13. Requisiti patrimoniali per il portafoglio di negoziazione, le ricartolarizzazioni dei crediti e il riesame delle politiche retributive - Remunerazione degli amministratori delle società quotate e politiche retributive nel settore dei servizi finanziari (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
– la relazione (A7-0205/2010), presentata dall’onorevole McCarthy, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sui requisiti patrimoniali per il portafoglio di negoziazione, le ricartolarizzazioni e il riesame delle politiche retributive da parte delle autorità di vigilanza [COM(2009)0362 – C7-0096/2009 – 2009/0099 (COD)]; e
– la relazione (A7-0208/2010), presentata dall’onorevole El Khadraoui, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla remunerazione degli amministratori delle società quotate e le politiche retributive nel settore dei servizi finanziari [2010/2009(INI)].
Arlene McCarthy, relatore. – (EN) Signora Presidente, innanzi tutto, vorrei esprimere ufficialmente i miei ringraziamenti a quanti hanno collaborato a suggellare l’accordo raggiunto sulla direttiva CRD III (direttiva sui requisiti patrimoniali) che regolamenta il capitale bancario e la remunerazione e i bonus dei banchieri. Rivolgo un ringraziamento particolare ai miei relatori ombra in seno alla commissione per i problemi economici e monetari, ai collaboratori e al Commissario Barnier per il sostegno costante alle proposte della commissione e, naturalmente, non ultima, alla Presidenza spagnola per la perseveranza e l’impegno profuso in dodici ore di trilogo per mediare tra il gruppo di negoziato del Parlamento europeo e i 27 Stati membri.
Il testo finale sul quale discutiamo oggi ottempera pienamente alle norme di Basilea sulla proporzione tra patrimonio e portafoglio di negoziazione e sulle ricartolarizzazioni dei crediti, applicando con vigore le norme internazionali sulle remunerazioni concordate in seno al G20. Tutti gli esperti finanziari concordano nel dire che la cultura del bonus ad alto rischio e a breve termine, associata a una carenza di capitale, è stata un elemento centrale della crisi finanziaria globale del 2008. I governi e i contribuenti si sono risolti a salvare il settore bancario nell’Unione europea con un’iniezione di circa 3,9 mila miliardi di euro di aiuti. Nel mio paese, il Regno Unito, sono stati versati contributi per 1,2 mila miliardi di sterline, circa l’equivalente del prodotto interno lordo di un anno. A causa di prassi bancarie rischiose, i risparmiatori e gli investitori hanno assistito al degradarsi del valore delle loro pensioni e dei loro investimenti. I banchieri sono fuggiti con i profitti di breve termine derivati da queste prassi rischiose, mentre i rischi assunti resteranno per anni nei portafogli delle banche.
La nuova normativa recante modifica della direttiva sui requisiti patrimoniali è diretta ai principali difetti e punti deboli del sistema bancario che hanno portato alla crisi. Essa spingerà le banche a detenere più capitale rispetto alle attività più rischiose nel portafoglio di negoziazione. La normativa obbliga altresì le banche a riformare la politica retributiva e l’attribuzione dei bonus con regole che rompono il legame tra il corrispettivo finanziario e l’assunzione di rischi eccessivi. L’effetto degli emendamenti del Parlamento è di garantire che queste politiche retributive, innanzi tutto, pongano al primo posto la salute e la stabilità di un’istituzione finanziaria che effettivamente presta denaro all’economia reale.
Le banche ci ripetono continuamente che hanno imparato la lezione dalla crisi. Se è così, perché la relazione sulla stabilità finanziaria della Bank of England di giugno afferma che la percentuale dei profitti bancari destinati a bonus e stipendi è di fatto aumentata dopo la crisi delle banche? L’ammontare straordinario di 10 miliardi di sterline versato dalle banche del Regno Unito in bonus e stipendi equivale a 10 miliardi di sterline che si sarebbero potuti iniettare nel capitale delle banche e, quindi, a sostegno dei 50 miliardi circa di sterline in prestiti alle piccole e medie imprese e alle famiglie, come indica chiaramente la Bank of England. Inoltre, la relazione della stessa banca indica che, negli ultimi mesi, il credito alle piccole e medie imprese nel Regno Unito si è ridotto e ci si attende una contrazione dei prestiti ipotecari nei prossimi mesi.
Pertanto, onorevoli colleghi, in un momento in cui i governi dell’Unione europea effettuano sostanziali tagli di bilancio, riducendo progressivamente i servizi pubblici e il sostegno alle famiglie e alle aziende, non possiamo portare avanti una cultura bancaria che pone al primo posto gli stipendi dei banchieri e i benefit anziché il sostegno al patrimonio e al credito per la ripresa economica dell’Europa. È pertanto tassativo che nel 2011 si applichino queste norme sui bonus.
Queste norme saranno scaglionate, in linea con il ciclo economico e con il meccanismo di recupero; ci saranno misure inflessibili per le banche salvate, un tetto massimo alla percentuale di bonus rispetto allo stipendio fisso, pagamenti sotto forma di capitale contingente e azioni, maggiore trasparenza, più rendicontazione e migliore governance aziendale, e, naturalmente, la copertura dei bonus-pensione, in modo che un banchiere responsabile del fallimento della sua banca non possa fuggire con una buonuscita di 16 milioni di sterline.
Il Parlamento ha insistito sulla rigida interpretazione dei principi del G20 per garantire un’inderogabile limitazione della percentuale dei bonus in denaro. Il Parlamento ritiene che pagare gran parte del bonus in denaro, senza alcuna dilazione o valutazione dei risultati effettivi, sia un inaccettabile incentivo ad assumere pericolosi rischi a breve termine.
Onorevoli deputati, in quanto legislatori, abbiamo il dovere di difendere gli interessi dei contribuenti e di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini. I nostri elettori chiedono e si aspettano che le banche mettano al primo posto la stabilità e il credito, anziché gli stipendi e i bonus dei banchieri. Negli ultimi due anni, a partire dal 2008, le banche non sono riuscite a riformare la propria struttura e noi stiamo lavorando al loro posto per ricostruire la fiducia nel sistema bancario europeo.
Saïd El Khadraoui, relatore. – (NL) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei iniziare con un ringraziamento ai relatori ombra per la costruttiva collaborazione che ci ha permesso di stabilire quello che, a mio modo di vedere, è un insieme coerente di opinioni e di raccomandazioni.
La crisi finanziaria ha evidenziato che le politiche retributive del settore finanziario sono state troppo orientate verso i profitti a breve termine, incentivando una propensione al rischio, con tutte le conseguenze che ne derivano per l’economia, nel suo complesso, in preda alla crisi delle banche. Inoltre, si è manifestato il debole impatto delle raccomandazioni non vincolanti sulle politiche retributive; è quindi importante fissare delle regole fondamentali che contribuiscano a una crescita sostenibile delle società coinvolte e dell’economia in generale. L’accordo politico riguardante la direttiva sui requisiti patrimoniali appena proposto dalla collega, onorevole McCarthy, rappresenta un importante passo in avanti, poiché, per la prima volta, sancisce disposizioni vincolanti circa l’architettura e il pagamento dei bonus nel settore finanziario. Le limitazioni ai pagamenti in denaro, la possibilità di limitare i bonus in caso di scarsi risultati, la dilazione del pagamento del bonus su più anni costituiscono, per me, aspetti fondamentali.
La mia relazione cerca di dimostrare che queste misure sono insufficienti e dobbiamo guardare alle politiche retributive da una prospettiva più ampia, rafforzando le regole di governance aziendale, in modo che le norme fondamentali e le procedure interne per tutte le società del settore finanziario, da una parte, e le società quotate, dall’altro, soddisfino gli stessi criteri.
Inizio dicendo che è importante esercitare e ampliare un controllo interno ed esterno delle politiche retributive. Gli istituti finanziari e le società quotate dovrebbero istituire un comitato retribuzioni, il quale deve essere indipendente, deve rispondere agli azionisti e alle autorità di vigilanza e deve collaborare strettamente con il comitato di rischio della società ai fini della valutazione degli incentivi creati dal sistema di remunerazione. I membri impegnati nel controllo dei rischi devono essere indipendenti dalle unità aziendali che controllano, disporre di poteri adeguati e di una remunerazione non legata ai risultati di tali unità.
L’organo di vigilanza dovrebbe rivedere i dettagli degli accordi sulla gestione del rischio e le società dovrebbero elaborare una procedura interna le società dovrebbero definire una procedura interna approvata dall'organo di vigilanza, finalizzata a risolvere i conflitti tra la gestione del rischio e le unità.
La remunerazione deve riflettere, per quanto possibile, i risultati a lungo termine della società. I bonus non devono essere garantiti. La remunerazione variabile dovrebbe essere calcolata secondo criteri prestabiliti, che non devono essere soltanto quantitativi, ma anche qualitativi. Inoltre, non solo per motivi etici, ma anche nell'interesse della giustizia sociale, la differenza tra la remunerazione massima e quella minima all'interno di un'impresa o società debba essere ragionevole. Una quota della componente variabile della retribuzione variabile deve essere dilazionata su un periodo sufficientemente. In aggiunta, più della metà dell’importo dovrebbe essere corrisposto in azioni o in strumenti collegati alle azioni, rendendo possibile l’effettivo recupero di una percentuale di questi bonus. Bisogna fissare un tetto all'entità del trattamento di fine rapporto pari a un massimo di due anni della componente fissa della retribuzione degli amministratori in caso di risoluzione anticipata del contratto e vietare l'erogazione del trattamento di fine rapporto in caso di mancato rendimento o dimissioni volontarie.
Quanto alla trasparenza, è importante che siano pubblicate informazioni dettagliate sui regimi pensionistici o integrativi delle imprese e che gli azionisti possano esprimere la propria opinione sulla politica retributiva dell’azienda. Chiediamo anche la promozione di una struttura internazionale finalizzata a divulgare il numero degli individui che rientrano in fasce retributive da 1 milione di euro e oltre, inclusi i principali elementi della retribuzione, i bonus, i premi a lungo termine e i contributi pensionistici.
Esortiamo la Commissione europea a continuare la sua opera e a elaborare principi rigidi e vincolanti sulle retribuzioni nel settore finanziario, oltre a quelli che abbiamo già concordato. Chiediamo la creazione di un sistema per le società quotate che offra piena trasparenza, permettendo di individuare le società che rispettano o meno gli accordi. Ritengo che si possa ancora progredire in questo ambito. Signor Commissario, attendo le sue proposte sulla governance societaria, annunciate nel Libro verde, poiché si tratta di un altro capitolo sul quale certamente continueremo a lavorare nei prossimi mesi e anni.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, onorevoli deputati, discutiamo adesso di un altro capitolo della risposta alla crisi, ovvero la lezione che traiamo da essa. Dopo aver parlato di vigilanza, ci chiediamo come riformare le prassi retributive che hanno incentivato l’assunzione di rischi sconsiderati e come riformare nel migliore dei modi i requisiti patrimoniali.
Su questi due punti, voglio ringraziare l’onorevole McCarthy e l’onorevole El Khadraoui e i relatori ombra che hanno collaborato, congratulandomi con voi per aver dimostrato l’impegno del Parlamento per un’economia più responsabile, più sana, più stabile, con mercati che devono essere ricollocati – lo ripeto – al servizio dell’economia reale e dei cittadini, e non il contrario. È un obiettivo pienamente condiviso dalla Commissione, in generale, e dal sottoscritto, in particolare.
Fin dalla mia audizione, mi sono impegnato a favore di imprese europee responsabili, orientate al cittadino, per il miglioramento della governance delle istituzioni finanziarie. Ringrazio il Parlamento per il sostegno dimostrato su questi temi e compiti. Condivido la sua opinione, onorevole El Khadraoui: sono necessari provvedimenti vincolanti sulle politiche retributive delle istituzioni finanziarie. Sono quindi molto lieto del compromesso raggiunto tra le tre istituzioni sulla revisione della direttiva sui requisiti patrimoniali, detta CRD III. È un compromesso equilibrato, ben costruito, che invia un messaggio politico forte alle banche e all’opinione pubblica.
La revisione di questa direttiva rafforzerà il sistema di regolamentazione e innalzerà i requisiti patrimoniali in settori in cui i rischi sono sottocapitalizzati. Limiterà inoltre le politiche retributive che hanno incentivato un’assunzione di rischi eccessiva e sono state, giustamente, deplorate dai cittadini europei. È una riforma molto importante che tocca aspetti che hanno contribuito in modo molto significativo alla recente crisi: il portafoglio di negoziazione, le cartolarizzazioni complesse, le modalità retributive. Non è soltanto un testo che recepisce, a livello europeo, i principi del Consiglio perla stabilità finanziaria, concordati in seno al G20 di Pittsburgh nel settembre del 2009, ma è anche un testo che si spinge oltre, fissando limiti chiari e rigidi al pagamento di retribuzioni variabili, lasciando comunque un margine di flessibilità agli istituti di credito e alle società di investimento.
È stato fortemente limitato il pagamento dei bonus ai dirigenti di banche beneficiarie degli aiuti pubblici. Penso che sia corretto. Il meccanismo di recupero permetterà anche il rimborso di una parte dei premi in caso di mancato rendimento. Sono lieto inoltre del fatto che gli Stati membri devono applicare queste misure dal 1° gennaio 2011. Credo sia molto importante che i bonus concordati nel 2010, ma non ancora corrisposti al 1° gennaio 2011, siano regolamentati da queste nuove norme.
Infine, onorevoli parlamentari, relatori, proporremo norme analoghe per altri settori finanziari, come quello delle assicurazioni e dei fondi di investimento, con la piena considerazione e nel rispetto delle peculiarità di ogni settore.
Vorrei solo spendere due parole circa la governance societaria in generale, poiché, al di là di questi aspetti, la relazione dell’onorevole El Khadraoui illustra chiaramente la necessità di migliorare la gestione di tutte le imprese. Si tratta di uno degli aspetti centrali di un contesto di regolamentazione più solido e stabile. Ho appena iniziato ad affrontare questo capitolo ed ho anche recentemente proposto un’agenda internazionale per una regolamentazione finanziaria volta alla crescita. Il Libro verde del 2 giugno 2010 sulla governance societaria nelle istituzioni finanziarie è un primo passo in questa direzione. Stiamo analizzando il ruolo dei revisori, dei consiglieri di amministrazione, in modo da verificare la competenza di tutti coloro che hanno delle responsabilità. È una delle richieste presentate nella sua relazione, onorevole El Khadraoui, che verte anche su questioni relative al conflitto di interessi, al ruolo e al funzionamento dei consigli di amministrazione, alla gestione del rischio, al ruolo degli azionisti, degli organi di vigilanza e dei revisori degli istituti finanziari. Apriremo un periodo di vera consultazione di due mesi su tutti questi argomenti.
Intendo inoltre condurre una riflessione, il prossimo anno, sulla governance d’impresa al di fuori del settore finanziario, in particolare sul ruolo degli azionisti, sulla diversità, sul ruolo delle donne, per esempio, nella composizione dei consigli di amministrazione delle imprese.
Un terzo punto è la modernizzazione della gestione del patrimonio. Ho citato la direttiva CRD III e l’aspetto delle retribuzioni. Si tratta di un altro capitolo costituito dai requisiti patrimoniali destinati alle attività ad alto rischio e al portafoglio di negoziazione delle banche, entrambi alla base della crisi. Sappiamo oggi che gli attuali livelli di capitale detenuti rispetto a queste attività erano del tutto insufficienti per fronteggiare la crisi. La direttiva CRD III rafforza la regolamentazione in questo settore, colma le lacune nelle modalità di calcolo del capitale relativo al portafoglio di negoziazione e aumenta notevolmente il livello di capitale da detenere in rapporto alle attività.
Onorevoli deputati, alcuni di voi temono che queste indispensabili riforme non troveranno applicazione prima della fine del 2011. Sono ben consapevole di questo rischio. Quando è parso chiaro che gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di applicare le nuove norme del comitato di Basilea sul portafoglio di negoziazione entro la fine del 2010, durante la mia recente visita negli Stati Uniti ho affrontato l’argomento con Tim Geithner, segretario di Stato americano al Tesoro, e abbiamo trovato un accordo, a livello internazionale, su una data per l’applicazione delle nuove regole. Questo accordo internazionale è stato siglato in maggio, quando il comitato di Basilea ha deciso che i paesi partecipanti avrebbero applicato le nuove norme entro la fine del 2011.
Con mercati molto flessibili e votati all’internazionalizzazione, penso che sia decisiva una convergenza globale, soprattutto tra americani ed europei. Penso che negoziando questo termine, ci siamo garantiti con maggiore certezza che tutti i nostri partner internazionali, inclusi, in primo luogo, gli Stati Uniti, applichino queste norme secondo il nuovo calendario.
Sono consapevole che i negoziati sulla direttiva CRD III siano stati a volte difficili. Signora Presidente, vorrei ringraziare ancora una volta l’onorevole McCarthy e i relatori ombra per la perseveranza, la creatività e la disponibilità dimostrate. Sono lieto che io stesso, i miei colleghi e i collaboratori della direzione generale possiamo lavorare con voi con questa intesa.
Ole Christensen, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (DA) Signora Presidente, gli incentivi finanziari rappresentati dai bonus, che hanno condizionato il comportamento degli operatori di borsa, dei gestori di portafogli e degli amministratori del settore finanziario sono stati determinanti per lo scoppio della crisi finanziaria. Sappiamo quale è stato il risultato di questa situazione ed è quindi chiaramente auspicabile una modifica della direttiva che eviterà il ripetersi di situazioni simili in futuro. A tal proposito, vorrei congratularmi con la relatrice del nuovo accordo e ringraziarla per il lavoro svolto.
Abbiamo effettivamente discusso delle politiche retributive in seno alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali e accogliamo con favore quelle parti di accordo che, per esempio, sono incentrate su una maggiore apertura e trasparenza, unitamente all’informazione di tutte le parti coinvolte, degli azionisti, dei lavoratori, dell’opinione pubblica e delle autorità.
Inoltre, in seno alla commissione per l’occupazione, è stata accolta quasi all’unanimità l’idea di vietare le stock option, che sono state lo strumento per distribuire bonus che ha fortemente incentivato l’assunzione di rischi non necessari, forieri di perdite. Anche il settore finanziario ammette questo problema e, pertanto, mi rammarico del fatto che l’accordo non includa anche l’interdizione delle stock option.
Othmar Karas, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Consiglio è, ancora una volta, assente; potremmo dedurre che non sia pienamente consapevole del messaggio politico veicolato da questa regolamentazione o dalla sua assenza.
Durante i negoziati, il Consiglio si è schierato a favore dei beneficiari dei bonus; il Parlamento europeo è a favore di regole europee chiare e delle massime restrizioni. Siamo per metodi di retribuzione che comportino meno rischi. Siamo a favore della responsabilità. Siamo a favore delle limitazioni sui bonus dei dirigenti di banche che godono di fondi pubblici e non vogliamo che le liquidità superino il capitale immobilizzato. Siamo riusciti a ottenere quando volevamo dividendo il calendario. Siamo lieti dell’accordo raggiunto dal Commissario Barnier con gli americani, inerente alla seconda parte, il portafoglio bancario e il portafoglio di negoziazione, affinché le nuove norme siano applicate contemporaneamente a livello globale.
È anche importante aver allineato il portafoglio di negoziazione e il portafoglio bancario. Sono stati fortemente inaspriti gli obblighi di informativa, l’inclusione del rischio di ricartolarizzazione nel portafoglio di negoziazione è stata estesa al portafoglio bancario e sono stati introdotti test di stress per il portafoglio di negoziazione che assicurino una riserva di capitale per i periodi di crisi.
Altrettanto essenziale è l’inasprimento delle misure preventive contro l’insolvenza nel portafoglio di negoziazione; su questo punto, vorrei però ricordare che abbiamo già una normativa europea armonizzata in materia di insolvenze. Sosteniamo questo compromesso perché rappresenta un passo nella giusta direzione.
Olle Ludvigsson, a nome del gruppo S&D. – (SV) Signora Presidente, negli ultimi anni i discorsi sui sistemi di remunerazione e di distribuzione dei bonus sono stati caratterizzati da un’ampia retorica. D’altro canto, sono state adottate pochissime misure mirate ed è quindi positiva l’elaborazione di una normativa che sia, al tempo stesso, chiara e applicabile. Queste norme probabilmente ridurranno i rischi miopi ed esagerati assunti dal settore finanziario, abbassando il livello di rischio e aumentando la stabilità.
L’industria dei servizi finanziari già da molto tempo avrebbe dovuto bandire gli elementi del sistema dei bonus che stanno danneggiando la società, ma poiché ciò non è successo, possiamo soltanto legiferare in merito. È troppo rischioso per la società accettare lo status quo. I contribuenti hanno già pagato un prezzo troppo elevato per coprire le perdite delle banche che si erano accollate rischi esagerati ed è ora fondamentale applicare la direttiva in modo corretto ed efficace negli Stati membri, per cambiare l’attuale cultura del bonus.
Sharon Bowles, a nome del gruppo ALDE. – (EN) La riforma del patrimonio delle banche è la risposta legislativa alla crisi più importante tra quelle fin qui elaborate da parte dell’Europa e merita di essere ampiamente pubblicizzata. Sì, intendo fin qui, insieme al sistema di vigilanza. I portafogli di negoziazione sottocapitalizzati sono stati una causa fondamentale della crisi e hanno reso allettanti e quasi gratuite le contrattazioni speculative sul patrimonio. Pertanto, è auspicabile che i requisiti patrimoniali necessari per combattere queste posizioni commerciali siano triplicati o quadruplicati, per intaccare direttamente le radici della crisi e annientare la spinta verso operazioni bancarie da casinò.
A proposito di retribuzioni, quando per prima suggerii di pagare i grandi bonus e le buonuscite con il debito subordinato, molti dissero che non avrebbe funzionato. Ringrazio quindi il relatore e i relatori ombra per aver sostenuto quest’idea, che in altri ambienti è già ampiamente condivisa, trasformando i bonus in capitale contingente. Mi rammarico dell’esclusione del mio testo incentrato principalmente sull’elusione fiscale, ma abbiamo vietato modalità di pagamento concepite per insidiare lo scopo della direttiva.
Pascal Canfin, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, il mio gruppo politico è particolarmente lieto dell’adozione di questa direttiva che contiene, forse, le norme più ambiziose al mondo quanto all’aspetto retributivo. Devo riconoscere che la capacità di limitare fortemente le retribuzioni variabili dei dirigenti di banche beneficiarie di aiuti pubblici, o la possibilità di dilazionare fino al 70 per cento dei bonus degli operatori in considerazione degli interessi di lungo termine della banca e, eventualmente, dei rischi assunti e degli effetti negativi di questi rischi per ridurne l’importo, sono norme importanti che traducono in numeri concreti, a livello europeo, gli impegni di principio del G20.
Devo anche dire, tuttavia, che nei negoziati con i relatori ombra e con la relatrice stessa, ci siamo costantemente trovati di fronte ad una cattiva volontà degli Stati, a uno scarto incolmabile tra la fine retorica sulla regolamentazione e sulla moralizzazione del capitalismo, da una parte, e posizioni di negoziazione del Consiglio e dei principali Stati che, costantemente, rifiutavano di fissare delle percentuali, cercavano di circoscrivere gli obiettivi e di annacquare tutte le nostre proposte ambiziose, dall’altra. E aggiungo, signor Commissario, che la Commissione si è schierata generalmente dalla nostra parte, in questa lotta. Penso, quindi, che sia una conquista che possiamo condividere.
Ora c’è una sfida importante da raccogliere. Poiché abbiamo perso, siamo dovuti giungere ad un compromesso. Abbiamo perso un certo numero di battaglie che consistevano nel fissare delle cifre; le abbiamo sostituite con una serie di parole generiche come “giustificato”, “appropriato”, “equilibrato”. La sfida adesso passa alla futura Autorità bancaria europea, affinché traduca questi principi e queste parole in cifre concrete, da applicare a tutte le banche e agli Stati membri. Vorrei quindi sapere, Commissario Barnier, come intende esercitare pressioni e un rigido controllo su questo processo futuro, in modo che non venga snaturato il testo che voteremo domani.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signora Presidente, dopo tutto abbiamo imparato qualcosa dalla crisi, poiché oggi non si incentiva e non si ricompensa più un’attività economica irresponsabile. Il sistema che permette il pagamento di alcuni bonus, in questo caso del 20 o del 30 per cento, promuove l’impegno finalizzato a gestire le società in modo più sostenibile. Anche la regolamentazione dovrebbe essere un esempio per i cittadini, che hanno già pagato a sufficienza ed è incomprensibile che le loro tasse finiscano nei bonus per dirigenti irresponsabili.
Ci troviamo di fronte a una normativa unica a livello mondiale. Se l’Unione europea vuole evitare l’emigrazione verso New York o Tokyo, deve avere un secondo asso nella manica, che significa spingere in modo più deciso verso una regolamentazione comune a livello internazionale. Dopotutto, qualsiasi dirigente responsabile e di successo vorrà mantenere un buon tenore di vita.
Inoltre, potrebbe essere utile considerare l’applicazione di obblighi di governance societaria che non intacchino il tetto massimo della retribuzione per gli amministratori con incarichi esecutivi, anche in società non quotate in borsa. Questa è una moneta di scambio fondamentale verso una maggiore sostenibilità, una riduzione dei costi e, auspicabilmente, contro il gioco d’azzardo.
Sławomir Witold Nitras (PPE). – (PL) Signora Presidente, mi sembra che siamo riusciti a elaborare una normativa molto significativa per la regolamentazione e la creazione di un quadro di riferimento per le politiche retributive. Da una parte, abbiamo trovato un accordo sul fatto che l’aumento smisurato delle retribuzioni sia stato un fattore scatenante della crisi finanziaria. Abbiamo anche raggiunto un accordo sulla necessità di incrementare il ruolo degli organi direttivi e di controllo, sia interni sia esterni alle società e abbiamo concordato che si stabiliscano principi generali per i casi in cui, in una società, si debba istituire un comitato di direzione completamente indipendente. Infine, siamo giunti ad un’intesa su quanto espresso dagli oratori che mi hanno preceduto: i bonus devono essere legati ai risultati finanziari di lungo termine e possono essere accantonati.
Siamo anche stati in grado di trovare un accordo su un altro punto, che a me sembra di pari importanza: le politiche retributive, per quanto indubbiamente inique, non sono state la causa principale e certamente non l’unica causa della crisi finanziaria. Sono lieto di quest’ultimo punto in particolare, perché se avessimo affermato questo nella relazione – e vi sono stati suggerimenti in tal senso – avremmo accolto un’informazione falsa che non ci avrebbe agevolato nella lotta alle cause della crisi. Ringrazio tutti i deputati per la collaborazione su questa relazione.
Carl Haglund (ALDE). – (SV) Signora Presidente, sono stato relatore ombra per la seconda relazione e vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore per l’eccellente collaborazione.
Dopo la pesante crisi finanziaria, probabilmente è naturale rivedere le politiche retributive in questo settore. Al tempo stesso, bisogna ammettere che l’argomento è stato, senza dubbio, politicamente interessante e grossolanamente populistico. È chiaro che sono necessari principi che promuovano e stabiliscano linee guida per una solida politica retributiva. Sappiamo che, in alcuni casi, la politica retributiva avrebbe potuto generare i problemi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
Parallelamente, dobbiamo evitare di generalizzare e condannare l’intero settore. Dobbiamo ricordare che non è certo nell’interesse delle singole società incoraggiare un’assunzione esagerata di rischio. Sono pertanto lieto che siamo giunti, tra le altre cose, al principio comply-or-explain, ovvero rispettare le regole o motivare, in caso di non recepimento, le ragioni di tale scelta. Alla fine, siamo giunti a un risultato piuttosto equilibrato. Credo che sia un buon esito, anche se, come politici, non dovremmo forse entrare troppo nei dettagli come stiamo facendo in questo caso.
Burkhard Balz (PPE). – (DE) Signora Presidente, l’onorevole Karas ha già citato alcuni punti centrali sui quali concordo pienamente. Penso siano necessari migliori requisiti patrimoniali per le istituzioni finanziarie, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Una cosa è però certa: è necessario sviluppare ulteriormente le regole di Basilea, ma è controproducente forzare la situazione, perché potrebbe generare l’effetto contrario.
La crisi finanziaria è ovviamente una crisi di livello mondiale e quindi anche la lezione che dobbiamo trarre deve avere respiro globale. Ciò significa che, se inaspriamo i requisiti patrimoniali, dobbiamo estendere questo provvedimento anche a livello internazionale, per mantenere condizioni eque. A giudicare dalle decisioni prese negli ultimi giorni dai nostri amici statunitensi, nutro alcuni dubbi in proposito.
Un’altra considerazione che per me riveste particolare importanza riguarda l’accumulo dei progetti in corso, che non deve inficiare la coerenza generale. Per esempio, i testi e gli allegati devono essere coerenti; gli esempi di calcolo nell’allegato devono corrispondere alle diciture. In ogni caso, la futura autorità di vigilanza sarà responsabile dell’interpretazione.
C’è ancora un punto da non trascurare: l’economia finanziaria e l’economia reale non sono due sistemi slegati. La regolamentazione dei requisiti patrimoniali ha un impatto sull’economia reale, benché al momento ignoriamo in cosa consisterà esattamente questo impatto. Pertanto, dobbiamo effettuare valutazioni d’impatto prima di apportare modifiche al quadro giuridico. Questa è stata la linea di negoziazione che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) ha adottato sin dall’inizio. A mio avviso, il compromesso raggiunto con il Consiglio è l’unica soluzione sensata. Desidero ringraziare l’onorevole McCarthy e l’onorevole Karas, in particolare, per il lavoro svolto su questa relazione.
Roberta Angelilli (PPE). – Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ringrazio i due relatori per l'ottimo lavoro svolto. La stretta ai bonus dei supermanager è un segnale davvero importante, innanzitutto perché è la prima volta a livello mondiale che si stabilisce un tetto sui pagamenti dei dirigenti bancari; secondo perché si tratta di un pacchetto di regole chiare – i bonus dei manager dovranno essere pagati solo quando la banca avrà incassato i profitti e non più soltanto sulla base della previsione dei risultati; terzo perché le nuove misure metteranno fine agli incoraggiamenti ad assumere rischi eccessivi. Infine, ci sarà maggiore trasparenza e responsabilità poiché gli azionisti potranno partecipare alle assemblee ed esercitare il diritto di voto della remunerazione degli amministratori.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Sistemi di retribuzione inadeguati hanno portato a un’assunzione di rischi eccessiva e spregiudicata, a discapito degli addetti, dei risparmiatori, degli investitori e della crescita economica generale, contribuendo in ultima analisi alla crisi economica e finanziaria.
Per questo motivo, sono favorevole all’iniziativa finalizzata alla regolamentazione delle politiche retributive nel settore dei servizi finanziari, la quale tiene conto del fatto che i manager, nella gestione della società, spesso sono guidati dai propri interessi finanziari.
Un’eccessiva assunzione di rischi è anche, in molti casi, contraria agli interessi a lungo termine della società e degli azionisti. Nel caso delle banche e di altri istituti finanziari, inoltre, i contribuenti rischiano di dover partecipare alle misure di salvataggio, in caso di difficoltà finanziarie.
A mio avviso, dobbiamo garantire un elevato livello di trasparenza nelle retribuzioni e rafforzare il diritto degli azionisti di vigilare sulle politiche retributive della dirigenza, esprimendo la propria opinione durante le assemblee annuali.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signora Presidente, in questo momento è in corso un’ondata di chiusure di uffici postali in Austria mentre, contemporaneamente, si registra un brusco aumento del 40 per cento degli stipendi della società Post AG, ma soltanto per le retribuzioni dei quadri. Soprattutto in questi periodi di crisi, la popolazione non riesce a capire questi stipendi fantasiosi, i bonus eccessivi e i paracadute d’oro. Non sarà così facile mettere fine a queste pratiche.
È risaputo che la normativa tedesca sull’adeguatezza delle retribuzioni dei dirigenti ha soltanto portato più burocrazia e una maggiore influenza da parte degli investitori esteri sulle politiche retributive e sulle strategie societarie. Il tentativo di controllare meglio l’operato dei dirigenti per mezzo dell’assegnazione a riserva è stato aggirato attraverso la stipula di nuove polizze assicurative. La proposta dell’Unione europea dovrebbe trarre spunto da questi eventi.
Quando veniamo a sapere che la pubblicazione degli stipendi dei manager negli Stati Uniti ne ha determinato un aumento, è chiaro che il nostro piano si impegna in una guerra ad armi impari. Per un responsabile dei controlli finanziari sarà difficile assumere contemporaneamente la responsabilità per due società tra loro concorrenti. I fattori che determinano i bonus devono essere indubbiamente trasparenti.
Mairead McGuinness (PPE). – (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare i relatori e la Commissione. Si tratta di un settore di nicchia, ma tutti i cittadini in Europa sono lieti che il Parlamento, la Commissione e il Consiglio stiano affrontando la questione delle retribuzioni sproporzionate. Ci vengono comunicati solamente gli eccessi del settore bancario a causa dei disastri che si sono prodotti, ma vorrei precisare che, anche se il settore bancario generasse profitti, simili retribuzioni non sono alla portata dell’opinione pubblica.
La trasparenza è la chiave di tutto. Quando le persone sono informate in merito a quanto sta accadendo, allora si può agire di conseguenza. Abbiamo pubblicato le retribuzioni degli agricoltori, dal più piccolo e lungo tutta la filiera, e la consideriamo una misura trasparente. A mio avviso, i banchieri traggono profitto dal denaro pubblico, dagli azionisti e quanti contraggono un prestito; è quindi giunto il momento di affrontare questo problema. Non sono tuttavia convinta che sia cambiata la mentalità di molti banchieri e temo che, quando questa bolla si sgonfierà, ritorneremo alla situazione iniziale, a meno che la Commissione non si dimostri molto forte.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, sono molto colpito dal fatto che abbiate ancora la pazienza di ascoltarmi, dopo quattro ore che sono qui, e felice di esserci, per rispondere alle domande e ascoltarvi su argomenti così importanti.
Ancora una volta, ringrazio l’onorevole McCarthy, l’onorevole El Khadraoui e tutti i membri della commissione per i problemi economici e monetari per l’impegno, i contributi, gli importanti miglioramenti che voi, onorevole relatrice, onorevole relatore, avete apportato a questi testi.
Dobbiamo lavorare ancora molto sul settore finanziario, sulle retribuzioni negli altri settori della finanza, sulla governance delle imprese, sulla direttiva CRD IV, sui derivati e sulle vendite allo scoperto, per le quali vi proporrò una regolamentazione nel settembre prossimo.
Anche oggi, il Collegio ha approvato due testi legislativi sulle garanzie dei depositi e gli indennizzi per gli investitori e un Libro bianco sulle garanzie nel settore assicurativo.
Per tornare ai testi in oggetto, che voterete domani, penso si tratti di testi validi che hanno goduto di numerosi apporti durante il processo di negoziazione, di emendamenti positivi introdotti dalla vostra commissione, in particolare per quanto riguarda i dettagli sul calcolo delle retribuzioni, la trasparenza delle politiche retributive, le restrizioni dei bonus degli istituti di credito beneficiari di aiuti pubblici e il meccanismo di recupero.
Per quanto riguarda la competitività internazionale, vorrei ricordare che i principi del Fondo europeo di stabilità finanziaria sulle retribuzioni sono principi generali, ricolti agli Stati che presentano divergenze considerevoli dal punto di vista dello sviluppo economico. Esistono molte differenze tra questi paesi e, laddove i principi generali del Fondo europeo di stabilità finanziaria lasciano agli Stati troppo margine nelle politiche attuative, a livello europeo abbiamo dovuto garantire un’applicazione coerente del testo della direttiva da parte degli Stati membri. Abbiamo stabilito regole chiare che non si prestano a interpretazioni difformi. Come ho ribadito più volte, non penso che un quadro normativo chiaro e coerente possa compromettere in qualche modo la nostra competitività internazionale. Ritengo invece che, se l’Europa sarà uno dei primi continenti ad attuare una regolamentazione e una vigilanza di tipo intelligente, godrà di un vantaggio competitivo.
Rispetto a quanto detto sul funzionamento delle nuove autorità europee, dobbiamo ancora istituirle. Non sono ancora state definite, ma questo è l’obiettivo delle discussioni attualmente in corso con il Consiglio. Secondo me, queste nuove autorità dovranno avere effettivi poteri di coordinamento, garantendo un’applicazione coerente di queste norme comuni. Inoltre, bisogna prevedere la possibilità di adottare decisioni direttamente applicabili alle istituzioni, nel caso in cui la normativa europea non venga correttamente applicata, incluse, onorevole Canfin, le norme sulle retribuzioni.
Vi garantisco che la Commissione vigilerà su questi diversi punti nei prossimi giorni.
Vorrei ora aggiungere una precisazione sull’applicazione di queste nuove norme, che si applicano a tutte le banche di investimento. La direttiva prevede un principio generale di proporzionalità, che permette di adeguare l’applicazione dei principi a istituti di credito diversi, in considerazione dell’architettura giuridica, delle dimensioni, della complessità e della natura delle attività. Siamo convinti che la direttiva CRD III, grazie a voi, cambierà sensibilmente le prassi che finora hanno prevalso troppo spesso e hanno portato a un’eccessiva assunzione di rischi da parte delle banche, che ha a sua volta contribuito alla crisi economica di cui subiamo oggi le conseguenze.
Ringrazio l’onorevole Karas per il sostegno all’attuazione della legge sulle procedure di insolvenza, come d’accordo, parallelamente agli Stati Uniti. Lavoreremo su questo punto nell’ambito del programma di risoluzione della crisi, ma è un progetto a lungo termine.
L’onorevole Christensen ha posto l’accento sulla trasparenza. Si tratta di un punto molto importante sul quale il Parlamento europeo può apportare ancora delle migliorie alle proposte originarie della Commissione e di questo la ringrazio.
L’onorevole Bowles ha citato il punto centrale della capitalizzazione, come anche l’onorevole Balz poco fa. Certamente la capitalizzazione è importante, ma ritengo che una buona vigilanza interna ed esterna, di cui abbiamo parlato, lo siano altrettanto. Sulla direttiva CRD IV, oggetto di discussione con le banche, devo dire, onorevole Balz, che sono ansioso di portare a buon fine e in modo serio le valutazioni d’impatto e gli studi macroeconomici necessari per calibrare le misure contenute nelle direttive CRD III e CRD IV. Dobbiamo equilibrare internamente le norme di Basilea e un bilanciare queste misure con gli altri provvedimenti in materia di precauzione e prevenzione, vigilanza esterna, vigilanza interna, governance d’impresa, fondi di risoluzione, strumenti preventivi. L’ultima precisazione, sul quale sono molto attento – lo ripeto per l’ultima volta, in conclusione – è una conciliazione ottimista ma chiara tra quanto mettono in atto e devono mettere in atto gli Stati Uniti, da una parte, e quanto spetta a noi, dal punto di vista europeo, dall’altra.
Dobbiamo raggiungere gli stessi obiettivi fissati dal G20. Dobbiamo raggiungerli in parallelo e la mia attenzione è rivolta a garantire il buon esito di questo processo.
Arlene McCarthy, relatore. – (EN) Signora Presidente, molto brevemente, concordo con l’onorevole McGuinness sul fatto che non la mentalità e la cultura non siano cambiate. Infatti, la settimana scorsa alcune banche e alcuni istituti hanno cercato di deviare e minare le proposte che voteremo domani. Per questo motivo il carattere coercitivo delle norme è fondamentale ed è per questo che le autorità di vigilanza nazionali devono avere il nerbo per far rispettare la normativa; sempre per questo motivo domani, i deputati dovranno esprimere un voto deciso e lanciare un segnale vigoroso alle banche e alla popolazione: intendiamo riformare e, concretamente, trasformare la cultura dei bonus ormai screditata sul lungo termine. Onorevoli deputati, credo che questo sia soltanto l’inizio di un processo, non la fine. Pertanto, esorto i colleghi a votare in modo deciso a favore di questa relazione durante la plenaria di domani.
PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT Vicepresidente
Saïd El Khadraoui, relatore. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io sarò breve. Credo che siamo tutti concordi sulla necessità di regole di base per le politiche retributive; da una valutazione delle raccomandazioni sulle politiche retributive pubblicate dalla Commissione un anno fa, è evidente che esse debbano avere il carattere più vincolante possibile. Naturalmente, sono consapevole che non tutti vogliano spingersi così in avanti su questo argomento e che non tutti siano così ambiziosi, ma dobbiamo riconoscere all’unanimità che quanto è in discussione oggi e quanto spero adotteremo domani è soltanto un primo passo nella giusta direzione, ma non può essere l’ultimo.
È evidente che c’è ancora molta strada da percorrere. Gli organi di vigilanza devono essere rafforzati in modo da garantire un controllo esterno delle politiche retributive delle società. Bisogna chiarire il ruolo dei comitati retribuzioni, così come è necessario precisare il collegamento con i comitati di rischi. È utile rinvigorire anche il ruolo degli azionisti. Pertanto, signor Commissario, sono lieto di sentire che è a favore di un quadro normativo della governance d’impresa per tutte le società e ritengo utile tenere, nei prossimi mesi, una discussione approfondita su questo punto con le parti in causa. Si tratta di un argomento cruciale e lancia un segnale importante ai nostri cittadini in merito alla serietà che caratterizza la nostra intenzione di fissare solide norme di base nel settore, nell’interesse delle stesse società e dell’economia.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, mercoledì 7 luglio.