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Procedura : 2009/2238(INI)
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Ciclo del documento : A7-0207/2010

Testi presentati :

A7-0207/2010

Discussioni :

PV 08/07/2010 - 5
CRE 08/07/2010 - 5

Votazioni :

PV 08/07/2010 - 6.9
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Testi approvati :

P7_TA(2010)0287

Discussioni
Giovedì 8 luglio 2010 - Strasburgo Edizione GU

5. Disposizioni per l’importazione nell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura in vista della futura riforma della politica comune della pesca (PCP) (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0207/2010), presentata dall’onorevole Alain Cadec, a nome della commissione per la pesca, sulle disposizioni per l’importazione nell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura in vista della futura riforma della PCP [2009/2238(INI)].

 
  
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  Alain Cadec, relatore. (FR) Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, una delle idee principali di questa relazione è la necessità di stabilire una coerenza fondamentale tra la politica commerciale comune e la politica comune della pesca.

In tale prospettiva, non possiamo che rallegrarci nel vedere oggi presenti sui banchi della Commissione il Commissario per gli Affari marittimi e la pesca signora Damanaki, che è la nostra interlocutrice abituale, e il Commissario per il Commercio De Gucht. Due Commissari per un’unica relazione, che onore! Devo dire che questa duplice rappresentanza della Commissione, molto insolita peraltro, ci sorprende e ci lusinga.

Ma torniamo alla relazione. Le importazioni di prodotti della pesca e dell’acquacoltura provenienti da paesi terzi coprono più del 60 per cento del consumo comunitario; questa dipendenza dell’Unione europea dalle importazioni è il risultato di un duplice fenomeno: da una parte, un calo della produzione comunitaria, e dall’altra, un’apertura sempre crescente del mercato comunitario alle importazioni, attraverso le politiche commerciali adottate dalla Commissione nel corso degli ultimi dieci anni.

Tali sviluppi mettono in difficoltà i pescatori comunitari che, paradossalmente, hanno difficoltà a vendere le proprie catture a prezzi sufficientemente remunerativi, benché l’offerta sia inferiore alla domanda per gran parte delle specie. I pescatori europei accettano i vincoli ambientali, sociali e sanitari che vengono imposti loro, ma sono amareggiati dal fatto che tali vincoli non vengono applicati alla stessa stregua ai prodotti importati in grandi quantità da paesi terzi.

É in gioco la sopravvivenza del settore europeo della pesca, un settore economicamente vitale, che offre posti di lavoro nell’intera filiera, fornisce alimenti sicuri e di buona qualità e contribuisce al mantenimento dell’identità culturale delle nostre regioni costiere.

Onorevoli colleghi, la sopravvivenza della pesca europea non è negoziabile. Le nostre richieste sono essenzialmente queste: in primo luogo, l’Unione europea deve continuare a garantire una protezione tariffaria significativa ai prodotti della pesca e dell’acquacoltura, che consenta di mantenere un certo valore alle preferenze concesse ad alcuni paesi terzi, in particolare i paesi in via di sviluppo, nonché l’efficacia dei meccanismi dell’OMC per assicurare le forniture alla nostra industria di trasformazione. Dobbiamo sottrarre questi prodotti al pericolo delle tariffe, secondo la formula svizzera, ed esigere che vengano considerati prodotti sensibili.

In secondo luogo, le preferenze commerciali concesse ad alcuni paesi terzi devono essere subordinate almeno al rigoroso rispetto delle norme ambientali, sociali e sanitarie.

In terzo luogo, chiediamo di trasferire la responsabilità principale dei negoziati commerciali sui prodotti della pesca e dell’acquacoltura dal Commissario per il Commercio al Commissario per gli Affari marittimi e la pesca, affinché la specificità dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura riceva maggiore attenzione. Mi sembra che questo momento sia particolarmente opportuno per rivedere le condizioni di questo fondamentale dibattito. In effetti, sta per prendere il via un’importante riforma della PCP.

D’altra parte, constatiamo che il Doha round in seno all’OMC è in una situazione di stallo, e questo ci spinge a riconsiderare alcune concessioni inopportune che la Commissione si preparava a fare in nome dell’Unione europea. Inoltre, su iniziativa del qui presente Commissario De Gucht, la Commissione europea ha appena avviato un periodo di consultazione pubblica in vista della formulazione di nuovi orientamenti per la politica commerciale comune, nell’ambito della strategia Europa 2020. Il Parlamento europeo ha quindi poteri di codecisione, sia in materia di politica commerciale che in materia di politica della pesca, e si propone di far sentire la propria voce e far rispettare il proprio punto di vista in tali questioni.

Per cominciare, secondo me, la Commissione e il Consiglio devono tenere effettivamente conto delle raccomandazioni contenute in questa relazione. In ogni caso, nei mesi a venire eserciteremo una rigorosa sorveglianza e, a titolo personale, intendo continuare a lavorare su questi temi.

 
  
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  Maria Damanaki, membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare l’onorevole Cadec e le commissioni parlamentari che hanno sostenuto questa relazione d’iniziativa. Onorevole relatore, lei ha deplorato che il Libro verde sulla riforma della politica comune della pesca abbia sottovalutato le questioni sollevate in questa sede. Intendo quindi rassicurarla in merito all’impegno della Commissione, e alla sua ferma intenzione di tener conto di tutte le politiche che avrebbero un impatto sulla riforma della PCP. Come ho già ricordato, la riforma si propone di invertire la tendenza negativa di questo periodo. Il nostro settore della pesca non è ecologicamente sostenibile, né economicamente redditizio; abbiamo bisogno di un forte settore della pesca che garantisca lo sfruttamento sostenibile delle risorse e consenta ai pescatori, alle loro famiglie e alle comunità che partecipano a tale attività un tenore di vita decoroso.

La pesca dev’essere pronta a raccogliere le sfide del mercato, sia a livello nazionale che internazionale, oggi e in futuro. Ho sentito le preoccupazioni espresse in merito alla concorrenza sleale dei paesi terzi e alla mancanza di equità delle condizioni sociali e ambientali, nonché ai requisiti di sostenibilità e alle leggi sulla protezione della salute. Le stesse preoccupazioni sono state manifestate da tutti gli Stati membri, tramite i loro rappresentanti che hanno preso la parola in occasione dell’ultimo Consiglio “Agricoltura e pesca”. Quindi abbiamo bisogno di una risposta.

Stiamo cambiando le regole della pesca europea nel contesto della riforma della politica comune della pesca, e uno dei maggiori problemi che dovremo affrontare sarà quello di garantire condizioni eque a tutti i prodotti nel mercato dell’Unione europea. A tale proposito, dovremo collaborare in modo efficiente per attuare la nostra legislazione sulla lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.

Inoltre, ci proponiamo di sollecitare i nostri partner a rispettare tutti i principi e gli strumenti internazionali della buona governance marittima e della pesca, e ad adottare un comportamento responsabile in materia di protezione ambientale e condizioni sociali.

Condivido il suo appello a una maggiore coerenza politica; dobbiamo lavorare insieme sulla base di una visione globale e integrata. Due terzi del pesce consumato in Europa, come abbiamo ricordato, vengono importati per garantire la stabilità delle forniture di materie prime alla nostra industria di trasformazione e prezzi equi ai consumatori. Eppure, un terzo del mercato dell’Unione europea continua a essere rifornito da un settore dell’UE che offre posti di lavoro e rappresenta la parte corrispondente del tessuto sociale di molte regioni europee. Dal momento che siamo alle prese con una significativa riforma della politica comune della pesca, la politica commerciale dell’Unione non può trascurare la complessa natura del settore della pesca dell’UE e la sua realtà economica e sociale. Intendo collaborare strettamente con il Commissario De Gucht per realizzare le modifiche e gli adeguamenti nei tempi più opportuni, conformemente ai ritmi con cui verrà realizzata l’attuale riforma della PCP.

Per quanto riguarda i negoziati OMC, stiamo seguendo con estrema attenzione le discussioni sui sussidi. Secondo noi sarebbe opportuno sostenere le iniziative ambientaliste e quelle orientate all’innovazione dei nostri Stati membri. Quanto alla revisione della politica del mercato, concordo con il progetto di relazione: la nuova politica di mercato della PCP dovrà rivedere gli strumenti dell’attuale organizzazione comune del mercato. La revisione deve mirare a rafforzare le organizzazioni dei produttori e la loro capacità di migliorare il rapporto tra domanda e offerta in termini quantitativi e qualitativi. Dovrà anche sostenere l’offerta e la stabilità del mercato, e rivedere le disposizioni concernenti le norme di commercializzazione e le informazioni ai consumatori.

Questo ci porta alla questione dell’etichettatura. I consumatori desiderano maggiori informazioni sui prodotti della pesca che acquistano; vogliono conoscere i luoghi di allevamento e di cattura del pesce, sapere se l’attività di produzione rispetta l’ambiente e se la pesca si è svolta nel rispetto della sostenibilità. La Commissione è pronta a lavorare su iniziative legislative che diano ai consumatori le informazioni di cui hanno bisogno.

Per finire, parliamo di acquacoltura. La Commissione si è impegnata a realizzare gli obiettivi della strategia per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura, come si è detto nella relazione del Parlamento europeo. Riteniamo altresì che lo sviluppo dell’acquacoltura nell’Unione europea possa ridurre la dipendenza dalle importazioni e soddisfare più efficacemente la crescente domanda dei consumatori.

Prima di chiudere il mio intervento, vorrei ricordare che la discussione odierna offrirà un significativo contributo alla preparazione della riforma della PCP, lanciando al contempo un importante segnale politico, un segnale positivo, agli uomini e alle donne che sono attivi nel settore europeo della pesca; essi infatti sono pronti a rispettare una disciplina rigorosa, ma si aspettano un messaggio di speranza per il futuro.

 
  
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  Karel De Gucht, membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, la Commissione accoglie con favore la decisione del Parlamento europeo di preparare una relazione d’iniziativa sul regime d’importazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. La discussione avviata dal Parlamento europeo offre una valida base su cui cominciare a riflettere, per individuare il modo più opportuno per condurre i negoziati commerciali nel contesto della riforma della politica comune della pesca.

Invito i deputati al Parlamento europeo a tener conto delle seguenti osservazioni sulle questioni sollevate dal progetto di relazione del Parlamento europeo.

La Commissione è consapevole della natura particolare e delicata del settore della pesca e della sua importanza, soprattutto per le comunità costiere, aspetti di cui si tiene conto nell’attuazione della politica commerciale comune.

Ricordo che la politica commerciale dell’Unione europea deve riconciliare i diversi interessi delle varie parti del settore della pesca su cui tale politica ha effetto – produttori, trasformatori e consumatori. L’obiettivo della Commissione nel perseguire la politica commerciale per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura è di trovare un equilibrio tra un’adeguata politica dell’offerta, la situazione e gli interessi dei produttori e le richieste dei consumatori dell’Unione europea, senza dimenticare i potenziali obiettivi della politica di sviluppo.

Sappiamo bene che l’UE dipende notevolmente dalle importazioni dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura per soddisfare la domanda del mercato, rappresentata non solo dai consumatori ma anche dall’industria della trasformazione. Alla luce delle attuali tendenze e prevedendo una maggiore dipendenza, l’attuale riforma della politica comune della pesca è una buona occasione per l’Unione europea di consolidare la prestazione economica del settore e la sua competitività a livello internazionale.

Non possiamo ignorare che molto probabilmente la globalizzazione acquisterà forza sempre maggiore in futuro, date le tendenze attuali del commercio internazionale sia a livello multilaterale che a livello bilaterale e regionale. Nell’ambito dei negoziati sugli accordi di libero scambio, la Commissione ha tenuto e tiene conto della complessa natura del settore della pesca dell’Unione europea durante i negoziati sull’accesso al mercato, e dovrà continuare a farlo per garantire un equilibrio tra i diversi interessi che risentono della politica commerciale, come ho già ricordato. Nel contesto delle tendenze globali registrate nel commercio internazionale, la Commissione cercherà di garantire i tempi necessari a realizzare le modifiche e gli adeguamenti indispensabili, conformemente ai ritmi con cui verrà realizzata l’attuale riforma della PCP.

Permettetemi di fare un breve riferimento a una delle principali proposte della relazione, ossia la possibilità che i prodotti della pesca non siano più soggetti alle norme NAMA nel contesto dell’Agenda di Doha per lo sviluppo. Su questo punto sarò molto onesto con voi. In questa fase delle discussioni, a parte il fatto che è molto difficile separare i prodotti della pesca e svincolarli dalle norme NAMA, altre iniziative come quella di uno specifico gruppo negoziale potrebbero esercitare forti pressioni sull’Unione europea per spingerla a un’ulteriore liberalizzazione del mercato.

La Commissione terrà debito conto della richiesta, contenuta nel progetto di relazione, di trasferire la responsabilità dei negoziati sui prodotti della pesca e dell’acquacoltura dal Commissario per il Commercio al Commissario per la pesca. Secondo il principio di collegialità che regola il lavoro della Commissione, tutti i membri della Commissione sono collettivamente responsabili delle decisioni e delle azioni adottate. Ciò significa che il Commissario per il Commercio e la Direzione generale del Commercio, responsabili per i negoziati sui prodotti della pesca e dell’acquacoltura, non agiscono individualmente ma negoziano in stretta cooperazione con il Commissario per gli affari marittimi e la pesca e la relativa Direzione generale, che partecipano attivamente a tutte le fasi dei negoziati.

La Commissione desidera rassicurare il Parlamento europeo: nell’ambito dei negoziati sul commercio, si tiene conto delle specifiche esigenze del settore della pesca. In effetti, la Commissione tutela gli interessi di questo settore dell’Unione europea nei negoziati sul commercio, senza trascurare i suoi aspetti più delicati, per quanto possibile, anche quando è soggetta alle pressioni dei nostri partner commerciali.

Nel tutelare gli interessi del settore della pesca dell’Unione nell’ambito dei negoziati sul commercio, la Commissione mira inoltre a rimuovere ogni ostacolo al commercio mantenuto dai nostri partner commerciali che possa minacciare il potenziale di esportazione dell’industria dell’UE, per garantire condizioni eque nel commercio bilaterale e multilaterale dei prodotti della pesca.

Infine la relazione dà voce alle preoccupazioni delle parti interessate in merito alla necessità di garantire condizioni paritarie per i prodotti dell’Unione europea e le importazioni da paesi terzi. L’Unione è fermamente impegnata a favore degli standard ambientali e del lavoro nell’ambito dei negoziati sul commercio con i paesi terzi, parallelamente all’apertura del mercato – per esempio, nel contesto di un capitolo sullo sviluppo sostenibile compreso nei nostri accordi commerciali o in una serie di consessi internazionali nei quali si affrontino tali questioni, come le Nazioni Unite, la FAO e le organizzazioni regionali di gestione della pesca, a cui l’Unione partecipa attivamente.

Vorrei concludere manifestando la mia disponibilità a proseguire la discussione con gli onorevoli deputati al Parlamento europeo in merito al ruolo della Commissione nei negoziati sul commercio per quanto riguarda i prodotti della pesca e dell’acquacoltura.

 
  
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  Yannick Jadot, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. (FR) Signor Presidente, signori Commissari, mi sembra opportuno notare la convergenza che si è creata tra la commissione per la pesca e la commissione per il commercio internazionale del Parlamento sulla questione in oggetto e sulle proposte presentate in questo ambito.

Come abbiamo detto, la pesca è un settore estremamente importante per l’assetto del territorio, per l’occupazione, per l’identità culturale dell’Europa. Si tratta inoltre di un settore che oggi esercita un forte impatto sulle risorse alieutiche; in effetti oggi gran parte degli stock è soggetta a un eccessivo sfruttamento. E troppo spesso vogliono farci credere che l’obiettivo finale di una politica comune della pesca europea sarebbe quello di adattare il settore della pesca alla globalizzazione del commercio dei prodotti della pesca di cui oggi constatiamo le gravi conseguenze, in campo sociale, economico e ovviamente ambientale.

Negli accordi commerciali sui prodotti della pesca quindi ci leviamo in difesa di un’integrazione ancora più forte dei criteri sociali e ambientali. Sosteniamo l’idea di svincolare i prodotti della pesca dalle norme NAMA, perché un pesce non è un calzino né una lavatrice, ma un elemento cruciale per la sicurezza alimentare e la biodiversità. Dobbiamo essere chiari. Dal momento che abbiamo deciso di sottoporre la questione ai negoziati internazionali, la nostra politica europea dovrà essere esemplare, più orientata ai pescatori, che hanno diritto a migliori retribuzioni ma non possono sfruttare eccessivamente gli stock ittici, né nelle nostre acque territoriali, né nelle acque in cui acquistiamo diritti di pesca.

 
  
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  Antonello Antinoro, a nome del gruppo PPE. Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, io intanto volevo ringraziare il collega Cadec per il lavoro svolto, per l'eccellente lavoro svolto in un tema così importante come il regime di importazione in Europa nel settore della pesca.

Avevo, come dire, preparato il mio intervento rispetto, per esempio, al tema dell'attenzione che dev'essere posta affinché i prodotti importati seguano le stesse norme sanitarie, seguano gli stessi regimi, ma vedo che è stato trattato da altri, e quindi ritornarci è pressoché inutile ed è una perdita di tempo. Non posso però non cogliere un aspetto fondamentale, che mi è sembrato di, come dire, capire nelle parole del Commissario De Gucht, dalle parole del collega che mi ha preceduto, rispetto a un minimo di conflitto di competenze che oggi c'è tra i due Commissari o tra i compiti che i due Commissari dovrebbero avere.

Questo credo che sia, senza ipocrisia, importante da sottolineare, perché, così com'è stato detto, il settore della pesca ha un ruolo fondamentale se vogliamo che i nostri pescatori non continuino a ridurre la loro capacità lavorativa perché glielo abbiamo imposto per rispetto del mare. Se vogliamo che i nostri pescatori non continuino a essere, come dire considerati una sorta di Cenerentola dell'Europa, dovremo dedicarci una maggiore attenzione.

Allora, il Commissario Damanaki e anche il Commissario De Gucht hanno manifestato tutt'e due l'intenzione di dedicarsi appieno a tutto ciò, ma io credo che sia importante un'unica linea di intervento e credo che l'aspetto del Commissario della pesca, con tutto ciò che ne comporta poi in sede parlamentare sia fondamentale perché il nodo venga sciolto e questa relazione diventi una prospettiva importante per il futuro.

 
  
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  Luis Manuel Capoulas Santos, a nome del gruppo S&D.(PT) Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli deputati, i prodotti della pesca e dell’acquacoltura costituiscono una parte importante della dieta europea, come sappiamo, e ciò significa che dobbiamo importare più del 60 per cento di questi prodotti per soddisfare le nostre esigenze, come ha giustamente affermato il Commissario, signora Damanaki. Questo semplice fatto dimostra chiaramente l’importanza della relazione dell’onorevole Cadec, con il quale io, in qualità di relatore ombra, ho avuto il piacere di collaborare alla ricerca del più ampio consenso possibile per proteggere il settore, i posti di lavoro che questo offre, e soprattutto i consumatori europei.

Per questo motivo il Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo sostiene i principali presupposti e le conclusioni fondamentali della relazione, soprattutto per quanto riguarda le preoccupazioni e le raccomandazioni sulla necessità di garantire la salute e la sicurezza dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura importati, nonché i criteri ambientali che devono diventare requisiti vincolanti per la cattura nonché per la produzione e la trasformazione di questi prodotti.

La relazione affronta ovviamente altre questioni che meritano ugualmente il nostro sostegno, ma per mancanza di tempo non posso parlarne. Per tutti questi motivi il mio gruppo voterà ovviamente a favore della relazione; desidero inoltre congratularmi con l’onorevole Cadec per il suo ottimo lavoro.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, per cominciare desidero congratularmi con l’onorevole Cadec per la sua relazione. Il calo del prezzo del pesce registrato negli ultimi anni è direttamente e sostanzialmente provocato dalla concorrenza derivante dalle importazioni di pesce selvatico e di allevamento. I produttori di questi prodotti non sono soggetti ai rigorosi regimi che vincolano gli operatori dell’Unione europea in materia di conservazione e standard igienici, ed entrano quindi nel mercato europeo a prezzi con cui i produttori europei non possono competere.

La questione va affrontata nel contesto della riforma della politica comune della pesca, e so che il Commissario signora Damanaki se ne occuperà. Come hanno ricordato entrambi i Commissari, l’Europa dipende molto dalle importazioni; se per esempio consideriamo il caso del mio paese, che importa 46 000 tonnellate all’anno, con un costo di 181 milioni di euro, mi sembra che i consumatori non siano consapevoli della differenza tra pesce importato e pesce selvatico.

Se vogliamo risolvere questo problema, dobbiamo considerare l’opportunità di sostituire le importazioni per ridurle dal 66 al 50 per cento in un periodo di 10 anni circa, ma per raggiungere tale obiettivo la burocrazia che sta soffocando il settore dovrà essere semplificata e tutte le direzioni generali, nonché tutti i vari ministeri e gli Stati membri, dovranno collaborare per tutelare gli interessi del settore.

 
  
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  Isabella Lövin, a nome del gruppo Verts/ALE. (SV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Cadec sull’importazione di pesce nell’Unione europea. Solo a partire dal 1977 le catture europee sono diminuite del 26 per cento: un tasso allarmante. Più del 60 per cento di tutto il pesce consumato oggi in Europa viene importato, anche se la situazione potrebbe essere ben diversa. Se gestissimo le nostre risorse di pesca con l’intento di raggiungere il rendimento massimo sostenibile (RMS), le catture europee potrebbero aumentare fino a diventare il doppio dei valori odierni, e al contempo avremmo stock ittici forti e vitali.

Mirando a questo obiettivo, non dobbiamo trasferire in altri paesi i nostri problemi legati allo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche. La relazione Cadec menziona vari strumenti importanti che l’Unione europea potrebbe usare. Innanzi tutto il regolamento sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Tutto il pesce che entra nel mercato dell’Unione europea deve disporre di documenti approvati che indichino dove, quando e da chi è stato pescato. Si tratta di un primo passo, ma insufficiente. In molte regioni del mondo, la pesca illegale è un problema che i paesi poveri non sono in grado di risolvere per mancanza di risorse. Nei paesi dove la corruzione è diffusa, non è difficile per un esportatore di pesce acquistare i documenti giusti. Quindi l’Unione europea, in qualità di maggiore importatore di pesce al mondo, deve assumersi la responsabilità di offrire un sostegno tecnico e finanziario tangibile e di fornire le risorse necessarie a garantire il rispetto e il controllo nei paesi in via di sviluppo.

Il secondo strumento è già stato realizzato nell’ambito delle Nazioni Unite. Disponiamo di buoni accordi internazionali ma dobbiamo attuarli. Nel 2006, l’Unione europea si è impegnata per raggiungere un accordo di attuazione, tra l’altro per il Codice di condotta per una pesca responsabile della FAO, nel contesto delle Nazioni Unite. Dobbiamo continuare a perseguire tale obiettivo.

 
  
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  Marek Józef Gróbarczyk, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, ringrazio sinceramente l’onorevole Cadec per la sua coraggiosa relazione, che è di estrema importanza per la politica comune della pesca in corso di elaborazione. Anche durante la preparazione della relazione, si poteva osservare, a nostro avviso, che molti settori della politica comune della pesca differiscono sensibilmente dal parere della Commissione e questo purtroppo si riflette anche nella versione finale della relazione. Secondo i pescatori, questa importante relazione dovrebbe produrre effetti considerevoli sulla struttura della futura politica comune della pesca per quanto riguarda l’organizzazione del mercato.

Commissario Damanaki, in varie occasioni lei ha ripetuto che, invece di criticare, quando si discute delle quote individuali trasferibili, dobbiamo proporre soluzioni per la politica futura. Sono convinto che le idee contenute in questa relazione siano un’alternativa al concetto che ci viene imposto dalla Commissione.

 
  
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  Diane Dodds (NI) . (EN) Signor Presidente, signori Commissari, per cominciare desidero ringraziare il relatore per la sua relazione. Il 24 luglio 2008, in risposta alla crisi economica che ha colpito la flotta peschereccia europea, il Consiglio “Pesca” dell’Unione ha approvato misure temporanee e specifiche volte a promuovere e riorganizzare la flotta. Proprio quando molti pescatori stavano cercando di avvalersi di tali misure, essi sono stati colpiti dagli effetti della recessione globale. Il valore del nephrops norvegicus o scampo venduto dai miei pescatori dell’Irlanda del Nord ad altre regioni europee è crollato, mentre aumenta l’offerta di molluschi e crostacei d’importazione.

L’Europa ha bisogno di pesce. Abbiamo bisogno di importare pesce, ma non a qualsiasi costo. Da un lato, i colleghi chiedono che i nostri pescatori non ricevano più sussidi; dall’altro, e qui trovo una contraddizione, vogliamo eliminare i sussidi mentre la politica europea consente le importazioni di prodotti della pesca e dell’acquacoltura non regolamentate che minano il settore della pesca sostenibile ed economicamente redditizio che desideriamo realizzare.

L’Europa deve fare una scelta; manchiamo di coerenza, ed è proprio per invertire questa tendenza che sostengo la relazione dell’onorevole Cadec.

 
  
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  Carmen Fraga Estévez (PPE) . – (ES) Signor Presidente, questa relazione è stata concepita per dare una risposta alla frustrazione e alla vulnerabilità del settore della pesca dell’Unione europea.

Signor Commissario, questo settore non vuole misure protezionistiche; ma, visto lo scarso interesse finora manifestato dai responsabili della Direzione generale del Commercio, chiede di evitare provvedimenti che rischino di aggravarne lo stato di crisi.

Da questo punto di vista, siamo particolarmente favorevoli alla richiesta, presentata nella relazione dall’onorevole Cadec, di trasferire la responsabilità dei negoziati sui capitoli della pesca dalla Direzione generale del Commercio alla Direzione generale degli Affari marittimi e della pesca, come avviene per l’agricoltura, giacché anche qui ci stiamo occupando di prodotti particolarmente sensibili, come dimostra il caso del tonno.

Per quanto riguarda il tonno, gli accordi sottoscritti con la Papua Nuova Guinea e le Figi, rappresentano un esempio scandaloso di deroga alle norme di origine, effettuata senza tener conto delle condizioni concrete, che va esclusivamente a vantaggio dei nostri principali concorrenti: la Thailandia e le Filippine.

Signor Commissario, mi chiedo se lei sia consapevole del fatto che, oltre a soffocare il settore dell’Unione europea, grazie alla vostra politica la Papua Nuova Guinea sta entrando in una fase in cui si creano posti di lavoro di bassissima qualità e lo sviluppo sostenibile è pari a zero. É a conoscenza dei rapporti pubblicati da organizzazioni non governative che operano nella regione e che descrivono il lavoro minorile, le condizioni drammatiche delle fabbriche in materia di standard igienico-sanitari, il disastroso impatto ambientale sul litorale di Madang e la pesca illegale? Scongiurare il verificarsi di simili eventi rientra tra le sue competenze?

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE) . (EN) Signor Presidente, il comportamento di alcuni deputati in quest’Aula oggi è vergognoso. Una cosa simile non potrebbe verificarsi in nessun altro parlamento al mondo. Se si manca di rispetto alla presidenza della commissione per la pesca e alla pesca in generale, propongo di aggiornare la seduta finché non si mostri più rispetto per quest’Assemblea e si sciolgano questi capannelli.

(Applausi)

 
  
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  Presidente . Onorevole Gallagher, dobbiamo continuare. Vorrei chiedere a tutti i colleghi di fare silenzio, così potremo lavorare per altri 10 minuti e poi finire con questa relazione e la relativa discussione, entrambe così importanti.

 
  
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  Ulrike Rodust (S&D) . – (DE) Signor Presidente, signora Commissario Damanaki, la politica della pesca europea deve affrontare problemi assai gravi. I nostri pescatori devono convivere da un lato con il calo degli stock ittici, dall’altro con una concorrenza non sempre leale sul mercato globale. Dobbiamo introdurre con urgenza riforme radicali per porre fine all’eccesso di pesca nelle acque europee e garantire così la sopravvivenza della pesca europea.

Concordo con il Commissario, signora Damanaki; non dobbiamo chiedere troppo ai nostri pescatori imponendo loro riforme radicali mentre liberalizziamo il commercio. Fare entrambe le cose allo stesso tempo comporterebbe un onere eccessivo per i pescatori europei. Il modo migliore per aumentare la competitività è consentire il ripristino degli stock ittici; inoltre, se vogliamo che la pesca europea sopravviva, dobbiamo migliorare la commercializzazione dei prodotti. I consumatori europei sono disposti, ad alcune condizioni, a pagare di più per il pesce europeo se riceveranno migliori informazioni sulle sue origini.

 
  
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  Britta Reimers (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, signori Commissari, mi congratulo con l’onorevole Cadec per il successo della sua relazione che si è dimostrata estremamente equilibrata. Lo ringrazio inoltre per l’eccellente collaborazione di cui ha dato prova.

La regolamentazione delle importazioni dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura nell’Unione europea si presenta estremamente complessa. Con un volume di 12 milioni di tonnellate e un valore di 55 miliardi di euro, il mercato della pesca dell’Unione è il più grande al mondo; un mercato che cresce rapidamente ed è sempre più dipendente dalle importazioni provenienti da paesi terzi. Per noi quindi è importante controllare le condizioni di produzione e importazione dei prodotti dei paesi terzi.

Nel corso dell’Assemblea plenaria abbiamo presentato due emendamenti, nei quali si mette in evidenza la necessità di riconoscere la peculiare situazione economica delle regioni periferiche europee. Non pensiamo però che la liberalizzazione del mercato sia l’unico responsabile delle difficoltà incontrate. La massiccia introduzione dei prodotti della pesca nel mercato dell’Unione europea, che è stata definita iniqua, non ha peraltro effetti diretti su ...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Jarosław Leszek Wałęsa (PPE) . – (PL) Signor Presidente, non ho molto tempo, quindi mi limiterò a ricordare uno dei temi che l’onorevole Cadec affronta nella sua relazione. Il pesce non può essere trattato alla stregua degli altri prodotti industriali, ma dev’essere regolamentato dalle norme commerciali dell’OMC che si applicano ai prodotti sensibili. La politica commerciale dell’Unione europea rivolge scarsa attenzione alla specifica natura di questo settore così delicato e agli interessi dei produttori dell’UE. Ci sembra quindi ragionevole considerare l’opportunità di svincolare i prodotti della pesca dalle norme che regolano l’accesso ai mercati non agricoli, per favorire l’allineamento del commercio dei prodotti della pesca con i requisiti tipicamente applicati agli alimenti e ai prodotti sensibili.

 
  
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  Catherine Trautmann (S&D) . – (FR) Signor Presidente, mi congratulo con il collega Cadec per l’ottima qualità del suo lavoro.

Il testo che oggi viene votato segna una certa evoluzione nel rapporto tra la nostra istituzione e il concetto del libero scambio. Benché non si possa definire protezionista, la linea che viene difesa in questa sede si può se non altro accusare di ingenuità.

Siamo tutti d’accordo nel constatare che la produzione europea non è sufficiente e, piuttosto che ricorrere immediatamente alla variabile delle importazioni, dobbiamo intensificare i nostri sforzi di salvaguardia e rigenerazione degli stock, anche mediante l’acquacoltura, per garantire la sostenibilità del settore e dei posti di lavoro nell’Unione europea nonché una pesca meno dipendente dai paesi terzi.

Quanto alle importazioni, dobbiamo tutelare il mercato europeo dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura da una concorrenza sleale derivante da condizioni sanitarie e sociali meno controllate e da tariffe irrisorie. Per questo motivo sono favorevole a un’etichetta europea, conforme ai nostri standard ambientali e sociali.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE) . – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, l’Europa oggi è il maggiore mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, con importazioni pari al 60 per cento del pesce consumato. La produzione comunitaria di pesce non è sufficiente a soddisfare la domanda di questo tipo di prodotti, né potrà esserlo in futuro, ed è quindi necessario importarli.

In tale contesto, è importante salvaguardare due aspetti fondamentali: in primo luogo, realizzare le condizioni necessarie a garantire che i consumatori dell’Unione europea possano accedere a prodotti della pesca e dell’acquacoltura importati di buona qualità; in secondo luogo, assicurare concorrenza leale, sia per i prodotti importati che per quelli ottenuti dalla pesca e dall’acquacoltura europee.

É perciò necessario che i prodotti della pesca e dell’acquacoltura importati dall’Unione europea rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e qualitativi imposti ai prodotti dell’Unione europea. É altresì necessario procedere alla riforma del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, e in particolare alla revisione dei meccanismi utilizzati per contrastare fenomeni come la graduale eliminazione dei dazi doganali e la crescente competitività delle importazioni.

La relazione presentata dal Parlamento, sotto l’ammirevole guida dell’onorevole Cadec, è tempestiva e prende in considerazione una serie di importanti proposte per lo sviluppo sostenibile del settore della pesca e dei settori collegati, tra cui quello della commercializzazione.

 
  
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  Josefa Andrés Barea (S&D) . – (ES) Signor Presidente, signora Commissario Damanaki, signor Commissario De Gucht, vi ringrazio per essere intervenuti nella discussione di una relazione così importante sul regime di importazione.

La pesca è una questione vitale, in relazione alla quale si devono mettere in evidenza due questioni essenziali: in primo luogo non siamo autosufficienti, e secondariamente molto spesso si registrano casi di concorrenza sleale, un fenomeno che dev’essere contrastato garantendo l’attività della pesca in Europa.

Mi rivolgo ora al Commissario per il Commercio: non è possibile continuare a considerare la pesca un “prodotto non sensibile”; non è possibile continuare a regolamentarla con le norme che governano l’accesso ai mercati non agricoli; la pesca non può essere considerata un prodotto industriale. Dev’essere un “prodotto sensibile” e dev’essere regolamentata dalle norme dell’Organizzazione per il commercio nonché dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

Quindi, se non considereremo il pesce un “prodotto sensibile”, non potremo essere sostenibili né riusciremo a garantire il mantenimento delle specie e non potremo intraprendere una vera attività di mercato.

 
  
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  Robert Atkins (ECR) . (EN) Signor Presidente, intervengo nuovamente per proporre alla Conferenza dei Presidenti, tramite lei, di organizzarsi meglio. Originariamente ci era stato detto che la votazione si sarebbe tenuta alle 12.00. Poi quest’orario è stato spostato di cinque minuti, ogni cinque minuti. Qualcuno di noi deve partire in aereo; la situazione è problematica e inopportuna. Ci stiamo prendendo gioco del Parlamento. Che qualcuno risolva il problema!

(Applausi)

 
  
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  Presidente . Avevamo detto che la votazione sarebbe stata rinviata alle 12.15 o alle 12.20, quindi continuiamo adesso con le risposte dei nostri Commissari. Sono certo che riusciremo a votare alle 12.20.

 
  
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  Maria Damanaki, membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, non sono io quella che può risolvere il problema, ma posso certamente ridurre il mio intervento all’essenziale.

Ci stiamo occupando di tutte le questioni in merito alle quali hanno manifestato preoccupazione gli onorevoli deputati. Come abbiamo già ricordato il Commissario De Gucht e io stessa, stiamo cercando di trovare un punto di equilibrio. Abbiamo bisogno di un settore della pesca sostenibile, e ci siamo assunti degli obblighi nei confronti dell’OMC e di altri organismi internazionali. Vorrei rassicurare tutti: stiamo facendo del nostro meglio affinché la riforma della PAC possa offrire ai pescatori il miglior futuro possibile.

 
  
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  Alain Cadec, relatore. – (FR) Signor Presidente, giudico il comportamento dei colleghi assolutamente irrispettoso e inaccettabile in un Parlamento come il nostro. Quello che state facendo è scandaloso! Mi vergogno di voi! Pensate soltanto a votare e a tornarvene a casa! Noi stiamo lavorando su una relazione importante, abbiate almeno il buon gusto di ascoltare, oppure uscite dall’Aula!

In ogni caso, onorevoli colleghi, dopo questo mio breve scatto d’ira sono certo che, tra pochi minuti, la maggioranza di voi voterà a favore della relazione e, visto che ne ho l’occasione, desidero ringraziare i colleghi della commissione per la pesca, e in particolare la Presidente, onorevole Fraga Estévez, che hanno accettato di prendere in considerazione questo tema e mi hanno affidato la relazione.

Desidero inoltre ringraziare i relatori ombra, gli onorevoli Capoulas Santos, Reimers, Gróbarczyk e Lövin, che hanno partecipato a tutte le discussioni e alla stesura degli emendamenti.

Ringrazio altresì tutti coloro che hanno contribuito a questa relazione, i rappresentanti del settore che hanno reso possibile il mio lavoro di ricerca, in particolare i funzionari della Direzione generale del Commercio e della Direzione generale degli Affari marittimi e la pesca. Penso a Zoltan Somoguy e Miriam Garcia Ferrer, della Direzione generale del Commercio, a Pierre Amilhat, Christian Rambeau e Juan Ranco della Direzione generale degli Affari marittimi e della pesca; ringrazio lei, signora Commissario Damanaki, per aver partecipato a questa discussione, e anche lei, Commissario De Gucht, benché le sue risposte – che non sono veramente risposte, dal momento che hanno preceduto il mio intervento – non mi soddisfino del tutto.

In ogni caso, ringrazio anche Mauro Belardinelli del nostro gruppo, Ollivier Gimenez, i miei assistenti, Emilie Herrbach e Vincent Guerre, e vorrei menzionare in modo particolare Philippe Musquar, che mi ha molto aiutato per questa relazione e mi ha assistito nella preparazione.

Concluderò il mio intervento ringraziandovi anticipatamente per il vostro voto.

 
  
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  Presidente . A titolo informativo, il Commissario De Gucht non ha risposto a causa del rumore in Aula, quindi vorrei scusarmi per il rumore con entrambi i Commissari.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà tra breve.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK
Presidente

 
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