Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione, presentata dall’onorevole Zalba Bidegain a nome della commissione per il commercio internazionale, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’applicazione della clausola bilaterale di salvaguardia dell’accordo di libero scambio UE-Corea [COM(2010)0049 - C7-0025/2010 - 2010/0032(COD)].
Pablo Zalba Bidegain, relatore – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, l’adozione dell’accordo di libero scambio con la Corea del sud schiuderà opportunità per l’industria sia europea sia coreana. Nondimeno, per evitare effetti negativi sull’industria europea, è fondamentale poter contare su una clausola di salvaguardia efficace.
Su questo abbiamo lavorato i miei colleghi e io negli ultimi mesi in sede di commissione per il commercio internazionale, per cui è importante che il Parlamento nel suo complesso appoggi con forza l’intero pacchetto di emendamenti.
La relazione è stata adottata in giugno con 27 voti a favore e un’astensione. Secondo la clausola, sarà possibile applicare misure di salvaguardia se le riduzioni sui dazi doganali imposti ai prodotti importati dalla Corea del sud dovessero minacciare di arrecare gravi danni all’industria europea.
Come sapete, in virtù dei nuovi poteri conferiti al Parlamento a seguito dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, l’adozione del presente regolamento sta seguendo la procedura legislativa ordinaria. Purtroppo, non è stato possibile organizzare un dialogo trilaterale con un mandato del Consiglio prima della pausa estiva.
Il primo dialogo trilaterale ufficiale si è tenuto il 30 agosto e ambedue i relatori ombra e io abbiamo potuto ascoltare la replica del Consiglio ai nostri emendamenti. Detta riunione ci ha consentito di avanzare su molti punti e stabilire il testo definitivo di alcuni paragrafi. La nostra sensazione dopo la riunione è che il Consiglio voglia realmente pervenire a un accordo sui punti più controversi e si stia adoperando in tal senso, elemento che ovviamente vediamo in maniera molto positiva.
Nel contempo, tuttavia, non riteniamo che vi sia stato tempo per chiarire a sufficienza la posizione del Consiglio sugli aspetti in merito ai quali ha un punto di vista diverso rispetto a quello adottato dalla commissione per il commercio internazionale.
Tutti i gruppi politici, pertanto, hanno deciso all’unanimità che fosse giunto il momento per il Parlamento di assumere una posizione in plenaria sugli emendamenti adottati dalla commissione per gli affari internazionali in luglio, che sono essenziali affinché la clausola di salvaguardia sia applicabile ed efficace.
Al tempo stesso, si è deciso unanimemente di non chiudere la porta a un possibile accordo in prima lettura, che fermamente crediamo sia possibile una volta che il Consiglio avrà chiarito la propria posizione.
Domani dunque voteremo soltanto gli emendamenti presentati dalla commissione per gli affari internazionali e, conformemente all’articolo 55, rinvieremo la votazione sulla relazione legislativa alla seconda tornata di ottobre, quando speriamo di giungere a una conclusione positiva della procedura legislativa.
Pensiamo che la relazione contenga tutta una serie di miglioramenti, come la creazione di una piattaforma online per accelerare i procedimenti, la possibilità che l’industria possa avviare un procedimento di indagine, l’obbligo per la Commissione di produrre relazioni, nonché miglioramenti del monitoraggio e della sorveglianza delle importazioni coreane. Sono punti sui quali abbiamo già raggiunto un accordo di principio con il Consiglio.
Credo che questo sia un buon risultato, ma comunque lo giudichiamo insufficiente. Vi sono altri aspetti, anche più fondamentali, che meritano la massima attenzione dei negoziatori e tutti i gruppi politici devono difendere in Parlamento, come abbiamo fatto in sede di commissione per il commercio internazionale. Mi riferisco essenzialmente a quattro elementi.
In primo luogo, dobbiamo attenuare il possibile rischio per gli Stati membri più vulnerabili introducendo una clausola regionale, regione per regione, per evitare che alcuni comparti sensibili subiscano ripercussioni. Non dobbiamo dimenticare che la clausola di salvaguardia è fondamentalmente temporanea e il suo obiettivo è proprio salvaguardare i settori più delicati dell’economia in maniera che dispongano di un lasso di tempo sufficiente per adattarsi alla nuova situazione.
In secondo luogo, dobbiamo chiaramente stabilire una sorveglianza per i prodotti che rientrano nella clausola di restituzione dei dazi.
In terzo luogo, è necessario difendere il ruolo del Parlamento nel processo di avvio delle indagini. Infine, vi è il processo decisionale, o comitatologia.
Oltre a sottolineare la buona volontà dimostrata dalla Presidenza belga durante i negoziati, vorrei rammentare il ruolo cruciale che la Commissione svolge e continuerà a svolgere per portare a buon fine le trattative.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il regolamento di attuazione della clausola di salvaguardia bilaterale dell’accordo di libero scambio UE-Corea è un atto normativo molto importante non soltanto perché, una volta adottato, garantirà l’indispensabile tutela all’industria comunitaria, ove ne abbia bisogno, ma anche perché è il primo dossier sul commercio nel quale il Parlamento europeo è coinvolto in veste di colegislatore. Sono pertanto lieto di vedere l’impegno e la responsabilità con cui il Parlamento sta affrontando questo specifico argomento.
Apprezzo gli sforzi profusi dal Parlamento europeo nel predisporre gli emendamenti alla proposta della Commissione in tempi molto stretti. Vorrei anche confermare che la Commissione si sta adoperando al meglio per pervenire a un accordo che assicuri un meccanismo di salvaguardia efficace, in grado di rispondere a tutte le potenziali preoccupazioni di alcuni settori dell’industria europea.
Mi è stato comunicato che la prima riunione del dialogo trilaterale informale in merito al regolamento di salvaguardia per la Corea è andato bene e si sono compiuti progressi in merito a un notevole numero di emendamenti, come ha rammentato poc’anzi il relatore. Si è per esempio giunti a un accordo su aspetti importanti come la concessione all’industria europea del diritto di domandare l’avvio di un’indagine di salvaguardia e l’inserimento di norme interne sulla restituzione dei dazi nel regolamento di salvaguardia.
Sono consapevole del fatto che i temi più scottanti non sono ancora stati discussi dettagliatamente nell’ambito del dialogo trilaterale informale. Spero che le prossime riunioni tra Parlamento, Consiglio e Commissione, imminenti secondo le mie informazioni, portino a progressi sostanziali e consentano di giungere a un accordo anche sui temi più difficili.
Vorrei ringraziare gli onorevoli parlamentari, specialmente quelli della commissione per il commercio internazionale (INTA), per aver attribuito la priorità alla trattazione di questo dossier. Vorrei inoltre ribadire l’impegno della Commissione per una rigorosa applicazione dell’intero accordo di libero scambio. Ciò riguarda non soltanto il meccanismo di salvaguardia, ma anche tutti gli altri aspetti dell’accordo, segnatamente le disposizioni in materia di sviluppo sostenibile e le discipline riguardanti le barriere non tariffarie.
Vorrei infine cogliere questa opportunità per informarvi anche in merito agli ultimi sviluppi per quanto concerne il processo di adozione dell’accordo di libero scambio UE-Corea da parte del Consiglio. Come forse saprete, il Consiglio “Affari esteri” previsto per il 10 settembre dovrebbe auspicabilmente autorizzare la firma e l’applicazione dell’accordo di libero scambio. Una volta presa questa decisione, sarà possibile firmare l’accordo ufficialmente e trasmetterlo al Parlamento per la procedura di consenso.
La data dell’applicazione provvisoria sarà decisa in una fase successiva dal Consiglio. Tale decisione, con tutta probabilità, sarà adottata una volta che il Parlamento avrà acconsentito all’accordo di libero scambio e si sarà pervenuti a un’intesa in merito al regolamento di salvaguardia.
Presidente. – La ringrazio, signor Commissario, per aver esposto le posizioni della Commissione europea.
Daniel Caspary, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ciò che Parlamento, Consiglio e Commissione hanno conseguito insieme, qui, nelle ultime settimane e negli ultimi mesi è esemplare. Vorrei in particolare ringraziare l’onorevole Zalba per il lavoro svolto.
Nell’affrontare la prima questione in materia di politica per il commercio estero dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, nel cui ambito siamo chiamati a svolgere un ruolo decisivo, il Parlamento europeo sta dimostrando che è in grado di agire. La prima lettura in commissione è avvenuta in luglio e oggi pomeriggio è giunto il momento di discuterne. Se dipendesse da noi parlamentari, potremmo votare le clausole di salvaguardia domani. Purtroppo, però, l’altra istituzione, ossia il Consiglio, sinora non ci ha consentito di approvare l’accordo domani. Oggi avrei apprezzato la presenza del Consiglio, come anche gradirei che il Consiglio desse prova di un po’ più di flessibilità e una maggiore celerità al riguardo.
In merito al ruolo del Parlamento europeo vorrei affermare quanto segue con estrema chiarezza: a norma della clausola di salvaguardia, la Commissione, i parlamentari e l’industria in futuro avranno il diritto di avviare un’indagine. Il Parlamento europeo vuole avere anch’esso tale diritto. Credo di parlare a nome di tutti i deputati quando affermo che non vi rinunceremo. Esorto la Commissione e il Consiglio ad accettarlo nei negoziati quanto prima.
La mia osservazione successiva riguarda la restituzione dei dazi. La Commissione propone che sia inclusa nei meccanismi di salvaguardia. Invito il Consiglio a non bloccare più la questione e accettare tale soluzione.
Il mio terzo commento riguarda il regolamento sulle emissioni di CO2 della Corea del sud, argomento che va affrontato anch’esso. Il governo coreano ipotizza di introdurre una regolamentazione delle emissioni CO2 nel settore automobilistico. Siamo tutti preoccupati dal fatto che tale regolamento possa essere sfruttato per limitare l’apertura del mercato coreano ai veicoli provenienti dall’Europa. Prego la Commissione di parlarne ai coreani esprimendosi nei termini più fermi possibili. La questione del regolamento sulle emissioni di CO2 è una cartina tornasole. Non sarebbe di alcun aiuto se il primo nuovo documento normativo adottato dai coreani dovesse compromettere l’accordo di libero scambio.
Ciò detto, auguro al relatore e a tutte le persone coinvolte il successo che meritano per il loro futuro lavoro. Apprezzerei molto una chiusura del dossier entro la fine dell’anno.
Bernd Lange, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in primo luogo, vorrei aggiungere i miei ringraziamenti al relatore per la valida collaborazione, che ha aiutato il Parlamento ad adottare all’unanimità una posizione decisamente fondamentale in commissione, senza dubbio apprezzabile, che ancora una volta ha reso chiara la valenza di questo regolamento di salvaguardia.
Unitamente all’accordo con la Corea del sud, questo è il primo accordo che abbiamo negoziato dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, trattato che ha conferito al Parlamento un nuovo ruolo, che il Parlamento è chiamato a svolgere. In secondo luogo, l’accordo di libero scambio con la Corea del sud e il regolamento di salvaguardia rappresentano una sorta di modello per futuri accordi e, in tale ottica, in Parlamento dobbiamo muoverci con particolare cautela. Vi sono due ragioni importanti per le quali non dovremmo adottare disinvoltamente posizioni diluite, bensì combattere realmente per l’adozione di regolamenti prudenti.
Come lei sa, signor Commissario, sono sei i punti che maggiormente ci preoccupano e li riassumo brevemente. In primo luogo, il meccanismo di restituzione dei dazi. Se i costruttori coreani utilizzano componenti provenienti da paesi terzi per fabbricare i propri prodotti, su tali componenti non devono pagare dazi e possono esportarli in Europa, mentre i costruttori europei, anche se utilizzano i medesimi componenti, non godono dell’esenzione dal dazio. I costruttori europei beneficiano dunque di un vantaggio competitivo che va attentamente monitorato per valutare se crea distorsione del mercato. A tal fine, non basta una semplice dichiarazione; è invece necessario prevedere uno strumento giuridicamente vincolante includendolo nel regolamento di salvaguardia come base per avviare un’indagine.
In secondo luogo, vi saranno anche variazioni regionali. I settori sensibili non sono tutti presenti con la medesima forza nei vari Stati membri. Dobbiamo pertanto prestare particolare attenzione al modo in cui i settori sensibili nelle singole regioni possono essere protetti da attacchi mirati. Non è un compito semplice perché siamo su un mercato interno, ma occorre trovare una soluzione politica.
In terzo luogo, poiché questo è il primo accordo dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, signor Commissario, comporta anche un nuovo equilibrio tra Consiglio e Parlamento e poiché siamo anche giunti a un accordo con la Commissione, è giusto che dall’accordo si evinca un ruolo paritario per Parlamento e Consiglio.
In quarto luogo, i processi di attuazione sono, come è ovvio, compito vostro e non intendiamo in alcun modo interferire con l’attuazione operativa. Tuttavia, in quanto Parlamento, dobbiamo garantire che i nostri diritti non siano messi in discussione nella procedura di comitatologia. Abbiamo in particolare bisogno di un diritto di recessione, diritto che va garantito anch’esso.
La mia quinta considerazione è la seguente: molti decenni di esperienza con la Corea del sud ci hanno dimostrato che, oltre alla politica commerciale tariffaria, vengono costantemente costruite barriere non tariffarie al commercio. Dobbiamo pertanto disporre anche di un meccanismo chiaro per monitorare, segnalare e avviare consultazioni nel caso in cui dovessero sorgere problemi nel campo della barriere non tariffarie al commercio.
La mia sesta osservazione è che se siamo seri rispetto a questo nuovo tipo di accordo sul commercio, dobbiamo anche coinvolgere e rafforzare la società civile. Ciò significa che le norme fondamentali dell’OIL, come la norma 87, che concede ai lavoratori il diritto di sciopero, devono essere saldamente radicate e attuate. Viceversa, l’articolo 314 del codice penale della Corea del sud afferma che interferire con il regolare svolgimento dell’attività aziendale è un reato penale. È necessario fare qualcosa in merito: la società civile deve essere rafforzata, è indispensabile garantire l’applicazione delle norme fondamentali dell’OIL e delle principali norme ambientali e occorre coinvolgere anche la società civile nel monitoraggio dell’accordo sotto forma di gruppi consultivi nazionali.
Concludo menzionando un ultimo punto, signor Commissario, in riferimento a quanto da lei affermato, ossia che con tutta probabilità, una volta giunti a un accordo, si procederà all’applicazione provvisoria. Vorrei che dimenticassimo l’espressione “con tutta probabilità”. Non si può procedere all’applicazione provvisoria finché il Parlamento non avrà preso una decisione in merito!
(Applausi)
Michael Theurer, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in veste di relatore ombra per il gruppo ALDE, vorrei ringraziare il Commissario De Gucht e il relatore, onorevole Zalba, per la loro collaborazione costruttiva in merito all’accordo di libero scambio con la Corea del sud e alle clausole di salvaguardia.
Innanzi tutto vorrei sottolineare che il gruppo ALDE desidererebbe che l’accordo fosse ratificato e adottato quanto prima perché è favorevole al libero scambio e, a suo parere, un accordo di libero scambio con la Corea del sud offrirebbe grandi opportunità all’economia sia dell’Unione europea sia della Corea del sud. Per quanto concerne le clausole di salvaguardia, tuttavia, dobbiamo considerare con estrema serietà le preoccupazioni manifestateci dall’industria europea. Riteniamo che le clausole di salvaguardia rappresentino uno strumento in grado di tener conto di tali preoccupazioni. Speriamo che la votazione di questa settimana trasmetta un segnale che le forze politiche in Parlamento sono unite e le clausole di salvaguardia porteranno in Parlamento alla conclusione di un accordo in grado di operare in maniera corretta. Invitiamo pertanto Consiglio e Commissione a venirci incontro sulle questioni importanti ancora in sospeso.
Soprattutto non vogliamo che si abusi del sistema di restituzione dei dazi. Non possiamo permettere che la restituzione dei dazi costituisca una porta aperta attraverso la Corea del sud per prodotti a buon mercato, specialmente prodotti primari provenienti da Cina e altri paesi asiatici. Vogliamo inoltre che i sud-coreani smantellino le loro barriere non tariffarie al commercio, come i regolamenti sulle emissioni di CO2 per gli autoveicoli, in maniera che non ci vengano imposte dalla porta posteriore nuove barriere al commercio.
Desideriamo che le norme sociali e ambientali siano sostenute. Come è ovvio, va inoltre risolta anche la questione della comitatologia per la successiva applicazione dell’accordo. In tale ambito, desideriamo che il Parlamento rivesta un ruolo forte, come anche vogliamo che in futuro la stessa industria e gli Stati membri siano in grado di avviare indagini e monitorare la situazione.
Un ultimo punto desta preoccupazione: nei prossimi giorni, il Consiglio discuterà l’applicazione provvisoria dell’accordo ed eventualmente voterà anche in merito. Al riguardo devo suonare un campanello di allarme: secondo il trattato di Lisbona il Parlamento deve manifestare il suo consenso. L’applicazione provvisoria sarebbe contraria allo spirito del trattato di Lisbona. Invito pertanto il Consiglio a non approvare l’applicazione provvisoria dell’accordo, attendendo invece che il Parlamento prenda la sua decisione. Abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere per rendere possibile una decisione tempestiva e dovremmo dimostrarlo nuovamente con un fronte unito al momento della votazione.
Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, a nome del mio gruppo vorrei aggiungere il nostro sostegno all’impegno profuso dalla Commissione per mettere ai voti durante questa plenaria la proposta di regolamento recante attuazione delle clausole di salvaguardia bilaterali dell’accordo di libero scambio.
Trasparenza e apertura chiarendo nel contempo i futuri diritti del Parlamento europeo quale istituzione comunitaria legislativa condeterminante in tutti gli accordi in materia di commercio, dunque tenendo debitamente conto dei pareri, delle preoccupazioni e delle perplessità di molti di quanti sono coinvolti e delle parti interessate rispetto al ratificando accordo di libero scambio: su tutto questo incide direttamente il regolamento di salvaguardia. Consentitemi di dire che esistono punti di vista notevolmente diversi sul contenuto e, in particolare, il testo dell’accordo di libero scambio, non soltanto nell’ambito del Parlamento europeo, ma soprattutto tra i dipendenti delle aziende e le loro rispettive direzioni, e ciò vale non soltanto per le grandi società, ma soprattutto per le piccole e medie imprese, da parte di ambedue i partner commerciali.
Questo è il primo accordo di libero scambio del XXI secolo tra economie altamente sviluppate in un mondo economico globalizzato ed entrerà in vigore in una congiuntura di crisi economica e finanziaria. Il meccanismo della clausola di salvaguardia riveste dunque una valenza notevole che probabilmente si estenderà ben oltre gli specifici aspetti qui esposti.
Occorre garantire certezza giuridica in merito all’attuazione e alle opportunità di applicazione delle misure di salvaguardia previste nell’accordo se vogliamo promuovere in maniera positiva la collaborazione in ambito commerciale, l’apertura globale e il progresso comune per quanto concerne lo sviluppo economico e sociale delle rispettive economie nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini dei due partner commerciali. Pianificazione della tempistica e scadenze, meccanismi di salvaguardia regionali, produzione di prove, misure di monitoraggio: tutti questi elementi sono indispensabili e, come i colleghi hanno già sottolineato, il Parlamento europeo deve godere degli stessi diritti del Consiglio. Le preoccupazioni in merito alla restituzione dei dazi manifestate dagli esponenti della società civile, dei sindacati e delle aziende, preoccupazioni che derivano proprio dalla loro esperienza, rendono necessario stabilire specificamente norme sull’origine.
Sostengo inoltre l’approccio secondo cui la clausola non deve essere soltanto efficace, ma anche risultare concretamente applicabile. La clausola deve essere uno strumento utilizzabile in casi gravi. Ritengo urgente oggi ribadire che tale regolamento deve essere accolto e approvato dal Consiglio e da tutti i 27 Stati membri, altrimenti non può entrare in vigore.
Anna Rosbach, a nome del gruppo EFD. – (DA) Signor Presidente, questo accordo di libero scambio è una situazione comunque vincente sia per la Corea sia per l’Unione europea a livello sociale ed economico, ma anche dal punto di vista ambientale. È nell’interesse dell’Unione europea adottare l’accordo prima che la Corea ne stipuli uno analogo con gli Stati Uniti e l’adozione deve avvenire rapidamente perché il Presidente Obama ha recentemente annunciato a Toronto che il prossimo anno gli Stati Uniti intendono ratificare un accordo commerciale con la Corea. Inizio però a chiedermi se, dopo tutto, questo accordo sia effettivamente così semplice. In Corea è stata appena scoperta una rete di corruzione relativamente vasta ai massimi livelli, per cui dobbiamo seguire molto da vicino gli sviluppi con i nostri partner commerciali più importanti. Un accordo di libero scambio sottolinea il fatto che la Corea appartiene a tale gruppo.
Dobbiamo inoltre trovare modi per garantire che esperti indipendenti in materia di diritto del lavoro o la stessa Unione europea possano avere accesso diretto ai lavoratori del complesso industriale di Kaesong, in altre parole alle aree commerciali di Kaesong dove i nord-coreani lavorano per aziende sud-coreane, altrimenti rischiamo di fornire accesso a prodotti ottenuti usando lavoro coatto senza rispetto alcuno per i diritti umani. Se non riusciamo ad accedere a tali aree, dobbiamo rifiutarci di concedere l’inserimento dei prodotti del complesso nell’accordo. Tuttavia, nel complesso, è positivo che l’accordo crei maggiore trasparenza, si possano muovere accuse alle aziende e sia possibile portarle dinanzi alla giustizia se non rispettano le condizioni stabilite. Analogamente, ora si è fatta luce sulle condizioni dei lavoratori, che possono pertanto essere discusse e verificate. Se saremo in grado di conseguire tale obiettivo, sarà un passo deciso nella giusta direzione.
Vorrei infine sottolineare che probabilmente l’Unione europea sarà quella a trarre il maggiore vantaggio dall’accordo, che auspicabilmente potrebbe creare nuovi posti di lavoro nell’Unione e promuoverne la crescita.
Presidente. – Onorevoli parlamentari, come possiamo rilevare esiste un pieno accordo in merito alla proposta e possiamo complimentarci con noi stessi per la nostra volontà di attuarlo quanto prima. È estremamente importante per noi.
Christofer Fjellner (PPE). – (SV) Signor Presidente, vorrei esordire ringraziando l’onorevole Zalba Bidegain perché so che ha lavorato molto seriamente su questo dossier e ritengo che abbia ottenuto un risultato eccellente.
La votazione di domani sulle clausole di salvaguardia dell’accordo di libero scambio con la Corea del sud sarà infatti un accordo storico per due motivi. In primo luogo, tale iniziativa significa che intavoleremo discussioni sull’accordo di libero scambio più completo che l’Unione europea abbia mai stipulato. È l’accordo più radicale, quello che comporterà i maggiori profitti di qualunque altro da noi sottoscritto, e in questo non vi è nulla di strano. È essenzialmente dovuto al fatto che la Corea del sud è uno dei nostri più importanti partner commerciali, l’undicesima economia al mondo per importanza e uno dei primi paesi dell’OCSE con cui l’Unione conclude un accordo di libero scambio.
È inoltre il primo accordo in cui usiamo l’“Europa globale”, dove il punto di partenza è la competitività dell’Europa e ciò che è economicamente importante anziché che soltanto ciò che è politicamente importante. È chiaro che abbiamo ambizioni. Per esempio, in tale contesto stiamo facendo di più in ambito agricolo, per quel che riguarda il libero scambio, di quanto si sia mai fatto prima. L’accordo schiuderà molte opportunità per la nostra industria, come anche, evidentemente, ne schiuderà per l’industria degli amici sud-coreani, ed è proprio questo il senso del libero scambio. È difficile, è stato difficile e, in futuro, sarà difficile, ma le cose importanti sono spesso molto difficili. Questo è il punto.
In secondo luogo, è la prima volta che il Parlamento europeo è coinvolto e ha il potere di codecisione. Ciò ha significato che abbiamo dovuto dimostrare di essere in grado di assumerci la responsabilità, cosa che ritengo abbiamo fatto. Dovevamo dimostrare di essere propositivi e capaci di rafforzare il ruolo dell’Unione anziché semplicemente fungere da freno, e penso che abbiamo conseguito tale obiettivo. Non tutte le nostre richieste saranno ovviamente ascoltate, ma il semplice fatto di averle formulate significa che la Commissione sarà tenuta a prestare maggiore attenzione alla questione, per esempio, delle condizioni sociali e delle barriere non tariffarie al commercio.
Vorrei in particolare sottolineare un mio punto di vista, dato che non condivido tutto ciò che è stato votato in sede di commissione, e riguarda il tema delle misure di salvaguardia regionali. Ho dubbi in merito, dopo il trattato di Lisbona, e penso che sarebbe meglio se introducessimo invece misure di salvaguardia a livello comunitario. Con un mercato interno e la libera circolazione, vi sono opportunità notevoli di eludere questo tipo di misure di salvaguardia regionali e non ritengo che nessuno in quest’Aula voglia tornare sulla questione della libera circolazione o del mercato interno né rimetterli in discussione. Nel complesso, tuttavia, la votazione di domani è un segnale importante del fatto che stiamo entrando in una nuova era per quel che riguarda la politica commerciale ed è una buona cosa.
Gianluca Susta (S&D). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, credo che anzitutto ci dobbiamo chiedere che cosa vogliamo noi come Europa, cosa chiediamo noi in quanto Europa, quali impegni intendiamo assumere rispetto alla grave crisi economica e finanziaria, alla depressione che abbiamo vissuto nel mondo, alla faticosa ripresa davanti alla quale ci troviamo.
Ritengo che un accordo di libero scambio in un momento di così grande difficoltà per le relazioni multilaterali, in un momento di stasi dei negoziati di Doha, dovrebbe rispondere almeno a due grandi requisiti: da un lato, quello di creare vere condizioni di reciprocità tra noi e gli altri competitor del mondo sullo scacchiere internazionale del commercio mondiale e, dall'altro, quello di far capire al mondo dove vuole orientare l'Europa la sua economia e il suo sviluppo.
Questo trattato è avulso da tutto questo, non tiene minimamente conto di quello che è il contesto mondiale, è al di là o al di qua, è semplicemente un accordo di libero scambio costruito in maniera molto intelligente, è un'elaborazione concettuale importante, potrà aprire sicuramente scenari utili in un mondo che sia completamente regolato, in un mondo in cui la reciprocità, le regole comuni, gli standard qualitativi comuni sono all'ordine del giorno. Ma non è così. Infatti vediamo che, mentre l'industria manifatturiera europea su cui dovrebbe fondarsi per creare più sviluppo, più occupazione e più lavoro viene punita, vengono premiati ancora una volta i settori dei servizi finanziari.
Questo trattato incide nei suoi aspetti positivi pochissimo sull'aumento del PIL, nella migliore delle ipotesi saremo allo 0,03 percento. Non se ne sente la necessità: persino gli Stati Uniti di fronte a una prudente apertura del presidente Obama oggi stanno frenando sulla pressione di almeno 100 deputati di maggioranza, che hanno definito questo tipo di accordo, analogo a quello che ci accingiamo a sottoscrivere, "job killing".
Il processo di ratifica in Corea è molto rallentato, non c'è garanzia né sugli standard ecologici né sugli standard sociali e noi, ciononostante, vogliamo procedere molto velocemente alla ratifica.
Tuttavia, noi chiediamo una cosa, che abbiamo già chiesto nelle fasi preliminari e che abbiamo chiesto con il voto che abbiamo già espresso: non ci può essere un'applicazione provvisoria di questo trattato, di questo accordo di libero scambio, se il regolamento di salvaguardia non viene approvato, e noi abbiamo introdotto in questo Parlamento delle modifiche importanti che ci consentono di poter affrontare meglio anche le fasi successive.
(Il Presidente interrompe l'oratore)
Niccolò Rinaldi (ALDE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, noi siamo un po' come i Ryong, i draghi della mitologia coreana, che sono draghi gentili, benevoli, ma molto decisi, consapevoli che siamo anche l'istituzione europea direttamente eletta dai nostri cittadini, e per questo chiediamo una clausola di salvaguardia efficace.
Il Parlamento europeo è disponibile a concludere l'accordo in prima lettura, ma a patto che vi siano proposizioni concrete che tengano conto degli interessi dei lavoratori e delle industrie europee, ma soprattutto delle prerogative istituzionali di questa istituzione. Sei le nostre richieste, già avanzate in parte da altri colleghi.
Primo: nessuna applicazione provvisoria prima che il regolamento di salvaguardia sia adottato e prima che il Parlamento europeo abbia dato la sua approvazione all'accordo.
Secondo: una clausola di salvaguardia regionale o comunque flessibile, perché comunque l'Europa è varia ed è importante che l'accordo sia accettato e condiviso dai suoi vari attori.
Terzo, e ancor più importante: il ruolo del Parlamento europeo nelle procedure; diritto di chiedere l'inchiesta – abbiamo ovviamente chiesto di aggiungere anche l'industria a questo diritto – diritto di avere tutte le informazioni, accesso alla online platform.
Quarto: la comitologia nell'applicazione del regolamento; il ruolo del Consiglio non può essere superiore a quello del Parlamento europeo. Insistiamo su un ruolo forte del Parlamento europeo con una procedura – advisory procedure – anche di veto nei casi in cui la commissione dopo l'inchiesta decida di non imporre misure.
Quinto: la restituzione dei dazi doganali, questi devono essere inclusi nelle clausole di salvaguardia e deve essere uno degli elementi di una possibile inchiesta e di monitoraggio.
Infine, sesto: occorre un monitoraggio degli standard sociali, ambientali e di lavoro e occorre una posizione equa che metta su un piede di uguaglianza i coreani con gli europei sul CO2.
Siamo assolutamente favorevoli all'accordo di libero scambio e agli accordi di libero scambio che sono strumenti di stabilità e di pace, ma nessuno deve essere ingenuo sul contenuto, né il Consiglio può ignorare il ruolo del Parlamento.
Maria Eleni Koppa (S&D). – (EL) Signor Presidente, oggi siamo chiamati ad approvare un importante testo legislativo riguardante il commercio internazionale, la cui applicazione avrà notevoli conseguenze sul mercato europeo. Vista l’attuale crisi economica internazionale, ogni qual volta viene perfezionato un accordo di libero scambio, è necessario procedere con cautela, passo dopo passo, per accertarsi che non si rischi di causare gravi perdite ai settori produttivi dell’Unione.
La clausola di salvaguardia dell’accordo di libero scambio con la Corea è necessaria in modo che possa essere incorporata nella legislazione comunitaria, abbia forza di legge e possa essere attivata senza complicazioni. Nel contempo, la Commissione europea deve monitorare sistematicamente le statistiche delle importazioni e delle esportazioni affinché possa intervenire direttamente in caso di squilibri. Va inoltre verificato attentamente il rispetto dei requisiti in materia di condizioni di lavoro e norme ambientali per evitare di creare concorrenza sleale tra prodotti identici o direttamente concorrenti a causa della mancata applicazione alla lettera di detti criteri.
Vorrei infine sottolineare il fatto che avalliamo l’applicazione della clausola regionale per salvaguardare il funzionamento ottimale del mercato interno perché consente di adottare misure in regioni e paesi con settori produttivi che spesso detengono una quota importante di un mercato strategico. Poiché l’accordo di libero scambio con la Corea è il primo ad aprire l’Europa a un grande mercato asiatico, è necessario prestare particolare attenzione perché costituirà un precedente per accordi analoghi.
Marielle De Sarnez (ALDE). – (FR) Signor Presidente, qualunque accordo di libero scambio deve basarsi sul principio della reciprocità e del mutuo beneficio, e francamente dubito che ciò accada nel caso dell’accordo riguardante la Corea del sud.
Vorrei citare un dato: il 50 per cento dei nostri scambi attuali con la Corea del sud riguarda il settore automobilistico; l’Unione, tuttavia, importa 450 000 autoveicoli sud-coreani, ma esporta soltanto 33 000 autoveicoli europei. È una relazione commerciale quantomeno molto squilibrata, che si inserisce nel contesto di una crisi di eccezionale gravità.
Il fatto è che tale accordo costituirà un precedente aprendo la via ad altri accordi con grandi paesi asiatici, e penso in particolare al Giappone, ma ve ne saranno altri. In più, questo è il primo accordo stipulato dopo il trattato di Lisbona ed è pertanto fondamentale che il Parlamento europeo, e al riguardo appoggio il nostro relatore, faccia sentire la propria voce e sia ascoltato dalla Commissione.
Per questo, qualunque cosa accada, e non anticipo in alcun modo gli esiti della votazione sull’accordo di libero scambio, dobbiamo irrigidire la clausola di salvaguardia e, in particolare, rivedere il meccanismo di restituzione dei dazi, attuare una clausola di salvaguardia regionale, rafforzare il ruolo del Parlamento europeo nella procedura, introdurre una procedura di comitatologia ad hoc che rispetti i diritti del Parlamento e integrare le norme sociali e ambientali.
Da ultimo, come ha promesso, signor Commissario, non vogliamo che questo accordo di libero scambio sia applicato temporaneamente prima che il Parlamento europeo abbia espresso il suo voto definitivo in merito.
La ringrazio per avermi ascoltato e spero che vorrà tener conto delle mie osservazioni.
Evelyn Regner (S&D). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, questo primo accordo di libero scambio dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona contiene alcuni elementi positivi: il ruolo del Parlamento europeo è stato rafforzato e sono previsti meccanismi di salvaguardia nel caso in cui vengano violati i diritti sindacali o dei lavoratori.
Nondimeno, l’accordo di libero scambio con la Corea del sud non deve essere usato come modello per futuri accordi di libero scambio da parte dell’Unione. Perché? L’Unione europea si è prefissa alte aspirazioni con gli obiettivi e i valori sanciti dai trattati e, in particolare, dal trattato di Lisbona, per cui deve rispettarli in ambiti quali i diritti umani o la certezza giuridica, giusto per citare alcuni esempi.
Vorrei pertanto stabilire un nesso tra questo accordo e tutti gli altri accordi di libero scambio in vigore, specialmente quello con Colombia e Perù, gli Stati andini, già negoziato e in attesa di approvazione. Prima di sottoscrivere un accordo con paesi terzi, è fondamentale condurre un dialogo meticoloso in materia di diritti umani. È necessario che il contenuto dell’accordo di libero scambio sia personalizzato in base alla specifica situazione dei paesi interessati, specialmente nel campo del commercio e delle norme sociali e ambientali. Dobbiamo soprattutto evitare che questi paesi, e anche l’Unione europea, seguano semplicemente la carota di un accordo di libero scambio e poi, una volta ottenutala, non facciano altro che ritornare ai vecchi metodi, assolti per le loro violazioni dei diritti umani.
George Sabin Cutaş (S&D). – (RO) Signor Presidente, la clausola di salvaguardia bilaterale dell’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e la Repubblica di Corea è una misura di protezione che sarebbe necessaria se le importazioni coreane dovessero minacciare di arrecare grave danno all’industria e ai posti di lavoro dell’Unione europea.
Il principio della restituzione dei dazi, in virtù del quale le società coreane possono ottenere il rimborso dei dazi doganali per i componenti principali, è particolarmente delicato in quanto potrebbe andare a beneficio della Corea e produrre un notevole impatto sulla competitività europea.
L’accordo di libero scambio UE-Corea resta una soluzione vantaggiosa fintantoché rispetta il principio della concorrenza leale. In tale contesto, la Commissione dovrà monitorare attentamente l’andamento delle esportazioni tra Corea del sud e Unione europea, specialmente nei settori considerati vulnerabili, e intervenire rapidamente per rettificare eventuali irregolarità.
È inoltre necessario che il sistema di controllo introdotto sia rafforzato per consentire ai rappresentanti dei settori industriali interessati, dei sindacati e delle parti sociali, nonché al Parlamento europeo nel suo ruolo di rappresentante diretto dei cittadini europei, di suonare il campanello di allarme e chiedere che venga avviata un’indagine.
Il ruolo del Parlamento europeo nell’ambito del sistema di controllo e le preoccupazioni in merito alla restituzione dei dazi sono temi sui quali Parlamento, Consiglio e Commissione europea dovranno giungere rapidamente a un compromesso. Detto questo, la votazione in merito all’odierna relazione durante questa tornata parlamentare rappresenta un passo positivo, che indica la disponibilità del Parlamento ad adottare il regolamento quanto prima.
PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI Vicepresidente
Elisabeth Köstinger (PPE). – (DE) Signora Presidente, vorrei ringraziare il relatore e i relatori ombra per il lavoro svolto e la proficua collaborazione augurando loro il successo che meritano per il prosieguo dei negoziati.
Apprezzo soprattutto i progressi compiuti nelle trattative in merito alla clausola di salvaguardia dell’accordo con la Corea. Grazie al voto tempestivo della commissione in luglio e al voto sugli emendamenti previsto per settembre, nonché alla sua capacità di intervenire nei negoziati, il Parlamento europeo ha dimostrato che possiamo lavorare in maniera efficiente e costruttiva sulla scia di Lisbona. Ora il Consiglio è esortato a fare altrettanto in maniera da poter pervenire rapidamente a un accordo sulla clausola di salvaguardia.
Accolgo con favore la proposta della Commissione relativa a una dichiarazione sulle norme sociali e ambientali. È un valido compromesso che sottolinea l’importanza di tale aspetto. In particolare, il rafforzamento del ruolo del Parlamento può essere interpretato come un importante passo verso la democratizzazione della politica commerciale e invito Consiglio e Commissione a trovare una soluzione che assicuri il coinvolgimento forte ed efficiente del Parlamento europeo.
Vorrei nuovamente ribadire che il Parlamento non si arrenderà sull’argomento. In particolare, vedo la proposta della Commissione di includere la restituzione dei dazi nella clausola di salvaguardia come un passo importante ed esorto il Consiglio a sostenerla.
Alla Commissione chiedo di prestare maggiore attenzione al previsto regolamento sulle emissioni di CO2 del governo coreano e spingere nei negoziati verso una regolamentazione libera e giusta per le nostre aziende europee. La questione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe essere risolta prima che l’accordo entri in vigore.
Vi sono stati molti riscontri positivi pressoché in ogni settore e ambito: ingegneria meccanica, prodotti farmaceutici, ingegneria elettrica, prodotti chimici e numerosi fornitori di servizi. Ovviamente alcuni settori avrebbero preferito ottenere di più, ma in generale vi è grande soddisfazione, eccezion fatta per il settore automobilistico. Anche lì sussistono chiare differenze tra alcuni costruttori e fornitori e altri. Siamo sicuramente sulla giusta via per quanto concerne l’accordo con la Corea.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signora Presidente, l’accordo di libero scambio con la Corea del sud dovrebbe contribuire in generale a stimolare il commercio e promuovere l’occupazione. Alcuni settori dell’industria, però, ne trarranno molti vantaggi, mentre altri ne subiranno invece un danno notevole.
Sono favorevole a tener presenti le preoccupazioni legittime di alcuni comparti dell’industria, tra cui il settore automobilistico, e pertanto anche ad adottare un regolamento sull’applicazione della clausola di salvaguardia rispetto al libero scambio tra Unione e Corea. In vista del fatto che l’accordo di libero scambio potrebbe incidere sui settori dell’industria nei vari Stati membri in modi differenti, concordo pienamente con la proposta del relatore volta a offrire la possibilità di applicare misure protettive in casi eccezionali a livello regionale perché è necessario tener conto della specifica situazione dei diversi Stati membri e le regioni interessate devono avere l’opportunità di applicare misure che evitino un grave impatto negativo sull’economia e l’occupazione regionale.
Per concludere, vorrei rammentare che sulla Commissione ricade pertanto la responsabilità di individuare la forma corretta per un’immediata applicazione di tale strumento giuridico al fine di evitare che si arrechino gravi danni a un’area dell’Unione europea.
Bogusław Liberadzki (S&D). – (PL) Signora Presidente, signor Commissario, volevo citare una serie di aspetti relativi all’industria automobilistica, specialmente il settore che produce utilitarie. Vorrei richiamare l’attenzione su due aspetti: il primo è il valore dei componenti automobilistici importati in Corea, quindi venduti sul nostro mercato per i quali vi sono alcune soglie, mentre il secondo è il metodo utilizzato per calcolare i dazi doganali per i componenti installati nell’ambito della quota. I costruttori europei di utilitarie hanno manifestato apprensione in merito a queste due soglie, il numero di componenti importati dalla Corea e il metodo utilizzato per calcolare i dazi doganali. Concluderei che si dovrebbe forse prestare attenzione alla nostra capacità di applicare i corrispondenti regolamenti.
Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Signora Presidente, a volte penso che dovremmo ricordare in che cosa consiste la forza dell’Europa, quella forza fondamentale per il suo sviluppo. Su che cosa si fonda tale forza? Si fonda sulla capacità di aprire mercati, creare opportunità per un commercio più libero. Oggi l’Europa versa in una condizione difficile, che tuttavia è sicuramente migliore di quella che avrebbe potuto essere.
Con il commercio libero globale non vogliamo forse superare la povertà e creare libertà nel mondo esattamente nello stesso modo? Devo dire pertanto che talvolta mi preoccupa un po’ ascoltare alcuni colleghi, che chiaramente cercano di frapporre nuove barriere e rendere più difficoltoso lo sviluppo del libero scambio.
Penso che questo sia il modo sbagliato di affrontare le cose. Volevo dire soltanto questo e manifestare il mio appoggio al Commissario De Gucht. Il libero scambio crea libertà e permette ai popoli di affrancarsi dalla povertà. Questa è la via che il Parlamento europeo dovrebbe intraprendere.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signora Presidente, quando ne abbiamo discusso lo scorso anno mi sono espresso a favore. Sono molto compiaciuto per i progressi che da allora sono stati compiuti e mi complimento con il relatore e la Commissione.
Ritengo che sia molto importante per noi, nell’Unione europea, poter contare su accordi di libero scambio validi, soprattutto con i paesi dei quali sosteniamo e condividiamo la filosofia politica. Penso che un paese come la Corea abbia bisogno di stretti rapporti con l’Unione europea, soprattutto alla luce del fatto che è circondato da alcuni regimi ostili. Sicuramente i benefici sono notevoli. Reputo importante sottolinearli agli occhi di tutti i nostri cittadini in maniera che possano usufruirne.
Spetta alla Corea fare altrettanto al suo interno. Vi sono lacune, ma credo che i meccanismi di salvaguardia descritti dalla collega Köstinger possano consentirci di colmarle. Apprezzo certamente l’accordo proposto e spero che entri in vigore quanto prima, così come spero che altri ne vengano sottoscritti con paesi analoghi ispirati da una filosofia vicina alla nostra, specialmente in Asia, e soprattutto con il Giappone.
Jiří Havel (S&D). – (CS) Signora Presidente, signor Commissario, apprezzo il fatto che si siano compiuti progressi nella negoziazione di un accordo con la Corea. Ovviamente il nostro obiettivo è lo sviluppo del mercato; lo sviluppo della concorrenza ci è utile e la Corea è senza dubbio un paese amichevole. D’altro canto, permangono seri interrogativi ai quali l’accordo nella sua forma attuale non dà risposta. È nondimeno una questione di obblighi in campo ambientale, che dovrebbero essere reciproci; è una questione di diritti umani. Si tratta inoltre di garantire che prodotti provenienti da altri paesi non giungano in Europa attraverso tale accordo. Tutto ciò potrebbe mettere a repentaglio i nostri posti di lavoro creando un rischio per le nostre aziende. Spero che, come in passato, ci muoveremo rapidamente e troveremo un compromesso accettabile. In caso contrario, sarebbe ovviamente molto difficile per noi votare a favore dell’accordo.
Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) Signora Presidente, la proposta della Commissione europea risponde alle aspettative del Parlamento europeo e specialmente della nostra industria per quanto concerne la sua tutela e l’osservanza dei principi di un commercio improntato alla concorrenza. Il Parlamento, che rappresenta la società europea, ritiene che l’introduzione delle clausole di salvaguardia sia molto importante per creare pari opportunità a favore dei settori particolarmente vulnerabili della nostra economia. Libero scambio e partecipazione al mercato mondiale sono i volani dello sviluppo, ma soltanto nel momento in cui tutte le parti rispettano le norme ambientali e occupazionali e non vi sono altre forme di assistenza di Stato per cui il commercio si basa sui principi della piena competitività.
Karel De Gucht, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, come hanno sottolineato vari deputati, tra la Commissione, il Parlamento e il Consiglio sono in corso negoziati, per cui mi limiterò a formulare alcune osservazioni sintetiche.
In primo luogo, per quanto concerne la disposizione relativa alle emissioni di CO2, ho avuto un colloquio con il Ministro del commercio coreano circa dieci giorni fa a Da Nang. Abbiamo parlato delle disposizioni in materia di CO2 che verranno introdotte in Corea. Si tratta di misure importantissime perché, se il contenuto non dovesse essere accettabile, le concessioni fatte dai coreani per le esportazioni di autoveicoli europei potrebbero risultarne vanificate.
È chiaro che il governo coreano formulerà proposte entro il 15 ottobre, il che significa che saremo perfettamente a conoscenza del loro contenuto prima della discussione finale sulla ratifica. Seguiremo la questione molto da vicino. Ho rammentato inequivocabilmente al Ministro coreano che se il contenuto non dovesse essere soddisfacente, l’Europa non darebbe il via libera.
Consentitemi inoltre di aggiungere qualcosa in merito all’accordo. Esiste di fatto già un accordo tra Stati Uniti e Corea. Sinora, tuttavia, l’amministrazione statunitense non lo ha proposto al Congresso. Si dice che vi saranno nuovi colloqui tra i due paesi. Permettetemi di sottolineare che il Ministro coreano ha dichiarato molto chiaramente che, se qualcosa dovesse mutare nell’accordo tra Stati Uniti e Corea, sarà automaticamente applicabile anche all’Europa. Pertanto, il timore che possa accadere tra Corea e Stati Uniti qualcosa di pregiudizievole per l’Europa non è fondato. L’applicazione all’Europa sarà automatica.
In merito alla restituzione dei dazi, abbiamo convenuto di monitorare tale aspetto, dall’entrata in vigore dell’accordo, nei settori sensibili. Possiamo inoltre tenere conto di tali informazioni nelle indagini sui meccanismi di salvaguardia. Siamo molto vicini a un accordo in merito nell’ambito delle discussioni trilaterali in atto.
Mi creano forse più problemi la possibilità che il Parlamento avvii procedimenti e i meccanismi di salvaguardia regionali perché, secondo la mia interpretazione, tali meccanismi non sono più attuabili con il trattato di Lisbona. Siamo disposti a discutere le possibili alternative al riguardo, ma il servizio legale del Consiglio ha detto con estrema chiarezza che sarebbe in totale contrapposizione con il trattato di Lisbona, per cui in tale ambito dobbiamo prestare attenzione.
Devo dire che, per quanto concerne il possibile avvio di procedimenti, non vedo molto margine di manovra. Non è questo ciò che definirei il ruolo corretto del Parlamento. Ovviamente potete chiedere alla Commissione di intraprendere tali procedimenti votando una risoluzione, ma nutro dubbi quanto al fatto che si debba prevedere il diritto di avviarli formalmente.
Un’ultima osservazione riguardo al mio intervento introduttivo. Vi ringrazio per aver ascoltato con grande attenzione ciò che ho detto nell’intervento, vale a dire che con tutta probabilità sarà adottata una decisione una volta che il Parlamento europeo avrà acconsentito all’accordo di libero scambio e si sarà pervenuti a un accordo sul regolamento di salvaguardia.
Forse vi crea qualche difficoltà l’espressione “con tutta probabilità”, ma non avrei potuto esprimermi diversamente per la semplice ragione che spetta al Consiglio decidere. Non posso parlare a nome del Consiglio. Posso dire qual è la posizione della Commissione e insisteremo presso il Consiglio affinché agisca soltanto una volta che il regolamento di salvaguardia sarà stato adottato e il Parlamento avrà manifestato il proprio consenso all’accordo di libero scambio.
Questa è la nostra posizione e non vi sono dubbi al riguardo. Il Parlamento dovrebbe chiedere nel dialogo trilaterale che il Consiglio si impegni al riguardo e dica che non agirà prima del voto finale in Parlamento. Posso dunque dire soltanto “con tutta probabilità” perché non è mio compito stabilire ciò che il Consiglio dovrebbe fare. Posso spiegare la posizione della Commissione, ma non posso parlare a nome del Consiglio.
Questo è il punto al quale attualmente siamo giunti. Le discussioni a livello di dialogo trilaterale stanno procedendo per il meglio. Nei prossimi giorni vi saranno ulteriori colloqui e sono realmente convinto che si possa arrivare a una soluzione accettabile per tutti.
Pablo Zalba Bidegain, relatore – (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare i parlamentari per gli elogi.
Signor Commissario De Gucht, come abbiamo sentito oggi in questa sede, il Parlamento sta esprimendo con estrema chiarezza la propria posizione.
Lo ha già detto un collega: è un momento storico che costituirà un precedente e una relazione epocale che fungerà da esempio per futuri accordi. Il Parlamento intende giungere a un accordo in prima lettura e si adopererà al meglio affinché ciò sia possibile.
Come si è sottolineato, è un momento decisivo per l’industria europea, la quale ha bisogno di nuovi incentivi e nuovi mercati che l’accordo è destinato a offrire.
È tuttavia anche un momento delicato per l’occupazione e in Europa dobbiamo garantire posti di lavoro. È necessario altresì garantire che l’accordo non danneggi l’industria europea e, per farlo, abbiamo bisogno di una clausola di salvaguardia forte come quella adottata dalla commissione per il commercio internazionale, che probabilmente sarà avallata e rafforzata domani dalle votazioni in Parlamento.
È dunque giunto il momento che il Consiglio e la Commissione agiscano. La Commissione deve continuare a sostenerci e ci appelliamo ad ambedue le istituzioni affinché si assumano la loro responsabilità. Desidero sottolineare che cercheremo di giungere a un accordo in prima lettura, ma dobbiamo muoverci. Credo che ciò sia possibile e restiamo in attesa delle proposte.
Robert Sturdy (ECR). – (EN) Signora Presidente, purtroppo il mezzo di trasporto che mi ha condotto qui, il treno da Bruxelles sul quale so che viaggiavano anche altri membri belgi del Consiglio, è stato fermo per più di un’ora. Ho telefonato per tempo chiedendo che il mio nome fosse cancellato dall’elenco perché prendo molto sul serio il mio tempo di parola in Aula. Ho cercato di avvertire per tempo e ha chiamato anche la mia segreteria pregando di cancellare il mio nome dall’elenco degli interventi.
Vi chiedo scusa per questa precisazione. Se fossi stato qui sarei intervenuto. Purtroppo così non è stato a causa della situazione dei trasporti, ma il mio nome è rimasto nell’elenco. Appoggio comunque pienamente il collega Zalba.