Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione: Conclusioni della riunione del Consiglio europeo (16 settembre 2010).
Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo. – (EN) Signor Presidente, la riunione del Consiglio europeo del 16 settembre è stata organizzata principalmente per trattare il tema delle relazioni esterne dell’Unione. Inoltre, durante il pranzo, abbiamo avuto una breve discussione programmata sulla task force per la governance economica e una discussione non programmata sulla situazione dei rom. Consentitemi di trattare un tema per volta.
Partirò dagli affari esteri. Quando mi sono insediato otto mesi fa, durante la visita alle nostre capitali, ho avvertito un certo grado di frustrazione in seguito al vertice di Copenaghen. La percezione era che l’Unione europea fosse tagliata fuori. Le nostre prospettive economiche non erano rosee, mentre le altre economie mondiali stavano crescendo rapidamente. Inoltre, abbiamo iniziato a renderci conto quanto la forza economica dei paesi emergenti si stia traducendo in potere politico reale. Anche il G20, benché creato su suggerimento dell’Unione europea, manifesta chiaramente tale tendenza, così come il dibattito sulla rappresentanza in seno al Fondo monetario internazionale. Siamo direttamente coinvolti in tali sviluppi: i nuovi soggetti non sempre condividono i nostri interessi e la nostra visione del mondo.
Il trattato di Lisbona impone al Consiglio europeo di definire gli interessi strategici dell’Unione e di fornire orientamenti strategici per il lavoro delle altre istituzioni. Sono lieto che tutti i capi di Stato e di governo abbiano accolto tale sfida e intensificato il loro coinvolgimento nella politica estera dell’Unione. Chiedono al Consiglio europeo maggiore coinvolgimento diretto. Vogliono assumersi le proprie responsabilità come membri di questa istituzione dell’Unione.
Di cosa abbiamo parlato? Ebbene, mi è sembrato prioritario occuparci innanzi tutto dei nostri partenariati strategici. La questione riguardava il legame tra gli obiettivi generali e i mezzi concreti, la registrazione di progressi sul campo. Pertanto, ci siamo soffermati brevemente su come sfruttare al meglio il trattato di Lisbona, con il nuovo servizio europeo per l’azione esterna. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare il Parlamento del lavoro svolto per garantire il consenso su questo tema.
Come accertarci che quello che viene fatto a Bruxelles e nelle capitali vada nella stessa direzione? Come coordinare meglio i diversi soggetti a Bruxelles? Come conciliare i diversi aspetti del nostro rapporto coi partner – ad esempio, durante i vertici – in aree quali l’economia, il clima, i valori e la sicurezza?
Quello che conta sono i risultati. Come gestire i nostri partner, uno a uno? Abbiamo prioritarizzato tutta una serie di questioni impellenti. I nostri messaggi chiave per i vertici con i paesi terzi devono essere sostenuti da negoziati specifici e da compromessi. Dalla discussione in seno al Consiglio europeo ho desunto i seguenti punti:
Punto primo, siamo all’inizio di un processo. Punto secondo, i messaggi chiave dovrebbero essere affidati dal Consiglio europeo, preparati e attuati dal Consiglio “Affari esteri”, dalla Commissione e dall’Alto rappresentante, la stessa procedura che stiamo seguendo in seno al Consiglio europeo per preparare le riunioni del G20. Il mio terzo punto riguarda il fatto che, con i nostri partner, la parola chiave è “reciprocità”. Possiamo anche parlare di “identificazione di interessi reciproci”. La sensazione generalmente avvertita è che non siamo ancora giunti a questo punto. Insistiamo tutti su risultati raggiungibili e influenza politica. Occorre tradurre gli obiettivi in risultati concreti. Disponiamo di partner strategici ma ci serve più strategia.
Abbiamo sviluppato idee su come posizionarci nei confronti della Cina e su come affinare ulteriormente tali concetti. Grazie alla discussione del Consiglio europeo, quando io e il Presidente della Commissione incontreremo il Primo ministro cinese a Bruxelles tra due settimane, non parleremo soltanto a nome di “Bruxelles”, bensì potremo anche parlare per conto dei 27.
Abbiamo anche esaminato concisamente altre riunioni imminenti: la riunione del G20 di Seoul e il vertice UE-USA, entrambi in programma per novembre, ed entrambi cruciali per le prospettive economiche globali. Proseguiremo la preparazione di tali riunioni in occasione del Consiglio europeo del 28 e 29 ottobre. Il Presidente francese, in vista del suo prossimo insediamento, ha illustrato alcune delle sue idee per il G20 del 2011. Ha ricevuto il nostro appoggio incondizionato per la creazione di una nuova dinamica per i G8/G20, ed ha sottolineato che dovrebbero essere visti come processo, non soltanto come singoli eventi.
Sul tema del Medio Oriente: il buon esito dei negoziati di pace in Medio Oriente riveste un interesse strategico per l’Unione europea. Abbiamo adottato una dichiarazione specifica sulla questione in linea con la nostra posizione comune del dicembre 2009. Siamo coinvolti nel processo tramite il Quartetto.
A titolo di esempio, i nostri vicini dei Balcani occidentali, le loro prospettive europee e il partenariato orientale sono d’importanza primaria. La nostra reputazione nel mondo poggia sulla stabilità del nostro stesso continente. Se vogliamo diventare attori sul palcoscenico mondiale, dobbiamo esserlo innanzi tutto sulla scena regionale.
D’ora in poi, al Consiglio europeo la politica estera verrà discussa con questo spirito. Possiamo essere credibili e forti soltanto se siamo uniti. Abbiamo dato prova della nostra unità nella posizione dei 27 sulle sanzioni aggiuntive a carico dell’Iran, un risultato non scontato, e nell’importantissima risoluzione delle Nazioni Unite sul dialogo tra Serbia e Kosovo, imprescindibile per i Balcani occidentali.
Oltre a discutere la strategia e il nostro approccio generale, abbiamo anche raggiunto una conclusione su due questioni specifiche: la Corea del Sud e il Pakistan. Abbiamo dato immediatamente prova del fatto che l’Unione europea può produrre risultati su questioni di enorme interesse strategico.
L’accordo di libero scambio con la Corea del Sud rappresenta una questione d’importanza esterna capitale. Riguarda un rapporto vitale con i nostri otto partner commerciali più grandi e, oltre a loro, con tutta l’economia asiatica. Siamo stati vicini all’accordo per tre anni, e adesso lo stiamo raggiungendo. Consentirà agli esportatori europei di risparmiare 1,6 miliardi di euro di costi l’anno, una buona notizia per le industrie dedite all’esportazione, e di conseguenza anche per l’occupazione e la crescita in Europa.
Sul tema del Pakistan, vogliamo offrire il massimo sostegno a questo paese, colpito gravemente da inondazioni devastanti. Più aiuti e più scambi; vogliamo che il Pakistan si riprenda al più presto e si sviluppi economicamente. Concederemo un accesso al mercato molto maggiore. Catherine Ashton ci ha aiutati a trovare un accordo su quest’importante dichiarazione.
Secondo punto: la task force. Durante il pranzo del Consiglio europeo, abbiamo parlato dell’economia, la base per conquistare influenza politica. Nella prima metà dell’anno, il Consiglio europeo si è dovuto occupare di questioni economiche impellenti. Le nostre economie sono messe meglio adesso, ma il lavoro non è ancora concluso.
Nel corso del pranzo, ho riferito ai miei colleghi sui progressi compiuti in merito alla task force sulla governance economica, come ho fatto qui ieri. Tutti i capi di Stato e di governo vogliono proseguire il lavoro e mantenere lo slancio.
Abbiamo ottenuto un ampio consenso su alcune delle questioni più importanti, quali il quadro di sorveglianza macroeconomica, che monitorerà e rettificherà squilibri, rischi di bolle, e divergenze nel campo della competitività. Abbiamo inoltre convenuto di rafforzare i quadri fiscali nazionali, di introdurre le norme europee di bilancio nella legislazione nazionale e di promuovere il principio di quello che è stato definito il semestre europeo. Abbiamo inoltre compiuto progressi sulle sanzioni, anche se occorre più lavoro su questo fronte. Come ho spiegato nei dettagli nel corso della riunione di ieri con sette dei vostri presidenti di commissione e coi i leader dei vostri gruppi, ciò si tradurrà in un rafforzamento del pilastro economico della nostra Unione economica e monetaria.
Benché alcuni abbiano osservato che il nostro lavoro in tal senso procede lentamente, di fatto abbiamo compiuto un’enormità di progressi in pochissimo tempo. Rispetto ai negoziati per l’istituzione del Patto di stabilità e di crescita del 1997 e della sua revisione nel 2005, stiamo procedendo molto celermente, malgrado la complessità delle questioni. Il 27 settembre presenterò alla task force una bozza della relazione globale. Finalizzeremo le discussioni a metà ottobre, per permettere al Consiglio europeo di raggiungere una conclusione nella riunione del 28 e 29 ottobre. La Commissione intende presentare proposte legislative entro la fine di settembre, in conformità col suo diritto di iniziativa – proposte che verranno naturalmente sottoposte all’attenzione del vostro Parlamento per un esame e l’eventuale adozione ai sensi delle procedure legislative vigenti.
Tali proposte della Commissione potrebbero offrire un contributo positivo per il mantenimento dello slancio. Questa primavera vinceremo la battaglia dell’euro. Sono fiducioso che il mese prossimo trarremo le ultime, giuste conclusioni da questa crisi.
Terzo tema, i rom. Durante il pranzo abbiamo discusso un argomento di particolare interesse per voi. L’intero tavolo ha espresso consenso su cinque punti, che non sono stati interpretati alla stregua di una conclusione formale del Consiglio.
Punto primo, uno Stato membro ha il diritto e il dovere di intervenire per difendere lo Stato di diritto nel proprio territorio. Numero due, la Commissione ha il diritto, e di fatto anche il dovere, di assicurare la conformità degli Stati membri al diritto dell’Unione, e ha il diritto, nonché il dovere, di condurre indagini. Tre, abbiamo preso atto della dichiarazione rilasciata dal Presidente della Commissione alla vigilia del Consiglio europeo. Punto quattro, il rispetto è la regola basilare nei rapporti tra Stati membri e Commissione. Numero cinque, in una riunione futura del Consiglio europeo tratteremo la questione dell’integrazione dei rom.
Il divieto di qualsiasi forma di discriminazione basata sulla nazionalità o l’etnia è il principio fondatore dell’Unione europea. Il rispetto per la dignità umana è uno dei nostri valori chiave.
Le riunioni del Consiglio europeo non vanno considerate alla stregua di vertici, bensì di riunioni periodiche – anzi, di routine – di un’istituzione dell’Unione. Anzi, colgo l’occasione per sottolineare, in questo periodo in cui nel vostro Parlamento si è riacceso il dibattito sul metodo comunitario, che il Consiglio europeo è un’istituzione della nostra Unione, e non l’ennesimo vertice assimilabile ai vari G8 e G20. è parte integrante del quadro istituzionale dell’Unione, ma apporta all’Unione stessa gli spunti provenienti dai livelli politici più alti degli Stati membri, e dà a questi ultimi una sensazione di coinvolgimento diretto e partecipazione all’Unione, rafforzandone l’impegno a renderlo un successo.
In esso siedono non soltanto i capi di Stato e di governo, ma anche il Presidente della Commissione europea e l’Alto rappresentante per gli affari esteri. Spesso vi partecipa anche il Presidente della Banca centrale europea. Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, chi lo presiede non rappresenta al contempo nessuno degli Stati membri, ma deve prestare il proprio servizio sia in seno al Consiglio europeo sia collaborando strettamente con le altre istituzioni per stipulare accordi nell’interesse europeo generale. Per questo sto investendo tempo ed energia per mantenere contatti regolari con i presidenti delle altre istituzioni, non da ultimo il Presidente della Commissione, la Presidenza a turno del Consiglio, la Banca centrale, il gruppo dell’euro, e naturalmente anche lei, signor Presidente, oltre ai leader dei gruppi politici e ai presidenti delle commissioni parlamentari, ben oltre quanto previsto nel trattato.
Noi ci adoperiamo per perseguire l’interesse europeo generale. Gli sforzi compiuti da tutte le istituzioni europee negli ultimi mesi hanno cominciato a produrre frutti. Le nostre economie si stanno riprendendo con un ritmo inatteso. Sta ritornando la fiducia, lentamente ma costantemente. Ringrazio il Parlamento europeo per la collaborazione nel ripristinare la fiducia mediante la legislazione sulla vigilanza finanziaria.
Molti Stati membri sono impegnati in programmi di riforma. Rendo omaggio ai governi nazionali che stanno intraprendendo misure coraggiose in circostanze politiche molto difficili. Nella maggior parte dei nostri paesi membri la crisi non è finita, sicuramente non sul fronte occupazionale, anche se si ravvisano dei miglioramenti. Adesso siamo messi meglio rispetto a prima dell’estate. Rimane ancora da fare molta strada. Cari colleghi, ce la faremo.
(Applausi)
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il Parlamento ha sempre precisato che uno degli obiettivi principali del trattato di Lisbona consiste nel rafforzare la posizione dell’UE sul palcoscenico internazionale, e la Commissione condivide appieno questo fine. Far sentire la voce dell’UE fa bene all’Europa e, a mio parere, anche al mondo. Ci consente di promuovere i nostri interessi, di ribadire i nostri valori e di offrire il nostro contributo agli sforzi mondiali di affrontare le sfide che ci accomunano, dal cambiamento climatico alla sicurezza, e dalla carenza delle risorse all’uscita dalla crisi economica.
Disponiamo di opportunità e di responsabilità, e il trattato di Lisbona ci ha dato gli strumenti per conseguire entrambi gli obiettivi. Come tutti sappiamo, c’è ancora del lavoro da fare; a livello interno, dobbiamo imparare a usare le strutture di Lisbona per ottenere gli effetti desiderati. Dobbiamo dimostrare ai nostri partner che l’UE è un interlocutore convincente. Non sono cose che accadono da un giorno all’altro, ma il Consiglio europeo della scorsa settimana ha rappresentato una pietra miliare importante sul cammino che conduce a tale obiettivo.
Nei nove mesi trascorsi dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona abbiamo compiuto progressi importanti. Il ruolo della baronessa Ashton quale voce per l’Europa sul palcoscenico mondiale è stato consolidato e, col sostegno di questo Parlamento, credo che a breve diventerà operativo anche il servizio europeo per l’azione esterna. Le istituzioni europee hanno gradualmente assunto le funzioni della Presidenza a turno in termini di rappresentanza e coordinamento.
Il Consiglio europeo ha individuato i prossimi passi da compiere in termini sia procedurali sia sostanziali. In particolare, è stato riconosciuto che l’UE deve adoperarsi con maggiore impegno per conseguire una politica più coerente rispetto ai partner strategici. Potrebbe iniziare strategicamente proprio dalla Cina. è stato molto importante che il Consiglio europeo decidesse di tornare a occuparsi regolarmente della costruzione di un approccio comune. Conosciamo tutti alcuni dei problemi che ci affliggono: l’approccio ad albero di Natale, senza privatizzazioni, suggerisce ai nostri partner che non siamo in grado di trovare un accordo su quello che vogliamo veramente e che i messaggi discordanti tra UE e Stati membri esautorano il messaggio stesso.
Occorre prediligere una posizione in cui, quando il Presidente Van Rompuy e il Presidente Barroso si esprimono a nome dell’UE nei vertici, lo facciano con un’autorità che può derivare loro soltanto da un consenso autentico – un impegno congiunto tra UE e Stati membri – per un’agenda condivisa. La Commissione ritiene pertanto che sia stato un primo passo importante riconoscere l’esigenza di identificare interessi specifici nei nostri rapporti con ciascuno dei nostri partner strategici e sapere come trasmettere lo stesso messaggio coerente ai nostri partner internazionali.
Dobbiamo iniziare ad applicare questo spirito ai vertici chiave di quest’autunno con Cina, India, Russia e Stati Uniti, nonché al G20, alla riunione Asia-Europa e al vertice UE-Africa. In tutti questi eventi occorre la dimensione democratica apportata dall’interesse di questo Parlamento.
Il commercio è stato riconosciuto come questione chiave. Un segnale importante è emerso dal fatto che, ai margini del Consiglio europeo, sia stato finalizzato il consenso sull’accordo di libero scambio e di ampio respiro tra UE e Corea. Questo ci dà un’idea delle nostre possibilità: un accordo che non è stato semplice ma che promette enormi vantaggi commerciali.
Si è inoltre convenuta la necessità di trovare un modo, attraverso il commercio, per aiutare il Pakistan. Ci stiamo già adoperando molto in termini di aiuti umanitari e aiuti allo sviluppo, cruciali per la ricostruzione del paese. Tuttavia, è anche giusto ricordare che dovremmo potenziare le prospettive a lungo termine dell’economia pakistana attraverso misure commerciali, e la Commissione avanzerà proposte specifiche il mese prossimo.
Anche l’imminente Presidenza francese del G20 e del G8 è vista come un’occasione particolarmente gradita per accertarci che gli obiettivi europei occupino una posizione di spicco. La Commissione si adopererà per sfruttare tali eventi come piattaforma importante per l’UE per l’anno a venire.
Vorrei inoltre spendere un paio di parole su due altri temi. Sulla governance economica, il lavoro della task force presieduta dal Presidente Van Rompuy e l’elaborazione di proposte dettagliate da parte della Commissione indicano che abbiamo percorso molta strada da maggio. La Commissione presenterà le proprie proposte la prossima settimana. è il momento giusto per avviare la fase di codecisione e iniziare una disamina dettagliata delle proposte legislative, allo scopo di far partire il nuovo sistema alla metà dell’anno prossimo.
So che il Parlamento è pienamente consapevole della necessità di iniziare celermente ad esaminare tali proposte. Il pacchetto sarà corredato di tre obiettivi. In primo luogo, rafforzare la conformità dei paesi membri con il Patto di stabilità e crescita. In secondo luogo, ampliare la vigilanza economica per fronteggiare gli squilibri; e in terzo luogo, rendere più incisiva la vigilanza economica mediante incentivi che premino la conformità e sanzioni finanziarie che siano progressive, applicate equamente e comminate con una tempistica tale da garantirne il funzionamento efficace. Tali misure contribuiscono notevolmente a rafforzare la credibilità della nostra governance economica dell’area euro in particolare. L’agenda in questione verrà ulteriormente approfondita quando la task force presenterà la relazione finale al Consiglio europeo del mese prossimo.
Infine, la questione dei rom. Vorrei esprimere solamente un commento: è la Commissione, in qualità di custode dei trattati, a detenere la responsabilità. Noi conosciamo bene le nostre responsabilità. Non scenderemo a compromessi sul rispetto per il diritto comunitario e difenderemo a spada tratta i nostri valori europei. Ci siamo impegnati per accertare se sia stato rispettato il diritto comunitario in materia di libera circolazione e di antidiscriminazione, e siamo ora nella fase dell’analisi giuridica. A breve tale analisi verrà esaminata dal collegio stesso.
Non dobbiamo tuttavia dimenticare una parte molto importante – direi essenziale – di questa discussione: alleviare la disperazione dei rom e migliorare la loro integrazione. Pertanto, stiamo contemporaneamente studiando il seguito da dare alle nostre proposte di aprile di utilizzare i fondi comunitari per fornire aiuti concreti all’integrazione dei rom. Abbiamo istituito una task force per capire come adottare misure concrete a sostegno dell’inclusione. La task force si riunirà per la prima volta stamani e presenterà le sue prime conclusioni entro la fine dell’anno. So che il Parlamento vorrà essere tenuto periodicamente al corrente dei progressi, e la Commissione si impegnerà a farlo.
Infine, signor Presidente, il Consiglio europeo ha parlato di come rafforzare la nostra capacità di agire esternamente e internamente e di garantire risultati migliori ai cittadini comunitari. Su tutti questi fronti le istituzioni e gli strumenti dell’Unione hanno dimostrato di funzionare in linea con i requisiti del trattato. La Commissione attende con impazienza di cooperare con il Parlamento, di approfondire questo lavoro, e di assicurare l’effettiva attuazione delle nostre politiche.
Joseph Daul, a nome del gruppo PPE. – (FR) Presidente Buzek, Presidente Van Rompuy, Vicepresidente Šefčovič, onorevoli colleghi, il Consiglio europeo ha trattato i temi delle relazioni dell’Unione con i partner globali e della governance economica. L’opinione pubblica ha tuttavia rivolto il proprio interesse soprattutto alla discussione sui rom. Mi preme ribadire la posizione del mio gruppo su questo punto.
Punto primo, ogni Stato membro deve rispettare le leggi europee e la Commissione europea, custode dei trattati, deve accertarsene nel modo più imparziale possibile. Tutti gli Stati membri dell’Unione sono uguali davanti alla legge. è questa la forza dell’Europa. In tali condizioni, rispettiamo la decisione della Commissione di chiedere chiarimenti alla Francia sulle misure adottate, e non dubitiamo che la Francia risponderà con la massima cura.
In secondo luogo, il gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) deplora i divari linguistici emersi a causa della vicenda e si augura che, su un tema così emblematico, i valori della responsabilità e della solidarietà trasmessi dall’Unione europea, nonché dell’imparzialità e del rispetto reciproco, continueranno a rappresentare il codice di condotta nelle relazioni tra i paesi membri e le istituzioni europee.
Infine, il mio gruppo richiede nuovamente la definizione e l’attuazione di soluzioni europee – soluzioni comunitarie – per integrare tutte le minoranze in Europa in quanto, come ben sappiamo, la crisi attuale ha messo a nudo un profondo disagio nei rapporti tra queste minoranze e le popolazioni dei paesi ospiti.
Onorevoli colleghi, tutti i nostri concittadini devono poter godere dei diritti loro spettanti, ma devono anche adempiere ai loro doveri. Sì, la circolazione delle persone è un diritto, e questo Parlamento ha lottato troppo per garantirlo per permettersi di rinunciarvi oggi. D’altro canto, il rispetto della legge, l’integrazione nel paese ospite, l’iscrizione dei figli a scuola e la sicurezza che la frequentino, e il rispetto del benessere altrui sono anche doveri per i quali non può essere fatta alcuna eccezione, assolutamente nessuna.
La questione è questa, e questa è la posizione del gruppo PPE, una posizione che si fonda su principi e valori, e che va oltre la critica di parte in cui, va detto, si sono crogiolati alcuni negli ultimi giorni.
Mi restano due minuti per affrontare due argomenti – seppur cruciali – discussi al Consiglio europeo dello scorso venerdì: il nostro posto nel mondo e la governance economica.
Sul primo punto, come possiamo ancora accettare il fatto che, sebbene l’Europa sia una delle principali potenze mondiali, forse la più rispettata per l’approccio ai diritti umani e alla multilateralità, non abbia più alcun peso sulla scena mondiale? Lo ripeto: siamo i donatori principali della Palestina, ma non sediamo al tavolo dei negoziati. Presidente Van Rompuy, dobbiamo assicurarci che le cose cambino.
Le conclusioni del Consiglio contengono alcuni orientamenti interessanti ma, come sappiamo, ci occorre una revisione autentica del nostro modus operandi per compiere il balzo in avanti tanto atteso. Sto pensando alla volontà politica di esercitare un’influenza come forza singola, invece che come aggregazione di 27 diplomazie contraddittorie. Questo è il metodo comunitario e a questo proposito, Presidente Van Rompuy, contiamo su di lei. Non è una brutta parola, bensì un modo per rendere l’Unione europea potente e riconosciuta in tutto il mondo.
Sto pensando alle nostre risorse umane, che devono essere razionalizzate, e il servizio esterno è un primo passo nella giusta direzione. Penso infine alle nostre risorse finanziarie, in particolare nei settori della sicurezza e della difesa, che devono essere impiegate meglio e che ci comportano uno sforzo maggiore per unire le forze. Siamo bel lungi dal conseguire questo obiettivo. Vorrei incoraggiare gli Stati membri, nei prossimi mesi, ad attuare per lo meno alcuni degli obiettivi contenuti nelle conclusioni.
Infine, sulla governance economica il mio gruppo appoggia l’azione iniziale intrapresa dalla task force del Presidente Van Rompuy e, in particolare, l’applicazione rigorosa delle norme del Patto di stabilità unita al deterrente delle sanzioni. Dobbiamo trarre insegnamento dalla crisi finanziaria e dalle illusioni che ci siamo fatti separando la governance finanziaria dalla governance economica e sociale. Le due cose vanno insieme.
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, ho ascoltato con attenzione il suo contributo, che si potrebbe riassumere con la frase “va tutto bene”. Non ci sono problemi a livello di Consiglio. Ammetto che lei era presente e io no. Lei ha assistito di persona alla discussione e io no. Cionondimeno, la mia percezione del Consiglio europeo è stata lievemente diversa da quella da lei testé presentata.
Ritengo che – per lo meno in due casi – abbiamo assistito alla ribellione dei capi di governo alla realtà europea. Le quattro libertà garantite sin dai tempi di Maastricht sono la libera circolazione dei servizi, dei capitali, dei beni e delle persone. Ho l’impressione che nell’Unione europea dobbiamo attribuire la medesima importanza da noi accordata alla libera circolazione dei capitali per lo meno alla libera circolazione delle persone. A volte mi capita di desiderare anche che i capitali vengano gestiti con lo stesso livello di intensità con cui ci si occupa della libera circolazione delle persone in Europa.
(Applausi)
Tuttavia, quello che abbiamo effettivamente visto – e lei ha alluso a questo, anche se non l’ha affermato esplicitamente – è che in questo processo post-Lisbona in cui al momento ci troviamo le istituzioni stanno lottando per le rispettive posizioni di potere. A livello di Consiglio vediamo la nuova istituzione rappresentata da lei, in quanto il Consiglio europeo composto dai capi di Stato o di governo come istituzione esiste solamente da Lisbona. Questa nuova istituzione sta cercando di assicurarsi la propria posizione di potere. Non è un atteggiamento disonorevole, tutte le istituzioni lo fanno; tuttavia, visto quello che sta succedendo a livello di Consiglio europeo, vi è il forte rischio che, nel processo post-Lisbona, le competenze che sono state trasferite all’UE, le competenze assegnate alle istituzioni comunitarie ai sensi del trattato, siano soggette all’approvazione del Consiglio europeo – nel mio ultimo intervento in questa sede, l’ho definito una sorta di governo direttoriale. E questa sarebbe la strada sbagliata. Non si può proclamare da una parte – come ha fatto lei – che ci occorrono dichiarazioni europee congiunte, azioni europee congiunte e un fronte europeo unito, ad esempio nella politica internazionale, nella diplomazia internazionale e nel commercio internazionale, e dichiarare dall’altra: sì, ma solo quando va bene a me in termini di interessi nazionali. Se non coincide con gli interessi nazionali, se non è appropriato in termini di politica interna, allora non lo vogliamo. Eppure è proprio questo che sta accadendo adesso nell’Unione europea e, mi preme aggiungere, non riguarda un governo specifico. Il gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) ha la maggior parte dei governi; anche il gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo detiene svariati governi. Tutti i governi rispondono allo stesso modo. Non si tratta di una risposta ideologica, bensì istituzionale. Tale pericolo istituzionale rischia di compromettere l’Europa nel suo complesso.
Il compito del Parlamento europeo – si tratta pertanto di un appello rivolto a tutti i gruppi – consiste nel dichiarare, con ampia maggioranza, che vogliamo che ciò che l’onorevole Daul ha definito come metodo comunitario, che non è altro che la trasposizione e attuazione di competenze congiunte per risolvere problemi, venga applicato in maniera “comunitaria” a livello europeo. Qualcuno riesce forse a immaginare come potremmo risolvere qualsiasi genere di problema di politica monetaria a livello nazionale? La risposta è no. Le sfide climatiche potrebbero essere risolte a livello nazionale? No. Un problema di politica commerciale globale potrebbe essere gestito da un singolo Stato membro da solo? Possiamo naturalmente intrattenere un dialogo con la Cina come UE – come UE con una popolazione di 500 milioni di abitanti e la forza di 27 economie nazionali messe insieme. è un’opzione. Potremmo anche dividerci in unità più piccole, con la Repubblica federale tedesca, la Francia, la Lettonia, Cipro e Malta che agiscono tutti separatamente. Anche questo è possibile. Non credo che la Cina rimarrebbe favorevolmente impressionata da una situazione del genere se lei dovesse recarsi in quel paese, Presidente Van Rompuy. Ci occorre pertanto il metodo comunitario e, a mio avviso, spetta a questo Parlamento assicurarsi che venga applicato. La Commissione ha dimostrato per la prima volta, attraverso la dichiarazione del Presidente Barroso connessa alla questione dei rom, che è pronta a combattere. Dobbiamo risolvere il problema dei rom, e lo faremo. Questo Parlamento lo risolverà ispirandosi a quello che abbiamo detto tutti in questa sede: la dignità umana è inviolabile. Tale principio si applica anche alle minoranze complicate. Pertanto, non demorderemo sulla questione dei rom.
Tuttavia, le nostre prossime sfide provengono da un ambito totalmente diverso – la prospettiva finanziaria – e adesso posso dirvi che, a tale proposito, la strategia di rinazionalizzazione si scontrerà con una forte resistenza da parte di tutto il Parlamento europeo.
(Applausi)
(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione “cartellino blu”, ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)
Krisztina Morvai (NI). – (EN) Signor Presidente, la domanda che vorrei porre all’onorevole Schulz è molto semplice: come si possono trascurare completamente le idee e i punti di vista dei cittadini nei nostri Stati membri a livello interno? Secondo lui, in che modo il fatto che le decisioni a livello di UE, prese solitamente da persone non elette, prevalgano sulla volontà dei cittadini può essere ricondotto alle idee fondamentali di democrazia? Credo che sia una domanda molto semplice.
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ogni Stato fondato sullo stato di diritto ha l’obbligo di garantire l’applicazione delle leggi che rientrano nella sua sfera di competenza. Sono pertanto completamente d’accordo con coloro che affermano: quando emergono dei problemi in casi individuali di singoli cittadini – indipendentemente dal paese di provenienza – in un paese membro dell’UE, tale Stato membro e le sue autorità hanno l’obbligo di gestire tali problemi, e se tali problemi sono di natura penale, hanno l’obbligo di avviare un procedimento penale.
Allo stesso modo, ciò vale anche per l’applicazione del nostro diritto comunitario comune. Gli Stati fondati sullo stato di diritto che fanno parte di questa comunità giuridica sono anch’essi obbligati ad accettare il diritto comunitario e, laddove necessario, ad applicarlo. è esattamente quello a cui auspichiamo nel caso specifico dei rom. Niente di più.
(Applausi)
Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare il Presidente Van Rompuy per la relazione su questo importante Consiglio. Partirei dall’ultima parte del suo intervento sulla questione dei rom.
Mi preme ribadire chiaramente e personalmente al mio collega del gruppo del PPE, onorevole Daul, che la Commissione ha agito nel modo giusto in merito alla questione dei rom, e che non dovremmo criticarla. Dobbiamo aiutare la Commissione in questa lotta. Invito la Commissione ad attenersi al proprio punto di vista, perché oggi abbiamo una questione fondamentale da gestire.
I valori sono importanti tanto quanto le regole del mercato nell’Unione europea, ed è anche importante che tutti vedano che la Commissione riserva lo stesso trattamento a ogni Stato membro – indipendentemente dalla sua dimensione. Quando si tratta di valori, non c’è differenza tra Stati membri piccoli e grandi. Devono applicare tutti le stesse norme.
è purtroppo vero che il vertice europeo è stato leggermente “preso in ostaggio” da tale questione, ma in politica succede. Sicuramente in Europa le questioni vengono spesso oscurate dalle vicende contingenti. Ovviamente è un peccato, visto che sulla questione della governance economica non c’è tempo da perdere. Non possiamo permetterci di affrontare una nuova crisi economica e finanziaria senza disporre di questi strumenti di governance economica.
Sappiamo che un pilastro monetario non può funzionare in assenza di un pilastro economico. Se esaminate il livello attuale degli spread, gli spread tra i tassi di interesse tedeschi e gli altri tassi sono ancora altissimi. Ci occorre quanto prima un pacchetto sulla governance economica, e mi auguro che la Commissione lo presenti, come promesso, il 29 settembre.
A mio parere, per essere credibile – perché è questa la cosa più importante – questo pacchetto deve soddisfare tre condizioni primarie. Presidente Van Rompuy, la prima condizione, che lei ha sempre difeso, è che non si deve trattare solamente di applicare la vigilanza fiscale, ma anche di migliorare la vigilanza macroeconomica, in quanto è questo l’insegnamento che va tratto dalla crisi del debito greco. Non si tratta solamente di Patto di stabilità, bensì anche dello stato dell’economia di quel paese.
La seconda condizione è che il pacchetto preveda sanzioni efficaci. Personalmente, ritengo che la maniera migliore di procedere inizialmente sia mediante l’applicazione di sanzioni progressive; in secondo luogo, ci dev’essere una combinazione di ammende finanziarie e di ammende politiche – non una scelta tra l’una o l’altra, bensì una combinazione di entrambe; in terzo luogo, in alcuni casi, ciò potrebbe anche significare sospendere i diritti di voto di coloro che stanno violando le regole. è così che accade nella vita reale, e secondo me dovrebbe valere anche per la vita politica.
La terza e ultima condizione, secondo me, è che il telecomando dev’essere posto nelle mani della Commissione e della BCE. Ritengo – e l’ho già ripetuto diverse volte – che la vigilanza attuata dagli Stati membri semplicemente non funzioni. Non ha funzionato col trattato di Lisbona, non ha funzionato col Patto di stabilità, e non funzionerà nemmeno in futuro. L’abbiamo visto nel caso della Germania e della Francia, che nel 2005 non hanno applicato il Patto di stabilità e si sono limitate a cambiarlo proprio in quel momento. Potrebbe accadere nuovamente in futuro, per questo il telecomando dev’essere nelle mani della Commissione. Auspico che il 29 settembre, anche sulla base del lavoro della task force, Consiglio e Parlamento si trovino sul tavolo un pacchetto credibile.
Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, è la terza volta che sento la relazione sull’ultimo vertice – che non dovremmo chiamare vertice, visto che è stata una riunione del Consiglio. Persino la relazione pubblica mi fa pensare che lei e noi viviamo in galassie diverse. Quello che mi aspetto quando i capi di Stato dell’Unione europea si riuniscono a Bruxelles con i ministri degli Esteri durante una crisi precaria e persistente è totalmente diverso da quello che ci ha presentato lei. Per quanto si sforzi di esaltare il successo di questo vertice, che possiamo solo chiamare riunione del Consiglio, io continuerò a ribadire che in realtà non avete ottenuto alcun risultato. In particolare il suo ruolo, Presidente Van Rompuy, che consiste nel guidare la task force nel suo tentativo di trovare vie d’uscita dalla crisi finanziaria e di incrementare la governance economica in Europa, dovrebbe darle da riflettere.
Sono lieta di sentire che la Commissione non sta più partecipando a questo gioco di spostamento dei poteri e dell’influenza verso i paesi membri, bensì che, persino in questo mese, la Commissione presenterà proposte per dare forma alla governance economica comune a Bruxelles. Tra le altre cose, ho l’impressione che la sua concentrazione quasi ossessiva sui meccanismi sanzionatori, che non sarebbero stati affatto possibili senza una modifica del trattato, abbia solamente portato alla situazione attuale tra gli Stati, che si potrebbe riassumere dicendo che accettiamo di essere in disaccordo – ma i progressi verso l’obiettivo di una “maggiore governance comune” non sono un aspetto da mettere sulla bilancia.
Vorrei chiedervi di mettere fine a questa farsa, perché è estremamente deleteria alla percezione delle politiche europee in tempi di crisi. Nel suo ruolo, lei riveste una responsabilità particolare per l’immagine delle politiche europee. Anche se col trattato di Lisbona e le sue stravaganze le è piombato addosso un ruolo difficile, la mia impressione è che lei non sarà all’altezza della sfida che consiste nel compiere maggiori sforzi per conseguire un maggior numero di politiche comuni.
Per quanto riguarda i rom, dissento sul fatto che la Vicepresidente Reding abbia espresso parole univoche di scusa. Sto ancora aspettando che i francesi mi spieghino come possono raccontare apertamente bugie alla Commissione in questi giorni. Non riesco veramente a capire perché questo comportamento non meriti parole di scusa.
(Applausi)
Mi fa piacere – e, per me, è questo il risultato migliore conseguito dal vertice – che il Presidente Barroso si sia schierato dalla parte del Commissario Reding. Occorre avviare queste procedure di infrazione del trattato. Possono essere avviate anche in maniera onnicomprensiva. Solo per riprendere l’idea che ha ispirato il Commissario Reding: quel che mi preoccupa è che in un periodo di grande incertezza, di crisi economica, di crisi finanziaria, di prospettive incerte e di aumento della povertà nell’Unione europea, i capi di Stato come il Presidente Sarkozy e persino Silvio Berlusconi – ne potrei menzionare altri, ma sono loro i principali protagonisti a livello statale di tale questione nell’Unione europea – stiano trasformando i loro problemi di politica interna e la loro incompetenza in politica in un periodo di crisi. Si nascondono dietro a una politica che sta riportando in auge il repertorio dell’intolleranza razziale e della xenofobia.
Penso che dovremmo, anzi, che dobbiamo ripensare all’ultimo secolo qui in Europa.
(Applausi)
Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, vorrei soffermarmi brevemente su un paio di punti prima di passare a quello principale specifico. In primo luogo, vorrei complimentarmi col Consiglio per essersi concentrato sul miglioramento della governance economica in Europa. In secondo luogo, sulla questione dei rom, vorrei chiarire che abbiamo esercitato notevoli pressioni per convincere la custode dei trattati, la Commissione, a rilasciarci una dichiarazione legale molto chiara. Finché ciò non avverrà, a mio parere, gli attacchi fini a se stessi mossi alla Francia da parte di alcune fazioni politiche non sono molto edificanti, né molto utili per l’unità europea.
Stamani vorrei tuttavia soffermarmi sulla dichiarazione concernente il Pakistan, un partner del Commonwealth di tre paesi membri dell’Unione europea, nonché un alleato strategico dell’Unione. Accogliamo con favore i progressi compiuti per erogare aiuti di emergenza al Pakistan e siamo lieti che il Consiglio abbia convenuto la necessità di un pacchetto completo di misure per la ripresa e lo sviluppo futuro di questo paese.
Gli aiuti per lo sviluppo destinati al Pakistan, come a ogni altro paese, sono essenziali, e il nuovo governo di coalizione britannico è orgoglioso dell’impegno preso di devolvere lo 0,7% dell’RNL agli aiuti esteri nel 2013. E sì, onorevole Schulz, il governo di coalizione britannico comprende conservatori e liberali – giusto per dire le cose come stanno.
Ma gli aiuti rappresentano soltanto una faccia della medaglia. Il futuro a lungo termine del mondo in via di sviluppo dipende dalla capacità di ogni nazione di creare un’economia commerciale robusta e dinamica. Ritengo che l’intenzione di concedere al Pakistan un accesso agevolato al mercato mediante la riduzione immediata dei dazi sulle importazioni chiave nell’UE rappresenti un passo importante, benché deplori che tale politica debba essere soggetta a limitazioni temporali invece di essere permanente.
Ciononostante, l’invito a stabilire un nuovo e significativo partenariato commerciale tra l’Europa e il Pakistan è stata una proposta coraggiosa da parte del Primo ministro britannico David Cameron, caldeggiata con determinazione dal ministro del Commercio della coalizione, Ed Davey. Temo tuttavia che la necessità di rispettare determinate sensibilità del mondo dell’industria, a cui si fa riferimento nella dichiarazione, trasformerà un’iniziativa audace in una sorta di mezza misura. Alla luce della situazione disperata in cui versa il popolo pakistano, tale tradimento sarebbe scandaloso. Noi del mio gruppo seguiremo da vicino la questione per accertarci che l’ambizione della dichiarazione non venga frustrata a causa di protezionismi egoisti.
Patrick Le Hyaric, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, l’unico aspetto del Consiglio europeo messo in luce dai mass media è la polemica sinistra alimentata dal Presidente francese contro la Commissione per difendere una caccia organizzata in Francia contro una parte della popolazione europea, i rom.
Nel nome dei valori universali, i valori universali dei diritti umani, il governo francese – ma anche altri – deve porre immediatamente fine a questa stigmatizzazione e a queste orribili espulsioni. Analogamente, il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica esige che la cosiddetta direttiva sui rimpatri del giugno 2008, soprannominata direttiva della vergogna, nonché l’accordo di partenariato che autorizza l’espulsione dei profughi pakistani, vengano abrogati.
Infine, Presidente Van Rompuy, quali iniziative europee specifiche intende intraprendere per consentire finalmente al popolo rom di uscire dalla povertà e dalla miseria? Questa politica contro gli immigrati sta distruggendo l’influenza morale e politica che l’Europa potrebbe esercitare sul mondo.
Aggiungerei che il populismo antieuropeo degrada la politica e incoraggia la xenofobia, il nazionalismo e il fondamentalismo, fecondando quella che Bertolt Brecht chiamò “la bestia immonda”. Inoltre, in sede di Consiglio europeo, avete ancora una volta prodotto conclusioni molto sfavorevoli al popolo europeo e all’idea stessa di Europa.
Citerò qualche esempio. Nel momento stesso in cui l’ultraliberalismo sta facendo precipitare il mondo nella crisi, voi avete deciso di autorizzare, e riporto le sue parole, “accordi di libero scambio ambiziosi”. Avete deciso di accelerare la realizzazione del mercato transatlantico, vale a dire l’allineamento dei nostri standard a quelli degli Stati Uniti e un maggiore impegno in seno alla NATO.
Presidente Van Rompuy, il liberoscambismo, la sottomissione agli Stati Uniti e il militarismo da lei proposti manderanno l’Europa in rovina. In relazione alla politica estera, lei menziona il piano, e cito, per “un orientamento strategico chiaro”, ma che cosa significa questo esattamente? Una politica estera valida non dovrebbe comportare, come sostenuto dal gruppo GUE/NGL, un impegno a battersi contro la povertà e la fame, per la cancellazione del debito, per istituire la sovranità alimentare, il disarmo e la pace? Non dovrebbe implicare un’azione vigorosa per garantire il successo del vertice sul clima di Cancún?
Per quale motivo, anche se il vostro documento precisa che siamo lo spazio commerciale più importante, non ci impegniamo a tassare le transazioni finanziarie? Che cosa intendete fare, a parte produrre questo testo insipido, per garantire il successo del dialogo tra Israele e Palestina? Ho notato che non parlate dei confini del 1967, né di Gerusalemme est come capitale, e che mostrate un’incredibile benevolenza nei confronti della colonizzazione israeliana.
Infine, avete deciso di applicare il tallone di ferro dell’austerità per la durata di quello che definite il semestre europeo: vigilanza con la minaccia di comminare sanzioni agli Stati membri. Perché celate il fatto che il debito degli Stati membri è salito non a causa della spesa sociale eccessiva, bensì per il sostegno costante alle forze del denaro? Perché non vi sono grandi progetti dell’industria, dei servizi o dell’agricoltura per incoraggiare l’occupazione, su una base nuova e in cooperazione?
Vorrei sapere su quali basi giuridiche intendete applicare tali sanzioni, che acuirebbero ulteriormente la situazione degli Stati membri e della popolazione. Questo è l’anno europeo per combattere la povertà. Quali sono le iniziative e le azioni riconducibili a tale proclamazione?
Niki Tzavela, a nome del gruppo EFD. – (EL) Signor Presidente, per quanto riguarda la questione dei rom, non credo che il problema abbia a che vedere con la deportazione dei rom dalla Francia. Si situa piuttosto nelle condizioni disumane in cui vivono i rom nella maggior parte dei paesi europei.
Pertanto, invece di esprimere giudizi, in questo frangente dovremmo – visto che i rom rappresentano una minoranza etnica in ogni paese europeo – metterci insieme e proporre un piano e un programma paneuropei per i rom come parte della nostra azione contro l’esclusione sociale. La deportazione è solo un aspetto del problema. Sono le condizioni in cui vivono i rom a essere problematiche.
Ora, per quel che concerne le conclusioni del Consiglio europeo, avete impostato le relazioni estere dell’Europa sulla base degli interessi reciproci. Indubbiamente la Cina, che dispone di una riserva di 2,5 trilioni di dollari USA e che sta cercando di investire in Europa, presuppone un’alleanza molto interessante. Nel periodo di preparazione al vertice UE-Cina intendete pertanto ripianare gli ostacoli creati dall’Europa nei suoi rapporti con la Cina, in particolare nel campo dei diritti umani e dei rapporti con l’Iran?
Frank Vanhecke (NI). – (NL) L’effettivo ordine del giorno ufficiale del vertice europeo della scorsa settimana è stato totalmente oscurato da un esempio da manuale di sciocchezze politicamente corrette, vale a dire l’uscita particolarmente stolta del Commissario Reding contro la politica francese sui rom.
Era tempo che la Commissione europea venisse rimessa al proprio posto a tale proposito. Gli Stati membri hanno il diritto, anzi, non solo il diritto ma anche il dovere, di intervenire per porre termine a tali inaccettabili disagi, all’effettivo sfruttamento del lavoro minorile, all’abbandono dei minori e all’immigrazione clandestina. Hanno il diritto di proteggere i loro cittadini.
Fingere che i rom/zingari non rappresentino un problema non può aiutarci a risolvere i nostri problemi. Vorrei sapere cosa direbbe la Commissione europea se si installasse un campo rom nella piazza dell’edificio Berlaymont. La Presidenza belga del Consiglio europeo e anche il signor Van Rompuy, il cosiddetto Presidente del Consiglio, hanno continuato a snocciolare dichiarazioni prive di significato, a comportarsi da banderuole e a utilizzare un linguaggio particolarmente fumoso, mentre durante la discussione hanno rivelato la loro totale debolezza. In effetti ci siamo quasi abituati a questo comportamento.
Non posso che concludere – e mi pare che soltanto un’esigua minoranza sia giunta a questa conclusione – che, soprattutto grazie alla Francia e all’Italia, l’ultimo vertice del Consiglio europeo è stata una delle rare occasioni in cui è stato manifestato dissenso alla presa di potere da parte di funzionari politicamente nominati della Commissione europea. Per una volta un vertice che non è stato poi così deleterio per l’Europa.
Presidente. – Signor Presidente del Consiglio europeo, immagino che voglia intervenire.
Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei dire qualche breve parola di risposta.
Le cose possono essere sempre presentate in tanti modi diversi. Ci si può lasciar guidare dalle percezioni, oppure dai risultati raggiunti e dai fatti. Io sono quel genere di persona che preferisce attenersi ai risultati, alla realtà e ai fatti.
In questi primi otto mesi dell’anno, che cosa abbiamo fatto con una nuova Commissione e le nuove istituzioni conseguenti all’entrata in vigore del trattato di Lisbona?
Siamo pervenuti a un accordo sull’importante vigilanza finanziaria – su una riforma estremamente importante – con la cooperazione del Parlamento, naturalmente. In seguito a interminabili negoziati, abbiamo trovato un accordo sull’azione esterna, sul servizio per l’azione esterna, un nuovo ministero degli Affari esteri, un nuovo servizio diplomatico per l’Unione europea. Si tratta di due risultati estremamente significativi nel contesto di un’architettura istituzionale complicata, ma li abbiamo fortemente voluti.
Abbiamo convenuto un pacchetto importante per aiutare la Grecia a sopravvivere. Abbiamo approvato un pacchetto di 110 miliardi di euro, unito a un programma di riforma estremamente importante che è in fase di attuazione, malgrado le grandi difficoltà in cui si dibatte il governo greco. Abbiamo approvato un pacchetto del valore di 750 miliardi di euro come sostegno finanziario per le contingenze – soggetto ovviamente a determinate condizioni – che ha tranquillizzato i mercati e creato nuove prospettive.
Su iniziativa dell’Unione sono state avviate riforme ingenti, e so per certo che in alcuni paesi e non solo non vengono viste di buon occhio. In diversi paesi europei sono in corso riforme importanti. Senza la pressione esercitata dalle istituzioni, non sarebbe accaduto con tanta celerità.
Per quanto riguarda la politica estera, ribadisco che dopo il Consiglio “Sicurezza” i 27 si sono accordati sulle sanzioni contro l’Iran, su sanzioni aggiuntive, il che non è stato affatto semplice.
Inoltre, i 27 hanno concordato una risoluzione che riguarda il dialogo tra Serbia e Kosovo – e , come ben sapete, cinque paesi europei non riconoscono il Kosovo. Tale dialogo è imprescindibile per la stabilità e la pace di quest’area, che è anche un’area europea, e che deve avere una prospettiva europea.
Abbiamo infine convenuto un accordo commerciale con la Corea del Sud. Abbiamo approvato un pacchetto di sostegno – non soltanto finanziario, ma anche commerciale – per il Pakistan.
Abbiamo concordato un approccio globale per il Medio Oriente. Nel dicembre 2009 abbiamo sviluppato una posizione comune tra i 27 su una delle regioni più contestate del mondo, il Medio Oriente. Abbiamo aggiunto una nuova dichiarazione che è stata adottata qualche giorno fa dal Quartetto.
Abbiamo fatto tutto questo. Si tratta di risultati, di fatti; e io mi attengo ai fatti.
Per quanto riguarda la task force, no, non ci stiamo muovendo con troppa lentezza. Abbiamo iniziato in maggio e adesso siamo in settembre. In pochi mesi abbiamo compiuto notevoli passi avanti. Infine, non concluderemo il nostro lavoro a dicembre, come previsto, bensì alla fine di ottobre. Vi assicuro che verrò a riferire in questa sede sulle conclusioni qualitativamente importanti raggiunte dalla task force. Non ci sono screzi tra noi e la Commissione. Stiamo lavorando fianco a fianco per ottenere risultati validi. Non c’è alcuna rivalità istituzionale.
Per quanto riguarda il problema dei rom, ripeterei i cinque punti che non rappresentano di per sé le conclusioni del Consiglio, ma sui quali vige un amplissimo consenso. Siamo ora in attesa dell’inchiesta della Commissione. Non dobbiamo esprimere giudizi affrettati. Mi preme inoltre rilevare che, come richiesto dal Consiglio europeo, la Commissione ha iniziato a occuparsi dello sviluppo di un piano per integrare meglio determinate minoranze, tra cui i rom, nell’Unione europea.
Aggiungerei ora qualche parola in olandese, che è una lingua di minoranza, ovviamente, ma che ogni tanto è utile far ascoltare.
(NL) Malgrado tutto, ritengo che il bilancio di questi primi mesi, in circostanze estremamente difficili, sia stato positivo. Non ci aspettavamo che la crescita economica si riprendesse così presto. Potrebbe essere una ripresa fragile, forse è soltanto l’inizio, ma se soltanto qualche mese fa qualcuno avesse detto che uno Stato membro avrebbe messo a segno una crescita economica del 3,5% e che la media europea si sarebbe aggirata attorno all’1,5%, nessuno gli avrebbe creduto.
Numerosi paesi stanno avviando programmi di riforma in circostanze politiche e sociali estremamente difficili, e in pratica stiamo istituendo un nuovo genere di governance per l’Europa.
Oggi – e lo dico con cautela – la situazione economica, e persino la situazione del mercato del lavoro, è migliorata rispetto a qualche mese fa. Non è stato un caso, siamo stati noi a farlo succedere grazie ai nostri sforzi congiunti. Tuttavia, siamo ben lungi dall’aver concluso l’opera. A mio parere – ed è l’ultima cosa che dirò – a pochissimi cittadini europei interessano i nostri battibecchi su quale metodo sia il migliore. La mia opinione in proposito è che, mentre il metodo comunitario potrebbe naturalmente essere il più appropriato, i nostri cittadini sono soprattutto in attesa di vedere i risultati della nostra politica. Sono principalmente in attesa del futuro. Se tale futuro si preannunciasse più roseo, dovremmo dichiararlo pubblicamente, per permettere ai cittadini europei di avere nuovamente fiducia in noi. Si rivelerà un contributo ingente non solo per sostenere l’idea europea, ma anche per promuovere la crescita economica.
Io mi attengo ai fatti e non mi faccio distrarre dalle impressioni soggettive. I fatti dimostrano che, negli ultimo otto mesi, noi e tutte le nostre istituzioni abbiamo compiuto dei progressi grazie agli sforzi congiunti e stiamo andando nella giusta direzione. Il nostro compito nei prossimi mesi consisterà nel proseguire lungo questa rotta con convinzione ancora maggiore.
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei rispondere brevemente alle dichiarazioni dei leader politici.
In primo luogo, la questione dei rom: anche su questo fronte vorrei rassicurare il Parlamento sul fatto che la Commissione proseguirà il proprio lavoro secondo due filoni. Il primo consiste in analisi giuridiche molto approfondite e precise della situazione, e il secondo è il sostegno all’integrazione dei rom.
Come saprete, è da tempo che caldeggiamo una soluzione europea, e la Commissione ha collaborato intensamente con la Presidenza spagnola. Abbiamo organizzato un vertice ministeriale dedicato alla questione a Córdoba, benché sappiamo tutti che la partecipazione non è stata molto folta.
Sfruttiamo pertanto quest’opportunità, questa discussione, per imprimere nuova vita a tutto il processo, per ripensare a come utilizzare meglio in futuro le nostre risorse e i nostri strumenti. È evidente che ci occorre un consenso europeo sulla questione; abbiamo bisogno del sostegno e dell’impegno delle istituzioni europee, delle autorità nazionali e locali, e anche della società civile, e dobbiamo spingere con tutta la nostra forza in una direzione. Solo così riusciremo a individuare una soluzione positiva alla tragedia dei rom in Europa.
Veniamo alle proposte sulla governance economica: anche in questo caso vorrei assicurare ai leader politici che le nostre proposte si concentreranno sulla questione degli squilibri macroeconomici mediante una sorveglianza più puntuale. Proporremo di rafforzare i quadri fiscali nazionali e il Patto di stabilità e crescita, concentrandoci sulla riduzione del debito e sulla sostenibilità e rivolgendo maggiore attenzione alla prevenzione.
Pertanto, tutto considerato, il 29 settembre proporremo un pacchetto di cinque proposte da racchiudere in un regolamento e una proposta per una direttiva. Le priorità citate dai leader politici del Parlamento troveranno ampio spazio nel pacchetto di proposte che vi verrà sottoposto a breve.
Per quanto riguarda il Pakistan, credo che abbiamo raggiunto validi risultati. Siamo diventati il maggiore contribuente internazionale del Pakistan. Il nostro ruolo in tal senso è ampiamente riconosciuto, ma è evidente che ha rappresentato soltanto il primo passo per gli aiuti a questo paese. Dobbiamo essere più coinvolti, dobbiamo perseguire una maggiore coerenza, e dobbiamo coniugare gli aiuti umanitari e gli aiuti allo sviluppo, migliorando l’accesso commerciale al mercato europeo dei prodotti pakistani.
Occorre ora concentrarsi sulle misure che possono essere attuate il prima possibile, che per questo devono essere conformi alle norme dell’OMC, e abbiamo bisogno del sostegno dei nostri partner dell’OMC. Stiamo inoltre cercando il modo di valutare se il Pakistan possa rientrare nel regime SPG+ per il 2014. Si tratterebbe di una misura per il lungo termine che, a mio avviso, aiuterebbe il Pakistan e ne agevolerebbe una ripresa celere ed efficace.
Per quel che concerne il Medio Oriente, è ampiamente riconosciuto in quest’Aula, nel Consiglio, nel Consiglio europeo e nella Commissione che si tratta di una priorità politica assoluta sulla scena politica globale. Mi preme assicurarvi che la baronessa Ashton è molto coinvolta nel processo. Riferisce regolarmente al Collegio su come possiamo collaborare e intraprendere azioni ancor più numerose in futuro, e intrattiene contatti quotidiani con tutti i principali leader del processo.
Come precisato dall’onorevole Daul, il ruolo dell’UE nell’accelerare il processo è vitale. A nome della Commissione – e, ne sono certo, anche di lady Ashton – vi posso garantire che faremo del nostro meglio e che ricopriremo un ruolo importante in tale processo.
Ivo Belet (PPE). – (NL) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, lei ha giustamente ricordato che i cittadini europei sono in attesa di risultati e di un futuro. Il primo requisito affinché ciò diventi realtà è parlare a una voce, sicuramente in vista dei prossimi vertici con l’Asia e col Presidente Obama in programma per le prossime settimane. Se dobbiamo parlare a una voce, spetta a lei farci da portavoce.
Una delle priorità più urgenti dei prossimi mesi sarà sicuramente la discussione sul clima. Noi come Unione europea dovremmo avere il coraggio di mettere sul tavolo nuove iniziative. Penso innanzi tutto all’approccio comune alle transizioni finanziarie noto come approccio Robin Hood. Lei potrebbe essere il nuovo Robin Hood! In tal modo disporrebbe dei mezzi necessari per investire nelle energie rinnovabili e nel risparmio energetico non solo in Europa, ma anche in Africa, in quanto lei sa bene quanto noi che ci siamo impegnati a ridurre drasticamente la povertà in Africa. Gli investimenti nell’energia sostenibile potrebbero essere tra gli strumenti più efficienti per conseguire tale obiettivo. Tra l’altro, in Africa non dovremmo lasciare campo libero agli asiatici e ai cinesi.
A mio parere, ha completato un primo giro di pista di tutto rispetto. Un anno fa alcuni dicevano di aspettarsi molto poco da lei, perché ai loro occhi rappresentava un’entità sconosciuta. Oggi possiamo sicuramente dire – e quelli che la denigravano allora, adesso condividono la mia opinione – che negli ultimi mesi l’Unione europea ha compiuto notevoli progressi e che abbiamo resistito bene alla tempesta economica e finanziaria. Mi viene da dire che il meglio deve ancora venire! In fondo, è quello che ci aspettiamo da lei. Grazie e buona fortuna.
Véronique De Keyser (S&D). – (FR) Signor Presidente, i miei ringraziamenti ai Presidenti. È vero che ci aspettavamo un Consiglio sulla governance economica e abbiamo invece avuto una discussione sulla questione dei rom.
Ci siamo già dilungati a sufficienza sull’incidente del Commissario Reding, ma vorrei comunque aggiungere qualche osservazione. Appoggiamo le sue dichiarazioni, sia nella forma sia nel contenuto. Per quanto riguarda la forma, vorrei spiegarvi che cosa intendo dire. Non possiamo consegnare alla storia la Seconda guerra mondiale, altrimenti non ne ricaveremmo alcun insegnamento. Dopo tutto, non va dimenticato che gli zingari, al pari degli ebrei, degli omosessuali e dei comunisti, sono stati internati nei campi. Sono stati sterminati.
Il Commissario Reding ha giustamente puntualizzato che è stato da quel momento, da quell’esatto istante storico, cha abbiamo deciso a favore dell’Europa e della pace, e di non discriminare mai più per motivi razziali. È la posizione che noi difendiamo. Appoggiamo la Commissione, ne apprezziamo il ruolo di custode dei trattati, e anche noi ci uniamo al coro di coloro che hanno affermato “i paesi grandi e quelli piccoli”.
Vorrei comunque condividere con voi che, in seguito a questo Consiglio, assistere al risorgere del nazionalismo è stata per me un’esperienza terrificante. È un’eco persistente della situazione degli anni trenta. Domani dovremo fare attenzione a questo aspetto.
Brevemente, sulla governance economica, lei ci ha riferito, Presidente Van Rompuy, che la task force sta registrando progressi e che presenterà le proprie conclusioni in ottobre. Aggiungerei una piccola osservazione: attuerete meccanismi di vigilanza in conformità all’ortodossia finanziaria più rigorosa, ma lei ha affermato: “Sì, ma gli aspetti sociali, le pensioni e i parametri sociali in essa contenuti sono prerogativa degli Stati membri”.
Il mio gruppo non è di quest’avviso. Il mio gruppo ritiene che dovremmo pensare alla vigilanza e nel contempo introdurvi dei parametri sociali. Non possiamo creare un’Europa che sia contraria ai cittadini. Anche questo sarebbe pericoloso.
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, questa riunione del Consiglio europeo si è concentrata, tra le altre cose, sulla politica estera. Quasi contemporaneamente, nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Cina e numerosi paesi in via di sviluppo hanno votato contro l’assegnazione di uno status speciale a lei, Presidente Van Rompuy, e anche alla baronessa Ashton. Tale tema andrebbe dibattuto con la Cina al vertice del 6 ottobre, e dovremmo discuterne in termini tutt’altro che incerti. Dimostra tuttavia chiaramente la realtà delle cose: l’Unione europea ha ancora molta strada da fare per acquisire potere politico. Al momento siamo una potenza economica e, per tale ragione, i cittadini si aspettano che ci adoperiamo in tal senso per combattere la crisi economica.
Vengo ora alla task force. Presidente Van Rompuy, lei ci ha detto che vigeva un ampio consento. Tale consenso verrà messo alla prova alla fine del mese. Il 29 settembre la Commissione presenterà i propri documenti. Ci ha già confermato che presenterà una bozza il 27 settembre. Spero che i due documenti siano più o meno lungo la stessa linea. Tra parentesi, le consiglierei di parlare olandese più spesso; mi è molto piaciuta la sua dichiarazione sul metodo comunitario.
Per quanto riguarda la vigilanza macroeconomica, a quanto pare c’è consenso in seno alla task force – fantastico! Il monitoraggio delle politiche fiscali nazionali nel corso del semestre europeo – è un’iniziativa pregevole che accogliamo con molto favore. In merito alle sanzioni, ci ha detto che c’è ancora del lavoro da fare. Sappiamo tutti che cosa significa, che non c’è consenso. La prova del nove sarà pertanto alla fine del mese.
Perché, come Parlamento, insistiamo così tanto sul metodo comunitario? Ne ha appena parlato l’onorevole Schulz. Stiamo ancora soppesando i meccanismi di Lisbona. E comunque il punto fondamentale è il seguente: il Consiglio europeo è ora un organo dell’Unione europea. Che cosa significhi per il Consiglio in termini di coscienza di sè, non lo sappiamo ancora con esattezza. A noi sembra di sovente un’assemblea di Stati membri che rappresentano soltanto i propri interessi nazionali. Un interesse nazionale è chiaro, quello del Regno Unito, che vuole meno regolamentazione possibile in ambito finanziario. Il metodo comunitario rappresenta la nostra unica possibilità di far sì che gli interessi dell’Europa nel suo complesso prevalgano sui singoli interessi nazionali. Per tale ragione quest’Assemblea insiste sull’applicazione del metodo comunitario. A giudicare dalle sue dichiarazioni in olandese, mi fa piacere constatare che abbiamo la stessa opinione in proposito.
Jill Evans (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, è un momento epocale, in cui l’Unione europea deve mostrare la propria leadership a livello globale, soprattutto sul cambiamento climatico e la lotta contro la povertà, ma anche in termini di governance, a livello interno. La questione va oltre gli Stati membri.
Dobbiamo migliorare la governance plurilivello per occuparci del deficit di governance denunciato nel trattato di Lisbona: ciò significa un approccio comunitario integrato che riconosca l’importanza di tutte le regioni e dei governi substatali. Significa inoltre ribadire chiaramente l’obiettivo della riduzione delle disparità regionali.
Attendo con impazienza di accogliere il Presidente Barroso, che la prossima settimana verrà in visita nella mia circoscrizione elettorale in Galles. Tre quarti del Galles ricevono finanziamenti strutturali per fronteggiare alcuni tra i livelli di povertà più elevati d’Europa. Non vedo l’ora di mostrargli in che misura i finanziamenti abbiano fatto la differenza nella nostra economia e nelle nostre comunità.
Per proseguire lungo questa strada in questa e in molte altre regioni, occorre evitare di nazionalizzare i finanziamenti regionali agli Stati membri, ed esorto il Consiglio e la Commissione a non compromettere questi aiuti dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile di lungo periodo.
Derk Jan Eppink (ECR). – (EN) Signor Presidente, vorrei chiedere all’onorevole Verhofstadt di restare in Aula. I rom rappresentano un problema sociale profondamente radicato in Europa, e vorrei mettervi in guardia dagli eccessi di ipocrisia. Abbiamo ascoltato le dichiarazioni travolgenti dell’onorevole Verhofstadt all’ultima sessione plenaria. Ha accusato il Presidente Sarkozy di reati da lui stesso commessi. L’onorevole Verhofstadt, quando ricopriva la carica di Primo ministro, ha rimpatriato gruppi di rom in Slovacchia. Sono stati deportati in gruppi. Il Belgio è stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Le ONG hanno organizzato manifestazioni di protesta.
Onorevoli colleghi, l’Assemblea ha il diritto di sapere. Le persone hanno il diritto di sapere, ed è per questo che sto facendo queste affermazioni. Rilasciamo dichiarazioni travolgenti su tutto – è per questo che l’onorevole Verhofstadt non mi sta a sentire, perché non vuole che le cose gli vengano ricordate. Ed è esattamente quello che sto facendo, per questo sono stato eletto, per rammentargli quello che ha fatto. Se un giorno istituissero un Premio Nobel per l’ipocrisia, sono certo che se lo aggiudicherebbe immediatamente l’onorevole Verhofstadt.
Mario Borghezio (EFD) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il premio per l'ipocrisia lo attribuirei anche alla Commissaria Reding, che si è dimenticata di illustrare – almeno a quanto risulta dai testi – la situazione dei rom nel Granducato di Lussemburgo, dove non c'è il problema di espellere i rom semplicemente perché l'installazione di campi Rom non è prevista dalla legge, è proibita, allora ci sono molte Europe.
Io spero che il buongiorno venga dal mattino, questo Consiglio europeo nel quale finalmente un capo di governo e di Stato ha sentito il dovere di dare una buona lezione di patriottismo alla Commissione europea, che non si deve permettere, neanche attraverso i suoi Commissari, di insultare uno Stato membro, specialmente uno Stato come la Francia che può insegnare a tutti i concetti di libertà e umanità.
C'è una profonda differenza fra quello che voi chiamate diritto europeo e il diritto dei popoli. Diritto europeo è forse il diritto di entrare in casa d'altri e rubare, di non mandare i figli a scuola e sfruttarli, come dichiara non il populismo razzista, ma secondo quanto riferisce Le Monde lo ha dichiarato il premier rumeno durante il "déjeuner de fiel" del 16 settembre.
Daniël van der Stoep (NI). – (NL) Signor Presidente, a questo proposito due settimane fa l’Assemblea ha adottato una risoluzione ridicola, che accusava la Francia di ogni genere di cose e che la proclamava colpevole senza nemmeno un processo. È stata una situazione bizzarra, in cui il Parlamento europeo ha fatto da magistrato e da giuria. Poi è arrivato il Commissario Reding, che ha fatto paragoni con la Seconda guerra mondiale ancor prima di conoscere i fatti.
C’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell’Unione europea quando i poteri legislativo ed esecutivo aggirano il potere esecutivo e iniziano a emettere sentenze senza conoscere i fatti della questione. Il Partij voor de Frijheid (PVV) (Partito per la Libertà) olandese sperava che le istituzioni europee rispondessero all’espulsione con un pizzico di maggiore consapevolezza delle consuetudini giuridiche e democratiche. In fin dei conti, il cuore della vicenda è la questione giuridica della misura in cui i paesi membri dell’UE sono autorizzati ad espellere cittadini comunitari e la questione istituzionale di chi abbia il diritto di vigilare sulla problematica.
In qualità di custode dei trattati, la Commissione ha indossato il mantello dell’organo di vigilanza, ma tale autorità spetta ai tribunali locali e, in ultima istanza, alla Corte di giustizia europea, il tribunale comunitario. I rom che sono stati volontariamente rimpatriati con 300 euro in tasca hanno pertanto la possibilità di adire le vie legali. Fino ad allora, il Parlamento europeo e la Commissione dovrebbero semplicemente limitarsi a non interferire.
La questione giuridica non riguarda l’espulsione o la deportazione, bensì i limiti dell’ospitalità e la misura in cui sia accettabile che qualcuno entri in casa nostra, distrugga tutto e si porti via le nostre cose. È assurdo non avere nessuna regola chiara che descriva come comportarsi con cittadini comunitari che si comportano in maniera sconveniente in un altro Stato membro.
La risposta a questa domanda è ovviamente che ogni Stato membro dovrebbe essere autorizzato ad allontanare tutti i cittadini comunitari che sono senza lavoro, percepiscono sussidi a cui non hanno diritto e violano la legge. Mi auguro che il Consiglio raccolga queste osservazioni, visto che la Commissione europea e il Parlamento non stanno rendendo un buon servizio ai cittadini e questi ultimi non dovrebbero pertanto affidarsi a loro.
Werner Langen (PPE). – (DE) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, ammiro l’ottimismo con cui ci presenta la sua relazione interlocutoria sulla task force. Verificheremo in un secondo momento quali risultati tangibili verranno confermati. Tuttavia, per quanto riguarda la valutazione della situazione economica, lei ha detto un po’ troppo precocemente – proprio come il Presidente Barroso – che l’economia ha conosciuto una ripresa considerevole. Finché lo stesso non potrà essere detto anche degli Stati Uniti, non riusciremo a porre fine alla crisi economica. È sicuramente positivo che lei intraveda dei progressi, e noi tutti speriamo che possano essere realizzati. Tuttavia, se fossero vere le affermazioni del ministro Lagarde – e le discussioni sono proseguite fino agli ultimi giorni – secondo cui la Germania avrebbe migliorato la propria competitività a discapito degli altri Stati membri dell’UE, questa crescita economica non si sarebbe verificata. Senza il motore trainante, questa crescita economica successiva alla crisi non esisterebbe. Chiunque azioni il freno della locomotiva che fornisce la forza motrice non riuscirà a far arrivare a destinazione il treno.
Non ha menzionato il debito eccessivo o la soluzione al problema del debito. Eppure è un aspetto importante in questo contesto. Non è sufficiente introdurre il semestre europeo. È giusto e auspicabile che venga attuato, ma senza un livello più elevato di automazione – in sede di Commissione, e non di Consiglio dei ministri delle Finanze – non riusciremo ad attuare le misure del Patto di stabilità attualmente in discussione.
È importante ripristinare la fiducia, ma ci riusciremo soltanto se – come ribadito anche da altri europarlamentari – verrà applicato il metodo comunitario con la partecipazione del Parlamento.
Stephen Hughes (S&D). – (EN) Signor Presidente, per quanto riguarda la governance economica, il mio gruppo appoggia gli sforzi tesi a conseguire un maggior coordinamento economico europeo, ma nutriamo forti dubbi sulla strada seguita dalla Commissione e dal Consiglio. In sostanza, vogliono rafforzare un approccio politico squilibrato che per oltre un decennio non ha prodotto altro che delusioni. Tale opinione errata si basa sull’ipotesi che bilanci equilibrati uniti a mercati del lavoro più flessibili determineranno di per sé una crescita e una ricchezza adeguatamente condivise.
Finanze pubbliche solide sono importanti, ma ad un certo punto dovremo pur trovare un equilibrio tra obiettivi politici potenzialmente in conflitto tra loro. Tale aspetto viene ignorato. Quale soluzione viene proposta per i 24 milioni di disoccupati in Europa? La risposta è il consolidamento fiscale e una riduzione progressiva della protezione sociale. Non ci va bene. Ci occorre una governance economica che possa conseguire una miscela di politiche equilibrate, con finanze pubbliche in ordine e occupazione piena e di alta qualità.
I due obiettivi devono procedere di pari passo. La riforma del sistema attuale sarà un’occasione sprecata se la politica verterà solamente sull’equilibrio dei bilanci e sulla riduzione del debito pubblico. Una strategia del genere è sbagliata da un punto di vista sia economico sia sociale.
(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione “cartellino blu”, ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)
Alexander Graf Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, onorevole Hughes, ci è già capitato di lavorare insieme e io stimo moltissimo il suo operato. Tuttavia, nella sua analisi della crisi economica e delle misure attualmente in fase di adozione, è ben lontano dall’aver centrato il bersaglio, come la maggioranza del suo gruppo. Non ritiene che sia stato il debito eccessivo – in altre parole, spese eccessive per perseguire i cosiddetti obiettivi di politica – a scatenare la crisi attuale? Non ritiene inoltre che, per tale ragione, la cosa giusta da fare adesso sia concentrarsi sulla stabilità e su una politica fiscale solida per superare la crisi?
Stephen Hughes (S&D). – (EN) Signor Presidente, è molto difficile concentrare argomenti complessi in un minuto, ma ho pur speso una frase per affermare che la solidità delle finanze pubbliche è molto importante. Siamo assolutamente d’accordo su questo, ma sono anche i tempi e il metodo di approccio a essere cruciali. Se si procedesse troppo rapidamente, come viene proposto – cioè tornare al criterio del 3% del deficit entro la fine del 2013 – potremmo precluderci ogni possibilità di crescita e incappare in una stagnazione a lungo termine e in livelli elevati di disoccupazione continua e di lungo periodo. È l’approccio sbagliato. Ci occorre un duplice approccio, e non un approccio univoco incentrato esclusivamente sulla riduzione del disavanzo.
Mario Mauro (PPE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, due quesiti, due domande sincere al Presidente del Consiglio europeo e al vicepresidente della Commissione.
La prima è sulla logica che sorregge la crescita del servizio di azione esterna: sono rimasto molto colpito dal fatto che, tra le nomine decise dalla vicepresidente Ashton, sia stata indicata la nomina di un olandese in Sudafrica, di un francese in Ciad, di uno spagnolo in Argentina, di un italiano in Albania. Qualcuno probabilmente più a sinistra di me non esiterebbe a definire queste nomine sorrette da una logica neocoloniale.
Dov'è la logica europea dell'organizzazione di questo servizio? È una domanda sincera, perché io credo che abbiamo una grande ambizione su qual è il ruolo dell'Europa per il futuro, e se il ruolo dell'Europa è appena quello di accontentare le politiche regionali dei diversi governi membri, noi sbagliamo tutto.
La seconda domanda riguarda il tema Rom. Ora, è vero che per ragioni politiche si possono criticare questo o quel governo per le soluzioni adottate, ma rimane inevaso il problema di fondo: vogliamo o no comunitarizzare il tema delle vicende dei Rom e della soluzione dei problemi da trovare per la questione dei Rom e anche comunitarizzare il tentativo dell'Europa del problema del flusso epocale di immigrazione che viene dal Sud del mondo?
Senza una risposta a questa domanda, evidentemente, continueremo a beccarci tra di noi senza capire il disagio vero che vivono i nostri concittadini.
Pervenche Berès (S&D). – (FR) Signor Presidente, Presidenti, sulla questione dei rom ritengo che, in questa fase della nostra discussione, potrebbe essere utile rinfrescare il motto dell’Unione europea: unità nella diversità. Tale motto – unità nella diversità – dev’essere applicato anche ai rom. Cerchiamo di rispettare la diversità dei rom e di applicare poi la strategia appena elaborata. Nella strategia del 2020 abbiamo iscritto tra i nostri principali obiettivi la lotta contro l’esclusione sociale e la povertà. Che bisogno c’è di cercare nuove strategie? Attuiamo quella che abbiamo appena definito! Conferiamole le risorse finanziarie necessarie per essere efficace e avremo compiuto un passo in avanti enorme in termini di integrazione dei rom.
Sulla governance economica, Presidente Van Rompuy, tutti parlano dell’idea geniale dell’istituzione del semestre europeo. Adeguiamoci. Tuttavia, fino ad ora non ho ancora pienamente compreso quale ruolo svolgerebbe il Parlamento europeo in tale semestre europeo. Se si trattasse semplicemente di organizzare una discussione in questa sede – ne facciamo tante – ritengo che non avremmo soddisfatto l’obiettivo.
Mi consenta ora di rivolgerle un’osservazione. Quando è venuto a incontrare i ministri dell’Occupazione e degli affari sociali, ha sentito quello che avevano da dirle. Una governance economica che voltasse le spalle all’obiettivo in termini di occupazione non sarebbe all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare. Contiamo su di lei per stabilire una forma equilibrata di governance economica, vale a dire con l’occupazione come obiettivo prioritario.
Jacek Saryusz-Wolski (PPE). – (EN) Signor Presidente, tornando alla politica estera – che sarebbe dovuto essere il tema principale del vertice – ci occorre una politica estera che non sia solamente di reazione, ma che sia anche lungimirante, olistica, previsionale, votata al conseguimento di obiettivi a lungo termine.
Temo che la discussione attuale sul servizio per l’azione esterna genererà aspettative eccessive se questo nuovo strumento non sarà affiancato da altre politiche comuni europee. È soltanto uno strumento, non è un fine. Ci occorre maggiore convergenza politica e dobbiamo avvicinare maggiormente le posizioni degli Stati membri. Intravedo in tal senso un ruolo prestigioso per il Presidente del Consiglio, che riunisce i capi di Stato o di governo, e che potrebbe far meglio convergere le posizioni degli Stati membri. Lo stesso vale anche per il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, allo scopo di migliorare la convergenza. A quel punto lo strumento potrebbe funzionare.
Ci occorre inoltre una politica estera più competente, e c’è molto margine di miglioramento. Più competente significa geograficamente più rappresentativa dell’Unione a 27, perché la competenza non è geograficamente neutra. Ci possiamo permettere una politica estera più ricca, più incisiva e più competente, che attinga alla competenza derivante dall’esperienza e dalla saggezza di tutti e 27 i paesi membri.
Dobbiamo individuare partner strategici. Temo che l’elenco dei nostri partner strategici sia troppo lungo, e nella lista inseriamo tutti i partner grandi e importanti. A mio modo di vedere le cose, la lista è troppo lunga. Dobbiamo circoscriverla. Non dovrebbe essere sinonimo di partner importanti. Soltanto coloro che convergono con noi sulla politica – e magari condividono i nostri valori e vogliono assumere insieme a noi la responsabilità delle questioni strategiche globali – meritano di essere chiamati partner di importanza strategica.
David-Maria Sassoli (S&D) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scorsa settimana abbiamo assistito a uno spettacolo sconcertante nel nuovo organismo da Lei presieduto: Sarkozy e Berlusconi hanno messo in discussione i trattati firmati dai loro paesi, abbiamo capito che i premier francese e italiano, in grave difficoltà nei loro paesi, vorrebbero una Commissione piegata alla loro volontà.
Il primo non accetta le critiche, il secondo addirittura vorrebbe togliere il diritto di parola ai Commissari. Ricordiamolo, come lo ha ricordato questo Parlamento, i Rom sono cittadini europei in terra europea!
I trattati devono essere difesi, gli strumenti ci sono, non dobbiamo avere paura anche di applicare procedure d'infrazione. Se non difendiamo i principi, d'altronde, della costruzione europea, come potremo condividere le strategie per uscire dalla crisi economica?
Le forze in campo, signor Presidente, si sono espresse. Al populismo che scommette sull'Europa delle paure, questo Parlamento, la sua Presidenza, la Commissione, devono rispondere con più Europa sociale e più cittadinanza, e questa crediamo sia la scommessa di questa generazione politica.
Francisco José Millán Mon (PPE). – (ES) Signor Presidente, sono veramente lieto che il Consiglio europeo abbia dibattuto l’azione esterna dell’Unione. Viviamo in un mondo nuovo, che è multipolare da un punto di vista economico e lo è sempre di più da una prospettiva politica, con un numero più ridotto di soggetti significativi. Inoltre, le sfide che fronteggiamo sono di natura globale. Nessun paese le può affrontare da solo, nemmeno i paesi dell’UE. Come ha ricordato qualche giorno fa il Presidente della Commissione, in un mondo globale le dimensioni contano.
L’Unione europea dev’essere uno di questi soggetti. Deploro pertanto il risultato della votazione di New York della scorsa settimana sul rafforzamento della posizione dell’UE in seno alle Nazioni Unite. Quel che è accaduto è molto preoccupante.
Ritengo che sarebbe opportuno per il futuro prepararsi con attenzione ai vertici con altri soggetti di spicco. Oltre che discutere del modo in cui gli altri soggetti hanno votato il 14 settembre a New York, con loro dobbiamo fronteggiare importanti questioni bilaterali e multilaterali. Tra le altre cose, dobbiamo disciplinare la globalizzazione, adeguare le istituzioni stabilite dopo la Seconda guerra mondiale e rafforzare forum più recenti, quali il G20.
In tutto ciò, ritengo che dobbiamo operare in armonia con gli Stati Uniti, con cui condividiamo molti valori e interessi, e confido nel fatto che in vista del vertice del 20 novembre si stiano approntando preparativi adeguati.
Onorevoli deputati, grazie ai nuovi strumenti del trattato di Lisbona, l’azione esterna dell’Unione guadagnerà maggiore continuità e coerenza. Tuttavia, oltre alla forza interna dell’Unione, occorre anche la volontà politica per un’azione congiunta a 27, in particolare da parte degli Stati membri più significativi.
Tale processo di unificazione sarà inevitabilmente lungo e difficile. È tuttavia necessario, se vogliamo impedire che l’Europa diventi irrilevante e che si imponga quello che alcuni stanno cominciando a definire l’avvento dell’era postoccidentale.
Presidente. – Il suo intervento è stato un po’ troppo veloce, e gli interpreti non hanno potuto seguirlo con precisione. La invito a non parlare così speditamente.
Zita Gurmai (S&D). – (EN) Signor Presidente, l’UE conta mezzo miliardo di abitanti, e un numero così vasto di persone pesa in termini di politica mondiale. Gli USA contano solamente 296 milioni di abitanti.
L’UE ha tutte le carte in regola per essere una grande potenza, come siamo da anni nei campi economico e culturale. Eppure, in campo politico, non abbiamo ancora sfruttato appieno il nostro potenziale, perché l’Europa rimane spesso divisa, anche quando un’azione comune si rivelerebbe più efficiente. L’Europa ha già un numero di telefono, ma non parla a una sola voce. La PESC e la PESD sono attualmente politiche invisibili da un punto di vista politico.
Che ci piaccia o no, una voce comune significa un maggior coordinamento nelle politiche estera e di difesa. Politiche comuni come queste vanno direttamente al cuore della questione della sovranità nazionale, ma in cambio di parte della loro sovranità nazionale i membri ottengono una maggiore influenza sulla politica mondiale. Per questo accolgo con favore l’iniziativa del Presidente Van Rompuy ed esorto il Consiglio a proseguire il coordinamento avviato lo scorso finesettimana ed eventualmente ad ampliarlo e approfondirlo. Come ha detto, le emozioni non ci devono distogliere dai nostri obiettivi.
Lívia Járóka (PPE). – (EN) Signor Presidente, vorrei accogliere con molta soddisfazione la dichiarazione del Primo ministro ungherese Orbán concernente l’avvio della strategia europea per i rom nel corso dell’imminente Presidenza ungherese. Questo Parlamento è stata la forza motrice dietro lo sviluppo di un programma comune europeo per l’inclusione dei rom e, dopo l’annuncio dei rappresentanti di diversi Stati membri, mi auguro sinceramente che anche il Consiglio appoggi la prossima Presidenza dell’UE nell’individuare una soluzione comune europea a un problema comune europeo.
La causa primaria dell’esclusione sociale dei rom europei non è il razzismo o la discriminazione, bensì l’interdipendenza di diversi fattori storici ed economici. Pertanto, la strategia deve individuare i propri destinatari non sulla base dell’etnia, bensì secondo il criterio degli attributi economici comuni, e si deve concentrare sull’alleviare l’indigenza profonda geograficamente circoscritta che colpisce allo stesso modo i rom e i non rom in determinate microregioni svantaggiate dell’Unione europea.
Tale strategia deve consentire una catena di programmi di sviluppo complessi coordinati a livello di UE, basati su indicatori chiari e univoci quali i parametri Laeken, con un monitoraggio adeguato da parte della Comunità; deve inoltre sfruttare la governance multilivello. Nel breve periodo, il piano d’azione paneuropeo deve impedire la propagazione della povertà profonda attraverso le generazioni, mentre nel medio periodo è necessario colmare le carenze regionali del sottosviluppo delle microregioni.
(Interruzione del Presidente)
Nel lungo periodo, come dicevo, le masse colpite dalla povertà estrema di oggi dovranno diventare i pari contribuenti di domani. A tal fine occorrerà uno sforzo sostenuto, potenziato e condiviso da tutte le parti interessate, istituzioni europee, Stati membri, ONG e anche gli stessi rom. L’Europa non si può permettere di portare avanti le solite politiche: non al momento, visto che le sfide demografiche e sociali che ci troviamo di fronte sono così ingenti e che anche le conseguenze dell’inattività sono pericolose. Dobbiamo agire con rapidità e con coraggio per trasformare completamente il nostro approccio.
Hannes Swoboda (S&D). – (DE) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto rivolgermi alla Commissione. In qualità di eurodeputato che, a nome del proprio gruppo, ha pesantemente criticato la Commissione, il Presidente Barroso e il Commissario Reding per la debolezza della posizione da loro espressa la scorsa volta sulla questione dei rom, vorrei manifestare la mia gratitudine per la posizione chiara che è emersa nel frattempo. Forse molte delle cose che sono state dette non sono state soppesate con la dovuta cautela. Il Commissario Reding, in preda alla furia e alla rabbia per il fatto che ci era stato gettato il fumo negli occhi, forse non ha sempre scelto con accuratezza le proprie parole. Tuttavia, appoggiamo appieno e incondizionatamente la sostanza delle attività della Commissione.
Vorrei tuttavia rivolgere tre domande al Presidente Van Rompuy. Apprezzo le sue buone intenzioni, ma ci sono tre cose che non mi sono chiare.
In primo luogo, ha affermato che adesso sarebbe stato in grado di rivolgersi al Primo ministro cinese a nome dei 27. Ma che cosa ha intenzione di dirgli? Qual è la linea comune nei confronti della Cina? Non ho trovato risposta nel processo verbale.
In secondo luogo, ha dichiarato di voler sviluppare le strategie di politica estera. In tale contesto, non ha citato per niente né la Commissione, né il Parlamento. Tuttavia, per le strategie di politica estera, soprattutto quelle legate al commercio, non può prescindere da questo Parlamento. Coinvolgerà il Parlamento nell’elaborazione delle strategie di politica estera e, se sì, come?
In terzo luogo, mi associo a quanto affermato dall’onorevole Graf Lambsdorff: non possiamo accettare la decisione dell’ONU. Non possiamo nuovamente – anche in questo caso – essere tra i finanziatori ma non essere autorizzati a esprimere la nostra opinione o a parlare dinanzi all’ONU. Che cos’è andato storto e cos’ha intenzione di fare – anche come Consiglio e con i capi di governo – per permetterci di esercitare i nostri diritti e di parlare alle Nazioni Unite come Unione europea?
Marian-Jean Marinescu (PPE). – (RO) Il Consiglio si è concentrato principalmente sulle relazioni esterne dell’UE. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che il problema attuale che affligge i cittadini europei è la situazione economica. Mi fa piacere che sia stato raggiunto un accordo su un semestre europeo, ma se alla Commissione europea non verrà dato un meccanismo di attuazione che comprenda anche le sanzioni, l’accordo è inutile.
Le sanzioni sono necessarie, ma non devono tradursi in una doppia punizione per i cittadini: una volta a causa di una governance inefficace e una seconda volta tramite la riduzione del sostegno proveniente dall’Unione europea. Le misure proposte devono aiutare a prevenire i disavanzi e a precipitare in situazioni che possano avere impatti avversi.
Sulla questione dei rom, i cittadini europei hanno l’obbligo di rispettare la legge. Tutti gli Stati membri sono obbligati ad adempiere alla legislazione europea. Chi non lo fa, che si tratti di singoli cittadini o di un paese membro, deve affrontarne le conseguenze.
Tuttavia, nel caso attuale, ritengo che punire i cittadini – o gli Stati membri – non risolva il problema fondamentale. La situazione dei rom può essere risolta solamente con una politica europea. Sono fermamente convinto che tutti gli Stati membri, che siano paesi d’origine o di transito, possano produrre un elenco di diverse misure per sostenere l’integrazione dei rom. A mio avviso, una politica europea significa una lista unica di misure e programmi che verranno applicati in maniera identica e simultanea in tutti gli Stati membri. Ritengo inoltre che l’attuazione di quest’idea non presupponga maggiori responsabilità o più denaro, ma semplicemente volontà politica.
Corien Wortmann-Kool (PPE). – (NL) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, si trova di fronte alla sfida insormontabile di dover elevare il Consiglio europeo al di sopra della giungla degli interessi nazionali, della giungla degli interessi dei grandi Stati membri, e di doversi assicurare che in seno al Consiglio prevalga il nostro interesse comune. È l’unica cosa che ci può aiutare a uscire dalla crisi economica.
È essenziale adoperarsi per rafforzare la governance economica in Europa. Siete sulla strada giusta per conseguire tale obiettivo, visto che un anno fa sarebbe stato impensabile che il Consiglio sostenesse di comune accordo un semestre europeo teso non soltanto a rafforzare il Patto di stabilità e crescita, ma anche a incrementare la competitività dell’Unione europea.
Mi auguro che la settimana prossima otteniate un ampio consenso, perché la Commissione europea eserciterà appieno il proprio diritto d’iniziativa. È importante, in quanto dobbiamo essere più ambiziosi sul fronte delle sanzioni ma anche – e, per me, è ancor più importante – quando si tratta di stabilire in che modo il Consiglio ha intenzione di gestire le raccomandazioni della Commissione europea concernenti diversi piani nazionali. Qualora tali piani si rivelassero insufficienti e la Commissione europea elaborasse delle raccomandazioni, il Consiglio sarebbe pronto ad agire tenendone conto, una per una? Anche se tali raccomandazioni dovessero essere indirizzate a Parigi o a Londra? Alla fine è questo quello che conta, in quanto rischieremmo di pregiudicare il Patto di stabilità e crescita.
Mi incuriosirebbe pertanto conoscere la sua opinione in proposito, in quanto in un caso del genere il Consiglio dovrà in ultima analisi conformarsi al ruolo indipendente della Commissione europea.
Jean-Paul Gauzès (PPE). – (FR) Presidente Van Rompuy, vorrei esordire esprimendo la mia felicità per il fatto che, sulla questione dei rom, le posizioni per risolvere i problemi di povertà con cui combatte tale popolazione sono equilibrate, ragionevoli e lungimiranti.
Presidente Van Rompuy, vorrei dirle che ho apprezzato il modo in cui ci ha presentato i risultati degli ultimi otto mesi. Ne ha parlato con entusiasmo e precisione. Non parliamo a sufficienza del lavoro dell’Europa, né del ruolo in essa svolto dal Parlamento. In particolare, ha appena menzionato la collaborazione relativamente alla vigilanza. È ammirevole, perché il Parlamento si è sempre battuto per avere delle agenzie con una competenza europea autentica, che questa vigilanza ha avuto modo di introdurre in quanto, come lei sa, la posizione del Consiglio Ecofin di dicembre 2009 era stata molto reticente sulla questione.
Nel momento in cui il G20 avrà una Presidenza europea, dobbiamo proseguire tramite la Francia. Dobbiamo dire di più, e dobbiamo parlare a voce più alta, a una voce. Dobbiamo anche elaborare proposte specifiche per il futuro. Contiamo su di lei, Presidente Van Rompuy.
Csaba Sándor Tabajdi (S&D). – (HU) Vorrei chiedere al Presidente Van Rompuy, il cui operato coerente e sistematico gode della mia più alta stima, di convincere gli Stati membri che ospitano popolazioni rom di sviluppare ovunque programmi di governo di medio periodo sulla questione rom. Mi spingo a tanto perché sono stato io, in qualità di sottosegretario di Stato, a sviluppare il primo programma europeo per i rom in Ungheria. Il programma comprendeva scadenze, responsabilità e risorse finanziarie. Vorrei chiedere al Presidente Van Rompuy, al Vicepresidente della Commissione europea Šefčovič e al Presidente del Parlamento europeo Buzek di cooperare nello sviluppo di un sistema di monitoraggio e supervisione per verificare se gli Stati membri stiano adempiendo ai loro obblighi. In terzo luogo, spetta alla Commissione europea sviluppare una strategia sui rom per l’Unione europea che definisca i ruoli a livello regionale locale, le competenze degli Stati membri e il valore aggiunto fornito dall’Unione europea. Quest’ultimo dovrebbe essere l’essenza della strategia comunitaria per i rom.
Charles Goerens (ALDE). – (FR) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, sappiamo quanto le preme incarnare l’unità europea, sia interna sia esterna. A mio parere, tuttavia, il modo in cui sono rappresentati gli Stati membri a livello di G20 dà luogo, tra i 27, a due categorie di paesi europei: quelli che hanno lo status di membri e quelli che non ce l’hanno: gli abbienti e i non abbienti, e questo va contro l’unità e l’uguaglianza proclamate a livello statutario.
Signor Presidente del Consiglio europeo, non crede che il modo migliore per garantire la coesione economica e il coordinamento dell’Unione europea nel contesto del G20 sarebbe fa rappresentare quest’Unione dalle sue istituzioni, tra cui Commissione e Consiglio, e non più da pochi Stati membri? Se così fosse, non intende adoperarsi in tal senso?
Presidente. – Colleghi, vi inviterei a non richiedere di intervenire con i cartellini blu. Se volete prendere parte alla procedura catch-the-eye, mostrate il cartellino bianco. Mi spiace, ma il cartellino blu serve per una procedura diversa. Voi tutti siete in lista, ma la lista comprende 25 nomi, pertanto non sarà possibile far intervenire tutti. Mi rincresce molto.
Catherine Grèze (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, Presidente Van Rompuy, le sono grata per aver ribadito che la dignità umana rappresenta un valore basilare dell’Unione europea. Tuttavia, data la tempesta politica della scorsa settimana e i toni xenofobi del governo francese, le promesse di una discussione futura non sono all’altezza delle nostre aspettative.
Presidente Van Rompuy, non si lasci sfuggire l’occasione di incarnare la diplomazia europea. Ci attendiamo una condanna senza appello contro uno Stato membro che non ha rispettato la legislazione europea. Ci aspettiamo proposte specifiche, l’introduzione di strategie su cui è già stata presa una decisione, i fondi, nonché la valutazione e l’impiego dei medesimi.
In conclusione, vorrei sollevare la questione dei diritti e dei doveri citata dall’onorevole Daul, a cui ricorderei che, per iscrivere i bambini a scuola, dovremmo comunque garantire loro gli scuolabus, e questo significa spendere dei soldi. Come avrà intuito, per risolvere la questione dei rom i discorsi non bastano, serve soprattutto una volontà politica chiara e univoca.
Mirosław Piotrowski (ECR). – (PL) Il punto principale all’ordine del giorno dell’ultima riunione del Consiglio europeo era il tentativo di conferire nuovo slancio alle relazioni esterne dell’Unione sulla base del trattato di Lisbona. Non per la prima volta, la riunione del Consiglio è stata dominata da una questione che, ufficialmente, non era stata anticipata. Stavolta si è trattato dell’allontanamento di cittadini rom da un certo Stato membro dell’Unione europea, a conferma dei timori precedentemente espressi che, in seguito all’adozione del trattato di Lisbona, gli Stati membri dell’Unione avrebbero continuato a occuparsi di problemi di natura interna invece che delle relazioni esterne. Gli orientamenti di politica estera delineati nel corso della riunione del Consiglio non vanno oltre la definizione degli interessi e obiettivi strategici dell’Unione e dell’impiego di metodi autoritari.
Il Consiglio europeo ha annunciato di voler conferire nuovo slancio alle relazioni transatlantiche. La speranza è che, durante il vertice in programma per il mese di novembre, a cui presenzierà il Presidente statunitense Barack Obama, all’attuale fobia antiamericana si sostituisca una composizione pragmatica degli interessi comuni. Uno di questi dovrebbe essere l’abolizione definitiva dei requisiti in termini di visto per tutti i paesi membri dell’Unione europea.
Paulo Rangel (PPE). – (PT) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi col Presidente Van Rompuy per i risultati della riunione del Consiglio e, in particolare, per gli sforzi sistematici da lui intrapresi per introdurre nell’Unione europea una governance economica autentica. Il gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) e i deputati portoghesi che lo compongono appoggiano appieno tali sforzi.
In secondo luogo, mi preme riconoscere gli sforzi compiuti dalla Commissione che, a questo proposito, ha profuso tutto il suo impegno e la sua iniziativa per istituire una governance economica autentica. Vorrei infine spendere qualche parola sulla questione centrale delle relazioni esterne e, in particolare, sulla nostra apertura al Pakistan.
A mio avviso, dobbiamo dare prova di solidarietà incondizionata nei confronti del Pakistan, e dobbiamo comunque sempre proteggere i paesi che adempiono ai propri obblighi nei confronti dei lavoratori, che reprimono il lavoro minorile e non sono contrari al versamento dei contributi per la sicurezza sociale. In tal senso, ritengo che dobbiamo erogare degli aiuti per il Pakistan, ma non quel genere di aiuti che vanno a vantaggio delle industrie che sfruttano i lavoratori.
Monika Flašíková Beňová (S&D). – (SK) Vorrei soffermarmi su due questioni, e sulla prima sarò molto breve, visto che l’abbiamo già esaminata qui in Parlamento due settimane fa, in relazione a una soluzione per il problema dei rom.
Trovo paradossale che anche oggi tale questione venga affrontata da parlamentari che non hanno mai messo piede in un accampamento rom, che non hanno assolutamente idea di cosa significhi vivere in campi del genere, ma che si permettono comunque di esprimere giudizi decisamente strani. Apprezzo molto il fatto che la Commissione, in particolare il Commissario Reding, ma anche il Presidente Barroso, abbiano assunto l’approccio giusto al problema, e spero che si possa addivenire a una soluzione soddisfacente per gli stessi rom.
Il secondo punto riguarda principalmente la discussione sull’introduzione di norme più severe per i bilanci dei paesi membri: da una parte apprezzo molto gli sforzi messi in campo dalla Commissione non solo per l’enunciazione politica di tali norme, ma anche per la loro applicabilità giuridica, che deve valere allo stesso modo per tutti gli Stati membri dell’UE. D’altro canto, devo ammettere di essere rimasta piuttosto delusa dal fatto che quasi tutta l’attenzione si sia concentrata sulla disciplina di bilancio e che le questioni non siano state trattate in modo più completo. Auspico pertanto che tali questioni vengano risolte in maniera più completa in futuro.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, la discussione ha fatto emergere ancora una volta le contraddizioni in cui si dibatte l’Unione europea. Ambisce a diventare la più grande potenza mondiale e a proporsi come paladina dei diritti umani, quando alcuni governi, quale il francese, conducono azioni odiose che sanno di razzismo e xenofobia sponsorizzate dallo Stato, come quelle promosse contro i rom. Nel contempo, per quanto riguarda i capitali, rinviano l’adozione di misure che ne impedirebbero la libera circolazione e le speculazioni, e si preoccupano solamente di minacciare gli Stati che non sono in grado di soddisfare i criteri irrazionali del Patto di stabilità e di crescita. Per quanto riguarda le persone, l’espulsione di massa di cittadini europei è stata studiata a tavolino per celare il fallimento completo delle politiche neoliberali.
Inoltre, la solidarietà che l’Unione europea deve mostrare nei confronti delle vittime delle inondazioni in Pakistan e per aumentare il sostegno alla cooperazione non deve andare a discapito delle industrie vulnerabili di paesi e regioni in gravi difficoltà e nei quali sussiste già un livello di disoccupazione elevato, come nel caso dell’industria tessile e dell’abbigliamento portoghese. È pertanto giunta l’ora di cambiare le politiche e assegnare la priorità alla lotta contro la povertà. È tempo di concentrarsi sulla produzione, sulla creazione di posti di lavoro corredati di diritti e sul progresso sociale. In tal modo, rivestiremo di contenuti l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Romana Jordan Cizelj (PPE). – (SL) Presidente Van Rompuy, vorrei ricordarle che ci sono due conferenze internazionali importanti sull’ambiente che si svolgeranno a breve: una è in programma per ottobre, in Giappone, e sarà dedicata alla biodiversità, mentre l’altra sul cambiamento climatico si svolgerà alla fine dell’anno.
Entrambe le conferenze si svolgeranno sotto gli auspici delle Nazioni Unite e occorre che Unione europea vi svolga un ruolo attivo, ma, al contempo, dobbiamo assicurarci che le conclusioni e le posizioni internazionali siano in linea con l’orientamento assunto dall’Unione europea.
Lo sappiamo tutti, ma sappiamo anche cos’è successo a Copenaghen, dove l’Europa ha sostenuto numerose posizioni diverse, che hanno sicuramente ostacolato i progressi degli attuali negoziati.
Vorrei pertanto chiederle cosa intende dire il Consiglio quando afferma che dobbiamo parlare a una voce. Gradirei inoltre sapere se i Primi ministri siano o meno disposti ad assumere un impegno specifico in tal senso.
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, è stato molto generoso con me nell’assegnazione del tempo di parola. Cercherò di essere conciso e di reagire solamente alle quattro questioni principali oggetto della discussione di stamani.
In primo luogo, è emerso con chiarezza che vige un ampio sostegno al nuovo approccio strategico nei confronti dei nostri partner chiave, che dobbiamo fare un uso molto più oculato del quadro di Lisbona e che dobbiamo sfruttare meglio le posizioni comunitarie e le proiezioni dei poteri dell’Unione nella politica estera. Tali obiettivi possono essere conseguiti utilizzando meglio la sinergia della politica estera, e occorre adoperarsi affinché Stati membri e istituzioni europee possano esprimere un’opinione collettiva a una voce.
Apprezzo pertanto molto l’importanza attribuita dal Presidente Van Rompuy al coinvolgimento diretto nella politica estera comunitaria non solo delle istituzioni, ma anche dei leader degli Stati membri, perché solo in questo modo riusciremo a parlare a una voce, riuscendo a conseguire i risultati necessari non solo a livello multilaterale, ma anche nei nostri contatti bilaterali.
Un paio di parole sulla governance economica. Anche su questo fronte, constato che il Parlamento caldeggia il mantenimento dell’ondata di cambiamenti messi in moto questa primavera. C’è ampio consenso per l’istituzione di un sistema nuovo e migliore, e vorrei assicurare agli onorevoli deputati che il nostro sguardo critico non sarà solamente rivolto ai disavanzi di bilancio. Esamineremo da vicino anche la questione del debito – come gestirlo e monitorarlo meglio in futuro.
Il Parlamento avrà l’occasione di dibattere tale questione con frequenza annuale, in quanto i Commissari si presenteranno qui ogni gennaio per l’indagine annuale sulla crescita che inaugurerà il cosiddetto semestre europeo, e nella quale potrete esaminare il quadro complesso dell’economia europea e della situazione economica nei diversi Stati membri. Sarà un’occasione gradita per approfondire la discussione in merito all’inizio di ogni anno.
Mi preme al contempo assicurarvi che non abbiamo dimenticato l’importanza della crescita e dell’occupazione. A tal fine, occorre sfruttare gli strumenti strategici di UE 2020, in quanto vorremmo stabilire nuove basi, nuovi pilastri su cui far poggiare l’economia europea, e vogliamo inoltre perseguire la crescita intelligente e verde – vale a dire sana – dell’economia europea. Occorre pertanto porre maggiormente l’accento sull’occupazione, sul miglioramento dell’istruzione, su politiche giovanili di alta qualità e, naturalmente, sulla riduzione della povertà.
Le due forze in questione – vigilanza più puntuale e politiche economiche più intelligenti – devono procedere di pari passo, perché solo così conseguiremo i risultati necessari. Pertanto, se la Commissione deve difendere una posizione, è quella del consolidamento intelligente.
Passando al servizio per l’azione esterna, ritengo che la baronessa Ashton abbia ampiamente dimostrato di essere impegnata a realizzare un servizio europeo per l’azione esterna professionale che rifletta i valori, la forza e anche il panorama europeo. Pertanto, l’equilibrio tra l’ubicazione geografica e il genere, oltre che un ricorso bilanciato e concordato alle fonti sia istituzionali sia degli Stati membri per tale servizio europeo per l’azione esterna, come convenuto, sono estremamente importanti per mettere insieme il nuovo personale qualificato di tale servizio europeo.
Cathy Ashton si è impegnata a tenervi regolarmente informati dei progressi nella realizzazione del servizio. A mio parere, i progressi messi a segno nel periodo di transizione di qui al 2013 fugheranno le attuali perplessità, che comprendo appieno.
Come ultimo punto, consentitemi di ringraziarvi tutti per aver insistito sul rispetto del diritto europeo, aver difeso i valori europei e aver cercato modi migliori per alleviare la tragedia del popolo rom e agevolarne l’integrazione. La Commissione e 12 Stati membri hanno stanziato più di 17,5 miliardi di euro a favore di misure a vantaggio dei rom e di altri gruppi vulnerabili, risorse provenienti principalmente dal Fondo sociale europeo.
Dobbiamo tuttavia monitorare l’utilizzo dei mezzi e strumenti a nostra disposizione. Vi invito a impiegarli in maniera più efficiente. A tal fine, dovremo trovare una nuova impostazione senza precedenti per capire come comportarci in futuro. Se ci muoveremo insieme, saremo molto più efficienti e produrremo risultati migliori rispetto al passato.
Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo. – (FR) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare tutti gli oratori intervenuti nella discussione. So che è difficile rispondere, ma so anche che è arduo sintetizzare in un minuto i punti di vista che vogliamo sviluppare. Non potrò pertanto rispondere a tutte le osservazioni. Vorrei esprimermi solamente su due temi importanti.
Il primo riguarda la politica estera. Abbiamo fatto tanta strada. Possiamo contare sul lavoro importante svolto da Javier Solana. Tendiamo troppo spesso a dimenticarlo. Vi ho fatto avere un elenco, relativo solamente agli ultimi mesi, delle posizioni comuni che siamo riusciti a sviluppare con l’Unione europea sull’Iran, sul Medio Oriente e su determinate questioni commerciali.
Abbiamo tuttavia compiuto un passo in avanti anche nella nostra posizione in seno al G20, la più grande conferenza globale annuale. Quando un anno fa ho presenziato al Consiglio europeo nella veste di Primo ministro, vigevano ancora riunioni separate di tutti gli Stati membri facenti parte del G20, che stabilivano una posizione comune tra di loro. Ho chiesto, anzi preteso – come abbiamo fatto da allora – che si addivenisse a una posizione comune a 27. Anche se non tutti i paesi sono presenti al G20, io e il Presidente Barroso rappresentiamo l’Unione come tale, e pertanto abbiamo una posizione comune.
Vi posso assicurare che, durante le riunioni del G8 e del G20, gli Stati membri e i rappresentanti dell’Unione si fanno portavoce del medesimo messaggio. A volte si conseguono anche risultati positivi e progressi, e colgo l’occasione per sottolineare che, nell’ultima riunione, è andata proprio così. Mi riferisco alla conferenza globale internazionale più importante, il G20.
Ci sono ancora problemi? È naturale! Come se non bastasse, stiamo ancora scontando gli effetti del trauma di Copenaghen. Avevamo una posizione comune. Avevamo un messaggio comune. Ma purtroppo non siamo riusciti a imporlo, a farlo accettare agli altri. Il risultato: una sconfitta per tutti, in quanto i risultati sono completamente insoddisfacenti. Pertanto, sono stati messi a segno progressi su vari punti, ma dobbiamo impegnarci di più nella direzione giusta.
Mi è stato chiesto di specificare quali saranno i nostri messaggi durante il vertice con la Cina. Vi inviterei a leggere con attenzione – non superficialmente, ma con attenzione – il contenuto delle conclusioni del Consiglio europeo. Vi consiglio di farlo. Ovviamente, nelle conclusioni del Consiglio europeo non compare la strategia che svilupperemo, né i bilanci che presenteremo ai nostri partner strategici, quali i nostri partner cinesi. Tuttavia, se leggerete il testo, noterete che abbiamo posto l’accento su aspetti nuovi e che abbiamo introdotto il concetto di reciprocità. Non siamo solamente noi che reagiamo al messaggio altrui. Nei nostri rapporti con molti nostri partner abbiamo assunto la funzione di coloro che avanzano delle richieste, e quindi ci occorre questa nozione di reciprocità.
Il Parlamento europeo è coinvolto – ancor di più dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona – negli accordi commerciali e completa la procedura di colegislazione riguardo agli accordi internazionali e ai patti commerciali internazionali. Abbiamo pertanto registrato dei progressi, ma ne servono ancora. Il vertice col Presidente statunitense verrà preparato durante il Consiglio di ottobre. Concorderemo i messaggi che io e il Presidente Barroso trasmetteremo al Presidente americano. Troveremo un accordo per poter parlare a nome dell’Unione, a nome dei 27. Ancora una volta ci muoveremo nella direzione giusta, passo dopo passo.
La mia seconda osservazione riguarda la politica economica. Negli ultimi due anni abbiamo perseguito una politica economica intelligente, molto più che in passato. Abbiamo sprecato 10 anni. Avremmo potuto intervenire in tempo sul bilancio e sulla competitività, ma non l’abbiamo fatto. È proprio a questo che sono imputabili i problemi odierni.
Cosa abbiamo fatto dall’ultima crisi finanziaria? A parte salvare le banche e altri soggetti, abbiamo condotto una politica espansionista molto rischiosa nel 2008 e, in parte, nel 2009. È stata una politica rischiosa perché ha aggravato i disavanzi di bilancio. Tuttavia, poiché si è registrata una tendenza al rialzo della crescita – che avevamo previsto lenta all’inizio dell’anno – abbiamo avviato una politica di consolidamento di bilancio, di graduale riduzione dei disavanzi di bilancio, non immediata, bensì graduale.
Anche quest’anno continuiamo a registrare un effetto lievemente espansionista. Abbiamo perseguito una politica monetaria intelligente. I mercati sono sempre stati liquidi, pertanto non si sono verificate rotture di liquidità come negli anni trenta. Abbiamo promosso una politica dei tassi di interesse in base alla quale i tassi sono sufficientemente bassi da garantire che la ripresa possa avere luogo e che i bilanci degli Stati membri non siano eccessivamente penalizzati da tassi di interesse molto alti.
Per quanto riguarda le questioni monetarie e di bilancio, abbiamo perseguito una politica prudente, saggia e graduale. Perché? Non per il piacere di procedere – come faremo adesso – a tagli di bilancio ingenti, non per il piacere di ridurre il debito, bensì per conseguire una crescita economica duratura, per promuovere una politica occupazionale che dia risultati. Tutti gli sforzi sono tesi a produrre occupazione, a ridurre la disoccupazione. Tutte le iniziative da noi promosse hanno un fine sociale evidente. Non le attuiamo per il piacere di ridurre debiti e disavanzi. Si tratta solamente di uno strumento: l’obiettivo consiste naturalmente nell’occupazione e nella riduzione della disoccupazione.
Come testé ricordato dal Vicepresidente della Commissione, per conferire a tutti i nostri sforzi una dimensione più sociale, abbiamo integrato l’obiettivo della povertà nei nostri obiettivi per il 2020. Abbiamo dovuto lottare per conseguire tale risultato. Abbiamo integrato una politica dell’istruzione e stiamo mantenendo una politica di coesione. Manteniamo i Fondi strutturali, e mi auguro che riusciremo a mantenerli anche nella prospettiva finanziaria che stiamo sviluppando, per garantire standard di vita più equilibrati possibile in seno all’Unione europea.
La finalità che si cela dietro a tutte le nostre azioni è pertanto prevalentemente sociale; tutto il resto sono soltanto strumenti. Ci tenevo a chiudere la discussione con queste parole.
Presidente. – Presidente Van Rompuy, grazie della relazione sul Consiglio europeo e delle discussioni col Parlamento. Attendiamo con impazienza i prossimi scambi di idee importanti col Parlamento europeo. Il prossimo Consiglio europeo si terrà a ottobre, pertanto non manca molto tempo.
Con questo si conclude il punto.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) in un momento in cui le ripercussioni della crisi del capitalismo nell’Unione europea stanno abbassando il tenore di vita di milioni di europei e causando un deterioramento preoccupante della situazione economica e sociale di vari Stati membri, il Consiglio ha deciso di accantonare tali questioni e di ribadire i vecchi orientamenti politici che ci hanno condotto alla situazione attuale. È l’unico modo di interpretare l’insistenza sulla liberalizzazione e deregolamentazione del commercio mondiale sia in seno all’Organizzazione mondiale del commercio – con l’invito a concludere il ciclo di Doha – sia nei nuovi accordi bilaterali. La situazione che si crea fa sì che i sistemi produttivi più vulnerabili e la forza lavoro siano soggetti a pressioni ancora maggiori, che ne sminuiscono il valore. Ne consegue un aumento della disoccupazione e una minore sicurezza del posto di lavoro. Il Consiglio ritiene che sia tempo di raccogliere i frutti del trattato di Lisbona e di “promuovere gli interessi e i valori europei nel mondo”. Il futuro che ci aspetta ci è stato delineato con chiarezza: maggiore allineamento con la NATO e gli Stati Uniti, un interventismo esterno crescente, e una preoccupante, maggiore militarizzazione delle relazioni internazionali. Per quanto riguarda il “pacchetto di supervisione finanziaria” citato nelle conclusioni, il messaggio è chiaro: i principali meccanismi di speculazione finanziaria rimangono intoccabili. Le speculazioni continueranno a briglia sciolta, così come è accaduto fino ad oggi.
Kinga Göncz (S&D), per iscritto. – (HU) Gli eventi a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane dimostrano che le nostre richieste, che esprimiamo ormai da tempo, sono legittime. All’Europa occorre una strategia completa per agevolare l’integrazione sociale dei rom. L’espulsione dei rom dalla Francia ha messo immediatamente in rilievo i problemi della minoranza più numerosa del continente, rendendo tale questione una problematica europea. Confido nel fatto che gli eventi allarmanti delle scorse settimane conferiscano slancio alle azioni congiunte. Le decisioni prese al vertice comunitario della scorsa settimana fanno intravedere un raggio di speranza. Il Parlamento europeo insiste da tempo sullo sviluppo di una strategia europea per i rom. Tale strategia impedirebbe agli Stati membri di scaricarsi reciprocamente la responsabilità di rimediare alla situazione di tale comunità. Sono curiosa di vedere cosa farà il governo ungherese, quale prossima Presidenza dell’Unione europea, per portare avanti tale strategia. Spero che la Commissione europea completi celermente la propria inchiesta sulla legalità delle misure del governo francese e, se necessario, intraprenda tempestivamente le misure legali adeguate per porre fine alle pratiche che violano i diritti fondamentali dell’Unione europea. Trovo inaccettabile che il governo francese, che rappresenta uno degli Stati fondatori dell’Unione europea, abbia finora ignorato il parere del Parlamento europeo e i moniti della Commissione europea.
Sandra Kalniete (PPE) , per iscritto. – (LV) Accolgo con favore l’inserimento del partenariato orientale nelle conclusioni del Consiglio europeo quale orientamento strategico comune di politica estera. Sostengo l’obiettivo dell’iniziativa sulla governance europea della politica economica per rafforzare il funzionamento del Patto di stabilità e di crescita e per intensificare il monitoraggio degli squilibri macroeconomici. È importante stabilire un meccanismo sanzionatorio più severo per quegli Stati membri che non soddisfano i requisiti del Patto di stabilità e di crescita, vale a dire i paesi che ignorano i disavanzi di bilancio o fanno lievitare in maniera sproporzionata il proprio debito estero. Al contempo, l’impiego del bilancio dell’Unione europea per le sanzioni è possibile solamente se vengono inclusi tutti i tipi di spesa di bilancio, e non solo i fondi europei, ad esempio. È importante delineare principi e criteri chiari e comprensibili per l’applicazione dei meccanismi sanzionatori.
Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) Come ha dichiarato il Presidente Van Rompuy, i governi dell’UE conoscevano da molto tempo i propri problemi finanziari, ma non hanno reagito. Ci occorre una nuova architettura di vigilanza finanziaria per l’Europa. Raggiungere il consenso sul quadro di vigilanza macroeconomica è essenziale per la prevenzione a lungo termine delle crisi future. Tuttavia, la Commissione dovrà impegnarsi in maniera determinante per contrastare l’approccio a breve termine, tuttora prevalente, che consiste nel tentare innanzi tutto di ristabilire la crescita economica e di non considerare la disciplina di bilancio così importante per il prossimo futuro. Tutti gli Stati membri devono capire che la disciplina di bilancio (e un bilancio equilibrato) è l’unico requisito indispensabile per una stabilità macroeconomica affidabile. Pertanto, le nuove regole e meccanismi di controllo dell’UE aiuteranno gli Stati membri a ripristinare l’autodisciplina. Inoltre, una prevenzione delle crisi a lungo termine necessita di riforme strutturali radicali. Gli Stati membri sono pronti per questo sforzo? Accolgo con favore il concetto di reciprocità del Presidente Van Rompuy nei rapporti dell’UE con i propri partner strategici. Un approccio del genere significa trovare un equilibrio tra i desideri e i valori dell’UE e quello che i nostri partner vorrebbero ottenere da noi. Al momento, nei rapporti tra UE e Cina c’è un elenco che comprende addirittura 56 diversi settori di dialogo. Per superare tale situazione grottesca, occorre una volontà politica che accordi la preferenza alle politiche comuni rispetto che al bilateralismo.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) I problemi connessi alla situazione dei rom in uno dei paesi membri dell’Unione europea hanno assorbito molto tempo destinato alle discussioni del Consiglio europeo. Senza voler tentare di ridimensionare la gravità di tali problemi, ritengo che tale approccio alle questioni basato su crisi o situazioni cicliche sia superficiale e inefficace. Ammetto che le posizioni sulla questione erano equilibrate e orientate all’individuazione di soluzioni. Tuttavia, per superare i problemi correlati alle comunità rom che vivono nell’Unione europea, occorrono misure a lungo termine lungimiranti, e non semplicemente vertici a livello comunitario. A parte tale difficoltà, devo ammettere di essere oltremodo felice che le istituzioni europee si siano rese conto che in questa discussione ricopriranno il ruolo attivo loro spettante di custodi dei trattati e del diritto comunitario, che è unico e identico per tutti i cittadini dell’Unione europea, indipendentemente dallo Stato membro di provenienza e dall’origine etnica. Il diritto alla libera circolazione, previsto dalla direttiva 2004/38/CEE, non può essere messo in discussione per nessun cittadino europeo, in quanto semplicemente sollevare tale questione può dare luogo a un precedente pericoloso.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. – Una crisi come quella che stiamo vivendo non si deve più ripetere. Ma la nuova governance economica dell'Europa deve considerare non solo l'ammontare del debito pubblico ma anche la sua sostenibilità a medio lungo termine. Il debito privato, la sostenibilità dei sistemi previdenziali sono altrettanto importanti che il debito pubblico in quanto tale per la stabilità delle finanze pubbliche. Anzi, Paesi che avevano un debito pubblico sotto controllo sono entrati in grave crisi proprio a causa del grave indebitamento delle famiglie e delle imprese. Mentre Paesi con debito pubblico elevato come l'Italia se la sono cavata bene. I debiti sovrani debbono essere messi sotto controllo con obblighi e monitoraggio più penetrante ed efficace. Ma non servono nuovi meccanismi troppo automatici e prociclici di rientro dal debito che rischiano di non raggiungere l'obiettivo ed anzi di impedire interventi di stimolo alla crescita economica. Non servono sanzioni quando si cerca ancora di prevenire gli sforamenti, quasi come una condanna prima del processo. Dobbiamo invece considerare meglio le riforme strutturali che servono a stimolare la competitività e la crescita economica in Europa. Con la competitività si ha crescita economica, con la crescita si hanno maggiori entrate fiscali e reale consolidamento finanziario.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Il 2010 è l’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Al momento vi sono 84 milioni di cittadini europei, il 16% della popolazione comunitaria, che sono esposti al rischio di povertà. Sullo sfondo della crisi economica e finanziaria, la preoccupazione maggiore che angustia i cittadini europei è la perdita del posto di lavoro. In tale contesto, il Consiglio europeo dovrebbe esaminare le sfide principali che l’UE si trova ad affrontare e individuare soluzioni e aree prioritarie in cui l’Unione europea dovrà investire per mantenere la propria competitività globale e garantire un tasso di occupazione minimo del 70%. A mio parere, nell’agenda del Consiglio europeo dovrebbero comparire aree quali la sicurezza ed efficienza energetica, gli investimenti, l’innovazione e il cambiamento climatico. Accolgo con favore il fatto che, nel corso del Consiglio europeo di ottobre, l’UE riaffermerà con forza il proprio impegno per la battaglia contro il cambiamento climatico e concorderà una posizione dell’UE per la conferenza di Cancún. La libera circolazione delle persone è uno dei principi fondamentali dell’UE, sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Pertanto, chiediamo al Consiglio europeo, agli Stati membri e alla Commissione di rispettare il diritto comunitario e la sua applicazione. Quale riaffermazione dell’importanza del partenariato orientale nel promuovere i valori comunitari, chiedo l’elaborazione di una strategia comunitaria per il Mar Nero.
Traian Ungureanu (PPE), per iscritto. – (EN) La discussione a volte accalorata del Consiglio europeo sulla crisi dei rom in Francia è stato un passo nella giusta direzione. Ha sottolineato l’esigenza di un approccio paneuropeo per la gestione del problema dei rom. Ha inoltre dimostrato che i cliché diffusi della sinistra potrebbero solamente servire a non risolvere o addirittura ad acuire la questione.
Da questa discussione accesa sono emerse tre idee fondamentali: 1) il problema dei rom non è di pertinenza esclusiva di uno o di un altro Stato membro. Si tratta di un fenomeno europeo che richiede politiche europee coordinate; 2) il diritto alla libera circolazione non deve tradursi in una limitazione del diritto alla sicurezza; 3) i diritti delle minoranze non devono precludere eventuali responsabilità legali.
La discussione del Consiglio ha dato torto all’ipotesi secondo cui Romania e Bulgaria non starebbero perseguendo programmi di integrazione per i rom. Infine, la posizione del Consiglio ha respinto con chiarezza le illazioni secondo cui la questione dei rom sarebbe collegata all’adesione a Schengen di Romania e Bulgaria. Sono convinto che Francia e Romania manterranno un livello elevato di cooperazione e daranno l’esempio in questo campo. La questione dei rom è stata oggetto di sistematiche distorsioni ed è stata sfruttata a fini politici. A questo deplorevole precedente andrebbero sostituite politiche adeguate e attive.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Purtroppo, l’ultima riunione del Consiglio ha lasciato sospesa la decisione su numerose misure specifiche. è tempo di rafforzare l’Unione economica e monetaria e, al contempo, di fare propri gli insegnamenti necessari della crisi economica – in altre parole, dobbiamo attuare con rigore il Patto di stabilità e definire con esattezza l’imposta sulle transazioni finanziarie. Ciò non deve tuttavia avvenire a spese dei nostri cittadini. Il nuovo servizio europeo per l’azione esterna potrebbe essere una conquista importante per l’Unione europea, a patto che si possa tradurre in pratica l’idea di base che si cela dietro la sua integrazione dei trattati. Occorre cercare, individuare e sfruttare le sinergie esistenti per far sì che l’Europa possa agire unita sul palcoscenico mondiale – cosa che di certo accrescerà notevolmente l’influenza esercitata dall’UE nel mondo. Per quanto riguarda il clima, constatiamo che anche in questo caso è importante apprendere le lezioni necessarie e prepararsi di conseguenza al vertice di Cancún. Le violazioni dei diritti umani non possono essere tollerate in seno all’UE. La dignità umana deve rimanere sacrosanta – qualsiasi forma di populismo conduce inevitabilmente al nazionalismo, che non è assolutamente in linea con l’ideale europeo.
PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI Vicepresidente
4. Pacchetto sulla vigilanza finanziaria (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul pacchetto sulla vigilanza finanziaria.
Proinsias De Rossa (S&D). – (EN) Signora Presidente, desidero porre un quesito. Pensavo che nella discussione odierna ci fosse la procedura catch the eye: è così?
Presidente. − Ci sarà il "catch the eye" sulla dichiarazione sul pacchetto della vigilanza finanziaria. Però devo essere molto chiara: sarò assolutamente intransigente sui tempi di parola, perché abbiamo accumulato un ritardo notevole e c’è una lunga seduta di votazione. Quindi allo scadere del tempo dovrò togliere la parola e per quanto riguarda il "catch the eye" noi dovremo rispettare il tempo di cinque minuti. Mi dispiace, ma questa mattina è così.
Didier Reynders, Presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, onorevoli deputati, è per me un grande piacere intervenire nuovamente in quest’Aula per parlare ancora una volta di vigilanza finanziaria: abbiamo avuto l’occasione di discuterne dopo l’ultima riunione dell’Ecofin e ora il pacchetto legislativo sulla vigilanza è al voto in Parlamento.
Si tratta di una raccolta di testi che introduce nell’Unione una riforma particolarmente importante e risponde a diverse sfide la prima delle quali, come ricordato poco fa dal Presidente del Consiglio, è la reazione alla crisi. Il decennio che sta per concludersi ha visto l’introduzione e l’impiego dell’architettura di Lamfalussy in tutti i settori finanziari.
I comitati delle autorità di vigilanza hanno in qualche modo cominciato a far sentire la propria presenza contribuendo allo sviluppo della legislazione finanziaria europea e portando avanti un processo di convergenza progressiva di vigilanza prudenziale. Tale processo ha costituito un importante e positivo primo passo verso l’adozione di un approccio europeo ma, alla luce della crisi, bisogna dire che in fin dei conti non si è rivelato abbastanza ambizioso.
L’approccio adottato non ci ha consentito di prevenire né di contenere la crisi finanziaria e nemmeno di coordinare risposte rapide ed efficaci, in particolare per quanto concerne la cooperazione transfrontaliera. Per questo motivo stiamo cercando di istituire un comitato operativo europeo per il rischio sistemico sostenuto economicamente dalla Banca centrale europea che, sotto la guida del proprio Presidente, è pronta a lavorare all’introduzione e all’avvio del comitato.
Sono certo che il Presidente Trichet userà tutta la sua competenza e autorità in questo compito e terrà anche conto degli eventuali avvertimenti e raccomandazioni emersi durante la sua Presidenza. Anche noi d’altronde vogliamo avere autorità di vigilanza più forti, più reattive e meglio attrezzate, in grado di elaborare le norme tecniche comunitarie e di assicurarne la piena applicazione, anche in momenti di crisi.
Nel caso in cui un’autorità nazionale di vigilanza non agisca debitamente, questi organi comunitari saranno dotati degli strumenti giuridici che consentiranno loro di far rispettare le norme alle istituzioni finanziarie. Le nuove autorità costituiranno quindi un vero e proprio spazio di vigilanza europeo, indispensabile per rafforzare il mercato interno, e saranno quindi coinvolte nel funzionamento dei collegi delle autorità di vigilanza contribuendo a dirimere le eventuali controversie tra autorità nazionali e consentendo loro al contempo di condurre la quotidiana attività di vigilanza prudenziale.
Non ho paura delle parole: l’introduzione di queste autorità rappresenta un accordo storico come è già stato detto molte volte in quest’Aula. La Presidenza belga ne ha fatto la propria priorità in tema di mercati finanziari, ma anche in generale. Dobbiamo evitare di commettere errori: in questo modo continueremo a costruire un modello originale – tornerò in seguito su questo punto – ma dobbiamo anche tenere in debita considerazione l’evoluzione delle strutture di vigilanza dei nostri principali partner. La seconda sfida è dimostrare che l’Unione dei 27 è in grado di modificare le proprie strutture di vigilanza finanziaria evitando di rimanere indietro, in particolare rispetto agli Stati Uniti.
Con la relazione de Larosière del febbraio 2009, accolta molto favorevolmente dal Consiglio, il dibattito in Europa si è spinto in direzioni promettenti, ma abbiamo dovuto realizzare le speranze di riforma. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno avviato una revisione su vasta scala del proprio sistema di vigilanza con l’adozione della legge Dodd-Frank. Mi auguro che il voto di oggi sia favorevole a questo pacchetto legislativo, frutto di un anno di indagini, negoziati e cooperazione tra le diverse istituzioni; in questo modo il Parlamento europeo dimostrerà che l’Unione non è rimasta indietro, ma è ancora un leader del processo di riforma sostenuto al G20.
Possiamo comunque essere dei veri leader solo sul lungo periodo. Sta a noi fare in modo che il nuovo sistema continui a progredire e si evolva al di là della votazione storica di oggi: è questa la terza sfida che ci attende. Vogliamo innanzi tutto un modello di vigilanza microprudenziale fortemente decentrata, le cui autorità sostengano e coordinino le autorità di vigilanza nazionali senza prenderne il posto.
Ma vogliamo anche un sistema che si rafforzi sempre più e che non sia statico. Con il comitato europeo per il rischio sistemico introdurremo un organo fondamentale nel dibattito e nel processo decisionale macroeconomico, anche a livello transatlantico e globale.
Le autorità europee di vigilanza avranno un ruolo attivo nella prevenzione e nella gestione del rischio, se conferiremo loro i poteri per avviare azioni come è in parte avvenuto per la direttiva Omnibus I, sulla quale il Parlamento è chiamato oggi a pronunciarsi. Dovranno tuttavia essere varate altre misure legislative nel quadro della revisione dei testi esistenti.
Signora Presidente, onorevoli deputati, su questo punto desidero concludere il mio intervento. Oggi portiamo a termine un primo passo fondamentale e, nella speranza che la votazione odierna dia esito positivo, desidero ringraziare in particolare il Presidente della commissione per i problemi economici e monetari, l’onorevole Bowles, i relatori per il Parlamento, gli onorevoli Goulard, García-Margallo y Marfil, Skinner, Giegold e Sánchez Presedo e i loro relatori ombra, oltre ai Commissari Rehn e Barnier, ora presenti in Aula, e naturalmente ai loro collaboratori. stati Abbiamo avuto scambi proficui, e credo anche costruttivi, sul pacchetto di testi emendati oggetto del voto odierno.
Spero comunque che la volontà di ottenere i risultati che ci ha ispirato continui ad essere alla base dei negoziati sui documenti futuri volti a completare e ammodernare ulteriormente il sistema. Sono sicuro che questo accadrà e lo posso a nome di chi mi succederà nel ruolo di Presidente in carica del Consiglio nei prossimi mesi e alla luce dei negoziati recenti. Mi auguro che torneremo presto qui con nuovi accordi, specialmente nel settore dei fondi di investimento, e riusciremo, assieme al Commissario Barnier, a sostenere una serie di azioni volte ad attuare i testi legislativi.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, onorevoli deputati, l’accordo sul pacchetto di vigilanza finanziaria sul quale voterete tra poco, dopo quasi un anno dall’adozione delle proposte da parte della Commissione, rappresenta un documento storico in materia di regolamenti finanziari in Europa.
Fin dall’inizio della crisi finanziaria l’Unione europea ha reagito a livello internazionale, dando avvio al procedimento del G20 lanciato al summit di Washington nel novembre del 2008. Il gruppo di lavoro guidato da de Larosière ha imparato una prima importante lezione dalla crisi e subito dopo la Commissione ha formulato le proprie proposte. Consentitemi di rendere omaggio all’intelligente lavoro di de Larosière, al quale dobbiamo molto in questo momento.
Con questo accordo avremo, se lo vorrete, un quadro all’interno del quale d’ora in poi sarà possibile situare tutte le iniziative (prodotto per prodotto, mercato per mercato, operatore per operatore) che ci consentiranno di mettere in pratica i nostri impegni. Ho assunto un impegno quando mi sono rivolto a voi il 13 gennaio: un regolamento intelligente e una vigilanza efficace.
Il quadro che adotteremo sta alla base della credibilità di tutte le iniziative settoriali che vorremo intraprendere. Questo accordo è il risultato dell’impegno personale e della competenza che molti di voi hanno dimostrato. Consentitemi di ringraziare a mia volta i relatori, gli onorevoli García-Margallo, Skinner, Sánchez Presedo, Goulard, Giegold, Tremosa i Balcells e Balz e i relatori ombra.
Desidero inoltre ringraziare l’onorevole Bowles, che ha guidato i negoziati con grande determinazione, e il Presidente del Consiglio per gli affari economici e finanziari Reynders per il ruolo attivo e decisivo svolto all’interno della sua équipe, che si è basato sul buon lavoro delle Presidenze spagnola e svedese che lo hanno preceduto.
Consentitemi di rivolgere un ringraziamento, forse un po’ insolito e vi dirò perché, da parte della Commissione europea alla persona che siede accanto a me, il vicedirettore generale per il mercato interno e i servizi Wright, che tra qualche giorno lascerà la sua carica. A mio parere quest’uomo fa onore al servizio pubblico europeo.
Onorevoli deputati, il valore aggiunto del Parlamento è innegabile ed è stato decisivo. Penso in particolare al rafforzamento delle competenze delle autorità europee di vigilanza: la mediazione, le misure d’emergenza, la redazione di norme giuridiche e tecniche con una responsabilità per quanto concerne la tutela dei consumatori (sulla quale torneremo), la prevenzione e la protezione da alcuni prodotti finanziari tossici e la natura transfrontaliera delle istituzioni, della cui opinione si terrà maggiormente conto.
Non va inoltre dimenticata l’istituzione del comitato europeo per il rischio sistemico che dobbiamo al Parlamento e, in modo particolare, alla sua Presidenza. Ringrazio il collega e amico, Commissario Rehn, e i suoi collaboratori.
Naturalmente tutto questo è un compromesso e molti avrebbero voluto spingersi molto più lontano. Su diverse questioni la Commissione ha accettato compromessi dinamici e fatto concessioni. Ci rammarichiamo, per esempio, che la soluzione adottata in relazione al processo di stesura delle norme tecniche non potrà costituire un precedente per altri settori, come ribadirò anche in una dichiarazione.
Nel complesso, tuttavia, dopo la votazione unanime del Consiglio e, se ci accorderete il vostro consenso, dopo quella odierna in quest’Aula, dall’inizio del prossimo anno l’Europa si affiderà a un modello di vigilanza adattato alle proprie necessità e alla realtà dell’industria finanziaria. Nella maggior parte dei paesi europei le banche sono in genere di proprietà estera e questo definisce la dimensione transnazionale sia degli istituti finanziari sia dei rischi che sono in grado di sostenere.
Disporremo di un modello di vigilanza adattato per prevenire le crisi in modo più efficace e potremo dimostrare ai timori dei nostri cittadini, che si chiedono se l’Europa abbia realmente reagito, che abbiamo tratto insegnamenti concreti dalla crisi e che lo stiamo facendo contemporaneamente agli americani e spero anche ad altri continenti nel quadro delle decisioni del G20.
Per quanto concerne le autorità ci attende, e mi attende, un’enorme mole di lavoro tecnico e di bilancio; ci impegneremo a fondo in modo che le autorità possano effettivamente essere varate il 1° gennaio 2011. Dovremo nominare, in accordo con il Parlamento europeo, i futuri Presidenti e direttori generali di queste autorità. Desidero assicurarvi che i principali criteri alla base di queste nomine, affinché le autorità possano essere efficaci, saranno l’indipendenza e la competenza. Sono sicuro che il futuro Presidente del comitato europeo per il rischio sistemico, che, grazie a voi, è il Presidente della Banca centrale europea, si preoccuperà di assicurare questi due principi.
Procederemo quindi con determinazione, onorevoli deputati, al completamento del quadro entro il 1° gennaio. L’Autorità europea per i valori mobiliari acquisirà presto potere grazie al ruolo che le hanno conferito le decisioni già adottate e da adottare, quali la proposta di portare la vigilanza delle agenzie di rating a livello europeo, i progetti di regolamentazione dei prodotti derivati negoziati fuori borsa, le vendite allo scoperto e i credit default swap adottati qualche giorno fa.
Ma non ci fermeremo qui: esiste un programma integrato per consolidare, stabilizzare e rendere più trasparente il nostro sistema finanziario che seguiremo passo passo insieme a voi. Ci attendono il regolamento per il settore dei fondi hedge e private equity al quale stiamo lavorando proprio adesso, l’applicazione dell’accordo Basilea III sul capitale delle banche, la revisione della direttiva sui mercati finanziari prevista per l’anno prossimo,, il rafforzamento delle sanzioni nel quadro della revisione della direttiva sugli abusi di mercato e l’introduzione di un quadro europeo per la gestione e la soluzione delle crisi.
Tutte queste misure dovranno permetterci di evitare il ripetersi di gravi crisi, proteggere i consumatori che sono anche contribuenti e aiutare la crescita equa e sostenibile che reclamiamo.
Onorevoli deputati, ho sempre pensato che in ambito finanziario, così come in quello ambientale, prevenire sia sempre meglio che curare e desidero ricordarvi che, durante la crisi finanziaria, in un modo o nell’altro abbiamo mobilizzato per il salvataggio del sistema finanziario il 17 per cento del prodotto interno lordo europeo. Sono le banche che devono pagare i propri debiti e non i contribuenti. Prevenire sarà sempre più economico che curare.
Presenteremo tutte queste misure nel quadro dell’agenda adottata dalla Commissione e sostenuta dal Consiglio Ecofin il 2 giugno e intendiamo metterle in atto e presentarle con determinazione, sottoponendole anche al voto se lo vorrete. In tutti casi la Commissione le adotterà e proporrà entro la fine del 2011.
Onorevoli deputati, signora Presidente, desidero sottolineare, da un punto di vista personale, che la qualità delle relazioni intrattenute e la fiducia disinteressata che ha animato i nostri dibattiti sono un segnale incoraggiante per quest’agenda molto rigorosa e impegnativa. Desidero quindi ringraziarvi a nome di tutti i servizi della Commissione.
José Manuel García-Margallo y Marfil, a nome del gruppo PPE. – (ES) Signora Presidente, oggi è una giornata positiva per l’Europa. In dicembre avevamo un accordo inadeguato mentre ora, grazie alla cooperazione tra il Parlamento, la Presidenza in carica del Consiglio e la Commissione abbiamo invece ottenuto un buon accordo.
Questo accordo consentirà di istituire autorità veramente europee, forti e soggette al controllo democratico del Parlamento, concepite per garantire che la totalità delle banche sia soggetta alle medesime norme in tutta l’Unione europea. Queste autorità potranno imporre le loro decisioni agli organi di vigilanza nazionali e alle banche private, se non si atterranno alle norme, al fine di proteggere le famiglie e le imprese. L’accordo consentirà alle autorità di opporsi alle banche che potrebbero provocare rischi sistemici, impedendo in tal modo che i contribuenti paghino ancora una volta il prezzo dell’irrazionale esuberanza di alcune istituzioni finanziarie.
La lezione che possiamo trarre dalla discussione odierna è che il Parlamento non è un cagnolino che abbaia e non morde, arretrando al minimo cenno del Consiglio; è invece un’istituzione che mantiene con fermezza le proprie posizioni. Non è un’istituzione che impedisce ad altri di agire ed è un buon alleato del Consiglio e della Commissione nel portare avanti il processo di integrazione europea.
Grazie ai colleghi, al Commissario Barnier e al Presidente in carica Reynders, ora disponiamo di un accordo eccellente del quale dovremmo congratularci con noi stessi.
Peter Skinner, a nome del gruppo S&D. – (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare il Commissario e il Presidente Reynders e rivolgere i miei sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto anche al vicedirettore generale per il mercato interno e i servizi Wright e ai colleghi in quest’Aula. Abbiamo riportato un ottimo successo.
Bisogna scegliere il momento giusto se vogliamo essere colti alla sprovvista. La crisi finanziaria ha dato vita a nuove agenzie delle quali avevamo assoluto bisogno e che sono state accolte molto favorevolmente in tutta l’Unione europea, e forse persino in tutto il mondo. Il loro nuovo potere, tuttavia, deve essere responsabile. Dobbiamo indirizzare la nostra ambizione verso un obiettivo che deve essere condiviso dai nostri cittadini, i cui posti di lavoro e il cui sostentamento dipendono dalla nostra capacità di agire.
Sicuramente le discussioni tra gli Stati membri e il Parlamento hanno spesso comportato tensioni qui in Aula, ma nessuno di noi ha ottenuto tutto quello che voleva; tutti insieme siamo invece riusciti a conseguire un risultato che credo sarà un successo.
Il Parlamento ha chiesto maggiori poteri a livello europeo, naturalmente incontrando l’opposizione degli Stati membri. Qualcuno in quest’Aula vorrebbe spingersi oltre e istituire un sistema di vigilanza diretta, specialmente nel settore delle controparti centrali, per esempio. Dobbiamo però evitare che l’avventura prevalga sull’ambizione e preparare risposte adeguate e misurate al momento di completare il quadro.
In questo momento la stabilità finanziaria dipende dagli anni, e a volte dai decenni, di esperienza delle migliaia di persone che operano a livello nazionale nei servizi finanziari e che hanno costituito la prima linea nella prevenzione. I governi nazionali hanno dimostrato di essere in grado di salvarci in caso di tracollo, ma in questo caso il salvataggio è stato dovuto più alla fortuna che alla pianificazione. Le nuove istituzioni ci permetteranno di pianificare, fattore che è mancato e che è importante realizzare.
Le agenzie hanno anche implicazioni concrete. Avremo un comitato congiunto per il quale, sono orgoglioso di dire, mi sono battuto e che veicolerà coordinazione, scambio di informazioni e decisioni comuni, oltre a costituire una piattaforma ove far convergere il lavoro delle agenzie nell’eliminazione dei rischi sistemici. Abbiamo inoltre insistito per affidare al Presidente della Banca centrale europea il controllo in materia di monitoraggio del rischio a livello aggregato; se però dovessimo chiedere al Presidente Bernanke se la sua reputazione ne ha guadagnato, penso che negherebbe di avere questi poteri.
Oltre ad evitare le operazioni finanziarie azzardate del passato e ad assumerci le nostre responsabilità di regolatori, dovremo essere anche molto equilibrati. Occorre ambizione in materia di regolamentazione, ma in questo caso dobbiamo ricordare che abbiamo a che fare anche con le pensioni dei cittadini, i loro risparmi, le loro case e i loro posti di lavoro. Sono favorevole alla struttura di vigilanza: è giovane e dovrà crescere molto rapidamente.
William (The Earl of) Dartmouth (EFD). – (EN) Signora Presidente, desidero chiedere all’onorevole Skinner su quali basi presuppone che il giudizio e le decisioni delle nuove istituzioni europee saranno migliori rispetto alle decisioni prese dalle istituzioni di regolamentazione a livello nazionale?
Peter Skinner (S&D). – (EN) Signora Presidente, se il Conte di Dartmouth avesse ascoltato il mio intervento, avrebbe capito che ritengo che tutto debba avvenire tramite il coordinamento con le autorità nazionali e non contro il loro interesse, e comunque solo dopo che la legislazione proposta a questo fine risulterà idonea e sarà passata al vaglio delle procedure democratiche di quest’Aula.
Credo che in questo modo si potrà avere il meglio dei due mondi. Se immagina che, seduto nella sua poltrona, un semplice fossato potrà proteggerla dai problemi del mondo reale, si illude e le realtà emerse dalla crisi globale ci hanno insegnato parecchio.
Sharon Bowles, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, ce l’abbiamo fatta: il treno dell’architettura di vigilanza ha lasciato la stazione e ci aspettiamo grandi cose dal regolamento comune. La nostra legislazione finanziaria, tuttavia, assomiglia ancora a una forma di gruviera, con buchi e intagli, lacune che un regolamento unico non riuscirà mai a colmare. Si tratta di un difetto che purtroppo dovremo accettare finché non aderiremo tutti a un mercato unico per i servizi finanziari.
Le nuove autorità ci forniscono uno spazio utile ai fini del coordinamento transfrontaliero, ma sarà anche necessario usare particolare cautela per accertarsi che le decisioni siano adeguate e vicine ai mercati. Le autorità europee di vigilanza dovranno quindi coordinarsi tra loro e con le autorità nazionali e avranno le competenze necessarie a prendere le decisioni più appropriate, nella consapevolezza che una decisione sbagliata non è certo migliore se condivisa da più parti.
Sven Giegold, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, oggi in quest’Aula è stata posta un’altra pietra alla costruzione dell’Europa. Il risultato positivo conseguito oggi smentisce le voci secondo le quali, dopo la crisi finanziaria, non sarebbe accaduto nulla e inficia la tesi di quanti ritengono che stia iniziando una nuova fase di nazionalizzazione. L’Europa sta invece tirando le dovute conclusioni. Occorre chiarire che questa legislazione sui mercati finanziari contiene ancora alcuni punti da sviluppare ulteriormente. Il Parlamento ha raggiunto un traguardo importante, come è stato già detto. Ci siamo riusciti perché le diverse forze presenti in Aula hanno collaborato e si sono opposte ai tentativi di molti Stati membri di ignorare le lezioni che è possibile trarre dalla crisi.
Esistono alcune questioni importanti ancora irrisolte, quali ad esempio il personale delle nuove autorità. A cosa servirebbe avere autorità con nuove competenze senza personale e bilancio adeguati? Quanto è stato detto a riguardo non è ancora chiaro e dovremo lavorare insieme alla questione. Mi chiedo inoltre cosa si deciderà in merito al Presidente di queste autorità per i mercati finanziari; anche in questo caso bisognerà assicurarsi che vengano nominate le persone giuste. Per noi del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, un importante passo avanti è rappresentato dal desiderio di avere finalmente trasparenza in relazione agli obblighi contabili delle grandi imprese transnazionali. Per fortuna la Commissione ha ora annunciato una comunicazione sulla rendicontazione dei singoli paesi: la attendiamo con ansia e siamo impazienti di lavorare insieme alla questione.
Abbiamo finalmente una dichiarazione congiunta dei quattro coordinatori della commissione per i problemi economici e monetari, nella quale si afferma il nostro desiderio di porre sotto la vigilanza diretta dell’Europa le infrastrutture del mercato e le controparti centrali, anche se c’è ancora molto da discutere in merito.
Mi auguro che qui in Aula si possa riuscire a raggiungere lo stesso livello di coerenza ottenuta sulla vigilanza anche in tema di governance economica, poiché in caso contrario il Parlamento perderebbe la propria influenza in materia. A tal fine non dobbiamo permettere alcuna ideologizzazione della discussione; se così fosse, il Consiglio non adotterà le decisioni giuste secondo il metodo comunitario.
Kay Swinburne, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signora Presidente, il retaggio della crisi finanziaria è una nuvola di incertezza che incombe sul settore dei servizi finanziari e sulle nostre finanze pubbliche e che le banche, i mercati finanziari, i governi e le imprese percepiscono quotidianamente. Affinché le nostre economie diano un segnale di ripresa bisogna fare in modo che questo alone di incertezza si dissolva. Una delle principali fonti di insicurezza, da quando si sono verificati i sensazionali fallimenti di alcune aziende operanti nel settore finanziario, riguarda il regolamento. Ci si chiede a chi spetterà il compito di regolamentare il settore e quali saranno le istituzioni che avranno il compito di applicarlo.
Quest’Aula ha avuto un importante ruolo nel dibattito sulla questione e, nel corso degli ultimi mesi, ha ragionato sui dettagli del regolamento e della vigilanza in termini di chi, cosa, dove e quando. Il risultato è un equilibrio tra la responsabilità degli Stati membri in materia di istituzioni di vigilanza e la nuova autorità europea, che fisserà norme comuni facendo progredire il mercato unico nei servizi finanziari e assegnando al contempo un ruolo più importante alla vigilanza inter pares: è un equilibrio tra la sicurezza del sistema controllato dal nuovo comitato europeo per il rischio sistemico e la necessità che le società finanziarie si assumano i rischi; un equilibrio tra la massima tutela del contribuente e l’immissione di capitali per alimentare l’economia.
Tutti noi dobbiamo dare prova di avere a cuore l’introduzione di nuovi meccanismi che rafforzino il mercato unico nei servizi finanziari. Tra questi ricordo il monitoraggio del rischio globale nelle nostre banche europee, l’esistenza di una procedura coordinata e armonica in tutti gli Stati membri in caso di crisi, disposizioni più severe sulla mediazione tra supervisori e l’applicazione dei regolamenti in tutti i centri finanziari e da parte di tutti gli operatori finanziari.
Attualmente il pacchetto di vigilanza assicura l’equilibrio necessario; tuttavia il reclutamento di personale di alto livello, competente in materia finanziaria, sarà fondamentale per garantire il successo dell’iniziativa e, in questo senso, mi appello alla Commissione.
Jürgen Klute, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare i deputati che hanno partecipato ai lunghi e difficili negoziati su questo tema. Si tratta di un grande successo conseguito dai relatori e dai relatori ombra: hanno ottenuto il miglior risultato che era possibile negoziare.
Non voglio tuttavia nascondere l’insoddisfazione del mio gruppo in particolare su tre aspetti. In primo luogo, a nostro parere, le competenze accordate alle autorità di vigilanza sono inadeguate: ci attendavamo infatti competenze più ampie. In secondo luogo, crediamo sia sbagliato dislocare le autorità di vigilanza in diverse sedi e per questo motivo avevamo chiesto che venissero riunite, se possibile, in un’unica sede, che avrebbe sicuramente agevolato un’efficace cooperazione. Infine, l’onorevole Giegold ha già precisato che la dotazione di personale potrà e dovrà essere potenziata sul lungo periodo. Queste sono le principali critiche che abbiamo avanzato.
Crediamo tuttavia che la misura sia un passo positivo e importante nella direzione giusta, verso un nuovo regolamento dei mercati finanziari di cui c’è urgente bisogno. Occorrerà però progredire ulteriormente per ottenere una nuova regolamentazione realmente efficace dei mercati finanziari, in grado di prevenire una crisi simile a quella che abbiamo sperimentato di recente. Il nostro gruppo intende dare un forte contributo in questo senso. Sono in discussione alcune iniziative a livello legislativo che ci auguriamo portino più sostanza alla misura. Se questo accadrà, il risultato sarà sicuramente positivo, ma abbiamo ancora molta strada da fare in questa direzione.
Godfrey Bloom, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signora Presidente, l’ultima volta che ho incontrato il Commissario gli ho espresso la mia profonda preoccupazione per il fatto che il regolamento della City di Londra sarebbe stato trasferito a Bruxelles. Il Commissario è sembrato sorpreso, ma, vista la carica che ricopre, avrebbe dovuto sapere che una parte cospicua del prodotto interno lordo del Regno Unito proviene attualmente dal settore dei servizi finanziari.
Questo settore è molto importante nel Regno Unito e paga la maggior parte dei conti dello Stato. I 45 milioni di sterline che inviamo qui ogni giorno a sostegno del progetto, alquanto sospetto, dell’Unione europea, che peraltro non ha consentito al nostro elettorato di esprimere la sua opinione, rappresentano uno di questi conti da pagare. Bisogna comprendere che alti salari e pensioni non crescono certo sugli alberi.
Signor Commissario, le avevo anche detto che si potrebbe imparare qualcosa dalle vecchie colonie britanniche come l’Australia e il Canada, che non hanno subito le conseguenze della crisi; lei mi aveva risposto, in modo molto francese, che l’Australia è molto lontana. Mi auguro che, dato che ormai è in carica da un bel po’ di tempo, lei possa ora comprendere che questo approccio limitato non funziona.
Sono ancora preoccupato, signor Commissario, e temo che otterremo un regolamento redatto dalla solita accozzaglia di burocrati ignoranti, di commissioni parlamentari con i soliti criptocomunisti, socialisti anacronistici, politici a giornata, verdi a margine e da un gruppetto di casalinghe in buona fede e nonne che sperimentano la loro nuova terza età. Il risultato sarà analogo a quello di tutti gli altri progetti comunitari: la pesca, l’agricoltura, l’energia, l’occupazione, l’immigrazione e, orrore degli orrori, la bomba ad orologeria rappresentata dalla moneta unica.
Non si tratta di un incredibile elenco di fallimenti? Si spera che l’Unione europea faccia per caso qualcosa di giusto una volta o l’altra. Mi dispiace, ma non sono affatto soddisfatto; anzi, sono molto arrabbiato perché i conservatori britannici hanno dato via il regolamento della City di Londra. Se David Cameron fosse stato ammiraglio a Trafalgar, ora a Trafalgar Square ci sarebbe la statua dell’ammiraglio Villeneuve.
Francisco Sosa Wagner (NI). – (ES) Signora Presidente, desidero congratularmi con quanti hanno lavorato a questo pacchetto finanziario e in particolare con i funzionari e i deputati di questo Parlamento.
Ci è voluta una crisi finanziaria di vaste proporzioni perché l’Europa si svegliasse. Abbiamo tuttavia parzialmente sprecato questa opportunità: avremmo potuto approfittarne per rafforzare le istituzioni comuni europee dato che le nuove autorità di vigilanza hanno competenze limitate se paragonate alle autorità analoghe degli Stati membri. È un peccato che non siano stati fatti passi avanti verso un’integrazione simile a quella avvenuta nel Sistema europeo di banche centrali.
Qualche progresso è stato fatto, ma davanti a noi c’è ancora una montagna da scalare.
Jean-Paul Gauzès (PPE). – (FR) Signora Presidente, Presidente Reynders, signor Commissario, anch’io desidero unirmi alle congratularmi già espresse e sottolineare il lavoro svolto e l’eccellente collaborazione all’interno del Parlamento; voglio altresì ricordarvi che, senza la volontà del Parlamento, la vigilanza sicuramente non avrebbe il carattere europeo che ha oggi.
Quanto al futuro, Presidente Reynders, prima della fine di questo mandato e forse anche prima della fine del mese, vorrei che riuscissimo a raggiungere un accordo su almeno uno dei temi che ci preoccupano e sui quali vi siete impegnati, sicuramente non invano. Nei prossimi giorni, grazie alle menti brillanti della Presidenza belga, troveremo una soluzione soddisfacente su fondi hedge e private equity.
Rifacendomi a una delle immagini evocate dal Commissario, credo che manchi ancora qualche pennellata al quadro appena abbozzato, per assicurare una regolamentazione finanziaria intelligente che riguardi tutti i prodotti. Il regolamento non deve essere fine a se stesso, ma deve limitare in modo efficace e quanto più possibile i rischi insiti nel sistema finanziario.
Concludo congratulandomi con il vicedirettore generale per il mercato interno e i servizi Wright, che purtroppo ci lascia. Ci auguriamo che, dato il suo duro lavoro per aiutare il Parlamento a conseguire risultati, egli possa presto ritornare ai vertici europei.
Antolín Sánchez Presedo (S&D). – (ES) Signora Presidente, Commissario Barnier, Ministro Reynders, onorevoli deputati, accolgo con favore il compromesso raggiunto con ampio consenso per l’adozione in prima lettura del pacchetto di vigilanza finanziaria. Da tempo la vigilanza europea è un’aspirazione del progresso di integrazione dell’Europa e costituirà uno strumento fondamentale per sviluppare l’integrazione finanziaria, rendendo la politica monetaria più efficace e migliorando la competitività. Si tratta di un obiettivo necessario per porre fine all’ipertrofia finanziaria e colmare il vuoto tra finanza globale e vigilanza nazionale.
L’attuale crisi ha confermato l’insufficienza delle soluzioni di mercato e di quelle adottate a livello nazionale e quindi la necessità di colmare le lacune riscontrate nella regolamentazione e nella vigilanza. Nel nostro caso, la vigilanza costituisce una priorità della riforma finanziaria poiché, se la regolamentazione europea è stata carente, la vigilanza è stata nulla.
La vigilanza europea getta le basi per una riforma completa, approfondita e credibile. Questa prima esperienza transnazionale è un primo passo verso un sistema uniforme di vigilanza finanziaria internazionale.
Il Parlamento ha collaborato affinché il pacchetto avesse tre obiettivi principali. Il primo è un maggiore equilibrio che garantisca la sicurezza e la solvibilità delle istituzioni finanziarie, l’inclusione finanziaria e la tutela dei consumatori, dei risparmiatori e dei contribuenti. Il secondo obiettivo è una maggiore prudenza per rispondere ai rischi sistemici, intervenire in situazioni di emergenza ed essere in grado di bandire temporaneamente i prodotti tossici. Il terzo obiettivo è una maggiore sostenibilità che promuova la competitività, l’internazionalizzazione dei costi e la prospettiva di un sistema europeo di gestione delle crisi, basato sul contributo degli organi finanziari.
La direttiva Omnibus consente di istituire le nuove autorità incorporandole nella legislazione settoriale, specificandone i poteri e stabilendone le norme operative. La direttiva aumenta la trasparenza nello scambio di informazioni e nella cooperazione e, al contempo, stabilisce un termine ultimo per la riforma: l’applicazione legislativa dovrà essere infatti completata entro il 1° dicembre 2012 e la trasposizione verrà effettuata con tavole di concordanza.
Concludo ringraziando quanti hanno reso possibile, grazie al loro lavoro, l’evoluzione di questo pacchetto. Oggi ne vediamo i primi frutti, ma l’accordo rappresenta il punto di svolta nello sviluppo di una finanza e una democrazia europee, perché democrazia significa vigilanza legiferare, vigilare ed accertarsi dell’efficacia delle leggi. È stato dimostrato che, se si vuole un sistema finanziario migliore, occorre seguire un cammino che porti verso una maggior democrazia.
Sylvie Goulard (ALDE). – (FR) Signor Commissario, signor Ministro, sono state dette molte cose. L’accordo concluso è soddisfacente e vi ringrazio tutti.
Desideravo trarre una lezione per il futuro da questo esercizio. La procedura legislativa ordinaria non può consistere, come è avvenuto al Consiglio per gli affari economici e finanziari in dicembre, nel concludere un accordo all’unanimità per poi presentarsi al cospetto del Parlamento dicendo: “Sapete, abbiamo raggiunto un accordo e purtroppo ora dovrete muovervi in fretta perché i mercati stanno aspettando”. La situazione si è sbloccata, e di questo siamo grati al Ministro, quando la Presidenza belga ha deciso di impegnarsi maggiormente e di dialogare.
Desidero solo dirvi che, per quando concerne la governance economica, intendiamo lavorare in équipe come abbiamo fatto sulla vigilanza. Presidente Reynders, desidero se possibile chiedere a lei e al Commissario Barnier di trasmettere un breve messaggio alla Commissione e all’Ecofin comunicando il nostro desiderio di essere coinvolti davvero fin dall’inizio e svolgere il nostro ruolo in materia di procedura legislativa ordinaria. Non bloccateci al Consiglio, non fermateci nella task force, ma cercate invece di spiegare al Presidente Van Rompuy che ci farebbe molto piacere incontrarlo alla riunione della commissione per i problemi economi e monetari, cui lo abbiamo invitato a partecipare.
Markus Ferber (PPE). – (DE) Signora Presidente, Presidente Reynders, signor Commissario, onorevoli colleghi, credo che oggi sia un’ottima giornata, non solamente per le istituzioni europee ma anche per i nostri cittadini, perché siamo riusciti, a distanza di due anni dal collasso della banca Lehman, a creare una struttura che, pur non eliminando completamente i potenziali problemi che potrebbero insorgere nei mercati finanziari, contribuirà a impedire il ripetersi, nell’Unione europea, di eccessi nel settore. Possiamo andare fieri di questo risultato.
Desidero ringraziare la Presidenza belga perché avevamo la sensazione – mi associo a quanto detto dall’onorevole Goulard – che il Consiglio inizialmente non avesse fatto grandi sforzi; la risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio non aveva infatti risolto i problemi. È grazie al Parlamento europeo che è stata trovata, nonostante le divisioni tra i gruppi, una soluzione concreta che ci permetterà di avere strutture di vigilanza stabili e una serie di strumenti da utilizzare in situazioni di crisi per arginare gli eccessi e contribuire a stabilizzare il settore finanziario. Desidero ringraziarla sentitamente, Presidente Reynders, per l’impegno personale profuso.
Ringrazio sinceramente anche la Commissione, che ha consentito una riconciliazione, in un dialogo equo, tra le posizioni del Consiglio e del Parlamento, inizialmente molto distanti. Vi ringrazio molto. Tutto questo ci lascia ben sperare per la legislazione futura.
Ramon Tremosa i Balcells (ALDE). – (EN) Signora Presidente, il Presidente della Banca centrale europea diverrà automaticamente Presidente del comitato europeo per il rischio sistemico per i prossimi cinque anni.
Non si tratta di un aspetto di poco conto, in quanto prevede che la Banca centrale europea sia davvero coinvolta nella vigilanza finanziaria dei mercati finanziari e delle istituzioni europee e comporta l’obbligo per il Presidente Trichet, che è già tenuto a rendere conto a questo Parlamento, di rispondere ai quesiti in materia di vigilanza finanziaria e non solo a quelli sulla stabilità dei prezzi.
Con questa riforma il Presidente della Banca centrale europea rischia la propria reputazione e la propria credibilità nel cercare un’effettiva stabilità finanziaria in Europa. La riforma renderà più difficile il lavoro delle istituzioni finanziarie che hanno generato la crisi e questo andrà a beneficio delle generazioni future di cittadini europei.
Astrid Lulling (PPE). – (FR) Signora Presidente, desidero unirmi alle congratulazioni espresse sul compromesso raggiunto dal Parlamento europeo in materia di vigilanza finanziaria. Si tratta di un risultato molto soddisfacente, e non solo perché quest’Aula ha tenuto testa ai rappresentati degli Stati membri. Il compromesso è valido perché ha un grande significato. Abbiamo dovuto dare un tono più europeo al pacchetto per renderlo più efficace e credibile.
Il motivo per cui l’onorevole Goulard ed io, in qualità di relatore ombra del mio gruppo, ci siamo impegnati tanto affinché il Presidente della Banca centrale europea divenisse automaticamente Presidente del comitato europeo per il rischio sistemico è che siamo pienamente consapevoli del significato di questa misura.
In un contesto di grande frammentazione tra autorità nazionali abbiamo bisogno di un organo europeo rafforzato da competenze e legittimità incontestabili. Forse persino i britannici possono riuscire a capirlo. In virtù della sua posizione e del suo prestigio, il Presidente della Banca centrale europea riuscirà a imporre l’autorità del comitato europeo per il rischio sistemico quando si troverà di fronte ai suoi numerosi partner negoziali, tra cui, in primo luogo, il Consiglio dei ministri.
In ultima analisi non dobbiamo temere un eccesso di potere, ma piuttosto l’eccessiva debolezza contro la quale abbiamo dovuto combattere. Mi auguro che si possa giungere alla rapida istituzione di tutte le autorità in un clima di fiducia tra tutte le parti in causa. Non abbiamo ancora vinto la scommessa: ancora una volta l’Unione europea è stata lenta nel reagire, ma alla fine ha gettato le fondamenta di un modello che dovrebbe evolversi nel corso dei prossimi anni.
Alfredo Pallone (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo convinti che nel mercato globale nessun attore, nessun prodotto, nessun territorio possono sfuggire a una regolamentazione e a controlli adeguati. Le recenti crisi hanno evidenziato la necessità di assumere decisioni in 48 ore e di avere regole comuni.
I too big to fail vanno vigilati a livello europeo! Inoltre, in caso di future crisi, i costi non dovranno ricadere sui cittadini! È necessario rimettere la trasparenza, la responsabilità, e l’etica al centro del sistema finanziario! Plaudo all’accordo ottenuto in cui il Parlamento ha giocato un ruolo cruciale.
La mia posizione è stata sempre volta alla creazione di autorità indipendenti, dotate di poteri sanzionatori e possibilità di intervento in casi specifici. Concordo con la creazione di due fondi che non possono essere concepiti come tassa sulle banche, che non sarebbe la soluzione.
Tutto ciò per la ripresa, per evitare che i costi siano traslati sulle piccole e medie imprese e sui cittadini, e soprattutto perché non abbiamo un sistema bancario unico.
George Sabin Cutaş (S&D). – (RO) Accolgo con favore il passaggio da un sistema europeo di vigilanza economica frammentario e basato su decisioni prese a livello nazionale a un sistema macro-prudenziale uniforme che consentirà all’Unione europea di parlare all’unisono. L’Unione europea potrà pianificare con cura i propri interventi macroeconomici e avrà a disposizione strumenti più idonei a prevenire possibili crisi finanziarie in futuro.
È un peccato che gli Stati membri non abbiano tenuto conto della proposta di alcuni eurodeputati di conferire alle nuove autorità la facoltà di vigilare direttamente sulle più importanti banche transfrontaliere, dal momento che occorre tener presente che queste istituzioni sono tra le maggiori fonti di rischio sistemico.
Mi rammarico inoltre del fatto che gli Stati membri abbiano conservato la prerogativa di opporsi a quelle decisioni delle autorità europee di vigilanza che potrebbero incidere troppo sui bilanci nazionali. Credo non ci si possa più limitare a piccoli passi: il futuro dell’Europa non può più essere determinato da mezze misure, ma deve basarsi su un pieno impegno politico.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE). – (FI) Signora Presidente, ci servono più soluzioni europee, meno clausole di salvaguardia e meno egoismo a livello nazionale. Ecco perché è particolarmente importante che il nostro impegno non si fermi qui e in futuro dovremo riesaminare la questione. Occorre vigilare sul sistema bancario transfrontaliero che attualmente rappresenta oltre il 70 per cento di tutte le attività e necessita di un sistema comune di vigilanza europea che tuteli i nostri interessi comuni.
La soluzione attuale è rappresentata dalle tre nuove autorità di vigilanza: questo è al momento il massimo traguardo che si è riusciti a raggiungere, ma non rappresenta la soluzione ideale poiché esiste ancora troppa difformità tra gli interessi nazionali in materia di sistema bancario transfrontaliero.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signora Presidente, il cittadino comune vede le crisi come catastrofi, mentre l’Unione europea le considera opportunità per assumere maggiori poteri, sempre a spese dei governi nazionali.
Gli Stati membri perderanno la propria sovranità sui sistemi finanziari nazionali. È vero che il Regno Unito ha purtroppo affrontato in modo del tutto insufficiente la crisi, ma questo è avvenuto perché i governi che si sono succeduti non hanno imposto controlli adeguati alle attività delle banche private.
Le banche non sono imprese come le altre che è meglio lasciare a se stesse, ma sono fautrici di credito, di gran parte dei prestiti in denaro e non possono essere messe nelle mani di imprese private deregolamentate.
Burkhard Balz (PPE). – (DE) Signora Presidente, a mio parere il compromesso negoziato oggi rappresenta una pietra miliare nel progressivo sviluppo di una vigilanza finanziaria a livello europeo. Il successo comune è stato reso possibile, in particolare, dal carattere costruttivo dei negoziati condotti dalla Presidenza del Consiglio e dalla cooperazione degli Stati membri che prima avevano dimostrato una chiusura netta su questo tema. Non ci siamo limitati a creare uno strumento inutile: al momento opportuno le agenzie saranno infatti in grado di essere incisive. In situazioni critiche, al posto dei battibecchi tra autorità di vigilanza sui propri poteri, avremo una dichiarazione esplicita e vincolante da parte di un’autorità europea. In futuro, qualora dovessero verificarsi situazioni di emergenza, le decisioni verranno prese dalle istituzioni europee, con maggiore responsabilità da parte nostra.
Mi sembra particolarmente importante che il comitato europeo per il rischio sistemico sarà guidato dal Presidente della Banca centrale europea. Per quanto concerne i contenuti di cui si è parlato, concordo con i relatori e ringrazio tutti i gruppi per l’eccellente lavoro di squadra svolto.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, a conclusione della discussione, desidero ringraziare tutti i relatori, i rappresentanti dei gruppi e i deputati che si sono espressi, quasi all’unanimità, a favore del compromesso e dell’accordo.
Desidero confermare che le nuove autorità europee e il comitato europeo per il rischio sistemico non sostituiranno le autorità nazionali di vigilanza, ma si affideranno loro e le faranno collaborare meglio...
(Il Presidente chiede di fare silenzio)
...riunendole in una rete e unendo le competenze e l’esperienza atte a fornire, qualora necessario, una buona risposta europea a fronte di situazioni di rischio per l’Europa nelle istituzioni finanziarie che, come vi ho detto, sono fortemente transnazionali.
Questo quadro normativo verrà istituito grazie a voi e al Consiglio e, come è stato già detto, lo completeremo mattone dopo mattone con il sistema di pagamento basato sull’area unica dei pagamenti in euro in vigore da ottobre, il regolamento sui capitali bancari, la revisione della direttiva sugli abusi di mercato, gli organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari per i depositari, le agenzie di rating, la gestione del rischio ed infine la governance societaria. Ecco cosa ci attende in futuro, senza citare il regolamento sui fondi di investimento.
Onorevoli deputati, svolgeremo questo lavoro con determinazione e in modo che, come ho già detto e come previsto dal G20, non vi siano istituzioni finanziarie, prodotti, mercati né territori immuni o esclusi da una regolamentazione attenta e da una vigilanza efficace.
La nostra ambizione, la mia ambizione, deve essere la costruzione, alla fine di un percorso necessariamente breve perché i cittadini sono, a buon diritto, vigili ed esigenti, del migliore sistema mondiale di regolamentazione e vigilanza prima che sia troppo tardi. È dovere dell’Europa ambire a un modello di regolamentazione e vigilanza efficace a livello mondiale. Questo è il nostro obiettivo, anche nell’interesse dei cittadini, dei consumatori e dello stesso settore finanziario.
Didier Reynders, Presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, onorevoli deputati, anch’io desidero ringraziare quanti sono intervenuti e la stragrande maggioranza di voi che ha appoggiato i testi messi al voto. Mi fa molto piacere notare l’interesse dimostrato da molti deputati in materia di vigilanza finanziaria.
Innanzi tutto desidero dirvi che, come ci hanno ricordato diversi oratori, si tratta della prima vera lezione che abbiamo tratto dalla crisi finanziaria. Si sono tenute numerose discussioni e sono stati redatti molti testi, ma l’applicazione del nuovo pacchetto di vigilanza e il comitato europeo per il rischio sistemico rappresentano la prima lezione che in Europa noi tutti, insieme, abbiamo tratto dalla crisi finanziaria.
Il secondo aspetto che desidero sottolineare è l’avvio di un processo. Come ha appena detto il Commissario Barnier, nel quadro di questo processo sta per essere attuata una serie di misure. La regolamentazione dovrà essere sempre più rafforzata, come hanno ricordato diversi oratori, e al contempo porteremo avanti la collaborazione tra Commissione, Consiglio e Parlamento. La Presidenza belga è, in ogni caso, molto determinata a essere coinvolta direttamente.
Spero che nei prossimi giorni si possa fare progressi in merito alla direttiva sui fondi d’investimento, i fondi hedge e gli altri fondi e a breve avvieremo i dibattiti sulle agenzie di rating. Desidero rassicurarvi sulla collaborazione di cui ha parlato l’onorevole Goulard. Abbiamo già proposto alla presidente della commissione per i problemi economici e monetari Bowles di partecipare alla riunione informale del Consiglio per gli affari economici e finanziari per fare il punto sui progressi del nostro lavoro e abbiamo già preso accordi.
Non voglio dilungarmi oltre perché so che vi sono importanti procedure che ci attendono, ma spero vivamente che si possa dare il nostro contributo a quella che molti hanno definito una votazione storica. In ogni caso, ci vedremo tra qualche giorno o qualche settimana per promuovere, allo stesso modo e con la stessa determinazione, altri documenti che ancora una volta sottoporremo al vaglio del Parlamento.
Ringrazio tutti per aver fatto il possibile, nel corso degli ultimi mesi, per far progredire il dossier che rappresenta la prima importante lezione tratta dalla crisi finanziaria.
Presidente. − La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
John Bufton (EFD), per iscritto. – (EN) Bruxelles ha ora il pieno controllo su banche, mercati azionari e compagnie di assicurazione, ma ciò che avrebbe dovuto essere vigilanza si è trasformato in poteri che vanno ben oltre la natura consultiva degli attuali sistemi, privando gli organismi nazionali di potere e delle loro funzioni. Se si pensa che Bruxelles debba regolamentare le banche e i mercati azionari, i servizi finanziari avrebbero due sole opzioni: lasciarsi superare dalla concorrenza internazionale o trasferire le loro sedi in paesi dove non esistono limitazioni. Nel primo caso gli investitori europei rimarrebbero intrappolati in un buio periodo di recessione, mentre il resto del mondo continua a progredire. Nel secondo caso, si potrebbe generare un mercato bancario estero senza scrupoli e fuori dalla nostra portata, dove il denaro di tutti sarebbe a rischio. L’introduzione in altri settori della maggior parte dei regolamenti europei ha provocato veri e propri disastri. Abbiamo messo la City di Londra, una delle più grandi industrie del Regno Unito, responsabile dell’80 per cento dei fondi hedge europei, nella mani della Commissione. Questa iniziativa, sommata a tutta la legislazione erroneamente adottata da Bruxelles, potrebbe far rimpiangere al Regno Unito e al resto del mondo il giorno in cui è stato permesso questo trasferimento di poteri.
Giovanni Collino (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo permetterci che i cittadini europei paghino per i fallimenti di un sistema bancario lontano fino ad oggi dalla protezione dei loro diritti. E non possiamo permetterci che il nostro sistema economico crolli sotto il peso di un uso sconsiderato dell’accesso al credito.
Io e i miei colleghi della commissione per i bilanci abbiamo vigilato affinché le regole di funzionamento e di finanziamento delle nuove autorità di controllo e di vigilanza finanziaria siano appropriate ed equilibrate, nel rispetto di una politica di bilancio europea che deve tenere conto delle difficoltà che tutti gli Stati membri stanno attraversando. D’altra parte queste difficoltà sarebbero ben peggiori nel momento in cui l’Unione europea non si sobbarcasse l’onere di evitare che una crisi come quella che stiamo tuttora vivendo possa ripetersi.
L’effetto benefico che sortirà da ognuna delle nuove agenzie controbilancerà più che proporzionalmente i costi che dovranno essere affrontati per gestirne la creazione prima e il funzionamento poi. Il Parlamento europeo e il gruppo del PPE, che ha brillantemente condotto i negoziati fino al raggiungimento dello storico accordo con il Consiglio, rappresenteranno l’anima di un cambiamento che per i contribuenti significherà poter contare su un’Europa più vicina, un’Europa più ricca e un’Europa più sicura.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) A distanza di quasi due anni dallo scoppio della grave crisi finanziaria, il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un accordo su un pacchetto che essi definiscono di misure di vigilanza finanziaria, ma che in realtà si riduce a un livello minimo di intervento nel settore. E lo hanno fatto senza prendere decisioni fondamentali, ovvero senza mettere fine ai paradisi fiscali, senza imporre tasse sui movimenti di capitale e senza chiudere il mercato dei prodotti derivati. Il Consiglio e il Parlamento non hanno nemmeno proposto di rendere la Banca centrale europea più democratica modificandone radicalmente gli obiettivi in modo da dare la priorità ai posti di lavoro con diritti e, in ultima analisi, trovare un equilibrio tra progresso sociale e finanze pubbliche.
La conseguenza è che i principali meccanismi di speculazione finanziaria rimarranno sul mercato e le misure ora adottate serviranno ad agevolare il controllo degli Stati membri con economie più fragili da parte delle grandi potenze e dei loro gruppi finanziari, e non tanto ad affrontare il problema della speculazione finanziaria eliminandola.
Non bisogna inoltre dimenticare che il pacchetto fa parte delle misure adottate dal Consiglio Ecofin in materia di verifica preventiva dei bilanci nazionali e incluse nel cosiddetto “Semestre europeo”. A questo riguardo esprimiamo il nostro profondo disappunto.
Iliana Ivanova (PPE), per iscritto. – (BG) La discussione odierna sulla vigilanza finanziaria ha dimostrato che molti di noi hanno la volontà e la determinazione di avviare importanti riforme nel settore della governance economica, a tutto vantaggio dell’Europa. Il metodo più efficace per impedire qualsiasi crisi è la prevenzione. L’approvazione odierna delle relazioni sull’istituzione di autorità europee di vigilanza indipendenti dimostra che stiamo investendo proprio su questo: una base normativa migliore per vigilare in modo efficace sulle istituzioni finanziarie e non finanziarie, che sul lungo periodo garantirà una maggiore sicurezza e stabilità al sistema, riducendo notevolmente la probabilità di crisi future. Desidero ringraziare tutti i relatori e sono lieto che il Parlamento europeo abbia difeso con forza le proprie posizioni sull’indipendenza e sui poteri di questi organi di vigilanza, trasformandoli in un fattore che potrà davvero migliorare i regolamenti attualmente esistenti. Per questo motivo dobbiamo difendere a spada tratta gli interessi dei cittadini europei che rappresentiamo, garantendo un quadro adeguato per la gestione del rischio durante le crisi.
Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. – (EN) Il Parlamento europeo ha sempre sottolineato la necessità che l’Europa parli all’unisono sulla scena internazionale e il pacchetto europeo di vigilanza finanziaria rappresenta uno dei passi in questa direzione. Con la sua approvazione, l’Europa dei 27 sarà finalmente in grado di lavorare con maggior coerenza e solidarietà nel contesto delle decisioni sulla governance economica adottate a livello mondiale. L’Europa potrà soprattutto ridurre i rischi sistemici transnazionali e prevenire e alleggerire l’impatto negativo di eventuali future crisi finanziarie solo tramite l’istituzione di una rete integrata che incanali e coordini le esperienze e l’impegno degli operatori di ogni livello, in modo da stabilire e mantenere un sistema finanziario stabile e trasparente. Tale sistema rappresenta il primo esempio di un’Europa che rende conto del proprio operato ai cittadini. Sono favorevole al pacchetto perché credo nel futuro dell’Europa, un’Europa la cui industria finanziaria non deve più soffrire a causa dei propri eccessi e dove i nostri cittadini non devono più subire le conseguenze devastanti e inutili di crisi prevedibili.
Theodor Dumitru Stolojan (PPE), per iscritto. – (RO) Mi congratulo con la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento per l’approvazione dei regolamenti sulla vigilanza delle istituzioni e dei mercati finanziari. I cittadini europei avevano bisogno di sapere che in futuro si impediranno le speculazioni finanziarie, laddove gli speculatori considerano normale reclamare per sé i profitti conseguiti facendo ricadere sul contribuente le perdite. Chiedo alla Commissione e al Consiglio di concentrarsi su una questione legata al buon funzionamento dell’economia europea: come è possibile che la maggior parte delle industrie conseguano bassi profitti e siano quasi in perdita, mentre il settore bancario sta nuovamente riportando un aumento dei profitti dopo la crisi?
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La debolezza della regolamentazione finanziaria e degli organi di vigilanza a livello mondiale danno in qualche modo origine alle difficoltà che stanno attraversando l’Unione europea e l’eurozona. La necessità di avviare a piani di assistenza per l’economia e per le famiglie è stata un fattore determinante per il notevole aumento dei deficit statali.
Il pacchetto su cui stiamo discutendo oggi è il risultato concreto dell’applicazione di una nuova architettura alla vigilanza finanziaria in Europa, un’architettura basata sulla creazione di istituzioni e meccanismi il cui compito è fornire sia vigilanza macro-finanziaria, ovvero una vigilanza sui rischi relativi all’intero sistema finanziario europeo, sia vigilanza micro-prudenziale sulle banche, le assicurazioni e i mercati mobiliari in coordinazione con la rete delle autorità di vigilanza nazionali.
Esistono anche altri settori in cui si spera che le autorità europee di vigilanza possano contribuire alla stabilità finanziaria, in particolare accentrando il monitoraggio delle agenzie di rating registrate nell’Unione in un’unica istituzione, promuovendo norme tecniche obbligatorie e mediando i conflitti tra le autorità di vigilanza nazionali.
La nuova architettura potrà inoltre contribuire al successo dei nuovi meccanismi per la programmazione e la vigilanza economica, sociale e di bilancio all’interno dell’Unione europea.
Marianne Thyssen (PPE), per iscritto. – (NL) Signora Presidente, questo accordo storico è stato possibile solo grazie all’eccellente lavoro della Presidenza belga che ha sostenuto l’approccio del Parlamento, ottenendo successo laddove altre Presidenze avevano fallito. In linea con gli elementi chiave della relazione de Larosière, il Parlamento europeo ha assicurato sufficiente influenza ai nuovi organi di vigilanza europei, consentendo loro di imporre misure vincolanti sulle istituzioni finanziarie qualora le autorità di regolamentazione nazionali non introducano misure adeguate, di assicurare un maggiore allineamento tra le autorità nazionali e di dirimere le controversie tra autorità.
Con questo accordo siamo riusciti a spingerci molto oltre al coordinamento non vincolante tra autorità nazionali che inizialmente molti Stati membri avevano sostenuto. Ci siamo resi conto delle possibili conseguenze di una mancanza di vigilanza a livello europeo. La nuova struttura di vigilanza proteggerà meglio non solo i clienti delle banche, ma anche i contribuenti.
L’accordo ha però un lato negativo e mi rammarico che la richiesta del Parlamento di stabilire la sede principale a Francoforte, vicino alla Banca centrale europea, sia stata respinta. Il Parlamento è riuscito ad aggiungere una clausola di riesame che prevede che tra tre anni potremo valutare l’opportunità di assegnare maggiori poteri alle autorità europee di vigilanza e stabilire se la dispersione delle autorità si sia dimostrata inadeguata.
Iuliu Winkler (PPE), per iscritto. – (EN) La decisione adottata sul pacchetto di vigilanza finanziaria rappresenta una risposta fondamentale e dimostra che l’Unione europea ha tratto qualche lezione dalla crisi. La creazione di autorità di vigilanza rappresenta un passo importante verso l’integrazione europea e il rafforzamento del mercato unico.
Ora inizierà la fase applicativa di questa nuova architettura. È vero che le nuove autorità di vigilanza agiranno in modo coordinato, assieme agli organi di vigilanza nazionali e senza sostituirli, ma è anche vero che la risposta frammentaria degli Stati membri durante la crisi finanziaria ha impedito all’Unione europea di dimostrare maggiore efficienza, coordinazione e attitudine al comando.
È quindi evidente, a mio parere, che poteri consultivi e raccomandazioni non vincolanti non sono sufficienti. Per avere un mercato unico efficiente occorrono norme vincolanti applicate in modo armonizzato e una vigilanza coordinata. Sono questi i requisiti che le nuove autorità europee dovranno soddisfare per gettare le fondamenta istituzionali della nuova architettura di vigilanza finanziaria europea e gli stessi requisiti sono anche necessari per garantire maggiormente gli interessi dei contribuenti europei.
PRESIDENZA DELL’ON. PITTELLA Vicepresidente
Presidente. − Care colleghe e cari colleghi, buongiorno, vedo che in mezzo a noi c’è una giovanissima collega, di pochi giorni, è la piccola Vittoria, figlia dell’onorevole Licia Ronzulli. Vorrei fare gli auguri sia alla collega che alla figlia della collega, da parte credo di tutti i membri di questo Parlamento.
Licia Ronzulli (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono qui oggi simbolicamente con mia figlia Vittoria e il pensiero va alle tante donne che per problemi lavorativi non possono condurre serenamente una gravidanza, conciliare vita lavorativa e vita familiare, o peggio ancora svolgere al meglio il ruolo di mamma.
A tal proposito, chiedo un maggiore impegno da parte delle istituzioni europee, a partire da questo Parlamento, affinché nessuna donna possa trovarsi così davanti a un bivio.
Presidente. − Di nuovo auguri e facciamo nostro l’appello che lei ha rivolto in maniera così calorosa.
Presidente. – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione vedasi processo verbale)
5.1. Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2007-2013 (A7-0248/2010, Reimer Böge) (votazione)
5.2. Progetto di bilancio rettificativo n. 7/2010: garanzia fornita dall'Unione europea conformemente all'articolo 122 del TFUE - assistenza finanziaria agli Stati membri (A7-0250/2010, László Surján) (votazione)
5.3. Rimborso dell'imposta sul valore aggiunto (A7-0247/2010, Sharon Bowles) (votazione)
5.4. Sorveglianza dei medicinali (modifica del regolamento (CE) n. 726/2004) (A7-0153/2010, Linda McAvan) (votazione)
5.5. Farmacovigilanza (modifica della direttiva 2001/83/CE) (A7-0159/2010, Linda McAvan) (votazione)
5.6. Immissione sul mercato e uso dei biocidi (A7-0239/2010, Christa Klaß) (votazione)
- Prima della votazione:
Corinne Lepage (ALDE). – (FR) Signor Presidente, in merito alla votazione sulla relazione dell’onorevole Klaß, volevo precisare che c’è un errore a pagina 10 della lista di voto del gruppo ALDE, che corrisponde a pagina 5 della relazione Klaß, ma a pagina 10 della scheda. Per quanto riguarda l’emendamento n. 342d, dobbiamo votare a favore e non contro, in quanto fa parte dell’accordo di compromesso globale. Sul 342d il voto deve essere a favore e non contro.
Presidente. – Possiamo iniziare la votazione.
Segnalo che l'emendamento 338 è stato cancellato, segnalo inoltre che gli emendamenti 8 e 317 non concernono tutte le questioni linguistiche e non saranno pertanto posti in votazione.
5.7. Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (A7-0170/2010, Peter Skinner) (votazione)
5.8. Sorveglianza macroprudenziale del sistema finanziario e istituzione di un comitato europeo del rischio sistemico (A7-0168/2010, Sylvie Goulard) (votazione)
5.9. Competenze dell'Autorità bancaria europea, dell'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali e dell'Autorità europea per i valori mobiliari (A7-0163/2010, Antolín Sánchez Presedo) (votazione)
5.10. Autorità bancaria europea (A7-0166/2010, José Manuel García-Margallo y Marfil) (votazione)
5.11. Missioni specifiche della Banca centrale europea relative al funzionamento del comitato europeo del rischio sistemico (A7-0167/2010, Ramon Tremosa i Balcells) (votazione)
5.12. Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (A7-0169/2010, Sven Giegold) (votazione)
5.13. Tutela dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno (A7-0175/2010, Marielle Gallo) (votazione)
- Prima della votazione:
Jorgo Chatzimarkakis (ALDE). – (DE) Signor Presidente, nella versione olandese della proposta di risoluzione sulla relazione Gallo c’è un errore: io compaio tra i firmatari della risoluzione del gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, del gruppo Verde/Alleanza libera europea e del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica in qualità di deputato del gruppo GUE/NGL. Vorrei precisare che, innanzi tutto, non faccio parte né del gruppo GUE/NGL né della sinistra e non sono nemmeno comunista. Sono un deputato del gruppo dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa – dunque un liberale – e voterò la risoluzione dell’ALDE, come molti deputati degli altri gruppi parlamentari. Esorto il gruppo GUE/NGL a votare la risoluzione dell’ALDE.
(Si ride)
Presidente. – Va bene, provvederemo collega, ma non si sa mai nella vita cosa può succedere un giorno, quindi. Comunque provvederemo a correggere le posizioni.
Marielle Gallo, relatore. – (FR) Signor Presidente, le due risoluzioni alternative sono state respinte. Rimane un solo testo – la mia relazione – che rappresenta un compromesso. Ascolti, onorevole Cohn-Bendit, mi lasci almeno dire che rappresenta un compromesso tra il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), il gruppo dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa, Conservatori e Riformisti europei e il gruppo Europa della Libertà e della Democrazia. Ho tenuto conto di tutte le questioni sensibili relative alla proprietà intellettuale. Adesso ritengo sia responsabilità del Parlamento prendere una decisione: non vedo perché dovremmo lasciare carta bianca alla Commissione. Mi appello dunque a tutti voi, onorevoli colleghi, affinché giungiate a una decisione almeno su questa questione, che darà vita a un dibattito e…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
- Dopo la votazione sul paragrafo 13:
relatore. – (FR) Signor Presidente, vorrei nuovamente tendere la mano ai nostri colleghi liberali e garantire che il paragrafo 13 venga respinto da tutti i gruppi politici che sostengono la relazione.
5.14. Strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni montane, insulari e scarsamente popolate (B7-0518/2010) (votazione)
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, a questo punto vorrei complimentarmi con il Parlamento europeo e in particolare con il relatore, l’onorevole Böge, il quale si è affermato negli anni come garante di una politica di bilancio dell’Unione europea stabile. Ritengo che i seguenti aspetti rivestano un’importanza particolare: in primo luogo, il bilancio europeo può fare a meno del credito e così dovrà essere anche in futuro. In secondo luogo, le prospettive finanziarie – ovvero il quadro finanziario settennale – garantiranno agli Stati membri maggiore certezza in termini di programmazione. In terzo luogo, insieme agli Stati membri, dovremo abituarci all’idea di un margine di manovra finanziario ristretto. A mio avviso questo significa che in futuro si dovrà applicare un principio in base al quale, quando gli Stati membri trasferiranno compiti supplementari all’Unione europea, dovranno fornirle allo stesso tempo i finanziamenti necessari.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, tutti noi conosciamo la famosa metafora della bicicletta, l’idea secondo cui l’Unione europea deve andare avanti, altrimenti rischia di cadere. Ho sempre pensato che uno squalo famelico, che deve continuare a nuotare per non soffocare, avrebbe reso meglio il concetto, ma non importa.
Cerchiamo invece di capire perché è effettivamente così. La verità è che l’Unione europea è diventata un meccanismo per ridistribuire soldi e deve continuare ad assorbire sempre più fondi per ricompensare i propri gruppi di clienti privilegiati. Se smettesse di farlo, effettivamente la bicicletta cadrebbe e lo squalo affogherebbe. Ecco la ragione di questo spettacolo fuori dal comune: in un momento in cui tutti i governi nazionali cercano di limitare le spese, l’unico bilancio che continua a crescere è quello dell’Unione europea.
Nel mio paese, in tutti i bilanci ministeriali ci si aspetta un risparmio compreso tra il 25 e il 40 per cento, ma c’è un bilancio che cresce del 60 per cento, ovvero i nostri contributi netti all’Unione europea. Invece di stimolare l’economia, stiamo togliendo fondi e persone al settore produttivo per destinarli alla burocrazia. Questo non farà che rafforzare l’idea che l’Unione europea è diventata una forma di estorsione.
Anna Záborská (PPE). – (SK) La consapevolezza dell’opinione pubblica sugli effetti indesiderati dei farmaci non è determinata esclusivamente dal comportamento delle aziende farmaceutiche e da quanto scritto nei foglietti illustrativi o su Internet.
Vorrei sottolineare, a tal proposito, l’importanza del contatto personale tra medico e paziente. Sappiamo per esperienza quotidiana che sul mercato esiste un gruppo di farmaci per il quale le informazioni sugli effetti indesiderati sono volutamente ignorate. Spesso questi farmaci sono facilmente reperibili in farmacia e le donne li assumono senza consultarsi con uno specialista. Sono pochi i medici che avvertono che i contraccettivi ormonali aumentano il livello dell’ormone dello stress e provocano malattie tromboemboliche, cancro al seno, all’utero e al fegato, ictus e difficoltà di concepimento, anche dopo che si è interrotta la contraccezione. Cerchiamo di essere sinceri e di fornire informazioni veritiere su tutti i prodotti farmaceutici.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Onorevoli colleghi, permettetemi di sottolineare, in qualità di medico, l’importanza della normativa adottata oggi, che consente la condivisione di informazioni sugli effetti indesiderati dei farmaci in tutta l’Unione europea. Sebbene la sanità non rientri nelle competenze dell’UE, gli Stati membri concordano sulla necessità e sulla modalità di creazione di una banca dati comune di esperienze cliniche nell’uso di farmaci, all’interno della quale conservare e successivamente condividere e valutare le informazioni. Si tratta di un’ottima notizia per i pazienti europei, che evidenzia i benefici derivanti dalla progressiva integrazione degli Stati membri. Apprezzo il lavoro dei relatori della commissione ENVI, che è giunta a un accordo su tutti i punti controversi, e sono particolarmente lieta che il progetto di relazione della commissione sia stato migliorato verso una tutela più rigorosa dei dati personali.
Jens Rohde (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la votazione odierna sui due testi relativi alla farmacovigilanza garantirà un sistema più sicuro ed efficace per il monitoraggio dei medicinali. Sono stati raggiunti compromessi equilibrati e il nuovo sistema terrà conto sia dei rischi, sia dei benefici degli stessi.
Esso tiene conto, inoltre, della necessità di effettuare controlli senza creare troppa burocrazia e, in particolare, aiuterà a snellire la procedura centralizzata per l’autorizzazione dei medicinali. Il compromesso raggiunto contribuisce ad assicurare finanziamenti al sistema, in quanto l’Agenzia europea per i medicinali potrà percepire una commissione a fronte dei servizi offerti. Si tratta evidentemente di un compromesso ma, se si considera la divergenza di opinioni iniziale, ritengo rappresenti una soluzione ragionevole.
Anna Záborská (PPE). – (SK) Desidero congratularmi con la relatrice per il testo elaborato come emendamento alle due direttive sulla farmacovigilanza.
È importante sfruttare appieno il potenziale offerto dagli emendamenti. Solo se la segnalazione degli effetti indesiderati sarà coordinata riusciremo a fugare i timori di alcuni Stati membri in merito all’attuabilità del sistema. Al contempo occorrerà ridurre al minimo il tempo perso per condividere le informazioni tra gli Stati membri.
Un’ultima osservazione: le statistiche indicano che le persone anziane si ammalano più facilmente. Queste persone, com’è naturale, hanno anche problemi di vista. È inutile che nei foglietti illustrativi vengano riportate informazioni dettagliate, talvolta inutili, se i pazienti non riescono a leggerle neanche con gli occhiali che usano solitamente, visto che sono stampate in caratteri minuscoli.
Michèle Rivasi (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, in relazione al testo che abbiamo appena votato, vorrei richiamare la sua attenzione – e colgo l’occasione per congratularmi con l’onorevole McAvan per la qualità del suo lavoro – su un’omissione riguardante le popolazioni di cavie.
Si è infatti trascurato un punto sul quale, alla luce dell’accordo concluso in prima lettura, non è possibile presentare un emendamento orale: mi riferisco al problema delle persone utilizzate come cavie nei test clinici di farmaci o vaccini, effettuati prima di ricevere l’autorizzazione al fine di verificarne l’innocuità o il rapporto rischio/beneficio.
Tra queste persone possono esserci uomini, donne, bambini o anziani. Il testo si occupa di verificare l'insorgenza di eventuali effetti indesiderati di farmaci per uso umano.
Va rilevato che chi partecipa ai test clinici viene tenuto all’oscuro delle sostanze ingerite o iniettate e che gli effetti possono manifestarsi anche a distanza di dieci, venti o trent’anni.
Queste cavie sono le persone dimenticate dalla farmacovigilanza ed è importante, quindi, ricordare e menzionare quanto detto.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, sostengo con vigore la relazione sulla razionalizzazione del sistema di farmacovigilanza dei medicinali per uso umano. Ritengo sia un campo in cui l’Unione europea può sicuramente offrire un valore aggiunto e in cui, lavorando insieme, possiamo garantire maggiore sicurezza ai pazienti.
Anche dopo la piena autorizzazione dei medicinali possono verificarsi reazioni avverse e sono convinta che il profilo di sicurezza completo dei medicinali possa essere noto solo dopo l’immissione sul mercato. È pertanto necessario continuare a vigilare. Questa proposta offrirà maggiori garanzie ai pazienti, rafforzando il sistema europeo di monitoraggio della sicurezza dei medicinali e rafforzerà Eudravigilance, la banca dati istituita per raccogliere informazioni sulle reazioni avverse ai medicinali. L’istituzione del nuovo portale web europeo sulla sicurezza dei medicinali consentirà ai cittadini un migliore accesso a informazioni chiare e comprensibili sulla sicurezza.
Questa è la prima delle tre parti di cui si compone il pacchetto volto a rafforzare e a colmare le lacune della legislazione farmaceutica europea e ritengo si tratti di un primo passo positivo.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Nonostante i biocidi, come i disinfettanti o i conservanti, facciano parte della nostra vita quotidiana, il loro utilizzo scorretto o la mancanza di autorizzazione possono costituire un notevole rischio per le persone, gli animali e l’ambiente.
Al fine di tutelare la salute e l’ambiente è quindi necessario che i prodotti europei ed extraeuropei rispettino standard UE unici. Vale la pena sottolineare che i benefici dell’immissione sul mercato e il conseguente utilizzo di questi prodotti sono notevolmente maggiori dei rischi, che nondimeno devono essere ridotti al minimo.
Personalmente, sono a favore di una maggiore armonizzazione delle procedure nazionali per il riconoscimento dei prodotti nel quadro dell’Unione europea e, soprattutto, di una migliore tutela e informazione dei consumatori. Garantire un’etichettatura chiara, concisa e comprensibile è essenziale innanzi tutto per i non addetti ai lavori che vengono a contatto con questi prodotti.
Anna Záborská (PPE). – (FR) Signor Presidente, accolgo molto favorevolmente la risoluzione. Le regioni montane e scarsamente popolate rappresentano una ricchezza per il profilo geografico, la natura e la qualità della vita.
Penso, in particolare, alle regioni slovacche e colgo l’occasione, onorevoli colleghi, per invitarvi a visitare gli Alti Tatra per rendervi conto della bellezza della regione.
Al di là del contenuto della risoluzione, che deve essere applicata senza indugio, auspico che le autorità pubbliche si impegnino ad aiutare queste regioni. Nella vita di tutti i giorni viene invece data priorità alle città e alle comunità urbane: i servizi pubblici sono garantiti nelle città e nelle zone urbane, mentre sono spesso carenti nei piccoli comuni, nei villaggi e nelle zone scarsamente popolate. Eppure anche questi ultimi hanno una loro qualità della vita e non devono essere sottovalutati.
Alajos Mészáros (PPE). – (HU) Sono particolarmente lieto di avere l’opportunità di sostenere questa relazione, che ritengo molto importante. Alla luce della densità di popolazione e della mobilità internazionale elevate, dobbiamo prestare particolare attenzione a prevenire la diffusione di agenti patogeni e malattie. Se da un lato occorre adottare misure efficaci, dall’altro dobbiamo assicurarci che non siano dannose per l’ambiente. Questi materiali vanno trattati con particolare cautela: i biocidi sono indispensabili per garantire i nostri elevati standard di salute e di igiene e sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Ciononostante, ritengo sia importante proseguire il dialogo su questo regolamento anche in futuro, considerato che l’autorizzazione e la commercializzazione di tali prodotti devono essere soggette a criteri particolarmente rigorosi.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, i biocidi sono usati perlopiù nel settore dell’igiene e della pulizia, ma si trovano anche nei mobili e nei tessuti. Garantiscono la protezione da batteri, parassiti, insetti, parassiti delle scorte alimentari, topi e ratti e in futuro dovranno rispettare standard minimi europei. Sono molto grato alla relatrice, l’onorevole Klaß, per avere affermato che il regolamento deve essere funzionale sia per i consumatori, sia per i produttori. In altre parole, ciò implica finanziamenti adeguati, condizioni quadro eque e spese di registrazione accettabili. Se riusciremo a farlo, avremo compiuto un ulteriore passo avanti verso l’armonizzazione del mercato europeo, nell’interesse delle imprese, ma anche e soprattutto dei nostri consumatori.
Licia Ronzulli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, scusi ero andata a prendere il ciuccio. La relazione approvata oggi contiene elementi positivi che si auspica possano trovare presto attuazione.
In modo particolare vorrei manifestare la mia soddisfazione per quanto fatto nella tutela delle piccole e medie imprese, soprattutto per quanto riguarda le procedure di ottenimento delle informazioni inerenti alla formulazione dei prodotti, il cui accesso risulta spesso proibitivo per una piccola impresa, e non solo per una questione di costi.
Molti sforzi sono stati fatti per semplificare la procedura di autorizzazione alla commercializzazione di tali prodotti, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche con cui le autorità competenti prendono decisioni in merito. Auspico infine che si possa continuare su questa strada, dove l'armonizzazione del mercato interno europeo deve portare all'emersione delle reali qualità delle aziende, a una maggiore concorrenza.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Accolgo con favore il pacchetto di proposte per la creazione di un sistema di vigilanza finanziaria più efficace, integrato e sostenibile all’interno dell’Unione europea, con l’obiettivo di affrontare il fallimento della vigilanza finanziaria europea, apparso evidente, con sorpresa di tutti, nel corso della recente crisi finanziaria.
Sostengo pienamente il progetto di regolamento che istituisce una nuova struttura per la vigilanza finanziaria, poiché la recente esperienza negativa ha reso evidente la necessità di una regolamentazione, di una vigilanza più efficace e di una riforma di ampio respiro in questo ambito. Credo che una maggiore concorrenza, fondata sulla creazione di condizioni uguali e trasparenti per tutti, insieme alla garanzia di una regolamentazione uniforme, contribuirà ad assicurare un’adeguata tutela ai depositanti, agli investitori e ai consumatori dell’Unione europea.
Joe Higgins (GUE/NGL). – (GA) Signor Presidente, mi sono astenuto dal voto sull’istituzione di una nuova autorità per il sistema finanziario europeo perché le nuove disposizioni non apportano modifiche sostanziali al funzionamento del sistema finanziario e non esercitano un controllo sui mercati finanziari. Nello specifico, queste misure non pongono fine alla speculazione, all’affarismo dei grandi istituti di credito e ai fondi speculativi meglio noti come i fondi hedge.
Per esempio, solo ieri in Irlanda il mercato finanziario ha concesso prestiti al governo irlandese per 1,5 miliardi di euro, ma a tassi più alti di quattro punti percentuali rispetto al tasso che verrebbe applicato se si trattasse della Germania. Questo significa che la forza lavoro del paese dovrà versare altri milioni a questi istituti.
L’istituzione del nuovo comitato non cambia nulla. L’unica risposta possibile ai problemi finanziari europei consiste nel far passare tutto il sistema in mano pubblica e sotto il controllo democratico.
Edward Scicluna (S&D). – (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con tutti i relatori per il lavoro svolto su questo pacchetto di riforme di fondamentale importanza per la vigilanza del settore finanziario europeo: la riforma dell’architettura finanziaria dell’Unione europea ha rappresentato un impegno enorme da parte della commissione per i problemi economici e monetari.
La crisi ha dimostrato che il nostro quadro normativo non era abbastanza solido, che i mercati non sempre si autocorreggono e, peggio ancora, che erano esposti a rischi sistemici non monitorati. Accolgo con particolare favore l'istituzione del Comitato europeo per il rischio sistemico, un organismo destinato a fungere da sentinella e a lanciare un primo allarme per i rischi sistemici o per gli squilibri.
Per quanto riguarda le ESA, sono lieto del raggiungimento di un equilibrio che non indebolisce il ruolo degli Stati membri. Adesso dobbiamo assicurarci che le tre istituzioni abbiano a disposizione il personale e le risorse necessarie per svolgere il loro lavoro in maniera adeguata.
In conclusione, il Parlamento ha compiuto un enorme sforzo e ha dimostrato la volontà politica di raggiungere un compromesso e un accordo con il Consiglio su questo urgente pacchetto di riforme, che dovrebbero entrare in vigore all’inizio del 2011.
Barbara Matera (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi compiaccio dell'approvazione di questa relazione, uno degli obiettivi strategici delle istituzioni europee per gli anni a venire è il rilancio del mercato interno.
La crisi economica ha mostrato quanto questo obiettivo sia irraggiungibile in presenza di un mercato dei servizi finanziari frammentato, tutti i tipi di intermediari, di infrastrutture e mercati finanziari, sono infatti interdipendenti e potenzialmente basilari per il sistema nel suo complesso, tanto che il fallimento di uno di questi si può ripercuotere a livello macro con conseguenze devastanti.
La ripresa economica che tutti i cittadini europei attendono con impazienza si basa su un settore finanziario sano e affidabile, proprio perché regolamentato e vigilato adeguatamente.
Ritengo che l'approvazione del pacchetto sulla vigilanza finanziaria, e in particolare la creazione di un comitato europeo per il rischio sistemico, rappresenti un passo importante verso l'obiettivo di un sistema di vigilanza europeo armonizzato, per dare fiducia a imprese e cittadini.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, sono lieta che sia stato possibile creare le condizioni necessarie per un’efficace vigilanza dei mercati finanziari, fallita all’inizio della crisi finanziaria. Ritengo positivo che l’Europa stia dando vita a strumenti volti a prevenire crisi future e ho quindi sostenuto tutte le relazioni del pacchetto sulla vigilanza dei mercati finanziari, il cui obiettivo è un maggiore rispetto delle norme di buona gestione e non quello di sperperare il bilancio o aumentare i debiti a scapito delle generazioni future. Per questo motivo, respingo la proposta del Presidente della Commissione Barroso per l’emissione di titoli europei, accennata in un recente discorso al Parlamento europeo in cui si parlava di premiare gli Stati che rispettano le norme di buona gestione assegnando premi sotto forma di obbligazioni europee.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, il rumore di fondo che si sente è dato dalla raffica di colpi dell’Unione europea, dall’attacco appena sferrato alla ricchezza della City di Londra, la cui prosperità sostiene l’economia della mia circoscrizione.
La nuova architettura di vigilanza, appena approvata dal Parlamento con un margine enorme, non rappresenta una soluzione proporzionata a un problema identificato. Nessuno è riuscito a dimostrare in maniera convincente, e non ha nemmeno provato a sostenere l’ipotesi, che le misure che stiamo adottando avrebbero impedito la crisi finanziaria di due anni fa. Ci troviamo, piuttosto, di fronte a misure motivate dall’invidia, dal risentimento nei confronti della posizione di Londra e dall’ostilità al modello capitalistico.
Si può dare la colpa a tanti soggetti per la stretta creditizia: alle banche, agli organi di controllo, ai governi per avere mantenuto i tassi di interesse troppo bassi per troppo tempo, ma non si può dare la colpa ai manager di private equity, che sono stati piuttosto delle vittime e hanno accettato le perdite senza andare in giro a implorare il salvataggio dei loro istituti.
Chi lavora in questo settore non se ne starà con le mani in mano ad aspettare che il Commissario Barnier mandi gli ispettori, ma sta già emigrando in Svizzera, a Shanghai e a Singapore, impoverendo Londra e l’Unione europea in generale.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, sono deputato al Parlamento europeo per collegi ola circoscrizione di Londra e, come è facile immaginare, molti dei miei elettori sono molto preoccupati per le ripercussioni non solo sul principale centro finanziario europeo, ma anche sui due distretti finanziari più grandi londinesi: la City e Canary Wharf Group.
Quando si esamina la crisi finanziaria è molto facile cadere in una trappola, la stessa in cui stanno cadendo il Parlamento e tutte le istituzioni: l’idea che la soluzione consista in una maggiore regolamentazione. In questo modo ci si dimentica, innanzi tutto, del ruolo che questa ha avuto nello scatenare la crisi dei mutui subprime, incoraggiando le banche a concedere prestiti a clienti non affidabili. Non appena uno su dieci di questi clienti è risultato inadempiente, si è verificata la crisi dei subprime. Bisogna inoltre distinguere tra regolamentazione e vigilanza: si potrebbe sostenere che gli organi di controllo avessero a disposizione gli strumenti, ma non siano stati in grado di utilizzarli correttamente.
Uno dei vantaggi che si citano è l’elaborazione di un codice unico europeo. L’idea è indubbiamente interessante, ma il problema è che spesso, come sappiamo, molti Stati membri violano le norme e non pagano le sanzioni. Come si fa a creare parità di condizioni quando molti degli interessati non rispettano le regole?
Antonio Masip Hidalgo (S&D). – (ES) Signor Presidente, ringrazio la relatrice per ’l'impegno di accettare alcuni suggerimenti e, naturalmente, per la tutela dei diritti d’autore, che condivido. Ciononostante, il fatto che all’interno della relazione determinati scambi siano definiti violazioni sanzionabili, il riconoscimento ai fornitori di Internet del potere di imporre sanzioni e l’esclusione degli scambi di massa dalle eventuali violazioni ci pongono nell’impossibilità di votare a favore di una delle due relazioni contrapposte.
La relazione Gallo ha suscitato grande interesse e sarebbe stata opportuna, ma sullo sfondo c’è un dibattito troppo acceso sulle argomentazioni a favore e contro la legge francese denominata Hadopi, che prevede la sospensione della connessione a Internet per chi viola le norme. Non c’è ancora stato una vera discussione europea che tenga conto dei progressi delle legislazioni nazionali.
Spero che si raggiunga una posizione comune nel gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, nonché una maggioranza in Aula, nelle discussioni e in merito agli emendamenti sulla proposta di direttiva della Commissione che, secondo il Commissario Barnier, arriverà a breve in Parlamento. In questa occasione, cercheremo di pervenire a una posizione più equilibrata di quella odierna che tenga conto sia dei diritti degli utenti di Internet, sia dell’assoluta necessità di rispettare la proprietà intellettuale.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Gallo ha diviso il Parlamento in tre fazioni. Nessuna relazione ha proposto una regolamentazione tanto necessaria ed equilibrata della proprietà intellettuale. La relazione dell’onorevole Gallo fornisce una trattazione parziale della pirateria digitale e non tiene conto delle misure anticontraffazione che stanno seriamente danneggiando la nostra industria, nonostante i pareri delle commissioni IMCO e ITRE contenessero misure pratiche. Inoltre, propone una sorta di armonizzazione delle sanzioni penali per le violazioni della proprietà intellettuale, anziché preoccuparsi del fatto che il pubblico professionale considera il diritto penale di dominio esclusivo degli Stati membri. Ho apprezzato, tuttavia,il fatto che la relazione sottolinea l’importanza della prevenzione e delle campagne educative. Del progetto di risoluzione del gruppo ALDE ho apprezzato, invece, il fatto che tratta con maggiore attenzione diritti e responsabilità, in particolar modo dei fornitori di servizi Internet; purtroppo il testo è stato presentato all’ultimo momento. È stato ispirato chiaramente dalla proposta del gruppo PPE, ma non ha introdotto alcuna idea innovativa. Infine, il progetto di risoluzione presentato, tra gli altri, dall’onorevole Castex è più articolato e attuale alla luce della riunione sull’ACTA. Accolgo con favore le misure più mirate contro la contraffazione dei farmaci, ma non concordo con la limitazione del mandato per l’Osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria. Pertanto, in ultima analisi, non ho sostenuto nessuno dei tre progetti di risoluzione.
Lena Ek (ALDE). – (SV) Signor Presidente, in merito alla relazione Gallo, nessuna delle relazioni oggetto del voto odierno di quest’Aula è adeguata e, pertanto, ho votato contro tutte e tre. Esse presentano numerosi problemi: per esempio, si confonde la violazione del marchio con quella dei diritti d’autore, si chiedono regolamentazione e vigilanza e si incoraggia un sistema di compensazione irragionevole, ammettendo però al contempo che occorrerebbe prima analizzare gli effetti della legislazione esistente.
Sono convinta che i diritti fondamentali e il libero mercato possano coesistere. Se venisse minacciato il principio del “mero vettore” si metterebbe a repentaglio la natura dinamica di Internet che conosciamo oggi. Se i fornitori di servizi Internet fossero ritenuti responsabili della legalità del contenuto, si vedrebbero costretti a minimizzare i rischi controllando e filtrando il traffico. Questo porterebbe ad aziende diffidenti, incapaci di crescere o di assumere, e creerebbe problemi alle nuove aziende nell’ottenere accesso a Internet.
L’abolizione del principio del “mero vettore” amplierebbe il ruolo dei fornitori di servizi Internet, facendone anche dei garanti. Sarebbe l’unico caso nella nostra società in cui il messaggero è responsabile del contenuto e in cui si chiede espressamente ai nostri cittadini di non violare la legge ogni volta che utilizzano un servizio. Sarebbe come se, ogni volta che si vendono dei francobolli, fosse obbligatorio informare che è vietato inviare lettere contenenti antrace.
Il mio pieno sostegno va, invece, al Commissario Kroes e all’agenda digitale. La sua iniziativa faro dimostra come si possano conciliare, anche in Internet, la prospettiva del mercato e il rispetto dei diritti fondamentali.
La Cina è un esempio di come Internet sia stato danneggiato dall’ingerenza nella libertà di espressione e dal controllo del web. Cerchiamo di non seguire questo esempio. I paesi dell’Europa settentrionale hanno aperto la strada tramite accordi volontari e un’effettiva concorrenza. Dobbiamo guardare a nord, non a est.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare l’onorevole Gallo per la relazione. Stabilire norme comuni europee per i diritti di proprietà intellettuale è di primaria importanza, perché la verità è che, se guardiamo alla situazione in Europa, c’è bisogno di innovazione e di creatività: entrambe producono un vero valore aggiunto. È inutile dire che, per garantire quel flusso di innovazioni e creatività che porta a soluzioni creative, questi due fattori devono essere protetti e sviluppati. È evidente che non possiamo tollerare violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, che attualmente rappresentano un problema nell’industria, in numerosi settori creativi e nello sport.
Sono lieto che la relazione dell’onorevole Gallo rappresenti un primo passo nella giusta direzione. In qualità di legislatori, non possiamo in alcun modo tollerare la pirateria o il furto, in Internet o altrove. Dobbiamo garantire che i settori creativi siano in grado di lavorare con tranquillità: se potranno creare e innovare e noi, di rimando, potremo adottare misure contro le continue violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e imporre sanzioni, saremo in grado di creare valore aggiunto europeo grazie ai settori creativi.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, anch’io, come molti deputati del Parlamento in schieramenti trasversali, nutro delle riserve su questa relazione, in particolare quando sembrava confondere la questione della condivisione dei file con i rischi per la salute associati alle merci contraffatte, come nel caso degli aeromobili o dei medicinali falsificati. Le due cose non sono paragonabili e devono essere chiaramente separate.
Dobbiamo accettare la differenza tra i prodotti e i servizi nel mondo degli atomi e quelli nel mondo dei bit, la cosiddetta economia digitale. Dobbiamo capire che, a fronte di una potenza di elaborazione in continua crescita, di soluzioni di archiviazione dei dati sempre più economiche, di una diffusione sempre maggiore della banda larga, si assiste, nel complesso, alla creazione quasi nulla di prodotti digitali.
Dispiace constatare che, mentre molti artisti si stanno adeguando e stanno trovando altre fonti di guadagno, mettendo allo stesso tempo alcuni contenuti a disposizione degli utenti, l’industria discografica nel suo complesso è rimasta indietro e vorrebbe che si tornasse indietro di anni all’era dei supporti fisici. È ora che l’industria discografica si svegli e adegui i propri modelli commerciali all’economia digitale.
Edward Scicluna (S&D). – (MT) In qualità di rappresentante delle isole di Malta e Gozo, sento particolarmente vicino questo argomento. Per cominciare con Gozo, è un peccato che, sebbene nel corso dei negoziati di adesione all'Unione Europea il governo maltese avesse incluso la dichiarazione 36, il cui obiettivo era salvaguardare il futuro dell’isola, i fondi specifici non si siano mai materializzati. Ad ogni modo, i gozitani dovrebbero sentirsi rassicurati da questa risoluzione, che chiede un quadro europeo per le regioni di montagna e insulari; non una semplice misura politica, ma un insieme di politiche dell’Unione che stimolino lo sviluppo delle isole. Nello specifico, la risoluzione chiede alla Commissione e agli Stati membri di garantire che queste regioni ricevano fondi specifici nell’ambito di un nuovo quadro finanziario per il ciclo di bilancio 2014-2020. Tra l’altro, le regioni di montagna e le isole dell’Unione europea presentano caratteristiche comuni, diverse da quelle di altre regioni, a volte anche dello stesso Stato. Sono particolarmente lieto che questa risoluzione chieda programmi europei e una politica che consentano alle isole di diventare competitive e di rispondere alle sfide che si trovano ad affrontare. È inoltre positivo che la risoluzione affermi che gli Stati membri, compresi Malta e Cipro, che si trovano nella parte meridionale dell’Europa, meritano programmi di sviluppo regionali. Questa risoluzione rappresenta una dichiarazione di intenti volta a tutelare gli interessi degli Stati membri e, in particolare, di isole come Gozo. Esprimo dunque il mio sostegno alla risoluzione.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Appoggio pienamente la posizione del Parlamento sulle regioni di montagna, insulari e scarsamente popolate. Si tratta solitamente di regioni di particolare rilevanza naturale; occorre pertanto combinare il sostegno fornito a queste regioni con la tutela delle loro risorse naturali. Occorre sostenerle, permettendo loro al contempo di sfruttare al meglio le proprie qualità migliori in maniera innovativa, senza dimenticarci di garantire che le loro ricchezze naturali siano adeguatamente protette.
Desidero richiamare l’attenzione sulla difficile posizione degli agricoltori di queste regioni, in cui coltivare la terra è spesso l’unica o una delle pochissime fonti di guadagno. Occorre prestare maggiore attenzione agli agricoltori, ma la solidarietà non deve basarsi esclusivamente sul sostegno finanziario; può anche comprendere il sostegno all’istruzione dei giovani e alle tecnologie innovative.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, complimenti al relatore e collega per il lavoro svolto. Ho votato a favore di questo testo perché credo che in una situazione congiunturale così difficile come quella attuale l’Unione Europea non può avere strumenti ingessati e il quadro finanziario pluriennale ha dimostrato di esserlo.
Senza poi contare che la chiusura mostrata da talune istituzioni (Consiglio e Commissione) non è di certo la risposta che i cittadini europei si aspettano. Fuori da quest’Aula milioni di lavoratori hanno perso il proprio posto di lavoro: hanno bisogno del nostro sostegno. Il bilancio UE deve essere davvero europeo.
Sono infatti convinto che in situazioni economicamente difficili è necessaria, se non fondamentale, una maggiore flessibilità di bilancio, affinché l’UE possa dare risposte concrete alle esigenze attuali ma anche a quelle non previste al momento dell’adozione di bilancio. Concludendo è arrivato il momento di dotare l'UE di risorse proprie.
David Casa (PPE), per iscritto. – (EN) Considerate le potenziali conseguenze di ampia portata della proposta in questione e la necessità di riflettere ulteriormente sul meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, concordo con le conclusioni del relatore. Ho quindi deciso di votare a favore della relazione interlocutoria.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Böge al fine di denunciare l’insostenibile situazione finanziaria in cui ci troviamo. Se il trattato di Lisbona conferisce all'Unione europea nuove prerogative e gli Stati membri chiedono e annunciano progetti europei su vasta scala, la Commissione e il Consiglio si rifiutano invece di rivedere i limiti di spesa, un atteggiamento paradossale che testimonia la loro visione ristretta del progetto europeo. Di fronte alla recessione c’è bisogno di più Europa: occorre rafforzare il bilancio europeo sostituendo l'attuale quadro finanziario, limitato e inadeguato. È ora di rispettare i nostri trattati, che stabiliscono che l’Unione disponga di risorse sufficienti al raggiungimento dei propri obiettivi. Insieme a una larga maggioranza di deputati sosteniamo la necessità di dotarci di risorse proprie come gli Eurobond. Gli Stati membri devono riconoscere che il valore aggiunto delle politiche europee è uno strumento essenziale per contenere le spese nazionali.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Come stabilisce il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l’UE si deve dotare delle risorse necessarie per raggiungere i propri obiettivi e attuare le proprie politiche. Per di più, l’entrata in vigore del trattato di Lisbona ha introdotto nuovi settori di azione, tra i quali il servizio europeo per l'azione esterna. Ritengo che una semplice ridistribuzione delle risorse o una ridefinizione delle priorità nell’ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP) non siano sufficienti per soddisfare le nuove esigenze dell’UE. Questo significa che sarà fondamentale una revisione del QFP e dei meccanismi di flessibilità inclusi nell’accordo interistituzionale: l’Unione europea ha bisogno di maggiore flessibilità che le consenta di creare riserve e avere margini di manovra tali da poter reagire con rapidità ed efficacia a situazioni urgenti o impreviste. Per questo motivo voto a favore della relazione e delle relative raccomandazioni.
Göran Färm, Anna Hedh, Olle Ludvigsson e Marita Ulvskog (S&D), per iscritto. – (SV) Riteniamo sia importante garantire risorse sufficienti, per esempio, alla nuova strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione, ma anche che il bilancio UE sia in grado di far fronte alle esigenze relative all’assistenza e alla lotta contro il cambiamento climatico. Inoltre, con il trattato di Lisbona si attribuiscono all’Unione europea nuovi settori di competenza, che comprendono la politica estera, lo sport, la ricerca spaziale, l’energia e il turismo. Cionondimeno, riteniamo che i finanziamenti dovrebbero essere ricavati perlopiù dalla ridistribuzione dei fondi già disponibili nel bilancio UE, ad esempio nel bilancio agricolo, dimodoché la dimensione del bilancio dell’UE non aumenti.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Un semplice bilancio annuale non si coniuga con l’esigenza di un’efficace pianificazione delle azioni dell’Unione europea e del suo seguito. È invece necessario un quadro finanziario pluriennale che fornisca alle istituzioni mezzi adeguati per svolgere i propri compiti e le proprie missioni.
La valutazione intermedia dell’attuazione del quadro finanziario pluriennale ha portato alla stesura della relazione alla base della risoluzione che abbiamo votato. Quest’ultima contiene alcune delle preoccupazioni più diffuse, e da me condivise, circa gli errori del sistema finanziario pluriennale e l’attuale capacità finanziaria dell’Unione di raggiungere i propri obiettivi.
Le critiche mosse all’Unione europea sono spesso il risultato della mancanza di trasparenza dei suoi conti. La divulgazione integrale dei bilanci dell’Unione e della pianificazione pluriennale, nonché la loro sostenibilità e il rispetto di tutti i soggetti coinvolti nella procedura di bilancio (in cui includo ovviamente il Parlamento europeo) devono essere tutti strumenti volti a eliminare questo sospetto e incoraggiare i cittadini e gli attori politici ad assumere un ruolo più attivo in questo settore.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Tra il 2007 e il 2009, i massimali dell’attuale quadro finanziario pluriennale (QFP) sono stati raggiunti o superati. Progetti importanti come Galileo, lo strumento alimentare e il Piano europeo di ripresa economica hanno registrato progressi negli ultimi quattro anni dell’attuale QFP esaurendo i margini esistenti o facendo ricorso agli strumenti previsti dall'accordo interistituzionale. I margini residui nell’ambito dell’attuale QFP per il resto del periodo sono minimi; il margine disponibile della rubrica 1a (Competitività per la crescita e l'occupazione) è inferiore a 50 milioni di euro annui, mentre nel 2012 quello complessivo di tutte le rubriche sarà limitato a 436 milioni di euro e nel 2013 a 435 milioni di euro. Tale margine si ridurrà ulteriormente a causa di impegni esistenti che non sono ancora stati inclusi nel bilancio. Il trattato di Lisbona ha introdotto nuove competenze e organismi e adesso la strategia Europa 2020, già adottata, che auspica una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, deve cominciare a essere attuata usando le risorse finanziarie necessarie. Sosteniamo, dunque, la necessità di una revisione urgente dell’attuale QFP e di una sua gestione flessibile.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione chiede una rapida adozione degli strumenti necessari per dare attuazione alle disposizioni di bilancio del trattato di Lisbona. Questo significa mettere il bilancio dell’Unione sempre più al servizio del neoliberismo, del federalismo e del militarismo, i tre assi fondamentali del processo di integrazione europea in corso, che il trattato consacra e approfondisce.
La nostra posizione al riguardo è nota e ci siamo visti costretti a votare contro. Abbiamo sempre criticato l’esiguità dell’attuale quadro finanziario pluriennale, che ha ridotto i fondi strutturali allo 0,37 per cento del reddito nazionale lordo dell’Unione europea. Questa decisione ha comportato tagli ai programmi sociali e ambientali e nel campo della ricerca, dell’istruzione e della cultura.
Sosteniamo, pertanto, un aumento dei fondi disponibili, un riorientamento degli obiettivi e un bilancio dell’Unione al servizio di una vera coesione economica e sociale, della piena occupazione e dei relativi diritti, degli investimenti e dei servizi pubblici, della protezione ambientale, della cooperazione e della pace.
Respingiamo, di contro, la visione del bilancio dell’Unione come strumento volto a favorire la mercificazione di sempre più aspetti della vita sociale, la liberalizzazione, la precarietà lavorativa, la disoccupazione strutturale, l’interventismo esterno e la guerra.
Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. – (GA) Il bilancio dell’Unione europea è essenziale per aiutare e sostenere l’Irlanda rurale e il reddito degli agricoltori. Tra il 2010 e il 2013 circa 2 miliardi di euro annui saranno destinati agli agricoltori irlandesi, alle comunità rurali e al settore alimentare irlandese. Al momento sono in corso negoziati decisivi sul bilancio per concordare l’ammontare dei fondi da destinare al settore agricolo a partire dal 2013.
Alla luce dell’elevato livello di finanziamenti annui destinati al settore agricolo irlandese, è piuttosto evidente come questi negoziati siano essenziali per il paese e, in particolare, per l’Irlanda rurale.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. – (DE) Al fine di facilitare la pianificazione, la relazione dell’onorevole Böge raccomanda chiaramente di non subordinare la struttura finanziaria dei progetti europei ai fondi di bilancio inutilizzati: i fondi inutilizzati o non destinati alle emergenze di un settore non dovrebbero essere impiegati in altri ambiti, come spesso accade nel settore agricolo. Le modifiche al bilancio agricolo dell’Unione europea non devono comportare tagli indiretti nel 2010. Appoggio pertanto la proposta di creare riserve nell’ambito della revisione del quadro finanziario pluriennale: l’uso delle stesse deve essere chiaramente definito in anticipo, senza che vengano riassegnate in altri settori politici.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La relazione chiede nuove risorse per attuare le nuove politiche dell’Unione europea, che derivano direttamente dal trattato di Lisbona, il cui cieco liberalismo e la cui natura antidemocratica sono ormai più che evidenti. Voto contro la relazione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Il trattato di Lisbona ha attribuito all’Unione europea nuove competenze in diversi settori, quali l’azione esterna, lo sport, lo spazio e il cambiamento climatico. L’UE deve dotarsi delle risorse necessarie per perseguire i propri obiettivi e attuare le proprie politiche. È in questo contesto che è stato istituito il quadro finanziario pluriennale – che appoggio – per garantire all’Unione europea una pianificazione finanziaria adeguata al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi politici che sono stati delineati.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Con l’approvazione di questa risoluzione, il Parlamento europeo chiede al Consiglio e alla Commissione di tener conto, tra le altre, delle seguenti raccomandazioni: (a) lavorare con il Parlamento europeo per consentire una rapida adozione dei nuovi strumenti necessari per dare attuazione alle disposizioni di bilancio del trattato di Lisbona e rivedere l'attuale QFP, in modo da garantire le risorse supplementari necessarie per iniziative non previste al momento della sua adozione; (b) rispettare pienamente l'articolo 312, paragrafo 3, del trattato FUE, in base al quale il quadro finanziario prevede ogni disposizione utile per il corretto svolgimento della procedura annuale di bilancio, e l'articolo 312, paragrafo 5, il quale stabilisce che “nel corso della procedura di adozione del quadro finanziario, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione adottano ogni misura necessaria a facilitare l'adozione stessa”.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Nella sua relazione, l’onorevole Böge analizza in maniera critica i problemi relativi all’attuale quadro finanziario pluriennale e fa specifico riferimento alle condizioni quadro previste dagli articoli 311 e 312 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Alla luce dell’attuale situazione economica, gli sforzi devono essere orientati verso un eventuale riassetto delle priorità nel quadro del bilancio, senza dimenticare però il valore aggiunto europeo del bilancio dell'Unione europea.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’attuale instabilità del mercato e la particolare vulnerabilità di alcuni Stati membri relativamente ai mercati finanziari giustificano pienamente la creazione del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria. Se da un lato spero che venga utilizzato il meno possibile (il che significherebbe che gli Stati membri sono in grado di rispondere in maniera autonoma alla crisi), mi preme comunque sottolineare l’importanza del ruolo che tale meccanismo può assumere in caso di gravi difficoltà finanziarie.
L'istituzione di una voce di bilancio che permetta di mobilitare le garanzie del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria già in questo esercizio permette all’Unione di dimostrare solidarietà e rispondere più rapidamente ai problemi che si siano presentati nel frattempo; dà inoltre un segnale di fiducia ai mercati finanziari relativamente all’impegno collettivo dell’Unione europea per la sicurezza e la stabilità dei mercati e per aiutare a risolvere situazioni di crollo finanziario.
Nonostante questi vantaggi, però, ritengo sia necessaria una valutazione seria e approfondita dell’impatto sui conti dell’Unione, che si preannuncia significativo. Se necessario, inoltre, si dovrà rinunciare alla rapidità a vantaggio della solidità.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Il bilancio rettificativo in esame fa seguito all'iniziativa della commissione per i bilanci e del suo presidente di ricorrere a un bilancio rettificativo per presentare un emendamento volto a creare una linea con la menzione "per memoria" (p.m.), inerente il finanziamento delle garanzie previste dal meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria. È opportuno ricordare che quest’ultimo è stato istituito nel maggio 2010 da un regolamento del Consiglio, adottato a norma dell'articolo 122, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), senza la partecipazione del Parlamento europeo. Si tratta di un meccanismo che consente all'Unione di contrarre prestiti sui mercati dei capitali da destinare agli Stati membri in difficoltà finanziarie. Si dovrebbe ricorrere all'intervento del bilancio UE solo qualora lo Stato membro beneficiario del prestito non fosse in grado di rimborsarlo. Pertanto, il progetto di bilancio rettificativo per l'esercizio 2010 prevede la creazione di una nuova voce di bilancio 01 04 01 03 per la garanzia fornita dall'Unione europea e un corrispondente nuovo articolo 802 nella parte delle entrate. Si propone per il momento un promemoria (p.m.) sia per gli stanziamenti di impegno sia per quelli di pagamento, nonché per le entrate.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) In luglio ho votato contro il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, ideato dal Consiglio, che subordina la concessione di nuovi prestiti europei all’attuazione di riforme economiche e finanziarie imposte dal Fondo monetario internazionale (FMI). Ciò ha portato alle drammatiche conseguenze cui abbiamo assistito in Grecia. Oggi siamo chiamati a votare la creazione di una struttura finanziaria che avalla e, di conseguenza, garantisce l’attuazione di questo meccanismo nefasto. Ovviamente voterò contro l’attuazione di una simile struttura.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La crisi economica e finanziaria che ha colpito il mondo intero, compresa l’Unione europea, ha portato con sé molte sfide, tra cui la necessità di rispondere agli attacchi speculativi contro le economie più deboli che potrebbero compromettere la moneta unica europea. È stato quindi necessario creare il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, al fine di garantire il sostegno agli Stati membri che si sentano minacciati da tali attacchi. Per iscrivere il meccanismo nel bilancio è necessario adottare un bilancio rettificativo al verificarsi di circostanze inevitabili, eccezionali o impreviste.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) L’assistenza alla Grecia ci è stata venduta come un’eccezione alla clausola di “non salvataggio finanziario” prevista dall’articolo 136. Quest’ultimo, però, non è sufficiente a giustificare la concessione di prestiti alla Grecia, in quanto permette solo l’adozione di misure conformi alle relative disposizioni dei trattati. Queste misure, invece, non solo non sono previste dal trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ma sono addirittura esplicitamente vietate. La disposizione non autorizza, dunque, misure più ampie. I ministri delle Finanze dell'area dell'euro hanno deciso di aiutare la Grecia concedendo prestiti a un tasso di interesse medio del 5 per cento. Questo significa che il prestito è stato concesso a un tasso di interesse politicamente motivato e inferiore a quello di mercato e costituisce quindi una sovvenzione illecita. Ne consegue che sul piano giuridico l’assistenza fornita alla Grecia era estremamente controversa, se non illegale. Per quanto riguarda le effettive conseguenze, il mio timore è che se i paesi dell’area dell’euro continueranno a dover rispondere dei debiti di altri Stati membri, tra 10 anni l’euro non esisterà più. Pertanto ho votato contro la relazione.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Con l’approvazione di questa risoluzione, il Parlamento europeo 1. prende atto del progetto di bilancio rettificativo n. 7/2010; 2. approva la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 7/2010 senza modifiche e incarica il suo Presidente di dichiarare che il bilancio rettificativo n. 5/2010 è stato definitivamente approvato e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea; e 3. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato contro la creazione della nuova linea di bilancio poiché è stata adottata da Consiglio e Commissione nell’ambito del pacchetto di misure finalizzate a salvaguardare la stabilità finanziaria dell'area dell'euro appellandosi alle cosiddette “clausole di emergenza” e senza coinvolgere minimamente il Parlamento europeo nella discussione. Finché non sarà chiaro da dove proverranno questi fondi, anche ipotizzando che uno Stato membro ne faccia richiesta, non posso in alcun modo avallare la creazione di questa linea di bilancio.
William (The Earl of) Dartmouth (EFD), per iscritto. – (EN) Votare a favore di questa misura non implica appoggiare il sistema dell’imposta sul valore aggiunto. È evidente che le scadenze fissate per l’introduzione di una procedura elettronica per il rimborso dell’IVA che consentisse di presentare un’unica richiesta non erano di fatto realistiche e molti tra contribuenti e piccole imprese potrebbero risultarne danneggiati. Questa misura essenziale riconosce il problema e, allo stesso tempo, il ruolo centrale degli Stati membri; si può dire che restituisca loro il potere, seppure per sei mesi. Impedisce, inoltre, che scadenze non realistiche provochino danni economici alle piccole e medie imprese del Regno Unito e di altri Stati membri a causa dell’incompetenza dell’Unione europea. Per questo motivo votiamo a favore.
John Bufton, David Campbell Bannerman, Derek Roland Clark e Nigel Farage (EFD), per iscritto. – (EN) Votare a favore di questa misura non implica appoggiare il sistema dell’imposta sul valore aggiunto. È invece evidente che le scadenze fissate per l’introduzione di una procedura elettronica per il rimborso IVA che consenta di presentare un’unica richiesta non erano di fatto realistiche e molti tra contribuenti e piccole imprese potrebbero risultarne danneggiati. Questa misura essenziale riconosce il problema e, allo stesso tempo, il ruolo centrale degli Stati membri; si può dire che restituisca loro il potere, seppure per sei mesi. Impedisce, inoltre, che scadenze non realistiche provochino danni economici alle piccole e medie imprese del Regno Unito e di altri Stati membri a causa dell’incompetenza dell’Unione europea. Per questo motivo votiamo a favore.
David Casa (PPE), per iscritto. – (EN) La relatrice ha accolto la proposta della Commissione di apportare le necessarie modifiche per agevolare il rimborso dell’IVA nelle situazioni in cui almeno una delle parti coinvolte nella transazione si trovi al di fuori dell’Unione europea. Ritengo si tratti di un passo avanti necessario e positivo, pertanto ho votato a favore della relazione.
Lara Comi (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, a fine anno, quando si tirano le somme, i saldi dei conti delle aziende raccontano una storia fatta di lavoro, di vendite, di imposte pagate, e tanto altro.
Descrivono il punto di partenza di un anno prima e il punto di arrivo dopo dodici mesi, tuttavia, non colgono il percorso che ha condotto da un punto all'altro, irrilevante ai fini fiscali, ma assolutamente fondamentale per la sopravvivenza stessa dell'impresa. Non è banale, nella gestione quotidiana, avere dei flussi di cassa provvisori, dei conti che andranno chiusi in pareggio, ma che temporaneamente sottraggono liquidità.
Soprattutto per un'efficace ripresa dell'attività alla fine della crisi che tutti conosciamo, non è comodo per le aziende dover anticipare l'imposta sul valore aggiunto e non sapere come pagare i dipendenti e i fornitori. Certo, questo è il modo migliore per combattere l'evasione, purché non si penalizzino i lavoratori che hanno bisogno di fare la spesa e che fanno circolare la moneta. Ben venga, dunque, un'accelerazione nei tempi di rimborso dell'IVA e una semplificazione delle procedure, come previsto da questa relazione.
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione perché ritengo che la proposta volta a semplificare la procedura per il rimborso dell’IVA introducendo una procedura elettronica sia utile. Credo che il mio voto vada a vantaggio dei contribuenti, poiché aiuterà a salvaguardare il loro diritto alla detrazione dell’IVA.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Voto a favore delle raccomandazioni contenute nella relazione. La semplificazione della procedura per il rimborso dell’imposta sul valore aggiunto prevista dalla direttiva sul rimborso IVA contribuisce alla progressiva integrazione del mercato interno. Essendo stato accertato che i ritardi nel rispetto delle scadenze erano spesso dovuti agli Stati membri, che hanno accumulato ritardi nell’apertura dei portali web o hanno avuto altri problemi tecnici, ritengo importante che questa misura non finisca per compromettere il diritto dei soggetti passivi alla detrazione dell’IVA. Salvaguardare il diritto dei consumatori alla detrazione dell’imposta sul valore aggiunto è un obiettivo particolarmente importante e rilevante nel contesto dell’attuale congiuntura economica: un rimborso tardivo dell’IVA alle aziende che operano nel mercato interno può portare a difficoltà maggiori per le stesse, soprattutto in termini di esigenze finanziarie, e può ripercuotersi negativamente sulla ripresa economica nell’Unione europea, nonché sul buon funzionamento del mercato interno.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Sono convinto che gli emendamenti proposti all’attuale direttiva sul rimborso IVA, che consentono l’adozione di determinate misure di attuazione, volte a migliorare il funzionamento dei portali web, siano di fondamentale importanza. Per una maggiore efficienza e semplificazione delle attuali norme fiscali, la riduzione dei costi e l’integrità del mercato interno è essenziale che alcuni Stati membri procedano a dare rapida attuazione alle misure per il rimborso elettronico dell’IVA.
Non potrei essere più d’accordo con la relatrice, che ha osservato che qualsiasi ritardo nel rimborso dell’imposta sul valore aggiunto potrebbe avere conseguenze finanziarie molto gravi per le aziende presenti nel mercato interno, soprattutto nel contesto attuale, in cui ogni aumento degli oneri finanziari potrebbe rivelarsi catastrofico.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché ritengo che fornisca un contributo molto positivo per migliorare l’efficienza e la trasparenza delle procedure fiscali all’interno dell’Unione europea. Desidero sottolineare che essa tutela i diritti dei contribuenti, in particolar modo quelli relativi alla detrazione e al rimborso dell’IVA. L’attuazione di misure che agevolino e alleggeriscano gli oneri burocratici che gravano sulle aziende europee operanti in diversi Stati membri, così come la standardizzazione delle procedure, è fondamentale per consolidare il mercato interno e contribuire alla ripresa economica europea. Dispiace, dunque, il ritardo di alcuni Stati membri nell’attuare le misure relative al rimborso dell’IVA per via elettronica: data l’attuale situazione economica, è evidente che un simile ritardo comporta gravi conseguenze finanziarie per le aziende presenti nel mercato interno.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Se si tratta di facilitare l’ottenimento del rimborso fiscale da parte delle imprese, posso accettarlo; se invece si intende avallare l’estensione dell’IVA a scapito dell’imposta sul reddito, non sono d’accordo. Nell’Europa liberale essere prudenti non è un crimine, quindi mi astengo dal voto.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La direttiva 2008/9/CE del Consiglio (la direttiva sul rimborso IVA) era volta a semplificare la procedura per il rimborso dell’imposta sul valore aggiunto e a ridurre gli oneri amministrativi tramite l’introduzione di una procedura elettronica che avrebbe consentito al contribuente di presentare un’unica richiesta di rimborso. I ritardi accumulati dalla maggior parte degli Stati membri nel dare attuazione alla direttiva hanno suscitato, tuttavia, proteste da parte di diverse aziende. Si è reso quindi necessario apportare delle modifiche al fine di salvaguardare gli interessi dei contribuenti, dal momento che – come sappiamo – il rimborso tardivo dell’IVA può avere gravi conseguenze finanziarie per le aziende che operano nel mercato interno e può quindi rallentare la ripresa economica dell’Unione europea. Queste sono le motivazioni alla base del mio voto.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Ho votato a favore perché ritengo che sia necessario sviluppare una procedura comune per l’applicazione dell’IVA. Auspico che l’unificazione delle procedure porti a una situazione in cui l’aliquota IVA dipenda dall’indicatore del PIL del paese. L’attuale aumento dell'aliquota in Lettonia, per esempio, sta ostacolando lo sviluppo economico, aggravando la crisi e spingendo la popolazione nella povertà. Insieme all’IVA sono aumentate anche le altre imposte, che impediscono alle imprese e all’economia in generale di svilupparsi. Mi auguro, pertanto, che una procedura per l’applicazione dell’IVA logica e chiara possa influenzare positivamente l’intera politica fiscale dell’Unione europea.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il rimborso dell’imposta sul valore aggiunto ha un’importanza fondamentale sul piano finanziario, specialmente per le piccole e medie imprese. A causa dei guasti al sistema informatico, c’è il rischio che il diritto dei soggetti passivi alla detrazione risulti compromesso. È pertanto auspicabile, come chiesto dalla relatrice, posticipare la scadenza da settembre 2010 a marzo 2011. Ho votato a favore della relazione poiché illustra chiaramente gli effetti dei pagamenti tardivi e le relative conseguenze economiche.
Claudio Morganti (EFD), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho espresso il mio voto positivo in quanto la direttiva intende semplificare la procedura per il rimborso dell'IVA e, soprattutto, riduce gli oneri amministrativi introducendo una procedura elettronica che consente al contribuente di presentare un'unica richiesta di rimborso nello Stato membro di stabilimento.
Bisogna evitare i rimborsi tardivi dell'IVA in quanto possono verificarsi gravi conseguenze finanziarie per le aziende che operano nel mercato interno ripercuotendosi negativamente sulla ripresa economica nell'UE nonché sul buon funzionamento del mercato interno.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La relazione apporta alcuni miglioramenti alla procedura elettronica per il rimborso dell’IVA e risolve i problemi tecnici relativi al rimborso dell’imposta sulle vendite. Ho votato quindi a favore della relazione.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Con la votazione odierna, il Parlamento europeo: (1) approva la proposta della Commissione quale emendata; (2) invita la Commissione a modificare di conseguenza la sua proposta, in conformità dell'articolo 293, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea; (3) invita il Consiglio ad informarlo qualora intenda discostarsi dal testo approvato dal Parlamento; (4) chiede al Consiglio di consultarlo nuovamente qualora intenda modificare sostanzialmente la proposta della Commissione e (5) incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.
Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Il sistema di farmacovigilanza dell’Unione europea recentemente è cambiato ed è migliorato il coordinamento del lavoro degli Stati membri. Ciononostante, la legislazione in vigore presenta ancora delle lacune e la Commissione ha per questo proposto una serie di modifiche mirate a rafforzare il sistema di farmacovigilanza all’interno dell’Unione europea e a razionalizzare le procedure.
La relazione in questione non solo appoggia le modifiche proposte dalla Commissione, ma ne migliora alcuni punti, tra i quali il rafforzamento del comitato consultivo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza, che deve avere il potere di raccomandare iniziative al Comitato per i medicinali per uso umano; il rafforzamento del ruolo degli operatori sanitari affinché segnalino volontariamente le reazioni avverse ai medicinali; il rafforzamento del ruolo dei pazienti nella comunicazione di effetti indesiderati; la richiesta alle autorità competenti e alle aziende di riportare tutti le reazioni avverse (e non solo quelle più gravi) nella base dati Eudravigilance, al fine di avere un'unica raccolta centrale europea di tutte le informazioni su tali reazioni; la necessità di stilare foglietti informativi più chiari con le indicazioni delle principali caratteristiche del medicinale.
Per i motivi esposti, ho votato a favore di questa relazione. Non c’è dubbio sul fatto che la farmacovigilanza sia una priorità per la politica europea relativa alla sanità pubblica.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) La farmacovigilanza svolge un ruolo importante nella sanità pubblica europea: ogni anno infatti muoiono circa 200 000 persone a causa delle reazioni avverse ai medicinali. I test clinici non sono sufficienti per rilevare tutti gli effetti collaterali dei medicinali che verranno introdotti sul mercato. Non possiamo dimenticare i casi relativi ai medicinali Talidomide o Vioxx.
Appoggio la proposta di modificare le disposizioni dell’Unione europea riguardanti l’avvio di procedimenti legali urgenti nel caso vengano segnalate situazioni gravi riguardanti medicinali introdotti nel mercato, introducendo azioni rapide e coordinate. La Commissione ha preso la decisione giusta sostituendo il gruppo di lavoro sulla farmacovigilanza con il comitato consultivo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza. La maggior parte degli esperti ha confermato che il sistema dei gruppi di lavoro funziona solo in casi specifici: si concentra infatti solo sui farmaci autorizzati attraverso la procedura centrale e non possiede il potere necessario ad assicurare che il Comitato per i medicinali per uso umano, che vigila sull’intero sistema, prenda provvedimenti riguardo le sue scoperte. Concordo con la proposta di nominare due rappresentanti aggiuntivi per il comitato consultivo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza, che avranno il compito di rappresentare i pazienti e il personale medico.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, attraverso i provvedimenti votati oggi assicureremo maggiori tutele ai pazienti europei garantendo loro anche una più analitica informazione relativa agli eventuali effetti indesiderati di taluni farmaci.
Sono convinto che l’istituzione di una banca dati centralizzata, collegata a quelle nazionali, così come previsto dalla relatrice, rappresenti un valido strumento affinché tutti i cittadini europei possano conoscere gli eventuali effetti indesiderati dei farmaci in circolazione nell’UE. L’Unione Europea ha il dovere di rendere i suoi cittadini informati il più possibile anche in campo sanitario: solo in questo modo essi potranno fare le scelte migliori.
Sono altresì convinto che una buona politica di farmacovigilanza sia un valido strumento di prevenzione indiretta per evitare casi di intossicazione o di cattiva assunzione di farmaci. A tal proposito, il bollino nero con la dicitura “questo farmaco è soggetto a ulteriore controllo” su quei medicinali sottoposti a controlli più approfonditi, può difatti garantire una maggiore sicurezza oltre che una più precisa informazione ai cittadini. Per questi motivi ho espresso voto favorevole a entrambi i testi presentati dalla relatrice McAvan.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione perché ritengo inaccettabile voler risparmiare cifre irrisorie a scapito della sicurezza dei pazienti e della qualità dei prodotti. La proposta iniziale della Commissione europea ha determinato un indebolimento dell’attuale sistema permettendo alle aziende di avere un ruolo centrale nell’elencare, segnalare, analizzare e fornire informazioni sugli effetti collaterali dei loro medicinali. Il fulcro dell’efficacia e della sicurezza dei pazienti è l’indipendenza delle reti e dei comitati di farmacologia. Il compromesso raggiunto con il Consiglio contiene miglioramenti in termini di trasparenza e, ancora più importante, evita che farmaci testati in modo inadeguato vengano immessi sul mercato, come proponeva inizialmente la Commissione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la farmacovigilanza dei medicinali per uso umano, il regolamento (CE) n. 726/2004 istituisce procedure comunitarie per l’autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l’agenzia europea per i medicinali. Ritengo infatti che l’accordo raggiunto con il Consiglio permetterà la creazione di un sistema di farmacovigilanza efficace e trasparente, in particolare attraverso la realizzazione di un portale web europeo la dedicato alla sicurezza dei medicinali e di mezzi che permettano ai pazienti di comunicare alle autorità nazionali competenti eventuali reazioni avverse.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La farmacovigilanza è un sistema utilizzato per controllare la sicurezza dei medicinali dopo che sono stati autorizzati per l’uso pubblico. Ogni anno, nell’Unione europea, 197 000 persone muoiono a causa di reazioni avverse ai medicinali. È pertanto prioritario raggiungere un buon sistema di farmacovigilanza, basato sulla segnalazione delle reazioni avverse da parte degli operatori sanitari, delle aziende e dei pazienti. Il presente regolamento contiene le norme che regolano il procedimento centralizzato, che riguarda i nuovi medicinali o quelli contro il cancro, l’HIV o le malattie degenerative; il sistema centralizzato è invece trattato nella direttiva 2001/83/CE. Sostengo, pertanto, il rafforzamento della cooperazione in materia di farmacovigilanza, che permette di ottenere un insieme più completo di reazioni avverse, evitando doppioni nei controlli delle stesse reazioni in diversi Stati membri. Mi complimento per le misure proposte volte a incoraggiare gli operatori sanitari a segnalare volontariamente alle autorità competenti qualsiasi effetto indesiderato dei farmaci. Vorrei sottolineare, in particolare, la creazione di un portale web per ogni Stato membro (articolo 106 della direttiva), in cui saranno disponibili, per chiunque volesse consultarle, tutte le informazioni relative ai medicinali. I portali web nazionali saranno collegati a quello europeo, gestito dall’Agenzia europea per i medicinali (articolo 26 del regolamento) e disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) Attualmente nell’Unione europea, troppi pazienti sono ancora vittime degli effetti collaterali dei medicinali. Per questo motivo, ho espresso voto favorevole a questa relazione che cerca di affrontare il problema. Il testo prevede di aprire siti web a livello nazionale ed europeo in cui i pazienti possano segnalare gli effetti collaterali riscontrati, creando così una base dati. Per motivi di trasparenza, i foglietti informativi di tutti i medicinali che richiedono ulteriori test riporteranno un simbolo nero. Il testo rappresenta un notevole passo avanti verso una maggiore protezione dei pazienti, fornendo loro informazioni pratiche sull’uso di medicinali e sui loro effetti collaterali.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’industria farmaceutica costituisce uno dei settori più importanti nella società di oggi, a livello economico, sociale e scientifico. L’Unione europea non fa eccezione e questo settore rappresenta una fonte di crescita economica e di occupazione sostenibile, oltre a contribuire al benessere generale dei cittadini europei. Nonostante la legislazione vigente, si stima che circa 197 000 persone muoiano ogni anno nell’Unione europea a causa delle reazioni avverse ai medicinali. Su queste premesse, è fondamentale che la legislazione sia coerente, forte e orientata verso questo settore. L’obiettivo principale della proposta è il miglioramento delle procedure di autorizzazione e sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario in modo tale da evitare che persone e animali siano colpiti dagli effetti collaterali dei farmaci, com’è invece successo in passato. Concordo con le nuove misure adottate, che rappresentano un valore aggiunto che si tradurrà in soluzioni pratiche per i consumatori.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) La salute dei cittadini è una delle principali preoccupazioni politiche e dovrebbe rimanere tale. Le ditte farmaceutiche introducono ogni anno sul mercato una notevole quantità di medicinali per il miglioramento della vita e della salute. Secondo la relatrice, circa 197 000 persone muoiono ogni anno a causa delle reazioni avverse ai medicinali. Dovremmo effettuare con urgenza una revisione completa dell’autorizzazione di nuovi medicinali ed esaminare quanto prima informazioni dettagliate sugli effetti indesiderati. Inoltre, dobbiamo creare un sistema semplice che permetta ai pazienti di fornire informazioni non solo alle aziende farmaceutiche, ma anche alle istituzioni nazionali. Ho espresso voto favorevole alla relazione poiché ritengo che i nuovi regolamenti siano sufficienti a garantire la sicurezza dei pazienti.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione della collega McAvan in quanto ritengo indispensabile un coordinamento della politica europea in materia di sanità pubblica. Il controllo dei prodotti farmaceutici equivale a garantire sicurezza sulla salute e migliorare l’efficacia del sistema sanitario europeo.
La verifica della sicurezza dei medicinali una volta immessi sul mercato è un dovere verso i cittadini dell’Unione e approfondire la legislazione europea a riguardo lo scopo della relazione della collega. Concordo con la struttura e il messaggio del rapporto volto a un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri, all’istituzione di un comitato consultivo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza, a una maggiore trasparenza del sistema farmacovigilanza dedita all’ascolto dei singoli cittadini, che faciliti il ritiro dal mercato di medicinali pericolosi e crei le basi per un sistema sanitario migliore.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione poiché il tema della farmacovigilanza sta acquistando sempre più importanza nelle società sviluppate a livello scientifico e tecnologico, soprattutto in relazione alla ricerca biomedica. Il testo rafforza le precedenti disposizioni del regolamento (CE) n. 726/2004, stabilendo i procedimenti comunitari per l’autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, aggiornandole affinché facciano fronte ai bisogni attuali.
In questo contesto, vorrei sottolineare in particolare l’importanza della cooperazione tra gli Stati membri, poiché, con maggiori informazioni sulle reazioni avverse ai farmaci, permette di individuare più velocemente i casi più rari. In altre parole, rende più efficace la farmacovigilanza. Un aspetto correlato da porre in evidenza è che il nuovo sistema propone di notificare tutte gli effetti indesiderati dei medicinali all’Agenzia europea per i medicinali. L’aumento dei criteri e la centralizzazione delle istituzioni aiuterà la ricerca biomedica e porterà benefici positivi alla società.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, i prodotti medicinali contribuiscono in misura essenziale alla salute dei cittadini europei; tuttavia, essi possono avere effetti avversi che, secondo la Commissione Europea, costituiscono la causa di circa il 5% di tutti i ricoveri in ospedale.
La farmacovigilanza è il processo e la scienza del monitoraggio della sicurezza dei medicinali, comprese la raccolta e la gestione dei dati sulla sicurezza degli stessi, la valutazione dei dati per individuare eventuali problemi di sicurezza, le azioni da intraprendere e la valutazione della procedura seguita e dei risultati ottenuti. La Commissione desidera migliorare l’attuale sistema di farmacovigilanza semplificando le procedure, aumentando la trasparenza,definendo meglio i ruoli e la partecipazione degli interessati.
Credo però che ci sia spazio per ulteriori modifiche, in particolare per quanto concerne la protezione dei consumatori e dei dati: ad esempio, i consumatori e gli operatori sanitari dovrebbero poter accedere pienamente alla base dati europea Eudravigilance per prevenire il ripetersi di reazioni avverse ai medicinali, dovrebbero poter usufruire non solo di un formato web per le segnalazioni, bensì anche di altri strumenti come la posta elettronica, il fax o il telefono; inoltre, a mio avviso, il finanziamento dei sistemi di sorveglianza dovrebbe continuare ad essere pubblico in modo da poter riconoscere la responsabilità delle autorità.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Si definisce farmacovigilanza quel processo e quella scienza che controlla la sicurezza dei medicinali e che comprende la raccolta e la gestione di informazioni sulla sicurezza dei farmaci, la valutazione delle informazioni fondamentali per il rilevamento di problemi legati alla loro sicurezza, le iniziative adottate per risolvere il problema, comprese la divulgazione di informazioni sulla natura del problema e la valutazione delle procedure usate e dei risultati ottenuti. L’attuale legislazione europea prevede che l’autorizzazione dei medicinali avvenga in due modi: a) tramite una procedura centrale, secondo la quale un’azienda farmaceutica presenta la richiesta all’EMA (Agenzia europea per i medicinali), ai sensi del regolamento (CE) n. 726/2004; oppure b) attraverso un sistema di riconoscimento reciproco, che prevede il coordinamento tra gli Stati membri dopo la valutazione del nuovo medicinale da parte di un paese. Appoggio la relazione perché i consumatori e gli operatori sanitari devono avere pieno accesso alla base dati centrale europea Eudravigilance per evitare, rendendo le informazioni accessibili a tutti, che si ripetano i medesimi casi di reazioni avverse. Questo è un modo efficace di affrontare il problema delle disparità di informazione sugli effetti indesiderati dei medicinali negli Stati membri. È necessario rendere pubblico l’accesso all’Eudravigilance per ripristinare la fiducia dei cittadini nei confronti delle autorità sanitarie e della loro capacità di salvaguardare la sanità pubblica.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Mentre la proposta adottata oggi porterà a miglioramenti nella sanità pubblica, i verdi sono preoccupati per le disposizioni sull’autorizzazione dei prodotti farmaceutici. La proposta di centralizzare a livello europeo l’autorizzazione dei farmaci è stata elaborata in base alle richieste della lobby industriale, probabilmente a discapito di una rigorosa valutazione del prodotto. Per questo motivo, i verdi si sono astenuti dalla votazione finale. Le autorizzazioni dell’Unione europea non devono comportare standard meno severi. Le proposte adottate oggi condurrebbero all’autorizzazione a livello europeo di biocidi, dando all’industria pieno accesso a tutti i mercati dell’Unione europea senza prima assicurarsi che esistano le risorse necessarie per la gestione delle autorizzazioni. I verdi temono che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ridurrà i mezzi e i tempi attualmente necessari per assicurare autorizzazioni rigorose. Ci consola, tuttavia, che gli onorevoli parlamentari abbiano accolto la nostra richiesta di concedere agli Stati membri il diritto di introdurre controlli aggiuntivi sull’uso dei biocidi.
Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Nonostante l’obbligo di effettuare test clinici esaustivi e di ottenere l’autorizzazione per l’immissione in commercio (AIC), all’interno dell’Unione europea i medicinali presentano ancora effetti collaterali gravi che molto spesso richiedono il ricovero in ospedale e che frequentemente causano la morte.
Sono lieta che il Parlamento europeo abbia adottato una legislazione sulla farmacovigilanza, che rafforza le disposizioni nella legislazione europea in materia di medicinali per uso umano.
D’ora in avanti i pazienti potranno segnalare direttamente qualsiasi effetto indesiderato dei medicinali e al contempo la creazione di un portale web europeo migliorerà le informazioni sui medicinali. Accolgo con favore anche le disposizioni relative alla tutela dei dati personali, che miglioreranno la sicurezza e la qualità dei medicinali.
Ciononostante, è ancora necessario migliorare il finanziamento della farmacovigilanza che, attualmente, dipende dalle quote dei laboratori (e quindi dal loro avviamento) e assicurare l’indipendenza del comitato consultivo di valutazione dei rischi rispetto all’Agenzia europea per i medicinali, che rilascia numerose autorizzazioni di immissione in commercio di medicinali all’interno dell’Unione europea.
La palla passa ora alla Commissione, in particolare in merito al miglioramento dei foglietti informativi per i pazienti.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) L’adozione di questo pacchetto è di fondamentale importanza per aumentare la sicurezza dei pazienti, che saranno maggiormente informati sui medicinali disponibili sul mercato e destinati all’uso umano, grazie a una nuova base dati che conterrà informazioni aggiornate e dettagliate nonché alla traduzione dei foglietti informativi in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea . Le misure introdotte dal pacchetto miglioreranno notevolmente la condizione della farmacovigilanza in Europa ed è per questo motivo che ho votato a favore della relazione.
Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Il sistema di farmacovigilanza dell’Unione europea recentemente è cambiato ed è migliorato il coordinamento del lavoro degli Stati membri. Ciononostante, la legislazione in vigore presenta ancora delle lacune e la Commissione ha per questo proposto una serie di modifiche mirate a rafforzare il sistema di farmacovigilanza all’interno dell’Unione europea e a razionalizzare le procedure.
La relazione in questione non solo appoggia le modifiche proposte dalla Commissione, ma ne migliora alcuni punti, seguenti tra i quali il rafforzamento del comitato consultivo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza, che deve avere il potere di raccomandare iniziative al Comitato per i medicinali per uso umano; il rafforzamento del ruolo degli operatori sanitari affinché segnalino volontariamente le reazioni avverse ai medicinali; il rafforzamento del ruolo dei pazienti nella comunicazione di effetti indesiderati; la richiesta alle autorità competenti e alle aziende di riportare tutti le reazioni avverse (e non solo quelle più gravi) nella base dati Eudravigilance, al fine di avere un'unica raccolta centrale europea di tutte le informazioni su tali reazioni; la necessità di stilare foglietti informativi più chiari con le indicazioni delle principali caratteristiche del medicinale.
Per i motivi esposti, ho votato a favore di questa relazione. Non c’è dubbio sul fatto che la farmacovigilanza sia una priorità per la politica europea relativa alla sanità pubblica.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto concerne la farmacovigilanza, la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano. La ragione del mio voto è che l’accordo raggiunto con il Consiglio renderà possibile l’istituzione di un sistema europeo di farmacovigilanza efficace e trasparente, in particolare grazie alla creazione di un portale web europeo sulla sicurezza dei farmaci e di mezzi che permettano ai pazienti di segnalare le reazioni avverse alle autorità nazionali competenti.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La sicurezza dei consumatori è per me un tema di vitale importanza, soprattutto quando i consumatori coinvolti sono pazienti che cercano nei farmaci prescritti una cura o, per lo meno, un miglioramento significativo del loro stato di salute.
Considero quindi fondamentale l’accordo di compromesso raggiunto sulle nuove norme per la farmacovigilanza, poiché conferisce poteri centralizzati all’Agenzia europea per i medicinali, in particolare attraverso la creazione di una base dati sulla farmacovigilanza. Un accesso all’informazione più ampio, migliore e più integrato è vitale per la riduzione di effetti indesiderati gravi e frequenti e per rendere più semplici e rapide le procedure per la sospensione delle vendite o il ritiro dal mercato di farmaci segnalati per le loro reazioni avverse.
Un altro punto fondamentale è la decisione di creare un portale web facilmente accessibile, in cui tutti gli europei possano trovare i foglietti informativi di qualsiasi medicinale nella propria lingua. Il diritto alla sicurezza e all’informazione dei pazienti è un diritto fondamentale e presto pertanto particolare attenzione alle altre proposte presenti nel pacchetto sulla farmacovigilanza che devono ancora essere esaminate da questa Camera.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La farmacovigilanza è un sistema utilizzato per controllare la sicurezza dei medicinali dopo che sono stati autorizzati per uso pubblico. Ogni anno, nell’Unione europea, 197 000 persone muoiono a causa di reazioni avverse ai medicinali. È pertanto prioritario raggiungere un buon sistema di farmacovigilanza, basato sulla segnalazione delle reazioni avverse da parte degli operatori sanitari, delle aziende e dei pazienti. Il regolamento n. 726/2044 contiene le norme che regolano il procedimento centralizzato, che riguarda i nuovi medicinali o quelli contro il cancro, l’HIV o le malattie degenerative; il sistema centralizzato è invece trattato nella direttiva. Sostengo, pertanto, il rafforzamento della cooperazione in materia di farmacovigilanza, che permette di ottenere un insieme più completo di reazioni avverse, evitando doppioni nei controlli delle stesse reazioni in altri Stati membri. Mi complimento per le misure proposte volte a incoraggiare gli operatori sanitari a segnalare volontariamente alle autorità competenti qualsiasi effetto indesiderato dei farmaci. Vorrei sottolineare, in particolare, la creazione di un portale web per ogni Stato membro (articolo 106 della direttiva), in cui saranno disponibili, per chiunque volesse consultarle, tutte le informazioni relative ai medicinali. I portali web nazionali saranno collegati a quello europeo, gestito dall’Agenzia europea per i medicinali (articolo 26 del regolamento).
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La farmacovigilanza, intesa come valutazione, rilevamento e prevenzione delle reazioni avverse ai farmaci, è un tema estremamente importante, soprattutto alla luce del fatto che tali effetti sono la quinta causa di morte in ospedale, per un numero stimato di 197 000 morti all’anno nell’Unione europea.
L’intero processo deve essere condotto con la massima trasparenza e devono essere garantite risorse adeguate alle autorità competenti. Il funzionamento di questi enti deve basarsi esclusivamente sulla difesa degli interessi dei pazienti e della sanità pubblica; dovranno pertanto essere enti pubblici, indipendenti da qualsiasi interesse commerciale.
È fondamentale dare vita a un sistema attraverso il quale, grazie al coinvolgimento degli operatori sanitari e dei pazienti, le reazioni avverse siano segnalate in modo sicuro e affidabile.
Condividiamo il parere della relatrice che sostiene che gli Stati membri devono continuare ad avere un ruolo centrale nel sistema di farmacovigilanza dell’Unione europea. Le autorità competenti di ogni Stato membro dovranno, quindi, continuare ad agire come centro di scambio di informazioni per tutte le segnalazioni spontanee sugli effetti indesiderati dei medicinali.
Concordiamo anche sul fatto che gli Stati membri debbano essere informati immediatamente qualora un’azienda segnali alla base dati dell’UE (Eudravigilance) una reazione avversa a un farmaco riscontrata nel territorio di quello Stato e che si instauri il sistema di allerta proposto dalla relatrice.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Mi sono astenuta dal voto sulla relazione dell’onorevole McAvan in materia di farmacovigilanza perché la base dell’efficacia e della sicurezza dei pazienti che assumono medicinali deve essere l’indipendenza dei comitati per la farmacovigilanza. Questo richiede inevitabilmente finanziamenti pubblici che non sono tutelati dal testo presentato, poiché d’ora in poi tali attività saranno finanziate principalmente dai laboratori, un sistema questo contestato e contestabile. Sebbene il compromesso raggiunto con il Consiglio abbia portato a miglioramenti dei test medici e della trasparenza dei procedimenti, non ho potuto appoggiare il testo.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato in favore di tale proposta perché da troppo tempo ormai era evidente la necessità di fornire al paziente informazioni corrette. La morte per effetti collaterali dei farmaci è la 5° fonte di decessi in UE negli ultimi anni, ragion per cui un intervento, quale quello promosso da questo Parlamento, non era più prorogabile.
Ho scelto, pertanto, di garantire qualità alla vita del malato, di dare certezze circa il possibile manifestarsi di reazioni avverse al paziente, di rendere il farmaco il reale alleato di chi soffre, e di consentire, finalmente, che un farmaco possa essere prontamente tolto dal mercato in caso di problemi. nella nostra Europa, la creazione di un portale web unico in tutte le lingue rappresenta una grande innovazione e un grande sostegno per tutti i pazienti europei che possono così definirsi, a pieno titolo, uniti nella tutela della propria salute.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’industria farmaceutica costituisce uno dei settori più importanti nella società di oggi, a livello economico, sociale e scientifico. L’Unione europea non fa eccezione e questo settore rappresenta una fonte di crescita economica e di occupazione sostenibile, oltre a contribuire al benessere generale dei cittadini europei. Nonostante la legislazione vigente, si stima che circa 197 000 persone muoiano ogni anno nell’Unione europea a causa delle reazioni avverse ai medicinali. Su queste premesse, è fondamentale che la legislazione sia coerente, forte e orientata verso questo settore. L’obiettivo principale della proposta è il miglioramento della divulgazione di informazioni ai cittadini sui medicinali assunti e sui relativi effetti collaterali. Tenendo presente che è stato raggiunto un valido accordo completo sulle modifiche alla proposta iniziale, concordo con le nuove misure adottate che rappresentano un valore aggiunto che si tradurrà in soluzioni pratiche per i consumatori.
Alexander Mirsky (S&D) , per iscritto. – (LV) Io ho votato a favore di questa risoluzione, poiché ritengo che i cittadini debbano ricevere le informazioni nella loro lingua madre. Oltre il 40 per cento dei cittadini lettoni è di madrelingua russa; ciononostante, le informazioni sui medicinali in Lettonia non sono disponibili in russo. Molte persone anziane nel mio paese non parlano il lettone, ma le autorità nazionali proibiscono deliberatamente l’uso del russo, anche nei foglietti illustrativi dei farmaci. Sostengo questa risoluzione nella speranza che questo tema venga inserito nel testo del pacchetto legislativo.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Con il termine farmacovigilanza si designa il sistema di controllo della sicurezza dei medicinali dopo la loro autorizzazione. Per garantire ai pazienti la migliore tutela possibile, è necessario che l’intera Unione europea raccolga rapidamente e senza troppa burocrazia informazioni sulle reazioni avverse ai medicinali. Solo in questo modo è possibile intraprendere azioni veloci e valutarne i risultati. Inoltre, raccogliere tutte le informazioni sulle reazioni avverse in un unico luogo sarebbe un enorme vantaggio per i pazienti. Ho espresso voto favorevole alla relazione poiché mira a intraprendere azioni veloci e non burocratiche in materia di farmacovigilanza.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La farmacovigilanza si usa per controllare la sicurezza dei medicinali dopo la loro autorizzazione; svolge quindi un ruolo importante nel settore della sanità pubblica. Gli effetti collaterali dei farmaci rari compaiono solo dopo una lunga assunzione, o solo se interagiscono con altri farmaci, e possono non essere stati clinicamente testati. Per questo, si stima che ogni anno, nell’Unione europea, muoiano circa 197 000 persone a causa delle reazioni avverse ai farmaci. Un sistema che segnali gli effetti indesiderati e ne ricerchi gli elementi comuni è importante per ottenere una politica sanitaria efficace. Rafforzare la cooperazione in materia di farmacovigilanza a livello europeo comporta un ampliamento dell’insieme delle segnalazioni di reazioni avverse; sarà in questo modo più rapido individuare le reazioni avverse più rare, evitando che lo stesso lavoro di controllo delle reazioni avverse si effettui in diversi Stati membri. Inoltre, sarà possibile ritirare velocemente dal mercato i medicinali non sicuri. Ho, pertanto, votato a favore di questo testo.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) La farmacovigilanza è quel sistema utilizzato per controllare la sicurezza dei medicinali dopo la loro autorizzazione all’immissione nel mercato. L’attuale legislazione europea prevede che l’autorizzazione dei medicinali avvenga in due modi: a) tramite una procedura centrale, secondo la quale un’azienda farmaceutica presenta la richiesta all’EMA (Agenzia europea per i medicinali); oppure b) attraverso un sistema di riconoscimento reciproco, che prevede il coordinamento tra gli Stati membri dopo la valutazione del nuovo medicinale da parte di un. Le norme che regolano la procedura per un sistema decentralizzato sono stabilite nella direttiva 2001/83/CE. Ho votato a favore di questa relazione poiché i pazienti europei devono essere meglio tutelati e informati sull’uso dei medicinali e sulle relative reazioni avverse. I nuovi regolamenti prevedono la creazione di pagine web nazionali ed europee dedicate ai medicinali, che offrano maggiori informazioni ai pazienti. Questi ultimi avranno l’opportunità di informare le autorità nazionali sugli effetti indesiderati dei medicinali.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Mentre la proposta adottata oggi porterà a miglioramenti nella sanità pubblica, i verdi sono preoccupati per le disposizioni sull’autorizzazione dei prodotti farmaceutici. La proposta di centralizzare a livello europeo l’approvazione dei farmaci è stata elaborata in base alle richieste della lobby industriale, probabilmente a discapito di una rigorosa valutazione del prodotto. Per questo motivo, i verdi si sono astenuti dalla votazione finale. Le autorizzazioni dell’Unione europea non devono comportare standard meno severi. Le proposte adottate oggi condurrebbero all’autorizzazione a livello europeo di biocidi, dando all’industria pieno accesso a tutti i mercati dell’Unione europea senza prima assicurarsi che esistano le risorse necessarie per la gestione delle autorizzazioni. I verdi temono che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ridurrà i mezzi e i tempi attualmente necessari per assicurare autorizzazioni rigorose. Ci consola, tuttavia, che gli onorevoli parlamentari abbiano accolto la nostra richiesta di concedere agli Stati membri il diritto di introdurre controlli aggiuntivi sull’uso dei biocidi.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) La proposta oggetto della discussione odierna, volta a migliorare il regolamento che attualmente disciplina la produzione e l’uso dei biocidi, trova il mio avallo. Nella nostra vita quotidiana facciamo uso, in modo limitato e responsabile, dei biocidi, che aiutano a evitare la diffusione di malattie e permettono di soddisfare le nostre elevate esigenze in fatto di salute e igiene. È, tuttavia, essenziale che la legislazione assicuri un alto livello di protezione durante la fase di produzione e di utilizzo. A questo scopo, è necessario definire norme uniformi e vincolanti in materia di biocidi, da applicarsi ai consumatori e ai produttori. Al fine di tutelare i consumatori, si richiede un sistema di etichettatura degli articoli e dei prodotti che corrisponda all’effettivo livello di rischio, sia per i biocidi prodotti nell’Unione europea, sia per i prodotti provenienti da paesi terzi. Dobbiamo inoltre stabilire in modo più preciso quali informazioni debbano essere riportate sull’etichetta e indicare esattamente dove questa debba essere apposta, al fine di fornire informazioni valide e adeguate.
George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della presente relazione perché credo che i biocidi utilizzati per combattere organismi nocivi e germi patogeni debbano essere più sicuri, anche sotto il profilo ambientale. Grazie alla proposta, la procedura di autorizzazione per l’immissione di nuovi biocidi sul mercato europeo sarà semplificata. Ho, inoltre, votato a favore del divieto di utilizzare le sostanze chimiche più tossiche, segnatamente le sostanze cancerogene, che nuocciono alla fertilità o che hanno un impatto su geni e ormoni.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’Unione europea è forse la regione più mobile ed è caratterizzata da un’alta concentrazione demografica, in particolare nelle aree urbane. Le circostanze descritte favoriscono la trasmissione di germi e malattie, rendendo così necessario l’utilizzo dei biocidi nella nostra vita quotidiana al fine di soddisfare le nostre esigenze elevate in fatto di salute e igiene. I biocidi devono essere efficaci e, di conseguenza, possono spesso essere pericolosi.
Il nuovo regolamento deve essere applicato in modo equo alle imprese produttrici private, affinché queste non debbano poi affrontare una scarsità di materie prime necessarie alla produzione dei biocidi, uno scenario da scongiurarsi in questo momento in cui simili prodotti si dimostrano tanto necessari. La relazione presentata in occasione della plenaria del Parlamento indica chiaramente che la proposta di regolamento della Commissione deve essere notevolmente perfezionata al fine di conseguire gli obiettivi posti. Il nuovo regolamento deve tenere in particolare considerazione tre ambiti fondamentali: la tutela dell’ambiente, la tutela del consumatore e una sicura e concreta applicazione delle norme da parte dei produttori.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) L’approccio giusto in materia di biocidi è quello che contribuisce alla tutela della salute senza comportare rischi indesiderati. La presente risoluzione illustra alcuni emendamenti alla proposta della Commissione sui biocidi ed è volta all’armonizzazione delle normative vigenti nell’Unione e al loro adeguamento al progresso tecnico, il che ne dimostra fin da subito l’importanza.
Innanzi tutto ritengo fondamentale garantire la tutela dell’ambiente e degli animali, ponendo l’accento sull’applicazione del principio di precauzione. La risoluzione, poi, dispone che si forniscano maggiori informazioni ai professionisti e ai cittadini che impiegano biocidi ed evidenzia l’importanza della ricerca e dello sviluppo, aspetto che vorrei qui sottolineare.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della presente relazione perché credo che i biocidi utilizzati per combattere organismi nocivi e germi patogeni debbano essere più sicuri, anche sotto il profilo ambientale. Grazie alla proposta, la procedura di autorizzazione per l’immissione di nuovi biocidi sul mercato europeo sarà semplificata. Ho, inoltre, votato a favore del divieto di utilizzare le sostanze chimiche più tossiche, segnatamente le sostanze cancerogene, che nuocciono alla fertilità o che hanno un impatto su geni e ormoni.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) L’obiettivo principale della proposta in questione è rendere più sicuri i biocidi utilizzati e immessi sul mercato europeo, semplificando la procedura di autorizzazione in tutta l’Unione. A tal fine, la proposta di regolamento della Commissione mira ad armonizzare la legislazione europea in vigore e ad aggiornarla, nell’interesse sia dei consumatori sia dei produttori.
La proposta intende riformare il sistema attualmente in vigore ampliandone il campo di applicazione con l’obiettivo di includere i materiali e gli articoli trattati con i biocidi, introducendo un’autorizzazione europea per i prodotti ritenuti a “basso rischio”, riducendo la sperimentazione animale, armonizzando i requisiti in materia di dati, ampliando le competenze dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e assicurando un’applicazione uniforme del regolamento in tutta l’Unione europea.
Robert Dušek (S&D), per iscritto. – (CS) La relazione presentata è volta all’armonizzazione delle normative vigenti nell’Unione e, al contempo, al loro adeguamento al progresso tecnico. Nella nostra società, i biocidi si sono resi ormai indispensabili perché contribuiscono a soddisfare le nostre elevate esigenze in fatto di salute e igiene. Molti microrganismi sono ormai resistenti ai biocidi originariamente sviluppati, cosicché i biocidi attualmente in commercio sono diventati sempre più pericolosi proprio perché sempre più efficaci. Condivido l’approccio scelto dalla relatrice, volto a tenere in considerazione non solo le pratiche dei produttori, ma anche e soprattutto la tutela dei consumatori e dell’ambiente. Il campo di applicazione delle normative in materia di biocidi deve essere ampliato affinché queste si applichino anche ai produttori di paesi terzi. Non possiamo, infatti, imporre ai nostri produttori norme più severe in fatto di tutela dei consumatori e dell’ambiente, anche a costo di aumentare le spese in cui incorrono, senza esigere nulla dai produttori con sede al di fuori dell’UE e dell’Europa che importano poi i loro beni nell’Unione.
I consumatori che acquistano un biocida nel territorio dell’UE devono essere sicuri che quel prodotto rispetti le norme minime stabilite, indipendentemente dal fatto che sia acquistato in Polonia piuttosto che in Germania, o che provenga dall’UE piuttosto che dalla Cina. La relazione è chiara: chiede di apportare modifiche concrete e ragionevoli alla legislazione e tiene conto dell’impatto ambientale. Per le ragioni esposte, voto a favore della sua adozione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'immissione sul mercato e all'uso dei biocidi perché rafforza le norme in materia di autorizzazione, commercializzazione e uso dei biocidi nell’UE, con l’obiettivo di tutelare la salute dell’uomo e degli animali e l’ambiente, nel rispetto del principio di precauzione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Gli standard elevati in fatto di igiene cui la nostra società si è ormai abituata richiedono un uso sempre più costante e intensivo dei biocidi. Allo stesso tempo, chiedendo che tali prodotti diventino sempre più efficaci e aggressivi, li rendiamo anche più pericolosi da maneggiare.
Proprio per questo, nel disciplinare la commercializzazione e l’uso dei biocidi si deve prestare particolare attenzione alla tutela dei consumatori e degli utilizzatori. Come ho già detto in altre occasioni, le norme in materia devono essere armonizzate a livello europeo e applicarsi in tutta l’Unione; in caso contrario non potremo garantire una tutela efficace di tutti i consumatori europei e, non meno importante, dell’ambiente.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Il regolamento è volto all’armonizzazione delle normative vigenti nell’Unione e al loro adeguamento al progresso tecnico. I consumatori devono essere certi che i prodotti che acquistano sul mercato interno ottemperino a norme minime armonizzate, indipendentemente dallo Stato membro in cui il prodotto è acquistato. È quindi necessaria una chiara etichettatura dei materiali e degli articoli trattati, nonché un’autorizzazione dei biocidi, indipendentemente dal fatto che questi provengano dall’Unione europea o da paesi terzi. Secondo le stime, il mercato europeo dei biocidi ammonta a circa 890 milioni di euro l’anno e corrisponde all’incirca al 27 per cento del mercato globale. Tre grandi società detengono approssimativamente il 25 per cento del mercato europeo. È pertanto necessario bilanciare gli interessi delle grandi società con l’intervento di piccole e medie imprese (PMI). In un’industria dominata da diversi grandi produttori industriali, occorre fornire maggiore assistenza alle PMI e per questo sarebbe opportuno esonerare le piccole e medie imprese dal pagamento della tariffa annuale per l’immissione di biocidi sul mercato. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero istituire un servizio di assistenza per integrare i documenti d’orientamento forniti dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La nostra astensione dalla votazione in prima lettura dimostra la nostra preoccupazione in merito ad alcune questioni ignorate dalla maggior parte dei deputati che siedono in quest’Assemblea, questioni fondamentali se si vuole che gli Stati membri proteggano i loro cittadini dagli effetti nocivi per la salute e per l’ambiente che possono avere i principi attivi contenuti nei biocidi disponibili sul mercato.
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche dovrà ora valutare se, da un punto di vista scientifico, possa essere autorizzato sul mercato l’uso di un determinato biocida. Per elaborare il suo parere, basato sulle conclusioni della valutazione condotta, e trasmetterlo alla Commissione, l’Agenzia avrà a disposizione solo tre mesi, invece dei nove inizialmente previsti. Non riteniamo che una tale riduzione dei tempi possa giovare a un approccio rigoroso, necessario per tutelare la salute pubblica e l’ambiente, e auspichiamo, quindi, che nei futuri negoziati con la Commissione e con il Consiglio si possa riconsiderare tale scadenza.
Accogliamo con favore la possibilità accordata agli Stati membri di tener conto delle differenze a livello regionale e delle questioni ambientali locali nel rilascio delle autorizzazioni nazionali e il riferimento al rispetto del principio di sussidiarietà. Accogliamo con favore anche le procedure proposte per i nanomateriali e l’ulteriore protezione offerta ai gruppi più vulnerabili, quali i bambini e le gestanti.
Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo votato presenta notevoli miglioramenti rispetto alla proposta originaria e mi congratulo con la collega Klass per l'efficace opera di mediazione svolta. Valuto, infatti, positivamente gli obiettivi raggiunti di un più alto livello di protezione dei dati per l'industria e la graduale introduzione di una procedura di autorizzazione centralizzata a livello europeo per l'immissione in mercato di questi prodotti.
Anche l'individuazione di maggiori requisiti in materia di etichettatura certamente aiuterà il consumatore a effettuare una scelta più consapevole e sicura. Si va insomma nella giusta direzione, ma bisogna compiere ancora qualche passo: il quadro normativo sulla ricerca e lo sviluppo non è infatti coerente con altre avanzate normative di settore come la direttiva REACH.
Non sono inoltre ancora state comunicate le dotazioni finanziarie necessarie all´Agenzia europea delle sostanze chimiche per assolvere il nuovo compito di valutazione conferitole. Mi aspetto in tal senso un prossimo chiarimento da parte della Commissione anche considerando il carico di lavoro già imputato a quest'organismo dalla direttiva REACH.
Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore del presente testo. Grazie al regolamento approvato in prima lettura dal Parlamento europeo, i biocidi utilizzati per combattere parassiti e germi presto saranno più sicuri e più ecocompatibili.
L’obiettivo generale della proposta di regolamento è di aggiornare la legislazione europea che disciplina una gamma di prodotti, dagli insetticidi alle sostanze chimiche utilizzate per il trattamento delle acque, mentre i pesticidi utilizzati in agricoltura sono coperti da una apposita normativa. Per la prima volta, inoltre, saranno regolamentati anche i materiali trattati con biocidi.
Abbiamo, poi, approvato il divieto di utilizzare le sostanze chimiche più tossiche, segnatamente quelle cancerogene, che nuocciono alla fertilità o che interferiscono con geni e ormoni, e rafforzato, al contempo, l’obbligo di sostituire gradualmente le sostanze pericolose con prodotti alternativi meno nocivi.
Il futuro sistema di autorizzazione dei biocidi, centralizzato a livello di Unione europea, sarà introdotto progressivamente e assicurerà coerenza tra i 27 Stati membri e, quindi, un livello più elevato di sicurezza.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. – (DE) I biocidi servono a proteggere da organismi infestanti, parassiti e batteri e trovano impiego sia nella vita quotidiana sia nell’agricoltura. Se si vuole garantire un livello di sicurezza più elevato nell’utilizzo dei biocidi e istituire un sistema di controllo, la soluzione più logica è sottoporre tali sostanze agli stessi test e alle stesse norme in tutta l’Unione europea. In seno a questo Parlamento rappresento gli interessi degli agricoltori e mi impegno per un uso responsabile dei biocidi. La presente proposta rappresenta un buon punto di partenza per l’armonizzazione delle norme in vigore nell’Unione europea. Per garantire una concorrenza equa, caldeggio tutte le nuove disposizioni previste in materia di biocidi da applicarsi anche alle importazioni da paesi terzi. L’agricoltura, tuttavia, deve poter continuare a svolgere il proprio ruolo, vale a dire quello di produrre alimenti e mangimi sicuri e a prezzi ragionevoli. Tutte le proposte con un impatto diretto sulla produzione e sui costi di produzione devono quindi essere valutate con particolare attenzione. Bisogna infatti evitare che biocidi non economici rendano più difficile e dispendioso l’uso di prodotti in grado di combattere gli organismi nocivi. In ogni caso, il nuovo regolamento dovrà soddisfare sia i desideri dei consumatori sia le richieste dei produttori.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ruolo dei biocidi è da sempre stato piuttosto controverso a causa probabilmente della non sempre facile identificazione e definizione degli stessi. Di sicuro, però, resta il fatto che i biocidi hanno molte applicazioni nella nostra vita quotidiana ed è pertanto necessario conoscere il loro reale impatto sulla sicurezza e sulla salute di noi tutti.
Per tali motivazioni ho espresso il mio voto finalizzato a semplificare ed armonizzare le norme per l'industria europea ma anche per gli Stati membri che disporranno di regolamentazioni rinnovate e aderenti a nuove esigenze civili. L'avvio di un sistema di armonizzazione per i criteri di approvazione contribuirà a evitare doppie valutazioni dei rischi connessi ai prodotti già autorizzati: un altro passo in avanti importante, fatto da questo Parlamento, che va in direzione della protezione della salute del cittadino.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Ogni anno sono introdotte sul mercato circa 90 mila tonnellate di biocidi destinati al controllo degli organismi infestanti e dei germi. È, quindi, del tutto naturale che l’Unione europea manifesti la sua preoccupazione in materia e chieda che i biocidi siano resi più sicuri ed ecocompatibili. L’UE mira a rafforzare la tutela della salute umana vietando l’utilizzo delle sostanze chimiche più tossiche, quali quelle cancerogene o che nuocciono alla fertilità, nonché a rafforzare la tutela degli animali e dell’ambiente. Oltre ad approvare la presente proposta ritengo opportuno introdurre un sistema globale di certificazione dei biocidi importati nell’UE. Ecco, dunque, le ragioni del mio voto.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE), per iscritto. – (LT) Il regolamento relativo all’immissione sul mercato e all’uso dei biocidi, oggetto della votazione odierna, ci consente di muovere un altro passo verso la centralizzazione del sistema di registrazione dei biocidi. Il sistema di registrazione delle sostanze chimiche introdotto dal regolamento REACH ci dimostra come sia assolutamente giustificato abbandonare la prassi di sistemi di registrazione distinti a livello nazionale. Attualmente, infatti, sono frequenti i casi in cui l’immissione di un determinato prodotto sul mercato di uno Stato membro è resa impossibile dall’eccessiva complessità e dell’ingiustificata dispendiosità delle procedure di registrazione previste nello Stato interessato. D’altro canto, nel momento in cui semplifichiamo le procedure per l’immissione sul mercato dei biocidi, dobbiamo anche continuare a garantire un livello elevato di protezione, considerati i rischi per la salute causati da tali prodotti.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, i biocidi sono parte integrante della nostra civiltà e sono indispensabili per soddisfare le nostre elevate esigenze igieniche e sanitarie; i biocidi devono essere efficaci nello scongiurare malattie ed infezioni, ma possono, allo stesso tempo, essere altamente pericolosi: per questo è necessaria una gestione ottimale delle stesse sostanze.
Il nuovo regolamento a proposito dell'uso dei biocidi deve garantire che i produttori, ovvero le medie imprese, possano, in fase di produzione, attenersi alle disposizioni adottate, senza incappare in svantaggi competitivi; è peraltro importante che sia i consumatori che i produttori di materiali che contengono biocidi possano contare su norme minime che valgano in tutti gli Stati dell'Unione Europea. A mio avviso, il regolamento proposto dalla Commissione necessita di modifiche e di notevoli perfezionamenti al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, tra cui rimediare alle lacune della direttiva vigente, migliorare la procedura di autorizzazione e snellire il processo decisionale, pur mantenendo un elevato livello di tutela.
Il nuovo regolamento dovrà prestare particolare attenzione a tre ambiti fondamentali: la tutela dell'ambiente, la sicurezza del consumatore e una sicura applicazione delle norme orientata alla pratica da parte dei produttori. Il nuovo regolamento prevederà, anche una procedura di autorizzazione semplificata volta a evitare costi inutili e tariffe eccessive.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Il nuovo regolamento prevede, a determinate condizioni, l’uso di una procedura di autorizzazione semplificata volta a evitare costi inutili e tariffe eccessive. La proposta è il frutto del riesame della direttiva del 1998 attualmente in vigore e attribuisce all’Agenzia europea per le sostanze chimiche la responsabilità principale nella procedura di autorizzazione. Sono a favore dell’introduzione graduale della procedura di autorizzazione centralizzata, prevista dal 2013 per i biocidi a basso rischio e dal 2017 per tutti i tipi di biocidi. I criteri di esclusione relativi ai principi attivi pericolosi (sostanze cancerogene, agenti mutageni, sostanze tossiche per la riproduzione, sostanze persistenti e bioaccumulabili) possono essere presi in considerazione qualora esista già un piano di sostituzione per la sostanza interessata. Di conseguenza, quando viene rilasciata un’autorizzazione per un biocida che contiene un principio attivo candidato alla sostituzione, non solo la sua validità è limitata a tre anni, ma dovranno anche essere individuate alternative innocue per l’ambiente e la salute umana. Il nuovo regolamento dovrà prestare particolare attenzione a tre ambiti fondamentali: la tutela dell'ambiente, la sicurezza del consumatore e una sicura applicazione delle norme orientata alla pratica da parte dei produttori.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Il nuovo regolamento europeo sui biocidi non riguarda solamente il mercato interno, ma anche la tutela della salute e dell’ambiente. In breve, questo è il messaggio mandato quest’oggi dal Parlamento europeo.
È vero che bisogna soddisfare diverse richieste avanzate dai produttori riguardo ai biocidi utilizzati per combattere gli organismi nocivi, quali per esempio l’accesso al mercato europeo, la rapidità della procedura di approvazione, la non duplicazione dei test e la coerenza con la legislazione vigente in materia di pesticidi, ma questo non significa lasciare loro carta bianca. Il principio di sostituzione delle sostanze più pericolose è chiaramente riconosciuto e riguarda principalmente le sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) e gli interferenti endocrini.
Il regolamento stabilisce che la responsabilità ricade su tutti gli attori coinvolti, ivi compresi i produttori di articoli trattati con i biocidi. Non dimentichiamo, infatti, il caso dei divani tossici! Mi dispiace che sia stato respinto un emendamento secondo cui i produttori avrebbero dovuto versare una tariffa annuale, ridotta per le piccole e medie imprese (PMI), affinché l’Agenzia europea per le sostanze chimiche con sede a Stoccolma potesse svolgere al meglio i suoi compiti. È chiaro, infatti, che sarà difficile svolgere test affidabili e ridurre i rischi per la salute degli utilizzatori con risorse limitate.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Ci siamo astenuti dalla votazione sulla presente relazione perché i progressi conseguiti a livello di tutela della salute umana e dell’ambiente sono stati vanificati dalle concessioni fatte all’industria, che minano il funzionamento dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche. Possiamo accettare la proposta che in futuro tutti i biocidi siano soggetti alla procedura centralizzata, ma una tale proposta è inaccettabile se al contempo si riducono drasticamente sia i tempi per la valutazione scientifica sia le risorse finanziarie.
Non si può pensare di fare di più, più rapidamente e a costi inferiori senza compromettere la qualità. La votazione odierna mette in luce la reale intenzione della destra e del centro-destra, vale a dire permettere una valutazione meno oculata di tutti i biocidi e garantire un accesso diretto all’intero mercato interno, il tutto a discapito della salute pubblica. L’unica misera consolazione è il riconoscimento del diritto sovrano degli Stati membri di limitare o proibire l’uso di determinati biocidi. Sta a loro, dunque, assicurare un livello elevato di protezione.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché ritengo che ciò di cui l’Europa ha veramente bisogno è un’autorità di vigilanza finanziaria, una struttura complessa ma efficiente, in grado di controllare gli istituti finanziari all’interno dell’Unione europea e di garantirne il corretto funzionamento. In quest’ottica, accolgo con grande favore l’istituzione di un’Autorità bancaria europea, di un’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali e di un’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. A mio giudizio, infatti, la loro istituzione è l’unico modo per migliorare la regolamentazione sul mercato interno europeo, garantendo l’incorruttibilità e il corretto funzionamento dei mercati, mantenendo la stabilità del sistema finanziario e assicurando, al contempo, il coordinamento del monitoraggio a livello europeo e internazionale. I rischi sui mercati finanziari possono essere identificati solo grazie a un sistema di controllo più efficace che possa avvertirci tempestivamente dell’arrivo di crisi come quella che ha sconvolto il mondo nel 2008. gravissima Questa terribile crisi ha portato alla luce la necessità di riformare il settore per massimizzare la concorrenza, promuovendo autorità di vigilanza realmente competenti, in grado di fare la tanto necessaria differenza in un settore così importante.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) La proposta di regolamento che istituisce l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali fa parte del pacchetto sulla vigilanza finanziaria, volto a creare tre autorità europee preposte a monitorare alcuni settori specifici della finanza: le banche, le assicurazioni e i mercati finanziari. La presente relazione e il pacchetto sulla vigilanza finanziaria nel suo complesso godono del mio pieno sostegno in quanto, a mio parere, rappresentano un passo avanti fondamentale e, soprattutto, necessario. Con la loro approvazione, mostriamo che stiamo imparando la lezione dalla recessione e dalle sue drammatiche ripercussioni a livello economico e occupazionale, causate dal fallimento dell’attuale sistema finanziario. Il nuovo quadro di vigilanza mira a stabilizzare il sistema finanziario e a garantirne la stabilità.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) L'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) sarà responsabile di una serie di questioni pratiche, quali le polizze di assicurazione non vita e le polizze di assicurazione vita, che rappresentano una forma di investimento e di pensione aziendale e professionale. Il mercato assicurativo dei nuovi Stati membri è stato sviluppato dagli investitori stranieri, quindi il comitato di vigilanza competente per tali reti transfrontaliere svolgerà un ruolo di primaria importanza nel garantire la sicurezza a tutti i cittadini degli Stati membri. L'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali potrà inoltre intervenire a livello di autorità di vigilanza nazionali, qualora queste ultime riscontrino difficoltà nell’applicare in modo coerente le norme tecniche europee.
Secondo me, la presente iniziativa, nonché il potere conferito all’EIOPA di comporre le dispute tra le autorità di vigilanza nazionali qualora la legislazione imponga loro di cooperare e di giungere a un accordo, rappresentano un passo avanti nella gestione dell’integrazione dei servizi finanziari in Europa. In sostanza, si tratta di un sistema equilibrato che merita il nostro sostegno incondizionato.
George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della presente relazione perché saranno istituite tre nuove autorità di vigilanza europee che andranno a sostituire gli attuali comitati di vigilanza europei e disporranno di poteri molto più ampi rispetto al mandato consultivo ora previsto. Grazie alla clausola di revisione, inoltre, in futuro potranno essere conferiti alle nuove autorità anche altri poteri. Sarà istituito anche un Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), preposto a monitorare e segnalare l’accumularsi di rischi nell’economia europea.
Lara Comi (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la tenuta del sistema finanziario europeo passa attraverso un'attenta gestione del rischio e un'accurata valutazione della stabilità strutturale dell'intero comparto. Una nuova autorità di controllo comporta una decisa assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni dell'Unione per garantire la prevenzione di crisi, disincentivando il free riding e monitorando comportamenti e atteggiamenti.
In vista di un'integrazione sempre crescente fra i mercati nazionali, con l'inevitabile abbassamento delle barriere difensive, si deve agire di concerto nell'immunizzare le minacce, siano esse interne o esterne.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Sono d’accordo con la proposta della Commissione di creare tre nuove agenzie europee decentrate per le assicurazioni e le pensioni aziendali e professionali. La loro istituzione è, a mio giudizio, tanto più positiva nel contesto attuale segnato dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito l’Europa nel 2008.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Così come ho fatto per le precedenti relazioni sulla creazione di autorità europee per la regolamentazione finanziaria, voto a favore della proposta di istituire un’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. Ancora una volta, sottolineo l’importanza di dotare l’Unione europea, e segnatamente il mercato interno, di autorità di vigilanza europee al fine di minimizzare l’impatto a livello economico e finanziario di future turbolenze sui mercati finanziari.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Se c’è una lezione che noi tutti abbiamo imparato dall’ultima crisi, a prescindere dal nostro orientamento politico e dalle nostre ideologie, è la necessità di riformare la struttura istituzionale della vigilanza mediante la creazione di autorità europee e, con questo, ripensare al concetto stesso di vigilanza macroeconomica e microeconomica nel suo complesso.
L’accordo raggiunto e oggetto della votazione odierna contiene innumerevoli aspetti positivi, tra cui l’istituzione di autorità europee indipendenti per la vigilanza di banche, assicurazioni e mercati finanziari. Questi organismi non andranno a sostituire le autorità di vigilanza nazionali, ma collaboreranno con queste ultime al fine di svolgere il proprio mandato di vigilanza prudenziale e di analisi del rischio sistemico, in modo tale che il settore bancario europeo e i mercati finanziari non siano nuovamente colpiti da una crisi di proporzioni simili a quella con cui ci stiamo confrontando.
Come ho avuto modo di affermare a più riprese, non temo l’istituzione di autorità di vigilanza europee. Ritengo fondamentale che esse possano svolgere il proprio mandato in modo indipendente e competente, affinché la fiducia dei mercati e degli operatori, in questo caso in particolare del settore assicurativo e pensionistico, ne esca rafforzata.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Per tutelare la trasparenza e la credibilità dei mercati e delle istituzioni europee agli occhi dell’opinione pubblica, è fondamentale rafforzare i poteri, le risorse e l’autonomia della vigilanza europea sui mercati assicurativi e pensionistici. In questo modo si potrà garantire l’efficacia della riforma della vigilanza dei mercati finanziari in cui si stanno ora impegnando le istituzioni dell’UE nel tentativo di evitare altre crisi simili a quella che sta colpendo l’economia globale e che si è ripercossa in modo particolarmente significativo sulla società europea. La Commissione ha presentato un pacchetto di proposte mirate a istituire un sistema di vigilanza europeo più efficace, integrato e sostenibile, basato su un Sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria (ESFS). A tal fine, la Commissione propone la creazione di tre nuove agenzie decentrate: l'Autorità bancaria europea, l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali e l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. È importante ricordare che l'incidenza della creazione di queste tre agenzie sul bilancio europeo ammonterà a circa 59 699 000 euro per il periodo 2011-2013.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente relazione fa parte del cosiddetto pacchetto sulla vigilanza finanziaria. Al momento della votazione, non abbiamo dimenticato come il Consiglio, la Commissione e il Parlamento stesso abbiano ritardato l’approvazione di misure in questo campo e si siano limitati ad adottare provvedimenti che non risolvono il problema fondamentale, vale a dire la speculazione sui mercati finanziari, ivi compresa la questione dell’assicurazione dei debiti sovrani, che funge da derivato altamente speculativo. Se non saprà porre fine a tale fenomeno, l’istituzione di autorità europee in questi settori si rivelerà sostanzialmente inutile.
Abbiamo votato contro la relazione soprattutto in segno di protesta per il fatto che ancora non è stata avanzata alcuna proposta su come eliminare i paradisi fiscali, tassare i movimenti di capitali e chiudere i mercati dei derivati.
Di conseguenza, i principali meccanismi di speculazione finanziaria continuano ad agire sul mercato. Le misure adottate, infatti, mirano ad agevolare il controllo esercitato dalle grandi potenze e dai gruppi finanziari sugli Stati membri con economie più fragili piuttosto che ad affrontare direttamente e a debellare il problema della speculazione finanziaria.
Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. – (RO) Il Parlamento europeo ha chiesto regolarmente che si garantissero pari opportunità alle agenzie attive a livello europeo. Al contempo, abbiamo visto l’Unione europea fallire miseramente nella supervisione dei mercati finanziari integrati. Voto a favore della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. Credo, infatti, sia necessaria un’autorità in grado di salvaguardare la stabilità del sistema finanziario, la solvibilità e la liquidità degli istituti finanziari e la trasparenza dei mercati e dei prodotti finanziari, nonché di tutelare risparmiatori e investitori. Ritengo, inoltre, che una tale autorità non possa operare senza avere accesso alle informazioni necessarie riguardo alle transazioni e alle agenzie economiche.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) L’istituzione dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) è una delle proposte avanzate dalla Commissione sulla base delle raccomandazioni contenute nella relazione de Larosière del febbraio 2009. Tale relazione proponeva di rafforzare il quadro di vigilanza al fine di ridurre il rischio che si presentino altre crisi finanziarie e, in ogni caso, di limitarne la gravità. Accolgo con favore l’istituzione dell’EIOPA, quale risposta europea volta a garantire sul nostro continente un livello di regolamentazione e vigilanza elevato, efficace e coerente. L’autorità europea avrà il compito di supervisionare le autorità nazionali di vigilanza nel settore assicurativo e garantirà una tutela appropriata e adeguata agli investitori e agli assicurati in tutta l’UE. L’Autorità, inoltre, potrà prendere decisioni direttamente applicabili agli istituti finanziari e avvertire la Commissione qualora identifichi sul mercato prodotti ovvero transazioni pericolosi.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, perché ritengo necessario colmare le lacune oggi esistenti in materia di coordinamento, applicazione uniforme del diritto dell'UE e fiducia tra le autorità di vigilanza nazionali.
La recente crisi finanziaria ha, infatti, evidenziato la scarsa efficienza di alcuni modelli di vigilanza nazionali, che non sono riusciti a fronteggiare efficacemente le situazioni problematiche venutesi a creare nella realtà dei mercati finanziari europei. Non posso, pertanto, che accogliere positivamente e supportare la scelta di rafforzare il quadro di vigilanza, sulla base di un intervento rivolto all'individuazione di strumenti in grado di scongiurare il verificarsi, in futuro, di rischi di tenuta del sistema finanziario.
Con il nuovo sistema di vigilanza finanziaria ci proponiamo quindi di colmare le lacune del settore, di operare per il miglioramento del funzionamento del mercato interno e, infine, di assicurare un elevato ed uniforme livello di regolamentazione e di vigilanza, tenuto sempre conto delle esigenze dei singoli Stati membri.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Gli Stati membri devono assicurare l’esistenza di sistemi assicurativi e pensionistici. In un periodo caratterizzato da una riduzione delle entrate e da tagli alla spesa pubblica, l’Europa non si sta certo muovendo in questa direzione. Il Libro verde della Commissione sulle pensioni pubblicato il 7 luglio scorso è lì a ricordarci proprio questo. In un tale contesto, è impensabile che un’Autorità europea di vigilanza controlli un settore di questo genere. Ecco perché ho votato contro la relazione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha evidenziato importanti lacune nella vigilanza finanziaria, sia nei singoli casi sia sul mercato finanziario nel suo complesso. I modelli di vigilanza si sono concentrati su una prospettiva nazionale e non si sono adeguati alla globalizzazione di un sistema finanziario in cui diversi gruppi operano ormai a livello transfrontaliero, con tutti i rischi sistemici che questo comporta. L’applicazione della legislazione europea, quindi, ha mancato di qualsivoglia cooperazione, coordinamento e coerenza. L’obiettivo perseguito dalla presente direttiva, dunque, è migliorare il funzionamento del mercato interno grazie a un livello elevato di vigilanza e regolamentazione prudenziale e alla tutela di risparmiatori, investitori e beneficiari. È fondamentale salvaguardare l’integrità, l’efficienza e il corretto funzionamento dei mercati finanziari, garantire la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche e rafforzare la cooperazione e il coordinamento nella vigilanza a livello internazionale. L’istituzione di un’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali è essenziale al fine di creare un modello di vigilanza efficace, accanto a molti altri meccanismi di controllo, da adottarsi e applicarsi con la massima urgenza.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) L’attuale crisi finanziaria ha fatto emergere numerose lacune nel sistema. Soprattutto in settori sensibili quali quelli delle assicurazioni, delle riassicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, dobbiamo assicurare che non si usino prodotti finanziari pericolosi e costruzioni simili a castelli di carte. Per esempio, a seguito del recente fallimento di una compagnia assicurativa online, i clienti non hanno ottenuto alcun risarcimento per i danni subiti. La valanga di reclami presentati ha anche rivelato gravi lacune nel servizio di consulenza: pacchetti finanziari rischiosi erano infatti spacciati ai clienti per investimenti sicuri per la loro pensione aziendale e professionale. Se vogliamo prendere sul serio l’obbligo di vigilanza, allora dobbiamo anche affrontare tutte le problematiche emerse nell’Unione europea in questo campo e creare pari condizioni. È necessaria una vigilanza finanziaria più stringente: l’istituzione dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali non è forse la soluzione migliore, ma è comunque meglio di niente. Per questo motivo, ho votato a favore.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) In un’epoca in cui gli istituti bancari e le compagnie assicurative operano a livello transfrontaliero, una vigilanza puramente nazionale è per sua natura inadeguata, come ha ben dimostrato l’attuale crisi economico-finanziaria. È comunque positivo che, in caso di gravi problemi di bilancio, spetti agli Stati membri prendere le decisioni definitive. La relazione, tuttavia, muove eccessivamente verso una governance economica europea e mi sono quindi astenuto dalla votazione.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché condivido la proposta della Commissione e gli emendamenti presentati dal Parlamento.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Noto con piacere che gli impegni presi dal mio gruppo politico nel corso della crisi finanziaria hanno ottenuto ampio sostegno in seno al Parlamento europeo. Era assolutamente necessario rivedere il sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria. La mancanza di coordinamento tra le autorità di vigilanza nazionali, infatti, aumentava il rischio di un fallimento futuro degli istituti finanziari. Attraverso l’istituzione di tre nuove autorità europee preposte a controllare come operano gli istituti bancari, i mercati finanziari e le compagnie che si occupano di assicurazioni e pensioni aziendali e professionali, viene a crearsi un quadro globale di vigilanza finanziaria. In questo modo le banche saranno controllate dall’Autorità bancaria europea in modo coerente e coordinato. Grazie al potere coercitivo attribuitole, inoltre, tale autorità avrà l’ultima parola in caso di disaccordo tra le autorità di vigilanza nazionali nel settore bancario. Garantire la solvibilità degli istituti e accrescere la trasparenza dei mercati e dei prodotti finanziari significa anche assicurare maggiore protezione a investitori, imprese, risparmiatori e consumatori. Il nuovo strumento creato non sarà privilegio dei pochi esperti di finanza, ma andrà a veramente a beneficio di tutti.
Damien Abad (PPE) , per iscritto. – (FR) La creazione di un sistema di vigilanza finanziaria europeo era stata proposta nel settembre 2009 dalla Commissione europea, sulla base del lavoro condotto dal gruppo presieduto da Jacques de Larosière. A partire dal primo gennaio 2011, l’Unione europea avrà dunque a propria disposizione una “torre di controllo”, al fine di identificare possibili rischi finanziari e avrà altresì modo di intervenire laddove necessario. Questo ruolo verrà affidato a tre nuove autorità di vigilanza per gli istituti bancari, i mercati finanziari e le assicurazioni e al Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB). Pertanto ho votato in favore della presente relazione, poiché ritengo che l’Unione europea abbia bisogno di un organismo specifico che si occupi della vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario, in grado di identificare i rischi alla stabilità finanziaria e, laddove necessario, in grado di lanciare allerta e formulare raccomandazioni per affrontare suddetti rischi. Tutelare la fornitura di servizi pubblici, promuovere l’innovazione, migliorare il finanziamento delle PMI: questi sono gli obiettivi per giungere alla fine ad una crescita equa e sostenibile.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore della relazione poiché ritengo che l’attuale sistema UE presenti numerosi difetti per quanto riguarda la vigilanza macrofinanziaria e anche perché penso che si tratti di una questione troppo importante per essere trascurata. Dovremmo accogliere con favore ogni iniziativa volta a risolvere questi problemi. L’unico aspetto positivo della crisi, che ha recentemente devastato il mondo, è che ha richiamato la nostra attenzione sulla fragilità dei sistemi economici, sul costante rischio economico troviamo che viviamo e sull’esigenza evidente di creare un organismo incaricato di gestire la vigilanza macroeconomica all’interno dell’UE. Questo è il motivo per cui valuto positivamente il fatto che i deputati di tutti i gruppi politici abbiano votato in favore di questa relazione, che è stata adottata da una maggioranza netta, a dimostrazione delle perplessità diffuse in materia di sovranità fiscale. Ritengo sia estremamente importante che questo nuovo sistema di vigilanza finanziaria operi senza ostacolare il finanziamento dell’economia, salvaguardando al contempo il mercato unico, permettendo all’UE di mantenere il suo status e ammonendo da situazioni rischiose in tempi non sospetti. Per tutti questi motivi sono in favore della creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) La proposta di introdurre un regolamento per istituire un’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali rappresenta una parte del pacchetto sulla vigilanza finanziaria. Tale pacchetto stabilisce la creazione di tre autorità europee fine con il compito di vigilare su alcuni specifici settori finanziari: quello bancario, quello delle assicurazioni e i mercati finanziari. Sostengo in pieno la relazione ed il pacchetto sulla vigilanza finanziaria nella sua interezza, poiché rappresenta, a mio avviso, un importante e necessario passo avanti. In questo modo stiamo apprendendo delle lezioni dalla recessione e dalle sue drammatiche conseguenze sull’economia e sull’occupazione, causate dalle carenze del sistema finanziario vigente. L’obiettivo di questo nuovo quadro di vigilanza è stabilizzare il sistema finanziario e garantirne la stabilità nel tempo.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) La recente crisi economica ha sollevato molti interrogativi, a cui dobbiamo fornire rapidamente una risposta, e ha dimostrato che, sebbene l’Unione europea abbia numerosi strumenti di coordinamento in materia di politiche economiche, questi, fino ad ora, non sono stati sfruttati pienamente ed il sistema di gestione esistente presenta delle lacune considerevoli. La creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB) rappresenta un'innovazione significativa; nessuno finora aveva intrapreso un'analisi macroeconomica a livello europeo il cui obiettivo principale fosse la valutazione dei rischi sistemici. Una stretta cooperazione tra l'ESRB e i soggetti in possesso delle informazioni pertinenti (le autorità di vigilanza nazionali e le autorità europee responsabili di ciascun settore) è la base per la creazione di una vigilanza coerente a livello macroprudenziale e microprudenziale.
George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho richiesto che il Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB) avesse maggiori poteri, al fine di garantire una comunicazione rapida e chiara. L’ESRB creerà un insieme di indicatori che permetteranno di classificare, a partire da una base comune, i rischi dei diversi istituti finanziari transfrontalieri e di identificare che tipo di rischi potrebbero presentare. L’ESRB produrrà anche un sistema a “semaforo” per riflettere i vari livelli di rischio. Il comitato scientifico consultivo includerà tra i suoi componenti anche degli esperti, al fine di rafforzare la capacità dell’ESRB di valutare l’accumularsi di rischi e godere di un alto livello di esperienza. Il Presidente della Banca centrale europea presiederà il Comitato per i primi cinque anni al fine di assicurargli un alto profilo e la credibilità di cui necessita.
Jan Březina (PPE), per iscritto. – (CS) Ho votato in favore della riforma della vigilanza finanziaria all’interno dell’Unione europea, nonostante io nutra molte riserve sulla decisione presa. Il bisogno di regolamentazione è stato promosso eccessivamente a discapito dell’esigenza di un libero mercato per gli istituti bancari e per il settore finanziario. Le competenze delle autorità di vigilanza nazionali ed europee non sono definite chiaramente e i confini che le separano sono decisamente confusi. Nel migliore dei casi, questo scenario potrebbe determinare un’incertezza del diritto per tutti gli attori che operano sul mercato finanziario e, nel caso peggiore, potrebbe portare ad un abuso di potere da parte del regolatore europeo, dal quale gli attori non potrebbero sostanzialmente difendersi.
In assenza di un mercato finanziario unico all’interno dell’UE, la legittimità di un’autorià di vigilanza sovranazionale forte, dotata del potere di decidere sui singoli attori dei mercati finanziari nazionali è discutibile. Se manterremo questa ossessione rispetto alla regolamentazione all’interno dell’UE, come accade nel caso dei mercati finanziari, non ci resterà altro da fare che aspettare mentre la Cina ci allontanerà dal campo d’azione internazionale. Quindi mentre noi critichiamo la concorrenza sleale, già da un po’ di tempo, la Cina non solo ha tratto beneficio da aiuti di Stato generosi, manodopera a basso costo e l’incapacità di applicare standard di tutela ambientale, ma ha anche fatto passi avanti grazie all’innovazione e alle tecnologie moderne. E questo è motivo di preoccupazione e attenzione da parte nostra.
Lara Comi (PPE), per iscritto. –Signor Presidente, onorevoli colleghi, la maggior parte degli economisti ritiene che le previsioni non hanno quasi mai un carattere di ragionevole certezza, quindi l'unico rimedio resta quello di vigilare e di immunizzarsi. Il Parlamento europeo, insieme al Consiglio dei ministri dell'Economia e delle Finanze ed ai Commissari competenti, ha svolto un ottimo lavoro.
Non illudiamoci che questo sia sufficiente, né che si possa cancellare il passato, ma per il futuro possiamo tornare a nutrire fiducia nei confronti del settore bancario e finanziario in quanto la vigilanza macroprudenziale è affidata a un organismo che ha il compito di monitorare l'intero mercato europeo, l'intera area euro e non le sue parcellizzazioni oggi non più valide.
Inoltre, la tutela di quest'autorità si estende dai Paesi europei a tutti quelli la cui valuta è in qualche modo collegata all'euro, e quindi alle nostre imprese e a tutte quelle che con esse fanno affari.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Nel votare in favore di questa relazione, ho richiesto che il Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB) avesse maggiori poteri al fine di garantire una comunicazione rapida e chiara. L’ESRB creerà un insieme di indicatori che permetteranno di individuare delle categorie sulla base dei rischi dei diversi istituti finanziari transfrontalieri e di identificare il tipo di rischi che potrebbero presentare.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Ho deciso di votare in favore della maggior parte delle proposte contenute in questa relazione e della creazione di un Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB). Il Parlamento europeo, consapevole delle proprie responsabilità e forte dei nuovi poteri che gli vengono garantiti ai sensi del trattato di Lisbona, deve svolgere un ruolo centrale migliorando il quadro di vigilanza dell’UE. Dal momento che è impossibile risolvere le debolezze della struttura di vigilanza esistente, evidenziate dalla crisi finanziaria attuale, è ancora più urgente creare dei meccanismi di vigilanza macroprudenziale in grado di garantire la stabilità dei mercati finanziari europei. E’ altrettanto importante salvaguardare l’unità del mercato unico, oltre che attrezzare l’UE con degli strumenti che le permetteranno di difendere l’euro e le altre valute internazionali a livello globale. Vorrei sottolineare altresì l’importante contributo apportato dall’ESRB tramite la proposta che prevede che il suddetto Comitato esegua un’analisi macroeconomica a livello europeo al fine di identificare i potenziali rischi sistemici. Essendo emersa la fragilità della vigilanza prudenziale a livello nazionale, ritengo che la collaborazione tra l’ESRB, le banche centrali, le autorità di vigilanza e “l’economia reale” non solo legittimerà le azioni dell’ESRB, ma contribuirà notevolmente anche a renderle più efficaci.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Dalla recente crisi abbiamo tutti imparato quanto sia necessario riformare la struttura di vigilanza internazionale creando degli organismi europei e, in questo modo, ripensare l’intero concetto di vigilanza macro e microeconomica.
Come ho avuto modo di dichiarare molte altre volte, personalmente non sono preoccupato dalla creazione di autorità di vigilanze europee. Ritengo essenziale che vengano istituite e che siano in grado di svolgere il proprio mandato in modo independente e competente, al fine di rafforzare la fiducia dei mercati e dei loro operatori.
In questo caso specifico, la creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico è pensata al fine di fornire all’Unione europea un sistema di vigilanza efficace senza ostacolare la crescita economica, di salvaguardare il mercato unico dal rischio di frammentazione e, infine, tramite lo sviluppo di una prospettiva europea macroprudenziale, di aiutare a risolvere il problema dell’analisi frammentata del rischio individuale a livello nazionale, rafforzando al contempo l’efficacia dei meccanismi di preallerta e permettendo che la valutazione del rischio venga tradotta in azioni concrete.
La creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico è pertanto positiva e mi auguro che l’eccellenza nello svolgimento del suo mandato sarà il punto di partenza per una migliore vigilanza in seno all’Unione.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La creazione di strutture che permettano interventi preventivi, sostenuti da una valutazione permanente e ben ragionata, dovrebbe essere una priorità nel processo politico e decisionale dell’UE all’interno del quadro vigente, al fine di rispondere all’attuale crisi, in seguito alla quale è essenziale garantire l’efficienza della vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario in seno all’Unione. Dal momento che il Comitato europeo per il rischio sistemico è in grado di monitorare e valutare i rischi del sistema finanziario nelle fasi in cui si ritiene che funzioni normalmente, esso potrebbe costituire quella garanzia di stabilità finanziaria che è così importante per permettere all’economia reale di svilupparsi, portando crescita, ricchezza e posti di lavoro. Vorrei richiamare l’attenzione sulla volontà del relatore di garantire una proposta equilibrata e realistica tramite una vigilanza efficace, che tutelerà il finanziamento dell’economia, il mercato unico e gli interessi e obiettivi dell’UE.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) In occasione della votazione su questa e altre relazioni comprese nel pacchetto di vigilanza finanziaria, abbiamo tenuto a mente il modo in cui il Consiglio, la Commissione ed il Parlamento stesso hanno ritardato le misure in questo settore e si sono limitati all’adozione di decisioni che non intaccano il problema nella sua sostanza, ovvero la speculazione finanziaria, inclusa quella sul debito pubblico.
Il nostro voto contrario alla relazione rappresenta, sostanzialmente, una protesta contro il fatto che stiamo ancora attendendo delle proposte volte a porre fine ai paradisi fiscali, a imporre una tassa sui movimenti dei capitali o a chiudere il mercato dei derivati.
Questo significa che i meccanismi principali di speculazione finanziaria rimangono nel mercato e che le misure intraprese adesso mirano principalmente ad agevolare il controllo da parte dei principali poteri e dei loro gruppi finanziari sugli Stati membri le cui economie sono più fragili, piuttosto che alla lotta ed all’eradicazione della speculazione finanziaria.
In una prima fase, l’attuazione di queste misure potrebbe avere un certo effetto positivo, ma la loro portata è troppo limitata e, se non verranno adottate delle misure basilari, il tempo dimostrerà che la speculazione continuerà.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Accolgo favorevolmente la proposta della Commissione europea volta a istituire un nuovo organismo chiamato Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB) in risposta alla crisi finanziaria, economica e sociale che ha colpito l’intera Unione europea. L’ESRB opererà sotto gli auspici della Banca centrale europea e monitorerà e valuterà i rischi che potrebbero attentare alla stabilità del sistema finanziario nel suo complesso. Oltretutto, l’ESRB dovrebbe emettere delle segnalazioni nei confronti degli Stati membri in merito ai rischi sistemici che potrebbero presentarsi e, laddove necessario, produrrà delle raccomandazioni su come agire per gestire suddetti rischi. I dirigenti della Banca centrale europea, delle banche centrali nazionali, delle autorità di vigilanza europea e le autorità nazionali parteciperanno tutti all’attività dell’ESRB che, in questo modo, svolgerà un ruolo nella prevenzione delle crisi future tramite le sue funzioni di vigilanza macroeconomica.
Edvard Kožušník (ECR), per iscritto. – (CS) Sono certo che il gruppo di esperti guidato da Jacques de Larosière abbia condotto un’eccellente analisi sulle cause della crisi e la sua soluzione a livello europeo. Ciononostante nutro alcune perplessità sul pacchetto legislativo proposto dalla Commissione. Personalmente riesco ad immaginare la creazione di un Comitato europeo per il rischio sistemico. Un’istituzione di questo tipo potrebbe, a mio avviso, avere una sua ragion d’essere. L’Unione ha bisogno di un organismo strategico di questo tipo. Oltretutto ritengo che, proprio per la sua stessa natura, non vi sia alcun pericolo che questa istituzione possa diventare una struttura burocratica dilagante. Tuttavia, ho un’opinione completamente differente sul sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria. Dalla proposta si evince chiaramente come si stia costituendo un mostro burocratico e ancora non è chiaro, al momento, se i suoi poteri estesi verranno esercitati a discapito di quelli degli Stati membri. Se non si vuole estendere il sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria oltre i propositi originari, le sue competenze andranno formulate in modo talmente preciso che non possa sorgere il minimo dubbio sul fatto che la vigilanza quotidiana dei mercati finanziari rimarrà nelle mani degli Stati membri e delle loro autorità di vigilanza indipendenti e che al contempo la responsabilità fiscale dei singoli Stati membri verrà preservata. Dal momento che il pacchetto legislativo nella sua interezza non risponde a questi parametri, non posso votare in suo favore.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha evidenziato gravi debolezze nel sistema di vigilanza finanziaria, sia a livello microprudenziale che macroprudenziale. I modelli di supervisione non si sono adeguati alla globalizzazione che si è verificata in seno al sistema finanziario, all’interno del quale vari gruppi finanziari conducono operazioni transfrontaliere che presentano un rischio sistemico. Pertanto sono mancati cooperazione, coordinamento o una qualunque coerenza nell’applicazione delle norme comunitarie. La direttiva si prefigge dunque di migliorare il funzionamento del mercato interno, garantendo un alto livello di vigilanza e normativa prudenziale e proteggendo i depositari, gli investitori e tutti i beneficiari; di fatto, la sua unica pecca è che non si spinge oltre. È quindi essenziale tutelare l’integrità, l’efficienza e il tranquillo funzionamento dei mercati finanziari al fine di garantire la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche e di rafforzare il coordinamento e la cooperazione internazionali in materia di vigilanza. Ritengo che la creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico sia fondamentale per ottenere un modello di vigilanza efficace e per evitare il rischio sistemico causato dalla natura transfrontaliera dei grandi gruppi finanziari. Tuttavia, è necessario intraprendere altri passi per evitare che si ripropongano le situazioni immorali del recente passato, che hanno danneggiato economie, azionisti, depositari, contribuenti e la credibilità del sistema.
Claudio Morganti (EFD), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, condivido in pieno la relazione e le regole introdotte che mirano ad una maggiore stabilità del mercato. La relazione era necessaria per tutelare l'unità del mercato interno. Salvaguardare il mercato interno è essenziale!
Tuttavia nutro dei dubbi sulla vigilanza che spetterà alla Banca centrale europea, più volte nel passato le banche centrali, che dovevano controllare, non l'hanno fatto e gran parte di questa crisi e proprio colpa loro. Avrei preferito un organo di controllo diverso. Ecco perché ho dato il mio voto positivo al testo ma mi sono astenuto nella votazione della risoluzione legislativa.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Poiché oggi le banche e le compagnie assicurative operano oltre i confini, un meccanismo di vigilanza puramente nazionali per questi istituti è inadeguato, come dimostrato dall’attuale crisi economica e finanziaria. Tuttavia, bisognerebbe considerare positivamente che, nel caso di gravi problemi di bilancio, gli Stai membri hanno mantenuto il potere di prendere le decisioni finali. Questa relazione però si spinge troppo lontano in termini di governance economica europea ed è per questo che ho deciso di astenermi dal voto.
Miguel Portas (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Io mi sono astenuto. Da una parte, il compromesso raggiunto in materia di vigilanza macroprudenziale e microprudenziale rappresenta un passo avanti rispetto all’attuale mancanza di una qualsiasi valutazione o regolamentazione comunitaria del rischio finanziario. D’altra parte, tuttavia, le soluzioni avanzate non sono proporzionali ai problemi che si prefiggono di risolvere. La proposta non tiene in debita considerazione l’interdipendenza dei numerosi attori e prodotti che costituiscono il sistema finanziario o la loro relazione con l’economia reale. In nessun caso si può ridurre il tutto ad una soluzione che rappresenta la somma delle parti e che costituisce la base dell’architettura di vigilanza.
Oltretutto non possiamo trascurare il fatto che la Banca centrale europea potrebbe rappresentare essa stessa un fattore di rischio sistemico nell’accettare i capitali bancari come garanzia per i prestiti. Infine, il Comitato europeo per il rischio sistemico finisce con l’essere l’anello debole in un sistema che concentra il potere effettivo negli accordi tra Stati stipulati per tutelare i propri interessi, estendendo così l’approccio intergovernativo, che oggi caratterizza l’integrazione europea, alla sfera finanziaria.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore della risoluzione poiché approvo la proposta della Commissione e gli emendamenti presentati dal Parlamento. In considerazione dell’integrazione dei mercati finanziari internazionali, è necessario un notevole impegno da parte dell’Unione a livello globale. Il Comitato europeo per il rischio sistemico dovrebbe ampliare la propria esperienza, rivolgendosi a comitati scientifici di alto livello, e assumersi tutte le responsabilità globali richieste, al fine di garantire che la voce dell’Unione venga ascoltata in materia di stabilità finanziaria, specialmente grazie ad una collaborazione a stretto contatto con il Fondo monetario internazionale, il Consiglio per la stabilità finanziaria e tutti i partner del G20.
Evelyn Regner (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato in favore della relazione sulla vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario e sulla creazione di un Comitato europeo per il rischio sistemico, dal momento che costituisce una parte significativa della nuova architettura per il mercato finanziario all’interno dell’UE ed il pacchetto rappresenta un passo essenziale nel cammino verso la regolamentazione dei mercati finanziari. Nel mio ruolo di relatore per parere per la commissione affari giuridici sul Comitato europeo per il rischio sistemico, pur desiderando che gli venissero attribuiti maggiori e più forti diritti di intervento, ritengo che la sua creazione sia un successo. In futuro dovremmo assegnare maggiori competenze alle autorità di vigilanza europee. La vigilanza macroprudenziale ha un senso solo a livello sovranazionale. Ventisette autorità di vigilanza distinte avrebbero difficoltà a valutare i rischi legati al mercato finanziario globale.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) La crisi ha dimostrato che la vigilanza microprudenziale delle autorità nazionali non riesce, da sola, ad individuare i rischi di rilevanza sistemica e a fronteggiarli tempestivamente. È necessario costituire un efficace sistema europeo di vigilanza al fine di monitorare, valutare ed evitare rischi potenziali per la stabilità finanziaria. La relazione sottolinea con forza l’importanza del mantenimento dell’unità del mercato unico europeo. Tuttavia è altrettanto importante tutelare il mercato interno dai prodotti provenienti da quei paesi che non promuovono valori quali la democrazia, l’ecologia e le garanzie sociali, motivo per cui i beni ed i servizi provenienti da suddetti paesi sono sempre più economici e le nostre aziende europee non saranno in grado di competere in queste circostanze. Concordo con le osservazioni fatte questo mese dal Commissario Barroso: “Le persone e le imprese ci sono, ma hanno bisogno di un mercato unico aperto e moderno”. Il mercato comune è la principale risorsa dell’Europa, ma non ne stiamo traendo il massimo beneficio. Soltanto l'8 per cento dei 20 milioni di PMI europee esercita un'attività commerciale oltre confine e meno ancora sono quelle che investono all’estero. Il Comitato europeo per il rischio sistemico rappresenterebbe il principale pilastro della struttura di vigilanza UE e, in tal modo, contribuirebbe a far funzionare il mercato unico in modo più armonico. Oltre ai valori già menzionati, il mercato unico europeo è stato uno dei motivi principali dietro l’adesione all’Unione europea della Lituania e di altri Stati membri di altri colleghi. Qualunque divisione o fraintendimento rischierebbe di vanificare gli sforzi decennali volti a rimuovere confini e barriere.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore di questa relazione poiché la crisi finanziaria ha fatto emergere le carenze dei mercati finanziari a livello internazionale e i mercati europei non hanno fatto eccezione, ovvero non sono rimasti immuni in un’economia globale sempre più integrata. Parallelamente alle proposte per creare un sistema integrato di vigilanza sia a livello microeconomico che a livello macroeconomico, la relazione ha proposto un pacchetto di revisioni delle direttive in materia, soprattutto nel settore bancario e in quello delle obbligazioni, per adattarle ai nuovi assetti nel campo della vigilanza bancaria. Dal momento che anche il G20 ha dichiarato il proprio impegno per costituire un quadro di vigilanza e normativo per il settore finanziario del futuro, che sia più forte e più coerente a livello internazionale, la risposta dell’UE deve essere più ambiziosa, affrontare casi specifici, esprimersi sia sulla vigilanza micro e macrofinanziaria che sulla regolamentazione internazionale e concentrarsi sull’armonizzazione e la comparazione internazionale sui rischi di natura sistemica.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Su questa questione, il Parlamento europeo sta chiaramente prendendo posizione a favore di una maggiore integrazione nel campo della vigilanza finanziaria a livello europeo. Lo apprezzo, poiché ho sempre pensato che l’Europa avesse il dovere di intervenire a questo proposito, al fine di dimostrare ai cittadini europei che stiamo agendo con forza e concretezza per stabilizzare il settore bancario. Per questo, ho sostenuto la relazione ed il compromesso che è stato raggiunto con il Consiglio, poiché l’obiettivo è far sì che queste autorità siano operative il primo gennaio 2011. Mi auguro che d’ora in poi le suddette autorità saranno in grado di esercitare pienamente il proprio mandato nella pratica.
Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore del pacchetto sulla vigilanza finanziaria per le seguenti ragioni. La creazione delle tre autorità deve essere accompagnata da un unico insieme di norme, al fine di garantire un’armonizzazione coerente e un’applicazione uniforme, contribuendo ad un funzionamento più efficace del mercato interno. Le autorità devono garantire un livello elevato, effettivo e uniforme di regolamentazione e vigilanza, prendendo in considerazione gli interessi di tutti gli Stati membri e la diversa natura delle istituzioni finanziarie. Le questioni soggette a standard tecnici dovrebbero essere effettivamente tecniche ed il loro sviluppo richiede la competenza di esperti del settore. Gli standard tecnici adottati tramite gli atti delegati dovrebbero sviluppare, specificare e determinare ulteriormente le condizioni per un’armonizzazione coerente ed un’applicazione uniforme delle norme incluse negli strumenti di base adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio, integrando o emendando alcuni elementi non essenziali dell’atto legislativo. Questa direttiva dovrebbe identificare delle situazioni che richiedono la risoluzione di una questione procedurale o sostanziale di ottemperanza al diritto comunitario ed in cui le autorità di vigilanza potrebbero non essere in grado di risolvere la questione autonomamente. In una situazione di questo tipo, una delle autorità coinvolte dovrebbe poter inoltrare la questione alle autorità di vigilanza europee competenti.
George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho votato in favore di questa relazione dal momento che si prefigge come obiettivo principale la tutela del consumatore. In risposta alla natura complessa dei servizi finanziari esistenti, ho richiesto che la tutela del consumatore venisse posta al centro dell’attività degli ESA, che avranno il potere di esaminare determinati tipi di istituzioni finanziarie, prodotti finanziari come quelli tossici o attività finanziarie come le “vendite allo scoperto nude”, oltre che di valutare i rischi che queste istituzioni potrebbero rappresentare per i mercati finanziari e, se necessario, emettere degli avvertimenti. In alcuni casi specifici previsti nella legislazione finanziaria, gli ESA potrebbero bandire o limitare alcuni prodotti o attività finanziari rischiosi, o persino chiedere alla Commissione di presentare proposte legislative per bandire suddette attività o prodotti in via permanente.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore di questa relazione in cui il Parlamento europeo approva la costituzione dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali. Questa istituzione dovrebbe puntare a migliorare il funzionamento del mercato interno assicurando un livello elevato, effettivo e uniforme di regolamentazione e vigilanza, prendendo in considerazione gli interessi di tutti gli Stati membri, nonché a tutelare gli assicurati e gli altri beneficiari, garantire l’integrità, l’efficacia e il regolare funzionamento dei mercati finanziari, proteggere la stabilità dei sistemi finanziari e rafforzare il coordinamento della vigilanza internazionale a vantaggio dell’economia, incluse le istituzioni finanziarie e le altre parti interessate, i consumatori ed i lavoratori. In questo documento, il Parlamento europeo chiede alla Commissione di esaminare come sarebbe possibile progredire aumentando l’integrazione della struttura la vigilanza di assicurazioni e pensioni aziendali e professionali e, al contempo, puntando alla costituzione di un mercato comune per i servizi finanziari. Considerando che è emerso un rischio reale e serio alla stabilità del mercato interno in conseguenza della crisi economica e finanziaria, nel medio termine, anche il Parlamento richiede la vigilanza delle istituzioni internazionali a livello comunitario e la preparazione di un meccanismo europeo per superare le crisi che l’UE potrebbe dovere affrontare.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La crescente interrelazione tra i mercati nazionali la natura multinazionale, o perlomeno transnazionale, di molti dei principali attori sui mercati finanziari e, specialmente, la crisi economica e finanziaria i cui effetti si avvertono ovunque, hanno fatto emergere l’esigenza di ripensare, riformulare e anche rimodellare il modo in cui ci si occupa di vigilanza a livello europeo.
In questo contesto di adeguamento sistematico alla situazione attuale, le tre autorità europee che sono soggette a questa risoluzione sono particolarmente importanti, dal momento che ad esse sono stata assegnate responsabilità particolari in seno alla nuova struttura, che mira ad affrontare meglio le sfide che emergono oggi e che hanno ripercussioni sulle vite di tutti i cittadini dell’Unione europea.
Mi auguro che la nuova architettura, che è in corso di elaborazione sarà un successo in termini pratici, e che i nostri sforzi congiunti volti a minimizzare i rischi e salvaguardare la trasparenza e la verità sui mercati non si limiteranno alle soluzioni a cui siamo approdati. Mi auguro altresì che saremo sempre disposti ad apprendere dall’esperienza e prendere in conto le pratiche migliori al fine di contribuire a migliorare ciò che è necessario migliorare.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Le competenze assegnate alle cosiddette tre autorità europee di vigilanza (ESA) non si limitano a quanto suggerisce il loro nome. Dovrebbero essere affiancate al Consiglio degli Stati membri. Non dovrebbero potere attuare alcuna misura senza avere ottenuto preventivamente l’approvazione del Consiglio, fatta eccezione per la modifica del loro piano, che prevede la tutela degli investitori, dei risparmiatori e del funzionamento del mercato interno in cooperazione con le istituzioni internazionali. Voto contro questo testo. Le competenze degli ESA ed i loro obiettivi devono essere ripensati.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sin dall'avvio del piano d'azione per i servizi finanziari il Parlamento ha avuto un ruolo centrale nella costruzione del mercato unico dei servizi finanziari, promuovendo non solo l'armonizzazione, la trasparenza e la concorrenza equa, ma garantendo anche la tutela degli investitori e dei consumatori.
Ben prima della crisi finanziaria, il Parlamento ha sollecitato in più occasioni il rafforzamento di condizioni di effettiva parità a livello europeo per tutte le parti interessate, sottolineando rilevanti carenze da parte dell'Europa nella sorveglianza di mercati finanziari sempre più integrati. In tutte le sue relazioni il Parlamento ha invitato la Commissione a esaminare in che modo progredire verso una struttura di vigilanza più integrata. È stata altresì rilevata la necessità di un'efficace sorveglianza dei rischi sistemici e prudenziali dei principali operatori presenti sul mercato.
Al fine di progredire verso una struttura di vigilanza più integrata, la Commissione ha pubblicato proposte legislative volte ad istituire una nuova rete di autorità di vigilanza europea incentrata su tre pilastri: il primo per il settore bancario, il secondo per le assicurazioni e le pensioni aziendali e professionali, il terzo per gli strumenti finanziari e i mercati. Infine va istituito un comitato europeo per il rischio sistemico per monitorare e valutare le potenziali minacce alla stabilità finanziaria.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione di una o più autorità è necessaria ma non sufficiente per rilevare segnali di anomalie e prevenire l'insorgenza di problemi nei mercati finanziari. Il secondo passo consiste nel calibrare queste autorità in modo da assegnare loro funzioni e compiti non ridondanti, concreti, e realizzabili.
Le nuove istituzioni non servono a scaricare le responsabilità, a individuare i colpevoli e a punirli, ma a studiare i mercati e segnalare le criticità, mettendo in evidenza i trend e gli atteggiamenti sbagliati, proponendo soluzioni. L'obiettivo non deve essere la sanzione, perché nessuna punizione pecuniaria potrà mai ristabilire la fiducia; si deve piuttosto puntare alla prevenzione dei problemi, alla soluzione precoce, all'individuazione di quegli indicatori che, più di altri, anticipano l'emergenza di possibili problemi. Questa relazione analizza le seguenti criticità e cerca di risolverle , disegnando un meccanismo che, ex ante e con la nostra conoscenza dei meccanismi finanziari, ha altissime probabilità di funzionare bene.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) In risposta alla natura complessa dei servizi finanziari esistenti, io ho espresso un voto positivo, perché la tutela del consumatore sia posta al centro delle attività degli ESA. Avranno il potere di esaminare determinati tipi di istituzioni finanziarie, prodotti finanziari come quelli tossici o attività finanziarie come le “vendite allo scoperto nude”, oltre che di valutare i rischi che queste istituzioni potrebbero rappresentare per i mercati finanziari e, se necessario, emettere degli avvertimenti. In alcuni casi specifici previsti nella legislazione finanziaria, gli ESA potrebbero bandire o limitare alcuni prodotti o attività finanziari rischiosi, o persino chiedere alla Commissione di presentare proposte legislative per bandire suddette attività o prodotti in via permanente.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) L’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali è diventata imprescindibile in seguito alla crisi economica e finanziaria, che ha evidenziato le carenze degli strumenti per la vigilanza dei mercati e la vulnerabilità dei cittadini europei, in particolar modo i depositari, gli investitori ed i contribuenti che hanno bisogno di una maggiore tutela. Uno dei modi per farlo è vigilare sugli istituti che si occupano di assicurazioni e di pensioni aziendali e professionali nello specifico, come ritengo necessario, concentrandosi sulle agenzie transfrontaliere. Appoggio la relazione del mio collega, l’onorevole Skinner, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, specialmente dal momento che già da tempo, ancor prima dello scoppio della crisi, il Parlamento europeo aveva ammonito sulla natura superficiale del controllo su alcuni mercati finanziari sempre più integrati. Ritengo che il testo presentato dal Parlamento europeo sia più adeguato al bisogno di prevenzione e di migliore gestione di altre possibili crisi, specialmente tramite le misure volte ad aumentare la trasparenza sui mercati finanziari.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Io voto in generale a favore delle misure presentate in questa relazione rispetto ai poteri assegnati alle autorità europee di vigilanza (ESA). Nonostante abbia portato ad esporre le debolezze del mercato finanziario, la situazione attuale delle economie europee e mondiali rappresenta un’ottima opportunità per l’Ue per sviluppare un quadro di vigilanza e regolamentazione più forte e più adeguato alle esigenze di un’economia globalizzata. Le risposte dell’Unione alla crisi devono essere coraggiose, sia a livello di vigilanza e regolamentazione macroprudenziale, che a livello microprudenziale. Ritengo che la nuova architettura di vigilanza debba basarsi sul principio di precauzione, poiché riconosco la complessità di questo progetto. E’ altrettanto importante che gli ESA abbiano la capacità effettiva di andare oltre il monitoraggio dei rischi sistemici delle istituzioni finanziarie nazionali e che siano in grado di valutare i rischi transfrontalieri e sistemici a livello europeo, nonché i rischi sistemici internazionali.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Per porre fine alla crisi finanziaria che ha sconvolto il mondo, destabilizzato la nostra economia, peggiorato la disoccupazione e incrementato l’indebitamento, sono necessarie regolamentazione e vigilanza. Ecco perché è stato importante per noi dimostrare il nostro sostegno e votare in favore delle sei relazioni che propongono una riforma ambiziosa e su larga scala della governance economica. Questo accordo rappresenta un primo passo verso delle autorità forti ed indipendenti, di cui abbiamo bisogno nell’interesse dei cittadini europei. Con questa votazione, ci siamo assunti la nostra responsabilità dal momento che, il 1 gennaio 2011, verranno istituite tre autorità per la vigilanza sui mercati, il ramo bancario e quello assicurativo, nonché il Comitato europeo per il rischio sistemico presieduto dal Presidente della Banca centrale europea.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Come risulta ormai evidente, a causa delle conseguenze della crisi economica e finanziaria, il prosieguo del successo del processo di integrazione europea dipende in modo assoluto dalla sua capacità di trovare soluzioni per il rafforzamento dei poteri delle strutture di vigilanza integrate a livello europeo. La sovranità nazionale dipende sempre più dall’intervento sovranazionale tramite strutture comunitarie, che abbiano risorse e poteri che permettano loro di agire e delineare strategie, indifferenti all’influenza di desideri ed esigenze nazionali isolate. Ribadisco dunque il mio sostegno ad un rafforzamento dei poteri delle strutture europee incaricate di agire e svolgere attività di vigilanza nei vari settori finanziari europei, come nel caso dell’Autorità bancaria europea, dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali e dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – La proposta della Commissione europea volta ad aggiornare una serie di direttive nel settore bancario e in quello delle obbligazioni in modo da adeguarle alla nuova architettura europea di vigilanza finanziaria deve essere accolta con favore. Il nuovo quadro di vigilanza finanziaria dovrebbe andare oltre i singoli rischi delle istituzioni finanziarie regolate dalle autorità di vigilanza nazionale e concentrarsi su un orizzonte più ampio di rischi sistemici, promuovendo al contempo la cooperazione europea sul rischio di ordine sistemico a livello internazionale.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha evidenziato gravi debolezze nel sistema di vigilanza finanziaria, sia in singoli casi che all’interno del sistema finanziario nella sua interezza I modelli di supervisione non si sono adeguati alla globalizzazione che si è verificata in seno al sistema finanziario, all’interno del quale vari gruppi finanziari conducono operazioni transfrontaliere che presentano un rischio sistemico. Pertanto sono mancati cooperazione, coordinamento o una qualunque coerenza nell’applicazione delle norme comunitarie. La direttiva si prefigge dunque di migliorare il funzionamento del mercato interno garantendo un alto livello di vigilanza e normativa prudenziale e proteggendo i depositari, gli investitori e tutti i beneficiari. E’ quindi essenziale tutelare l’integrità, l’efficienza e il tranquillo funzionamento dei mercati finanziari al fine di garantire la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche e di rafforzare il coordinamento e la cooperazione internazionali in materia di vigilanza. La creazione di un sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria e la definizione dei suoi poteri sono fondamentali al fine di raggiungere un modello di vigilanza efficace in tutti i settori. Tuttavia, è necessario intraprendere altri passi per evitare che si ripropongano le situazioni immorali del recente passato, che hanno danneggiato economie, azionisti, depositari, contribuenti nonché la credibilità del sistema.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Poiché oggi le banche e le compagnie assicurative operano oltre i confini, un meccanismo di vigilanza puramente nazionale per questi istituti è inadeguato, come dimostrato dall’attuale crisi economica e finanziaria. Tuttavia, bisognerebbe considerare positivamente il fatto che, nel caso di gravi problemi di bilancio, gli Stati membri hanno mantenuto il potere di prendere le decisioni finali. Questa relazione però si spinge troppo lontano in termini di governance economica europea ed è per questo che ho deciso di astenermi dal voto.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Questa direttiva dovrebbe identificare delle situazioni che richiedono la risoluzione di una questione procedurale o sostanziale di ottemperanza al diritto comunitario ed in cui le autorità di vigilanza potrebbero non essere in grado di risolvere il problema autonomamente. In una situazione di questo tipo, una delle autorità coinvolte dovrebbe poter inoltrare la questione all’autorità di vigilanza europee competenti (ESA). L’ESA dovrebbe intervenire attenendosi alla procedura indicata nel regolamento sulla sua costituzione e a questa direttiva.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) La crisi finanziaria ha dimostrato che il regolamento finanziario è inadeguato e i meccanismi per la supervisione dei mercati sono deboli. Tutti sappiamo che la semplice cooperazione tra autorità di vigilanza nazionali non è stata sufficiente per un mercato interno unico, che è uno spazio realmente senza frontiere. Per questo ritengo che una nuova Autorità di vigilanza europea possa consentire di prevenire più agevolmente future crisi, in quanto abbiamo bisogno di istituzioni più flessibili per risposte più rapide. Credo che il Comitato europeo per il rischio sistemico giocherà un ruolo predominante nella vigilanza e nella valutazione dei potenziali rischi per la nostra stabilità finanziaria. Abbiamo bisogno di una serie di norme che creino condizioni paritarie, come anche di una maggiore tutela, che sia più adatta ai nostri risparmiatori, consumatori e contribuenti, nonché alle nostre piccole e medie imprese. È essenziale salvaguardare la posizione di coloro che stanno subendo maggiormente la crisi e garantire strumenti di credito per le future congiunture negative. Dobbiamo inoltre prestare particolare attenzione ai grandi soggetti finanziari, solitamente considerati “troppo grandi per fallire”, che possono, come abbiamo sperimentato, provocare il crollo dell’intero sistema finanziario globale.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Questa proposta di regolamento che istituisce l’Autorità bancaria europea rientra nel pacchetto concernente la supervisione finanziaria, pacchetto che crea tre Autorità europee preposte a sovrintendere a settori specifici del comparto finanziario: banche, assicurazioni e mercati finanziari. Come per le relazioni Skinner e Giegold sulle altre due autorità di vigilanza, sostengo incondizionatamente la presente relazione e il pacchetto sulla supervisione finanziaria nel suo complesso in quanto, a mio giudizio, rappresentano un passo avanti importante e, soprattutto, necessario (si rimanda alla dichiarazione di voto sulla relazione Skinner).
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi complimento con il relatore per l’annoso lavoro e per i risultati di compresso raggiunti. È ormai risaputo che la crisi finanziaria prima e quella economica poi hanno evidenziato quanto sia fondamentale per l’Europa avere una sola voce: di fronte a una crisi economica mondiale l’UE non può essere divisa.
Abbiamo visto che la regolamentazione finanziaria europea era insufficiente e che i meccanismi di vigilanza si sono rilevati poco efficaci. Tale relazione tenta perciò di porre rimedio a queste carenze: del tutto apprezzabile il tentativo di istituire un’autentica autorità europea con competenze chiare. Lodevole anche lo sforzo di stabilire un meccanismo di soluzione di crisi future.
Il nostro compito è anzitutto quello di tutelare gli interessi dei cittadini e dei risparmiatori, che in alcuni casi hanno visto andare in fumo i propri risparmi: giusta dunque l’istituzione di un fondo UE, prefinanziato dalle istituzioni finanziarie, che – come stabilito dall’emendamento 137 – protegga i depositanti. Ritengo dunque la relazione equilibrata nei suoi intenti, anche quando individua un ruolo ben preciso alle PMI (vedi emendamenti 169-170), che ancor’oggi pagano il prezzo più alto di questa crisi. Per questo ho votato a favore.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il sistema bancario, che svolge la sua cruciale funzione sociale ed economica, ha la caratteristica di perseguire molteplici obiettivi e di causare effetti spesso indesiderati.
Se lo scopo principale degli azionisti è la creazione di ricchezza, quello di alcuni portatori di interessi può essere il supporto ad un sistema imprenditoriale sempre a corto di liquidità, o la creazione di ricchezza mediante strumenti finanziari che agevolino il risparmio. Ferma restando la sacralità degli obiettivi di ciascuno, non si può trascurare l'impatto che le decisioni gestionali di queste imprese possano avere sul tessuto economico e sociale circostante.
È dovere della politica, dunque, salvaguardare le istanze dei vari attori, pur chiedendo che nessuno si sottragga ai propri doveri morali e sociali. È quindi compito dell’ Europa predisporre la necessaria vigilanza affinché ciascuno possa raggiungere i propri fini senza scontrarsi con gli altri soggetti coinvolti. E non si può che applaudire all'istituzione di un'Autorità che saprà farsi valere nel portare avanti questa missione.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Voto a favore della maggior parte delle proposte contenute nella relazione oggi sottoposta alla nostra attenzione, così come a favore dell’istituzione di un’Autorità bancaria europea. La crisi finanziaria ha messo in luce molte debolezze della supervisione finanziaria e, soprattutto, del sistema bancario comunitario. Alla luce di ciò, il pubblico europeo si è reso conto che il Parlamento e la Commissione stavano intraprendendo misure urgenti. Di conseguenza, nella situazione in cui attualmente ci troviamo, spetta a noi sviluppare meccanismi di prevenzione che ci consentano di adattare meglio l’economia europea a potenziali futuri sconvolgimenti. A tal fine, la creazione dell’Autorità bancaria europea rappresenta un contributo fondamentale alla supervisione finanziaria, in quanto sarà responsabile della definizione del modus operandi e del modello di governo per la gestione delle crisi, dalla necessità di un intervento precoce alla risoluzione, ove del caso, delle potenziali insolvenze.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché introduce proposte innovative per quanto concerne la vigilanza degli istituti finanziari, specialmente quelli transfrontalieri. Ritengo sia importante che i grandi soggetti finanziari usufruiscano di un trattamento speciale nel documento, in quanto il loro fallimento potrebbe causare il crollo dell’intero sistema finanziario. La creazione di un fondo europeo prefinanziato dagli istituti di credito per salvaguardare i risparmiatori e salvare le istituzioni in difficoltà se il loro fallimento potrebbe danneggiare l’intero sistema è, a mio parere, una soluzione idonea per colmare le lacune e ovviare all’inefficacia del sistema che ci ha condotti nella situazione di grave crisi in cui ora versiamo.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Se c’è una lezione che tutti abbiamo imparato dalla recente crisi è la necessità di riformare la struttura di vigilanza delle istituzioni creando organismi europei e, dunque, ripensare l’intero concetto di micro e macrosupervisione. L’Autorità bancaria europea è frutto di tale riflessione.
La fiducia nel sistema bancario è stata gravemente compromessa dalla crisi finanziaria globale, per cui i mercati, e gli europei in generale, hanno urgentemente bisogno di ricominciare ad avere fiducia nella solidità e nella robustezza delle loro banche, nonché soprattutto riacquistare fiducia negli organi di vigilanza. Per questo il ruolo riservato alla nuova Autorità bancaria europea è così decisivo per il futuro.
Su tale aspetto non vi sono dubbi: laddove esistono istituti finanziari il cui fallimento possa provocare il crollo dell’intero sistema finanziario, non è possibile continuare a restare passivi.
Come ha detto giustamente il collega García-Margallo y Marfil, che ha svolto un ruolo fondamentale nell’ambito dell’elaborazione dell’intero pacchetto sulla supervisione, abbiamo soltanto due alternative: più poteri alle autorità di vigilanza nazionali o più Europa; più protezionismo o più mercato interno. In merito, non ho dubbi quanto alla via da seguire: più Europa e più mercato interno, con una vigilanza rigorosa e competente.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Un’Autorità bancaria europea consoliderà l’efficacia della radicale riforma dell’attuale sistema di supervisione per i mercati finanziari in cui sono ora impegnate le istituzioni comunitarie. Ciò garantirà una base strutturale agli interventi con sufficienti poteri per evitare che si ripeta l’ultima crisi finanziaria globale, che sarebbe insostenibile per la società e l’economia globale. Infatti, accettare un sistema di supervisione basato sugli sforzi delle autorità nazionali è del tutto inappropriato perché la loro giurisdizione è delimitata dai rispettivi confini, mentre gli operatori di mercato sono istituti finanziari le cui attività si svolgono nello spazio europeo senza frontiere. Mi corre dunque l’obbligo di richiamare l’attenzione del relatore sull’importanza delle piccole e medie imprese e la prospettiva europea della proposta.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa è un’altra relazione inserita nel pacchetto concernente la supervisione finanziaria che si basata sulla proposta di regolamento che istituisce l’Autorità bancaria europea come parte integrante di un sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria.
In uno dei suoi articoli, la relazione afferma che l’obiettivo dell’autorità è salvaguardare l’interesse pubblico contribuendo alla stabilità e all’efficacia a breve, medio e lungo termine del sistema finanziario per l’economia dell’Unione, i suoi cittadini e le sue aziende.
Anche in questo caso, sono decisioni che non intervengono sul problema fondamentale, ossia la speculazione finanziaria. A meno che non si ponga fine al mercato dei derivati e ai paradisi fiscali, la creazione di autorità europee in tali ambiti sarà praticamente inutile.
Il nostro voto contro la relazione è soprattutto una protesta per il fatto che non ci è stata sottoposta alcuna proposta intesa a porre fine ai paradisi fiscali imponendo una tassa sui movimenti di capitale o chiudendo i mercati dei derivati.
Ciò che emerge con chiarezza da tutto il pacchetto finanziario è il tentativo di dare l’illusione che si stiamo risolvendo i problemi della crisi, ma senza affrontare le lacune di base che consentono ai gruppi finanziari di trarre grande profitto dalla speculazione, compresa quella sul debito sovrano degli Stati membri con economie più fragili.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) L’istituzione dell’Autorità bancaria europea (EBA) rientra nelle proposte della Commissione formulate a seguito delle raccomandazioni della relazione Larosière del febbraio 2009. Accolgo con favore la creazione di tale Autorità come risposta europea alla crisi economica e finanziaria che ha messo a repentaglio in maniera concreta e grave la stabilità del mercato interno. Questo sistema di vigilanza paneuropeo è volto a instaurare una stretta collaborazione e un coordinamento strutturato tra autorità nazionali ed europee per garantire la stabilità del sistema finanziario dell’Unione e colmare le lacune esistenti tra i diversi regimi nazionali. Un nuovo comitato costituito dai capi delle banche centrali europee monitorerà e agirà contro i rischi macroeconomici man mano che emergono in Europa. L’EBA prenderà decisioni direttamente applicabili agli istituti finanziari e allerterà la Commissione in merito a transazioni di mercato o prodotti pericolosi. L’EBA svolgerà inoltre un ruolo fondamentale nell’identificazione dei rischi sistemici e parteciperà all’eventuale risoluzione di una crisi.
Thomas Mann (PPE), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore dell’eccellente relazione dell’onorevole García-Margallo, che costituisce un elemento significativo del pacchetto sulla supervisione finanziaria. Le nostre richieste inequivocabili, a due anni dallo scoppio della crisi finanziaria globale, caratterizzano un progetto ambizioso. La futura Autorità bancaria europea (EBA) abbinerà gli organismi di controllo dei fornitori di servizi finanziari nazionali. Questo è un prerequisito fondamentale per tenere sotto controllo i mercati finanziari, che sono strettamente interconnessi. Per creare un corpus normativo europeo, è necessario sviluppare norme tecniche obbligatorie. Lo scopo è evitare in maniera efficace che la concorrenza sui mercati finanziari sia distorta e porre termine all’eccessiva speculazione. Le transazioni sui mercati finanziari devono diventare più trasparenti. A tal fine, dobbiamo monitorare i prodotti a rischio come derivati e vendite allo scoperto. Per il bene dei consumatori e delle piccole e medie imprese, non è accettabile che gli operatori possano in larga misura sottrarre, senza alcun controllo, le proprie attività alla supervisione dei mercati finanziari. Noi parlamentari abbiamo fatto buon uso del peso politico che abbiamo assunto dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009. Abbiamo dimostrato che esiste un’unitarietà tra i gruppi e abbiamo trovato soluzioni che rendono evidente il valore aggiunto europeo. Nessuna crisi può essere risolta singolarmente da ogni Stato. È giunto il tempo di una supervisione bancaria efficace in grado di evitare sempre, come ha detto il Commissario Barnier, che una crisi si trasformi in un disastro.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha messo in luce gravi lacune della supervisione finanziaria, sia in singoli casi sia in relazione al sistema finanziario nel suo complesso. I modelli di vigilanza hanno avuto una prospettiva nazionale e non sono stati adeguati alla globalizzazione in atto all’interno del sistema finanziario, in cui diversi gruppi finanziari effettuano le proprie operazioni valicando i confini, con i rischi sistemici che ciò comporta. Nell’applicazione della legislazione comunitaria non vi è dunque stata alcuna forma di cooperazione, coordinamento o coerenza. Orbene, lo scopo della presente direttiva è proprio quello di migliorare il funzionamento del mercato interno garantendo un livello elevato di supervisione e regolamentazione prudenziale, nonché salvaguardando risparmiatori, investitori e tutti i beneficiari. È quindi essenziale tutelare l’integrità, l’efficienza e il regolare funzionamento dei mercati finanziari, mantenere la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche e rafforzare il coordinamento e la cooperazione internazionale nel campo della vigilanza. Ritengo che la creazione dell’Autorità bancaria europea sia fondamentale per ottenere un modello di supervisione efficace. Molti altri passi vanno tuttavia compiuti per evitare che si manifestino nuovamente le situazioni profondamente immorali del recente passato, che hanno danneggiato economie, azionisti, risparmiatori, contribuenti e credibilità del sistema.
Sławomir Witold Nitras (PPE), per iscritto. – (PL) Dal punto di vista della Polonia, ma anche da quello dell’Unione nel suo complesso, poter contare su una legislazione uniforme riveste la massima importanza. Una serie di regolamenti, parte integrante del pacchetto sulla supervisione finanziaria, oggi sono entrati in vigore. La crisi finanziaria ha rivelato una serie di lacune nel sistema finanziario globale, tra cui l’assenza di una supervisione appropriata degli istituti finanziari in Europa. In risposta a tali lacune, abbiamo adottato proposte volte al rafforzamento della supervisione dei mercati finanziari nell’Unione.
Sin dall’inizio, la Polonia è stata favorevole alla nomina di organismi di vigilanza forti e indipendenti in grado di prendere decisioni vincolanti a livello sovranazionale. È stato importante per noi che gli organismi di vigilanza, che saranno di impronta europea, fossero molto forti e avessero una gamma molto ampia di competenze.
Tale obiettivo è stato in larga misura conseguito. Va anche notato che le soluzioni individuate sono soddisfacenti. Vi sono infatti soluzioni che riconciliano gli interessi nazionali dei 27 Stati membri, il cui merito va in larga misura al Parlamento europeo. Per la prima volta in tema di finanze, i membri del Parlamento europeo si sono espressi all’unanimità e hanno raggiunto un accordo in merito alla legittimità delle decisioni prese.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) In un’epoca in cui banche e compagnie di assicurazione operano a livello transfrontaliero, una forma puramente nazionale di vigilanza di tali soggetti è inadeguata, come dimostra l’attuale crisi economica e finanziaria. Va tuttavia interpretato positivamente il fatto che, in caso di gravi problemi di bilancio, gli Stati membri hanno mantenuto il potere di prendere le decisioni finali. La presente relazione si spinge però troppo in direzione di un governo economico europeo, ragion per cui mi sono astenuto all’atto della votazione.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'attuale crisi finanziaria ha messo in luce un problema che il Parlamento europeo aveva denunciato molti anni fa, ossia l'insufficienza della regolamentazione finanziaria e la debolezza dei meccanismi di vigilanza dei mercati.
Il Parlamento aveva avvertito che al fine di evitare una crisi sistemica sarebbe stato necessario perseguire tre obiettivi: liberalizzare i mercati, rafforzare i meccanismi di controllo e armonizzare le imposte sul risparmio. Per colmare le lacune normative e attenuare e correggere la fragilità dei sistemi di vigilanza, la Commissione raccomanda l'istituzione di una rete di autorità nazionali di vigilanza e l'introduzione di un corpus unico di norme che tuteli depositanti, investitori e consumatori dell'Unione europea.
La soluzione europea implicherebbe attribuire ai collegi delle autorità di vigilanza la facoltà di dettare norme vincolanti qualora le autorità nazionali di vigilanza non raggiungano un accordo. La relazione parlamentare propone inoltre la creazione in un fondo europeo prefinanziato dalle istituzioni finanziarie per proteggere i depositanti e soccorrere le istituzioni nel caso in cui il loro fallimento possa arrecare danni al sistema nel suo complesso. Il fine ultimo di tale relazione è quello di stabilire un meccanismo di soluzione delle crisi future che riduca le possibilità che il contribuente europeo si trovi a dover affrontare le conseguenze derivanti da un crollo del sistema finanziario.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché concordo con la proposta della Commissione europea e dei rispettivi emendamenti introdotti dal Parlamento europeo.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un tempo di crisi economica e finanziaria l'Unione europea dovrebbe adottare forti misure a livello europeo aumentando il controllo sugli istituti bancari e sui mercati finanziari. La creazione di 4 nuovi organi di controllo potrebbe presentarsi come valida alternativa, garantendo una stretta collaborazione con gli organi di supervisione nazionali.
Non si tratterebbe di organi responsabili di monitorare l'intero settore di loro competenza, ma specifiche istituzioni finanziarie composte dai rappresentanti al più alto livello delle autorità di supervisione nazionali che contribuiranno ad armonizzare gli standard e la regolamentazione fra gli Stati UE. In particolare, l'autorità bancaria europea valuterà l'accesso, la disponibilità e i costi del credito per i consumatori e le piccole e medie imprese.
A conclusione del G20 l'idea di tassare le banche, fortemente sostenuta sia dal presidente Barroso sia da Van Rompuy, non è stata nemmeno presa in considerazione. In un'Europa ancora esposta alla crisi è necessario intervenire congiuntamente al fine di costruire regole comuni a livello europeo.
Bogusław Sonik (PPE), per iscritto. – (PL) La crisi ha rivelato le debolezze dei quadri di vigilanza dell’Unione, divisi da confini nazionali, dimostrando altresì la necessità di una maggiore supervisione degli istituti finanziari sovranazionali. I decisori europei hanno ritenuto indispensabile introdurre un sistema armonizzato di supervisione finanziaria. Per un anno è stato svolto un lavoro molto intenso e si sono compiuti sforzi per creare una struttura europea per tale sistema. Sin dall’inizio, il Parlamento ha spinto per una supervisione comunitaria forte dei mercati finanziari, persuadendo Consiglio e Commissione ad adottare la sua posizione. Saranno create tre nuove istituzioni di vigilanza, le cui competenze andranno ben oltre la natura consultiva degli attuali comitati.
La funzione del quarto organismo, il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), consisterà nell’osservare costantemente in maniera attenta la situazione del mercato e formulare avvertimenti in caso di rischio crescente nell’economia europea. Un’unione economica e monetaria richiede la costruzione di un sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria che funzioni bene e l’esito del voto odierno è un passo importante in tale direzione.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Durante la crisi sono emersi con chiarezza l’assenza di una regolamentazione finanziaria adeguata in Europa e lo scarso sviluppo della supervisione dei mercati. Non occorre probabilmente ricordare che la Lituania è uno dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria globale. In passato, la crescita della Lituania era fondata pressoché interamente su fondi concessi in prestito sulla base di un credito a interesse ridotto, provenienti per la maggior parte da finanziatori stranieri alla ricerca di un utile immediato. Quando la crisi è scoppiata, le aziende sono rimaste a malapena in piedi. È evidente che non ha assolutamente alcun senso continuare ad applicare meccanismi la cui inefficacia è emersa con chiarezza durante la crisi. Ora abbiamo bisogno di una politica forte e ambiziosa per creare un sistema di supervisione europeo più efficace, integrato e sostenibile. Sono lieto di vedere gli emendamenti presentati alla proposta della Commissione, elaborata essenzialmente dalla prospettiva del settore bancario, prescindendo dalla posizione di coloro i quali hanno bisogno di finanziamenti.
È importante per noi includere le piccole e medie imprese perché la loro attività dipende dai finanziamenti delle banche più di quanto dipenda quella delle grandi aziende. Spero che riusciremo a creare un’istituzione europea affidabile con poteri chiari e un meccanismo di gestione delle crisi in grado di garantire che non siano i contribuenti europei a doversi fare carico dell’onere più grande dopo qualunque cambiamento a breve termine del sistema finanziario.
Derek Vaughan (S&D), per iscritto. – (EN) La presente relazione, come le relazioni corrispondenti votate nell’ambito del pacchetto sulla supervisione finanziaria, è foriera di una nuova era nel campo della regolamentazione del settore finanziario, in cui le banche non potranno più trarre vantaggio dalle zone grigie dei regimi normativi e l’Unione sarà in grado di assicurare una maggiore tutela dalle attività e dai prodotti finanziari rischiosi. Tali relazioni devono essere apprezzate soprattutto dai consumatori, in quanto la creazione delle nuove autorità di vigilanza europee significa che l’Unione adesso sarà in grado di regolamentare le attività transfrontaliere degli istituti finanziari e garantire che gli interessi dei consumatori siano quelli tenuti maggiormente in considerazione nelle decisioni prese dalle banche.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Mi compiaccio per gli impegni assunti dal mio gruppo politico durante la crisi finanziaria, impegni che sono stati ampiamente sostenuti dal Parlamento europeo. È stato indispensabile per noi rivedere il sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria. L’assenza di coordinamento tra gli organismi di vigilanza nazionali ha amplificato il futuro rischio di un fallimento degli istituti finanziari. Creando tre nuove autorità europee responsabili della supervisione del funzionamento delle banche, dei mercati finanziari, delle compagnie di assicurazione e dei regimi pensionistici, abbiamo costituito un quadro completo per la supervisione finanziaria. In tal modo, le banche saranno regolamentate dall’Autorità bancaria europea in maniera standard e coordinata. Dotata di un effettivo potere coercitivo, l’Autorità avrà l’ultima parola in caso di disaccordo con i regolamentatori nazionali del sistema bancario. Garantendo che gli istituti finanziari siano solvibili e consentendo una maggiore trasparenza per quanto concerne prodotti e mercati finanziari, si assicurerà anche una maggiore tutela degli investitori, delle aziende, dei risparmiatori e dei consumatori. Questo nuovo strumento, pertanto, non sarà soltanto appannaggio di un gruppo ristretto di esperti finanziari, ma andrà realmente a beneficio di chiunque.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione in quanto ritengo che il mercato finanziario europeo non possa sopravvivere né funzionare adeguatamente se all’interno dell’Unione i meccanismi della supervisione finanziaria per lo spazio comunitario continuano a differire. Credo che sia essenziale che l’Unione sviluppi una nuova architettura finanziaria basata anche su una solida supervisione finanziaria operante nello stesso modo nei vari paesi dell’Europa. Così facendo, si creeranno meccanismi per evitare crisi come quella con la quale ci stiamo attualmente confrontando, reagendo in maniera tempestiva e contribuendo a risolvere i problemi sistemici che permangono nei nostri grandi mercati. Rafforzare tali meccanismi riveste la massima importanza perché, senza di essi, l’Unione continuerà ad alimentare un grave handicap finanziario che preclude quella stabilità dei prezzi e dei mercati finanziari che tanto auspichiamo. Soltanto regolamentando il sistema bancario e finanziario e vigilando su di esso in tutta l’Unione, oltre che condividendo i dati in maniera rigorosa e riservata, potremo essere più competitivi e stabili sul mercato globale e consolidare un’economia più forte e sicura.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Ancora una volta avallo il compromesso raggiunto con il Consiglio in merito al pacchetto sulla supervisione finanziaria (si rimanda alle dichiarazioni di voto sulle relazioni Skinner, Goulard, Sánchez Presedo, García-Margallo y Marfil e Giegold), come anche sulla questione specifica del ruolo della BCE. La Banca centrale europea ha dato prova della sua capacità di gestire in maniera efficace e ragionevole la crisi finanziaria. Deve pertanto svolgere un ruolo centrale all’interno del Comitato europeo per il rischio sistemico perché sono in gioco la credibilità e l’efficacia di quest’ultimo.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Banca centrale europea ha finora dimostrato di saper fare bene il proprio mestiere. A Francoforte è stata presa sul serio la lotta all'inflazione e da quando è entrato in circolazione l'euro non è mai registrato un aumento dei prezzi sistematicamente superiore all'obiettivo fissato.
Tutto questo è dovuto alla grande professionalità dei tecnici della BCE, oltre che al costante interscambio con il mondo finanziario e quello accademico, per un efficace monitoraggio delle politiche e la certezza di essere sempre al passo con lo stato dell'arte. Inoltre, la reputazione acquisita dall'Eurotower, anche grazie all'imponente eredità della Bundesbank, ha permesso di contenere l'entità della crisi in Europa, e di rendersi conto di alcuni segnali sul cui intervento, tuttavia, finora nessuno aveva competenza.
È dunque la Banca Centrale Europea il miglior candidato per assumere un ruolo chiave all'interno del nuovo sistema di vigilanza europeo. Pur senza eccedere con le aspettative, ci si può attendere un ottimo lavoro da chi finora ha dimostrato di avere capacità, competenza e conoscenze.
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore dell’odierna relazione in quanto ritengo che per la supervisione finanziaria si debba creare una dimensione europea. Non possiamo tuttavia essere ingenui nelle nostre aspettative. Una nuova struttura finanziaria non ci permetterà di evitare completamente le crisi economiche e finanziarie. D’altro canto, l’Unione europea disporrà di un quadro giuridico a sostegno di un intervento più rapido. La Banca centrale europea è un’istituzione che ha dato prova della sua validità durante la crisi economica grazie alla sua azione tempestiva ed efficiente. Per questo apprezzo il fatto che la neocostituita autorità, il Comitato europeo per il rischio sistemico, nasce sotto gli auspici della BCE. Deploro nondimeno la decisione di non concedere al Comitato il potere di comminare sanzioni agli Stati membri o agli istituti finanziari.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) L’architettura proposta per la regolamentazione e la supervisione finanziaria attualmente in discussione nell’Unione europea non sarà in grado di funzionare in maniera efficiente se la supervisione continuerà a essere frammentata a livello nazionale. Partendo da tale presupposto, voto a favore della presente relazione. Non sarà ovviamente possibile evitare crisi future. Nondimeno, è possibile attenuarne gli effetti sociali ed economici sull’Unione sviluppando meccanismi di supervisione micro e macroprudenziali elaborati in maniera più accurata. Il Comitato europeo per il rischio sistemico, in quanto organismo di vigilanza macroprudenziale, svolgerà pertanto un ruolo cruciale. Tuttavia, sebbene non possa imporre misure o sanzioni agli Stati membri o agli istituti finanziari, la credibilità della sua azione è garantita non da ultimo dal prestigio e dalla buona reputazione della Banca centrale europea.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Se c’è una lezione che tutti abbiamo imparato dalla recente crisi è la necessità di riformare la struttura di vigilanza delle istituzioni creando organismi europei e, dunque, ripensare l’intero concetto di micro e macrosupervisione.
Come ho avuto modo di ribadire innumerevoli volte, l’esistenza di autorità di vigilanza europee non desta in me alcun timore. Ritengo infatti essenziale che esistano e possano assolvere il proprio mandato, in maniera indipendente e competenze, rafforzando la fiducia dei mercati e dei loro operatori. L’Europa ha urgentemente bisogno di sviluppare capacità specializzate nel campo della supervisione macroprudenziale per rilevare il rischio sistemico, in altre parole per individuare i rischi esistenti per la stabilità finanziaria a livello europeo, suonando ove del caso il campanello di allarme e garantendo che la situazione sia monitorata.
Tuttavia, la struttura di vigilanza che stiamo attualmente adottando, specialmente il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), che non sarà in grado di imporre misure o sanzioni agli Stati membri o agli istituti finanziari, conta in larga misura sulla capacità della Banca centrale europea (BCE) di svolgere le proprie attività e assolvere i compiti assegnatile. Ritengo che il prestigio e la reputazione della BCE rappresentino un valore aggiunto per il nuovo CERS.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La necessità di garantire le condizioni per una supervisione europea più forte ed efficace dei mercati finanziari si è tradotta in un impegno risoluto da parte del Parlamento, divenuto più chiaro e apprezzabile con l’aggravarsi dell’attuale crisi economica e finanziaria. Un sistema di vigilanza a livello nazionale, basato sulla prospettiva individualistica di ogni Stato membro si è dimostrato sempre più inattuabile e inaffidabile, vista l’estensione globale dei mercati finanziari, sempre più integrati l’un l’altro nel loro sviluppo. Sono dunque favorevole alla presente proposta di risoluzione legislativa del Parlamento. Opportunamente dotato di supporto tecnico e avvalendosi della capacità e delle risorse della Banca centrale europea, il Comitato europeo per il rischio sistemico sicuramente svolgerà un ruolo decisivo nel consentire all’Unione di agire più precocemente e rapidamente analizzando le informazioni sull’andamento del sistema e identificando i possibili rischi, il che sarà essenziale per prevenire nuove crisi o, se sono inevitabili, attenuarne gli effetti negativi e trovare rapidamente modi per invertire la tendenza.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Sebbene possa essere coerente cercare di istituire un organismo di vigilanza del rischio sistemico, molto meno lo è porlo sotto la supervisione della Banca centrale europea (BCE). Un organismo del genere dovrebbe realmente essere interstatale. Questo non è assolutamente il caso nella proposta che stiamo esaminando. Un organismo presieduto dal Presidente della BCE, che ciecamente ne segue la dottrina a vantaggio degli operatori privati, non promuoverà nulla che sia contrario ai loro interessi. Voto contro la presente relazione che avalla il controllo della BCE sul Comitato europeo per il rischio sistemico.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La necessità di rispondere a una futura crisi finanziaria e i nuovi modelli di supervisione micro e macroprudenziale hanno portato alla creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) e al sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria. Tuttavia, è solo il prestigio della Banca centrale europea (BCE) che renderà efficace questo nuovo sistema, in quanto il nuovo CERS non potrà imporre misure o sanzioni agli Stati membri o agli istituti finanziari e i suoi avvertimenti non saranno vincolanti. La missione di questa nuova architettura di supervisione coordinata dalla BCE e a essa subordinata consisterà nell’anticipare futuri scenari di crisi in maniera che si possano adottare misure preventive per bloccare lo scoppio di nuove crisi. Sarà inoltre necessario garantire che tutte le selezioni per i ruoli dirigenziali nel sistema si basino sui criteri dell’effettiva capacità e del merito, anziché su una ripartizione di poteri politicamente comoda tra Stati membri.
Aldo Patriciello (PPE), , per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'UE sta creando un quadro per la salvaguardia della stabilità finanziaria. Per scongiurare il rischio di nuove e gravi crisi finanziarie, l'Europa necessita di un quadro istituzionale per risolvere l`insolvenza degli istituti finanziari di importanza sistemica.
Saranno create una nuova autorità di vigilanza macroprudenziale, il comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), e una nuova vigilanza microprudenziale, il sistema europeo di vigilanza finanziaria, la cui efficienza è garantita dal prestigio della BCE, poiché il nuovo CERS non sarà in grado di imporre misure o sanzioni agli Stati membri o agli istituti finanziari e le sue segnalazioni non saranno vincolanti. Conseguentemente la loro efficacia dipende dalla considerevole reputazione della BCE e dalla competenza riconosciuta del suo personale.
Lo scopo principale dell'architettura di vigilanza è evitare che in futuro avvengano situazioni drammatiche come la crisi che stiamo attualmente attraversando, nonché garantire la stabilità finanziaria . Il nucleo del successo della nuova politica di regolazione e supervisione dei mercati finanziari sarà dato proprio dall'interconnessione tra la vigilanza micro e macro. In questo modo il segretariato del CERS avrà un ruolo importante nel garantire uno scambio efficiente e rapido dei dati coinvolti.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché il Parlamento europeo ha sempre svolto un ruolo predominante e centrale nella costruzione di un mercato unico per i servizi finanziari, promuovendo attivamente l’armonizzazione, la trasparenza e la concorrenza in maniera da garantire una tutela più estesa e adeguata a quanti ne hanno maggiormente bisogno, come i consumatori e gli investitori su piccola scala. Abbiamo già chiesto periodicamente la creazione di tali condizioni, sottolineando alcune lacune della supervisione dei mercati finanziari. Esorto pertanto la Commissione europea a esaminare il modo migliore possibile per orientarci verso una struttura di supervisione più integrata, parallelamente al delicato processo di costruzione di un mercato unico sempre più integrato e solido per i mercati finanziari. Spero che con tale relazione si possa contribuire a creare un organismo comunitario che effettivamente si adoperi per dare il proprio apporto a un radicale processo di armonizzazione a livello europeo che sia di esempio per tutto il mondo.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Questa proposta di regolamento che istituisce l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati rientra nel pacchetto concernente la supervisione finanziaria, pacchetto che crea tre autorità europee preposte a sovrintendere a settori specifici del comparto finanziario: banche, assicurazioni e mercati finanziari. Come per le relazioni Skinner e García-Margallo y Marfil sulle altre due autorità di vigilanza, sostengo incondizionatamente la presente relazione e il pacchetto sulla supervisione finanziaria nel suo complesso in quanto, a mio giudizio, rappresentano un passo avanti importante e, soprattutto, necessario (si rimanda alla dichiarazione di voto sulla relazione Skinner).
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’istituzione dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati rientra nella strategia dell’Unione volta a rafforzare il ruolo dell’esecutivo europeo di vigilanza dei mercati per evitare situazioni conseguenti che possano comportare rischi sistemici come quelli che hanno sconvolto i mercati finanziari dal settembre 2008 e, successivamente, l’economia di quasi tutti i paesi. Tuttavia, la nuova caratteristica distintiva di tale autorità non consiste nel fatto che sarà investita di poteri di supervisione centralizzati perché, al riguardo, segue la falsariga di tutte le altre autorità che costituiscono il sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria, bensì nel fatto che, per la prima volta, si concedono a un’autorità europea responsabilità di supervisione diretta degli operatori di un mercato, il che presuppone anche il suo coinvolgimento nella concessione di autorizzazioni, nella conduzione di indagini e nell’imposizione di sanzioni.
Questo sta accadendo in un momento in cui il precedente sistema di vigilanza è stato limitato alla semplice regolamentazione ed elaborazione di proposte, successivamente trasferite alle corrispondenti autorità degli Stati membri. Intendo esprimere il mio sincero apprezzamento e la mia curiosità di fronte a questa sfida e attendo con ansia di vedere come saranno attuate le disposizioni delle direttive e che cosa cambierà a seguito della creazione di tale agenzia (in altre parole, la direttiva sulle agenzie di rating del credito, in cui i principali interlocutori non sono soltanto estremamente importanti, ma anche i maggiori operatori globali).
David Casa (PPE), per iscritto. – (EN) Questa nuova autorità europea di vigilanza ora costituirà parte della struttura europea di vigilanza per la supervisione finanziaria, responsabile più specificamente della supervisione microprudenziale di specifici istituti. L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati svolgerà un ruolo particolarmente importante nella regolamentazione e della supervisione delle agenzie di rating del credito. Sono molto compiaciuto per i risultati raggiunti dalla commissione ECON in proposito. Ho votato a favore della relazione così come è stata elaborata dal relatore.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione anche se gli attuali progressi non rispondono pienamente alle promesse fatte nel 2009 ai vertici del G20, dove i leader europei si sono impegnati a giungere a una regolamentazione rigida ed efficace dei prodotti e degli istituti finanziari. Tuttavia, tale pacchetto normativo non colma l’assenza di un governo economico. Senza armonizzazione fiscale, senza politica industriale comune, senza iniziative forti per la crescita e l’occupazione, non saremo in grado di resistere alla pressione del mercato né garantire che la ricchezza prodotta in Europa sia equamente distribuita tra tutti i cittadini.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Voto a favore della creazione di un’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati per lo stesso ordine di ragioni che mi vedono favorevole alla creazione di un’Autorità bancaria europea e vi attribuisco la medesima importanza. Lo faccio perché la vulnerabilità dei mercati all’intensa speculazione avvenuta nei centri finanziari negli ultimi anni e al crollo delle aziende europee, nonché alle ripercussioni che ne sono derivate sul dinamismo dell’economia e del mercato interno dell’Unione, ha dimostrato la necessità di rafforzare la regolamentazione del mercato europeo e mondiale. Casi come Lehman Brothers, che hanno messo in luce le debolezze dell’Unione in un mondo globalizzato, ne sono la riprova. Credo anche che la creazione del Fondo europeo di stabilità secondo quanto proposto nella relazione potrebbe rappresentare un valido contributo al monitoraggio degli istituti finanziari maggiormente esposti a rischi.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché chiede la riforma dei mercati finanziari dell’Unione europea garantendo la supervisione e introducendo norme più efficaci per una migliore identificazione dei rischi all’interno del sistema finanziario. Appoggio tali misure perché istituiscono un’autorità di vigilanza europea unica per gli istituti transfrontalieri a livello europeo e un meccanismo comunitario per risolvere le crisi che li colpiscono.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Se c’è una lezione che tutti abbiamo imparato dalla recente crisi, indipendentemente dalle nostre convinzioni politiche o dalla nostra visione del mondo, è la necessità di riformare la struttura di vigilanza delle istituzioni creando organismi europei e, dunque, ripensare l’intero concetto di micro e macrosupervisione.
Sono innumerevoli elementi positivi dell’accordo che abbiamo raggiunto e oggi messo ai voti. Uno di essi è la creazione di organismi europei indipendenti per vigilare su banche, compagnie di assicurazione e mercati finanziari, organismi che non si sostituiranno alle autorità di vigilanza nazionali, ma collaboreranno con esse cercando di assolvere il proprio mandato di supervisione prudenziale e analisi dei rischi sistemici in maniera da evitare che il settore bancario europeo e i mercati finanziari comunitari siano colpiti da un’altra crisi di proporzioni analoghe a quelle della crisi con la quale ci stiamo confrontando.
Poiché i mercati finanziari sono stati duramente colpiti dalla crisi, è urgentemente necessario ristabilire la fiducia. Il larga misura ciò dipenderà dal ruolo delle autorità di vigilanza, che dovranno svolgere i propri compiti in maniera competente ed efficace in modo da trasmettere la necessaria fiducia a investitori e aziende.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Se vi deve essere una regolamentazione efficace dei mercati finanziari e speculativi, rammendando le circostanze che hanno condotto all’attuale crisi, crisi che ha avuto gravi conseguenze sull’Europa e i paesi sviluppati, è fondamentale garantire un intervento efficace ed efficiente a livello di transazioni con strumenti finanziari, in linea con l’impegno profuso dal Parlamento e altre istituzioni europee. Lo scopo è creare una base strutturale per il monitoraggio, la valutazione, la supervisione e l’intervento che, entro un quadro giuridico efficace, impedisca il ripetersi di situazioni come quelle che hanno provocato lo scoppio dell’attuale crisi economica, finanziaria e sociale. In tale contesto, all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati si dovrà conferire non soltanto un’idonea personalità giuridica, ma anche un’autonomia legale, amministrativa e finanziaria per garantire la sicurezza e la stabilità dei mercati e la trasparenza delle transazioni, evitando nuovi rischi sistemici.
Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. – (GA) Le nuove agenzie miglioreranno la cooperazione esistente tra regolamentatori nazionali e contribuiranno a un approccio più coerente rispetto alla supervisione del settore dei servizi finanziari. Tali agenzie saranno in grado di colmare le lacune esistenti nell’attuale sistema di supervisione garantendo che i problemi che da qualche tempo si sono manifestati in alcuni paesi europei non riemergano. Queste modifiche a livello europeo integreranno le misure già attuate dal governo irlandese per rafforzare la regolamentazione del settore dei servizi finanziari nazionale.
Robert Goebbels (S&D), per iscritto. – (FR) Essendo stato assente da Strasburgo in quanto ho rappresentato il Parlamento europeo alla riunione annuale dell’Assemblea interparlamentare dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) svoltasi ad Hanoi dal 20 al 25 settembre, non ho potuto votare per il pacchetto sulla supervisione finanziaria. Volevo pertanto manifestare in merito il mio pieno sostegno.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Giegold che istituisce l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati perché l’Unione ha urgentemente bisogno di dotarsi di strumenti per la supervisione dei mercati finanziari in maniera da evitare nuove crisi finanziarie ed economiche. La creazione di tale Autorità, come quelle previste dal resto del “pacchetto sulla supervisione”, ci consente di passare dal semplice coordinamento delle autorità nazionali, i cui interessi talvolta divergono notevolmente, a vere e proprie autorità europee. In tal modo, le attività delle agenzie di rating del credito, sulle quali ricade una grande responsabilità rispetto allo scoppio della crisi finanziaria, d’ora in poi saranno soggette a una supervisione europea diretta. Questo è un passo innegabile nella giusta direzione, anche se il cammino da percorrere è ancora lungo.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) L’istituzione dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) nell’ambito delle proposte della Commissione formulate a seguito delle raccomandazioni della relazione Larosière del febbraio 2009 va accolta con favore. Tale Autorità rafforzerà considerevolmente la supervisione del settore finanziario in Europa. L’Autorità prenderà decisioni direttamente applicabili agli istituti finanziari e allerterà la Commissione in merito a transazioni di mercato o prodotti pericolosi. L’ESMA svolgerà inoltre un ruolo fondamentale nell’identificazione dei rischi sistemi e parteciperà in caso di risoluzione di una crisi. In più, in caso di emergenza, l’ESMA potrà, nell’ambito dei propri poteri, adottare una decisione a maggioranza semplice che obblighi le autorità di vigilanza nazionali a intraprendere determinate misure, misure che dovranno contribuire alla stabilità e al regolare funzionamento dei mercati finanziari.
Mario Mauro (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto favorevole è frutto della soddisfazione per l'accordo raggiunto con il Consiglio. La creazione di un'autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati rappresenta un risultato molto importante per il Parlamento europeo, ha dato un contributo di qualità e di competenza al regolamento, ma è un risultato che rende orgoglioso in particolar modo il gruppo PPE.
Ci siamo infatti sempre battuti per colmare le grandi lacune normative in materia e per correggere la fragilità dei sistemi di vigilanza. Molto importante è stato l'aver ottenuto la sicurezza di un’integrazione del Comitato europeo per il rischio sistemico con le autorità europee di vigilanza e l’attribuzione di maggiori competenze alle nuove autorità. Questo contribuirà in maniera decisiva a dare a questi strumenti la giusta dimensione comunitaria.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha messo in luce gravi lacune della supervisione finanziaria, sia in singoli casi, sia in relazione al sistema finanziario nel suo complesso. I modelli di vigilanza hanno avuto una prospettiva nazionale e non sono stati adeguati alla globalizzazione in atto all’interno del sistema, in cui diversi gruppi finanziari effettuano le proprie operazioni valicando i confini, con i rischi sistemici che ciò comporta. Nell’applicazione della legislazione comunitaria non vi è dunque stata alcuna forma di cooperazione, coordinamento o coerenza. Orbene, lo scopo della presente direttiva è proprio quello di migliorare il funzionamento del mercato interno garantendo un livello elevato di supervisione e regolamentazione prudenziale, nonché salvaguardando risparmiatori, investitori e tutti i beneficiari. È quindi essenziale tutelare l’integrità, l’efficienza e il regolare funzionamento dei mercati finanziari, mantenere la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche e rafforzare il coordinamento e la cooperazione internazionale nel campo della vigilanza. La creazione dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati è fondamentale per ottenere un modello di supervisione efficace. Tuttavia, molti altri passi vanno compiuti per impedire il ripetersi delle situazioni profondamente immorali del recente passato, che hanno danneggiato economie, azionisti, risparmiatori, contribuenti e credibilità del sistema.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Ho votato a favore della presente risoluzione in quanto ritengo che l’Unione europea sia sprofondata in questa crisi soprattutto a causa di una vigilanza insufficiente su strumenti finanziari, risorse bancarie e fondi pensionistici. Non dobbiamo soltanto provvedere alla supervisione dei mercati finanziari e identificarne i rischi, bensì anche sviluppare un meccanismo per evitare speculazioni finanziarie e rendicontazioni finanziarie fraudolente.
Soltanto allora l’Unione europea sarà in grado di reagire tempestivamente alla situazione in diversi Stati membri: mi riferisco ora alla Lettonia, alla Grecia e all’Ungheria, dove si è giunti quasi all’insolvenza. È parimenti necessario identificare i nomi di coloro che hanno fornito informazioni false a livello comunitario e nascosto la vera situazione interna di diversi paesi dell’Unione.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) In un’epoca di mercati transfrontalieri, una forma puramente nazionale di vigilanza di tali soggetti è inadeguata, come dimostra l’attuale crisi economica e finanziaria. Va tuttavia interpretato positivamente il fatto che, in caso di gravi problemi di bilancio, gli Stati membri hanno mantenuto il potere di prendere le decisioni finali. La presente relazione si spinge nondimeno troppo in direzione di un governo economico europeo, ragion per cui mi sono astenuto all’atto della votazione.
Miguel Portas (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Mi sono astenuto. Da un lato, il sistema di vigilanza micro e macroprudenziale è un passo avanti rispetto all’attuale situazione in cui la supervisione è frammentata tra i diversi paesi. Il progetto di normativa sulle Autorità di vigilanza europee non si esprime però sulle soluzioni per trattare gli istituti finanziari già tanto grandi e diversificati da impedire all’Unione di lasciarli fallire, visto il rischio sistemico che oggigiorno presentano. Si dovrebbe affermare con chiarezza nel documento che tali istituti dovrebbero essere suddivisi chiudendo le attività che operano con prodotti finanziari non trasparenti.
D’altro canto, la relazione non affronta il problema delle agenzie di rating con sufficiente fermezza. Il Parlamento avrebbe dovuto essere meno ambiguo affermando che il prezzo del debito sovrano non può essere stabilito da un oligopolio del rating che si definisce un “mercato”.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché concordo con la proposta della Commissione e dei rispettivi emendamenti introdotti dal Parlamento europeo. L’Autorità deve agire nell’intento di migliorare i meccanismi di funzionamento del mercato interno, non da ultimo instaurando un livello elevato, efficace e coerente di regolamentazione e supervisione, tenuto conto degli interessi di tutti gli Stati membri e della diversa natura degli istituti finanziari.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Oggi il Parlamento europeo ha adottato una normativa che istituisce nuove Autorità europee di vigilanza finanziaria (per le banche, le compagnie di assicurazione, i regimi pensionistici, gli strumenti finanziari e i mercati) e un Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS). La votazione odierna non soltanto crea una supervisione finanziaria a livello europeo, ma rappresenta anche una pietra miliare nella creazione di una nuova architettura finanziaria comunitaria e una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari europei. Una regolamentazione comunitaria è l’unica risposta possibile alle sfide finanziarie con le quali siamo chiamati a confrontarci per evitare un ritorno al caos finanziario. Ciò sottolinea la rilevanza dell’Unione in un momento in cui sta nuovamente facendo capolino la rinazionalizzazione. Le autorità di vigilanza saranno più importanti di quanto originariamente previsto e, su insistenza del Parlamento, saranno dotate degli strumenti necessari per poter intervenire adeguatamente.
Un’alleanza interpolitica di parlamentari si è adoperata per garantire che alle Autorità fossero conferiti poteri reali di fronte all’opposizione di alcuni Stati membri che si sono rifiutati di riconoscere le lezioni che abbiamo tratto dalla crisi finanziaria. Purtroppo, sembra che il Parlamento debba continuare a combattere per assicurare che le nuove Autorità siano in grado di fornire una supervisione degna di tale nome. Ciò significa garantire che le nuove Autorità siano adeguatamente dotate di personale e abbiano poteri di vigilanza diretta sull’infrastruttura del mercato (come controparti centrali e archivi di dati). I verdi stanno già collaborando con gli altri gruppi politici principali in tal senso.
Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La votazione finale sul “pacchetto finanziario” ha segnato la fine dei negoziati con il Parlamento in merito a una regolamentazione comunitaria minima delle finanze. Ho votato contro il pacchetto finanziario perché le risposte formulate non sono state adeguate all’attuale crisi e tanto meno sarebbero in grado di evitare crisi future.
Non è sufficiente istituire nuovi organismi per regolamentare il settore finanziario, specialmente quando tali organismi danno prova di gravi lacune. La composizione del consiglio generale del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) ne è un esempio lampante, visto che comprende soltanto rappresentanti della Banca centrale europea (BCE), della Commissione e delle banche centrali nazionali.
Le misure adottate dal Parlamento europeo sono, nella migliore delle ipotesi, un primo passo verso la creazione di un sistema adeguato di controllo degli istituti finanziari.
È tempo di affrontare la realtà e rendersi conto del vero danno sociale causato dal cosiddetto realismo economico e finanziario. Le soluzioni proposte non sono adeguate alla crisi né di alcuna utilità.
Damien Abad (PPE), per iscritto. – (FR) La relazione mette in luce gli effetti negativi della contraffazione e della violazione dei diritti di proprietà intellettuale online nel settore creativo nel suo complesso sull’occupazione e l’intera economia europea. Sono convinto che, per salvaguardare ulteriormente la proprietà intellettuale, sia necessario rendere più interessante il contenuto legale online. Inoltre, in quanto membro della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, credo che sia fondamentale rendere consapevoli i consumatori dei rischi posti dai prodotti contraffatti in termini di salute e sicurezza. Per questo ho votato a favore della relazione e continuo a ritenere che si debbano compiere sforzi attraverso campagne di sensibilizzazione, rivolte specialmente ai giovani, nella lotta alla contraffazione.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Gallo sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno. È una relazione di iniziativa, ossia non di natura legislativa, che assume un approccio a mio giudizio equilibrato. Per me, la sfida in tale ambito è la seguente: da un lato, abbiamo bisogno di salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale in quanto garantiscono una creatività e un’innovazione dinamiche e propositive; dall’altro, però, abbiamo bisogno di sviluppare servizi legali che consentano al maggior numero di persone possibile di accedere agevolmente al contenuto creativo online. Attendo ora che la Commissione europea proponga modelli che compendino i due requisiti, segnatamente la tutela del diritto d’autore garantendo nel contempo un ampio accesso al contenuto creativo. Come la relatrice, penso che si debbano svolgere studi per valutare gli sviluppi e i possibili miglioramenti del mercato digitale in Europa attraverso la consultazione delle parti interessate e il costante coinvolgimento del Parlamento europeo.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della risoluzione. La violazione dei diritti di proprietà intellettuale rappresenta una vera minaccia per le nostre economie e società perché l’innovazione e la creatività hanno un notevole valore aggiunto per l’economia europea. Il fenomeno della violazione online dei diritti di proprietà intellettuale ha assunto proporzioni preoccupanti, specialmente per chi opera nel campo del contenuto creativo, e il quadro giuridico esistente è incapace di offrire ai titolari dei diritti in Internet una tutela effettiva garantendo nel contempo un equilibrio tra tutti gli interessi in gioco, compresi quelli dei consumatori. Accolgo con favore la proposta di istituire l’Osservatorio, che diventerebbe uno strumento per raccogliere e scambiare dati e informazioni su tutte le forme di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, aiutandoci a capire la reale gravità della violazione dei diritti di proprietà intellettuale online e adottare le misure necessarie a livello comunitario per combattere la contraffazione e altre forme di violazione di tali diritti online.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Vorrei esprimere il mio apprezzamento per l’impegno profuso dalla commissione giuridica e il lavoro svolto dalla relatrice che hanno condotto all’adozione dell’odierna relazione.
Sebbene il documento assuma la forma di una risoluzione non legislativa, il Parlamento trasmette alla Commissione il messaggio che gli artisti devono essere tutelati, specialmente gli artisti nazionali, che sono i più soggetti al rischio di estinzione a causa della pirateria in Internet.
Si fornisce di seguito un elenco degli artisti rumeni che vorrebbero che la relazione fosse adottata: TAXI, MORANDI, Elena Gheorghe, George Nicolescu, Florin Chilian, Cleopatra Strătan e Pavel Strătan, NICO, PROCONSUL, CLASS, Claudia Cream, HI-Q, VOLTAJ, Cristina Rus, DIRECŢIA 5, SMILEY, HARA, SIMPLU, SISTEM, Ştefan Hruşcă, Delia Matache, DJ PROJECT, Laurenţiu Duţă, Mihai Mărgineanu, DEEPCENTRAL, Cătălin Josan, XONIA, Z.O.B., PLANET MOLDOVA, KEO, NEXTEK, Andreea Bălan, Deepside Deejays, Aisa & DJ Yaang, Liviu Hodor, Arsenium, Andreea Bănică, BUG MAFIA, Leya, Sasha Lopez, Celia, David Deejay, GeoDaSilva, Giulia Anghelescu, SUNRISE INC, IMPACT, Alina Crişan, DJ LAYLA DYA, DJ Sava, No 7, Lili Sandu, Lavinia, Guess Who, Grasu XXL, Nelu Strătan, PARAZIŢII.
Sono lieto di aver potuto dare il mio modesto contributo al successo di una relazione equilibrata, attraverso le posizioni adottate sia in sede di commissione giudica sia all’interno del gruppo PPE.
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) La violazione dei diritti di proprietà intellettuale costituisce una minaccia non soltanto per la salute e la sicurezza dei consumatori, bensì anche per tutti i settori dell’industria, in particolare quello della creatività e dell’innovazione.
È dunque importante che le misure citate nella risoluzione siano applicate, specialmente quelle riguardanti la formazione e il sostegno alle aziende sulle modalità per ottenere brevetti e la lotta alla contraffazione dei prodotti, oltre a quelle concernenti le campagne di sensibilizzazione a livello europeo, nazionale e locale in merito agli effetti negativi della contraffazione e della pirateria per l’economia e la società. Concordo inoltre con la necessità di aumentare il numero delle campagne di sensibilizzazione rivolte ai giovani consumatori europei.
Vorrei infine sottolineare l’importanza di proporre strumenti di pagamento più adeguati per agevolare l’acquisizione legale di contenuto, aumentando in tal modo il volume dei trasferimenti elettronici legali nell’Unione europea.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la relazione perché equiparando la condivisione dei file per scopi non commerciali alla contraffazione e al furto l’onorevole Gallo e la destra europea incoraggiano milioni di utenti Internet che ascoltano musica e guardano film a violare la legge. Così facendo, fanno ergere gli artisti contro il loro stesso pubblico senza garantire loro un centesimo di più. Contrariamente a quanto vorrebbe farci credere, la destra europea non difende gli artisti, bensì le grandi aziende e il loro modello economico superato. La presente relazione è soltanto una prosecuzione della politica del governo francese, che si preoccupa più degli interessi delle major della musica e del mondo dello show-business che delle libertà fondamentali dei cittadini. Un siffatto atteggiamento non può contrapporsi alle sfide della creazione nell’era digitale.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la struttura del sistema produttivo europeo e il suo vantaggio competitivo internazionale sono strettamente collegati all'innovazione e al capitale umano in senso ampio. La ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni, o di nuovi processi per risolvere i problemi, costituiscono la base del benessere e della prosperità dei paesi europei nei decenni a venire.
Non è certo grazie alle materie prime o al basso costo della manodopera che l'UE al momento riesce ad importare ricchezza, ma alla produzione di idee, alla formazione di fornitori di servizi e alla capacità di arrivare per primi con novità utili al mercato. È quindi fondamentale, per la nostra permanenza su scenari internazionali, stimolare la creazione di proprietà intellettuale mediante la giusta retribuzione, assicurata da un temporaneo diritto di sfruttamento esclusivo. In particolare, questa relazione punta giustamente il dito contro la contraffazione e la pirateria, proponendo misure per combattere queste due piaghe. Allo stesso tempo, sono favorevole all'adozione di misure ad hoc per internet e per il settore culturale, in modo da evitare fenomeni di massa difficili da contrastare mentre si promuovono comportamenti virtuosi.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) La pirateria in Internet ha di fatto assunto proporzioni allarmanti, minacciando i diritti di proprietà intellettuale. Ho però votato contro la presente proposta di risoluzione perché non garantisce un equilibrio tra gli interessi di tutte le parti coinvolte, con il rischio di nuocere ai diritti dei consumatori. Sussiste il pericolo che venga imposta una censura in un ambito che ha acquisito un ruolo importante nella vita dei cittadini proprio grazie alla libertà di espressione. Credo dunque che sia necessario assumere un approccio più giusto nei confronti della questione, non semplicemente un approccio unilaterale. Alla luce di ciò, penso che si debba prestare maggiore attenzione alle opportunità offerte ai consumatori europei di acquistare materiale online legalmente anziché scaricarlo illegalmente.
Luigi Ciriaco De Mita (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella votazione della relazione Gallo sui diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno sono stati contemperati due diritti tra loro complementari: da un lato il diritto particolare alla proprietà intellettuale di chi è autore e/o editore del bene creato, e, dall’altro, il diritto più generale alla conoscenza da parte dei destinatari dello stesso bene.
L’Unione europea non può essere solo mercato interno, ove le imprese operano e tutelano i loro beni e servizi prodotti, ma è anche uno spazio comune di cittadinanza e di libertà, in cui i cittadini possano esprimersi e informarsi, anche vicendevolmente. Il piegare tutto agli interessi privati, creando eccessivi e non giustificati ed equi limiti alla libera diffusione delle creazioni dell’intelletto, potrebbe comprimere oltremisura lo spazio comune ove l’espressione del pensiero assume il rilievo di bene pubblico.
È importante, quindi, che le creazioni dell’intelletto siano tutelate, ma è altrettanto importante che le modalità della loro tutela non sia eccessiva, al fine di renderle pienamente disponibili in modi e in tempi ragionevolmente minimi a favore dell’intera collettività, a partire da quella Internet.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Per la maggior parte delle persone, il termine “proprietà” è sempre riferito a possedimenti materiali. Fin troppo spesso, tuttavia, si dimentica che anche la produzione intellettuale deve dar luogo a diritti derivanti dalla titolarità: parliamo del diritto d’autore. In tal modo, artisti, scrittori, compositori, autori e creatori di ogni genere dovrebbero poter legittimamente percepire un compenso per l’uso delle loro opere, mentre i consumatori dovrebbero poter accedere a una serie legale e diversificata di contenuti in Internet. La relazione dell’onorevole Gallo, messa ai voti oggi, mercoledì 22 settembre, chiarisce un aspetto: il fenomeno della pirateria online, contro il quale i titolari dei diritti di proprietà intellettuale sembrano impotenti, sta diventando diffuso. Occorre dunque un sistema per la tutela del diritto d’autore letterario e artistico che tenga conto dei diritti e degli obblighi degli utilizzatori, nonché delle libertà fondamentali, e promuova l’innovazione in un contesto di chiarezza giuridica a beneficio sia dei consumatori sia dei titolari dei diritti. Sono dunque favorevole al testo posto in votazione questo pomeriggio.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) In Francia, come in Europa, la creazione, la ricerca e l’innovazione attendono. È necessario ristabilire chiarezza e fiducia per tutti gli interessati. Per questo la questione dei diritti di proprietà intellettuale è legittima. Con i nostri voti, abbiamo dunque espresso la nostra posizione sulla lotta alla contraffazione (specialmente dei farmaci), sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione dei giovani ai temi della proprietà intellettuale e sul sostegno alle piccole e medie imprese (PMI). D’altro canto, alla fine, abbiamo votato contro la relazione Gallo con l’intento di riaffermare la differenza esistente tra condivisione di file tra utenti Internet per scopi privati e contraffazione a opera delle reti a scopo di lucro.
Ci rammarichiamo per il fatto che la relazione adottata non abbia fatto proprie le nostre posizioni, che abbiamo difeso risolutamente in Parlamento e in Francia (pacchetto sulle telecomunicazioni e legge Hadopi), in cui chiedevamo una decisione giudiziaria prima di imporre sanzioni agli utenti Internet. Su quest’ultimo punto, molto delicato, gli interessati devono giungere a proposte apartitiche, senza pregiudizio tecnologico, e in grado, in ultima analisi, di garantire le libertà fondamentali, chiarire il rispetto dei diritti di proprietà e semplificare la creazione.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato contro la risoluzione perché ritengo che la relazione Gallo non garantisca il principio della neutralità e la protezione dei dati personali. La relazione non opera alcuna distinzione tra trasferimento di file per scopi commerciali e privati. La Commissione deve tenere presente, nel creare un quadro giuridico di sanzioni da imporre per la violazione di diritti di proprietà intellettuale, la gravità e l’impatto socioeconomico derivante dalla corrispondente violazione. In proposito, reputo inaccettabile che gravi reati con potenziali effetti notevoli sulla salute e l’integrità dell’individuo siano inseriti nella stessa categoria delle sanzioni penali per reati aventi un impatto economico ridotto o della pirateria riguardante prodotti multimediali online.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Mi sono astenuta alla votazione sulla presente relazione perché non ritengo che abbia individuato il giusto equilibrio tra il rispetto dei diritti degli artisti, la necessità di combattere la contraffazione e la pirateria e la libertà di accesso a Internet.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Le creazioni artistiche, scientifiche, industriali e culturali meritano di essere protette e, proprio per questo, esistono diritti di proprietà intellettuale internazionalmente riconosciuti che garantiscono l’integrità della creazione o dell’invenzione e devono salvaguardarla dalla contraffazione e dalla pirateria. Le moderne tecnologie, però, soprattutto Internet, hanno reso più semplice e accessibile la pirateria e la contraffazione.
Noi tutti sappiamo quanto è facile scaricare illegalmente o acquistare prodotti contraffatti online, così come sappiamo in che misura tale comportamento incide in particolare sui settori creativi. Concordo con la relatrice nell’affermare la necessità di educare i consumatori al diritto dei diritti di proprietà intellettuale e rifiutare la contraffazione e la pirateria, prescindendo da quanto semplice e banale possa sembrare loro.
Ritengo inoltre che sarebbe importantissimo creare un mercato interno digitale per rendere legalmente disponibile il contenuto online come strumento per combattere la pirateria in Internet. Si tratta di misure attive e positive per combattere la pirateria e la contraffazione, misure che sono in linea con l’approccio che, a mio parere, dovremmo assumere in merito.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La tutela dei diritti di proprietà intellettuale è una causa che dovrebbe mobilitare l’intera Unione europea per il bene di una società giusta e progressista e lo sviluppo di un’economia competitiva. Con l’adozione della relazione, il Parlamento europeo dà un notevole contributo per colmare le lacune ancora esistenti nel quadro giuridico in maniera da invertire l’attuale tendenza alla frequente violazione del diritto d’autore in Internet. È importante creare le condizioni per un intervento efficace nello spazio europeo garantendo una maggiore collaborazione tra Stati membri e autorità nazionali su un quadro di intervento comune, specialmente rispetto a un mercato senza frontiere come è Internet. L’Osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale nel migliorare costantemente l’efficacia della lotta alla violazione del diritto d’autore sul mercato internazionale.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente relazione contiene una serie di contraddizioni. Sebbene da un lato vi siano aspetti che meritano il nostro pieno sostegno, soprattutto quando si difende il diritto d’autore, anche affermando che l’incoraggiamento della creatività e la promozione delle industrie della cultura non devono avvenire a discapito degli interessi dei creatori, dall’altro si sconfina nel campo dei brevetti e dell’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) senza tener conto della natura specifica di vari settori. Per questo alla fine ci siamo astenuti.
Così facendo, intendiamo dimostrare che riconosciamo l’esistenza di problemi nel campo del diritto d’autore e la necessità di tutelare vari ambiti, compreso Internet.
Sappiamo che è necessario combattere la contraffazione e la pirateria, ma occorre anche tenere presenti le differenze esistenti tra i settori e non confondere il diritto d’autore con i brevetti, specialmente per quanto concerne software o farmaci.
Avalliamo l’esortazione della Commissione a ricercare un equilibrio tra i vari interessi in gioco, per quanto non siamo certi che possa essere raggiunto. Resteremo comunque attenti agli sviluppi, soprattutto in merito alla tutela del diritto d’autore e delle industrie della cultura in paesi come il Portogallo, senza dimenticare però altri interessi come quelli dei gruppi e dei popoli sfavoriti.
Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione Gallo sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno recepisce, in via generale, quanto già espresso nella precedente comunicazione della Commissione europea, confermando l'esigenza di una duplice tutela di tali diritti, da un lato, e dei consumatori, dall'altro.
Si tratta di una relazione importante, soprattutto per le piccole e medie imprese, molto diffuse nella mia regione, che si trovano spesso inermi di fronte a violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Condivido, inoltre, la tutela che si è voluta accordare all'utente privato, considerando la "copia privata" un'eccezione alla violazione e sostenendo campagne di informazione dirette ai consumatori sulla liceità o meno dei prodotti acquistati sia materialmente, sia via web. Visti i contenuti e l'ottimo lavoro svolto dalla collega Gallo, esprimerò un voto favorevole su tale relazione.
Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. – (GA) Ho proposto un emendamento alla risoluzione volto a porre maggiormente l’accento sui settori economici importanti dai quali le comunità in questione sono molto dipendenti. L’articolo 174 del trattato di Lisbona cita la coesione territoriale come nuovo obiettivo dell’Unione europea. Ciò significa che l’Unione europea deve prestare più attenzione alle esigenze economiche e sociali di coloro che vivono in zone montane, piccole isole fuori costa e regioni ultraperiferiche.
Credo fermamente che l’Unione europea debba rispondere immediatamente a tali esigenze e attuare misure precise in tal senso. Particolare preoccupazione destano i pescatori che lavorano al largo delle coste e attorno alle isole su piccole imbarcazioni. La pesca artigianale è fondamentale per le regioni periferiche, dove non esistono opportunità di occupazione alternative. In Irlanda, la maggior parte delle imbarcazioni operanti in tali zone sono lunghe meno di 15 metri e il tipo e la quantità della catture non hanno effetti di rilievo sugli stock ittici totali.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto. – (PL) Sono decisamente a favore della tutela del diritto d’autore e penso che attualmente tale diritto sia tutelato in maniera illusoria, sulla carta, mentre la tecnologia consente agevolmente di eludere le normative in materia. Sono inoltre contraria alla criminalizzazione degli utenti Internet che si scambiano file per uso privato. Penso, come nel caso delle organizzazioni di consumatori, che questo sia frutto dell’assenza di una possibilità di scelta chiara e legale, che per gli utenti Internet sarebbe semplice attuare. Sarebbe meglio se semplificassimo l’accesso legale in Internet al materiale tutelato, per esempio attraverso una piattaforma operante in tutta l’Unione che offra tale materiale gratuitamente o a fronte di un pagamento simbolico, mentre il costo del pagamento della licenza sarebbe a carico degli inserzionisti. Accostandosi al problema in termini creativi, dobbiamo adattare le normative esistenti alle realtà del XXI secolo. Nella nostra risoluzione, purtroppo respinta, avevamo proposto di sostenere nuovi modelli economici che avrebbero consentito un finanziamento realistico, introducendo chiari principi per la ripartizione dei proventi tra gli autori. La relazione Gallo assume un approccio restrittivo al fenomeno dello scaricamento dei file da Internet, criminalizzandolo al pari della produzione di farmaci o componenti per il settore automobilistico contraffatti, il che è manifestamente sproporzionato.
Le misure non legislative suggerite per migliorare l’applicazione della legge destano in me qualche preoccupazione rispetto ai diritti fondamentali. Penso che adottando la risoluzione Gallo, il Parlamento abbia trasmesso un pessimo segnale all’opinione pubblica sul modo in cui interpreta l’equilibrio tra diritti di proprietà intellettuale e diritti fondamentali. Spero che il buon senso nuovamente prevalga quando discuteremo le proposte relative a specifici atti legislativi.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Ovviamente i diritti di proprietà intellettuale devono essere rispettati e ovviamente la violazione di tali diritti deve essere punita perché compromette gli interessi dei nostri creatori, delle nostre economie e delle nostre aziende. Nondimeno, non abbiamo potuto approvare la relazione dell’onorevole Gallo perché, dietro le poche osservazioni sulla contraffazione di beni materiali, che la Commissione combatte veementemente, il vero obiettivo è lo scaricamento da Internet, che purtroppo coinvolge milioni di persone.
Il fatto è che l’onorevole Gallo è una rappresentante eletta del partito che in Francia ha imposto la legge “Hadopi”. Nulla di quanto contenuto nella sua relazione di fatto afferma che le misure in essa fortemente sollecitate comporteranno una qualche garanzia di una procedura giudiziaria e strumenti di riparazione in caso di eventuali violazioni. Parimenti non vi è alcuna garanzia del diritto alla copia per scopi privati. Non possiamo criminalizzare, monitorare né incolpare milioni di utenti Internet europei perché l’industria della cultura sta lottando per adattarsi alle nuove tecnologie e presentare ai cittadini offerte commerciali degne di questo nome.
Sylvie Goulard (ALDE), per iscritto. – (FR) La relazione di iniziativa sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno è stata adottata con 328 voti favorevoli, 245 contrari e 81 astensioni. Come la stessa autrice del testo, l’onorevole Gallo del gruppo PPE, ha ammesso, la relazione ha ottenuto la maggioranza, ma la discussione è stata confusa e la relatrice non è riuscita a superare le fratture né ha aperto la via a una qualche legislazione in materia. Inoltre, personalmente ho votato contro perché il testo non raggiunge il giusto equilibrio tra rispetto delle libertà fondamentali e tutela dei diritti di proprietà intellettuale né è in linea con la realtà tecnologica. Sebbene sia vero che neanche le risoluzioni alternative presentate dai membri del gruppo ALDE e del gruppo S&D erano interamente soddisfacenti, avevano perlomeno il pregio di eliminare le soluzioni scorrette e inadatte. Per essere costruttiva, ho nondimeno appoggiato alcune disposizioni a favore della lotta alla contraffazione (in particolare nel campo dei farmaci), della sensibilizzazione dei giovani ai temi della proprietà intellettuale e del sostegno alle piccole e medie imprese. È tempo che venga svolto un lavoro apartitico di fondo, senza pregiudizio tecnologico, in maniera che le libertà fondamentali, la creazione e il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale di autori e artisti siano finalmente riconciliati.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) Sebbene abbia appoggiato gli emendamenti a favore della lotta alla contraffazione, della sensibilizzazione dei giovani ai temi della proprietà intellettuale e del sostegno all’innovazione presso le piccole e medie imprese, ho invece votato contro la relazione di iniziativa sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno. La relazione ha infatti equiparato la cosiddetta condivisione di file tra utenti Internet per scopi privati e il prodotto della contraffazione, derivante da reti strutturate a scopo di lucro. Deploro inoltre profondamente il fatto che la relazione non contiene alcun riferimento al requisito essenziale di una decisione giudiziaria prima di imporre sanzioni agli utenti Internet. Votando contro la relazione, intendevo dimostrare la mia disapprovazione per un testo che non è riuscito a trovare un equilibro tra tutela delle libertà fondamentali e rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.
Matthias Groote (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato contro la relazione Gallo perché non posso appoggiare misure che abbiano anche lontanamente la possibilità di bloccare l’accesso Internet ai cittadini o compromettere la neutralità del web. Inoltre, la relazione non opera alcuna distinzione tra condivisione di file per fini commerciali e non commerciali, criminalizzando in tal modo gli utenti privati della rete. Infine, la relazione non contiene una definizione del termine “pirateria” che possa contrastare tale frettolosa criminalizzazione. Viceversa, la relazione si richiama a requisiti del controversissimo accordo ACTA esortando a un’accelerazione dei negoziati. Non posso appoggiarla.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la relazione Gallo che, a mio parere, incoraggia soltanto una “caccia ai pirati” e, purtroppo, ricorda il dibattito tipicamente francese che ha circondato la legge Hadopi. Improntato unicamente alla coercizione, il testo votato a Strasburgo equipara in maniera azzardata la contraffazione di beni materiali, soprattutto farmaci, alla condivisione di file digitali per scopi non commerciali. I milioni di utenti Internet che utilizzano la condivisione di file peer-to-peer, ascoltano musica e vedono film sembrano dunque diventati potenziali criminali. I miei colleghi socialisti e io abbiamo difeso una posizione alternativa che sostiene un approccio adeguato alle realtà attuali, proteggendo in tal modo le libertà fondamentali dei consumatori. La nostra strategia non avrebbe inciso sui proventi del diritto d’autore perché avevamo suggerito l’introduzione di nuovi modelli commerciali che prevedevano un compenso agli autori per l’uso della loro opera online. Noi socialisti francesi ed europei dovremo restare particolarmente vigili affinché le libertà fondamentali non siano ulteriormente erose.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (FI) Ho votato a favore della relazione Gallo sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. La posizione adottata dalla commissione sostiene l’innovazione, l’occupazione nel settore creativo e la sicurezza dei consumatori, identificando d’altro canto il fenomeno della contraffazione nelle sue varie forme, nonché la minaccia che deriva dalla pirateria. Ho ritenuto che la relazione fosse nel complesso equilibrata ed è per questo che ho votato contro le proposte di risoluzione alternativa. Spero che la relazione Gallo oggi adottata promuova l’introduzione di una base più solida per lo sviluppo corretto ed equilibrato delle catene di valore dei contenuti della società dell’informazione.
Eija-Riitta Korhola (PPE), per iscritto. – (FI) Vorrei ringraziare la collega, onorevole Gallo, per la sua relazione estremamente approfondita. Sebbene il suo contenuto abbia diviso i gruppi, è emersa innegabile l’esigenza di sensibilizzare ulteriormente i cittadini agli effetti dei settori creativi sull’occupazione e l’economia, nonché alla loro dipendenza da meccanismi di tutela adeguati. Per questo ho votato a favore della proposta. A fronte dei timori di quanti sono allarmati in merito alla tutela della privacy, per esempio, la relazione Gallo non propone alcuna normativa, se si eccettuano le sanzioni, ma si adopera per sottolineare l’importanza della proprietà intellettuale per l’economia dell’Unione europea, esortando anche a sviluppare un sistema giusto ed equo entro il quadro della legislazione corrente per garantire i diritti fondamentali relativi alla tutela della proprietà, la libertà di espressione e l’individuo.
Edvard Kožušník (ECR), per iscritto. – (CS) Il mantenimento e l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale sono un tema scottante che è motivo di preoccupazione per molti imprenditori europei. È dunque necessario apprezzare il fatto che la Commissione presta la dovuta attenzione all’argomento nella sua comunicazione. Vorrei tuttavia formulare diverse obiezioni di fondo al contenuto della relazione proposta dal Parlamento. Contrariamente alla relazione, concordo con la posizione della Commissione, la quale è dell’avviso che l’attuale quadro per la promozione dei diritti civili nell’Unione sia efficace e armonizzato al livello necessario per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno, per cui non occorre adottare ulteriori misure legislative al riguardo. Sono fermamente contrario a qualunque esortazione a creare un quadro giuridico europeo che consenta l’introduzione di possibili misure contro chi viola la proprietà intellettuale. In proposito, ritengo che sia giusto rispettare gli strumenti degli Stati membri. Se la Francia ha istituito un proprio strumento in tale ambito incarnato nella ghigliottina digitale, lo rispetto pienamente. Non voglio semplicemente tuttavia che un siffatto strumento controverso sia esteso a livello europeo. Nutro anche numerose riserve in merito alla creazione di nuove istituzioni come l’Osservatorio della contraffazione e della pirateria, così come nutro riserve in merito al contributo dell’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) multilaterale senza coinvolgere gli Stati che sono la maggiore fonte di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Per questi e altri motivi, ho votato contro il contenuto della relazione proposto.
Isabella Lövin (Verts/ALE), per iscritto. – (SV) Come diversi altri membri del gruppo Verts/ALE, ho scelto di appoggiare la relazione Gallo perché, in quanto giornalista e scrittrice nata in una famiglia di artisti, ritengo estremamente importante affrontare i problemi legati al numero crescente di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Senza la possibilità che artisti, scrittori, compositori, cineasti, fotografi e musicisti guadagnino un reddito ragionevole, avremo una società culturalmente e intellettualmente povera, molto distante dal potenziale di crescita culturale sana che reputo fondamentale per un’ideologia verde. Vorrei inoltre sottolineare che le organizzazioni europee che rappresentano oltre un milioni di lavoratori dell’industria della cultura in Europa hanno appoggiato la relazione, compresa la Federazione europea dei giornalisti e del Consiglio europeo degli scrittori. Sono membro dell’Unione dei giornalisti svedesi in Svezia da quasi 25 anni e ho ricevuto molte volte aiuto per tutelare il mio diritto d’autore da usi impropri, violazioni ed estrapolazioni dal contesto, sia a livello commerciale che artistico. Durante tale periodo, sono stata anche membro dell’ALIS (Amministrazione dei diritti letterari in Svezia). La mia scelta preliminare, prima del voto, è stata quella di appoggiare la relazione alternativa presentata dal gruppo ALDE, che non chiedeva misure penali comuni e, soprattutto, era più bilanciata della relazione Gallo. Quando è stata respinta in sede di votazione, la relazione Gallo è rimasta l’unica via per sostenere il diritto dei titolari di copyright di percepire un compenso per il proprio lavoro.
Mario Mauro (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la contraffazione rimane un problema di proporzioni vastissime all'interno del mercato europeo. Purtroppo, sebbene sia un argomento del quale si dibatte da ormai molti anni, in pochi si rendono davvero conto dell’impatto violentissimo dell’infrazione del copyright per le nostre economie, di qui la necessità di un rilancio della sensibilizzazione delle istituzioni a riflettere a fondo sulla possibilità di trovare soluzioni concrete e soddisfacenti.
La relazione sottolinea esorta inoltre la Commissione a intraprendere misure concrete atte a contrastare la pirateria in linea. Non è facile ma risulta necessario trovare un equilibrio tra il libero accesso a Internet e la lotta alla pirateria. La relazione della collega Gallo si colloca perfettamente in questo intento, per questo il mio voto è favorevole alla relazione.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Questo testo riconosce i diritti di proprietà intellettuale creati dalla rivoluzione francese nel 1789, instaurando tuttavia il diritto alla giustizia privata per gli operatori, una pratica dell’ancien régime. Tenendo fede alla mia opposizione alla legge Hadopi in Francia, ho votato contro.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) In tutta la storia, i diritti di proprietà intellettuale sono sempre stati calpestati. Tuttavia, i progressi tecnici registrati dalla tecnologia dell’informazione, non da ultimo Internet, hanno ulteriormente aggravato il problema. È anche importante sottolineare che qualsiasi violazione dei diritti di proprietà intellettuale è molto pregiudizievole per la crescita economica ed è la principale causa della cosiddetta “economia parallela”, con tutti i danni che ne conseguono. Soltanto attraverso una rigorosa applicazione dei diritti di proprietà intellettuale è possibile che l’innovazione tecnica e scientifica si sviluppi, nuovi brevetti vengano scoperti e l’industria della cultura cresca, tutti elementi che contribuiscono notevolmente alla crescita delle economie dell’Unione. Credo che adottando la presente relazione stiamo dando un apporto importante al conseguimento di tali obiettivi, da cui il mio voto.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione Gallo, che chiaramente invoca la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Tali diritti sono minacciati su molti fronti o trattati con disprezzo. Ne fanno le spese non soltanto lo specifico comparto, ma anche le industrie creative, il settore dello sport e quello della musica. A tale proposito, si è anche citato il caricamento non autorizzato di materiale tutelato da diritto d’autore in Internet. Poiché vi è in particolare un numero crescente di casi transfrontalieri di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, è necessario creare un quadro giuridico europeo per affrontare la questione.
Al riguardo, la relazione assicura che tutte le misure per l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale siano necessarie, commisurate e appropriate in una società democratica. Questo aspetto per me è stato particolarmente importante perché garantirà che, da un lato, il diritto d’autore sia maggiormente tutelato e, dall’altro, non vengano introdotte inutili limitazioni per i consumatori privati che agiscono legalmente.
Vital Moreira (S&D), per iscritto. – (PT) Personalmente ho votato a favore della relazione Gallo sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno perché ritengo che adotti una posizione corretta ed equilibrata su un tema importante.
I diritti di proprietà intellettuale meritano una tutela analoga a quella assicurata ad altri diritti. Creatori e ricercatori, come anche aziende che li commercializzano, hanno diritto a tale tutela. L’economia europea si basa anche sulla creatività, la ricerca e l’innovazione.
L’acquiescenza che una certa sinistra anarchica dimostra nei confronti della violazione dei diritti di proprietà intellettuale, adducendo come pretesto la libertà di Internet, è ingiustificabile. Come la calunnia, la diffamazione e l’odio razziale, una siffatta violazione non cessa di essere illegale soltanto perché viene perpetrata in Internet.
La violazione dei diritti di proprietà intellettuale non deve parimenti diventare accettabile. Il diritto alla copia privata già prevede adeguati meccanismi di salvaguardia per chi voglia detenere copie di opere tutelate. Non possiamo comunque tollerare che i diritti dei creatori intellettuali sulle proprie opere vengano svuotati, non da ultimo perché la pirateria e la contraffazione spesso mettono a repentaglio la salute e la sicurezza dei consumatori.
Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono completamente in linea con quanto scritto nella relazione Gallo sul rafforzamento dell'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, condividendo l'invito alla Commissione di lavorare urgentemente a una revisione delle leggi per la tutela dei DPI applicabili sia al mercato interno che a quello esterno.
Nell'era della digitalizzazione della nostra società è fondamentale trovare misure legislative e non legislative che garantiscano un equilibrio durevole tra il libero accesso a internet e la lotta alla contraffazione e alla pirateria, solo in questo modo potremo agevolare l'accesso delle industrie europee al mercato digitale, senza confini geografici, risolvendo quei problemi di licenze multiterritoriali che oggi bloccano la possibilità sia dei nostri prodotti di essere venduti legalmente che dei nostri consumatori nell'accedere alle informazioni necessarie per un acquisto sicuro.
Condivido pienamente l'importanza, espressa nella relazione Gallo, del ruolo delle dogane europee che oggi devono essere in grado di agire con misure concrete a bloccare merci sospette di violazione dei DPI, e per questo chiedo alla Commissione di lavorare a una politica doganale comprensiva dei problemi legati ai diritti di proprietà e d'intensificare il dibattito e i negoziati sugli accordi commerciali anti-contraffazione ACTA).
Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Gallo perché la proprietà intellettuale deve essere tutelata con la stessa forza con cui tuteliamo la proprietà materiale. Prescindendo dalla forma che assume, la proprietà intellettuale è il volano dello sviluppo, dell’innovazione e della crescita economica. Per questo deve godere di una posizione privilegiata nell’agenda delle autorità, il che vale soprattutto nell’Unione europea, che ha un certo potenziale in termini di promozione dell’innovazione. Inevitabilmente, laddove dovesse mancare una tutela effettiva della proprietà intellettuale, gli esperti sceglierebbero di svolgere le proprie ricerche in altri paesi.
Evelyn Regner (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato contro la relazione Gallo per i seguenti motivi: a mio parere, la relazione è soltanto uno squilibrato abbozzo. Il mio gruppo ha pertanto anche predisposto una contro-risoluzione che assume un approccio più ponderato ed equilibrato al dibattito. A mio giudizio, la criminalizzazione incessante degli utenti Internet – nel caso della musica scaricata, prevalentemente adolescenti e giovani – rappresenta un pericolo reale. Uno degli aspetti significativi che mancano nella relazione Gallo è la distinzione tra condivisione di file a fini non commerciali e violazione del diritto d’autore a scopi commerciali. Ovviamente le idee delle professioni creative devono essere tutelate e adeguatamente remunerate, e coloro che traggono illegalmente vantaggio da tali idee vanno puniti. Ritengo però necessario abbandonare mentalità superate in ambito legale e trovare un equilibrio tra pari accesso alle conoscenze e giusta retribuzione dei servizi nel campo della musica, della letteratura e della cinematografia. La risoluzione presentata dal gruppo S&D assume tale approccio. La relazione del gruppo PPE invece no.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) La risoluzione adottata in data odierna propone una risposta passe-partout ormai superata alla violazione della proprietà intellettuale e non riconosce la mutata realtà in tale ambito. È deplorevole che i parlamentari non siano stati disposti a prendere atto dell’evidente distinzione tra reato di contraffazione e violazione del diritto d’autore. È ridicolo equiparare lo scaricamento di musica a fini privati, per esempio, alla contraffazione di prodotti a scopi commerciali da parte della criminalità organizzata. Dobbiamo trovare nuove soluzioni che tengano conto dei diversi tipi di diritti di proprietà intellettuale e ne rispecchino gli effetti sul diritto alla sicurezza o alla salute dei consumatori. È nondimeno evidente che dobbiamo anche trovare nuovi modelli per retribuire gli artisti in questo mutato contesto.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un mondo globale dove imperversa internet senza controllo e tutela, la contraffazione e la pirateria la fanno da padroni. Non valorizzare la proprietà intellettuale, bene vitale per le imprese, significa non incoraggiare l'innovazione e la crescita assicurando una giusta remunerazione del lavoro fatto.
Capitolo a parte è la contraffazione di marchi, che oltre a danneggiare le imprese dal punto di vista economico può anche essere dannosa dal punto di vista della sicurezza per i consumatori. Altro punto positivo è che si permette di scaricare per uso personale e legalmente da internet. Resta reato farlo a scopo di lucro. Il nostro voto è quindi favorevole.
Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE), per iscritto. – (FR) Al di là del contenuto, ho appoggiato la relazione per il suo approccio equilibrato, nonostante le pressioni di alcuni operatori Internet fatte proprie dai socialisti, perché un giorno la demagogia deve cessare. Sebbene la presente relazione non sia giuridicamente vincolante, getta le basi per una riflessione europea sulla proprietà intellettuale nell’era digitale sottolineando vari aspetti che vorrebbe riaffermare. La pirateria e la condivisione di file, e parliamo di milioni di utenti, producono un effetto negativo sull’economia culturale, sulle industrie creative e sull’occupazione. Nonostante i dati a disposizione siano discutibili, il problema permane. La relazione chiede pertanto alla Commissione europea di fornirci informazioni affidabili. Alcuni sostengono che vi è un malfunzionamento del mercato tra il prezzo delle opere culturali nel sistema legale e la loro disponibilità “gratuita” in Internet. Dobbiamo tuttavia dimostrarci responsabili. Lo scaricamento illegale non può diventare legale con un semplice colpo di mano della “destra fondamentalista” per la tutela delle libertà individuali. Anche le industrie della cultura devono compiere sforzi, con prezzi realmente interessanti, adeguati alla nuova domanda digitale e rispettosi dell’esigenza che gli autori siano opportunamente remunerati.
Róża Gräfin Von Thun Und Hohenstein (PPE), per iscritto. – (PL) Nella sua relazione sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno, la collega Gallo sottolinea il ruolo e la valenza dei diritti di proprietà intellettuale, dei diritti di brevetto, della lotta alla contraffazione negli ambiti sensibili in termini di salute e sicurezza, della creazione e della distribuzione di formati accessibili ai disabili, della creazione di un mercato unico nell’ambiente digitale, dello spionaggio industriale basato su Internet e del furto di dati che costituiscono una proprietà intellettuale. Sono tutti aspetti estremamente importanti che richiedono misure specifiche.
L’onorevole Gallo sottolinea quanto sia essenziale adeguare il quadro legislativo europeo nel campo dei diritti di proprietà intellettuale alle attuali tendenze della società, nonché agli sviluppi tecnici, proponendo l’istituzione di un Osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria. L’elemento più controverso è rappresentato dalle disposizioni riguardanti la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e la vendita di prodotti contraffatti online. L’onorevole Gallo chiede a tutte le parti interessate di adottare misure specifiche per allertare ed educare i cittadini al valore del diritto d’autore e agli effetti di una violazione dei diritti di proprietà intellettuale sull’occupazione e la crescita, sottolineando il significato dell’educazione dei giovani in tale ambito. Alla luce di quanto precede, ho deciso di avallare la relazione perché contribuisce a una migliore tutela dei diritti di proprietà intellettuale nel mercato interno.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato contro la relazione Gallo in quanto occorre utilizzare uno strumento legislativo anziché una “legge morbida” per integrare il quadro giuridico in materia di diritti di proprietà intellettuale. Innovazione e creatività sono incoraggiate attraverso il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. L’attuazione dell’agenda digitale richiede sia tutela dei diritti dei consumatori sia rispetto del diritto d’autore e dei diritti correlati. La legislazione europea deve adattarsi rapidamente ai progressi tecnologici e all’evoluzione della società dell’informazione. Penso che la direttiva 2001/29/CE debba essere rivista per garantire che il quadro giuridico per la tutela del diritto d’autore nella società dell’informazione sia armonizzato a livello europeo, revisione necessaria in quanto si sono osservati casi negli Stati membri in cui le disposizioni degli articoli 5, 6 e 8 della direttiva 2001/29/CE sono state attuate in maniera differente, il che ha portato a diverse interpretazioni e decisioni da parte dei tribunali degli Stati membri. La Commissione e gli Stati membri devono affrontare rapidamente la necessità di sviluppare un mercato interno introducendo un quadro di concessione di licenze a livello europeo che sia semplice e accessibile. Nell’ambito del parere espresso dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, ho chiesto la promozione degli strumenti offerti dalla televisione digitale, come la sottotitolazione, che consentirebbe ai titolari della licenza per una particolare opera di distribuirla in diverse lingue, rendendola dunque disponibile nell’intera Unione europea.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Il diniego da me espresso in merito alla presente relazione non va in alcun modo interpretato come rifiuto di un’iniziativa legislativa per la tutela della proprietà intellettuale. Sono semplicemente insoddisfatta del modo in cui sono affrontati i problemi in questo ambito del diritto. Misure effettive contro la violazione dei diritti di proprietà intellettuale sono necessarie e devono essere adottate. Non foss’altro per questo motivo, il modo in cui la questione è affrontata deve essere decisamente più discriminante. I normali cittadini non possono essere equiparati alle organizzazioni criminali: un siffatto approccio è inappropriato e sproporzionato.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Le regioni di montagna e le zone scarsamente popolate devono confrontarsi con problemi specifici e necessitano pertanto di un sostegno preciso basato sui programmi regionali. Il PIL deve rimanere il criterio principale per calcolare l'ammissibilità delle regioni agli aiuti e ai Fondi strutturali in modo che i paesi meno sviluppati continuino ad essere aiutati e stimolati. Occorre una crescita economica che produca un miglioramento della qualità della vita. Una strategia per le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate rafforzerà dunque le misure adottate per superare i problemi che caratterizzano queste regioni.
La risoluzione invita gli Stati membri e la Commissione a garantire che queste zone continuino a beneficiare di disposizioni specifiche nell'ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale e per questo motivo ho votato a favore.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Questa risoluzione tiene conto dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, del riconoscimento del principio di coesione territoriale quale obiettivo fondamentale dell'Unione europea e della necessità di aumentare gli aiuti alle zone geograficamente svantaggiate (regioni montuose e insulari e zone scarsamente popolate). La principale diposizione contenuta nella risoluzione chiede "l'istituzione di uno specifico quadro strategico europeo integrato e flessibile per le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate, che sia basato sulle loro caratteristiche comuni". Come membro della commissione parlamentare responsabile per la Politica di coesione europea, ritengo che serva lavorare di più per queste regioni e pianificare misure specifiche di sostegno.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Mi sono espressa a favore della risoluzione perché vi trovo suggerimenti utili per aiutare le regioni con svantaggi geografici o demografici ad affrontare le sfide che si presentano. Sono regioni che registrano risultati al di sotto della media europea, hanno un PIL basso e un elevato tasso di disoccupazione. La Politica di coesione rappresenta il modello più efficace per le regioni in via di sviluppo che si trovano in condizioni difficili e offre sostegno diretto al loro progresso socio-economico.
Sebbene le regioni montane e insulari abbiano comuni problemi, quali la difficoltà di accesso o la dipendenza da un numero ridotto di attività economiche, questi territori non presentano lo stesso grado di impedimento allo sviluppo. Pertanto credo che il sostegno dell'Unione europea vada adeguato alle caratteristiche specifiche di ogni regione. Strategie mirate semplificherebbero il raggiungimento di un'effettiva convergenza con il resto dell'Unione europea e migliorerebbero le condizioni di vita a molti cittadini europei, il 10 per cento dei quali vive in regioni di montagna e il 3 per cento su isole. Dal canto loro, le regioni che presentano svantaggi naturali devono sfruttare nel migliore dei modi le risorse finanziarie messe a disposizione dall'Unione europea grazie ai Fondi strutturali e al Fondo di coesione. Alcuni Stati membri, inclusa la Romania, devono migliorare in modo concreto il loro sistema di accesso ai fondi europei e la loro attuazione.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate si trovano ad affrontare sfide particolari che meritano un'attenzione speciale, tra le quali la scarsa accessibilità, l’approvvigionamento energetico e l’integrazione regionale carenti, nonché i cambiamenti climatici e i fenomeni migratori.
Ho votato a favore di questa relazione perché ritengo che le caratteristiche importanti e distintive di queste regioni ne sottolineino la necessità di una gestione con speciali strategie e programmi di sviluppo regionale concepiti in base alle caratteristiche e al potenziale specifico di ciascuna di esse.
Desidero anche richiamare all'attenzione sul fatto che gli indicatori statistici utilizzati vanno adattati a ogni regione e non devono limitarsi ai soli fattori economici. In questo modo sarà possibile delineare in modo più accurato lo sviluppo di queste regioni.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Plaudo al fatto che il trattato di Lisbona pone la coesione territoriale tra gli obiettivi fondamentali dell'Unione europea, accanto alla coesione economica e sociale, dando così una dimostrazione europea più evidente e tangibile della solidarietà. La Politica di coesione dell'Unione europea deve interessare tutte le regioni dell'Unione, in particolare quelle caratterizzate da condizioni geografiche speciali, come l'arcipelago portoghese di Madeira e le Azzorre. Sono certo che l'unico modo per far fronte alle disparità di sviluppo interne e reciproche di Stati membri e regioni sia disporre di un quadro strategico specifico a livello europeo, flessibile e integrato e con risvolti a livello giuridico e finanziario, che da un lato si adatti alla portata dell'intervento ritenuto adeguato per la regione in questione e dall'altro offra soluzioni a sfide comuni, quali la globalizzazione, il cambiamento climatico e i trend demografici.
Appoggio questa risoluzione e chiedo alla Commissione e agli Stati membri di fare in modo che queste regioni continuino a beneficiare di misure specifiche, in particolar modo nell'ambito dei nuovi orientamenti finanziari pluriennali; invito altresì ad individuare misure e programmi europei personalizzati, pensati per consentire un aggiustamento strutturale di queste regioni e per potenziare la concorrenzialità e la capacità di affrontare nuove sfide.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Un cittadino europeo su dieci vive in regioni di montagna, alcune delle quali, soprattutto nei nuovi Stati membri, sono aree svantaggiate dove la povertà e la carenza di infrastrutture hanno un pesante impatto sulle condizioni di vita delle persone. Queste regioni devono rimanere una priorità per la Politica di coesione europea, i cui strumenti specifici vanno adeguati a seconda delle caratteristiche particolari e della gravità dei problemi che affliggono le regioni di montagna. Ho votato a favore della risoluzione in quanto ritengo che l'Unione europea debba trovare soluzioni efficaci basate sulla solidarietà, in modo da fornire ai residenti di queste aree accesso ai servizi sanitari e all'istruzione e in modo da sfruttare il potenziale turistico ed economico offerto dalle montagne europee, con l'obiettivo di creare posti di lavoro senza compromettere l'equilibrio ambientale.
Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Il principio della coesione territoriale è stato consolidato nei regolamenti sui Fondi strutturali 2007-2013 ed è uno dei nuovi obiettivi chiave fissati per l'Unione europea dal trattato di Lisbona per assicurare lo sviluppo armonioso dell'Unione europea riducendo le disparità regionali ed eliminando gli ostacoli allo sviluppo, compresi gli svantaggi naturali e geografici. Questa risoluzione parte dal presupposto che le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate costituiscano gruppi omogenei di regioni con tratti comuni importanti che le differenziano da altre regioni e che per questo meritino programmi specifici di sviluppo regionale. In questo contesto la risoluzione sottolinea la particolare situazione degli Stati membri insulari che si trovano nelle zone periferiche dell'Unione europea. Potrei naturalmente aggiungere i problemi registrati dalle comunità rurali e di pesca, comprese quelle delle isole al largo della costa occidentale dell'Irlanda, ivi inclusa la zona costiera del Donegal. La risoluzione chiede inoltre l'istituzione di un quadro strategico europeo specifico, integrato e flessibile pensato per le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate sulla base delle loro caratteristiche comuni.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Mi sono espressa a favore della proposta di risoluzione sulla strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni di montagna, delle isole e delle zone scarsamente popolate, perché servono misure specifiche per far fronte agli svantaggi e per sfruttare il potenziale di queste regioni, in linea con l'obiettivo di coesione territoriale introdotto dal trattato di Lisbona.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Di tutte le asimmetrie regionali e differenze interne all'Unione europea, una situazione che merita un trattamento speciale riguarda le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate che si trovano ad affrontare difficoltà specifiche a causa delle condizioni geografiche e demografiche che le contraddistinguono. Questo è il motivo per cui a loro spetta un trattamento differenziato nell'ambito della politica di coesione e di sviluppo regionale.
Le politiche di coesione delineate nei trattati non possono essere viste alla stregua di un semplice obiettivo politico che si riflette nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea. Devono essere politiche concrete e oggettive, pensate per arrivare a uno sviluppo sostenibile di tutte le regioni, comprese quelle che per ragioni naturali hanno difficoltà maggiori e sono geograficamente più isolate (come nel caso delle isole) o più inaccessibili (come nel caso delle zone di montagna).
In quanto portoghese, questa questione mi sta particolarmente a cuore e pertanto auspico che la Commissione adotti questa risoluzione e porti avanti le proposte ivi contenute.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La risoluzione in questione avrebbe potuto presentare orientamenti e raccomandazioni pertinenti per le regioni con vincoli di natura strutturale e geografica, che ne rallentano lo sviluppo economico e sociale; ciononostante l'analisi si limita a toccare superficialmente questi aspetti, senza entrare nel merito dei punti veramente importanti.
Trattando unicamente l'aspetto della coesione territoriale, viene trascurata l'importanza di un pilastro fondamentale dello sviluppo socio-economico: la coesione economica e sociale. Il documento "valuta positivamente l'inserimento della coesione territoriale fra gli obiettivi dell'Unione", una disposizione contenuta nel trattato di Lisbona.
Come già indicato più volte, ai nuovi obiettivi di coesione devono essere destinate nuove e sufficienti risorse finanziarie per evitare che tali obiettivi restino parole scritte nei trattati o semplice propaganda. Questo però non è avvenuto: i fondi attualmente destinati all'obiettivo di convergenza si sono rivelati insufficienti e le politiche che l'Unione europea ha portato avanti hanno esasperato le disparità esistenti invece che porvi rimedio.
Sebbene le regioni di montagna, le isole e le zone scarsamente popolate condividano limitazioni e svantaggi, ciascuna deve ricevere un trattamento adeguato alle peculiarità e ai tratti distintivi che presenta. Ci rammarichiamo per l'assenza di riferimenti specifici alle regioni ultraperiferiche.
Salvatore Iacolino (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della risoluzione sulla strategia europea per lo sviluppo delle regioni montuose, insulari e scarsamente popolate perché ritengo importante rilanciare il tema della coesione territoriale e dello sviluppo armonioso di tutte le realtà geografiche che compongono l'Unione europea.
Credo che solo un maggior coordinamento e una cooperazione rafforzata tra istituzioni europee, Stati membri e autorità locali possano rendere davvero competitivi i territori geograficamente o demograficamente svantaggiati. Risulta inoltre necessario tenere conto delle specificità di ciascuna regione per ridistribuire in maniera equa ed efficiente le risorse per lo sviluppo regionale. In particolare, l'Unione europea deve occuparsi della situazione delle isole per sollevarle dalle condizioni di marginalità spesso legate all'insularità.
A tal fine la politica di coesione dovrebbe avvalersi anche di altre politiche che possano avere un impatto significativo sul futuro di quei territori: mi riferisco, ad esempio, a strumenti per la regolazione dei flussi migratori che, in isole come la Sicilia, hanno rilevante incidenza sulla crescita socio-economica della regione.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore del paragrafo 3 (emendamento n. 1 presentato dal gruppo Verde/Alleanza libera europea) in quanto ritengo che il PIL debba essere uno dei criteri principali, ma non l'unico, per stabilire l'ammissibilità a ricevere gli aiuti della politica regionale.
Mi sono espresso contro la prima parte del paragrafo 4 e a favore della seconda in quanto credo che siano necessari orientamenti giuridici e finanziari per la politica regionale relativamente alle regioni di montagna, delle isole e delle zone scarsamente popolate.