Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2008/0223(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0124/2010

Testi presentati :

A7-0124/2010

Discussioni :

PV 17/05/2010 - 16
CRE 17/05/2010 - 16

Votazioni :

PV 18/05/2010 - 8.3
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0159

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 17 maggio 2010 - Strasburgo Edizione GU

16. Rendimento energetico nell'edilizia (rifusione) (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
MPphoto
 

  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura di Silvia-Adriana Ţicău, a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sulla posizione del Consiglio in prima lettura per l’adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul rendimento energetico nell’edilizia (rifusione) (05386/3/2010 – C7-0095/2010 – 2008/0223(COD)) (A7-0124/2010).

 
  
MPphoto
 

  Silvia-Adriana Ţicău, relatore.(RO) Nel 2008, l’UE si è posta l’obiettivo di tagliare il consumo energetico del 20 per cento e di garantire che entro il 2020 il 20 per cento dell’energia consumata provenga da fonti rinnovabili. Nel corso della riunione del Consiglio europeo tenutasi il 25 e 26 marzo 2010, i leader dell’Unione europea hanno stabilito un obiettivo comune per un incremento dell’efficienza energetica pari al 20 per cento entro il 2020.

L’edilizia è responsabile del 40 per cento del consumo totale di energia, oltre che del 35 per cento delle emissioni inquinanti. Il miglioramento del rendimento energetico degli edifici sortirà un effetto notevole sulla vita dei cittadini europei. A livello di Unione, le famiglie spendono in media il 33 per cento del loro reddito per la fornitura di acqua, elettricità, gas e per la manutenzione. Di fatto, tale cifra raggiunge addirittura il 54 per cento nel caso delle famiglie con redditi particolarmente bassi. Gli investimenti nel miglioramento dell’efficienza energetica si tradurranno non soltanto in bollette energetiche meno esose, ma anche nella creazione di 2,7 milioni di posti di lavoro nell’UE entro il 2030.

Nel novembre 2008 la Commissione ha presentato una proposta legislativa per la riforma della direttiva 91/2002 concernente il rendimento energetico nell’edilizia. Nell’aprile 2009 il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione con una maggioranza consistente in prima lettura, ai sensi della procedura di codecisione. Conseguentemente, nel corso della presidenza svedese al Consiglio dell’Unione europea, il Parlamento e il Consiglio hanno condotto negoziati intensi sul tema. Nel novembre 2009 è stato raggiunto un accordo politico sugli aspetti tecnici della proposta legislativa.

L’accordo ha prodotto i risultati principali qui di seguito elencati.

E’ stato introdotto un articolo separato, oltre a diversi considerando e a disposizioni sugli aspetti concernenti i finanziamenti. La Commissione deve individuare gli strumenti finanziari esistenti e presentare nuove proposte entro il 30 giugno 2011. A tali disposizioni è allegata anche una dichiarazione della Commissione.

Entro il 31 dicembre 2020, tutti i nuovi edifici devono presentare un consumo energetico netto vicino allo zero, mentre la maggior parte dell’energia deve provenire da fonti rinnovabili. Tale scadenza è stata prorogata di due anni per il settore pubblico. Nel caso degli edifici con un consumo energetico netto vicino allo zero, gli Stati membri stabiliranno degli obiettivi chiari e formuleranno piani d’azione nei quali compariranno anche misure di sostegno.

Il rendimento energetico nell’edilizia soggetta a grandi ristrutturazioni o delle parti rinnovate di questi edifici deve soddisfare i requisiti di rendimento energetico minimo che si applicano anche agli impianti e ai componenti tecnici degli edifici che esercitano un impatto significativo sul rendimento energetico degli edifici stessi.

Sono state introdotte nuove disposizioni sui certificati. E’ previsto un certificato nel quale verranno specificate informazioni minime, comprese le opzioni di finanziamento. Sono state inoltre introdotte disposizioni sul rilascio e l’esposizione di determinati certificati sul rendimento energetico.

Negli annunci per la vendita o l’affitto degli edifici dev’essere incluso l’indicatore del rendimento energetico tratto dal certificato sul rendimento energetico dello stabile, o parte dello stesso.

Devono essere fornite più informazioni ed è prevista una maggiore trasparenza per l’accreditamento e la formazione degli esperti, nonché per la fornitura di informazioni ai proprietari e agli inquilini.

Sono previste consultazioni con le autorità locali, che devono collaborare per l’applicazione delle raccomandazioni e l’introduzione di nuove disposizioni per gli urbanisti e gli architetti locali, al fine di garantire che si tenga sempre conto dell’efficienza energetica degli edifici.

Sono stati introdotti sistemi di contatori intelligenti e sistemi di controllo attivo, quali sistemi di automazione, di controllo e di monitoraggio per il risparmio energetico.

Non verrà elaborata una metodologia comune, ma entro il 30 giugno 2011 la Commissione produrrà un quadro comparativo per la metodologia mirato al calcolo del livello ottimale in termini di costi e di requisiti minimi di rendimento energetico. La direttiva verrà sottoposta a revisione entro il 1° gennaio 2017. La posizione comune del Consiglio si basa sull’accordo sottoscritto nel novembre 2009 tra il Parlamento europeo e il Consiglio. Per questo ne raccomando l’adozione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS
Vicepresidente

 
  
MPphoto
 

  Günther Oettinger, membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, in politica capita raramente di avere la possibilità di presentare proposte e misure che si traducono in un vantaggio per tutti. Oggi è una di quelle occasioni: l’imminente adozione della versione rifusa della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia.

L’edilizia è responsabile del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni di biossido di carbonio nell’UE. L’attuazione di misure economiche per la riduzione del consumo energetico nel settore residenziale può offrire un contributo ragguardevole al raggiungimento dei nostri obiettivi per il 2020 in materia di riduzione dei gas serra e di risparmio energetico. Contestualmente a ciò, potremo aumentare la nostra sicurezza energetica e creare crescita e occupazione nell’industria delle costruzioni. La direttiva rifusa sul rendimento energetico nell’edilizia incoraggerà inoltre un innalzamento degli standard presenti nei codici nazionali in materia di efficienza energetica nella costruzione delle abitazioni, e aiuterà i consumatori a ridimensionare le loro bollette per questi servizi pubblici. L’efficienza energetica rappresenta il metodo meno costoso per combattere i cambiamenti climatici.

Mi preme sottolineare tre elementi della direttiva rifusa che, a nostro parere, rappresentano un progresso notevole rispetto alla situazione attuale.

In primo luogo, i requisiti nazionali in materia di nuovi edifici e ristrutturazioni daranno luogo a un’edilizia che risparmierà molta più energia. La direttiva copre anche gli edifici più piccoli con una superficie utilizzabile inferiore ai 1 000 m², nonché le opere di ristrutturazione in campo energetico meno ingenti, e la sostituzione di caldaie e infissi.

In secondo luogo, la versione rifusa indica che i nostri cittadini riceveranno maggiori informazioni. I proprietari di immobili e gli inquilini riceveranno un numero congruo di informazioni, con dettagli specifici sul consumo e sui potenziali risparmi energetici degli immobili. Il mercato dovrebbe pertanto ricevere un incentivo a realizzare immobili a basso impatto energetico e a condurre opere di ristrutturazione su vasta scala.

In terzo luogo, a partire dal 2020, tutti i nuovi stabili dovranno conformarsi allo standard estremamente rigoroso degli edifici a energia quasi zero. Per di più, gli Stati membri dovranno elaborare piani d’azione nazionali volti a elevare lo standard degli edifici esistenti avvicinandolo al livello degli edifici a energia quasi zero.

Per tutte queste ragioni, la nuova direttiva è una conquista importante della politica energetica europea. Vorrei ringraziare i deputati del Parlamento e lei, onorevole Ţicău, per l’eccellente collaborazione nei mesi scorsi e anche per l’adozione insolitamente celere della direttiva.

Avete già ricordato che la versione rifusa potrà realizzare appieno il suo potenziale di risparmio energetico solamente se verrà trasposta con efficacia e tempestività e se sarà dotata anche di strumenti di supporto. A tal fine, dobbiamo sfruttare meglio gli strumenti finanziari esistenti, quali il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, che consente di utilizzare il 4 per cento del bilancio per misure di efficienza energetica – un’opportunità che finora i paesi membri hanno praticamente lasciato inutilizzata.

Vorremmo inoltre fornire agli Stati membri un sostegno finanziario adeguato per gli sforzi tesi a trasformare il patrimonio edilizio. Come annunciato in precedenza in sede di commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, stiamo finalizzando la nuova destinazione di almeno 150 milioni di euro di risorse inutilizzate del piano europeo di ripresa economica a progetti nel settore dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica.

Sono certo che il sostegno odierno del Parlamento rappresenti un passo importante. Vi ringrazio tutti per l’eccellente collaborazione.

 
  
MPphoto
 

  Paul Rübig, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Ţicău, mi congratulo con lei per la relazione, che considero un grande passo in avanti nella giusta direzione. Vi sono oltre 160 milioni di edifici in Europa, e questi immobili devono essere ristrutturati dal punto di vista dell’efficienza termica al fine di ridurre al minimo il loro consumo di energia e di produrre contestualmente un calo del consumo energetico complessivo.

Il 40 per cento dell’energia viene utilizzato per riscaldare e raffreddare gli edifici. Auspichiamo che le opere di ristrutturazione ci consentano di conseguire il nostro obiettivo di una riduzione del 5 per cento del consumo totale di energia entro il 2020. Tuttavia, ci interessa anche la questione occupazionale. E’ indubbio che ci occorrano nuovi percorsi formativi per gli addetti ai lavori che non solo ristruttureranno gli immobili esistenti, ma ne realizzeranno anche di nuovi. Ci servono piccole e medie imprese specializzate in questo segmento, a cui dobbiamo consentire di realizzare degli utili in questo settore e di corrispondere retribuzioni nette più elevate. A mio parere, è la via d’uscita migliore dalla crisi, in quanto consente non solo di aumentare gli introiti fiscali, bensì anche di sostituire i combustibili fossili con energia rinnovabile – ridimensionando pertanto il consumo di combustibili fossili.

Ritengo che la sostituzione dei combustibili fossili nel consumo e nella produzione rappresenti il futuro, e che comporterà inoltre un calo consistente delle spese delle famiglie. Credo inoltre che questi investimenti si ripagheranno presto, e che non dobbiamo mantenere i livelli di consumo che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Occorre cogliere quest’occasione per ricominciare ad investire. Gli investimenti sono particolarmente importanti in periodi di crisi, per consentirci di superarla – e di farlo con il minimo di burocrazia possibile.

 
  
MPphoto
 

  Zigmantas Balčytis, a nome del gruppo S&D.(LT) Vorrei in primo luogo complimentarmi con la mia collega Silvia Ţicău per il lavoro immenso che ha profuso nella preparazione di questa relazione importante. A mio parere, l’accordo raggiunto col Consiglio è molto ambizioso e rappresenta un nuovo salto di qualità per tutto il settore. E’ pertanto estremamente importante che adesso gli Stati membri attuino le disposizioni della direttiva in maniera adeguata e tempestiva. La questione del consumo energetico nell’edilizia è particolarmente rilevante nel contesto generale del mercato interno dell’energia. Il settore edilizio comunitario è uno di quelli con il maggior potenziale nel campo del risparmio energetico. Ciò vale soprattutto per le popolazioni dei nuovi paesi membri dell’Unione europea, in quanto tali paesi presentano il numero maggiore di edifici residenziali vecchi e inefficienti dal punto di vista energetico, mentre i cittadini che ci abitano e che percepiscono redditi bassissimi sono costretti a pagare cifre esorbitanti per i servizi comuni. Il movimento verso un costo dell’energia vicino allo zero nell’edilizia significa che gli standard per i costruttori sono diventati persino più elevati rispetto a quanto pianificato finora durante le discussioni sulle tecnologie residenziali passive. Signor Commissario, onorevoli deputati, lasciatemi ribadire che tale iniziativa è veramente molto importante e molto ambiziosa, e speriamo che si traduca in realtà.

 
  
MPphoto
 

  Fiona Hall, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, anch’io mi associo ai complimenti all’onorevole Ţicău, che ha dato prova di una dedizione straordinaria nei confronti di questo fascicolo. Abbiamo accumulato un notevole ritardo a causa degli adeguamenti giuridici necessari per il trattato di Lisbona, il che significa che è stata emessa molta più CO2 di quanto non sarebbe successo se fossimo intervenuti prima.

Data la lunga gestazione, è facile dimenticare che alcuni degli aspetti di questa versione rifusa erano stati considerati effettivamente molto radicali quando erano stati sollevati per la prima volta. In particolare, l’abbandono della soglia di 1 000 m2 proposta inizialmente dal Parlamento nella sua relazione sul piano d’azione per l’efficienza energetica, e anche la volontà di inserire gli edifici a energia quasi zero entro il 2021. Deplorevolmente, questo requisito per i nuovi edifici non ci sarà utile per gli obiettivi 20-20-20, soprattutto perché ci stiamo rendendo via via sempre più conto che dovremo considerare per lo meno una riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas serra. Per sortire un qualche effetto sul raggiungimento dei nostri obiettivi per i cambiamenti climatici, dobbiamo concentrarci sugli immobili esistenti e sui requisiti di efficienza energetica che li riguardano.

Suggerirei tre azioni chiave che dobbiamo attuare se vogliamo realizzare il potenziale risparmio energetico offerto dagli edifici esistenti.

In primo luogo, è essenziale che la Commissione proponga una solida metodologia, vantaggiosa dal punto di vista dei costi, per le ristrutturazioni. I tempi sono piuttosto stretti, ma è normale visto il tempo sprecato, e dovremo attendere il 2014 prima che venga applicata la metodologia ottimale dal punto di vista dei costi.

In secondo luogo, tutti gli Stati membri devono valutare l’adozione di obiettivi annuali nazionali per migliorare una determinata percentuale dei loro edifici esistenti. Se disponessimo di un obiettivo vincolante europeo sull’efficienza energetica, sono certa che gli Stati membri introdurrebbero una siffatta misura molto rapidamente, in quanto si renderebbero conto che uno dei modi più semplici per realizzare l’obiettivo dell’efficienza energetica è migliorare sistematicamente il patrimonio edilizio esistente.

In terzo luogo, ed è un aspetto vitale, gli Stati membri devono stanziare finanziamenti anticipati per le migliorie di efficienza energetica e, malgrado il lavoro svolto dalla relatrice e gli sforzi compiuti dai relatori ombra, nella versione rifusa non ci siamo spinti tanto lontano sull’argomento quanto avremmo desiderato come Parlamento. E’ quindi particolarmente importante ottenere ora delle risorse per l’efficienza energetica nel programma per la ripresa economica, e mi auguro che la Commissione non tardi troppo a presentare una proposta sul tema.

Infine, alla luce delle osservazioni espresse nel documento che analizza l’avanzamento del progetto in merito all’attuazione lacunosa della legislazione sull’efficienza energetica in passato, vorrei chiedere alla Commissione di accertarsi che la direttiva in questione venga attuata in ogni sua parte e nel rispetto dei tempi.

 
  
MPphoto
 

  Claude Turmes, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, i miei complimenti all’onorevole Ţicău e al gruppo di relatori ombra. La direttiva in questione non avrebbe prodotto tali risultati senza un Parlamento europeo forte.

Nei due minuti e mezzo a mia disposizione, non mi soffermerò tanto sulla direttiva, quanto su cosa occorre fare in futuro per combatterne le debolezze, in particolare quelle relative al patrimonio edilizio esistente. In un periodo di crisi cosa c’è di più appropriato di migliorare il modo in cui vengono impiegate le risorse europee e di aumentare la produttività energetica? Quello che ora ci serve urgentemente dalla Commissione è un’iniziativa europea sugli edifici con quattro pilastri centrali.

In primo luogo, assistenza ai governi nazionali nella trasposizione della direttiva. L’ultima direttiva non è stata recepita nella maniera corretta. Nella sua Direzione generale, Commissario Oettinger, avete un solo funzionario a tempo pieno – che lascerà la carica il prossimo luglio. Come vi assicurerete – in termini di personale, tra le altre cose – della corretta trasposizione della direttiva?

In secondo luogo, come avete ricordato, ci sono i modelli di finanziamento. Cosa si può fare a livello di Commissione per migliorare il modo in cui le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale vengono utilizzate per l’edilizia? Magari ci potrebbe fornire qualche dettaglio sui fondi avanzati dal piano europeo di ripresa economica da lei citato.

In terzo luogo, occorre una maggiore produttività della manodopera nell’industria delle costruzioni, e per questo occorre una formazione più adeguata. I lavoratori meglio formati possono aumentare la produttività, ma sono anche destinati a sollevare questioni rispetto alle condizioni di lavoro e di retribuzione prevalenti nell’industria edilizia europea. Di conseguenza, ci occorre anche un’iniziativa della Commissione per il dialogo sociale a livello europeo tra il settore delle costruzioni e i sindacati.

Infine, nell’area della ricerca e sviluppo, occorre concentrarsi urgentemente sull’edilizia e sulla costruzione di alloggi a basso costo con un consumo energetico netto pari a zero o quasi e, – aspetto più importante di tutti – servono nuovi metodi di organizzazione della ristrutturazione degli edifici. Riusciremo a costruire o a ristrutturare in maniera più economica soltanto se verrà riprogettato l’intero processo di ristrutturazione. Ecco un’altra area in cui potrebbero essere utilizzati i fondi europei per la ricerca al fine di fornire assistenza concreta e sostanziale sia ai governi nazionali, sia all’industria edilizia.

 
  
MPphoto
 

  Vicky Ford, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, anch’io vorrei esordire ringraziando l’onorevole Ţicău e gli altri relatori per il modo in cui hanno negoziato questa direttiva, vale a dire in maniera molto calorosa in tutti i gruppi; è inoltre incoraggiante sapere che è già iniziata la discussione sui prossimi passi.

Accolgo con molto favore la relazione. Come hanno ricordato in molti, il consumo del 40 per cento della nostra energia è ascrivibile agli edifici. Dobbiamo vivere in maniera più sostenibile, non solo alla luce della sfida del carbonio, ma anche per le preoccupazioni che tutti condividiamo in materia di incremento dei prezzi dell’energia e di sicurezza energetica.

Alcuni Stati membri sono già molto più ambiziosi nei loro codici nazionali riguardanti l’efficienza energetica, e mi auguro che la direttiva in esame incoraggerà altri paesi a seguire l’esempio. I certificati sul rendimento energetico sono utili per aumentare la consapevolezza di dove indirizzare i risparmi in termini di costi e di energia, mentre incoraggiare i nuovi edifici e gli immobili ristrutturati di recente a installare contatori intelligenti conferisce ai consumatori maggiore controllo sulle loro decisioni in materia di energia. Sono tutti progressi ammirevoli.

La rifusione è nata perché la direttiva originaria veniva attuata in maniera lacunosa. In futuro, il Parlamento e la Commissione dovranno sempre monitorare il modo in cui viene trasposta la presente direttiva. La Commissione deve adoperarsi per agevolare il trasferimento delle migliori pratiche tra gli Stati membri e garantire inoltre la compatibilità degli standard minimi di rendimento energetico rispecchiando nel contempo le differenze regionali.

Sappiamo tutti che, per rispondere alla sfida del risparmio energetico, è importante che i consumatori del settore sia pubblico sia privato riconoscano e constatino i vantaggi che il coinvolgimento diretto nelle iniziative per il risparmio energetico può portare in termini sia ambientali sia economici; voglio tuttavia farvi presente che nel mio Stato membro c’è stato un esempio di gold-plating della direttiva, in particolare per quanto riguarda i requisiti dei certificati per il rendimento energetico degli edifici pubblici, e in determinati casi ciò ha comportato costi burocratici aggiuntivi con un risparmio energetico percepito come insignificante, e ha portato a una perdita di sostegno pubblico, uno sviluppo deplorevole.

In conclusione, tutti coloro che temono che l’UE stia attualmente attraversando una crisi di identità dovrebbero rincuorarsi leggendo questa relazione. Fin dall’inizio del mio coinvolgimento ho notato un’unità di intenti e di convinzioni – e so che risalgono a ben prima che io entrassi a far parte di questo Parlamento la scorsa estate. Teniamo bene a mente che l’UE dà prova di tutta la sua forza quando ci concentriamo su aree chiave nelle quali può essere creato del valore collaborando tutti nella difesa di un interesse comune.

 
  
MPphoto
 

  Marisa Matias, a nome del gruppo GUE/NGL.(PT) Signor Presidente, anch’io vorrei unirmi ai complimenti rivolti all’onorevole Ţicău per tutto l’impegno e la dedizione che ha profuso in una relazione così significativa, e per il lavoro svolto ai fini di migliorare il rendimento energetico nell’edilizia e a favore di un’Europa più sostenibile. Come sappiamo, l’impiego di energia nell’Unione europea supera di gran lunga i livelli accettabili, per questo è così importante portare avanti proposte del genere.

E’ giunto il momento di avere una politica ambiziosa in termini europei, e di aggiungere ulteriori misure a questa politica ambiziosa, soprattutto alla luce della crisi che stiamo attraversando. L’industria edilizia è considerata uno dei settori o mercati con il maggiore potenziale in termini di risparmio energetico e di altre questioni, per questo è il settore di eccellenza per sostenere le politiche pubbliche. Vorrei concludere con quest’osservazione, signor Presidente.

Prevediamo pertanto di sfruttare quest’occasione per investire nel miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e creare milioni di posti di lavoro nei prossimi anni. Inoltre, non si tratta solamente di nuovi edifici, bensì del restauro e dell’ammodernamento degli edifici esistenti che si sono deteriorati o sono stati abbandonati a se stessi.

Cogliamo pertanto l’occasione per sfruttare questa legislazione quale contributo essenziale per rivitalizzare l’economia europea; dobbiamo cominciare a sfruttare appieno gli investimenti, che possono e devono essere strategici, per uscire dalla crisi. Auguriamoci inoltre che la Commissione promuova degli investimenti e che i paesi membri sappiano come utilizzarli.

 
  
MPphoto
 

  Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD.(SK) Vorrei in primo luogo esprimere la mia soddisfazione per il fatto che l’Unione europea ha riconosciuto che il modo in cui vengono gestiti gli edifici può dare luogo a notevoli risparmi energetici. Tali risparmi possono essere messi a segno in maniera relativamente rapida ed efficiente migliorando le capacità di isolamento termico degli involucri degli edifici, persino con il riscaldamento aggiuntivo degli edifici più datati.

Tuttavia, le dispersioni di calore correlate al riscaldamento degli edifici non rappresentano l’unico spreco di energia nell’edilizia. Dalla prospettiva del consumo energetico, il riscaldamento dell’acqua per l’igiene personale e il condizionamento dell’aria negli spazi chiusi rappresentano una voce significativa nelle società sviluppate. Tuttavia, in queste aree i metodi per il risparmio energetico si riveleranno più difficili e complicati e comporteranno il miglioramento dell’efficienza di impianti relativamente complessi e sofisticati preposti alla regolamentazione e allo scambio dell’energia tra diversi canali presenti nell’edificio stesso.

Poiché dal punto di vista dell’unificazione la maggior parte degli immobili sono entità a se stanti, anche il regime energetico interno di ogni edificio deve essere adeguatamente pianificato e attuato su base più o meno individuale per il luogo di lavoro o l’abitazione in questione. Tra i nostri obiettivi deve pertanto figurare un ampliamento ingente delle richieste in relazione alla complessità e alla difficoltà del lavoro di progettazione tecnica e pianificazione per l’individuazione corretta di soluzioni energetiche intelligenti per i singoli immobili.

Di conseguenza, signor Commissario, dobbiamo trovare il modo di incoraggiare gli addetti di tale settore ad acquisire competenze più specifiche. Personalmente, mi riterrò soddisfatto se verranno attuati adeguatamente gli obiettivi di questa direttiva. Ritengo tuttavia che in alcune aree sarà difficile conseguire tale obiettivo.

 
  
MPphoto
 

  Maria da Graça Carvalho (PPE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, il settore delle costruzioni è responsabile del 40 per cento del consumo energetico comunitario e del 35 per cento delle sue emissioni. La legislazione in oggetto stabilisce che entro il 2020 i nuovi edifici dovranno garantire un consumo energetico vicino allo zero e che gli immobili esistenti ristrutturati dovranno soddisfare standard minimi in termini di rendimento energetico.

La legislazione contribuirà quindi a ridurre la dipendenza energetica in Europa, a ridimensionare le emissioni di CO2, a migliorare la qualità dell’aria interna ed esterna, e a garantire maggiore benessere negli ambienti urbani. L’incentivo a migliorare il rendimento energetico nell’edilizia rappresenta inoltre l’occasione per riclassificare le nostre città, contribuire al turismo, alla creazione di occupazione e alla crescita economica comunitaria.

La riclassificazione comporta tuttavia maggiori investimenti pubblici e privati. Parliamo di investimenti pubblici diretti, con un effetto immediato sulla creazione di posti di lavoro e sulla partecipazione delle piccole e medie imprese. Il programma per la riclassificazione delle nostre città sarà sicuro e adatto alla nostra ripresa economica.

Esorto pertanto la Commissione e gli Stati membri ad attingere ai Fondi strutturali per riclassificare gli edifici in termini ambientali ed energetici, sfruttando tali sovvenzioni alla stregua di catalizzatori per i finanziamenti privati. Li invito inoltre a collaborare per individuare il modello di finanziamento adatto per ristrutturare gli immobili esistenti.

 
  
MPphoto
 

  Ivari Padar (S&D).(ET) La relazione Ţicău è uno degli strumenti energetici e climatici più significativi da noi adottati negli ultimi anni. Vorrei porgere i miei complimenti a tutti coloro che hanno partecipato alla stesura della relazione, e in particolare alla relatrice, l’onorevole Ţicău. Non voglio ripetere le osservazioni già espresse finora, mi limiterò a concentrarmi su due punti.

In primo luogo, la direttiva offre molte nuove opportunità commerciali agli imprenditori. Oltre alle nuove tecnologie per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, in futuro si registrerà una maggiore domanda di materiali edilizi ecologici, una riduzione del consumo di materiali e degli sprechi nell’edilizia, il riciclaggio degli scarti edilizi, e lo sviluppo delle case intelligenti. Ne consegue che gli imprenditori europei, in collaborazione con l’Unione europea e gli Stati membri, dovrebbero investire già oggi in tecnologie tese a ridimensionare l’impatto ingente che gli edifici esercitano sull’ambiente, poiché al momento l’edilizia consuma circa il 40 per cento dell’energia dell’Unione europea, ne produce il 38 per cento delle emissioni di CO2 e, per di più, il settore edilizio è quello a più alto impiego di risorse dell’economia comunitaria.

In secondo luogo, la direttiva offre solamente una risposta parziale alla domanda su chi sosterrà i costi di tali iniziative. Ad esempio, la direttiva contiene proposte secondo cui la Commissione europea dovrebbe devolvere una quota maggiore delle risorse dei Fondi strutturali comunitari al finanziamento dell’efficienza energetica degli edifici. Ritengo sia particolarmente importante, al momento della revisione delle prospettive finanziarie attuali, non lasciarsi sfuggire l’occasione e individuare le risorse per finanziare l’efficienza energetica degli immobili. Il risparmio di energia è il metodo più efficiente per produrre energia, per cui utilizziamolo!

 
  
MPphoto
 

  Karima Delli (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, accolgo con favore i progressi notevoli contenuti in questa direttiva, alla luce della necessità urgente di combattere i cambiamenti climatici.

Il 2010 è l’anno della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Lo European Partnership for Energy and the Environment (EPEE) stima che tra i 50 a i 125 milioni di europei siano vittime della povertà energetica. Tuttavia, la nuova legislazione riguarda solamente gli edifici nuovi e interesserà solamente 2,7 milioni di nuovi alloggi all’anno, quando nell’Unione europea si contano 200 milioni di abitazioni vecchie. Il fatto è che, per raggiungere il fattore 4, dovranno essere ristrutturati almeno 150 milioni di case entro il 2050.

Signor Commissario, dal 2007 il 4 per cento del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) viene accantonato per migliorare il rendimento energetico nell’edilizia, ma tali fondi sono stati impiegati solamente in misura molto limitata. In che modo farà pressione sugli Stati membri per sfruttare effettivamente queste risorse, visto che se non verranno utilizzate potrebbero sparire a partire dal 2013, quando una parte dovrebbe essere invece rivista al rialzo?

 
  
MPphoto
 

  Algirdas Saudargas (PPE).(LT) Come molti di voi hanno ricordato, il risparmio energetico è la maniera più economica per garantire la sicurezza energetica e limitare il volume delle emissioni di biossido di carbonio. Vorrei inoltre complimentarmi con tutti i nostri colleghi, in primo luogo con la relatrice e poi tutti gli altri onorevoli deputati, per una revisione così ben riuscita della direttiva. Questo settore, l’industria delle costruzioni, ha un grande potenziale non ancora sfruttato non solo nell’area del risparmio energetico, ma anche nella creazione di nuovi posti di lavoro e nell’applicazione delle nuove tecnologie. Ad esempio, nel mio paese, la Lituania, più dell’80 per cento degli edifici è stato costruito oltre 20 anni fa ed è molto poco economico. Di conseguenza, la revisione di questa direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia è veramente opportuna e necessaria alla luce della crisi attuale. L’accordo raggiunto col Consiglio sulla formulazione della nuova direttiva è equilibrato e rispecchia appieno il principio di sussidiarietà. La direttiva prevede requisiti minimi per gli edifici sia nuovi sia ristrutturati, ed è destinata a creare condizioni favorevoli per ottimizzare il consumo delle risorse energetiche e far risparmiare denaro ai cittadini e allo Stato. Al contempo, norme più rigorose sulla certificazione degli edifici e la fornitura di informazioni incoraggeranno gli abitanti a cambiare le loro abitudini di consumo. Signor Presidente, malgrado sia stato già ripetuto più volte, vorrei comunque sottolineare nuovamente che il successo della direttiva dipenderà dalla sua celere trasposizione nei diversi Stati membri. A tal fine, occorre prevedere misure di sostegno finanziario efficaci a livello sia di paese membro sia di Unione. Anche l’efficienza energetica, una delle priorità dell’Unione europea, dovrebbe diventare una politica di primaria importanza per tutti gli Stati membri.

 
  
MPphoto
 

  Marian-Jean Marinescu (PPE).(RO) La direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia eserciterà un impatto diretto sulla tipologia di nuovi investimenti nel settore delle costruzioni. Gli investimenti nelle nuove tecnologie tese a tagliare il consumo energetico avranno ripercussioni enormi sul mercato del lavoro nazionale e regionale e miglioreranno la sicurezza energetica dell’Unione europea.

Occorrono strumenti finanziari. I cittadini europei non possono sopportare da soli i costi dell’ammodernamento degli impianti energetici. L’ammontare massimo di risorse che possono essere destinate a tale scopo dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale non è sufficiente e deve essere incrementato al livello massimo possibile. La Commissione deve garantire ulteriore sostegno istituendo entro il 2014 il fondo per l’efficienza energetica, che potrebbe essere cofinanziato dall’Unione europea, dalla Banca europea degli investimenti e dagli Stati membri.

Esorto la Commissione europea a proseguire con lo sviluppo dell’iniziativa città intelligenti e ad esaminare i meccanismi attuali utilizzati dagli Stati membri per diffondere nell’Unione europea le migliori pratiche, lo scambio delle conoscenze e l’assistenza tecnica, per generare nuove risorse finanziarie destinate a migliorare l’efficienza energetica negli stabili residenziali.

 
  
MPphoto
 

  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Vorrei porgere all’onorevole Ţicău i miei complimenti per la relazione e la direttiva. Tuttavia, tale direttiva non vale nemmeno la carta su cui è redatta se non ci sono i fondi per finanziarla. Desidero richiamare l’attenzione del Commissario Oettinger sul fatto che occorre garantire le fonti di finanziamento in bilancio per il periodo successivo al 2013 e per i Fondi di coesione. E’ evidente che, in aggiunta alle fonti comunitarie, ci serviranno anche risorse provenienti dagli Stati membri, dal capitale privato e dai contributi dei cittadini, in altre parole, si tratta di una forma particolare di cofinanziamento. L’onorevole Marinescu ha già precisato che occorre identificare i tipi di pratiche innovative introdotte da determinati paesi membri sotto forma di sovvenzioni dirette, agevolazioni per il credito o altre metodologie. In Ungheria sono stati ristrutturati 250 000 appartamenti ubicati all’interno di condomini a torre, poiché lo stato dei vecchi edifici nei nuovi Stati membri, come osservato dai miei colleghi dell’Estonia e della Lituania, è particolarmente precario. A mio parere, questo programma di ristrutturazione degli immobili va proseguito ed esteso anche agli abitanti poveri delle aree rurali, come sottolineato anche dal mio collega del gruppo Verde/Alleanza libera europea.

 
  
MPphoto
 

  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, a mio avviso ci sono alcuni aspetti che vanno considerati nella prossima discussione. In primo luogo, il potenziale di risparmio energetico che nei prossimi anni potrà essere garantito dall’edilizia residenziale è discutibile. Le misure semplici che si potevano adottare sono state in parte già applicate. Per contro, le ristrutturazioni – soprattutto degli edifici di interesse architettonico o storico – potrebbero rivelarsi molto costose. Non ha molto senso ristrutturare un edificio per renderlo straordinariamente efficiente dal punto di vista energetico se poi è destinato a rimanere vuoto perché i canoni d’affitto hanno raggiunto le stelle. Anche nell’interesse della tutela del clima, non credo sia opportuno interferire con i diritti di proprietà dei cittadini per quanto riguarda le ristrutturazioni. Quando si costruisce una nuova casa, non ci dev’essere l’obbligo di installare i pannelli solari, di svolgere opere di rifacimento dei tetti, di realizzare un ampliamento o di sostituire un impianto di riscaldamento, come nel caso del modello di Marburg.

Un’ulteriore osservazione riguarda gli edifici a zero energia. Come sappiamo, una famiglia può soddisfare il proprio fabbisogno di elettricità mediante il fotovoltaico solamente se la rete elettrica rimane disponibile nei periodi in cui splende meno il sole. In altre parole, per l’operatore della rete elettrica i costi sono destinati a restare invariati. Anche gli impianti di cogenerazione comportano strutture doppie particolarmente costose. Anche in caso di gestione ottimale dell’energia, restano aperte molte questioni e potrebbero comunque verificarsi picchi di prezzo esorbitanti – per non citare il fatto che nella maggior parte dei casi non disponiamo ancora delle apparecchiature intelligenti necessarie.

 
  
MPphoto
 

  Seán Kelly (PPE).(GA) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione e, in particolare, le osservazioni e raccomandazioni eccellenti dei miei onorevoli colleghi. E’ fuor di dubbio che la maggior parte degli edifici e delle abitazioni private attualmente esistenti sarà ancora in piedi non soltanto nel 2020, ma addirittura nel 2050. Di conseguenza, dovremmo concentrare immediatamente la nostra attenzione su questi stabili e abitazioni.

Nel mio paese, molte persone attualmente disoccupate sono impegnate nella costruzione di immobili e così via. Tuttavia, ci sono migliaia e migliaia di case vuote senza alcun inquilino. Non sussiste pertanto la necessità di costruire nuovi edifici. Di conseguenza, come osservato dai miei onorevoli colleghi, dovremmo concentrarci sulle abitazioni esistenti. Sono d’accordo col Commissario – i governi dovrebbero sfruttare i fondi strutturali e via dicendo per realizzare quanto prima questo obiettivo. E’ estremamente importante, e mi preme inoltre insistere sull’attuazione del piano.

 
  
MPphoto
 

  Elena Băsescu (PPE).(RO) Vorrei congratularmi con la relatrice, l’onorevole Ţicău, per l’impegno profuso in questa relazione. L’industria delle costruzioni offre un enorme potenziale per il risparmio energetico. E’ essenziale migliorare il rendimento energetico nell’edilizia per conseguire gli obiettivi della strategia UE 2020. I certificati energetici rispondono allo scopo primario di informare gli acquirenti sul rendimento energetico di un immobile.

La Romania doveva introdurre i certificati energetici per le transazioni immobiliari all’inizio di quest’anno, ma la decisione di approvare il progetto di legge è stata rinviata. Le ragioni principali di tale posticipo sono state il numero insufficiente di ispettori dell’energia e il rischio di far lievitare i prezzi delle abitazioni più vecchie. Secondo i rappresentanti del governo rumeno, tali certificati verranno introdotti il 1° gennaio 2011 al più tardi. Per i cittadini comuni il vantaggio principale derivante dal rinnovo degli impianti di riscaldamento degli edifici residenziali sarà la riduzione dei costi di manutenzione. Quest’anno il ministero per lo Sviluppo regionale e il turismo ha stanziato a tale scopo 150 milioni di RON .

 
  
MPphoto
 

  Zuzana Roithová (PPE). (CS) Non c’è alcun dubbio sul fatto che un aumento dei risparmi energetici degli edifici – grazie in parte a questa iniziativa – è politicamente molto sensato. Si tratta di un piccolo tassello nel mosaico di responsabilità relative a un abitare sostenibile, oltre che un contributo all’indipendenza politica dell’Europa dagli approvvigionamenti energetici da paesi terzi. Anch’io come voi spero che nell’arco dei prossimi dieci anni si riescano a ridurre le emissioni e, al contempo, a porre un freno alla nostra dipendenza crescente dalle risorse energetiche dei paesi terzi, in particolare petrolio e gas naturale. Sono estremamente favorevole a questa direttiva, che conferirà nuovo impulso all’innovazione nell’area del riscaldamento degli edifici non solo nuovi, ma anche di vecchia costruzione. Gli immobili sono responsabili di addirittura un terzo delle emissioni di gas serra, di conseguenza il nostro obiettivo comprende naturalmente anche un’assistenza finanziaria attiva da parte degli Stati membri. Accolgo inoltre con favore la proposta del mio collega Marinescu di istituire un fondo speciale, che erogherebbe risorse per il riscaldamento non solo dei condomini, ma anche di tutti gli edifici presenti nell’UE.

 
  
MPphoto
 

  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel 2008 l’UE si è impegnata a ridurre il consumo energetico del 20 per cento entro il 2020. Il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici – con l’obiettivo di realizzare abitazioni a energia quasi zero – non servirà solamente a contenere il consumo energetico. La direttiva in questione ci aiuterà anche a superare la crisi. La sua trasposizione richiede esperti e specialisti, e quindi creerà posti di lavoro. Per di più, nel lungo periodo, è destinata a ridurre le spese sostenute per la casa dai cittadini europei. Vorrei infine richiamare l’attenzione sulla situazione energetica dei condomini esistenti e sulla necessità di apportare le migliorie del caso in termini di situazione energetica.

 
  
MPphoto
 

  Günther Oettinger, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, conveniamo tutti sul ruolo importante rivestito dal patrimonio edilizio, dalla ristrutturazione degli edifici esistenti e dalla costruzione di nuovi stabili per conseguire i nostri obiettivi comuni dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni di CO2. Per quanto riguarda le altre aree interessate – centrali elettriche, il mix energetico in generale o l’industria automobilistica – i soggetti da allertare sono relativamente pochi: le aziende produttrici di energia o le 12-15 case automobilistiche europee. In altre parole, il numero delle parti da convincere è assai gestibile.

Nel settore edilizio i soggetti da interpellare sono invece numerosissimi: proprietari di immobili, inquilini, utenti, i comuni con i loro uffici di pianificazione e sviluppo urbanistico in generale, coloro che redigono le norme regionali nel campo dell’edilizia – generalmente le province o gli Stati nazionali; in breve, per raggiungere i nostri obiettivi percentuali nel campo dell’energia e del clima non esiste area più importante del settore delle costruzioni, così come nessun altra industria conta milioni di parti da interpellare – sia orizzontalmente sia verticalmente. Per questo la direttiva è un passo importante, ma indubbiamente non è l’ultimo.

Mi ha fatto piacere ricevere i vostri suggerimenti e contributi, che ho ascoltato con attenzione. Credetemi, considero l’applicazione di questa direttiva altrettanto importante della sua elaborazione. Attualmente, la direttiva esiste solo sulla carta. Il suo valore verrà rivelato solamente al momento della sua attuazione. E a tal fine ci occorre la collaborazione di tutti – degli Stati membri, ma anche delle amministrazioni comunali, dei proprietari e degli utenti del nostro patrimonio edilizio.

Vogliamo che le nostre misure per il risparmio energetico vengano applicate non soltanto nelle nuove costruzioni, ma anche nelle opere di ristrutturazione. Nelle prossime settimane presenteremo una proposta specifica su come impiegare nel prossimo futuro gli oltre 115 milioni di euro. Stiamo lavorando alacremente per preparare tale proposta. Vogliamo presentarla il più tardi possibile per poter scoprire se ci sono più di 115 milioni di euro disponibili, ma in tempo utile per assicurarci che non vengano sprecati fondi a causa dei vincoli temporali. Saremo più che lieti di intrattenere ulteriori discussioni sul programma in oggetto per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica in luglio e settembre con tutti gli europarlamentari interessati.

Stiamo attualmente valutando col Commissario Hahn come orientare maggiormente i programmi regionali verso obiettivi energetici nel periodo finanziario in corso – il Commissario ha espresso esplicitamente il suo sostegno all’idea – e come utilizzare i prossimi programmi di finanziamento per attribuire una priorità più elevata al tema dell’energia e dell’edilizia nel prossimo periodo finanziario. Per questo ci occorre il vostro aiuto. Ci stiamo dedicando da tempo ai preparativi per il prossimo programma finanziario. Conoscete sicuramente i programmi principali finanziati dal bilancio dell’ Unione europea. Temo che gli Stati membri non saranno disposti a concederci più fondi. In questo periodo di crisi e di consolidamenti di bilancio, presumo che dovremo accontentarci delle risorse esistenti – questa percentuale del PIL.

Per questo è ancor più importante attribuire la priorità all’energia, alla ricerca sull’energia e ai programmi di risparmio energetico per i soggetti che operano sul campo e, in aggiunta a ciò, anche per le infrastrutture. Nel tempo che ancora ci separa dal prossimo periodo finanziario, spero di poter chiarire con voi come collegare i programmi locali, regionali e nazionali per la ristrutturazione degli edifici con i nostri obiettivi e, laddove opportuno, anche con un programma europeo di finanziamento supplementare. Come vi dicevo, è un passo importante – ma non è l’ultimo. Accolgo pertanto con favore i vostri suggerimenti.

Sono certo che seguirete ogni sviluppo per assicurarvi che la direttiva possa anche essere tradotta efficacemente in pratica. Vorrei ringraziare tutti i deputati di quest’Assemblea e in particolare la relatrice principale. Mi preme farvi notare che questa direttiva quadro ha suscitato l’interesse di altre regioni del mondo, tra cui Cina e Stati Uniti. L’Europa denota un vantaggio significativo rispetto agli altri continenti su questo fronte.

 
  
MPphoto
 

  Silvia-Adriana Ţicău, relatore.(RO) Vorrei innanzi tutto ringraziare i relatori ombra per il loro sostegno. Siamo solo all’inizio di un processo volto a incrementare l’efficienza energetica degli edifici, processo che coinvolgerà il Parlamento europeo quale partner permanente e ambizioso e che richiederà inoltre un’adozione trasparente della legislazione delegata. Bisogna riconoscere che abbiamo operato una distinzione chiara tra gli edifici nuovi e già esistenti, tenendo conto sia della tipologia di immobile, che varia da paese a paese, sia del patrimonio edilizio attuale.

A mio parere, gli Stati membri e la Commissione devono sfruttare la revisione di metà mandato delle prospettive finanziarie, prevista nel 2010, per sottoporre a revisione i programmi operativi e stanziare maggiori fondi per l’efficienza energetica degli edifici. Gli Stati membri possono utilizzare un indice del 4 per cento delle risorse del FESR e, se lo ritengono opportuno, un’aliquota IVA ridotta, che tuttavia non deve essere inferiore al 5 per cento per le opere edilizie relative all’efficienza energetica.

Mi preme sottolineare che tutti i fondi stanziati per l’efficienza energetica degli edifici compariranno nelle opere prestate, imposte e oneri versati a livello locale, regionale o nazionale, tenuto conto della natura locale di tali opere. Solamente se aumenteremo il tasso di assorbimento del 4 per cento del FESR stanziato per l’efficienza energetica degli edifici nel periodo 2010-2013 potremo poi chiedere in un secondo momento un incremento sensibile di tale percentuale per il periodo finanziario 2014-2020. Suggerirei una percentuale compresa tra l’8 e il 12 per cento.

Chiedo inoltre alla Commissione europea di destinare i 115 milioni di euro avanzati dal piano europeo di ripresa economica all’iniziativa città intelligenti. A mio parere, soprattutto al momento di pianificare il periodo finanziario 2014-2020, l’efficienza energetica deve rivestire un ruolo prioritario assoluto, insieme ai programmi mirati alle aree rurali.

Il Parlamento europeo ha inoltre richiesto in prima lettura l’istituzione di un fondo specifico per l’efficienza energetica a partire dal 2014. Signor Commissario, può contare sul nostro sostegno per la creazione di tale fondo.

 
  
MPphoto
 

  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 18 maggio 2010.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
MPphoto
 
 

  Ivo Belet (PPE), per iscritto.(NL) Con questo pacchetto di azioni legislative, compiamo un enorme progresso verso una società ecologica. Dopo tutto, gli edifici sono responsabili di circa il 40 per cento delle emissioni di CO2. Nell’arco dei prossimi anni porteremo gradualmente queste emissioni a zero, un’ottima notizia sia per le tasche di tutti i consumatori, sia, naturalmente, per l’occupazione, in quanto gli investimenti nell’edilizia ecologica richiedono un alto impiego di manodopera. Nel breve periodo, dobbiamo eliminare tutti gli ostacoli e accelerare in particolare la ristrutturazione degli edifici esistenti e aiutare i soggetti privati che operano su questo fronte. In tal senso, un’attenzione speciale va dedicata agli inquilini dell’edilizia popolare. Le associazioni di edilizia popolare devono essere incoraggiate e spinte a ristrutturare gli stabili più datati nel breve periodo, per consentire anche agli inquilini più svantaggiati di trarre il massimo vantaggio da tali opere.

 
  
MPphoto
 
 

  Véronique Mathieu (PPE), per iscritto.(FR) Il rendimento energetico nell’edilizia è un’area dotata di un notevole potenziale in seno all’Unione europea. Il calo del consumo energetico promosso dalle misure introdotte nel testo contribuirà a rafforzare l’indipendenza energetica dell’UE e ci avvicinerà a una politica europea per l’efficienza energetica. Il successo di tale politica dipende anche dagli Stati membri, che devono ricorrere a misure finanziarie quali la riduzione dell’IVA, lo stanziamento della percentuale massima autorizzata di fondi europei per il rendimento energetico e via dicendo. A livello di cittadini, tali progressi avranno un risvolto positivo anche per le famiglie europee, che noteranno una diminuzione della loro spesa energetica. In media, tale voce rappresenta il 33 per cento del reddito delle famiglie, e può raggiungere il 54 per cento per le famiglie con redditi più modesti. Desidererei pertanto che i miglioramenti del rendimento energetico degli immobili andassero soprattutto a vantaggio di quest’ultima categoria di cittadini. Dobbiamo tenere bene a mente i costi associati all’introduzione di nuove norme. Se i costi delle opere di costruzione e ristrutturazione avessero delle ripercussioni sui canoni di locazione, i vantaggi della norma sul rendimento energetico nell’edilizia risulterebbero inaccessibili per coloro che ne hanno più bisogno.

 
  
MPphoto
 
 

  Alajos Mészáros (PPE), per iscritto.(HU) Per quanto riguarda gli edifici efficienti dal punto di vista energetico, ritengo che sia molto importante che ci occupiamo di tale tema. La questione va trattata come prioritaria, in quanto in Europa si profila all’orizzonte una crisi energetica. L’Unione europea si è impegnata a ridurre il proprio consumo energetico del 20 per cento entro il 2020 e ad assicurare che il 20 per cento dell’energia impiegata derivi da fonti rinnovabili. Va tuttavia prestata una particolare attenzione alla questione dell’efficienza energetica, soprattutto nell’edilizia, visto che questo settore è uno dei maggiori consumatori di energia (40 per cento), oltre che responsabile dei volumi più elevati di emissioni di anidride carbonica. Porre l’accento sull’edilizia è particolarmente importante per i paesi dell’Europa centrale, in cui gli edifici antiquati ereditati dal regime precedente ci obbligano a utilizzare in maniera dispendiosa l’energia disponibile. L’ammodernamento degli edifici residenziali offre opportunità particolarmente significative. La sostituzione di porte e infissi e l’installazione di sistemi isolanti all’avanguardia possono contribuire a tenere sotto controllo le spese delle famiglie per l’energia. In Europa occidentale, è in aumento la tendenza a costruire immobili ad alto rendimento energetico, che sono diventati popolari soprattutto grazie alle sovvenzioni statali. Purtroppo, in Europa centrale non esiste ancora un sistema che preveda il riconoscimento di maggiori incentivi agli investimenti nelle abitazioni passive, anche se tale tecnologia potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza crescente dal gas naturale. Per questo reputo importante appoggiare la relazione, ed è il motivo per cui l’ho votata.

 
  
MPphoto
 
 

  Zbigniew Ziobro (ECR), per iscritto.(PL) L’energia assorbita dagli edifici rappresenta quasi un terzo dell’energia totale impiegata nell’Unione europea. Proprio per tale ragione, questo settore presenta un potenziale notevole di riduzione dell’impiego di energia – non solo per gli obblighi contratti riguardanti le riduzioni delle emissioni di gas serra, ma anche per la questione della sicurezza energetica. Tra le disposizioni più importanti della direttiva su cui stiamo lavorando figura il concetto di “edifici a energia quasi zero”. Non dimentichiamo che prima della fine del 2020 tutti gli edifici dovranno essere a energia quasi zero, un traguardo che va raggiunto con due anni di anticipo nel caso del settore pubblico, che dovrebbe dare l’esempio. Tuttavia, due punti della direttiva in discussione meritano un plauso. In primo luogo, l’istituzione entro il 2020 del fondo per l’efficienza energetica, uno strumento che contribuirà ad incrementare gli investimenti pubblici e privati in progetti tesi a migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Questo tipo di sostegno strutturale ci dà l’opportunità di conseguire i nostri obiettivi. In secondo luogo, voglio citare l’inserimento nel progetto di direttiva di una disposizione sull’introduzione di contatori intelligenti e di sistemi di controllo attivo (contatori intelligenti) volti a risparmiare energia. L’introduzione di tali sistemi su larga scala può tradursi in vantaggi per i consumatori in termini di prezzi, efficienza di utilizzo e sicurezza energetica.

 
Note legali - Informativa sulla privacy