirà che questa situazione di squilibrio macro-economico dell'economia greca è molto negativa per la crescita e anche per l'occupazione.
E’ chiaro che, senza un ripristino della fiducia nei conti pubblici della Grecia, non vi sarà alcun investimento o alcuna crescita in questo paese. Senza crescita, non siamo in grado di generare occupazione. E’ per questo che non dobbiamo considerare la stabilità macro-economica e il rigore come contraddittori o contrapposti alla crescita. Il problema è vedere come sia possibile gestire una transizione, come possiamo mantenere lo stimolo alle economie che hanno il margine per farlo, e, allo stesso tempo, come rispettare i necessari equilibri della stabilità macro-economica. Ecco perché è nell'interesse dell'economia greca e dei lavoratori greci ripristinare la credibilità nelle finanze pubbliche del paese quanto prima.
Paul Rübig (PPE). – (DE) La mia domanda si riferisce all’eruzione vulcanica che, ovviamente, ha un impatto sul particolato e sulle emissioni di CO2. Ritiene che sia possibile valutare quali livelli di particolato dovrebbero essere presi in considerazione in futuro al fine di evitare che siano messi a rischio i posti di lavoro? Le nostre direttive sulla qualità dell'aria prevedono restrizioni significative a questo riguardo.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Questo problema del vulcano è certamente al di là del controllo delle istituzioni europee e dei governi nazionali. E’ accaduto, e ora dobbiamo gestirne le conseguenze.
Per quanto riguarda l'industria aeronautica, abbiamo già detto che stiamo vagliando diverse possibilità, anche sulla base del precedente del dopo 11 settembre.
Per quanto riguarda la situazione economica, credo sia troppo presto per una valutazione complessiva del danno provocato, ed è probabilmente meglio evitare scenari molto drammatici o, diciamo, di panico. Adesso è importante far fronte ai danni e cercare di vedere cosa possiamo fare a livello europeo, tenendo presente una cosa importante: a livello europeo, siamo responsabili dell’uno per cento del bilancio pubblico. L'altro 99 per cento è nelle mani degli Stati membri. Quindi penso che sia ingiusto aspettarsi che l'Unione europea cerchi di risolvere tutti i problemi, quando non ha i mezzi per farlo.
Piotr Borys (PPE). – (PL) Presidente Barroso, nel quadro della strategia 2020, avete previsto tassi di crescita dell’occupazione molto ambiziosi, dal 63 al 76 per cento, e una riduzione al 10 per cento della disoccupazione fra i giovani che lasciano prematuramente la scuola, ma avete anche posto l'accento sulla formazione, che è la chiave allo sviluppo, mirando a far sì che in futuro il 40 per cento dei cittadini europei completi l'istruzione terziaria.
A questo proposito vorrei porre la seguente domanda: il Fondo sociale europeo, così come i fondi designati per la ricerca e sviluppo, saranno mantenuti anche in futuro nel bilancio dell'Unione europea? Questa è infatti la chiave per puntare sui metodi moderni, sull'innovazione e per aumentare l'occupazione. Non ritiene che dovremmo anche sottolineare lo sviluppo delle microimprese? Questo è infatti il modo migliore per incoraggiare il lavoro autonomo il cui livello è ancora troppo basso. Quindi, in questo contesto, tali domande mi paiono giustificate.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Sì, lei sa già che abbiamo proposto la formazione come uno degli obiettivi della strategia Europa 2020, compresa la lotta contro la dispersione scolastica e l’incremento dell’istruzione terziaria. Noi crediamo che senza affrontare la questione dell’istruzione sia impossibile discutere della competitività europea.
Per questo motivo stiamo cercando di convincere tutti gli Stati membri ad accettare tale obiettivo e, sicuramente, ci dovrà essere in seguito una mobilitazione di risorse, alcune da parte degli Stati membri e alcune da parte dell'Unione europea. Dovremo poi discutere delle prospettive finanziarie. Non siamo ancora a quel punto ma, certo, penso che debbano essere prese alcune iniziative a livello europeo, integrando gli sforzi compiuti dai governi nazionali. Infatti nel Fondo sociale abbiamo già alcune iniziative in favore dei giovani, per l'apprendistato e per i tirocini. Questa è la nostra intenzione. Non possiamo prevedere quali risorse saranno disponibili per il Fondo sociale, ma certamente noi crediamo che si debbano avere ambizioni adeguate a livello degli strumenti europei.
Jutta Steinruck (S&D). – (DE) Ieri, i media ci hanno informato della prossima chiusura della fabbrica Opel di Anversa. E’ solo uno dei tanti esempi di perdita di posti di lavoro in Europa. Giovedì prossimo i sindacati europei dell’industria terranno una giornata di manifestazioni in tutta Europa. Chiedono la creazione di posti di lavoro e la salvaguardia del futuro della base industriale dell'Europa. I membri del sindacato vogliono la piena occupazione, ma vogliono anche politiche europee efficaci e risposte definitive oggi, non tra cinque anni.
Il suo programma di lavoro non fornisce informazioni molto concrete a questo proposito. Lei ha appena fatto riferimento agli orientamenti e alla strategia Europa 2020. A mio avviso queste informazioni non sono abbastanza specifiche. È necessario fornire alcuni esempi. Che cosa pensate di fare per ristabilire i nostri settori di importanza strategica industriale in Europa, e quale ruolo intende svolgere la Commissione per mettere l'industria automobilistica nelle condizioni di affrontare le sfide future e per salvaguardare i posti di lavoro?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Gli orientamenti per l'occupazione dipendono molto dalla crescita economica globale, ma abbiamo intenzione di rafforzare questo aspetto nella nostra strategia Europa 2020. In effetti, abbiamo quattro linee guida: l'aumento della partecipazione al mercato del lavoro e la riduzione della disoccupazione strutturale; lo sviluppo di una forza lavoro qualificata, promuovendo la qualità del lavoro e la formazione permanente; il miglioramento delle prestazioni dei sistemi di istruzione e l’incremento della partecipazione all’istruzione sociale; nonché la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.
Si tratta di orientamenti generali che dovranno essere perseguiti dalle istituzioni europee con tutti gli strumenti a loro disposizione, nonché dai governi nazionali. E’ vero che non esiste un’arma risolutiva, non esiste una soluzione magica o una panacea per la disoccupazione in Europa. Si deve partire anche dalle misure adottate per la crescita globale in termini di rispetto per la stabilità finanziaria, in termini di fiducia nei nostri mercati, in termini di sfruttamento del potenziale del mercato interno. Questo è l'unico modo per farlo.
Quando si parla di industria automobilistica naturalmente sappiamo che vi era un eccesso di produzione non solo in Europa ma nel mondo, e ce ne stiamo occupando in stretta collaborazione con gli operatori del settore, e anche con i sindacati del comparto.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, la disoccupazione e l’esclusione dei giovani sono un grosso problema. Come lei ha affermato, il 20 per cento dei giovani è disoccupato.
Il problema è anche che, mentre molte persone sono ora sul punto di essere licenziate, gran parte di quelli licenziati ha più di 50 anni. Al tempo stesso però, in alcuni Stati membri, si sta dicendo che dobbiamo allungare l’età lavorativa, che dobbiamo aumentare l'età pensionabile, e si dice anche che abbiamo bisogno di più lavoratori dall'estero. A questo scopo sarebbe dunque necessario un afflusso consistente di manodopera straniera. A mio parere, questa è un po’ una contraddizione.
Chiedo quindi: se la gente vuole allungare l’età lavorativa, perché non viene offerta la possibilità di continuare a lavorare a chi ha più di 50 anni, perché uqesti lavoratori vengono invece licenziati? Perché non stiamo creando opportunità per i nostri giovani, e diciamo invece loro che abbiamo bisogno del lavoro dei migranti da oltreoceano?
Qual è la strategia europea su questo tema? Non possiamo attuare una strategia di questo genere? Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che i giovani di talento debbano trovare lavoro, e non debbano essere esclusi. La nostra società pagherà sempre un prezzo elevato per questa esclusione.
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Voglio vincere questa battaglia di competitività a livello globale. Una cosa è certa: abbiamo bisogno di più persone che lavorino di più e più a lungo e, vorrei aggiungere, meglio e in modo più competitivo.
Non c'è contraddizione tra avere una vita lavorativa più lunga e avere un’immigrazione verso l'Europa. In effetti, è davvero incredibile ma oggi ci sono quasi un milione di offerte di lavoro in Germania e quasi mezzo milione nel Regno Unito. Questo dimostra che esiste un problema di mancata corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro.
C'è molto da fare in questo senso. Io credo che anche le riforme pensionistiche rappresentino un modo di contribuire a risolvere questo problema. Voglio sottolineare che, durante l’attuale crisi, gli Stati membri non hanno fatto ricorso alla tradizionale politica del prepensionamento. Non l’hanno fatto. In realtà, è stato possibile tenere più a lungo la gente al lavoro. Questo è importante perché, per l'Europa, per rimanere competitivi, è necessario aumentare il tasso di occupazione.
Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE). – (PL) Presidente Barroso, oggi lei ha detto nel suo discorso che una priorità della Commissione nella sua politica per l’occupazione è, tra l'altro, favorire un efficace inserimento nel mercato del lavoro dei laureati e dei giovani.
Sappiamo che il tasso di disoccupazione in questo gruppo sociale è attualmente molto elevato. In Spagna ha raggiunto quasi il 40 per cento, mentre in Polonia è del 20 per cento ed è, purtroppo, in costante aumento. Credo che un problema sia rappresentato dal fatto che le materie di insegnamento non corrispondono alle esigenze del mercato del lavoro, e vi è anche difficoltà ad accedere a un'esperienza lavorativa iniziale.
A suo parere, si può parlare di scarsa efficacia del programma Leonardo da Vinci nel campo dell'istruzione e della formazione professionale? Come valuta lei il programma? La Commissione europea sta preparando nuove misure – e in caso affermativo, quali – per affrontare la crescente disoccupazione tra i giovani? Cosa avete da offrire e da proporre oggi, Presidente Barroso, ai giovani dell'Europa?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) La disoccupazione giovanile è oggi la dimensione più drammatica della disoccupazione in Europa, perché è superiore al 20 per cento.
Per questo motivo abbiamo annunciato tre iniziative concrete: “Gioventù in movimento”, “Occupazione giovanile” e “Nuove qualifiche per nuovi lavori”. Il primo, “Gioventù in movimento”, mira a migliorare l'efficienza e l'equità dei sistemi europei di istruzione e di formazione; “Occupazione giovanile” studia il modo per superare l'impatto della crisi sui giovani, e “Nuove qualifiche per nuovi lavori” cerca di far corrispondere meglio le competenze e il rapporto tra domanda e offerta di lavoro.
Ho appena messo in evidenza la situazione in due degli Stati membri più grandi d’Europa perché, entro il 2020, altri 16 milioni di posti di lavoro richiederanno qualifiche di alto livello e, per esempio, tra il 2007 e il 2013 il Fondo sociale europeo spenderà 13,5 milioni di euro nella promozione di misure di adattabilità dei lavoratori e delle imprese.
Ci sono quindi alcune misure che possiamo adottare a livello europeo, a livello comunitario, per integrare l'azione dei nostri Stati membri per quanto riguarda il problema della disoccupazione giovanile.
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Presidente Barroso, devo dissentire con lei. Lei ha detto che la strategia Europa 2020 include misure per sfruttare il potenziale di creazione di posti di lavoro verdi nell'Unione europea, il che non è vero. Lei non ha semplicemente incluso questo punto nella strategia, e mi chiedo perché. E’ ovvio che se si vuole creare occupazione, l’economia ambientale rappresenta una opportunità significativa per la creazione di posti di lavoro. Perché non fa parte della strategia Europa 2020? Cosa intende fare la Commissione per sfruttare al massimo il potenziale di creazione di posti di lavoro in un'economia sostenibile in Europa, in particolare dato che il Presidente del Consiglio europeo ha inserito questo come un punto importante nel suo programma, poiché crede che esso offra un grande opportunità? Cosa intende fare la Commissione?
José Manuel Barroso, presidente della Commissione – (EN) Devo ricordarle che è stata la Commissione a lanciare il pacchetto sul cambiamento climatico e l’energia e a mettere in evidenza il grande potenziale di creazione di posti di lavoro in alcuni settori della cosiddetta economia ecologica e che, sicuramente, per il futuro tale priorità è uno degli obiettivi più importanti della strategia Europa 2020.
Abbiamo messo al centro della strategia Europa 2020 i nostri obiettivi climatici ed energetici, dalla riduzione del 20 per cento dei gas serra all’incremento del 20 per cento nell’utilizzo di energie rinnovabili e del 20 per cento di efficienza energetica in più.
Per esempio, per raggiungere questo obiettivo del 20 per cento relativo alle energie rinnovabili, ci stiamo accingendo a creare posti di lavoro in tutto il settore delle rinnovabili. Questo è certamente il nucleo centrale della nostra strategia economica per il futuro e, in effetti, lo consideriamo uno degli obiettivi principali. La crescita, una crescita non solo intelligente ed equa, ma anche una crescita sostenibile.
Liisa Jaakonsaari (S&D). – (FI) Signor Presidente, molto è stato detto in questa sede a proposito dei giovani, il che è senz’altro giusto. C'è un altro gruppo di persone che sono colpite molto duramente dalla crisi occupazionale, e cioè le donne: attraversiamo un momento in cui le economie nazionali sono in debito e gli Stati membri riducono i loro bilanci e questi tagli spesso riguardano settori come l'assistenza sanitaria e l'istruzione, settori in cui lavorano le donne.
Vorrei anche chiedere, Presidente Barroso, che cosa pensa e cosa intende fare per quegli Stati membri che stanno operando tagli alle risorse umane, all’istruzione e all’assistenza sanitaria, sebbene la strategia Europa 2020 affermi che dobbiamo investire in questi settori. Considerato che al momento il ritornello degli Stati membri è “tagliare, tagliare, tagliare”, e non “investire, investire, investire nelle persone”, che cosa intende fare per questi Stati membri?
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione – (EN) Per le donne, la disoccupazione è salita al 9,3 per cento entro il febbraio 2010, contro il 9,8 per cento per gli uomini: quindi è inferiore a quella maschile. E’ vero, però, come lei ha detto, che in futuro, l'occupazione femminile potrà essere fonte di maggiori preoccupazioni, considerato che alcuni dei settori maggiormente colpiti dalla prossima stretta fiscale saranno proprio quelli più dipendenti dal lavoro delle donne.
Quello che dobbiamo fare è chiedere agli Stati membri di riflettere sulle proprie politiche e non accettare che le donne si trovino ad essere svantaggiate in questa transizione. Crediamo che il tasso di occupazione al quale puntiamo – e ne abbiamo anche discusso con gli Stati membri in seno al Consiglio europeo – dovrebbe essere destinato a promuovere l'occupazione sia degli uomini sia delle donne. In effetti, in alcuni Stati membri vi sono al proposito grandi potenzialità. Ci sono alcuni Stati membri in cui il tasso di occupazione femminile è ancora molto inferiore a quello maschile.
Presidente. – Presidente Barroso, la ringrazio per le sue risposte e per avere partecipato al tempo delle interrogazioni qui al Parlamento europeo. Penso che sia stato interessante.
Grazie a voi, onorevoli colleghi, per la vostra partecipazione in quest’ultima ora.
Ci incontreremo con il presidente Barroso anche il mese prossimo in occasione del tempo delle interrogazioni.