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Procedura : 2010/2856(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B7-0518/2010

Discussioni :

PV 21/09/2010 - 14
CRE 21/09/2010 - 14

Votazioni :

PV 22/09/2010 - 5.14

Testi approvati :

P7_TA(2010)0341

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 21 settembre 2010 - Strasburgo Edizione GU

14. Strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni montane, insulari e scarsamente popolate (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni montane, insulari e scarsamente popolate.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, si potrebbe quasi pensare che l’Europa sia un’isola alpina. Sono comunque lieto che il Parlamento europeo mostri continuo interesse per lo sviluppo economico e sociale delle regioni che hanno esigenze particolari, zone speciali come le regioni montane, insulari e scarsamente popolate.

Il trattato di Lisbona rafforza l’importanza della coesione territoriale, descritta come uno degli obiettivi dell’Unione nell’articolo 174. Per questo motivo la Commissione ha presentato il Libro verde sulla coesione territoriale al fine di dare il via a un dibattito a tutto campo. Tra i principali risultati di questa consultazione figura l’idea che ciò di cui si ha bisogno non sono necessariamente nuove e ulteriori risorse finanziarie, bensì che si debba sottolineare l’importanza dei concetti di sviluppo territoriale integrato e tenere in maggiore considerazione i punti di forza delle varie regioni.

A mio avviso, le specificità di una regione sono fondamentalmente un punto di forza. Pertanto, queste peculiarità regionali – che si tratti di un’isola, di una regione montana o di una zona scarsamente popolata – non creano automaticamente problemi né richiedono maggiore assistenza, soprattutto perché le zone non sono per niente uniformi. Non può quindi esservi una soluzione universale applicabile a tutte queste regioni.

La Commissione attribuisce la massima importanza alla crescita comune e armoniosa delle regioni. Pertanto in tutte mi interessa applicare la strategia congiunta Europa 2020, piuttosto che attuare diverse strategie in regioni diversamente strutturate rischiando di compromettere i nostri sforzi comuni invece che di aiutarle. Per questo non pensiamo sia necessaria una politica separata per le regioni in condizioni particolari; al contrario, la nostra politica deve essere maggiormente integrata nelle altre politiche, e le regioni devono adoperarsi di più per creare programmi mirati alle loro esigenze specifiche. La dimensione territoriale deve essere più presente e trovare maggiore applicazione in tutte le politiche.

Questo porta a quattro settori d’azione prioritari. Il primo è avvicinare la politica regionale ai cittadini e alle regioni. Nell’interesse dell’obiettivo coesione territoriale, la coerenza delle politiche va rafforzata a vari livelli. Questo implica anche tenere in seria considerazione l’approccio della governance multilivello, coinvolgendo tutte le parti interessate nella messa a punto e attuazione delle politiche. Significa inoltre sfruttare di più le attuali opportunità di cooperazione offerte dai partenariati interregionali, multiregionali e multinazionali per affrontare con più convinzione le sfide condivise da alcune zone, quali le grandi zone montane come le Alpi o i Pirenei.

Occorre poi un migliore coordinamento delle politiche per le regioni. Coesione territoriale significa anche tenere in maggiore considerazione la complementarietà e la coerenza delle politiche regionale e settoriale. Dobbiamo essere chiari sull’impatto delle singole politiche a livello regionale. A tale scopo la Commissione ha istituito il gruppo interservizio “Coesione territoriale”, che riunisce i rappresentanti delle diverse Direzioni generali, il cui compito principale è analizzare le singole politiche settoriali e i loro effetti sulle regioni, soprattutto su quelle caratterizzate da specifiche sfide a livello di territorio.

In terzo luogo, la cooperazione territoriale è necessaria per consolidare l’integrazione europea. La cooperazione riveste un’importanza chiave per le regioni che hanno problemi geografici. Il punto è trovare soluzioni transfrontaliere a sfide comuni che si tratti di strategie macroregionali come quella del Mar Baltico, reti interregionali o scambio di buone pratiche.

Infine occorre sfruttare di più le conoscenze regionali. Se vogliamo attuare una politica di sviluppo regionale tesa agli obiettivi e basata sul principio di sussidiarietà, sostenendo in tal modo gli obiettivi di Europa 2020, bisogna conoscere meglio la situazione delle regioni e l’impatto delle misure politiche. Il nostro sistema di monitoraggio deve essere perfezionato per una migliore elaborazione dei dati esistenti, e occorrono indicatori basati sugli obiettivi per garantire la bontà delle nostre politiche. Ciò è possibile solo lavorando insieme alle regioni, alle imprese regionali e ai cittadini.

Onorevoli deputati, occorre una forte politica regionale per tutti i territori che tenga in considerazione le diverse esigenze e caratteristiche. Sono lieto che presto discuteremo con il Parlamento europeo il futuro della politica regionale e di queste zone speciali, avvalendoci della quinta relazione di coesione.

 
  
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  Jan Olbrycht, a nome del gruppo PPE.(PL) Oggi diamo il via a un dibattito sul tema delle regioni con caratteristiche molto specifiche e particolari. Si tratta di regioni in cui molte attività prevedono costi aggiuntivi. Le isole e le regioni montane sono gravate da costi aggiuntivi dovuti a fattori geografici. La discussione odierna è di grande interesse anche sotto un’altra ottica, di grande rilevanza per le ulteriori misure citate dal Commissario: essa infatti apre la discussione sul tema della politica di coesione dopo il 2013.

La risoluzione oggetto del dibattito odierno non vuole tanto esprimere la volontà di aiutare determinati territori (questo lo si trova nel trattato), bensì vertere su misure molto specifiche e sollevare alcuni interrogativi sulle modalità di organizzazione della politica di coesione dopo il 2013. Si noti che nella risoluzione si pone perlopiù l’accento sull’integrazione tra politica regionale e altre politiche. Si interroga sugli indicatori e sul perché ricorrere alla politica di coesione e al prodotto interno lordo. Afferma la necessità di ricorrere anche ad altre politiche a sostegno di queste regioni tra cui la politica agricola, che occorre tenere a mente pur non essendo oggetto del dibattito. Parla di cooperazione territoriale e di fare miglior uso del gruppo europeo di cooperazione territoriale, sul quale abbiamo lavorato nel precedente quadro finanziario. In altre parole ci troviamo nella prima fase di un serio dibattito sulla futura politica di coesione. Lo stiamo iniziando con regioni particolari, ma è un inizio che dimostra che la politica di coesione è e deve rimanere tra le politiche chiave dell’Unione europea.

 
  
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  Georgios Stavrakakis, a nome del gruppo S&D.(EL) Signor Presidente, ringrazio innanzi tutto il Commissario per la sua presenza.

Tutte le isole e le regioni montane sono zone in cui il coordinamento è di vitale importanza, sia per la pianificazione politica che per l’attuazione dei programmi. Sono aree in cui diverse politiche come quella rurale, regionale, dei trasporti, ambientale, della pesca e dell’occupazione devono risolvere una serie di problemi caratterizzati da molteplici aspetti.

L’Unione europea ha messo a punto moltissimi interventi per queste zone nel quadro di varie politiche. Ciò che manca, a mio avviso, è il coordinamento. Per un paese come la Grecia, ad esempio, in gran parte montuoso e con oltre 200 isole abitate, è facile capire che è impossibile migliorare la coesione economica e sociale senza un coordinamento a tutti i livelli.

In questo modo l’Unione europea avrà un duplice vantaggio: da una parte eviteremo di finanziare gli stessi interventi su diversi programmi, dall’altra promuoveremo la crescita garantendo maggiori vantaggi ai cittadini ovunque essi si trovino.

La necessità di un approccio integrato alla pianificazione e all’attuazione delle politiche per le isole e le regioni montane dell’Unione europea deve essere cosa ovvia, non un pio desiderio.

 
  
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  Riikka Manner, a nome del gruppo ALDE. (FI) Signor Presidente, signor Commissario, avendo raggiunto un ottimo compromesso nella risoluzione ringrazio tutti gli onorevoli colleghi che vi hanno lavorato.

Risollevare la situazione delle zone colpite dalla crisi finanziaria deve essere una delle nostre priorità, e lo stesso dicasi anche per la politica regionale. Le zone sono perlopiù quelle settentrionali, scarsamente popolate, regioni montane e di confine e isole. Con la risoluzione il Parlamento lancerà un fortissimo appello alla Commissione affinché, in futuro, dedichi particolare attenzione anche alle aree con svantaggi naturali di carattere permanente nell’ambito dei quadri finanziari e del prossimo periodo di programmazione.

L’assistenza a regioni scarsamente popolate sarà molto importante nella prossima politica di coesione se essa vuole continuare a rivestire un carattere globale. Ricordo inoltre ai colleghi a favore delle risoluzioni che devono garantire il raggiungimento di questo obiettivo anche a livello concreto: non solo votando a favore della risoluzione, ma anche facendo in modo di prevedere finanziamenti destinati alle zone speciali nei futuri quadri finanziari.

Sono lieta che il documento sottolinei l’importanza di sfruttare le potenzialità offerte da queste regioni. È importante poi tenere conto delle preziosissime risorse disponibili in queste zone, e non solo considerarne i problemi. Solo sfruttando il loro vero potenziale potremo realmente promuoverne lo sviluppo. I mezzi di sussistenza tradizionali, l’energia e i settori su cui insiste la strategia Europa 2020, come ricerca e sviluppo, sono per loro fondamentali.

Attendo con interesse la quinta relazione di coesione della Commissione. Sarà curioso vedere come la Commissione terrà conto degli obiettivi di Europa 2020, e come in tutta Europa verranno sfruttate le specifiche competenze di queste zone speciali.

 
  
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  François Alfonsi, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, la definizione di una strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni montane, insulari e scarsamente popolate è una vera e propria necessità.

L’articolo 174 del trattato di Lisbona rappresenta finalmente la presa di coscienza da parte dell’Unione europea di questi territori, che devono far fronte a svantaggi permanenti. La Commissione, pertanto, è tenuta ormai a proporre strategie concrete per garantire a chi vive in queste zone condizioni uguali a quelle degli altri cittadini europei, affinché possano effettivamente compensare gli svantaggi che subiscono nella vita quotidiana e nelle attività economiche.

A tale riguardo il prodotto interno lordo pro capite, criterio cui si attribuisce sempre la priorità nei fondi strutturali, non è di per sé sufficiente. Queste regioni sono penalizzate dal calo demografico, per via del quale la popolazione rimasta potrebbe persino registrare un PIL pro capite sempre più elevato. Occorre quindi adottare un approccio molto più complesso per questi territori, e il nostro gruppo intende insistere su questo punto.

Signor Commissario, l’articolo 174 del trattato di Lisbona riconosce la specificità di questi territori. Dobbiamo quindi attuare misure specifiche per sviluppare e trattare problemi specifici. Tali misure devono avere accesso ai fondi strutturali soprattutto quando i problemi sono particolarmente seri, come gli effetti del riscaldamento globale nelle zone insulari e montane, per esempio, l’approvvigionamento energetico, l’accessibilità, i problemi di trasporto e così via.

Esortiamo la Commissione a prevedere fondi specifici a favore di questi territori nelle prossime prospettive finanziarie, che riguarderanno il periodo di programmazione 2014-2020. Auspichiamo inoltre la prosecuzione e una più ampia applicazione di strumenti quali i gruppi europei di cooperazione territoriale, insistendo sull’eliminazione degli ostacoli che si frappongono alla cooperazione transfrontaliera.

 
  
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  Oldřich Vlasák, a nome del gruppo ECR. (CS) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, da più di due anni al Parlamento europeo discutiamo il tema delle regioni più remote e svantaggiate. Quando ho riletto il mio intervento originale tenuto in quel periodo, ho dovuto riconoscere che era ancora molto attuale e che non avrei cambiato una parola. Purtroppo sono costretto a dire, a nome del gruppo Conservatori e Riformisti europei, che non appoggiamo la proposta di risoluzione congiunta per quattro motivi.

Innanzi tutto siamo contrari all’idea di ingegneria sociale e di un’eccessiva ingerenza da parte delle autorità pubbliche. Bisogna capire che non è possibile risolvere alcuni problemi delle zone insulari, montane e scarsamente popolate, essendo questioni specifiche legate a caratteristiche geografiche e strutturali che non possiamo cambiare.

In secondo luogo non siamo d’accordo sul fatto che tutte le regioni montane, insulari e scarsamente popolate formino un gruppo omogeneo caratterizzato da aspetti comuni. Cosa hanno in comune la località montana francese di Chamonix e l’isola greca di Lefkada, o la regione finlandese sopra il circolo polare artico nella zona di Rovaniemi?

Inoltre, nella proposta e nel dibattito abbiamo completamente perso di vista le regioni di confine. Chiaramente non devo ricordare a nessuno che, in conformità all’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nel quadro della politica di coesione bisogna rivolgere un’attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizioni industriali e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi a causa di condizioni naturali e demografiche. Un’isola rimarrà sempre un’isola e una montagna sarà sempre una montagna ma i confini, quantomeno quelli amministrativi, possono svanire. Sarebbe quindi importante porre maggiormente l’accento sulle regioni di confine.

Infine crediamo sia prematuro discutere nuove misure legislative, programmi di sviluppo regionale e risorse finanziarie specifiche a queste zone. Chiaramente il dibattito sui fondi europei e il loro utilizzo dopo il 2013 ha iniziato a intensificarsi. Chiaramente i singoli Stati, regioni e territori cercano, in questa discussione, di attirare l’attenzione su problemi e necessità che vorrebbero finanziare tramite fondi europei. Indubbiamente le regioni svantaggiate hanno diritto a condizioni diverse quando si parla di cofinanziamento, regole di assistenza pubblica e regolamentazione del mercato interno con l’applicazione di norme doganali. Il contesto europeo deve tenere conto anche di questo, onde tutelare la specificità di queste regioni e attenuare i limiti.

Ad ogni modo, il punto è quale può essere l’efficacia di programmi europei di per sé complicati in casi simili. La politica strutturale europea deve basarsi sull’idea che le risorse finanziarie siano stanziate in primis a favore delle regioni più povere, che ne hanno più bisogno. Dovrebbe essere così a prescindere che si tratti di una zona insulare, montana o scarsamente popolata.

 
  
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  João Ferreira, a nome del gruppo GUE/NGL.(PT) Signor Presidente, signor Commissario, iscrivere alcuni nobili principi nei trattati e nella complessa legislazione comunitaria non implica, come sappiamo, la loro automatica attuazione. La coesione territoriale, come di fatto la coesione economica e sociale, ne è un esempio evidente. Più che risoluzioni e strategie, a questi obiettivi manca un quadro politico e macroeconomico generale e misure concrete che ne consentano la promozione e l’applicazione.

Purtroppo, le politiche perseguite dall’Unione europea non hanno portato alla coesione, bensì accentuato le asimmetrie: asimmetrie economiche, sociali e pure territoriali. Il rischio che queste asimmetrie aumentino sempre più in futuro è più che reale, vista l’applicazione sempre più restrittiva di strumenti come il Patto di stabilità e crescita e i seri vincoli che esso impone. Si tratta di un rischio molto concreto vista l’insufficienza dei bilanci comunitari, ben inferiori a quanto è necessario per attuare la coesione territoriale, economica e sociale. Oltretutto, questi fondi sono spesso distribuiti ingiustamente.

Benché le regioni montane, insulari e scarsamente popolate presentino differenze e specificità, tutte devono far fronte a una serie di difficoltà e problemi comuni permanenti. Alcune politiche comuni, lo ribadisco, hanno acuito questi problemi invece che risolverli o attenuarli. La stessa cosa si è verificata per la politica agricola comune e le successive riforme, di cui bisogna affrontare e correggere le forti conseguenze negative. Le caratteristiche specifiche del tessuto socioeconomico di queste regioni e i loro sistemi produttivi le rendono sensibili alla deregolamentazione dei mercati perseguita dall’Unione europea.

Abbiamo avanzato alcune proposte per porre rimedio alla situazione e promuovere lo sviluppo economico e sociale di queste regioni. Bisogna aiutarle a mobilitare le loro potenzialità di sviluppo endogeno sostenendo la produzione locale, stimolando i mercati locali e regionali, stimolando e aumentando gli investimenti pubblici e privati nelle attività produttive per mantenere e creare posti di lavoro con diritti e salari giusti.

Allo stesso modo non possiamo dimenticare che alcune di queste regioni, come le isole, sono spesso complementari in termini di produzione e mercato, una complementarità che è bene imparare a sfruttare e potenziare. Bisogna poi riconoscere che hanno maggiori difficoltà ad accedere a programmi e finanziamenti comunitari in settori quali ricerca e sviluppo, e per migliorare il loro accesso dobbiamo attuare misure di discriminazione positiva.

Anche un altro tema oggi discusso in Aula, la prevenzione delle catastrofi naturali provocate dall’uomo, è di nostro interesse. Bisogna riconoscere che queste regioni sono più vulnerabili in tal senso e che occorre rafforzare la prevenzione delle catastrofi, come sottolineato dalla relazione oggi approvata.

Ancora una volta lanciamo un allarme che abbiamo ripetuto in diverse occasioni: queste regioni, soprattutto quelle ultraperiferiche, devono continuare a rientrare negli obiettivi di convergenza per non aggravare una serie di debolezze strutturali di cui ancora gran parte soffre, come nel caso delle regioni autonome di Madeira e delle Azzorre in Portogallo.

 
  
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  Fiorello Provera, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto di domani è importante per oltre 90 milioni di europei che vivono in montagna. Il trattato di Lisbona, all'articolo 174, riconosce l'importanza della montagna e dei territori specifici, ma questo articolo va attuato con una politica concreta. Dalle parole bisogna passare ai fatti: la montagna non è soltanto aria pura, verde e vacanze, accanto a questo esistono problemi concreti che chi vive in montagna affronta ogni giorno con grande difficoltà.

La mancanza di infrastrutture rende più difficile la circolazione delle persone e delle merci e l'accesso ai servizi, con costi aggiuntivi per le imprese e per i cittadini. Per evitare lo spopolamento bisogna garantire a chi vive in montagna una vita dignitosa, con servizi moderni e una sanità adeguata come per ogni altro cittadino europeo.

La montagna ha anche una grande opportunità per produrre energia pulita, per il risparmio energetico e per un'agricoltura di qualità nel rispetto dell'ambiente. Per tutto questo ci vogliono soldi da investire in un programma quadro che tocchi ogni aspetto della vita di montagna. Questa iniziativa è stata condivisa da tutti i gruppi politici e dalle organizzazioni europee della montagna come Euromontana e AEM, un'iniziativa che peraltro risponde a un auspicio dello stesso Presidente Barroso.

Tocca ora alla Commissione attuare questa richiesta in tempi rapidi, coinvolgendo il territorio nel rispetto del principio di sussidiarietà. Concludo con la proposta, concreta, di creare un Commissario ad acta per la montagna e i territori specifici per coordinare efficacemente questa nuova politica europea.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, circa il 18 per cento della popolazione dell’Unione vive in regioni di montagna, ovvero zone caratterizzate da un interesse comune per agricoltura, silvicoltura e ovviamente turismo. Gli agricoltori delle zone montane lavorano strenuamente per avere un reddito relativamente modesto, ma contribuiscono in maniera molto significativa al mantenimento della regione alpina e, quindi, alla sostenibilità. Non dobbiamo permettere che la regione alpina diventi una steppa arida: al contrario, vogliamo che continui a essere un paesaggio coltivato e ben conservato. Gli aiuti comunitari devono tenere in considerazione le peculiarità topografiche, climatiche e culturali delle regioni montane. Non ha senso applicare un modello uniforme ovunque, da Gibilterra a Capo Nord.

Di cosa abbiamo bisogno? Anche dopo il 2013 abbiamo bisogno di sovvenzioni per le aree coltivate e la zootecnia a sostegno degli agricoltori per l’allevamento di determinate specie. Abbiamo bisogno di maggiori contributi agli investimenti, che tengano conto del fatto che i costi sono più elevati rispetto alle zone di valle. Abbiamo bisogno, infine, di un sistema di etichettatura, tutela e certificazione dei generi alimentari di prima qualità provenienti dalla regione alpina.

L’Unione europea deve quindi imboccare la giusta direzione per assicurare agli agricoltori di montagna, e quindi all’intera regione alpina, un futuro rispettabile dopo il 2013.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE). (NL) Innanzi tutto ringrazio il Commissario per avere risposto alla nostra domanda. Dopo tutto, scopo della domanda era rivedere la politica già messa a punto ora che il trattato è pienamente in vigore. In effetti è vero che la politica regionale, in tutti i suoi aspetti, può farci avvicinare ai cittadini e alla loro vita reale.

Inoltre è vero che la coesione territoriale rappresenta una nuova dimensione, e vi sono relazioni che lo confermano. La coesione territoriale è anche intimamente legata all’approccio che dovremmo adottare in situazioni completamente diverse per paesi come Francia o Spagna. Non si tratta solo di prevedere un crescente numero di fondi specifici. No, si tende sempre più a una maggiore coesione ed equilibrio tra Stati. Se poi guardiamo il nuovo quadro finanziario, ovvero il nuovo quadro politico dopo il 2013, possiamo capire quali sono le ragioni di fondo e il valore aggiunto dell’Europa.

Il nostro intervento di oggi si iscrive in maniera positiva in tale contesto. Con qualche esitazione mi vedo costretto a ricordare che ci servono più fondi, ma forse è troppo presto. Essi potrebbero rientrare in una politica specifica anche se, indubbiamente, dovrebbe essere possibile ottenerli anche mediante una ridistribuzione nazionale negli Stati membri. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) che qui rappresento chiederà anche una votazione per parti separate. Bisognerà aspettare per vedere cosa succede, a prescindere dal fatto che siamo a favore del quadro giuridico e finanziario.

Per concludere permettetemi di aggiungere che vengo dai Paesi Bassi. Non abbiamo montagne o zone scarsamente popolate, però abbiamo isole. Vorrei fare una domanda al Commissario: ora che vi sono stati cambiamenti nel regno e le isole di Saba, Sint Eustatius e Bonaire hanno ottenuto piena autonomia nei Paesi Bassi, possiamo accelerare la proclamazione di queste isole a regioni ultraperiferiche? È da tempo che vogliamo farlo.

 
  
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  Teresa Riera Madurell (S&D).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, se vogliamo raggiungere l’obiettivo della coesione territoriale introdotto nel nuovo trattato, tutti i territori dell’Unione devono poter beneficiare degli stessi diritti e libertà.

Per questo dobbiamo sentirci molto orgogliosi dell’accordo raggiunto in Parlamento per promuovere l’adeguamento delle politiche europee alle specifiche esigenze di isole, regioni montane e zone scarsamente popolate affinché queste possano sviluppare appieno il proprio potenziale e competere su base egualitaria.

A tale proposito c’è qualcosa di molto importante che voglio sottolineare: attualmente, alcune regioni insulari non dispongono di finanziamenti per progetti di cooperazione transfrontaliera solo perché si trovano a una distanza superiore a 150 chilometri. Si tratta di un criterio ingiusto e irrazionale che ne aggrava l’isolamento e che proponiamo di eliminare.

Onorevoli colleghi, come correttamente affermato dall’onorevole Schulz io vivo in un’isola europea e so personalmente che l’insularità ha un costo. In qualità di legislatori è nostro obbligo contribuire a ridurlo. Come giustamente ricordato dal Commissario, l’articolo 174 del trattato ci dà l’opportunità di farlo.

 
  
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  Niccolò Rinaldi (ALDE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, portare i problemi delle regioni scarsamente popolate delle isole ultraperiferiche – soprattutto per quello che è il mio impegno parlamentare della montagna – in quest'Aula costituisce il primo passo per creare una rete di preservazione di queste regioni, dove vivono cittadini europei con condizioni di vita del tutto peculiari, spesso a basso reddito, scarsamente popolate e con densità limitata, con un fenomeno di invecchiamento della popolazione perché i giovani spesso lasciano questi territori e con un tasso di laureati al di sotto delle medie nazionali.

Questi, soprattutto il PIL, ma non solo, sono i criteri che devono ispirare una strategia di sostegno dell'Unione alle zone di montagna, sottoposte a servizi più scarsi, a problemi di infrastrutture, particolarmente vulnerabili a causa della crisi dell'agricoltura e dei cambiamenti climatici. La montagna, luogo di vita, oggetto di studio, oggi deve essere anche un laboratorio politico, perché essa costituisce una risorsa immensa per il potenziale culturale, di energia pulita, di agricoltura di qualità, per la qualità della vita indispensabile a garantire un benessere maggiore alle popolazioni urbane.

Oltre che alla Commissione, agli Stati membri e alle autorità locali spetta però anche alle comunità locali di saper prendere in mano il loro destino nell'Europa del XXI secolo, con un approccio integrato e soprattutto di partecipazione attiva nelle decisioni.

Lo dico per esperienza, meglio in montagna organizzare dieci trofei sportivi locali che una sola coppa del mondo, e questo sia il metodo di lavoro per tutti: si moltiplichino le iniziative diffuse e si aguzzi la creatività politica, cominciando anche con la creazione di una delega specifica per le montagne e le isole in seno al collegio dei Commissari.

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, sono interessato alla questione in qualità di Vicepresidente dell’intergruppo sulle isole e le zone montane e scarsamente popolate.

Vorrei rendere omaggio ai colleghi in Aula che si sono tanto adoperati per far discutere questo tema perché, signor Commissario, benché mi rallegri della sua presenza e delle sue parole, tutte le misure per aprire la strada all’applicazione dell’articolo 174 e renderlo utile sono state promosse in questo Parlamento. Lei trova un partner molto entusiasta nel garantire il funzionamento dell’articolo 174 per i nostri cittadini, perché ci sentiamo chiamati a dimostrare qual è il vero valore aggiunto dell’Unione europea per alcune delle comunità più varie ed eterogenee presenti in Europa.

Sottolineo la parola comunità, perché è importante riconoscere che sono le comunità che cerchiamo di assistere. La geografia – che si tratti di isole, montagne o aree scarsamente popolate – non ha nessuna importanza. Qui si parla di un problema comune creato da diverse specificità geografiche: è in questo senso che dobbiamo garantire la validità delle nostre classificazioni, ma al momento non è così. Le norme adottate non sono in linea con le specificità delle comunità di cui parliamo, e spesso portano a risultati non voluti. Per questo abbiamo avuto un problema con il documento della DG politica regionale intitolato “Territories with specific geographic features” (Territori con caratteristiche geografiche specifiche). Spero terrete in seria considerazione le critiche al paragrafo 2 della proposta di risoluzione avanzate dal gruppo Verde/Alleanza libera europea, perché ne siamo convinti. Occorre un sistema di classificazione migliore di quello attuale.

Non si tratta di elargire più soldi a zone povere e svantaggiate. Il dinamismo, l’eccitazione e l’entusiasmo presenti nelle isole in Scozia, nelle zone di montagna e altrove sono più che sufficienti ad aiutarle a risanarsi. Nello specifico, però, occorre fare in modo che gli aiuti pubblici siano un di più e non un ostacolo alla loro vita e, se eliminiamo gli ostacoli, possiamo collaborare per garantire loro una vita migliore.

 
  
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  Marisa Matias (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, un’Europa senza coesione economica, sociale e territoriale non è un’unione. Le regioni montane, insulari e scarsamente popolate devono affrontare e superare sfide difficili per il bene di un’Europa dei popoli. Dobbiamo però andare oltre le dichiarazioni di intenti, altrimenti otterremo l’effetto opposto e rafforzeremo le disuguaglianze.

Queste regioni sono enormi serbatoi di risorse importanti. La biodiversità, le foreste, le zone umide e la campagna offrono un servizio essenziale per tutti, e tuttavia sono penalizzate dalle conseguenti limitazioni a livello economico. Dobbiamo dare qualcosa in cambio; dobbiamo tutti offrire a chi vive in queste regioni la nostra solidarietà e il nostro sostegno.

Voglio fare due proposte, di cui la prima riguarda il potenziale contributo alla scienza e allo sviluppo. Molte di queste regioni sono autentici laboratori all’aperto per via delle proprie ricchezze naturali, ma non hanno pari accesso ai finanziamenti per la ricerca. Perché allora non li dotiamo di centri di ricerca di eccellenza, in modo da creare posti di lavoro di qualità e dare un impulso alle economie?

La seconda proposta verte sull’energia. Queste regioni possono e devono essere alla base di progetti potenzialmente autosufficienti e sostenibili a livello energetico, in particolare attraverso la microgenerazione basata su fonti locali. Così facendo si ridurrebbe la dipendenza, si aumenterebbe l’uguaglianza e si creerebbero posti di lavoro.

Infine sottolineo che usare il prodotto interno lordo come unico o principale indicatore per lo stanziamento di fondi pubblici non può che generare maggiori ingiustizie. Per questo è fondamentale usare dati complementari, in particolare quelli che dipingono la realtà economica e sociale di queste regioni.

A questo punto voglio fare una menzione speciale ai cittadini delle Azzorre, di Madeira, delle regioni montane e delle zone spopolate dell’entroterra portoghese che, con i loro sforzi, contribuiscono in maniera significativa allo sviluppo e alla qualità della vita di tutti gli europei.

Queste regioni e tutte le altre hanno i propri contesti. La coesione sociale, economica e territoriale non deve essere considerata un’opera di carità. È qui che si decide se vogliamo o meno una vera politica europea di ridistribuzione. Per tutti questi motivi credo che questa risoluzione sia un passo importante, ma solo il primo di tanti.

 
  
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  Timo Soini (EFD). (FI) Signor Presidente, la Finlandia è un grande paese con una superficie pari a circa quella della Gran Bretagna, ma la popolazione conta solo 5,3 milioni di abitanti. Credo che questo arricchisca enormemente le nostre vite, in quanto non c’è più sviluppo edilizio. L’Europa e il mondo diventano sempre più popolosi, ma natura e acqua pulita sono un bene vitale. Chi vive in posti sperduti è tenuto al pagamento delle imposte, e così tutti hanno diritto ai servizi di base. Le zone scarsamente popolate sono importanti tanto quanto le città, perché ogni vita e ogni essere umano ha valore.

Nel paese da cui provengo, la Finlandia, Lapponia, Finlandia orientale e zone centrali sono scarsamente popolate, ma tutte danno un contributo infrastrutturale e sono parte integrante di un intero paese, dove tra l’altro siamo riusciti e riusciamo a portare avanti attività commercialmente sostenibili. Nell’Unione europea, che personalmente guardo con un certo scetticismo, dobbiamo anche fare in modo che le attività siano economicamente redditizie, oltre a garantire lo sviluppo di queste regioni.

Occorre poi evitare che la normativa comunitaria porti a un aumento del calo demografico nelle zone rurali. Riguardo a questo punto ho una posizione molto critica sull’imminente direttiva sui servizi postali. Questi signori farebbero bene ad andare di persona nelle zone scarsamente popolate per vedere a che ora arriva la posta. Sono queste le cose su cui volevo portare la vostra attenzione, e se facessimo qualche passo avanti potrei anche essere meno critico.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, come austriaco la mia principale preoccupazione riguardo a questo documento riguarda la posizione di chi vive nelle regioni montane. Come già sancito nella dichiarazione, l’agricoltura è un settore economico chiave di queste regioni. Le statistiche rivelano che, in Austria, ogni giorno 13 agricoltori abbandonano l’attività. Le piccole aziende agricole si trovano in una situazione particolarmente delicata. In totale oggi abbiamo solo la metà delle aziende agricole che contavamo nel 1950. Gli agricoltori di montagna hanno l’ulteriore svantaggio di non potere in alcun modo raggiungere gli stessi livelli produttivi di chi opera a valle. Difficilmente i loro prodotti possono competere sul mercato a causa dei costi di trasporto elevati dovuti alla posizione geografica. La tradizione vuole così.

La vita degli agricoltori e delle loro famiglie dimostra come generazioni hanno vissuto e lavorato insieme. In questa nostra società è qualcosa di unico, che non dobbiamo permetterci di perdere.

 
  
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  Danuta Maria Hübner (PPE).(EN) Signor Presidente, signor Commissario, la diversità territoriale è un punto di forza dell’Europa. In qualità di istituzioni europee, è nostro dovere fare in modo che rappresenti un vantaggio per l’Europa, la sua cultura e la sua economia.

Il trattato esorta la Comunità a tenere conto, nelle proprie politiche, di territori con caratteristiche specifiche che comportano sfide particolari allo sviluppo, sia per i problemi da risolvere che per le opportunità da sfruttare. In tale contesto permettetemi di evidenziare tre aspetti.

In primo luogo la valutazione dell’impatto territoriale. Da anni questo tema è presente nei programmi europei. Invito la Commissione a includere la dimensione territoriale nella valutazione d’impatto delle iniziative europee. La valutazione dell’impatto territoriale può essere un ottimo strumento orizzontale per soddisfare con efficacia le esigenze specifiche di queste zone. Per questo appoggio con fermezza l’idea di adottare una concezione territoriale in questo strumento. In tal senso potrebbe essere utile adottare come modello la valutazione ambientale strategica.

In secondo luogo lei ha parlato, signor Commissario, del gruppo interservizi sulla coesione territoriale. Sono convinta che la Commissione abbia ancora la possibilità di condurre un’opera di sensibilizzazione in molte politiche sulle sfide di sviluppo di alcuni territori. Grazie al lavoro della DG REGIO e degli altri servizi competenti bisogna individuare l’elemento territoriale di tutte le politiche europee. Nello specifico, credo che le politiche in materia di energia e trasporti debbano tenere primariamente conto del territorio, e che questo approccio debba rientrare nelle buone pratiche dell’Unione.

Infine, vorrei chiedere alla Commissione di considerare attentamente la strategia Europa 2020, e in particolare le iniziative faro, per individuare quali sono le maggiori priorità dei territori caratterizzati da uno sviluppo particolare.

Per concludere, permettetemi di cogliere l’opportunità per dire più in generale che i cittadini europei non potranno che godere dei vantaggi delle iniziative faro della strategia Europa 2020 promosse a livello locale e regionale.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, per la prima volta nella storia dell’integrazione europea il trattato di Lisbona include la dimensione regionale e la coesione territoriale come obiettivo a se stante dell’Unione.

Intervengo in questa discussione come un altro eurodeputato proveniente da una zona insulare, le Isole Canarie, che rientra nell’articolo 174 del trattato quando fa specifico riferimento ai territori insulari, e nell’articolo 349 essendo una regione ultraperiferica. Però intervengo consapevole del fatto che, oltre alla frammentazione territoriale che le caratterizza, essendo comunque confini esterni dell’Unione europea le isole sono particolarmente sensibili alle strategie in materia di energia, trasporti e infrastrutture e, soprattutto, alle strategie sulla sicurezza interna ed esterna dell’Unione contro le minacce e, in particolare, i traffici illeciti.

Vi chiedo perciò di sostenere con forza questa risoluzione e, soprattutto, la sua trasposizione in politiche concrete, che dovrebbero arricchirla di contenuti e che non possiamo discutere in dettaglio, e ancor più il suo recepimento nelle prospettive finanziarie per il periodo 2014-2020. Il bilancio deve essere all’altezza degli obiettivi, e sostenere finanziariamente il sogno di garantire agli europei che vivono nei territori insulari dell’Unione pieni diritti e opportunità, pari a quelli di chi vive sulla terraferma in questo grande spazio di integrazione europea.

 
  
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  George Lyon (ALDE).(EN) Signor Presidente, anch’io, a mia volta, mi rallegro della relazione oggi presentata e oggetto del dibattito. Sono un isolano della costa occidentale scozzese, e quindi sono perfettamente cosciente delle sfide che affrontano molte zone ultraperiferiche, comprese le aree insulari. Il problema principale delle isole e delle regioni montane riguarda, ovviamente, il costo dei trasporti che ci rende non competitivi, azzera le opportunità e i posti di lavoro in queste zone e, in ultima analisi, porta alla fuga dei giovani.

Il paragrafo sei indica la necessità di rendere le zone più concorrenziali: mi sembra essere la sfida futura più importante della politica di coesione regionale chiamata a rispondere alle preoccupazioni di chi vive sulle isole e in zone montane.

Permettetemi di affrontare un tema particolare che volevo sollevare con la Commissione, attirando l’attenzione del Commissario. In Scozia, tre anni fa, vi è stata una valida iniziativa promossa dal governo scozzese che ha cercato di ridurre i prezzi dei biglietti dei traghetti per le isole per cercare di dare loro un impulso economico. Il progetto pilota è durato tre anni e ora si è concluso. Alcune isole hanno usufruito di queste sovvenzioni, altre invece no. Da parte nostra credevamo che, una volta effettuata la valutazione, il programma si sarebbe esteso a tutte le isole scozzesi.

Purtroppo il governo scozzese ha deciso di ampliare il programma solo alle Ebridi esterne, mentre le altre isole non avranno nessun vantaggio.

Signor Commissario, i miei elettori di Argyll credono che sia ingiusto e iniquo; alcuni pensano che si tratti di una pura tangente elettorale. Mi chiedo, se dovessi scrivere a lei e al Commissario dei trasporti, se potreste rispondere a questi timori e valutare la situazione ingiusta che vivono molti miei elettori isolani.

 
  
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  Malika Benarab-Attou (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, le Alpi sono una delle regioni montane europee più urbanizzate. Esse dispongono delle risorse idriche più importanti, ma la situazione economica in cui versano le espone al riscaldamento globale.

Le Alpi potrebbero svolgere un ruolo fondamentale eliminando le emissioni di CO2 entro il 2050, come sancito dai quattro ministri dell’ambiente dei paesi alpini germanofoni a giugno di quest’anno. Potrebbero diventare la regione prescelta per creare energie rinnovabili e contribuire a raggiungere l’obiettivo del 20 per cento nel 2020.

(L’oratore si interrompe)

 
  
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  Giancarlo Scottà (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, il trattato di Lisbona prevede particolare attenzione alle regioni con gravi e permanenti svantaggi. Per questo sostengo l'iniziativa dell'on. Provera per il recupero agricolo, ambientale e culturale di questi territori. Chiedo quindi che la Commissione si adoperi al più presto per attuare una politica della montagna che contrasti le difficoltà, il calo demografico e l'abbandono dei territori di montagna, con conseguente deterioramento dell'ambiente.

È indispensabile prevedere l'attività agricola, la qualità della vita e il patrimonio culturale di chi vive in condizioni svantaggiate, è fondamentale una sinergia tra le azioni intraprese dalla Commissione, dagli Stati membri e dalle autorità regionali e locali.

Un principio fondamentale dell'Unione europea è la sussidiarietà, strumento indispensabile per promuovere lo sviluppo delle zone svantaggiate con interventi duraturi e mirati che nascono dalle proposte del territorio. È una sfida importante, e lo sforzo sarà mantenere, o meglio, riportare l'uomo in questi territori.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, l’obiettivo della coesione territoriale, ora sancita nel trattato di Lisbona, incarna il valore della solidarietà europea e l’impegno degli Stati membri e dell’Unione nel ridurre le disparità in essere tra le varie regioni.

Non basta, tuttavia, scrivere nei testi dei trattati gli obiettivi che intendiamo raggiungere. Ci sono regioni comunitarie soggette a svantaggi permanenti, che ne condizionano fortemente lo sviluppo economico e sociale. Per questo è necessario attuare programmi specifici che permettano di porre totale ed efficace rimedio alla mancanza di sviluppo di queste regioni adeguandone i modelli di sviluppo alle risorse e potenzialità presenti, contribuendo in tal modo a raggiungere gli obiettivi della strategia UE 2020.

Tale incentivo alle regioni non deve provenire unicamente dalle risorse politiche regionali con strumenti di adeguamento strutturale quali il Fondo di coesione e i quattro fondi strutturali, ma anche da un diverso utilizzo delle varie politiche settoriali che hanno un forte impatto territoriale in ogni regione e, pertanto, possono dare impulso alle economie.

Per decidere l’ammissibilità all’assistenza europea a favore di queste regioni sicuramente dovremmo mantenere il prodotto interno lordo (PIL) come principale indicatore. Ciononostante, visti i loro svantaggi naturali, è utile ricorrere anche ad altri criteri misurabili quali il tasso di disoccupazione, la densità di popolazione o il livello di istruzione per avere un quadro più realistico del livello di sviluppo. Solo così sarà possibile avere un ritratto più completo della complessa realtà delle regioni più svantaggiate.

A tale riguardo ricordo il caso delle regioni ultraperiferiche il cui statuto è riconosciuto dal nuovo trattato. Si tratta di un gruppo di regioni europee dalle caratteristiche specifiche che, a sua volta, merita un trattamento speciale. Pur essendo raggruppate insieme per via di alcune specificità, anch’esse divergono per livelli di sviluppo. Queste regioni, inoltre, richiedono l’uso di indicatori complementari al PIL in grado di fornire una descrizione più completa delle realtà specifiche e contribuire a una valutazione più esatta del livello di sviluppo.

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D).(PT) Signor Presidente, saluto questa proposta di risoluzione che indica la necessità di una strategia europea in grado di trasformare il principio di coesione territoriale (acquisito con il trattato di Lisbona) in opportunità, che permettano agli abitanti delle zone afflitte da diversi svantaggi naturali permanenti di partecipare al progetto europeo.

Vengo da una regione, le Azzorre, in cui gli svantaggi si accumulano e si intensificano, come in altre aree chiamate regioni ultraperiferiche europee ai sensi dell’articolo 349 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Dopo la comunicazione della Commissione dal titolo “Le regioni ultraperiferiche: un’opportunità per l’Europa”, pubblicata nel 2008, e l’ampio dibattito cui le stesse regioni ultraperiferiche hanno partecipato in prima persona, ora aspettiamo di avere la nostra versione di questa strategia che dovrà tenere conto non solo degli svantaggi ma, soprattutto, del potenziale a nostra disposizione.

Esorto quindi la Commissione a presentare rapidamente le proposte per decidere la migliore strategia prima della discussione sul nuovo quadro finanziario, perché dobbiamo definire i contenuti delle politiche prima di stanziare i fondi necessari alla loro attuazione, così come è stato per le politiche comunitarie in corso di revisione.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(EN) Signor Presidente, come affermato da molti colleghi l’articolo 174 del trattato considera la coesione territoriale come un nuovo obiettivo dell’Unione europea. Per questo l’Unione deve essere più attenta alle esigenze economiche e sociali degli abitanti di regioni montane, piccole isole e zone periferiche. Sono fortemente convinto che l’Unione debba reagire subito introducendo al più presto misure concrete.

Per quanto riguarda la risoluzione ho suggerito di insistere maggiormente su importanti settori economici da cui in gran parte dipendono queste comunità. In particolare sono preoccupato per i pescatori che operano su piccole imbarcazioni al largo delle nostre isole e coste. Questi piccoli pescherecci rivestono grande importanza per le zone periferiche, dove non esiste altra fonte di occupazione.

In Irlanda gran parte delle imbarcazioni misura meno di 15 metri e cattura un pescato che non provoca un forte impatto sugli stock ittici. Esse, tuttavia, devono rispettare i regolamenti imposti per le imbarcazioni di maggiori dimensioni, con le quali non reggono il confronto.

Faccio appello alla Commissione affinché, nella revisione della politica comune della pesca, riconosca questa realtà e nella nuova politica dedichi una sezione specifica alle zone al largo delle coste e alle isole che dipendono dai prodotti ittici.

 
  
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  Jaroslav Paška (EFD). (SK) La politica a favore delle regioni montane, delle isole e delle zone scarsamente popolate deve essere globale, integrata ed equilibrata, oltre a riconoscere la diversità delle aree e il loro diritto a una specifica modalità di sviluppo nella normativa locale, regionale e nazionale. La politica deve riconoscere gli svantaggi che vivono gli abitanti, gli enti locali e le imprese, e definire interventi mirati a tutelare le tradizionali forme di occupazione, sostenere complessi programmi pluriennali volti a consolidare le capacità delle produzioni tipiche, appoggiare la diversificazione delle attività economiche della popolazione con lo sviluppo di risorse per visitatori e turisti che integrino gli abituali mezzi di sussistenza, mantenere e migliorare l’accesso a servizi e infrastrutture tecniche, attuare misure per contrastare la fuga dei giovani, conservare l’identità specifica e i valori culturali propri di ogni regione omogenea e da ultimo, ovviamente, conservare l’equilibrio biologico e ambientale.

Occuparsi di tali regioni significa adottare una strategia specifica e attuare con grande sensibilità le misure previste. Questa, onorevoli colleghi, è la direzione da seguire per queste particolari regioni europee.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, quando c’è stata la nube di cenere vulcanica mi ci sono voluti due giorni per tornare nel mio paese perché non esiste un collegamento terrestre o una galleria tra Irlanda e Inghilterra. Questo episodio mi ha aperto totalmente gli occhi sulle difficoltà di chi vive su un’isola che non ha collegamenti con la terraferma. Lo stesso dicasi per chi vive in regioni collinari e montane scarsamente popolate o in altre zone svantaggiate. Questo vale per il sottoscritto, che vive nel sud dell’Irlanda, così come per tutta la costa occidentale fino a Donegal, da dove viene l’onorevole Gallagher. Indubbiamente queste zone richiedono un’attenta riflessione.

Mi soffermerò su tre punti. In primo luogo l’onorevole Teixeira ha sottolineato che, in base al paragrafo 3, gli Stati membri possono stanziare fondi per motivi che esulano dal PIL. È un aspetto che dobbiamo incoraggiare per queste regioni, perché sono speciali.

In secondo luogo, queste regioni sono le più ricche in tutta Europa a livello di biodiversità, tutela ambientale e produzione di beni pubblici. È un aspetto da considerare attentamente nei prossimi negoziati della politica agricola comune.

Infine, ai sensi dell’articolo 195 del trattato di Lisbona, l’Unione europea ora ha determinate competenze nello sviluppo del turismo. Queste regioni offrono ampio spazio allo sviluppo di un turismo forte e sostenibile. Sono zone caratterizzate dalla bellezza del paesaggio, con un buon stile di vita tradizionale e una popolazione molto ospitale. Se facciamo lo sforzo di aiutarle, soprattutto a livello di Unione europea, non solo le aiuteremo a sopravvivere ma le aiuteremo ad aiutarsi. Presumo che questo, in ultima analisi, sia il migliore contributo che possiamo dare.

 
  
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  Alan Kelly (S&D).(EN) Signor Presidente, a essere sinceri le zone di cui stasera parliamo sono penalizzate a livello economico e sociale da generazioni e ora, a causa degli effetti della moderna globalizzazione, si trovano ad affrontare crescenti sfide.

Rappresento una regione che ha molte isole e la più grande catena montuosa d’Irlanda. Come i due oratori precedenti, colleghi irlandesi, conosco le zone che soffrono da molte generazioni. La popolazione si trasferisce nelle aree urbane e mancano le opportunità economiche per i giovani. Potremmo continuare a parlare tutto il giorno dei problemi che le affliggono.

Credo sia giunto il momento di riconoscere che la politica di coesione, nonostante i molteplici successi e i nobilissimi sforzi, non è perfettamente riuscita a garantire lo sviluppo economico in tutta l’Unione, tantomeno in queste zone. Spero che la risposta comunitaria a questo problema faccia realmente la differenza risolvendo il problema alla base delle disuguaglianze e, cosa molto importante, adeguandosi alle moderne esigenze come il settore delle comunicazioni, e soprattutto la banda larga di prossima generazione, che ritengo una questione fondamentale. L’accesso alle comunicazioni sarà la prossima grande sfida, e già ora rappresenta una sfida enorme.

È giunta l’ora di dare a queste comunità un’ancora di salvezza economica. Ricordo a tutti noi che siamo tenuti a farlo in base a tutti i trattati.

 
  
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  Vladko Todorov Panayotov (ALDE).(BG) Signor Commissario, onorevoli colleghi, le regioni montane sono presenti in gran parte degli Stati membri dell’Unione europea, rendendo le montagne una parte integrante della geografia europea. In Bulgaria, ad esempio, le zone montuose contano quasi la stessa popolazione di quelle pianeggianti. Per tale motivo i molti temi di natura ecologica, sociale e territoriale legati a queste regioni meritano di essere esaminati con attenzione dal legislatore europeo.

Dal punto di vista ambientale grazie a un ricco ecosistema, alla diversità e a notevoli dimensioni le montagne europee offrono le condizioni ideali per lo sviluppo e la tutela di una straordinaria biodiversità. Ciononostante, i fragili ecosistemi montani sono particolarmente delicati ed esposti ai cambiamenti dovuti all’impatto dell’azione antropica.

L’Unione europea deve imparare a usare le risorse economiche ed ecologiche delle regioni montane nella maniera migliore e più responsabile possibile. Sono obiettivi raggiungibili attraverso il finanziamento e la promozione di attività ecologicamente efficienti quali l’agricoltura montana, le forme tradizionali di zootecnia nelle regioni alpine e la gestione integrata delle risorse forestali.

Onorevoli colleghi, credo che queste misure daranno molti risultati positivi per la coesione economica e territoriale dell’Unione europea.

 
  
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  Iosif Matula (PPE).(RO) Lo sviluppo economico e sociale sostenibile si ottiene utilizzando le diverse risorse territoriali a disposizione. Questo concetto rappresenta un punto principale del Libro verde sulla coesione territoriale. Il principio di questa coesione è stato consolidato dai regolamenti relativi ai fondi strutturali per il periodo 2007-2013 e rientra tra gli obiettivi chiave dell’Unione europea introdotti dal trattato di Lisbona. Occorre trasformare le disposizioni dell’articolo 174 in strategie di sviluppo specifiche e misure concrete volte a superare gli svantaggi e a sfruttare le potenzialità offerte da regioni montane, isole e zone scarsamente popolate. Questo sarebbe possibile con un quadro politico europeo, e creerebbe valore aggiunto grazie all’utilizzo di varie risorse locali.

Le politiche di ricerca e sviluppo consentirebbero di meglio sfruttare le ampie potenzialità naturali di queste regioni con conseguenze dirette, ad esempio, sui settori dell’energia sostenibile e del turismo. In questo modo potremmo trasformare in vantaggi le specificità geografiche.

Un aspetto importante su cui occorre concentrarsi è il cambiamento demografico. Bisogna promuovere politiche demografiche specifiche per gli abitanti di queste regioni, offrendo loro diversi strumenti in base alle caratteristiche precipue della zona. Le zone montane svantaggiate del mio paese, con una popolazione in costante declino, richiedono misure per migliorare la situazione economica, incoraggiando gli abitanti a restare nei paesi e contribuire al loro sviluppo.

Voglio sollevare un’altra questione estremamente importante. A mio avviso bisogna continuare a usare il PIL come principale criterio per stabilire l’ammissibilità agli aiuti nel quadro della politica regionale. L’introduzione di altri indicatori complicherebbe e comprometterebbe, a lungo termine, l’effettivo processo di sviluppo in queste zone e la politica di coesione nel suo insieme. Questi indicatori, tuttavia, possono essere usati dagli Stati membri per ridistribuire i fondi tra le regioni, fino ai limiti dei pacchetti stanziati, a favore delle aree citate.

 
  
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  Spyros Danellis (S&D) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, le regioni montane e insulari e le zone periferiche sono un punto di forza e una fonte di ricchezza per l’Europa. La politica europea attuata in materia deve più che altro potenziarne gli aspetti positivi e attenuare quelli negativi, cosicché in nessun caso cittadini europei si sentano isolati dai propri concittadini e in tutta Europa vi siano pari opportunità di ricchezza.

Il prodotto interno lordo di una zona non riflette fedelmente questa diversità. Vi sono regioni montane e isole apparentemente ricche senza alcuna base produttiva costrette a operare in settori di servizi sull’orlo del collasso, che quindi hanno bisogno di investimenti. Inoltre, le medie utilizzate per isole caratterizzate da diversi livelli di crescita non rendono mai giustizia a tutte.

Altri fattori importanti, come il mercato del lavoro e l’accessibilità di una zona, il maggior costo del trasporto merci e passeggeri e le infrastrutture e le reti necessarie sono elementi da prendere in considerazione in una strategia più globale delle regioni, sia a livello di politica regionale che come punto di partenza per definire criteri più ampi.

 
  
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  Tamás Deutsch (PPE). (HU) Signor Presidente, signor Commissario, la proposta di risoluzione giustamente sottolinea che le regioni montane, insulari e scarsamente popolate sono chiamate ad affrontare grandi sfide e, pertanto, richiedono sostegno e programmi di sviluppo regionale particolari. La proposta suggerisce il PIL come indicatore. In questo contesto è importante ricordare che, nella distribuzione dei fondi europei, bisogna continuare a usare il PIL come criterio per misurare l’ammissibilità di uno Stato membro agli aiuti nell’ambito della politica regionale. Il PIL è un parametro chiave dello sviluppo, del progresso e degli effetti delle misure di sviluppo regionale, ed è un indicatore che può essere legato anche ad altri criteri.

Tutto questo però non significa che possiamo trascurare le conseguenze sociali e ambientali delle decisioni economiche, poiché la crescita è utile solo se abbinata allo sviluppo sociale e a una migliore qualità della vita. A livello di Stati membri, i decisori nazionali possono tenere conto di altri indicatori nella distribuzione dei fondi per lo sviluppo alle regioni, ad esempio nel decidere di sostenere le regioni montane, insulari e scarsamente popolate. Vorrei però anche attirare l’attenzione della Commissione sul fatto che, a livello europeo, bisogna continuare a usare il PIL come principale indicatore di ammissibilità all’assistenza, per fare in modo che gli Stati membri meno sviluppati continuino a sfruttare efficacemente gli aiuti.

 
  
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  Derek Vaughan (S&D).(EN) Signor Presidente, vengo dal Galles dove vi sono montagne, isole, zone scarsamente popolate e molto altro ancora. Pertanto approvo le proposte contenute nella proposta di risoluzione.

Nel mio breve intervento ho voluto concentrarmi sul ruolo del governo locale e regionale perché è evidente che qualsiasi strategia, progetto o programma si metta in atto sarà elaborato, attuato, effettuato e gestito da enti locali e regionali.

È giusto così, perché è questo il livello di governo più vicino alla realtà locale e più vicino ai cittadini. Quindi, è anche giusto che gli enti siano coinvolti in tutte le fasi dei programmi o delle iniziative.

Spero dunque che la Commissione se lo ricordi e che metta in atto meccanismi per garantire la piena partecipazione dei governi locali e regionali. Sono sicuro che, a loro volta, essi assicureranno lo sviluppo delle comunità e delle regioni.

 
  
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  Joachim Zeller (PPE).(DE) Signor Commissario, onorevoli colleghi, ho un problema con qualche persona intervenuta nel dibattito. Ascoltando alcuni interventi sulle regioni montane, insulari e scarsamente popolate, ho l’impressione che stiamo parlando di zone extraterritoriali sotto il controllo diretto dell’Unione europea, ma non è così. Ciascuna di esse appartiene a uno Stato membro sovrano. In base al principio di sussidiarietà, l’attuazione delle decisioni europee e degli obiettivi rimane una questione di competenza degli Stati membri.

A livello europeo abbiamo sempre rivolto particolare attenzione proprio a queste regioni – montane, insulari o scarsamente popolate – nelle comunicazioni della Commissione fino al trattato di Lisbona. Anche qui in Parlamento sono state prese molte decisioni per sostenerle. Poiché sento così tante persone in Aula lamentarsi dello stato di povertà in cui ancora versano, mi chiedo cosa hanno fatto gli Stati membri con le iniziative promosse a livello europeo. Come le hanno sfruttate le regioni? Come hanno usato gli aiuti europei erogati? Adesso si rivela necessaria una nuova strategia, e mi rammarico per i funzionari della direzione generale per la politica regionale che devono integrare i molteplici problemi di isole, regioni montane e zone scarsamente popolate in un’unica strategia. Al tempo stesso vi è una così forte inflazione di strategie – strategie per il Danubio, il Mar Baltico, il Mar Nero, i cambiamenti climatici e via dicendo – che presto avremo bisogno di una strategia per le strategie se vorremo continuare ad avere una visione d’insieme.

A parte gli scherzi, onorevoli colleghi, il punto è che dobbiamo lottare per continuare ad avere una politica di coesione e una politica regionale a livello europeo dopo il 2013, come si è ricordato oggi in Aula e per cui ringrazio il Commissario Hahn. Su questo dovrebbe concentrarsi il nostro operato, e di questo dovremmo convincere i colleghi deputati. Regioni montane, isole e altre zone possono trovare posto nel proseguimento della politica di coesione e della politica regionale dopo il 2013. Non c’è motivo di perdere tempo su singole proposte di risoluzione che vertono su questo tema.

 
  
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  Patrice Tirolien (S&D) . – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, sono molto lieto di questa discussione odierna che, ancora una volta, rivela che l’Unione ha bisogno di capire e valorizzare la propria diversità regionale.

In questa fase di negoziazione dei nuovi programmi quadro 2014-2020, mi sembra importante sottolineare le modifiche che andranno a vantaggio delle singole regioni. La continuità e la coesione territoriale devono essere al centro delle nostre preoccupazioni.

Lo sviluppo delle regioni montane, insulari o scarsamente popolate però richiede qualcosa in più di una mera serie di deroghe. Occorre adottare un approccio orizzontale. Dobbiamo mettere in atto gli strumenti in grado di far coesistere sinergicamente tutti gli ambiti dell’intervento comunitario, aumentando così il loro valore aggiunto.

Inoltre, in qualità di rappresentante di una regione ultraperiferica, attendo con impazienza la nuova strategia dell’Unione sulle regioni ultraperiferiche che i servizi della Commissione ci hanno promesso per i primi mesi del 2011.

 
  
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  Damien Abad (PPE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la nostra Europa è il simbolo dell’Unione nella diversità: una diversità di distanze, di culture, di approcci, e anche diversità di territori e regioni.

Benché l’Unione europea sia costituita da componenti del tutto eterogenee, gli obiettivi della coesione territoriale, economica e sociale devono rimanere alla base di tutti i nostri interventi, e del resto il trattato di Lisbona lo riconosce esplicitamente. Proprio in questo contesto, quindi, dobbiamo riservare un’attenzione particolare alle regioni montane, insulari o scarsamente popolate.

Sono stato eletto dalla grande regione del sudest che comprende isole – penso alla Corsica –, la Savoia e il dipartimento di Ain, dove alcune zone hanno un bassissimo tasso demografico. Lavorando sul campo capisco che abbiamo un chiaro obbligo, ovvero riconciliare l’Europa con queste regioni.

Per fare questo dobbiamo prima individuare le difficoltà che devono affrontare questi territori. Penso, ad esempio, ai servizi di interesse generale, compresi i servizi sociali di interesse generale. Come organizzare le cose per garantire a tutti i cittadini, ovunque si trovino, un livello minimo di tutela sociale?

Allo stesso modo bisogna sviluppare tutte le potenzialità di queste regioni affinché possano sfruttare i vantaggi del mercato unico e dello sviluppo economico. Inoltre è molto facile notare che, al giorno d’oggi, le politiche comunitarie a favore delle isole o delle regioni montane non sono applicate in maniera efficiente.

Da un lato non si riesce minimamente a tenere conto delle specificità locali e regionali; dall’altro c’è il rischio che, essendo totalmente dimenticate, queste regioni siano lasciate a se stesse, senza alcun aiuto per lottare contro lo spopolamento, le minacce ambientali e il rallentamento congiunturale. È proprio in questi casi che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, l’Europa potrebbe dare un valore aggiunto.

Anch’io come altri credo che l’Europa debba porsi obiettivi concreti per questi territori. Prima di tutto, rivedere le diverse politiche comunitarie che esercitano un impatto su queste regioni per integrare una clausola orizzontale che permetta di tenere conto delle specificità. Penso inoltre che, al di là della politica regionale, bisognerà rivedere la politica comune della pesca, con la tutela della pesca locale e artigianale, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, puntando di più sulle piccole produzioni con un aumento degli aiuti diretti, per poi procedere nello stesso modo con i trasporti e l’energia.

Per concludere vorrei dire che volere non è necessariamente potere. L’ambizione non deve limitarsi a belle parole. Tra alcuni mesi avremo un’opportunità irrinunciabile che dobbiamo cogliere, ovvero i negoziati sulle prossime prospettive finanziarie.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D).(RO) Signor Commissario, l’Unione europea deve usare la politica di coesione per dedicare particolare attenzione alle regioni che soffrono di svantaggi naturali e demografici, come quelle al nord del continente, le zone più scarsamente popolate e le regioni insulari, transfrontaliere e montane.

Queste aree, più di qualsiasi altra nell’Unione europea, devono affrontare sfide particolari causate dal difficile accesso, dai cambiamenti climatici, dall’integrazione regionale e dai cambiamenti demografici. Inoltre, hanno in comune una serie di caratteristiche che richiedono la messa a punto e l’applicazione di programmi specifici di sviluppo regionale, e un adeguamento degli indicatori per lo stanziamento dei fondi in quanto bisogna considerare le specificità di ogni singola regione. Occorre infatti tenere conto della bassa densità demografica e dell’accesso ai programmi di formazione professionale, che permettono alla popolazione di accedere al mercato del lavoro e di intervenire sul tasso di disoccupazione di queste zone.

La popolazione locale non deve vivere alle spalle dei programmi di assistenza che rientrano nei sistemi pubblici nazionali. Queste regioni hanno bisogno di risorse e capacità che portino allo sviluppo sostenibile e all’accesso ai servizi di interesse generale.

 
  
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  Richard Seeber (PPE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il trattato di Lisbona ci ha dotato di una nuova base giuridica, e l’articolo 174 nello specifico ci affida la promozione della coesione territoriale. Per la politica regionale e il Commissario responsabile in materia, questo implica nello specifico occuparsi del settore e delle zone con particolari caratteristiche topografiche, come le regioni montane e insulari, per le quali occorre quindi predisporre una politica speciale. Come affermato dall’onorevole Zeller, questo non deve semplicemente portare al fiorire di programmi e finanziamenti, bensì a introdurre la flessibilità necessaria nei programmi europei. Ciò vale per gli indicatori da utilizzare ma, soprattutto, per le politiche che intendiamo promuovere.

Ad ogni modo, non spetta solo al Commissario Hahn fare approvare una politica adeguata al settore, perché le politiche delle regioni montane rientrano in tutte le politiche europee. Abbiamo già citato la politica agricola. Anche in questo caso la situazione particolare in cui versano le regioni montane richiede assistenza o una compensazione attraverso misure speciali. Rientrano nella politica dei trasporti: io stesso vengo da un paese che deve affrontare problemi particolari nel trasporto internazionale delle merci. Anche qui stiamo cercando di integrare le deroghe necessarie nella direttiva Eurobollo. Il deputato finlandese ha citato la direttiva sui servizi postali. Se avesse letto il documento con attenzione, avrebbe visto che abbiamo integrato le soluzioni a queste problematiche nel corso dell’ultima legislatura.

In qualità di rappresentante delle regioni, il Commissario Hahn è responsabile in prima persona nel fare in modo che queste specificità vengano considerate in tutte le politiche comunitarie. Solo in questo modo potremo garantire l’effettivo raggiungimento dell’obiettivo di coesione territoriale previsto dal trattato.

 
  
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  Rosa Estaràs Ferragut (PPE).(ES) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare chi ha firmato questa proposta di risoluzione, che accogliamo in maniera molto positiva nel gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) e in Spagna, paese che rappresentiamo.

Abbiamo il quadro giuridico, ovvero l’articolo 174, paragrafo 3, del trattato di Lisbona. Abbiamo poi la coesione territoriale, che è il nuovo pilastro definito nel trattato e, di conseguenza, abbiamo la base giuridica per proporci e aiutare queste regioni: le regioni montane, insulari e scarsamente popolate.

Nel caso delle regioni montane, come è già stato detto in Aula, si tratta di circa 90 milioni di abitanti; nel caso delle isole sono 21 milioni di residenti in 14 paesi, e molti altri milioni vivono in zone di montagna.

Tutti questi territori condividono una serie di problematiche molto simili in materia di cultura, istruzione, trasporti e ambiente. Nello specifico c’è uno svantaggio che ci accomuna tutti legato ai trasporti. Io vengo dalle Isole Baleari, dove si è stimato un 20 per cento in più per il costo dei trasporti. Indubbiamente questo si ripercuote sulla nostra industria, agricoltura, sui nostri settori strategici, sul turismo e, in definitiva, sull’intero comparto imprenditoriale, ovvero tutto il tessuto economico, compromettendo quindi la nostra competitività.

Per questo se ci concentriamo sulle risorse, come l’acqua potabile o il suolo, che è limitato, o sulle materie prime come l’energia o gli spazi vitali di queste zone, vedremo che indubbiamente portano a un fenomeno di carenza e mancanza di diversificazione economica.

Chiediamo quindi che le nuove prospettive finanziarie tengano conto delle peculiarità di questi territori e che – come si è anche qui ricordato – si passi dalle parole ai fatti: questo lo si dovrebbe vedere nei bilanci e quindi in una maggiore coesione territoriale.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, le aree periferiche dell’Unione europea, in particolare le regioni ultraperiferiche comprese le Azzorre che qui rappresento, le regioni montane, le isole e le zone scarsamente popolate subiscono le conseguenze degli svantaggi naturali e geografici difficilmente superabili e dai costi sociali elevati.

A titolo di esempio potrei citare le difficoltà di accesso, il costo elevato della prestazione dei servizi pubblici di base, l’approvvigionamento energetico eccetera.

Dobbiamo ricordare che solo il 7 per cento dei cittadini europei vive in città e che 14 milioni di europei vivono su isole.

Un’Unione fondata e strutturata su valori come la solidarietà e la giustizia sociale ha il dovere politico e morale di promuovere lo sviluppo economico e sociale delle zone periferiche. Questa è proprio la principale ragion d’essere delle politiche di coesione europea: coesione territoriale e convergenza economica e sociale.

Pertanto, l’inclusione della coesione territoriale come nuovo obiettivo dell’Unione non è altro che il suo naturale processo di evoluzione, e le strategie di convergenza economica e sociale sono una condizione essenziale alla crescita.

Questo cammino che l’Unione europea ha deciso di intraprendere molto tempo fa ha avuto risultati molto positivi in tante regioni, mentre sono passate dall’obiettivo 1 all’obiettivo 2. Di fatto, anche prima che queste regioni raggiungano l’obiettivo 2, anche se i livelli di sviluppo delle zone periferiche europee rimangono al di sotto della media europea e manca un sostegno adeguato, esse danno comunque un contributo insostituibile alla ricchezza della diversità europea, ognuna con le sue particolarità.

Queste aree periferiche dell’Unione europea hanno l’obbligo di sfruttare al massimo tutti gli strumenti di sviluppo a disposizione, concentrandosi soprattutto sulle risorse a loro specifiche. Spetta all’UE garantire l’efficace integrazione e coesione di tutti i suoi settori, pena il rischio di compromettere il suo stesso progetto di crescita.

In questo contesto, la Commissione deve tenere in debito conto le linee d’azione avanzate nella proposta come valido contributo al successo del progetto di integrazione europea che tutti noi condividiamo.

 
  
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  Sari Essayah (PPE). (FI) Signor Presidente, signor Commissario, i fondi strutturali rappresentano uno strumento finanziario indispensabile dell’Unione europea nel tentativo di conseguire gli obiettivi del 2020. Sono importanti soprattutto per le regioni settentrionali scarsamente popolate, e a questo riguardo vorrei sollevare quattro punti. Innanzi tutto queste zone speciali saranno le prime a incontrare una serie di problemi, e saranno quelle più colpite. Visto che la popolazione in età lavorativa si è in molti casi trasferita in cerca di occupazione, molte aree scarsamente popolate saranno le prime ad affrontare il problema dell’invecchiamento demografico.

Ovviamente conosco meglio la situazione in Finlandia, e posso dirvi che la parte settentrionale e orientale del paese presto avrà zone in cui più della metà dei cittadini è in pensione. Nel 2020 la percentuale della popolazione anziana rispetto alla popolazione attiva, il cosiddetto indice di dipendenza, raggiungerà la soglia critica nella Finlandia orientale, in Italia e nella Germania orientale. Il grado di polarizzazione tra regioni aumenterà in maniera significativa e le zone con un indice di dipendenza superiore del 25 per cento alla media europea aumenteranno a 40 nel 2020. Per questo è importante tenere conto dei criteri demografici connessi all’invecchiamento demografico nella politica regionale e strutturale, e non permettere al PIL di essere l’unico fattore significativo.

In secondo luogo, bisogna fare in modo che queste regioni non perdano più popolazione in età lavorativa. Occorre invece concentrarsi sulla loro competitività, farle uscire dalla crisi economica e raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020 a loro vantaggio. È necessario sviluppare innovazione e competenze, e rafforzare la competitività. Devono poter fare di più con meno soldi. I criteri di selezione per il finanziamento dell’innovazione devono basarsi su ottimi risultati, insistendo su tematiche che promuovano al meglio la competitività e l’occupazione in ogni campo, senza contare la necessità di nuove forme di innovazione in campo sociale e nei servizi.

In terzo luogo abbiamo bisogno di programmi regionali che integrino le misure nel quadro dei fondi strutturali e di cui si possano misurare e valutare i risultati. Gli oneri amministrativi derivanti dai sistemi di gestione e di controllo negli Stati membri devono essere commisurati alla disponibilità di finanziamenti, che devono essere subordinati ai risultati e connessi a riforme strutturali in campo economico e a una politica economica responsabile.

Infine deve esserci cooperazione transfrontaliera tra le regioni, soprattutto nel caso di progetti nei settori dell’impresa, dell’industria e dell’ambiente. Vi sono buone opportunità nell’ambito delle macroregioni del Mar Baltico e del Danubio, ad esempio, già citate in questa discussione. La cooperazione è necessaria tra gli Stati confinanti con l’Unione europea ma il Mar Baltico, ad esempio, ha bisogno che anche la Russia partecipi alla cooperazione regionale. L’unico popolo autoctono dell’Europa...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE).(FR) Signor Presidente, come abitante del Massiccio Centrale, dell’Alvernia, del Limosino desidero ringraziarla, signor Commissario, per quanto ha fatto nella comunicazione. Grazie a tutti i gruppi politici che hanno firmato la risoluzione e che, oltretutto, hanno permesso la creazione dell’intergruppo montagne e isole. Grazie ai nostri partner Euromontana e all’Associazione europea degli eletti della montagna.

Finalmente la parola montagna compare in un trattato europeo, nell’articolo 174. Dobbiamo valorizzare al meglio le nostre risorse: agricoltura, foreste, turismo, impianti industriali. Signor Commissario, vorrei insistere sull’agricoltura. Abbiamo prodotti di qualità, fragili e utili. La prego, ne discuta con il suo collega Cioloş. Dobbiamo garantire pari opportunità riguardo a tutte le infrastrutture, autostrade, treni ad alta velocità, energia, istruzione, sanità e tecnologia digitale.

Signor Presidente, in guerra vi è stata un’uguaglianza dei doveri. Noi abitanti della montagna crediamo anche nell’uguaglianza dei diritti.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D).(EN) Signor Presidente, lo sviluppo armonico dell’Unione è un requisito indispensabile per la crescita economica sostenibile e il benessere sociale. Il principio della coesione territoriale obbliga l’Unione europea a trovare misure concrete per ovviare agli svantaggi esistenti e sfruttare le potenzialità di queste regioni.

Un quadro politico europeo risulterebbe molto utile e sarebbe un valore aggiunto a lungo termine per le regioni svantaggiate, contribuendo a creare e adeguare modelli di sviluppo specifici che le renderebbero più concorrenziali e in grado di affrontare le sfide.

 
  
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  Izaskun Bilbao Barandica (ALDE).(ES) Signor Presidente, mantenere la popolazione nelle zone scarsamente popolate è la migliore garanzia di tutela. La strategia usa il termine sviluppo, ma io vorrei insistere su tre principi.

Primo, i modelli di impresa che generano sviluppo in queste zone devono tendere alla redditività e alla qualità della produzione, e le nuove attività associate all’economia a bassa emissione di carbonio sono il giusto modo per promuoverli.

Secondo, l’economia sociale è la migliore strategia per coinvolgere queste popolazioni in progetti condivisi incentrati sul loro benessere.

Terzo, le persone che vivono in queste zone devono disporre di un livello di servizi pubblici, sanitari e d’istruzione, così come di infrastrutture di trasporto, equiparabile a quello degli altri cittadini. È meglio investire in questo che in sovvenzioni alla produzione.

Questo è ciò che voglio per i Paesi Baschi e, signor Commissario, questo sarà possibile solo se l’Europa conterà sulle regioni e sui governi locali, se definirà con chiarezza gli obiettivi dei fondi, se ne valuterà l’impatto e se terrà conto delle diverse realtà.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE).(RO) La necessità di una buona correlazione tra politica di coesione e politica agricola comune è già stata evocata da alcuni colleghi. Anch’io desidero sottolineare questo aspetto insieme all’importante ruolo svolto dai fondi europei per lo sviluppo rurale nello sviluppo economico e sociale delle regioni montane. In questo periodo discutiamo il futuro della politica agricola comune. Bisogna ricordare che la riforma sarà attuata in maniera tale da sbloccare il potenziale delle regioni montane per promuovere il loro sviluppo e contribuire alla crescita economica.

La diversità dei prodotti locali e delle attività turistiche, ad esempio, può essere fonte di ricchezza per molte regioni. Affinché si verifichi le regioni in questione devono però avere accesso ai servizi pubblici, alle infrastrutture e ai trasporti. La politica agricola comune deve, con il secondo pilastro, essere in grado di continuare a garantire l’accesso a questi servizi e, al tempo stesso, le condizioni...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Ricardo Cortés Lastra (S&D).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, temi come la disoccupazione, lo sviluppo rurale, l’agricoltura, la pesca, i trasporti, la promozione delle energie rinnovabili e la tutela dell’ambiente sono indispensabili per le nostre isole, regioni montane e zone scarsamente popolate.

Necessitiamo di una strategia integrata e coordinata per contribuire con coerenza al loro sviluppo. Queste zone dispongono di un grande potenziale di sviluppo economico e sociale che non possiamo sprecare.

Al tempo stesso, affinché questo sia possibile, dobbiamo compensare gli svantaggi derivanti dalle singole situazioni geografiche o demografiche. In tal senso, una misura necessaria nel contesto della politica regionale è l’eliminazione di certi limiti alla partecipazione nei programmi di cooperazione transfrontaliera, come la condizione imposta di una distanza massima di 150 chilometri tra regioni transfrontaliere, che ostacola la maggiore cooperazione tra regioni insulari e con le regioni marittime di confine.

 
  
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  Gabriel Mato Adrover (PPE).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, parlare di coesione territoriale significa parlare di isole, regioni montane e anche regioni ultraperiferiche. Significa parlare dei loro problemi e difficoltà, dei loro svantaggi naturali e svantaggi strutturali. Fondamentalmente, però, significa anche parlare di come eliminare gli ostacoli che ne impediscono lo sviluppo. Significa parlare di strategie per trasformare questi svantaggi in opportunità. Il miglioramento dei collegamenti, un’adeguata politica di vicinato e la stabilità delle politiche e dei fondi strutturali sono questioni che dobbiamo affrontare senza esitazione, ispirandoci a due grandi premesse: la coesione territoriale e il principio di solidarietà.

Ci sono persone che non credono nelle strategie. Io ci credo, e questa risoluzione dimostra l’impegno del Parlamento nei confronti di queste regioni e la richiesta avanzata alla Commissione di prendere decisioni politiche che tengano conto delle necessità di questi territori vulnerabili, i cui problemi si manifestano ancor più aspramente in periodi di crisi economica come quello che stiamo vivendo.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) Pur essendo le undici e mezzo di sera siamo ancora qui a parlare di un argomento interessante e importante, perché le regioni montane rimangono in una situazione di arretratezza e non destano sufficiente attenzione, nonostante le chiare potenzialità delle risorse naturali e dell’eccezionale flora e fauna di cui dispongono.

Queste regioni richiedono misure specifiche e strategie di sviluppo adeguate per ovviare agli svantaggi permanenti e sfruttare il proprio potenziale naturale, mentre il completamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie è per loro una questione di sopravvivenza e ricchezza. Per questo sono pienamente a favore dell’istituzione di uno speciale quadro europeo integrato per risolvere i problemi delle regioni montane, nel rispetto del principio di coesione territoriale, che rientra tra i principali obiettivi dell’Unione europea. Sottolineo però la necessità di integrare il quadro politico con una dimensione giuridica concreta legata alla concessione...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE).(PL) Competitività e ricchezza dipendono dalla capacità dei cittadini di una zona e delle sue imprese di sfruttare al meglio le risorse. La politica comunitaria deve stimolare simili attività, ponendo l’accento sulla riduzione degli squilibri nei livelli di sviluppo tra regioni con particolari condizioni naturali e geografiche. Sostenere lo sviluppo armonico serve a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione.

Gli sforzi devono concentrarsi sullo sviluppo dei punti di forza e sulla ricerca di possibili settori in cui le regioni montane e insulari hanno un vantaggio competitivo. Si tratta di promuovere contemporaneamente la stabilità ecologica, l’efficienza economica e la coesione sociale per garantire a tutti opportunità di sviluppo in queste regioni difficili. Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona l’Unione è costretta a cercare simili soluzioni.

 
  
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  Johannes Hahn, membro della Commissione.(DE) Signor Presidente, anch’io mi unisco ai ringraziamenti e desidero ringraziare gli onorevoli deputati. Vi sono stati 47 interventi – li ho contati – che testimoniano la vitalità del Parlamento e l’importanza di questo tema. Sono particolarmente lieto del fatto che solo uno dei 47 interventi è stato negativo, interrogandosi sulla reale necessità della politica di coesione. Ciò dovrebbe rassicurarci del fatto che si tratta di una politica molto importante, in grado di arrivare ai cittadini europei e di dare visibilità all’Europa anche, e soprattutto, nelle regioni oggetto delle discussioni e del dibattito odierno. Poiché non è ancora stato detto, vorrei ricordare che in questo nuovo periodo abbiamo la possibilità di usare un sistema di cofinanziamento modulato per garantire equilibrio tra le regioni. Riguardo a quanto affermato dall’onorevole Zeller e da altri deputati, abbiamo dato l’opportunità di rispondere a livello locale e nel totale rispetto del principio di sussidiarietà alle specifiche esigenze secondo le conoscenze dei responsabili. Disponiamo inoltre di un’intera gamma di opzioni per le sovvenzioni statali, ad esempio per la politica di concorrenza, e dovremmo sfruttare queste opportunità nell’interesse delle persone.

Molti interventi hanno riguardato il problema degli indicatori, aspetto che incontriamo di frequente nel dibattito sulla politica regionale. Concordo con l’onorevole Deutsch e chi ritiene che si debba continuare a usare il prodotto interno lordo come indicatore principale. Capisco però perfettamente la necessità e il desiderio di usare anche altri indicatori. Vi sono già diversi progetti, ad esempio, nel quadro di ESPON. Uno di questi è il progetto Euroislands volto a individuare ulteriori indicatori che, principalmente e nello specifico, dovrebbero aiutarci a mettere a punto politiche migliori per queste regioni insieme ai responsabili. Essi non possono e non devono essere usati allo scopo precipuo di sviluppare nuovi indicatori finanziari, ma devono consentirci di adattare le politiche alle esigenze dei cittadini con maggiore attenzione e precisione.

Desidero ringraziare soprattutto chi ha parlato delle potenzialità latenti delle regioni e di cosa si può ancora fare in settori quali ricerca e sviluppo. Alcune nostre regioni si trovano in posti straordinari dove si svolgono attività di ricerca molto specifiche. Pensando ad esempio alle Canarie e ai loro osservatori, le ricerche qui effettuate non potrebbero essere svolte altrove, perché nessun altro posto ha le stesse condizioni geografiche, topografiche e climatiche. Questi fattori devono essere meglio sfruttati, compreso il settore delle energie rinnovabili. Anch’io mi unisco a chi ha citato nello specifico l’accesso a Internet. In effetti si tratta di un elemento a cui rivolgere particolare attenzione in futuro, perché si deve riconoscere che ha ancora un enorme potenziale da sfruttare.

Ancora una volta vi ringrazio di avere contribuito alla discussione. Alla politica regionale spetta un compito molto importante, non solo per colmare il divario tra regioni ma anche per soddisfare le esigenze delle otto persone su dieci che sappiamo vogliono avere prospettive di lavoro nella regione in cui sono nate e, in generale, avere la possibilità di invecchiarvi. Per questo dovremmo e dobbiamo portare avanti una politica che tenga specificamente conto di queste necessità, ed è quanto stiamo facendo. La nostra politica si basa sulle persone e sui loro bisogni, che speriamo di soddisfare in questo modo. È un compito che non ha mai fine, che richiede sempre nuovi slanci. In questo senso la discussione odierna e soprattutto questa relazione hanno dato un contributo significativo alla nostra base decisionale. Posso solo garantirvi che per noi della Commissione non è solo un dovere e responsabilità lavorare alacremente su queste questioni, ma anche un piacere.

(Applausi)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  
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  Presidente. - Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 110, paragrafo 2, del regolamento(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, mercoledì 22 settembre, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE), per iscritto.(FR) Questa risoluzione, che domani sarà messa al voto in Parlamento, permette di sensibilizzare gli attori istituzionali sulle difficoltà che devono affrontare queste regioni, e me ne rallegro. Insisterò su tre punti importanti del documento, che sono al centro delle mie preoccupazioni e che da sole giustificano la mia firma. Venendo da una regione montana, i Pirenei, sono sensibile ai problemi che incontrano questi tipi di territori. Le montagne, a causa dei loro limiti geografici e demografici, richiedono “programmi di sviluppo regionale specifici”, e spero che la politica di coesione dopo il 2013 ne terrà conto. La difesa e la promozione dei gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) è al cuore della mia battaglia politica. Spero che il successo del GECT nella mia regione, quello riguardante l’ospedale di Puigcerdá, possa servire da stimolo ad altri progetti analoghi in Europa. Infine, la rinuncia al criterio dei chilometri per le isole è una proposta importante, richiesta da molti attori locali. In effetti alcune isole non possono ancora usufruire di programmi transfrontalieri a causa della loro distanza, soffrendo quindi di una forma di isolamento ancor più evidente a cui dobbiamo trovare rimedio.

 
  
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  Edward Scicluna (S&D), per iscritto.(EN) Sono felice di vedere Parlamento e Commissione discutere la questione delle regioni montane e insulari. Essendo un deputato maltese che rappresenta due isole, Malta e Gozo, ognuna con meno di 500 000 abitanti, si tratta di una questione che mi sta inevitabilmente a cuore. Indubbiamente le isole e le piccole regioni meritano un trattamento che tenga conto delle specifiche esigenze da parte dell’Unione europea. Ad esempio, vi sono forti disparità economiche tra l’isola di Gozo e il resto di Malta: l’istituto nazionale di statistica maltese rivela che il PIL pro capite di Gozo è inferiore del 75 per cento a quello di Malta. In questi casi, la Commissione dovrebbe garantire a Gozo un trattamento e un’ammissibilità speciale alla politica regionale comunitaria, oltre ai fondi che non si sono ancora visti. Ovviamente le regioni montane, insulari e scarsamente popolate dell’Unione europea hanno aspetti in comune che le rendono diverse dalle altre regioni. Normalmente soffrono della mancanza di trasporti, il che genera una carenza di opportunità lavorative e di accessibilità. A livello statistico hanno anche maggiori probabilità di essere più povere rispetto agli altri territori dello Stato membro cui appartengono. Non possiamo permetterci di ignorarle.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale

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