Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B7-0207/2010/rev. 1). Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Parte I:
Annuncio l’interrogazione n. 25 dell’onorevole Papastamkos (H-0124/10)
Oggetto: Creazione di un'autorità europea per la valutazione della capacità di indebitamento
Intende la Commissione proporre la creazione di un'autorità europea per la valutazione della capacità di indebitamento degli Stati membri della zona euro e/o dei loro istituti di credito?
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Papastamkos per l’interrogazione che ha posto su una materia che, nella mia veste attuale, reputo assolutamente essenziale per il buon funzionamento dell’economia e dei mercati finanziari.
Le agenzie di rating svolgono un ruolo cruciale nella valutazione dei rischi correlati alla situazione sia delle aziende che degli Stati. La crisi però ha dimostrato – per dirla in maniera eufemistica – che il loro metodo di lavoro ha provocato e continua a provocare dei problemi, da cui talvolta scaturiscono conseguenze molto gravi. Per tale ragione il G20 ha opportunamente assunto decisioni difficili al fine garantire la sorveglianza e istituire nuove norme di governance.
Tengo a ricordarvi, onorevoli deputati, che durante la crisi la Commissione si è prontamente assunta le proprie responsabilità in questo ambito, lavorando prioritariamente sulla disciplina sulle attività delle agenzie di rating negli ultimi due anni. Nel settembre 2009 – ossia un anno dopo il fallimento di Lehman Brothers – è stata infatti varata la normativa su siffatte agenzie con il sostegno del Parlamento. Desidero infatti rendere omaggio al lavoro svolto dal vostro relatore, onorevole Gauzès, sui problemi provocati dai metodi di lavoro di queste agenzie, che hanno contribuito in maniera significativa ad innescare la crisi finanziaria.
La normativa cui ho fatto accenno ha introdotto un sistema di registrazione obbligatoria per le agenzie di rating aventi sede nel territorio dell’Unione europea. Sono state quindi stabilite una serie di norme rigorose: prima di tutto per garantire che non vi siano conflitti d’interesse, in secondo luogo per rivedere e migliorare la qualità delle valutazioni e la metodologia impiegata e, infine, per garantire che queste agenzie di valutazione operino in maniera trasparente.
Onorevoli deputati, le nuove norme sulle agenzie di rating cui ho fatto accenno miglioreranno certamente l’indipendenza e l’integrità dei processi di valutazione, renderanno più trasparenti le attività di valutazione della capacità di indebitamento ed innalzeranno la qualità di siffatte valutazioni, anche quelle sull’indebitamento nazionale degli Stati membri – i paesi dell’Unione europea – e delle istituzioni finanziarie comunitarie. Questa per ora è la situazione in cui ci troviamo.
Onorevole Papastamkos, per quanto concerne la creazione di agenzie europee pubbliche per la valutazione dell’indebitamento, cui ha fatto riferimento, è un’idea che si sta facendo strada nel dibattito sulle possibili alternative al modello attuale delle agenzie di rating, noto come modello issuer pays. Le ricadute di questa idea devono però essere valutate attentamente, soprattutto in termini di responsabilità.
Chiaramente, onorevole Papastamkos, attualmente la mia prima priorità consiste nel garantire che la normativa del 2009 sia debitamente attuata e che l’attuale sistema riformato effettivamente funzioni. Tuttavia, non scarto l’idea che lei ha avanzato di creare un’agenzia europea. Essa va considerata nell’ambito della valutazione della normativa del 2009 e degli effetti che potrebbe avere sulle agenzie di rating. Inoltre siffatta valutazione è prevista dallo stesso regolamento e la Commissione la presenterà al Parlamento e al Consiglio entro dicembre 2012.
Posso confermare che l’Esecutivo presto proporrà un emendamento al regolamento sulle agenzie di rating per conferire all’autorità europea per i titoli e i mercati (ESMA) la responsabilità complessiva della sorveglianza su tali agenzie. Il Parlamento aveva richiesto questo provvedimento già in sede di negoziazione della normativa ed ora i capi di Stato e di governo hanno raggiunto un accordo su questo principio. Pertanto introdurremo l’emendamento. Sono convinto che il trasferimento alla nuova autorità della sorveglianza sulle agenzie di rating rafforzerà e migliorerà il quadro normativo di cui dispone l’Unione europea.
Georgios Papastamkos (PPE). – (EL)Signor Presidente, ringrazio il Commissario Barnier per la risposta, aggiungendo che si tratta di una materia su cui ho ripetutamente esercitato il diritto di scrutinio del Parlamento dal 2006, ossia prima che si scatenasse la crisi economica internazionale.
In questa vicenda intravedo però due i paradossi. In primo luogo le società di rating operano in ambito internazionale, ma non sono soggette ad una sorveglianza internazionale. In secondo luogo, programmi e interessi privati al di fuori dell’Europa stanno agendo direttamente contro le istituzioni e gli Stati membri dell’UE.
Vorrei – e mi rivolgo al Commissario – che l’Europa si muovesse più rapidamente e ad un ritmo più sostenuto. E vorrei anche sapere dov’è la sede di queste agenzie e come si compone il loro fatturato.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevole Papastamkos, conosco il suo impegno di lunga data ed è per questo che accolgo con favore il dialogo di cui lei si è fatto promotore oggi per la prima volta, dato che personalmente sono in carica solo da alcune settimane.
Sto tenendo conto di questa nuova normativa, che era stata proposta dalla Commissione precedente, sotto la guida del presidente Barroso, e che ha migliorato le cose. Ho indicato che saranno imposti nuovi obblighi alle agenzie di rating e ho parlato degli ultimi progressi che saranno compiuti sulla proposta che vi presenterò, come avete auspicato, sulla sorveglianza dell’ESMA.
Lei ha ragione: non è l’unica area in cui, in un mercato comune ora altamente integrato, vi sono aziende, soprattutto di tipo finanziario, che non hanno più una proprietà nazionale. Aggiungo inoltre, onorevole Papastamkos, che nella metà dei paesi dell’Unione europea il 50 per cento del settore bancario appartiene a gruppi di altri paesi.
Ci troviamo infatti ad operare in un mercato integrato con imprese che sono ampiamente transnazionali, ma la sorveglianza è rimasta a livello nazionale. Il nostro compito deve quindi essere volto a garantire l’integrazione, motivo per cui ci siamo impegnati su questo fronte. Con i nuovi poteri conferiti all’ESMA, la sorveglianza internazionale – o europea, possiamo dire – che lei invoca diverrà ben presto una realtà.
Ora, per quanto concerne il suo paese, che ha subito un forte shock, dobbiamo rimanere vigili. Non voglio azzardare conclusioni su quanto è accaduto. Dobbiamo essere vigili in tutti i casi in cui le agenzie di rating assumono decisioni in merito agli Stati membri, valutando la loro situazione economica ed il loro ruolo pubblico. Perché? Perché in realtà è in gioco uno Stato sovrano, il costo del suo debito e, in ultima analisi, la situazione dei contribuenti, i quali, a mio giudizio, troppo spesso devono pagare lo scotto di tutto. Ed è infatti proprio questa l’essenza delle proposte che ho presentato all’Ecofin a Madrid sabato scorso in materia di previsione, prevenzione e gestione delle crisi future, affinché i contribuenti non debbano sempre subire.
So bene che effetti hanno le decisioni delle agenzie di rating e gli effetti che queste decisioni producono sul comportamento degli investitori. Per tale ragione occorre una normativa rigorosa e severa, queste agenzie devono soppesare tutte le proprie responsabilità e devono essere sottoposte a sorveglianza. Infatti, ai sensi delle proposte che avanzerò entro al fine dell’anno, esse saranno sottoposte a sorveglianza per mezzo delle autorità europee.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signor Presidente, grazie per l’eccellente resoconto. Ora infatti sono assai ottimista sul fatto che l’istituzione di un’autorità europea per la valutazione della capacità di indebitamento ci possa rendere finalmente indipendenti dalle agenzie private statunitensi. Tuttavia, oltre all’ubicazione, vorrei sapere anche quale sarà la composizione strutturale e funzionale di siffatta autorità. Infine è importante che un organizzazione di questo genere sia incisiva. Vorrei quindi sapere che conseguenze potranno avere le procedure messe in atto e le conseguenze cui va incontro uno Stato membro della zona euro che ha una valutazione negativa.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Onorevole Obermayr, l’onorevole Papastamkos mi ha rivolto un’interrogazione sulla possibilità – che egli caldeggia – di istituire un’agenzia europea di rating. Inoltre, tale agenzia, se ho ben capito la sua idea, dovrebbe essere pubblica.
Io non ho assunto alcuna posizione in merito. Inoltre non è questa la strada che ha imboccato la Commissione, visto che la sua proposta verteva – attraverso la normativa che il Parlamento ha approvato – sulla riforma del sistema attuale di agenzie, che sono private, e sul consolidamento rigoroso degli obblighi di trasparenza al fine di evitare conflitti d’interesse, rafforzando la veridicità nel lavoro di valutazione della capacità di indebitamento. E’ questa la situazione in cui ci troviamo ora. Il regolamento adesso è in fase di discussione ed entrerà in vigore quanto prima possibile, senza indugi – aggiungo – e poi completeremo questo piano affidando un ruolo di sorveglianza all’ESMA.
Per quanto concerne la nuova agenzia che l’onorevole Papastamkos raccomanda, non escludo la possibilità. Tuttavia, serve tempo per valutare il cambiamento del modello di attività che comporta l’idea di un’agenzia europea di rating. Trovo interessante la proposta, ma va valutata attentamente. Non posso quindi dire chi ne farà parte e come funzionerà, perché non lo so. Inoltre va altresì affrontata la questione dell’interferenza delle autorità pubbliche nel lavoro di questa agenzia. Le rigorose condizioni che si applicano alle agenzie private di rating devono applicarsi anche all’agenzia europea pubblica, in particolare le norme sul conflitto d’interessi.
Sarebbero queste le questioni da affrontare, se dovessimo dirigerci verso la creazione di una nuova agenzia europea pubblica. Francamente, per lavorare in maniera seria su questa materia, senza improvvisare, prima di tutto bisogna riservarsi del tempo e assumere le decisioni necessarie per attuare il sistema riformato che l’Assemblea ha varato attraverso il regolamento. In secondo luogo, bisogna riservarsi del tempo per affrontare seriamente ogni questione, soprattutto quelle a cui ho fatto accenno.
Presidente. – Come prevede la norma, se l’autore è assente, l’interrogazione decade. Tuttavia, viste le circostanze eccezionali in cui si svolge la Plenaria, leggerò i nomi dei deputati assenti i quali riceveranno una risposta scritta alle loro interrogazioni. Però non vi sarà alcun dibattito in Aula.
Pertanto gli onorevoli Balčytis e Morkūnaitė-Mikulėnienė, che sono assenti, riceveranno una risposta scritta nell’ordine in cui sono state presentate le interrogazioni.
Parte II:
Annuncio l’interrogazione n. 28 dell’onorevole Aylward (H-0155/10)
Oggetto: Scelta dei consumatori e tecnologia smartphone
La crescente popolarità degli smartphone ha creato un nuovo mercato in termini di tecnologia, software e applicazioni. Alcuni operatori di smartphone e apparecchi smart stanno ingabbiando i consumatori ed hanno strutturato il mercato in modo tale da avere un controllo totale sulla capacità dell'utente in termini di accesso al software, ai browser e alle applicazioni. In questa situazione la scelta dei consumatori appare soggetta a limitazioni. Non intende la Commissione esaminare i diritti e le possibilità di scelta dei consumatori in questo mercato digitale in espansione e può far sapere se non ritenga che sistemi operativi aperti siano il futuro dei consumatori di smartphone?
Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione. – (EN) La Commissione segue da vicino gli sviluppi concernenti gli smartphone ed i relativi mercati. Come l’onorevole deputato ha fatto presente nella sua interrogazione, in alcuni casi si stanno venendo a creare dei nuovi mercati.
La Commissione è pienamente impegnata a garantire il rispetto delle norme e dei principi generali dell’Unione europea in materia di concorrenza, tenendo conto delle dinamiche in rapida evoluzione che caratterizzano il mercato. Come hanno dimostrato ultimamente i casi di Microsoft e di Intel, la Commissione metterà in atto un’azione esecutiva per garantire che, mediante una concorrenza meritocratica, i consumatori, laddove è necessario, possano scegliere tra alternative diverse e quindi possano beneficiare degli sviluppi e delle innovazioni tecnologiche. Al riguardo, pur riconoscendo che la tecnologia proprietaria costituisce il cuore del successo dell’Europa nelle tecnologie mobili di seconda e di terza generazione, la Commissione al contempo è consapevole dell’eccellente sviluppo tecnico promosso dalle tecnologie no-profit.
Se tocca all’industria decidere il modello specifico di attività che intende usare e se è il mercato a dover scegliere il vincitore, la Commissione enfatizza l’importanza dell’interoperabilità in modo da favorire la concorrenza meritocratica tra tecnologie di società diverse, impedendo la formazione di nicchie impenetrabili. In questo contesto l’Esecutivo accoglie con favore l’impiego di specifiche di apertura atte ad impedire la trasmissione indebita delle posizioni dominanti tra mercati contigui. Le piattaforme aperte sono volte a conseguire questo scopo, consentendo la creazione di mercati competitivi sui sistemi software.
Liam Aylward (ALDE). – (EN) Ringrazio il Commissario per la risposta. Cambiando leggermente argomento, ultimamente sono circolate diverse voci sulla presunta censura dei contenuti che si starebbe attuando con questa tecnologia. Alcune applicazioni infatti sono state respinte dagli operatori e dai produttori di software in ragione del contenuto politico.
Cosa può fare la Commissione per garantire che vi sia una maggiore concorrenza sull’accesso alle informazioni mediante le nuove tecnologie e per assicurare che non sia violata la libertà di parola?
Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione. – (EN) Gli argomenti cui ha fatto riferimento nella sua seconda interrogazione in effetti possono creare problemi per la concorrenza nell’ambito del mercato.
Seguiamo costantemente la questione da vicino, ma non posso esprimere commenti in merito alle indagini specifiche che sono ora in atto o che si stanno sviluppando. Tuttavia, sono pienamente consapevole delle questioni che ha sollevato. Le preoccupazioni che lei ha espresso all’Assemblea sono fondate. Il mio ruolo e quello dell’autorità per la concorrenza consiste nel monitorare la situazione ed evitare che si venga a creare una sorta di posizione dominante, comportando la chiusura del mercato, barriere ai nuovi operatori e, in definitiva, problemi per i consumatori e per gli utenti di queste nuove tecnologie, i quali dovrebbero ricavare un beneficio e non subire un pregiudizio a fronte dello sviluppo e del miglioramento delle tecnologie.
Paul Rübig (PPE). – (DE) Commissario Barnier, nel primo regolamento in materia di roaming per lo scambio di dati e la telefonia avevamo introdotto un obbligo di portabilità in virtù del quale ogni operatore in Europa doveva avere la possibilità di raggiungere tutti i clienti. Ora emergono improvvisamente dei conflitti, in quanto gli operatori stanno rimuovendo questi servizi dalle reti e non sono disposti a fornire il necessario supporto. In questo caso ritiene debbano intervenire gli organismi normativi nazionali?
Franz Obermayr (NI). – (DE) Sono lieto che la Commissione si stia occupando della materia dalla prospettiva della concorrenza. Allora mi chiedo: la Corte europea di giustizia si è pronunciata su casi simili? Si potrebbe fare riferimento a queste sentenze in relazione alle restrizioni di questo genere all’accesso? Vi sono utenti di smartphone che hanno già adito a vie legali contro i propri fornitori di servizi?
Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione. – (EN) Per quanto attiene alla materia di questa interrogazione, credo sia opportuno associare, laddove è adeguato, le normative con gli strumenti per la concorrenza.
In relazione ad alcuni aspetti cui è stato fatto accenno nelle interrogazioni e nel suo intervento, gli strumenti per la concorrenza si sono rivelati utili e continueranno ad esserlo, ma non escludo che la Commissione, in caso di necessità, ricorra ai poteri legislativi di cui dispone. Lo abbiamo fatto in passato e potremmo farlo nuovamente in futuro.
Credo che la soluzione migliore sia un mix adeguato di concorrenza e di normativa, non come strumenti alternativi, ma come fattori complementari. Per quanto concerne la sua interrogazione, mi scusi, onorevole deputato, ma non sono un avvocato. No so nulla dei procedimenti avviati dai privati cittadini presso i tribunali. Ad ogni modo, ci vengono inviate alcune informazioni e talvolta delle lamentele. Ogniqualvolta ci troviamo nella necessità di reagire, a fronte delle informazioni o delle lamentele che riceviamo, lo facciamo, come ha avuto modo di constatare.
Come ho affermato nella mia risposta precedente, in questo settore, e in questa questione in particolare, in relazione a questi problemi, stiamo conducendo delle indagini, ma non posso parlarne pubblicamente, poiché tali indagini per loro stessa natura ora esigono discrezione.
Presidente. – Come indicato prima, il prossimo autore, l’onorevole Toussas, e l’onorevole Ziobro, che sono assenti, riceveranno una risposta scritta.
Annuncio l’interrogazione n. 32 dell’onorevole Chountis (H-0125/10)
Oggetto: Attività delle agenzie di rating
Il giorno successivo all'annuncio di misure di austerità adottate dal governo greco, l'agenzia di rating Moody's ha minacciato di abbassare il rating delle cinque maggiori banche della Grecia.
Secondo l'agenzia internazionale di rating, la crescita della disoccupazione e il calo del reddito disponibile possono accrescere le pressioni cui è sottoposto il sistema bancario greco, che deve già far fronte alla riduzione della sua redditività e al peggioramento del suo attivo.
Dato che annunci di tal genere, nella presente congiuntura, alimentano le speculazioni, qual è il parere della Commissione sulla situazione del sistema bancario greco?
Quali misure intende adottare per quanto riguarda "l'attività" delle agenzie di rating?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) La crisi finanziaria in Grecia non ha avuto origine nel settore bancario, ma nel settore pubblico. La vulnerabilità delle banche, però, si è intensificata a causa dell’esposizione degli istituti di credito in relazione alle obbligazioni del governo greco e, soprattutto, a causa delle scarse prospettive di crescita economica.
La Commissione sta compiendo la propria analisi sull’economia e sul sistema finanziario ellenico, basandosi su molteplici fonti di informazioni, tra cui anche le agenzie di rating. In questo contesto la Commissione segue da vicino l’attuazione delle misure fiscali supplementari annunciate dalle autorità greche il 3 marzo 2010 e varate dal parlamento nazionale il 5 marzo 2010 al fine di conseguire gli obiettivi di bilancio per l’anno in corso.
La Commissione segue da vicino anche gli sviluppi nel settore bancario greco. Circa l’8 per cento degli attivi delle banche sono sotto forma di obbligazioni o prestiti statali, anche se i prestiti statali e non performanti non dovrebbero arrivare all’8 per cento nel 2010 in ragione dell’economia debole.
Inoltre gli istituti di credito greci dipendono pesantemente dalle operazioni di rifinanziamento della BCE, in quanto i mercati monetari internazionali li hanno ormai esclusi dai finanziamenti a breve termine. La Commissione si è assunta la responsabilità di garantire la stabilità macrofinanziaria della zona euro e dell’UE nel suo insieme, mentre le banche degli altri Stati membri, con Francia e Germania in testa, sono esposte nella crisi greca mediante i portafogli di obbligazioni governative greche.
Benché queste esposizioni non siano cospicue in termini di PIL, probabilmente sono più significative a livello dei bilanci delle singole banche. Al contempo circa il 10 per cento dei bilanci delle banche greche è investito in Europa meridionale e orientale, il che rappresenta un altro canale di trasmissione.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la risposta. Ovviamente vi sono dei problemi nel settore bancario in Grecia. C’è la liquidità che è stata prodotta dal settore pubblico greco che purtroppo non sta confluendo verso l’economia reale. Ad ogni modo, mi preme farvi presente che ogniqualvolta la Grecia annuncia delle misure, determinate forme di prestito, queste famigerate agenzie di rating intervengono e abbassano la valutazione della Grecia e delle sue banche.
E’ un ruolo triste. Abbiamo già tenuto un dibattito in materia e non voglio riciclarlo. Queste agenzie di rating, che sono aziende private statunitensi, sono davvero inaffidabili e ritengo inaccettabile che la Banca centrale europea e le istituzioni europee le considerino a tutt’ora importanti. Dall’interrogazione e dalle risposte che abbiamo sentito prima pare che la questione potrebbe trovare una disciplina nel 2013. Ma adesso l’Unione europea e le istituzioni comunitarie potrebbero smetterla di tener conto di queste agenzie di rating?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Come ho appena detto, nella sua analisi la Commissione sta tenendo conto anche di altre valutazioni oltre a quelle delle agenzie di rating. L’Esecutivo segue ogni sviluppo da vicino nel settore pubblico e nel settore bancario in Grecia, quindi trarremo le nostre conclusioni e avanzeremo delle proposte al Consiglio sulla base di siffatte conclusioni. Inoltre bisogna aggiungere che è questa l’attività che svolgono le agenzie di rating. Si tratta di imprese private che hanno un grande ascendente sui mercati finanziari, ma che ovviamente non rientrano nella sfera di competenza della Commissione europea.
Morten Messerschmidt (EFD). – (DA) Signor Presidente, siamo tutti molto preoccupati in relazione alle azioni che possiamo intraprendere per arginare i problemi innescati dalla crisi finanziaria. Signor Commissario, lei avrebbe dichiarato alla stampa che in futuro gli Stati membri dovranno presentare le bozze di bilancio alla Commissione prima di poterne discutere e adottarle nell’ambito dei parlamenti nazionali. Le chiedo di darci maggiori delucidazioni sulle modalità in cui l’Esecutivo in futuro potrà commentare le bozze di bilancio degli Stati membri prima che si pronuncino i parlamenti nazionali. La questione appare estremamente interessante e vorrei saperne di più.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio per la risposta. Ho ascoltato con molta attenzione le informazioni che ci ha dato e la spiegazione che ci ha fornito in merito alla posizione della Commissione.
Ora vorrei raggiungere una conclusione. Se, ad un certo punto nel prossimo futuro, un altro paese della zona euro dovesse trovarsi alle prese con problemi analoghi in ragione delle agenzie di rating e delle pressioni del mercato, ripercorreremo ancora la stessa strada? Adotteremo ancora un approccio attendista? Presumeremo ancora che, con l’approccio che abbiamo applicato sinora al problema ellenico, nel complesso si tratterà ancora di problemi strutturali nella zona euro che ad un certo punto potrebbero interessare anche gli altri Stati membri?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Prima di tutto ricordo che sto rispondendo a queste interrogazioni al posto del Commissario Rehn, che è malato, quindi queste materie non rientrano nelle mie competenze specifiche, ma posso indicare – sulle questioni che sono state sollevate in relazione ai bilanci nazionali e di cui abbiamo discusso per la prima volta la settimana scorsa in seno al Collegio – le misure che dovrebbero essere intraprese per garantire un controllo in futuro. Si tratta ovviamente di uno degli argomenti che saranno oggetto di discussione, ma chiaramente in questo momento non è stato deciso ancora nulla. C’è stato solo un dibattito volto ad assicurare che la materia fosse debitamente discussa in seno alla Commissione e che il Commissario competente presenti delle proposte a breve. Poi potrete discuterne direttamente con lui.
Per quanto riguarda la seconda interrogazione, la Commissione non ha alcun motivo di assumere una posizione diversa nei confronti della Grecia rispetto ad altri Stati membri, ma spero che il problema non si ripresenti. In caso contrario la nostra posizione sarebbe esattamente la stessa.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 30 dell’onorevole Crowley (H-0172/10)
Oggetto: Strategia dell'UE per la banda larga
Può la Commissione indicare quali misure intende adottare per promuovere l'accesso Internet ad alta velocità in tutta l'Unione europea e in particolare nelle zone rurali?
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione. – (EN) In un mondo che si sta rapidamente dirigendo verso una nuova era digitale, l’Europa deve essere preparata e deve quindi disporre dello stato dell’arte dell’infrastruttura a banda larga, atta a promuovere la crescita futura. Il Consiglio del marzo 2009 ha fissato come obiettivo indicativo la copertura totale entro il 2013. La strategia Europa 2020 ha portato questa sfida ad un livello superiore, fissando per il 2010 gli obiettivi per la banca larga ad alta velocità a 30 megabit al secondo per tutti gli europei, compresi gli abitanti delle regioni rurali, e a 100 megabit al secondo per il 50 per cento delle famiglie che si allacciano ad Internet.
L’agenda digitale per l’Europa, che è una delle sette iniziative principali di UE 2020, delinea una strategia tesa a promuovere Internet ad alta velocità in Europa e dovrebbe essere adottata a breve. Dopo l’agenda saranno pubblicati tre documenti sulla banda larga: uno sulla comunicazione a banda larga, che descriverà l’attuazione dell’agenda in questo ambito, il secondo sarà una raccomandazione sull’accesso di nuova generazione (NGA), che punterà a chiarire la piattaforma volta a promuovere gli investimenti in Internet ad alta velocità, mentre il terzo sarà il primo programma sulla politica in tema di spettro radio, che formerà la base della strategia della Commissione al fine di generare uno spettro sufficiente per la banda larga wireless.
Le azioni volte a promuovere la banda larga ad alta velocità nell’ambito dell’agenda digitale si fondano sull’impegno della Commissione ma anche sulle proposte degli Stati membri. Siffatte proposte definiranno meglio lo sviluppo delle strategie nazionali in tema di banda larga per la promozione degli investimenti privati attraverso le norme di urbanizzazione, la mappatura delle infrastrutture e i diritti di passaggio. In questo modo, gli Stati membri possono tagliare in maniera sostanziale i costi di investimento e renderli più sostenibili. Inoltre essi dovranno colmare il fabbisogno finanziario usando appieno i Fondi strutturali per finanziare la banda larga ad alta velocità e, laddove non sussistono incentivi per i finanziamenti privati, mediante finanziamenti pubblici diretti.
La Commissione, dal canto suo, sta valutando le opzioni disponibili per incrementare gli investimenti pubblici e privati nell’NGA per poter conseguire gli obiettivi convenuti. L’ingegneria finanziaria sarà tra le opzioni che verranno considerate per ridurre il divario tra il fabbisogno e la disponibilità del mercato.
Liam Aylward, in sostituzione dell’autore. – (EN) Visto che viviamo in un mondo sempre più digitale, come lei stessa ha riconosciuto, in cui buona parte delle attività quotidiane viene svolta online, a mio giudizio, sono stati tagliati fuori i cittadini anziani, i quali hanno un accesso limitato ad Internet o non hanno affatto accesso. Che cosa possiamo fare per garantire che non siano esclusi dalla società? Cosa possiamo fare per aiutarli?
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione. – (EN) Oltre alla Commissione, anche il Consiglio ha preso la saggia decisione, per così dire, di fissare un obiettivo indicativo al 100 per cento della copertura entro il 2013. Quando si dice 100 per cento, s’intende 100 per cento, quindi la copertura deve comprendere tutti.
Malcolm Harbour (ECR). – (EN) Sono molto lieto che l’onorevole Crowley abbia posto questa interrogazione. Sono infatti interessato, in quanto in Irlanda è stato presentato un novo programma sulla banda larga wireless atto a conferire un accesso di prima generazione alle comunità rurali, il che, secondo me, è un’iniziativa entusiasmante.
Ho una domanda specifica per lei, che riguarda una questione, emersa in una delle mie attività, che attiene ai criteri sugli aiuti di Stato per il sostegno delle iniziative sulla banda larga a livello locale. Alcune autorità locali, con cui ho rapporti, stanno cercando di stabilire una collaborazione con le autorità pubbliche in modo da rafforzare la domanda insieme ed offrire un pacchetto appetibile agli investitori.
In taluni casi, però, siffatta azione costituirebbe una violazione delle norme sugli aiuti di Stato. Pertanto vorrei chiedere se i suoi servizi potrebbero sostenere alcuni di questi progetti locali, fornendo linee guida chiare in relazione alle norme sugli aiuti di Stato in modo da favorire i partenariati tra pubblico e privato che, anche a mio giudizio, sarebbero fondamentali per garantire la diffusione universale della banda larga.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D). – (RO) Signora Commissario, il piano di ripresa economica prevede un importo di un miliardo di euro a copertura totale delle infrastrutture per la banda larga. Vorrei sapere a che punto è il progetto, vista l’importanza di allestire siffatte infrastrutture.
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione. – (EN) Grazie per la prima domanda, poiché infatti, quando si parla di banda larga, la questione non si esaurisce con i cavi di cablaggio, ma riguarda anche la trasmissione wireless, via satellite, eccetera. Pertanto, quando ho detto all’onorevole deputato che è prevista la copertura al 100 per cento, non ho indicato come il problema sarà affrontato o risolto.
Ma sono assai ottimista sull’Irlanda e sul livello di investimenti di questo paese. Quando è emersa la possibilità di spendere i fondi strutturali specificatamente per questo tipo di settore, l’Irlanda l’ha sfruttata al massimo. La percentuale di utilizzo dei fondi ha infatti sfiorato il 50 per cento. E’ stata per me una grande sorpresa rispetto ad altri Stati membri, in quanto in taluni casi tale percentuale è stata solo di un terzo, mentre in altri la possibilità non è stata affatto sfruttata. L’investimento in questo tipo di infrastruttura si sta rivelando davvero prezioso per il futuro, per la ripresa dell’economia e per l’occupazione.
A volte mi ritengo fortunata, guardando all’esperienza passata. Nella mia veste precedente avevo il privilegio di rivedere le norme sugli aiuti di Stato. Una delle norme riviste era correlata, ad esempio, alla banda larga. Nella revisione abbiamo dato maggiori orientamenti sulle modalità, sui tempi e sulla materia che poteva essere affrontata.
In tale ambito si sta indagando, anche con la Banca centrale europea, sulle possibili modalità per poter beneficiare dei fondi e sostenere il finanziamento dell’ingegneria civile. Al momento, con la recente revisione delle norme sugli aiuti di Stato, è assai chiaro cosa è permesso e cosa non lo è. Potete sempre rivolgervi ai servizi del Commissario Almunia affinché vi dia degli orientamenti, quindi vi esorto a non esitare quando avete delle incertezze.
Nel complesso dobbiamo tener presente che è proprio il partenariato tra pubblico e privato a fare una grande differenza in questo tipo di questione. Ovviamente tutto dipende dallo Stato membro e alle priorità fissate, ma in definitiva ritengo che con la copertura al 100 per cento – e mi sto ripetendo – stiamo conseguendo un obiettivo eccellente quando si arriva già al 50 per cento dei fondi. So cosa significano 100 megabytes, ma a cosa corrispondono? Un battito di ciglia è meno di 100 megabytes, quindi si tratta di un passo avanti enorme. Pertanto le misure sulla banda larga e le nostre ambizioni espresse in questo dibattito potrebbero davvero materializzarsi prima del 2011.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 33 dell’onorevole Posselt (H-0128/10)
Oggetto: Il Regno Unito, la Svezia e l'euro
Quali sono secondo la Commissione i rischi derivanti per l'UE, in qualità di spazio economico unico, dal fatto che Stati membri come Regno Unito e Svezia continuino a non adottare l'euro? Quali misure e iniziative intende prendere la Commissione in tale ambito durante il suo nuovo mandato?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Sia gli Stati membri che aderiscono alla zona euro che la stessa zona euro nel suo complesso risentono degli effetti positivi dovuti all’adozione dell’euro. La relazione sull’EMU@10 del 2008 redatta dalla Commissione, ad esempio, contiene analisi e argomentazioni dettagliate in materia.
Ai sensi dei trattati, tutti gli Stati membri dell’UE sono obbligati ad aderire alla zona euro una volta che ottemperano alle condizioni previste. Tuttavia, la Danimarca e il Regno Unito hanno negoziato una deroga che consente loro di rimanere al di fuori di tale zona.
Qualora la Danimarca e il Regno Unito decidessero di candidarsi all’adesione, sarebbero soggetti alla stessa valutazione sulla convergenza cui sono stati sottoposti tutti gli altri candidati, ossia gli altri Stati membri che hanno già aderito. La Commissione sosterrebbe pienamente i preparativi, compresi quelli sul passaggio effettivo della moneta.
La Svezia non gode di una deroga. Per il momento il paese non ottempera ai criteri per l’introduzione dell’euro. In particolare, non è membro del meccanismo del tasso di cambio e alcuni elementi contenuti nella disciplina sulla banca centrale nazionale dovrebbero essere resi compatibili con le qualifiche per l’adesione. Ad ogni modo, la Commissione reputa che gli Stati membri che non sono ancora in grado di ottemperare ai criteri di convergenza per l’adozione dell’euro debbano adoperarsi per soddisfarli.
Bernd Posselt (PPE). – (DE) Commissario De Gucht, devo aggiungere solo un paio di osservazioni supplementari. In primo luogo, la Commissione cercherà di incoraggiare la Svezia ad ottemperare ai propri obblighi? La Svezia, ai sensi dei trattati, ha degli obblighi ed è questo un punto che non può essere interpretato arbitrariamente.
In secondo luogo che ne è dell’Estonia? Ritiene che l’Estonia aderirà nel prossimo futuro, magari già entro quest’anno?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Come ho appena indicato, la Svezia non ottempera a certi criteri. I criteri sono due: non è membro del meccanismo di tasso di cambio e alcuni elementi della disciplina sulla banca centrale nazionale devono essere resi compatibili con le qualifiche per l’adesione della zona euro. A mio giudizio, si tratta di criteri che possono essere soddisfatti. Non sono criteri economici afferenti al debito e al disavanzo. Riguardo all’eventuale azione che la Commissione potrebbe assumere, per avere maggiori ragguagli deve rivolgersi al Commissario competente, il Commissario Rehn, che purtroppo al momento è malato.
Per quanto concerne l’Estonia, stando alle informazioni in mio possesso, si stanno valutando i criteri di convergenza e la Commissione non ha assunto una posizione definitiva al riguardo.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 34 dell’onorevole Papanikolaou (H-0130/10)
Oggetto: Estensione dei tagli anche al settore privato
Il 4 marzo scorso il rappresentante della Commissione Amadeus Alfataj ha dichiarato che i tagli di bilancio al settore pubblico greco saranno molto probabilmente seguiti da analoghi tagli nel settore privato.
Dal punto di vista economico siffatta evoluzione aggraverà ancor di più la recessione riducendo fortemente la domanda e il consumo interni. Conseguenza diretta di tale ciclicità sarà la riduzione delle entrate statali. Potrebbe la Commissione indicare da dove deriva l'ottimismo che le fa pensare che la distruzione della capacità di consumo costituisce per la Grecia garanzia di uscita dalla recessione? Non c'è bisogno di particolari nozioni di economia per affermare con certezza che la riduzione della capacità di consumo implica per l'appunto una recessione ancor più grave.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Gli indicatori rivelano che negli ultimi dieci anni l’evoluzione della produttività si è scollegata dall’evoluzione degli stipendi in Grecia. Pertanto è calata la competitività, come si evince dai persistenti disavanzi dei conti e dalla riduzione delle quote di mercato all’esportazione. Le rigidità del mercato del lavoro e le condizioni che soggiacciono alle retribuzioni sono state identificate come fattore importante che ha innescato una crescita eccessiva delle retribuzioni nel paese, provocando un divario tra i costi unitari del lavoro rispetto ai principali partner commerciali.
Negli ultimi anni la domanda interna è stata il motore principale di crescita economica, alimentato da una vivace crescita delle spese statali generali e dei redditi delle famiglie. La spesa procapite per i consumi privati era aumentata di oltre l’80 per cento negli ultimi dieci anni. Questo modello si è chiaramente rivelato insostenibile, in quanto ha comportato la creazione di un debito fiscale significativo, che a sua volta ha provocato un elevato disavanzo di bilancio e un aumento nelle obbligazioni statali, incrementando i pagamenti sugli interessi e gli elementi macroeconomici. In questo modo, si è creato un deficit elevato delle spese correnti e un trasferimento esterno del debito negli squilibri del reddito.
A fronte dell’aumento del fabbisogno finanziario del governo, il settore pubblico ha assorbito buona parte dei finanziamenti disponibili, escludendo quindi il settore privato e ripercuotendosi negativamente sulle prospettive di crescita economica. La moderazione dei salari sul piano economico, in cui i tagli alle retribuzioni del settore privato hanno un importante ruolo di avvertimento per il settore privato, e le misure di austerità fiscale sono quindi indispensabili per rinsaldare le fondamenta su cui poggi l’economia ellenica al fine di ripristinare la competitività e conseguire il risanamento fiscale.
La Commissione sa che le misure di austerità fiscale e la moderazione dei salari possono avere un impatto negativo a breve termine sulla domanda. Tuttavia, vista la situazione attuale in cui versa la Grecia, queste misure sono necessarie per ripristinare la fiducia dei mercati e per gettare le basi di un modello di crescita più sostenibile per l’economia greca nel lungo periodo.
La Grecia ha varato un programma ambizioso per correggere il proprio deficit e per riformare la pubblica amministrazione e l’economia. Le misure di consolidamento assunte dalla Grecia sono importanti per innalzare la sostenibilità fiscale e la fiducia dei mercati e sono state accolte con grande favore dalla Commissione, dall’Eurogruppo, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale.
Le coraggiose misure previste nel programma di stabilità e i pacchetti annunciati nel febbraio e nel marzo 2010, oltre ai tagli alle retribuzioni conseguiti mediante una riduzione delle indennità versate ai dipendenti pubblici e dei bonus corrisposti a Pasqua, in estate e a Natale, prevedono anche dei provvedimenti atti a migliorare il meccanismo per la raccolta del gettito fiscale, ampliare la base fiscale e ridurre l’evasione.
Nella comunicazione approvata il 9 marzo 2010 la Commissione ha indicato che la Grecia sta attuando la decisione del Consiglio del 16 febbraio 2010 e che, sulla base delle informazioni disponibili, le misure fiscali annunciate dalle autorità elleniche in data 3 marzo appaiono sufficienti a salvaguardare gli obiettivi di bilancio per il 2010.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, l’Istituto nazionale di statistica greco ha annunciato – credo oggi – che la disoccupazione nel paese è salita al 11,3 per cento, quasi la metà di questi disoccupati (45 per cento) sono giovani nella fascia d’età che arriva ai 34 anni. Nelle fasce d’età più produttive, dai 25 ai 34 anni, la disoccupazione è del 14,6 per cento. Tengo inoltre a sottolineare che questa generazione di giovani in Grecia riceve stipendi molto bassi, ben al di sotto della media europea. Sono la generazione dei 700 euro, come vengono chiamati in Grecia, e temiamo che il livello salariale possa ulteriormente diminuire.
Pertanto bisogna fare molta attenzione quando si generalizza, soprattutto in un periodo difficile sul piano della disoccupazione, poiché, come capirete, la società ellenica è preoccupata. Pensate che, con un tasso di disoccupazione così elevato e con tutti questi problemi a livello nazionale, si possa ripristinare la crescita mediante nuovi tagli e nuove ondate di licenziamenti?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Ovviamente ci preoccupa molto la disoccupazione in Grecia, e non solo in Grecia, ma anche nel resto dell’Unione europea. D’altro canto, è assai importante che siano rispettati i fondamenti economici. Quando in un certo periodo i salari sopravanzano la produttività, allora sussiste un problema, ed è proprio quello che è accaduto in Grecia. Capisco che il problema sia estremamente grave, soprattutto per i giovani, e la Commissione infatti sta attivamente seguendo la situazione, ma riteniamo altresì che la sostenibilità finanziaria a lungo termine di uno Stato membro dell’unione monetaria sia essenziale.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, la mia domanda verte sul principio ed sul motivo che soggiacciono all’interrogazione del collega.
Egli ha affermato che, stando al rappresentante del Commissario Rehn, devono essere apportati dei tagli nel settore privato in Grecia. La domanda, signor Commissario, è la seguente: con che diritto i funzionari della Commissione addetti alla sorveglianza, i portavoce e magari anche i Commissari parlano, avanzano proposte, formulano previsioni ed esercitano pressioni, indicando cosa deve fare la Grecia in settori che non rientrano nella politica comunitaria, come i salari, le pensioni, la pubblica amministrazione e la sanità? Chi legittima queste dichiarazioni e da dove viene la competenza e la giurisdizione per mettere in discussione, perseguire o proporre siffatte misure per l’economia greca?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Certamente non chiediamo che sia tagliata l’occupazione nel settore privato. Stiamo però assistendo ad un aumento della disoccupazione, non solo in Grecia ma anche in altri paesi dell’Unione europea a causa della crisi economica e finanziaria.
Vogliamo che sia risanata l’economia ellenica affinché possa essere sostenibile nel lungo termine. Vogliamo inoltre preservare l’unione economica e monetaria, che riveste un valore inestimabile per tutta l’economia europea: è questo il nostro messaggio. Naturalmente non vogliamo che aumenti la disoccupazione. Purtroppo questo fenomeno è il prodotto delle politiche che sono state condotte per un certo periodo di tempo.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 35 dell’onorevole Ádám Kósa (H-0133/10)
Oggetto: Conflitto di competenza tra gli Stati membri e l'Unione europea nell'ambito degli accordi con l'FMI
La Commissione ha modificato provvisoriamente, tra l'altro, le regole di ammissibilità delle PMI agli aiuti statali e ha introdotto notevoli semplificazioni, allo scopo di evitare una crisi di più ampie dimensioni (piano europeo di ripresa economica). Negli ultimi tempi l'Ungheria attraversa una crisi finanziaria particolarmente grave a causa della sua politica economica. In virtù dell'accordo concluso con l'FMI per un importo di circa 20 miliardi di euro, l'Ungheria è costretta ad agire contro i valori che essa stessa, in quanto Stato membro, dichiara prioritari e che sono sanciti nei trattati di base, vale a dire un livello di occupazione elevato e la protezione dei gruppi svantaggiati. Nella fattispecie, vanno formulati i quesiti seguenti: può un accordo di questo tipo essere legale? Su chi ricade la responsabilità nel caso in cui in cui in uno Stato membro dell'UE, a seguito di un accordo con un'organizzazione internazionale che non ha alcun rapporto con l'Unione europea, la situazione occupazionale si aggrava drammaticamente, con conseguenze anche per quanto riguarda la promozione dell'occupazione dei disabili?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Quando la crisi finanziaria globale ha colpito in maniera particolarmente feroce l’Ungheria, nell’autunno 2008, la Commissione e il Consiglio hanno immediatamente deciso di sostenere il paese con un grande pacchetto comunitario di supporto per un importo massimo di 6,5 miliardi di euro, ossia più della metà dei fondi disponibili per i paesi che all’epoca non facevano parte della zona euro. Unitamente ai prestiti del’FMI e della Banca mondiale il totale stanziato è stato di 20 miliardi di euro.
Mi preme sottolineare che senza questa assistenza l’Ungheria avrebbe registrato danni ben più ingenti alla propria economia rispetto al calo del 6 per cento rilevato l’anno scorso con la prospettiva di stabilizzazione per quest’anno. Inoltre, visto che il governo non aveva più accesso ai mercati finanziari, senza tale sostegno, la politica fiscale sarebbe stata ancora più restrittiva di quanto in effetti è avvento mediante il programma, mentre i limiti alla spesa sarebbero stati ben più rigorosi. In questo modo, arginando la portata della recessione ed evitando un aumento ancora più netto della disoccupazione oltre che sostenendo il finanziamento del deficit, l’assistenza internazionale ha contribuito direttamente a limitare le conseguenze sociali della crisi, anche tra le fasce più vulnerabili della società.
Ovviamente, per garantire credibilità al programma economico e per rassicurare gli investitori sul fatto che nel corso del tempo l’Ungheria avrebbe ripristinato una solida gestione delle finanze pubbliche ed una crescita sostenibile, era importante che il governo attuasse una strategia economica corredata da misure atte al risanamento finanziario. Nel rispetto del principio di sussidiarietà gli Stati membri hanno poi la responsabilità di definire e di attuare le misure di politica sociale. Sullo sfondo di tali presupposti, l’assistenza ha sostenuto le azioni del governo volte a garantire dei risparmi in bilancio e a meglio direzionare la spesa oltre che a sostenere le fasce indigenti e a basso reddito.
Kinga Gál, in sostituzione dell’autore. – (HU) Grazie per la risposta. A nome dell’onorevole Kósa desidero aggiungere un’osservazione. Dopo tutto, il motivo per cui l’Ungheria non ha potuto usufruire degli stimoli che prevedevano incentivi per miliardi di euro previsti dal piano europeo di ripresa economica era proprio perché norme di questo genere non consentivano stimoli economici più cospicui. Il tutto poi è avvenuto in concomitanza con un ulteriore calo dell’occupazione. In particolare, non è stato possibile offrire un sostegno all’occupazione per i disabili, quindi in questo senso emerge una strana contraddizione. Vorrei sapere qual è la sua opinione su questo punto.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Questo argomento specifico della Commissione non rientra nelle mie competenze, ma mi pare che l’onorevole deputata abbia fatto accenno al pacchetto di 100 miliardi di euro. Si tratta però di un pacchetto che è stato finanziato dagli stessi Stati membri e che gli Stati membri sono stati autorizzati a mettere in atto. Non erano risorse messe a disposizione degli Stati membri. Questi 100 miliardi di euro infatti sono iscritti nelle passività all’interno dei bilanci nazionali.
Per l’Ungheria, vista la necessità, sono stati stanziati aiuti supplementari per 20 miliardi di euro, un sostegno che non è stato reso disponibile ad altri paesi. Gli altri sono stati autorizzati solamente ad assumere provvedimenti atti a superare la crisi, ma non è stato effettuato alcuno stanziamento a questi Stati membri.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, la risposta che ha dato, a mio parere, non ha fatto riferimento al problema e alle speculazioni che vi soggiacciono. Vista la situazione della Grecia, le chiedo: siete preoccupati per la discesa in campo del Fondo monetario internazionale, un’organizzazione esterna, negli affari interni dell’Unione europea? Ovunque sia passato l’FMI, ha – per così dire – seminato distruzione. Pertanto le chiedo: la Commissione è preoccupata circa il motivo per cui l’FMI sia entrato nelle competenze dell’Unione europea? In che trattato e in che articolo è prevista la partecipazione del Fondo monetario internazionale nelle procedure dell’Unione europea? Perché non si opta per una soluzione europea nel caso della Grecia, come disposto dall’articolo 122, paragrafo 2 dei trattati?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Molto sinteticamente, se l’FMI dovesse intervenire in Grecia, siffatta azione sarebbe effettuata su richiesta della Grecia stessa. Il Fondo non interviene unilateralmente e, come l’onorevole deputato sa, vigono degli accordi europei tra gli Stati membri e tra i membri dell’unione economica e monetaria per cui è prevista l’azione congiunta degli Stati membri dell’UE e dell’FMI. Ma la richiesta deve partire unicamente dallo Stato membro interessato, nella fattispecie la Grecia, ed è essenzialmente questo il punto delle discussioni atto.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 36 dell’onorevole Eleni Theocharous (H-0139/10).
Oggetto: Deficit pubblico a Cipro
La crisi economica dilaga in tutto il mondo e nei paesi della zona euro.
Dispone la Commissione di dati che riflettono la situazione del deficit pubblico e degli altri indici dell'economia cipriota?
L'andamento dell'economia cipriota e, per estensione, dei suoi indici è preoccupante? Si ritiene che occorra adottare provvedimenti riguardo alla situazione finanziaria a Cipro? In caso affermativo, quali ed entro quali termini?
Vi è stato uno scambio di opinioni e sono state trasmesse al governo cipriota le prese di posizione e le iniziative dell'UE e in particolare della Commissione?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, le chiedo se questo dibattito potrebbe terminare. Sto sostituendo il Commissario Rehn e solitamente il tempo delle interrogazioni finisce alle 20.00. Ho altri impegni e non posso rimanere oltre. E’ davvero un problema per me. Non ho tempo e non posso rimanere oltre.
Gay Mitchell (PPE). – (EN) Ho dovuto affrontare un viaggio molto difficile per arrivare qui e non accetto che il Commissario mi risponda che non ha tempo. Se non ha tempo, se ne vada ora. Sono un deputato, ho in lizza un’interrogazione che prevede una risposta. Anch’io ho molti impegni. Sono rimasto qui seduto ad aspettare a lungo ed è stata data risposta a tutta una serie di domande supplementari. Ho diritto ad avere una risposta in quest’Aula. Credo sia molto arrogante da parte sua dire che non ha tempo.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Spetta al Presidente decidere. Tengo inoltre a far presente che non sto rispondendo ad interrogazioni poste a me direttamente, ma sostituisco il Commissario Rehn, che non è presente perché è malato. Deve rivolgersi al Presidente. Rispetto l’autorità del Presidente del Parlamento. Non dipende da me.
Presidente. – Lei ha ragione a far presente il problema. Sta sostituendo il Commissario Rehn, e me ne dispiace, considerando l’importanza delle interrogazioni. Tuttavia, l’ordine del giorno fissa fino alle 20.30 il tempo delle interrogazioni. Viste le circostanze, benché io non possa legarla alla sedia, visto che purtroppo ha dovuto sostituire il Commissario Rehn, dovrebbe assolvere a tale ruolo per tutte le interrogazioni che sono state rivolte a lui.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Pensavo fosse fino alle 20.00, ma, come ho già detto, lei ha la presidenza e spetta a lei decidere, quindi continuerò.
La crisi finanziaria, che si è tramutata in una crisi macroeconomica, è stata la peggiore dalla seconda guerra mondiale a questa parte sia come portata che per estensione a livello mondiale. La crisi ha avuto un impatto devastante sull’economia mondiale, investendo anche l’UE ed i paesi della zona euro. Pertanto ha interessato anche Cipro, un’economia aperta e molto piccola.
Secondo le stime provvisorie dell’Istituto di statistica cipriota, il prodotto interno lordo di Cipro avrebbe registrato una contrazione dell’1,7 per cento in termini reali nel 2009. E’ la prima volta che l’attività economica cipriota registra un tasso negativo di crescita negli ultimi 35 anni.
Queste condizioni economiche sfavorevoli, associate alla fine del boom degli attivi e alla politica fiscale espansionistica in parte dovuta alle misure adottate nell’ambito del piano europeo di ripresa economica, hanno comportato un deterioramento delle finanze pubbliche. Secondo l’ultima comunicazione sui dati connessi al PIL inviata dalle autorità cipriote nel marzo 2010 e attualmente in corso di validazione presso Eurostat, il bilancio nazionale generale ha registrato un deficit del 6,1 per cento del PIL, mentre il debito generale dello Stato ha raggiunto il 56,25 per cento del PIL nel 2009.
Il patto di stabilità e di crescita impone alla Commissione di redigere una relazione ogniqualvolta il deficit effettivo o programmato di uno Stato membro supera il 3 per cento del PIL come valore di riferimento. Attualmente la Commissione si accinge a redigere la relazione su Cipro. Una volta terminata, sarà presentata al Consiglio, il quale deciderà se il disavanzo è eccessivo. Nel caso in cui il Consiglio determinasse che sia eccessivo, emetterebbe delle raccomandazioni al paese, fissando un termine per l’attuazione dell’azione correttiva.
Nel frattempo il governo cipriota ha altresì presentato il proprio programma di stabilità aggiornato in cui viene descritta la strategia di bilancio a medio termine fino al 2013. Attualmente la Commissione sta valutando l’aggiornamento e sta preparando la raccomandazione per un parere del Consiglio sul programma.
Eleni Theocharous (PPE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, sarebbe stato estremamente imbarazzante se non avesse dato una risposta adesso all’interrogazione. Ad ogni modo le chiedo se Cipro rischia di essere messo sotto sorveglianza e se è soddisfatto del programma di convergenza. Ovviamente lei ha fatto accenno alle stime, ma vorrei sapere se siete soddisfatti del programma di convergenza presentato dal governo.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Posso solo ripetere quanto ho già detto, ci sarà una valutazione ed è questa la normale procedura che si applica a tutti gli Stati membri, compreso Cipro.
Se la Commissione giungerà alla Conclusione che il disavanzo è eccessivo, allora emanerà delle raccomandazioni al governo cipriota.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 37 dell’onorevole Messerschmidt (H-0142/10)
Oggetto: La Grecia e l'attuale crisi della cooperazione euro
La Grecia sta vivendo oggi il rovescio della cooperazione euro. Negli anni buoni all'Unione europea si è data l'impressione che tutto fosse in ordine perfetto. Ma quando la crisi finanziaria ha colpito l'Europa, tutto è andato terribilmente storto. Il deficit dello Stato greco è stato nel 2009, del 12,7% del prodotto interno lordo, il che si può definire un cospicuo superamento del 3%, consentito dal Patto di stabilità per i paesi dell'area euro. E il governo di Atene ha dovuto ora adottare un piano di risparmi che taglia 4,8 miliardi di euro del bilancio dello Stato. I greci devono stringere la cinghia e sarà doloroso per tutti, dai dipendenti pubblici ai pensionati.
Fondamentalmente, la fluttuazione dei tassi non è una buona cosa. Non porta benefici a nessuno e non risolve i problemi fondamentali né strutturali. Ma dobbiamo riconoscere che il denaro, come tutte le altre cose, ha un prezzo. In Grecia, il prezzo si è manifestatato con un rialzo alle stelle dei tassi di interesse che ha come risultato un congelamento totale di tutte le attività economiche. Quando una situazione si evolve in modo tanto repentino, un paese dovrebbe poter tirare il freno d'emergenza e abbassare il costo del denaro. La Commissione non ne conviene, e in questo caso non si deve riconoscere l'intrinseca debolezza dell'euro?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) L’onorevole deputato pare implicare che, predisponendo una politica monetaria distinta per la Grecia, si allevierebbe la crisi che sta investendo il paese. Non è così. Gli elevati tassi di interesse del governo greco non sono dovuti a fattori di politica monetaria, ma ai premi di alto rischio connessi alle preoccupazioni del mercato circa la sostenibilità del debito.
I tassi d’interesse della BCE sono al minimo storico e la Banca centrale europea fornisce ampia liquidità al sistema finanziario della zona euro, anche alle istituzioni elleniche. Ovviamente l’appartenenza a tale are implica un siffatto aggiustamento economico attraverso canali diversi dal tasso di cambio, come dimostrato in molti documenti della Commissione, ad esempio nella relazione generale 2008 sull’EMU@10.
L’aggiustamento nella zona euro non è stato sufficientemente fluido in passato. La Commissione infatti ha sottolineato la necessità di rafforzare le procedure comunitarie di sorveglianza multilaterale a fronte di una maggiore pressione esercitata dalle controparti al fine di identificare ed affrontare le debolezze negli Stati membri in fase precoce. L’Esecutivo sta attualmente preparando delle proposte a questo fine, come ho già indicato nella risposta ad una domanda precedente.
Morten Messerschmidt (EFD). – (DA) Esiste un’ampia serie di possibilità per disciplinare la moneta di un paese – sempre che il paese abbia la propria indipendenza. Tuttavia, è proprio questo che manca ai membri della zona euro, poiché hanno rinunciato a moltissimi degli strumenti di cui erano dotati a Francoforte. Inoltre non è giusto che i tassi d’interesse non siano diversificati in seno alla zona euro, poiché esiste un’ampia forbice di tassi d’interesse privati per il credito a medio e a lungo termine. Ad esempio, il tasso delle obbligazioni greche è molto più elevato rispetto a quello delle obbligazioni danesi, nonostante il fatto che la Danimarca abbia mantenuto la propria moneta.
Vorrei che la Commissione dia una risposta o indichi se intende affrontare il fatto che, se la Grecia non fosse stata vincolata alla posizione definita a Francoforte, allora sarebbe ricorsa alla svalutazione e avrebbe quindi potuto far fronte a buona parte dei problemi con cui ora si trova alle prese.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Certamente no. L’idea che soggiace all’unione monetaria – e tutti ne sono consapevoli al momento dell’adesione – è che non si può più svalutare la moneta, poiché non si dispone più di una moneta nazionale. Esiste soltanto una moneta unica.
Non esiste più una valuta greca. I greci hanno l’euro come valuta. Pertanto la svalutazione di un singolo paese è del tutto contraria all’idea stessa di unione monetaria europea, e non è un caso che la Grecia sia membro dell’unione economica e monetaria. Ne fa parte, perché i greci hanno fatto di tutto – davvero di tutto – per aderirvi.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 38 dell’onorevole Mitchell (H-0145/10)
Oggetto: Fondo monetario europeo
Nelle ultime settimane è stata discussa l'idea di istituire un Fondo monetario europeo come meccanismo per affrontare crisi analoghe a quella che ha colpito la Grecia all'inizio di quest'anno.
Qual è la situazione attuale di tale proposta? Quale sarebbe il funzionamento di tale fondo in termini pratici? Quali sono i principali ostacoli all'istituzione di un FME? Sarebbe possibile, ad esempio, istituirlo ai sensi delle disposizioni attuali del trattato?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) La crisi ha dimostrato la necessità di istituire un quadro per la risoluzione delle crisi nella zona euro.
Poiché bisogna considerare tutte le implicazioni economiche, giuridiche ed istituzionali, è una questione che va vista nel medio termine, non a breve.
I capi di Stato e di governo della zona euro hanno dato un segnale forte il 25 marzo, chiedendo l’istituzione di una task force affinché siano definite delle misure atte a creare un quadro per la risoluzione delle crisi nella zona euro entro la fine dell’anno.
Il dibattito pubblico sul Fondo monetario internazionale ha toccato una serie di elementi rilevanti al riguardo. In particolare, la Commissione conviene sulla necessità di istituire un quadro per il sostegno finanziario d’emergenza ai sensi di una rigorosa condizionalità e soggetto a tassi d’interesse compatibili con gli incentivi.
Tuttavia, non è necessario alcun organismo nuovo per stabilire, definire o controllare la condizionalità. Deve essere garantita la coerenza con il quadro di governance centrato sulla stabilità dell’EMU. La Commissione sta valutando l’ambito delle proposte volte a conseguire questo obiettivo. Più in generale, il fermo impegno verso politiche solide da parte di tutti gli Stati membri della zona euro rimane la colonna portante su cui si regge il buon funzionamento dell’unione economica e monetaria.
In questo contesto la Commissione sta preparando le proposte sul coordinamento rafforzato della politica economica e sulla sorveglianza dei vari paesi sulla base delle proposte presentate nella recente comunicazione della Commissione sulla strategia Europa 2020.
Gay Mitchell (PPE). – Prima di tutto mi scuso con il Commissario. Siamo tutti un po’ isterici, poiché alcuni non sono potuti tornare a casa e stanno cercando di aiutare le proprie famiglie ad ambientarsi. Capisco che il Commissario abbia altri impegni e che stia sostituendo un collega.
Potrei chiedere al Commissario, in relazione alla sua risposta, che cosa intende per medio termine? S’intende il periodo a metà mandato dell’Esecutivo? S’intende un anno, un anno e mezzo? Che tipo di periodo prevede sia necessario per avere una risposta definitiva su questa questione?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Deve rivolgersi al Commissario Rehn per avere una risposta sul quadro temporale specifico. Ma, se guarda alle raccomandazioni che abbiamo emesso e all’accordo che è stato concluso a sostegno della Grecia, in particolare, mediante un mix di prestiti bilaterali e il sostegno dell’FMI, è chiaro che la Commissione ritiene che quanto è successo ora ad ogni modo non poteva essere risolto allestendo un fondo monetario europeo, poiché ci sarebbe voluto molto più tempo di quanto ne abbiamo a disposizione per aiutare la Grecia.
Pertanto abbiamo optato per un progetto a medio termine, ma rispetto alla tempistica, le suggerisco vivamente di rivolgersi al Commissario Rehn.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 39 dell’onorevole Kratsa-Tsagaropoulou (H-0150/10)
Oggetto: Meccanismi di sorveglianza finanziaria degli Stati membri
Il commissario responsabile degli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha indicato che la principale lezione da trarre dalla crisi è che "abbiamo urgente bisogno di sorvegliare in modo più approfondito e vasto le politiche economiche, in particolare individuando in tempo e affrontando gli squilibri al fine di garantire la stabilità macroeconomica nella zona dell'euro".
Stante che la Commissione, sulla base degli articoli 121 e 126 del trattato, dispone degli strumenti e dei meccanismi necessari per sorvegliare le politiche finanziarie degli Stati membri e tenuto conto che la maggior parte di questi ultimi presentano deficit che vanno molto al di là del limite del 3%, può la Commissione riferire se intende rafforzare l'aspetto preventivo della sorveglianza e, in caso affermativo, attraverso quali mezzi e procedure? Intende essa presentare proposte per rafforzare la convergenza economica all'interno della zona euro e promuovere gli indispensabili cambiamenti strutturali negli Stati membri di modo che questi ultimi possano introdurli una volta che le loro finanze pubbliche lo permetteranno?
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) La Commissione da tempo caldeggia l’approfondimento e l’ampliamento della sorveglianza economica della zona euro. L’importanza della questione è stata riconosciuta dal Parlamento europeo nella sua relazione sulla dichiarazione annuale del 2009 sulla zona euro e sulle finanze pubbliche.
La Commissione intende avvalersi appieno degli strumenti conferiti dal nuovo trattato al fine di conseguire un coordinamento delle politiche e una maggiore governance. In una comunicazione che sarà pubblicata a breve saranno delineate le nuove proposte volte a definire lo sviluppo di un quadro complessivo per la prevenzione delle crisi e la correzione nella zona euro ai sensi del nuovo articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La comunicazione potrebbe includere delle proposte atte a rafforzare le sezioni preventive e correttive del patto di stabilità e di crescita – proposte centrate su una sorveglianza più efficace e più ampia degli squilibri macroeconomici in seno alla zona euro – e ad esplorare le opzioni disponibili per la creazione di un meccanismo per la risoluzione delle crisi nei paesi membri della zona euro.
Per quanto concerne la politica fiscale, bisogna enfatizzare maggiormente la sostenibilità fiscale in ragione dell’impatto della crisi sul debito e sul potenziale di crescita, oltre che in ragione dei fattori demografici. Gli incentivi atti a favorire l’ottemperanza delle dimensioni preventive e correttive del patto di stabilità e di crescita devono essere rafforzati. L’impegno verso il consolidamento deve essere rinsaldato nei periodi di prosperità. Deve essere preso in considerazione l’accento posto sulle fragilità delle finanze pubbliche, quando si definirà la parte sul consolidamento ottimale. Devono essere ricentrate le dinamiche sul debito, sulla sostenibilità e sulla qualità delle finanze pubbliche, comprese le radici fiscali nazionali. Bisogna inoltre affrontare i casi in cui le norme vengono sistematicamente violate. Potrebbe essere innalzato il potere deterrente delle sanzioni e devono essere rafforzati gli incentivi.
Gli sviluppi sulla competitività e sugli squilibri macroeconomici, oltre che sugli squilibri fiscali, sono fonte di preoccupazione per tutti gli Stati membri. Tuttavia, ci sia aspetta una sorveglianza sugli squilibri macroeconomici e sulle diversioni di competitività per gli Stati membri legati all’euro, a causa del livello più elevato di penetrazione tra gli Stati membri della zona euro; meno disciplina di mercato; l’assenza di rischi legati al tasso di cambio e un aggiustamento più impegnativo con un costo potenzialmente elevato per tutta la zona euro.
Le differenze di competitività preoccupano molto in relazione al funzionamento dell’unione monetaria. Nel decennio che ha preceduto la crisi il divario è stato provocato dai crescenti squilibri economici interni in alcuni Stati membri, tra cui, fra gli altri, un debito elevato, bolle immobiliari in certi paesi con un disavanzo nei conti correnti nonché una debolezza intrinseca nella domanda interna in alcuni paesi che registravano un’eccedenza. Tendenze divergenti in termini di salari e di costi, l’accumulo di una posizione insostenibile sul debito esterno e uno stanziamento irrealistico protratto di risorse hanno reso difficili le condizioni di aggiustamento e hanno aggravato la fragilità delle finanze pubbliche. Al contempo i paesi che dipendevano fortemente dalle eccedenze commerciali hanno risentito della netta contrazione degli scambi a livello mondiale nelle primissime fasi della crisi globale. Pertanto, a complemento della sorveglianza fiscale, la Commissione intende presentare delle proposte per ampliare la sorveglianza economica della zona euro, affrontando gli squilibri macroeconomici e gli sviluppi competitivi. Si punta infatti ad istituire un quadro per l’identificazione precoce, la prevenzione e l’effettiva correzione degli squilibri interni alla zona euro.
Il terzo elemento principale della proposta della Commissione è volto ad esplorare le opzioni per l’istituzione di un meccanismo per la risoluzione delle crisi. Il meccanismo ad hoc per la possibile assistenza finanziaria alla Grecia è teso a conseguire uno scopo immediato. Tuttavia è necessario allestire un meccanismo permanente per la risoluzione delle crisi con dei forti disincentivi all’attivazione. L’istituzione di norme e procedure ex-ante chiare, credibili e coerenti per l’erogazione di un sostegno eccezionale e condizionato per i paesi membri dell’area euro che si trovano in gravi difficoltà è destinata a rafforzare i fondamenti dell’unione economica e monetaria.
Le proposte sul rafforzamento della sorveglianza economica e del coordinamento nella zona euro rappresentano un importante complemento alla strategia complessiva UE 2020 per la crescita e l’occupazione. La Commissione garantirà un’efficiente articolazione tra i due quadri.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, grazie per la risposta. Mi sia consentito di ritornare sulla questione della sorveglianza e degli squilibri. Con la mia interrogazione volevo sapere se la divergenza ora diventerà una materia importante da affrontare; non mi riferisco solo agli squilibri finanziari, ma alla divergenza di tipo economico e, non solo in relazione ai meccanismi di sorveglianza, ma anche in relazione alle azioni volte a risolvere gli squilibri. Le crisi internazionali e la crisi greca hanno infatti messo a nudo tutte le debolezze della zona euro.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Prima di tutto mi scuso con gli interpreti, ma mi trovo in una situazione alquanto eccezionale. Potete anche tradurre che ho cercato di rispondere a tutte le domande entro le 20.30.
Per quanto concerne la domanda supplementare, credo si debba tornare alle origini della crisi nel suo paese, che in realtà è dovuta agli squilibri che si sono venuti a creare nel corso del tempo. Sussiste un fortissimo squilibrio in relazione alla competitività. Gli stipendi sono aumentati molto di più rispetto alla competitività, e questo è primariamente un altro ambito delle politiche nazionali.
Per quanto riguarda l’opportunità di un controllo più stretto, la risposta è affermativa. Per tale ragione stiamo proponendo un nuovo programma ad hoc. Non bisogna dimenticare che nel 2002 la Commissione europea aveva avanzato una proposta che prevedeva l’invio di revisori dei conti in tutti gli Stati membri per controllare le cifre, ad esempio, ma gli Stati membri la bocciarono. Pertanto la Commissione ha sempre saputo che il controllo è una parte molto importante della compatibilità dei bilanci nazionali con l’appartenenza all’Unione economica e monetaria, soprattutto nel caso della Grecia.
Presidente. – A questo punto posso solo aggiungere che il Commissario Rehn ha un grosse debito con lei! Quindi ha un certo potere negoziale per il prossimo tempo delle interrogazioni, forse quando toccherà a lei salire su questo podio.
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(Le interrogazioni che non hanno ricevuto risposta per mancanza di tempo riceveranno una risposta scritta (cfr. Allegato)).
(La seduta, sospesa alle 20.25, riprende alle 21.00)