Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura (A7-0118/2010) presentata dall’onorevole Lambert, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura [16626/2/2009 – C7-0049/2010 – 2009/0027(COD)] in vista dell’adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.
Jean Lambert, relatore. – (EN) Signor Presidente, non sono certo che questa sarà una discussione ispirata, ma oggi affrontiamo una questione indubbiamente molto controversa, che ha dissuaso molti in quest’Aula dal venire a discuterne; per questo, ritengo che chi si è dimostrato abbastanza coraggioso da essere presente oggi debba sfruttare al meglio questa occasione.
Vorrei innanzitutto esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai relatori ombra che hanno lavorato alla relazione per la loro partecipazione decisamente attiva, per essere riusciti a raggiungere una posizione negoziale comune e per aver agito come una vera squadra. Vorrei altresì ringraziare le due Presidenze coinvolte – quella ceca e, in modo particolare, quella svedese – per aver mostrato, su questo argomento, un atteggiamento più aperto rispetto ad altre occasioni: questa volta siamo riusciti a negoziare e a non sentirci in balia delle decisioni del Consiglio – o comunque ci siamo riusciti almeno in parte.
In definitiva, quali risultati abbiamo raggiunto? L’obiettivo del sistema europeo comune di sostegno per l’asilo consiste nell’attuare decisioni coerenti e di elevata qualità a favore di coloro che necessitano di protezione – e per i diretti interessati può davvero trattarsi di una questione di vita o di morte. E’ risaputo che il sistema non è attuato in modo coerente in tutti gli Stati membri. A volte le differenze fra gli aspetti positivi e quelli negativi sono talmente profonde da creare un senso di sfiducia, potenzialmente in grado di far sentire chi tenta di adottare decisioni oggettive ostacolato da chi invece non lo fa. Così, in fin dei conti, chi ne risente è chi ha bisogno di protezione.
Alcuni Stati membri, sottoposti a particolari pressioni, inoltre, percepiscono nettamente la mancanza di solidarietà da parte degli altri Stati e l’assenza di una risposta reale e concreta al loro bisogno di sostegno. Nell'ambito del Fondo per i rifugiati, è stata creata una linea di stanziamenti dedicata alla cooperazione tra gli Stati membri, che ha sì prodotto risultati positivi, ma ha anche evidenziato i limiti di questo approccio più frammentario.
L’istituzione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo ha dunque lo scopo di offrire un punto di riferimento stabile per la promozione di un approccio coerente e di un sostegno attivo ai paesi sottoposti a particolari pressioni. Si stanno già assegnando compiti specifici al suddetto Ufficio mediante altri strumenti legislativi.
Durante i negoziati, i punti chiave per il Parlamento europeo sono stati il ruolo del Parlamento stesso rispetto all’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, la strategia per il raggiungimento di una maggiore solidarietà tra gli Stati membri e il ruolo della società civile e dell’UNHCR in rapporto all’Ufficio stesso.
Le questioni relative al ruolo del Parlamento si sono incentrate sulla nomina e i contatti del futuro direttore. Infine abbiamo stabilito che il Parlamento europeo dovrà fissare un’audizione con il candidato prescelto, offrire un parere confidenziale ed essere informato circa le modalità con cui tale parere verrà preso in considerazione.
Il direttore, inoltre, presenterà la relazione annuale alla commissione competente – stento ancora a credere che sia stato necessario insistere su questo punto – e potremmo altresì invitarlo a rendere conto dei risultati ottenuti in ambiti specifici.
Il ruolo del Parlamento in relazione alle agenzie è attualmente oggetto di discussione in seno al gruppo di lavoro interistituzionale e io stesso faccio parte del gruppo del Parlamento europeo in quest’ambito – in parte per le mie esperienze e in parte per la frustrazione sorta nell’ambito dei negoziati sull’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.
Per quanto concerne la solidarietà fra gli Stati membri, il Parlamento auspicava meccanismi vincolanti, mentre il Consiglio mirava a sancire la natura volontaria della cooperazione: la formulazione finale è più neutra, ma attendiamo ancora la valutazione esterna dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, che ne analizzerà l’impatto sulla cooperazione concreta nel settore.
Per quanto concerne il ruolo del forum consultivo, gli Stati membri possono contare su un enorme bagaglio di esperienze reali; ai nostri occhi è stato subito chiaro che tali esperienze avrebbero potuto essere utili. Sappiamo che alcuni Stati membri collaborano attivamente con le ONG e volevamo far sì che anche le autorità locali, che sono responsabili dell’attuazione di gran parte delle disposizioni previste dal sistema comune, avessero la possibilità di essere coinvolte. Siamo lieti di essere riusciti a infondere una vitalità nuova a questa istituzione.
Per concludere, riteniamo che il ruolo dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo sia fondamentale ai fini dello sviluppo di un sistema comune. Auspichiamo che il suo livello qualitativo sia elevato – concetto che tuttavia non siamo riusciti a inserire in modo chiaro nel testo finale – e che crei un senso di fiducia e di sostegno reciproci. Invito gli Stati membri coinvolti a una maggiore apertura nei confronti del contributo delle altre istituzioni, delle autorità elette e della società civile poiché, per quanto si tratti pur sempre di cooperazione fra gli Stati membri, non è una questione puramente intergovernativa. Stiamo creando un’istituzione europea.
Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono lieta che l’adozione definitiva del regolamento che istituisce l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo sia ormai prossima. Questa proposta era già stata avanzata dalla Commissione nel febbraio del 2009 e il Consiglio e il Parlamento si sono impegnati attivamente in questo senso.
L’istituzione di un sistema comune di asilo è un obiettivo dell’Unione europea da molti anni, obiettivo a cui la Commissione e io stessa rimaniamo fedeli.
Dobbiamo istituire un sistema giusto ed efficiente, basato su standard e principi comuni. Tale sistema dovrebbe altresì basarsi sulla solidarietà nei confronti degli immigrati e dei paesi di origine e di transito e sulla solidarietà fra gli Stati membri. Per rafforzare quest’ultima, è fondamentale una cooperazione pratica in materia di asilo fra le varie autorità, in quanto elemento costitutivo del sistema europeo in questo settore. Per promuovere tale cooperazione pratica, il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo del 2008 chiedeva l’istituzione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, successivamente accordata nel 2009 con il programma di Stoccolma. L’Ufficio di sostegno sarà la chiave di volta per la costruzione di un sistema comune di asilo.
L’Ufficio di sostegno, come ben sapete, avrà sede a La Valletta. Offrirà un sostegno concreto e operativo alle autorità degli Stati membri e contribuirà allo sviluppo della cooperazione necessaria fra questi ultimi nonché alla definizione di pratiche comuni. Questo obiettivo verrà raggiunto attraverso la formazione dei singoli individui responsabili della gestione delle domande di asilo e attraverso lo scambio di informazioni e migliori pratiche. L’Ufficio di sostegno, inoltre, offrirà assistenza agli Stati membri sottoposti a particolari pressioni, inviando gruppi di esperti per la registrazione delle domande di asilo.
Vorrei ringraziare il Parlamento europeo e tutti i relatori coinvolti – ovviamente la relatrice Lambert, per il lavoro svolto, il relatore Moraes, per l’elaborazione degli emendamenti necessari al Fondo europeo per i rifugiati, tutti i correlatori e i relatori ombra. Il vostro sostegno, incondizionato e costante, è stato molto prezioso e attendo con impazienza di poter definire con voi le ultime questioni prima dell’inaugurazione dell’Ufficio, che spero avrà luogo a breve.
Simon Busuttil, a nome del gruppo PPE. – (MT) Signor Presidente, vorrei iniziare anch’io congratulandomi con l’onorevole Lambert per la sua relazione e per l’approvazione che essa ha ottenuto, nonché per la lealtà con cui ha collaborato con noi, i relatori ombra. Il Partito popolare europeo (Democratico cristiano) accoglie con favore l’istituzione dell’Ufficio di sostegno per l’asilo, perché lo considera un passo fondamentale verso l’adozione e l’attuazione di una politica comune di asilo all’interno dell’Unione europea. Personalmente, in quanto europarlamentare maltese, non sono solo soddisfatto, bensì orgoglioso del fatto che l’Ufficio avrà sede nella capitale del mio paese, La Valletta. Desidero sottolineare che l’Ufficio dovrà riconoscere la necessità di basare la politica comune di asilo su una sola parola, già menzionata in quest’Aula: solidarietà. Solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo che giungono in Europa e che hanno il diritto di ricevere protezione, che il suddetto Ufficio avrà l’obbligo di garantire, e – come giustamente affermato dalla Commissione – solidarietà nei confronti dei paesi che si sono assunti l’onere da soli, senza ricevere alcun tipo di assistenza. Per questi motivi, il concetto di solidarietà va colto nella sua interezza; in realtà si tratta di due facce della stessa medaglia: da un lato offriamo la nostra solidarietà a quanti necessitano di protezione, dall'altro siamo solidali con gli Stati membri su cui incombe un onere eccessivo. Desidero sottolineare che, finora, sembra che il messaggio sull’importanza della solidarietà sia stato colto. Tuttavia, non siamo riusciti ad andare oltre. A questo punto vorrei che le parole diventassero fatti e che questo principio venisse attuato a livello pratico. Ed è proprio in quest’ambito che l’Ufficio di sostegno dovrà svolgere un ruolo chiave: nello sviluppo del suddetto principio, nella sua attuazione e facendo in modo che tutte le iniziative specifiche che adotterà garantiscano effettivamente la solidarietà a quanti la richiedono. Auspico, dunque, che l’Ufficio diventi pienamente operativo nel più breve tempo possibile e desidero puntualizzare che noi – in quanto membri del Parlamento – sorveglieremo da vicino il suo modus operandi nei mesi e negli anni a venire.
Sylvie Guillaume, a nome del gruppo S&D. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero anch’io iniziare congratulandomi con la relatrice Lambert e il relatore Moraes per il loro eccellente lavoro che nei prossimi giorni – non appena la situazione del traffico aereo sarà tornata alla normalità – ci consentirà di adottare formalmente il regolamento che istituisce l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo. Suppongo, di conseguenza, che siamo tutti concordi su questo punto, ovvero che siamo tutti favorevoli all’imminente istituzione di questo Ufficio.
Puntando chiaramente a una cooperazione concreta, l’Ufficio contribuirà a livellare le profonde differenze tuttora riscontrabili fra le pratiche di asilo dei vari Stati membri, nonostante un primo tentativo, la cosiddetta fase di armonizzazione, che ha avuto inizio con il Consiglio europeo di Tampere. Questa istituzione ci aiuterà a garantire quella coerenza che manca attualmente.
Desidero altresì evidenziare il ruolo chiave che la società civile ricoprirà in relazione all’Ufficio, attraverso la sua diretta partecipazione ai forum consultivi. La partecipazione piena della società civile offrirà una visione più chiara delle difficoltà che incontrano i richiedenti asilo e delle lacune nei sistemi nazionali.
Va tuttavia riconosciuto che questo argomento lascia un vago retrogusto amaro in bocca: per il Parlamento, si deve al rammarico di non poter svolgere un ruolo decisivo nella nomina del direttore dell’Ufficio, per esempio; per l'Ufficio, all’impossibilità di contribuire all’attuazione di un sistema di solidarietà vincolante fra gli Stati membri che offra assistenza ai paesi situati alle porte dell’Unione europea.
Nella pratica, la solidarietà volontaria è un concetto aleatorio. Se ci rifiutiamo addirittura di menzionare un sistema più vincolante, come pensiamo di poterlo istituire? Nell’ambito delle nostre discussioni, questa rimane una questione controversa che noi continueremo a far presente ai nostri partner, ovvero il Consiglio e la Commissione.
L’istituzione di questo Ufficio è una dimostrazione evidente della necessità di mettere a punto un sistema europeo comune di asilo. Tutti gli Stati membri si mostrano chiaramente favorevoli quando si tratta di semplici dichiarazioni, come nel caso del Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo del 2008. Stranamente, però, sembra che gli stessi Stati membri abbiano dei vuoti di memoria quando si tratta, invece, di passare dalle parole ai fatti e di tradurre i loro impegni a favore di norme comuni in testi concreti.
A titolo di esempio, è triste dover constatare che il Consiglio è pronto ad accogliere con favore una lunga serie di misure contro l’immigrazione clandestina, come ha fatto in occasione della sessione di febbraio del Consiglio Giustizia e affari interni, ma è molto più prudente quando si tratta dei negoziati sul pacchetto sull’asilo, che si trova in una fase di stallo ormai da molti mesi. Invece di creare uno strumento di mera convenienza politica adottando misure repressive, invito gli Stati membri a creare una vera Europa di solidarietà.
Da un lato, sappiamo che tali misure repressive costituiscono un notevole ostacolo al diritto di asilo in Europa per quanti, a causa dell’aumento dei controlli o altre barriere, compiono viaggi sempre più pericolosi. D’altra parte, l’Europa potrebbe finalmente vantare un’armonizzazione genuina delle procedure di asilo basate su adeguate garanzie da offrire a quanti ne fanno richiesta.
Percepiamo la riluttanza degli Stati membri nei confronti del pacchetto sull’asilo e la tendenza a mantenere le pratiche nazionali. Tale resistenza si riflette palesemente nelle argomentazioni relative alle spese di bilancio che una politica comune di questo genere comporterebbe, apparentemente impossibili da sostenere in un periodo di crisi. Ciononostante, l’Europa ha una grossa responsabilità in materia di asilo.
Non va dimenticato che, finora, sono stati più spesso paesi terzi meno benestanti di noi ad assumersi le proprie responsabilità e a offrire una sistemazione ai rifugiati. Auspichiamo, di conseguenza, che questo pacchetto sull’asilo riscuota lo stesso successo ottenuto dall’Ufficio, e che lo faccia in fretta, poiché serve un intervento urgente.
Marie-Christine Vergiat, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, il diritto di asilo è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea e nessuno osa metterlo in discussione pubblicamente nei propri interventi. Tuttavia la realtà delle politiche europee e degli Stati membri fanno sorgere delle domande.
Nel 1999 l’Unione europea ha iniziato ad armonizzare le politiche in questo settore e oggi sembra regnare una certa soddisfazione di fronte all’enorme riduzione del numero di richiedenti asilo. Noi del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica potremmo addirittura compiacerci di questo risultato se fosse indice di un miglioramento della situazione dei diritti umani a livello mondiale. Sappiamo, tuttavia, che le cose non stanno così. Le discussioni che si terranno giovedì pomeriggio lo dimostreranno, se sarà necessario.
Dal 2004, in particolare, stiamo assistendo ad un’armonizzazione al ribasso delle procedure e dei requisiti di accoglienza. Sussistono notevoli differenze fra le pratiche dei vari paesi; sappiamo che alcune domande di asilo sono state esternalizzate e che oggi come oggi vi sono richiedenti asilo che non hanno nemmeno la possibilità di registrare la propria domanda. Ancora una volta, il primato per la riduzione più consistente del numero di domande va alla Francia. In quanto attivista per i diritti umani in Francia, conosco bene le ragioni di questo risultato. Per capirlo, basta aver accompagnato, anche una sola volta, un richiedente asilo presso i servizi dell’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi. E’ insopportabile constatare il modo in cui questi uomini e queste donne vengono convocati per dare prova degli atti di tortura che hanno subito.
La proposta che stiamo valutando quest’oggi, quindi, sembra proprio una ventata di aria fresca. Contribuisce a migliorare l’attuazione di un sistema europeo sul diritto di asilo. Intende promuovere una forma di cooperazione concreta fra gli Stati membri migliorando, in particolare, l’accesso a informazioni dettagliate sui paesi di origine – iniziativa decisamente positiva. Il Consiglio ha accolto quasi tutte le proposte avanzate dal Parlamento in prima lettura. Siamo consapevoli di dovere questo risultato alla Presidenza svedese, a cui siamo profondamente grati. Desidero aggiungere che in quest’ambito, a mio avviso, la Svezia è stata e continua a essere un modello che vorrei che venisse seguito anche da altri paesi.
In seno alla commissione abbiamo appoggiato la nostra relatrice sia in prima sia in seconda lettura e desidero anch’io esprimerle i miei ringraziamenti e le mie congratulazioni. Faremo lo stesso anche in plenaria e speriamo di tutto cuore che questo piccolo passo avanti si trasformi in una vera e propria svolta nella politica europea in questo settore. Auspichiamo che l’Europa, invece di trincerarsi all’interno di quella che in quest’Aula osiamo definire un’Europa fortezza, possa accogliere tutte le donne e tutti gli uomini che godono del diritto di asilo, come sancito dai trattati internazionali e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che ratificheremo a breve.
Mario Borghezio, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho sentito indicare come ratio di questo provvedimento la solidarietà. A mio modesto avviso manca una gamba, quella della sicurezza.
Eppure, basta parlare con chi pratica queste questioni, per esempio le forze dell'ordine – io ho la fortuna di aver fatto il viaggio anche in questa occasione con personale delle forze dell'ordine, i Carabinieri dell'ufficio scorte di Torino, voglio ricordare i loro nomi, Romanini e Tavano – e mi dicevano: guardi onorevole che in molti casi questi richiedenti asilo presentano carte false, documenti, ci sono casi segnalati da varie polizie, vari organi.
Vogliamo deciderci a esaminare questo aspetto anche dal punto di vista della sicurezza? Non mi pare che in questo documento l'aspetto sicurezza sia fortemente segnalato, eppure è molto importante, perché dobbiamo evitare di inquinare un principio, un istituto importante di grande valore umanitario come il diritto d'asilo con gli interessi sporchi di chi fa traffici di clandestini e si serve spesso dello strumento dell'asilo per infiltrare persone che non hanno diritto e non hanno nessuna parentela con chi è veramente perseguitato.
Secondo aspetto: l'articolo 2 del regolamento recita che l'ufficio faciliterà la cooperazione fra Stati membri per una migliore attuazione del sistema comune d'asilo, anche per quanto riguarda la dimensione esterna. L'articolo 7 dovrebbe precisarlo, ma lo fa solo molto vagamente, dice solo che l'ufficio può stabilire forme di cooperazione con i paesi terzi su aspetti tecnici.
Io credo che si debba andare molto in là e mi domando per quale motivo non si parla, non si esamina – è stato proposto da più parti, anche da noi – la proposta di istituire questi uffici anche nei paesi terzi? Che cosa lo impedisce? Io credo che sarebbe molto importante filtrare, anche per alleggerire il lavoro e la situazione dei paesi che devono affrontare più direttamente, qualcuno ha parlato dell'esigenza di questi paesi, ma questi paesi vanno sostenuti, e io credo che l'istituzione di uffici nei paesi terzi, per esempio nell'Africa del nord, nella zona subsahariana dove si addensano molte richieste e molti richiedenti.
Bisognerebbe filtrare là, con interventi che coinvolgerebbero anche, magari con l'utilizzazione del nostro servizio esterno diplomatico dell'Unione europea, la responsabilità di certi paesi del terzo mondo, bisogna responsabilizzarli sulla questione dell'asilo.
Credo che questi aspetti siano molto importanti e non dobbiamo prescindere da questo e non dobbiamo neanche dimenticare le esigenze dei paesi europei del Mediterraneo su cui si impattano queste esigenze, non a parole, non mandandogli qualche funzionario, burocrati ne abbiamo già noi in Italia, abbiamo bisogno di soldi, di mezzi, di sostegni veri per affrontare tale situazione.
Qualcuno ha detto: in Svezia andiamo molto bene, sì, in Svezia, molto lontana però dalle esigenze di Malta, dell'Italia, della Francia, del Mediterraneo, è qui che c'è il problema, e va affrontato – e bisogna responsabilizzare i paesi dell'Unione europea – onori e oneri, voglio dire, noi che abbiamo gli oneri dovremmo anche avere i mezzi.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signor Presidente, non è per niente una cattiva idea applicare in modo uniforme le norme in materia di asilo con l’obiettivo di ridurre i fenomeni di immigrazione secondaria e di offrire sostegno agli Stati membri con un numero molto elevato di richiedenti asilo. Vi sono, tuttavia, ancora molti dubbi, da un lato in merito all’effettiva necessità di istituire questo Ufficio di sostegno per vedere migliorare la situazione, dall’altro circa la possibilità che il suddetto Ufficio possa interferire eccessivamente nelle sfere di competenza degli Stati membri.
L’istituzione dell’Ufficio costituisce un altro passo verso la centralizzazione della politica comunitaria in materia di asilo. L’obiettivo consiste nel raggiungere un elevato livello di protezione grazie agli interventi degli Stati membri più generosi, come ad esempio l’Austria. Le differenze esistenti vanno livellate, facendo in modo che i paesi più generosi continuino in questa direzione e che gli altri apportino i cambiamenti necessari. Questi sono tutti aspetti molto positivi, ma continuare a istituire nuove agenzie comunitarie (dal 2000 la cifra è triplicata) e aumentarne le rimesse è in contrasto con gli interventi a favore di una deregolamentazione e di una sussidiarietà maggiori, promossi dalla strategia di Lisbona.
Credo che l’obiettivo di un’immigrazione circolare – questione ampiamente dibattuta in più occasioni e su più fronti – sia un errore assoluto. L’immigrazione circolare non funziona a livello pratico e spesso si trasforma in immigrazione permanente. Ovviamente si potrebbero sollevare anche altre critiche a questo proposito. Le condizioni paradossali di detenzione in attesa di rimpatrio hanno effetti negativi sulla sicurezza e sul nostro governo. Estendere il concetto di famiglia all’intero parentado, nonne incluse, porterà a un ulteriore aumento dei flussi migratori e l’ipotesi di migliorare l’accesso al mercato del lavoro in un periodo di forte disoccupazione è insostenibile.
Non sarà possibile finanziare l’estensione della protezione sociale di base nella stessa misura in cui viene fatto in paesi come l’Austria e la Germania. Il nuovo Ufficio di sostegno per l’asilo, pertanto, non è adatto allo scopo e quindi non va istituito. Dobbiamo mettere a punto una strategia comune in materia di asilo del tutto nuova, perché quello che state proponendo non funzionerà nei paesi colpiti da questo fenomeno.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signor Presidente, l’istituzione di un Ufficio europeo di sostegno per l’asilo è fondamentale e, di conseguenza, ritengo che sia simbolicamente importante che abbia sede a Malta, un paese del sud dell'Europa sottoposto a forti pressioni per via dei richiedenti asilo e dei fenomeni legati all’immigrazione clandestina.
E’ fondamentale rafforzare e coordinare ulteriormente la cooperazione fra gli Stati membri sulle questioni relative all’asilo e, in ultima istanza, cercare di raggiungere un approccio uniforme fra le varie pratiche nazionali, soprattutto poiché riconosciamo tutti l'esistenza di profonde differenze. Ad esempio – questa informazione è a disposizione della Commissione, ma credo che ne sia già a conoscenza – la possibilità che la domanda di asilo di un iracheno venga accettata può raggiungere il 71 per cento in uno Stato membro o scendere addirittura al 2 per cento in un altro, per non parlare dei diversi problemi a cui vanno incontro i diversi Stati membri.
Il regolamento di Dublino II determina, inevitabilmente, un onere maggiore per alcuni Stati membri rispetto agli altri e, senza dubbio, l’Ufficio di sostegno per l’asilo sosterrà anche i meccanismi di solidarietà offerti dal Fondo europeo per i rifugiati. Mi riferisco al trasporto e alla ricollocazione in Europa dei rifugiati provenienti da paesi terzi e a un meccanismo di ricollocazione interna degli stessi.
Per quanto concerne la ricollocazione da paesi terzi, stiamo progredendo, anche se lentamente. Per quanto riguarda la ricollocazione interna, invece, desidero sottolineare che, sebbene siamo tutti consapevoli del fatto che su alcuni Stati membri, dell’Europa meridionale in particolare, grava un onere maggiore rispetto agli altri, non abbiamo avanzato nessuna proposta specifica e non abbiamo intrapreso nessuna iniziativa in materia. Attendiamo le proposte della Commissione; abbiamo anche inviato una lettera a questo proposito nel quadro della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ma dobbiamo comunque essere più convincenti in quest'ambito perchè le pressioni sono forti.
Per concludere, vorrei sottolineare che è fondamentale sviluppare all’interno dell'Unione europea dei meccanismi per l’accoglienza dei rifugiati, per l’ammissione dei richiedenti asilo, non solo per ragioni di natura umanitaria o per i motivi a cui hanno fatto riferimento molti colleghi, bensì per sconfiggere l’immigrazione clandestina. Il messaggio che dobbiamo lanciare a chi cerca un paese o un futuro migliori è che, in Europa, chi sceglie la via della legalità ha molte più possibilità di successo rispetto a chi opta per l’immigrazione clandestina, causa, purtroppo, di pressioni molto forti.
John Bufton (EFD). – (EN) Signor Presidente, l’istituzione di un Ufficio di sostegno per l’asilo è in contrasto con il diritto di dissociazione britannico in materia di immigrazione e stride con il rigetto dell’acquis di Schengen da parte del Regno Unito. La proposta di stanziare 40 milioni di euro per l’istituzione di un nuovo ufficio e la gestione del relativo organico con sede a Malta, che si occupi dei richiedenti asilo sparsi sul territorio comunitario, dimostra che questa Commissione intende prendere delle decisioni che spetterebbero ai governi nazionali.
Una qualsiasi politica europea comune di asilo costituirebbe una minaccia per la sovranità britannica sul controllo delle proprie frontiere. I ripetuti appelli volti a concedere al Regno Unito la possibilità di scegliere chi accogliere, far entrare o far uscire dai propri confini nascono dal serio problema demografico che rende la nostra situazione diversa da quella di qualunque altro paese europeo.
La Commissione non offre aiuto e sostegno al Regno Unito nei momenti di difficoltà. Anzi, utilizza il denaro dei contribuenti britannici per coprire le spese delle decisioni che prende al posto nostro. Sarebbe molto più utile destinare questi 40 milioni di euro alla costruzione di nuove scuole, nuovi ospedali e nuove abitazioni nel Regno Unito, nonché alla fornitura di servizi fondamentali come nel caso dell’acqua potabile, servizi di cui abbiamo disperato bisogno per continuare a garantire a tutti una qualità di vita decorosa degna del Primo mondo.
Un bambino su quattro è figlio di madri non originarie del Regno Unito: sono 170 000 nascite all’anno. Dove sono le risorse per aiutare i contribuenti britannici a gestire questa situazione? Forse nelle vostre tasche o fra i fondi per l’istituzione di un nuovo Ufficio di sostegno per l’asilo, che non farà altro che accrescere la pressione già gravante sul Regno Unito?
Nel Regno Unito, durante le campagne elettorali, non c’è partito che non prometta di intervenire nell’ambito dell’immigrazione, perché quello che chiedono i cittadini sono fatti concreti. Ma cosa può fare Westminster finché facciamo parte dell’Unione europea, visto che la Commissione mira ad impadronirsi di tutto il potere decisionale in materia di asilo?
La Commissione ha più volte dimostrato una totale noncuranza nei confronti dei desideri e delle necessità dei cittadini britannici. La Commissione vuole forse revocare il diritto di dissociazione del Regno Unito anche in questo settore? I cittadini britannici meritano la vostra onestà perché si tratta di una questione per loro estremamente importante. Dovete rappresentarli e loro hanno il diritto di conoscere i vostri progetti.
Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, non bisogna ammantare di solidarismo un ufficio che deve supportare una procedura per accertare le reali condizioni dei richiedenti asilo.
Noi riteniamo che questo sia un fatto importante, utile, ma deve garantire da un lato più celerità nel concedere asilo a chi ne ha effettivamente diritto, dall'altro utile anche a garantire fermezza verso chi vuole abusare di questo strumento non avendone i titoli, perché è evidente che tra gli aventi diritto non tutti lo ottengono.
Vorrei poi molto brevemente richiamare quanto detto dal collega Borghezio, ci sono alcuni paesi, l'Italia, il sud dell'Italia da cui io provengo, che sono naturalmente la porta di accesso per una immigrazione e che proprio sulle richieste di asilo vedono i loro territori particolarmente, storicamente dediti all'accoglienza, ma particolarmente impegnati.
Occorre che l'Europa si faccia carico di questo e che quei territori che sono più prossimi all'accoglienza siano territori su cui si concentrino anche impegni e sforzi, anche economici, dell'Unione europea.
Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, esprimo i miei ringraziamenti per il sostegno dimostrato dalla maggior parte di voi per l’istituzione di questa agenzia. Come ben sapete, l’appello degli Stati membri per la creazione dell’agenzia è stato unanime, anche da parte di coloro che godono del diritto di dissociazione: sapete perfettamente che la Commissione non intende imporre alcun cambiamento sul diritto di dissociazione del Regno Unito. E’ una decisione che spetta ai cittadini britannici.
Anche la plenaria ha dimostrato un sostegno considerevole a favore dell’agenzia e sono lieta che presto questa verrà istituita. Sappiamo che, soprattutto in certe stagioni, la pressione sui paesi del Mediterraneo è enorme: l’agenzia potrà offrire aiuto e sostegno in questo senso. Vi sono immigrati che raggiungono anche l’Europa settentrionale, orientale, occidentale e centrale: l'agenzia va a beneficio dell'Europa intera, sebbene non sia un caso che abbia sede a La Valletta.
Non si tratta semplicemente di un’agenzia come tante altre. In realtà è la chiave di volta del processo di creazione di un sistema comune di asilo e sarà uno strumento fondamentale di sostegno agli Stati membri sottoposti a particolari pressioni. Raccoglierà informazioni, creerà un portale, sarà composta da esperti, eccetera. In ultima istanza, spetterà sempre agli Stati membri decidere chi può restare e chi no, ma vi sono alcune procedure che vanno armonizzate.
Come qualcuno di voi ha affermato, questo fa parte del processo di creazione di un sistema europeo comune di asilo. Ne rappresenta, tuttavia, soltanto una parte: come ha affermato la relatrice, se non erro, la situazione è bloccata per quanto riguarda il resto del pacchetto sull’asilo. La Commissione conta sull’aiuto e sull’appoggio del Parlamento europeo per progredire in quest’ambito cosicché, in un futuro non troppo lontano, si possa mettere a punto una politica comune di asilo all’interno dell’Unione europea.
Jean Lambert, relatore. – (EN) Signor Presidente, vorrei cogliere l’occasione per rispondere a un paio di domande che sono state sollevate, sebbene sia un peccato che proprio alcuni fra coloro che le hanno poste non siano in Aula per le risposte.
Gli obblighi in materia di asilo sono sanciti in modo chiaro dalle convenzioni internazionali a cui hanno aderito individualmente tutti gli Stati membri. Non si tratta di una politica sull’immigrazione e i cittadini dovrebbero comprendere la differenza.
Per quanti temono per le risorse finanziarie – se mi è concessa un’osservazione politica di natura partitica e patriottica – se alcuni Stati membri smettessero di causare quest’afflusso di richiedenti asilo dall’Iraq e dall’Afghanistan, sono certa che potremmo risparmiare molto più denaro ed evitare condizioni di miseria a molte più persone.
Per quanto concerne alcune delle altre tematiche che sono state toccate, auspichiamo che migliorare la qualità del sistema in alcuni Stati membri possa accrescere la fiducia fra gli stessi e far loro sentire che possono contare su un aiuto concreto quando si trovano in situazioni di particolare difficoltà. Come ha già sottolineato qualcuno, se da un lato è vero che alcuni Stati membri sono vittime di notevoli pressioni di natura geografica a causa dei flussi migratori in entrata, dall’altro, i paesi più colpiti si trovano fuori dai confini dell’Unione europea.
Ho apprezzato l’intervento di un vostro collega a favore di maggiori aiuti proprio per i suddetti paesi, attraverso l’operato dell’Ufficio di sostegno per l’asilo, ma temo di non essere a conoscenza degli emendamenti che ha presentato in quest’ambito.
Desidero altresì chiarire che la funzione dell’Ufficio di sostegno per l’asilo non è quella di dettare legge; non si sostituirà agli Stati membri in questo settore.
Nel complesso, accolgo con favore le parole incoraggianti pronunciate da alcuni di voi, apprezzo la partecipazione attiva di quanti mi hanno offerto il loro prezioso aiuto nell’ambito di questa relazione e sono certa che attendiamo con impazienza tutti – o quasi tutti – il momento in cui, a La Valletta, inaugureremo l’Ufficio di sostegno per l’asilo e potremo iniziare a lavorare.
Presidente. – Mi accingo a chiudere la discussione. Prima di farlo, tuttavia, vi confesso con profonda commozione che la persona che ha presieduto la discussione odierna ha goduto del diritto di asilo grazie alla generosità e all’ospitalità dei governi e dei cittadini di Francia, Austria e Belgio, che desidero ringraziare pubblicamente in questa sede, perché la gratitudine non si esaurisce mai, nemmeno se si tratta di un episodio che risale a più di 40 anni fa.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà durante la tornata della prima settimana di maggio.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) L’istituzione di un Ufficio europeo di sostegno per l’asilo costituisce un passo fondamentale verso la creazione di un sistema europeo comune di asilo, come sancito dal Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo e dal programma di Stoccolma.
L’Ufficio contribuirà ad accrescere la cooperazione fra le istituzioni europee, le autorità locali e la società civile e definirà delle pratiche comuni in materia di asilo. Sono certo che questo contribuirà a uniformare l’approccio degli Stati membri alle politiche di asilo. Si tratta di una necessità assoluta, dal momento che il numero di richiedenti asilo è molto elevato in alcuni Stati membri. Anche la cooperazione e la solidarietà fra gli Stati membri sono necessarie, non solo per consentire a questi ultimi di gestire i problemi con cui devono confrontarsi, ma anche per migliorare il sistema europeo comune di asilo.
Desidero sottolineare che, da un punto di vista giuridico e pratico, il sistema si baserà sull’applicazione totale e assoluta della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.