11. Missioni specifiche della Banca centrale europea relative al funzionamento del comitato europeo del rischio sistemico - Competenze dell'Autorità bancaria europea, dell'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali e dell'Autorità europea per i valori mobiliari - Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati - Sorveglianza macroprudenziale del sistema finanziario e istituzione di un comitato europeo del rischio sistemico - Autorità bancaria europea - Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali - Gestione transfrontaliera delle crisi nel settore bancario (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
- la relazione (A7-0167/2010), presentata dall’onorevole Tremosa i Balcells, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Consiglio che affida alla Banca centrale europea compiti specifici riguardanti il funzionamento del comitato europeo per il rischio sistemico [05551/2010 - C7-0014/2010 - 2009/0141(CNS)];
- la relazione (A7-0163/2010), presentata dall’onorevole Sánchez Presedo, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 98/26/CE, 2002/87/CE, 2003/6/CE, 2003/41/CE, 2003/71/CE, 2004/39/CE, 2004/109/CE, 2005/60/CE, 2006/48/CE, 2006/49/CE e 2009/65/CE per quanto riguarda i poteri dell’Autorità bancaria europea e dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali e dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati [COM(2009)0576 - C7-0251/2009 - 2009/0161(COD)];
- la relazione (A7-0169/2010), presentata dall’onorevole Giegold, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati [COM(2009)0503 - C7-0167/2009 - 2009/0144(COD)];
- la relazione (A7-0168/2010), presentata dall’onorevole Goulard, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario nella Comunità e che istituisce il Comitato europeo per il rischio sistemico [COM(2009)0499 - C7-0166/2009 - 2009/0140(COD)];
- la relazione (A7-0166/2010), presentata dall’onorevole García-Margallo y Marfil, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Autorità bancaria europea [COM(2009)0501 - C7-0169/2009 - 2009/0142(COD)];
- la relazione (A7-0170/2010), presentata dall’onorevole Skinner, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali [COM(2009)0502 - C7-0168/2009 - 2009/0143(COD)]; e
- la relazione (A7-0213/2010), presentata dall’onorevole Ferreira, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, recante raccomandazioni alla Commissione sulla gestione delle crisi transfrontaliere nel settore bancario [2010/2006(INI)].
Ramon Tremosa i Balcells, relatore. – (EN) Signor Presidente, le autorità di vigilanza nazionali sono all'origine di questa crisi finanziaria. I nostri mercati finanziari sono integrati a livello europeo e in ogni paese le principali istituzioni finanziarie sono transfrontaliere mentre la sorveglianza finanziaria è rimasta solo a livello nazionale.
In questa fase, considerata la rilevante crisi che stiamo attraversando, vi sono solo due possibilità: o siamo in grado di rafforzare le autorità di vigilanza nazionali oppure possiamo creare autorità di vigilanza europee al fine di adeguare la sorveglianza finanziaria europea al processo di globalizzazione. Con questa relazione propongo un più stretto collegamento tra la Banca centrale europea e il Comitato europeo per il rischio sistemico. Il presidente della Banca centrale europea sarà anche il presidente del Comitato europeo per il rischio sistemico e lo rappresenterà all'esterno.
A mio parere, durante questa crisi finanziaria la Banca centrale europea ha guadagnato credibilità ed è divenuta un'istituzione apprezzata a livello mondiale. È un fatto riconosciuto in tutto il mondo, anche da alcuni esperti anglosassoni come David Marsh, presidente del London and Oxford Group. A mio parere, la Banca centrale europea è l'unica istituzione europea indipendente ad avere l'autorità morale e materiale per svolgere un ruolo importante nella futura vigilanza europea sia dei mercati finanziari sia delle istituzioni finanziarie.
A riprova della necessità di un più stretto collegamento tra la Banca centrale europea e il Comitato europeo per il rischio sistemico, possiamo considerare quanto sta accadendo in altri paesi al di fuori dell’eurozona. Tre settimane fa ho avuto il piacere di leggere sul Financial Times che George Osborne, ministro delle Finanze britannico, conservatore, ha deciso la più grande revisione della regolamentazione della City dal 1997 a oggi. Il Regno Unito divide il principale regolatore finanziario e affida maggior potere e influenza alla Banca d'Inghilterra. Seguendo la medesima impostazione che stiamo proponendo, il Regno Unito ha abolito la sua struttura tripartita, composta dalla Banca d'Inghilterra, dalla Financial Services Authority e dal Tesoro. Osborne ha detto che non si è riusciti a evitare la crisi perché nessuno sapeva chi doveva farsene carico e affiderà alla Banca d'Inghilterra il pieno controllo del monitoraggio del rischio sistemico nell’economia, nonché il controllo delle singole banche.
Infine sono pienamente d'accordo con Osborne quando sostiene che, al giorno d'oggi, solo le banche centrali indipendenti dispongono di una vasta conoscenza macroeconomica, dell'autorità e delle cognizioni necessarie per prendere le necessarie decisioni macroprudenziali.
La presente relazione è stata votata a larga maggioranza trasversale in seno alla commissione per i problemi economici e monetari e ritengo quindi che, con queste argomentazioni, anche i conservatori del Regno Unito voteranno a favore della mia proposta a livello europeo.
Per concludere il mio intervento, non è questo il momento per discutere su un secondo livello di riforma. So che adesso nell'Unione europea sta crescendo il nazionalismo di Stato e so che non c'è consenso per una simile riforma radicale, ma la scelta è questa: tornare ad una unione politica ed economica oppure alle nostre nazioni insolventi.
Vorrei concludere dicendo che a mio parere solo un’unione più stretta e più forte può salvare l’eurozona.
(Applausi)
Antolín Sánchez Presedo, relatore. – (ES) Signor Presidente, il pacchetto di vigilanza finanziaria è uno dei più importanti provvedimenti legislativi presentati al Parlamento europeo e rappresenta un passo decisivo per il miglioramento della governance economica dell'Unione europea.
I lavori sono iniziati ufficialmente nel settembre 2009, quando la Commissione ha presentato le proposte legislative seguite alla relazione de Larosière, ma i preparativi in questo Parlamento risalgono ad ancora prima.
Vorrei ricordare, in particolare, il lavoro di tutti i deputati che per anni hanno sostenuto la causa della vigilanza finanziaria europea e, in particolare, dei rappresentanti del mio gruppo.
Quando nel dicembre dello scorso anno il Consiglio ha adottato la propria posizione durante la Presidenza svedese, i principali gruppi parlamentari l’hanno ritenuta insufficiente per affrontare le inadempienze riscontrate. Successivamente i relatori sono stati in grado di raggiungere una larga intesa in seno alla commissione per i problemi economici e monetari, votata il 10 maggio di quest'anno.
I triloghi sono iniziati il giorno successivo e da allora si è tenuta una lunghissima serie di incontri: 18 sotto la Presidenza spagnola e due sotto la Presidenza belga. Sono stati compiuti progressi significativi su questioni fondamentali che già costituiscono importanti basi per l'accordo: la definizione degli obiettivi, la tutela dei consumatori, il ruolo delle autorità all'interno del processo di regolamentazione, il controllo della conformità alle norme giuridiche, l'istituzione della mediazione vincolante, il divieto temporaneo di prodotti, l'introduzione del concetto di rischio sistemico e il rafforzamento della vigilanza ad esso relativa, lo sviluppo del concetto di “parti interessate”, l’uso adeguato della clausola di salvaguardia, il sistema di voto delle autorità ecc.
Includendo anche questo punto nella seduta plenaria odierna, avevamo previsto entro oggi il completamento del processo negoziale. Abbiamo voluto lanciare un segnale positivo al pubblico e ai mercati finanziari, affermare il nostro impegno perché le Autorità siano operative dal 1° gennaio dell'anno prossimo e unirci alle conclusioni del Consiglio europeo per una rapida conclusione dei negoziati.
Siamo stati disponibili fino all’ultimo per raggiungere un compromesso, ma la complessità tecnica, giuridica e politica del procedimento non ci ha permesso di pervenire ad un testo finale.
In aggiunta, la nuova Presidenza del Consiglio ha espressamente chiesto altro tempo per allineare le proprie posizioni con la prospettiva di un accordo in prima lettura.
Visto che questo accordo è ancora possibile, dobbiamo continuare ad impegnarci in qualità di colegislatori. Noi relatori abbiamo quindi deciso di votare per il testo che riflette il nostro impegno, confermando il mandato ambizioso del Parlamento, ma di non sottoporre al voto la risoluzione legislativa. Questo lascia un certo margine per giungere entro le prossime settimane a un compromesso in prima lettura.
La direttiva Omnibus di cui sono relatore, introduce la nuova architettura di supervisione in 11 direttive legislative settoriali dell'Unione in materia bancaria e di mercati mobiliari. Non si tratta quindi di una revisione regolare e generalizzata. Vi è grande consenso parlamentare su questo modo di preservare l'acquis comunitario, adeguando la procedura di comitatologia al trattato di Lisbona e aggiornando l'architettura Lamfalussy nel contesto dei servizi finanziari.
La vigilanza finanziaria deve essere fondata sull'esistenza di un insieme di norme, un codice unico a livello europeo e, al fine di raggiungere questo obiettivo, per mezzo di atti delegati o misure di attuazione, è stato riconosciuto a tutta la legislazione settoriale un ruolo chiave per le autorità nella stesura tecnica, se non addirittura uno standard di regolamentazione in conformità con il trattato di Lisbona. La Commissione ha ricevuto i poteri necessari per garantirne l’adozione entro i termini previsti. Tutte le competenze e i poteri sono stati inseriti nella normativa settoriale.
Mi auguro che i negoziati su questa direttiva possano giungere a una conclusione soddisfacente.
Sven Giegold, relatore. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, considero quanto meno simbolico il fatto che i seggi del Consiglio siano vuoti proprio quando stiamo per occuparci di questo tema. So bene che il Consiglio sta attualmente espletando il giuramento e che quindi la sua assenza è giustificata, ma i seggi vuoti del Consiglio dimostrano che, dopo numerose settimane e 18 triloghi sui pacchetti fondamentali che riguardano il Comitato europeo per il rischio sistemico e le singole autorità di vigilanza, non abbiamo ancora ricevuto per iscritto alcuna posizione comune del Consiglio nella quale esprima la sua risposta a quanto abbiamo fatto come Parlamento.
Il Parlamento vuole mandare il seguente messaggio, sostenuto da una larga maggioranza assoluta: non permetteremo che il Consiglio annacqui le proposte formulate dal gruppo de Larosière né quelle presentate dalla stessa Commissione, mediante un approccio inficiato da angusti pregiudizi nazionali, senza rispondere alle esperienze di questa crisi, ma impelagandosi invece in meschini litigi di potere, senza vedere quali soluzioni siano state efficaci e quale forma di supervisione finanziaria vada attuata nel mercato interno europeo. Il Consiglio ha fatto invece di tutto per non cedere i propri poteri che, come è apparso evidente negli ultimi anni, non sono stati effettivamente esercitati in senso pieno perché i centri finanziari dell'Europa si sono fatti reciproca concorrenza per proporre le offerte migliori e, ogni tanto, tutti erano ben lieti di chiudere un occhio su quanto andava accadendo.
Fino da allora abbiamo aperto un ampio dibattito su molte questioni. I cittadini europei non capiscono perché un’autorità europea di vigilanza finanziaria stia per essere sparpagliata in tre città diverse e si sarebbero anche aspettati che tale autorità garantisse la tutela dei diritti degli investitori e dei consumatori. Questa è la decisione che oggi dobbiamo prendere in Parlamento. Per fortuna sembra anche che vi sia un ampio consenso sulla necessità di questo passo.
La regolamentazione dei derivati creerà nuove infrastrutture europee di mercato. Anche i beni pubblici in Europa dovrebbero per norma sottostare a un esame europeo e non solo delle istituzioni statali nazionali e abbiamo insistito anche in Parlamento affinché le nuove autorità dispongano dei diritti per poter vietare i prodotti finanziari rischiosi.
Consentitemi una precisazione: lo scopo non è di arrestare l'introduzione di prodotti innovativi sui mercati finanziari, ma che ci sia la possibilità di vietarli in tutta Europa qualora si rivelino rischiosi. Questo principio è ormai accettato nei negoziati, ma, mentre sono stati appianati i dettagli, si è tentato di rendere così complesso il divieto dei prodotti che difficilmente lo si potrà applicare nella pratica, e almeno non per i prodotti finanziari innovativi.
Vi è stata poi una lunga discussione sui poteri decisionali diretti, altro caso in cui ci siamo dovuti battere affinché i suggerimenti non venissero annacquati. Il punto chiave rimane lo stesso: se scoppia una vera e propria crisi finanziaria, chi dichiara l'emergenza? Il Consiglio insiste sul fatto che gli spetta la decisione in merito al trasferimento dei poteri decisionali dagli Stati membri a un'autorità europea. Lo farà mai il Consiglio? Si continua a mettere la volpe a guardia del pollaio; non ha alcun senso e la Commissione lo ha continuamente sottolineato. Finora il Consiglio appare irremovibile.
Il Consiglio ribadisce inoltre che ogni eventuale decisione presa dalle autorità europee per limitare i diritti di bilancio degli Stati membri può essere riveduta. Siamo lieti di accettare questo principio, fatta eccezione per i piccoli importi ed eccetto i casi, per esempio, di riduzione del gettito fiscale. Deve trattarsi di ingenti somme da ripartire con una decisione a livello europeo.
In altre parole, a dispetto di 18 mesi di negoziati e triloghi, non siamo ancora giunti alla completa finalizzazione. Ora tocca al Consiglio. Dobbiamo votare questa settimana e lanciare un messaggio chiaro per avere la certezza che alla fine il Consiglio ascolti i nostri cittadini e stabilisca un’efficace e uniforme autorità europea di vigilanza finanziaria in grado di fornire una risposta adeguata alla crisi. In tal senso, sono sicuro che continueremo la nostra collaborazione costruttiva in questo Parlamento e al proposito ringrazio tutti i colleghi.
PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI Vicepresidente
Sylvie Goulard, relatore. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, ritengo che in questa fase, con la Presidenza assente, si debba considerare da dove veniamo e quanto abbiamo fatto in questi ultimi mesi.
Mentre stavamo attraversando il momento peggiore della crisi, tutti gli attori, che fossero i governi, il Parlamento o la Commissione, hanno concordato sul fatto che in Europa c’era bisogno di una vigilanza finanziaria forte e ben organizzata.
Da allora, la Commissione ha svolto il proprio lavoro e ha commissionato una relazione a Jacques de Larosière. Questa relazione di alto livello è servita come base per un pacchetto di testi che, credo, dimostri un elevato livello di ambizione per l'introduzione di queste autorità.
Anche il Parlamento ha svolto il proprio lavoro: in particolare, nello scorso maggio, in seno alla commissione parlamentare per i problemi economici e monetari, abbiamo votato un testo rigoroso che è andato anche oltre la proposta della Commissione, tenendo particolarmente conto dei più recenti sviluppi legati alla crisi in Grecia e nell’eurozona.
Quanto al Consiglio, fin dall'inizio ha preso in mano le forbici e si è dedicato a snellire le proposte formulate dalla Commissione. Lo scorso dicembre, la Presidenza svedese ha raggiunto un accordo unanime che tuttavia il Parlamento non ha ritenuto soddisfacente anche nel giorno in cui ha firmato. La Presidenza spagnola ha cercato in questi ultimi mesi di colmare le lacune, senza però riuscirvi, e ora abbiamo una nuova Presidenza che, a partire da giovedì scorso, ha dato prova di grande impegno, ma che non è in carica da diverso tempo.
Per questo motivo, il Parlamento ha accettato di compiere un passo alquanto complicato, ma che può essere spiegato ai cittadini e che consiste nell’offrire un’occasione alla Presidenza belga senza sacrificare nulla di fondamentale.
Stiamo compiendo uno sforzo notevole affermando che ci accingiamo a votare domani sugli emendamenti al testo della commissione per i problemi economici e monetari: c'è un testo da parte del Parlamento in seduta plenaria. In parole più semplici, non stiamo completando la procedura in prima lettura in modo da offrire una possibilità ai nostri amici belgi.
Vorrei sottolineare i punti sui quali, a mio parere, gli Stati membri dovranno muoversi per far sì che il Parlamento accetti un accordo. In primo luogo vi sono le questioni relative all’efficienza, come ci hanno ben ricordato i precedenti oratori, e vorrei sottolineare che c'è un ottimo accordo tra i quattro principali gruppi politici, il che ci permette di procedere con un fronte comune.
Abbiamo bisogno che queste autorità siano europee, ne abbiamo bisogno per decidere a livello europeo in un certo numero ben definito di casi. Non si tratta di sostituire le autorità di vigilanza nazionali, ma quando c'è una necessità urgente, quando ci sono prodotti tossici sul mercato, quando c'è una violazione del diritto comunitario, quando le autorità nazionali discutono, allora abbiamo davvero bisogno che nel mercato interno le decisioni vengano prese a livello europeo. Non c’è bisogno di una clausola di salvaguardia. A questo proposito, vorrei fare una precisazione. Da chi vogliono proteggersi gli Stati membri quando pianificano clausole di salvaguardia contro l'Europa? È come se ci fosse in atto una cospirazione, con persone intente a mettere le mani nelle casse degli Stati membri. È una situazione grottesca. Abbiamo bisogno di un sistema che funzioni e in cui le decisioni possano essere prese, senza abusi, come ci ha ricordato l'onorevole Giegold, ma anche senza dare una sorta di diritto di veto generalizzato agli Stati membri che non vogliono fare nulla.
Vogliamo che queste autorità vengano insediate in un’unica sede anche che per ragioni di efficienza. Abbiamo avanzato proposte e contro-proposte alle quali, fino ad oggi, le presidenze succedutesi non si sono degnate di dare la minima risposta. Se chiediamo ai lavoratori di procedere ad adattamenti così importanti quanto gli attuali, l’affermazione che gli Stati membri non possano prevedere il trasferimento di alcune autorità in una singola città venga vista come un’enorme beffa nei confronti dei cittadini europei.
Vorrei fare un’ultima osservazione in merito alle questioni in materia di informazione da parte del Parlamento e in merito al controllo delle autorità che vogliamo indipendenti. Vogliamo che siano indipendenti, e proprio per questo vogliamo anche che siano possibili la responsabilità e il dialogo con i rappresentanti eletti dai cittadini. A questo proposito, abbiamo avanzato anche alcune richieste e abbiamo chiesto anche una maggiore apertura da parte di questi organismi.
In conclusione vorrei dire una parola riguardo agli Stati Uniti. Resto sempre stupefatta quando ci dicono che gli americani sono più avanti di noi. Ho anche notato che alcuni governi hanno in corso discussioni in due fasi: inizialmente rifiutiamo qualsiasi Stato federale, rifiutiamo ogni nuova fase di integrazione e condanniamo il metodo comunitario, e poi, siamo invece sempre noi a paragonarci agli Stati Uniti. È arrivato il momento di assumerci le nostre responsabilità.
Voglio un'Europa più forte. Vogliamo che le autorità di vigilanza siano in grado di funzionare e possano trovare un posto per l'Europa, a livello mondiale, in questo periodo di forte concorrenza.
José Manuel García-Margallo y Marfil, relatore. – (ES) Signora Presidente, Cassandra aveva un dono: prediceva il futuro. Ma aveva anche una maledizione: nessuno le credeva. Per questa ragione Troia venne conquistata.
Più di 10 anni fa il Parlamento aveva previsto che la liberalizzazione dei mercati senza una parallela attuazione dei meccanismi di supervisione europei avrebbe portato ad una crisi del sistema per un motivo molto semplice: le istituzioni transfrontaliere non possono essere controllate da autorità nazionali la cui giurisdizione termina alle proprie frontiere. Possono essere controllate solo da autorità europee. Non se ne è tenuto conto e la crisi è scoppiata: prodotti finanziari bizzarri, sconosciuti perfino ai loro creatori, hanno inondato i mercati, nessuno si fidava di nessuno, nessuno prestava a nessuno e il credito si è prosciugato. Risultato: 23 milioni di disoccupati e 3,5 miliardi di euro – un terzo della nostra produzione – impegnato per aiutare il settore finanziario. E adesso?
Per alcuni giorni noi in Parlamento ci siamo trovati in disaccordo con il Consiglio. Analogamente alla Commissione, il Parlamento ha fatto molte concessioni al fine di raggiungere un accordo e la Presidenza belga si è dimostrata molto disponibile. Ci ha chiesto tempo e stiamo per concederglielo, ma cerchiamo oggi di dimostrare che il Parlamento è unito e che ha le idee chiare. Per questo motivo, domani voteremo in massa a favore degli emendamenti presentati congiuntamente dai gruppi parlamentari più influenti. Ci sono diverse idee che il Parlamento vorrebbe evidenziare. La prima è che potremo superare la crisi soltanto quando recupereremo la fiducia e ristabiliremo la trasparenza all'interno dei mercati, delle istituzioni e dei prodotti. Questo sarà possibile soltanto quando vi saranno autorità di vigilanza europee credibili, forti, indipendenti e soggette al controllo democratico: autorità che non si limitino a ripetere docilmente gli slogan dei governi nazionali.
Che cosa significa dire che devono essere europee? Significa che devono avere il reale potere di vietare la vendita di prodotti tossici, ma anche di porre fine alle distorsioni normative che impediscono al mercato di operare; significa che devono avere reali poteri per chiedere alle autorità nazionali di vigilanza di operare sempre in difesa degli interessi europei. Le autorità di vigilanza nazionali non possono essere feudatari investiti di potere assoluto. L'autorità europea deve garantire che la legge venga rispettata, che le autorità nazionali svolgano i loro compiti in presenza di una minaccia pandemica e che siano in grado di risolvere i conflitti quando i collegi dei supervisori non vogliono o non possono farlo. Devono essere in grado di imporre comportamenti corretti alle istituzioni private che si pongono fuori dalle regole del gioco; devono fare quanto necessario laddove i collegi delle autorità di vigilanza nazionali rilevino eventuali omissioni nel quadro degli orientamenti europei.
La seconda idea è che, tra le istituzioni transfrontaliere, ve ne sono alcune speciali, note come istituzioni sistemiche. Una verità elementare sul capitalismo è che quando funziona bene si fanno i soldi e quando funziona male i soldi si perdono. Questa regola governa tutto tranne le istituzioni sistemiche: quando le cose vanno bene fanno una fortuna e quando le cose vanno male è il contribuente che deve correre in loro aiuto. Per risolvere il problema delle istituzioni sistemiche, ci sono solo due soluzioni, solo due: o le autorità di vigilanza all'interno del paese in cui operano vengono dotate di maggiori poteri per controllare la loro solvibilità e liquidità, il che porterebbe a eliminare dall'equazione il Parlamento europeo, oppure si creano realmente istituzioni europee, il che è quanto sta proponendo questo Parlamento.
Questo significa che le autorità europee devono vigilare con particolare zelo su queste istituzioni, poiché la loro rovina sarà la rovina di tutti e, se possibile, l'istituzione europea deve essere dotata di risoluzione e meccanismi di controllo per stabilizzare le istituzioni in pericolo oppure, se non è possibile, per liquidarle. Le scialuppe di salvataggio devono essere approntate prima del viaggio, non nel mezzo di una tempesta. Inoltre, tali istituzioni sistemiche devono essere tenute a pre-finanziarsi, a fornire fondi per garantire gli interessi dei depositanti – il che è la nostra principale preoccupazione – e per pagare i costi di una crisi qualora si verifichi. Non deve accadere è che il contribuente debba pagarne nuovamente i danni. Non può succedere, come dicono spesso gli americani, che sia “main street” (l’uomo della strada) a pagare di nuovo per gli eccessi di “Wall Street”.
Vorrei chiedere ai colleghi del Consiglio che oggi sono assenti – stamattina erano molto impegnati a parlare al telefono e sembra che la tempesta sia passata e la situazione sia tranquilla, eppure ancora non sono qui – di trasmettere lo stesso messaggio tramite il Commissario. Il Consiglio ha chiesto tempo. Il Parlamento l’ha concesso. Però non facciamo confusione: questo non è un segno di debolezza, ma di forza. La forza di un organismo che crede in ciò che dice e che sente di avere l’appoggio dei cittadini che lo sostengono. Il Consiglio e la Commissione, che stanno svolgendo un magnifico lavoro, devono impiegare questo tempo per forgiare un consenso parlamentare in direzione europea, in direzione dell'Europa. Non devono impiegarlo per cercare di mettere insieme minoranze di blocco in opposizione al Parlamento. Chiedo al Consiglio che per una volta ascolti Cassandra. Oggi, Cassandra è con i relatori che sono intervenuti. Cassandra è anche il Commissario Barnier. Coloro che non sono Cassandra sanno fin troppo bene a chi mi riferisco.
Ascoltate il Parlamento, cercate un accordo, ripetete qui quanto è stato detto a Toronto. Non dite una cosa qui e un’altra là. Come recita il vecchio detto castigliano: se il Consiglio farà questo, Dio gliene renderà merito, e se non lo farà Dio gliene chiederà conto. Dio e il Parlamento.
Peter Skinner, relatore. – (EN) Signora Presidente, desidero soffermarmi sulla relazione sull’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. Come molti di voi sanno, le assicurazioni e le pensioni aziendali o professionali sono due argomenti che mi stanno molto a cuore, anzi probabilmente sono la materia di cui mi sono maggiormente interessato in seno alla commissione per gli affari economici e monetari.
La direttiva Solvibilità II, che il Parlamento ha votato l'anno scorso e della quale sono stato relatore, è di fatto il testo di legge di cui fino ad oggi vado più orgoglioso. Resta la più completa legge settoriale sui servizi finanziari votata in questo Parlamento. Mi aspetto riduca sia i costi per i consumatori sia i rischi sistemici derivanti dal settore assicurativo in quanto tali. Una gran parte di Solvibilità II è dedicata a superare le sfide che devono affrontare le autorità di vigilanza ed i collegi di vigilanza nella gestione dei rischi e delle complessità connesse con i grandi assicuratori transfrontalieri. In quanto tale, Solvibilità II è intimamente connessa con le proposte dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, la quale, a mio parere, fornisce il carburante per far funzionare più efficacemente Solvibilità II.
È forse a causa della mia esperienza con Solvibilità II, che ho voluto farmi carico di questa relazione. Sapevo che era il contesto in cui poter far funzionare veramente Solvibilità II. Ha anche fatto sì che, nel dibattito in seno alla commissione per i problemi economici e monetari, io non sia stato in grado di sostenere alcuni aspetti dei piani più ambiziosi di alcuni miei colleghi relatori nelle aree che hanno descritto e che potevo inizialmente appoggiare, come la vigilanza quotidiana sulle istituzioni finanziarie o sui fondi di risoluzione a partire dal gennaio 2011. Questo può essere più o meno adatto per le banche o per i mercati mobiliari, ma nel caso delle assicurazioni il dibattito è molto aperto. Le assicurazioni non sono banche e sono contento che i miei colleghi relatori siano d’accordo con me.
Molti riconoscono ormai come legittime le preoccupazioni che ho sollevato e tutti i partiti sono convinti che non vi sia più una controversia. La supervisione diretta e i progetti di fondi di risoluzione riguardano i prossimi anni e ritengo che i relatori concordino su questo punto. L'obiettivo della Commissione è che le tre autorità europee di vigilanza settoriali siano le stesse in termini di composizione. La normativa settoriale, soprattutto le direttive Solvibilità II e IORP (relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali), determinerà di quali poteri specifici dovrà disporre l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali.
I relatori hanno quindi lavorato partendo dal presupposto che in questa fase quanto avviene in un’autorità europea di vigilanza deve essere considerato attraverso le altre due: è grazie alle mie preoccupazioni iniziali che alcune delle aspirazioni ripostevi non fossero le più appropriate per le assicurazioni e le pensioni, che dipendono – per dire così – le sfumature che si possono riscontrare nell’EIOPA. Non saranno diverse, ma saranno equilibrate. Non sono necessariamente aree che fanno notizia, ma ritengo che possiamo contare su un qualcosa che funziona e funzionerà altrettanto bene per le pensioni come per uno qualsiasi degli altri settori.
Uno dei miei obiettivi principali è stato garantire che vi fosse un contrappeso tra livello micro intersettoriale e quello gestito dalle banche centrali nell'ESRB. Sebbene io accetti l'osservazione dell'onorevole Tremosa i Balcells in merito alle banche centrali, è comunque importante disporre di questo equilibrio anche nel campo della microvigilanza. È per questo che sono così soddisfatto della commissione congiunta – che siamo stati in grado di far conoscere e di spingere in avanti fino all’equilibrio raggiunto – e che i miei relatori hanno accettato questo punto al pari, ritengo, del Consiglio e della Commissione. Si tratta di un vero vantaggio per il Parlamento. Inoltre, avere una delle presidenze a rotazione delle tre ESA come vicepresidenza dell’ESRB è davvero essenziale anche per la pluralità delle opinioni che devono essere espresse dai partecipanti.
Dobbiamo tener conto del fatto che l’EIOPA rifletterà due settori collegati ma differenti: quindi dobbiamo coinvolgere anche i gruppi di soggetti interessati, riflettendo entrambi tali settori. Come ho detto, le ESA provengono dalla normativa settoriale e per le assicurazioni e io ritengo che quella tra Solvibilità II e EIOPA rappresenti un’ottima unione.
Per quanto riguarda le pensioni, la questione rimane in sospeso. Molto ora dipenderà dalla relazione della Commissione sulla IORP e spero di lavorare a fondo su questo punto, ma credo che qui si debba raggiungere un accordo, un accordo a cui arriveremo nei prossimi giorni – forse nelle prossime settimane – che offrirà grandi benefici all’EIOPA e al ruolo che il Parlamento ha svolto nel definirne i poteri; un accordo che ritengo sarà utile per i consumatori e, naturalmente, per le autorità di tutta Europa.
Elisa Ferreira, relatore. – (PT) Signora Presidente, signor Commissario, il progetto europeo costruito con tanta fatica nel corso degli ultimi 50 anni non è mai stato tanto minacciato quanto oggi. La frustrazione dei cittadini europei è enorme: il sistema finanziario che dovrebbe servirli ne ha distrutto i risparmi, le pensioni, i progetti di investimento e il lavoro: in breve ha distrutto il loro futuro.
In termini di necessario rafforzamento dell'intero mercato dei servizi finanziari, bancari, assicurativi e mobiliare, la strada da seguire è chiara e risiede nell’architettura di cui stiamo discutendo oggi. In realtà, abbiamo bisogno di una forte architettura europea di supervisione che comprenda tutti i prodotti e gli attori, che sia dotata di metodologie efficienti e strumenti di intervento capaci di rispondere a una realtà di mercato che, soprattutto nel contesto europeo, non riconosce le frontiere nazionali.
Non si può e non si deve eliminare il rischio dal mercato finanziario, ma c’è bisogno di una regolamentazione che lo renda più trasparente e che eviti l'accumulo di bolle che quando scoppiano colpiscono l'intero sistema, allargandosi all'economia reale. Tuttavia, se in futuro nonostante queste difese si verificheranno nuove crisi, sarà fondamentale avere a disposizione meccanismi che riducano il contagio, soprattutto per quanto riguarda il sistema bancario, perché esso è vitale per il funzionamento dell'economia ed è il depositario dei risparmi degli europei. Risiede qui, nei reali poteri e nelle competenze dell’Autorità bancaria europea, la capacità di applicare una nuova strategia per la gestione delle crisi transnazionali nel settore bancario, tema a cui faccio riferimento nella mia relazione.
Non è in nostro potere evitare il fallimento delle banche, ma piuttosto garantire che la loro riorganizzazione o eventuale liquidazione siano effettuate in modo ordinato, limitando gli effetti collaterali per il resto del sistema e, soprattutto, impedendo che siano i contribuenti a dover pagare il conto per le crisi che ne derivano. Per questo, abbiamo bisogno di una serie di nuovi meccanismi, abbiamo bisogno di adottare norme, definizioni, metodologie, strumenti e terminologie comuni a tutti coloro che intervengono nelle operazioni di ristrutturazione, di risanamento o di liquidazione. Abbiamo bisogno di armonizzare tutti i pertinenti quadri giuridici nazionali per la gestione delle crisi, non ultime le leggi sui fallimenti e le liquidazioni; abbiamo bisogno di attribuire maggiori poteri di intervento alle autorità di vigilanza; abbiamo bisogno di specificare criteri chiari, non solo quantitativi ma anche qualitativi, che permettano di intervenire in un’istituzione in difficoltà; abbiamo bisogno di preparare piani di emergenza. Per i 27 Stati membri l'intero processo richiede del tempo.
Tuttavia, circa 50 delle 12 000 banche operanti in Europa rappresentano il 70 per cento dei capitali e questo comporta un'enorme concentrazione di rischio, ma anche l'occasione per intervenire soprattutto su di esse. Vi sono, quindi, le condizioni per proporre uno speciale e urgente processo di inquadramento di quelle banche le cui dimensioni e i cui rapporti con altre banche le rendono transnazionali, potendo così avere un impatto sistemico sul sistema finanziario. Per queste banche può essere anticipata una sorveglianza speciale da parte della nuova Autorità bancaria europea, anche se operante nel collegio delle autorità di vigilanza nazionali. A causa del rischio che esse generano, è possibile e urgente che comincino a versare contributi su un fondo destinato a finanziare eventuali interventi che possano rendersi necessari, ed è importante che l'Autorità bancaria europea crei un'unità specializzata per coordinare gli interventi nel caso che queste banche si trovino in difficoltà.
Il pacchetto di elementi proposti garantisce che gli interventi di natura sistemica nelle banche transnazionali siano omogenei e coerenti tra i diversi paesi e, soprattutto, che siano conformi a un principio molto caro all'Europa: che i costi dell'inquinamento causato da queste banche ricadano su chi ha inquinato.
Questa proposta si inserisce perfettamente nella discussione in corso, soprattutto, in merito alle competenze dell’autorità bancaria europea: oserei dire che è la prova più evidente della sua efficacia. Nella votazione in seno alla commissione per i problemi economici e monetari si è ottenuta una larghissima maggioranza – l’87 per cento – a favore di questa proposta. In questa sede contiamo su un unanime voto a favore, nella consapevolezza che sostenendo in maniera massiccia questa proposta lungimirante, realistica e pragmatica, verranno intraprese azioni urgenti e necessarie per ristabilire la fiducia degli europei nei confronti dell’Europa, del suo sistema finanziario, e, soprattutto, del suo sistema bancario.
Olli Rehn, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la Commissione apprezza lo spirito costruttivo che ha guidato i triloghi in cui è stato negoziato il regolamento sul Comitato europeo per il rischio sistemico. Voglio ringraziare i relatori per l'impegno formidabile profuso finora: il lavoro è destinato a continuare.
Come ben sapete, l'ultimo trilogo ha effettivamente avuto luogo ieri sera. Ci dispiace che non sia stato possibile raggiungere un accordo per l’adozione in prima lettura in questa tornata plenaria, ma siamo soddisfatti che tutte le parti si siano impegnate a procedere all'adozione in settembre.
Mi rendo conto che molte delle discussioni fra il Consiglio e il Parlamento ruotano intorno alle persone e le istituzioni e a chi farà cosa nell’ESRB. Il presidente dell’ESRB deve essere eletto oppure deve essere automaticamente il presidente della BCE? Il Comitato ESRB e il comitato direttivo debbono includere esperti indipendenti e, in caso affermativo, con o senza diritto di voto? Il presidente del comitato economico e finanziario partecipa ai lavori dell'ESRB? Nutro fiducia che queste richieste divergenti da parte del Consiglio e del Parlamento possano trovare un accordo in una soluzione reciprocamente accettabile.
Lo stesso vale per i numerosi incontri che ruotano attorno alla partecipazione del Consiglio e del Parlamento in seguito alle raccomandazioni dell’ESRB. Anche in questo caso, l’accordo non è lontano. Spero non vi sia alcuna divergenza che non possa essere risolta da una negoziazione e da una formulazione adeguate per evitare qualsiasi equivoco sulle prerogative di entrambi gli organismi.
Così, anche se in certo qual modo mi rammarico che in questa sessione il Parlamento non sia in grado di votare un testo pienamente concordato con il Consiglio, sono però soddisfatto dalla chiara volontà dimostrata da tutti di giungere ad un accordo entro il mese di settembre.
Infine, permettetemi di dire francamente che avevamo un gran bisogno di una moderna architettura di vigilanza ben prima della crisi finanziaria che ha colpito l'Europa, così come di un organismo che analizzasse i rischi sistemici per la stabilità macrofinanziaria. Se li avessimo già avuti a nostra disposizione ora ci saremmo trovati in condizioni assai migliori per affrontare il risanamento finanziario.
Vorrei quindi sottolineare ancora una volta che è davvero importante che il nuovo quadro di vigilanza venga istituito rapidamente e sicuramente entro il 1° gennaio dell'anno prossimo. I nostri cittadini si aspettano un intervento senza ulteriori ritardi; dovrebbe essere possibile, considerando il vasto accordo sugli aspetti di fondo e la prossimità di un accordo anche sui dettagli.
Altrettanto importante è il fatto che l'ESRB sia una componente essenziale di una vera unione economica e monetaria del suo più solido pilastro economico e quindi della nostra risposta sistemica alla crisi finanziaria. È anche un elemento determinante per ripristinare e rafforzare quella fiducia nell'economia europea di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Al fine di consolidare la ripresa economica e per rafforzare la fiducia, dobbiamo soddisfare tutti: salvaguardare la stabilità finanziaria, perseguire il consolidamento fiscale, concludere il ripristino finanziario e soprattutto la nuova architettura di vigilanza, oltre a rafforzare la governance economica. Solo compiendo progressi concreti e rapidi su tutti questi fronti potremo rafforzare la ripresa e consolidare l'unione economica e monetaria. Conto sul vostro sostegno per queste importantissime iniziative.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, è stata una buona idea la partecipazione del Parlamento partecipasse alla discussione sul controllo e sulla gestione della crisi.
È altrettanto giusto parlare di questi due grandi temi in un contesto più generale, poiché dovremo agire per conseguire il rafforzamento dei requisiti patrimoniali e il miglioramento della governance societaria e per portarli a compimento. Torneremo su questo aspetto, poiché nelle prossime settimane o nei prossimi mesi avrò l'opportunità di ritornare, come sapete, sulla serie di proposte che sono state riunite in un ordine del giorno approvato dalla Commissione il 2 giugno, supportato dal Consiglio dei ministri delle Finanze, e adottato dal Consiglio europeo. Vedremo anche – e mi associo a quanto espresso da molti di voi – se vi è una reale coerenza tra le decisioni prese al G20, le decisioni prese dal Consiglio europeo e le decisioni prese nello stesso spirito dal Consiglio dei ministri.
Vi sono molti problemi che fanno parte di questa architettura di prevenzione, gestione delle crisi e vigilanza. Penso ai fondi di risoluzione che abbiamo proposto, come la stessa onorevole Ferreira, nel contesto della gestione delle crisi, ma penso anche alle precedenti proposte dell’onorevole García-Margallo y Marfil; temi sui quali, assieme alla governance finanziaria societaria e patrimoniale delle banche, nel 2011 presenteremo proposte legislative. Tornerò su questo punto parlando della relazione Karas.
Per oggi vorrei spendere alcune parole su due argomenti. In primo luogo, tratterò della supervisione, che effettivamente rappresenta lo snodo centrale. Si tratta di un argomento estremamente serio e, come è stato detto, se non riusciremo a creare autorità credibili e un Comitato europeo per il rischio sistemico, molte altre riforme risulteranno inefficaci. Alcune settimane fa abbiamo parlato delle agenzie di rating (ne parlerò più tardi) e dell'attuazione delle norme prudenziali. Abbiamo bisogno di questa credibile architettura della vigilanza europea e per questo che accolgo con favore l'alto livello di ambizione dimostrato dai relatori nel corso degli ultimi mesi (gli onorevoli García-Margallo y Marfil, Skinner, Presedo, Goulard, Giegold, Tremosa i Balcells e Balz) e in particolare il livello di ambizione concernente il potere di queste autorità e la loro natura giuridicamente vincolante.
Ritroviamo qui lo spirito e la filosofia delle proposte della Commissione. Ci siamo imbattuti in alcune nuove idee che dovremo utilizzare per migliorare il Sistema europeo di vigilanza finanziaria nonché per il rafforzamento della tutela dei consumatori proposto dall’onorevole Giegold, in particolare per vietare alcuni prodotti finanziari. Penso al ruolo assegnato alle autorità per l'identificazione dei rischi sistemici e in situazioni di crisi; penso al rafforzamento del comitato congiunto, come suggerito dall’onorevole Skinner; penso al miglioramento della trasparenza dei mercati, di cui abbiamo discusso nel contesto della direttiva Omnibus che l’onorevole Sánchez Presedo sta pilotando.
Questi sono solo alcuni esempi: ci aspettano ancora aspetti più complessi. Naturalmente, abbiamo svolto un lavoro considerevole o, in ogni caso, per cinque mesi ho lavorato con voi. Abbiamo compiuto molti progressi, ma anche se ci troviamo in dirittura d'arrivo, come mi auguro che sia, non abbiamo ancora raggiunto un accordo né quello che definirei un compromesso dinamico e credibile perché ciò possa funzionare. Anche se oggi non è qui, voglio dare il benvenuto alla Presidenza belga, che fino dalle prime ore – dal 1° luglio alle 10.00 del mattino – ha risposto attraverso il suo ministro delle Finanze, Didier Reynders, e che ha preso parte, ieri sera molto tardi, a un trilogo con molti di voi.
Desidero ripetere quanto ha detto l'onorevole García-Margallo y Marfil: bisogna che il Consiglio capisca che è giunto il momento di agire e di fare dei progressi. L’hanno detto anche altri. In ogni caso la Commissione, con le competenze di cui dispone, farà tutto il possibile per sollecitare il Consiglio a cogliere l'opportunità che gli viene offerta: questa è la mia idea della situazione. Abbiamo ora a disposizione questi pochi giorni per raggiungere un accordo intelligente e credibile e potete contare sulla mia disponibilità.
Vorrei spendere qualche parola sulla gestione delle crisi e sulla prevenzione allo scopo di ringraziare l'onorevole Ferreira per il suo impegno. Io stesso credo da lungo tempo nelle misure precauzionali. Da molto tempo penso che, in materia di rischio ecologico, industriale e finanziario, chi inquina deve pagare, che una cura costa sempre più della prevenzione e che, quando è necessario prevenire o curare, non sono i contribuenti a dover essere chiamati in causa per primi.
Questo è lo spirito dell’insieme di strumenti che presenteremo al Consiglio dei ministri. Porteremo avanti molti degli strumenti proposti dalla stessa onorevole Ferreira e li tradurremo in proposte legislative. Mi impegno a presentarvi un testo legislativo. Questo è un tema su cui mi sono impegnato fin dal primo giorno – il 13 gennaio – davanti a voi e ai ministri, nel corso della mia audizione e in occasione del Consiglio “Ecofin” di Madrid. Potete contare su di me per presentare questo insieme di strumenti credibili, basato sulle proposte dell’onorevole Ferreira, perché ancora una volta, ne sono convinto, in questo settore così come in altri prevenire costa molto meno che curare.
Sebastian Valentin Bodu, relatore per parere della commissione giuridica. – (RO) Vorrei precisare che intervengo in qualità di relatore ombra per parere.
L'attuale crisi finanziaria ha evidenziato la mancanza di una gestione efficace delle situazioni di crisi che si sono verificate nelle entità finanziarie transfrontaliere dell'Unione europea.
A livello nazionale sono state adottate metodologie diverse. In generale, le autorità hanno usato i fondi pubblici per salvare le banche oppure hanno isolato le risorse delle banche nel proprio Paese, applicando strumenti nazionali volti ad affrontare situazioni di crisi, ma solo a livello delle proprie filiali.
Queste azioni hanno accresciuto i rischi connessi alla perdita di fiducia, alla distorsione della concorrenza, all'incertezza giuridica e all'elevato livello delle spese sostenute per salvare le banche a carico dei contribuenti.
Infine, occorrono misure a livello europeo per fermare, mediante sistemi nazionali, la gestione delle crisi che coinvolgono gruppi bancari transfrontalieri: essi possono essere estremamente differenti e tendono a proteggere le filiali situate sul proprio territorio e a non risolvere il problema dei gruppi nel loro insieme.
Raffaele Baldassarre, relatore per parere della commissione giuridica. − Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la crisi ci ha messo di fronte all'evidenza che un maggior coordinamento a livello europeo è assolutamente prioritario per lo sviluppo e la stabilità dei mercati finanziari.
Ciò premesso, mi limiterò qui ad evidenziare una questione fondamentale, soprattutto alla luce dei difficili triloghi ancora in corso. Se attribuire alle autorità di supervisione finanziaria il potere di adottare decisioni individuali direttamente vincolanti – previsto all'articolo 10 dei regolamenti – risponde alla volontà politica di reagire rapidamente alle situazioni di emergenza, nel caso della supervisione giornaliera questo potere confligge con gli articoli 17 e 258 del trattato, in base ai quali è competenza esclusiva della Commissione di vigilare sull'applicazione del diritto dell'Unione. Inoltre, in questo caso si creerebbe una paradossale situazione in cui gli Stati membri, presenti nel principale organo direttivo attraverso le proprie autorità, sarebbero indirettamente responsabili dell'applicazione del diritto dell'Unione.
In qualità di relatore per parere per la commissione giuridica ho proposto un emendamento di compromesso che cerca di risolvere questa discrasia fra i poteri conferiti alle autorità ed il ruolo e le competenze della Commissione, nel pieno rispetto del trattato. Spero che il contributo della commissione giuridica possa servire da base per eventuali compromessi con le altre istituzioni europee per arrivare a una soluzione rapida e quanto mai necessaria, nel pieno rispetto del diritto dell'Unione.
Klaus-Heiner Lehne, relatore per parere della commissione giuridica. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche se abbiamo un mercato interno unico, disponiamo di un organismo di vigilanza frammentato. È ovvio che questa situazione non può funzionare. Abbiamo bisogno di forti strutture centrali europee che utilizzino le competenze e la conoscenza approfondita delle agenzie degli Stati membri, disponendo altresì di poteri di intervento da utilizzare in caso di emergenze. I cittadini, alla luce dell’enorme pressione fiscale imposta loro da questa crisi, si aspettano che in Parlamento venga presa senza indugio una decisione rapida e adeguata. I giochi di potere a livello nazionale basati solo su chi decide cosa sono di scarso interesse per i cittadini, che chiedono una decisione efficace per la risoluzione dei problemi.
Oggettivamente parlando, se sono necessarie misure in caso di emergenza, bisogna affrontarle e prendere decisioni centralizzate a livello europeo qualora il coordinamento tra Stati membri sia insufficiente e non funzioni. Questa è la linea adottata nelle decisioni prese dal G20 e dal G8, oltre che dai Capi di Stato o di governo: purtroppo lo stesso non accade a livello del Consiglio, che si limita ad adottare un approccio miope. I cittadini non trovano accettabile questa politica e ci aspettiamo che il Consiglio intervenga.
Evelyn Regner, relatore per parere della commissione giuridica. – (DE) Signora Presidente, signori Commissari, se gli Stati membri dell'Unione europea vogliono essere forti economicamente e all'esterno, devono presentare un fronte unito in quanto Unione europea. Il pacchetto sulla vigilanza dei mercati finanziari, con un Comitato europeo per il rischio sistemico che sia il più potente possibile, è quindi esattamente ciò che serve, assieme a forti autorità di vigilanza europee – e sottolineo la parola “europee” – per le banche e le assicurazioni.
Il Comitato europeo per il rischio sistemico – se mi consentite il paragone – è in qualche modo simile al Presidente federale della Germania: nella sua veste attuale non ha alcun potere di intervento di ampio respiro – mi sarebbe piaciuto che ne avesse di più – ma può esercitare una grande autorità morale. Questo significa che può lanciare allarmi e formulare raccomandazioni pubblicamente. Il Parlamento europeo – e lo ritengo un particolare successo – ha insistito per includere anche le parti interessate della società civile (ovvero i gruppi di tutela dei consumatori, i consumatori, i sindacati e gli esperti) nel consiglio di amministrazione dell’ESRB. Ritengo davvero che questa sia una mossa estremamente positiva che merita di essere sottolineata.
Desidero poi sollecitare gli Stati membri a non ricorrere a metodi obsoleti del passato per creare l'ordine economico del XXI secolo, ma a pensare e ad agire in un’ottica europea.
Françoise Castex, relatore per parere della commissione giuridica. – (FRA) Signora Presidente, signori Commissari, la supervisione europea dei mercati finanziari è il minimo che possiamo fare, in quanto rende necessaria la regolamentazione delle agenzie di rating. Abbiamo visto quali sono gli strumenti di speculazione contro gli Stati, ma le autorità di vigilanza che dobbiamo introdurre non devono ripetere gli stessi errori operando al contempo come giudice e come giuria. La questione del controllo non è ancora stata risolta: il controllo deve essere politico. Questa regolamentazione è necessaria, ma non sarà sufficiente se non la integreremo con una governance economica dell’eurozona e dell'Unione europea che vada oltre il Patto di stabilità. Inoltre non sarà sufficiente se non verranno adottate misure reali contro la fuga di capitali verso i paradisi fiscali. Infine, questo controllo europeo non sarà sufficiente senza l’adozione di una serie di per attuare la regolamentazione anche a livello globale.
Una regolamentazione a livello europeo è utile, ma insufficiente. Dobbiamo disporre di una sorveglianza globale dei mercati finanziari.
Sajjad Karim, relatore per parere della commissione giuridica. – (EN) Signora Presidente, evidentemente in molti dei nostri Stati membri non tutto ha funzionato bene per quanto riguarda la regolamentazione finanziaria. Non possiamo semplicemente limitarci a portare avanti le cose in questa maniera per nulla funzionale e incoerente.
Nel Regno Unito, il nuovo governo ha intrapreso un’attività radicale per rinnovare e fornire la necessaria riforma a livello nazionale. Allo stesso modo, il nuovo quadro europeo deve migliorare radicalmente la qualità e la coerenza della vigilanza regolamentare. C’è bisogno di una struttura indipendente – davvero indipendente in senso normativo – ma occorre raggiungere un equilibrio. Le attuali proposte consentirebbero all'Unione europea di non tener conto delle regolamentazione nazionali e il pericolo è che le norme tecniche possano essere utilizzate di fatto per prendere e dettare scelte politiche a livello dell'Unione europea.
I nostri Stati membri hanno diritto di opporsi; il Regno Unito e la Germania hanno il diritto di adottare le posizioni che hanno assunto. Commissario Rehn, Commissario Barnier, il Regno Unito mantiene il proprio impegno, ma è necessario un giusto riconoscimento dei principi della sussidiarietà.
Íñigo Méndez de Vigo, relatore per parere della commissione per gli affari costituzionali. – (ES) Signora Presidente, credo che ci possano essere solo due soluzioni per risolvere la crisi finanziaria che abbiamo attraversato: o vengono affidati maggiori poteri alle autorità nazionali di vigilanza, oppure viene creata una sorveglianza europea con tutte le competenze del caso. Signora Presidente sono lieto che in questo momento il Parlamento sia fortemente impegnato, politicamente impegnato, per la sorveglianza europea e ritengo che su questo vi sia grande consenso tra tutti i gruppi politici.
La commissione per gli affari costituzionali sosterrà, e ha sostenuto, ogni misura istituzionale che vada in questa direzione. In questo momento, signora Presidente, ritengo che quando domani si manifesterà questo impegno, la Commissione debba svolgere una funzione di prim’ordine nei negoziati con il Consiglio. Nel corso di questi negoziati, mi sembra che il punto chiave sia se queste autorità europee saranno in grado di trattare direttamente a livello nazionale con le imprese colpite quando non viene coinvolta l'autorità di vigilanza nazionale.
Pertanto, signor Commissario, le auguro ogni fortuna: ritengo che in questo momento il suo compito rappresenti un fattore determinante per il futuro della vigilanza e dei capitali, per chi di noi desidera più Europa.
Presidente. – Volevo fare una comunicazione: giustamente molti colleghi si sono lamentati per la mancanza del Consiglio, ma oggi in Belgio c'è la prima seduta del nuovo Parlamento e quindi, per causa di forza maggiore non è stato possibile assicurare appunto la presenza del Consiglio. Cominciamo adesso il dibattito con gli oratori dei gruppi politici.
Markus Ferber, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signora Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, ci si potrebbe chiedere che cosa abbiamo effettivamente raggiunto dopo un anno di discussioni, dibattiti e sessioni di trilogo: certo avrei potuto immaginare qualcosa di meglio in cui impiegare il mio tempo. A un anno dalle elezioni europee, quando avevamo annunciato pubblicamente come intendevamo mettere sotto controllo i mercati finanziari, ci troviamo davanti a un successo magro e poco soddisfacente.
Il problema è già stato spiegato. Si tratta di mercati che al giorno d'oggi operano su scala mondiale. Gli Stati membri continuano a credere di poter utilizzare le proprie strutture nazionali di vigilanza per applicare le norme in questo ambito. Il fallimento di questo pensiero non è in realtà il motivo che ha innescato la crisi finanziaria, ma ha contribuito a coinvolgere anche l’Europa nella crisi. Per questo motivo mi chiedo quando questa realizzazione spesso citata in discorsi magniloquenti verrà concretizzata in un’azione politica, se inaspettatamente si tratta di proteggere le borse e le strutture bancarie e non di tutelare i cittadini.
Questo è il compito in cui ci siamo impegnati in quanto Parlamento europeo. Mi auguro che gli Stati membri facciano altrettanto, anche perché condividiamo la responsabilità di attuare un’adeguata regolamentazione di vigilanza per i cittadini al fine di garantire che anche i risparmi individuali siano sempre al sicuro. Mi auguro naturalmente – e qui mi rivolgo ai Commissari – che la Commissione faccia ogni sforzo per raggiungere un buon risultato il più rapidamente possibile a beneficio dei cittadini europei.
Gianni Pittella, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra chiaro che la decisione che sta per assumere il Parlamento di votare gli emendamenti e non votare, posporre la votazione della risoluzione legislativa, è un estremo tentativo di richiamare il Consiglio alle sue responsabilità, perché entro la prossima sessione di settembre il pacchetto sia approvato in prima lettura. Sinceramente, non posso credere che tra i governi persista la miopia di non dotare di poteri veri le autorità di supervisione che stiamo creando. Sarebbe come dar vita a strutture impossibilitate a fare vigilanza e che le facciamo a fare?
Il Parlamento europeo, com'è noto, non è un esercito di estremisti che fa richieste rivoluzionarie. Noi siamo persone normali che vivono tra i cittadini, cioè tra coloro che hanno subito sulla loro pelle, sulla loro tasca, il disastro di mercati finanziari senza regole sovranazionali. Le nostre proposte sono quelle di de Larosière, non di Robespierre, come sa bene l'ottimo Commissario Barnier.
Amici del Consiglio, anche se non ci siete, leggerete le nostre parole. Al nostro gesto di responsabilità aspettiamo una risposta positiva da voi, e se questo non avverrà, a settembre noi procederemo col voto e diremo a tutti i cittadini d'Europa che noi vogliamo la supervisione diretta delle autorità sugli intermediari, che noi vogliamo la vigilanza dell'ESMA estesa anche alle entità paneuropee, che l'ultima parola vogliamo che sia delle autorità europee in caso di discordia delle autorità nazionali.
Cari amici del Consiglio, non fate come gli struzzi, che per non guardare la realtà mettevano la testa sotto la sabbia, la realtà è dura ma va affrontata con scelte coraggiose e con scelte forti!
Sharon Bowles, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, nonostante i buoni elementi contenuti nella Solvibilità II di cui abbiamo già sentito parlare, abbiamo accantonato il sostegno del gruppo a causa delle preoccupazioni per la sua praticità in periodi di tensione economica, per la sua interazione con le leggi nazionali di insolvenza e per la sfiducia nelle autorità di vigilanza degli altri paesi. Esempi di crisi, come la Fortis Bank, danno adito a dubbi di tal genere e alla necessità di un’architettura di vigilanza e disciplina europee. Solvibilità II mi ha convinto che l'insolvenza transfrontaliera e l’insolvenza in generale nelle istituzioni finanziarie debbano essere affrontate a livello europeo. Si tratta di una sfida, ma è anche una grave carenza dell’intero concetto di mercato unico.
La relazione Ferreira affronta molti di questi problemi e ringrazio la relatrice per aver inserito alcune mie idee su come allontanare l'azzardo morale dai fondi di crisi e su un “ventottesimo regime” di insolvenza per le banche transfrontaliere. Ora, la pianificazione è tutto e i piani di emergenza, i piani di liquidazione e i meccanismi di liquidazione riveleranno molto sul presente e ci proteggeranno per il futuro.
Philippe Lamberts, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, vorrei rivolgermi al Consiglio e, come molti altri onorevoli colleghi, anch’io avverto la frustrazione di non poterlo fare direttamente; vorrei dire al Consiglio che, in questa materia, il Parlamento è stato ragionevole. Stiamo semplicemente chiedendo una vigilanza europea per gli attori europei e una vigilanza nazionale per gli operatori nazionali. Chiediamo la tutela dei consumatori e, in particolare, il divieto di tutti quei prodotti che tutti qui definiscono tossici e non solo qui, ma anche nell'industria, nei posti di lavoro. Se sono tossici, perché vengono autorizzati? Ovviamente chiediamo azioni vincolanti. Tutto questo non mi pare certo fare dell’estremismo. Perché il Consiglio non può accettarlo? Credo che la pazienza dei nostri concittadini e la pazienza di questo Parlamento stiano arrivando al termine. Se diamo una possibilità di agire alla Presidenza belga, questa occasione verrà colta e ne vedremo i risultati già la prossima settimana.
Come sapete, noi in Belgio ci siamo confrontati con slogan tipo “eerst Eigen Volk” (“Prima la nostra gente”) o “Quello che facciamo, noi lo facciamo meglio” e purtroppo ritroviamo troppo spesso questo egoismo nazionale a livello europeo. È soprattutto questo ad aprire sicuramente la strada a un futuro declino per i cittadini di questo continente, cittadini dei quali possiamo comunque andare orgogliosi. Quindi, come ha detto il Presidente Trichet, dopo l'introduzione di una federazione monetaria, abbiamo bisogno di una federazione economica e di bilancio. Non so come altro definirla se non una federazione politica.
Ivo Strejček, a nome del gruppo ECR. – (CS) Ho ascoltato la discussione di oggi pomeriggio e ritengo che siano state fatte alcune affermazioni molto gravi. Le prime sono state pronunciate dal Presidente Barroso, quando ha detto che siamo disposti a fare qualsiasi cosa per proteggere l'euro. Le seconde sono state pronunciate da uno di voi che ha detto che un contesto più solido o più vicino all’Unione europea potrebbe difendere la stabilità finanziaria. Qui sta l'essenza di tutto il dibattito sull'architettura finanziaria e la supervisione dell’architettura finanziaria. Abbiamo un’unione monetaria, che non può essere separata – anche secondo la scienza economica – da un’unione fiscale, e quest'ultima non può esistere senza un'unione politica.
I cittadini seduti qui a guardarci possono giustamente chiedere: “Allora, qual è la vostra soluzione?” E noi gli diciamo: “Vogliamo creare un'unione politica, ma siccome ora siamo passati attraverso la catarsi del trattato di Lisbona, abbiamo bisogno di fare qualcosa senza di voi. Abbiamo bisogno di fare qualcosa senza darvi voce in capitolo”. A mio parere questo è l'approccio sbagliato.
Thomas Händel, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento europeo ha la responsabilità di regolamentare con decisione i mercati finanziari. Tutte le proposte che abbiamo avanzato sono state fortemente annacquate in sede di trilogo perché il Consiglio e i governi non vogliono diritti d'intervento forti. L’onorevole Giegold ha ragione quando definisce “parrocchiale” quanto sta accadendo attualmente. L'intenzione non sembra quella di inasprire la regolamentazione, ma semplicemente di progettare un sistema che sia leggermente meno soggetto a rotture. Avremo una struttura di vigilanza frammentata che non sarà in grado di esercitare un adeguato controllo sui mercati finanziari. Le conclusioni tratte da questa crisi finanziaria ed economica sono insufficienti, il che significa che si sta già preparando la prossima crisi.
Molte economie nazionali, incluse quelle europee, non sono in grado di resistere ai colpi futuri, con tutte le ripercussioni sociali ed economiche che questo comporta per le persone che vivono in Europa. I nostri cittadini si aspettano che questo capitalismo predatorio dei mercati finanziari venga addomesticato e che venga ripristinato il predominio della politica. Quando l'amministratore delegato di UniCredit Banca, Alessandro Profumo, ha detto nel fine settimana che abbiamo bisogno di una forte e uniforme vigilanza finanziaria europea e di un insieme di regole comuni per tutti gli Stati membri, chiedendo norme più rigorose sui capitali, ha rivolto un appello perché il Parlamento elabori effettivamente tali regole. È compito di questo Parlamento europeo esercitare pressioni sul Consiglio e applicare una regolamentazione efficace come questione di urgenza. Questo sarebbe solo il primo passo verso uno status quo ante.
È finalmente ora che le azioni facciano seguito alle promesse grandiose. Il mio gruppo sostiene una forte regolamentazione europea. Qualsiasi altra situazione, senza regolamenti, costituirebbe un pericolo per l'euro, per un’Unione europea coesa e per la democrazia.
Claudio Morganti, a nome del gruppo EFD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, condivido l'intento di salvaguardare la sicurezza dei mercati e degli investimenti dei cittadini europei. Mi chiedo tuttavia se la strada che stiamo per intraprendere sia quella giusta, non vorrei che come risposta alla crisi e ai recenti scandali finanziari le reazioni delle Istituzioni europee, e la nostra in particolare, non cogliessero nel segno.
Attivarsi producendo nuove norme e nuove autorità cosiddette indipendenti potrebbe non rappresentare infatti la soluzione indispensabile e decisiva agli attuali problemi. In tutta Europa vi sono già, sia a livello comunitario che nazionale, moltissime e costosissime autorità indipendenti le quali, tuttavia, non hanno evitato la crisi dei mercati né le difficoltà e gli scandali finanziari registrati in Europa di recente.
Concordo sull'opportunità di un miglior coordinamento tra le varie autorità nazionali, ma credo che anche in questo campo non sia necessario omologare tutto. Mantenere una probabilità di centri di controllo autonomi tra loro è, secondo il mio parere, sicuramente preferibile nell'ottica della migliore protezione degli investimenti e dei risparmiatori.
Infine, sono convinto che debba essere rafforzata la responsabilità della politica. In quanto unica Istituzione europea direttamente responsabile nei confronti del popolo, credo che non dobbiamo abdicare alle nostre prerogative. Non dobbiamo e non possiamo affidarci fideisticamente a cosiddette autorità indipendenti: esse rappresentano uno strumento tecnico del quale avvalerci, ma non sono e non saranno mai di per sé la soluzione.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, l'Unione europea ha già circa 40 agenzie europee che ogni anno divorano 1,5 miliardi di euro. Il Consiglio e gli Stati membri non hanno mai avuto problemi a prendere decisioni rapide per istituire tali agenzie e non si sono mai preoccupati del fatto che molto spesso le agenzie, con le proprie attività, violano il principio di sussidiarietà. E soprattutto, queste agenzie spesso non trovano alcuna giustificazione.
Ora stanno per essere istituite tre nuove agenzie, tre agenzie piene di buon senso che dispongono di poteri in un settore in cui l'Unione europea può finalmente dimostrarne la loro effettiva necessità. Gli Stati membri però stanno ora opponendo resistenza in un contesto in cui la politica, per anni, se non decenni, si è dimostrata in ritardo rispetto all'impatto globale dei mercati finanziari. Visto che da un lato l'Unione europea opera dove non vi è necessità e, dall'altro, non riesce a farlo laddove ce ne sarebbe urgente bisogno, diventa comprensibile il fastidio suscitato nei propri cittadini.
Non mi resta che chiedere al Consiglio di agire in maniera sensata e di abbandonare il proprio atteggiamento ostruzionistico.
Astrid Lulling (PPE). – (FR) Signora Presidente, confesso che mi riesce difficile seguire i miei colleghi così orgogliosi di mettere in mostra i muscoli e di rivendicare un monopolio della nostra legittimità in relazione alle altre istituzioni dell'Unione. Purtroppo, spesso assumono una posizione ridicola. Però, quando i membri di questo Parlamento, con impegno e convinzione, presentano una posizione ben argomentata in difesa di quello che sembrerebbe essere l'interesse generale europeo di fronte a nazioni un po’ restie, allora la questione cambia.
In questa discussione sulla vigilanza europea, il Parlamento ha svolto proprio questo ruolo. In merito alla questione del Comitato europeo per il rischio sistemico, per la quale sono relatrice ombra per il mio gruppo, io, al pari della relatrice Goulard, ho difeso una posizione ambiziosa. Ho sostenuto meccanismi che garantiscano una certa quantità di efficienza e ho sottolineato la supremazia della Banca centrale europea. Perché? Perché la Banca centrale europea è l'unica istituzione comunitaria in questo insieme e perché ha dato prova di serietà.
Per spirito di carità cristiana non voglio citare i nomi di tutte le istituzioni e di tutte queste grandi figure dileguatesi improvvisamente durante la tempesta. Possiamo considerarci fortunati ad avere avuto almeno un capitano a bordo durante la parte peggiore della crisi. Mi sentirei quindi tranquilla se domani vedessimo la vigilanza macroprudenziale collegata a una forte istituzione comunitaria, restando necessariamente frammentata la sorveglianza microprudenziale.
In questi tempi difficili, il Comitato europeo per il rischio sistemico deve mettersi all’opera il più presto possibile. Il futuro ci dirà se i cambiamenti sono necessari, ma è essenziale iniziare su una base sana perché i rischi sistemici infettano l’intero settore bancario europeo e mondiale.
George Sabin Cutaş (S&D). – (RO) L'attuale crisi economica ci ha dimostrato la necessità di un sistema per prevenire le crisi e contenerne gli effetti negativi.
La relazione de Larosière pubblicata nel febbraio 2009 ha esaminato la supervisione finanziaria nell'Unione europea, proponendo la creazione di un organismo sui generis che sarà responsabile della supervisione macroeconomica a livello dell'Unione europea e che offrirà una soluzione alle attuali carenze.
Inoltre, nel lontano 2000 il Parlamento europeo aveva chiesto alla Commissione di presentare proposte intese a garantire la stabilità dei mercati finanziari dell'Unione europea. In termini pratici, l'Unione europea attraversa un momento critico e deve dimostrare il proprio valore ai cittadini che si aspettano delle soluzioni all'attuale recessione economica ed efficaci meccanismi di prevenzione di quelle future.
Si è parlato di un deficit democratico dell'Unione europea, per via del calo di partecipazione dei cittadini europei alle elezioni del Parlamento europeo, per la loro incapacità di identificarsi con le politiche europee. Per questo motivo ritengo che il trattato di Lisbona possa davvero segnare un passo importante per colmare tali lacune. Ma è solo l’inizio: occorre prevedere una base solida che favorisca la fiducia nel sistema economico e politico dell'Europa, attraverso la stabilità e i benefici che ne derivano.
Abbiamo bisogno di un efficace sistema di supervisione che crei le condizioni per dare all'economia una finanza stabile e garantire crescita economica e posti di lavoro sostenibili. Al fine di evitare la frammentazione occorre controllare anche l'unità del mercato unico europeo.
Ecco perché in ultima analisi, ritengo adeguata l'istituzione del Comitato europeo per il rischio sistemico e delle autorità di controllo finanziario.
Wolf Klinz (ALDE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche i membri del Consiglio si rendono conto che le debolezze del sistema di vigilanza sono, o sono state, una delle cause principali della più grande crisi finanziaria globale dal 1930 a oggi. Sono altresì consapevoli che le misure nazionali da sole non bastano a fronteggiare le conseguenze di questa crisi, ma è necessario individuare soluzioni mondiali o almeno europee.
Il Consiglio deve comprendere che il Parlamento europeo non vuole una struttura europea di vigilanza indipendente e un Comitato per il rischio sistemico sorti dal dogmatismo o dalla testardaggine, ma da una profonda convinzione trasversale. Questo è l'unico modo per garantire la trasparenza e la tutela degli investitori, sulla base di un quadro regolativo uniforme e di un’omogeneità di interpretazione e di applicazione del quadro stesso.
La crisi ci ha indicato chiaramente che non abbiamo bisogno di un minore, ma di un maggiore coinvolgimento dell'Europa nel settore finanziario: se non facciamo passi avanti ci troveremo a declinare. Gli Stati membri devono lasciare da parte l'ipocrisia mostrata al momento della ricerca di soluzioni globali nel corso delle riunioni del G20, esigendo normative europee, ma in realtà rifiutando qualunque compromesso in sede di trilogo.
Lajos Bokros (ECR). – (EN) Signora Presidente, non dobbiamo essere soddisfatti del nostro lavoro in questo campo e non dobbiamo guardare dall’alto in basso gli Stati Uniti. In realtà, da un lato gli Stati Uniti sono molto più vicini a rendere comprensiva la nuova legislazione sulla regolamentazione e la vigilanza nel settore finanziario; dall’altro badano più alla sostanza che allo scontro sul campo. La nuova legislazione, presentata al Congresso degli Stati Uniti, prevede un ufficio dei consumatori con sostanziali poteri di pronunciamento, tra cui una totale messa al bando di specifici prodotti finanziari. I derivati standardizzati verranno negoziati in un mercato prestabilito e costretti a operazioni di compensazione. I fondi speculativi e i private equity dovranno registrarsi presso la SCC al di sopra di un determinato limite di capitale, molto elevato.
Stiamo discutendo di come distribuire le competenze tra istituzioni europee e istituzioni nazionali. Bene, la soluzione è abbastanza semplice. Le istituzioni macroprudenziali come il Comitato europeo per il rischio sistemico dovrebbero essere strettamente collegate con la Banca centrale europea, un'istituzione europea, mentre le istituzioni microprudenziali devono essere coordinate tra le istituzioni nazionali.
Mario Borghezio (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, le misure per la supervisione del sistema finanziario europeo devono avere – e andrebbe meglio sottolineato nella relazione – un obiettivo prioritario, che dev'essere ben chiaro e fortemente sostenuto: quello di stabilire regole severe di controllo del mercato dei derivati, che sono una delle cause maggiori, se non la maggiore, dell'attuale crisi finanziaria.
Qui, invece, disegniamo soprattutto un'istituzione centralizzata, un po' copiata sul modello della BCE, e questo non va bene, perché a questo punto non si capisce, non si comprende bene quale sia il ruolo delle agenzie di vigilanza nazionali – nel nostro paese la Banca d'Italia. Sembra che siano ridotte un po' al ruolo di agent, un ruolo non troppo ben definito, mentre la vigilanza deve avvenire partendo dal territorio, nel nostro paese, per esempio, questo avviene anche attraverso un sistema di filiali locali che possono ben monitorare le situazioni.
E poi, perché la sede dell'agenzia europea a Francoforte, chi l'ha deciso? In base a quali principi, se non a quello di, direi, uniformarla alla Banca centrale europea? Noi proponiamo la sede di Milano, per esempio, grande piazza finanziaria e grande piazza bancaria, anche dal punto di vista geoeconomico al centro dell'Europa.
Io credo che su questo piano si debba andare in generale molto più a fondo, con misure che bisogna avere il coraggio di prendere, per esempio introducendo nella legislazione europea una separazione in base ai principi della vecchia legge americana, una separazione tra le banche di speculazione e le banche commerciali e di raccolta.
Danuta Maria Hübner (PPE). – (EN) Signora Presidente, la crisi attuale ci ha insegnato che quando una banca europea si mette nei guai, i suoi problemi possono ricadere oltre frontiera. Si sta istituendo un sistema europeo di vigilanza finanziaria per prevenire situazioni simili, mentre è auspicabile che un quadro europeo per la gestione delle crisi transfrontaliere porti a compimento il prima possibile l'architettura di vigilanza.
Gli ultimi due anni hanno dimostrato che basarsi su approcci nazionali per far fronte alle crisi è palesemente una soluzione non ottimale. Il nuovo sistema dovrà essere sviluppato così da poter gestire una crisi in modo economicamente efficiente, eliminando i pericoli morali ed escludendo salvataggi a carico dei contribuenti. I trasferimenti patrimoniali dovranno essere regolamentati in modo da garantire parità di condizioni, soprattutto per i paesi ospiti.
Il sistema di gestione delle crisi transfrontaliere – basato su ventotto criteri – dovrebbe essere progettato in modo tale da eliminare l'interdipendenza tra le banche e i bilanci nazionali, contribuendo inoltre alla nascita di un mercato bancario unico dell'Unione. Dopo tutto, se avessimo avuto un mercato bancario unico in Europa, non avremmo dovuto parlare di gestione delle crisi transfrontaliere.
Ultimo ma non meno importante, mi preme sottolineare che tutti gli elementi del quadro europeo di stabilità finanziaria, al pari del regime di risoluzione per le istituzioni transfrontaliere, devono essere adottati con urgenza al fine di ridurre l'incertezza e la fragilità del settore bancario. Disporre di un meccanismo europeo a regime consentirà all'Europa di essere più efficace nel garantire che le soluzioni globali vengano concretizzate rapidamente.
Edward Scicluna (S&D). – (EN) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei congratularmi con tutti i relatori per il lavoro svolto su questo importantissimo pacchetto di riforme. Questa revisione dell'architettura finanziaria dell'Unione europea ha rappresentato un impegno enorme per la commissione per gli affari economici e monetari e ha dominato gran parte del mio primo anno in qualità di parlamentare europeo.
Sono lieto che a quanto pare si sia vicini a un accordo. Un buon funzionamento dell’Unione e dei sistemi finanziari globali, oltre all’attenuazione delle minacce, richiede una migliore coerenza tra macro e microvigilanza. A posteriori, sembra incredibile che non vi sia stato un unico organismo macroprudenziale a livello europeo a svolgere proprio questo compito. I nostri mercati finanziari per i paesi sia all'interno che all'esterno dell’eurozona sono così strettamente integrati che un organo di controllo attento alle tendenze del mercato, alle bolle speculative, alle cause future dei rischi sistemici e agli squilibri, forse avrebbe portato ad una risposta alla crisi più rapida e coordinata.
La crisi ha dimostrato molte cose: che il nostro quadro normativo non era abbastanza solido, che i mercati non sempre si autocorreggono, e peggio ancora, che erano esposti a rischi sistemici non monitorati. Accolgo con favore, in particolare, l'istituzione del Comitato europeo per il rischio sistemico, un organismo destinato a fungere da sentinella e a lanciare un primo allarme per i rischi sistemici o per gli squilibri.
A questo proposito, la priorità più immediata è di fornire una definizione qualitativa del rischio sistemico per consentire un funzionamento efficace. Accogliamo con favore la recente decisione di pubblicare a breve i risultati dei test di stress di alcune delle maggiori banche nell’Unione europea. Spero che la Commissione seguirà questo esempio, realizzando e rendendo pubblici, su base regolare, i test di stress delle finanze pubbliche di tutti gli Stati membri.
In conclusione, il Parlamento ha compiuto un enorme sforzo e ha dimostrato la volontà politica di raggiungere un compromesso e un accordo su questo pacchetto di riforme prima della pausa estiva, ma è anche rincuorante che l'accordo sia ormai prossimo e che queste riforme possano entrare in vigore prima del gennaio 2011.
Vicky Ford (ECR). – (EN) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare di cuore i relatori per il loro difficilissimo lavoro, e il Commissario, i membri del Parlamento e della Presidenza che ieri notte hanno negoziato pazientemente fin quasi a mezzanotte. Siamo tutti d'accordo che l'ESRB e l'ESA permetteranno un approccio completamente nuovo e necessario alla gestione del rischio finanziario in tutta Europa: è un passo positivo, ma non semplice.
Il pacchetto è composto da cinque diverse direttive che possono modificarne o influenzarne altre 11: vi sono dei cambiamenti significativi nel modo in cui interagiscono le sorveglianze nazionali, le banche centrali e i ministri. Sono estremamente lieta di constatare quanto siamo prossimi a un accordo finale; posso già scorgere un accordo su 64 dei 67 articoli dell’ESA, e per i tre che restano vi è già un accordo sulla maggior parte delle sub-clausole. Tutti, compresi gli stessi relatori, dobbiamo esserne molto fieri.
Vi prego, la prossima settimana, di mantenere aperto il dialogo nel corso dei negoziati Ecofin. Abbiamo bisogno di istituire queste autorità, assicurandoci che dispongano di personale di alta qualità e, se necessario, accrescendone in seguito i poteri.
Theodor Dumitru Stolojan (PPE) . – (RO) Desidero anch’io richiamare l'attenzione sulle attività delle banche straniere nei nuovi Stati membri che non fanno parte dell’eurozona.
Queste attività devono essere considerate della massima importanza nel quadro della vigilanza del sistema finanziario, sia a livello di Unione europea sia a livello nazionale, al fine di prevenire l'incidenza di comportamenti irrazionali e sconsiderati.
Sono a favore di questa azione in quanto le banche straniere in alcuni nuovi Stati membri hanno creato un rischio enorme: hanno preso crediti esterni a breve termine e concesso crediti a medio e lungo termine alle imprese e ai cittadini di tali paesi. È stata questa una delle principali ragioni per cui i paesi interessati hanno chiesto urgentemente il sostegno condizionato del Fondo monetario internazionale.
Burkhard Balz (PPE). – (DE) Signora Presidente, anche in Europa abbiamo bisogno di un maggior controllo dei mercati finanziari. La crisi economica e finanziaria ha reso vistosamente e dolorosamente palesi le opportunità perdute in passato.
Le autorità di vigilanza finanziaria europea devono essere dotate di ampi poteri. Non devono trasformarsi in gusci vuoti che assistono passivamente agli sviluppi del mercato. In particolare, per le istituzioni finanziarie operanti a livello transfrontaliero è necessario un organismo centrale che al momento cruciale possa cooperare con gli organismi nazionali di controllo e fornire interventi rapidi e mirati. Nei momenti di emergenza i poteri di intervento diretto sono indispensabili in caso di divergenza tra le autorità nazionali e anche laddove si verifichino violazioni del diritto comunitario.
Il Consiglio deve finalmente accettare il Parlamento europeo come legislatore equipollente. Certo non è mancato il lavoro preparatorio da parte dei parlamentari responsabili. Si sono tenute numerose discussioni e il lavoro è stato svolto in Parlamento in modo rapido e mirato. Attendiamo ora che il Consiglio fornisca risposte chiare e proposte concrete per iscritto. Per descrivere la situazione mi pare calzante un riferimento ai mondiali di calcio: ora la palla passa al Consiglio.
Enikő Győri (PPE). – (HU) La crisi ha impartito a noi tutti una dolorosa lezione: non possiamo permettere che le istituzioni finanziarie svolgano attività speculative e senza supervisione, che comportino un rischio per la sicurezza lavorativa di milioni di persone. Le nuove autorità di sorveglianza serviranno proprio a questo scopo. Sono lieta che le proposte di compromesso presentate al Consiglio includano importanti emendamenti per l'Europa centrale e orientale. È stato ad esempio concesso ai presidenti delle banche centrali degli Stati membri al di fuori dell’eurozona abbiano il diritto di partecipare agli organi di gestione del Comitato europeo per il rischio sistemico, ed è stato anche concordato l’utilizzo di un processo decisionale a maggioranza semplice in caso di controversie tra autorità di vigilanza. Le nuove autorità di sorveglianza dovranno essere istituite con l'inizio della Presidenza ungherese, ovvero il 1° gennaio 2011. Al fine di raggiungere un compromesso, ritengo necessario che tanto il Consiglio quanto il Parlamento facciano delle concessioni, ove tecnicamente opportuno e ragionevole. Per esempio, il Consiglio deve consentire che le sedi di tutte le nuove autorità risiedano a Francoforte, deve permettere che gli enti finanziari transfrontalieri vengano posti sotto la vigilanza degli organismi europei di sorveglianza e deve fare in modo che questi organismi siano indipendenti della Commissione. Anche il Parlamento deve fare delle concessioni. Onorevoli colleghi, io credo che è sufficiente concentrarsi esclusivamente sulla guida strategica, invece di stabilire standard tecnici. Il Consiglio “Ecofin” deve infine avere il diritto di segnalare una crisi economica. Confido che si possa raggiunto un accordo di compromesso entro settembre al più tardi e che le nuove istituzioni entrino in vigore il 1° gennaio.
Jean-Pierre Audy (PPE). – (FR) Signora Presidente, sono lieto di trovare in quest'Aula il mio amico Commissario Barnier. Vorrei anche esprimere la mia gratitudine all’onorevole García-Margallo y Marfil per aver accettato che, qualora un istituto di credito non sia più regolamentato da un'autorità nazionale, la competenza in questo settore spetti alla futura autorità bancaria europea. Penso agli istituti bancari internazionali pubblici e, in particolare, alla Banca europea degli investimenti.
Vorrei discutere di due argomenti che mi sembrano importanti: in primo luogo, i principi contabili e quindi la controversia in atto con i nostri amici americani sul valore congruo.
Dovremo essere in grado di arrivare ad un accordo nel settore finanziario e nel contesto delle società di assicurazione e delle autorità di mercato e, in caso contrario, di disporre dei nostri standard contabili in questi settori finanziari.
Infine, se dovesse capitarci di affrontare la questione del fallimento degli Stati, propongo di riflettere sulle responsabilità degli enti creditizi e, in particolare, biasimare gli istituti di credito che abbiano aiutato impropriamente uno Stato in difficoltà finanziarie. Non mi pare giusto che un istituto di credito debba continuare a concedere prestiti a uno Stato che non rispetta le regole del Patto di stabilità e di crescita.
Elena Băsescu (PPE). – (RO) Questa crisi ha dimostrato che abbiamo bisogno di un meccanismo più efficace per la regolamentazione dei mercati finanziari transfrontalieri e per la loro sorveglianza.
L'obiettivo principale di tutto il pacchetto legislativo è conservare la stabilità finanziaria nell'Unione europea, di individuare in tempo utile i rischi esistenti nel sistema e di tutelare gli investitori. Tuttavia è importantissimo evitare un eccesso di regolamentazione del mercato che potrebbe comportare ulteriori oneri burocratici e perfino casi di corruzione.
Ritengo che le tre autorità europee di sorveglianza e il Comitato europeo per il rischio sistemico contribuiranno a rafforzare la vigilanza a livello europeo. Per questo motivo è importante che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione raggiungano al più presto un compromesso sulle proposte per migliorare la regolamentazione e la sorveglianza.
Zigmantas Balčytis (S&D). – (LT) In verità, fino ad ora, molti tra noi politici non hanno potuto rispondere a una semplice domanda: perché si è verificata questa crisi finanziaria? Dove eravamo prima e perché non siamo stati in grado di prevedere che sarebbe finita così? Per come la vedo, abbiamo lasciato una semplice questione, ovvero il controllo, nelle mani degli stessi operatori del mercato finanziario. Ritengo che oggi sia inevitabile la creazione di queste tre istituzioni: bisogna veramente farlo perché i dati che raccoglieranno, saranno molto importanti e in parte riservati. Ritengo che, nell’ambito del suo mandato, il Commissario Barnier abbia indicato, per completare il quadro principale, la necessità di creare un'agenzia di rating europea. Se in futuro disporremo di un meccanismo completo, potremo utilizzare i dati raccolti per aumentare la competitività del mercato europeo.
Marielle De Sarnez (ALDE). – (FR) Signora Presidente, abbiamo attraversato una crisi finanziaria molto grave e profonda che ha scosso il mondo, destabilizzato la nostra economia, aggravato la disoccupazione e accelerato il nostro debito, e continuiamo ancora a subirne gli effetti.
Mi sembra pertanto che la nostra responsabilità sia chiara: dobbiamo fare tutto il possibile affinché questa situazione non si ripeta. Per questo è fondamentale che i relatori, la Commissione e il Consiglio procedano insieme a passo spedito per raggiungere finalmente un accordo onorevole. Abbiamo bisogno di regolamentazione e di sorveglianza, di autorità forti e indipendenti, nell'interesse dei cittadini europei. Anche l'Unione europea deve realizzare quello che gli Stati Uniti sono riusciti a compiere. Questo è l'unico modo a nostra disposizione per cambiare le cose ed è per questo che dobbiamo riuscirci.
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) La continua turbolenza dei mercati finanziari ci mostra che il sistema finanziario globale è molto sensibile a tutte le informazioni sui debiti o sulla solvibilità dei singoli attori in campo.
Ovviamente, anche i paesi dell'Unione Europea non possono evitare un’ombra di sospetto dall’esterno, facciano essi parte o meno dell’eurozona. È quindi una condizione elementare per il funzionamento dell'Unione che ogni Stato persegua una politica economica responsabile e credibile. Tuttavia, gli sforzi per creare una regolamentazione più severa e una più attenta sorveglianza non bastano da soli a prevenire possibili crisi.
La crescita smisurata e la sete di guadagno del settore finanziario in rapporto all'economia reale hanno condotto a pratiche rischiose che hanno trasformato l'economia mondiale in una specie di casinò in cui i paesi e i loro cittadini si ritrovano a fornire le garanzie ultime per i giocatori d'azzardo della finanza.
Dobbiamo continuare a lavorare con pazienza per una più ampia ed equilibrata riforma possibile del sistema finanziario, in modo che le nuove regole possano eliminare il gioco d'azzardo tanto dalla sfera politica quanto dalle istituzioni finanziarie.
Salvatore Iacolino (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, una politica finanziaria dell'Unione europea seria e credibile deve mettere al centro della propria agenda un forte coordinamento fra le politiche comunitarie e quelle dei singoli Stati membri. Il nuovo programma pluriennale 2014-2020 deve tenere in debito conto questa opportunità, che rappresenta nello stesso tempo una prospettiva seria di sviluppo sostenibile.
Le autorità che a tal fine dovrebbero essere attivate devono sviluppare strategie di intervento coerente con la crescita sostenibile dell'Unione europea e ancora più vigilanza, per impedire il possibile collasso del sistema, senza con ciò frenare la sana imprenditoria. Il sistema delle banche – e perché no – soprattutto direi, tutelando nel contempo la famiglia, una migliore regolamentazione ed una vigilanza severa, per dare ulteriore vitalità ad un sistema, quello europeo, che ha bisogno di crescente prosperità.
Othmar Karas (PPE). – (DE) Signora Presidente, vorrei rivolgere questo invito al Consiglio, ora assente: tornate a un’Europa forte con un senso comunitario, non fuggite dalla realtà, guardate negli occhi i cittadini e non scaricate le responsabilità sulle generazioni future.
Abbiamo bisogno di un maggiore coinvolgimento dell'Europa. La proposta presentata dalla Commissione prevede già uno scenario di base, ma serve una vigilanza rigorosa, il diritto di intervento e una funzione mediatrice. In caso di emergenze bisogna prendere decisioni senza preavviso. Chiediamo una vigilanza bancaria che partecipi alla gestione delle crisi. La clausola di salvaguardia è uno strumento ostruzionistico e viola la solidarietà comunitaria.
Abbiamo bisogno di una vigilanza rigorosa. Dobbiamo trovare un accordo la prossima settimana, uscire dallo stallo e dire ai nostri cittadini che siamo pronti e disposti a raccogliere la sfida.
Janusz Władysław Zemke (S&D). – (PL) Signora Presidente, la ringrazio molto per avermi dato la parola. Vorrei sottolineare con forza che ciò di cui stiamo parlando oggi non riguarda solo l'economia dei singoli Stati membri, ma riguarda 500 milioni di persone.
È molto positivo che l'Unione europea si impegni attivamente nel garantire la sicurezza finanziaria. A questo proposito, è degna di nota l'accresciuta attività del Parlamento stesso, della Commissione europea e della Banca centrale europea. Concordo pienamente con il sostegno agli Stati membri in situazioni di crisi, ma “sostenere” non significa “liquidare”. Ricordiamoci di collegare la responsabilità dell'Unione a quella di tutti gli Stati membri. Una migliore supervisione a livello europeo è una buona idea, ma dobbiamo anche chiedere di più in materia di sorveglianza nazionale.
Alexandra Thein (ALDE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, la crisi finanziaria ha evidenziato l’assoluta necessità di un’uniforme autorità di sorveglianza finanziaria per l'Unione europea. Le tre autorità di vigilanza a livello europeo, previste per banche, assicurazioni e valori mobiliari devono avere il diritto di intervenire direttamente in istituzioni nazionali come la Deutsche Bank.
Questo diritto di intervento è limitato a casi assolutamente eccezionali e speriamo non sia mai utilizzato. In qualità di membro della commissione giuridica, mi rammarico che la commissione competente non abbia preso in considerazione le nostre obiezioni costituzionali riguardo ai diritti di intervento previsti, a livello europeo e nazionale, specialmente sulla scia della sentenza della Corte costituzionale federale tedesca sul trattato di Lisbona. Non è stata raccolta una raccomandazione della commissione giuridica in base alla quale la Commissione, in quanto custode dei trattati, agirebbe come autorità decisionale ultima nel quadro di una procedura predefinita, o, in altre parole, avrebbe l'ultima parola.
Su questo punto, la commissione giuridica riconosce che la competenza tecnica necessaria a dare giudizi è indiscutibilmente disponibile presso le autorità di vigilanza nazionali ed europee e non in Commissione. Mi auguro che durante i negoziati in corso si trovi una soluzione anche a questo problema costituzionale.
Oreste Rossi (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, in un tempo di crisi economica e finanziaria l'Unione europea dovrebbe adottare forti misure a livello europeo, aumentando il controllo sugli istituti bancari e sui mercati finanziari.
La creazione di quattro nuovi organi di controllo potrebbe presentarsi come valida alternativa, garantendo una stretta collaborazione con gli organi di supervisione nazionali. Non si tratterebbe di organi responsabili di monitorare l'intero settore di loro competenza, ma specifiche istituzioni finanziarie composte da rappresentanti al più alto livello delle autorità di supervisione nazionali, che contribuiranno ad armonizzare gli standard e la regolamentazione fra gli Stati UE. In particolare, l'autorità bancaria europea valuterà l'accesso, la disponibilità e i costi del credito per i consumatori e le piccole e medie imprese.
A conclusione del G20, purtroppo, l'idea di tassare le banche, fortemente sostenuta sia dal Presidente Barroso, sia da Van Rompuy, non è stata nemmeno presa in considerazione. In un'Europa sempre più esposta alla crisi è necessario intervenire congiuntamente al fine di costruire regole comuni a tutela dei cittadini e degli investitori.
Thomas Mann (PPE). – (DE) Signora Presidente, un'efficace autorità di vigilanza bancaria europea, come illustrato nella relazione García-Margallo y Marfil, contribuirà all'architettura di un nuovo sistema di controllo finanziario. Vogliamo mantenere sempre al minimo i rischi sistemici, e per farlo abbiamo bisogno di rafforzare i requisiti patrimoniali delle banche, tra l'altro al fine di svolgere attività che comportino meno rischi. Tuttavia la precedenza va data alle autorità nazionali di vigilanza, che devono finalmente collaborare tra loro e tenersi pienamente informate a vicenda, impedendo così le operazioni a rischio.
L'importanza degli specifici interessi nazionali, come stabilito da alcuni ministri delle Finanze dell'Unione europea, deve rimanere in secondo piano. Sarebbe disastroso se anche un solo Stato membro abbandonasse lo schieramento, e non mi rivolgo solamente ai paesi dell’eurozona. La Presidenza del Consiglio, che ora è assente, deve assumersi la responsabilità di intessere un dialogo stretto con il Parlamento europeo e la Commissione, oltre a riorientare le riflessioni nazionali verso una comune e coerente azione a lungo termine. Per il bene dei contribuenti, abbiamo bisogno di un maggiore e non di un minore coinvolgimento dell’Europa.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signora Presidente, il fatto che 64 dei 67 articoli siano già stati concordati indica che non solo tutti sono soddisfatti di quanto è stato proposto, ma che sono estremamente lieti che qualcuno, da qualche parte, stia prendendo il controllo di una situazione che per troppo tempo è andata a rotta di collo e ha provocato la terribile situazione in cui ci ritroviamo. Per quanto riguarda le persone comuni, vedono che queste proposte portano la speranza dove c'era la disperazione, il controllo dove c'era il disordine, l'onestà dove vi era la corruzione e l’ottimismo dove c'era il pessimismo.
Certo, alle banche, alle autorità di regolamentazione e agli speculatori – e in realtà ai governi deboli – arriva forte e chiaro non solo il messaggio odierno che sono troppo grandi per fallire, ma che da ora in poi, sono troppo grandi per sbagliare nel conseguire risultati. Se non riusciranno a conseguire risultati, dovranno risponderne a qualcuno. Questo è il messaggio fondamentale.
Vorrei concludere dicendo che non ho considero un problema il fatto che le istituzioni abbiano sede a Francoforte; dopo tutto, la Germania ha rappresentato un modello di correttezza finanziaria migliore di molti altri.
Gay Mitchell (PPE). – (EN) Signora Presidente, in gran parte, il problema causato in Irlanda dalla crisi bancaria e finanziaria può essere fatto risalire a patrimoni sopravalutati, in particolare per le abitazioni ma anche per altre proprietà su cui le banche prestano denaro.
La Banca centrale europea ha conseguito rilevanti risultati nel controllo nell'Unione europea dell'inflazione, cosa ben diversa dall’inflazione mobiliare. Per due anni e mezzo, ad ogni riunione tra la commissione per i problemi economici e monetari e il presidente della Banca centrale, ho sollevato la questione di come intervenire per controllare l'inflazione mobiliare.
Laddove il tasso di interesse viene utilizzato come metodo per controllare la nostra inflazione, avere bassi tassi d'interesse è un ottimo strumento se lo si impiega per quelli più bassi o più elevati. Il problema è che ignoriamo l’inflazione mobiliare. In queste nuove istituzioni dobbiamo trovare un modo per reinserire nei calcoli l'inflazione mobiliare e per avere un sistema di allarme preventivo che si occupi dei patrimoni, e in particolare dell'inflazione dei prezzi delle case, perché questo è al centro del problema in alcuni dei nostri paesi, e nel mio in particolare.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, innanzi tutto mi scuso per l'assenza del Commissario Rehn, che ha dovuto prendere un aereo, ma che ha già ampiamente ascoltato le parti essenziali dei nostri discorsi. Gli riferirò tutti quegli elementi che possono riguardarlo direttamente.
Vorrei innanzi tutto richiamare l'attenzione della Presidente, dell’onorevole Bowles e dell’onorevole Ferreira, sull'importanza che attribuisco a questo intero sistema preventivo e prudenziale. L’onorevole Bowles ci ha ricordato la necessità di misure preventive di intervento. Ritengo che sia una buona idea e la ritroverete nelle comunicazioni della Commissione in ottobre, negli strumenti e nella legislazione che presenterò nel 2011. Inoltre, signora Presidente, presterò molta attenzione al proseguimento di Solvibilità II e anche a quanto riguarda l'attuazione di Basilea II.
Molti di voi, onorevoli colleghi – gli onorevoli Ferber, poco fa, Győri, Balčytis e Karas poc’anzi – hanno parlato dei cittadini. Penso sia bene ricordare alla gente che il colpo, l'effetto a cascata e le conseguenze umane sociali di questa crisi finanziaria, con le sue conseguenze economiche e sociali, non sono al termine. Stiamo infatti realizzando questa riforma per i cittadini. Ritengo, al pari di molti di voi, che se dovesse capitare una nuova crisi (i rischi nei vari settori sono stati ricordati poco fa) senza aver imparato la lezione della crisi finanziaria degli ultimi due anni, e senza aver creato strumenti preventivi e precauzionali, i cittadini non ce lo perdonerebbero. Questa è molto più di una riforma per i cittadini; si tratta di mettere i servizi finanziari e i mercati al servizio dell'economia reale, dell'occupazione e quindi dei cittadini. Questa è una delle mie priorità, a prescindere da quanto stiamo dicendo questo pomeriggio, signora Presidente, su altri temi che interessano i cittadini come la tutela dei consumatori di determinati prodotti finanziari.
Proprio oggi, su mia proposta, la Commissione ha adottato la revisione della direttiva sulla garanzia dei depositi, la revisione della direttiva in materia di compensazione per gli investitori e un Libro bianco sulle garanzie nel settore delle assicurazioni.
L’onorevole Lulling ha parlato di un tema che interessa il mio collega, Commissario Rehn. È chiaro, onorevole Lulling, che il presidente della Banca centrale deve svolgere un ruolo preminente nel Consiglio europeo per il rischio sistemico. L'esatto meccanismo di nomina del presidente è un punto su cui stiamo lavorando con il mio collega, Commissario Rehn.
Onorevole Klinz, vorrei ringraziarla per il sostegno che ci sta dimostrando. Lei ci ha ricordato l'importanza di applicare le regole in modo corretto. Questo è il principio che sta alla base di un codice unico, al quale sono personalmente molto favorevole.
Vorrei confermare ancora una volta agli onorevoli Lamberts e Giegold, che si trova qui, il mio interesse per la questione delle autorità europee che vietino determinati prodotti o determinate operazioni. Sono aperto a questa idea e le autorità di vigilanza riunite nella nuova rete europea dovranno essere proattive nella supervisione dei prodotti, in particolare quelli più dannosi che possono rappresentare un rischio per la stabilità finanziaria e per la tutela dei consumatori appena menzionata. Bisogna iniziare, onorevole Giegold, prima ancora di parlare di un divieto e prevedere un importante ruolo di coordinamento per le autorità in questo settore. Il Consiglio ha inoltre accettato che le autorità possano ricoprire un ruolo simile. Penso che sia possibile raggiungere un accordo su un testo che garantisca un ampio margine di applicazione, prevedendo al contempo la possibilità di agire su prodotti o transazioni pericolose.
Gli onorevoli Hübner, Méndez de Vigo, Balz e Audy hanno accennato alla missione transfrontaliera di queste istituzioni. La proposta della commissione per i problemi economici e monetari di rimettere alle autorità il controllo delle istituzioni transfrontaliere è una scelta che pone problemi politici e tecnici che vi suggerisco di non ignorare. La cosa importante per me è che dal 1° gennaio 2011 entrino in funzione autorità che abbiano veri poteri vincolanti per far fronte alla mancanza di coordinamento e alla debolezza o alla mancata vigilanza palesatesi in passato, per agire in caso di emergenza, per garantire il rispetto del diritto comunitario e per controllare le agenzie di rating di cui molti di voi hanno parlato questo pomeriggio.
Dopo che queste autorità avranno operato per tre anni e quando si sarà consolidata la loro reputazione sul mercato, procederemo ad una valutazione insieme a voi per valutare l’eventuale necessità di un cambio di competenze.
Anche l’onorevole Bodu, il Presidente e gli onorevoli Lehne e Regner hanno dato il loro sostegno al lavoro che stiamo svolgendo insieme. Abbiamo effettivamente bisogno, come ho appena detto, di una reale sorveglianza europea che sia efficiente e coordinata. Per questo motivo è molto importante utilizzare in modo intelligente i giorni che abbiamo a disposizione, in modo da riuscire a convincere il Consiglio a cogliere l’occasione che gli si presenta, e che gli avete offerto, di fornire dettagli su questi temi e di raggiungere un reale accordo.
L’onorevole Baldassarre ha menzionato una preoccupazione condivisa anche dall'onorevole Lehne e relativa alle competenze delle autorità. Vorrei ricordare all'onorevole Baldassarre che le proposte che ho avanzato a nome della Commissione, presentate anche prima di me, sono state preparate con il nostro servizio giuridico, fatte salve le competenze della Commissione.
Gli onorevoli Pittella, Méndez de Vigo, De Sarnez poc'anzi, Goulard, Ferber e Lulling ci hanno ricordato l'ambizione delle proposte avanzate dal gruppo de Larosière. Come ha detto anche l'onorevole Goulard, si tratta di proposte presentate su richiesta del Presidente Barroso. Abbiamo cercato, nella proposta della Commissione, di rimanere il più vicino possibile e talvolta perfino di spingerci un po’ oltre l'ambizione della relazione de Larosière su questa architettura europea. Desidero rinnovarvi il mio auspicio che, nelle prossime settimane e, spero, nei giorni a venire, grazie alla collaborazione di cui ci potremo godere con il Consiglio dei ministri delle Finanze, si possa rimanere il più vicino possibile alla credibilità e all'ambizione di questi proposte iniziali della Commissione, basate sulla proposta da Jacques de Larosière.
Vorrei spendere una parola su un argomento che gli onorevoli Bokros e Audy hanno trattato prima, in materia di principi contabili. Questo ha a che fare con la messa a punto transatlantica a cui talvolta mi capita di accennare. Io non sono preoccupato per l'energica interazione tra americani ed europei. Al momento, l'80 per cento degli scambi finanziari avvengono su entrambi i lati dell'Atlantico; le altre regioni del mondo sono lì, tra gli americani e gli europei. Ho notato che il Presidente Obama e i leader europei hanno firmato gli accordi e hanno preso le decisioni al G20; seguiamo la stessa tabella di marcia. Inoltre, l’ultimo G20 era a mio parere un po’ come un G20 di monitoraggio. Anche se fosse stato solo questo, è importante mostrare la medesima determinazione nell’attuare quanto è già stato deciso e che è ben lungi dall'essere attuato. Gli americani hanno adottato un metodo diverso dal nostro: hanno adottato un pacchetto globale. Ora per attuare tali decisioni sarà necessario prendere in esame le questioni una per una. Per quanto ci riguarda, abbiamo attualmente in corso di esame una serie di proposte per il regolamento sugli hedge fund e i private equity: la prima è stata appena adottata con la direttiva relativa ai requisiti patrimoniali (CRD III), e l’altra spero venga adottata con la supervisione.
Mattone su mattone, settimana dopo settimana, elaboreremo tutte le proposte previste della Commissione per l'attuazione delle decisioni del G20. Per questa ragione non ho voluto solo fare la stessa cosa degli americani, ma fornirvi una visione globale in modo che i giornalisti, le imprese, i mercati, i cittadini e i parlamentari europei e nazionali dispongano di una visione d’insieme, e inserire tutto questo ordine del giorno in un documento completo e coerente adottato lo scorso 2 giugno e che ora costituisce la nostra tabella di marcia.
Su alcuni punti gli americani hanno fatto qualcosa in più, ma il prossimo settembre noi dovremo agire anche su un punto estremamente importante, ossia la regolamentazione dei derivati e delle vendite allo scoperto.
Ritengo vi sia un reale parallelo tra americani ed europei. Non usiamo sempre gli stessi strumenti e non useremo sempre gli stessi metodi. I nostri settori bancari sono alquanto diversi. Vi ricordo che in Europa, le banche finanziano fra i due terzi e i tre quarti dell'economia. Negli Stati Uniti accade il contrario. Non abbiamo sempre le medesime strutture bancarie, non useremo sempre gli stessi strumenti, ma dobbiamo raggiungere analoghi obiettivi entro un medesimo termine di tempo. L'unica questione, signora Presidente, su cui è in corso un dibattito che può diventare una divergenza è quella menzionata dall'onorevole Audy, ovvero le norme contabili. A questo proposito, stiamo intrattenendo un dialogo fiducioso con gli americani, ma senza ingenuità.
In sostanza questo è quanto volevo dire e vi ringrazio per i vostri interventi.
Ramon Tremosa i Balcells, relatore. – (EN) Signor Presidente, immaginiamoci per un momento cosa sarebbe successo in Europa senza l'euro in una crisi di questa portata. Nel mio caso, potrei sostenere che la Spagna probabilmente si sarebbe ritrovata in un gran pasticcio.
L'euro è stato creato 11 anni fa. La creazione di una moneta unica non è stato un processo facile e valute europee molto importanti hanno subito consistenti attacchi speculativi. Tuttavia, credo che i benefici e i vantaggi dell'euro per i cittadini dell’eurozona siano molto superiori ai costi connessi.
Cari colleghi, oggi stiamo vivendo un altro momento europeo: un nuovo treno europeo – la vigilanza finanziaria europea – è arrivato in stazione e aspetta che i paesi europei salgano a bordo.
Desidero anche ricordare che se si verificasse un'altra crisi finanziaria e se continuassimo a fare affari come al solito, non avremmo un'altra opportunità per salvare il settore finanziario. Non dico “confidiamo nella BCE”, perché so che il mio collega, onorevole Giegold, non ama mescolare economia e religione, ma l'ulteriore passo verso un’autorità finanziaria europea accresce il ruolo della Banca centrale europea nella vigilanza finanziaria europea.
Antolín Sánchez Presedo, relatore. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, l'Unione europea ha una responsabilità particolare nel settore dei servizi finanziari in quanto è il leader mondiale in materia di banche e assicurazioni, e il secondo più grande mercato al mondo per i valori mobiliari. Gli europei si attendono un sistema di sorveglianza che garantisca l'affidabilità e la forza dei nostri servizi finanziari e noi non possiamo deluderli.
Credo che dovremmo impiegare bene il tempo e giungere ad un rapido accordo. Possiamo fare di più in tre direzioni: in primo luogo garantire in caso di urgenza l'efficacia delle decisioni delle autorità, in secondo luogo dimostrare palesemente il nostro impegno nei confronti dei risparmiatori – che hanno la priorità in merito alla tutela degli istituti di deposito – e, in terzo luogo, muovere verso un sistema europeo di risoluzione delle crisi. Chi in passato sosteneva l'autoregolamentazione, deve ora accettare l’autofinanziamento. Nella prossima crisi non potranno essere i cittadini a pagare e a tenersi i cocci.
Ci sono tre orientamenti all'interno della direttiva Omnibus: in primo luogo adattarci al trattato di Lisbona, in secondo luogo aumentare la trasparenza, fornire informazioni sulle sanzioni dell’autorità europea di vigilanza dei mercati e garantire che gli istituti finanziari diano le informazioni necessarie per garantire investimenti responsabili e, infine, garantire che vi siano tabelle di corrispondenza per il recepimento delle direttive.
Vorrei concludere esprimendo il mio ringraziamento ai relatori: i miei compatrioti, onorevoli Tremosa i Balcells e García-Margallo y Marfil, gli onorevoli Giegold, Goulard, Skinner e Ferreira. Vorrei anche ringraziare i relatori ombra, quelli che hanno proposto emendamenti, tutti coloro che hanno dato un contributo, il personale amministrativo, gli amministratori e i miei assistenti. Hanno svolto un ottimo lavoro che non ha ancora dato i suoi frutti. Mi complimento anche per il lavoro dei rappresentanti della Presidenza e della Commissione. Ad ogni modo, non stiamo in questo Parlamento a fare da Cassandra, ma a legiferare e ad esercitare un efficace controllo.
Sven Giegold, relatore. – (DE) Signor Presidente, onorevole Tremosa i Balcells, onorevoli colleghi, anche se ora sono tentato di toccare il tema della religione, soprattutto a causa dell'accento posto più volte sul principio di sussidiarietà, trovo sempre irritante che questo principio ispirato dall'etica sociale cristiana venga tirato in ballo ogni volta per affermare che dovremmo fare il meno possibile a livello europeo. Questo principio stabilisce chiaramente che tutto deve essere regolamentato laddove può essere meglio regolamentato, e al livello più basso possibile. Tuttavia, abbiamo assistito al fallimento a livello nazionale del sistema in cui la vigilanza finanziaria è connessa con importanti istituzioni transfrontaliere in un mercato interno unico. È un peccato che i miei colleghi non siano presenti, altrimenti sarei stato felice di renderli ancora più edotti sui principi dell’etica sociale cristiana.
Tuttavia è importante per me anche il compromesso che stiamo raggiungendo. Ci auguriamo – ovviamente con il suo aiuto, Commissario Barnier – che effettivamente ora ci si arrivi rapidamente al fine di evitare qualsiasi malinteso. La scorsa settimana il Parlamento ha presentato un compromesso dell'ultimo minuto. Secondo l'interpretazione corrente, i punti sui quali ci dichiariamo disponibili a mutare di nuovo la nostra posizione, come parte di un complicato compromesso, vengono ora dati per scontati e tutti gli altri punti devono essere rinegoziati.
La logica che vi sta alla base è la seguente: il Parlamento approverà perché tutti noi vogliamo che le autorità entrino in funzione il 1° gennaio 2011. L'unica cosa che posso dire al riguardo è che tutti noi vogliamo che le autorità diventino operative, ma che lotteremo per i poteri forti. In ultima analisi, prendersi tutta la mano quando viene offerto un dito non va bene. Questo metodo fallirà. Il consenso in Parlamento su questo punto è troppo forte e noi vogliamo un compromesso, ma solo con poteri forti. Mi auguro che questo segnale sia ben chiaro al Consiglio, ora assente; in caso contrario, la settimana prossima ci ritroveremo tutti molto a disagio.
Sylvie Goulard, relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei dire tre cose.
La prima è che pur restando flessibili sulla procedura, saremo ancora più severi sulla sostanza. Cerchiamo di essere chiari: ci siamo impegnati e il Parlamento ha accettato di interrompere la procedura di prima lettura. Nulla ci ha costretto a farlo, se non il desiderio comune di trovare un compromesso per avere un reciproco confronto. Non deve finire con “una ciliegia tira l’altra”. Da mesi il Parlamento sta sviluppando una visione molto coerente e ringrazio tutti i colleghi per il loro lavoro; non posso ora citarli tutti, ma a titolo di esempio desidero ringrazio l'onorevole Karas, che ha sottolineato il nostro desiderio di raggiungere una soluzione europea. Questa è la nostra linea e ciò in cui crediamo per ragioni di efficienza.
La mia seconda osservazione ha a che fare con la data. Sì, vogliamo qualcosa a partire dal 1° gennaio e potrei ripetere esattamente le parole dell'onorevole Giegold: “passiamo tanto tempo insieme e siamo talmente d'accordo che finiamo col ripeterci”, ma insisto ancora una volta. La data non è un feticcio, non fissiamo il 1° gennaio in quanto tale; è un termine stabilito per una buona ragione. Non vogliamo però esercitare pressione sul Parlamento solo per ottenere una finta vigilanza europea, purché entro il 1° gennaio.
Infine, vorrei ringraziare tutti i relatori ombra e tutti i colleghi che sono intervenuti, perché riteniamo che vi sia una vera unità di base in questo Parlamento. Certo, ognuno qui ha i propri temi sensibili, ma dobbiamo chiederci – e, signor Commissario, avrei fatto questa domanda anche se la Presidenza fosse stata qui – che cosa riporteremo ai cittadini alla fine di tutto questo. Avremo almeno gettato le fondamenta – non dico l’ultimo piano, ma almeno le fondamenta – di una solida casa europea, o ci rimarrà uno di questi pseudo-compromessi che piacciono al Consiglio, ma di cui il Parlamento farebbe tranquillamente a meno?
José Manuel García-Margallo y Marfil, relatore. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, vi prego di informare il Consiglio che in questo Parlamento vi è una convergenza di opinioni come raramente è dato di vedere.
Il Consiglio deve prenderne atto: per sei mesi ci ha detto di avere un mandato fissato dalla Presidenza svedese ed ora anche noi abbiamo anche un mandato.
Visto che parliamo di Cassandra, la cosa importante non è profetizzare sul passato, come ha fatto la Presidenza spagnola, ma prevedere il futuro, come sembra nelle intenzioni della Presidenza belga.
Disponiamo di un consenso tanto forte quanto quello in seno al Consiglio, con un ulteriore vantaggio: il vento spira a favore della posizione del Parlamento e non favorisce la posizione vecchia e anacronistica che il Consiglio ha mantenuto fin dall'inizio della Presidenza belga.
Abbiamo il vantaggio di aver incorporato proposte che erano state respinte, proposte che si trovavano nella relazione de Larosière, quali ad esempio i meccanismi di risoluzione a cui l'onorevole Ferreira ha fatto riferimento. Non ha senso attivare un supervisore che può prevedere il tempo, ma che non può fare nulla in caso di naufragio.
Abbiamo fortunatamente previsto eventi che altre istituzioni hanno solamente confermato a posteriori e quando abbiamo parlato delle istituzioni sistemiche, ci è stato risposto che non esistevano simili organismi: a marzo il Consiglio europeo ne ha invece riconosciuto l’esistenza.
Quando abbiamo parlato di il costo della crisi non debba ricadere sui contribuenti e della necessità di istituire i fondi di pre-finanziamento perché il settore affrontasse le proprie responsabilità, ci è stato risposto che era prematuro, utopico o semplicemente idiota; questa stessa proposta è stata poi sostenuta dalla strategia Europa 2020 adottata dalla Commissione, dal Consiglio Ecofin, dal Consiglio europeo a Toronto: non capisco perché non lo sostenga oggi.
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Peter Skinner, relatore. – (EN) Signor Presidente, una volta alcuni giornalisti chiesero a Bill Shankly, un famoso manager calcistico del Liverpool, se pensava che il calcio fosse una questione di vita o di morte. Egli rispose: “No, è una questione molto più seria”. Credo che la passione mostrata in quel caso sia propria anche di molti dei relatori e dei relatori ombra nell’ambito in oggetto. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato. Ci siamo trovati a convergere da posizioni diverse, ma siamo giunti ad un’unica forte posizione in Parlamento. È una posizione forte perché siamo uniti e dobbiamo persuadere molti che è giusta ed appropriata a livello europeo di discussione.
Per noi infatti, signor Commissario, il Libro bianco sul sistema di garanzia assicurativa che lei ha citato è molto importante e lo attendiamo con ansia. Accanto ai temi della mediazione vincolante, il Libro bianco ci porta verso i risultati cui ha fatto riferimento l’onorevole Bowles in termini di rilascio del supporto di gruppo, argomento trascurato in Solvibilità II. In effetti, in termini di vigilanza, ritengo possiamo ritenerci giustamente orgogliosi che il nostro continui ad essere un progetto molto ambizioso, che credo porterà in futuro a provvedimenti corretti a livello europeo. Dobbiamo esserne orgogliosi.
Dobbiamo essere orgogliosi anche a livello internazionale. Sono d'accordo con lei, signor Commissario, che, rispetto agli Stati Uniti, possiamo essere soddisfatti dei risultati raggiunti internamente in merito alla riforma strutturale: gli Stati Uniti non sono riusciti a fare lo stesso, neanche nel loro più recente progetto di legge finanziaria, in particolare nel settore assicurativo. Questo vantaggio potrebbe tornarci utile a Washington, qualora ve ne fosse bisogno.
Non sono completamente d'accordo con lei sulla contabilità finanziaria internazionale e soprattutto, non vi stupirete, non sono d'accordo con l'utilizzo di tendenze storiche.
In materia di vigilanza, i relatori meritano comunque una lode. Abbiamo ancora molta strada da fare e ritengo che siamo in dirittura d’arrivo, ma dopo tutto è come una partita di calcio; abbiamo giocato i tempi regolamentari, ora siamo ai supplementari. Speriamo di non dover andare ai calci di rigore.
Elisa Ferreira, relatore. – (PT) Cercherò di essere molto breve nel sottolineare solo quattro punti. Il primo è che è stata una straordinaria esperienza lavorare in modo così stretto e unito con i miei colleghi di altre formazioni politiche. Vi ringrazio per avermi integrato nel pacchetto di vigilanza e, in particolare, ringrazio l'onorevole García-Margallo y Marfil per la sua collaborazione.
In secondo luogo, vorrei ringraziare i miei assistenti personali, oltre ai colleghi che hanno apportato contributi alla relazione sotto la mia responsabilità e che mi hanno permesso di integrare il 90 per cento delle loro proposte.
Una menzione speciale per il segretariato amministrativo, per Susana Vravova e per i servizi della commissione.
Infine, un ringraziamento al Commissario per il lavoro svolto e per aver espresso molto chiaramente la speranza – al di là della relazione che spero venga adottata domani – di poter costruire una base solida, una base veramente europea, per la protezione dei cittadini europei.
Presidente. – La discussione congiunta è chiusa. La votazione si svolgerà domani, mercoledì 7 luglio 2010, alle ore 12:00.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. – L'Unione non riesce per mancanza di apparati politico-economici idonei e di regole comuni ad affrontare efficacemente e tempestivamente questo tipo di emergenze. Per prima cosa é necessario un sistema di vigilanza realmente funzionante, superando le logiche burocratiche con le quali sono state finora affrontate le crisi sistemiche. In secondo luogo, sono fondamentali il coordinamento e l'armonizzazione delle politiche economiche e fiscali, anche a costo di lasciare indietro quei Paesi più restii ad armonizzare tali politiche. L'Unione Europea ha un dovere politico, sociale e morale di intervenire. Tale dovere trova fondamento nei valori posti alla base dell'Unione e consacrati nei Trattati. Ma l'Unione ha, in primo luogo, un proprio interesse, la recente crisi mondiale ha già ampiamente dimostrato quanto i sistemi finanziari siano interconnessi, gli Stati membri dell'eurozona lo sono ulteriormente. Quindi, per scongiurare una crisi che potrebbe avere conseguenze ben più gravi, é necessario vigilare e intervenire esercitando un rigido controllo esterno. L'economia non può funzionare che con mercati finanziari sani. E dei e mercati che siano al servizio dell'economia. Questa è una delle condizioni affinché i cittadini si approprino del mercato interno, il loro mercato europeo.