Presidente . L'ordine del giorno reca la relazione (A7-0123/2010), presentata dall'onorevole Kirilov a nome della commissione per gli affari esteri, sulla necessità di una strategia europea per il Caucaso meridionale [2009/2216 (INI)].
Evgeni Kirilov, relatore. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto, desidero ringraziare i relatori ombra e tutti i colleghi che hanno contribuito all’elaborazione di questa importante relazione sull’esigenza di una strategia UE per il Caucaso meridionale. Questa regione non solo rientra nel vicinato più prossimo dell’Unione europea – ha infatti una frontiera marittima in comune con la Romania e la Bulgaria – ma riveste anche grande importanza strategica per l’Unione europea dal punto di vista politico, economico e di sicurezza.
Gli obiettivi principali dell’Unione europea nella regione, pertanto, dovrebbero essere la partecipazione attiva al processo di stabilizzazione e di incoraggiare lo sviluppo di Armenia, Azerbaigian e Georgia in paesi stabili e democratici, nonché di instaurare relazioni di buon vicinato e di integrazione nelle politiche comunitarie. Il Parlamento europeo sostiene con forza tutte le iniziative volte a incrementare la presenza dell’Unione europea nella regione e, in particolare, la più recente, ovvero il Partenariato orientale. Quest’ultimo rappresenta un quadro prezioso per una migliorata cooperazione regionale, per introdurre l’esenzione dal visto di entrata in Unione europea nonché per la conclusione di accordi di libero scambio completi. Si tratta di un processo bidirezionale che richiede impegno e dedizione da entrambe le parti; è nell’interesse dei tre paesi continuare a impegnarsi per ottenere un’ulteriore democratizzazione.
Buon governo, pluralismo politico, stato di diritto e rispetto per i diritti dell’uomo sono di fondamentale importanza al fine di determinare le relazioni future di questi paesi con l’Unione europea, che deve continuare a fornire loro assistenza finanziaria e tecnica allo scopo di promuovere i suddetti principi nel contesto della condizionalità politica. La collocazione geopolitica strategica del Caucaso meridionale, la sua crescente importanza quale corridoio per l’energia, i trasporti e le comunicazioni che collega la regione del Caspio e l’Asia Centrale con l’Europa, nonché la crescente preoccupazione dell’Unione europea per la sicurezza energetica invitano a una partecipazione più attiva ai progetti energetici nella regione, compreso il completamento del gasdotto Nabucco.
Queste ambiziose politiche comunitarie possono difficilmente essere realizzate quando sulla regione incombe una grande ombra, ovvero i conflitti irrisolti in Georgia e nel Nagorno-Karabakh, che costituiscono peraltro un serio ostacolo alla democratizzazione, alla stabilità politica e allo sviluppo socioeconomico. Con lo scoppio del conflitto in Georgia nel 2008, l’Unione europea si è resa conto di dover svolgere un ruolo più attivo nella regione per quanto riguarda la prevenzione dei conflitti e la loro gestione. La situazione di stallo provocata da questi conflitti e l’entrata in vigore del trattato di Lisbona giustificano una politica comunitaria sempre più proattiva, soprattutto in riferimento agli scontri nel Nagorno-Karabakh dove l’Unione europea è stata praticamente assente. Se l’UE intende seriamente assumere un ruolo più attivo nella politica estera, una semplice dichiarazione di sostegno per il lavoro svolto dal gruppo di Minsk in questa fase non è sufficiente.
L’Unione europea è il mediatore internazionale accettato da entrambe le parti e la cui presenza non solleva controversie. L’Unione europea deve guidare l’impegno internazionale per riabilitare e ricostruire questa zona di conflitto attraverso progetti di riconciliazione, programmi di contatti interpersonali, nonché inviando una missione in loco una volta trovata una soluzione politica.
I conflitti in questa regione rendono, inoltre, necessaria una particolare attenzione per quanto riguarda la situazione delle centinaia di migliaia di sfollati e delle relative gravi conseguenze umanitarie. L’Unione europea dispone dei mezzi e dell’esperienza per creare un clima di maggiore tolleranza nel Caucaso meridionale, nonché dell’esperienza storica necessaria per dimostrare agli abitanti della regione che è possibile convivere in pace e prosperità, ripristinando le buone relazioni e la fiducia che storicamente sono sempre esistite. Il compito principale dell’UE è convincere i leader e i cittadini – il cuore e la mente dei cittadini – che la nostra presenza nella regione è finalizzata al sostegno delle iniziative di pace, e per fomentare minacce o tensioni. Le prospettive per il futuro sono buone se cercheremo di agire congiuntamente.
Štefan Füle, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono lieto di partecipare a questo scambio di opinioni con il Parlamento europeo circa le relazioni dell’Unione europea con i tre paesi del Caucaso meridionale, ovvero Armenia, Azerbaigian e Georgia. Ho già avuto modo di discutere la questione in modo approfondito con i membri della commissione per gli affari esteri il 28 aprile, poco dopo la mia visita nella regione.
Accolgo con favore questa relazione che rappresenta un prezioso contributo alla riflessione su come l’Unione europea possa ampliare e rafforzare le proprie relazioni con Armenia, Azerbaigian e Georgia. Vorrei ricordare che disponiamo già di un solido contesto di impegno, formato dalla consolidata politica europea di vicinato – che rimane una delle principali priorità per le relazioni esterne dell’UR – nonché dal Partenariato orientale inaugurato l’anno scorso. Se quest’ultimo viene attuato in modo efficace e con il sostegno attivo dei paesi partner, le nostre relazioni verranno ulteriormente rafforzate sulla base di valori condivisi.
Vorrei precisare due passaggi fondamentali di questo percorso.
Innanzi tutto, la settimana scorsa, la Commissione europea ha pubblicato la sua terza relazione annuale di avanzamento per i paesi del Caucaso meridionale. I piani d’azione della politica europea di vicinato (PEV) e il regolare controllo della loro attuazione rappresentano uno strumento essenziale per sviluppare le riforme politiche ed economiche in quei paesi, nonché la collaborazione con l’Unione europea.
Questa volta, abbiamo scelto una valutazione quinquennale del pacchetto sulla politica europea di vicinato. L’obiettivo principale è utilizzare i risultati come base per estese consultazioni con gli Stati membri, con voi europarlamentari e con i nostri partner del vicinato, allo scopo di conoscere il parere delle parti sull’idoneità degli strumenti impiegati, sull’adeguatezza delle risorse in termini di importo e distribuzione, sulla efficacia e correttezza delle tempistiche e della portata dei nostri interventi.
I risultati saranno presentati nell’ambito del pacchetto dell’anno prossimo, che dovrebbe rendere la nostra politica più coerente e che, senza dubbio, porterà a un maggiore livello di autodeterminazione da parte dei nostri vicini. Sarà, inoltre, l’occasione ideale per sostenere la nostra posizione a favore di un’adeguata assegnazione di risorse entro la prossima prospettiva finanziaria.
In secondo luogo, sempre la scorsa settimana, il Consiglio ha autorizzato l’apertura dei negoziati sugli accordi di associazione con Armenia, Azerbaigian e Georgia. L’adozione di queste direttive di negoziato testimonia chiaramente il nostro impegno ad approfondire ulteriormente le relazioni tra l’Unione europea e i paesi del Caucaso meridionale sulla base di valori e principi condivisi, quali la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti dell’uomo.
La Commissione europea si sta già preparando per questi negoziati, che dovrebbero iniziare tra alcuni mesi. Questi due ambiti dimostrano chiaramente che l’Unione europea possiede una strategia ben consolidata e completa per il Caucaso meridionale, volta ad avvicinare maggiormente all’Unione europea la regione del Caucaso meridionale, il cui potenziale va sfruttato appieno.
Alla luce della relazione presentata dall’onorevole Kirilov, che rappresenta un contributo prezioso e molto apprezzato, posso concludere che le opinioni del Parlamento europeo e della Commissione coincidono perfettamente su una serie di punti. La stabilità e la sicurezza del Caucaso meridionale hanno un impatto diretto sull’Europa e anche l’Unione europea ha pertanto la responsabilità di sostenere una risoluzione pacifica del conflitto e di costruire la fiducia. L’Unione europea è interessata alla regione del Caucaso meridionale anche a causa dei suoi collegamenti energetici e di trasporto. Una governance migliorata e un sistema di stato di diritto più solido faciliteranno il commercio e gli investimenti nonché la mobilità delle persone, mentre i nuovi accordi di associazione implementeranno le disposizioni commerciali in base agli accordi di partenariato e di cooperazione.
Credo che l’Unione europea sia sulla strada giusta per rafforzare le relazioni con Armenia, Azerbaigian e Georgia. Vorrei comunque sottolineare che la creazione di un contesto di impegno costruttivo è una responsabilità congiunta. Dobbiamo trasformare le intenzioni dei nostri partner del Caucaso meridionale rispetto ad avvicinarsi all’Europa in un ulteriore passo verso la democrazia, l’economia di mercato e la stabilità politica attese. Invito quindi l’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia a portare avanti il loro impegno verso una società democratica, prospera, moderna, inclusiva, pluralista e in pace con gli Stati vicini.
Metin Kazak, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di coordinatore per il gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, ho avuto l’opportunità di presentare il parere della commissione per il commercio internazionale sulla necessità di una strategia europea per il Caucaso meridionale. Sono consapevole che questa relazione è complessa e per molti versi delicata.
Questa strategia è di importanza vitale per garantire una politica di buon vicinato coerente poiché riafferma il ruolo dell’Unione europea come attore globale nella regione in termini di politica estera generale e di politica per la sicurezza. La cooperazione con il Caucaso meridionale nel settore dell’energia e nella promozione della democrazia e del buon governo deve figurare tra le priorità dell’Unione europea.
La strategia è fondamentale sia per la cooperazione regionale sia in considerazione della situazione geopolitica di Armenia, Georgia e Azerbaigian, da una parte, e dall’altra di Russia, Iran e Turchia, quest’ultima in quanto candidata all’adesione all’Unione europea. Dobbiamo eliminare le barriere commerciali e rafforzare i legami commerciali ed economici tra l’Unione europea e il Caucaso meridionale, promuovendo in questo modo la stabilità politica e il rispetto dei diritti dell’uomo e generando prosperità e una crescita sostenibile nella regione.
Anche per questi motivi la firma di un accordo di associazione e di accordi di libero scambio di vasta portata deve diventare un elemento chiave della nostra politica estera per il Caucaso meridionale. Questa firma contribuirà alla soluzione dei conflitti congelati, consentirà all’Azerbaigian di entrare molto presto nell’Organizzazione mondiale del commercio e di migliorerà la capacità amministrativa e istituzionale dei paesi della regione. A questo riguardo, invito la Commissione europea a mostrare un maggiore impegno per il raggiungimento di questi obiettivi.
Anna Ibrisagic, a nome del gruppo PPE. – (SV) Signor Presidente, oggi voteremo in merito a una relazione sull’esigenza di una strategia dell’UE per il Caucaso meridionale. E’ una questione molto rilevante e, considerando la situazione politica della regione, è essenziale che l’Unione europea svolga un ruolo politico più attivo.
In qualità di relatore ombra del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), mi sono impegnato per rafforzare il ruolo dell’Unione europea nel Caucaso meridionale e per individuare le possibili misure concrete a sostegno dei paesi della regione per avvicinarli all’UE secondo modalità e tempistiche adeguate alle specifiche condizioni nazionali. La relazione propone due misure importanti che l’Unione europea dovrebbe intraprendere quanto prima per attuare la strategia, accelerando il ritmo dei negoziati in materia di liberalizzazione dei visti e creando un’area di libero scambio tra Unione europea e Caucaso meridionale.
Tutti i paesi della regione (Georgia, Armenia e Azerbaigian) sono ex Stati sovietici e l’influenza della Russia sulla regione è più forte di quanto si possa pensare. Per preservare la sicurezza, la stabilità e la pace anche in futuro, la presenza dell’Unione europea nella regione deve essere più marcata rispetto ad oggi. E’ imprescindibile che i cittadini della regione abbiano migliori prospettive di adesione all’UE ed è essenziale che l’Unione europea comprenda l’importanza della stabilità nel Caucaso.
Ho fatto il possibile per ottenere resoconti chiari dei vecchi attriti esistenti nella regione e del costante pericolo che possano evolvere in conflitti armati. Sono quindi lieto di notare che il testo ribadisce chiaramente il nostro incondizionato sostegno all’integrità territoriale e all’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti della Repubblica di Georgia e condanna pertanto risolutamente il riconoscimento da parte della Federazione russa dell’indipendenza delle regioni separatiste georgiane dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia in quanto contrario al diritto internazionale.
La relazione che ci accingiamo a votare oggi è stata accolta con un ampio – e incoraggiante – sostegno politico in seno alla commissione. Invito tutti a votare a favore degli emendamenti proposti dal gruppo del PPE insieme al gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo e al gruppo Verde/Alleanza libera europea.
Hannes Swoboda, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare l’onorevole Kirilov per l’esauriente lavoro svolto che, come già detto, ha rappresentato un prezioso contributo per la nostra strategia in questa regione.
Durante una mia recente visita a Tbilisi, una persona proveniente da un altro paese della stessa regione ha affermato che la cooperazione regionale è un concetto imposto dall’Europa. Queste parole testimoniano l’atteggiamento di molti politici e persone che occupano posizioni di responsabilità in questa regione, ovvero: in realtà, non vogliamo proprio cooperare, ma se è questo che l’Europa vuole da noi, allora forse non abbiamo altra scelta.
Occorre spiegare con chiarezza che, in Europa, la cooperazione regionale è stata la base che ha avvicinato i nostri paesi, portando uno sviluppo pacifico; lo stesso dovrà avvenire per questa regione. Molti degli influssi negativi esterni a cui è soggetta la regione, incluse le pressioni esercitate dalla sua ex patria, la Russia, avrebbero senza dubbio meno effetto se i paesi della regione fossero in grado di collaborare tra loro.
Questa regione non è importante solo per l’Europa ma anche, naturalmente, per i paesi vicini, in particolare per la Turchia, con la quale potremmo instaurare una stretta collaborazione nella regione. Mi auguro che si trovi presto una soluzione congiunta y ai due problemi di cui la Turchia è del tutto o in parte responsabile: le questioni legate alla vicina Armenia e al Nagorno-Karabakh.
Nulla impedisce alle truppe armene abbandonare almeno le province dell’Azerbaigian che non fanno parte del Nagorno-Karabakh; il ritiro delle truppe sarebbe un buon inizio per avviare relazioni migliori tra Armenia e Turchia.
I membri del mio gruppo, io in particolare e anche l’onorevole Severin, hanno in più occasioni avanzato l’idea di un’unione tra l’UE e i paesi del Mar Nero perché convinti dell’importanza della cooperazione tra questa regione e l’Unione europea, ma anche con le vicine Turchia e Russia. Ritengo che il contenuto della relazione potrebbe gettare le basi per una simile unione, che rimane al momento solamente una speranza, ma che mi auguro si possa presto trasformare in realtà.
Norica Nicolai, a nome del gruppo ALDE. – (RO) In qualità di relatore ombra del gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, credo che questa relazione offra un importante punto di partenza per un approccio coerente nei confronti della regione del Caucaso nonché un punto di riferimento qualitativo per le prossime relazioni. Vorrei quindi congratularmi con l’onorevole Kirilov e credo che l’impegno di tutti i gruppi politici abbia portato alla definizione di un approccio perfettamente coerente per la regione.
Ritengo che il 2010 possa offrire sia all’Unione europea sia ai paesi del Caucaso meridionale, una serie di opportunità; una partecipazione più attiva da parte della diplomazia europea nei tre fascicoli di alto profilo in materia di conflitto – ovvero i fascicoli riguardanti Abkhazia e Ossezia, il Nagorno-Karabakh e la controversia tra Turchia e Armenia – può infatti portare a significativi passi avanti.
In conclusione, la relazione sottolinea un fattore chiave per la nostra sicurezza energetica, ovvero la necessità di un maggiore coinvolgimento dell’l’Unione europea al fine di normalizzare i livelli di sicurezza nella regione. A mio parere, l’approccio più efficace è l’estensione del partenariato, al quale deve però corrispondere anche un profondo impegno europeo per portare democrazia e stabilità nella regione; l’influenza del totalitarismo è infatti ancora molto forte, affiancata da una generale carenza di democrazia.
Sono necessari politiche e progetti importanti e ben finanziati per eliminare i fattori che caratterizzano questa regione, quali la mancanza di buon governo, l’aumento della bellicosità e, ultima ma non meno importante, la corruzione. Per raggiungere questo obiettivo serve una volontà democratica da parte sia dell’Unione europea sia dei loro governi nazionali.
La relazione affronta tutti gli argomenti che ho menzionato e molti altri temi rilevanti ai fini della definizione di un approccio europeo, quali i diritti e le libertà individuali. Ritengo, inoltre, che sia essenziale per l’Unione europea e gli Stati membri prendere in considerazione un partenariato strategico.
Ulrike Lunacek, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, come gli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto, vorrei anch’io ringraziare l’onorevole Kirilov per l’ottimo lavoro svolto e l’alta qualità della relazione, che è davvero esauriente.
Vorrei fare cenno ad alcuni punti che non sono ancora stati sollevati, ma che mi stanno molto a cuore. Purtroppo, i tre conflitti congelati in questa regione rappresentano un ostacolo enorme non solo al pieno sviluppo della politica europea di vicinato, ma anche allo sviluppo dei paesi stessi. Quando si ha un nemico esterno, reale o presunto, le cose sono relativamente semplici. Nel Caucaso meridionale, i governi e gli Stati spesso non attribuiscono la giusta importanza alla lotta contro la povertà, alle iniziative a favore della popolazione e all’assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini. Questo significa che l’elemento cardine della relazione, che mi lascia soddisfatto, è la necessità di ridurre gli elevati livelli di spesa militare – incrementati negli anni recenti e criticati nella relazione – a favore degli investimenti in settori quali i servizi sociali, la cultura o l’ambiente, che vanno a vantaggio della popolazione.
Un altro aspetto, che era stato affrontato, per esempio, nella relazione Tagliavini circa il conflitto tra Georgia e Russia, riguarda la necessità di un disarmo a livello intellettuale e linguistico allo scopo di contrastare un linguaggio istigatore e la manipolazione della storia. Tutto questo sarà necessario se intendiamo progredire veramente nell’opera di pacificazione della regione.
Tra gli altri fattori possiamo inserire la necessità di maggiore democrazia, il sostegno alla società civile, la tutela delle minoranze etniche, sessuali e religiose e le questioni relative ai diritti dell’uomo. Vorrei portarvi un esempio che arriva dall’Azerbaigian. Si tratta del caso di due giovani blogger che hanno avuto il coraggio di criticare il governo; sono stati incarcerati ed ora, dopo sei mesi, non sono stati ancora rilasciati. La libertà dei media è un problema comune. Fortunatamente, tutti questi aspetti sono stati inclusi nella relazione e mi unisco al giudizio degli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto: la dimensione regionale e la cooperazione transfrontaliera sono elementi essenziali. Sosteniamo, pertanto, la Commissione nelle attività congiunte che sta conducendo in questo ambito.
Charles Tannock, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, come spiegato con chiarezza nella relazione Kirilov, i paesi del Caucaso meridionale sono strategicamente importanti per l’Unione, non da ultimo in termini di sicurezza energetica, in quanto corridoio di transito per le risorse di petrolio e gas del bacino del Caspio. Purtroppo questa regione rimane paralizzata da conflitti congelati, il più recente dei quali è, naturalmente, l’occupazione di fatto da parte della Russia di Abkhazia e Ossezia meridionale, che, a nostro avviso, sono territorio sovrano della Georgia. In termini di relazioni tra Unione europea e Russia non possiamo fingere che questo attacco non sia mai accaduto.
Tramite i meccanismi del Partenariato orientale e della politica europea di vicinato, dobbiamo ora raddoppiare i nostri sforzi per ricompensare la determinazione dimostrata dalla Georgia nel realizzare le proprie aspirazioni euroatlantiche. Il mio gruppo ed io siamo pienamente a favore della possibilità di un accordo di libero scambio, di una liberalizzazione dei visti e di accordi di associazione per tutti i paesi del Caucaso meridionale. Per la profonda amicizia che mi lega all’Armenia, sono lieto che la versione finale della relazione sia più equilibrata rispetto alle versioni iniziali. Mi rimangono però ancora dei dubbi riguardo ad alcuni elementi della relazione che paiono contraddire la posizione ufficiale dell’Unione europea e la posizione del gruppo di Minsk in particolare sulla risoluzione della questione del Nagorno-Karabakh.
Ora l’Armenia ha compiuto sforzi coraggiosi per risolvere finalmente l’annosa questione del Nagorno-Karabakh; ha anche cercato di normalizzare le relazioni con la Turchia, stabilizzando probabilmente in questo modo il Caucaso meridionale. Sarebbe auspicabile che anche la Turchia rispondesse in maniera altrettanto costruttiva senza porre condizioni preliminari. L'apertura del confine non solo solleverebbe l’Armenia dalle sofferenze dell’embargo, proseguite per fin troppo tempo, ma una regione della Turchia orientale poverissima e sottosviluppata avrebbe una possibilità di prosperità economica. La Turchia ha quindi un chiaro interesse nello spingere affinché si affronti la questione. Non è plausibile che la Turchia giustifichi la chiusura permanente del confine con l’Armenia adducendo un rapporto di solidarietà verso l’Azerbaigian, in merito alla disputa irrisolta del Nagorno-Karabakh. E’ una scusa tanto logica quando sostenere che la Grecia dovrebbe chiudere il proprio confine con la Turchia in Tracia per solidarietà con i greci ciprioti in relazione all’occupazione turca di Cipro. In Unione europea crediamo in confini aperti e nel libero commercio come condizioni sine qua non per la pace e la stabilità nel nostro continente e nel Caucaso meridionale.
Fiorello Provera, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo anch'io con il collega Kirilov per l'eccellente lavoro svolto in un settore pieno di difficoltà, ma anche di opportunità, come quello dei rapporti tra i paesi dell'Unione europea e i paesi del Caucaso meridionale.
L'Europa ha aperto un interessante progetto di partenariato orientale, che ha incontrato la condivisione e l'interesse da parte di Armenia, Georgia e Azerbaigian. Ma le sfide da affrontare sono molteplici e investono questioni energetiche, economiche e politiche, soprattutto di sicurezza, come nel caso della Georgia, della questione del Nagorno-Karabakh e le tensioni tra Turchia e Armenia.
Uno sviluppo dei rapporti tra Unione europea e questi tre paesi sarà molto più efficace se verrà stabilito un clima di reciproca cooperazione tra Armenia, Georgia e Azerbaigian, nel rispetto del principio dell'integrità territoriale e delle risoluzioni ONU che costituiscono la base per la soluzione dei conflitti irrisolti nell'area. È importante ribadire la politica che sottolinea l'intangibilità dei confini di uno Stato, da sempre sostenuta dall'Unione europea, confini che non possono essere modificati in nessun caso con l'uso della forza militare.
Dimitar Stoyanov (NI). – (BG) Signor Presidente, vorrei iniziare informando gli onorevoli colleghi che i relatori, gli onorevoli Kirilov e Kazak, appartengono a partiti che, in seno all’assemblea nazionale bulgara, votano automaticamente contro il riconoscimento del genocidio armeno. Con questa premessa, non risulta strano che, come ha già affermato l’onorevole Tannock prima di me, questa relazione si allontani da alcune delle posizioni sinora presentate. Numerose rispettabili organizzazioni armene mi hanno contattato, soprattutto in merito alla questione del Nagorno-Karabakh, informandomi che la relazione, per esempio, non è stata menzionata e che non hanno avuto luogo consultazioni con esponenti di spicco del gruppo di Minsk. Inoltre, sebbene la relazione faccia riferimento ai criteri di Madrid, in realtà non li rispetta.
Mi permetto quindi di portare una critica costruttiva all’onorevole Kirilov, proprio perché ritengo che una presentazione unilaterale dei fatti non può migliorare la situazione né contribuire a risolvere i conflitti. Occorre un’impostazione flessibile che esamini la realtà da tutte le prospettive, altrimenti finiremo per esacerbare i conflitti anziché risolverli.
Iuliu Winkler (PPE). – (EN) Signor Presidente, ritengo che la democratizzazione, il buon governo, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti dell’uomo siano le fondamenta sulle quali costruire le nostre relazioni future con Armenia, Azerbaigian e Georgia. Naturalmente anche la cooperazione transfrontaliera a livello regionale nel Caucaso meridionale contribuirà ad aumentare le possibilità di cooperazione tra la regione e l’Unione europea.
La nostra cooperazione economica comprende una serie di importanti dimensioni, tra cui la cooperazione in materia di energia e sicurezza, specialmente nel contesto di validi progetti sostenuti dalla Commissione europea, come il progetto del gasdotto Nabucco. Le regioni del Mar Caspio e del Mar Nero rivestono un ruolo fondamentale per la sicurezza energetica europea, come la strategia dell’UE per il Caucaso meridionale giustamente riconosce.
Vorrei brevemente puntualizzare tre aspetti specifici. In primo luogo, abbiamo bisogno di una solida cooperazione regionale e dobbiamo quindi coinvolgere le autorità locali nella cooperazione transfrontaliera. In secondo luogo, per quanto riguarda la questione dell’adesione dell’Azerbaigian all’OMC, ritengo che la Commissione debba fornire al paese assistenza tecnica e tutto il sostegno necessario per raggiungere i requisiti per l’adesione.
In terzo luogo, il meccanismo dell’assistenza tecnica che potremmo fornire per rafforzare i sistemi bancario e finanziario degli Stati del Caucaso meridionale offrirebbe ottime prospettive al settore imprenditoriale e agli investitori.
Adrian Severin (S&D). – (EN) Signor Presidente, la relazione presentata dall’onorevole Kirilov fa riferimento all’esigenza di una strategia dell’UE per il Caucaso meridionale. In effetti, concordo sulla necessità di una strategia, ma una strategia ha bisogno di obiettivi e gli obiettivi presuppongono una chiara identità geopolitica, sulla quale forse dobbiamo concentrarci per definire meglio la strategia stessa. Quali sono i nostri obiettivi nel Caucaso meridionale? In poche parole: stabilità, apertura nella regione e interoperabilità legislativa, democratica, politica, eccetera.
La specificità della regione nell’ambito del Partenariato orientale va riconosciuta e considerate in quanto tale, così come va riconosciuta e considerata la specificità di ciascun paese della regione. Dobbiamo definire e valutare il ruolo della Turchia nella regione e utilizzare i nostri negoziati con questo paese come base per la creazione di un partenariato tra UE e Turchia teso ad affrontare problematiche locali e regionali. Come è già stato precisato, la Turchia, ne sono certo, potrebbe avere un ruolo molto costruttivo da questo punto di vista.
La regione del Caucaso meridionale inoltre appartiene al nostro vicinato comune con la Russia, all’interno del quale vanno rintracciate le modalità per promuovere politiche comuni. Senza dubbio un approccio trilaterale potrebbe essere utile per affrontare le questioni relative alla sicurezza e, forse, all’energia, promuovendo in questo modo soluzioni per i cosiddetti conflitti congelati a livello locale. Dobbiamo però ammettere che questi conflitti rappresentano soltanto una parte di un problema più strutturato, ampio e complesso e con maggiore rilevanza a livello globale. Il pacchetto proposto dovrà quindi essere di portata globale. Allo stesso modo, ritengo che sia necessario liberarsi di alcune ambiguità e comprendere che i principi di autodeterminazione e integrità territoriale non sempre si possono applicare al medesimo contesto.
Infine, ritengo si debba prendere in considerazione l’organizzazione di una conferenza sulla sicurezza e la cooperazione nel Caucaso meridionale al fine di sviluppare un patto di stabilità per la regione.
Tomasz Piotr Poręba (ECR). – (PL) In qualità di relatore permanente del Parlamento europeo per l’Armenia, vorrei sottolineare la necessità di definire una strategia comunitaria chiara ed efficace per il Caucaso meridionale, regione per la quale nutriamo grandi speranze nella costruzione di un’Europa libera e democratica. A questo scopo, dobbiamo garantire un sostegno costante ai paesi della regione, incoraggiandoli a introdurre altre riforme di libero mercato.
E’ di fondamentale importanza completare al più presto il processo negoziale per un nuovo tipo di accordo di associazione tra i paesi del Caucaso meridionale e l’Unione europea. Sono convinto che questi accordi spingeranno la regione a proseguire nell’impegno per introdurre norme democratiche attraverso riforme che, come dimostra l’esempio della Georgia, hanno già prodotto risultati. In Doing Business 2010, una classifica degli Stati che favoriscono l’imprenditoria stilata dalla Banca mondiale, la Georgia occupa l’undicesimo posto: in quattro anni è avanzata di ben 101 posizioni. Transparency International ha dichiarato che, con la riduzione della burocrazia voluta durante il mandato del Presidente Saakashvili, l’indice di percezione della corruzione per la Georgia si è dimezzato.
L’Unione europea deve apprezzare la costanza con cui il Presidente Saakashvili sta applicando una politica di libero mercato; le sue riforme rappresentano un valido esempio per gli altri paesi del Caucaso.
Bernd Posselt (PPE). – (DE) Signor Presidente, il 9 maggio, il Presidente Buzek ha celebrato qui a Strasburgo il 60° anniversario della dichiarazione di Robert Schuman insieme a 20 000 persone. Detto questo, vorrei precisare che il Caucaso meridionale si trova ad affrontare due alternative: trovarsi in una situazione simile a quella nei Balcani nel periodo precedente alla Prima guerra mondiale, ma su scala globale; oppure trovarsi in una situazione simile a quelle nella Comunità europea del carbone e dell’acciaio dopo la Seconda guerra mondiale. La relazione Kirilov sceglie la seconda alternativa.
Concordo con l’onorevole Swoboda nel dire che, se i tre Stati del Caucaso meridionale instaurassero una collaborazione più stretta, le influenze esterne, ad esempio dalla Russia, potrebbero ridursi notevolmente. E’, pertanto, nell’interesse di tutti e tre i paesi unirsi. Sostengo l’Armenia nell’impegno profuso per ottenere il riconoscimento del genocidio perpetrato dall’Impero ottomano; il paese tuttavia sarebbe molto più credibile se decidesse di ritirare le proprie truppe dall’Azerbaigian. C’è l’impellente necessità di una soluzione pacifica nel Nagorno-Karabakh e nelle zone occupate dell’Azerbaigian, così come è fondamentale ottenere maggiore stabilità. Se la Georgia fosse divisa, infatti, come molti a Mosca desiderano, allora l’intera regione ne risulterebbe destabilizzata.
Per questo, i principali temi da affrontare riguardano i negoziati di pace, una soluzione per i conflitti di nazionalità e, soprattutto, il ritorno degli sfollati alle proprie case. E’ inaccettabile che nel XXI secolo gli sfollati continuino a essere impiegati come strumento politico, così come è inaccettabile il tentativo di far proseguire il processo di migrazione interno. Occorre mostrare molta più sensibilità e avviare molte più iniziative in questo ambito.
Justas Vincas Paleckis (S&D). – (LT) Desidero ringraziare l’onorevole Kirilov per aver stilato una relazione esauriente e molto significativa. L’Unione europea incoraggia lo sviluppo dell’Armenia, dell’Azerbaigian e della Georgia in paesi aperti, pacifici, stabili e democratici, dove i diritti dell’uomo e delle minoranze siano garantiti e dove si sviluppi un confronto civile tra governo e opposizione.
Non è facile parlare di cooperazione regionale quando sappiamo benissimo che tutti e tre i paesi sono stati colpiti da conflitti, congelati o nuovi. L’esperienza europea (specialmente se si considera che l’Unione europea ha preso origine da guerre sanguinarie) è una testimonianza eloquente del fatto che l’unica soluzione risiede nel dialogo, nel negoziato, nel curare le ferite e nell’agire guardando al futuro e non al passato. I paesi del Caucaso meridionale avranno una prospettiva europea più chiara se saranno in grado di cooperare tra loro e con la regione circostante; questo naturalmente dipenderà anche dall'atteggiamento dei paesi vicini.
L’Unione europea ha la possibilità di giocare un ruolo politico più attivo nel Caucaso meridionale per garantire, soprattutto, l’attuazione di programmi di riduzione della povertà, attenuazione dell’isolamento sociale, parità tra i generi e diritti delle donne, nonché investimenti nei settori dell’istruzione e della sanità.
E’ importante intensificare i contatti diretti tra cittadini del Caucaso meridionale e degli Stati membri dell’Unione europea. In particolare, dovremmo incrementare il numero di studenti, insegnanti e ricercatori coinvolti in programmi di mobilità.
Questo è l’interesse comune che condividiamo più di ogni altro.
Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) Per il Parlamento europeo, questo è un passo importante verso l’apertura nei confronti di nazioni che sono evidentemente europee, come la Georgia e l’Armenia. Sinceramente, attendiamo questa decisione da troppo tempo. Mi dispiace che questo non sia avvenuto due anni fa, quando la Georgia è stata oggetto di un intervento militare russo, ma rimane comunque un passo nella giusta direzione. Mi auguro che riceva un contenuto politico specifico e che l’Assemblea parlamentare di Euronest sostenga le ambizioni di quei paesi che ovviamente hanno una prospettiva europea.
Spero di cuore che chi oggi parla di deficit democratico nei paesi di questa regione, si esprimesse con altrettanta chiarezza circa il deficit democratico di un paese vicino alla regione, vale a dire la Russia, evitando così di usare due metri di giudizio.
Krzysztof Lisek (PPE). – (PL) Armenia, Azerbaigian e Georgia sono indubbiamente Stati europei, non vi è dubbio che siano nazioni europee. Sono paesi membri del Consiglio d’Europa e prendono parte a numerose missioni internazionali in cooperazione con i paesi dell’Unione europea. Quest’ultima deve riconoscere il diritto fondamentale di tutti gli Stati all’autodeterminazione e di decidere del proprio futuro; non è più accettabile il vecchio principio delle regioni e delle sfere di influenza.
Vorrei soffermarmi brevemente sulla questione dell’integrità territoriale della Georgia. E’ molto positivo che l’Unione europea abbia dichiarato il proprio appoggio. Non dobbiamo dimenticare che l’UE è vista, a livello globale e anche, e soprattutto, in questi paesi, come garante della sicurezza nella regione. Purtroppo parti degli accordi di cessate il fuoco del 12 agosto e dell’8 settembre non sono state applicate. So che vi sono in corso discussioni in merito a Ginevra, ma forse dovremmo sottolineare nuovamente la questione nei nostri colloqui bilaterali con la Federazione russa.
Una seconda questione riguarda i visti. Concordo con il Commissario Malmström quando sostiene che il sistema di visti è la soluzione migliore per far avvicinare le persone e permetter ai cittadini europei di viaggiare e non vi è dubbio che il sistema debba essere esteso anche ai cittadini di Georgia, Armenia e Azerbaigian.
George Sabin Cutaş (S&D). – (RO) Alla luce dell’importanza che la situazione geopolitica di Armenia, Georgia e Azerbaigian riveste per l’Unione europea, la Turchia (in qualità di paese candidato all’adesione all’UE), la Russia e l’Iran, occorre definire una strategia europea per il Caucaso meridionale, incentrata sulla promozione della crescita economica, della stabilità politica e del rispetto dei diritti dell’uomo.
Il commercio è uno dei principali strumenti che l’Unione europea ha a disposizione. La conclusione di accordi di libero scambio con i paesi della regione darebbe nuovo impulso agli investimenti esteri, creando nuovi posti di lavoro e incoraggiando la crescita economica. Garantire la sicurezza energetica è una preoccupazione comune per l’Unione europea e per la regione del Caucaso meridionale.
Dobbiamo intensificare la cooperazione in materia di energia, in particolare ultimando il progetto Nabucco al più presto e fornendo sostegno europeo ai progetti energetici che promuovano l’efficienza energetica e lo sviluppo di fonti di energia alternative nel Caucaso meridionale.
Paweł Robert Kowal (ECR). – (PL) La Georgia e l’Armenia, come sottolineato dagli autori della relazione, stanno attuando una strategia europea dinamica e di successo, basata sulla politica europea di vicinato. L’Europa deve dare un riscontro a queste iniziative, tenendo sempre ben presenti le specificità di ciascun paese del Caucaso meridionale. Per ogni Stato della regione, la strategia deve includere settori quali trasporti, ambiente naturale, cultura e società.
Signor Presidente, parlando del Caucaso meridionale, spesso si fa riferimento ai conflitti congelati e ai problemi etnici. Queste preoccupazioni sono indubbiamente positive, ma, per offrire una risposta efficace ai problemi del Caucaso meridionale, l’Unione europea deve porre l’attenzione sull’ammodernamento e il cambiamento dei paesi della regione al fine di ridimensionare la portata dei conflitti.
Nella discussione odierna, spesso ci siamo dimenticati che la Georgia è appena uscita da una guerra e stiamo ancora valutando quale atteggiamento assumere in merito a questa situazione. Se vogliamo liberare il Caucaso meridionale dai conflitti, dobbiamo portare avanti il processo di ammodernamento perché tanto la Georgia, quanto l’Armenia e l’Azerbaigian, hanno registrato una crescita economica talmente elevata negli ultimi anni da meritare il nostro sostegno. Vi ringrazio.
Andrey Kovatchev (PPE). – (BG) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione Kirilov, che invita l’Unione europea a svolgere un ruolo più attivo nel Caucaso meridionale, una regione di importanza geopolitica significativa. Sviluppi positivi nel Caucaso meridionale porterebbero notevoli vantaggi sia all'Unione Europea, sia alla vicina regione del Mar Nero; per questa regione, però, non è ancora stata definita una strategia europea chiara e non sarà quindi possibile discuterne in tempi brevi.
Mi preoccupa il ritardo nel processo di ratifica dei protocolli sottoscritti da Turchia e Armenia lo scorso ottobre. Nessuna delle due parti dovrebbe imporre condizioni per la ratifica di questi protocolli, che risultano peraltro vantaggiosi sia per il popolo turco sia per quello armeno. Come si fa giustamente notare nella relazione, i negoziati tra Armenia e Turchia sulla possibilità di aprire il confine e instaurare relazioni diplomatiche e quelli condotti in seno al gruppo di Minsk dell’OSCE riguardo al Nagorno-Karabakh vanno trattati come questioni separate.
L’Unione europea deve impegnarsi in modo più attivo al fine di una risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh. In base alla nostra esperienza nei Balcani e, più di recente, in Georgia, l’Unione europea si trova nella posizione più adatta per svolgere un ruolo fondamentale nella regione. Un Caucaso meridionale stabile, sicuro e prospero è nel nostro interesse ed è giunto il momento di assumerci le nostre responsabilità.
Il trattato di Lisbona fornisce all’Unione europea il contesto per giocare un ruolo fondamentale al livello mondiale, come dimostra la partecipazione dell’Unione europea al gruppo di Minsk in qualità di membro ufficiale e non soltanto attraverso la presenza di alcuni Stati membri.
Presidente. – Onorevoli parlamentari, otto deputati hanno chiesto di prendere la parola secondo la procedura catch the eye. Il tempo rimasto non è però sufficiente per fare intervenire tutti, in quanto dobbiamo procedere alla votazione. Cederò, pertanto, la parola soltanto a sei parlamentari.
Andrzej Grzyb (PPE). – (PL) La relazione sul Caucaso meridionale è ottima e presta particolare attenzione al ruolo dell’Unione europea come mediatore e promotore di valori, ma soprattutto come promotore della cooperazione tra i paesi della regione. I problemi che dobbiamo risolvere riguardano principalmente questioni relative all’integrità territoriale di questi paesi e le modalità per renderli economicamente più forti; in entrambi questi ambiti, l’Unione europea è in grado prestare il proprio sostegno ai paesi della regione.
Uno dei maggiori problemi riguarda la questione irrisolta dei profughi, come già ricordato dall’onorevole Posselt. Ritengo davvero scandaloso che, ai giorni nostri, non si trovi una soluzione al problema. La relazione presenta però una lacuna; non fa infatti riferimento alla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, nonostante sia stata sottoscritta da tutti i paesi della regione Vi ringrazio.
Ioan Mircea Paşcu (S&D). – (EN) Signor Presidente, oggi discutiamo una relazione di grande rilievo e ottima redazione, che concerne una regione importante e vicina all’UE, ovvero il Caucaso meridionale. Le raccomandazioni generali della strategia comunitaria per la sicurezza sono pienamente giustificate dalle caratteristiche della regione: la sua posizione strategica, la possibilità di trasportare petrolio e gas dal Caspio verso l’UE e le significative risorse proprie. Questi elementi richiedono la nostra totale attenzione e determinazione ad agire. Proprio a seguito della sua importanza dal punto di vista strategico ed energetico, la regione è fortemente contesa da potenze straniere che approfittano dalle divisioni e dei conflitti interni, siano essi congelati o in via di risoluzione.
Se l’Unione europea è interessata a sfruttare appieno il potenziale del Caucaso meridionale, allora deve agire all’unisono e non su base individuale, e deve essere dimostrare maggiore determinazione nelle sue iniziative, anche a costo si scontentare alcuni. Per raggiungere questo obiettivo, serve una strategia.
Graham Watson (ALDE). – (EN) Signor Presidente, mi congratulo con gli onorevoli Kirilov e Kazak per il lavoro svolto.
Se valutiamo le nostre relazioni solamente dal punto di vista del nostro fabbisogno di gas e petrolio, finiremo per acuire le tensioni, senza raggiungere la sicurezza in altri ambiti. La nostra politica deve essere guidata dalla ricerca della pace e dello sviluppo economico nel Caucaso meridionale, attraverso accordi con la NATO per garantire che questi obiettivi siano alla base del loro nuovo concetto strategico. Dovremmo inoltre avviare un dialogo con la Russia e la Turchia, in qualità di potenze presenti nella regione, allo scopo di massimizzare il livello di accordo, nonché tendere sinceramente la mano alla popolazione attraverso accordi di associazione e in materia di visti, e non solo.
La dichiarazione dei Presidenti Medvedev e Yanukovich riguardo alla Moldova va accolta con favore, in quanto dimostra i risultati che si possono ottenere attraverso la diplomazia. Vorrei anche congratularmi con il Commissario Füle per l’attuale sviluppo del partenariato di vicinato orientale. L’Unione europea sta definendo una politica estera e di sicurezza comune dalla quale mi aspetto un impegno più attivo da parte dell’UE in tutti gli aspetti delle relazioni con la regione del Mar Nero.
Cristian Dan Preda (PPE). – (RO) Desidero anch’io congratularmi con l’onorevole Kirilov e ringraziarlo per aver collaborato a stilare la relazione. Sono due i punti che vorrei sottolineare. Il primo riguarda la democrazia. Poco fa, l’onorevole Posselt ha affermato che i paesi della regione del Caucaso meridionale devono collaborare: lo potranno fare se l’Azerbaigian, la Georgia e l’Armenia saranno governati dallo stato di diritto e diventeranno paesi affidabili e pluralisti. Se ciò accadrà, l’Unione europea avrà guadagnato qualcosa.
Il secondo punto riguarda invece la questione energetica. A questo riguardo, vorrei sottolineare il ruolo della Georgia e dell’Azerbaigian come paesi di transito per le risorse energetiche e per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. E’ tuttavia positivo il coinvolgimento anche dell’Armenia in questi progetti, inclusi in quelli relativi al settore dei trasporti. In questo contesto, la parola d’ordine è trasparenza.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, al fine di ridurre la dipendenza europea dalla Russia per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici, il gas naturale deve giungere all’Unione europea dal bacino del Mar Caspio attraverso il Caucaso meridionale, che rivestirà in questo modo un ruolo centrale. Questa regione non è soltanto il punto di transito più esteso per il commercio di petrolio e gas; è anche il punto di incontro degli interessi della Russia e dell’Occidente, e persino della Turchia. Quest’ultima infatti, oltre ai contratti per il petrolio e il gas, sta cercando di concludere anche un patto di stabilità e di cooperazione.
Anche l’Unione europea beneficerà della stabilità nel Caucaso, ma non dobbiamo lasciare la responsabilità di questo piano alla Turchia, altrimenti nel processo di adesione sorgeranno nuove dipendenze e pressioni. L’esempio di Cipro ci dimostra che Ankara non si tira di certo indietro. Le lotte di potere in corso per gli approvvigionamenti europei di gas naturale hanno già ritardato la costruzione del progetto su vasta scala per il gasdotto Nabucco, in fase di progettazione ormai da tempo. Spero che il progetto concorrente, il South Stream, possa avere più successo, evitando in questo modo che le risorse provenienti dal bacino del Mar Caspio vengano dirottate verso la Cina.
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Ieri gli esponenti del governo armeno mi hanno avvisato che, nella parte relativa al conflitto nel Nagorno-Karabakh, la relazione sull’esigenza di una strategia dell’UE per il Caucaso meridionale include frasi che non sono conformi alla posizione ufficiale dell’Unione europea così come definita nelle disposizioni della dichiarazione adottata dai ministri degli Affari esteri di tutti i paesi membri dell’OSCE, nonché nelle disposizioni della dichiarazione rilasciata dai ministri dell’OSCE ad Atene il 2 dicembre 2009.
In particolare, i punti 8 e 10 contengono frasi non conformi ai principi di Madrid concordati tra i firmatari del gruppo di Minsk dell’OSCE. Qualora questi punti siano adottati nella formulazione proposta, potrebbero ostacolare seriamente i progressi verso una risoluzione pacifica del conflitto nel Nagorno-Karabakh.
Per rispondere a queste preoccupazioni, propongo di prendere in considerazione una delle due alternative già suggerite: eliminare dalla relazione le disposizioni controverse o posticipare la votazione sulla relazione, in modo da concedere agli amici del Caucaso il tempo necessario per chiarire la propria posizione nella relazione che sarà presentata al Parlamento europeo.
Štefan Füle, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, l’ultimo oratore, l’onorevole Paška, ha sollevato un punto importantissimo. Vorrei aggiungere tre brevissime osservazioni.
Innanzi tutto, ritengo che il Partenariato orientale ci offre una strategia per avvicinare questi tre paesi all’Unione europea, e in effetti essi usano l’espressione “il più vicino possibile” all’Unione europea.
In secondo luogo, sono convinto che abbiamo gli strumenti per farlo: accordi di associazione, accordi di integrazione economica, mobilità (la questione dei visti) e, ultimo ma non meno importante, un’Unione europea diversa, un’Unione europea che potrebbe unire l’approccio comunitario a quello della politica estera e di sicurezza comune.
In terzo luogo, attendo una discussione in seno al Parlamento sul pacchetto relativo alla politica europea di vicinato, durante la quale approfondire insieme se il concetto di “il più vicino possibile all’Unione europea” debba essere inquadrato in una definizione istituzionale.
Evgeni Kirilov, relatore. – (EN) Signor Presidente, ancora una volta, ringrazio sinceramente per i commenti e la proficua cooperazione da parte di tutti. Grazie per tutte le osservazioni espresse e per il sostegno che la maggior parte dei colleghi che hanno preso la parola mi ha voluto manifestare.
Desidero ringraziare il relatore della commissione per il commercio internazionale, l’onorevole Kazak, per le idee costruttive presentate dalla sua commissione, nonché la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia per il suo contributo e per i suggerimenti, molti di quali sono stati inclusi nella relazione. Esprimo la mia gratitudine anche al segretariato per gli affari esteri e ai numerosi esperti, alle ONG e alle altre organizzazioni che operano attivamente nella regione e che hanno garantito il proprio prezioso contributo e sostegno.
Vorrei soltanto aggiungere un ultimo commento: dobbiamo applicare ovunque gli stessi principi. Ho sentito qualche critica da alcuni colleghi, ma dobbiamo ricordare che questo Parlamento non ci concederebbe assolutamente il suo sostegno se parlassimo di integrità territoriale e di autodeterminazione per la Georgia. L’applicazione universale dei principi è la base migliore per cominciare a costruire relazioni. Mi auguro che il Consiglio e la Commissione vogliano accogliere la raccomandazione presentata dal Parlamento in questo testo ed elaborino una strategia completa per l’Unione europea nei confronti del Caucaso meridionale. A questo proposito, la visita del Commissario Füle in questa regione è stata davvero tempestiva.
Invito la baronessa Ashton a seguire l’esempio e ad avviare un’opera di prevenzione dei conflitti nella regione. Permettetemi di dire che accogliamo con favore e sosteniamo la decisione del Consiglio della settimana scorsa di adottare le direttive di negoziato per i futuri accordi di associazione con i tre paesi in questione. Crediamo che migliorare le relazioni contrattuali con questa regione rappresenti un passo importante. E’ il momento adatto per intensificare le misure volte a prevenire sviluppi negativi nella regione e l’escalation delle tensioni; se così non fosse, correremo il rischio di dover intervenire nuovamente quando sarà troppo tardi. Non dobbiamo attendere che il ripetersi degli eventi.
L’Europa ha imparato un'importante lezione: l’integrazione è l’unico modo sostenibile per riconciliarsi con il passato e investire in un futuro migliore.
Presidente. – La discussione è chiusa.
L’ordine del giorno reca la votazione.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Approvando questa relazione, il Parlamento europeo ribadisce la particolare importanza che il Caucaso meridionale riveste per l’Unione europea, nonché la necessità di elaborare una strategia per questa regione. I tre paesi che formano il Caucaso meridionale (Georgia, Armenia e Azerbaigian) fanno parte sia della Sinergia del Mar Nero sia del Partenariato orientale. L’Unione europea dispone quindi del contesto e degli strumenti per un coinvolgimento più attivo nella regione.
La Commissione europea deve avviare iniziative specifiche sulla cooperazione nei seguenti settori: sicurezza energetica, trasporti, sviluppo economico e protezione ambientale. La regione del Caucaso meridionale è particolarmente importante per il corridoio meridionale e quindi per la sicurezza energetica europea. La Romania è coinvolta in progetti specifici mirati allo sviluppo del corridoio meridionale.
In relazione a questo punto, rappresentanti del mio paese, della Georgia e dell’Azerbaigian hanno sottoscritto l’accordo AGRI, che prevede la costruzione di due terminali di gas naturale liquefatto presso due porti del Mar Nero, uno in Georgia e l’altro a Costanza, in Romania. Non è però possibile ignorare i conflitti congelati nel Caucaso in quanto la situazione potrebbe peggiorare, destabilizzando così la regione stessa.
Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) La situazione nel Caucaso meridionale ha bisogno di un’impostazione proattiva da parte dell’Unione europea, specialmente ora che il trattato di Lisbona le conferisce il mandato per un maggior impegno e presenza nella regione. L’invasione militare russa di gran parte del territorio georgiano nell’agosto del 2007 ha dimostrato chiaramente che i cosiddetti conflitti congelati possono facilmente trasformarsi in conflitti regionali devastanti se le principali potenze, come l’Unione europea, non si impegnano attivamente nella regione. Nel 2007, Unione europea e NATO sono state colte impreparate ad affrontare la nuova situazione. Nell’ambito della politica di vicinato orientale, l’Unione europea ha tutti gli strumenti per svolgere un ruolo di rilievo nel processo di costruzione della fiducia, nella ricostruzione e nella riabilitazione innanzi tutto attraverso una maggiore presenza europea nella regione. Sosteniamo pienamente la costruttiva missione del nostro rappresentante speciale Peter Semneby, ma non possiamo tuttavia limitarci alle missioni di vigilanza. In violazione agli accordi del 2007, la missione di vigilanza dell’Unione europea (EUMM) non ha ancora ricevuto l’autorizzazione per entrare nelle regioni separatiste sotto il controllo russo. Questa situazione è tanto intollerabile quanto umiliante. Possiamo proseguire la cooperazione con le autorità russe soltanto a condizione che rispettino pienamente gli impegni assunti.
Marek Siwiec (S&D), per iscritto. – (PL) I conflitti nel Caucaso meridionale stanno diventando estremamente pericolosi, quasi al punto di convincerci che si tratti di conflitti non gestibili. Tutti gli sforzi intrapresi, siano essi reali o simulati, sono soltanto intesi a creare una cortina di nebbia intorno ai negoziati, che certamente non porteranno alla soluzione dei conflitti. Quanto detto vale per le dispute territoriali tra Georgia e Russia, nonché, in modo particolare, per il Nagorno-Karabakh.
Dal mio punto di vista, lo sviluppo della situazione tra due paesi – Armenia e Azerbaigian, nostri partner nell’ambito del Partenariato orientale e nella politica europea di vicinato – è un’inaccettabile politica di consenso al fatto che questi conflitti siano di ardua risoluzione.
L’Unione europea, agendo di comune accordo con la Russia, partner importantissimo in questo ambito, deve riuscire a creare una situazione che conduca a una chiara dichiarazione di posizioni. Innanzi tutto, è necessario inviare un messaggio chiaro per far comprendere a quei paesi che aspirano a diventare membri dell’Unione europea che la soluzione dei problemi territoriali e almeno una soluzione parziale della questione dei profughi sono condizioni fondamentali per valutare seriamente l’adesione in un futuro vicino o lontano.
A mio avviso, il futuro e la gestione del conflitto nel Nagorno-Karabakh sono una cartina al tornasole di quanto le parti intendono dimostrare a proposito delle questioni europee e di come hanno costruito la propria credibilità nella regione.
Indrek Tarand (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Era ora che si discutesse di una strategia per il Caucaso, una strategia che non dovrebbe chiudere gli occhi dinanzi agli spiacevoli episodi che caratterizzano le relazioni tra Ucraina e Russia. Il caso riguarda il prolungamento dell’affitto della base navale di Sebastopoli fino al 2050. Le dichiarazioni dei leader russi secondo le quali la flotta del Mar Nero non sarà mai utilizzata contro i paesi vicini non sembrano troppo sincere. Perché mai la flotta si trova lì, allora? Per intrattenere i bambini e gli anziani della Crimea? Ceterum censeo, la Francia ha deciso di vendere una nave da guerra classe Mistral alla Russia; si pentirà amaramente di averlo fatto.