Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sulle ammende della Commissione in casi di violazione delle norme antitrust.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, come di consueto, è un vero piacere essere qui con lei giorno e notte, e lo dico a nome dell'amico e collega Commissario Almunia, che in questo momento è impegnato alla cena di lavoro tra Cina e Unione europea. Quest'Aula ha chiesto alla Commissione di presentare la propria politica in materia di ammende previste nel quadro della lotta all'attività anticoncorrenziale ed è quindi in sua vece che mi accingo, con piacere, a illustrarla.
Com'è noto, la Commissione ha assunto l'impegno di contrastare le pratiche anticoncorrenziali e sanzionarle qualora rechino pregiudizio alle aziende e ai consumatori del mercato interno.
Il principale strumento a nostra disposizione è la facoltà di comminare ammende alle aziende qualora entrino a far parte di cartelli, adottino pratiche commerciali restrittive oppure abusino della propria posizione dominante. Tali misure sono determinate sulla base degli orientamenti per il calcolo delle ammende, la cui versione attualmente in vigore è stata approvata soltanto quattro anni fa.
Esiste inoltre la possibilità di applicare ammende ridotte alle aziende disposte a collaborare alle inchieste, per esempio nel caso in cui segnalino l'esistenza di un cartello, oppure accettino di pervenire a un compromesso con la Commissione, consentendo in tal modo un notevole risparmio di tempo e risorse per tutte le parti coinvolte. In ogni caso, le aziende non possono essere obbligate a versare più del 10 per cento del fatturato annuale totale, che costituisce il tetto massimo per le ammende.
È pertanto evidente, onorevoli deputati, che le ammende costituiscono il nostro strumento principale. Ciò non esclude, tuttavia, la possibilità che in futuro vengano introdotte sanzioni, specie di natura amministrativa, nei confronti dei singoli individui. Alcuni Stati membri in effetti consentono l'applicazione di sanzioni agli individui; intendiamo pertanto vagliare attentamente le implicazioni giuridiche e politiche di questa possibile evoluzione.
Esiste la necessità di un quadro giuridico formale? L'articolo 23 del regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio costituisce la base giuridica per l'imposizione di ammende da parte della Commissione, ma non fornisce gli orientamenti necessari per il calcolo dei provvedimenti. L'articolo 23 delinea i principi essenziali, tra cui il tetto massimo del fatturato, come detto, mentre gli orientamenti forniscono ulteriori informazioni sull'applicazione.
In molti sistemi giuridici europei, è prassi pressoché assodata disporre di un ampio ventaglio di possibili sanzioni stabilite per legge nonché di linee guida amministrative relative al metodo applicabile per la definizione della sanzione finale. È questo il caso di Germania, Regno Unito e Paesi Bassi per quanto riguarda l'applicazione delle norme sulla concorrenza; non riteniamo quindi giustificato proporre una nuova normativa sulle ammende comminate dall'Unione europea in materia di concorrenza.
La seconda questione riguarda la necessità di rivedere gli orientamenti prima di considerare il livello delle ammende comminate. Vorrei darvi un'idea di quanto costano i cartelli all'economia europea: secondo le nostre stime, il danno provocato dai 18 cartelli smantellati tra il 2005 e il 2007 ammontava a poco meno di 8 miliardi di euro. Dalle ricerche condotte è emerso che i cartelli hanno determinato un incremento dei prezzi che oscilla tra il 10 e il 30 per cento; prospettiva allettante a cui sarebbe difficile resistere, se non fosse per la rigorosa applicazione delle norme sulla concorrenza da parte della Commissione.
Le ammende sono fissate a un livello tale da sanzionare equamente la condotta illecita passata. Sono elevate, nondimeno proporzionate al pregiudizio arrecato e agli utili illeciti realizzati dai membri del cartello. Le ammende devono inoltre fungere da deterrente al comportamento anticoncorrenziale delle aziende. È per questi motivi che − lo ripeto − non vediamo la necessità di apportare modifiche agli orientamenti 2006 per il calcolo delle ammende.
L'ultima questione riguarda l'eventuale necessità di ridurre le ammende in periodi di crisi. Posso assicurare che la Commissione valuta molto attentamente la situazione finanziaria delle aziende che, talora, si dichiarano impossibilitate a pagare e in numerosi casi le sanzioni sono state sensibilmente ridotte. Per esempio, in casi recenti che riguardavano attrezzature sanitarie per bagno e alluminio ad alta resistenza, le ammende sono state decurtate di una quota variabile dal 25 al 75 per cento.
Non è nostro interesse, onorevoli deputati, spingere le aziende fuori dal mercato, anzi: le norme sulla concorrenza vengono spesso applicate in maniera tale da consentire a nuove aziende di accedere al mercato e condurre la propria attività in condizioni di parità.
Klaus-Heiner Lehne, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei innanzi tutto ringraziare la Commissione per la flessibilità appena dimostrata. Il Commissario Barnier ha appena dichiarato che nei confronti di alcuni settori, come quello edile, in ragione della pesante recessione economica da cui è stato colpito, si è speso un notevole impegno nel definire le ammende e assicurare, se non proprio indennità, almeno dilazioni di pagamento. Trovo che sia una risposta ragionevole da parte della Commissione, alla luce della particolare situazione economica in cui si trovano molte aziende. A prescindere da questa apprezzabile flessibilità dimostrata dalla Commissione, dobbiamo tuttavia chiederci se l'attuale metodo di calcolo delle ammende sia ancora conforme allo stato di diritto.
Oserei dire che vi sono dubbi in proposito. Nel definire un quadro di calcolo talmente ampio senza che lo strumento giuridico stesso preveda criteri specifici, il regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio concede alla Commissione una tale libertà di manovra che si potrebbe quasi sospettare che le decisioni a monte non siano basate necessariamente sulla normativa, ma si affidino in una certa misura al caso. Fino ad ora, il Tribunale di primo grado ha purtroppo avallato questo metodo di calcolo senza criticarlo.
Di fatto ci troviamo davanti a una situazione diversa, ora che ci accingiamo ad aderire alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e che il trattato di Lisbona ha conferito carattere vincolante alla Carta dei diritti fondamentali; immagino che alla luce di tutto ciò, la giurisprudenza potrebbe cambiare. Ritengo quindi necessario soffermarci su questi sviluppi e sono lieto che la Commissione stia valutando la possibilità di modificare le relative disposizioni del regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio per quanto riguarda i criteri e altri tipi di sanzioni, rendendole più specifiche e delineando criteri più rigorosi anche rispetto alle sanzioni da definire. Personalmente, ritengo questo intervento necessario per colmare le lacune che molti esperti rilevano nello stato di diritto europeo.
Antolín Sánchez Presedo, a nome del gruppo S&D. – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, la questione delle ammende è estremamente rilevante, dal momento che riguarda la reazione ai comportamenti anticoncorrenziali, che deve essere efficace e decisa. Una risposta debole e inadeguata sarebbe invece un incentivo a commettere infrazioni. Le ammende devono pertanto esercitare un effetto dissuasivo nei confronti di quanti contravvengono alle regole, nonché fungere da deterrente per tutti gli operatori. Deve essere chiaro che la concorrenza illecita non fornirà alcun vantaggio né beneficio a chi la pratica.
È vero che la Commissione dispone di un ampio margine discrezionale nell'applicare le ammende, ma questo non significa che possa agire arbitrariamente, dal momento che esistono regole, limiti, criteri, una procedura che prevede le dovute garanzie e, in ogni caso, il controllo giudiziario.
Il trattato, il regolamento (CE) n. 1/2003, gli orientamenti del 2006 e la comunicazione sul trattamento favorevole, sempre del 2006, costituiscono un quadro di riferimento che funziona in maniera soddisfacente.
Il sistema potrebbe tuttavia essere migliorato, dal momento che l'esperienza maturata nell'applicazione del sistema, le raccomandazioni degli esperti e i timori legittimamente espressi dalle istituzioni e da alcuni operatori ci incoraggiano ad affrontare determinate questioni. Si potrebbe discutere la possibilità di migliorare trasparenza e prevedibilità e le relative conseguenze per le piccole e medie imprese, l'occupazione e la sostenibilità delle imprese. Dovremmo discutere anche della flessibilità relativa agli importi e ai pagamenti, nonché del nesso con i programmi per il trattamento favorevole e delle modalità per superare le differenze tra i sistemi vigenti nei vari Stati membri.
Altri strumenti pertinenti potrebbero inoltre servire a completare il sistema: si potrebbe, per esempio, porre in evidenza la responsabilità individuale, prendendo in considerazione altri tipi di misure correttive, volte non solo a mettere fine al comportamento anticoncorrenziale, ma anche a prevenire eventuali recidive, e lanciare iniziative private mirate a ottenere il risarcimento sia per i singoli individui che per i gruppi.
Tutte queste questioni vanno affrontate in maniera rigorosa, sistematica e positiva, evitando di mettere in dubbio il funzionamento della politica sulla concorrenza.
Sophia in 't Veld, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, concordo con gran parte di quanto affermato dai colleghi che hanno preso la parola prima di me. Sono lieta di quanto dichiarato dal Commissario, dal momento che, se ho capito bene, la Commissione è di fatto aperta verso la richiesta del Parlamento, inclusa nella relazione dell'anno scorso sulla politica per la concorrenza, per l'elaborazione di una serie di strumenti più sofisticati per le politiche antitrust.
Si è parlato molto delle ammende e dei relativi importi, ma dobbiamo evitare che questa discussione sfoci nell'ideologia, mentre riguarda invece la necessità di adottare strumenti in grado di esercitare un efficace effetto dissuasivo contro le pratiche anticoncorrenziali. Come giustamente puntualizzato, il pregiudizio arrecato alla nostra economia e ai consumatori è notevole. Le ammende devono essere ragionevoli ma, nel caso in cui le aziende se ne lamentino, l'unica cosa che devono evitare di fare è entrare a far parte di cartelli: è questo il miglior modo per evitare di incorrere in sanzioni esorbitanti.
L'anno scorso avevamo chiesto alla Commissione di presentare proposte per strumenti più sofisticati, che toccassero i temi della responsabilità individuale, già menzionata, della trasparenza e della responsabilità delle aziende, che prevedessero procedure più rapide, il diritto alla difesa e al giusto processo, nonché meccanismi atti ad assicurare l' efficace applicazione delle misure per il trattamento favorevole, ma anche programmi sulla conformità delle aziende e l'elaborazione di standard europei. Vorrei sapere se la Commissione intende presentare proposte in tal senso. Comprendiamo che si tratta di un intervento molto complesso, dal momento che sono coinvolte competenze sia nazionali che comunitarie; cionondimeno, credo che condividiamo l'obiettivo comune di far funzionare al meglio il mercato.
Jean-Paul Gauzès (PPE). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, qualche anno fa avevo chiesto all'allora Commissario per la concorrenza se fosse a conoscenza di eventuali valutazioni in corso circa l'efficacia per i consumatori delle ammende stabilite; all'apertura della riunione in commissione, dichiarò che le ammende avevano permesso di recuperare un certo numero di milioni di euro. La risposta alla mia domanda, pertanto, era che tale aspetto non era stato preso in considerazione. Sembrerebbe che da allora siano stati condotti studi per accertare i danni effettivamente subiti.
Desidero nondimeno attirare la vostra attenzione su due questioni. La prima è la determinazione dei prezzi sulla base del fatturato di gruppo. La dimensione dell'azienda che abbia violato le norme sulla concorrenza − e con questo non intendo fornire giustificazioni − può tuttavia essere relativamente piccola all'interno del gruppo. È questo l'aspetto che mi preoccupa, soprattutto quando sono coinvolte persone giuridiche distinte.
In secondo luogo, Commissario, e sono affermazioni sue, non della sua collega, ha ribadito spesso la necessità di un'azione preventiva, sostenendo che prevenire è meglio, e in ogni caso più efficace, che reprimere. Mi domando pertanto se queste ammende esorbitanti, che finiscono sulle prime pagine dei giornali ogniqualvolta vengono comminate, siano veramente efficaci in termini di prevenzione. Non sarebbe forse più utile concentrarci sul numero di controlli, anziché sull'ammontare delle ammende?
Com'è avvenuto di recente in Francia, è chiaro che si possono emettere condanne per importi tali che richiederebbero dai 4 ai 5 000 anni per essere saldate. Non dovremmo fissarci su queste cifre, bensì considerare in maniera specifica le ripercussioni per le aziende, in questo periodo di incertezza economica.
Distorcere le regole della concorrenza non è giusto. È giusto applicare una sanzione, ma deve essere veramente proporzionata; vorremmo pertanto sapere se la Commissione intende modificare le proprie regole. Credo lei abbia detto che non sarà questo il caso, ed è un peccato.
Peter Skinner (S&D). – (EN) Signora Presidente, non sono a conoscenza di aziende che hanno 400 anni per pagare le ammende, ma tutto ciò delinea una situazione alquanto drastica. Cionondimeno, signor Commissario, mi rendo conto che stasera non siete nella posizione di elaborare una politica su due piedi. A questo scopo, presenterò al Commissario Almunia una serie di interrogazioni sui temi di cui stiamo discutendo.
Vorrei toccare rapidamente due questioni. Vorrei innanzi tutto che la Commissione riferisse sulle valutazioni d'impatto per gli orientamenti del 2006. Lo staff del Commissario Almunia aveva indicato la possibilità di procedere a questa verifica e spero sia possibile esaminarne i risultati quanto prima. Forse mi serve soltanto un aggiornamento in tal senso, ma sarei più tranquillo se fosse questo il caso.
Come abbiamo sentito, tutta l'attenzione è puntata sulle ammende che vengono comminate alle aziende che violano le regole della concorrenza. Possono essere applicate in maniera graduale, ma comunque non sembrano rappresentare un valido deterrente: le aziende continuano a infrangere le regole.
Dobbiamo agire in maniera più creativa. Nel caso della fissazione del prezzo, per esempio, molto spesso le piccole aziende a valle del processo produttivo pagano le conseguenze al posto di quelle che prima di loro l'hanno attuata e, senza averne colpa, s'imbattono in queste particolari ammende.
E se per un attimo la Commissione prendesse in considerazione l'impatto sociale? E se provasse a pensare di adottare impostazioni diverse? Nel Regno Unito, per esempio, è possibile colpire gli amministratori, anziché comminare ammende, punendo così i principali responsabili e consentendo ai lavoratori e alle aziende di sopravvivere. È una filosofia intelligente, che potremmo prendere ad esempio o almeno trarne uno spunto di riflessione.
Come abbiamo sentito dai vari interventi, provenienti da vari paesi, esistono altri esempi cui potremmo senz'altro attingere. Agendo con intelligenza, possiamo fare molto perché i lavoratori delle aziende non paghino le conseguenze della condotta deprecabile degli amministratori che adottano questa filosofia dei cartelli.
Catherine Stihler (S&D). – (EN) Signora Presidente, sarò breve. Accolgo con favore le osservazioni formulate dai colleghi stasera. L'autorità che ci è stata attribuita con le ammende in materia di antitrust ci consente realmente di mettere fine ai cartelli, prevenire i comportamenti anticoncorrenziali e porre i consumatori al primo posto.
Ci sono tre interrogativi che vorrei rivolgere alla Commissione, come l'onorevole Gauzès e altri. Primo: che cosa possiamo migliorare in termini di prevenzione? Secondo: stiamo considerando – come ha osservato l'onorevole Skinner – le buone prassi adottate nei vari Stati membri? Quanto suggerito dall'onorevole Skinner riguardo alla connivenza dei consigli di amministrazione e alle possibili azioni nei confronti degli amministratori è fondamentale. Terzo: è possibile avere una tempistica per le proposte future?
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signora Presidente, gli articoli 81, 101 e 102 trattano tutti queste questioni sotto le voci cartelli, fissazione dei prezzi, pratiche predatorie, eccetera. Si tratta indubbiamente di temi preoccupanti, ma spesso è difficile persino dimostrarne l'esistenza. Per esempio, ho qui un titolo che recita: "Antitrust: prezzi delle autovetture solo in lieve ribasso nel 2009", mentre i prezzi per riparazioni e manutenzione continuano a salire nonostante la crisi, nonostante la riduzione delle retribuzioni e nonostante la deflazione, anziché l'inflazione. Ci troviamo forse davanti a un cartello?
Nel mio paese, basta uno scroscio di pioggia per far calare automaticamente il prezzo del bestiame. Credo sia senz'altro necessario fare riferimento agli orientamenti, sia per stabilire tendenze sul lungo periodo, sia per le effettive pene da applicare. Trovo molto interessante la proposta avanzata dall'onorevole Skinner di far pagare gli amministratori per le proprie azioni e al contempo suggerirei di infliggere anche un'ammenda. C'è indubbiamente molto da fare, ma ci stiamo muovendo nella direzione giusta.
Michel Barnier, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, ho ascoltato tutti i commenti e le richieste e li riporterò al Commissario Almunia, il quale vi ha fatto sapere, per mio tramite, che non ritiene motivato proporre nuove norme sulle ammende, dal momento che l'attuale regolamento (CE) n. 1/2003, che ho già menzionato, potrà esserci estremamente utile nel prossimo futuro.
Per quanto riguarda gli orientamenti, la Commissione ne verifica costantemente l'applicazione ed è aperta a eventuali suggerimenti per migliorare; sotto questo aspetto, alcune delle osservazioni formulate oggi sarebbero molto utili.
Onorevole Lehne, Onorevole Gauzès, Onorevole Skinner, non abbiamo nulla in contrario ad osservare una certa flessibilità nelle procedure volte a verificare l'applicazione della normativa, nei limiti imposti dagli orientamenti della giurisprudenza, al fine di tenere conto della situazione economica che è ancora impegnativa. Per il momento, tuttavia, come ho già detto, il Commissario Almunia non vede la necessità di rivedere gli orientamenti del 2006 e ritiene che funzionino in maniera soddisfacente. Si sono dimostrati sufficientemente flessibili durante l'attuale crisi, in quanto hanno consentito di tenere in considerazione la difficile situazione finanziaria di alcune aziende, come osservato da alcuni deputati.
La Commissione è vincolata da questi orientamenti per il calcolo delle ammende, il cui scopo è assicurare alle aziende certezza giuridica, dal momento che la Commissione non può discostarsene senza valide motivazioni. In caso opti per questa possibilità, rischia di vedere le proprie decisioni annullate dai tribunali.
Onorevole in ’t Veld, per quanto riguarda le sanzioni diverse dalle ammende, dovremo valutare in che misura sarebbe possibile integrarle, se necessario, nell'attuale quadro giuridico. Seppure gli Stati membri prevedano sanzioni alternative, pare se ne faccia ricorso in casi limitati e che le ammende rimangano il principale provvedimento sanzionatorio.
La nostra discussione deve essere guidata da due principi. Primo: le sanzioni individuali non devono mettere in discussione l'attuale sistema per il controllo delle infrazioni, specie per quanto riguarda il programma sul trattamento favorevole. Secondo: il fatto che amministratori o dipendenti di un'azienda siano stati penalizzati su base individuale, che quindi rappresenta un intervento possibile, non riduce in alcun modo la responsabilità dell'azienda laddove abbia infranto le regole della concorrenza.
La Commissione ritiene infine che l'attuale importo delle ammende e l'applicazione uniforme della normativa comunitaria sulla concorrenza rappresentino un valido deterrente contro il comportamento anticoncorrenziale nel mercato interno.
Un commento, onorevole Lehne: disponiamo di un sistema amministrativo per assicurare la corretta applicazione delle regole sulla concorrenza, che presenta peraltro numerosi vantaggi ed è supportato dalla giurisprudenza della Corte.
L'onorevole Sánchez Presedo ha toccato il tema della trasparenza, e non mi sorprende, viste le precedenti discussioni sulla sorveglianza. C'è margine di miglioramento: possiamo contare su orientamenti flessibili, come appena detto, e quest'anno, in particolare, sono state introdotte le pratiche migliori.
Infine, le onorevoli in ’t Veld e Stihler hanno menzionato la possibilità di elaborare programmi e strumenti più sofisticati. Possiamo sollevare la questione tramite i programmi di adempimento, cui guardiamo con favore. So bene che le aziende prendono molto sul serio questi programmi di adempimento, una tendenza che di fatto, onorevole Gauzès, ha costi ancora inferiori rispetto alla compensazione o alla repressione.
Per concludere, gli onorevoli Skinner e Kelly hanno ricordato come alcune aziende risentano dell'imposizione di misure repressive e i possibili problemi sociali che ne conseguono. Seguiamo attentamente gli sviluppi negli Stati membri, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, e abbiamo deciso di proporre, come indicato dal Libro bianco, un intervento sui risarcimenti, volto a verificarne l'efficacia e a valutarne l'impatto. A tale scopo, la Commissione intende lanciare a breve una consultazione pubblica sulla questione.
Presidente. – La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Con sempre maggiore frequenza, la Commissione europea infligge ammende sempre più elevate ai cartelli e alle aziende che abusano della propria posizione di mercato: nel 2009, il totale delle ammende comminate superava i 2 miliardi di euro. Apprezzo la tempestiva reazione dell'esecutivo europeo, ma al contempo dobbiamo chiederci se l'attuale sistema di sanzioni sia sufficientemente ampio. La Commissione riveste il doppio ruolo di procuratore e giudice. Uno degli effetti negativi delle ammende è che i dipendenti delle aziende penalizzate perdono il proprio posto di lavoro e, in questo modo, persone che non hanno infranto la legge diventano loro malgrado vittime. Ritengo quindi necessario elaborare una serie di misure più articolate per i casi di antitrust, volte da un lato a promuovere procedure più trasparenti, attraverso la nomina di un'autorità giudiziaria indipendente, e dall'altro a introdurre la possibilità di punire su base individuale gli amministratori responsabili della condotta illecita delle aziende.