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Procedura : 2010/2932(RSP)
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Testi presentati :

RC-B7-0549/2010

Discussioni :

PV 21/10/2010 - 11.3
CRE 21/10/2010 - 11.3

Votazioni :

PV 21/10/2010 - 12.3
CRE 21/10/2010 - 12.3

Testi approvati :

P7_TA(2010)0390

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 21 ottobre 2010 - Strasburgo Edizione GU

11.3. Caucaso settentrionale, in particolare il caso di Oleg Orlov
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . L’ordine del giorno reca sei proposte di risoluzione sul Caucaso settentrionale, in particolare sul caso di Oleg Orlov(1).

 
  
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  Heidi Hautala, autore. (EN) Signor Presidente, vorrei sottolineare che questa risoluzione sulla situazione nel Caucaso settentrionale, e in particolare sul procedimento penale a carico di Oleg Orlov, è una delle risoluzioni più meritevoli che quest’Assemblea abbia ultimamente adottato.

Negli ultimi anni, il dramma del Caucaso settentrionale è peggiorato e violazioni sempre più diffuse dei diritti umani continuano a colpire la vita quotidiana di alcune comunità in Cecenia, Ossezia, Daghestan, Ossezia settentrionale e Cabardino-Balcaria.

Le violenze non sono ancora terminate. Martedì scorso, un attacco al parlamento ceceno a Grozny ha provocato almeno sei vittime e 17 feriti, la maggior parte civili. Il 9 settembre, ci sono stati 17 morti e molti feriti durante un bombardamento a Vladikavkaz, capitale dell’Ossezia settentrionale.

Per non parlare delle tragedie del passato. Le famiglie delle vittime della strage di Beslan non sanno ancora cosa sia successo esattamente ai loro figli e ai loro cari, come sono morti o dove si trovano i loro corpi.

Il circolo vizioso della violenza e dell’impunità ha turbato e paralizzato queste comunità e il fallito tentativo di affrontare la situazione ha portato alla diffusione della violenza oltre i confini delle repubbliche caucasiche settentrionali.

Mentre i moscoviti hanno vissuto il dramma del terrorismo, i rifugiati ceceni in Europa temono di essere perseguitati e uccisi. La gente scompare anche nella capitale, Mosca, o a San Pietroburgo, com’è accaduto negli ultimi anni.

È arrivato il momento di porre fine a questa situazione. Le denunce a carico del vincitore del Premio Sacharov 2009, il signor Orlov, dovrebbero finalmente far dire all’Europa: “questo è troppo”.

L’Unione europea deve collaborare con il Consiglio d’Europa sulla base dell’ottima relazione stilata da Dick Marty sui rimedi giurisdizionali per le violazioni dei diritti umani nel Caucaso settentrionale.

 
  
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  Marietje Schaake, autore. (EN) Signor Presidente, oggi il Presidente Buzek ha annunciato il vincitore del Premio Sacharov di quest’anno. Questo premio rappresenta la libertà di pensiero, una libertà e un diritto fondamentale in Europa che noi difendiamo a nome dei cittadini europei e di tutto il mondo.

In risposta al Premio Nobel per la pace, il Presidente Buzek ha fatto appello alla Cina affinché rilasci Liu Xiaobo, usando queste parole: “La libertà non è una minaccia, ma le minacce alla libertà possono essere molte”. Queste parole sono rivolte anche a quanti difendono i diritti umani nel Caucaso settentrionale.

L’anno scorso i vincitori del Premio Sacharov Oleg Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alexeyeva, di Memorial, non hanno avuto la possibilità di ritirare il premio di persona a causa delle minacce mosse contro la loro libertà. L’Unione europea, insieme al Consiglio d’Europa e all’OSCE, investe molto nelle relazioni UE-Russia.

La Russia si è impegnata a salvaguardare e promuovere i diritti umani e lo stato di diritto, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Continua a prevalere l’intimidazione dei giornalisti e degli attivisti della società civile, scompaiono sistematicamente i difensori dei diritti umani e non esiste libertà di espressione, nemmeno su Internet. A causa dell’assenza dello stato di diritto, ci sono 20 000 casi pendenti dinanzi Corte europea dei diritti dell’uomo che riguardano la Federazione russa.

La Russia ha il diritto di lottare contro il terrorismo nel Caucaso settentrionale, ma se non si accoglie lo stato di diritto, si ottiene un effetto controproducente sulla stabilità. Non esistono scuse che giustifichino la Russia per il mancato rispetto dell’impegno preso in merito ai diritti umani.

Ci auguriamo che i rappresentanti di Memorial siano presto liberi di comparire di fronte a questo Parlamento, simboleggiando così le libertà e i diritti che godono tutti i cittadini del Caucaso settentrionale.

 
  
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  Mitro Repo, autore. (FI) Signor Presidente, sono molto preoccupato per il clima di terrore che circonda i difensori dei diritti umani in Russia. È doveroso dimostrare il nostro sostegno a Oleg Orlov, a cui abbiamo assegnato il Premio Sacharov l’anno scorso. Il suo unico crimine è stato di parlare della situazione dei diritti umani in Russia.

Anche all’interno dell’Unione europea vengono violati dei diritti fondamentali, ma quanto accade in Russia è totalmente diverso. Dobbiamo lottare contro qualsiasi tipo di terrorismo ed estremismo radicale usando tutti gli strumenti giuridici in nostro possesso, nonché avvalendoci dei rimedi offerti dalla società civile. Il Caucaso settentrionale non ha più bisogno di oppressione, ma di dialogo. Non devono più essere commessi crimini, ma deve esserci un maggior rispetto per la legge e per i diritti umani.

La giustizia si attua sempre in modo oggettivo e soggettivo. Nel Caucaso settentrionale significa che chi commette il crimine venga arrestato e che vengano presi in considerazione i bisogni delle vittime di tale crimine. L’adozione del presente documento è una chiara e ferma dichiarazione di sostegno nei confronti di Orlov e di quanti lottano per i diritti umani. Dobbiamo tenerlo presente quando discutiamo della possibilità di instaurare nuove relazioni tra Unione europea e Russia. La Russia deve rispettare i diritti umani, se vuole avere un vero e proprio ruolo in Europa, nonché accettare l’etica europea: l’Europa sta dalla parte delle persone e non contro di esse.

 
  
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  Ryszard Czarnecki, autore.(PL) Ai tempi del comunismo, quando il movimento di solidarietà in Polonia lottava per i diritti umani e la democrazia, lo slogan più diffuso era il seguente: “Non c’è libertà senza solidarietà”. Oggi, visto quanto sta accadendo non solo nel Caucaso settentrionale, ma anche in molte altre regioni della Russia, possiamo dire che non c’è stabilità senza lo stato di diritto.

È fondamentale trattare questi due fenomeni unitamente. Non si può parlare di relazioni economiche e politiche con la Russia, ignorando la situazione dei diritti umani. Si tratta, infatti, di un sistema di vasi comunicanti e non di argomenti separati. L’onestà di base richiede non solo il discutere di come migliorare le relazioni con la Russia, quel grande paese, ma anche l’invito a Mosca di rispettare i diritti umani, compresi quelli del vincitore del Premio Sacharov. Questo è un vero e proprio colpo per il Parlamento e per l’Unione europea.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, autore. − (FR) Signor Presidente, vorrei approfittare di questo intervento per riflettere insieme sul reale proposito del Premio Sacharov.

Ringrazio innanzi tutto i colleghi, in particolare l’onorevole Hautala, per aver risposto alla mia domanda sulla situazione del signor Orlov, uno dei tre responsabili di Memorial, l’associazione vincitrice del Premio Sacharov dell’anno scorso.

Consegnando questo premio, abbiamo premiato l’impegno di quanti osano ancora denunciare la situazione in Cecenia. È stata una premiazione simbolica poiché è avvenuta qualche mese dopo l’omicidio di Natalia Estemirova, episodio fortemente condannato dal signor Orlov. Era risaputo che, mosso unicamente dall’odio, il Presidente ceceno aveva citato in giudizio il signor Orlov per averlo accusato. Nel gennaio del 2010, il signor Orlov e Memorial sono stati ritenuti colpevoli e noi non abbiamo espresso alcun giudizio. Il 6 luglio, il signor Orlov è stato nuovamente condannato e ora deve scontare tre anni di carcere.

Quando assegniamo il Premio Sacharov, intendiamo mettere in luce il lavoro di uomini e donne che lottano per la democrazia e i diritti umani. Infatti, consegnando loro il premio, li poniamo sotto la nostra ala protettrice.

Ma cosa abbiamo fatto per il signor Orlov e per quanti difendono i diritti umani in Russia e in Cecenia? In che modo abbiamo sviluppato il dialogo all’interno dell’Unione europea per assicurare il rispetto dei diritti umani nel Caucaso settentrionale? Possiamo tollerare, senza dire niente, il fatto che non sia stata intrapresa alcuna azione legale a più di un anno dall’omicidio della signora Estemirova? Possiamo tollerare che i difensori dei diritti umani vengano sequestrati, maltrattati e che scompaiano, senza che i tribunali reagiscano in alcun modo?

Mi sento in dovere di chiedere: qual è la nostra funzione se, tornata dopo tornata, denunciamo numerose violazioni dei diritti umani, senza che questo fermi la Commissione dall’intrattenere dialoghi apparentemente costruttivi e dal riportarci i progressi compiuti, ma non in ambito di diritti umani e giustizia? Quando smetteremo di rinunciare a questi valori apparentemente fondamentali a beneficio degli interessi economici e politici di alcuni Stati membri? Potremmo acquistare maggiore credibilità, onorevoli colleghi, se le nostre sedute non fossero poste come ultimo punto del giovedì pomeriggio e se ci fosse un maggior numero di presenti alla discussione.

 
  
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  Bernd Posselt, autore. – (DE) Signor Presidente, il Caucaso settentrionale è stato vittima della politica coloniale zarista e dai tentativi di genocidio perpetrati dal regime stalinista. Purtroppo, però, dopo il crollo dell’Unione sovietica, è stato coinvolto anche in due guerre brutali che sono sfociate nel genocidio di piccoli gruppi etnici, quali i ceceni. Oggi è una regione in cui piccoli e malvagi regimi satellite, come quello del Presidente Kadyrov, perpetrano terribili violazioni dei diritti umani. Noi condanniamo qualsiasi forma di terrorismo, ma questo regime non conosce affatto la democrazia né lo stato di diritto.

Per risolvere la situazione, è necessaria una strategia sviluppata su tre livelli e che comprenda una stretta collaborazione tra il Consiglio d’Europa, la Corte europea dei diritti dell’uomo, il Parlamento europeo quale forza trainante dell’Unione europea e le organizzazioni per i diritti umani presenti nella regione, che stanno cercando di proteggerla dal potere della Russia. L’organizzazione per i diritti umani Memorial svolge un ruolo centrale in questo senso. Pertanto, chiediamo non solo che Oleg Orlov sia lasciato in pace immediatamente, ma anche che si appoggi il suo encomiabile lavoro a favore dei diritti umani. Lo dobbiamo a lui e ai suoi compagni combattenti, ai cittadini del Caucaso settentrionale e anche alla nostra amica e collega Natalia Estemirova, che molti di noi hanno conosciuto personalmente e sul cui omicidio deve essere finalmente fatta luce. Abbiamo un obbligo nei suoi confronti: assicurare l’introduzione dei diritti umani e dello stato di diritto nel Caucaso settentrionale.

 
  
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  Jarosław Leszek Wałęsa, a nome del gruppo PPE. – (PL) Qualche tempo fa, Oleg Orlov disse che il problema principale del Caucaso settentrionale era il rifiuto da parte di chi al potere del tema più importante, ovvero dei diritti umani. Le violazioni dei diritti umani sono causa di instabilità nel Caucaso settentrionale, stanno prolungando il conflitto, ne stanno riducendo le possibilità di risoluzione e stanno fomentando le attività terroristiche clandestine.

Dobbiamo sostenere le organizzazioni per i diritti umani, quali Memorial, poiché sono fondamentali per la creazione di una società stabile e libera e sono peraltro necessarie per la costruzione di una stabilità reale e duratura. Tali organizzazioni devono quindi essere appoggiate; è inoltre necessario condannare i fatti riprovevoli che si verificano nel Caucaso settentrionale, parlare del numero crescente di persone scomparse e ricordare le sofferenze degli sfollati.

 
  
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  Alexander Mirsky a nome del gruppo S&D. – (LV) La ringrazio, signor Presidente. Concordo pienamente con la parte della risoluzione che riguarda la necessità di rispettare i diritti umani nel Caucaso settentrionale. Conosco bene la situazione del Caucaso, visto che mi ci sono recato più di una volta. Allo stesso tempo, vorrei sottolineare che il titolo di “difensore dei diritti umani” non dà al signor Orlov il diritto di accusare di omicidio il Presidente della Repubblica cecena. Se il signor Orlov crede che il Premio Sacharov gli dia il diritto di fare affermazioni insensate, si sbaglia. Il Parlamento europeo non deve fungere da avvocato di Orlov, ma lasciare che lui dimostri la fondatezza delle sue accuse in tribunale, se non in Russia, dinanzi alla Corte europea. Noi non abbiamo il diritto di prendere una posizione in questa disputa, ma dobbiamo dare ai tribunali l’opportunità di svolgere il loro lavoro. Vorrei, tuttavia, dare un consiglio a Orlov: che pensi prima di parlare perché la diffamazione è un reato. Grazie.

 
  
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  Adam Bielan, a nome del gruppo ECR. – (PL) È paradossale che proprio il giorno in cui abbiamo reso nota la nostra decisione in merito al Premio Sacharov 2010, parliamo della persecuzione di uno dei vincitori del premio dell’anno scorso. Come sapete, l’anno scorso il premio è stato assegnato a Oleg Orlov, insieme ai membri dell’organizzazione Memorial, per la loro irriducibile e coraggiosa lotta per scoprire la verità sui reati commessi dai russi nella Repubblica cecena.

Oggi parliamo della persecuzione ininterrotta cui è soggetto Oleg Orlov perché pretende coraggiosamente delle spiegazioni sulle circostanze della morte di Natalia Estemirova, che era a capo di Memorial in Cecenia. Va ricordato che le azioni intraprese dal “Presidente” Ramzan Kadyrov contro il signor Orlov non sarebbero state possibili senza l’appoggio del Cremlino. Richiedo quindi alle autorità dell’Unione europea, comprese la Commissione e il Consiglio, di fare pressioni sul Presidente Medvedev affinché ponga fine a simili persecuzioni in Cecenia.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE) . – (RO) Gli atti di violenza o di terrorismo sono quasi all’ordine del giorno nelle repubbliche del Caucaso settentrionale. L’attacco avvenuto la settimana scorsa al parlamento ceceno sottolinea che le sommosse da parte degli islamisti minacciano la stabilità dell’intera regione. Quindici anni dopo lo scoppio delle guerre in Cecenia, ci sono ancora 80 000 sfollati nella regione ed anche la condizione degli attivisti per i diritti umani è allarmante, poiché si sono verificati numerosi sequestri e condanne. Il caso di Oleg Orlov è soltanto uno di una serie di processi iniziati senza un’adeguata base giuridica. Orlov potrebbe trovarsi a scontare una pena di tre anni di detenzione per aver accusato il Presidente della Cecenia di aver preso parte all’omicidio di Natalia Estemirova nel 2009.

Vorrei sottolineare che le indagini intraprese dopo la morte della donna non hanno ancora portato a nessuna svolta. Per questi motivi, ritengo che le autorità federali debbano adottare ulteriori misure per assicurare che le indagini vengano condotte in modo adeguato, anche quando sono coinvolti membri dell’organizzazione Memorial.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE) . (FI) Signor Presidente, il conflitto più conosciuto nonché il più violento avvenuto nella regione del Caucaso settentrionale è iniziato con la prima guerra cecena. Il conflitto è ancora in corso e si è diffuso in particolare in Daghestan e in Inguscezia. Senza entrare nel merito sul fatto che si tratti di una guerra di liberazione, una guerra contro il terrorismo o qualsiasi altra cosa, non possiamo negare che ci sono quasi 100 000 rifugiati all’interno della regione e che la situazione dei diritti umani è ancora critica.

Gli attivisti per i diritti umani a cui abbiamo assegnato il Premio Sacharov l’anno scorso rappresentano una forza considerevole all’interno di Memorial, che svolge un ruolo fondamentale nel Caucaso settentrionale. Quando ha ritirato il premio nel dicembre scorso, a Oleg Orlov è stato chiesto quali fossero i pericoli del suo lavoro. Lui ha risposto sostenendo che il problema principale era dato dal fatto che la minaccia provenisse dai rappresentanti dello Stato. In pochi metterebbero in dubbio le sue parole.

Conosciamo Anna Politkovskaya in particolare perché aveva parlato dei diritti umani dei ceceni; l’agente russo Alexander Litvinenko, avvelenato a Londra, aveva criticato le azioni russe in Cecenia; Natalia Estemirova, assassinata l’anno scorso, aveva rivelato che i servizi di sicurezza erano coinvolti in atti di violenza e in esecuzioni anche in Cecenia. L’elenco di simili omicidi irrisolti potrebbe continuare. Per questo è fondamentale che l’Unione europea continui a trattare questi argomenti.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE) . – (PL) Vorrei iniziare il mio intervento correggendo quanto ha affermato un mio onorevole collega. Ci è stato detto che i rappresentanti di Memorial non si sono potuti presentare in Parlamento per ricevere il Premio Sacharov l’anno scorso, ma in realtà, lo hanno fatto; sono le Damas de Blanco che non possono venire a ritirare il premio perché non è permesso loro di lasciare L’Avana.

La relazione stilata nel giugno del 2010 dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa contiene informazioni su ulteriori violazioni dei diritti umani avvenute nel Caucaso settentrionale. Le autorità russe dichiarano il loro impegno sul fronte della stabilizzazione, ma l’impunità associata alle violazioni dei diritti umani e all’assenza dello stato di diritto continuano ad essere gli ostacoli principali al raggiungimento di una stabilità vera e duratura nella regione. I civili continuano a vivere sotto la minaccia della violenza; la tortura e la violenza fisica sono all’ordine del giorno, come anche le sparizioni forzate, gli omicidi e gli arresti arbitrari; le indagini sulle violazioni dei diritti umani sono inefficaci e lacunose. L’unico risultato è spesso la mancata condanna degli esecutori, aumentando così la sfiducia nei confronti delle istituzioni governative e dell’intero sistema giudiziario.

È nostro dovere fare il possibile non solo per permettere un controllo permanente della situazione nel Caucaso settentrionale, ma anche per intraprendere azioni mirate a garantire lo stato di diritto e il sostegno alle iniziative civili e democratiche e a porre fine all’illegalità nella regione.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE) . (SK) Credo che il problema principale del Caucaso settentrionale sia l’indifferenza nei confronti della cosa più importante di tutte, ovvero il rispetto dei diritti umani dell’individuo. Tali violazioni destabilizzano la situazione nella regione, prolungano e intensificano il conflitto, diminuiscono le possibilità di trovare una soluzione e gettano le basi per la creazione di gruppi terroristici reazionari.

Ramzan Kadyrov, salito al potere in Cecenia, non sta contribuendo alla stabilità. È diventato il leader assoluto della repubblica, sfidando la legge o interpretandola in modo inadeguato così da poter agire in con violazione dei diritti umani fondamentali. Inoltre, gli abusi subiti da alcune persone non possono nemmeno essere resi pubblici né messi in discussione. Il caso di Oleg Orlov, un membro del gruppo Memorial, è uno spiacevole esempio di persecuzione dei difensori dei diritti umani. La situazione sembra essere tragicamente senza soluzione, perciò è un imperativo morale che il Parlamento europeo controlli minuziosamente quanto accade nella regione, insistendo sul rispetto dei diritti di cui i cittadini e le organizzazioni per i diritti umani della Federazione russa ancora non godono quotidianamente, nonostante la retorica ufficiale affermi il contrario.

 
  
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  Corina Creţu (S&D).(RO) Anch’io mi sento in dovere di esprimere la mia solidarietà a Oleg Orlov e allo Human Rights Centre “Memorial” che presiede, a cui il Parlamento europeo ha assegnato lo scorso anno il Premio Sacharov per la libertà di pensiero.

La condanna per diffamazione ai danni del Presidente ceceno e il processo contro Oleg Orlov, che potrebbe dover scontare anni in prigione, segnano il terribile culmine di una sconfortante serie di persecuzioni contro attivisti per i diritti umani, già sfociata nel sequestro e nell’omicidio di Natalia Estemirova, la coordinatrice di Memorial in Cecenia. Mi sento in dovere di protestare contro simili brutali e ripetute violazioni dei diritti umani, giustificate dalla necessità di combattere il terrorismo, contro l’impunità dei colpevoli di una serie di crimini e abusi e contro le autorità russe che tollerano tale situazione, che sta minando la credibilità del loro impegno a favore della democrazia.

 
  
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  Jaromír Kohlíček (GUE/NGL) .(CS) Vorrei condividere con voi un pensiero: com’è possibile che stiamo ancora discutendo dei diritti umani di un gruppo di persone relativamente ristretto dimenticando completamente la questione principale? Il problema principale del Caucaso settentrionale è la forte interferenza esterna del wahabismo, i cui membri sono addestrati, armati e agiscono per raggiungere chiari obiettivi.

Se non sapete da dove vengono i wahabiti e chi li finanzia, vi dico che si tratta delle stesse fonti cui facciamo riferimento quando parliamo delle altre organizzazioni terroristiche. Purtroppo, in questa risoluzione, il tema principale – ovvero il motivo per cui esistono delle palesi violazioni dei diritti umani in diverse zone del Caucaso settentrionale – non viene affatto menzionato. Naturalmente, è necessario rispettare i diritti umani, ma bisogna anche creare le condizioni perché ciò avvenga. Se le organizzazioni terroristiche sono finanziate dall’estero – ed è proprio questo il caso – allora per noi sarà difficile stabilire tali condizioni e, purtroppo, la risoluzione non ne tiene conto.

 
  
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  Ana Gomes (S&D) . (EN) Signor Presidente, appoggio pienamente la risoluzione, sostenuta anche dal mio gruppo politico, e chiedo di intervenire a sostegno del vincitore del Premio Sacharov Oleg Orlov e delle idee per cui si batte, ovvero l’opposizione alle violazioni dei diritti umani che avvengono nel Caucaso settentrionale.

In merito a questo, io e il mio partito non condividiamo le parole pronunciate dall’onorevole Mirsky, intervenuto poco fa criticando Oleg Orlov e sostenendo che non dovrebbe utilizzare il suo status di difensore dei diritti umani per sfavore accusare il Presidente Kadyrov. Qualsiasi democratico che si rispetti sa che non è necessario avere un titolo, essere un difensore dei diritti umani, un membro di Memorial o un vincitore del Premio Sacharov per avere il diritto democratico di criticare qualsiasi capo di Stato o di governo.

Colgo questa opportunità anche per esprimere il mio appoggio alle parole dell’onorevole Romeva i Rueda, che ha portato all’attenzione del Parlamento – ma anche della Commissione, del Consiglio e, in particolare, dell’Alto rappresentante Ashton – la pericolosa situazione che si sta sviluppando attualmente nel Sahara occidentale. Vorrei invitarla, Baronessa Ashton, a intervenire affinché le autorità marocchine non arrestino quanti, nel Sahara occidentale, stanno lottando contro l’occupazione illegale.

(Il Presidente interrompe l’oratore.)

 
  
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  Máire Geoghegan-Quinn, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per aver introdotto il tema della situazione dei diritti umani nel Caucaso settentrionale.

Sebbene l’operazione anti-terrorismo in Cecenia sia stata dichiarata conclusa l’anno scorso, continuano le violenze e il clima di impunità nel paese e anche nei vicini Daghestan e Inguscezia.

L’attacco armato che ha avuto luogo martedì al Parlamento di Groznyj ci ricorda che la situazione continua a essere precaria e pericolosa.

L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza/Vicepresidente Ashton ha condannato tale attentato e ha dichiarato che l’uso del terrorismo e di attacchi suicidi non è giustificabile in nessuna circostanza.

Colgo questa opportunità per esprimere le mie più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime, che in questo caso sono state un civile e due poliziotti in servizio. Così come continuano gli attacchi terroristici nel Caucaso settentrionale, continuano anche i costanti attacchi nei confronti dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti, i cui responsabili vengono raramente condannati.

Rendiamo omaggio a quanti hanno perso la vita e a quanti portano avanti il loro lavoro in un ambiente simile. Molti attivisti, avvocati e giornalisti indipendenti che svolgono il loro lavoro nella Federazione russa devono infatti far fronte a violenze, molestie e intimidazioni.

L’accusa di diffamazione ai danni di Oleg Orlov, capo del Human Rights Centre “Memorial”, e della Presidente del gruppo Mosca-Helsinki, Lyudmila Alekseeva, sono chiari casi di intimidazione. Le dichiarazioni del signor Orlov, messe in discussione dal Presidente Kadyrov, riguardavano il fatto che l’assassino dell’attivista di Memorial Natalia Estemirova, sebbene identificato, non sia mai stato condannato.

La Commissione europea sta seguendo da vicino il secondo processo in corso a carico del signor Orlov. L’Unione europea fa appello alla Russia affinché rispetti gli impegni presi come membro delle Nazioni Unite, dell’OSCE e del Consiglio d’Europa. Il Presidente Medvedev ha dichiarato di essere contrario a ciò che lui stesso ha definito il “nichilismo legale” che sta prevalendo il Russia. L’Unione europea è pronta a sostenere la riforma del sistema giudiziario russo.

Sono state preparate attività concrete in stretta collaborazione con l’amministrazione del Presidente e con il Consiglio d’Europa.

L’Unione europea valuta positivamente l’opportunità di discutere con le autorità russe le proprie preoccupazioni in merito ai diritti umani. Accogliamo con favore l’atteggiamento aperto assunto dal Presidente Medvedev durante le discussioni tenute con l’UE in merito a questi temi. Le abituali consultazioni sui diritti umani tra UE e Russia a livello degli esperti offrono l’opportunità di ampliare lo spettro di tali discussioni.

 
  
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  Presidente . La discussione è chiusa.

L’ordine del giorno reca la votazione.

(Per i risultati dettagliati della votazione vedasi processo verbale)

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Monica Luisa Macovei (PPE), per iscritto. (EN) Vorrei esprimere le mie più sentite condoglianze e la mia preoccupazione per il numero sempre crescente di omicidi e sparizioni che avvengono nella regione caucasica, in particolare per l’omicidio di Natalia Estemirova. L’aumento della violenza e del numero di attivisti per i diritti umani e di oppositori politici scomparsi nella regione del Caucaso settentrionale a partire dal 2009 è preoccupante. I conflitti e le violazioni dei diritti umani destabilizzano la regione e ostacolano la pace e la prosperità. Esorto le autorità russe a intensificare la protezione dei difensori dei diritti umani, compresi quanti lavorano per Memorial. Il governo deve arrestare i responsabili dei sequestri e degli omicidi, anziché mettere a tacere quanti, come Oleg Orlov, rendono pubblici questi episodi. Condanno la decisione delle autorità di indagare sulle organizzazioni per i diritti umani, così come le accuse mosse contro Oleg Orlov per aver parlato. Mi appello alla Commissione affinché sottolinei questi temi durante il dialogo con la Russia.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR), per iscritto. – (PL) Recentemente i media hanno molto parlato delle nuove relazioni tra l’Unione europea e la Federazione russa. Il risultato di tali attività è il progetto per il gasdotto Nord Stream tra Germania e Russia e la proposta del Presidente Sarkozy di includere la Russia nel sistema di sicurezza europeo.

Pare che, nell’euforia di concludere nuovi accordi economici, i decisori dell’Unione europea abbiano dimenticato in fretta i casi di Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova. Per anni uno dei fondamenti dell’Unione è stata la convinzione che, se i cittadini possono definirsi uguali, allora questa uguaglianza può essere estesa a tutti i cittadini e in tutti i sensi. Deve quindi essere per noi prioritario lottare senza indugi per il rispetto dei principi dell’ordine pubblico, delle libertà civili e della dignità umana. È fondamentale che l’Unione europea prenda una posizione ferma di fronte ai ripetuti casi di violazione dei diritti umani in Russia e al dramma dell’opposizione democratica.

I media riportano che ogni 31 del mese il movimento “Strategia 31” organizza manifestazioni in diverse città russe. I membri del movimento protestano in difesa della libertà di riunione e di associazione e di tenere cortei e picchetti, garantita dall’articolo 31 della Costituzione della Federazione russa. Sin dall’inizio delle sue attività, il movimento ha incontrato l’opposizione delle autorità. Ogni volta, le manifestazioni sono interrotte dall’OMON, una unità speciale della polizia, e i partecipanti sono sottoposti a violenze e pestaggi, vengono portati nelle campagne e abbandonati nei boschi, oppure vengono arrestati e incarcerati senza ricevere una motivazione formale. L’Unione ha il dovere di indagare in modo approfondito su questi episodi e di esprimere chiaramente la sua opposizione. Noi ci aspettiamo questo non solo dai cittadini russi, ma anche dall’intera società europea.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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