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Procedura : 2010/0115(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0235/2010

Testi presentati :

A7-0235/2010

Discussioni :

PV 07/09/2010 - 13
CRE 07/09/2010 - 13

Votazioni :

PV 08/09/2010 - 6.2
CRE 08/09/2010 - 6.2
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0309

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 7 settembre 2010 - Strasburgo Edizione GU

13. Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0235/2010), presentata dall’onorevole Őry, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione [COM(2010)0193 – C7-0111/2010 – 2010/0115(NLE)].

 
  
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  Csaba Őry, relatore. (HU) Grazie per la parola, signora Presidente. Cercherò di essere breve. Sarebbe ottimo infatti poter concludere in fretta la discussione,che ha avuto un inizio piuttosto difficile che poiché non si tratta di un normale processo di consultazione, dato che la Commissione e il Consiglio, e anche noi qui in Parlamento, consideriamo l’attuale stesura degli orientamenti a favore dell’occupazione come parte di una comune riflessione sulla strategia Europa 2020.

In definitiva, sembra che il tempo a nostra disposizione abbia arricchito la discussione, anche se devo dire che fin dall'inizio, avevamo trovato una serie di utili e valide raccomandazioni nella proposta della Commissione. Tuttavia, abbiamo apportato delle modifiche su alcuni punti.

Prima di tutto, vorrei attirare la vostra attenzione su un cambiamento strutturale. Sebbene tanto la scuola quanto la formazione siano importanti, non ci sembra necessario affermarlo in due diverse direttive, soprattutto perché abbiamo ridotto le 24 precedenti direttive a favore dell’occupazione a un totale di quattro. È per questo che abbiamo unito queste due aree, pur con l’introduzione di un nuovo elemento.

Vorremmo sottolineare l'importanza della politica di coesione come strumento al servizio dell'occupazione e del suo contesto, dal momento che, se vogliamo prendere decisioni in merito agli sviluppi e lanciare iniziative nell'Unione europea volte a ridurre il divario tra gli Stati membri, allora queste avvicineranno paesi che sono distanti tra loro sotto molti aspetti. Queste politiche devono essere collegate tra loro dal punto di vista dell'occupazione. Sosteniamo sviluppi che contribuiscano alla creazione di posti di lavoro, dal momento che siamo tutti d'accordo che la priorità fondamentale è creare nuova occupazione.

Questo è giustificato in particolare dalla crisi economica, che non è ancora del tutto conclusa nonostante i segnali incoraggianti. Abbiamo ancora meno chiaro che cosa questo significhi in realtà per l'occupazione. Tra il 2008 e il 2010 il numero dei disoccupati potrebbe essere aumentato da 16 a 23 milioni, un numero enorme; purtroppo devo dire che la situazione dei giovani è ancora peggiore, dal momento che tra di loro il numero dei disoccupati è aumentato a circa il 20,5 per cento. Questi dati indicano una vera e propria malattia: suggeriscono problemi che devono farci aprire gli occhi sul compito che abbiamo di fronte. A mio parere, possiamo sostenere un buon numero delle raccomandazioni contenute nelle proposte del Consiglio e della Commissione. Siamo in grado di sostenere l'obiettivo di un tasso di occupazione del 75 per cento, cioè l’occupazione del 75 per cento dei cittadini in età lavorativa, anche se vorremmo che questa cifra fosse più alta tra i giovani. Tra quanti, in età compresa tra 15 e 24 anni, studiano o lavorano, tale proporzione dovrebbe essere almeno del 90 per cento. Non ci dovrebbero essere giovani che perdono tempo. Allo stesso modo, per quanto che riguarda la povertà, dobbiamo porre particolare attenzione nell’affrontare l’indigenza infantile come elemento chiave e, anche se non voglio ripetere qui l'intero quadro di tutte le 10 linee guida o orientamenti, sono lieto che sia la Presidenza belga sia quella ungherese stiano trattando la questione come una priorità. Mi auguro pertanto che anche il Consiglio decida di dare particolare enfasi al tema.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare innanzi tutto il relatore, onorevole Őry, per la sua relazione e per il suo approccio costruttivo alla proposta della Commissione sugli orientamenti a favore dell'occupazione: concordo pienamente con lui sulla necessità di collocare questi nuovi orientamenti a favore dell’occupazione nel contesto della crisi.

Sono passati solo due anni dalla caduta della Lehman Brothers e il 2008 è stato un annus horribilis nel settore finanziario; il 2009 è stato un annus horribilis per l'economia, con una recessione senza precedenti e il 2010 è un annus horribilis per l'occupazione in Europa, con un tasso medio di disoccupazione totale del 10 e del 20 per cento tra i giovani. Dobbiamo veramente prendere sul serio tali problemi ed è per questo che apprezzo molto il modo in cui abbiamo collaborato con il Parlamento nel corso degli ultimi mesi (in primavera, in particolare) sia sugli orientamenti sia sulla strategia Europa 2020.

La Commissione ha seguito molto da vicino il lavoro su questa relazione. La discussione è stata ampia e proficua e ha dimostrato la necessità di individuare le priorità e raggiungere compromessi. Accolgo con favore l'eccellente cooperazione negli ultimi quattro mesi tra la commissione per l'occupazione e gli affari sociali e la Commissione europea. Come ho già sottolineato in diverse occasioni, è di vitale importanza che la Commissione abbia il sostegno di tutte le principali istituzioni dell'Unione europea, e in particolare del Parlamento, al fine di stabilire la necessaria volontà politica della nuova strategia Europa 2020 e garantirne il successo.

Vi posso assicurare che la Commissione sarà pronta a coinvolgere il più possibile il Parlamento nell'attuazione della strategia per i prossimi anni. Sono lieto di notare che gran parte delle proposte e degli emendamenti presentati nel progetto di relazione sono stati introdotti dal Consiglio e sono inclusi nel testo a cui è stato dato avallo politico da parte del Consiglio europeo di giugno. Ci sono un certo numero di punti in sospeso che dovranno essere discussi con il Consiglio.

La Commissione non è a favore degli emendamenti volti a modificare la struttura degli orientamenti aggiungendone di nuovi. In questo modo si verrebbe a compromettere la chiarezza e la coerenza della proposta della Commissione. La Commissione si oppone anche all'idea di aggiungere ulteriori obiettivi principali ai cinque già concordati a livello politico, in quanto ritiene che il principio fondamentale nella progettazione della nuova strategia è stato di limitare il numero di finalità e obiettivi, al fine di focalizzare meglio la nuova strategia.

Ciò premesso, la Commissione concorda sulla possibilità di un ulteriore rafforzamento nel testo di alcuni problemi, quali la tutela dei bambini, il lavoro dignitoso e le piccole e medie imprese. La Commissione è pronta a lavorare con il Parlamento e con il Consiglio per trovare un testo di compromesso reciprocamente accettabile.

 
  
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  Eva-Britt Svensson, relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.(SV) Signora Presidente, non è esagerato dire che la strategia di Lisbona non ha avuto successo. Dobbiamo quindi imparare dai nostri sbagli e non ripeterli nella nuova strategia. Alcuni degli difetti principali della strategia sono stati non dare priorità alla parità sul posto di lavoro, non offrire alle donne le opportunità e le condizioni necessarie per partecipare pienamente al mercato del lavoro, e non dare priorità all’impegno per eliminare le disparità retributive tra uomini e donne.

Abbiamo bisogno di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di accrescere così la partecipazione degli uomini alla cura dei figli e alle attività correlate. Vi chiedo quindi di sostenere i miglioramenti di questa strategia proposti dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere. Chiedo inoltre di rimuovere la dicitura che indica la necessità di tagliare i salari del settore pubblico, in cui oggi si trovano molte delle nostre donne che percepiscono un basso reddito. Vi prego di non aumentare ulteriormente le disparità salariali.

 
  
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  Pascale Gruny, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signora Presidente, abbiamo bisogno di una legislazione a lungo termine per migliorare l'occupazione in Europa e ridurre la povertà. Dobbiamo affrontare il problema della disoccupazione con una prospettiva di crescita sostenibile. Vorrei sottolineare tre aspetti.

Prima di tutto, il Consiglio propone che gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione vengano stabiliti ogni 10 anni. Sono d'accordo; abbiamo bisogno di una prospettiva di lungo periodo, ma abbiamo anche bisogno, ogni tre anni, di veri capisaldi per garantire che non si perdano di vista gli sviluppi nel mercato del lavoro.

In secondo luogo, ho presentato un emendamento, che non è stato accolto, nel quale proponevo l’istituzione di un osservatorio sull’occupazione per condurre un’analisi specifica dei futuri posti di lavoro. Molti giovani abbandonano la scuola o l'università senza alcuna formazione che risponda alle esigenze del mercato del lavoro. Abbiamo bisogno di prevedere i futuri posti di lavoro. I nostri giovani devono essere in grado di andare avanti e specializzarsi, completando un percorso di formazione che permetta loro di tenersi al passo con il mercato del lavoro.

Infine, la lotta contro la disoccupazione non comporta solo l’impegno per migliorare la situazione occupazionale in Europa, ma anche la lotta contro la povertà, nella quale è di vitale importanza l'integrazione professionale delle persone rimaste per lungo tempo senza lavoro. Il Fondo sociale europeo è lo strumento che può contribuire a riportare queste persone nel mercato del lavoro. Cominciamo con il restituire a queste persone la loro dignità dandogli un lavoro ed evitando di aiutarli senza alcuna prospettiva di integrazione sociale. Ci tengo a sottolineare questo aspetto.

 
  
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  Jutta Steinruck, a nome del gruppo S&D.(DE) Signora Presidente, vorrei iniziare il mio intervento con una critica alla procedura. Il lavoro del Parlamento è stato fortemente compromesso dalla tardiva presentazione di questa relazione. Di fatto ha potuto solamente presentare la propria posizione perché sono state avanzate delle eccezioni e ora il Consiglio non discuterà la questione fino al vertice di autunno.

Alla fine è stato raggiunto un compromesso accettabile. La collaborazione tra il relatore e i relatori ombra è stata eccellente, come si può intuire anche dal fatto che in sede di commissione abbiamo ottenuto una chiara maggioranza per la nostra posizione. Come socialdemocratici abbiamo potuto includere molti aspetti fondamentali che ci stanno a cuore, anche se non siamo contenti di ogni singolo punto. Sono comunque grata che la Presidenza belga abbia assicurato il sostegno alla posizione del Parlamento.

Al fine di facilitare questa procedura, abbiamo presentato quattro emendamenti per i quali chiediamo il sostegno nel corso della votazione di domani. È per noi importante che gli orientamenti per le politiche a favore dell’occupazione contengano delle componenti sociali: in altre parole, la definizione di cosa sia un buon lavoro, la condizione che un lavoro adeguato debba essere anche ben retribuito e il fatto che vengano stabiliti obiettivi intermedi verificabili. Gli orientamenti verranno tuttavia presi sul serio negli Stati membri solo se li prenderanno sul serio la Commissione e il Consiglio. Chiediamo pertanto alla Commissione di garantire che vengano attuate misure idonee e che i risultati vengano verificati.

Sono lieta che il Commissario ci abbia assicurato di inserire le nostre posizioni, perché il Parlamento ha aggiunto una componente ben orientata socialmente e vicina ai lavoratori della quale beneficeranno i cittadini europei. Questo è quanto la gente si aspetta da questo Parlamento e rappresenta un miglioramento delle condizioni sociali.

 
  
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  Siiri Oviir, a nome del gruppo ALDE. – (ET) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, stiamo discutendo gli orientamenti a favore dell'occupazione nel bel mezzo della crisi economica. Senza dubbio questo influenzerà pesantemente il mercato del lavoro per un certo numero di anni. È importante concordare una strategia efficace a livello di Unione europea che sia di reale aiuto nella risoluzione dei problemi. Non è stato possibile raggiungere gli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona soprattutto a causa dei problemi connessi alla loro attuazione, e non perché quegli obiettivi fossero sbagliati.

Il successo della nuova strategia dipende in larga misura dalla capacità di imparare dagli errori precedenti. La creazione di posti di lavoro e l’aumento dell'occupazione devono restare al centro della nuova strategia. È dunque una priorità creare posti di lavoro di alta qualità, che sono necessari in una prospettiva a lungo termine e creano un elevato valore aggiunto. La politica a favore dell'occupazione deve garantire che le transizioni siano il più agevoli possibile per i lavoratori dipendenti, sia tra i settori economici sia tra i diversi status del mercato del lavoro. Per questo motivo, è necessario estendere ulteriormente gli obiettivi a lungo termine e concentrarsi maggiormente su un'azione coordinata nel mondo degli affari, dell'istruzione e della politica a favore dell'occupazione.

La lotta contro la povertà e l'esclusione è oggi particolarmente rilevante. Dobbiamo creare per tutti i gruppi sociali opportunità di partecipazione o di reinserimento nel mercato del lavoro, indipendentemente dall’età e dal genere, ponendo particolare attenzione a tutti quei gruppi che si trovano in condizioni di bisogno.

In qualità di relatore ombra per il gruppo dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa, sono lieta che ora, in collaborazione con i membri del Parlamento, abbiamo trovato nella relazione l'indicazione che verrà garantita la parità dei diritti di genere. Infine, adottando la relazione, ci aspettiamo che la Commissione e gli Stati membri adottino il quadro giuridico in modo tempestivo; non solo, ma ci attendiamo anche una stretta cooperazione tra Commissione e Parlamento, così come tra gli stessi Stati membri. In caso contrario, parlare di un mercato unico dell'Unione europea sarà vero solo in parte, per non dire altro. Vorrei anche ringraziare l'onorevole Őry per il suo impegno e per l’alto livello di cooperazione.

 
  
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  Emilie Turunen, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DA) Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Őry, molto è stato detto circa il contenuto e il procedimento in relazione a questi orientamenti a favore dell'occupazione. Senza dubbio questo Parlamento ha migliorato significativamente gli orientamenti nel corso del proprio lavoro sul progetto presentato. Oggi vorrei sottolineare due punti a nome del gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea: in primo luogo, siamo riusciti a garantire il sostegno per un’ambiziosa iniziativa a favore dell’occupazione di gruppi particolarmente vulnerabili, compresi i giovani. Il Parlamento chiede che la disoccupazione giovanile venga ridotta della metà, in altre parole un tasso di disoccupazione per i giovani di età compresa tra 15 e 25 anni non superiore al 10 per cento, contro l’attuale 20 per cento e oltre. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma necessario se vogliamo salvaguardare una forza lavoro per il futuro e assicurare prosperità e coesione sociale.

In secondo luogo, gran parte di questo Parlamento chiede un maggiore impegno per un'Europa sociale. In particolare questo significa che non dovremmo semplicemente combattere la povertà per mezzo di un aumento dell'occupazione, ma che, nell’orientamento 10, si richieda un lavoro di qualità dignitosa e che fornisca un salario di sussistenza. Un altro requisito fondamentale è la parità di accesso alla prosperità e ai servizi sociali. In questo Parlamento oggi, stiamo inviando il messaggio chiaro che lotteremo per eliminare il concetto di “lavoratori poveri” e che ci rifiutiamo di consentire che l'Europa abbia un mercato del lavoro in stile americano. Questi due aspetti, l'occupazione giovanile e l’orientamento sociale, sono due importanti miglioramenti che ritengo il Consiglio o la Commissione non possano ignorare.

 
  
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  Milan Cabrnoch, a nome del gruppo ECR. – (CS) Onorevoli colleghi, la situazione della disoccupazione negli Stati membri dell'Unione europea è critica. La disoccupazione è al suo più alto livello dall'introduzione dell'euro nel 1999 e si attesta al 10,1 per cento. Oltre 23 milioni di persone sono senza lavoro, 16 milioni dei quali nell'eurozona. Tutti noi qui probabilmente concordiamo sull'urgenza di trovare una soluzione al problema, ma la relazione presentata non offre alcuna via d'uscita alla crisi. Noi non crediamo che l'attuazione del diritto di piena occupazione possa rappresentare una soluzione in sé. Stiamo definendo obiettivi artificiali senza sapere come raggiungerli. Perché disporre di prescrizioni amministrative in termini di percentuale di partecipazione al mercato del lavoro, di occupazione delle donne o dei giovani e di riduzione della percentuale degli studenti che abbandonano i propri studi, quando non sappiamo chi misurerà e confronterà il raggiungimento di tali obiettivi o come potrà farlo? Siamo del parere che il raggiungimento di un solido ed efficace mercato unico sia uno strumento fondamentale per garantire le complessive prestazioni macro-economiche dell'Unione europea, e un mercato del lavoro flessibile è il modo migliore per creare nuovi posti di lavoro.

 
  
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  Thomas Händel, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione di orientamenti integrati a favore della maggiore e migliore occupazione è stata notevolmente migliorata con il lavoro del Parlamento.

Nonostante una serie di miglioramenti, siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto i nostri obiettivi. Noi non neghiamo il fatto che sono stati apportati miglioramenti per quanto riguarda la parità tra uomini e donne, ma avremmo preferito l’integrazione di un orientamento distinto in questo insieme di orientamenti. Avanzeremo questa richiesta con determinazione domani in seduta plenaria.

In secondo luogo, è importante che la valutazione dei risultati e degli obblighi di segnalazione venga fermamente stabilita nella sfera di competenza del Parlamento e che nella relazione vi siano obiettivi e sotto-obiettivi più impegnativi in materia di partecipazione e di politica attiva del mercato del lavoro. Tuttavia, è importante che domani il Parlamento confermi di prendere in considerazione nella relazione i principi dell'Organizzazione internazionale del lavoro relativi al lavoro giusto e dignitoso, nonché la questione di un salario minimo che sia chiaramente al di sopra della soglia di povertà.

Sono comunque del parere che questa relazione contenga ancora una serie di carenze. Ricorda troppo la vecchia strategia di Lisbona. I principi di flessicurezza, che non hanno avuto successo, sono stati ripetuti come un mantra e gran parte del testo sa di vecchia politica di deregolamentazione.

In secondo luogo, vengono citati principi quali la compatibilità tra lavoro e vita familiare, la coesione sociale, la gestione economica sostenibile, gli investimenti e l'istruzione, senza però indicare misure specifiche per dar loro seguito; questo rappresenta un punto debole della relazione. Per una maggiore e migliore occupazione è necessario porre l'accento sulla riduzione della precarietà della situazione attuale e sottolineare il principio della “parità di retribuzione per pari lavoro nello stesso luogo”, fare ancora una volta del modello di lavoro a tempo pieno il punto centrale, limitare la durata massima settimanale del lavoro e ridurre gli orari di lavoro e, soprattutto, per quanto riguarda la coesione, includere il progresso sociale quale elemento vincolante e non consentire che si facciano dei passi indietro.

 
  
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  Mara Bizzotto, a nome del gruppo EFD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, immobilismo e miopia: è questa la diagnosi del malessere che colpisce oggi l'Europa a 27.

Immobilismo perché se in Italia un giovane su quattro è senza lavoro e nella zona euro si contano 16 milioni di disoccupati è anche perché al rumore dell'europropaganda degli ultimi mesi non ha fatto seguito nessuna azione concretamente efficace.

Miopia perché l'Europa, per indicare la via d'uscita dalla crisi, non solo ha ripresentato la solita ricetta, ma ha completamente perso di vista la dimensione più autenticamente territoriale della politica di coesione economica e sociale. Solo mettendo al centro dell'azione politica il territorio, solo rispettandone le peculiari vocazioni culturali, le politiche per lo sviluppo e l'occupazione europee potranno ripartire, nutrendosi di quelle naturali energie che ogni area geografica esprime: distretti, piccole e medie imprese, artigianato.

Per risolvere il problema occupazionale bisogna pensare prima in piccolo, investire negli enti locali e privilegiare la sussidiarietà, tutelando un patrimonio fatto di diversità linguista e culturale.

Se l'ago della bussola europea non guiderà la sua politica verso il territorio, il naufragio dell'europrogetto è una certezza.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signora Presidente, il 2 settembre un giornale austriaco ha scritto che “agli apprendisti manca l’istruzione”. Purtroppo, questo è vero. Ora sono disponibili più posti di apprendista di quanti siano i candidati adatti per ricoprirli e il 30 per cento delle nostre imprese commerciali non è in grado di coprire i propri posti di apprendistato. Le imprese si lamentano sempre di più della scarsa istruzione di chi ha abbandonato gli studi e solo un’impresa su cinque si occupa della formazione generale dei suoi stessi apprendisti.

Tuttavia, come misura per contrastare questa situazione, l'Europa vuole importare da paesi terzi lavoratori qualificati con una solida preparazione. Questa è la cura miracolosa: più immigrazione, perché i nostri giovani non ricevono più una formazione adeguata a scuola; è del tutto inaccettabile, perché si tratterebbe di una dichiarazione di fallimento del nostro sistema educativo, del fallimento dell'Europa. Abbiamo urgente bisogno di un cambiamento di rotta nel settore della formazione. Senza buone qualifiche non c’è accesso al mercato del lavoro, e questo riguarda i nostri giovani e, in definitiva, anche il futuro dell'Europa.

 
  
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  Veronica Lope Fontagné (PPE).(ES) Signora Presidente, l'Europa ha bisogno di una strategia che le permetta di uscire rafforzata dalla crisi economica e finanziaria e di superare le sfide a lungo termine, quali ad esempio l'invecchiamento della popolazione.

Nella strategia per il prossimo decennio, la strategia Europa 2020, la politica a favore dell’occupazione deve svolgere un ruolo molto importante. I suoi obiettivi devono essere la crescita sostenibile, la creazione di posti di lavoro, la ricerca di una maggiore coesione sociale e la lotta alla povertà, una nuova priorità per l'Unione europea che vede impegnato il mio gruppo.

La strategia Europa 2020 manifesta la necessità di intraprendere riforme strutturali al fine di migliorare sia il modo in cui operano i mercati del lavoro, sia la competitività e la produttività. Non saremmo efficaci se pensiamo solo a creare futuri posti di lavoro e permettiamo la distruzione di quelli esistenti, come sta in effetti avvenendo in alcuni settori; ne è un esempio il settore del carbone, dove potrebbero attualmente andare perduti in tutta Europa un gran numero di posti di lavoro. L’attività estrattiva deve essere mantenuta come riserva strategica e per integrare le fonti energetiche rinnovabili.

Se me lo consentite, vorrei parlare del mio paese, la Spagna, e della mia regione, l'Aragona. Per una delle province, segnatamente Teruel (dove la densità di popolazione è di circa 12 abitanti per metro quadrato) la perdita di circa 5 000 posti di lavoro significherebbe la desertificazione di un'intera area di territorio. Abbiamo quindi bisogno di concentrarci, da un lato per consolidare e mantenere i posti di lavoro disponibili in questo momento e dall'altro per compiere le riforme di cui alla presente relazione.

 
  
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  Alejandro Cercas (S&D).(ES) Signora Presidente, questa discussione è molto importante per il gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo perché è molto importante offrire speranze a milioni di europei che hanno perso l’impiego, che temono di perderlo o che vogliono lavorare e non hanno ancora trovato uno spazio nel nostro mercato del lavoro.

È importante che l'occupazione sia stata posta al centro della strategia Europa 2020 e in qualche misura stiamo dicendo che non è tuttavia sufficiente a correggere gli squilibri economici. Abbiamo invece bisogno di una dimensione sociale nella strategia, perché l'economia da sola, senza un’anima, non risolverà i problemi economici.

È importante altresì fissare degli obiettivi, perché se è pur vero che stabilire obiettivi non basta a raggiungere il nostro scopo, senza neanche sapere dove stiamo andando certo non lo raggiungeremo mai. Ringrazio quindi l'onorevole Őry per aver costruito una maggioranza attorno a questi principi. Ringrazio anche il Commissario Andor e le Presidenze spagnola e belga per aver acconsentito ad ascoltare il Parlamento ai sensi dell'articolo 148 del trattato, non solo perché è una decisione positiva per il Parlamento in quanto istituzione, ma anche perché lo mette in contatto con l'opinione pubblica europea e, in futuro, con i parlamenti nazionali, in merito a un obiettivo comune a tutti.

Ora è necessario che ci ascoltiate e che mettiate in atto tutte le nostre raccomandazioni. Non importa in che modo, ma per la prima volta dovrete integrare il lavoro del Parlamento, cosa che sarà molto positiva per la Commissione, il Consiglio, il Parlamento e soprattutto per i cittadini europei.

 
  
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  Marije Cornelissen (Verts/ALE). – (EN) Signora Presidente, un nutrito gruppo di persone in questo Parlamento ha lavorato molto duramente a questa relazione. Abbiamo raggiunto un compromesso e concordato su cinque priorità per migliorare il testo della Commissione: migliore governance, lavoro dignitoso, uguale retribuzione a parità di lavoro, sotto-obiettivi per i gruppi vulnerabili, parità di genere e politica di coesione.

Tutto il nostro duro lavoro sarà stato vano, però, se il Consiglio deciderà di ignorarlo. Può farlo, se lo decide.

Presidente Chastel, desidero chiederle se farete del vostro meglio per le nostre priorità. Vorrei anche sapere se è vero che le nostre priorità hanno maggiori possibilità di essere adottate nei considerando, come indicato dal ministro Milquet. È fondamentale saperlo per il nostro voto di domani.

Desidero chiedere ai miei onorevoli colleghi di tenere fede ai nostri compromessi: se ci ritroveremo divisi non saremo in sintonia con il Consiglio. I verdi certamente resteranno fedeli al proprio impegno e contano che tutti voi facciate lo stesso.

 
  
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  Jacek Olgierd Kurski (ECR).(PL) Il mercato unico e la libera circolazione dei lavoratori sono tra i più grandi vantaggi dell'integrazione europea. Stiamo discutendo gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione nel quadro della strategia Europa 2020, mentre ancora subiamo gli effetti della crisi che ha colpito le economie europee e i mercati del lavoro. Per tale ragione, la lotta contro la disoccupazione deve diventare una priorità per la politica dell'Unione europea e per questo occorre reperire fondi nel bilancio comune. Da questo punto di vista è essenziale una stretta cooperazione a livello di Unione europea e un equilibrio fra gli attuali obiettivi derivanti dalla crisi e quelli di natura più strategica. L'Europa si trova ad affrontare sfide a lungo termine come i mutamenti demografici e la globalizzazione. Sia a livello europeo sia negli Stati membri dobbiamo garantire la disponibilità del potenziale per la creazione di nuovi impieghi e per aiutare le persone a integrarsi nel mercato del lavoro. Queste priorità non possono tuttavia essere perseguite a costo di un aumento degli oneri amministrativi e di maggiori normative. Dobbiamo fare attenzione al coordinamento delle misure adottate dagli Stati membri in settori quali l'economia, l’occupazione e gli affari sociali. Tuttavia, gli orientamenti e gli obiettivi comuni a livello dell’Unione europea non devono pregiudicare in nessun caso le competenze degli Stati membri.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Le parole, per quanto interessanti, non sono sufficienti a modificare la tragica situazione sociale attraversata da numerosi paesi dell'Unione europea. È necessaria una rottura con le attuali politiche economiche e finanziarie; occorre porre fine al Patto di stabilità e crescita con i suoi criteri irrazionali che realmente strangolano i paesi in difficoltà economica e finanziaria: purtroppo non è quanto sta accadendo qui.

Continuando ad insistere su piani di riforma che si accordino con il Patto di stabilità e crescita e con la flessicurezza, non sfuggiremo ai piani di austerità che alcuni paesi, come la Grecia, il Portogallo e la Spagna, stanno attuando,. Tali piani avranno conseguenze tragiche: aumenteranno la disoccupazione, la povertà, la disuguaglianza sociale e le ben note proteste dei lavoratori.

Insistiamo quindi su proposte che mutino le attuali politiche macro-economiche, sospendendo il Patto di stabilità e crescita, ponendo fine ai processi di privatizzazione e di liberalizzazione, dando priorità a un’occupazione di qualità con diritti e salari dignitosi senza discriminazione nei confronti delle donne e promuovendo la dignità del lavoro attraverso un patto che favorisca realmente l'occupazione e il progresso sociale.

 
  
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  Derek Roland Clark (EFD). – (EN) Signora Presidente, l’unico orientamento per l'Unione europea è smetterla di interferire. La direttiva sull'orario di lavoro è un disincentivo al lavoro. Perché non si può permettere alle persone di fare straordinari quando vogliono? Per favore non mi si dica che questo serve a proteggere i lavoratori dallo sfruttamento, visto che il tribunale fantoccio dell'Unione europea, la Corte di giustizia, si è pronunciata a favore delle imprese che sfruttano gruppi di lavoratori pagandoli meno del salario minimo in almeno quattro paesi.

Siete consapevoli che oltre un quinto dei giovani medici appena qualificati nel Regno Unito vengono rifiutati perché, secondo la direttiva sull’orario di lavoro, mancano di esperienza e che un numero ancora maggiore abbandona la formazione per lo stesso motivo?

Questo Parlamento ha approvato di recente una relazione sui camionisti indipendenti che costringerà molti di loro a rinunciare al lavoro. Nella votazione di oggi i membri del Parlamento hanno approvato un paragrafo della relazione Bové – che aggiungerà gravosi oneri burocratici per le PMI – poche ore dopo che il Presidente Barroso si era lamentato che le piccole e medie imprese sono strangolate dalla burocrazia.

L'Unione europea è il problema, non la risposta: i popoli d'Europa stanno cominciando a rendersene conto.

 
  
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  Edit Bauer (PPE). (HU) La ringrazio molto, signora Presidente. Desidero ringraziare il relatore per il suo impegno nel rafforzare i legami tra la strategia Europa 2020 e gli orientamenti per le politiche a favore dell’occupazione. Ritengo che questo sia estremamente importante. Vorrei affrontare brevemente due questioni: in primo luogo, l'aumento del tasso di occupazione femminile al 75 per cento. Anche se questa percentuale non sembra essere molto lontana dal 60 per cento, in termini pratici fa diminuire di un quarto l'occupazione femminile. Vorrei dire a questo proposito che, se non si pongono le basi di questa politica nel settore dei servizi pubblici, sarà probabilmente impossibile raggiungere questo obiettivo.

L’altra questione che vorrei sottolineare in questa sede, evidenziata anche dal relatore, è la povertà infantile. Io ritengo che, malgrado il Consiglio anni fa abbia stabilito questa priorità, di fatto non molto è accaduto e se non sorvegliamo attentamente la situazione, se non riusciamo a convincere gli Stati membri ad affrontare seriamente questo problema e ad impostare e realizzare importanti obiettivi a questo proposito, sprecheremo il nostro futuro. Non dobbiamo trattare le nostre risorse umane con una simile negligenza.

 
  
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  Pervenche Berès (S&D).(FR) Signora Presidente, signor Commissario, come sapete questa discussione è di vitale importanza per il Parlamento europeo.

È lo strumento specifico di cui disponiamo per affermare le modalità di attuazione della strategia Europa 2020. Viste le vaghe discussioni che abbiamo avuto in merito, la definizione di orientamenti a favore dell’occupazione è, per noi, assolutamente vitale: per questo abbiamo insistito così tanto sul perché non fossero adottati dal Consiglio prima di questa discussione e prima della votazione di domani. Questo è già un punto molto importante per noi.

Ovviamente però, al di là di questa tempistica concordata, ci piacerebbe anche essere ascoltati sul merito della questione. Dai contatti che abbiamo avuto con la Presidenza belga, abbiamo motivo di sperare che il Consiglio non si privi di quelle che sembrano proposte utili, quali il valore aggiunto che può portare la posizione del Parlamento europeo, e che accetti di rivedere il testo adottato al fine di integrarvi queste valide proposte.

Dopo averne discusso con la Presidenza belga, tutti i gruppi coinvolti nello scambio concordano sulla necessità di adottare, in forma di considerando, elementi inclusi nel corpo del testo: da questo punto di vista, esiste tra di noi un ampio consenso. Per questo motivo mi auguro che domani vengano adottati i quattro emendamenti presentati.

Il primo (e quello su cui senza dubbio ci sarà, immagino, il maggior consenso tra di noi) è che, affinché questi orientamenti a favore dell'occupazione siano efficaci, devono essere soggetti a quanto costituisce l'ordine del giorno: la buona governance. In questo caso, buona governance significa che i parlamentari nazionali ed europei e le parti sociali devono essere consultati in tutte le fasi dell'elaborazione e dell'attuazione degli orientamenti.

Riguardo al merito, vi sono due emendamenti che per quanto mi riguarda sono politicamente di vitale importanza, poiché riguardano il nostro concetto di lavoro dignitoso. Come può l'Unione europea votare tutti questi orientamenti senza applicare essa stessa i principi di lavoro dignitoso e senza attuare gli orientamenti che, finalmente, affrontano la situazione delle persone più vulnerabili, siano essi i giovani e il loro livello di istruzione o i cittadini svantaggiati, al fine di combattere la povertà?

Queste sono le proposte che vi abbiamo sottoposto e spero che sosterrete questi emendamenti se, come spero, domani saranno approvati dalla maggioranza in questo Parlamento.

 
  
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  Timo Soini (EFD).(FI) Signora Presidente, non possiamo permettere che i costi aumentino negli Stati membri a seguito di provvedimenti del governo o dell'Unione europea. Non ci sono tasse verdi, non ci sono tasse blu, non ci sono tasse rosse: ci sono soltanto le tasse pagate dalla gente.

Un aumento dei costi è letale per l'occupazione. Ogni aumento dei costi divora posti di lavoro. L'Unione europea e la Banca centrale europea non hanno al momento alcuna politica indipendente sui tassi di interesse. Questo rende difficile per gli Stati membri gestire le proprie finanze, in quanto non sono in grado di attuare una politica finanziaria.

Nonostante questi fattori deplorevoli, abbiamo ancora bisogno di una politica a favore della crescita e dell'occupazione. Tanto il lavoro finlandese quanto quello europeo hanno successo grazie ai propri prodotti e alla loro qualità.

Le norme relative alle gare d'appalto devono essere leali, oneste e trasparenti. È fondamentale per noi che il lavoro venga svolto in Finlandia con mano d’opera finlandese e lo stesso vale per ogni altro Stato membro. Lavoro nazionale per l'esportazione e per il proprio paese: questa è la ricetta per il successo.

 
  
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  Ria Oomen-Ruijten (PPE).(NL) Signora Presidente, onorevole Őry, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto ringraziare il relatore e congratularmi con lui per la relazione oggi in esame. Ora abbiamo obiettivi specifici a lungo termine e dobbiamo cercare di perseguirli nei prossimi anni. I problemi che dobbiamo affrontare non sono di facile risoluzione; bisogna compiere ogni sforzo per una ripresa sostenibile e dobbiamo tenere conto dei cambiamenti demografici. Per uscire più forti dalla crisi e ottenere mercati europei del lavoro adeguati, abbiamo bisogno di raccogliere nuove sfide. Ritengo che la nostra attenzione alla formazione sia fondamentale, perché rappresenta l'unico modo per aumentare le opportunità per tutti.

Signora Presidente, anche l'accento posto sulla riduzione della povertà, in particolare la povertà infantile, è molto importante. In questa relazione, noi in seno alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali abbiamo elaborato raccomandazioni specifiche e abbiamo raggiunto un valido consenso in merito: lo ritengo molto importante, se non altro perché ci valuteremo reciprocamente sulla base di tali raccomandazioni. Questo significa non solo mettersi al lavoro a livello europeo, ma anche che i governi degli Stati membri devono collaborare con le parti sociali per lavorare su questi obiettivi.

Molto tempo fa ho avanzato l’idea che avremmo dovuto evitare una situazione in cui i giovani non riescono a trovare un impiego quando entrano nel mercato del lavoro. È semplicemente inaccettabile. Un aspetto positivo della presente relazione è che sostiene che, entro quattro mesi, ad ogni giovane che non frequenti più la scuola venga offerto un posto di formazione o di perfezionamento professionale o un’alternativa.

 
  
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  Olle Ludvigsson (S&D).(SV) Signora Presidente, desidero evidenziare alcuni aspetti che è particolarmente importante sottolineare una volta stabiliti gli orientamenti.

In primo luogo, il livello dell’occupazione deve aumentare per sviluppare l'economia si sviluppi in modo positivo. Si tende a chiudere gli occhi davanti alla gravità della disoccupazione attuale e ai problemi correlati. Solo se ci si impegnerà per ridurre la disoccupazione, potremo stimolare la crescita e correggere gli squilibri della finanza pubblica.

In secondo luogo, gli investimenti a favore dell’occupazione hanno un effetto positivo sui bilanci nazionali: un più basso livello di disoccupazione si ripercuote sia sulle entrate fiscali sia sulla riduzione della spesa sociale. Vale la pena quindi investire nelle politiche a favore dell’occupazione.

In terzo luogo, la politica a favore dell'occupazione può funzionare solo con il sostegno convinto delle parti sociali e in vista di un’efficace cooperazione. Dobbiamo bisogno trasformare le nostre parole in fatti.

 
  
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  Raffaele Baldassarre (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, i nuovi orientamenti a favore dell'occupazione costituiscono un passaggio fondamentale per il rilancio e la crescita economica in Europa.

La crisi ha determinato un aumento significativo del tasso di disoccupazione, che nel 2010 ha raggiunto il 9,6 percento; il 20,3 percento per la disoccupazione giovanile, insomma, milioni e milioni di disoccupati. Ma la disoccupazione è solo una parte del problema. Infatti, non si tratta di creare nuovi posti di lavoro, ma anche di riqualificare e preservare quelli esistenti.

E per raggiungere gli obiettivi che sono indicati nella relazione è necessario un cambiamento strutturale dell'economia. A tale riguardo, nonostante i notevoli sforzi profusi dal relatore, il collega Ory, la risposta del Parlamento ai dati indicati poc'anzi resta generica, dispersiva, e ciò va a discarico della strategia europea. Indicatori e obiettivi chiave non bastano. Non basta usare termini quali "coordinare", "dialogare", "collaborare", non basta un patto fra generazioni. Occorre una politica europea che risponda ai bisogni dei cittadini.

I limiti imposti dalle politiche di bilancio vanno superati con una programmazione pubblica più concreta, orientata allo sviluppo. Dobbiamo proiettare gli interventi di oggi a favore dei giovani e delle nuove generazioni, abbiamo bisogno di politiche formative e di istruzione capaci di investire nel capitale umano per migliorarne la qualità e collegarla al mercato del lavoro. Abbiamo bisogno di scelte a favore del sistema produttivo. Insomma: meno documenti, più investimenti e più scelte economiche chiare.

 
  
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  Evelyn Regner (S&D).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, mi sta particolarmente a cuore che non ci si limiti solo a creare posti di lavoro di vecchio tipo, ma che se ne creino di alta qualità, sostenibili e dignitosi.

Negli orientamenti per le politiche a favore dell’occupazione, quali quelle attualmente in vigore, l'aspetto della qualità del lavoro mi sembra abbia ricevuto troppo poca attenzione. Se l'Unione europea si pone l'obiettivo di portare la media europea di partecipazione al mercato del lavoro tra i 20 ei 64 anni al 75 per cento entro il 2020, allora, a mio parere, vi è un elevato rischio di intestardirsi sui numeri, su un’ideologia su base quantitativa simile a quella cui abbiamo assistito tempo fa, in epoca sovietica. Non si tratta semplicemente di raggiungere gli obiettivi quantitativi; è importante la qualità dei posti di lavoro. In questo calcolo non dovrebbero essere inclusi tutti i posti di lavoro precari, mal pagati, non dignitosi e temporanei; i contratti sicuri di lavoro e di buon livello devono rappresentare l'obiettivo primario.

 
  
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  Thomas Mann (PPE).(DE) Signora Presidente, ci siamo posti obiettivi ambiziosi. Con l’eccellente relazione dell'onorevole Őry vogliamo che gli Stati membri si impegnino ad incrementare entro il 2020 la partecipazione al mercato del lavoro per il 75 per cento della popolazione attiva. L’onorevole Bauer ha precisato poc’anzi quanto ciò sia importante. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani. La “garanzia europea per i giovani” intende permettere a tutti i giovani di trovare un lavoro o di perfezionarsi professionalmente entro quattro mesi dal completamento della loro formazione, e, in ultima analisi, il tasso di abbandono scolastico deve essere ridotto a meno del 10 per cento.

Anche il 2010, Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, riflette questi orientamenti. Il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà deve essere ridotto del 25 per cento; si tratta di un obiettivo ambizioso poiché potranno beneficiarne 20 milioni di persone. Allo stesso tempo stiamo rafforzando la lotta contro l'esclusione dei disoccupati di lunga durata; almeno il 25 per cento di questi ha bisogno di misure attive del mercato del lavoro sotto forma di formazione avanzata, istruzione e ridistribuzione del lavoro.

Un altro punto di interesse si rivolge alle nuove forme di occupazione, come i contratti a tempo determinato e il lavoro interinale. I contratti di lavoro atipici non devono diventare tipici per tutti; queste forme di occupazione hanno senso solo se creano una transizione verso un lavoro dignitoso permanente, tutelato e di qualità.

Un'altra delle richieste del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) può ottenere il sostegno della maggioranza: il pieno utilizzo delle risorse del Fondo sociale europeo per accrescere l'occupazione e la qualità del lavoro. Questo è un segnale importante per i nostri Stati membri dell'Unione europea.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
  
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  Danuta Maria Hübner (PPE). (EN) Signor Presidente, vi è un elevato rischio di “ripresa senza occupazione” o “crescita senza occupazione” e l'Europa non può permettere che ciò accada.

In primo luogo dobbiamo orientare la nostra strategia in materia di occupazione verso i vantaggi comparativi dell'Unione europea rappresentati dall'istruzione, dalla ricerca e dalla tecnologia verde. In secondo luogo, dobbiamo evitare un rapporto inverso tra innovazione e creazione di posti di lavoro e lo si può evitare se l'innovazione è complessiva.

In terzo luogo, dobbiamo trovare un equilibrio sostenibile tra il sostegno ai posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi impieghi. Investire in una forza lavoro altamente qualificata va di pari passo con l'innovazione. Naturalmente, ci saranno lavori che non verranno sufficientemente premiati dai mercati e dobbiamo disporre di strumenti politici per far fronte a questo aspetto.

In quarto luogo vi è la necessità di attivare sia la domanda di lavoro sia le misure politiche di sostegno. Sono disponibili numerosi strumenti politici a favore dell’occupazione, ma devono essere riuniti in un quadro politico positivo e globale.

In quinto luogo, dobbiamo orchestrare con successo gli sforzi, le responsabilità e gli strumenti politici a tutti i livelli di governo: europeo, nazionale, regionale e locale. Ultimo ma non meno importante, il mercato interno deve prevedere la piena mobilità della forza lavoro, soprattutto in termini di carriera e di apprendimento permanente, e deve farlo su base geografica orizzontale.

 
  
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  Elisabeth Morin-Chartier (PPE).(FR) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con l'onorevole Őry per il complicato lavoro svolto in un momento di crisi, quando gli orientamenti a favore dell'occupazione fino al 2020 non vengono esattamente dati per scontati. Il lavoro svolto in seno alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali per integrare la proposta della Commissione è assolutamente fondamentale.

Vorrei sottolineare tre punti: il primo è la necessità di una politica risoluta a favore dell'integrazione dei giovani nel mondo del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, oltre a quanto ha detto in precedenza il mio amico, onorevole Mann, dobbiamo anche confrontarci con le persone che lasciano la scuola senza qualifiche. In realtà, abbandonare la scuola senza qualifiche porta i giovani direttamente all’emarginazione professionale e all'esclusione sociale. Dobbiamo impegnarci in un grande lavoro al fine di lottare contro la disoccupazione tra i giovani.

Il secondo gruppo su cui dobbiamo concentrare i nostri sforzi è rappresentato dalle donne. Qui dobbiamo impegnarci molto su due fronti: in primo luogo, dobbiamo lottare per l’occupazione e la parità di retribuzione e di carriera tra uomini e donne; in secondo luogo, abbiamo bisogno di conciliare la vita familiare e la vita lavorativa, perché è solo in questo modo che realizzeremo una vera parità tra uomini e donne.

Infine, dobbiamo spezzare il circolo vizioso del pensionamento anticipato, per garantire che la maggiore aspettativa di vita non si traduca in una vita lavorativa più corta che, di conseguenza, ci priverebbe di competenze per noi indispensabili.

Mi affido al Consiglio.

 
  
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  Horst Schnellhardt (PPE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi complimento con il relatore perché ha presentato una relazione adeguata. In particolare vorrei elogiare il fatto che gli orientamenti sono stati suddivisi in modo chiaro e costituiranno una proficua guida per il Consiglio e la Commissione nella futura legislazione. Accolgo con particolare favore il fatto che gli orientamenti e il tema dell'occupazione siano stati riuniti con la politica di coesione, in modo che, a partire dal 2014, la politica di coesione venga utilizzata in particolare per ridurre la disoccupazione.

Tuttavia desidero anche esprimere alcune critiche. Dal considerando 6 è stata eliminata una frase e non riesco a capire perché. Quando si afferma che “l'euro ha costituito un fattore stabilizzante nel limitare gli effetti della crisi economica e finanziaria”, si presenta effettivamente la realtà. Non si può semplicemente cancellare questo aspetto per raggiungere un compromesso. A questo proposito ritengo sia stato commesso un errore: la parte del testo che segue è corretta, ma in questa forma non posso sostenerlo.

 
  
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  Sylvana Rapti (S&D).(EL) Signor Presidente, devo congratularmi con l'onorevole Őry per l'eccellente relazione, basata su parere conforme. Questo le conferisce molta più forza e la Commissione e il Consiglio devono tenerne seriamente conto.

Noi socialisti siamo lieti che la relazione includa la nostra posizione non negoziabile: riteniamo che essa risolverà i problemi della disoccupazione e della dignità umana. Stiamo parlando della pari retribuzione per pari occupazione nello stesso posto di lavoro. Tuttavia desidero aggiungere la questione della dignità: le offerte di lavoro devono essere sostenibili e il lavoro deve essere dignitoso.

Il Consiglio sembra essere disposto a tener conto di tutto questo, ma non è sufficiente tenerne conto solo nei considerando; dovrebbe invece essere incluso nel corpo principale del testo.

 
  
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  Danuta Jazłowiecka (PPE).(PL) Signor Presidente, nel dibattito europeo sulle politiche a favore dell’occupazione siamo soliti parlare della lotta contro la disoccupazione e di un'adeguata protezione sociale, ma purtroppo dedichiamo molto meno tempo agli argomenti correlati, quali il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro o il sostegno alle imprese che creano nuova occupazione. Gli orientamenti hanno incluso come priorità il sostegno alla partecipazione al mercato del lavoro. Consentiteci di ricordare tuttavia che una volta stabilite le priorità è estremamente importante metterle in atto. È inquietante leggere la comunicazione della Commissione che dimostra come le persone istruite e con un impiego abbiano utilizzato il 70 per cento del fondo sociale per accrescere la partecipazione al mercato, mentre solo il 30 per cento è stato utilizzato dai disoccupati. Mi auguro che l’attuazione della strategia Europa 2020 inverta queste proporzioni per ottenere un reale aumento dell'efficacia del fondo sociale, contribuendo al contempo a un aumento dell’occupazione e anche, alla fine, per diventare competitivi nel mercato globale del lavoro.

 
  
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  Derek Vaughan (S&D).(EN) Signor Presidente, accolgo con favore questa relazione, che ritengo lodevole. In veste di convinto sostenitore della politica di coesione e dei fondi strutturali, accolgo con particolare favore le osservazioni sull’importanza fondamentale di questi ultimi per aiutare a riportare le persone nel mondo del lavoro.

Nel Galles del sud, per esempio, ho visto il fondo sociale europeo fornire sistemi per l'acquisizione di competenze e molti altri programmi aiutare le persone a rientrare nel mondo del lavoro. Il Commissario Andor potrebbe non gradire le mie parole, ma questo è uno dei motivi per cui credo che il Fondo sociale europeo debba rimanere allo sviluppo regionale e non andare all’occupazione. Questa è una discussione che intraprenderemo senza dubbio in futuro.

Accolgo con favore il riconoscimento nella relazione dell'importanza delle parti sociali, intendendo i sindacati, così come gli enti locali e il governo regionale. Questi ultimi sono grandi fornitori di servizi, ma anche grandi datori di lavoro e devono quindi essere inclusi in qualsiasi dialogo sociale sulle politiche occupazionali.

 
  
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  Jan Kozłowski (PPE).(PL) Prima di tutto vorrei congratularmi con il collega, onorevole Őry, per la stesura di un’eccellente relazione. Gli orientamenti devono essere chiari e semplici: ridurne il numero è un passo nella giusta direzione. L’aumento dei livelli occupazionali costituisce una sfida fondamentale; ridurre semplicemente la disoccupazione strutturale non è sufficiente. È importante anticipare e prevenire i problemi, coltivare e sviluppare le imprese e la flessibilità. Non è sufficiente limitarsi ad aumentare il numero delle persone che accedono all’istruzione superiore, che deve educare al giusto livello e in quelle aree dove c’è necessità di impiego. Il modo migliore per uscire dalla povertà è l'occupazione, ma spesso sono necessari programmi di sostegno individuali. È essenziale anche monitorare l'efficacia del lavoro in questo settore. Una condizione per il successo della strategia Europa 2020 è che sia strettamente legata alla politica di coesione. La semplificazione dei Fondi strutturali e la riduzione della burocrazia ad essi collegata deve contribuire agli obiettivi della strategia.

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, signor relatore, onorevoli colleghi, come sapete, una volta ricevuti tutti i pareri richiesti ai sensi del trattato, l'approccio generale del Consiglio verrà riesaminato. Pertanto, a seguito della votazione in plenaria, il Consiglio assieme ai suoi gruppi preparatori esamineranno gli emendamenti del Parlamento. La prima riunione del gruppo di lavoro sulle questioni sociali è prevista per il 14 settembre, con l'obiettivo di adottare tali orientamenti nel Consiglio occupazione, politica sociale, sanità e consumatori (EPSCO) del 21 ottobre.

A nostro modo di vedere non vi sono differenze sostanziali tra l'approccio generale del Consiglio e la posizione del Parlamento. Inoltre il Consiglio ha già modificato la proposta iniziale della Commissione includendo una serie di punti importanti per il Parlamento, in particolare la parità di genere, la protezione per i disabili, le sfide connesse ai mutamenti climatici, lo sviluppo dello spirito imprenditoriale, lo stimolo alla domanda di lavoro e la tutela dei lavoratori poveri. Tutti gli Stati membri vogliono un testo conciso al fine di migliorarne l’efficacia.

La Presidenza belga può quindi suggerire al Consiglio di tener conto nei considerando di una serie di emendamenti del Parlamento, soprattutto in termini di governance della strategia europea per l'occupazione e, in parte, in relazione alla definizione degli obiettivi che gli stessi Stati membri si pongono in termini di qualità dell’occupazione e di lavoro dignitoso, di legami con la produttività e di stimolo alle piccole e medie imprese e, infine, in termini di genere.

Si sono tenute discussioni (soprattutto su richiesta della delegazione belga) nel gruppo di lavoro istituito per definire i sotto-obiettivi in termini di occupazione, soprattutto per determinati gruppi. In definitiva, come sapete, gli Stati membri non hanno dato credito a questa opzione. Poiché sarà molto difficile includere i sotto-obiettivi quantificati negli orientamenti, la Presidenza belga può suggerire che la questione venga collegata al nuovo contesto di governance socio-economica, la strategia di governance economica Europa 2020.

La Presidenza può suggerire al Consiglio di garantire un controllo efficace degli orientamenti. Tale monitoraggio dovrebbe comportare l'annuale adozione da parte di ciascun paese di raccomandazioni a favore dell'occupazione da parte del Consiglio EPSCO, che potrebbe poi suggerire i sotto-obiettivi per ciascun paese a seconda delle specificità nazionali.

Inoltre, come il Comitato dell'occupazione (EMCO) ha già sottolineato nel suo contributo alla strategia Europa 2020, gli Stati membri sono incoraggiati a raggruppare i sotto-obiettivi nazionali per obiettivi in linea con le rispettive situazioni nazionali.

In conclusione desidero ringraziare il Parlamento per il lavoro svolto su questi orientamenti e garantire che questo contributo verrà tenuto in considerazione.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, mi pare che il tempo incalzi per cui cercherò di essere abbastanza conciso. Vorrei fare poche osservazioni relative alla procedura e alla sostanza di queste discussioni, perché è un dibattito fondamentale per il presente e il futuro dell'Unione europea.

In effetti, in primavera abbiamo proceduto di fretta ed è noto che la Commissione si è insediata in ritardo a causa della ritardata ratifica del Trattato di Lisbona in molti paesi. Alcuni documenti dovevano essere prodotti in tempi brevi, tra cui, in primo luogo, la strategia Europa 2020. Questo ha influenzato anche il calendario degli orientamenti a favore dell'occupazione e i lavori in merito alla governance economica si sono dovuti svolgere rapidamente.

Tuttavia le sfide in discussione giustificavano questa fretta e mi rendo conto che in merito abbiamo instaurato una buona cooperazione con il relatore e, in generale, con il Parlamento. Ora anche io devo rispondere in fretta, ma mi limiterò a pochissime questioni sostanziali.

Prima di tutto, un paio di osservazioni in relazione alla strategia di Lisbona. Abbiamo obiettivi molto più strutturati e una proposta migliore per la governance della strategia, il che ci lascia sperare che un successo garantito, in contrasto con la strategia di Lisbona che ha avuto solo parzialmente buon esito. Qualche critica è fondata, ma non è vero che fino al 2008 e alla crisi finanziaria, la strategia di Lisbona è stata un completo insuccesso.

Con gli orientamenti a favore dell'occupazione abbiamo intenzione di incrementare sia la quantità sia la qualità dei posti di lavoro. La quantità è un obiettivo numerico della strategia Europa 2020 e, a mio avviso, è un obiettivo ambizioso dato che ci troviamo a un basso livello, la disoccupazione è molto alta e attraversiamo una ripresa senza lavoro. Non sta arrivando. È già qui.

Purtroppo solo pochissimi Stati membri il registrano un aumento dell’occupazione in questo momento, ma la buona notizia è che la Germania è uno di questi. Con la crescita dei posti di lavoro in Germania, possiamo ora sperare di mantenere la crescita ed estenderla ad altri paesi. Il fatto di disporre ora di un trend migliore al centro dell'economia europea sottolinea l'importanza della coesione.

Sono l'ultimo a negare l'importanza della politica di coesione, ma vorrei precisare che, se avessi avuto bisogno di collegare la coesione con gli orientamenti integrati, allora avrei preferito inserirla negli orientamenti economici piuttosto che negli orientamenti a favore dell'occupazione, perché ci sono delle disparità in Europa, ma tra il centro e la periferia vi sono differenze molto più ampie in termini di performance economica che in termini di tassi di disoccupazione.

Sono lieto come sempre di collaborare con voi sui temi della coesione e della sua connessione con le politiche a favore dell'occupazione. Abbiamo l'ambizioso obiettivo del 75 per cento, ma vorrei fare una precisazione: il 75 per cento non si applica individualmente a ogni sottogruppo; non si ritiene, per esempio, che anche le donne abbiano una media occupazionale del 75 per cento. Si tratta di un valore che abbiamo dato per uomini e donne insieme. Questo è importante quando gli Stati membri si accingeranno a sviluppare nei prossimi mesi i propri programmi per l'occupazione e la connessione con questa iniziativa chiave.

Abbiamo un ambizioso obiettivo per i sottogruppi come i giovani e vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che la prossima settimana lanceremo l’iniziativa “Gioventù in movimento”. Anche questa è parte integrante e consistente del nostro lavoro sull'occupazione complessiva. Se osservate il contenuto del documento “Gioventù in movimento”, noterete che riguarda al 50 per cento l’istruzione e al 50 per cento l'occupazione, in quanto la Commissione comprende l'importanza che le sfide a favore dell’occupazione rivestono per i giovani in Europa.

Procedo con altri punti in elenco, considerato il poco tempo a disposizione. Non possiamo promettere il mantenimento dell’occupazione in ogni singolo settore, come nell'industria del carbone a cui è stato fatto riferimento. La Commissione apprezza l'importanza di mantenere posti di lavoro in settori in declino e abbiamo esteso la possibilità delle sovvenzioni pubbliche a favore dell'industria del carbone per i prossimi anni, ma non all'infinito.

Dobbiamo prepararci al cambiamento e per il futuro dobbiamo dare la priorità alla transizione verso posti di lavoro verdi. Ecco perché stiamo lavorando su questi ultimi sia per facilitare il passaggio, sia per meglio anticipare in termini di posti di lavoro questo inevitabile cambiamento strutturale dell'economia, sia per aiutare le persone a prepararsi a una diversa struttura in termini di produzione e impiego dell'energia, nell’industria delle costruzioni, nell’industria automobilistica, nell’agricoltura e così via.

Sono pienamente d'accordo con quanto è stato detto riguardo alla povertà infantile. Abbiamo appena coordinato con le Presidenze belga e ungherese che la prima avvii una raccomandazione e l'altra completi il lavoro su una nuova raccomandazione in materia, in pieno coordinamento con il nostro lavoro per la piattaforma europea.

Sono anche d'accordo sulla necessità di guardare oltre la limitata serie di strumenti (la strumentazione delle politiche a favore dell’occupazione) puntando ad aumentare i tassi di occupazione e procedendo verso la piena occupazione. Non si tratta solo di lavorare sulle competenze, benché il loro sviluppo sia fondamentale. Dobbiamo partecipare alle più ampie discussioni macroeconomiche – per esempio alla discussione sulle strategie di uscita – e dobbiamo essere certi che un’uscita prematura dalle misure di supporto non comprometta la ripresa e il ritorno alla creazione di posti di lavoro in Europa.

Vorrei astenermi da qualsiasi tipo di proposta che in questo contesto metterebbe in discussione la struttura dell'unione economica e monetaria e le strutture di nuova costituzione della governance economica, perché dobbiamo imparare la lezione. Dobbiamo unire gli sforzi e questo significa un più stretto coordinamento macro-economico. Quando cerchiamo di affrontare gli squilibri globali nell'ambito delle nuove strutture di governance economica, dobbiamo tener conto della disoccupazione, che è uno dei grandi squilibri dell'economia.

Il Fondo sociale europeo continuerà ad essere uno strumento importante di sostegno all'occupazione, in particolare per migliorare la qualità del sostegno ai disoccupati verso un ritorno al lavoro, a posti di lavoro nuovi, migliori, più competitivi e potenzialmente autonomi. Sono in diretto contatto con le autorità gallesi che mi hanno spiegato con grande soddisfazione come il Fondo sociale europeo stia operando in Galles. Vorrei mantenere il FSE nel quadro di coesione, ma è pur vero che, date le sfide della disoccupazione e della povertà, dobbiamo dare una migliore visibilità al Fondo sociale europeo. Mi piacerebbe vedere un maggiore ruolo e un maggiore coinvolgimento del Parlamento nella progettazione del futuro del FSE per quanto riguarda ad esempio una nuova regolamentazione futura.

Sono sicuro che potremo collaborare in modo proficuo su questo aspetto. Potrei commentare molte altre questioni, ma il tempo scarseggia e ho tenuto incontri bilaterali a livello di commissione e discussioni con molti eurodeputati qui presenti.

Vorrei infine ringraziare la Presidenza belga per la cooperazione con il vice Primo ministro e con tutti gli altri responsabili per le questioni dell'occupazione e degli affari sociali nel governo belga.

 
  
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  Csaba Őry, relatore. (HU) Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Andor che non abbiamo creato nuovi obiettivi, ma piuttosto nuovi sotto-obiettivi; questo significa che non stiamo cercando di aggiungere nuovi obiettivi, ma di renderli più precisi. Spero che sia accettabile in questa forma. Dalla discussione odierna, noto che siamo tutti d'accordo sul fatto che, per sopravvivere alla crisi e sostenere la concorrenza delle regioni emergenti del mondo, un maggior numero di noi deve lavorare di più e meglio e che, nel perseguire questo obiettivo, gli anziani, le donne, i disabili e le persone con basse qualifiche non sono un peso né una responsabilità ma piuttosto un'opportunità e una riserva: naturalmente le politiche devono essere regolate in tal senso. È stato inoltre raggiunto un accordo generale e sono lieto che i rappresentanti della Presidenza belga abbiano sottolineato come si debba prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese e al loro contesto fiscale; questo è infatti il settore in grado di generare nuova occupazione e un gran numero di nuovi posti di lavoro e sul quale dobbiamo concentrarci.

È importante che si sia discusso delle nuove forme di occupazione. Esse esistono e spesso danno luogo a malintesi. È chiara la necessità di una migliore regolamentazione per quanto riguarda la definizione di lavoro equo da parte dell'Organizzazione internazionale del lavoro, con le aspettative e le esigenze connesse. Allo stesso modo, sono ottimista per quanto riguarda le parole del Presidente Chastel: quando pensiamo a una efficace governance, dobbiamo anche sottolineare la necessità di controllare e verificare e ognuno di noi si deve assumere la responsabilità di realizzare effettivamente quanto abbiamo concordato, promesso e deciso di fare.

Desidero dunque ringraziare tutti per la collaborazione. La nostra cooperazione tra Commissione, Consiglio, colleghi e relatori ombra è stata davvero ottima. Spero che alla fine questo impegno comune si rifletta nella risoluzione del Consiglio, nella decisione e in ogni successiva consultazione. Vorrei far notare quanto vi chiediamo; se ritenete necessario apportare molti cambiamenti, allora dovremmo tornarci sopra in una consultazione congiunta. Naturalmente, da parte nostra e del Parlamento europeo, siamo pronti alla consultazione. Vi ringrazio per la collaborazione e spero che siamo riusciti a fare un buon lavoro.

 
  
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  Paul Rübig (PPE).(DE) Signor Presidente, in realtà desidero rispondere all’intervento dell'onorevole Clark il quale ha affermato che abbiamo un tribunale fantoccio nell'Unione europea. Sono in disaccordo con tale affermazione. Sono certo che l’onorevole Clark non sia un eurodeputato fantoccio: è stato eletto e ritengo che anche lui dovrebbe garantire a questo Parlamento un senso di decenza. Viviamo in una democrazia e quindi non dobbiamo descrivere un tribunale come un tribunale fantoccio.

 
  
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  Presidente. – Grazie per l'osservazione. L’onorevole Clark non è qui, ma sono sicuro che terrà conto delle sue osservazioni.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani (mercoledì 8 settembre 2010).

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Sergio Berlato (PPE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ha recentemente sottolineato il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto semestrale, la disoccupazione rappresenta, e continuerà a rappresentare nei prossimi anni, il problema maggiore che dovranno affrontare le economie avanzate.

Particolarmente difficile è la situazione dei giovani che approcciano per la prima volta il mercato del lavoro: secondo i recenti dati Eurostat la disoccupazione giovanile, anche a causa della recente crisi economico-finanziaria, è cresciuta in tutta Europa. Lo scorso aprile la Commissione ha presentato una proposta relativa agli "Orientamenti integrati di Europa 2020" nella quale espone il quadro della nuova strategia e suggerisce le riforme che gli Stati membri devono attuare.

Con riferimento alla relazione oggi in discussione, che esamina la componente relativa all'occupazione degli orientamenti integrati, in particolare, concordo nel ritenere che il numero degli orientamenti debba essere limitato, al fine di dare maggiore concretezza all'azione europea volta a combattere il problema della crescente disoccupazione.

In questa sede desidero ribadire l'importanza dell'investimento in capitale umano: occorre sia promuovere gli investimenti nelle risorse umane e dare priorità alla formazione professionale continua, sia incentivare l'innovazione all'interno delle piccole e medie imprese, che rappresentano il motore dell'economia europea.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) A causa della crisi economica e finanziaria, nei prossimi anni la situazione del mercato del lavoro europeo continuerà ad essere molto tesa. Date queste circostanze, la lotta contro la disoccupazione deve essere uno degli obiettivi prioritari della politica dell'Unione europea e degli Stati membri e deve pertanto essere meglio valutata negli orientamenti proposti dalla Commissione.

Vorrei sottolineare che, in generale, in questi orientamenti a favore dell'occupazione viene rivolta troppa poca attenzione alla politica dell'uguaglianza di genere e alla promozione dell'imprenditorialità femminile. Per ridurre davvero i rischi di povertà in Europa, dobbiamo fissare obiettivi vincolanti che possano rimuovere gli stereotipi di genere, la discriminazione in atto nel mercato del lavoro e le cause strutturali che provocano la disparità di retribuzione tra uomini e donne, nonché rimuovere le barriere che impediscono alle donne di svolgere alcune professioni e limitano le loro opportunità di avviare un’attività.

Gli orientamenti inoltre non riescono a promuovere l'obiettivo della riduzione del lavoro irregolare o dell’economia sommersa: in questo momento difficile, molte persone lavorano al di fuori delle regole poiché sono semplicemente incapaci di trovare un'altra via d'uscita alla situazione attuale. Gli orientamenti non promuovono ambiziosi obiettivi di lotta alla povertà, per la quale devono essere intraprese misure politiche a favore dell'occupazione e dell'istruzione rivolte ai gruppi più vulnerabili che devono affrontare la povertà estrema, quali ad esempio le ragazze madri, gli anziani con pensioni basse e i disabili.

Invito quindi gli Stati membri e la Commissione ad adoperarsi al massimo per l'attuazione degli obiettivi di orientamento, perché in caso contrario, l'Europa non potrà conseguire i risultati stabiliti negli orientamenti.

 
  
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  Martin Kastler (PPE), per iscritto. – (DE) Accolgo con favore la relazione sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione redatta dall’onorevole Őry. Perché? In questa relazione, il Parlamento europeo ha chiarito bene perfettamente cosa noi europei possiamo aspettarci nei prossimi anni nel settore del lavoro e dell'occupazione. Oltre alle questioni delle migrazioni e dei mutamenti demografici, il potenziale per l'occupazione in Europa nel campo della cosiddetta “economia verde” è una questione molto importante. Questo potenziale può essere sfruttato con successo se sono disponibili sufficienti posti di lavoro qualificati, il che offre un'opportunità unica per le donne in particolare a livello dirigenziale. In questo dinamico settore del mercato ancora relativamente nuovo, gli uomini e le donne hanno pari opportunità, cosa che a volte è più difficile in altre aree. È necessario garantire la possibilità di equilibrare lavoro e vita familiare, per esempio creando posti di lavoro compatibili con le esigenze della famiglia e fornendo servizi di assistenza all'infanzia. Deve essere possibile stabilire singoli modelli per l’orario lavorativo, nonché sistemi di part-time, in particolare per le posizioni dirigenziali. Purtroppo questo non è ancora possibile in tutte le aree del mercato del lavoro europeo.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) Come l'onorevole Daul ha affermato stamattina, abbiamo bisogno di più Europa, che non significa interferire maggiormente nelle attività dei cittadini o degli Stati membri; significa invece diventare più efficienti e competenti in quanto Unione. Gli orientamenti integrati servono in larga parte a capirlo.

I tassi di disoccupazione sono ai massimi livelli da dieci anni e la disoccupazione giovanile è ad un tasso allarmante. Questa situazione rischia di minare i tentativi di ristabilire la crescita economica nel prossimo futuro.

Al tempo stesso, eventuali soluzioni devono includere una dimensione qualitativa. Oggi il Presidente Barroso ha sottolineato l’esistenza di quattro milioni di posti di lavoro vacanti, la maggior parte dei quali richiede una manodopera qualificata. Esorto la Commissione a introdurre senza indugio la proposta di un sistema europeo di monitoraggio dei posti di lavoro vacanti che includa anche un passaporto europeo delle competenze.

La sfida più immediata rimane tuttavia quella di fornire ai giovani una formazione di qualità che corrisponda più da vicino alle esigenze concrete del mercato del lavoro. I programmi educativi dovrebbero essere riformati alla luce di questo obiettivo e gli Stati membri devono impegnarsi a ridurre l'abbandono scolastico.

L'obiettivo interamente europeo deve essere di mettere a disposizione del nostro continente una manodopera qualificata.

Abbiamo infine bisogno di determinazione e coraggio per ridurre drasticamente gli ostacoli amministrativi e non di tariffari per le piccole e medie imprese.

 
  
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  Ádám Kósa (PPE), per iscritto. – (HU) Il mio collega, onorevole Őry, ha svolto un ottimo lavoro per il quale merita solo complimenti. In qualità di membro del Parlamento europeo e anche in quanto disabile sono convinto che senza il suo lavoro e la sua apertura, il Partito popolare europeo, il gruppo politico più numeroso in Europa, non avrebbe sostenuto la partecipazione dei disabili nel Parlamento europeo, diversamente da quanto accade ora. Il nuovo approccio dell’onorevole Őry e la sua attenzione alla semplificazione possono portare a risultati duraturi sia nella selezione di temi appropriati sia nella loro adeguata attuazione. Il mio collega non solo ha scelto con efficacia il proprio argomento principale, ma, grazie ai suoi sforzi di coordinamento professionale, si possono ora realizzare più compiutamente anche gli obiettivi del Parlamento europeo e in particolare del Partito popolare europeo, attraverso la messa a punto delle evidenti interfacce. Il più importante di questi obiettivi è l'investimento nel capitale umano. Abbiamo bisogno di un numero crescente di posti di lavoro sostenibili. Oltre alla creazione di posti di lavoro di qualità, considero un obiettivo fondamentale anche l'occupazione delle persone disabili, in quanto il loro tasso di disoccupazione varia tra il 60 e il 70 per cento, con picchi del 90 per cento in alcuni Stati membri. Oltre all'innovazione e ai posti di lavoro “verdi”, l'Europa deve impiegare anche i gruppi per i quali la formazione è difficile, con un’eventuale riconsiderazione della globalizzazione contrastando lo sfruttamento dei lavoratori socialmente svantaggiati provenienti dall'esterno dell'Unione europea e abbattendo i costi dell'aumento della disoccupazione tra i disabili.

 
  
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  Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE), per iscritto. – (PL) L'economia europea si sta lentamente riprendendo dopo la crisi iniziata nel 2008; tuttavia il livello di occupazione nella maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea è ancora troppo basso, a livelli inferiori al periodo precedente alla crisi. I giovani sono uno dei gruppi sociali più colpiti dalla crescente disoccupazione durante la crisi economica. Dal 2008 il numero dei giovani senza lavoro è aumentato drasticamente e oggi in molti Stati membri il tasso di disoccupazione tra le persone di età compresa tra 15 e 25 anni è superiore alla media globale. Questi dati sono preoccupanti, soprattutto in considerazione del fenomeno dell'invecchiamento della popolazione europea, il che significa che il numero delle persone in età produttiva è in calo rispetto al numero dei pensionati. È quindi prioritario aiutare i giovani a ottenere il loro primo impiego e a trovare un'occupazione stabile. La relazione sugli orientamenti per le politiche a favore dell’occupazione Europa 2020 è un utile passo avanti verso il miglioramento della situazione dei giovani nel mercato del lavoro. Tuttavia, per garantire un sensibile miglioramento è necessario mettere in atto misure supplementari a livello di Stati membri. Particolare attenzione deve essere riservata al sostegno ai giovani nella ricerca del loro primo impiego e alla lotta alla disoccupazione tra i laureati. Fornire una forza lavoro qualificata, con le competenze richieste dal mercato, e preparare i laureati a entrare nel mercato del lavoro, sono solo alcuni dei compiti che devono essere affrontati a livello di istituzioni educative.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE), per iscritto. – (RO) La creazione di nuovi posti di lavoro nell'Unione europea dipende anche dalla completa liberalizzazione del mercato del lavoro. È nostro dovere, in quanto parlamentari, intervenire su questo aspetto. Chiediamo agli Stati membri che ancora mantengono restrizioni alla libera circolazione dei lavoratori provenienti da alcuni Stati membri di intervenire su questo punto. Chiediamo a tutti gli Stati membri, alla Commissione europea e al Consiglio di adottare le misure necessarie per rendere più flessibile il mercato del lavoro, visto che oggi è ancora frammentato da troppe restrizioni nazionali. Senza questa maggiore flessibilità l’adeguamento del mercato del lavoro al ciclo economico viene ritardato e si complica, con conseguenti gravi perdite per le persone.

 
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