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Procedura : 2009/0107(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0055/2010

Testi presentati :

A7-0055/2010

Discussioni :

PV 20/04/2010 - 14
CRE 20/04/2010 - 14

Votazioni :

PV 05/05/2010 - 13.35
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0125

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 20 aprile 2010 - Strasburgo Edizione GU

14. Disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione, per quanto concerne la semplificazione di taluni requisiti e di talune disposizioni relative alla gestione finanziaria (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0055/2010) presentata dall’onorevole Kirilov a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, per quanto riguarda la semplificazione di taluni requisiti e talune disposizioni relative alla gestione finanziaria [COM(2009)0384 – C7-0003/2010 – 2009/0107(COD)].

L’onorevole Kirilov, il relatore, non è potuto intervenire oggi a causa della situazione del trasporto aereo. La parola va quindi all’onorevole Krehl che lo sostituisce.

 
  
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  Constanze Angela Krehl, in sostituzione del relatore.(DE) Signor Presidente, mi dispiace molto che l’onorevole Kirilov non sia potuto intervenire personalmente dato che ha lavorato sodo per riuscire a presentare al Parlamento una relazione su un argomento molto importante per le regioni e per i cittadini dell’Unione europea. Passo quindi a leggervi le sue note che sono in inglese, cosa veramente insolita per un eurodeputato bulgaro. Ad ogni modo è una fortuna che io non debba parlare in bulgaro. Mi fa molto piacere fare le sue veci qui in Parlamento, dato che egli non è riuscito ad arrivare in aereo da Sofia.

(EN) Signor Presidente, mi rallegro che stasera vi sia l’opportunità di discutere degli importanti emendamenti alle disposizioni generali in materia di Fondi strutturali. Tali proposte testimoniano, in modo concreto, gli sforzi comuni operati a livello nazionale ed europeo per superare le conseguenze della crisi economica e rappresentano il proseguimento logico dei documenti che abbiamo approvato lo scorso anno.

In qualità di relatore sul ruolo della politica di coesione per gli investimenti nell’economia reale, ho chiesto al Consiglio e alla Commissione di lavorare alla semplificazione delle norme sui Fondi strutturali, agevolando l’accesso a questi fondi per quegli Stati membri che ne hanno più bisogno.

Sono lieto che le principali raccomandazioni del Parlamento in materia di semplificazione siano state accolte. Sono convinto che i nuovi cambiamenti alle disposizioni generali, che semplificano alcune delle procedure esistenti, meritano il nostro sostegno. Ridurre il carico amministrativo superfluo, la burocrazia e le norme poco chiare contribuirà ad aumentare la trasparenza, a migliorare il controllo e a contenere le irregolarità.

Le modifiche ottimizzeranno inoltre l’applicazione del regolamento e assicureranno che il denaro dell’Unione sia speso bene. Vorrei limitarmi ad un esempio: l’emendamento dell’articolo 88 spinge ulteriormente gli Stati membri a rilevare e a correggere eventuali irregolarità prima che esse vengano individuate dalle istituzioni europee preposte ai controlli. In tal caso gli Stati membri non perderanno il denaro ottenuto ma potranno riutilizzarlo per altri progetti nell’ambito dello stesso programma.

Il secondo gruppo di emendamenti concerne le disposizioni relative alla gestione finanziaria. Nel 2010 è previsto un incremento dei pagamenti anticipati a favore dei paesi più duramente colpiti dalla crisi. A tutti gli Stati membri verrà concesso più tempo per spendere i fondi già stanziati nel 2007 per progetti che non sono stati approvati o resi operativi entro i termini stabiliti.

Entrambi questi gruppi di misure sono importanti sia per il messaggio che lanciano ai beneficiari che per la loro utilità pratica. Le misure anticrisi sono una chiara dimostrazione di solidarietà e forniranno nuove risorse agli Stati membri per aiutarli a uscire dalla crisi.

Tutte le misure sono ora finalizzate alla realizzazione di un numero maggiore di progetti, aspetto essenziale per la creazione di nuovi posti di lavoro, per gli investimenti e le infrastrutture e per mettere lavoratori e imprese nelle condizioni di adeguarsi al cambiamento economico.

Entrambi i gruppi di misure, attualmente in attesa dell’approvazione definitiva, si riveleranno utili e preziosi se applicati al momento opportuno. Purtroppo il Consiglio, la principale istituzione che avrebbe dovuto approvare la modifica di regolamento, ha raggiunto un accordo con enorme ritardo.

Sono tuttavia assolutamente convinto che non vi saranno più rinvii ora che Parlamento e Consiglio hanno lo stesso potere e queste misure tanto attese e necessarie verranno finalmente approvate ed entreranno in vigore.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio l’onorevole Krehl per averci presentato la relazione e la prego di trasmettere i miei ringraziamenti anche all’onorevole Kirilov, che ha lavorato sodo per dare oggi la possibilità al Parlamento di discutere delle proposte di modifica al regolamento dopo che esse sono passate rapidamente attraverso tutte le tappe istituzionali previste. Mi auguro altresì che il Parlamento riesca, tra poco, ad approvare a larga maggioranza tali modifiche, in modo che si possa giungere rapidamente all’applicazione delle parti in questione. In tal modo si dimostrerà che esiste un dialogo positivo tra Consiglio, Parlamento e Commissione ed un’interazione efficace tra le istituzioni.

Qual è lo scopo degli emendamenti? Sul lungo periodo essi mirano a semplificare le normative ma, nell’immediato, si propongono di fornire aiuto a quegli Stati membri che la crisi economica ha colpito più duramente. Accogliamo la proposta di compromesso del Consiglio che ha ottenuto largo consenso in Parlamento in quanto riteniamo importante fornire aiuti rapidi e mirati e avviare il programma.

L’obiettivo generale comune di questa iniziativa è infatti quello di accelerare l’applicazione dei programmi. Recentemente abbiamo presentato la prima relazione sulla strategia, nella quale abbiamo elencato gli elementi che non hanno funzionato a dovere e i settori nei quali, invece, vi sono stati sviluppi positivi nei primi anni di applicazione del programma. Dobbiamo essere critici verso noi stessi e rivedere le norme che, a volte, sono troppo complesse. A mio parere la terza serie di emendamenti al programma in corso è riuscita a risolvere questo problema. E’ nostra intenzione, inoltre, contribuire al superamento della crisi.

Ma come farlo? Ad esempio standardizzando le soglie per i grandi progetti a 50 milioni di euro, introducendo regolamenti più semplici per la modifica dei programmi operativi qualora – un punto, questo, estremamente importante – ciò si renda necessario per superare la crisi e rendendo possibile la sovvenzione di misure di efficienza energetica nella costruzione e ristrutturazione degli immobili, una misura che non solo comporterà un risparmio energetico ma avrà anche un impatto positivo sui settori legati al settore dell’edilizia.

Il regolamento attuale mira a risolvere i problemi di liquidità di cinque paesi – la Romania, l’Ungheria e i tre Stati baltici – e ha lo scopo, come è stato già detto, di accelerare l’assorbimento dei fondi grazie a una maggiore flessibilità. Sarà possibile attuare molti progetti in modo più rapido, utilizzando il fondo promesso di 775 milioni di euro che potrebbe essere reso disponibile prima di quanto previsto.

In questo contesto, infine, desidero ricordare i 6,2 miliardi di euro già anticipati nel 2009, a dimostrazione del fatto che i Fondi strutturali possono essere sufficientemente flessibili da fornire contributi opportuni in momenti di crisi pur non essendo stati concepiti come fondi di emergenza e anche se in futuro non dovranno essere considerati tali.

Desidero ringraziare tutti e seguirò con piacere la discussione.

 
  
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  Regina Bastos, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali.(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, come relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, desidero innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Kirilov, impossibilitato a essere qui oggi, e sottolineare che egli è riuscito a redigere un’importante relazione, promuovendone il principale obiettivo. Desidero inoltre ringraziare l’onorevole Krehl per la sua presentazione.

L’obiettivo principale della relazione – vado direttamente al punto – è di semplificare le procedure e accelerare l’applicazione dei programmi finanziati tramite il Fondo di coesione, i Fondi strutturali e il Fondo europeo di sviluppo regionale.

Nel contesto dell’attuale crisi finanziaria, economica e sociale, la pressione sulle risorse finanziarie nazionali, che è in costante aumento, potrà essere ridotta grazie a un miglior utilizzo dei finanziamenti comunitari e alla rapida assegnazione di tali risorse alle imprese che hanno risentito maggiormente della grave crisi economica.

Più di venti milioni di cittadini europei sono disoccupati, quattro milioni in più rispetto a un anno fa e, secondo le stime, purtroppo tale numero è destinato a crescere ulteriormente. La situazione richiede la corretta applicazione da parte nostra dei programmi di coesione. Tali programmi sono infatti leve importanti e potenti se utilizzate a sostegno dell’economia reale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese e ai posti di lavoro. Le PMI sono il motore dell’economia europea e sono produttrici di crescita sostenibile dato che possono creare molti posti di lavoro di qualità.

L’ulteriore semplificazione e chiarimento delle norme che regolamentano la politica di coesione avrà innegabilmente un impatto positivo sulla rapidità di applicazione dei programmi, specialmente in quanto fornirà alle autorità nazionali, regionali e locali norme più chiare e meno burocratiche, che consentiranno maggiore flessibilità nell’adattare i programmi alle nuove sfide.

 
  
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  Sophie Auconie, a nome del gruppo PPE.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, avendo collaborato costruttivamente per diversi mesi con il relatore, l’onorevole Kirilov, desidero esprimergli, in questa sede, i miei più sentiti ringraziamenti.

Voglio inoltre sottolineare, in particolar modo, la qualità del lavoro svolto dal Consiglio fin dall’inizio della Presidenza spagnola. Il dibattito di questa sera è particolarmente importante, in quanto le misure in discussione sono attese da migliaia di operatori e sono convinta che, per tali operatori, l’espressione più tangibile della presenza dell’Unione europea nella loro area o nella loro regione è costituita proprio dalla politica regionale.

Tuttavia tale politica, anche se concepita per essere d’aiuto, è troppo spesso considerata complessa e restrittiva. E’ giunto il momento di cambiare questa percezione tramite una profonda semplificazione delle norme applicative. I 350 miliardi di euro previsti per i fondi europei sono al servizio dei cittadini dell’Unione e oggi, in un momento di crisi economica e sociale che ci tocca tutti, stiamo dimostrando la volontà di dare una risposta agli operatori.

Dovendo scegliere tra gli aspetti essenziali di questo importante testo, direi che esso dà maggior flessibilità e solidarietà all’Europa: maggiore flessibilità in quanto le misure di semplificazione proposte consentiranno la riduzione delle informazioni da fornire e dei controlli da effettuare, dando al contempo maggior flessibilità ai progetti che generano reddito.

Aumenterà, inoltre, anche la solidarietà, dato che per combattere la crisi economica sono state adottate misure eccezionali come i pagamenti anticipati, cui hanno fatto riferimento il Commissario e l’onorevole Krehl, e un nuovo sistema di calcolo. La votazione conclusiva, che si terrà all’inizio di maggio, ci consentirà quindi di fornire un aiuto concreto sia ai beneficiari dei finanziamenti europei sia ai servizi di pianificazione. Non bisogna tuttavia dimenticare che c’è ancora molto lavoro da svolgere nel campo della semplificazione.

 
  
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  Karin Kadenbach, a nome del gruppo S&D.(DE) Signor Presidente, Commissario Hahn, onorevoli deputati, credo che il Commissario Hahn abbia riassunto bene lo scopo del dibattito di questa sera, cioè quello di fornire aiuti rapidi e finalizzati: occorre assolutamente accelerare l’applicazione dei programmi. Ritengo che il terzo emendamento al regolamento generale sui Fondi strutturali, in risposta alla crisi finanziaria, dovrebbe consentire, come è già stato detto, di accedere rapidamente e facilmente a questi fondi.

Le esperienze passate ci hanno insegnato che i Fondi strutturali possono contribuire a migliorare la qualità della vita, a creare posti di lavoro e ad assicurare un futuro ai cittadini delle regioni europee. Credo che, in momenti come questo, l’Unione europea debba essere solidale e fornire finanziamenti d’emergenza: come abbiamo detto occorrono flessibilità e solidarietà.

Le misure volte a combattere la crisi dimostrano che tale solidarietà esiste; ora dobbiamo assicurare pagamenti anticipati flessibili in modo che questi progetti, volti a migliorare la qualità della vita e a creare posti di lavoro, possano essere avviati. Come ha sottolineato il relatore, sostituito stasera dall’onorevole Krehl, si è verificato un imperdonabile ritardo nell’approvazione del regolamento. Da questo particolare punto di vista, la politica di coesione futura dev’essere concepita in modo da non frapporre ostacoli procedurali e tecnici all’applicazione rapida ed efficiente della politica regionale.

Sono quindi favorevole alla richiesta del relatore che invita alla rapida applicazione di questo emendamento al regolamento sui Fondi strutturali, in quanto ritengo che occorra fornire aiuti rapidi e finalizzati.

 
  
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  Elisabeth Schroedter, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, Commissario Hahn, parliamoci con franchezza: la semplificazione, cui tutti qui sono favorevoli, renderà possibile la costruzione di impianti fognari e di inceneritori di grandi dimensioni, dato che sposta da 25 a 50 milioni di euro la soglia d’investimenti oltre la quale sarà necessario ottenere l’approvazione dalla Commissione. Per i progetti con un valore inferiore ai 50 milioni di euro la Commissione non valuterà più le analisi del rapporto tra costi e benefici e forse addirittura tali analisi non verranno più svolte. Contrariamente a quanto accade, adesso non verranno più effettuate verifiche sulla conformità dei progetti alle norme comunitarie in materia ambientale.

Poiché i progetti sono parzialmente finanziati tramite prestiti, non verrà svolta alcuna indagine per stabilire se abbia senso imporre pesanti debiti ai cittadini della regione coinvolta e per valutare se tale aggravio sia proporzionato ai potenziali benefici per i cittadini stessi. Si tratta di transazioni allettanti per le banche, che potranno applicare commissioni elevate nel corso dei primi anni del progetto. Per questo motivo, in passato, si è ritenuto necessario operare una valutazione preventiva dei grandi progetti in modo da assicurare che i fondi europei venissero utilizzati in modo efficace. Per questo, noi del gruppo Verde/Alleanza libera europea riteniamo che i controlli sui grandi progetti debbano essere intensificati e non ridotti come previsto dalla proposta e siamo quindi contrari all’innalzamento della soglia di valutazione.

Desideriamo inoltre che le analisi sul rapporto tra costi e benefici e sulla conformità alle leggi europee siano trasparenti per tutti e non fumose come è avvenuto in passato. Il regolamento relativo ai Fondi strutturali prevede ancora che i grandi progetti che percepiscono finanziamenti possano avere una durata di soli cinque anni dal momento dell’investimento. Noi Verdi abbiamo già chiesto una proroga di dieci anni che possa assicurare la reale sostenibilità degli investimenti e creare posti di lavoro fissi nelle varie regioni.

Allungando la durata del progetto di una determinata regione si eviterà che i responsabili di tale progetto usufruiscano dei sussidi europei per poi sparire dopo cinque anni. Il caso della Nokia nella Renania settentrionale-Vestfalia dimostra quali danni possa provocare alle regioni la consuetudine di saltare da un sussidio all’altro. A nostro parere è inoltre necessario mantenere la clausola di sostenibilità per le piccole e medie imprese a cinque anni invece di ridurla a tre, come proposto nell’emendamento.

Noi Verdi ci siamo opposti a tale emendamento perché prevedere grandi investimenti senza controlli accorciando al contempo la durata dei progetti potrebbe facilmente provocare sprechi di denaro che crediamo ingiustificabili agli occhi dei contribuenti europei.

Se i nostri emendamenti non verranno accolti non voteremo a favore della relazione. Richiederemo inoltre una votazione per appello nominale, in modo da poter dimostrare in futuro ai cittadini che si lamenteranno con noi degli sprechi come hanno votato i deputati europei.

(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8 del regolamento)

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE).(NL) Signor Presidente, desidero porre un quesito all’onorevole Schroedter che, nella sua analisi, ha scelto di adottare un approccio alquanto negativo. Forse non crede che, grazie al cofinanziamento, le amministrazioni locali che applicano i programmi negli Stati membri nell’ambito dei quadri strategici concordati per ciascun paese e in base ai regolamenti debbano adempiere alle proprie responsabilità? Perché oggi ci dipinge un quadro così negativo? Non c’è ragione per essere così poco ottimisti sulla proposta oggi al vaglio.

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, rispondo con piacere alla domanda postami. E’ in atto una semplificazione delle procedure di investimento per i grandi progetti. Tale semplificazione riguarderà gli investimenti fino ad un massimo di 50 milioni di euro che, fino ad ora, venivano sottoposti a una valutazione dell’Unione europea, responsabile della gestione del denaro dei contribuenti. A mio parere, la situazione non dovrebbe essere modificata per i grandi progetti perché, in base alla nostra esperienza, tali progetti spesso vengono avviati con investimenti eccessivi e finiscono solo per gravare sulle spalle dei nostri cittadini.

 
  
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  Oldřich Vlasák, a nome del gruppo ECR. (CS) Signor Commissario, onorevoli deputati, stiamo discutendo della proposta di compromesso sulla modifica del regolamento, una proposta che mira a semplificare e accelerare l’accesso ai fondi europei. Sicuramente esiste un interesse comune a raggiungere tale obiettivo e dovremo tenerlo presente nel corso dei dibattiti sul futuro della politica di coesione dopo il 2014. La misura proposta si applica soprattutto ai grandi progetti collegati all’ambiente e alle infrastrutture che generano profitti e agevolano il settore edilizio incentivando il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili. La proposta di compromesso non comporta quindi alcuna modifica radicale dell’architettura dei fondi europei. Al momento, infatti, non è possibile introdurre modifiche radicali: si può solo prevedere la graduale modernizzazione del sistema esistente. La proposta è quindi un compromesso.

Desidero sottolineare che sono favorevole alla dichiarazione presentata dall’Ungheria sull’utilizzo di strumenti di ingegneria finanziaria nell’ambito del Fondo di coesione per interventi nel settore dell’efficienza energetica e delle fonti di energia rinnovabile. D’altro canto, mi preoccupa la misura retroattiva relativa alle responsabilità, poiché essa verrà approvata nel 2010 mentre le risorse sarebbero dovute rientrare nella casse dell’Unione europea alla fine del 2009. In questo contesto è quindi essenziale chiarire tutti i dettagli tecnici della legge. E’ stato trovato, tuttavia, un compromesso che dovrebbe porre fine alla discussione. Ritengo sia essenziale che la semplificazione dei fondi europei, che verrà approvata oggi a Strasburgo, si rifletta all’interno degli Stati membri: in tal senso c’è ancora molto lavoro da svolgere nelle nostre regioni.

Plaudo all’iniziativa dell’attuale ministro per lo sviluppo locale della Repubblica ceca che, a metà di quest’anno, ha approvato un emendamento di legge sull’utilizzo delle somme di denaro provenienti dai Fondi strutturali e dal Fondo di coesione. Tale semplificazione amministrativa comporta, sostanzialmente, procedure di approvazione e misure di pianificazione e gestione finanziaria, ivi comprese attività di controllo e appianamento di eventuali discrepanze.

 
  
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  Cornelia Ernst, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, desidero fare alcune osservazioni a nome del collega che oggi non è potuto intervenire. In primo luogo siamo decisamente favorevoli alla semplificazione dei Fondi strutturali. Esistono, certo, alcuni aspetti citati dall’onorevole Schroedter che non condividiamo, ma crediamo che non ci si debba tirare indietro solo per questi motivi. Siamo favorevoli alla semplificazione e crediamo anche che il regolamento debba essere applicato con urgenza: si è già perso troppo tempo.

Desidero però affermare lettere con chiarezza che il compromesso non è esattamente come lo avevamo previsto. Come tutti sappiamo, la Commissione ha proposto che le domande di pagamento intermedio vengano liquidate una tantum e in un’unica soluzione per un periodo limitato, nell’ambito della politica per il mercato del lavoro. Tale proposta non è stata accettata per una serie di ragioni che sono state discusse in dettaglio dalla commissione per lo sviluppo regionale. Dobbiamo chiederci, tuttavia, se sia stato fatto tutto il possibile per mettere a punto le misure che la comunicazione della Commissione del 3 giugno 2009 definisce come misure di impegno comune sull’occupazione, da utilizzare per contrastare la crisi.

Tali misure miravano ad agevolare l’utilizzo dei Fondi strutturali per contribuire a superare la crisi ed è questo l’oggetto del nostro dibattito odierno. I Fondi strutturali europei sono, come tutti sanno, uno dei principali strumenti per investire sui cittadini, per combattere la crisi e per creare posti di lavoro. Osservando l’Europa nel suo insieme, si può vedere chiaramente che la crisi ha avuto un enorme impatto sui mercati del lavoro degli Stati membri e che occorre agire. Da un esame minuzioso della situazione risulta che la disoccupazione è aumentata sensibilmente e non solo nei cinque paesi citati, ma in tutti gli Stati membri. La disoccupazione, inoltre, ha un peso notevole anche indipendentemente dalla crisi: in Europa infatti abbiamo un altissimo tasso di disoccupazione che è ancora in aumento e non è correlato con la crisi.

La proposta alternativa presentata dalla Commissione sicuramente rappresenta un passo avanti di cui ci rallegriamo, dato che almeno cinque degli Stati membri dove dal 2008 si è verificato un calo del dieci per cento del prodotto interno lordo riceveranno aiuti relativamente consistenti. Tali Stati membri beneficeranno di questo e di altri pagamenti anticipati tramite il Fondo di coesione e i Fondi strutturali europei. Tutte queste misure vanno viste positivamente, ma vorremmo che fossero più ambiziose. La nostra posizione è emersa chiaramente in commissione. Da un lato siamo soddisfatti e dall’altro meno, ma riteniamo che ogni passo avanti ci faccia progredire nella direzione giusta.

(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8 del regolamento)

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, mi chiedo solo come mai il suo gruppo, onorevole Ernst, non abbia presentato un emendamento in plenaria. Vi era la possibilità di presentare emendamenti per riutilizzare la bozza originale della Commissione e sarebbe anche stato possibile rinegoziare il finanziamento del 100 per cento dei Fondi strutturali europei con il Consiglio.

 
  
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  Cornelia Ernst (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, onorevole Schroedter, ho ritenuto che le possibilità di successo fossero molto limitate e, di conseguenza, ho deciso di non presentare emendamenti; immagino che il mio collega fosse dello stesso avviso. In un primo momento l’iniziativa della Commissione mi ha entusiasmato, ma le lunghe discussioni in materia, svoltesi in questi ultimi giorni, mi hanno insegnato alcune cose. Mi sarebbe piaciuto che le modifiche fossero più incisive ed è vero che avremmo potuto presentare un emendamento, lei ha ragione. Tuttavia, se vogliamo essere oneste, sappiamo entrambe cosa accadrà e questo è il motivo per cui il mio gruppo ha deciso di non presentare tale emendamento. Debbo prendere atto anch’io della situazione.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE).(NL) Signor Presidente, momenti eccezionali richiedono misure eccezionali e oggi il vecchio sogno dell’Aula di introdurre una procedura semplificata e più rapida si è avverato. Ciò che vogliamo è soprattutto conservare i posti di lavoro esistenti, creandone al contempo di nuovi e questa settimana, come ha sottolineato il Commissario Hahn, sono emerse alcune cifre sui risultati conseguiti dalla politica di coesione, ovvero 1,4 milioni di posti di lavoro in più. I fondi europei potranno ora essere assegnati in modo più semplice e rapido a tutti i livelli, sia ai grandi progetti che a quelli più piccoli, il che ci consentirà di continuare a promuovere l’innovazione, a tutelare meglio l’ambiente, a garantire lo sviluppo urbano, eccetera.

Vi è un aspetto cui il Parlamento si è opposto: la proposta di eliminare il cofinanziamento. Facendolo, infatti, si metterebbe a repentaglio uno dei pilastri del nostro sistema che prevede che le amministrazioni nazionali, le autorità locali e, ove possibile, i singoli individui partecipano a progetti comuni di sviluppo regionale ed urbano. Ora dobbiamo quindi concentrarci su come prolungare i finanziamenti per un periodo un po’ più lungo, per tre anni piuttosto che per due. Si tratta di uno degli altri aspetti su cui il Parlamento ha espresso il proprio accordo. Tale proroga ci consentirebbe di disporre di fondi, di mantenere il cofinanziamento e – aspetto questo molto positivo – ci metterebbe grado nelle condizioni di portare avanti i progetti di valore. In tal modo il denaro non lascerà la regione, assolutamente, ma verrà piuttosto speso. Desidero porre una domanda al Commissario Hahn in riferimento al programma che abbiamo applicato nel 2007: perché non vuole che a questo buon esempio ne segua un altro? Perché non ripetere il programma nel 2008 e nel 2009? Si tratterebbe di una misura molto positiva. Cosa ne pensa?

Desidero infine sottolineare che, in questo modo, dimostreremmo anche la nostra solidarietà. In alcuni Stati membri i Fondi strutturali europei assegnati non vengono spesi interamente: circa il 30 o 40 per cento rimane inutilizzato. Perché tali paesi non hanno dimostrato la loro solidarietà trasferendo ad altri tali risorse? Il trasferimento è assolutamente ammissibile e avrebbe permesso ai nuovi Stati membri di rimettersi in piedi. Un’iniziativa di questo genere avrebbe potuto dimostrare solidarietà, il che purtroppo non è accaduto. Mi sento dunque ragionevolmente ottimista, almeno nei confronti del relatore. La procedura ha richiesto nove mesi e anch’io, come l’onorevole Krehl, mi chiedo se si riuscirà a completarla in occasione dei prossimi negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(GA) Signor Presidente, dal 1973 il mio paese ha ricevuto circa 18 miliardi di euro tramite il Fondo strutturale e quello di coesione dell’Unione europea. Con il passare degli anni, la politica di coesione ha assunto un ruolo di rilievo nello sviluppo e nel rilancio dell’economia irlandese. Il Fondo sociale europeo è particolarmente importante per combattere la disoccupazione in Irlanda e naturalmente in tutta Europa.

Da quando l’Irlanda è entrata a far parte dell’Unione europea, nel 1973, ha ricevuto più di 7 miliardi di euro di finanziamenti tramite il Fondo sociale europeo.

(EN) I fondi sono stati usati principalmente per combattere la disoccupazione giovanile e quella di lungo periodo. Il programma operativo comunitario sulle risorse umane in Irlanda, per il periodo dal 2007 al 2013, prevede uno stanziamento di 375 milioni di euro all’Irlanda tramite il Fondo sociale europeo e il budget complessivo del programma è pari a 1,36 miliardi di euro.

Tali fondi vengono utilizzati per organizzare corsi di formazione per i disoccupati, i disabili, i giovani che abbandonano prematuramente la scuola e gli emarginati della nostra società. Viviamo nell’era della globalizzazione e, per rispondere alle sfide e alle opportunità che la globalizzazione comporta per la manodopera irlandese, il Fondo sociale europeo finanzia in Irlanda anche corsi di formazione permanente, che possono essere adattati alle realtà del mercato del lavoro globalizzato. L’attuale crisi economica e finanziaria ha dimostrato quanto sia utile e valido questo importante fondo, il Fondo sociale europeo.

 
  
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  Kay Swinburne (ECR).(EN) Signor Presidente, fondamentalmente la relazione sembra contenere ottimi obiettivi, dal momento che si propone di aiutare gli Stati membri dell’Unione che sono stati colpiti duramente dalla crisi economica e finanziaria tramite i fondi europei. E’ lodevole che essa miri a ridurre la pressione sui bilanci degli Stati membri, proprio nel momento in cui essi ricevono richieste da ogni direzione. Per il rilancio delle economie in tempi rapidi saranno utili sia la riduzione delle soglie per i progetti e la semplificazione delle procedure sia il prefinanziamento di alcuni progetti concordati.

Ora che in Europa la disoccupazione ha subito un aumento del dieci per cento – percentuale peraltro anche più elevata in diversi Stati membri – e che l’economia sembra riprendersi lentamente, vi sono molte iniziative che gli Stati membri dovrebbero avviare per ricostruire le loro finanze pubbliche. La relazione, tuttavia, è abbastanza limitata e non sembra affrontare molti di questi aspetti.

Attenzione però: l’idea che gli Stati membri non debbano più in alcun modo cofinanziare i progetti con fondi propri appare molto rischiosa. Già accade spesso che l’utilizzo del denaro europeo non venga giustificato adeguatamente a causa di sviste e procedure irregolari. Privare uno Stato membro dell’interesse diretto a garantire che il proprio denaro venga speso bene non dovrebbe coincidere con un invito a impiegarlo in modo scorretto.

Occorre fare in modo che l’allentamento dei criteri di cofinanziamento non riduca la responsabilità degli Stati membri. E’ improbabile, tuttavia, che il problema si rifletta sui cittadini della mia circoscrizione in Galles dato che, se l’Unione europea deciderà in tal senso, noi non avremo più, dopo il 2013, denaro da investire nei progetti attualmente in corso che invece, adesso, sono cofinanziati generosamente tramite i fondi europei. E’ innegabile che alcuni dei nuovi Stati membri siano più poveri di quelli vecchi e abbiano particolare bisogno di aiuto, ma mi auguro che neanche il mio paese venga dimenticato, considerato l’enorme debito pubblico del Regno Unito e il bassissimo prodotto interno lordo pro capite della mia regione nel Galles, che versa in una situazione che, recentemente, è stata paragonata a quella del Ruanda. Ho sentito dire che si sta pensando di escludere alcune regioni come il Galles e mi auguro che, in futuro, al mio paese venga concesso di fruire dei finanziamenti transitori.

 
  
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  Andrey Kovatchev (PPE).(BG) Signor Commissario, desidero, innanzi tutto, congratularmi con l’onorevole Kirilov per la sua relazione. Sono favorevole a qualsiasi misura che possa garantire e agevolare l’utilizzo legittimo dei fondi europei di solidarietà. L’Unione non deve consentire ai propri cittadini di considerarla un vulcano, le cui ceneri burocratiche ricadono sul desiderio di ridurre le disparità tra le varie regioni. E’ difficile, e a volte persino impossibile, utilizzare i Fondi strutturali con i quali si vorrebbero raggiungere obiettivi economici, sociali e politici. Credo che i cambiamenti, volti alla semplificazione delle procedure, non vadano visti unicamente alla luce dell’attuale crisi ma debbano anche, sul lungo periodo, agevolare l’accesso agli strumenti di solidarietà dell’Unione europea.

Ritengo che, nonostante i ritardi, la proposta presentata dalla Commissione europea, unitamente alle modifiche contenute nella relazione, possa offrire maggiori opportunità, agli Stati membri e ai beneficiari, di migliorare la propria situazione nel contesto dell’attuale crisi. Desidero sottolineare l’importanza dell’emendamento sulla proroga della spesa prevista per il 2007, che fornirà una seconda opportunità agli Stati membri come la Bulgaria, nei quali il livello di utilizzo di queste risorse è ancora molto basso, di avviare progetti utilizzando risorse che altrimenti andrebbero perse. Dobbiamo appellarci alle autorità regionali e locali e a tutte le parti in causa, esortandole ad approfittare di questa seconda chance. Credo che la flessibilità sottolineata nella relazione rappresenti l’approccio da adottare in futuro anche nella preparazione della politica sulle privatizzazioni, tenendo presente l’applicazione dei programmi che promuovono l’utilizzo dei fondi.

Per quanto concerne la semplificazione dei regolamenti amministrativi per l’utilizzo dei Fondi strutturali, la relazione rappresenta un passo nella direzione giusta, nel tentativo di trovare un equilibrio tra la necessità di coordinare il più possibile i progetti tramite i fondi europei da un lato e la verifica di come vengono utilizzate queste risorse dall’altro. Riesaminare i regolamenti deve servire a garantire maggiore trasparenza agli occhi dei cittadini e dei contribuenti europei e anche a favorire la definizione di condizioni di fattibilità per gli Stati membri. Nel corso dell’intero processo non dobbiamo dimenticare che il fine ultimo dev’essere quello di ottenere condizioni sociali ed economiche analoghe in tutta l’Unione europea.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D). (HU) Fin dall’inizio della crisi economica, in diverse occasioni, l’Unione europea è stata criticata e accusata di essere incapace di rispondere adeguatamente alle circostanze. A mio parere, l’attuale dibattito e l’eccellente relazione dell’onorevole Kirilov confutano tale percezione, dimostrando che l’Unione europea è invece in grado di reagire. Non comprendo quei colleghi che temono che le semplificazioni possano impedire il monitoraggio dei processi, dal momento che il grande pregio della politica di coesione è proprio quello di avere un meccanismo di controllo molto accurato. Non c’è quindi motivo di preoccuparsi e, se alcuni deputati lo fanno, spero non sia per mancanza di solidarietà nei confronti di quegli Stati membri – come ad esempio l’Ungheria, il mio paese – che, a loro avviso, non utilizzeranno i fondi in modo adeguato: noi abbiamo intenzione di utilizzare al meglio il denaro. La discussione odierna è importante per confermare la necessità di avere una politica di coesione e sono lieto quindi che i Commissari Hahn e Cioloş siano presenti in Aula. Mi preoccupa molto il fatto che il primo documento del presidente Barroso non citi la politica agricola comune e parli molto superficialmente anche della politica di coesione, nonostante si tratti di due politiche comunitarie molto importanti per l’ecologia, per l’innovazione e per la creazione di posti di lavoro ed indispensabili per la realizzazione dei nuovi obiettivi della strategia “Europa 2020”. Ritengo che la politica di coesione non dovrebbe essere indebolita ma rafforzata.

 
  
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  Iosif Matula (PPE).(RO) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, tutti gli emendamenti apportati ai quadri legislativi a livello comunitario e nazionale per contrastare gli effetti della crisi hanno attualmente un forte impatto sull’economia reale e sul mercato del lavoro. L’alto tasso di disoccupazione sta incidendo fortemente sulle economie degli Stati membri e, ciononostante, si fa ancora molta difficoltà a erogare i finanziamenti.

E’ essenziale applicare in modo efficace i programmi della politica di coesione in quanto l’erogazione di aiuti – mi riferisco ai 347 miliardi di euro stanziati per il periodo 2007-2013 – darà una spinta all’economia reale. Occorrerà compiere ulteriori sforzi per aiutare i beneficiari che hanno risentito maggiormente dalla crisi, in modo da accelerare il flusso di denaro necessario per gli investimenti nelle regioni comunitarie e credo che l’emendamento che prevede l’opportunità di finanziare un unico grande progetto tramite vari programmi, nel caso lo stesso interessi diverse regioni, sia stata una modifica importante.

Desidero congratularmi con il relatore per il lavoro svolto, ma vorrei al contempo far notare che, anche se la relazione era molto attesa, i progressi sono stati lenti. Credo occorra trovare soluzioni e dare maggiore priorità agli obiettivi, in modo da evitare situazioni in cui misure eccellenti subiscono forti ritardi. La semplificazione delle procedure amministrative contribuirà, in generale, ad aumentare la possibilità di assorbire i fondi anche da parte di quei paesi che hanno avuto problemi in tal senso, come la Romania, il mio paese. In soli cinque giorni l’eruzione di un vulcano ha creato scompiglio a livello mondiale e potrebbe dare avvio a una nuova crisi. Di quanto tempo avremo bisogno per riuscire a reagire? A mio avviso, una cosa è chiara: d’ora in poi dovremo decidere con maggior rapidità.

(Applausi)

 
  
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  Monika Smolková (S&D). (SK) Desidero, innanzi tutto, congratularmi con il relatore, l’onorevole Kirilov. E’ positivo che, nel far fronte alla crisi economica, le istituzioni europee abbiano deciso di accelerare le procedure di finanziamento dei progetti di sviluppo regionale e di semplificare le norme che regolamentano l’utilizzo dei Fondi strutturali. Occorrerà anche prevedere una proroga del periodo entro il quale sarà possibile utilizzare i fondi comunitari del 2007, in modo da concedere più tempo agli Stati membri.

Un detto slovacco dice che l’aiuto fornito rapidamente è doppiamente efficace. Tuttavia, nonostante gli Stati membri più colpiti dalla crisi economica attendano con ansia il regolamento di cui stiamo discutendo oggi e la Commissione abbia presentato la prima bozza molto tempo fa, a luglio dell’anno scorso, noi non prenderemo alcuna decisione prima di maggio. Finora il procedimento legislativo ha richiesto nove mesi e credo sia giunto il momento di prevedere l’accorciamento dei procedimenti legislativi in alcuni casi specifici.

La crisi, la disoccupazione, la povertà e l’aumento della disparità tra le regioni determinano la necessità di agire più rapidamente e con maggiore flessibilità. Sarà difficile spiegare ai disoccupati che abbiamo impiegato più di nove mesi per varare una legge che dovrebbe aiutarli adesso che ne hanno bisogno.

 
  
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  Pascale Gruny (PPE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, oggi siamo tutti d’accordo sulla necessità di introdurre misure che semplifichino la concessione dei Fondi strutturali, così come proposto nella relazione dell’onorevole Kirilov.

Tuttavia, come presidente del gruppo di lavoro parlamentare sul Fondo sociale europeo, mi indigna il fatto che la procedura di revisione abbia richiesto tanto tempo. La proposta iniziale della Commissione risale al giugno del 2009 e, nonostante lo scopo della revisione fosse quello di aiutare gli Stati membri a combattere la crisi economica e sociale, ci sono voluti sei mesi perché il Consiglio giungesse a un accordo. Lo trovo inaccettabile. E’ vero che nel frattempo la procedura legislativa è stata modificata per dare al Parlamento gli stessi poteri del Consiglio, ma come rappresentanti eletti dell’Unione europea non possiamo giustificare tali ritardi ai nostri cittadini.

Desidero fare una breve digressione per sottolineare il senso di responsabilità dimostrato dal Parlamento nel trovare un accordo, per quanto possibile, sulla posizione del Consiglio, in modo da non ritardare ulteriormente la procedura. Al contempo sono costretta, ancora una volta, a esprimere il mio disappunto. L’Unione europea dovrebbe essere in grado di adottare rapidamente decisioni aventi un impatto reale.

Ma pensiamo per un momento al futuro. Le misure di semplificazione proposte oggi per contrastare la crisi economica sono positive, ma desidero sottolineare che avrebbero anche potuto essere più ambiziose se i provvedimenti applicati nel periodo di programmazione 2007-2013 non fossero stati così farraginosi e complicati.

In attesa dei negoziati per il quadro legislativo pluriennale per il 2014-2020 chiedo quindi al Parlamento europeo di dimostrare coraggio nelle sue proposte volte a semplificare le procedure amministrative e applicative dei Fondi strutturali e di coesione.

 
  
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  Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io mi associo alle parole di apprezzamento per la relazione dell'on. Kirilov, mi dispiace che lui non sia qui presente oggi.

Andare a semplificare ulteriormente i meccanismi relativi al Fondo regionale di sviluppo, al Fondo sociale europeo, al Fondo di coesione è una cosa che fa bene, fa bene alla spesa. In un momento in cui questi sono anche fondi che vengono usati in misure anticrisi, è necessario mettere gli enti erogatori nelle condizioni di spendere tutto, ma questo nostro provvedimento toglie anche un alibi.

Toglie un alibi a chi? Alle regioni, che sul territorio sono quelle che per esempio spendono i Fondi di coesione e che spesso non riescono a spendere tutto perché non sono capaci di farlo, ma accusano la farraginosità e l'eccessiva burocrazia delle procedure europee come la causa della mancata spesa.

Oggi quest'alibi cade, oggi tutti gli enti erogatori dei Fondi europei sono messi nelle condizioni…

(Il Presidente interrompe all'oratore).

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) Gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire fin dal 2008 e, attualmente, i principali problemi che ci troviamo ad affrontare sono la disoccupazione, l’abbassamento del livello di vita e la povertà. In termini di politiche comunitarie ci stiamo sforzando, costantemente, di ampliare e migliorare gli strumenti a nostra disposizione per far fronte agli effetti della crisi, anche incoraggiando la crescita economica in Europa, e la relazione dell’onorevole Kirilov ne è un buon esempio. Il documento è stato redatto sulla base di alcune eccellenti proposte della Commissione, peraltro recepite positivamente, volte a semplificare la procedura applicativa che consente agli Stati membri di accedere ai fondi in questione.

Sono a favore della relazione dell’onorevole Kirilov, sia per quanto concerne l’aggregazione delle risorse disponibili per i grandi progetti, che l’adattamento di condizioni e criteri tecnici specifici al fine di agevolare la gestione dei fondi disponibili. Tali emendamenti sono in linea con la strategia “Europa 2020” che incentiva la creazione di posti di lavoro e sostiene gli investimenti finalizzati alla tutela ambientale.

 
  
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  Sidonia Elżbieta Jędrzejewska (PPE).(PL) Signor Presidente, Commissario Hahn, i deputati intervenuti prima di me si sono già soffermati sui vantaggi della politica di coesione e non voglio ripetere quanto già detto. Desidero solamente sottolineare che anche il mio paese, la Polonia, e la mia regione, la Wielkopolska, stanno avvalendosi della politica di coesione. Ne sono molto lieta e questa è la mia percezione degli emendamenti al regolamento. Valuto positivamente il fatto che si cerchi costantemente di migliorare l’assorbimento dei fondi, dato che questo aspetto incide sulla politica di coesione. Per ottimizzare l’applicazione e l’assorbimento dei fondi è essenziale che la legislazione che regolamenta l’applicazione della politica venga continuamente semplificata e liberalizzata. Questo è il motivo per cui credo che il regolamento sia il prossimo passo verso la semplificazione e me ne rallegro. Desidero infine sottolineare che gli sforzi devono essere continui: bisogna combattere costantemente contro l’eccessiva burocratizzazione e accertarsi che la legislazione favorisca realmente i beneficiari.

 
  
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  Othmar Karas (PPE).(DE) Signor Presidente, Commissario Hahn, la politica di coesione è uno strumento importante in quanto ci fornisce l’opportunità di dare il nostro contributo nella lotta alla crisi, di stimolare la domanda a breve termine e, al contempo, di investire nella crescita e nella competitività a lungo termine. E’ importante chiarire che la politica di coesione, e in modo particolare i pagamenti anticipati e la maggior rapidità di applicazione a livello locale nel 2009, hanno contribuito in modo sostanziale ad aumentare il potere d’acquisto a vantaggio dell’economia oltre che a limitare il calo dei consumi privati. La politica di coesione costituisce una parte molto importante della strategia “Europa 2020” e quindi non capisco come mai il suo collega, il Commissario Rehn, abbia collegato i meccanismi di sanzione per la mancata osservanza dei regolamenti del mercato finanziario unico alle restrizioni in materia di politica regionale.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, la votazione sulla relazione Kirilov si terrà tra poche settimane e me ne rallegro, dato che la sua approvazione è necessaria.

I cittadini e i nostri rappresentanti eletti hanno atteso quasi un anno perché venissero adottate misure concrete e permanenti in risposta alla crisi tramite la politica di coesione. Da un anno gli operatori nazionali e locali invocano maggior flessibilità ed adattabilità nella concessione dei fondi europei.

Oggi, con il Parlamento che riflette sulla possibilità di introdurre nuove misure finalizzate ad assicurare maggiore trasparenza nell’utilizzo del Fondo di coesione, è più che mai necessario completare con successo il processo di semplificazione dei requisiti. La relazione Kirilov rappresenta un primo passo verso la semplificazione cui dovranno seguirne degli altri dato che sono in gioco la credibilità e la visibilità dell’azione europea nella vita quotidiana.

La relazione testimonia anche la solidarietà europea che, in questo momento di incertezza sulla nostra unità, può fornire ai paesi che ne hanno bisogno misure adeguate alla loro situazione particolare. La relazione Kirilov è una boccata d’ossigeno in questi tempi bui e difficili e mi auguro che rappresenti solo un primo passo.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzi tutto esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che sono arrivati qui, da posti lontani e vicini, dimostrando il proprio impegno nel corso della discussione. Desidero ringraziarvi del sostegno fornito alla politica di coesione e di aver compreso che essa consente di aiutare le nostre regioni e i cittadini che vi abitano. La deputata ceca ci ha riferito un detto del suo paese secondo il quale un aiuto fornito rapidamente è doppiamente efficace e voglio sottolineare che questa è un’idea europea: nonostante tutte le difficoltà e gli errori, questo è il principio cui ci siamo attenuti nel corso dell’iniziativa.

Rispondo concisamente all’onorevole Schroedter dicendole che non deve temere che i meccanismi di controllo possano indebolirsi: abbiamo infatti standardizzato le soglie proprio per poter valutare uniformemente i progetti che spesso coprono entrambi i settori. Esistono, inoltre, meccanismi di verifica a livello locale e nazionale: è questo il concetto su cui si basa la gestione condivisa. Dobbiamo seguire altre norme, come per esempio quelle sugli appalti pubblici e sul sistema degli aiuti di Stato che, a loro volta, comportano scadenze che noi, responsabili della politica regionale, non possiamo semplicemente ignorare.

Per quanto concerne la proroga del regolamento N+3, credo che dovremmo adottare un approccio estremamente restrittivo. Dovremmo far sì che le norme non si indeboliscano e che le regioni non pensino di poter restare ferme a guardare: esse dovranno impegnarsi per utilizzare i fondi disponibili.

Vi prego di riferire all’onorevole Swinburne che nulla fa presumere che potrebbe accadere quanto da lei paventato, sempre che il bilancio sia sufficiente. In futuro forniremo i Fondi regionali disponibili al Galles, così come a tutte le altre regioni europee, e per questo motivo non approvo che il denaro dei Fondi strutturali venga utilizzato in momenti difficili per applicare sanzioni apparenti prive di alcun effetto.

Vi ringrazio, ancora una volta, per l’ampio sostegno e ringrazio anche il personale della direzione generale per la politica regionale che ha lavorato alacremente su questo tema.

 
  
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  Karin Kadenbach, in sostituzione del relatore.(DE) Signor Presidente, riferirò con piacere all’onorevole Kirilov le lodi e le valutazioni positive emerse nel corso della discussione odierna. Desidero tuttavia sottolineare ancora una volta due punti.

Il denaro che possiamo spendere è unicamente quello dei contribuenti europei, motivo per cui dobbiamo rendere l’accesso ai fondi il più semplice e trasparente possibile: questo è lo scopo della relazione. Tuttavia credo anche – e mi rivolgo all’onorevole Schroedter – che non si debba insinuare che i singoli Stati membri non stiano facendo tutto il possibile per adeguarsi al diritto comunitario. Mi sembra che, leggendo tra le righe, sia questo il messaggio che traspare e non credo si possa fare questa insinuazione nei confronti di nessuno. Parto infatti dal presupposto che tutti gli Stati membri e le istituzioni facciano il possibile per assicurarsi che i fondi europei vengano utilizzati in modo efficace e corretto.

La mia seconda osservazione è diretta all’onorevole Swinburne ma non esclusivamente a lei. Non stiamo facendo opere pie nelle regioni più povere, ma sovvenzionando le regioni in modo da aumentare il potere d’acquisto e creare posti di lavoro. Il potere d’acquisto in tali regioni può infatti contribuire a far sì che l’Europa possa riavviare la produzione e la vendita, rafforzando così il mercato interno. In altre parole, non si tratta semplicemente di un atto di solidarietà. Chiunque sappia qualcosa in materia di economia e di commercio è consapevole del motivo per cui la politica regionale è necessaria, non solo da un punto di vista sociale, ma anche commerciale ed economico, e di come sia possibile utilizzarla, in quanto misura rapida ed efficiente, in particolare nei momenti di crisi, per stimolare l’economia europea in tutte le regioni comunitarie.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà nel corso della tornata della prima settimana di maggio.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto.(RO) La relazione sulla modifica del regolamento, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali e quello di coesione, è particolarmente importante per i cittadini dell’Unione europea. Alcuni Stati membri, tra cui la Romania, fino ad ora hanno usufruito poco dei fondi europei: molti cittadini, aziende e autorità locali hanno infatti criticato le complesse procedure con cui si scontrano quando tentano di ottenere fondi per i loro progetti.

La relazione dimostra che il Parlamento europeo desidera risolvere i problemi emersi a questo riguardo. Sono favorevole alle proposte di semplificazione delle procedure di accesso ai fondi europei: la riduzione di inutili procedure amministrative e burocratiche, assieme all’introduzione di regole più chiare, contribuirà ad aumentare il livello di assorbimento dei fondi europei.

Sono favorevole alle misure proposte, specialmente ora che gli Stati membri risentono della crisi economica. Cinque paesi europei, inclusa la Romania, prenderanno parte al processo volto ad accelerare l’assorbimento dei fondi europei. L’applicazione di una nuova procedura per l’erogazione dei pagamenti anticipati consentirà di completare più rapidamente un maggior numero di progetti. Inoltre la Romania trarrà vantaggio dall’emendamento sulle norme relative alla riduzione del rischio che i fondi non utilizzati in tempo vadano persi.

 
  
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  Alain Cadec (PPE), per iscritto.(FR) La crisi economica ha dimostrato che è necessaria un’azione pubblica a sostegno delle attività private in difficoltà e la politica di coesione dell’Unione europea ha un ruolo essenziale a questo riguardo. I Fondi strutturali, fornendo sostegno finanziario alle aziende colpite dalla congiuntura economica sfavorevole, possono essere utilizzati per stimolare l’attività.

Tuttavia, accedere ai fondi europei risulta ancora difficile per diversi potenziali beneficiari: le procedure sono complesse e i ritardi troppo prolungati sebbene l’urgenza della crisi richieda misure semplici e rapide.

Data la necessità di chiarezza, sono quindi favorevole all’iniziativa della Commissione volta a semplificare la gestione finanziaria dei Fondi strutturali. Le diverse proposte sono in linea con una politica di coesione più efficace che, al contempo, non abbia un impatto troppo forte sul bilancio comunitario e sono quindi favorevole all’approccio pratico proposto.

La Commissione, tuttavia, non deve fermarsi qui: la riforma, resa necessaria dalla situazione di crisi, dev’essere il primo passo verso una semplificazione radicale delle modalità di gestione dei fondi europei. La politica di coesione deve divenire uno strumento che consenta interventi pubblici di maggiore efficacia, in modo da fornire un reale sostegno all’attività economica.

 
  
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  Ramona Nicole Mănescu (ALDE), per iscritto.(RO) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero congratularmi con il relatore per il lavoro svolto e accolgo favorevolmente anche l’accordo approvato dal Consiglio e dalla commissione per lo sviluppo regionale. Credo sia estremamente importante che il Parlamento approvi la relazione in oggetto il prima possibile, in modo da offrire agli Stati membri colpiti più duramente dalla crisi il sostegno finanziario di cui hanno bisogno per la ripresa economica. Uno degli aspetti chiave evidenziati dalla relazione è quello della semplificazione delle procedure di accesso e di applicazione dei fondi europei. Occorre introdurre misure che agevolino la ripresa in tempi rapidi, specialmente ora, in questo momento di crisi economica.

Credo quindi che erogare pagamenti anticipati del 2 per cento tramite il Fondo sociale europeo e del 4 per cento tramite il Fondo di coesione rappresenti la soluzione ideale per quegli Stati membri che stanno avendo notevoli problemi di liquidità, dato che consentirebbe loro di avvalersi di aiuti consistenti. Le finanze del Fondo sociale europeo dovrebbero contribuire concretamente alla ripresa economica degli Stati membri colpiti più duramente dalla crisi, aiutandoli a conservare i posti di lavoro, a migliorare il livello professionale e, per estensione, a prevenire e combattere la disoccupazione.

 
  
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  Georgios Stavrakakis (S&D) , per iscritto.(EL) Desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore, l’onorevole Kirilov, e con tutti i membri della commissione perché, grazie alla loro perseveranza e decisione, siamo riusciti oggi a discutere e approvare direttamente questa relazione particolarmente importante, senza perdere ancora tempo prezioso. Desidero sottolineare il ruolo decisivo degli emendamenti sull’aumento degli stanziamenti, sulla riduzione della burocrazia e della complessità delle norme e sulla massimizzazione dell’impatto dei finanziamenti sull’economia nel suo complesso, accrescendo così i benefici per i cittadini. Nell’udienza, il Commissario Hahn ha giustamente sottolineato che la politica di coesione, nonostante sia forse la politica europea di maggiore successo, ha sia sostenitori che nemici. L’approvazione degli emendamenti oggi al vaglio è un passo importante, ma è ancora più urgente che la Commissione europea compia immediatamente un secondo passo, esponendo la propria visione in materia di coesione politica futura e le proprie idee e proposte per la necessaria modifica del quadro normativo, del funzionamento, delle competenze, dei nuovi strumenti e così via.

(EN) E’ urgente compiere questo passo prima che emergano nuovi documenti.

 
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