Presidente. − L’ordine del giorno reca il dibattito su sette proposte di risoluzione sul Venezuela, segnatamente il caso di Maria Lourdes Afiuni(1).
Santiago Fisas Ayxela, autore. − (ES) Signora Presidente, il giudice Afiuni, agendo ai sensi delle leggi venezuelane e sulla base del parere del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, ha concesso la libertà provvisoria a Eligio Cedeño. A seguito di tale decisione, il giudice è stato arrestato e trasferito in un carcere di massima sicurezza, dove vive in condizioni tali da mettere a repentaglio la sua vita. Il Presidente Chávez ha chiesto pubblicamente all’accusa di chiedere la pena massima e ha sollecitato l'Assemblea nazionale ad adottare una nuova legge per aggravare la sua condanna, da applicarsi con effetto retroattivo.
Amnesty International e l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno espresso la loro profonda preoccupazione.
Onorevoli colleghi, non stiamo parlando di un accadimento isolato. Al contrario, questo caso è dimostrazione della tendenza autocratica e autoritaria assunta da un regime che, pur permettendo lo svolgimento di elezioni apparentemente democratiche, fa chiudere i media dell’opposizione, ordina confische e arresta gli oppositori politici, senza mostrare alcun rispetto per i diritti umani e per lo stato di diritto.
Per questi motivi abbiamo chiesto la liberazione immediata del giudice Afiuni.
Renate Weber, autore. − (EN) Signora Presidente, ancora una volta ci troviamo a discutere in seno al Parlamento della situazione in Venezuela, non tanto per nostra volontà, quanto per necessità.
Dall’approvazione dell’ultima risoluzione la situazione non è migliorata, anzi. Il concetto stesso di stato di diritto sta scomparendo a causa delle forti pressioni sui giudici e sulla magistratura, con conseguenze sull’esercizio di una lunga serie di diritti umani, dalla libertà di espressione, e in particolare di stampa, alla proprietà privata.
L’articolo 26 della costituzione venezuelana è molto chiaro nell’affermare che la magistratura è indipendente e che il Presidente deve garantire tale indipendenza. Sempre più spesso, tuttavia, il Presidente Chávez, in discorsi pubblici, ordina ai magistrati e ai giudici come agire e quali decisioni prendere.
Molti giudici sono rimasti vittime del comportamento del Presidente: alcuni sono stati sollevati dal loro incarico, altri hanno lasciato il paese. Il caso del giudice Maria Lourdes Afiuni è solo l’ultimo in ordine di tempo e il più eclatante, perché questa volta un giudice è stato arrestato e accusato a causa di una decisione che ha preso. Come potranno i giudici assegnati al caso in questione agire in modo indipendente, se il Presidente del paese, invece di aspettare l’esito del processo e l’analisi delle prove da parte della magistratura, definisce pubblicamente il giudice Afiuni un bandito e chiede di infliggerle la massima pena?
Da sette mesi Maria Lourdes Afiuni vive in un carcere dove è messa a repentaglio non solo la sua integrità fisica, ma addirittura la sua vita. Con lei sono detenute più di venti donne che lei stessa, nel corso degli anni, ha condannato per reati molto gravi. Non vi è alcun dubbio che l’intento di tale provvedimento sia di umiliarla e spaventarla.
Non aspettandomi molto dalle corti venezuelane, mi spingo fino a chiedere al Presidente Chávez il suo rilascio.
(ES) Presidente Chávez, il giudice Afiuni deve essere immediatamente liberato e giudicato in un processo equo, con tutte le garanzie necessarie affinché possa difendersi dalle accuse mosse dal pubblico ministero. Una tale decisione non solo sarebbe giusta, ma rappresenterebbe anche un gesto umanitario degno di nota.
Véronique De Keyser, autore. − (FR) Signora Presidente, il caso di Maria Lourdes Afiuni in Venezuela riguarda la lotta alla corruzione, come da versione ufficiale, ovvero la persecuzione di un oppositore politico, così come affermato dal corrispondente Simon Romero sulle pagine del New York Times?
La domanda merita di essere posta, poiché i regimi autoritari non sono nuovi a entrambe le situazioni. Il mio gruppo, in ogni caso, ha ritirato la sua firma dal compromesso ed è pronto a presentare una propria risoluzione. La mia impressione, onorevoli colleghi, è che abbiate esagerato: non voglio sfruttare il presente caso, che comunque credo vada chiarito, per criticare il regime venezuelano nel suo complesso, come è invece vostra intenzione.
Di cosa stiamo parlando? Attraverso una procedura eccezionale, la Afiuni ha concesso la liberazione di un banchiere accusato di aver rubato 27 milioni di dollari a un’agenzia statale grazie a un contratto di importazione falso, per poi essere arrestata e incarcerata a seguito di tale decisione. È vero che le condizioni in cui è detenuta sono assolutamente terribili, così come le sono in tutte le carceri venezuelane. Ma il dibattito d’urgenza odierno non riguarda le prigioni. Le circostanze descritte, quindi, non fanno del giudice un’attivista dei diritti umani, questione sulla quale peraltro non si è mai espressa.
Proprio come voi, chiedo un processo equo e rapido con tutte le relative garanzie per la difesa, la prosecuzione della lotta alla corruzione in seno all’apparato giudiziario e una rigida separazione tra politica e magistratura. Pur essendo d’accordo con voi sui punti enunciati, non posso convenire sugli altri.
Raül Romeva i Rueda, autore. − (ES) Signora Presidente, condivido l’opinione dell’onorevole De Keyser. Quando alcuni giorni fa ci è stato chiesto di discutere della questione come caso urgente, ho detto che il caso del giudice Afiuni meritava attenzione. Magari non sotto forma di una risoluzione di emergenza, ma piuttosto di una lettera firmata dai diversi deputati, che esprimesse le nostre preoccupazioni e illustrasse quella stessa richiesta che stiamo avanzando ora – o meglio che dovremmo avanzare ma che ancora non abbiamo fatto – in relazione alle garanzie legali da rispettarsi in tutti i processi, compreso nel caso del giudice Afiuni.
L’intento era quello appena descritto ed è proprio con tale intento che anche il nostro gruppo ha presentato una proposta di risoluzione in cui solleva diversi punti in linea con alcune delle opinioni espresse, a mio giudizio importanti da ricordare.
Con l’andare del tempo, tuttavia, abbiamo visto che non stiamo parlando di una risoluzione relativa a un caso specifico di violazione dei diritti umani, né alla particolare situazione in cui si trova ora il giudice in questione, bensì di un’accusa mossa dal punto di vista dell’opposizione venezuelana.
A nessuno sarà sfuggito che presto si terranno le elezioni. E a nessuno sarà sfuggito che la presente risoluzione sarà usata politicamente – politicamente! – in Venezuela.
È chiaro che non ho affinità con il Presidente Chávez né condivido il suo orientamento politico, affatto. Non voglio, tuttavia, che il Parlamento europeo sia strumentalizzato in una campagna a favore dell’opposizione, che sta ora sfruttando un singolo caso per screditare un’intera politica, con la quale si può essere più o meno d’accordo, ma che deve essere sempre e comunque discussa su un piano politico. Non è questo il tipo di discussione che stiamo tenendo oggi. Magari avrà luogo in un contesto diverso, ma non oggi, non qui e non ora.
La risoluzione sui casi di violazione dei diritti umani, sulla democrazia e sullo stato di diritto ha un mandato e un obiettivo molto specifici. Voi, però, avete speso molto del tempo concesso in questo contesto per attività che non hanno nulla a che vedere con singoli e specifici casi di violazione dei diritti umani. A mio giudizio, il Parlamento e tutti i gruppi dovrebbero prendersi del tempo per riflettere al proposito, per il bene dei diritti umani.
Charles Tannock, autore. − (EN) Signora Presidente, pare che la pura demagogia del Presidente venezuelano Chávez non abbia limiti. Ora se la prende con l’indipendenza della magistratura, quale prossimo ostacolo sulla strada verso la conquista di un potere assoluto. L’arresto e la detenzione del giudice María Lourdes Afiuni Mora rappresentano il tentativo più audace e sfrontato compiuto finora per mettere a tacere il dissenso e minare la separazione dei poteri e lo stato di diritto.
Non capisco come la Afiuni possa sperare in un giusto processo. Il Presidente Chávez le ha già dato del bandito, l’ha tacciata di aver preso una bustarella e ha detto che dovrebbe essere condannata a trent’anni di reclusione. Il Presidente ha, inoltre, affermato che Simón Bolívar l’avrebbe fatta giustiziare, una dichiarazione particolarmente incendiaria nel regime di Chávez, dai contorni sempre più dittatoriali, e, a mio giudizio, un imprudente incitamento alla violenza.
Eppure Chávez riesce a farla franca, fondamentalmente perché resta un isterico critico degli Stati Uniti e si guadagna, così, la popolarità tra molti esponenti della sinistra in Europa e in quest’Assemblea. Questo paradosso continua a mettere a repentaglio gli sforzi profusi dall’UE per denunciare l’allarmante tendenza verso il totalitarismo in Venezuela.
(Applausi)
Bernd Posselt (PPE). - (DE) (Interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8 del regolamento all’onorevole Romeva i Rueda) Signora Presidente, vorrei chiedere all’onorevole Romeva i Rueda se sa che il regolamento non si limita a menzionare esclusivamente i diritti umani. Anche la democrazia e lo stato di diritto, infatti, sono oggetto della discussione odierna. Tra l’altro, l’onorevole Romeva i Rueda è consapevole che Chávez rappresenta una minaccia per la democrazia e per lo stato di diritto?
Raül Romeva i Rueda, autore. – (ES) Onorevole Posselt, è una questione di priorità. Due mesi fa abbiamo discusso queste stesse problematiche nel contesto di una risoluzione di emergenza sul Venezuela. Ciò che intendo dire, in sostanza, è che dobbiamo esser chiari circa le questioni importanti e le priorità. Se dobbiamo tenere un dibattito sul Venezuela in seno alla commissione per gli affari esteri, facciamolo, ma non usiamo la sessione odierna per parlare di questioni che non hanno nulla a che vedere con una denuncia importante, puntuale e tempestiva delle violazioni dei diritti umani.
Joe Higgins, autore. − (EN) Signora Presidente, la presente risoluzione, che si dice verta sui diritti umani in Venezuela, mette in luce l’ipocrisia diffusa nei partiti di destra che siedono in questo Parlamento. Il vero obiettivo non è tanto difendere i diritti umani, quanto piuttosto accelerare il rovesciamento del governo di Hugo Chávez in Venezuela e sostenere la destra venezuelana all’opposizione, favorevole alle grandi imprese, che ancora controlla una parte considerevole dei media, dell’industria e delle proprietà terriere private e annovera tra le sue fila coloro chi neanche dieci anni fa ha tentato un colpo di Stato.
Il governo di Chávez ha introdotto alcune misure progressiste che hanno saputo migliorare la vita delle classi più povere, ma con la conseguente opposizione di Chávez alle politiche economiche neoliberali che l’Unione europea e gli Stati Uniti impongono a molti governi dell’America latina. Mi riferisco alla deregolamentazione, alla liberalizzazione e alla privatizzazione delle economie di tali paesi, di cui beneficiano principalmente le grandi imprese transnazionali con sede nell’UE e negli Stati Uniti. Ecco spiegati i motivi di una tale campagna di diffamazione.
Chiedo che il giudice Afiuni e tutti i detenuti in Venezuela siano trattati dignitosamente e siano giudicati in un processo scrupoloso ed equo. Condivido le gravi preoccupazioni nutrite da alcuni colleghi socialisti venezuelani, per esempio del Socialismo Revolucionario, riguardo a certi aspetti delle politiche di Chávez, quali una sempre più diffusa tendenza alla burocratizzazione e una propensione di stampo stalinista all’abuso e al vilipendio dell’opposizione da parte della sinistra venezuelana e del movimento operaio. Vogliamo che le principali risorse del paese siano sì in mano pubblica, ma in un regime genuinamente sotto il controllo e sotto la gestione dei lavoratori, che possa gettare le basi per un benessere sufficiente e per servizi in grado di cambiare la vita della stragrande maggioranza della popolazione venezuelana, ponendo fine a problemi terribili come la povertà e la criminalità, ma garantendo al contempo a tutti il pieno rispetto dei diritti democratici, sociali e umani.
Bogusław Sonik, a nome del gruppo PPE. – (PL) Signora Presidente, in seno al Parlamento ci poniamo sovente una domanda che ci viene posta anche dai nostri elettori: quanto è efficace il nostro lavoro nell’ambito della tutela dei diritti umani? Non posso che essere contento nel sentir dire agli onorevoli colleghi comunisti che gli interventi tenuti in quest’Aula possono portare al rovesciamento di un governo. Mi piacerebbe molto che quanto detto in quest’assemblea possa far cadere i regimi dittatoriali in Bielorussia, in Zimbabwe e in tutti gli altri paesi in cui la popolazione soffre a causa del loro governo.
Al contempo, mi rattrista profondamente l’attitudine degli onorevoli De Keyser e Romeva i Rueda. Due mesi fa, hanno detto esattamente lo stesso: questi non sono né la sede né il momento giusti per discutere del Venezuela. Invece questi sono proprio la sede e il momento giusti ed è nostro dovere tutelare queste persone indipendentemente dai nostri orientamenti politici divergenti. Il Presidente Chávez e l’apparato sotto il suo controllo si rendono costantemente colpevoli di atti di persecuzione politica e di molestie ai danni dei rappresentanti dell’opposizione democratica. In tale contesto, chiedo la liberazione del giudice Afiuni ed esorto l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a inviare alle autorità venezuelane, e così concludo, una petizione che esprima i timori dell’Unione europea in relazione alle violazioni dei diritti umani, dei principi democratici e dell’ordine pubblico in Venezuela.
Anneli Jäätteenmäki, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, sono lieta che il Parlamento europeo abbia inserito nell’ordine del giorno il caso del giudice Afiuni e stia facendo sentire la propria voce in merito alle violazioni dei diritti umani in Venezuela.
Invito il governo venezuelano a rispettare i propri cittadini e gli accordi internazionali in materia di diritti umani e a intraprendere passi concreti verso la realizzazione di una vera democrazia che rispetti, ora e in futuro, i diritti umani e lo stato di diritto.
Il caso del giudice Afiuni ci ricorda tristemente l’attitudine negativa del Venezuela ai diritti umani. La sua detenzione costituisce una violazione dei diritti personali fondamentali e una grave minaccia all’indipendenza del potere giudiziario.
Eija-Riitta Korhola (PPE). - (FI) Signora Presidente, sei mesi fa abbiamo discusso in un’altra occasione di come la democrazia continui a perdere terreno in Venezuela. Gli attacchi rivolti dal governo alla stampa e alla libertà di Internet e la chiusura di giornali, radio, siti web e televisioni rappresentano una chiara evoluzione, particolarmente allarmante. Probabilmente non siamo a conoscenza di tutti i fatti, ma dobbiamo in ogni caso riflettere sui problemi e i principi legati a tale situazione. Nella sua palese persecuzione del giudice Afiuni, il Presidente Chávez sta attaccando l’indipendenza della magistratura, sebbene ne dovrebbe essere il difensore numero uno.
La separazione dei poteri rappresenta la base della democrazia e dello stato costituzionale, mentre la libertà dei media è essenziale per la democrazia e per il rispetto delle libertà fondamentali. La libertà di esprimere la propria opinione e le proprie idee in pubblico è garanzia della partecipazione al processo democratico e permette l’organizzazione di elezioni libere e regolari, nonché il buon governo. Spero che in quest’Aula nessuno possa affermare il contrario.
Monica Luisa Macovei (PPE). - (EN) Signora Presidente, in Venezuela la democrazia è in pericolo. Vorrei citare un altro caso di limitazione della libertà di espressione e di controllo della società civile da parte del governo.
Si tratta di un fatto recente, con implicazioni per l’intera regione. Nel giugno 2010, il Venezuela ha proposto una modifica al progetto di risoluzione sulla partecipazione della società civile nell’Organizzazione degli Stati americani, volta ad assoggettare la partecipazione della società civile alla legislazione nazionale. La storia ha un brutto precedente: il Venezuela ha sfruttato una clausola simile inserita nel trattato sull’applicazione della Convenzione interamericana contro la corruzione per evitare che le ONG riportassero i casi di corruzione riscontrati nel paese.
La Commissione e il Consiglio devono sostenere con determinazione e apertamente la società civile e seguire con la massima attenzione le prossime elezioni legislative. La legittimità del nuovo parlamento è, infatti, fondamentale in un momento in cui la situazione della democrazia sta peggiorando. Vorrei, infine fare eco a chi ha chiesto la liberazione del giudice.
Corina Creţu (S&D). – (RO) Vorrei ribadire che la tutela dei diritti umani è sempre stata e continua a essere una nostra priorità. È logico, quindi, che ci preoccupino le condizioni in cui si svolgono i processi in questione e il regime di detenzione.
Credo che dobbiamo assicurare che il processo si svolga in modo equo e trasparente e nel rispetto delle norme fondamentali dello stato di diritto. Allo stesso modo non ritengo opportuno sfruttare tali casi, che non sempre conosciamo bene, come pretesto per condurre una battaglia politica interna.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Sono sdegnato dal modo in cui il Presidente Chávez sta governando il Venezuela. Lo stile del suo regime di sinistra ricorda i peggiori governi comunisti al potere nell’Europa orientale e centrale nel periodo antecedente alla caduta del muro di Berlino.
Maria Lourdes Afiuni è stata arrestata ingiustamente e i suoi diritti fondamentali, così come la sua libertà di prendere decisioni in qualità di giudice, sono stati violati. Il presente caso è una dimostrazione di come la magistratura non sia indipendente e di come il Venezuela e Chávez si facciano beffe della democrazia.
Gabriel Mato Adrover (PPE). – (ES) Signora Presidente, non è la prima volta che intervengo riguardo al Venezuela e alle violazioni dei diritti umani in questo straordinario paese e, temo, non sarà neanche l’ultima.
Nel mio precedente intervento ho parlato dei giornalisti; oggi parlo, invece, di giudici come la Afiuni e, al solito, di comuni cittadini venezuelani che, come le migliaia di canari che vivono nel paese, non vogliono altro che pace e libertà. Queste persone aspirano a proteggere la loro terra e le loro attività, senza vivere costantemente con l’incertezza di “cosa accadrà domani”.
Il Venezuela è stato per molti un paese in cui trovare rifugio. Ora, purtroppo, è un paese in cui la libertà di espressione, così come altre libertà e altri diritti non sono altro che un ricordo. Quest’oggi parliamo dei diritti umani e di chi li viola. Spero che il nostro sostegno, così come la nostra speranza che le libertà politiche tornino presto a essere una realtà, possano, da qui, arrivare al giudice Afiuni e a tutti coloro che vivono in Venezuela.
Kristalina Georgieva, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, l’Unione europea sta seguendo da vicino la situazione in Venezuela. Vorrei sottolineare che condividiamo le preoccupazioni espresse in merito alle circostanze dell’arresto e della detenzione del giudice María Lourdes Afiuni e alle successive dichiarazioni rilasciate dalle autorità venezuelane riguardo al suo arresto.
È importante ricordare che il relatore speciale dell’ONU sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati e il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria hanno definito l’arresto del giudice María Lourdes Afiuni come un colpo allarmante all’indipendenza della magistratura. Gli esperti dell’ONU sono andati oltre, affermando che le rappresaglie contro l’esercizio delle funzioni riconosciute dalla costituzione e la diffusione di un clima di terrore tra i giudici e gli avvocati non serve a nulla, se non a minare lo stato di diritto e a ostacolare la giustizia. Gli stessi esperti hanno poi aggiunto che il rilascio immediato e incondizionato del giudice Afiuni è un imperativo. La Commissione interamericana dei diritti dell’uomo ha adottato una misura cautelare a favore del giudice María Lourdes Afiuni e ha sottolineato la necessità di tutelarne la vita e l’integrità fisica, nonché di trasferirla in un luogo sicuro. Sebbene le autorità venezuelane abbiano affermato che non si trovi insieme alle altre detenute, come dichiarato qui, la Afiuni continua a essere incarcerata all’istituto nazionale di orientamento femminile, che potrebbe ospitare anche detenute da lei stessa condannate.
Nel nostro dialogo con le autorità venezuelane, sottolineiamo costantemente l’importanza di ottemperare appieno agli obblighi internazionali e agli impegni in materia di diritti umani, ivi compreso il rispetto della libertà di espressione, dello stato di diritto e, in particolare, dell’indipendenza della magistratura. Tutte queste problematiche sono state sollevate nel nostro dialogo con le autorità venezuelane e, sebbene queste ultime abbiano affermato che la detenzione oggetto del dibattito odierno sia in linea con la legislazione del paese, alla luce della valutazione dell’ONU e della Commissione interamericana per i diritti dell’uomo, nonché della nostra stessa valutazione, ci sembra che la situazione sia estremamente preoccupante.
Seguiamo con preoccupazione la tendenza alla polarizzazione politica che sta riemergendo nel paese. Molti vedono le elezioni legislative di settembre come un evento cruciale per il futuro del Venezuela ed è questo il momento giusto per l’Unione europea per sottolineare quanto sia importante che le elezioni si tengano in un clima pacifico, trasparente e assolutamente democratico. Colgo l’occasione per rilevare che l’Unione europea esorta tutti gli attori coinvolti a impegnarsi nel processo elettorale in uno spirito di tolleranza, senso civico e rispetto del pluralismo delle opinioni.
Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi in Venezuela nel loro contesto e sulla base del nostro impegno per sostenere e rafforzare la democrazia e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutto il mondo, anche in Venezuela.
(Applausi)
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà a breve.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Cristian Dan Preda (PPE), per iscritto. – (RO) Il caso di Maria Lourdes Afiuni è raccapricciante per chiunque difenda i valori democratici e illustra il fatto che lo stato diritto in Venezuela non è altro che un concetto privo di significato. La politicizzazione della magistratura è aumentata da quando Hugo Chávez è salito al potere. Le autorità giudiziarie solitamente non osano denunciare il governo e quando lo fanno, le conseguenze sono drastiche. È inaccettabile che un giudice che non fa altro che il suo dovere, garantendo ai cittadini i loro diritti fondamentali, possa essere vittima di rappresaglie. Il governo venezuelano deve rilasciare il giudice Afiuni senza indugio e smetterla di attaccare l’indipendenza della magistratura.
Al contempo, dobbiamo inserire il presente caso nel contesto delle elezioni legislative di settembre. La pratica di criminalizzare le azioni degli oppositori al governo deve finire, così come deve finire ogni tentativo di limitare la libertà di espressione e di stampa. Le tendenze autoritarie del regime di Chávez sono molto preoccupanti e credo non dovremmo aver paura di dirlo.