Raccomandazione per la seconda lettura: Elisabeth Jeggle (A7-0230/2010)
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Il progresso scientifico è un presupposto per lo sviluppo economico e pertanto l'innovazione nella ricerca è la base per individuare metodi nuovi e più performanti dai quali l'economia in generale e i cittadini in particolare possono trarre vantaggio. I costi che ne conseguono non vanno però trattati con leggerezza. Il benessere degli esseri viventi deve essere l'elemento intorno al quale ruota l'economia. Se non si rispettano le leggi naturali o se si interferisce troppo con esse, la natura potrebbe ribellarsi. Per questo le raccomandazioni approvate oggi sono tanto importanti. Mi sono espresso a favore della loro approvazione perché si tratta di un compromesso valido: da un lato, la direttiva offre la possibilità di portare avanti la ricerca scientifica essenziale, mentre dall'altro riduce al massimo la sofferenza degli animali usati ai fini della ricerca.
Romana Jordan Cizelj (PPE). – (SL) La direttiva europea sulla sperimentazione animale del 1986 ha urgente bisogno di essere aggiornata. Non approvo che la nuova proposta legislativa autorizzi ancora i test sugli animali facendoli soffrire, ma ho votato lo stesso a favore della direttiva. Perché?
Fondamentalmente per tre motivi. In primo luogo, la proposta autorizza i test sugli animali solo in situazioni dove il benessere dell'uomo è più importante di quello animale. Stiamo parlando di dignità umana, del diritto alla salute e del diritto di ricevere cure mediche e il miglior trattamento possibile. In secondo luogo, rispetto al passato, la nuova direttiva prevede una riduzione significativa nel numero di animali usati per le sperimentazioni. Infine gli animali che saranno ancora sottoposti ai test godranno di migliori condizioni di vita e riceveranno maggiore attenzione.
Naturalmente auspico che a breve si arrivi a fare a meno dei test sugli animali una volta per tutte.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, il benessere degli animali è un argomento sul quale i cittadini europei sono molto sensibili. Pertanto mi compiaccio davvero che la nostra relatrice, l'onorevole Jeggle, sia riuscita a fronte di lunghe trattative a ottenere un miglioramento significativo del benessere degli animali da laboratorio.
La nuova direttiva mira ad assicurare un'alternativa agli esperimenti condotti sugli animali e che tali esperimenti vengano ridotti al minimo indispensabile. I test saranno autorizzati solo in assenza di alternative, ma saranno anche sottoposti a una severa regolamentazione. Questa soluzione rappresenta un buon compromesso tra il benessere degli animali e la libertà di ricerca. Per la prima volta in Europa raggiungeremo livelli elevati di benessere degli animali, un successo straordinario. Ora abbiamo il compito di garantire che tutti gli Stati membri applichino tempestivamente la nuova direttiva.
Alfredo Antoniozzi (PPE). – Signor Presidente, mi sembra che su questo delicato argomento della protezione degli animali utilizzati a fini scientifici si sia riusciti a trovare un buon compromesso tra le esigenze di chi svolge ricerca utilizzando gli animali e le norme in materia di benessere per gli animali impiegati o destinati all'utilizzo a fini scientifici.
Per questo ho votato a favore della relazione della collega Jeggle. Nel contempo condivido l'obbligo per gli Stati membri di astenersi dall'utilizzo di animali, qualora la legislazione dell'Unione europea riconosca per il medesimo risultato metodi o strategie di sperimentazione diversi.
Mairead McGuinness (PPE). – (EN) Signor Presidente, desidero fare le mie congratulazioni all'onorevole Jeggle per il lavoro sul tema dell'utilizzo degli animali ai fini della sperimentazione.
Ho votato a favore della proposta in quanto credo che rappresenti la soluzione più concreta al problema di aggiornamento della direttiva del 1986.
Permettetemi di affermare che è un elemento importante non solo per il benessere degli animali, ma anche per proseguire la ricerca all'interno dell'Unione europea. Rischiamo di spingere gli scienziati e la ricerca sulle patologie oltre i confini dell'Europa, dove la regolamentazione è meno stringente: non dobbiamo solo migliorare la regolamentazione e il benessere degli animali usati per gli esperimenti negli istituti di ricerca e nelle università, ma anche garantire che la ricerca possa continuare.
Continuiamo a parlare di incoraggiare i giovani ad avvicinarsi alle scienze e di investire di più nella ricerca e nell'innovazione e questo presuppone l'utilizzo di animali. Facciamo però anche in modo di proteggerli nel migliore dei modi, proprio come questa legge si propone di fare.
Jens Rohde (ALDE). – (DA) Signor Presidente, il partito liberale danese ha votato a favore della relazione sulla sperimentazione animale. È noto che sono state espresse argomentazioni molto forti da entrambe le posizioni. Vi è chi crede che i diritti degli animali abbiano la precedenza; noi invece crediamo che anche la società abbia il diritto di vedere compiuti progressi nello sviluppo di medicinali e nella cura delle malattie. Il nostro compito è naturalmente di assicurare il raggiungimento del giusto equilibrio. Gli animali vanno trattati nel modo opportuno ma i ricercatori devono disporre degli strumenti necessari per trovare nuove terapie e curare le patologie gravi. La relazione preparata dall'onorevole Jeggle raggiunge un preciso equilibrio e pertanto riteniamo che meriti di essere sostenuta. Crediamo anche che sia in fondo positivo fare finalmente un passo avanti rispetto alla legge del 1986.
Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, (…) raggiungere un accordo in seconda lettura su questa controversa relazione sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Ho votato a favore dell'accordo perché mi sembra un testo equilibrato che tutela gli animali senza compromettere la ricerca scientifica.
L'accordo enfatizza il fatto che la ricerca sugli animali si deve ammettere laddove non sia possibile procedere attraverso una sperimentazione scientificamente soddisfacente. La normativa è chiara: stabilisce criteri per il trattamento degli animali ad uso scientifico e dà mandato agli Stati membri di assicurare che il numero degli animali utilizzati nei progetti sia ridotto al minimo.
Senza questa relazione è inutile ripetere che l'Europa ha sempre più bisogno di ricerca scientifica.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, desidero fare le mie congratulazioni all'onorevole Jeggle e a tutte le persone che hanno collaborato al raggiungimento di questo compromesso equilibrato sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Il movimento europeo per il benessere degli animali accoglie con favore la rapida approvazione del compromesso raggiunto. Credo che il testo approvato porterà a un miglioramento concreto e immediato del benessere degli animali, permettendo nel contempo che la ricerca essenziale in campo medico continui in Europa, grazie alla quale ci auguriamo di avere nuove cure innovative ed efficaci.
Il compromesso raggiunto oggi è anche un passo importante verso l'armonizzazione dei regolamenti europei sulla sperimentazione animale e credo che sia già di per sé un traguardo molto importante.
Rappresenta infine una risposta a livello umano che ha portato all'introduzione di una soglia massima di dolore e che impone alla Commissione l'obbligo di ispezionare le infrastrutture dove si conducono test sugli animali nei casi in cui vi sia qualche motivo di preoccupazione.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, anch'io ho votato a favore della direttiva dell'onorevole Jeggle sulla protezione degli animali e ritengo sia molto importante che anche noi al Parlamento europeo ci impegniamo seriamente a tutelare gli animali.
A questo proposito va ricordato che questa proposta è un buon compromesso tra tutela degli animali e ricerca scientifica. Ad ogni modo abbiamo ancora bisogno di condurre un certo numero di esperimenti sugli animali, in quanto non vi sono ancora alternative per tutto. Ciò non sminuisce l’importanza di garantire che questi esperimenti si effettuino con le giuste condizioni e che provochino quanti meno dolore, sofferenza e danni possibile.
Con questa proposta compiamo un deciso passo in avanti rispetto alla direttiva precedente che risale al 1986. Spero che venga applicata in tutti gli Stati membri dell'Unione europea e che pertanto approveremo modalità comuni per promuovere la tutela degli animali e il progresso nella ricerca scientifica.
Anna Záborská (PPE). – (SK) Sono molto soddisfatto del lavoro dell'onorevole Jeggle, ma non posso votare a favore della direttiva in quanto né il Consiglio, né la Commissione hanno garantito il divieto dell’uso di cellule embrionali umane al posto degli animali. La direttiva è prova del fatto che da un lato, in quanto persone, ci sentiamo responsabili per gli altri esseri viventi sulla Terra, ma dall'altro non abbiamo purtroppo una grande considerazione della vita umana. Siamo pronti a limitare l'impiego di scimmie per la ricerca solo nei casi in cui bisogna tutelare una specie o vi sono minacce per la vita dell'uomo. Anche in questi casi poi la ricerca è consentita solo se si può dimostrare l'assenza di metodi alternativi adeguati. Eppure non siamo in grado di imporre regole altrettanto rigide quando si tratta di feti umani, di nascituri o di informazioni di natura genetica. Questa relazione purtroppo mi ha fatto sentire un'abitante del pianeta delle scimmie piuttosto che della Terra.
Bogusław Liberadzki (S&D). – (PL) Sostengo le misure proposte per la protezione degli animali usati a fini scientifici. Ritengo si tratti di misure sensate ed equilibrate, adeguate ai tempi odierni e alle aspirazioni della nostra civiltà. Devo tuttavia ammettere che durante la votazione ho commesso un errore. Accidentalmente ho votato a favore del primo emendamento, mentre in realtà ero favorevole a respingere tutti gli emendamenti. Ecco il motivo del mio intervento.
Sirpa Pietikäinen (PPE). – (FI) Signor Presidente, non ho votato a favore del rinvio alla commissione della legge sulla sperimentazione sugli animali perché non credo che se ne trarrebbe alcun beneficio. Ho però votato a favore dei tre emendamenti proposti.
Trovo che sia davvero preoccupante il fatto che in Europa i numeri indichino una regressione in materia di protezione degli animali usati a fini scientifici. In diversi Stati membri vengono attualmente già impiegati metodi migliori per condurre ricerca senza per questo ricorrere agli animali per gli esperimenti. Queste pratiche di fatto rallenterebbero la ricerca di alternative.
Vi sono poi studi che mostrano che l'impiego dei primati, anche in circostanze estreme, non produce per l'uomo il risultato indicato nelle argomentazioni contenute nella proposta.
Clemente Mastella (PPE). – Signor Presidente, la discussione sui nuovi orientamenti in materia di occupazione nell'ambito della strategia Europa 2020 è in corso nel contesto della crisi economica, che avrà sicuramente un notevole impatto sul mercato del lavoro per parecchi anni a venire.
La crisi in atto ha evidenziato l'assenza di meccanismi efficaci per reagire prontamente ai suoi segnali e dimostra pertanto quanto sia necessario, se rafforzato e reso efficace, un coordinamento delle politiche economiche dell'Unione europea. La crisi ha anche sottolineato la stretta interdipendenza fra le economie di mercato e del lavoro degli Stati membri. Ritengo perciò che gli sforzi dell'Unione europea e degli Stati membri, nel dare attuazione agli obiettivi Europa 2020, necessitino di un forte impegno volto a garantire che gli investimenti a favore di una crescita economia sostenibile facilitino anche la creazione di posti lavoro sostenibili.
La strategia dovrebbe evitare un nuovo collasso economico e sociale attraverso uno stretto coordinamento con la politica strutturale e quella di coesione. Infatti, se si vuole garantire l'efficacia di questi nuovi orientamenti politici, occorrerà adoperarsi in modo opportuno per superare le disparità socioeconomiche tra gli Stati membri e tra le regioni. I Fondi strutturali e il Fondo di coesione dell'Unione europea per l'attuale periodo di programmazione e i futuri strumenti di finanziamento dell'Unione europea potranno svolgere un ruolo cruciale a questo proposito.
Erminia Mazzoni (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore perché convinta della positività complessiva di questa decisione, anche se non sono pienamente soddisfatta, perché sicuramente si poteva essere più coraggiosi, in particolare sul punto dell'accesso al lavoro dei giovani e delle donne e sull'adozione del metodo della flessicurezza per combattere il precariato, che è una piaga per tutta l'Europa. Esprimo apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, nonostante i tempi ristretti a sua disposizione.
Positivo è certamente il tentativo di semplificazione, di dare una nuova veste più semplificata alle linee guida sul lavoro, che oggi sono quattro e individuano in maniera chiara gli obiettivi che l'Europa 2020 si prefigge. È anche positivo, devo dire, il tentativo di tener conto degli errori commessi nel passato, che hanno portato a un parziale fallimento degli obiettivi di Europa 2010.
Positivo è il risultato che all'interno di questo documento siano contenute delle indicazioni di merito interessanti per poter sviluppare l'idea di ridare al lavoro la sua funzione di diritto all'evoluzione dell'umanità e non più di mero strumento di sopravvivenza.
Alajos Mészáros (PPE). – (HU) La ringrazio molto signor Presidente, ma non avevo riconosciuto il mio nome nella traduzione. Nello strascico della crisi finanziaria, le economie di diversi Stati membri dell'Unione europea continuano a essere vulnerabili. Ecco perché si deve fare tutto il possibile per garantire una crescita sostenibile e rafforzare le potenzialità di creazione di posti di lavoro delle economie europee. Dobbiamo tener conto dei cambiamenti demografici, della globalizzazione e dell'introduzione delle nuove tecnologie. Credo che ai fini della prossima strategia occupazionale sia molto importante creare un equilibrio tra le questioni immediate che sorgono dalla crisi e le sfide a lungo termine. La politica occupazionale europea ha un ruolo fondamentale nel superamento delle difficoltà attuali. Concordo con il relatore sul fatto che un'istruzione di qualità e l'apprendimento permanente possano essere strategicamente importanti per affrontare il problema della disoccupazione. Non posso che appoggiare la proposta e mi congratulo con l'onorevole Őry per l'eccellente relazione.
Presidente. – Onorevole Mészáros (Meh-tsá-rosh), ho pronunciato il suo nome come trovo indicato. Se la pronuncia è incorretta la prego di indicarci come leggere correttamente il suo nome.
Alajos Mészáros (PPE). – (EN) "Mészáros" (Méh-sah-rosh) "Alajos Mészáros". Lo so, non è facile. Molte grazie.
Sergej Kozlík (ALDE). – (SK) Appoggio senza riserve gli orientamenti per le politiche occupazionali degli Stati membri come approvate dal Parlamento europeo. Il lavoro e l'occupazione devono essere i risultati principali di qualunque politica economica valida. Collegare la crescita e il mantenimento dei posti di lavoro allo sviluppo di un'economia verde creerà nel contempo i prerequisiti per prevenire i problemi di natura climatica e ambientale. Le catastrofi naturali che si sono verificate per molti anni, in particolare le alluvioni in diverse parti d'Europa, mostrano che c'è spazio per lavori sostenibili nell'ambito della costruzione di opere di difesa contro le alluvioni. Il denaro speso per la manutenzione dei corsi d'acqua, per la costruzione e la manutenzione di fognature pubbliche, canali di scolo e strutture contenitive sarà senza dubbio di molto inferiore alle spese derivanti dalle conseguenze delle alluvioni.
Giommaria Uggias (ALDE). – Signor Presidente, l'uscita dalla crisi finanziaria e l'inizio della ripresa economica che sta, seppure a velocità diverse, caratterizzando l'Unione europea vengono purtroppo attuate ai danni dell'occupazione e dei lavoratori.
Questa tendenza si pone fortemente in contrasto con il programma della Commissione, che abbiamo votato in quest'Aula, e con le linee del programma specifico Europa 2020, che prevede la necessità che la crescita economica vada necessariamente accompagnata da caratteristiche di inclusività. In questa direzione vanno molto positivamente gli orientamenti integrati che abbiamo votato oggi, tra i quali il settimo, che richiama gli Stati membri dell'Unione a ridurre la disoccupazione strutturale con azioni concrete.
Il lavoro, occorre ricordarlo sempre, rappresenta il fondamento di interi ordinamenti quale quello italiano, il cui articolo 1 recita che "l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro", ma il lavoro è anche il fondamento della dignità umana.
Tunne Kelam (PPE). – (EN) Signor Presidente, appoggio gli orientamenti integrati che affrontano i problemi occupazionali degli Stati membri.
Le soluzioni proposte devono avere allo stesso tempo una dimensione qualitativa. Come sottolineato ieri dal Presidente Barroso, attualmente in Europa vi sono 4 milioni di posti di lavoro disponibili. Nella gran parte dei casi si richiede una forza lavoro qualificata. Invito pertanto la Commissione a introdurre quanto prima il sistema di monitoraggio delle offerte di lavoro su scala europea che è stato proposto e che deve includere un passaporto europeo delle competenze.
Questo obiettivo paneuropeo dovrà garantire al nostro continente una forza lavoro qualificata ma poi noi dobbiamo essere pronti a ridurre drasticamente gli ostacoli amministrativi e non tariffari per le PMI.
Alfredo Antoniozzi (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore di questa relazione poiché sono d'accordo con l'approccio del relatore, che, se da un lato appoggia la riduzione del numero di orientamenti integrati proposto dalla Commissione, dall'altro specifica come questo ridotto numero di orientamenti e di obiettivi comuni a livello europeo non possa e non debba guidare le politiche degli Stati membri in virtù della loro chiarezza e della loro utilità sotto il profilo operativo.
Inoltre, ritengo condivisibile il passaggio nel quale il relatore afferma che, se si vuole garantire l'efficacia di Europa 2020 e l'efficienza dei relativi orientamenti in materia di occupazione, occorrerà adoperarsi in modo opportuno per superare disparità socioeconomiche tra Stati membri e tra regioni d'Europa, anche attraverso l'utilizzo dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la vera domanda legata all'eccellente relazione dell'onorevole Őry sugli orientamenti in materia di occupazione è se il Consiglio prenderà in esame tali raccomandazioni.
L'altra sera ho apprezzato l'impegno della Presidenza belga a prendere in considerazione le raccomandazioni del Parlamento. Vorrei rivolgermi al Consiglio puntualizzando che è fondamentale adottare molte delle eccellenti raccomandazioni contenute nella relazione dell'onorevole Őry e credo, in particolare, quelle relative al miglioramento della governance. Tutti concordano nel sostenere che il metodo di coordinamento aperto non si è rivelato per nulla efficace rispetto al programma di Lisbona. Dobbiamo assicurare che gli obiettivi primari e secondari indicati vengano monitorati e valutati sulla base degli obiettivi di Europa 2020.
Mi compiaccio che l'emendamento 62 sia stato accolto in quanto ritengo che, se applicato, contribuirà ad assicurare minori disparità a livello regionale. Da ultimo, do il mio pieno appoggio all'idea che una crescita che incentivi l'occupazione debba fondarsi sul lavoro dignitoso, come promosso dall'OIL.
Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) Bisogna plaudere al fatto che la Commissione europea abbia presentato la proposta sugli orientamenti integrati Europa 2020, oggi approvata in Parlamento. Guardando alla situazione economica globale attuale, è stato compiuto un significativo passo avanti che mostra l'impegno delle istituzioni europee e le responsabilità assunte in tema di economia e occupazione. È apprezzabile che nella definizione degli orientamenti si sia tenuto conto della necessità di mantenere la coerenza e la trasparenza. Misure quali l'aumento della partecipazione nel mercato del lavoro, la riduzione della disoccupazione strutturale, la creazione di una forza lavoro qualificata, la promozione della qualità del lavoro e l'apprendimento permanente, l'aumento degli occupati nell'ambito dell'istruzione superiore, la lotta alla povertà e all'esclusione sociale devono essere realizzate con la massima priorità in quanto garantiscono un'economia sostenibile e rafforzano il potenziale di creazione di posti di lavoro. La relazione dice il vero quando afferma che non basta incentivare la creazione di lavori sostenibili investendo in una crescita economica sostenibile, ma serve anche assicurare il superamento delle disparità socioeconomiche tra gli Stati membri e tra le regioni. In breve, mi auguro davvero che Europa 2020 produca i risultati attesi, in particolare nell'ambito della politica occupazionale.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, trent'anni fa, i paesi di quella che possiamo chiamare "la vecchia Europa", ossia i 15 Stati membri dell'Unione europea prima dell'ingresso dei paesi dell'ex-Comecon, arrivavano al 36 per cento del PIL mondiale. Oggi, la percentuale è del 25 per cento e tra dieci anni si prevede che scenderà fino al 15 per cento.
Ora, perché sta succedendo questo? Non possiamo attribuirlo interamente all'ascesa dei paesi asiatici. La percentuale del PIL mondiale del Canada e degli Stati Uniti è rimasta infatti piuttosto stabile nell'arco dello stesso periodo.
La verità è che ci siamo gravati di tasse, di norme alquanto restrittive, di regolatori, licenze, ispettori, burocrati e impiegati più invadenti. Poteva avere una sua logica quando la concorrenza principale proveniva dallo stesso continente, ma in un mondo dove si compete con la Cina e con l'India, questa logica non ha più senso.
Ecco dunque una buona ragione perché i suoi elettori e i miei volgano lo sguardo a orizzonti più lontani, perché abbandonino questa unione doganale regionale restrittiva e in declino e perché riscoprano la vocazione globale che i nostri padri davano per scontata.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, iniziamo con gli aspetti positivi della relazione. Credo che sia molto importante promuovere insieme l'apprendimento permanente. Per troppo tempo abbiamo avuto una sola possibilità di sostenere un esame con il risultato di avere il proprio futuro segnato all'età di 11 o 18 anni.
In un'era di economie in continuo cambiamento dove alcuni settori possono scomparire nell’arco di una notte, è molto importante per i nostri cittadini poter contare sull'apprendimento permanente. Allo stesso tempo però dobbiamo anche guardare al resto.
Molto spesso in quest'Aula, si discute l'idea di un'Europa sociale. Ma l'espressione "Europa sociale" spesso cela politiche che di fatto rallentano la creazione di occupazione, onerando ulteriormente le PMI, il motore di crescita dell'Europa e rendendo la creazione di posti di lavoro molto più problematica.
Facciamo in modo che i governi non interferiscano con le piccole imprese. Lasciamo che queste ultime creino posti di lavoro, benessere e prosperità per tutti.
Erminia Mazzoni (PPE). - Signor Presidente, ho chiesto l'anticipazione del voto su questa proposta di risoluzione, sono tra i sottoscrittori della stessa e ho votato a favore, ma devo riconoscere che mi sarei aspettata qualcosa di più e che speravo qualcosa di più da questo Parlamento.
Certo, era una decisione urgente, ma è anche una decisione impegnativa. Urgente per salvare la vita di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, impegnativa per il nostro Parlamento, perché noi non possiamo continuare a condannare, denunciare, deplorare e stigmatizzare e continuare a tenere gli stessi comportamenti e gli stessi atteggiamenti nei confronti di paesi come l'Iran. Credo che l'Iran abbia dimostrato in questa occasione una maggiore arroganza nei confronti della comunità internazionale, degli Stati membri e delle istituzioni europee. È indifferente a qualunque richiamo e a qualunque appello.
La situazione oggi è diversa e più grave, perché nell'ultimo anno i comportamenti dell'Iran sono peggiorati gravemente e si sono verificati episodi che hanno contravvenuto agli impegni assunti dal governo iraniano a livello internazionale.
Credo che misure più severe e sanzioni nei confronti di questo paese dovrebbero essere adottate sia dai singoli Stati membri sia dalle istituzioni europee. Non si possono continuare ad avere relazioni diplomatiche con uno Stato che non accetta e non ascolta assolutamente gli appelli della nostra Comunità.
Presidente. – In tutta la mia carriera qui al Parlamento europeo, non ho mai visto una maggioranza così schiacciante a favore di una risoluzione di questo tipo, con un solo voto contrario, 22 astensioni e oltre 600 voti a favore. Credo che il messaggio che si voleva comunicare sia stato trasmesso in modo inequivocabile. Esprimo dunque la mia gratitudine.
Tunne Kelam (PPE). – (EN) Signor Presidente, naturalmente mi sono espresso a favore della presente risoluzione. Il mio intervento non fa che ribadire la necessità di salvare la vita di Sakineh Ashtiani.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Da quando l’attuale regime terroristico-clericale è salito al potere 31 anni fa, circa 300 donne sono state lapidate a morte. Sono frequenti anche le impiccagioni pubbliche, perfino di minori. È nostro dovere fare il possibile per salvare la vita di Sakineh Ashtiani, e tuttavia, quand’anche dovessimo riuscirvi, difficilmente la condotta dell’attuale regime cambierebbe. È quindi necessario garantire senza riserve il nostro sostegno a tutti quei coraggiosi – e se ne contano milioni in Iran dalla scorsa estate – che tentano di sostituire l’attuale regime con un governo più aperto, non militante e democratico. Non dobbiamo lasciarci intimorire da questo compito.
Mairead McGuinness (PPE). – (EN) Signor Presidente, mi unisco a lei nel congratularmi con l’onorevole Mazzoni per il lavoro svolto in merito alla mozione, che sostengo pienamente.
In questa settimana di confusione e frenesia a Strasburgo, l’incontro più importante è stato quello a cui purtroppo ho potuto dedicare meno tempo, ovvero l’incontro con le donne iraniane, che chiedono sostegno per i loro colleghi e per questa mozione.
Sono stata comunque lieta di incontrarle e impegnarmi a sostenerle. È sconcertante, ma forse degno di nota, il fatto che abbiamo ricevuto molte più e-mail sulla questione del benessere degli animali piuttosto che sulla vita umana. Si tratta di una semplice osservazione, per quel che può valere.
Credo sia necessario precisare che, le donne condannate a morte, per lapidazione o con altri mezzi, sono accusate del crimine di mohareb; ci è stato chiesto di usare questo termine, che letteralmente significa colui o colei in guerra contro Dio. In realtà queste donne hanno semplicemente protestato contro la dittatura che vige nel loro paese, per cambiare in meglio le proprie vite e ripristinare i propri diritti in quel determinato Stato.
Io dunque sostengo queste donne. Non posso fare molto, è vero, ma credo che con la maggioranza di oggi il Parlamento sia stato estremamente chiaro e spero che questo possa fare la differenza.
Cristiana Muscardini (PPE). – Signor Presidente, questa risoluzione è il primo importante passo perché questo Parlamento sappia, con ogni sua azione e in ogni sua seduta, continuare una battaglia che oggi consiste nel salvare la vita di Sakineh, ma soprattutto nel combattere contro un regime oppressivo e che non ha nulla di umano.
Ritengo tuttavia che la Commissione e il Consiglio dovranno essere più propositivi e decisivi in futuro e che ogni parola pronunciata in quest'Aula debba essere come una pietra depositata ai piedi di coloro che praticano la lapidazione, per costruire intorno a loro un muro di vergogna e cancellarli dal consesso umano. Sakineh deve essere salvata, e con lei le donne e gli uomini che nel mondo sono ancora vittime di una barbara crudeltà, sconosciuta anche agli animali più feroci e primitivi.
È la bestia, intesa come il diavolo, che oggi muove le mani e le labbra di indegni leader e di falsi religiosi, che l'Onnipotente ha già condannato senza possibilità di grazia. Sappiano che se non si fermano ora, il loro tempo è segnato per sempre e sarà segnato anche il nostro se non saremo sempre attenti nell'aiutare le vittime di una società barbara.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, ho votato a favore della presente relazione e mi auguro che questo contribuisca a salvare la vita di Sakineh Mohammadi-Ashtiani. Sono piuttosto scettico, come molti tra i presenti, poiché purtroppo i regimi totalitari, come quello iraniano, semplicemente non prestano ascolto ai nostri appelli.
Trovo allarmante, come ha già detto un mio collega in precedenza, che si sia parlato a lungo dei diritti degli animali, ma molto poco di diritti umani. Sono entrambe questioni di grande importanza, che però devono essere poste nella giusta prospettiva. Compito fondamentale dell’Unione europea è difendere i diritti umani e i valori fondamentali.
Spero sinceramente che la presente relazione possa contribuire a promuovere il nostro impegno di sensibilizzazione circa i diritti umani e la loro importanza, anche in paesi governati da regimi totalitari come l’Iran, fermando così in modo definitivo queste brutali condanne a morte.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signor Presidente, come ha giustamente sottolineato, il voto pressoché unanime di oggi è molto significativo. Sono lieto di essere tra quanti si sono espressi a favore della mozione.
Desidero precisare innanzi tutto che non sono di carattere bellicoso, non ho mai indossato una maglietta simile prima d’ora, ma l’esagerata proposta di condannare e punire qualcuno per un presunto crimine è talmente spregevole, rivoltante, brutale, sproporzionata e nauseante, che ho avvertito dentro di me il dovere di agire. É una pratica antiquata, cui bisogna porre fine e mi auguro che questo messaggio possa giungere alle autorità iraniane.
Pressione politica e manifestazioni pubbliche di protesta hanno portato all’abolizione della pena capitale in molti paesi. Mi auguro che la nostra protesta qui, oggi, ponga fine a questa esecrabile situazione. Come ha riferito l’onorevole Kelam, le persone lapidate a morte sono già 300, una cifra spaventosa. Tutto questo deve finire e noi dobbiamo fare tutto il possibile a questo scopo.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, noi tutti condividiamo la stessa preoccupazione riguardo la mozione sull’Iran. E, come lei ha sottolineato solo poco fa, il risultato di oggi dimostra la forza del sentimento comune che muove i membri di questa Camera, degli indipendentemente dallo schieramento politico.
Già il fatto che a queste due donne non venga concesso un giusto processo è, a nostro avviso, allarmante. E non solo: quando cercano di assumere dei legali che le difendano, questi ultimi diventano a loro volta oggetto di persecuzione e allontanati dal paese.
Siamo di fronte ad un governo che disdegna la democrazia, è indifferente ai risultati delle elezioni e colpisce e uccide quanti lottano per un paese più democratico.
Assistiamo altresì alla persecuzione di individui di diverse confessioni religiose, di fede cristiana o bahá'í.
Desidero nominare un’altra persona che non dovremmo dimenticare: Ibrahim Hamidi, accusato di omosessualità. Il fatto che una persona possa essere perseguita per il suo orientamento sessuale è una macchia che infanga la reputazione di quel paese.
Auguriamoci che l’attuale regime iraniano possa presto essere rovesciato.
Presidente. – Desidero esprimere a tutti il mio più sentito ringraziamento. In qualità di Vicepresidente responsabile per i diritti dell’uomo e la democrazia, appoggio pienamente le osservazioni presentate sinora. Io stesso ho assistito alla cosiddetta giustizia iraniana qualche anno fa e posso solo esprimere il mio orrore di fronte alla situazione attuale; mi auguro, come voi, che questa situazione finisca presto. Spero inoltre che quel singolo voto contrario sia stato soltanto un errore e che fossimo in realtà unanimi.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, un giorno la Rivoluzione iraniana del 1979 sarà ricordata come un evento epocale, pari alla Rivoluzione francese del 1789 e alla Rivoluzione russa del 1917. Anch’essa infatti si è estesa immediatamente oltre i confini nazionali nel tentativo di replicare i propri effetti nel resto del mondo. Come le altre, anche questa rivoluzione ignorò deliberatamente i principi di sovranità e giurisdizione territoriale.
La vera firma degli ayatollah è stata l’assedio dell’Ambasciata americana. Perfino durante la Seconda guerra mondiale, che vedeva ideologie opposte combattere per estirparsi l’un l’altra, vigeva un sacro rispetto dell’inviolabilità delle sedi diplomatiche. Gli ayatollah dimostrarono così che le regole del passato non valevano per loro, che rispondevano invece ad un’altra autorità. E così hanno continuato come avevano cominciato, trascurando il concetto di giurisdizione territoriale, sostenendo le proprie milizie e organizzazioni terroristiche. Dalla regione del Golfo al Libano, via via fino ai canati della Via della Seta e ai Balcani, si sono scagliati contro obiettivi civili, spingendosi fino a Londra e Buenos Aires.
Non posso ignorare il fatto che avremmo ragione di condannarli molto più duramente, se noi stessi rispettassimo maggiormente i principi di giurisdizione territoriale e democrazia. Mi auguro che i deputati che si sono espressi in modo così sincero e toccante riguardo l’assenza di un governo rappresentativo in Iran applichino standard altrettanto alti all’Unione europea, quando si tratterà di votare il prossimo referendum.
Dichiarazioni di voto scritte
Raccomandazione per la seconda lettura presentata dall’onorevole Jeggle (A7-0230/2010)
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione in quanto sono convinto che andrà ad integrare la direttiva esistente, che risale al 1986; contribuirà inoltre a ripristinare l’equilibrio tra gli interessi del settore della ricerca e una maggiore protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. A questo proposito, è fondamentale raggiungere un compromesso con l’obiettivo di promuovere metodi alternativi all’utilizzo di cavie animali e garantire al contempo il loro benessere, senza per questo compromettere il progresso della ricerca.
La presente relazione si concentra sugli aspetti concernenti il benessere degli animali, nonché sulle relative misure e modifiche volte a potenziare degli approcci alternativi all’utilizzo degli animali vivi. Essa mira altresì ad introdurre una classificazione dei metodi di sperimentazione sugli animali basata sui livelli stimati di sofferenza, stabilendo un limite massimo e applicando la direttiva in funzione di un sistema di monitoraggio più efficace. La mancanza di controllo, infatti, significa che talvolta sono stati condotti esperimenti su animali, nonostante vi fossero delle alternative, specialmente nel caso di esperimenti di base che non miravano a dimostrare alcuna ipotesi scientifica.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Considerando i diversi ordinamenti nazionali e il basso livello di tutela degli animali in alcuni Stati membri, è ora necessaria una maggiore armonizzazione delle norme sull’uso degli animali per fini scientifici. Come precisato dal relatore, onorevole Jeggle, è stato raggiunto un compromesso equilibrato con il Consiglio; in effetti, parallelamente alla protezione degli animali, è altrettanto importante garantire che la ricerca continui a giocare un ruolo fondamentale nella lotta alle malattie. Ho per questo votato a favore della relazione e, come i miei colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico Cristiano), sono contraria agli emendamenti presentati dal gruppo Verde/Alleanza libera europea.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore di questo importante accordo. La protezione degli animali utilizzati per fini scientifici è una materia alquanto difficile poiché bisogna prendere in considerazione gli interessi di numerosi gruppi coinvolti, spesso con opinioni e necessità divergenti. Credo che nell’accordo si sia raggiunto un equilibrio adeguato, in quanto viene prestata molta attenzione alla promozione di alternative ai test sugli animali e a migliorare le condizioni in cui le cavie sono tenute e impiegate. Siamo anche riusciti a mantenere le osservazioni avanzate dal Parlamento in prima lettura sulla riduzione degli oneri amministrativi e sulla continuità e la fattibilità della ricerca e dell’industria comunitaria che ancora fanno uso di animali. È necessaria una maggiore promozione delle alternative ai test sugli animali; a questo scopo si intende istituire un laboratorio europeo di riferimento per la convalida dei metodi alternativi, supportato dagli Stati membri in termini di risorse intese come laboratori specializzati adeguati. Ritengo che la presente risoluzione individui il giusto equilibrio tra le esigenze dell’industria e della ricerca comunitarie, migliorando e armonizzando al contempo gli standard di benessere degli animali utilizzati a fini scientifici.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Esprimo la mia soddisfazione di fronte al forte interesse dimostrato dall’Unione europea circa il benessere degli animali in generale e in particolare degli animali utilizzati a fini scientifici. Detto questo, alla luce del consistente allargamento dell’Unione e dei progressi tecnologici compiuti, si è reso necessario formulare una nuova direttiva che tenti di standardizzare le pratiche in uso relative al trattamento degli animali. La tutela e il trattamento adeguato degli animali sono un valore comunitario, a cui corrisponde un protocollo specifico approvato all’unanimità. La direttiva CE del 1985 mirava ad uniformare i provvedimenti amministrativi e legislativi degli Stati membri per quanto concerne la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o scientifici di altro genere. Le discrepanze tra i vari Stati membri sono però aumentate dal momento dell’adozione della direttiva, soprattutto a seguito dell’adesione di nuovi Stati.
La risoluzione adottata dal Parlamento ridurrà le differenze tra il livello di protezione garantito dagli Stati membri agli animali utilizzati a fini scientifici e questo in un momento di grande consapevolezza circa la necessità di attuare simili misure non solo per la protezione degli animali, ma anche per la tutela dell’ambiente e della salute umana. La presente risoluzione costituisce un passo avanti verso un obiettivo comune, ovvero la cessazione della sperimentazione condotta su animali vivi, non appena le future scoperte scientifiche lo renderanno possibile.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. − (PT) L’uso di animali nella ricerca scientifica viene associato a scoperte di grande impatto sociale, a una più lunga aspettativa di vita e al benessere umano. Considerando lo sviluppo attuale della scienza, la completa eliminazione dei test sugli animale è impossibile e per questo è imprescindibile garantire che le cavie godano della maggiore tutela e del miglior benessere possibile, sempre tenendo presenti gli obiettivi degli esperimenti.
Ritengo che la presente revisione della normativa proponga standard più alti che rafforzano la necessaria protezione degli animali. Con questa direttiva, l’Unione europea migliorerà gli standard relativi al benessere degli animali utilizzati negli esperimenti scientifici e svolgerà un ruolo determinante nel ridurne il numero, prevedendo l’impiego di metodi alternativi ove possibile e garantendo al contempo condizioni eque della concorrenza per l’industria europea attraverso una più elevata qualità delle ricerche condotte in EU. Dalla votazione odierna è emerso un consenso generale sulla necessità di migliorare le condizioni degli animali utilizzati nella ricerca scientifica e nei test di sicurezza, mantenendo al contempo elevati standard proprio nel settore della ricerca e intensificando lo studio di alternative ai test su animali.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Ogni società civile riconosce gli animali come esseri viventi che condividono la nostra esistenza; pertanto ogni tipo di dolore e sofferenza inflitti loro deve essere evitato, per quanto possibile. Al contempo riconosco la necessità di utilizzare gli animali a fini sperimentali per testare nuovi medicinali e terapie, o per la consentire alla ricerca scientifica di ottenere risultati che permettano di curare malattie, ridurre la sofferenza e aumentare l’aspettativa di vita degli esseri umani.
Le enormi differenze che sussistono all’interno della legislazione e la mancanza di un livello di tutela adeguato in alcuni Stati membri sono i motivi che hanno spinto ad adottare una direttiva che istituisse una serie di standard minimi, senza danneggiare gli Stati membri che garantiscono agli animali coinvolti una maggiore protezione. I negoziati che hanno visto coinvolti il Parlamento, il Consiglio e la Commissione non sono stati semplici, ma si sono conclusi con la stesura di un testo che è, a mio avviso, estremamente equilibrato e merita il nostro sostegno. Sebbene alcuni punti avrebbero potuto avere un esito migliore, si tratta comunque di un passo avanti che va accolto con favore.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Sono lieta che la presente relazione sia stata approvata, poiché d’ora in poi, grazie ad essa, vigerà il divieto di condurre qualsiasi esperimento su esemplari di grandi scimmie come scimpanzé, gorilla e oranghi. Il testo prevede inoltre che la sperimentazione animale sia per quanto possibile sostituita, tramite l’introduzione di metodi alternativi scientificamente validi. Infine, il testo impone la massima riduzione delle sofferenze inflitte agli animali; da questo momento le cavie animali potranno essere utilizzate esclusivamente in esperimenti mirati all’avanzamento scientifico della ricerca incentrata su esseri umani, malattie (cancro, sclerosi multipla, morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson) e sugli animali stessi. L’adozione della presente relazione è un ulteriore passo avanti verso una migliore protezione e un maggior benessere degli animali utilizzati a fini scientifici.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Mi sono espressa a favore della relazione sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, poiché ritengo che il compromesso raggiunto con il Consiglio rappresenti il miglior equilibrio possibile tra le esigenze della ricerca scientifica in termini di tutela della salute umana e il benessere ed i diritti degli animali.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Concordo pienamente con quanti sostengono che il testo da adottare oggi rappresenti un compromesso soddisfacente tra i vari interessi in gioco, compromesso raggiunto a seguito di prolungate trattative tra le istituzioni coinvolte: Parlamento, Commissione e Consiglio. Ritengo che le società civili non possano prescindere da una regolamentazione adeguata sull’utilizzo degli animali a fini scientifici, come nel caso dell’Europa. Siamo qui oggi per esaminare proprio questo tema, fondamentale per il progresso scientifico e la scoperta di nuove procedure, terapie e medicine che costituiranno una grande risorsa per la nostra civiltà e un beneficio per le generazioni future.
È chiaro che la presente relazione non deve eccedere nello stabilire il livello di protezione minimo garantito agli animali, in quanto comprometterebbe gli studi e le ricerche scientifici. Nel prendere una decisione, ho scelto di guardare a quanti in futuro trarranno beneficio dai risultati di ricerche ed esperimenti che permettiamo vengano condotti oggi con l’ausilio degli animali. Se la proposta che approviamo oggi permette di progredire nello studio di malattie neurologiche, patologie autoimmuni o cancro, questo sarà, a mio parere, un bene per tutti.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. − (PT) Ogni anno, circa 12 milioni di animali vengono utilizzati per test scientifici nei 27 Stati membri. È fondamentale impegnarsi più che possiamo per ridurre al minimo indispensabile il numero di animali impiegati nelle sperimentazioni. L’approccio più pragmatico per raggiungere questo obiettivo consiste nell’utilizzare metodi alternativi dato che, allo stato attuale della scienza, è impossibile eliminare completamente questo tipo di test.
La direttiva 86/609/CEE relativa alla protezioni degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici venne adottata allo scopo di armonizzare le prassi dei test sugli animali nell’Unione europea. Alcuni Stati membri, tuttavia, hanno fissato obiettivi ambiziosi, mentre altri si sono limitati ad applicare le disposizioni minime; per questo motivo, la risoluzione si prefigge di uniformare queste disuguaglianze. Dobbiamo garantire condizioni eque perl’industria e la comunità scientifica europea, rafforzando al contempo la protezione degli animali che vengono ancora impiegati a fini scientifici, ai sendi del protocollo sulla protezione e il benessere degli animali allegato al trattatu sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Nel settore degl iesperimenti sugli animali, dobbiamo attuare una migliore promozione di sviluppo, convalida, accettazione e applicazione di metodi alternativi, nonchè il principio delle “tre R”: sostituire (Replace), ridurre (Reduce) e perfezionare (Refine).
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Siamo convinti che, a livello legislativo, l’identificazione di standard minimi comuni di protezione, in questo campo come in altri, non debba impedire a uno Stato membro di adottare misure ancora più avanzate e severe, qualora lo ritenga necessario. Per questa ragione ci siamo espressi a favore della proposta di emendamento in esame. Riteniamo fondamentale un ulteriore sviluppo di tecniche e metodi che vadano a sostituirsi alla sperimentazione sugli animali, come già affermato nel corso della discussione. Ma questo non basta.
È necessario infatti, divulgare tecniche alternative e permettere che vengano adottate dalla maggior parte delle istituzioni che si occupano di sviluppo e ricerca, compresi i sistemi scientifici e tecnologici a carattere nazionale, contraddistinti da un livello di sviluppo relativamente minore. Tale requisito dovrà rientrare in qualsiasi quadro legislativo riguardante questo settore. Riteniamo che la presente proposta di emendamento non garantisca quanto sinora illustrato. L’Unione europea dovrà svolgere un ruolo importante in questo campo, al fine di promuovere la cooperazione tra istituzioni e sistemi scientifici e tecnologici in diversi paesi, compresi i paesi terzi.
Robert Goebbels (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore del compromesso raggiunto tra Parlamento e Consiglio su una maggiore protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Talvolta la salute umana richiede il sacrificio degli animali e il loro impiego dovrà pertanto essere severamente regolamentato. Sarebbe ipocrita, tuttavia, esigere che gli animali siano uccisi “con il minimo dolore, sofferenza, angoscia o danni durevoli”. Si tratta infatti di un concetto umano applicato agli animali che, nel loro ambiente naturale, vengono uccisi da predatori carnivori o vengono macellati nei mattatoi per diventare cibo per gli esseri umani. Il mondo non è certo un paradiso e ci saranno sempre delle morti dietro le quinte.
Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) Mi sono espressa a favore del presente accordo in seconda lettura in quanto abbiamo il dovere di considerare la realtà della ricerca biomedica, tenendo comunque conto sia delle esigenze dei pazienti, sia della necessità di migliorare il benessere degli animali.
Fortunatamente il numero degli esperimenti condotti sugli animali si è ridotto sensibilmente negli ultimi anni, in quanto la ricerca europea mira sempre più ad avvalersi di soluzioni alternative. D’altro canto siamo consapevoli che tali soluzioni non sono adeguate in alcuni casi, quali le malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson o il morbo di Alzheimer, nei quali è invece necessario ricorrere alle cavie animali, e in particolare ai primati non umani.
L’unica garanzia di un alto livello di protezione degli animali è assicurarsi che queste ricerche siano condotte in Europa. Un buon risultato dal punto di vista scientifico è spesso la diretta conseguenza dell’attenzione rivolta alla sofferenza inflitta agli animali durante un esperimento. Per questa ragione è nostro dovere prevenire il trasferimento degli esperimenti con cavie animali al di fuori dell’Europa.
Nadja Hirsch (ALDE), per iscritto. – (DE) Non mi è possibile sostenere la direttiva sugli esperimenti con cavie animali nella sua forma attuale. Certo, si tratta di una versione più avanzata rispetto al testo del 1986, ma se si considerano gli enormi progressi compiuti in campo scientifico e tecnologico negli ultimi 24 anni, le misure elaborate per sostituire i test sugli animali sono davvero modeste. Vi sono troppe eccezioni, la formulazione stessa non è efficace e nella sua ambiguità concede troppa libertà di interpretazione e implementazione. Trovo inoltre assurdo che gli Stati membri non abbiano la facoltà di adottare misure di tutela degli animali più severe rispetto a quanto previsto dall’Unione europea. Ci si giustifica adducendo come scusa la distorsione del mercato.
In questo modo mandiamo un messaggio sbagliato ai cittadini europei, alla comunità scientifica e all’industria. Da una parte lo Stato deve tenere in considerazione la mutata consapevolezza etica dei cittadini; dall’altro è necessario esercitare maggiore pressione sui settori della ricerca e dell’industria. Nessuno vuole mettere a repentaglio la reputazione della Germania o dell’Europa stessa in quanto luoghi della ricerca, ma i costi di investimento non sono un’argomentazione valida che giustifichi il continuo rinvio dello studio di metodi di ricerca che non coinvolgano gli animali.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (FI) Ho votato a favore della direttiva sull’utilizzo degli animali a fini scientifici, poiché vi è la possibilità concreta che il risultato finale sia molto più svantaggioso per gli animali. La direttiva adottata oggi rappresenta un passo avanti verso il benessere degli animali.
Ora è compito degli Stati membri trasporla nella legislazione nazionale ed attuarla in modo coerente, il più rapidamente possibile. La precedente versione risale al 1986. È quindi davvero giunto il momento di aggiornare in tutta Europa gli standard relativi al benessere degli animali utilizzati a fini scientifici.
In futuro sarà necessario aumentare il volume degli investimenti a favore dell’elaborazione di metodi alternativi agli esperimenti sugli animali. Grazie.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a sostegno della relazione Jeggle perché rappresenta il frutto di un intenso e lungo lavoro durante il quale la relatrice ha saputo condurre importanti accordi su un tema così difficile quale quello dell'utilizzo degli animali nel mondo della sperimentazione.
Non sono stato d'accordo sul rinvio alla competente commissione permanente perché proprio tale commissione, di cui faccio parte, ha fortemente apprezzato e condiviso il lavoro della mia collega Jeggle. La ricerca deve andare, è importante per lo sviluppo della medicina e per la salute e la prevenzione di molte malattie.
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Desidero esprimere la mia delusione in merito alla stesura finale della presente relazione. Mi riferisco in particolare al fatto che gli emendamenti volti a migliorare le disposizioni riguardanti il benessere degli animali non sono stati adottati. È tempo di stabilire nuove norme che prevedano: maggiori restrizioni sull’utilizzo di primati non umani; il divieto di sperimentazione sugli animali selvatici; l’esplicito obbligo di avvalersi di metodi alternativi all’utilizzo degli animali laddove sia scientificamente possibile; il divieto di esperimenti che prevedano sofferenze gravi e prolungate per gli animali. Si dovrebbe almeno permettere agli Stati membri di fare di più, con leggi sul benessere degli animali che prevedano misure più severe rispetto agli standard minimi dell’Unione europea. Nonostante sia un passo avanti rispetto alle disposizioni attuali, ritengo che la presente relazione avrebbe potuto spingersi molto oltre, ed è per questo motivo che ho del deciso di astenermi dalla votazione finale.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione in quanto il presente compromesso costituisce una soluzione equilibrata, sia dal punto di vista del miglioramento della protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, sia dal punto di vista della ricerca scientifica. La sperimentazione condotta su cavie animali contribuisce alla lotta contro numerose malattie gravi; è però necessaria una regolamentazione in materia, in modo che si eviti di infliggere sofferenze inutili agli animali. La direttiva attuale, che risale al 1986, necessita chiaramente di essere aggiornata e migliorata.
Il nuovo testo istituisce un rigoroso sistema di ispezione e verifica e prevede che, prima di poter avviare esperimenti sugli animali, si debba ottenere una speciale autorizzazione, comprensiva di una valutazione del progetto e di un’analisi del rapporto danno/beneficio. La votazione odierna è il risultato dell’enorme impegno dei relatori, della collega, onorevole Jeggle, e dell’ex-collega Parish, che ha lavorato al testo della direttiva nel corso della precedente legislatura. I risultati ottenuti a seguito del voto tenutosi in seno alla commissione Agricoltura e sviluppo rurale hanno rispecchiato la qualità del testo finale.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) L’adozione di questa relazione dopo difficili negoziati tra le parti coinvolte è un compromesso equilibrato a tutela sia degli animali utilizzati a fini scientifici sia del bisogno di utilizzali, al fine di raggiungere importanti scoperte scientifiche e sviluppi in relazione a tecnologie e terapie per curare in futuro molte malattie che colpiscono la società civile. Queste parole giustificano il mio voto.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE), per iscritto. – (LT) L’interazione tra scienza e natura a favore dello sviluppo è sempre stata oggetto di discussione. Oggi il Parlamento europeo ha adottato un testo importante, che si propone di regolare la ricerca scientifica che coinvolge gli animali. Esso istituirà un equilibrio tra la tutela degli animali e la ricerca scientifica, regolamentando una serie di aspetti importanti e garantendo al contempo la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Gli scettici sono dell’opinione che la presente direttiva sia in contraddizione con i principi di tutela degli animali e che vi siano numerosi dubbi circa l’utilizzo degli animali a fini scientifici. La direttiva istituisce invece l’obbligo, prima di ciascun esperimento, di valutare l’effettiva necessità di utilizzare animali e le possibili alternative. Ogni Stato membro ha inoltre il dovere di istituire comitati nazionali che si occupino del benessere degli animali e degli aspetti etici. Mi sono espressa a favore della presente relazione poiché ritengo che la sperimentazione condotta sugli animali debba essere sottoposta ad un monitoraggio più attento, pur non trascurando l’inevitabile progresso scientifico in diverse aree, nonché la continuità della ricerca scientifica.
Tiziano Motti (PPE), per iscritto. – Ho votato contrariamente alle indicazioni del mio gruppo sulla Direttiva per la sperimentazione animale pur essendomi calato nella condizione di sostenitore della ricerca scientifica, quale sono. Questa Direttiva è fortemente sfavorevole agli animali: "amplia" la soglia di dolore accettabile nell'ambito della sperimentazione da "lieve" a "moderata", permette la sperimentazione su cani e gatti randagi, lasciando alla facoltà dei ricercatori l'eventuale sperimentazione senza anestesia o antidolorifici su animali sofferenti; permette di riutilizzare più volte lo stesso animale, anche in procedure dolorose, e di tenere in isolamento animali socievoli come cani e primati; di praticare l'apertura del torace senza analgesici e di sperimentare su animali vivi a scopi didattici. Ho la sensibilità umana per non accettare inutili atrocità e la sensibilità politica per capire che se l'Europa non avesse approvato questa direttiva, allora una parte della ricerca scientifica si sarebbe spostata inevitabilmente altrove. Questa Direttiva europea rappresenta un grave passo indietro a cui tutti gli Stati membri saranno obbligati ad adeguare le normative nazionali. Ritengo che una revisione favorevole al mondo animale a complemento di maggiori incentivi alla ricerca scientifica svolta in Europa, avrebbe rappresentato la vera soluzione per una società che ama definirsi civile.
Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la direttiva sulla protezione degli animali assicura condizioni di parità per imprese e ricercatori, uniformando le procedure dei Paesi, ma non si muove per una vera protezione degli animali: le poche norme per l'adozione di metodi sostitutivi sono state ridotte.
Vi sono numerose lacune, bisognerebbe spingere verso metodi sperimentali più avanzati che possano sostituire la sperimentazione animale: metodologie in vitro, simulatori informatici del metabolismo umano, ecc. e riconoscere che spesso non è possibile, come affermano eminenti scienziati, trasferire risultati da una specie all'altra.
Per evidenti ragioni non è possibile proporre un'abolizione totale della vivisezione, ma chiedo modifiche al testo per includere le pratiche non invasive e stabilire il divieto all'uso di animali per inchieste medico-legali, per l'insegnamento, evitando deroghe al metodo di uccisione umanitario e al divieto di utilizzo di animali in via di estinzione o selvatici con l'istituzione di un Comitato europeo di garanzia.
L'Europa dica no alla sperimentazione inutile: troppe volte gli stessi esperimenti, già effettuati e consolidati, sono riproposti solo per ricevere finanziamenti: riceviamo le denunce comprovate di esperimenti effettuati su animali con corde vocali recise; la scienza ci dice che gran parte degli esperimenti effettuati sugli animali non sono riproponibili per la cura degli esseri umani.
James Nicholson (ECR), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della presente relazione, per quanto sia consapevole che, per alcuni, la nuova direttiva non si spinge sufficientemente avanti. È mia convinzione, tuttavia, che il compromesso raggiunto da Parlamento e Consiglio costituisca il miglior equilibrio possibile tra la protezione degli animali da un lato e la possibilità di progredire nella ricerca scientifica dall’altro. Una maggioranza di voti contrari avrebbe significato un ritorno alla direttiva del 1986, che sicuramente prevede standard di tutela minori. Le norme sul benessere degli animali attualmente vigenti nel Regno Unito sono tra le più severe al mondo e, se da una parte non saremo in grado di legiferare ulteriormente in questa direzione, dall’altra, piuttosto che uniformare i nostri standard riducendoli, li si manterrà comunque eccezionalmente alti rispetto alla media.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto – (RO) Alla luce delle nuove conoscenze relative agli aspetti etologici delle condizioni in cui vivono le cavie animali da laboratorio, nonché ai loro più recenti impieghi, in particolar modo nel campo dell’ingegneria genetica, la revisione della direttiva 86/609/CEE è divenuta una priorità da affrontare con la massima urgenza, nonostante la sua adozione all’epoca abbia rappresentato un traguardo storico. Da allora i passi avanti sono stati significativi, specialmente per quanto concerne l’introduzione del principio di sostituzione, riduzione e miglioramento, ovvero il principio delle “3 R” (“replace, reduce and refine”).
Accolgo con favore l’estensione degli ambiti di applicazione della direttiva, in particolare tramite l’inclusione di forme fetali di specie animali utilizzate a fini scientifici, di specie invertebrate e della ricerca biologica fondamentale; l’introduzione di metodi di macellazione più umani e l’istituzione di ispezioni effettuate a livello nazionale come parte integrante della direttiva; la valutazione e l’autorizzazione, sia prospettive che retrospettive, dei progetti che coinvolgono animali; la trasparenza ottenuta grazie a pubblicazioni informative di natura divulgativa non tecnica riguardo i progetti; l’implementazione degli standard e degli orientamenti a livello nazionale, nonché l’implementazione e stesura di rapporti statistici. Mi sono espressa a favore della presente relazione in quanto si tratta di una proposta che mira a garantire condizioni eque a livello europeo sia per l’industria che per la comunità scientifica, rafforzando al contempo le norme di protezione degli animali ancora utilizzati a fini scientifici.
Teresa Riera Madurell (S&D), per iscritto. – (ES) In qualità di coordinatrice del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo presso la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, desidero esprimere la mia soddisfazione riguardo l’adozione da parte del Parlamento dell’accordo raggiunto durante la Presidenza spagnola del Consiglio. Esso si riferisce all’aggiornamento della presente direttiva che regola il trattamento degli animali che devono necessariamente essere utilizzati a fini scientifici per l’avanzamento della ricerca in diverse aree del sapere.
Si tratta di un accordo equilibrato, che conclude un lungo e dettagliato processo di negoziazione tra due fronti: da una parte le esigenze imprescindibili del mondo scientifico volte all’avanzamento della conoscenza, in particolare in un’area come quella delle scienze mediche, a cui la nostra commissione è molto sensibile; dall’altra la necessità di proteggere gli animali. Ritengo che entrambe le parti escano rafforzate dall’adozione della presente riforma. È importante sottolineare inoltre che l’accordo raggiunto sancisce l’impegno a scoprire e promuovere altre linee di ricerca e metodi alternativi che permettano in futuro la completa sostituzione delle cavie animali vive, senza per questo compromettere il progresso scientifico.
Zuzana Roithová (PPE), per iscritto. – (CS) Sostengo la misura che prevede la limitazione, o quanto meno la moderazione, della sofferenza inflitta agli animali utilizzati a fini scientifici. Sono da preferire i metodi alternativi all’impiego di animali per testare gli effetti di nuovi medicinali e, più in generale, per gli studi scientifici. Questo non significa però che, nell’interesse degli animali, l’utilizzo di embrioni umani sia una lecita alternativa. Mi rincresce che il Consiglio abbia eliminato dalla bozza adottata in prima lettura dal Parlamento europeo la clausola relativa, appunto, ai metodi alternativi. In un campo così eticamente sensibile, il potere decisionale ricade tra le competenze del singolo Stato membro e le norme di carattere nazionale differiscono enormemente da paese a paese.
Dal 2006 nella Repubblica ceca è in vigore una legge che permette l’utilizzo delle cellule staminali embrionali a fini scientifici, nonostante i maggiori risultati della biomedicina siano stati ottenuti tramite la ricerca condotta su cellule staminali provenienti dal tessuto fetale e non dall’embrione. Il fatto che in data odierna, a Strasburgo, non ci siamo espressi riguardo la direttiva del Consiglio in seconda lettura, o che non abbiamo adottato alcuna risoluzione, significa che la proposta del Consiglio entrerà in vigore a seguito della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, a prescindere dalla posizione della maggioranza dei deputati.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Per quanto la nuova normativa introduca alcuni miglioramenti nella regolamentazione europea degli esperimenti condotti sugli animali, non la si può considerare sufficiente; in alcuni casi, addirittura, indebolisce le leggi attuali. Le preoccupazioni ampiamente espresse dal gruppo Verde/Alleanza libera europea sono state ignorate e ci rincresce osservare come oggi i deputati abbiano fallito di fronte alla necessità di sostenere i nostri tentativi volti a porre rimedio a questa situazione. Ma più grave ancora è il fatto che le nuove leggi non saranno in grado di garantire l’impiego di metodi alternativi all’utilizzo degli animali ogniqualvolta ciò sia possibile.
Gli animali verranno quindi sottoposti a sofferenze inutili durante gli esperimenti, nonostante esistano metodi alternativi. È inoltre preoccupante osservare che a livello nazionale la nuova legge impedisce agli Stati membri di adottare misure più rigide sull’utilizzo degli animali. L’intento del gruppo Verde/Alleanza libera europea era garantire che i governi nazionali continuassero invece a esercitare tale diritto. Ci rincresce inoltre che la mancata adozione di una regolamentazione più severa dell’utilizzo di primati non umani.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla sperimentazione animale è facile prendere una posizione contro, perché a tutti dispiace vedere animali che soffrono o che vengono vivisezionati per fini scientifici, ma noi siamo dei legislatori e non possiamo farci prendere dall'emozione momentanea. Se dovessimo limitare eccessivamente l'uso degli animali nei test scientifici dovremmo essere coscienti che tali prove dovrebbero essere fatte sull'uomo.
Non possiamo pensare che un nuovo principio attivo, un farmaco, un sistema di chemioterapia non sia provato prima su animali, perché come ho già detto l'alternativa sarebbe usare malati come cavie. Va inoltre considerato che le imprese farmaceutiche non hanno interesse a utilizzare cavie e in particolare primati se non è strettamente necessario, visti gli alti costi che tali sperimentazioni comportano.
Debora Serracchiani (S&D), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato in modo contrario all'accordo raggiunto, in seconda lettura, dal Parlamento con il Consiglio sul progetto di direttiva che prevede l'uso degli animali nelle sperimentazione scientifica.
Il mio non è un no allo sviluppo della ricerca bensì un invito a ridurre la sofferenza degli animali poiché la revisione della direttiva propone alcune pratiche contrarie a questo scopo, come la possibilità di sperimentare più vote sullo stesso animale. Inoltre, ritengo che l'uso di altri metodi scientifici soddisfacenti che non prevedono l'impiego di animali debba essere ulteriormente sviluppato.
Catherine Soullie (PPE), per iscritto. – (FR) Approvo il risultato della votazione del testo relativo alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Sebbene non sia perfetta, la relazione Jeggle ha il pregio di offrire un buon compromesso, un compromesso che per di più ha ottenuto il sostegno dell’eurogruppo per gli animali.
La formulazione ci permette di limitare in modo efficace gli esperimenti che comportano sofferenza per gli animali, evitando al contempo un dirottamento della ricerca, e quindi dell’innovazione, al di fuori dell’Unione, con la conseguente perdita di posti di lavoro. In qualità di Vicepresidente dell’intergruppo sul benessere e la protezione degli animali, sono convinta che sia opportuno mantenere la sperimentazione sugli animali all’interno dei confini dell’Unione, dove vige una rigida regolamentazione, anziché vederla migrare verso paesi terzi, dove le condizioni sanitarie e il rispetto per gli animali spesso lasciano troppo a desiderare.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Mi rincresce che la maggioranza dei deputati abbia respinto i tre emendamenti proposti dai verdi alla direttiva e l’introduzione di misure più severe a livello nazionale, allo scopo di incentivare l’impiego di metodi di sperimentazione alternativi e limitare l’utilizzo di primati. La nuova normativa relativa alla sperimentazione sugli animali presenta enormi difetti. Gli Stati membri non saranno più liberi di adottare regole più rigide in questo campo. La restrizione del potere decisionale nazionale non è di alcuna utilità; gli animali diverranno vittime del meccanismo di livellamento che impera nel mercato interno. È invece fondamentale che gli Stati membri si assumano il rischio di fare da battistrada su nuovi percorsi. Senza questi pionieri a livello nazionale, infatti, molte regole europee sul benessere degli animali, quale ad esempio la messa al bando dell’utilizzo di animali nella sperimentazione di prodotti cosmetici, non esisterebbero.
La nuova direttiva migliora i meccanismi di monitoraggio delle imprese e delle istituzioni che allevano, commercializzano e impiegano cavie animali. La formulazione relativa all’impiego di metodi alternativi – laddove possibile – appare, tuttavia, meno efficace e perentoria rispetto a quella della direttiva precedente. Ci lasciamo così sfuggire l’opportunità di ridurre la sofferenza inflitta agli animali e migliorare la qualità della ricerca. Le nuove regole mancano di riconoscere il progresso compiuto nello sviluppo di metodi di sperimentazione alternativi, che, incidentalmente, spesso si rivelano più affidabili dei test condotti sugli animali.
Derek Vaughan (S&D), per iscritto. – (EN) È con disappunto che osservo come misure volte a rafforzare la regolamentazione dell’utilizzo di animali a fini scientifici non siano state pensate in una prospettiva più ambiziosa. Non includono infatti passaggi chiave che avrebbero impegnato l’Europa nella riduzione dell’impiego di animali. Si tratta di un’opportunità che non è stata colta, mentre si sarebbe potuto fare molto di più per proteggere gli animali, come permettere agli Stati membri di adottare standard di benessere più elevati che in altri paesi. Trovo preoccupante il fatto che la presente direttiva impedirà al Regno Unito di adottare livelli di protezione più elevati in futuro. Manca inoltre qualsiasi riferimento alle procedure per regolare controllo dell’utilizzo di animali a fini scientifici. Sono lieto, però, che la ricerca di nuove medicine possa continuare conservando la sua spinta vitale.
Janusz Wojciechowski (ECR), per iscritto. – (PL) Mi rincresce che la direttiva del Consiglio sia stata adottata nella sua forma finale priva del provvedimento adottato dal Parlamento europeo nel maggio del 2009, che escludeva l’impiego di cellule staminali ed embrioni umani come alternativa alla sperimentazione su animali. A prescindere dalla formulazione della direttiva, ritengo che un approccio che prevede la sostituzione degli animali con organismi umani non dovrebbe essere adottato.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore degli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione reputando che debbano porre l’accento sulla necessità di qualifiche elevate per l’efficace promozione di buoni livelli occupazionali e di reddito, soprattutto alla luce della nuova economia e la conseguente necessità di puntare su nuovi settori e nuove competenze.
Non solo gli individui altamente qualificati, che si possono rivelare uno strumento chiave per la ricerca e lo sviluppo, ma anche le persone i cui livelli educativi siano inferiori alla media europea dovrebbero poter accedere ad un alto livello di occupazione. Gli Stati membri hanno pertanto un ruolo fondamentale da svolgere nella riqualificazione, nella promozione dell’istruzione e nel fornire nuove opportunità d’istruzione continua.
Per conseguire un buon livello occupazionale e un reale progresso a livello comunitario si dovranno garantire a quanti si sforzano di aggiornare le proprie qualifiche effettive opportunità di lavoro e la possibilità di riqualificarsi. Puntare sull’orientamento professionale in funzione delle esigenze presenti e future potrebbe essere il sistema per recuperare alti livelli di occupabilità.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Benché il clima economico resti fragile, nella maggior parte degli Stati membri si manifestano segnali incoraggianti di ripresa della crescita economica. Occorre pertanto adoperarsi per garantire il consolidamento del potenziale per la creazione di posti di lavoro e sostenere i cittadini nella ricerca ed nell’esecuzione del lavoro stesso. Nell’aprile 2010 la Commissione europea ha proposto una nuova serie di orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione che, unitamente agli orientamenti di politica economica generale, costituiscono gli orientamenti integrati per l’attuazione della strategia Europa 2020 volta alla crescita sostenibile, intelligente e inclusiva.
I quattro orientamenti in materia di occupazione sono: accrescere la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale, promuovere l’inclusione sociale e la lotta contro la povertà, migliorare i risultati dei sistemi educativi a tutti i livelli e formare una manodopera qualificata. La relazione dell’onorevole Őry sostiene l’impostazione adottata dalla Commissione, ma fornisce chiarimenti ed informazioni aggiuntivi. Per questo motivo ho votato a suo favore.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Nell’aprile 2010, la Commissione europea ha presentato una proposta di orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione come parte dell’attuazione della strategia Europa 2020. Nella sua relazione l’onorevole Őry, membro del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico Cristiano), sostiene le proposte della Commissione, inserendo alcuni elementi che ritengo necessari. La politica di coesione, che era stata trascurata dalla Commissione, deve essere pienamente incorporata nelle politiche a favore dell’occupazione. Sebbene la competenza dell’UE in materia da ancora limitata, l’Unione non deve accontentarsi di giocare un ruolo passivo, ma deve fare il miglior uso possibile degli strumenti a sua disposizione (politica di coesione, Fondo di adeguamento alla globalizzazione, metodo di coordinamento aperto). Ho quindi pienamente supportato gli orientamenti presentati nella relazione.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della risoluzione in oggetto. Di fronte al rapido diffondersi del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, dobbiamo adottare provvedimenti sia a livello di singoli Stati membri sia a livello comunitario per combattere l’esclusione sociale degli anziani e la discriminazione basata sull’età. Dobbiamo fare in modo che gli Stati membri forniscano un sostegno globale agli anziani, segnatamente creando le condizioni per l’istituzione di un sistema di assistenza sanitaria e sociale di elevata qualità. Dobbiamo altresì fare in modo che gli Stati membri concorrano all’erogazione di servizi assistenziali a lungo termine ed attuino le politiche di informazione e prevenzione a favore degli anziani, con particolare riguardo all’alimentazione. Per garantire il conseguimento degli obiettivi pianificati, è essenziale istituire un sistema sostenibile di finanziamento per il servizio di assistenza a lungo termine. La Commissione europea dovrebbe adoperarsi a sua volta per assicurare standard sanitari accettabili per tutti i cittadini europei, a prescindere dalla loro condizione.
Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) La strategia Europa 2020, presentata nel marzo 2010 dalla Commissione europea, intende stabilire la rotta dell’UE per il decennio a venire.
Sebbene ci si possa dispiacere per lo scarso coinvolgimento del Parlamento europeo nell’elaborazione della strategia, che è unicamente opera del Presidente Barroso, vi è un ambito in cui il Parlamento deve poter dire la sua: gli orientamenti integrati in materia di occupazione. I 10 orientamenti riguardano la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, la promozione del lavoro dignitoso e l’aggiornamento dei sistemi educativi e formativi.
Per questo motivo, unitamente alla maggioranza dei miei colleghi, oggi, mercoledì 8 settembre 2010, ho votato a favore di una relazione che delinea tali obiettivi e grazie alla quale potremo rivendicare, fra l’altro, un migliore impiego del Fondo sociale europeo ed insistere sulla necessità di prestare maggiore attenzione ai lavoratori a basso reddito e alla lotta contro l’esclusione sociale nonché di garantire l’accesso a servizi pubblici di qualità e a prezzi accessibili. Infine, se vogliamo che la strategia sia realmente inclusiva, occorre garantire la coerenza fra questi orientamenti e la politica di coesione.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore di questa relazione perché i nuovi orientamenti 2020 sulle politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione avranno un forte impatto sul mercato del lavoro nei prossimi anni. Il recepimento degli emendamenti proposti dal Parlamento europeo ha consentito di fissare obiettivi chiari e prevedere misure specifiche per gli orientamenti a favore dell’occupazione proposti dalla Commissione, e me ne compiaccio. La riduzione della disoccupazione, la garanzia di salari minimi e la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale costituiscono certamente le priorità più importanti delle politiche degli Stati membri in materia di occupazione. Ritengo inoltre che uno dei principali obiettivi da conseguire sia la parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro e la garanzia di condizioni di lavoro uguali per tutti i lavoratori.
Concordo con il Parlamento quando propone di adottare misure di politica occupazionale rivolte ai gruppi più vulnerabili, perché la povertà colpisce queste persone prima e più duramente degli altri. Esorto inoltre la Commissione e gli Stati membri a porre maggiore attenzione agli orientamenti a favore dell’occupazione dei giovani e dei lavoratori più anziani che vengono discriminati sul mercato del lavoro.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’attuale crisi economica avrà senza dubbio un profondo impatto sul mercato dell’occupazione nei prossimi anni. Sebbene si osservino i primi segnali di ripresa economica e di rilancio della crescita economica, si prevede che l’impatto della crisi economica sull’occupazione non abbia ancora raggiunto il punto più alto. Per questo motivo accolgo con favore gli sforzi in atto da parte delle economie europee volti a garantire una ripresa sostenibile e a consolidare il potenziale di creazione di posti di lavoro e ad aiutare i cittadini a trovare un lavoro. I paesi europei si misurano inoltre con rilevanti cambiamenti demografici, esacerbati dal processo di globalizzazione, in uno scenario in cui il numero dei contribuenti che sostengono i bilanci nazionali è in costante declino, fenomeno poco promettente.
Alla luce dell’agenda 2020 e dei relativi obiettivi per l’adozione di nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni di carbonio, la strategia per l’occupazione non dovrebbe considerare solo il breve termine ma anche il medio e il lungo termine. Tale strategia deve ovviamente prevedere misure per accrescere l’occupazione dei giovani con meno di 25 anni, la fascia d’età che sta oggi facendo registrare tassi di disoccupazione senza precedenti.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, desidero motivare il mio voto a questa relazione perché ritengo importantissimo l'oggetto di questa relazione per il futuro del mercato del lavoro in Europa.
Questa proposta contiene indirizzi di massima sulle politiche economiche in materia di occupazione da attuare all'interno dell'UE. La crisi economica non è finita e si sta trascinando dietro la crisi dell'occupazione.
E se anche è vero che vi sono segnali incoraggianti e di ripresa, il mercato del lavoro resta ancora sostanzialmente fermo e il numero dei disoccupati è sempre molto alto. Vi sono però delle differenze in Europa: per esempio in Spagna e in Grecia il numero dei disoccupati è preoccupante e in massima parte colpisce i giovani. Nel mio paese invece, per fortuna, ma anche grazie alla buona azione svolta dal governo italiano, il numero di disoccupati non è aumentato così drammaticamente. Il governo italiano, bisogna riconoscerlo, è stato all'avanguardia nel promuovere flessibilità e dinamicità del mercato del lavoro, e questa ricetta sembra dare i suoi frutti.
Alcuni governi troppo orientati a difendere i diritti dei lavoratori hanno lasciato che i lavoratori stessi perdessero il loro lavoro. Essere invece più flessibili e pronti a un mercato del lavoro nuovo e competitivo salva i posti di lavoro e crea le condizioni economiche favorevoli perché ne nascano di ulteriori.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione Őry, nonostante recepisca taluni importanti emendamenti della sinistra, quali la necessità di tutelare l’uguaglianza di genere e nonostante migliori il testo della Commissione. Ho votato contro la relazione perché sposa la filosofia di un mercato flessibile e chiede ancora maggiore flessibilità e l’uso strategico della flessicurezza sul mercato del lavoro che, come ben sappiamo, va contro gli interessi dei lavoratori.
Nella relazione si rileva inoltre che, per uscire dalla crisi finanziaria e attuare politiche di crescita, è necessaria una ristrutturazione basata sul pieno sfruttamento del mercato interno e la rimozione degli "ostacoli legislativi". Dietro a queste fumose definizioni, tuttavia, si cela forse una scarsa o nulla tutela dei diritti dei lavoratori.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Sostengo la relazione Őry e ringrazio per l’opportunità che essa offre. Nel quadro dell’Agenda 2020, risultava urgente e necessario definire indirizzi di massima in materia di politica economica (articolo 121 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), ma anche politiche in materia di occupazione (articolo 148). L’attuale crisi economica esaspera i problemi sociali ed impone l’attuazione urgente di politiche per l’impiego efficaci e prolungate. Condivido inoltre la necessità di adottare provvedimenti più stringenti per accrescere il livello occupazionale degli uomini e delle donne d’Europa.
La relazione ci ha permesso di sollevare temi ai quali non era stata data sin qui sufficiente enfasi, quali: la riduzione della disoccupazione fra i gruppi più vulnerabili, compresi i giovani, aumentando i livelli educativi, riducendo i tassi di abbandono scolastico e sottraendo i cittadini alla povertà; la garanzia di un uguale trattamento e retribuzione per lavoro uguale nello stesso posto di lavoro; e il coinvolgimento delle autorità locali e regionali, dei parlamenti e delle parti sociali nella progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione di questi programmi, segnatamente nella fissazione di obiettivi ed indicatori.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la strategia di Lisbona dichiara che l'Unione europea deve migliorare la sua produttività e competitività attraverso la forza lavoro.
Oggigiorno l'obiettivo non è stato completamente raggiunto in quanto il tasso di disoccupazione è ancora elevato. È importante analizzare i problemi che determinano il rallentamento della piena occupazione. Eliminare le discriminazione fondate sul sesso, sulle razze, sull'origine etnica e sulla religione sarebbe un notevole passo in avanti che permetterebbe sopratutto ai giovani e alle donne di essere più competitivi nel mondo del lavoro. Le donne hanno, inoltre, la difficoltà di coniugare il ruolo di madri e lavoratrici: migliorare gli asili nido nelle aziende, concedere il part-time quando richiesto, assistere il proprio figlio in caso di malattia senza avere la preoccupazione di perdere il posto di lavoro sarebbero utili per agevolare il doppio ruolo femminile.
Un'altra categoria da tutelare sono i giovani che rischiano di essere precari per anni: hanno elevate capacità e conoscenze teoriche, ma mancano di pratica e di concretezza. La scuola deve essere più vicina alle richieste delle imprese e preparare gli studenti al mondo del lavoro. Le aziende, invece, devono puntare sulle nuove generazioni dando loro la possibilità di crescere professionalmente.
Anna Maria Corazza Bildt, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark, Anna Ibrisagic and Alf Svensson (PPE), per iscritto. – (SV) Oggi, 8 settembre 2010, abbiamo votato a favore della relazione (A7-0235/2010) sulla proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione: Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020 [2010/0115(NLE)]. Vorremmo tuttavia precisare che vi sono passaggi della relazione che non condividiamo, ad esempio le proposte di dettagliata regolamentazione delle politiche per il mercato del lavoro degli Stati membri, il controllo sovranazionale dell’industria e del commercio degli Stati membri e la disciplina comunitaria dei salari minimi. Noi difendiamo con forza il principio di sussidiarietà. Confermiamo comunque che molti dei contenuti della relazione sono apprezzabili. Ad esempio, siamo ovviamente a favore dei principi di uguale trattamento fra uomini e donne e di parità di retribuzione per uno stesso lavoro.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento ha fornito il proprio parere sugli orientamenti integrati in materia di occupazione. I 10 orientamenti hanno lo scopo di creare più posti di lavoro migliori, sostenere il lavoro decoroso e migliorare i sistemi di istruzione e formazione. Il Parlamento è intervenuto per garantire un più efficiente impiego del Fondo sociale europeo e un accesso a servizi pubblici di alta qualità e accessibili, nonché per assicurarsi che venga prestata maggiore attenzione ai lavoratori poveri e alla lotta all’esclusione sociale..
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) La situazione del mercato del lavoro è senza ombra di dubbio la principale preoccupazione dei nostri cittadini. Il mercato del lavoro continua a deteriorarsi, con un tasso di disoccupazione che si attesta oggi al 9,8 per cento.
Gli orientamenti a favore dell’occupazione costituiscono uno strumento essenziale per incentivare le riforme strutturali, nonché un mezzo per valutare l’impatto delle riforme da compiere nel quadro della strategia 2020 e nel contesto dell’istituendo nuovo coordinamento delle politiche economiche. È pertanto essenziale affrontare queste tematiche, ma è altrettanto fondamentale far sì che le riforme siano quanto mai appropriate.
Disporre di orientamenti è una cosa; altro è, tuttavia, vederle correttamente attuate dagli Stati membri. A questo scopo, mi sembra particolarmente utile riaffermare il ruolo del Consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" (EPSCO) nella strategia 2020 e nella governance economica e assicurare il pieno coinvolgimento dell’EPSCO nelle future riforme, in modo da garantire la vitalità del nostro modello sociale e l’elaborazione del miglior modello di governance politica per l’UE. Credo sia imperativo riequilibrare il pilastro sociale ed occupazionale nel quadro del processo decisionale europeo.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione perché afferma la necessità di politiche che promuovano l’invecchiamento attivo, le pari opportunità, la parità di retribuzione fra uomini e donne e l’accesso alla tutela e ai vantaggi sociali e professionali per le donne. Tenendo conto delle accresciute difficoltà nel garantire accesso al mercato del lavoro a un maggior numero di donne, diventa sempre più urgente attuare politiche che incentivino anche la riconciliazione fra vita professionale e familiare.
Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson and Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. – (SV) Oggi abbiamo votato a favore della relazione sugli orientamenti in materia di occupazione, ma vorremmo sottolineare che abbiano notato importanti discrepanze nelle versioni nelle varie lingue. Abbiamo votato a favore del fatto che gli Stati membri garantiscano un reddito minimo come recita la versione inglese dell’emendamento. Purtroppo, nella versione svedese l’espressione è stata tradotta con "minimilön", che significa "stipendio minimo".
I livelli salariali non rientrano nella competenza dell’UE, e quindi ne abbiamo dedotto che la versione svedese fosse sbagliata. Abbiamo inoltre scelto di votare a favore della presente relazione nonostante i riferimenti a "imposte elevate" quali ostacoli alla crescita, senza che ne venisse fornita una chiara definizione. Neanche la fiscalità ricade nella competenza dell’Unione europea e riteniamo che vi siano molteplici esempi di attività finanziate dalle entrate fiscali che hanno dato un significativo contributo alla crescita.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Come ho detto a proposito della relazione Gruny, votata nel luglio scorso, la società si è trasformata, il mondo è cambiato e pertanto anche le relazioni industriali devono cambiare. Ne sono fermamente convinto e quindi sono lieto che il Parlamento abbia difeso modelli di lavoro più flessibili come strumento di lotta contro la disoccupazione. Inoltre, dato che ho ricoperto incarichi governativi nel settore dell’istruzione, sono lieto di constatare che questa proposta pone particolare enfasi sull’istruzione e sulla qualificazione dei lavoratori. In effetti, questo è un impegno che dovrebbe essere preso molto seriamente nel contesto della strategia Europa 2020. Considerando che la crisi ha provocato un aumento del numero di disoccupati in Europa dai 16 milioni del 2008 ai 23 milioni del 2010, qualsiasi strategia di uscita deve prevedere un recupero dei posti di lavoro. Ciò sarà possibile solo concentrando decisamente i nostri sforzi sull’innovazione, sul lavoro flessibile e su nuovi modelli di lavoro e formazione per un numero crescente di giovani in un mercato sempre più competitivo.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. − (PT) I nuovi orientamenti in materia di occupazione per il 2020 si inseriscono nel contesto della crisi economica, i cui effetti negativi sul mercato del lavoro continueranno a farsi sentire anche nei prossimi anni. Vi sono problemi immediati legato alla disoccupazione e, al contempo, sfide a lungo termine, segnatamente, i cambiamenti demografici, la globalizzazione e l’adozione di nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio. È quindi molto importante che esista una strategia europea in materia di occupazione che risolva i problemi più urgenti derivanti dalla crisi, così come le difficoltà emergenti per il medio e lungo termine.
L’applicazione dei principi di flessicurezza, istruzione di qualità, apprendimento lungo tutto l’arco della vita e lotta alla disoccupazione strutturale rappresentano requisiti indispensabili per raggiungere gli obiettivi comuni in materie di crescita economica e benessere sociale. L’attuazione della strategia Europa 2020 deve dunque iniziare subito. I Fondi strutturali e il Fondo di coesione europei per il periodo di programmazione in corso devono già essere avviati alla luce di questa strategia. Dobbiamo perseguire l’obiettivo di coesione e creare sinergie tra la politica di coesione e le altre politiche settoriali.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato contro questa risoluzione perché ignora le cause principali della disoccupazione, l’insicurezza occupazionale e la povertà, e perché le proposte che abbiamo nuovamente presentato in quest’Aula sono state respinte. Erano le seguenti:
- La Commissione dovrebbe riconoscere la necessità di modificare le attuali politiche macroeconomiche sospendendo il Patto di stabilità e crescita e ponendo fine al processo di privatizzazione e liberalizzazione, dando così la priorità alla creazione di posti di lavoro di qualità con diritti per tutti i lavoratori e migliori salari, riducendo i livelli di povertà e promuovendo l’inclusione sociale ed il progresso.
- Il lavoro sommerso dovrebbe essere combattuto con controlli più rigorosi da parte degli ispettorati del lavoro, unitamente a provvedimenti fiscali per i cittadini a basso reddito.
- Il Consiglio dovrebbe individuare un compromesso a livello UE per risolvere la situazione delle persone senza fissa dimora entro il 2015 e predisporre misure politiche integrate che garantiscano possibilità d’accesso all’edilizia abitativa con adeguata fornitura energetica per tutti.
Anche la nostra proposta di inclusione di una nuova direttiva sulle pari opportunità è stata respinta. Sosteneva la necessità da parte degli Stati membri di accrescere l’occupazione femminile nel rispetto dei diritti delle donne ed eliminando tutte le diseguaglianze, attraverso obiettivi specifici di pari opportunità, l’integrazione orientata al genere e azioni politiche specifiche.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) Proprio quando il tasso di disoccupazione in Europa sta per raggiungere il 9,8 per cento, proprio quando la situazione del mercato del lavoro continua a peggiorare, proprio quando non si sono ancora manifestati tutti gli aspetti della crisi economica, proprio ora l’Unione europea deve attuare una strategia per l’occupazione che sia ambiziosa. Il Parlamento europeo ha quindi adottato, come parte della strategia Europa 2020, una serie di orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione: 10 orientamenti sulla creazione di posti di lavoro, sulla qualità del lavoro, sull’occupazione giovanile e di persone appartenenti a gruppi vulnerabili, sulla lotta contro l’esclusione sociale e sull’importanza di impiegare al meglio il Fondo sociale europeo. Tutti questi possono sembrare obiettivi molto ambiziosi, e in effetti sono essenzialmente e prima di tutto orientamenti che devo essere attuati, ora e in futuro, dagli Stati membri; rappresentano inoltre un forte messaggio dal Parlamento europeo ai paesi dell’UE, in un momento in cui l’occupazione è il problema che maggiormente preoccupa i nostri cittadini.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Őry sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione nel contest della strategia Europa 2020. Il testo pone grande enfasi sulla necessità di rendere prioritaria la lotta contro la disoccupazione nel contesto della crisi economica e sociale e si concentra su alcuni punti in particolare: il tasso si occupazione deve essere portato al 75 per cento nell’intera Unione entro 10 anni e dobbiamo impegnarci in particolare a favore dei gruppi più vulnerabili sul mercato del lavoro (giovani, anziani, donne non specializzati, disabili e immigrati) in quanto proprio questi gruppo risentono maggiormente della discriminazione legata all’assunzione e all’occupazione. Il testo ribadisce anche i concetti fondamentali di lavoro dignitoso e lotta contro la povertà.
Małgorzata Handzlik (PPE), per iscritto. – (PL) Dagli orientamenti per le politiche a favore dell’occupazione per i prossimi 10 anni risulta che il terziario sarà uno dei settori che consentirà di creare il maggior numero di posti di lavoro. A tal fine, devono esistere condizioni favorevoli per le aziende in relazione ai servizi erogati, compresi i servizi transfrontalieri. Ritengo perciò che, se debitamente recepita dagli Stati membri, la direttiva servizi può costituire un valido sostegno alle politiche a favore dell’occupazione.
La direttiva offre nuove possibilità per le aziende e, se ben applicata, avrà un effetto benefico anche sul mercato del lavoro. Perciò sostengo le proposte della relazione. Il settore dei servizi richiederà lavoratori mobili adeguatamente preparati e qualificati, e per questo occorre modificare i sistemi educativi e di formazione, e le politiche a favore dell’occupazione.
Elie Hoarau (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore di questa relazione. In veste di rappresentante eletto di una regione d’oltremare, conosco molto bene le politiche a favore dell’occupazione e di lotta contro la povertà in quanto i Dipartimenti francesi d’oltremare fanno registrare i tassi di occupazione più bassi della Francia (43,9 per cento per esempio nella Réunion rispetto al 62,3 per cento negli Stati membri dell’UE).
Aumentare la percentuale del 10 per cento nel 2014 e arrivare al 75 per cento nel 2020 costituisce un obiettivo per il quale mi sono sempre battuto, soprattutto perché riguarda i giovani in difficoltà, le donne e i disabili. La proposta considera altresì la povertà e mira a ridurre del 25 per cento il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà. Questi obiettivi dovrebbero mobilitare tutte le forze politiche e sociali, francesi ed europee, affinché lo Stato possa impiegare le risorse necessarie per conseguirli nei tempi previsti.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa consultazione in quanto ritengo fondamentale che gli Stati membri dell’UE garantiscano che i livelli minimi di entrate adeguate siano sopra la soglia della povertà. È inoltre vitale rafforzare la clausola relativa a pari condizioni e pari trattamento salariale a parità di lavoro, ove possibile.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) L’attuale crisi economica è la principale variabile da considerare quando si discute di nuovi orientamenti in materia di occupazione per il 2020, in quando avrà un impatto considerevole sul mercato del lavoro nei prossimi anni. Sebbene alcuni dati indichino una ripresa in alcuni settori nell’Unione europea, la situazione economica nella maggior parte degli Stati membri rimane ancora fragile.
Dall’altro lato, non si sono ancora manifestate appieno le ripercussione della crisi in termini di disoccupazione, a seguito dei quali altre migliaia di persone perderanno il proprio posto di lavoro. Questo significhi che le grandi sfide che si dovranno affrontare saranno il cambiamento demografico, la globalizzazione e l’adozione di nuove tecnologie, incluse quelle a basse emissioni di carbonio. La strategia europea a favore dell’occupazione per il prossimo decennio dovrà occuparsi non solo dei problemi più urgenti derivanti dalla crisi, ma anche di quelli che sorgeranno sul medio e lungo periodo. Queste sono le motivazioni alla base del mio voto.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Condivido pienamente il punto di vista del relatore, onorevole Őry, e pertanto appoggio questa risoluzione legislativa. In particolare, plaudo all’emendamento n. 12 del Consiglio, che rileva l’importanza di contrastare le misure che rallentano la crescita economica, quali gli oneri burocratici e l’elevata imposizione fiscale. Non ricordo una precedente occasione in cui il Parlamento europeo abbia parlato di questi due fattori.
Pochi considerano il fatto che l’applicazione di imposte irrazionali ed illogiche può rendere inefficace qualsiasi sistema economico. L’attuale sistema fiscale ha determinato una crisi in Lettonia che, a causa di un sistema burocratico e mal strutturato, ha perso oltre 10 miliardi di euro. Mi sono espresso a favore della risoluzione legislativa nella speranza che dia inizio all’opera di ottimizzazione delle imposte in tutto il territorio dell’UE.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Le politiche a favore dell’occupazione sono vitali sia per l’economia sia per la pace sociale. Perciò è interesse di ogni nazione prendere decisioni volte all’adozione di misure consone. Le differenze dei singoli Stati membri rendono però impossibile l’adozione di un pacchetto standardizzato di provvedimenti. Portare il tasso di occupazione al 75 per cento in Stati membri quali la Polonia, Malta e l’Ungheria, oggi al di sotto del 60 per cento, è pura fantasia. Anche per l’Austria, che si attesta attorno al 70 per cento, resta da vedere se un maggior tasso di occupazione sia compatibile con la libertà di scelta individuale rispetto alla cura dei figli o con la tutela dei lavoratori nazionali contro il dumping salariale operato dai lavoratori stranieri. Per questi motivi ho deciso di votare contro la relazione in oggetto.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) L’idea che sia possibile combattere la disoccupazione in modo efficace in un’Unione Europea ultra-liberale è un’illusione e per questo ho votato contro la relazione dell’onorevole Öry.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho espresso il voto favorevole ala relazione del collega rumeno in quanto ne condivido l'impianto e il messaggio finale.
La proposta sottolinea l'importanza di aumentare la popolazione attiva nel mercato del lavoro, in modo da promuovere la riduzione della disoccupazione strutturale e dedicare particolari attenzioni ad una formazione professionale costante nel tempo. Ruolo centrale viene riservato al tema dell'istruzione mediante il miglioramento degli attuali sistemi educativi, incentivando i giovani ad accedere all'insegnamento superiore. Nei prossimi anni saranno inoltre profusi nuovi sforzi per una migliore promozione dell'inclusione sociale e lotta contro la povertà.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, il 27 aprile 2010 la Commissione ha presentato una proposta relativa agli "orientamenti integrati di Europa 2020" nella quale espone il quadro della nuova strategia e le riforme da attuare da parte degli Stati membri.
Le discussioni sui nuovi orientamenti in materia di occupazione 2020 sono in corso, nel contesto di una crisi economica che avrà sicuramente un notevole impatto sul mercato del lavoro per parecchi anni a venire. Nonostante alcuni segnali incoraggianti che indicano una ripresa della crescita, l'economia permane fragile nella maggior parte degli Stati membri. Pertanto gli effetti diretti della crisi sull'occupazione devono ancora farsi pienamente sentire. Di conseguenza sono stati esplicati tutti gli sforzi possibili per garantire una ripresa sostenibile, rafforzare le potenzialità di creazione di posti di lavoro delle economie europee e aiutare le persone a trovare lavoro.
È pertanto molto importante che la strategia europea in materia di occupazione per il prossimo decennio affronti e concili le sfide pressanti ed immediate derivanti dalla crisi assieme a quelle di medio e lungo periodo.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Nel quadro della strategia 2020 dell’UE, la Romania si è impegnata, con gli altri Strati membri, a portare il tasso di occupazione al 75 per cento entro il 2020. Come risultato di quest’obiettivo generale, in Romania si dovrà arrivare a un tasso di occupazione del 69-70 per cento entro il 2020. Devo ricordare che il tasso di occupazione rumeno nel 2010 è del 63,6, laddove la media europea è del 67,4 per cento.
Alla luce di questa premessa, invito gli Stati membri ad attuare programmi di riforma che concorrano a:
- incentivare la partecipazione dei lavoratori con politiche che promuovano le pari opportunità e la parità di retribuzione, allo scopo di comprimere il divario retributivo fra i sessi a 0-5 per cento entro il 2020;
- incrementare il tasso di occupazione con misure che incoraggino la partecipazione alla vita professionale, soprattutto per le minoranze etniche, compresi i rom;
- l’adozione di misure rigorose volte a scoraggiare l’economia sommersa, fonte di numerosi effetti negativi sul mercato del lavoro europeo, anziché promuovere misure volte solo alla tutela del lavoro nei mercati interni degli Stati membri;
- l’apertura completa dei mercati del lavoro ai lavoratori dei nuovi Stati membri.
Robert Rochefort (ALDE), per iscritto. – (FR) In una fase in cui non si è ancora interamente sentito il pieno impatto della crisi economica sui tassi di disoccupazione, è essenziale mettere in campo un’ambiziosa strategia europea in materia di occupazione.
Condivido l’obiettivo fissato dal Consiglio di portare il tasso di occupazione al 75 per cento della popolazione europea da qui al 2020, ma si deve fare di più. Si potrebbe, ad esempio, fissare un obiettivo per l’aumento del tasso di occupazione fra i gruppi più vulnerabili, quali i giovani fra i 15 e i 25 anni, i lavoratori anziani, le donne attive non qualificate o i disabili. Si potrebbe altresì ridurre ulteriormente il tasso di abbandono scolastico e portarlo a meno del 10 per cento.
Ritengo inoltre che il difficoltoso inserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo periodo esiga l’adozione di politiche specifiche ed esorto il Consiglio a dotarsi di mezzi per ridurre questa forma di disoccupazione di almeno il 10 per cento nel prossimo decennio. Per farlo, come suggerisce l’onorevole Őry nella sua relazione, almeno il 25 per cento di tutti i disoccupati di lungo periodo dovrebbero partecipare a qualche azione attiva di inserimento nel mercato del lavoro sotto forma di corsi di formazione e istruzione avanzata o di riqualificazione professionale.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) La relazione approvata oggi è una pietra miliare per gli orientamenti comunitari a favore dell’occupazione. Gli europarlamentari hanno votato affinché per la prima volta si aggiungesse una chiara componente sociale agli orientamenti, ad esempio le misure per combattere la povertà e il problema dei lavoratori a basso reddito, nonché per affrontare il nodo della disoccupazione giovanile e per garantire ai gruppi emarginati e vulnerabili l'accesso al mercato del lavoro. I governi dell’UE e la Presidenza belga dell’Unione devono ascoltare il messaggio lanciato oggi dal Parlamento europeo ed impegnarsi per politiche occupazionali più inclusive sul piano sociale.
Segnatamente, i governi nazionali devono dar seguito alla richiesta del Parlamento di adottare provvedimenti volti a migliorare l’equilibrio vita professionale - vita familiare e le pari opportunità. Si rendono necessari ingenti sforzi al riguardo per portare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro al 75 per cento entro il 2020.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, la relazione adottata oggi rappresenta un importante strumento per la promozione di nuove politiche occupazionali nel contesto della strategia Europa 2020.
È importante sottolineare come il testo chieda agli Stati membri interventi concreti volti ad accrescere i livelli occupazionali, prestando particolare attenzione alla promozione della mobilità dei giovani. L'obiettivo della creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, riducendo la disoccupazione ed aumentando la partecipazione al mercato del lavoro del 75% della popolazione attiva deve essere il traguardo da raggiungere nei prossimi anni. La popolazione attiva deve divenire il fulcro di qualsiasi politica economica di sviluppo a livello comunitario. Senza lavoro, qualsiasi tipo di progetto futuro, fare un viaggio, comprare una casa, fare un figlio, diventa un'utopia, un progetto difficilmente realizzabile.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta di una relazione su cui non possiamo essere d'accordo perché vuol favorire l'attuazione di interventi volti ad agevolare l'accesso al mondo del lavoro per alcune categorie, in particolare i rom.
Noi non possiamo accettare che invece di difendere i diritti di coloro che vivono nel proprio paese si debba agevolare chi in molte realtà è solamente un ospite. È evidente che in tempi di crisi ogni Stato deve agevolare i propri cittadini, eventualmente con progetti mirati per coloro che si trovano in condizioni precarie o senza occupazione.
Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto. – (PL) Mi sono espressa a favore della relazione sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione: Parte II degli orientamenti integrati di EUROPA 2020. Alla luce del fatto che il tasso di disoccupazione nell’Unione europea è del 9,6 per cento, è imperativo intensificare e razionalizzare le politiche in materia di occupazione per creare nuovi posti di lavoro. In Polonia, grazie al sostegno comunitario migliaia di persone sono ora occupate. Il denaro disponibile allo scopo non è però sempre ben speso: la mancanza di orientamenti chiari fa sì che molti progetti siano portati avanti su base ad hoc. Ne risulta che i corsi di formazione non sono sempre adeguati alla situazione reale e vengano frequentati più volte dalle stesse persone. Perciò appoggio l’iniziativa della Commissione in quest’ambito. Gli orientamenti, adottati in tempo di crisi, saranno messi alla prova nei prossimi anni. Da questi orientamenti dipenderà il superamento della crisi da parte dell’Unione e capiremo se i nuovi posti di lavoro creati soddisfano davvero le esigenze presenti e future del mercato del lavoro.
È inoltre importante monitorare l’efficacia degli orientamenti raccogliendo specifici dati statistici sull’efficacia dei provvedimenti assunti in loro funzione. Solo così potremo misurare il reale impatto delle risorse finanziarie comunitarie sulla riduzione della disoccupazione nell’Unione europea. Ciò consentirà a sua volta di apportare gli adeguamenti che si rendessero necessari in quest’ambito. Invito inoltre a porre particolare attenzione al sostegno della mobilità e dell’occupazione delle donne, dei giovani, degli anziani e dei disabili.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Nonostante alcuni segnali incoraggianti di rinnovata crescita, la situazione economica rimane fragile. L’Europa deve pertanto assicurare una ripresa sostenibile, consolidare il potenziale per la creazione di occupazione delle economie europee e favorire l’accesso al lavoro. Il consiglio espresso nella Relazione sugli orientamenti a favore dell’occupazione è chiaro: più donne, più anziani e più giovani al lavoro, meno povertà e migliore istruzione. Questo è il risultato che l’UE vuole conseguire entro il 2020, e per queste ragioni appoggio la relazione. Contiene orientamenti che consentiranno ai cittadini di conciliare meglio il lavoro e le attività di cura, ad esempio, attraverso orari di lavoro flessibili e assistenza infantile accessibile. È una politica che aiuterà le donne ad entrare nel mercato del lavoro. Il Parlamento punta inoltre a far sì che i paesi dell’UE migliorino i loro sistemi di previdenza sociale e garantiscano un reddito dignitoso, affinché si riduca la povertà e i cittadini capiscano che lavorare paga. Per finire, il costante perseguimento di questi obiettivi della politica di coesione eliminerà le disparità socio-economiche fra Stati membri e regioni. Se la Commissione verificherà con rigore il recepimento di tali orientamenti nelle politiche degli Stati membri, i piani dell’Europa per il 2020 non saranno solo vuote parole.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) Il dibattito sui nuovi orientamenti a favore dell’occupazione per il 2020 avviene in un momento in cui migliaia di famiglie di tutta Europa affrontano la tragedia della disoccupazione in seguito alla crisi economica. Tali orientamenti, che fanno parte della strategia Europa 2020, racchiudono orientamenti generali di politica economica e in materia di occupazione.
La relazione votata oggi, che ho appoggiato, è in linea con la proposta della Commissione, benché il relatore abbia fatto in modo che tali orientamenti siano chiari e utili agli Stati membri nella stesura delle loro politiche. La promozione dell’occupazione avverrà automaticamente grazie ad una crescita economica sostenibile, alla capacità delle aziende e dei lavoratori di adattarsi alle nuove situazioni, al raggiungimento di elevati livelli di istruzione, soprattutto fra i giovani, e ad una formazione continua che soddisfi le esigenze delle imprese, nonché grazie al coinvolgimento delle parti sociali in tutti questi processi.
Questo è quanto ha cercato di fare il relatore nel delineare gli obiettivi volti ad aumentare e migliorare l’occupazione, accrescere i livelli di istruzione, riconciliare vita professionale e familiare e ridurre il tasso di abbandono scolastico e la quota della popolazione che vive in povertà.
Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Gli orientamenti della Commissione in materia di occupazione e la relativa relazione del Parlamento europeo perseguono la strategia antipopolare portata avanti dall’UE, ovvero la strategia Europa 2020 e i suoi "orientamenti integrati". Essi costituiscono il quadro unitario della politica anti-labour dell’UE che è già stata varata e che s’intende promuovere in modo ancor più decisivo e coordinato in tutti gli Stati membri dell’UE.
Tali orientamenti rispecchiano gli sforzi compiuti dal capitale monopolistico per ridurre al minimo il costo della manodopera quale requisito essenziale per garantirsi profitti nell’attuale crisi del capitalismo. Per conseguire quest’obiettivo nel quadro degli orientamenti per l’occupazione, l’Unione europea, i governi borghesi e le forze politiche del capitale in seno agli Stati membri e al Parlamento europeo stanno sistematicamente promuovendo quanto segue: una vita professionale più lunga, un aumento dell’età pensionabile, con il pretesto dell’invecchiamento della popolazione e delle ridotte possibilità dei sistemi pensionistici nazionali, la "flessicurezza" e il lavoro flessibile, temporaneo e a tempo parziale come regola, spazzando via così tutti i diritti acquisiti dei lavoratori, l’adattamento dei sistemi educativi alla formazione di lavoratori da impiegare per soddisfare le necessità del capitale, una manodopera scientifica e intellettuale a buon mercato disponibile per le aziende e una nuova rete sulle soglie d’indigenza nei casi di povertà estrema, per prevenire la rivolta sociale contro il brutale sfruttamento.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Onorevoli colleghi, questa relazione rileva opportunamente l’importanza di accrescere il livello occupazionale e la partecipazione al mercato del lavoro. È importante per la nostra economia e per la nostra società. È altresì importante non sacrificare la qualità alla quantità, tralasciando di affrontare la situazione dei lavoratori a basso reddito a livello nazionale e comunitario. Vi è un numero significativo di persone che lavora, ma il cui reddito disponibile è insufficiente per sottrarsi alla povertà. La recessione economica ha generalizzato questo problema all’intera Europa e la situazione è particolarmente grave in Lituania.
Queste tendenze si riflettono molto bene nei salari minimi percepiti dai lavoratori e dalla riduzione generalizzata delle retribuzioni quale misura di austerity. Le persone prive di istruzione superiore sono particolarmente vulnerabili. Secondo le statistiche UE, il rischio di povertà per un lavoratore privo d’istruzione superiore è del 16 per cento – il doppio della media in Lituania e otto volte più elevato rispetto a un impiegato in possesso di un titolo di studio universitario. Purtroppo, questo divario è molto più forte in Lituania che negli altri Stati membri dell’Unione. Il tema della povertà fra i lavoratori non è stato sufficientemente discusso dagli Stati membri, compreso il mio. Occorre studiare di più questo problema e introdurre misure specifiche per ridurre la povertà dei lavoratori.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sulla situazione dei diritti umani in Iran, perché ritengo che la condanna a morte per lapidazione emessa nei confronti di Sakineh Ashtiani sia una chiara violazione da parte dell’Iran dei propri doveri istituzionali. Indipendentemente dai fatti, una condanna di questo tipo non è mai giustificabile né accettabile. La tortura, la detenzione illegale, la violenza fisica e sessuale e l’impunità dei funzionari dello Stato continuano a essere pratiche diffuse in molti paesi, sollevando seri dubbi sull’imparzialità e la trasparenza dei procedimenti giudiziari nei paesi in questione. La continua persecuzione delle minoranze etniche e religiose, oltre alla persistente criminalizzazione delle relazioni sessuali libere tra adulti, è inaccettabile.
In una simile situazione, sta a noi europei, difensori dei diritti umani e dei valori democratici che formano le basi delle nostre istituzioni, esercitare più pressione possibile sulle autorità iraniane affinché rivalutino simili procedimenti. Tale pressione ha già dato dei frutti: il governo iraniano, infatti, ha annunciato la sospensione della condanna a morte per lapidazione di Sakineh Ashtiani. Vorrei rendere omaggio al coraggio di tutti gli uomini e le donne iraniani che stanno lottando per difendere le loro libertà fondamentali.
Charalampos Angourakis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il Parlamento europeo si è affrettato a dichiarare il suo sostegno ai piani imperialistici in Medio Oriente e alle palesi minacce militari di Israele, Stati Uniti e NATO contro l’Iran. Con il pretesto della condanna a morte per lapidazione contro Sakineh Mohammadi-Ashtiani e dell’inaccettabile persecuzione dei movimenti popolari, tutti i gruppi politici del Parlamento europeo hanno, in una rara manifestazione di umanità, adottato una risoluzione mirata ad accelerare l’intervento imperialista in Iran. Il partito comunista greco non appoggia la risoluzione perché non ha niente a che vedere con la solidarietà necessaria alla classe operaia per la sua lotta contro il regime reazionario e retrogrado che, al contrario, è rafforzato dalle sanzioni e da questo genere di risoluzioni. È significativo che si sia deciso di tenere questa discussione al Parlamento europeo subito dopo le proteste espresse dall’ambasciata israeliana a Bruxelles, la quale ha richiesto di trattare l’argomento per non affrontare il tema delle violazioni dei diritti umani in Israele, spostando, invece, l’attenzione sull’Iran.
La sensibilità del Parlamento europeo in merito al tema dei diritti umani è un modo per nascondere l’aggressiva politica estera dell’Unione europea e i crimini perpetrati nei confronti dei lavoratori, gli immigrati, dei popoli. La lotta contro la NATO, contro l’Unione europea e contro le unioni imperialiste sta diventando ogni giorno più necessaria se vogliamo che i cittadini ottengano diritti e libertà e che siano padroni del proprio destino.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Sakineh Mohammadi Ashtiani, una donna iraniana di 43 anni, rischia di essere lapidata a morte per adulterio e per aver organizzato l’omicidio di suo marito. In qualità di eurodeputata e presidente dell’associazione Femmes au Centre, sono indignata da questa decisione, da tutti ritenuta arbitraria; in effetti questa decisione viola i più fondamentali diritti umani, segnatamente il diritto alla difesa e alla dignità umana. Ancora oggi, in alcuni paesi, convivono due tipi di giustizia: le donne vengono condannate e torturate, violando i loro diritti fondamentali, dagli uomini che detengono il potere assoluto. Sono lieta dell’adozione quasi all’unanimità della risoluzione del Parlamento che invita il regime iraniano a cambiare idea in relazione a questa sentenza, in quanto assesta un importante colpo. Dobbiamo ora attenderci progressi concreti in materia di diritti umani in Iran.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della presente risoluzione. L’Iran continua ad essere il paese con il maggior numero di esecuzioni capitali all’anno. Sostengo quindi appieno la posizione del Parlamento europeo a condanna della pena capitali e che invita le autorità iraniane ad abolire questa condanna, ad eliminare tutte le forme di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti e a porre fine alle impunità per le violazioni dei diritti dell’uomo. Sostengo gli obiettivi dell’Unione europea di promuovere i diritti umani a livello mondiale e l’attuazione dei relativi programmi di sostegno, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani finanziato dall’Unione europea. Questo strumento, con un bilancio di 1,1, miliardi di euro per il periodo 2007-2013, è volto a garantire il rispetto dei diritti umani e della democrazia in tutto il mondo. La Commissione e il Consiglio, insieme ad altre organizzazioni internazionali, deve quindi continuare a preparare ulteriori strumenti di sostegno al fine di difendere in modo attivo i difensori dei diritti umani in Iran.
Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione comune ha tutto il mio appoggio, come rappresentante politica, ma prima ancora come donna: l’Iran è oggi il paese simbolo della violenza dell’islamismo radicale e del fanatismo contro le donne e i loro diritti fondamentali.
Con questa risoluzione giustamente richiamiamo la Repubblica islamica e i suoi governanti al rispetto delle carte internazionali dei diritti umani al cui rispetto l’Iran è giuridicamente vincolato. Il caso di Sakineh, come gli altri inseriti nel testo che abbiamo votato, confermano che Teheran oggi non solo si colloca completamente all’opposto dei canoni della modernità politica e culturale, ma si pone anche su un piano di illegalità dal punto di vista delle norme internazionali, non attenendosi agli obblighi contratti con la ratifica della Convenzione dei diritti del fanciullo e del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
La risoluzione è dura, opportunamente dura, in un momento in cui dobbiamo far sentire all’Iran tutta la forza e la pressione di cui questa istituzione è capace, affinché la mobilitazione internazionale in atto per fermare il boia dello Stato Islamico sortisca l’effetto sperato. Il mio voto è pertanto decisamente favorevole.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) La comunità internazionale ha vinto una piccola battaglia nel caso della donna iraniana condannata a morte con il barbarico metodo della lapidazione, offrendo così un lume di speranza. La condanna è stata al momento sospesa, ma in fondo non ha importanza. Per questo tutti gli Stati membri devono portare avanti il loro impegno con l’obiettivo di bandire la pena di morte in Stati come l’Iran, dove la vita delle persone dipende da leggi perverse e arcaiche.
L’Unione europea deve continuare a condannare e a esercitare pressioni sugli Stati che non rispettano la vita e in cui i diritti umani non hanno alcun valore. Ci sono persone in Iran che rischiano ogni giorno la loro vita e la loro sicurezza personale nella lotta per ottenere maggiore libertà e più diritti democratici. Le associazioni e gli organismi internazionali dimostrano il loro sostegno a queste persone, ma, quando ci si trova di fronte a un regime oppressivo come quello di Teheran, in cui il tempo sembra distorto, la battaglia sarà lunga e difficile. Nessuno dovrebbe pagare con la libertà solo per aver espresso apertamente le proprie opinioni contro un regime o contro alcuni leader. L’Unione europea deve partecipare attivamente, svolgendo il suo ruolo di esportatore di libertà e rispetto delle persone e dei loro diritti.
Andrew Henry William Brons (NI), per iscritto. – (EN) Mi sono astenuto dalla votazione, ma avrei votato a favore della proposta (ECR) B7-0499/2010. Naturalmente, concordo sul fatto che la lapidazione (o qualsiasi altro tipo di condanna a morte) per adulterio sia assolutamente inaccettabile anche per i paesi musulmani, che desiderano proibire questo comportamento per legge. Sebbene non sia favorevole all’uso del diritto penale per imporre una condotta morale tra adulti consenzienti, rispetto il diritto dei singoli paesi di assumere posizioni diverse, se queste non infliggono condanne sproporzionate e selvagge. Mi preoccupa anche l’uso del diritto penale contro il dissenso politico, sia in Iran sia nei paesi dell’Unione europea che lo usano in modo improprio.
Chiunque sia accusato di reati gravi deve avere il diritto di essere rappresentato legalmente e deve essere tutelato da condotte inappropriate da parte della polizia prima del processo. Non ritengo spetti all’Unione europea dire all’Iran di non ricorrere in nessun caso alla pena di morte. Per non essere controproducente, questa proposta deve essere attentamente valutata e deve rivolgersi ai membri di una società molto conservatrice più orientati verso le riforme. Questa proposta sarà invece un’offesa anche nei confronti degli iraniani favorevoli alle riforme.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Sakineh Ashtiani è il volto delle esecuzioni capitali in Iran e il simbolo dell’ingiustizia nei procedimenti penali e della violazione dei diritti fondamentali nel paese. Vorrei unire la mia voce a quella dei movimenti internazionali di solidarietà che stanno richiedendo l’annullamento della sentenza l’immediata liberazione di Sakineh Ashtiani: questo corrisponde a lottare per pari diritti per le donne e per la libertà di espressione e di partecipazione attiva in una società libera. Sostengo fermamente le cause contro la discriminazione e in particolare le ragioni delle donne iraniane; tengo a sottolineare il ruolo di primo piano di Sakineh Ashtiani nella lotta per la democrazia, l’uguaglianza e i diritti in Iran. Il coraggio e la determinazione delle donne iraniane deve essere fonte di ispirazione per tutti noi.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) La dittatura teocratica iraniana semina odio e predica intolleranza. La sua retorica aggressiva a favore della distruzione di Israele e il suo programma nucleare, che prosegue senza controllo o supervisione internazionale, rappresentano delle minacce alla pace mondiale. I tribunali islamici applicano leggi barbare che sono di per sé una negazione della giustizia, ponendo le donne in una condizione di schiavitù virtuale.
Purtroppo, il caso di Sakineh Mohammadi-Ashtiani non è un caso isolato e noi dobbiamo dimostrare il nostro sostegno a tutte le donne condannate a morte senza rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne e dei diritti umani. Riaffermo qui la mia opposizione alla pena di morte e mi appello alle autorità iraniane, in conformità con le risoluzioni 62/149 e 63/138 delle Nazioni Unite, affinché instaurino una moratoria sulle esecuzioni, in attesa dell’abolizione della pena di morte. Condanno l’arresto e richiedo l’immediato rilascio di Zahra Bahrami, una cittadina olandese che si è recata in Iran per far visita alla sua famiglia; la donna è stata arrestata durante le proteste di Ashura del 27 dicembre del 2009 ed è stata costretta a confessare in televisione la veridicità delle accuse formulate contro di lei.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione congiunta sui diritti umani in Iran, che ho sottoscritto, poiché ritengo un imperativo morale fare pressione sulle autorità iraniane affinché cessino di commettere questo atroce crimine. Sono orgogliosa di essere nata nel paese che ha aperto la strada all’abolizione della pena di morte. Sakineh Mohammadi-Ashtiani non ha commesso alcun reato, ma è stata comunque arrestata e condannata a morte per lapidazione, oltre a essere costantemente umiliata e fustigata. Manifesto la mia profonda preoccupazione per le costanti notizie che ci giungono sulle persecuzioni perpetrate dalle autorità iraniane contro gli oppositori politici e i difensori dei diritti umani, in particolare donne e giovani studenti. Si tratta di una chiara violazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU e di abuso del potere giudiziario.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La violenza gratuita e sproporzionata non solo offende la nostra sensibilità di europei, ma si scontra direttamente con l’insieme di valori e di diritti nato in Occidente, ma oggi diventato, per fortuna, patrimonio dell’umanità. Tra questi casi spiccano gli episodi di violenza contro le donne che, in alcune società, sono spesso usate come arma o bottino di guerra, come oggetti decorativi o come esseri senza diritti o senza capacità di agire in modo autonomo, condannate a essere una minoranza aberrante e indifesa.
Purtroppo, esistono ancora degli Stati e dei paesi che continuano a perpetrare pratiche terribili contro le donne e a imporre loro condanne crudeli, brutali e chiaramente sproporzionate. Queste pratiche alimentano culture che opprimono, degradano e umiliano le donne semplicemente perché sono donne. Proprio perché credo nella natura complementare dei sessi, che si basa sulle differenze naturali, e alle pari opportunità, non posso far altro che condannare profondamente queste spregevoli pratiche.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Noi siamo contrari alla pena di morte in qualsiasi paese, sia esso gli Stati Uniti, l’Iran o qualunque altro paese del mondo. Siamo anche contrari a ogni forma di tortura, ovunque venga perpetrata, sia in Iran sia nelle prigioni controllate dalla CIA. Perciò, richiediamo all’Iran di risparmiare la vita di Sakineh Ashtiani e di smettere di lapidare donne, giovani e chiunque altro. Abbiamo quindi votato a favore della risoluzione in oggetto.
Vorremmo, comunque, sottolineare che, quando parliamo della lotta per il rispetto della democrazia in Iran, la difesa dei diritti di quanti lottano per la giustizia sociale, il progresso e la democrazia nel paese non deve, per nessun motivo, essere usata contro la sovranità dell’Iran, la sua integrità territoriale e il suo potere di decidere del proprio futuro. Inoltre, non deve essere usata per giustificare un intervento e un’ingerenza che non rispetti la sovranità territoriale del paese.
Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. – (GA) La morte per lapidazione non dovrebbe mai essere accettata né sostenuta. Chiedo alle autorità iraniane di revocare la condanna prevista per Sakineh Mohammadi-Ashtiani e di rivedere il caso.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto. – (PL) Mancano tre mesi alla fine del 2010 e il sistema giudiziario della Repubblica islamica dell’Iran quest’anno ha già emanato 2000 condanne alla pena capitale. Supponendo ottimisticamente che in quest’ultimo trimestre non verranno emesse altre sentenze di questo genere e che siamo a conoscenza di tutte le sentenze di morte, questo dato dimostra che ogni giorno a cinque cittadini iraniani viene comunicato che stanno per perdere la vita. La mattina potrebbe toccare a Sakineh Mohammadi-Ashtiani che nel 2006 è stata condannata a morte tramite lapidazione con l’accusa di adulterio; a mezzogiorno potrebbe essere il turno di Mohammad Mostafaei, avvocato specializzato in diritti umani fuggito dall’Iran per paura dell’arresto e della repressione; nel pomeriggio, la vittima del regime iraniano potrebbe essere Nasrin Sotoudeh, che sta lottando per la riduzione del numero di condanne a morte emesse nei confronti di minori; mentre la sera la prossima persona a essere arrestata potrebbe essere la cittadina olandese Zahra Bahrami, accusata di aver preso parte a una manifestazione di protesta.
Infine, e quinto, nella notte, le autorità iraniane potrebbero scegliere la prossima vittima (a noi sconosciuta) nel corso di un raid segreto.
Richiediamo quindi con fermezza l’abolizione categorica della pena capitale in Iran, la cancellazione della condanna a morte per lapidazione prevista per Sakineh Mohammadi-Ashtiani e il rilascio di Zahra Bahrami. Ci preme anche far notare che l’Iran è firmatario della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, il cui articolo 18 stabilisce che “ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione sui diritti umani in Iran, con particolare riferimento ai casi di Sakineh Mohammadi Ashtiani e Zahra Bahrami, poiché la situazione di queste due donne è davvero tragica. Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata a morte dal governo iraniano, rischia di perdere la vita da un giorno all’altro attraverso il barbarico rituale della lapidazione. Quale paese, nel XXI secolo, può scrivere nero su bianco nel proprio codice penale le dimensioni delle pietre che devono essere impiegate per la lapidazione dei prigionieri condannati? L’Iran è quel paese. Solamente il coinvolgimento della comunità internazionale e politica è servito ad evitare la lapidazione negli ultimi anni e sarà anche l’unico strumento che farà cedere il governo iraniano. Abbiamo un compito, in quanto politici, cittadini, esseri umani: evitare una pratica che non è altro che omicidio.
Eija-Riitta Korhola (PPE), per iscritto. – (FI) Ho votato a favore della proposta di risoluzione RCB70494/2010 sui diritti umani in Iran perché credo che l’Unione europea debba rendere noto al mondo che un’esistenza degna per un essere umano, i diritti politici e il trattamento equo sono diritti fondamentali per tutti, a prescindere dal paese in cui sono nati. Dopo aver letto la risoluzione, chiunque abbia la coscienza pulita sarà in grado di capire perché questo tema provochi reazioni forti in Europa, per cui non ritengo necessario avanzare severe critiche durante questa revisione.
Sebbene in questo momento l’Iran sia un esempio palese di situazione deplorevole in termini di diritti umani che dovrebbe mettere in allerta tutti, questo non deve comunque farci dimenticare che problemi simili, se non più gravi, esistono in tutto il Terzo mondo. Nelle regioni sottoposte alla legge della Sharia, infatti, l’oppressione è sistematica e su ampia scala.
Sono consapevole che, da parecchio tempo ormai, l’Unione europea e il mondo occidentale condividono la stessa posizione in materia di diritti umani, ma non sono ancora stati fatti progressi significativi. Per questa ragione, ritengo importante che l’Unione europea continui, in futuro, a fare pressione sull’Iran e su altri paesi problematici in materia di diritti umani.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) Quanto sta accadendo in Iran in relazione ai diritti umani è assolutamente da condannare e l’Unione europea, in qualità di difensore dei diritti umani a livello mondiale, non può rimanere indifferente e deve dimostrare il proprio disgusto alle numerose condanne a morte per lapidazione che hanno avuto luogo nel paese per molti anni. L’Unione europea deve dire chiaramente che questo tipo di pratiche non posso esistere in un paese che desidera essere rispettato e mira a mantenere relazioni diplomatiche normali con tutti gli Stati membri. Queste sono le motivazioni alla base del mio voto.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Ho votato a favore della risoluzione congiunta sulla situazione dei diritti umani in Iran perché appoggio pienamente il suo contenuto. La dittatura di Ahmadinejad ha riportato il sistema e i poteri dello Stato ai livelli del Medioevo. Dobbiamo ricordare al regime iraniano che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo non è fatta solo di belle parole. Ho votato a favore della risoluzione perché gli estremisti islamici non vogliono capire il significato di “diritto internazionale”. Dobbiamo far abolire la pena di morte in Iran e salvare Sakineh Mohammadi-Ashtiani e Zahra Bahrami dalle mani dei terroristi religiosi che hanno trasformato la legge in uno strumento di terrore contro la loro stessa gente.
Claudio Morganti (EFD), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato positivamente alla risoluzione con la speranza che si fermi questa barbarie e che, per tutte le donne e gli uomini nelle condizioni di Sakineh, siano rispettati i diritti umani. Vorrei sottolineare che ciò a cui stiamo assistendo deriva dall’applicazione della legge fondamentalista islamica che qualcuno vorrebbe introdurre anche nella nostra Europa democratica.
La pena di morte comminata con lapidazione è una vera e propria forma di tortura. Negli ultimi anni centinaia di donne sono state lapidate in Iran per il reato di adulterio e almeno altre 40 persone sono imprigionate in attesa dello stesso destino. Per non parlare delle migliaia di donne arrestate per motivi politici e spesso torturate e giustiziate.
Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ogni parola detta in quest’aula sia una pietra deposta ai piedi di coloro che praticano la lapidazione per costruire un muro di vergogna intorno a loro e cancellarli dal consesso umano.
Sakineh deve essere salvata e con lei le donne e gli uomini che nel mondo sono ancora vittime di una barbarie e crudeltà sconosciuta anche agli animali più feroci e primitivi. È la Bestia, intesa come il diavolo, che oggi muove le mani e le labbra d’indegni leader e di falsi religiosi che l’Onnipotente ha già condannato senza possibilità di grazia. Sappiano che se non si fermano ora il loro tempo è segnato e per loro non vi sarà requie né ora né nell’eternità.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho espresso il mio voto favorevole alla proposta di risoluzione e sono contento che il Parlamento si sia espresso con quasi unanimità a favore. Sono occasioni come queste che dimostrano la forza persuasiva della democrazia.
La mobilitazione che l'Europa e, in particolare, l'Italia ha posto in essere a sostegno di Sakineh va sostenuta con forze e mi auguro che la situazione in Iran migliori. Ritengo ruolo primario del Parlamento Europeo quello di farsi luce e speranza per tutte le vittime di violazioni di diritti umani e mi auguro che il regime iraniano ripensi la sua politica e rispetti maggiormente le donne e instauri un regime giudiziario più limpido e meno medioevale.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Le parole spesso non sono sufficienti a descrivere la barbarie, l’ignominia e il disprezzo totale dei più fondamentali valori umani. Di fronte alle pesanti pietre degli oscurantisti, ora spetta ai democratici del mondo salvare Sakineh Mohammadi-Ashtiani.
Da quando i mullah hanno reintrodotto la lapidazione nel 1979, 300 persone sono state massacrate (non c’è altra parola per descrivere quest’azione) a seguito di processi farsa, per non parlare dell’impiccagione di minori, omosessuali e oppositori politici, tra cui seguaci della fede Baha’i, il cui unico crimine è di non condividere la stessa religione con quanti sono al potere a Teheran.
Ecco, quindi, il peso delle nostre parole e di questa mobilitazione internazionale a cui il Parlamento europeo ha deciso di prendere parte questo pomeriggio. Il bellissimo viso di Sakineh ora rappresenta la lotta per i diritti delle donne in Iran e la difesa di tutte le vittime dell’oppressione.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (ES) Con la risoluzione che abbiamo appena adottato dichiariamo la nostra netta censura nei confronti della condanna a morte per lapidazione della cittadina iraniana Sakineh Mohammadi-Ashtiani. Indipendentemente dalle accuse a suo carico, una condanna a morte per lapidazione non è né giustificabile né accettabile e noi parlamentari chiediamo alle autorità iraniane di revocare la sentenza e riesaminare il caso.
Il testo, adottato con 658 voti a favore, 1 contrario e 22 astensioni, richiede anche al governo iraniano di riesaminare il caso di Zahra Bahrami e che “le conceda immediatamente la possibilità di consultare un legale e di beneficiare dell’assistenza consolare, la rilasci o le permetta di essere sottoposta a un equo processo”. Allo stesso modo, noi parlamentari richiediamo a Teheran di bloccare l’esecuzione di Ebrahim Hamidi, un ragazzo di 18 anni accusato di sodomia.
Il Parlamento europeo esprime la sua costernazione per il fatto che “l’Iran continua a trovarsi nel gruppo dei pochissimi paesi, insieme all’Afghanistan, la Somali, l’Arabia Saudita e la Nigeria, che ancora praticano la lapidazione”. In questo senso, “invita il parlamento iraniano ad emanare una legge che renda illegale la crudele e disumana pratica della lapidazione”. Inoltre, il governo iraniano dovrebbe instaurare una moratoria delle esecuzioni in attesa dell’abolizione della pena di morte.