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Resoconto integrale delle discussioni
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Mercoledì 10 novembre 2010 - Bruxelles Edizione GU
1. Ripresa della sessione
 2. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 3. Dichiarazioni della Presidenza
 4. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
 5. Rettifica (articolo 126 del regolamento): vedasi processo verbale
 6. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale
 7. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
 8. Seguito dato alle posizioni e risoluzioni del Parlamento: vedasi processo verbale
 9. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale
 10. Interrogazioni orali e dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale
 11. Storni di stanziamenti: vedasi processo verbale
 12. Misure di attuazione (articolo 88 del regolamento: vedasi processo verbale
 13. Ordine dei lavori
 14. Prossimo vertice UE-USA e Consiglio economico transatlantico - Accordo sulla protezione dei dati tra UE e USA (discussione)
 15. Strategia esterna dell'UE relativamente ai dati del codice di prenotazione (Dati del codice di prenotazione - PNR) (discussione)
 16. Gestori di fondi d'investimento alternativi (discussione)
 17. Legge sul mercato unico (discussione)
 18. Partenariati per l'innovazione (discussione)
 19. Rafforzamento dell'OSCE - Ruolo dell'Unione europea (discussione)
 20. Modifica del regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (discussione)
 21. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
 22. La sfida demografica e la solidarietà tra generazioni (breve presentazione)
 23. Attuazione dei programmi quadro di ricerca (breve presentazione)
 24. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 25. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK
Presidente

(La seduta inizia alle 15.00)

 
1. Ripresa della sessione
Video degli interventi
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  Presidente. – Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo, interrotta giovedì 21 ottobre 2010.

 

2. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
Video degli interventi

3. Dichiarazioni della Presidenza
Video degli interventi
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  Presidente. – Avrei diverse dichiarazioni da fare all’inizio di questa tornata.

Il 6 novembre 2010, a Mosca, aggressori ignoti hanno percosso in maniera brutale il giornalista Oleg Kashin. L’aggressione selvaggia, il cui movente non era la rapina, merita una condanna severissima. Prendiamo atto e accogliamo con favore la reazione tempestiva del Presidente Medvedev a questa situazione e il personale impegno da lui assunto a individuare i colpevoli, e ci auguriamo che possa portare a un risultato.

In secondo luogo, il 31 ottobre, nella Plošcad’ Triumfal’naja (Piazza del Trionfo) di Mosca si è tenuta una manifestazione dell’opposizione senza alcun intervento da parte delle forze dell’ordine, per la prima volta in due anni. Lo interpretiamo come un segnale promettente trasmesso dalle autorità russe, nella speranza che gli appelli rivolti dal Parlamento europeo nel corso degli anni a favore di una maggiore democratizzazione della vita pubblica russa non siano stati vani.

In terzo luogo, 10 giorni fa a Baghdad sono stati aggrediti dei cristiani che stavano pregando in chiesa. Alcuni sono rimasti uccisi ed altri feriti. A nome del Parlamento europeo, ribadisco il mio appello a favore del rispetto della libertà di religione e della fine della violenza per motivi religiosi che viene perpetrata in questa parte del mondo.

In quarto luogo, il 10 dicembre si terrà a Stoccolma la cerimonia per la consegna dei Premi Nobel di quest’anno. Consideriamo inaccettabili i tentativi promossi dalle autorità cinesi di esercitare pressioni sugli Stati membri dell’Unione europea per indurli a non partecipare alla cerimonia. Il Parlamento europeo promuove una lotta incessante per il rispetto dei diritti fondamentali e inalienabili di ognuno, in tutto il mondo, e la Cina non fa naturalmente eccezione. In occasione della cerimonia di dicembre, l’Unione europea e pertanto anche il Parlamento saranno rappresentati dal capo della delegazione dell’Unione europea in Norvegia.

 
  
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  Luigi Berlinguer (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei giorni scorsi calamità naturali di grave entità hanno colpito la regione italiana del Veneto, in particolare le province di Vicenza, Padova e Verona. Si è trattato di alluvioni di portata catastrofica che hanno colpito in diverso modo circa cinquecentomila persone e hanno causato centinaia di milioni di euro di danni. La tragedia ha messo in ginocchio tutti i settori produttivi, le piccole e medie imprese e vari settori.

Faccio appello ai colleghi e alle Istituzioni europee perché, nei limiti delle regole previste dal Fondo europeo di solidarietà dei Fondi strutturali, si faccia tutto il possibile per sostenere queste popolazioni e si trovino soluzioni per rispondere a tale catastrofe.

Accenno solo – sia pure per una materia completamente diversa – al fatto che il nostro paese, l'Italia, oggi ha un'altra ragione di pianto, vale a dire il crollo di Pompei. Mi basta solo richiamarlo qui per sottolineare la rilevanza e l'importanza di un fatto di questo genere e del bisogno che l'Europa metta occhio anche a queste cose.

 
  
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  Presidente. – Grazie dell’osservazione. Vi invito a sfruttare a tale scopo anche gli interventi di un minuto. Anche questo è un tema che può essere trattato nei contributi di un minuto. Grazie per aver sollevato la questione, onorevole Berlinguer.

 

4. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
Video degli interventi

5. Rettifica (articolo 126 del regolamento): vedasi processo verbale

6. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale
Video degli interventi

7. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale

8. Seguito dato alle posizioni e risoluzioni del Parlamento: vedasi processo verbale

9. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale

10. Interrogazioni orali e dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale

11. Storni di stanziamenti: vedasi processo verbale

12. Misure di attuazione (articolo 88 del regolamento: vedasi processo verbale

13. Ordine dei lavori
Video degli interventi
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  Presidente. – è stata distribuita la versione finale della bozza dell’ordine del giorno redatta dalla Conferenza dei presidenti in occasione della riunione di giovedì 21 ottobre 2010, ai sensi degli articoli 130 e 131 del regolamento. Sono stati proposti i seguenti emendamenti:

Per quanto riguarda il mercoledì:

La discussione su “Rafforzamento dell’OSCE – Ruolo dell’Unione europea” si baserà su una dichiarazione del Consiglio a nome del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

La relazione Gauzès sui gestori di fondi d’investimento alternativi e la dichiarazione della Commissione in merito alla legge sul mercato unico verranno trattati in quest’ordine dopo la discussione circa la strategia esterna dell’UE sulle pratiche passeggeri e prima dell’interrogazione orale sui partenariati per l’innovazione.

Le due raccomandazioni dell’onorevole Griesbeck sull’accordo tra Unione europea e Georgia sono state tolte dall’ordine del giorno.

Per quanto riguarda il giovedì:

La relazione dell’onorevole Lichtenberger sulla richiesta di revoca dell’immunità di Krzysztof Lisek è stata inserita nella lista di voto di giovedì.

La votazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo sulla chiusura dell’esercizio 2008 dell’Accademia europea di polizia è stata rinviata alla prossima tornata.

La votazione sulle proposte di risoluzione sull’Ucraina è stata rinviata alla seconda tornata di novembre a Strasburgo.

 
  
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  Marta Andreasen (EFD).(EN) Signor Presidente, il nostro gruppo è contrario al rinvio della votazione sulla chiusura dell’esercizio di CEPOL, in quanto a tale istituzione è stato rifiutato il discarico per irregolarità. A nostro parere, le decisioni vanno prese con urgenza, pertanto non possiamo rinviare la votazione.

 
  
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  William (The Earl of) Dartmouth (EFD).(EN) Signor Presidente, non mi dilungherò. L’Unione europea vanta un passato lungo e mediocre in termini di procedure contabili. A quanto ho appreso, la Corte dei conti si è rifiutata di approvare il bilancio per la quattordicesima volta consecutiva. L’entità oggetto della discussione odierna ha un passato analogo – e, se possibile, ancor meno brillante. è importante che il Parlamento europeo affronti senza indugio la questione, se vuole avere un minimo di credibilità in materia.

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE).(FR) Signor Presidente, mi preme rammentarvi che sono stata io a fare da relatrice per la relazione sul discarico dell’Accademia europea di polizia (CEPOL). Vi posso riferire che in seno alla commissione per il controllo dei bilanci, con i relatori ombra, abbiamo programmato per il 30 novembre un’audizione su questo discarico e chiusura d’esercizio per sentire il parere non solo del direttore della CEPOL, ma anche del presidente del consiglio di amministrazione. Vi informo inoltre che la commissione per il controllo dei bilanci non ha ancora concluso l’inchiesta sul discarico per il 2008.

D’intesa col nuovo direttore della CEPOL, sono state apportate alcune correzioni ai conti del 2008. Sarei tuttavia molto dispiaciuta se il Parlamento non portasse a termine tale inchiesta, e vi propongo soprattutto di non chiudere i conti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarebbe veramente un grave errore chiudere i conti nel corso dell’attuale tornata.

 
  
 

(Il Parlamento respinge la richiesta)

 
  
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  Elmar Brok (PPE).(DE) Signor Presidente, a nome del mio gruppo vorrei chiedere di votare. La votazione è già stata rinviata una volta, prima delle elezioni. Non dovremmo posporla a dopo il vertice UE-Ucraina. In questa risoluzione chiediamo al vertice, nonché a Commissione e Consiglio, di accelerare i negoziati con l’Ucraina rispetto all’accordo in materia di libero scambio, all’agevolazione dei visti e all’accordo di associazione. Tuttavia, gradiremmo anche che si discutesse sul fatto che l’opposizione è stata notevolmente svantaggiata nelle elezioni regionali e locali, che non si è potuta candidare ovunque e, soprattutto, che c’è una separazione sempre meno netta tra potere esecutivo e giudiziario.

è importante chiarire il nostro approccio positivo nei confronti dell’Ucraina. Si tratta di un paese europeo che deve avere prospettive europee. Non vogliamo che precipiti in un regime autoritario che renderebbe impossibile il raggiungimento di questo obiettivo. Dovremmo approvare una risoluzione prima del vertice, altrimenti presteremmo il fianco a interpretazioni errate della nostra posizione, in quanto potrebbe sembrare che il Parlamento europeo non si opponga a tali situazioni negative. Abbiamo constatato che quasi tutte le organizzazioni deputate all’osservazione delle procedure elettorali hanno convenuto che le elezioni sono state problematiche. Siamo rimasti praticamente gli ultimi a prendere posizione su questo. Non dovremmo essere fautori della perdita della nostra stessa credibilità.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(EN) Signor Presidente, la questione riguarda essenzialmente la scelta del Parlamento se intervenire prima o dopo: prima della riunione del vertice o dopo la medesima. Dobbiamo scegliere se tentare di esercitare la nostra influenza o se limitarci a esprimere un commento di fronte al fatto compiuto. è giusto precisare che in Ucraina alcune cose si stanno muovendo nella giusta direzione, ma ce ne sono molte altre che hanno imboccato la strada sbagliata e, se non si cambierà rotta, il rischio è di allontanare sempre più l’Ucraina dalla cooperazione europea.

Quando esprimiamo preoccupazioni e timori, non stiamo cercando di creare ostacoli, bensì di rimuoverli ed è per questo che caldeggiamo l’adozione immediata di una risoluzione. Sappiamo che nella società e nel governo ucraini c’è un interesse vivo per il parere del Parlamento europeo su tali questioni. Se faremo sentire la nostra voce, ci ascolteranno e ne prenderanno atto. Se rimarremo in silenzio, prenderanno atto anche di questo. Per tale ragione chiediamo una decisione sulla risoluzione nel corso di questa tornata.

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D).(DE) Signor Presidente, sono rimasto un po’ sorpreso, visto che tutte le parti avevano raggiunto un accordo sul fatto che durante la seconda sessione di novembre a Strasburgo sarebbe stata approvata una risoluzione frutto di lavori di preparazione estremamente meticolosi. Tutti hanno ovviamente diritto a cambiare idea. Semplicemente, mi sembra che sarebbe ragionevole in primo luogo attendere la relazione degli osservatori elettorali di modo che, una volta presentata con chiarezza, potremo usarla come base per le nostre dichiarazioni. In secondo luogo, è fuori discussione che le elezioni hanno presentato diverse problematiche, a nostro modo di vedere; in alcuni casi, si è trattato di problemi gravi. Non pretendiamo di essere i difensori d’ufficio ma, onorevoli colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), vi prego di non ergervi nemmeno a paladini dell’opposizione. Se criticaste l’opposizione così come noi facciamo col governo, potremmo trovare un denominatore comune.

Vi chiedo soltanto di osservare la situazione ucraina con obiettività, e non attraverso le lenti dei partiti politici. Raccomando l’adozione di una decisione in novembre. Tuttavia, se la maggioranza dovesse decidere di votare oggi, esorterei il gruppo del PPE a unirsi a noi nel tentativo di individuare una posizione critica comune su tutte le questioni cruciali, e di non limitarsi semplicemente a schierarsi contro il governo.

 
  
 

(Il Parlamento respinge la richiesta)

(L’ordine dei lavori viene approvato)

 

14. Prossimo vertice UE-USA e Consiglio economico transatlantico - Accordo sulla protezione dei dati tra UE e USA (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca quanto segue in discussione congiunta:

- Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul prossimo vertice UE-USA e sulla riunione del Consiglio economico transatlantico e

- Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sull’accordo sulla protezione dei dati tra UE e USA.

 
  
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  Stefaan De Clerck, Presidente in carica del Consiglio.(NL) Signor Presidente, Commissario Reding, Commissario, onorevoli deputati, la discussione sulla cooperazione tra Stati Uniti e UE è in corso già da molto tempo ormai e proprio il 28 maggio 2010 abbiamo ricevuto una proposta della Commissione che chiedeva l’avallo per l’apertura dei negoziati su un accordo tra Unione europea e Stati Uniti in materia di protezione dei dati personali, un tema che è già stato spesso oggetto di discussione anche in quest’Aula.

Al contempo, la Commissione ha dato seguito al lavoro del gruppo di contatto di alto livello UE-USA sulla protezione e condivisione dei dati, che nel 2008 ha prodotto una relazione che è stata anche sottoposta all’attenzione del Parlamento europeo. La protezione dei dati oggetto della relazione rappresenta ovviamente un tema fondamentale per quanto riguarda l’Europa. Si tratta di una libertà fondamentale contemplata dall’articolo 16 del trattato e alla quale la Presidenza attribuisce una particolare rilevanza. La Presidenza appoggia pertanto tutte le iniziative volte a migliorare la protezione dei dati nei rapporti transatlantici e ad assicurare un livello adeguato di tale tutela.

L’accordo in questione dovrebbe tenere in considerazione i principi sulla protezione dei dati sanciti da diversi documenti: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la direttiva del 1995 sulla protezione dei dati e la decisione quadro del 2008. Ho dichiarato che occorre raggiungere un livello adeguato di protezione dei dati, e l’interpretazione corretta è che tale livello non può essere sempre equivalente o identico.

Ci deve essere un livello elevato e adeguato di tutela dei diritti dell’individuo, ma il modo in cui tali diritti vengono garantiti può variare da paese a paese. Ogni sistema presenta caratteristiche specifiche, anche nel caso della protezione dei dati, e ciò non deve costituire un problema fondamentale. La cosa importante, tuttavia, è la possibilità di assicurare l’applicabilità dei diritti civili contenuti nell’accordo futuro, che devono valere per tutti senza distinzioni.

Gli Stati Uniti e l’Unione europea come potranno garantire l’applicabilità di tali diritti in termini specifici? Ognuno dovrà decidere per sé. Il nostro parere è che, così come una direttiva europea può essere trasposta in maniera diversa nei diversi Stati membri, anche un accordo internazionale può essere recepito in modi differenti. Ciò che comunque importa a tutte le parti interessate è il risultato finale: diritti applicabili alle parti coinvolte su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Poiché il Consiglio condivide la preoccupazione del Parlamento su questo punto, nella sua decisione che autorizza l’avvio dei negoziati rivolgerà una richiesta alla Commissione di presentargli una relazione nel corso dei negoziati che verta in particolare su come garantire l’applicabilità specifica dei diritti sanciti dall’accordo.

In precedenza sono stati già conclusi accordi settoriali, con disposizioni specifiche sulla protezione dei dati, che variavano a seconda del settore; al momento, le norme diverse contenute in questi accordi formano una sorta di intreccio inestricabile che ostacola il compito degli agenti delle forze dell’ordine incaricati dell’applicazione delle disposizioni sulla protezione dei dati. I negoziati su questi accordi specifici sono estremamente urgenti. Lo stesso discorso valeva per gli accordi sulle pratiche passeggeri (PNR) e sul programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (TFTP); conoscete le discussioni. Pertanto, nel caso dell’imminente accordo completo sulla protezione dei dati in cui vanno inseriti tali principi, dovremmo cercare di evitare di negoziare ripetutamente nuovi accordi settoriali.

D’altro canto, dobbiamo anche essere realisti e accettare che un unico accordo onnicomprensivo con gli Stati Uniti nel campo della protezione dei dati non potrà mai eliminare tutti i possibili problemi futuri. Non dovremmo pertanto dimenticare che sarà ancora possibile stipulare accordi specifici ulteriori in un secondo momento.

Ci dovrà pertanto essere quello che viene solitamente chiamato “accordo ombrello”, che sancisce i diritti fondamentali ma che, di per sé, non costituisce una base per il trasferimento dei dati. I dati devono essere trasferiti sulla base di altri accordi specifici esistenti o futuri.

Per concludere, signor Presidente, vorrei sottolineare che la Presidenza si sta adoperando per ottenere che il mandato negoziale per quest’accordo generale venga gestito contemporaneamente ai tre mandati per gli accordi PNR con Australia, Canada e Stati Uniti, e che gradiremmo trattare la questione in occasione della riunione del Consiglio i prossimi 2 e 3 dicembre. Grazie dell’attenzione.

 
  
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  Karel De Gucht, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, la baronessa Ashton era impossibilita a presenziare oggi, pertanto tratterò io sia il vertice UE-USA, sia il Consiglio economico transatlantico, spesso denominato TEC. Come saprete, il vertice avrà luogo a Lisbona il 20 novembre e ha il compito di dimostrare il valore aggiunto del partenariato UE-USA e la sua continua rilevanza nel XXI secolo.

Vorrei cogliere l’occasione per elogiare il contributo attivo del Parlamento europeo ai rapporti UE-USA e informare gli eurodeputati dei nostri obiettivi per l’incontro al vertice. L’Unione europea e gli Stati Uniti stanno ancora subendo le ripercussioni della crisi economica. Pertanto, l’economia e l’occupazione costituiranno il cuore delle discussioni al vertice.

Esordiremo esaminando i risultati rilevanti del vertice del G20 e ci soffermeremo sui nostri rispettivi contributi alla ripresa globale sostenibile e bilanciata. Vogliamo anche che il vertice ponga l’accento sull’esigenza di concludere un accordo ambizioso, completo ed equilibrato nell’OMC sull’agenda di Doha per lo sviluppo. Ribadiremo la nostra intenzione comune di opporci al protezionismo in Europa e all’estero. Ci concentreremo sull’ampliamento dei vantaggi economici dell’economia transatlantica. Per quanto riguarda il Consiglio economico transatlantico, accolgo con molto favore le nostre idee espresse nella risoluzione.

Mi preme sottolineare tre elementi in particolare: l’importanza di rafforzare le componenti strategiche del Consiglio economico transatlantico; l’esigenza che il TEC sostenga e promuova la cooperazione su tutti i fronti che riguardano l’ambiente normativo per le industrie e i consumatori nell’UE e negli USA, e il ruolo cruciale dei legislatori che devono diventare custodi e soggetti attivi per la convergenza dei nostri approcci.

Consentitemi di esprimere alcune opinioni personali sui rapporti UE-USA e sul motivo per cui ritengo che il TEC sia importante. L’Unione europea e gli Stati Uniti sono le economie più integrate del mondo; siamo i partner commerciali e d’investimento vicendevolmente più importanti; condividiamo valori e responsabilità comuni nell’affrontare le sfide globali su tutta una serie di questioni, che si tratti di innovazione o di sfide ambientali, sicurezza energetica o accesso alle materie prime. Malgrado il persistere delle divergenze sui nostri rispettivi approcci alle questioni economiche e normative, la sicurezza dei consumatori e la protezione dei dati confermano le nostre comuni intenzioni.

Traggo conforto dal fatto che abbiamo dimostrato di saper collaborare in momenti di difficoltà. Abbiamo unito efficacemente le forze nel fronteggiare la crisi economica e finanziaria; il nostro impegno congiunto in seno al G20 e all’OMC ci ha aiutati a scongiurare manovre protezioniste. Dopo due anni, l’Unione europea e gli USA stanno ora per entrare nella seconda fase: la creazione di una crescita e di un’occupazione intelligenti e sostenibili nonostante le sfide impegnative e l’acuirsi della concorrenza con le economie emergenti.

La domanda è in che modo una cooperazione rafforzata con gli USA ci possa aiutare a raggiungere l’obiettivo. A mio avviso, sia l’Unione europea sia gli Stati Uniti devono ripensare e forse ridefinire il partenariato transatlantico per adeguarlo alla nuova situazione. Dobbiamo chiederci oggi come sarà il mercato transatlantico nel 2020. L’Unione europea e gli USA saranno in grado di guidare le tecnologie innovative che hanno la capacità di trasformare la società, quali le auto elettriche e le reti intelligenti? Riusciranno a promuovere insieme le reti di servizi aperti per le TIC e norme trasparenti? Le nostre PMI riusciranno ad avere successo e ad accedere ai nuovi mercati proteggendo i loro diritti di proprietà intellettuale? I consumatori trarranno vantaggio dagli scambi di informazioni tra Stati Uniti e Unione europea sui prodotti pericolosi? Come affronteremo le minacce per la sicurezza e il terrorismo? Mediante un attivismo unilaterale oppure affidandoci a soluzioni comuni più efficaci per promuovere un commercio sicuro? Come affrontare le sfide economiche rappresentate dalle economie emergenti in aree quali i diritti di proprietà intellettuale, l’accesso alle materie prime o le sovvenzioni alle industrie nazionali? Il rilancio del TEC rappresenta un tentativo di sviluppare tale partenariato strategico.

Con la mia controparte, il copresidente del TEC Michael Froman, abbiamo convenuto di scegliere nuovi orientamenti. Consideriamo il TEC la piattaforma politica principale ove trattare questioni economiche, questioni strategiche – tra cui quelle relative ai paesi terzi – e questioni normative. Grazie alla consulenza offerta alla Commissione e all’amministrazione statunitense, i legislatori, le imprese e i consumatori hanno fornito e devono continuare a fornire spunti cruciali e hanno proposto possibili soluzioni transatlantiche ai problemi esistenti e potenziali.

La prossima riunione del TEC avrà luogo il 17 dicembre a Washington. Dovrebbe vertere su tre temi principali: innovazione e tecnologie emergenti, la realizzazione del mercato transatlantico e la formulazione di strategie per rendere più ecologiche le nostre economie.

Sul tema della politica energetica, il consiglio UE-USA per l’energia si riunirà alla vigilia del vertice e continuerà ad adoperarsi per individuare risposte comuni alla sicurezza energetica. Intendiamo esortare il vertice a chiedere al consiglio per l’energia di intensificare la cooperazione UE-USA sullo sviluppo e l’applicazione di tecnologie energetiche verdi e sulla promozione degli scambi tra i nostri ricercatori, per consentire loro di partecipare liberamente ai rispettivi programmi di ricerca sull’energia. Tale impegno sostiene i nostri sforzi nel campo sia del cambiamento climatico sia dell’occupazione.

Sappiamo che i nostri cittadini sono profondamente preoccupati per l’impatto del cambiamento climatico globale. Al vertice eserciteremo pressioni sugli USA in merito all’esigenza che la conferenza di Cancún compia un passo avanti significativo verso un quadro globale onnicomprensivo volto ad affrontare il cambiamento climatico.

In materia di sviluppo, Unione europea e Stati uniti sono i donatori di aiuti più importanti del mondo. Oltre ad adoperarci per attuare gli obiettivi di sviluppo del Millennio per la sicurezza alimentare e ad aiutare i paesi più poveri ad adattarsi al cambiamento climatico, dobbiamo collaborare per coordinare i nostri sforzi nei paesi beneficiari, per massimizzare l’efficacia e l’impatto dei nostri aiuti ed evitare la duplicazione degli interventi.

Nel campo della sicurezza, occorre riconoscere che i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini sono complementari e si rafforzano a vicenda; occorre garantire un equilibrio adeguato tra le due istanze in tutto il nostro operato. So che nel corso della giornata Viviane Reding tratterà con voi quest’importante questione, compreso l’accordo sulle pratiche passeggeri. L’Unione europea e gli Stati Uniti devono anche collaborare in modo più completo per affrontare le nuove minacce per le reti globali, quali i cibereffetti e la cibercriminalità.

Infine, nel settore della politica estera, porremo l’accento sulle nostre strategie congiunte e massimizzeremo il nostro impatto. Dobbiamo sostenere il processo di pace in Medio Oriente, allo scopo di definire entro un anno un quadro per un accordo tra Israele e l’Autorità palestinese. Per quanto riguarda l’Iran, l’Unione europea ha raggiunto risultati su sanzioni più severe, impegnandosi nel contempo a cercare alacremente di intrattenere un dialogo con l’Iran.

In generale, il vertice tratterà pertanto un’ampia gamma di questioni cruciali per il partenariato transatlantico. Attendo con impazienza le discussioni che seguiranno.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
  
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  Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signor Presidente, il 26 maggio la Commissione ha raccomandato al Consiglio di autorizzare i negoziati sull’accordo UE-USA concernente la protezione dei dati e ha presentato una bozza di linee guida per le trattative. Tale raccomandazione per un mandato è attualmente oggetto di discussione in seno al Consiglio. So che il Parlamento europeo condivide il mio parere: si tratta di un’occasione irripetibile, la possibilità di conseguire un livello elevato di protezione dei dati personali e di conferire al contempo nuovo dinamismo al nostro partenariato transatlantico.

La condivisione di informazioni rilevanti rappresenta un elemento essenziale di una cooperazione efficace nella lotta contro la criminalità non solo nell’Unione europea, ma anche con gli Stati Uniti. Il partenariato per la sicurezza UE-USA è molto importante: è indispensabile e per questo dovremmo fare in modo che funzionasse.

La protezione dei dati personali è sempre stata una questione ricorrente in passato. è venuta nuovamente alla luce ogni volta che la discussione verteva sullo scambio di dati attraverso l’Atlantico allo scopo di far applicare la legislazione vigente. A nostro parere, un accordo in tal senso agevolerebbe i negoziati su accordi specifici futuri concernenti la condivisione dei dati personali. Tal accordo ci darebbe inoltre la possibilità di partire da basi comuni e individuare soluzioni soddisfacenti per la cooperazione futura.

Vorrei esprimermi con estrema chiarezza. Ci occorre un accordo generale che funga da quadro coerente e legalmente vincolante al fine di tutelare i dati personali e far valere i diritti dei singoli cittadini. Sappiamo anche che al momento vigono svariati accordi specifici sulla condivisione dei dati tra gli USA e gli Stati membri e tra gli USA e l’Unione europea. Ognuno di essi contiene norme ad hoc sulla protezione dei dati, vale a dire un coacervo di salvaguardie e disposizioni diverse per il trattamento dei dati personali. Disponiamo pertanto di una soluzione che è lungi dall’essere soddisfacente e che è a malapena giustificabile, visto che stiamo parlando di un diritto fondamentale, e il diritto alla protezione dei dati è un diritto fondamentale.

Con il vostro sostegno, ho intenzione di adoperarmi per porre fine a questo approccio frammentario e negoziare un accordo ombrello che:

(i) contenga un insieme coerente e armonizzato di norme sulla protezione dei dati e preveda principi essenziali quali il principio di proporzionalità, di minimizzazione dei dati, di periodi minimi di conservazione degli stessi e di limitazione degli scopi;

(ii) sia applicabile a tutti gli accordi esistenti e futuri concernenti lo scambio di informazioni a scopo di applicazione delle leggi;

(iii) contenga tutte le norme necessarie in materia di protezione dei dati in linea con l’acquis comunitario sulla tutela dei dati e suggerisca diritti applicabili per i singoli cittadini, il ricorso amministrativo e giurisdizionale o una clausola di non discriminazione;

(iv) garantisca l’applicazione efficace delle norme sulla protezione dei dati e un controllo adeguato delle stesse da parte di autorità pubbliche indipendenti.

Credo che imprese e cittadini si aspettino entrambi un unico insieme di norme legalmente vincolanti sulla protezione dei dati che verranno poi applicate uniformemente in tutta l’Unione, nonché nella cooperazione transatlantica per scopi di applicazione delle leggi. Ritengo inoltre che dobbiamo essere ambiziosi.

Sono risoluta nel voler perseguire i miei obiettivi e confido nel poter contare sul sostegno del Parlamento europeo per addivenire a un buon accordo con gli USA, un accordo che garantirà un livello elevato di protezione dei dati a tutti i soggetti e che ci consentirà di portare avanti la cooperazione necessaria e importante con gli Stati Uniti per prevenire il terrorismo e la criminalità organizzata.

 
  
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  Elmar Brok, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, Presidente De Clerck, Commissario Reding, Commissario De Gucht, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) appoggia la proposta congiunta di risoluzione e vorrebbe ringraziare gli oratori che sono intervenuti.

Dobbiamo prendere atto del fatto che – in vista del vertice UE-USA e adesso, alla vigilia del vertice del G20 – su molte questioni – non solo di natura economica, ma anche quelle che riguardano la pace e la tutela ambientale – soltanto una risposta comune europea ha la possibilità di trovare realizzazione su scala globale. Per tale ragione, gradiremmo intensificare la cooperazione su questo fronte e, in veste di Parlamento europeo, stiamo anche cercando di conseguire questo obiettivo con le nuove maggioranze in seno al Congresso americano, che svolgono un ruolo primario in tal senso. Il Commissario De Gucht ha avuto modo di constatarlo nel caso del Consiglio economico transatlantico (TEC), il Commissario Reding nel caso della protezione dei dati, mentre noi nel caso SWIFT abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che i parlamenti svolgono un ruolo importante in tal senso. Insieme, europei e americani – che rappresentano ancora il 60 per cento del prodotto interno lordo mondiale – hanno la possibilità di istituire tali norme e rispondere positivamente alle sfide del terrorismo, alle questioni concernenti l’Iran, il Medio Oriente, il cambiamento climatico e molte altre problematiche connesse. Dobbiamo mettere in campo un impegno adeguato in tal senso.

Auspico pertanto che si possano realizzare progressi su tali questioni politiche generali e anche in seno al TEC, cui è stato conferito nuovo slancio dagli sforzi del Commissario De Gucht. Spero che si possa concretizzare l’obiettivo originario per abolire le barriere al commercio e giungere a un mercato transatlantico, che potrebbe generare una crescita notevole per noi evitando i costi superflui; inoltre, Commissario Reding, ci consentirebbe di compiere passi avanti su questioni relative ai diritti fondamentali, alla protezione dei dati e a problematiche analoghe. è necessario garantire la protezione ei dati ma, per tutta una serie di motivi, ci occorre anche assicurare lo scambio dei dati. Pertanto, è estremamente positivo che ci stiamo adoperando per addivenire a norme comuni in questo campo malgrado le differenze tra i nostri approcci giuridici.

Se in questo frangente mi consentite di esprimere un’altra opinione su questioni relative ai mercati finanziari, va naturalmente precisato che mentre è stata approvata una legislazione per far sì che gli eventi di due anni fa non si ripetano, la Fed ha appena deciso, ad esempio, di collocare sul mercato 600 milioni di dollari USA senza consultare nessuno, e di conseguenza serpeggiano timori a proposito dell’inflazione e di altre cose, e l’economia mondiale ha registrato qualche turbolenza. Non sarà certo utile per noi se i tassi di interesse non avranno un andamento corretto gli uni rispetto agli altri.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo S&D.(DE) Signor Presidente, vorrei esprimere i miei più calorosi ringraziamenti a Consiglio e Commissione per le loro osservazioni introduttive. Mi preme soprattutto concentrarmi su quanto dichiarato dal Commissario De Gucht, in quanto va preso atto del fatto che dal 2 novembre gli USA sono cambiati. Non che la cooperazione con gli Stati Uniti fosse perfetta prima, ma ci sono ragioni per temere che adesso sarà ancora più problematica.

Ha citato il protezionismo, Commissario De Gucht. Sono convinto che si debba agire insieme per combattere il protezionismo. Potrebbe costituire una soluzione a breve termine per uno o per l’altro settore, ma in generale non rappresenta una soluzione, in quanto si traduce in protezionismo competitivo che non è sicuramente nei nostri interessi. Ha fatto riferimento alle questioni energetiche. In data odierna, la Commissione ha pubblicato un documento sull’energia – Energia 2020. Malgrado dissenta con alcune parti dello stesso, ritengo che il pensiero che lo sottende vada nella direzione giusta. Non ritengo tuttavia immaginabile che gli USA pubblichino un documento simile con linee guida analoghe. Sarà difficile ottenere risultati in quest’area, tanto più dopo il 2 novembre. Avete anche citato le auto elettriche e la questione dello sviluppo di reti intelligenti in collaborazione con gli USA, e si tratta effettivamente di tentativi che vale la pena mettere in campo. Al contempo, dobbiamo tuttavia far sapere agli USA che disponiamo anche di altri partner. Possiamo anche cercare di sviluppare strategie analoghe con Cina, Brasile o altri paesi. Dobbiamo dare agli americani l’impressione che non facciamo necessariamente affidamento su di loro. Ci piacerebbe procedere con loro, ma non sono i nostri unici partner, soprattutto per quanto riguarda il cambiamento climatico. Non dimentichiamo il comportamento tenuto dagli USA e l’impossibilità del Presidente Obama di intervenire per la mancata approvazione delle leggi in materia. Ora, alla luce delle attuali maggioranze in seno al Congresso, la legge in questione non è nemmeno oggetto di discussione – e di conseguenza dobbiamo partire dal presupposto che le cose si complicheranno, a meno che non riusciremo a compiere progressi in alcuni di questi campi con paesi quali Cina, India o Brasile. Dobbiamo prendere chiaramente atto di questo fatto.

Risponderò alle osservazioni dell’onorevole Brok affermando che all’inizio c’era molta differenza, che però adesso si è ridotta. Anche dal nostro punto di vista è assolutamente giusto ed essenziale che gli USA si impegnino a pareggiare il bilancio. Non ho nulla in contrario; anzi, è positivo se gli USA tentano di ricreare occupazione, positivo per l’America e per noi. Tuttavia, occorre procedere in maniera coordinata. Gli americani devono pertanto abituarsi ad accettare una cooperazione globale maggiore anche in quest’area, soprattutto con l’Europa.

 
  
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  Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, il partenariato transatlantico è il più importante per l’Europa. Non solo rappresentiamo ancora la metà dell’economia globale, ma le nostre economie sono i fattori trainanti per il mantenimento dei diritti umani e dello stato di diritto. Tuttavia, a volte sembra che ci diamo reciprocamente per scontati oppure che lasciamo che i nostri alterchi familiari mettano in secondo piano i nostri interessi comuni prevalenti.

Per tale ragione, la nostra risoluzione congiunta insiste sull’importanza di un partenariato strategico, che ponga l’accento su coordinamento e cooperazione nell’affrontare le sfide globali e le questioni regionali e in cui i legislatori siano soggetti a pieno titolo. Tale partenariato strategico dev’essere radicato nella libertà economica e politica.

Mi fa piacere che gli eurodeputati ribadiscano la nostra insistenza sull’obiettivo di un mercato transatlantico libero entro il 2015. Significherà rivedere al rialzo le nostre ambizioni di abolizione delle barriere commerciali e normative. Una parte molto consistente – e tuttora in crescita – dei rapporti transatlantici riguarda questioni di giustizia, applicazione delle leggi e diritti umani. Una volta era un elemento ad hoc, adesso invece rappresenta uno degli aspetti chiave. Più ancoreremo il nostro partenariato al rispetto condiviso per i nostri valori comuni, più risolutamente potremo intervenire per diffondere tali valori in tutto il mondo.

In tale contesto, la rinnovata giustificazione del waterboarding (annegamento controllato) (una forma inequivocabile di tortura) da parte del Presidente Bush riassume tutto ciò che è andato storto negli otto anni disastrosi della sua Presidenza e che ha reso l’Occidente meno libero e meno sicuro. Le prove diffuse che stanno emergendo di apparenti maltrattamenti dei prigionieri iracheni da parte delle truppe britanniche e statunitensi devono essere esaminate ad altissimo livello, anche durante il prossimo vertice e nell’ambito di inchieste indipendenti.

Mi ha fatto molto piacere sentire i commenti della Vicepresidente Reding sull’accordo in materia di protezione dei dati. è veramente essenziale stipulare questo “accordo ombrello”, come lei l’ha definito, perché al momento esistono controversie su ogni singolo accordo per la condivisione dei dati. Se solo potessimo trovare un compromesso, un quadro in cui esaminare le singole richieste di condivisione dei dati, sarebbe estremamente utile, in quanto gran parte della nostra attenzione e dei nostri battibecchi si sono concentrati proprio su questo tema. Sarebbe un premio ambito, meritevole di tanti sforzi.

 
  
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  Reinhard Bütikofer, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, le elezioni del 2 novembre rappresentano una svolta piuttosto importante nella storia americana recente e si ha l’impressione che il paese stia ora prendendo fiato. In una siffatta situazione, diventa ancor più importante manifestare la nostra cooperazione affidabile e fissare priorità chiare per il nostro lavoro futuro insieme.

Sono grato al Commissario De Gucht per aver sollevato la questione del Consiglio economico transatlantico (TEC) all’inizio del suo intervento e per le sue osservazioni sull’argomento. Dobbiamo conferire nuovo slancio al TEC. Finora tale Consiglio ha fatto ben poco, ma possiamo ancora sperare. Inoltre convengo con lei sui due aspetti citati e li sostengo appieno, Commissario; sia la cooperazione bilaterale – tesa a uniformare e disciplinare le tecnologie a basso impiego di carbonio, ad esempio – sia, soprattutto, la componente strategica. Speriamo che si tratti di un passo avanti.

è deplorevole che la politica sul clima non sia all’ordine del giorno nel vertice di un’ora e mezza in Portogallo. Ciononostante, è importante che i nostri rappresentanti, il Presidente Barroso e il Presidente Van Rompuy, chiariscano in quella sede che l’Europa non si lascerà frenare o scoraggiare da ciò. Porre l’accento sulla politica per lo sviluppo è positivo e, da una prospettiva europea, sarebbe anche opportuno cercare di realizzare non una cooperazione qualsiasi, bensì una cooperazione condizionata, sottolineando gli obiettivi di sviluppo del Millennio e la politica sul clima.

Infine, alla luce del fatto che la Presidenza è stata indebolita e che negli USA emergono nuove tendenze isolazioniste, per l’Europa sarà importante prendere autonomamente l’iniziativa a livello internazionale, come ad esempio in Medio Oriente nei confronti dei Palestinesi, in Siria o in Libano. Dovremmo dire chiaramente agli americani che siamo pronti a farlo e che vogliamo assumerci questa responsabilità.

 
  
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  Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, nessun rapporto bilaterale riveste per noi un’importanza pari a quella delle relazioni con gli Stati Uniti. Ci aspetta un secolo incerto, che sarà caratterizzato da un cambiamento fondamentale nell’equilibrio dei poteri economici globali, che si sposteranno dalle democrazie liberali dell’Europa e dell’America settentrionale a paesi che non condividono ancora i nostri impegni nei confronti dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani.

Finché deterrò il mio seggio in quest’Aula mi batterò per l’unità tra le democrazie nordatlantiche nel promuovere una visione comune per il futuro. A titolo d’esempio, nel perseguire i nostri obiettivi condivisi in materia di sicurezza, dovremmo puntare alla massima cooperazione per evitare difficoltà inutili.

Accolgo pertanto con favore il lavoro in corso sul quadro per la protezione dei dati e gli accordi PNR, ma esorto alla cautela al momento di esaminare le conseguenze potenzialmente gravi dell’applicazione retroattiva di nuove leggi alle sentenze legali esistenti, sia qui sia negli Stati Uniti.

Occorre inoltre riconoscere che l’Unione europea non è giuridicamente competente nei negoziati dei governi nazionali con soggetti terzi. Mi auguro di tutto cuore che riusciremo a trovare una soluzione concreta e accettabile sulla questione e sulle molte altre problematiche di interesse comune.

 
  
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  Takis Hadjigeorgiou, a nome del gruppo GUE/NGL.(EL) Signor Presidente, reputiamo che la cooperazione non debba precludere l’indipendenza. Siamo dell’avviso che l’Unione europea debba imparare a rispettarsi. Crediamo che una buona cooperazione presupponga il rispetto per l’indipendenza della controparte. Riteniamo che il dialogo e i rapporti tra Unione europea e Stati Uniti debbano essere all’insegna della comprensione reciproca e dell’indipendenza.

Tra le varie questioni serie su cui volevo esprimermi, vorrei sottolineare le seguenti, che ritengo essenzialmente di nostra competenza: l’esigenza di esercitare pressioni concrete su Israele per risolvere la questione palestinese e sulla Turchia per risolvere la questione cipriota; la necessità urgente di abolire la pena di morte negli Stati Uniti; il mancato rispetto da parte del Presidente Obama della promessa di chiudere la base di Guantanamo; l’esigenza di difendere – e uso di proposito questo termine – i dati personali, e la questione immensa del cambiamento climatico. Dobbiamo convincere gli Stati Uniti ad assumersi le proprie responsabilità.

 
  
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  Fiorello Provera, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi riferisco a un passaggio dell'intervento del Commissario De Gucht sulla cooperazione internazionale allo sviluppo. Sappiamo quanto essa sia importante per il conseguimento degli obiettivi del Millennio. Ridurre le diseguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri non risponde solo a un'esigenza morale, ma contribuisce anche a risolvere i motivi di conflitto e i contenziosi internazionali oltre che a migliorare la qualità della vita in vaste aree del mondo.

È condivisibile quindi l'invito, contenuto in questa proposta di risoluzione, a versare lo 0,7% del PIL da parte dei paesi industrializzati entro il 2015, ma sono indispensabili ulteriori passi perché l'aiuto diventi efficace. È necessario il coordinamento tra Europa e Stati Uniti nella politica di aiuto per evitare sovrapposizioni di interventi nelle differenti aree geografiche. Devono essere meglio individuate best practices nell'attuazione dei progetti, che devono rispettare le esigenze di chi riceve, non di chi dona. La good governance nei paesi destinatari della politica di aiuto è essenziale per aumentare l'efficacia dell'intervento ed evitare la dispersione di risorse preziose attraverso la corruzione, l'incapacità e la scarsa diligenza.

L'ultimo punto è quello della coerenza tra la politica di cooperazione allo sviluppo e quella commerciale. Ad esempio, nella produzione agricola e nella pesca non ha senso finanziare progetti di sviluppo economico da una parte e chiudere le porte ai prodotti che vengono dai paesi del terzo mondo dall'altra. L'accordo di Doha sarà un notevole passo avanti in questo importante settore.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, i prossimi mesi riveleranno gli effetti dell’indebolimento del Presidente Obama nel suo paese come conseguenza dei risultati relativamente scadenti conseguiti dal suo partito nelle recenti elezioni al Congresso. Mi chiedo ad esempio se le tendenze protezioniste si intensificheranno e influiranno sulla politica economica e commerciale, oppure se il Presidente Obama rivolgerà maggiormente la sua attenzione a questioni di politica estera quali il conflitto in Iran, il Medio Oriente o la guerra in Afghanistan. Vedremo.

Per l’Europa, e per l’Unione europea in particolare, ciò dovrebbe rivestire un interesse soltanto limitato, in quanto l’UE deve essere in grado di definire le proprie priorità e obiettivi, nonché i propri interessi. Vale soprattutto per il settore della politica globale, dove la presenza dell’Unione europea è piuttosto insignificante. Basti pensare al conflitto in Medio Oriente, dove non sediamo nemmeno al tavolo dei negoziati. Come tutti sanno, in tutte le questioni rilevanti – che si tratti di Iran, Afghanistan o del conflitto in Medio Oriente – noi tendiamo a seguire la scia degli USA, senza avere delle prospettive nostre. Invece nelle aree in cui sarebbe opportuna una maggiore cooperazione con gli Stati Unione – ad esempio per la risoluzione del problema di Cipro, in cui gli USA potrebbero esercitare pressioni sul proprio alleato, la Turchia – accade ben poco. Benché il Presidente Obama sembri essere più interessato al Pacifico che non all’Atlantico, per quanto ci riguarda dovremmo porre maggiormente l’accento sull’Europa orientale e sul Medio Oriente.

Una maggiore cooperazione o coordinamento con gli USA è indubbiamente anche auspicabile nel Consiglio economico transatlantico. è indiscutibile che l’Occidente – in altre parole, l’Europa e gli USA – debba mantenere la propria posizione quale leader globale in aree quali la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo. Infine, non va dimenticato che il miglioramento della protezione dei dati e il rispetto di diritti dei cittadini dovrebbero svolgere anch’essi un ruolo di prim’ordine al vertice.

 
  
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  Ioannis Kasoulides (PPE).(EN) Signor Presidente, il centro di gravità del mondo si sta gradualmente spostando da ovest a est, con l’emergere di nuove potenze globali quali Cina e India. In questo nuovo contesto, mentre l’Unione europea continua a essere la prima potenza commerciale del mondo e gli USA il nostro primo partner commerciale, la nostra cooperazione va ben al di là di questo: è un elemento chiave del sistema internazionale, in quanto si fonda su valori comuni, legami storici e interessi strategici, e non si può dire altrettanto di altri partner strategici.

Da un’alleanza dettata dalla necessità durante la Guerra fredda, il partenariato transatlantico si è tramutato in un’alleanza d’elezione. L’emergere di un mondo multipolare richiede una nuova definizione delle modalità di cooperazione tra le due parti per tutte le questioni bilaterali e globali esistenti.

Ci preme ribadire le conclusioni raggiunte dal Consiglio europeo dello scorso settembre, in cui si chiedeva di conferire nuovo slancio ai rapporti transatlantici e di riflettere nuovamente su possibili modalità per creare un partenariato autentico basato sui nostri rispettivi punti di forza e sulle nostre peculiarità. Il partenariato transatlantico dovrebbe essere teso a massimizzare i potenziali vantaggi derivanti dal nostro partenariato economico con il rafforzamento del Consiglio economico transatlantico. Interventi unilaterali, quali l’alleggerimento quantitativo operato dalla Federal Reserve, sono preoccupanti tanto quanto la svalutazione del renminbi.

 
  
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  Stavros Lambrinidis (S&D).(EL) Signor Presidente, l’esplosione di interesse nei confronti del Parlamento europeo da parte degli Stati Uniti sulla scia del rifiuto della versione iniziale dell’accordo su Swift si è ora lievemente ridimensionata. Ciò non significa tuttavia che siamo tornati alla situazione di partenza. Al contrario. La competenza rafforzata del Parlamento europeo nei settori dell’economia, dell’energia, della lotta al terrorismo e dei diritti fondamentali non rispecchia tale situazione di partenza. La sensazione attuale dell’importanza del Parlamento europeo percepita negli Stati Uniti, per la quale dobbiamo complimentarci con l’ambasciatore americano a Bruxelles Kennard, non rispecchia la situazione di partenza. Il fatto che ci attendano negoziati vitali e cruciali su questioni quali quelle sollevate dalla Vicepresidente Reding, nelle quali il Parlamento europeo appoggia la Commissione, come da lei richiesto, Commissario, non rispecchia la situazione di partenza, e nemmeno il fatto che il Parlamento europeo abbia aperto un ufficio per le relazioni con il Congresso americano rispecchia la situazione di partenza.

Forse è da accogliere con favore il fatto che lo scalpore iniziale sia scemato, perché adesso possiamo sviluppare un rapporto a lungo termine veramente saldo tra Parlamento europeo e Congresso, con la mente sgombra, e sfruttando le nuove strutture che sono state istituite.

 
  
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  Alexander Alvaro (ALDE).(DE) Signor Presidente, Presidente De Clerck, Commissario De Gucht, Vicepresidente Reding, abbiamo già sentito inneggiare a sufficienza l’importanza delle relazioni transatlantiche; non credo che nessuno qui le metta in dubbio. Gli USA sono uno dei nostri partner commerciali più importanti e uno dei nostri principali alleati, e come tedesco mi rendo conto che quanto gli Stati Uniti hanno fatto per noi non potrà mai essere ripagato. Va tuttavia anche precisato che non si può negoziare alla pari se si tiene la testa costantemente chinata.

Se noi come Unione europea vogliamo instaurare un rapporto accettabile di rispetto con gli USA, è giunto il momento di mostrare risolutezza per quanto riguarda le nostre posizioni. Vicepresidente Reding, lei ha dimostrato ancora una volta di essere la donna giusta al posto giusto per ottenere questo risultato. Ha citato i principi fondamentali del diritto europeo in materia di protezione dei dati, e ritengo che non possiamo fare alcuna concessione al riguardo in relazione a un eventuale accordo UE-USA sulla protezione dei dati. Non possiamo intraprendere una corsa al ribasso quando si tratta di stipulare un accordo principalmente mirato a proteggere i nostri cittadini. Tale protezione – la protezione dei dati personali e la salvaguardia della privacy – è sancita sotto innumerevoli forme negli articoli contenuti nella Carta dei diritti fondamentali, nella Convenzione europea per i diritti dell’uomo e nel trattato di Lisbona. Un accordo UE-USA sulla protezione dei dati deve proporsi di realizzare questo obiettivo, di sostenere e non di diluire le misure da noi adottate e applicate nell’Unione europea. Mi riferisco ai diritti da lei citati rispetto all’accesso ai dati, alla cancellazione e correzione degli stessi, alla limitazione degli scopi, alla proporzionalità, al principio che postula di evitare o minimizzare la trasmissione dei dati.

Al contempo, al momento di negoziare un siffatto accordo, dobbiamo ovviamente anche renderci conto che non viene stipulato nel vuoto, in quanto avrà ripercussioni sulla direttiva europea per la protezione dei dati che a breve verrà sottoposta a revisione, sulla direttiva concernente la protezione dei dati per le comunicazioni elettroniche, e sulle fasi successive del documento sul codice di prenotazione dei passeggeri oggetto di trattative da parte dell’onorevole in ’t Veld. Il tutto va visto all’interno di un contesto. Vicepresidente Reding, ritengo che, al momento di negoziare il suo mandato in seno al Consiglio del 2 e 3 dicembre, si possa ipotizzare che quest’Aula le offrirà il proprio sostegno. Le auguro buona fortuna e in bocca al lupo. Siamo dalla sua parte.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS
Vicepresidente

 
  
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  Jan Philipp Albrecht (Verts/ALE). (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, l’accordo in programma è in linea con il desiderio espresso da tempo immemorabile da questa stimata Assemblea di istituire finalmente con gli USA norme minime vincolanti e diritti legali rispetto alla protezione dei dati. L’intento è di colmare le lacune nel campo della protezione legale e di conseguire uno standard più elevato di protezione dei dati per i cittadini dell’Unione europea. Una stretta cooperazione con i nostri partner statunitensi è necessaria e giusta. Non deve tuttavia tradursi in un esautoramento dei diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini europei.

La proposta della Commissione di un mandato negoziale per tale accordo è valida e va nella giusta direzione. In veste di relatore per il Parlamento europeo, è per me un piacere cogliere l’occasione per assicurare alla Commissione che la bozza attuale gode di un ampio sostegno da parte di tutti i gruppi parlamentari. Dal nostro punto di vista, è ora urgente che anche il Consiglio accetti la proposta, per avviare quanto prima i negoziati.

Sono convinto che non sarà semplice convincere il nostro partner sull’altra sponda dell’Atlantico delle nostre perplessità in proposito. Sono tuttavia certo che gli Stati Uniti si fondino sui principi di libertà, democrazia e diritti fondamentali e che condividano il nostro rispetto per i diritti individuali in relazione alle autorità statali. Non è pertanto impossibile, né è argomento di conflitto; sussiste invece la possibilità realistica di rafforzare i nostri punti in comune su entrambe le sponde dell’Atlantico e di creare una nuova base per una cooperazione ancora più stretta.

Vorrei tuttavia concludere citando un altro aspetto particolarmente importante per noi come Parlamento: solo quando riusciremo a creare un quadro uniforme in seno all’Unione europea guadagneremo la fiducia dei nostri cittadini rispetto alla protezione transatlantica dei dati. Di conseguenza, è fondamentale che l’accordo con gli USA sulla protezione dei dati venga a rappresentare un quadro in cui iscrivere tutti gli accordi stipulati con gli USA dall’Unione europea e dagli Stati membri. Alla luce di ciò, attendo con impazienza di svolgere il mio compito di relatore in connessione all’accordo per la protezione dei dati con gli Stati Uniti e di avviare una stretta cooperazione con i miei onorevoli colleghi di questo Parlamento, con la Commissione, con il Consiglio e anche col Congresso e col governo statunitense.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (ECR).(EN) Signor Presidente, mi trovavo negli Stati Uniti durante le elezioni di metà mandato e ho assistito in parte al terremoto politico che ivi si è svolto. Gli europei possono trarre degli insegnamenti da questo, sia nei nostri paesi d’origine sia nell’Unione europea. I cittadini sia statunitensi sia europei esigono dal governo meno intrusione nelle loro vite, il controllo del bilancio e i tagli della spesa pubblica, e per noi questo dovrebbe tradursi in un bilancio comunitario più ridotto.

Per passare a questioni relative alla difesa, la recente revisione britannica della sicurezza e della difesa strategica ci rammenta che il rapporto principale che intrattiene la Gran Bretagna in materia di difesa e sicurezza è con gli Stati Uniti. Lo stesso dovrebbe valere per tutti gli altri paesi europei. Auspico che il nuovo concetto strategico della NATO dia prova di un rilancio dell’impegno nei confronti dell’alleanza che lega gli Stati Uniti alla sicurezza dell’Europa. Non dobbiamo consentire che la distrazione delle ambizioni dell’UE nel campo della difesa indeboliscano o pregiudichino tale risultato. Non ci possiamo permettere duplicazioni e distrazioni, soprattutto in un periodo in cui i bilanci per la difesa stanno subendo tagli radicali.

L’imminente vertice della NATO del 19 novembre rappresenta una buona occasione per i 21 alleati della NATO che sono anche membri dell’UE di dare prova del loro impegno nei confronti delle nuove realtà.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) è giunto il momento di esortare gli USA ad adoperarsi per una risoluzione pacifica dei conflitti, per porre fine all’occupazione militare e alla guerra, che sia in Iraq, Afghanistan o in Medio Oriente, per abolire l’embargo contro Cuba, per smetterla di sostenere le politiche aggressive di Israele, responsabili della crisi umanitaria a Gaza e nei territori occupati palestinesi, e per il disarmo nucleare.

Va chiarito che il pretesto della lotta contro il terrorismo non può continuare a essere utilizzato per sottrarsi al diritto internazionale e al rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali. La collaborazione è essenziale per ridurre la povertà e porre fine ai paradisi fiscali e ai trasferimenti speculativi di capitali.

Questo vertice viene a coincidere con quello della NATO di Lisbona, che si propone di rivedere la propria strategia e nel quale gli USA caldeggeranno da parte degli alleati dell’UE un impegno nei confronti di un’escalation militare a livello globale, allo scopo di garantire lo sfruttamento delle risorse, il controllo del mercato e il dominio politico con la minaccia del ricorso alla forza militare, che aggrava i pericoli e le minacce per le persone. Ci preme pertanto mostrare la nostra solidarietà con la lotta del movimento per la pace, con le rivendicazioni dei lavoratori e con le molte organizzazioni che stanno realizzando la campagna “Sì alla pace, no alla NATO”, ivi compresa la manifestazione che avrà luogo a Lisbona il 20 novembre.

 
  
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  Bastiaan Belder (EFD).(NL) Signor Presidente, l’importanza strategica della Turchia per i rapporti transatlantici è scontata. Alla luce di ciò, sono molto curioso di sentire il parere del Consiglio sul nuovo “Libro rosso” del consiglio nazionale di sicurezza turco. La nuova edizione si conforma naturalmente alla strategia del ministro turco per gli Affari esteri.

La prima domanda che vorrei rivolgere al Consiglio, alla luce dell’imminente vertice transatlantico, è la seguente: il Consiglio condivide il timore che la politica estera attuale turca stia facendo il gioco dei soggetti revisionisti presenti nella regione – soprattutto la Repubblica islamica dell’Iran – e stia pertanto compromettendo la stabilità in Medio Oriente?

La mia seconda domanda è se il Consiglio ha di fatto intenzione di sollevare il tema del Libro rosso in seno al vertice transatlantico, vista la posizione cruciale della Turchia come paese candidato all’UE e come partner della NATO.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI).(EN) Signor Presidente, stando all’ordine del giorno della riunione del TEC di dicembre, procederemo all’abolizione delle barriere commerciali, un obiettivo sacro per i globalisti da ascrivere più alla fede che non alla ragione. La teoria economica non si stanca mai di ripeterci che il commercio internazionale arricchisce il mondo nel suo complesso. è però più reticente quando si tratta di chiarire se tutti i cittadini di ogni paese beneficeranno o meno di tale ricchezza.

I problemi cui si trova di fronte il mondo sviluppato non sono l’eccesso di barriere al commercio, bensì la loro scarsità. Esistono cioè troppo poche barriere contro i prodotti che provengono da paesi emergenti quali la Cina, con le sue retribuzioni basse, la moneta vergognosamente svalutata e il mercato interno artificialmente impoverito. Ciò significa che le merci cinesi, che ci arrivano già con un prezzo ridotto a causa del livello basso dei salari, vengono rese artificialmente ancora meno care a causa del valore irrisorio della valuta cinese. Il mercato interno impoverito significa che vi è una domanda trascurabile di prodotti d’importazione al consumo e una domanda insufficiente persino per i beni cinesi, pertanto la Cina dipende totalmente dalle esportazioni.

L’Europa risponde a tale minaccia affermando che diventerà più competitiva, magari con la ricerca e sviluppo. Potrebbe essere una possibilità se la Cina rispettasse i diritti internazionali sulla proprietà intellettuale. Invece, non appena in occidente viene messa a punto un’innovazione, la Cina ne produce immancabilmente e impudentemente una copia ad un prezzo irrisorio. L’ordine del giorno del vertice UE-USA reca l’aumento dell’occupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. Vedo ben poche speranze in tal senso se continueremo a sposare il globalismo.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE).(ES) Come è già stato rilevato, i rapporti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti si fondano su principi, idee, una storia condivisa e una passione comune per la libertà. Tali valori potrebbero tuttavia rischiare di venire esautorati nella retorica e di languire se non passeremo dalle parole ai fatti. Uno dei lavori più seri prodotti in quest’Assemblea sullo stato dei rapporti transatlantici dalle elezioni presidenziali è la relazione del mio collega, l’onorevole Millán Mon. Tale relazione fa parte dell’attuale proposta congiunta di risoluzione che voteremo domani e contiene una serie di iniziative specifiche ancora perfettamente valide per instaurare un partenariato autentico, e dobbiamo metterci all’opera in tal senso, Commissario.

Si è parlato in questa sede dell’importanza dei rapporti economici e commerciali, e 15 Stati membri dell’UE investono da soli in Texas più di quanto i 50 Stati americani non investano in Giappone.

Occorre conferire nuovo slancio ai meccanismi del vertice, istituire un’assemblea euroamericana e, ancor più importante, creare un meccanismo di coordinamento e consultazione per le questioni globali e le aree più cruciali del mondo (il Medio Oriente, l’Iran, l’Afghanistan) e per i rapporti con le potenze emergenti.

Signor Presidente, nel corso della visita recente del Presidente Obama in Medio Oriente, l’abbiamo sentito affermare che il partenariato più importante per gli Stati Uniti è quello con l’India. Mi ha ricordato uno degli aspetti fondamentali della relazione Millán Mon, in cui l’autore riportava il discorso tenuto dal Presidente Obama a Berlino in cui affermava che l’Europa rappresentava l’alleato strategico più importante per gli Stati Uniti. Il vertice imminente UE-USA costituirà un’occasione imperdibile per chiarire questo punto e definire chiaramente in cosa consista davvero il partenariato strategico. Potremmo esordire chiedendo agli Stati Uniti di appoggiare l’Unione europea nelle sue richieste di ottenere una rappresentanza istituzionale in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ad esempio, sulla base dei nuovi approcci introdotti dal trattato di Lisbona.

 
  
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  Adrian Severin (S&D).(EN) Signor Presidente, non molto tempo fa questo Parlamento ha adottato una risoluzione che parlava delle nuove possibilità di sviluppare i rapporti transatlantici in seguito all’elezione del Presidente Obama negli Stati Uniti. Il prossimo vertice Unione europea-Stati Uniti avrà luogo in un contesto lievemente diverso. Non significa tuttavia che non vi sia alcuna opportunità da cogliere. è solo che il contesto è un po’ più complicato.

Ritengo pertanto che ci saranno degli ostacoli da superare nei preparativi per il vertice. Mi auguro che riusciremo a convincere i nostri alleati americani a proseguire il loro approccio multilaterale nelle relazioni internazionali e a dare prova concreta di tale multilateralismo nei loro rapporti con l’Unione europea. Dobbiamo insistere sullo sviluppo della dimensione civile delle missioni per mantenere e ristabilire con forza la pace, oltre che delle operazioni di gestione delle crisi e di ripresa dopo la crisi.

Altrettanto importante è tentare di coordinare le nostre politiche per gli aiuti allo sviluppo per essere più efficaci nel nostro operato. Per quanto riguarda la non proliferazione, dovremmo non solo mantenere la nostra capacità di lavorare insieme, ma anche intervenire in maniera intelligente. In questo processo si iscrive la ratifica del nuovo trattato START, ancora in sospeso nel Congresso americano. Ci auguriamo che la nuova situazione in seno al Congresso non ostacoli la possibilità di avallare tale trattato.

Gli USA hanno annunciato e già avviato la revisione dei rapporti con la Russia. Ritengo che tale operazione sia molto importante per noi e anche, se rivolgiamo lo sguardo al futuro, per un dialogo trilaterale: Russia, Stati Uniti e Unione europea che discutono delle questioni globali più impellenti. Spero soprattutto che nel corso del vertice riusciremo a consolidare l’istinto degli Stati Uniti nei confronti di un partenariato europeo. Ci occorre un meccanismo funzionale per la comunicazione, la consultazione e il coordinamento permanenti con i nostri alleati americani.

 
  
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  Marietje Schaake (ALDE).(EN) Signor Presidente, per essere un partner credibile e avere un ruolo sul palcoscenico mondiale, l’Unione europea deve parlare a una voce. Il Presidente Obama e la sua amministrazione l’hanno giustamente fatto notare, e dobbiamo poterci criticare vicendevolmente e sinceramente in questo modo. è necessario per costruire un rapporto transatlantico credibile caratterizzato da complementarietà e coordinamento.

Come possiamo collaborare nella difesa dei diritti umani, dello stato di diritto e della democrazia nel mondo quando Hillary Clinton tiene un discorso su uno scenario di libertà globale per Internet mentre gli USA insistono per il mantenimento di negoziati non trasparenti sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA), generando enormi preoccupazioni in merito alla libertà di Internet? è una contraddizione che mina la nostra credibilità. Perché dobbiamo apprendere da fughe di notizie che in Iraq sono state inflitte torture poi passate sotto silenzio? Esigiamo un’inchiesta indipendente.

Perché la Commissione non ha risposto alla mia interrogazione sulle richieste dell’amministrazione USA riguardo eventuali provvedimenti penali contro Wikileaks? Considera forse il rapporto transatlantico più importante delle interrogazioni degli eurodeputati? Perché gli Stati Uniti spingono le aziende europee ad applicare sanzioni che vanno al di là di quelle adottate dall’Unione europea nei confronti dell’Iran? Gli USA dovrebbero rispettare l’indipendenza e il ruolo complementare dell’UE.

L’Unione europea e gli Stati Uniti devono operare entrambi in maniera trasparente, rispettare l’indipendenza reciproca e acconsentire all’esame democratico delle nostre azioni. Non è forse questo che distingue noi (gli USA e l’UE) dagli altri, segnatamente in relazione alle libertà fondamentali e ai diritti umani?

 
  
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  Eva Lichtenberger (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, nel dialogo transatlantico ci sono molte cose che ci uniscono – penso ai valori di base, ai diritti fondamentali alla libertà e alla democrazia – ma vi sono anche alcune cose che ci dividono, segnatamente il modo in cui tali diritti vengono applicati e fatti concretamente valere nei rapporti transatlantici. In particolare, tale contraddizione emerge con ripetuta chiarezza rispetto alle questioni di sicurezza. La protezione dei dati è fonte di continui fraintendimenti; lo sappiamo da tempo. Di conseguenza, l’accordo quadro – sempre che riusciamo a ottenerne uno soddisfacente – rappresenterà un ingente passo in avanti. Occorre trovare una soluzione che consenta anche ai cittadini di entrambe le sponde dell’Atlantico di far valere i propri diritti rispetto alla controparte.

Un’altra area importante in cui deteniamo principi analoghi ma approcci molto divergenti è il settore del cambiamento climatico. Pertanto, gradirei che questo punto venisse messo all’ordine del giorno e discusso con chiarezza. Non possiamo permettere che l’Unione europea usi il dialogo transatlantico per indebolire le promesse e gli impegni presi.

 
  
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  Mirosław Piotrowski (ECR).(PL) Signor Presidente, uno dei principi fondamentali di cooperazione nell’Unione europea è la libertà di circolazione delle persone. Nella sua veste di entità riconosciuta dal diritto internazionale, l’Unione riformata combatte per la parità di trattamento di tutti i cittadini, compresa la libertà di viaggiare in tutto il mondo. Nell’attesa del vertice imminente Unione europea-USA, va ribadito che dei 27 Stati membri, quattro, tra cui la Polonia, sono ancora soggetti a un regime restrittivo di visti.

Durante il vertice, la questione della parità di trattamento degli Stati membri dell’UE nel programma di esenzione dai visti dovrebbe assurgere a priorità. Si tratterà del primo banco di prova dell’incisività del Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Scopriremo inoltre se i colloqui col Presidente Barack Obama verranno considerati l’avvio di un dialogo specifico o se saranno un semplice incontro di cortesia in occasione del vertice NATO che si svolgerà negli stessi giorni. L’adozione di una posizione forte nella questione dei visti dimostrerà se gli USA riservano all’Unione un trattamento serio quale entità riconosciuta dal diritto internazionale.

 
  
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  Marietta Giannakou (PPE).(EL) Signor Presidente, appoggiamo la proposta congiunta di risoluzione dei gruppi politici. è naturalmente necessario trattare le questioni prima del vertice UE-USA e della riunione del G20. Gli Stati Uniti sono nostri alleati naturali. Alleanza presuppone tuttavia uguaglianza, e pertanto un’alleanza vera si ha soltanto quando i rapporti sono paritari.

Dobbiamo impegnarci in una cooperazione più stretta, istituzionalizzata, in primo luogo per promuovere la democrazia globale e i diritti umani, una società della conoscenza e della scienza, la sicurezza e stabilità globali e lo scambio di dati, e ciò va fatto in condizioni di reciprocità e parità, come ribadito dalla Vicepresidente Reding. In questo contesto è stato trascurato il traffico mondiale di stupefacenti e la minaccia che rappresenta per la politica, la sicurezza e la stabilità internazionale.

Dobbiamo inoltre unire le forze per gestire le crisi e risolvere i conflitti, nonché per lo sviluppo dei paesi terzi. Tuttavia, mentre l’Europa appoggia sostanzialmente lo sviluppo dei paesi terzi, gli Stati Uniti non lo fanno. Se aspiriamo a un equilibrio autentico, le questioni dello sviluppo e della sicurezza devono essere ripartite tra Stati Uniti ed Europa nel quadro degli interventi internazionali generali.

 
  
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  Knut Fleckenstein (S&D).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei semplicemente sollevare tre brevi punti, anche a nome di alcuni dei miei colleghi della commissione per i trasporti e il turismo. Si tratta di punti critici che chiederei ai rappresentanti della Commissione di trattare nelle loro discussioni.

Il primo è che, nonostante sia già stata approvata, l’imposta per la promozione del turismo è una decisione unilaterale inaccettabile del governo americano. Ci auguriamo che possiate persuaderlo a rivederla.

In secondo luogo, l’esclusione di Romania, Polonia, Bulgaria e Cipro dal programma di esenzione dai visti è una mossa che il Parlamento europeo non può avallare e, a nostro parere, dovrebbe essere abolita.

Terzo punto, accogliamo con favore gli sforzi congiunti volti a elaborare norme internazionali sulla sicurezza e a sviluppare concetti di sicurezza intelligenti, ma imposizioni unilaterali quali la scansione obbligatoria dei container non rappresentano una soluzione, in quanto sono interventi unilaterali e sproporzionati. I costi non sono assolutamente proporzionati ai benefici ed è irragionevole attendersi una condotta del genere da porti e imprese europee.

 
  
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  Vladko Todorov Panayotov (ALDE).(BG) Commissario, onorevoli colleghi, da quando si è insediato il Presidente Obama, i rapporti tra Unione europea e Stati Uniti hanno inaugurato una nuova era di cooperazione stabile. Il vertice di Cancún, che si svolgerà tra due settimane, costituirà un’occasione imperdibile per far sì che USA ed Europa adottino la medesima posizione e guidino gli altri paesi verso un accordo vincolante e durevole sulla lotta al cambiamento climatico globale.

è essenziale fare presto. Kyoto scade tra due anni, ma ci occorrono tempo e certezze per adeguarci. Dobbiamo trasmettere un segnale chiaro ai paesi in via di sviluppo offrendo loro cooperazione nel trasferimento della tecnologia e un sostegno finanziario consono.

Come ha sottolineato anche l’ambasciatore cinese durante l’incontro odierno, sono certo che gli USA, l’Unione europea e la Cina si assumeranno le proprie responsabilità quando si siederanno al tavolo dei negoziati e si porranno alla guida degli sforzi volti a conseguire un nuovo accordo che garantisca la sicurezza delle generazioni future.

 
  
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  Godelieve Quisthoudt-Rowohl (PPE).(DE) Signor Presidente, Stati Uniti ed Europa sono compagni di destino in occidente. L’accesso ai mercati dei paesi terzi rappresenta un obiettivo comune ed è nell’interesse sia dell’Unione europea sia degli USA, soprattutto se si considera che la ripresa economica che scaturirà dalla crisi finanziaria inizierà presumibilmente in paesi emergenti quali Brasile, India e Cina, dove permangono barriere commerciali considerevoli e discriminatorie, oltre a barriere non tariffarie al commercio.

Siamo convinti che il Consiglio economico transatlantico non solo possa, ma di fatto debba ricoprire un ruolo primario nella promozione di un approccio condiviso dall’Unione economica e dagli USA nei confronti dei rapporti commerciali con i paesi terzi. Esortiamo questo Consiglio economico transatlantico a promuovere un approccio comune e una strategia condivisa per i nuovi accordi di libero scambio stipulati da USA e UE, anche se mi rendo conto che ciò comporterà notevoli problemi. Inoltre, tale armonizzazione tra Stati Uniti e Unione europea viene richiesta con urgenza e a ragione dall’industria nel contesto del G8 e del G20, oltre che nei negoziati dell’OMC. Per di più – e mi aspetto che gli USA condividano quest’aspirazione – vorremmo concludere quanto prima l’agenda di Doha per lo sviluppo. Sarà tuttavia necessario non solo che noi formuliamo nuove proposte sostanziali, ma anche che i paesi emergenti promuovano un avvicinamento. Anche in questo caso sarebbe vantaggioso per entrambe le parti introdurre una strategia comune per USA e Unione europea.

Vorrei rivolgermi direttamente a lei, Commissario De Gucht: a proposito di cooperazione, sarebbe utile che Commissione e Parlamento traessero insegnamenti dal modo in cui collabora Washington nel settore della politica commerciale.

 
  
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  Corina Creţu (S&D).(RO) Ritengo che uno dei temi da trattare nel corso del dialogo transatlantico in occasione dell’imminente vertice bilaterale Unione europea-USA debba essere l’abolizione dell’obbligo di visto per i quattro Stati membri dell’UE i cui cittadini sono ancora soggetti a restrizioni di viaggio; mi riferisco a Romania, Bulgaria, Polonia e Cipro.

Deploro l’assenza di flessibilità da parte degli USA alla luce dei progressi continui messi a segno da questi paesi, soprattutto dalla loro adesione all’Unione europea. Ritengo che queste pignolerie sui dettagli tecnici concernenti l’ammissione al programma di esenzione dai visti debbano essere contrastate con maggiore fermezza ed efficacia dai rappresentanti dell’UE. Spetta all’Unione europea dare prova nel suo complesso di una solidarietà più attiva ed evidente con tutti i cittadini degli Stati membri.

Mi preme inoltre sottolineare l’esigenza di cooperazione sullo sviluppo e gli aiuti umanitari in un periodo in cui i rapporti tra USA e Unione europea sono d’importanza fondamentale nell’attuale clima economico e geostrategico.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE).(FR) Signor Presidente, in quest’Aula nessuno può seriamente garantire che le misure adottate su entrambe le sponde dell’Atlantico sventeranno una crisi finanziaria futura. Tale questione va pertanto reinserita all’ordine del giorno e dobbiamo proseguire il nostro lavoro sulla vigilanza, sul capitale azionario delle banche, sul divieto di determinati prodotti finanziari e sulla lotta contro i paradisi fiscali.

Il mio secondo punto è che tutti possono constatare la nostra totale interdipendenza in termini di finanza, economia e valuta. Ecco perché nessuna decisione presa unilateralmente, senza consultazioni, può andare nella direzione giusta. Mi riferisco naturalmente all’azione relativa al Fondo europeo di sviluppo (FES) di qualche giorno fa. Dobbiamo progredire insieme per riformare il sistema monetario internazionale, solo per citare un esempio.

Dobbiamo inoltre intervenire insieme per rendere le istituzioni internazionali più equilibrate, più trasparenti e più democratiche. Se vogliamo che l’Europa faccia sentire la sua voce sulle questioni più di rilievo, tuttavia, è necessario che prenda l’iniziativa e parli a una voce. è quello che dimostreremo tra poche ore, ad esempio, al vertice del G20; per lo meno lo spero.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE).(ES) Signor Presidente, il rapporto strategico più importante dell’Unione è quello con gli Stati Uniti. Dobbiamo mantenere un dialogo incessante sulle questioni bilaterali e anche su quelle globali, e tentare di assicurare azioni più coordinate possibili. A mio parere, è questo il messaggio principale della risoluzione di domani.

Deploro quindi che non si sia tenuto il vertice in programma per lo scorso maggio. Inoltre, ho trovato assurda l’argomentazione addotta allora, vale a dire che non c’era un’agenda. C’è sempre un’agenda tra due partner che sono così importanti e che sono immersi in una crisi economica globale, e in presenza di sfide quali terrorismo, cambiamento climatico, sicurezza energetica o proliferazione nucleare.

Inoltre, vi sono conflitti regionali importanti, ad esempio il processo di pace in Medio Oriente, la sfida nucleare iraniana o la questione afgana che, a mio parere, meritano un’azione coordinata da parte di Stati Uniti e Unione europea.

Spero che l’imminente vertice di Lisbona sia coronato dal successo. Vi sono molte questioni da affrontare, e ne ho già citata qualcuna. A ciò si aggiunge il fatto che il mondo sta cambiando. L’Asia è in ascesa; pensiamo all’importanza di Cina o India, che il Presidente Obama ha appena visitato. Si parla addirittura di un mondo postoccidentale.

In questo contesto di cambiamento degli assetti mondiali, ci occorre un coordinamento stretto tra Europa e Stati Uniti. Condividiamo molti interessi, ideali e valori. Saremo più forti se agiremo in maniera coordinata.

Onorevoli deputati, il trattato di Lisbona ha anche istituito nuovi organi per rafforzare il ruolo dell’Unione nel mondo. Pertanto, dovremmo anche migliorare i nostri meccanismi per il dialogo e il coordinamento con gli Stati Uniti. La risoluzione adottata dal Parlamento nel marzo dello scorso anno contiene molte idee su come rafforzare tali meccanismi istituzionali per il dialogo tra Bruxelles e Washington.

Concludo osservando che deploro il fatto che il rappresentante del Consiglio abbia fatto solo riferimento a uno scambio di dati; non è venuto qui a parlare del vertice, argomento che è stato taciuto. Purtroppo, la Commissione l’ha citato solo brevemente. Chi è venuto effettivamente qui a parlare del vertice?

 
  
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  Wolfgang Kreissl-Dörfler (S&D). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il terrorismo internazionale è indubbiamente un fenomeno che dobbiamo combattere insieme; è fuor di dubbio. Tuttavia, dobbiamo fronteggiarlo sulla base dei nostri valori comuni e dello stato di diritto, non partendo dalle interpretazioni individualissime del diritto esibite dall’ex Presidente americano George W. Bush nei suoi libri e nei talk show cui partecipa. Ne parlo anche alla luce delle nuove maggioranze che si sono formate in seno al Congresso americano.

L’aspetto decisivo per noi è elevare il livello di protezione dei dati, rispettare i diritti dei nostri cittadini; c’è infatti un’altra cosa che va chiarita, vale a dire che la canzone della libertà non può essere suonata con uno strumento di violenza. Non possiamo dire ai cittadini di altri paesi che pretendiamo il rispetto dello stato di diritto se non ci conformiamo tutti ai medesimi standard e non agiamo di conseguenza.

Mi fa tuttavia molto piacere che il Presidente Obama abbia portato una ventata di aria nuova negli USA, anche se potrebbe sembrare che ultimamente la sua posizione si sia in un certo modo indebolita. Una cosa è chiara, e cioè che noi ci schiereremo dalla parte di quanti difendono lo stato di diritto.

 
  
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  Mario Mauro (PPE).(L'oratore inizia l'intervento a microfono spento) …con il quale viaggiano i nuovi giganti del mondo, quella transatlantica rimane a mio avviso ancora oggi l'area economica più sviluppata e più efficiente del pianeta.

È vero che c'è una diffusa, e per molti aspetti comprensibile, corsa all'accordo commerciale, ad esempio con paesi come la Cina. Credo tuttavia che non vada trascurato assolutamente che il rapporto esistente tra Europa e Stati Uniti è di gran lunga il legame che più di ogni altro dobbiamo avere a cuore di tenerci stretto e conservare quasi con gelosia.

Questa è una considerazione frutto della storia europea e della storia americana. È scritto infatti nel comune amore per la democrazia, la pace, i diritti, l'economia di mercato. Un'accelerazione del processo di rafforzamento dell'integrazione economica transatlantica è indispensabile, appunto, per promuovere uno sviluppo globale basato su un insieme di valori che abbiano come obiettivo conclamato il raggiungimento di un livello di benessere accettabile per tutti i popoli del mondo, secondo un multilateralismo equo ed efficace che vada a gettare le basi di un assetto mondiale più democratico e quindi più libero.

Faccio perciò appello a chi gestisce oggi la politica estera dell'Unione europea. Negli anni abbiamo constatato come la capacità di leadership americana, chiunque fosse il Presidente, ha sempre avuto un peso enorme nelle decisioni transatlantiche globali. È ora che anche noi cominciamo a prendere in mano la situazione, forti della spinta di cinquecento milioni di persone e di un nuovo e più solido assetto istituzionale che deve darci la capacità di abbandonare la tentazione di nasconderci dietro il gigante americano e prendere invece in mano il destino dei nostri popoli, magari proponendo agli amici americani di scoprirsi sulla posizione riguardo al seggio unico dell'Unione europea all'ONU.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) Accolgo con favore l’accordo UE-USA sulla protezione dei dati, che dev’essere appoggiato per rafforzare la cooperazione nelle aree della lotta alla criminalità e al terrorismo. Come ha dichiarato in numerose occasioni il Parlamento europeo, l’assenza di una legislazione statunitense sulla protezione dei dati che sia compatibile col diritto europeo in materia solleva gravi interrogativi sull’effettiva protezione di cui gli europei godranno negli Stati Uniti.

In tale contesto, vorrei chiedere a Commissione e Consiglio quali garanzie verranno fornite in termini concreti per quanto riguarda i diritti degli europei di presentare ricorsi giudiziari e amministrativi, la proporzionalità relativa alle varie autorità e agenzie statunitensi che tratteranno i dati e accederanno agli stessi e, infine ma non da ultimo, in che modo verrà assicurata la supervisione dell’intero processo da parte di un’autorità indipendente.

 
  
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  Nuno Melo (PPE).(PT) Il mondo sta attraversando tempi molto difficili. In tali circostanze avverse, non dovremmo avere dubbi su chi è nostro alleato e chi è nostro nemico. Gli Stati Uniti sono alleati chiave dell’Europa. Il terrorismo viene combattuto su scala mondiale contro entità che non hanno nemmeno un volto, sia all’interno sia all’esterno del nostro spazio comune, e questa battaglia è tesa a salvaguardare i valori della civiltà che vogliamo difendere.

Tuttavia, la predominanza di tali valori che desideriamo difendere significa anche che in Parlamento, nella Commissione e nel Consiglio possiamo e dobbiamo esigere norme chiare sulla protezione dei dati, la tutela dei diritti personali e il diritto alla privacy. La prevenzione, le indagini e i procedimenti giudiziari dei reati non possono sfociare nel disprezzo e nella violazione dei diritti individuali. Né l’Europa né gli USA lo permetterebbero. Sottolineando ancora una volta l’importanza cruciale dei rapporti transatlantici e della buona cooperazione tra Europa e USA, dovremmo pertanto appoggiare i negoziati per un accordo globale futuro che sancisca norme, salvaguardie, diritti e, sulla base della reciprocità, non pretenda dagli USA niente di meno di quanto noi siamo disposti a concedere loro alla luce di questo obiettivo comune.

 
  
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  Edit Herczog (S&D).(EN) Signor Presidente, vorrei esprimermi a favore del Consiglio economico transatlantico del 15 dicembre, e in particolare della discussione che si terrà sull’innovazione, l’agenda digitale e le tecnologie per l’energia. Nell’ultimo paio d’anni ci siamo resi conto di quanto sia difficile armonizzare la legislazione esistente e persino gli approcci a industrie e servizi moderati. Si tratta pertanto di un’occasione imperdibile per formulare la nostra legislazione in questi nuovi campi in cui non esistono ancora norme giuridiche. I suddetti nuovi campi sono esattamente ciò di cui stiamo parlando; le nuove sfide, quali l’invecchiamento della società o il cambiamento climatico, esigono uno sviluppo ulteriore della legislazione per le tecnologie abilitanti.

Per concludere, Commissario, è giunto il momento di parlare di sicurezza energetica e di pensare al Consiglio energetico transatlantico per il futuro. Le auguro buona fortuna per la riunione del 15 dicembre.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE).(EN) Signor Presidente, l’agenda UE-USA è più fitta che mai ed entrambe le parti dovrebbero sfruttare l’occasione per assumere posizioni comuni su questioni quali la regolamentazione finanziaria, il cambiamento climatico, l’approfondimento dei legami commerciali, la proliferazione nucleare e la lotta contro il terrorismo. La ripresa economica dev’essere comunque un punto prioritario all’ordine del giorno.

I rapporti economici transatlantici sono essenziali per la prosperità globale, in quanto gli scambi bilaterali delle nostre due economie ammontano a quasi 4,3 trilioni di dollari USA. Il nostro partenariato economico è il motore trainante del benessere economico mondiale e rappresenta il rapporto economico più ampio, più integrato e di più lunga durata del mondo. Insieme, le nostre economie rappresentano metà dell’economia del mondo. Dobbiamo pertanto formulare strategie comuni sulle azioni future che intraprenderemo per garantire una ripresa stabile dalla crisi, compresa la regolamentazione dei mercati finanziari, i pacchetti di rilancio economico e le strategie per contenere la manipolazione valutaria di altre economie globali importanti.

D’altro canto, dovremmo valutare se tenere vertici UE-USA con frequenza biennale sia una buona idea. La decisione del Presidente Obama di non presenziare al vertice precedente di Madrid all’inizio di quest’anno ha messo a nudo l’eccessiva sinergia dell’UE. Insistendo su vertici bilaterali frequenti, rischiamo di sminuirne il valore fino a farli diventare irrilevanti.

 
  
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  Françoise Castex (S&D).(FR) Signor Presidente, Commissari, vorrei riprendere il tema dell’accordo anticontraffazione attualmente oggetto di negoziati, in particolare con gli Stati Uniti. Tale accordo solleva qualche interrogativo anche per gli Stati Uniti, in particolare tra i funzionari dell’ufficio statunitense dei brevetti. Inoltre, 75 professori di legge americani hanno recentemente inviato una lettera al Presidente Obama. Ritengono che l’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA), un semplice accordo esecutivo, sarebbe contrario alla costituzione americana.

Mentre il Parlamento europeo, come saprete, sta per adottare una risoluzione sull’accordo ACTA, che sta ancora causando notevole inquietudine e che è ben lungi dal riscontrare un consenso unanime tra i nostri cittadini, ritengo che per noi sarebbe utile ricevere dai negoziatori americani una risposta molto chiara su due punti. L’ACTA può essere ratificato dagli Stati Uniti? Secondo loro, l’ACTA è un accordo vincolante o volontario? Di fatto, qualsiasi accordo anticontraffazione che non includa Cina, India e Brasile, e che non verrebbe attuato dagli Stati Uniti, avrebbe seri problemi di credibilità. Grazie.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE).(EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare i Commissari De Gucht e Reding per il loro approccio intenso ma realistico al vertice UE-USA. Penso sia giunto il momento di riconoscere che gli USA non sono in grado di attuare nessuno dei loro obiettivi strategici senza l’Europa. Analogamente, l’UE non può ricoprire il ruolo cui ambisce sul palcoscenico mondiale in assenza di una stretta cooperazione con l’America. Il paradosso è che la globalizzazione e l’emergere di potenze non occidentali offrono più ragioni – e non meno – per intensificare tale cooperazione. Al contempo, assistiamo a un’espansione del divario transatlantico, non a una sua riduzione.

L’Europa riveste un’importanza secondaria nei piani e nelle preoccupazioni americane attuali. Pertanto, è cruciale riconoscere che i tempi e le occasioni per rafforzare il partenariato reciproco sono limitati. Probabilmente, nell’arco dei prossimi 10 anni, gli USA e l’UE avranno la possibilità di fissare un’agenda internazionale che garantisca un mondo stabile e fondato sui valori, ma solo a condizione che agiscano insieme.

Il processo deve partire dal completamento dello spazio transatlantico di libero scambio, che il Parlamento europeo caldeggia da diversi anni, in modo da superare le divisioni interne in Europa e contrastare il protezionismo.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE).(EN) Signor Presidente, vorrei soffermarmi sull’accordo quadro generale concernente la protezione dei dati che il Commissario Reding ha cominciato a negoziare. Non passa settimana senza che giunga notizia di un nuovo attacco terroristico o di un nuovo tentativo in tal senso, e ciò va naturalmente a discapito del benessere dei nostri cittadini. Ci occorre uno strumento efficiente per combattere il terrorismo. Si tratta di un settore naturale in cui cooperare con i nostri amici dall’altra parte dell’Atlantico. Vi è chiaramente una necessità urgente di un siffatto accordo quadro sulla protezione dei dati. Commissario Reding, ha il nostro appoggio per questo accordo.

Naturalmente, l’accordo ci serve non soltanto per combattere il terrorismo, ma anche per sedare i nostri timori sulla protezione dei dati. Vorremmo che lei tutelasse la privacy dei nostri cittadini e difendesse in particolare i principi della necessità e della proporzionalità. Non si tratta di un gioco a somma zero. Non riteniamo che occorra scegliere tra sicurezza e privacy; pensiamo di poterle garantire entrambe.

Vorrei che il Commissario Reding si avviasse a tali negoziati avvertendo la forza del sostegno del Parlamento europeo e con tranquillità d’animo, consapevole che noi la appoggiamo nella stipula di un accordo che è positivo per i nostri cittadini, un accordo che ci garantisce sia la sicurezza sia la privacy.

 
  
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  Danuta Jazłowiecka (PPE).(PL) Signor Presidente, due anni fa, quando Barack Obama venne eletto Presidente degli Stati Uniti, si ebbe l’impressione che, dopo il mandato difficile del suo predecessore, i rapporti tra Europa e America si sarebbero normalizzati e che i tempi in cui Washington agiva unilateralmente sul palcoscenico internazionale fossero destinati a finire. Eravamo tutti convinti che, di fronte all’enormità della crisi, gli Stati Uniti e l’Unione avrebbero collaborato per tentare di cambiare il mondo e garantire la sicurezza economica.

Oggi sappiamo che questa speranza era vana. Dopo il vertice sul clima di Copenaghen e il modo in cui il Presidente Obama ha ignorato la Presidenza spagnola, gli americani hanno nuovamente umiliato noi e il resto del mondo prendendo la decisione unilaterale di coniare denaro. Malgrado le numerose promesse fatte ai rappresentanti dei governi europei, hanno preso questa decisione senza alcun tipo di consultazione. Seguendo soltanto il proprio interesse, hanno adottato misure che sortiranno effetti avversi sull’economia europea.

L’imminente vertice UE-USA dovrebbe essere l’occasione per esprimere il nostro disappunto e chiedere di essere trattati come partner. La cooperazione non rispecchia soltanto i nostri interessi, ma anche quelli di Washington, soprattutto alla luce del nuovo assetto geopolitico che sta emergendo.

 
  
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  Monika Flašíková Beňová (S&D).(SK) Le relazioni tra l’Unione europea e gli USA sono relazioni tra due grandi potenze ma, malgrado ciò, spesso non posso fare a meno di pensare che il pragmatismo venga soverchiato da una sorta di egoismo ristretto.

Vi sono tuttavia alcuni temi importanti oggetto di discussione e dobbiamo risolvere tali questioni rilevanti insieme al nostro partner americano.

Il vertice di novembre sarà il primo incontro tra USA e UE dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Poiché l’Unione europea e gli USA rappresentano metà dell’economia globale, un tema importante sarà l’economia. In un periodo di grave crisi, occorre coordinare la politica macroeconomica, trovare un accordo sulla regolamentazione del settore finanziario e tentare di chiudere i paradisi fiscali e istituzioni simili.

è necessario concentrarsi su problemi concreti e non fare una cosa a discapito dell’altra, in altre parole, i due partner contro il resto del mondo, bensì agire in un modo che si confaccia a due grandi potenze globali responsabili.

Oltre al vertice UE-USA di novembre, la riunione del Consiglio economico transatlantico che si terrà a dicembre fornisce anch’essa una piattaforma per inaugurare politiche responsabili e pragmatiche.

 
  
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  Malcolm Harbour (ECR).(EN) Signor Presidente, sono lieto di aver attirato la sua attenzione, perché mi preme ringraziare il Commissario De Gucht per quella che ho ritenuto una svolta importante del Consiglio economico transatlantico. Lo scorso luglio mi trovavo a Washington in missione come presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Al mio ritorno gli ho fatto visita per informarlo che dovevamo alzare l’asticella di questo Consiglio economico ed esaminare le questioni tecnologiche strategiche di ampia portata a cui entrambi stiamo lavorando, e in particolare impegnarci su norme comuni, oggetto del lavoro della mia commissione nel corso degli ultimi mesi.

Dovremmo creare norme comuni per le tecnologie future e non erigere nuove barriere commerciali operando in maniera indipendente. Come ha rilevato nella sua dichiarazione, ci sarà utile sfruttare programmi di ricerca comuni e opportunità comuni dal punto di vista commerciale, nonché rafforzare la nostra competitività con i nostri partner negli Stati Uniti.

A mio parere, questo aspetto del suo annuncio odierno è molto importante. Mi rammarico che pochi dei miei colleghi ne abbiano parlato – so che l’onorevole Herczog l’ha fatto – ma spero che potremo collaborare per realizzare progressi in tal senso. Mi rincresce che l’onorevole Brok abbia lasciato l’Aula, perché volevo ricordargli che questo nuovo orientamento presuppone che ci serviranno nuove persone per lavorare sul suo dialogo tra i legislatori transatlantici, in quanto ci attendono nuove sfide.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, mi riferisco all’accordo sulla protezione dei dati e vorrei precisare che tutti gli accordi esistenti devono assolutamente conformarsi agli standard europei in materia di protezione dei dati. Ciò vale non soltanto per l’accordo sulla trasmissione di dati bancari, ma anche nell’area dei dati del codice di prenotazione. La Commissione non può transigere su questo al momento di negoziare l’accordo sulla protezione dei dati con gli USA. Non possiamo permettere che gli standard europei siano tagliati su misura sull’esempio di quelli statunitensi. Ci occorre una protezione uniforme al posto dell’approccio frammentario adottato sinora, e ogni nuovo accordo sullo scambio di dati deve comprendere principi quali la limitazione degli scopi, periodi minimi di conservazione e il diritto dei cittadini europei di mettere in atto rimedi legali rispetto al trattamento dei dati.

In ogni caso, non possiamo permettere che l’Unione europea continui ad avvicinarsi ai sistemi sempre più grotteschi di profiling degli USA o trasmetta agli USA i dati personali dei cittadini comunitari. Malgrado ciò, un accordo privo di garanzie adeguate non avrebbe nessuna possibilità di essere accettato dalla Corte di giustizia europea.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, in qualità di membro della delegazione UE-USA, nutro un particolare interesse nei confronti del vertice imminente e attendo con impazienza di recarmi negli USA con la delegazione il prossimo dicembre. è giusto puntualizzare che gli USA sono i nostri naturali alleati e, per tale ragione, dissento con l’affermazione di stasera secondo cui il mondo sarebbe meno sicuro invece che più sicuro a causa della politica americana. Se vogliamo puntare il dito, invece di farlo contro l’America, dovremmo farlo contro quei paesi nei quali non c’è alcuna libertà, dove non c’è alcuna democrazia, e dove trovano rifugio i terroristi.

Detto ciò, è importante presentarci come partner alla pari ai vertici e riunioni future con gli USA, in quanto solo così guadagneremo il loro rispetto; abbiamo constatato in particolare a Copenaghen che siamo stati considerati – come alcuni hanno sostenuto – una controparte debole. Non può succedere di nuovo, specialmente su questioni quali l’alleggerimento quantitativo. Dobbiamo imporci e far sentire la nostra voce.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signori della Commissione e del Consiglio, i rapporti tra l'Unione europea e gli USA devono essere improntati sulla massima garanzia di sicurezza per la riuscita della collaborazione. Dobbiamo eliminare tutti i problemi che abbiamo al nostro interno, all'interno dell'Unione europea. I visti per i cittadini dei quattro paesi che fanno parte dei ventisette è una grave limitazione di libertà. La scorsa settimana abbiamo posto il problema con una delegazione di questo Parlamento alle autorità canadesi e pare che si facciano carico di affrontarlo.

Importante lo scambio commerciale con gli USA, che rafforza il nostro euro e pone l'Unione europea nelle condizioni di competere con i grandi mercati cinese, giapponese e indiano ed abbiamo notato anche in Canada un atteggiamento prudente nei confronti dei mercati USA e messicano. Relazionarsi con gli USA per il cambiamento climatico, per l'energia sostenibile, per il mercato globale è un buon avvio per la discussione.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio riferimento all’accordo sulla protezione dei dati. Per me è evidente che, dopo la stipulazione di un accordo sulla protezione dei dati, sarà necessario controllare e aggiornare gli accordi esistenti tra USA e UE in linea col nuovo accordo quadro. è questo il vero obiettivo dell’accordo su cui stiamo lavorando. Dal mio punto di vista, se non ci muoveremo in questo modo correremo il rischio di incorrere nell’incertezza giuridica. Dopo tutto, la nostra massima priorità dev’essere la tutela dei nostri cittadini.

 
  
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  Karel De Gucht, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto rispondere a una serie di interrogativi specifici che sono stati sollevati, e partirei dal cambiamento climatico. La nuova maggioranza in seno alla Camera dei rappresentanti statunitense si adopererà presumibilmente per limitare ancor di più lo spazio di manovra del Presidente Obama. Dobbiamo accertarci che gli USA non ritrattino gli impegni assunti a Copenaghen e incoraggiarli a contribuire a un esito positivo della riunione COP 16 a Cancún.

Nel frattempo, possiamo dedicarci a questioni concrete, quali mettere rapidamente in moto la finanza, ridurre le emissioni causate dal disboscamento e agevolare l’adattamento al cambiamento climatico dei paesi poveri e in via di sviluppo. Possiamo procedere anche senza legislazione interna americana su questi fronti, così come anche sul lavoro biologico di ricerca sulle tecnologie pulite.

è stata fatta una domanda anche sul programma USA di esenzione dai visti e sul fatto che alcuni Stati membri dell’UE (Bulgaria, Cipro, Polonia e Romania) non sono ancora stati ammessi al programma. Attribuiamo molta importanza al loro coinvolgimento e continueremo ad adoperarci con le nostre controparti americane per risolvere la questione.

In relazione all’introduzione dell’imposta ESTA a carico dei viaggiatori rientranti nel programma per l’esenzione dei visti, la Commissione ha ripetutamente espresso preoccupazione per il fatto che i nuovi requisiti non sono coerenti con l’impegno americano di agevolare la mobilità transatlantica e che costituiscono un onere aggiuntivo per i cittadini europei che si recano negli USA. Dobbiamo accertarci che il lavoro sulle questioni inerenti la sicurezza, quali i PNR, vada di pari passo con l’agevolazione degli spostamenti transatlantici per i viaggiatori che ne hanno diritto.

In merito alla questione dei documenti di Wikileaks, al momento non siamo in grado di esprimerci sulle informazioni contenute nella fuga di notizie. Tuttavia, in linea di principio, l’UE è fermamente decisa a mantenere il divieto assoluto di tortura e di trattamenti crudeli, disumani e degradanti. è tutto ciò che possiamo dire in questo momento.

L’onorevole Quisthoudt ha chiesto informazioni sulla possibilità di un accordo di libero scambio con gli USA. Al momento non lo stiamo prendendo in considerazione, onorevole Quisthoudt, in quanto, in merito al rapporto commerciale UE-USA, uno studio precedente condotto dalla DG Commercio sulle misure non tariffarie ha dimostrato che le barriere non tariffarie continuano a essere l’ostacolo maggiore nei rapporti commerciali UE-USA; dallo studio è emerso che il PIL di Unione europea e Stati Uniti aumenterebbe di circa 160 miliardi di euro e le esportazioni subirebbero un incremento rispettivamente del 2,1 per cento e del 6,1 per cento se venissero abolite metà delle misure non tariffarie e delle differenze normative. Di fatto, non vigono più molte tariffe tra USA e Unione europea. Detto ciò, le barriere esistenti sono spesso molto difficili da abbattere ma è proprio per questo motivo che, in seno al TEC, ci stiamo battendo per una cooperazione precoce e a monde, ad esempio prima di adottare leggi in aree importanti, in particolare mercati emergenti e nuove tecnologie.

Per quanto riguarda il TEC e il suo possibile ordine del giorno, siamo attualmente impegnati con le nostre controparti americane per stabilire il programma definitivo della prossima riunione del TEC, tenendo conto degli spunti forniti dai consulenti. I temi principali su cui ci stiamo orientando sono innovazione e tecnologie emergenti, e strategie per rendere le nostre economie più ecologiche e costruire il mercato transatlantico. A latere di questi temi, avremo la possibilità di trattare un’ampia gamma di questioni tra cui la sanità elettronica, l’interoperabilità delle cartelle cliniche elettroniche, il commercio sicuro, il mutuo riconoscimento degli standard commerciali autorizzati e l’approccio generale alla regolamentazione, l’Innovation Action Partnership e lo scambio di informazioni sulla sicurezza dei prodotti al consumo. Discuteremo inoltre di risposte comuni alle sfide economiche. Inoltre, alla fine di novembre, come richiesto dalla commissione sul mercato interno e la protezione dei consumatori, mi soffermerò sugli standard. Credo che la data precisa sia il 29 novembre.

L’ultima domanda riguardava la scansione del 100 per cento dei container in entrata. Ci preoccupano i requisiti imposti dagli Usa secondo cui, entro luglio del 2012, tutti i container marittimi diretti negli USA dovranno essere sottoposti a scansione prima di essere collocati su una nave in un porto straniero. Riteniamo che tale obbligo non si tradurrà in vantaggi comprovati in termini di sicurezza e rappresenterà invece una barriera per la fluidità dei commerci. Per tali ragioni, la Commissione non prevede l’introduzione della scansione al 100 per cento nei porti comunitari. Il segretario americano per la sicurezza nazionale Napolitano ha annunciato di voler rinviare di altri due anni il termine di scadenza del luglio 2012 per la scansione al 100 per cento. La Commissione auspica che tale rinvio induca il Congresso americano a rivedere la propria politica e prediligere un approccio alla sicurezza della catena fornitori basato sul rischio.

Le sfide principali che l'Unione europea dovrà affrontare il prossimo anno suggeriscono molte sinergie e opportunità di cooperazione con gli USA: gestire la crisi economica; la governance, il ripristino di crescita e occupazione mediante l’accelerazione delle riforme, la realizzazione di uno spazio di libertà, giustizia e sicurezza, e l’intenzione di far sentire il nostro peso sul palcoscenico mondiale. Ci attendono tutta una serie di compiti importanti in attesa dell’imminente vertice UE-USA e anche oltre. Tra questi figura l’instaurazione di un rapporto UE-USA più aperto e lungimirante che tenga conto di tutto l’intreccio di relazioni che UE e USA stanno intessendo con potenze emergenti quali Cina, India, Russia e Brasile.

Sul fronte dell’economia, occupazione e crescita sono il fulcro della discussione. Raffronteremo gli appunti sui risultati del G20, soprattutto le riforme finanziarie e bancarie e l’esigenza di stipulare un accordo commerciale globale, e cercheremo il valore aggiunto per UE-USA. Al contempo, dobbiamo intensificare gli sforzi per sfruttare l’intero potenziale del mercato transatlantico. Il mio obiettivo sarà orientare nuovamente l’attenzione del TEC su un’agenda transatlantica per l’occupazione, la crescita e l’innovazione. Con il sostegno dei capi del Senato UE-USA, cercherò di compiere progressi in tal senso in occasione della prossima riunione del TEC in programma per il 17 dicembre.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI
Vicepresidente

 
  
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  Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signora Presidente, dopo le osservazioni del mio collega Karel De Gucht sull’accordo generale e i rapporti con gli Stati Uniti, consentitemi di soffermarmi sul futuro accordo ombrello in materia di protezione dei dati. è evidente che dobbiamo condividere i dati per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata e, al contempo, dobbiamo preservare i diritti dei cittadini alla protezione dei dati. Scopo dei negoziati sarà proprio tentare di conseguire entrambi gli obiettivi in una situazione di equilibrio.

Come vi ho già ricordato, il 26 maggio di quest’anno la Commissione ha elaborato una proposta per un mandato negoziale. Ora attendiamo che il Consiglio approvi tale mandato, speriamo all’inizio di dicembre, per avviare i negoziati veri. Concordo pienamente con le affermazioni che ho sentito qui in Aula. Dobbiamo concentrarci sulla sicurezza giuridica in un accordo ombrello invece di – e cito un deputato di questo Parlamento – “alimentare controversie su ogni singolo accordo per la condivisione dei dati”.

Se noi, gli Stati Uniti e l’Europa, riusciremo a stabilire standard comuni, prima o poi questi stessi diventeranno standard mondiali. Dobbiamo dimostrare che tali standard si fondano sui nostri valori della giustizia e dei diritti fondamentali, nonché sul diritto alla reciprocità, e tutti sono stati inseriti molto chiaramente nell’agenda transatlantica.

Inoltre, è stata sollevata la questione dei diritti degli individui in un siffatto accordo. Le proposte formulate dalla Commissione significherebbero quanto segue per i nostri cittadini europei e per i cittadini degli Stati Uniti: diritti applicabili per gli individui, quali il diritto di accedere ai dati personali che sono stati raccolti al proprio riguardo e il diritto di correggere e cancellare tali dati, il diritto al ricorso amministrativo e giurisdizionale, indipendentemente dalla nazionalità o dal luogo di residenza, e un indennizzo per gli eventuali danni subiti.

L’applicazione efficace di tali diritti verrebbe garantita dal monitoraggio e controllo di tali standard sulla protezione dei dati da parte di autorità pubbliche indipendenti e, in questo contesto, andrebbe inserita anche una clausola di non discriminazione per garantire che tutti i dati personali siano protetti indipendentemente dalla nazionalità o dal luogo di residenza del titolare, il tutto tenendo sempre bene a mente il fatto che dobbiamo individuare un equilibrio tra diritti e sicurezze e inoltre, per lo meno secondo me, non permettere alcuna discriminazione per motivi razziali.

Per evitare che ciò accada, alla Commissione servirà sicuramente l’aiuto del Parlamento. Ho appreso che volete instaurare, o che avete già instaurato, nuovi rapporti bilaterali specifici tra Parlamento e Congresso americano. A mio parere, anche quest’iniziativa si rivelerà importante per sensibilizzare le parti coinvolte su entrambe le sponde dell’Atlantico in merito a tali accordi sulla protezione dei dati, pertanto potreste esserci molto utili nel corso dei negoziati.

 
  
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  Stefaan De Clerck, Presidente in carica del Consiglio.(NL) Signora Presidente, sarò molto breve, in quanto convengo con le parole della Vicepresidente della Commissione Reding, vale a dire che è stata una discussione positiva e che la prossima fase si aprirà il 2 e 3 dicembre. Il Consiglio spera effettivamente di riuscire a finalizzare il mandato in quelle date, per consentire alla Commissione di avviare finalmente una discussione seria e per far veramente iniziare i negoziati.

Si tratta di un’occasione per migliorare la cooperazione tra UE e Stati Uniti; l’occasione di stabilire un equilibrio tra sicurezza e privacy; l’opportunità di uniformare un tema frammentario; l’occasione, di fatto, di tradurre una richiesta esplicita del Parlamento europeo in un accordo quadro solido.

Presumo che la discussione odierna abbia dotato il Consiglio degli strumenti necessari per avallare il mandato negoziale della Commissione, partendo dal presupposto che la Commissione riferirà a tempo debito sui negoziati e che il dibattito su dettagli specifici, sull’aspetto applicabile dei diritti, continuerà a svilupparsi in modo tale da garantire un riscontro. Mi auguro pertanto che la Commissione consegua risultati validi nel breve periodo – speriamo dopo la riunione del Consiglio il 2 e 3 dicembre. Grazie della discussione.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto quattro proposte di risoluzione(1) conformemente all'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 11 novembre 2010.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto. (RO) L’UE e gli USA formano un enorme partenariato commerciale, che rappresenta metà dell’economia globale. D’altro canto, entrambi i partner devono cooperare più strettamente per promuovere la crescita e l’occupazione nelle loro economie, soprattutto visto che negli ultimi anni la crisi economica ha spazzato via 30 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. A tale proposito, il Consiglio economico transatlantico si riconferma il meccanismo più consono per conseguire l’obiettivo di stabilire un mercato transatlantico unificato entro il 2015. A mio parere, nel corso del vertice di Lisbona, va trattato il tema prioritario dell’applicazione del regime dei visti a tutti gli Stati membri. Poiché la libera circolazione rappresenta un diritto prezioso in seno all’UE, la Commissione deve proseguire il dialogo politico e tecnico sui progressi compiuti e sulle azioni future.

Mi preme ricordare che il governo rumeno ha recentemente approvato un quadro legislativo per istituire un sistema informatico nazionale nel campo dei visti, agevolando così lo scambio di dati sulle domande di visto con gli altri Stati membri. Il sistema informatico migliorerà i controlli alle frontiere rumene e alle frontiere esterne dell’UE. Si tratta di un passo necessario in vista dell’adesione allo spazio Schengen.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) La sottoscrizione di un accordo ampliato con gli Stati Uniti sulla protezione dei dati è essenziale e urgente; impedirà che tali questioni vengano gestite dagli Stati membri sulla base di accordi bilaterali individuali. Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà insite nella sottoscrizione di tale accordo, in quanto esistono approcci piuttosto divergenti alla protezione dei dati sulle due sponde dell’Atlantico. Nell’UE, il diritto alla protezione dei dati personali viene sancito esplicitamente sia dall’articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali, sia nell’articolo 16 del trattato di Lisbona. Negli Stati Uniti non esiste una legge generale sulla protezione della vita privata, né viene fatto esplicito riferimento a un diritto fondamentale alla protezione della vita privata nella costituzione del paese. C’è ancora molta strada da fare rispetto all’accesso ai dati e alla correzione degli stessi, alla reciprocità, alla protezione giuridica e alla supervisione indipendente. Chiedo pertanto al Consiglio di adottare quanto prima il mandato per negoziare tale accordo, per procedere coi negoziati e mettere a segno i progressi così urgentemente necessari, oltre che per trasporre conseguentemente tali risultati nei rispettivi corpi legislativi il più celermente possibile.

 
  
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  Kinga Gál (PPE), per iscritto.(HU) Vorrei innanzi tutto congratularmi col relatore per lo splendido lavoro svolto. L’adozione della relazione alla vigilia della conferenza di riesame di Astana conferisce un’enfasi particolare al documento e trasmette un messaggio ai responsabili delle decisioni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Rilevo con piacere che grazie ai miei emendamenti sono stati inseriti nella relazione riferimenti alla protezione delle minoranze nazionali, un aspetto che costituisce parte integrante del concetto di sicurezza generale dell’OSCE e della sua dimensione umana; inoltre, la relazione è riuscita a richiamare l’attenzione sul ruolo dell’Alto commissario per le minoranze nazionali dell’OSCE. Il compito e la responsabilità dell’Alto commissario sono particolarmente importanti per la promozione della convivenza pacifica delle minoranze nazionali e per la prevenzione di potenziali conflitti etnici e di minoranza. Altrettanto importante è enfatizzare il ruolo dell’Alto commissario per far sì che le parti coinvolte attribuiscano il giusto peso alle proposte e pareri ufficiali in assenza di altri mezzi di esercizio coattivo dei diritti.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE), per iscritto.(FI) Da anni la politica sul clima rappresenta un parametro significativo per misurare i rapporti tra UE e Stati Uniti. è in riferimento a questo che si sono rafforzate le immagini che dipingono gli Stati Uniti come soggetto unilaterale che sceglie di agire da solo. è tuttavia tempo di riconsiderare quest’immagine.

è vero che gli Stati Uniti hanno preso le distanze dalla prima linea della politica climatica quando si sono rifiutati di ratificare il protocollo di Kyoto. Malgrado ciò, il tempo ha dimostrato che l’intero accordo è inefficace e non adatto a risolvere il problema complesso del cambiamento climatico. Investendo in partenariati solidi nell’area della tecnologia e nello sviluppo di energie pulite, le agenzie responsabili di ingenti volumi di emissioni hanno imboccato una strada che è molto più promettente e che ha aperto nuovi orizzonti.

è giunto il momento che l’Unione europea si renda conto di quanto sta accadendo. Gli Stati Uniti non intraprenderanno alcun regime di scambio delle emissioni. Poco tempo fa il Presidente Obama ha dichiarato che era importantissimo fare la cosa giusta, il che è ovviamente utile, indipendentemente dalla nostra opinione sul cambiamento climatico. Tra le azioni utili figurano gli investimenti nell’energia pulita e il miglioramento dell’autosufficienza energetica. Sullo scambio di emissioni, il Presidente Obama ha dichiarato che si tratta di un mezzo, non di un fine, e che c’erano altri modi per raggiungere il medesimo risultato.

L’Europa è ora diventata l’orco della politica climatica, incapace di comprendere la situazione o di imparare dagli errori? Esportiamo i posti di lavoro e alziamo i prezzi dell’energia; facciamo tutto nella maniera più difficile invece di optare per interventi ragionevoli. Dovremmo prevenire l’inquinamento, e allo stesso modo dovremmo anche investire nell’energia pulita e concentrarci sull’autosufficienza energetica e sul rimboschimento. Lo scambio delle emissioni, per contro, non merita il nostro appoggio. Ci è stato presentato come un modo per prepararci a un regime internazionale, che non si è mai concretizzato. Perché continuiamo a usarlo per tormentare i nostri cittadini, privandoli del lavoro e dei mezzi di sussistenza?

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. (CS) L’imminente vertice UE-USA confermerà sicuramente l’importanza eccezionale di questi rapporti. L’avanzamento costante della globalizzazione significa che UE e USA devono perseguire entrambi una politica di apertura, e che non bisogna permettere che venga ridimensionata l’importanza strategica del partenariato transatlantico. Per tale ragione, è importante affrontare tali negoziati con la massima apertura, una condizione imprescindibile per la natura operativa delle prossime riunioni. Gli ultimi giorni hanno fatto emergere tre temi su cui dovrebbero concentrarsi i negoziatori dell’Unione: le diverse strategie con cui l’UE e gli USA affrontano l’attuale crisi economica globale; i diversi approcci politici messi in campo per reagire alla situazione ecologica avversa del pianeta e al cambiamento climatico; e le questioni relative alla sicurezza. La decisione unilaterale della Federal Reserve americana di acquistare 600 miliardi di dollari USA di buoni del Tesoro americani, decisione presa senza consultare l’UE, è destinata a indebolire la posizione economica dell’Europa. Pertanto, è essenziale che l’UE si proclami apertamente a favore della scelta di valute globali diverse dal dollaro americano. è importante che l’Unione insista sul proprio ruolo di pioniera delle tecnologie e della legislazione in materia di ecologia e che eserciti le conseguenti pressioni sul governo e sul Congresso americano. In occasione del prossimo vertice, ritengo che sia necessario esortare i leader dell’UE a trasmettere a Washington un’indicazione chiara del nostro sostegno agli sforzi del Presidente Obama per il disarmo nucleare globale e per la ratifica del nuovo trattato START, sottoscritto quest’anno a Praga dai Presidenti russo e americano.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. (LT) Da quando due anni fa il Presidente Barack Obama è uscito vincitore dalle elezioni, le posizioni dell’UE e degli USA hanno assistito a una convergenza significativa, in particolare sui temi del disarmo, della lotta al cambiamento climatico e della neutralizzazione dei focolai di conflitti internazionali. è un risultato importante che va portato avanti. Purtroppo, vanno ancora concretizzate alcune cose per conseguire gli obiettivi transatlantici comuni. Una grossa fetta della società americana si oppone alle azioni per combattere il cambiamento climatico. Un progetto di legge ambizioso sulla limitazione delle emissioni di gas serra è ancora bloccato al Senato. Non vengono registrati progressi sulla questione dell’abolizione della pena di morte, importante per l’Unione europea. Il vertice UE-USA si svolgerà il mese prossimo a Lisbona. Auspico che l’UE riesca a persuadere il proprio partner, gli USA, a continuare a lavorare per conseguire gli obiettivi comuni testé menzionati. è altresì importante coinvolgere sempre più spesso la Russia nel dialogo transatlantico.

 
  
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  Debora Serracchiani (S&D), per iscritto. – Poiché lo scambio di dati tra UE e USA è sempre più necessario e frequente nel quadro della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, è necessario anche definire un quadro legale generale e condiviso per la protezione dei dati personali. Questo quadro deve definire una protezione equivalente a quella di cui i cittadini europei godono all'interno dell'Unione. Per questo il mandato negoziale della Commissione va nella giusta direzione. Riguardo al campo di applicazione, occorre che questo quadro legale si applichi anche agli accordi bilaterali esistenti. È auspicabile che il Consiglio adotti il mandato come presentato e che il Parlamento sia tenuto pienamente e prontamente informato di ogni sviluppo negoziale, sapendo che ad esso spetta la parola finale sul futuro accordo.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto.(PL) Il prossimo vertice tra Unione europea e Stati Uniti sarà il primo dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, uno dei cui obiettivi era consentire all’Europa di concentrarsi maggiormente sulle relazioni con i paesi terzi. Il vertice in programma ci darà l’occasione di delineare un quadro per la cooperazione transatlantica nell’arco dei prossimi anni. Alla luce della loro posizione globale e dei valori che condividono, quali lo stato di diritto, la democrazia e i diritti umani, all’Unione europea e agli Stati Uniti spetta un ruolo cruciale nell’affrontare le sfide del XXI secolo. Ci occorre una cooperazione costruttiva e rafforzata in aree quali il superamento della crisi economica e finanziaria, la lotta contro il terrorismo, la stabilità globale, la pace in Medio Oriente, la no n proliferazione delle armi nucleari, gli aiuti allo sviluppo e il cambiamento climatico. Il prossimo vertice sul clima di Cancún è dietro l’angolo. Spero che gli Stati Uniti daranno prova di un impegno maggiore per quanto riguarda gli obblighi congiunti nella lotta contro il cambiamento climatico. Quali soggetti di rilievo sulla scena internazionale, dovremmo dare l’esempio ad altri paesi. Il recente disastro ecologico al largo della costa del Golfo del Messico ha mostrato con chiarezza che le catastrofi non conoscono confini, e che i loro effetti vengono percepiti a livello mondiale, anche dai nostri cittadini. è scontato che serve cooperazione a livello globale. Sullo sfondo delle elezioni della scorsa settimana, vale la pena notare che tali elezioni potrebbero costituire un punto di partenza per rapporti nuovi e più stretti tra Parlamento europeo e Congresso. Un dialogo più intenso si rivelerà vantaggioso per entrambe le parti.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.


15. Strategia esterna dell'UE relativamente ai dati del codice di prenotazione (Dati del codice di prenotazione - PNR) (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla strategia esterna dell’UE relativamente ai dati del codice di prenotazione (Dati del codice di prenotazione - PNR).

 
  
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  Annemie Turtelboom, Presidente in carica del Consiglio.(NL) Signora Presidente, onorevoli deputati, ritengo che negli ultimi anni sia emersa con chiarezza l’importanza e la necessità di dati del codice di prenotazione (PNR). Basti soltanto pensare agli attacchi di New York, e anche all’attentato sventato sul volo da Amsterdam Schiphol a Detroit. Anche negli ultimi giorni abbiamo constatato che i livelli di allarme continuano a essere molto elevati.

Basta esaminare le informazioni provenienti da diversi Stati membri e i livelli più alti di allarme in diversi paesi, quali Francia e Spagna. Anche il mio paese d’origine ha rivisto al rialzo il livello di rischio di determinati luoghi e di recente è stato anche lanciato un allarme per i viaggiatori dagli Stati Uniti. Ritengo che la Commissione e la Presidenza abbiano lavorato alacremente nel campo dei PNR negli ultimi mesi.

Lo stato attuale di cose è il seguente. Il 21 settembre la Commissione ha informato il Consiglio sulla politica comunitaria relativa alla trasmissione di dati dei passeggeri a paesi terzi. Ha inoltre presentato tre bozze di mandati negoziali per la conclusione di accordi con il Canada, gli Stati Uniti e l’Australia, tutti e tre con contenuti identici.

Il Consiglio ha pertanto discusso immediatamente, il 7 ottobre, le bozze in questione – il metodo e le tempistiche dei tre mandati – e ha deciso che dovessero avere tutti il medesimo contenuto, che il Consiglio li avrebbe adottati nello stesso momento, che sarebbero entrati contemporaneamente in vigore e che i negoziati con Stati Uniti, Canada e Australia sarebbero dovuti iniziare a più tardi nel dicembre di quest’anno.

Esaminando il contenuto dei mandati e dell’accordo sui PNR, il Consiglio è del parere che l’aspetto più importante dei tre accordi è garantire un livello sufficientemente alto di protezione dei dati. A mio avviso, anche i nostri partner esteri dovrebbero assicurarsi che i loro dati personali godano di una protezione sufficiente. Abbiamo sempre insistito su questo punto al momento di concludere accordi con altri paesi. L’Unione europea ha sempre puntato su questo aspetto, anche negli accordi stipulati in precedenza con altri paesi.

Mi preme di fatto precisare che uno di questi accordi precedenti – quello con l’Australia – una volta è stato descritto come l’accordo più favorevole alla protezione dei dati dell’anno. Ritengo pertanto che il Parlamento europeo abbia ragione a voler imporre requisiti rigorosi in materia di protezione dei dati. Il Consiglio si accerterà quindi che i requisiti in materia di protezione dei dati continuino a essere rispettati, e in particolare si adopererà sicuramente affinché venga sempre rispettato il principio di proporzionalità, per prevenire eventuali violazioni del diritto alla protezione della privacy.

Pertanto, nel testo dei mandati negoziali, il Consiglio ha anche sottolineato l’importanza degli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Inoltre, tali mandati contemplano periodi specifici di conservazione dei dati e una durata di accesso ai dati PNR proporzionata e limitata.

Tale obbligo è stato messo ancor più in evidenza prendendo in considerazione i diversi modi in cui è possibile utilizzare i dati PNR. I dati storici possono essere utilizzati soltanto in maniera reattiva, i dati attuali possono essere usati in tempo reale e, in particolare, verranno redatti dei profili di rischio per l’utilizzo proattivo.

Per quel che concerne i modelli di rischio, sappiamo che il Parlamento europeo ha notevoli perplessità sul cosiddetto profiling. Pertanto, nella sua proposta la Commissione fornirà dettagli esaurienti su ciò che tale profiling comporta esattamente. Inoltre, la Presidenza garantirà che le valutazioni sul rischio non sfocino mai nella stigmatizzazione di persone appartenenti a etnie specifiche.

Vorrei aggiungere due commenti nella mia breve introduzione: 1) di fatto i dati PNR possono essere utilizzati soltanto dalle compagni aeree e quindi non dalle autorità stesse degli Stati membri; naturalmente, il loro utilizzo da parte delle linee aeree è soggetto all’ottenimento di un’autorizzazione rilasciata dall’Unione europea. 2) Anche la Presidenza è consapevole dell’importanza attribuita dal Parlamento all’accordo generale tra UE e Stati Uniti nel campo della protezione dei dati. A tale proposito, vorrei riallacciarmi alla discussione che si è appena svolta in quest’Aula con il mio collega, il ministro della Giustizia.

In questa breve introduzione, vorrei chiarire che, mentre questi dati PNR rappresentano una priorità autentica per il Consiglio, quest’ultimo desidera anche tenere in debita considerazione i timori giustificati espressi dal Parlamento in merito a individuare il giusto equilibrio tra privacy e sicurezza, un aspetto sempre necessario. Ritengo che gli eventi e le minacce recenti ci costringono continuamente a guardare in faccia alla realtà. Signora Presidente, sarò naturalmente sempre a disposizione del Parlamento – non soltanto oggi, ma anche le prossime settimane – per proseguire la discussione sui dati PNR e sui mandati.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, il 21 settembre la Commissione ha pubblicato un pacchetto di proposte sullo scambio dei dati dei codici di prenotazione con i paesi terzi, consistente in una comunicazione sulla strategia esterna dell’UE relativamente ai dati PNR con alcuni principi, come da voi richiesto nella vostra risoluzione del maggio di quest’anno. Vi erano inoltre tre raccomandazioni sulle direttive negoziali per nuovi accordi in materia di PNR con Canada, Australia e USA. Vorrei ringraziare gli autori della risoluzione di maggio per l’ottimo lavoro di squadra che abbiamo compiuto e per la cooperazione molto costruttiva su questo fascicolo, nonché per il vostro modo propositivo di individuare soluzioni per progredire in seno al nuovo quadro istituzionale.

L’obiettivo della comunicazione è stabilire per la prima volta un insieme di criteri e principi cui ispirarci nelle nostre relazioni esterne relativamente ai PNR. Possiamo utilizzarlo come metodo di comunicazione con i paesi terzi, ma anche per definire la nostra politica. La comunicazione si proporrà naturalmente di promuovere la coerenza con i PNR comunitari che verranno presentati in una fase successiva.

La direttiva non è stata adottata, vale a dire che il mandato non è ancora stato avallato dal Consiglio, ma tali mandati seguono ovviamente la struttura della comunicazione generale.

La questione del profiling è stata sollevata anche dalla Presidenza belga. So che la valutazione del rischio è un tema che ricorre molto di frequente nelle discussioni e per questo ho pensato di sollevarlo immediatamente. Il concetto di profiling non viene di per sé definito in nessuno strumento giuridico, ma ciò non significa che non esistano norme in materia. Lo trattano gli strumenti per la protezione dei dati, ma lo chiamano “divieto di trattamento automatizzato”: significa che il diritto comunitario in materia di protezione dei dati impedisce che i singoli siano soggetti a decisioni che producano effetti legali che li riguardino o che li penalizzino in maniera significativa e che si basino esclusivamente sul trattamento informatico dei dati. Non è vietato elaborare i dati in maniera automatica, ma le decisioni che producono effetti legali sugli individui non devono essere prese in maniera automatizzata.

La comunicazione sui PNR evidenzia tali principi e stabilisce misure efficienti ed efficaci per salvaguardare gli interessi dei soggetti dei dati. In particolare, tutte le decisioni automatizzate devono essere soggette a una verifica da parte di un essere umano e i soggetti di tali dati devono avere la possibilità di esporre il proprio punto di vista. Ciò significa che la decisione finale concernente un individuo non può mai essere presa in maniera totalmente automatizzata. In questo modo, la comunicazione si propone di garantire che il trattamento dei dati non esuli mai dalla legittimità e che i processi siano rispettosi dei diritti fondamentali e delle nostre attuali norme sulla protezione dei dati.

Avete inoltre chiesto alla Commissione di chiarire la situazione attuale in merito agli accordi bilaterali e ai protocolli d’intesa relativi al programma di esenzione dai visti. Cercherò di illuminarvi sul tema. Nell’agosto del 2007 gli USA hanno approvato le raccomandazioni di attuazione del “9/11 Commission Act”, nel quale si tratta, in una sezione dedicata, la modernizzazione del programma di esenzione dai visti. I termini e le condizioni di questa legge riguardano tutti i membri dell’UE, indipendentemente dal fatto che appartengano o meno al programma di esenzione dai visti.

Per quanto riguarda l’UE, la legge in questione ha indotto il Consiglio ad approvare un approccio a due vie nel marzo del 2008. La via comunitaria concerne i negoziati tra Unione europea e Stati Uniti in merito alle condizioni di accesso agli USA e, di fatto, al programma di esenzione dai visti. Ciò rientra nelle competenze comunitarie – il rimpatrio dei propri cittadini, una maggiore sicurezza dei documenti di viaggio e la sicurezza negli aeroporti. Il tutto è sfociato in un accordo UE-USA che conferma che l’Unione europea soddisfa tali condizioni.

E poi c’era la via degli accordi bilaterali: negoziati bilaterali tra l’UE e tra gli USA e gli Stati membri per soddisfare le condizioni poste dagli americani per accedere al programma di esenzione dai visti, che però rientra nelle competenze degli Stati membri e non dell’Unione europea. Si tratta della cooperazione con gli Stati Uniti sulla criminalità aggravata, sulle iniziative per combattere il terrorismo e sullo scambio di informazioni in questi settori.

Seguendo questa via bilaterale, diversi Stati membri hanno inizialmente sottoscritto un protocollo d’intesa con gli USA. Tale protocollo non doveva costituire di per sé una base giuridica per lo scambio di dati. Hanno confermato la volontà delle parti di negoziare accordi sulle informazioni riguardanti i passeggeri, le informazioni di screening su terroristi noti o sospetti, informazioni sulla lotta al terrorismo e alla criminalità aggravata, e informazioni su questioni di emigrazione e sicurezza delle frontiere.

In base alle informazioni testé pervenute alla Commissione dagli Stati membri, otto hanno sottoscritto tale protocollo d’intesa con gli USA.

In seguito alla sottoscrizione di tali protocolli, gli USA e alcuni Stati membri hanno negoziato due tipologie di accordo. In primo luogo, accordi per intensificare la cooperazione nella prevenzione e lotta alla criminalità aggravata: si tratta della cooperazione per il confronto delle impronte digitali e dei campioni di DNA. Quattordici Stati membri hanno stipulato accordi identici con gli USA.

In secondo luogo, accordi sullo scambio di informazioni di screening su terroristi noti o sospetti: si tratta dello scambio di informazioni specifiche su individui di cui si conosce o si sospetta il coinvolgimento in attività terroristiche, e le informazioni riguardano il loro nome, la data di nascita, il passaporto e la cittadinanza. Dieci Stati membri hanno concluso accordi di questo tipo. Mi preme comunque aggiungere che nessuno di questi accordi bilaterali riguarda i dati PNR. Lo scambio di dati PNR è disciplinato esclusivamente dall’accordo UE-USA.

In seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona e all’abolizione della struttura precedente a pilastri, tutte le condizioni per il programma statunitense di esenzione dai visti rientrano ora tra le competenze dell’Unione europea. In questo momento la Commissione sta valutando se l’approccio a due vie concordato nel 2008 debba essere aggiornato alla luce dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Vi terrò ovviamente informati sugli sviluppi.

La risoluzione del Parlamento fa anche riferimento alla cooperazione UE-USA sulla “one-stop security” negli aeroporti, che rientra tra le responsabilità del Vicepresidente Kallas, in veste di Commissario per i trasporti. Quest’ultimo sta portando avanti dei negoziati con l’amministrazione americana in materia di sicurezza dei trasporti per far sì che i passeggeri provenienti dagli USA non debbano essere sottoposti nuovamente a screening negli aeroporti dell’Unione europea. Lo scopo è migliorare l’efficienza negli aeroporti comunitari senza pregiudicare la sicurezza. Il Vicepresidente Kallas ha tenuto aggiornata su tali questioni la commissione per i trasporti e il turismo di quest’Assemblea.

è importante sottolineare che tale questione differisce profondamente dai PNR. La collaborazione negli aeroporti per la “one-stop security” non riguarda il trasferimento di dati personali né l’elaborazione di informazioni rispetto alla caccia ai criminali sospetti o ai terroristi, pertanto non sarà argomento di trattazione durante i negoziati sui PNR.

Per concludere – e mi scuso se mi sono dilungata, ma credo che fosse opportuno fornire un chiarimento – vorrei far notare che il Consiglio adotterà a breve i mandati negoziali, come testé dichiarato dal Presidente in carica della Presidenza belga. Mi impegnerò come sempre a tenervi informati sui progressi in tutte le fasi negoziali. è già stato deciso che condurremo i negoziati in parallelo con altri tre paesi, ma le trattative non si concluderanno necessariamente nello stesso momento.

So che nutrite un interesse particolare per l’argomento e rimango pertanto a vostra disposizione per trattarlo adesso, con le commissioni competenti e con gli altri eurodeputati in qualsiasi momento lo desiderino.

 
  
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  Axel Voss, a nome del gruppo PPE.(DE) Signora Presidente, la votazione di domani sui dati del codice di prenotazione non sarebbe stata necessaria se noi qui in Parlamento, dal momento della decisione su SWIFT, fossimo stati presi più sul serio e avessimo ricevuto informazioni più puntuali da parte della Commissione e del Consiglio sul tema della trasmissione di dati dall’UE e dai suoi Stati membri a paesi terzi. Se i rapporti istituzionali proseguiranno lungo questa strada, rischiamo di precipitare nella medesima situazione psicologica che si è venuta a creare con gli USA a proposito di SWIFT. Nessuno se lo augura e io sono convinto che sarebbe molto pericoloso. Ciononostante, dobbiamo comunque impegnarci per risolvere la questione.

A tale proposito, quello che manca a mio avviso è un concetto chiaro della tipologia di scambio di dati necessaria per prevenire il terrorismo; sulla base di tale concetto saremo poi in grado di adottare una posizione. Prima SWIFT, poi i dati PNR; poi è venuto il protocollo d’intesa con l’accesso alle banche dati nazionali; a questo è seguito un accordo quadro con gli USA; successivamente, è intervenuta la modifica della nostra stessa norma rettificativa sulla protezione dei dati; adesso vogliamo installare questo programma per la “one-stop security” – mi sembra tutto molto frammentario.

Occorre inoltre chiarire o scoprire una volta per tutte quali dati siano effettivamente necessari agli USA per prevenire il terrorismo, nonché capire come possiamo essere d’aiuto in tal senso e conseguire dei risultati. Finora abbiamo assistito alla messa in campo della tattica del salame, che è deleteria.

So che l’entrata in vigore del trattato di Lisbona ha determinato una sorta di un’interruzione, ma per noi è ancor più deleterio se Consiglio e Commissione non ci tengono aggiornati su questi processi.

Vorrei pertanto avanzare cinque richieste ai rappresentanti del Consiglio e della Commissione. In primo luogo, vi invito a elaborare un concetto ragionevole che delinei in maniera completa e definitiva che cosa comporta lo scambio di dati allo scopo di combattere il terrorismo. Vi chiedo inoltre di perseguire la coerenza a livello comunitario su questioni relative alla trasmissione dei dati e a non suddividerle in questioni nazionali ed europee. Vi chiedo inoltre di assegnare la competenza per le decisioni in materia a livello europeo generale e di considerare che potremmo preferire la stipulazione di accordi sui dati PNR con il Canada e l’Australia. Infine, auspico un’accelerazione del processo, in quanto i terroristi non mancano di segnalarci le lacune del nostro sistema di sicurezza – com’è successo di recente nel caso del trasporto merci.

 
  
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  Birgit Sippel, a nome del gruppo S&D.(DE) Signora Presidente, in un mondo globalizzato, anche il terrorismo e la criminalità si organizzano purtroppo a livello globale, pertanto sappiamo che dobbiamo cooperare a livello internazionale e scambiarci dati. Mi fa piacere constatare che Commissione e Consiglio reputano entrambi che i diritti dei cittadini e la protezione dei dati siano questioni cui vada attribuita la massima priorità. Ciò non significa tuttavia che il Parlamento può riposare sugli allori, in quanto permangono svariati punti critici, quali i periodi di conservazione dei dati, i volumi degli stessi e la limitazione degli scopi, nonché i controlli e l’effettiva possibilità di applicare clausole di salvaguardia nell’area della protezione dei dati. In questo settore così delicato non ci servono controlli casuali, bensì una maggiore fiducia.

I termini che disciplinano gli scambi di dati devono pertanto essere stabiliti a un livello particolarmente elevato, in quanto non è soltanto una questione di accordi specifici con l’Australia e gli USA; anche svariati altri paesi, quali Corea e India, auspicano già la sottoscrizione di accordi di PNR con noi. Anche per questo motivo è molto importante elaborare standard di sicurezza particolarmente elevati. Lo stesso vale per la trasmissione di dati a paesi terzi. Anche in questo caso dobbiamo analizzare con molta attenzione i termini che vogliamo introdurre.

Al contempo, quando trattiamo l’argomento dei dati PNR, dobbiamo anche saper rivolgere lo sguardo al futuro. Nel corso dei negoziati sui PNR, che senso ha cercare di contenere al massimo il volume dei dati se gli USA annunciano per tutta risposta di voler non soltanto prelevare un’imposta di ingresso, ma anche raccogliere ulteriori dati dai passeggeri?

E poi abbiamo un problema a livello di Unione europea. Che senso ha accordarsi su standard quanto più elevati possibile e tentare di limitare i volumi dei dati se, al contempo, vengono sottoscritti accordi bilaterali di cui ignoriamo il contenuto e gli standard di sicurezza? Il Commissario Malmström ha dichiarato che non si tratta di dati PNR, ma che tutti i dati raccolti dovrebbero apparentemente servire a combattere terrorismo e criminalità. Vorrei pertanto concludere avanzando un’ulteriore richiesta: non ci occorrono solamente disposizioni adeguate per le singole misure, ma anche una panoramica generale di tutte le misure e di tutti i dati trasferiti dall’UE e dagli Stati membri. Va detto con molta chiarezza che non riusciremo mai a garantire una sicurezza assoluta, indipendentemente dalle misure adottate e dalla quantità di dati raccolti. è una realtà che dobbiamo accettare.

 
  
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  Sophia in 't Veld, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare il Commissario e il ministro per i loro interventi introduttivi. Accolgo con molto favore l’atteggiamento estremamente cooperativo della Commissione e del Consiglio. In passato ci sono state occasioni in cui la cooperazione si è rivelata meno intensa. A mio parere, in questo caso abbiamo dimostrato che, se le tre principali istituzioni riescono ad addivenire a un accordo, siamo veramente in grado di parlare a una voce a nome di 500 milioni di cittadini – e questa voce è molto potente.

La risoluzione è stata presentata congiuntamente da sei gruppi politici, il che significa che questo Parlamento sta lanciando un segnale politico molto forte. Vorrei anche ringraziare tutti i relatori ombra degli altri gruppi per la loro eccellente cooperazione. C’è un punto che il Commissario e il ministro hanno tralasciato di trattare nelle loro presentazioni: la questione della proporzionalità e della necessità. Il Consiglio e la Commissione continuano entrambi a sostenere che la raccolta e l’archiviazione massiccia – non ad hoc – di dati PNR sono necessarie e proporzionate allo scopo della lotta al terrorismo. Sono disposta a credere alle loro affermazioni, che però devono essere motivate: ci occorrono le prove di questa necessità e proporzionalità. Perché? L’esame della proporzionalità non è di natura politica, bensì legale.

Le norme europee in materia di protezione dei dati presuppongono che la raccolta e l’archiviazione dei dati siano proporzionate allo scopo e necessarie. Non è un concetto su cui trovare un accordo dal punto di vista politico; va verificato in tribunale. Se qualcuno si prende la briga di rivolgersi a un tribunale e quest’ultimo sentenzia che gli accordi in questione non sono inconfutabili, noi ci facciamo la figura degli idioti. Non si può chiedere al Parlamento europeo di dare il proprio avallo a un accordo che si presta alla contestazione legale. è una questione chiave.

Bisogna poi fare chiarezza su qualche altro aspetto. Mi rincuora sapere che la Commissione si sta occupando della questione del profiling, ma ritengo che siano necessarie ulteriori discussioni al riguardo. Alcuni paesi membri propongono una clausola di durata massima. Appoggerei naturalmente senza indugio una proposta simile; spero che il Consiglio decida di introdurla. Infine, la Commissione europea fa riferimento ai buoni rapporti con i paesi terzi, ma questi accordi non possono essere considerati alla stregua di strumenti di diplomazia internazionale. Sono strumenti di cooperazione internazionale per l’applicazione della legge, la protezione delle libertà civili e lo stato di diritto. Dobbiamo azzeccare fin da subito la formula, perché non stiamo soltanto negoziando con gli USA, il Canada e l’Australia, stiamo anche mettendo a punto un modello che ci servirà da esempio per gli accordi con altri paesi.

 
  
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  Jan Philipp Albrecht, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signora Presidente, Commissario Malmström, onorevoli deputati, domani adotteremo come Parlamento una risoluzione congiunta che esprime ancora una volta le nostre perplessità sullo scambio dei dati del codice di prenotazione. Perché lo facciamo? Lo facciamo perché solleviamo critiche da anni, ma abbiamo la sensazione che non vengano tenute debitamente in considerazione negli attuali negoziati; per noi è importante che si tenga conto fin dall’inizio di tali critiche, per far sì che l’accordo in questione abbia per lo meno la possibilità di ricevere in ultima analisi l’approvazione dell’Assemblea.

I punti critici principali sono tre, e anche l’onorevole Voss ne ha già citato qualcuno. Innanzi tutto, è importante e necessario chiarire che vogliamo un approccio europeo comune, e non diverse misure sullo scambio di dati con diverse disposizioni sulla protezione dei dati. è pertanto importante chiarire che le parti contraenti a livello europeo dovrebbero individuare una soluzione uniforme.

Il secondo punto – che p ancor più importante – è che il tutto poggia su una base giuridica solida ed è conforme ai trattati. Come Parlamento, abbiamo ribadito più volte che respingiamo l’utilizzo dei dati del codice di prenotazione a scopo di profiling, e che tempi prolungati di archiviazione sono incompatibili col diritto costituzionale. Per noi significa che l’utilizzo proattivo e reattivo di dati del codice di prenotazione è da escludere per principio. Tale aspetto va chiarito sia nel mandato sia nei negoziati, per dare al Parlamento la possibilità di concedere la propria approvazione.

 
  
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  Philip Bradbourn, a nome del gruppo ECR.(EN) Signora Presidente, i dati PNR sono uno strumento importante per la sicurezza nazionale, come è stato più volte riconosciuto. Rappresentano un’arma vitale nella lotta per mantenere la nostra sicurezza non solo in volo, ma anche a terra. Tuttavia, tali dati devono costituire soltanto uno strumento per combattere il terrorismo. Non devono diventare una licenza gratuita per la conservazione dei dati da parte dei governi o delle loro agenzie.

Dobbiamo pertanto riflettere a fondo prima di decidere a chi concedere l’accesso a tali dati e perché, e non solo a quali paesi, ma anche a quali agenzie. Che vantaggi trarremo noi dal loro accesso ai dati? Come li proteggeranno e, aspetto importante, come facciamo ad avere la certezza che continueranno a farlo? Dobbiamo anche accertarci che tutti gli accordi stipulati con i paesi terzi siano reciproci, per garantire anche a noi qualche vantaggio. I PNR rappresentano un’arma importante per proteggerci dal terrorismo, ma non sono l’unica: il pragmatismo e la proporzionalità dovrebbero essere alla base di ogni decisione che prendiamo in quest’Aula; il tema dei dati del codice di prenotazione non fa eccezione.

 
  
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  Rui Tavares, a nome del gruppo GUE/NGL.(PT) Al momento di discutere l’accordo sui dati del codice di prenotazione (PNR), non possiamo dimenticare quello che è accaduto nel caso di SWIFT; è un tema che è già affiorato più volte nel corso della discussione. Il caso di SWIFT è stato illuminante. Possiamo anche dissentire sull’accordo stesso, e di sicuro abbiamo espresso voti diversi in quest’Aula, ma su una cosa eravamo tutti d’accordo: abbiamo imparato molto su cosa fare e cosa non fare.

Riguardo a cosa fare: abbiamo imparato che il Parlamento deve difendere con molta risolutezza l’interesse alla privacy di 500 milioni di cittadini. Per di più, il fatto che stavolta ci siano sei gruppi politici che partecipano per iscritto a una risoluzione significa che intendiamo far sentire la voce del Parlamento in modo più chiaro e più unito.

Ma abbiamo imparato molto anche su cosa non fare. In questa fase dei negoziati sui dati PNR, possiamo ancora mettere a frutto gli insegnamenti che abbiamo appreso. Tra questi figura naturalmente il fatto che il Consiglio dovrebbe redigere il proprio mandato, che noi esamineremo con la dovuta attenzione; la Commissione dovrebbe condurre i negoziati, in qualità di negoziatore; e il Parlamento dovrebbe avere l’ultima parola. Al contempo, abbiamo tuttavia imparato molto di più. è ovvio, il Parlamento dovrebbe essere tenuto aggiornato fase per fase, ma in questo frangente desidero rivolgermi direttamente alla Commissione: la Commissione potrebbe anche accogliere le idee del Parlamento nel corso del processo. Ricordo ad esempio che nel caso di SWIFT è stato il Parlamento a proporre un supervisore a Washington. Nel corso del processo, il Parlamento potrebbe avere molte idee che andrebbero prese in considerazione nei negoziati, senza voler ovviamente calpestare le prerogative della Commissione, ma il fatto è che il Parlamento avrà l’ultima parola sul negoziato, di fatto e di diritto, e sfrutterà sicuramente tale prerogativa.

C’è poi un’altra cosa che, a mio parere, non andrebbe dimenticata nel processo, e che a volte abbiamo trascurato, vale a dire che stiamo parlando di dati personali. Significa che si tratta di dati in prestito, che appartengono ai cittadini, come precisiamo nella nostra risoluzione a proposito del concetto di autodeterminazione delle informazioni. Ciò significa che in tutte le fasi del processo e al momento del loro utilizzo futuro, i cittadini dovranno avere sempre la possibilità di conoscere in maniera diretta l’utilizzo che ne viene fatto.

 
  
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  Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD. (SK) I dati personali dei nostri cittadini vengono attualmente trasferito agli Stati Uniti in virtù di diversi accordi. Sono soprattutto gli accordi bilaterali e i protocolli d’intesa stipulati tra alcuni Stati membri e gli USA a suscitare gravi perplessità in merito a possibili violazioni dei diritti di protezione dei dati di cui godono i cittadini europei.

Di conseguenza, è positivo che la Commissione europea abbia rivolto al Consiglio europeo la richiesta di avviare i colloqui tra UE e USA sull’elaborazione di un nuovo accordo quadro sul trasferimento e il trattamento dei dati personali allo scopo di prevenire, indagare, intercettare o perseguire penalmente la criminalità, nel quadro della cooperazione tra le forze dell’ordine e il potere giudiziario su questioni penali.

Commissario, nei negoziati coi nostri amici americani dobbiamo tuttavia insistere per addivenire a un nuovo accordo quadro che sia equilibrato e corretto dal punto di vista dei diritti dei cittadini comunitari in materia di protezione dei dati personali. Sarebbe anche opportuno che il nuovo accordo quadro emendasse gli accordi bilaterali esistenti, che sono imprecisi e che spesso violano i diritti di protezione dei dati personali dei nostri cittadini.

 
  
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  Daniël van der Stoep (NI). (NL) Signora Presidente, il Partij voor de Frijheid (PVV - partito per la libertà) olandese è decisamente a favore delle misure che contribuiscono alla lotta contro il terrorismo, quello islamico in particolare. Il PVV attribuisce inoltre molta importanza alla tutela della privacy dei cittadini olandesi ed è del parere che, laddove tali interessi entrino in conflitto, sia necessario soppesarli con la dovuta attenzione.

Possiamo anche fornire alcuni dati dei nostri passeggeri agli Stati Uniti, ma a tre condizioni. La prima è che questi dati vengano utilizzati esclusivamente per la lotta contro il terrorismo. La seconda è la reciprocità. Le compagnie aeree americane devono garantire a loro volta che tali dati vengano inoltrati anche alle autorità europee. I dati andrebbero trasmessi non a un’agenzia europea, bensì alle autorità dello Stato membro dell’UE che rappresenta il paese di transito o di destinazione finale del volo.

La terza condizione è che i dati trasferiti non siano discriminatori. Gli Stati Uniti, e pertanto anche i paesi europei, possono richiedere tutti i dati che sono stati messi volontariamente a disposizione dai passeggeri. Sottolinea il termine “volontariamente”. I dati sulla confessione religiosa, sull’ideologia, sull’indirizzo, sul numero di telefono, sul numero della carta di credito, e i dati contenuti nei passaporti dei cittadini possono venire forniti, ma il mio partito è dell’avviso che i dati non messi volontariamente a disposizione dai passeggeri, quali i dati sulla sessualità, l’etnia di origine o le disabilità, non debbano essere forniti.

Signora Presidente, vorrei inoltre ribadire il motivo per cui tali misure sono necessarie. Diciamolo chiaramente, non servono per combattere il terrorismo cristiano o buddista. Purtroppo, tali misure sono necessarie a causa della minaccia per il mondo libero rappresentata dall’Islam. è tempo che i membri di quest’Assemblea si rendano finalmente conto di questo fatto.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE).(ES) Signora Presidente, la libertà e la sicurezza sono elementi essenziali per l’attuazione di qualsiasi ordinamento giuridico democratico attuale in cui la libertà si serva della sicurezza quale strumento più prezioso per tutelarsi.

Il trasferimento a paesi terzi di dati del codice di prenotazione (PNR) è un elemento essenziale della lotta transfrontaliera contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Tale lotta dovrebbe ispirarsi al rispetto scrupoloso delle norme comunitarie sulla protezione dei dati personali, come sancito dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dall’articolo 16 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Per tale ragione dobbiamo accogliere con favore la comunicazione della Commissione sull’approccio globale al trasferimento di dati PNR a paesi terzi e le sue raccomandazioni affinché il Consiglio autorizzi l’avvio dei negoziati in questo settore con Australia, Canada e Stati Uniti, in quanto entrambi gli strumenti tengono conto delle inquietudini del Parlamento a proposito della sicurezza, della difesa dei diritti fondamentali e della protezione dei dati personali.

Va tuttavia precisato che i dati PNR non possono essere utilizzati per il profiling, ragion per cui la Commissione ha cercato di chiarire – ed è riuscita nel suo intento, secondo me – la differenza che intercorre tra le espressioni “valutazione del rischio” e il suddetto profiling.

Inoltre, il Commissario ha dichiarato che i controlli non saranno automatizzati, bensì verranno effettuati dal personale. Ebbene, vedremo che cosa accadrà.

Signora Presidente, ci occorre un accordo unico, generale e legalmente vincolante per proteggere i dati personali. Tale accordo di alto livello deve essere applicato mediante accordi settoriali, al fine di combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.

Per quanto riguarda la necessità, signora Presidente, è scontata. In merito alla proporzionalità, dev’essere in ogni caso una condizione imprescindibile.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D).(ES) Signora Presidente, mi associo agli eurodeputati che hanno sostenuto l’utilità e la tempestività di questa raccomandazione dalla Commissione al Consiglio di negoziare al fine di stabilire un accordo quadro per il trasferimento e la protezione dei dati personali tra Stati Uniti e Unione europea. Vorrei inoltre esprimere il mio appoggio a un approccio all’insegna del compromesso, di modo che l’accordo quadro in questione copra non solo tutti gli accordi futuri sul trasferimento di dati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, ma anche gli accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e i singoli Stati membri nel contesto della cooperazione giudiziaria e delle forze di polizia.

In secondo luogo, mi associo agli onorevoli colleghi che hanno espresso rammarico e rifiuto nei confronti delle misure adottate dalle autorità statunitensi per l’introduzione di tasse amministrative ai sensi della legge per la promozione del turismo, misure che fanno lievitare il costo dei viaggi e, di conseguenza, della circolazione delle persone mediante il sistema elettronico di autorizzazione di viaggio.

Equivale in pratica a una tassa e alla reintroduzione dei visti, il che va a sommarsi all’esclusione dell’esenzione dai visti per Romania, Polonia, Bulgaria e Cipro, e significa pertanto un regime doppio, l’applicazione di due pesi e due misure nel trattamento degli Stati membri. Esortiamo pertanto la Commissione a considerare prioritaria l’espressione del proprio rifiuto nei confronti di tali misure e a valutare anche l’opzione della reciprocità.

Come terzo punto, vorrei tuttavia precisare che l’importanza dei dati del codice di prenotazione e dell’accordo giuridico tra Unione europea e Stati Uniti risiede proprio nel fatto che devono coniugare la protezione dei dati allo scambio dei medesimi, e garantire pertanto i principi contenuti nelle risoluzioni del Parlamento e nella risoluzione che adotteremo domani: la necessità di rafforzare il principio di proporzionalità e di necessità, la minimizzazione dei dati non necessari e, naturalmente, la limitazione degli scopi. Tali principi assicurano un equilibrio tra libertà e sicurezza, in quanto la libertà costituisce uno dei doveri del Parlamento. Però la sicurezza rappresenta ora uno degli obiettivi dell’Unione europea, come ha riconosciuto lo stesso Commissario.

La esortiamo pertanto a integrare quest’impegno a rafforzare la garanzia della privacy e dei diritti umani fondamentali nelle azioni future in materia di sicurezza aerea, nella protezione dei dati del codice di prenotazione, nella revisione dei controlli di sicurezza, e nella discussione attuale sull’introduzione di scanner di sicurezza negli aeroporti.

 
  
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  Judith Sargentini (Verts/ALE).(NL) Signora Presidente, ci rendiamo perfettamente conto di essere sempre un passo indietro rispetto alla società. Prima le cose si evolvono, e poi seguono le politiche e la legislazione. Il fatto che adesso il modello di riferimento implichi che un accordo sui dati del codice di prenotazione (PNR) debba rispettare i requisiti in materia di diritti civili è molto ragionevole, ma testimonia che continuiamo a essere in ritardo rispetto agli sviluppi reali. La discussione precedente in merito all’accordo quadro sulla protezione dei dati ha rappresentato un’ulteriore conferma di questo fatto.

Il mio timore non riguarda tanto il fatto che sia stata elaborata tale lista, che è positiva, e che venga utilizzata; la mia paura è rivolta al mantenimento dei vari accordi bilaterali tra gli Stati membri e altri paesi. Avrei pertanto una domanda per la Presidente del Consiglio Turtelboom: ci può garantire che tali accordi sono definitivamente terminati? Vorrei consigliare ai negoziatori di munirsi della Convenzione europea per la protezione dei diritti dell’uomo e le libertà fondamentali in forma cartacea, di collocare questi diritti fondamentali di fianco a sé sul tavolo al momento di iniziare i negoziati e di consultarli regolarmente.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL).(FR) Signora Presidente, ci viene chiesto ancora una volta un accordo concernente la protezione dei dati dei cittadini europei trasmessi agli Stati Uniti, un documento che valga anche per il Canada e l’Australia. In quest’Assemblea siamo tutti molto interessati alla sicurezza dei nostri concittadini. Non è questo il tema della discussione.

Sì, i nostri concittadini hanno diritto alla sicurezza, ma ne hanno diritto a tutti i livelli, compresa la sicurezza giuridica. Sappiamo che, soprattutto in nome della lotta al terrorismo, molte salvaguardie cui tutti i cittadini hanno diritto sono state messe in secondo piano, e che la quantità ha preso molto spesso il sopravvento sulla qualità.

Vorrei congratularmi con la nostra relatrice per il lavoro svolto, che va nella giusta direzione, in particolare nella parte in cui pone l’accento sulle questioni della necessità e della proporzionalità. A queste aggiungerei volentieri la questione della reciprocità. Tuttavia, in materia di difesa dei diritti umani, gli Stati Uniti sono lungi dal rappresentare un modello, e noi sappiamo che in America i cittadini europei non godono della stessa protezione loro garantita in Europa; inoltre, molti di loro vengono regolarmente sottoposti a quelle che io definirei molestie amministrative e – quel che è peggio – perché sono sospettati di terrorismo. Che cosa significa? E per peggiorare ulteriormente le cose, che ne sarà di queste garanzie una volta che i dati verranno trasmessi a paesi terzi, soprattutto per ragioni di prevenzione?

Sappiamo che l’80 per cento di questi dati ha già raggiunto gli Stati Uniti. Le dichiarazioni cui ho appena assistito sono ben lungi dall’essere rassicuranti, purtroppo.

 
  
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  Monika Flašíková Beňová (S&D). (SK) La strategia europea per la trasmissione dei dati personali dei viaggiatori rappresenta un passo importante verso l’armonizzazione della legislazione in materia. L’esistenza di diverse iniziative legislative parallele mette in luce l’esigenza di coerenza. Va tuttavia precisato che tale strategia presenta numerose lacune, soprattutto nell’area della protezione dei dati personali, come è stato già ripetutamente ribadito in questa sede.

Il documento della Commissione pubblicato di recente, nel mese di settembre, criticava inoltre il garante europeo della protezione dei dati. Concordo con le critiche relative ai livelli di necessità e autorizzazione in merito a richieste di tipologie particolari di dati. A mio parere, dobbiamo stabilire limiti rigorosi sulla possibilità di utilizzare i dati per creare profili e valutare rischi.

Tale gestione dei dati impone una giustificazione maggiore di quella effettivamente contenuta nel testo e, al momento, dobbiamo specificare meglio come prevenire l’impiego scorretto dei dati.

Vorrei ora citare un paio di esempi da altri accordi, tra cui un accordo tra UE e USA sulla trasmissione di dati dei passeggeri al Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti. L’accordo contiene un paragone controverso tra questi dati e i dati delle banche dati sugli immigrati. Non lo so, ma secondo me questa condizione non è consona allo scopo dell’accordo, che è quello di combattere il terrorismo e la criminalità aggravata.

Per noi sarà pertanto essenziale evitare tali errori controversi quando formuleremo questi accordi in futuro, e spero che la Commissione ci possa riuscire, visto che non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatti del documento attuale, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei dati personali.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, signora Ministro, non v'è dubbio che, anche ascoltando i contributi significativi che fin qui sono stati offerti dai miei colleghi, l'esigenza di trovare in tempi ragionevolmente brevi un'intesa che possa definire questo accordo quadro sul PNR costituisca uno stimolo forte da parte del Parlamento.

Partendo dal presupposto che in atto non vi è un quadro normativo omogeneo – e questo certamente contrasta con l'esigenza forte e avvertita di contrastare il terrorismo con modalità aggressive e concrete, con un punto di equilibrio tra privacy e sicurezza – si deve considerare che attraverso la cooperazione internazionale possono essere realizzati efficacemente interventi per garantire sicurezza e nel contempo, come è successo qualche tempo fa proprio in questo Parlamento quando abbiamo approvato SWIFT, occorre tenere sicuramente conto del mandato negoziale del Consiglio ma anche dei contributi significativi che il Parlamento potrà offrire anche in un contesto dove il contrasto all'immigrazione clandestina potrà essere assicurato attraverso l'accordo quadro.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE).(RO) In un periodo caratterizzato da un’ingente mobilità, non possiamo garantire la sicurezza senza uno scambio efficiente di dati. è nostro dovere proteggere i cittadini dagli attacchi terroristici e dalla criminalità organizzata. Tuttavia, occorre trovare un equilibrio tra sicurezza e privacy. Accolgo con favore il fatto che la risoluzione del Parlamento europeo ponga l’accento sul fatto che i dati PNR non possono essere utilizzati per il profiling. Ritengo che il partenariato tra USA, Canada e Australia da una parte, e Unione europea dall’altra, possa costituire la soluzione ideale per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.

Ritengo che entrambe le parti debbano innanzi tutto individuare i punti in comune nel comprendere che cosa comporta conseguire questo obiettivo. Non dobbiamo dimenticare che gli europei, per mentalità, attribuiscono una particolare importanza al rispetto per la privacy. L’UE non può concedere il proprio avallo a tale accordo fintantoché non verrà chiarito ogni dettaglio sulla sicurezza dei dati trasmessi tra le parti.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) La strategia proposta costituisce un progresso in termini di approccio agli accordi futuri in materia. è importante trovare un equilibrio tra la tutela della privacy e dei diritti fondamentali e l’esigenza di combattere il terrorismo. Se la strategia verrà attuata così come viene presentata, offrirà garanzie solide e applicabili in merito al rispetto dei diritti di cui godono i cittadini europei in seno all’Unione europea. Come ci ha assicurato il Commissario Malmström, non sarà possibile effettuare il profiling attraverso il trattamento automatico dei dati forniti. Speriamo che sia così, perché questa era una delle nostre perplessità insieme al periodo di archiviazione dei dati.

Benché non si tratti di dati personali, ritengo che in ultima analisi sia una questione di diritto alla privacy dei cittadini. Per questo occorre prevedere anche procedure per la promozione di ricorsi amministrativi e legali per i cittadini vittime di abuso dei dati forniti. Il trasferimento di dati PNR a paesi terzi dev’essere effettuato caso per caso e solamente con l’autorizzazione esplicita dell’Unione europea.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signora Presidente, accogliamo con favore il modo in cui la Commissione ha messo in discussione il proprio approccio globale al trasferimento di dati del codice di prenotazione a paesi terzi, soprattutto prima che vengano avviati i negoziati con i paesi terzi. Ci dimostra che ha tratto insegnamenti dai metodi passati. Come è stato ripetuto più volte riguardo ad ACTA e SWIFT, anche in questo caso nutro notevoli perplessità riguardo agli standard di protezione dei dati. Tuttavia, in questo caso, si tratta sostanzialmente della gestione dei dati con cui le autorità si propongono di individuare possibili complici di individui sospetti, giusto per citare un esempio. Di primo acchito sembrerebbe una misura interamente vantaggiosa, ma a un secondo esame ci si rende conto che trattare i cittadini europei alla stregua di sospetti sulla base di semplici prove circostanziali è una supposizione molto grave. Vogliamo veramente fornire nomi e dati a questo scopo?

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI).(EN) Signora Presidente, non sono ovviamente favorevole al fatto che l’Unione europea si arroghi il diritto di stipulare alcun genere di trattati. Cercherò tuttavia di guardare obiettivamente ai principi che sottendono ai trattati in materia di PNR. L’approccio adottato, che prevede di soppesare le due esigenze talvolta contraddittorie di privacy e sicurezza, è essenzialmente condivisibile. La gente ha il diritto di voler mantenere la riservatezza sui dettagli della propria vita, ma le autorità hanno non solo il diritto, bensì anche il dovere di salvaguardare la vita dei loro cittadini. Se solo i terroristi e i criminali più pericolosi indossassero capelli neri e avessero un ghigno sinistro, le due esigenze in questione potrebbero venir soddisfatte contemporaneamente.

Tuttavia, l’Unione permette che le proprie inibizioni ideologiche si frappongano al raggiungimento del giusto equilibrio. Posso comprendere la sua riluttanza a rivelare informazioni sull’origine o le opinioni dei cittadini senza che sussista alcuna necessità. Laddove non vi è alcuna connessione o persino correlazione col terrorismo, tale inibizione è condivisibile. Tuttavia, in un’epoca in cui un segmento specifico della popolazione è pesantemente coinvolto in attività terroristiche – e tale segmento potrebbe cambiare – non vedo come ci si possa opporre al profiling di queste persone.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, la minaccia terroristica esiste ancora e dobbiamo fronteggiarla. Disponiamo di molti strumenti per farlo, ma lo scambio e la condivisione delle informazioni sono cruciali in tal senso. Abbiamo gli accordi sui dati PNR. Ho già avuto diverse prove convincenti del fatto che i PNR sono essenziali per intercettare e prevenire gli attacchi terroristici. Ci adopereremo affinché tali prove vengano fornite al Parlamento europeo corredate di esempi concreti, sia dai tre paesi oggetto della discussione, sia dai PNR UE successivi. è essenziale per consentirvi di valutare adeguatamente il tutto e discuterlo con i vostri elettori.

Dovremmo consentire lo scambio di dati PNR, ma non senza regole. Dobbiamo disporre delle informazioni del caso per poterci fare un’idea precisa e formulare regole chiare. Dobbiamo definire il campo di applicazione e i tempi di conservazione, garantire un livello elevato di protezione dei dati e la possibilità per i singoli di promuovere ricorsi. Ci occorrono norme chiare sulla trasmissione a paesi terzi e dobbiamo perseguire la proporzionalità. Tutti questi aspetti sono contenuti nella comunicazione della Commissione e mi fa molto piacere constatare che, nonostante qualche discrepanza sui dettagli, la vostra comunicazione è molto in linea con la nostra.

Sono queste le problematiche soggette a negoziato con i nostri tre partner; saranno trattative difficili, ma da parte nostra molto ambiziose. Il mio obiettivo è portare avanti la questione col Consiglio e con le altre tre istituzioni comunitarie, di modo che le istituzioni possano parlare a una voce ed essere partner in quest’iniziativa.

Ho cercato fin dall’inizio di coinvolgere il Parlamento e di muovermi in maniera aperta e trasparente nei suoi confronti, con le commissioni competenti, i relatori, i relatori ombra, i coordinatori e così via, e continuerò a farlo. Mi impegno a tenervi prontamente e pienamente informati, ad avviare una discussione aperta e ad ascoltare il vostro parere in tutte le fasi negoziali, non appena le trattative verranno avviate. Benché spetti alla Commissione guidare i negoziati, sono disponibile a discutere con voi, a tenervi informati e ad avviare una cooperazione soddisfacente.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
  
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  Annemie Turtelboom, Presidente in carica del Consiglio.(NL) Signor Presidente, vorrei comunque esordire dichiarando che, in veste di ministro degli Interni, so bene che siamo spesso riusciti a sventare potenziali attacchi attraverso lo scambio e l’interpretazione delle informazioni. Ed è proprio per questo che la discussione e la conclusione di un accordo solido in materia di dati del codice di prenotazione (PNR) sono così importanti.

So che la Commissione dovrà far fronte a un compito molto difficile non appena il Consiglio avrà adottato i mandati; dovrà aprire i negoziati effettivi e trovare un compromesso tra le diverse richieste espresse da tutti noi – quelle sulle quali vige un ampio consenso – segnatamente la protezione dei dati personali da una parte, e l’orientamento evidente emerso in quest’Assemblea dall’altra, che sostiene che tali dati di PNR ci occorrono, che ci servono informazioni frequenti proprio per proteggerci dagli attacchi terroristici, ad esempio.

Noto tuttavia con piacere che Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sono sulla stessa lunghezza d’onda e ricercano in fondo lo stesso tipo di equilibrio. Un equilibrio tra la protezione dei dati e la sicurezza, che rientra nelle responsabilità di ciascuno di noi. Credo che sia giunto il momento di adottare i mandati. A questo seguirà il compito difficile dei negoziati veri e propri; dobbiamo assicurarci di non allontanarci troppo dal nostro mandato e di continuare costantemente a ridefinire tale equilibrio.

Vorrei rispondere a diverse interrogazioni specifiche, tra cui il commento sulla clausola di durata massima. è effettivamente importante precisare che questo mandato ha una validità di sette anni, che verrà sottoposto a valutazione dopo quattro anni e che, se l’accordo dovesse venir concluso e anche adottato in questa sede, una proroga sarà possibile solamente previa discussione qui in Parlamento; ritengo che sia logico. Non si tratta di una clausola di durata massima a tutti gli effetti, anche se le assomiglia molto in termini di scadenza e di valutazione dopo quattro anni.

Inoltre, le conclusioni del Consiglio riportano giustamente che noi attribuiamo grande valore agli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; sono state espresse delle osservazioni al riguardo e dobbiamo continuare a farlo. è ovviamente fondamentale per tutti noi – e ne parla anche il mandato – che venga istituito un organo indipendente a cui i cittadini si possano rivolgere se constatano che i loro dati sono stati utilizzati in maniera scorretta o per scopi diversi.

Infine – e questo sarà un punto molto difficile – la questione del profiling, ed è ovvio che tutti vogliamo le valutazioni dei rischi. In fin dei conti, le valutazioni dei rischi possono essere condotte sulla base dei dati raccolti per prendere le decisioni giuste. D’altro canto è essenziale prevenire la stigmatizzazione di determinati gruppi etnici, anche se un gruppo politico qui ha dato l’impressione di volerlo fare. Ritengo che auspichiamo una totale libertà dalle stigmatizzazioni di natura etnica. Anche questo è uno dei diritti fondamentali di cui godiamo come cittadini europei, e soprattutto nella mia veste di Presidente in carica del Consiglio mi adopererò affinché non si verifichi una situazione del genere.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì 11 novembre 2010, alle 12:00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Il Parlamento si propone di rafforzare le procedure per il trasferimento di dati del codice di prenotazione (PNR) a paesi terzi. Andrebbe dedicata un’attenzione specifica alla protezione dei dati personali dei passeggeri. Le agenzie deputate all’applicazione della legge possono utilizzare i dati forniti dai passeggeri per indagare sui reati commessi e per valutare i rischi. Nella risoluzione il Parlamento pone pertanto l’accento sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad accedere alle informazioni e il loro diritto alla privacy. Inoltre, il Parlamento esige che la trasmissione dei dati sia conforme agli standard comunitari in materia di protezione dei dati. è molto importante introdurre norme applicabili sulla protezione dei dati personali, standard che garantirebbero il rispetto dei diritti e delle libertà umane fondamentali. Istituzioni governative indipendenti su entrambe le sponde dell’Atlantico devono detenere la responsabilità dell’applicazione di tali standard. Il Parlamento approva la raccomandazione della Commissione di avviare i negoziati per un accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America sulla protezione dei dati personali al momento della loro trasmissione e trattamento allo scopo di prevenire, indagare, intercettare o perseguire penalmente reati penali, tra cui il terrorismo. Per garantire una cooperazione efficace tra le istituzioni, la Commissione dovrebbe tenere aggiornato il Parlamento europeo in ogni fase dei negoziati sulla protezione dei dati personali.

 
  
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  Ágnes Hankiss (PPE) , per iscritto. (HU) L’Unione europea è veramente in grado di ricevere i dati riservati provenienti dagli Stati Uniti? La proposta di risoluzione sui dati del codice di prenotazione (PNR) riscontra il nostro plauso, in quanto si propone di promuovere un accordo tra Stati Uniti e Unione europea fondato su un equilibrio tra sicurezza e protezione dei dati. C’è un punto che a mio parere è inadeguato. Associandomi all’importanza attribuita dalla Vicepresidente Reding a una cultura della reciprocità, vorrei sollevare un interrogativo: se riteniamo veramente importante che gli scambi di dati siano reciproci (ovvero non dovremmo solo dare, ma anche ricevere dagli Stati Uniti informazioni rilevanti per prevenire il terrorismo), anziché limitarci a presentare agli USA una lista dei nostri desideri, non dovremmo concretamente istituire o nominare un organo comunitario capace di ricevere ed elaborare i dati confidenziali ricevuti dagli USA, garantendo al contempo un accesso uniforme alle informazioni da parte degli Stati membri? Questo problema è già emerso in relazione all’accordo SWIFT concernente il trasferimento di dati sulle transazioni bancarie, ma da allora non è stato ancora risolto. Sarebbe stato opportuno che la proposta avesse richiamato esplicitamente l’attenzione anche su questo compito imminente.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Negli ultimi anni sono stati tagliati sempre più diritti fondamentali nel nome della lotta al terrorismo. Spesso la logica alla base di ciò dà adito a dubbi. Mentre i passeggeri vengono perquisiti in maniera maniacale e non sono autorizzati a trasportare nel bagaglio lamette per le unghie o deodoranti, i controlli sulle merci vengono spesso affidati alle stesse compagnie di trasporto. Se la situazione in futuro cambierà, occorrerà mantenere l’equilibrio tra libertà e sicurezza in quanto, nel caso dei controlli sui passeggeri, tale equilibrio è già andato perduto, e con il ridimensionarsi dell’isteria da terrorismo si allentano nuovamente anche i controlli.

Altrettanto discutibile è il fatto che, per i passeggeri che si recano negli USA, l’FBI debba essere al corrente del loro nome, indirizzo, numero di carta di credito e numero di bagaglio e sia autorizzata a conservare tali dati addirittura per 15 anni. In futuro, se un cittadino suscita qualche sospetto nel Regno Unito, ad esempio – e non sulla base della confessione religiosa, per la quale è dimostrato un legame col terrorismo, bensì perché viaggia con poco preavviso, magari senza bagaglio e pagando in contanti, in connessione al trasferimento dei dati del codice di prenotazione, e non solo agli USA, dovrebbe essere garantito per lo meno un diritto generale di reclamo e di azione legale, e i dati non dovrebbero venir semplicemente conservati per l’eternità. I dati devono essere conservati solamente per un fine specifico. Se vengono violati i diritti fondamentali per garantire un senso di sicurezza, tale violazione dev’essere quanto più trascurabile possibile e i diritti degli interessati devono essere rafforzati.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) La Commissione ha presentato un insieme di proposte sullo scambio di dati del codice di prenotazione (PNR) con paesi terzi e sull’avvio di negoziati sugli accordi con Australia, Canada e USA. L’istituzione di principi generali sui dati PNR è uno degli strumenti per prevenire la criminalità e il terrorismo transfrontalieri. Tuttavia, suscita perplessità circa la protezione delle libertà civili e dei diritti fondamentali. La banca dati PNR viene fornita dai passeggeri durante le procedure di prenotazione e di check-in e consente alle autorità competenti di indagare su reati commessi in passato, di prevenire nuovi reati e di condurre analisi del rischio. Tale strumento di sicurezza viene ora utilizzato con i paesi terzi, di qui la necessità di garantire la sicurezza giuridica di tali dati. Queste proposte sono prevalentemente incentrate sulle modalità di trasmissione dei dati PNR, sugli standard per il monitoraggio dell’attuazione corretta dell’accordo sul PNR e sulla sua reciprocità. Il Parlamento appoggia le raccomandazioni della Commissione e il parere del garante europeo della protezione dei dati, e sottolinea al contempo l’esigenza di non violare la privacy dei passeggeri e di utilizzare tali dati esclusivamente per gli scopi per cui sono stati forniti.

 
  
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  Georgios Toussas (GUE/NGL), per iscritto. (EL) la proposta congiunta di risoluzione dimostra ancora una volta che il Parlamento europeo, come tutte le istituzioni comunitarie, rappresenta una grave minaccia per le libertà di base e per i diritti democratici. La risoluzione sfrutta il pretesto del terrorismo e la “necessità di una cooperazione antiterroristica” tra l’UE e gli Stati Uniti per giustificare il fatto che vengono conservati i dati generali di tutti i passeggeri in viaggio dall’Unione europea agli Stati Uniti, al Canada e all’Australia. La retorica sulle cosiddette garanzie di protezione dei dati personali rappresenta la scusa del Parlamento europeo per approvare l’esecuzione di un accordo tra UE e Stati Uniti sui dati dei passeggeri, che fino ad oggi è stato ipocritamente presentato come inaccettabile. In questa proposta congiunta di risoluzione, i portavoce politici del capitale, fianco a fianco con gli opportunisti, ingannano insolentemente i cittadini con i loro discorsi su un accordo che conterrebbe apparentemente garanzie sulla protezione dei dati personali. Nessun accordo e nessuna garanzia può salvaguardare la protezione dei dati personali nel momento in cui vengono consegnati e sono alla mercé dei servizi segreti e dei meccanismi repressivi degli Stati Uniti e di altri paesi. Il ΚΚΕ (partito comunista greco) ha votato contro questa risoluzione inaccettabile e chiede ai cittadini di intensificare la lotta contro l’UE e la sua politica antipopolare e repressiva, che si scaglia contro i diritti umani sociali, democratici e fondamentali.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR), per iscritto.(PL) Una delle minacce più gravi che il mondo si è trovato a dover affrontare negli ultimi anni è la guerra asimmetrica contro il terrorismo, oltre ai pericoli derivanti dalla proliferazione della criminalità organizzata internazionale. Sarà impossibile creare un ombrello protettivo efficace contro questi rischi a meno che Europa e USA non cooperino per conseguire tale obiettivo. Lo scambio di informazioni rappresenta un aspetto chiave di tale cooperazione, per questo i dati PNR costituiscono un elemento assolutamente essenziale della sicurezza comune. Tuttavia, è importante ricordare che la sua efficacia dipende esclusivamente dalla reciprocità totale dello scambio di dati con gli USA. Mi auguro inoltre che l’adozione dell’accordo acceleri la ratifica degli accordi tra USA e Unione europea sul programma di esenzione dai visti, che consentirà l’abolizione dei visti per gli USA per i cittadini polacchi, solo per citarne alcuni.

 

16. Gestori di fondi d'investimento alternativi (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione Gauzès, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui gestori di fondi d’investimento alternativi, che modifica le direttive 2004/39/CE e 2009/…/CE (COM(2009)0207 – C7-0040/2009 – 2009/0064(COD)) (A7-0171/2010).

 
  
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  Jean-Paul Gauzès, relatore.(FR) Signor Presidente, Presidente Reynders, Commissario, il testo oggetto della discussione di stasera, e su cui il Parlamento voterà domani, è il frutto di un lungo periodo di lavoro. Il 30 aprile 2009 la Commissione europea ha pubblicato la sua proposta di direttiva sui gestori di fondi d’investimento alternativi. Mira a istituire un quadro sicuro e armonizzato a livello di Unione europea al fine di controllare e sorvegliare i rischi presentati dai gestori per gli investitori, le controparti, altri soggetti dei mercati finanziari e la stabilità finanziaria, permettendo al contempo ai gestori, a condizione che rispettino obblighi rigorosi, di erogare servizi e commercializzare i propri fondi in tutto il mercato interno.

Mi permetta di interrompermi un attimo, signor Presidente, volevo solo sapere se, data la lunghezza del nostro lavoro, disponevo di un tempo illimitato, visto che ho notato che il cronometro non è partito. A me non disturba, ma per correttezza volevo segnalarglielo.

Il Parlamento ha ricevuto il testo circa 14 mesi fa. Ha suscitato un interesse evidente tra i deputati del Parlamento europeo, visto che è stato presentato un numero record di 1 690 emendamenti. Il lavoro ha comportato una partecipazione molto intensa da parte di professionisti e il relatore ha tenuto quasi 200 discussioni sul testo, senza contare i dibattiti con le autorità nazionali.

Il perfezionamento del testo di compromesso oggetto della discussione odierna ha comportato un impegno particolarmente oneroso. Nel primo semestre del 2010, sotto la Presidenza spagnola, si è svolta una mezza dozzina di trialoghi informali per agevolare lo scambio di informazioni sull’andamento del lavoro. In questo periodo non è stato raggiunto alcun consenso in seno al Consiglio.

Il 17 maggio 2010 la commissione per gli affari economici e monetari ha votato con un’ampia maggioranza a favore della relazione, frutto di una riflessione collettiva del Parlamento europeo. Il Parlamento ha introdotto la proporzionalità, norme diverse per diverse categorie di fondi, una normativa per tutelare il private equity di società bersaglio e i posti di lavoro e un sistema di passaporti per fondi e gestori di fondi d’investimento alternativi con sede al di fuori dei confini dell’Unione europea.

Sono poi seguiti una dozzina di trialoghi. è stato inoltre formato un gruppo di lavoro tra le tre istituzioni con il compito specifico di gestire gli aspetti tecnici della proposta in diverse riunioni con la Presidenza belga e la Commissione.

Il 26 ottobre 2010 si è svolto il trialogo che è poi diventato quello definitivo, con la partecipazione attiva del Presidente di Ecofin Reynders e del Commissario Barnier, ed è stato raggiunto un accordo su un testo di compromesso che il relatore ha reputato di poter sottoporre alla votazione in Parlamento.

Non entrerò nei dettagli di questo lungo documento tecnico ma ne vorrei evidenziare i punti salienti. La direttiva obbligherà i gestori di fondi d’investimento alternativi con sede nell’Unione europea a essere autorizzati o registrati e a conformarsi a obblighi di natura operativa e organizzativa, a codici di condotta e a norme in materia di trasparenza, e li renderà soggetti ai poteri sanzionatori e di vigilanza delle autorità competenti degli Stati membri e dell’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari (ESMA).

Consentirà loro di accedere al mercato interno dell’Unione e di gestire e commercializzare i loro prodotti grazie a un passaporto europeo. In un secondo momento, anche i gestori con sede al di fuori dell’Unione europea potranno beneficiare di un passaporto, a condizione di rispettare i medesimi obblighi dei gestori la cui sede è situata all’interno dell’Unione europea. I numerosi incontri e l’intensità degli scambi e dei negoziati tra il relatore, i relatori ombra, la Presidenza di turno e la Commissione hanno arricchito notevolmente la proposta iniziale in svariati settori.

A tale proposito, devo precisare che i progressi caldeggiati dal Parlamento sono stati messi a segno gradualmente nel corso dei negoziati e non soltanto in occasione dell’ultimo trialogo, nel quale sono state apportate alcune lievi modifiche ma che è stato comunque decisivo a livello politico.

Vorrei ora soffermarmi sulle aree in cui l’intervento del Parlamento si è rivelato determinante. Innanzi tutto, su due questioni di natura altamente politica, riguardo ai rapporti con i paesi terzi, è stata approvata l’istituzione e la realizzazione di un passaporto – ebbene, adesso non riesco proprio a capire, visto che di solito ho quattro minuti – per i gestori residenti al di fuori dell’Unione europea. Sono state definite le condizioni specifiche per il rilascio di un passaporto. Per quanto riguarda i private equity, il Parlamento è riuscito a garantire che la direttiva preveda disposizioni volte a evitare possibili della società bersaglio e norme specifiche concernenti obblighi di reporting in relazione alle società bersaglio, ai loro dipendenti o ai loro rappresentanti.

Visto il comportamento imprevedibile del cronometro, eviterò di tornare su alcune delle disposizioni che sono state ottenute conformemente alle richieste del Parlamento. Mi limiterò a osservare che il Parlamento avrebbe voluto spingersi oltre, ma ha fatto sentire il suo peso nei negoziati per conferire maggiore riconoscimento al ruolo dell’ESMA. Le soluzioni raggiunte costituiscono nondimeno un progresso significativo verso il miglioramento del controllo a livello europeo. Il Parlamento si è adoperato per rafforzare i poteri del Consiglio e del Parlamento nel processo di adozione degli atti delegati dalla Commissione.

Una maggioranza di eurodeputati avrebbe gradito un controllo molto rigoroso sulla commercializzazione passiva, o addirittura il divieto della stessa. L’inserimento in un considerando del principio secondo cui gli investitori professionisti devono effettuare la dovuta diligenza quando investono in fondi ubicati al di fuori dell’Unione europea costituisce un primo passo significativo.

Signor Presidente, Presidente Reynders, Commissario, questo è quanto volevo dire all’apertura della discussione. Approfitterei della fine e dei due minuti per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di questo lavoro.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Onorevole Gauzès, può parlare quanto vuole se difende gli interessi della City di Londra.

 
  
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  Didier Reynders, Presidente in carica del Consiglio.(FR) Signor Presidente, onorevole Gauzès, onorevoli deputati, è nuovamente un piacere per me tornare da voi in occasione della discussione su una parte supplementare del pacchetto di riforme che vogliamo introdurre nel settore finanziario. La relazione che vi è stata presentata fa parte del pacchetto sulla vigilanza che, come sapete, è già stato adottato all’unanimità dal Consiglio.

Ancora una volta, per quel che riguarda i fondi di investimento, abbiamo portato avanti la questione con la stessa unanimità in seno al Consiglio, e voi avete adottato il pacchetto sulla vigilanza con una maggioranza schiacciante. Spero che avremo l’occasione di poter contare su una maggioranza altrettanto ampia per la sezione riguardante i fondi di investimento.

Questa direttiva introduce per la prima volta normative europee che riguardano i gestori di fondi d’investimento alternativi, soprattutto i fondi d’investimento e le società di private equity, su cui ci siamo soffermati più volte. Fino ad oggi tali società, redditizie per l’economia europea, non sono mai state sottoposte a vigilanza o a normative specifiche a livello europeo. La proposta in esame risponde pienamente al desiderio de Commissario Barnier – che condivido anch’io – di estendere una regolamentazione e una vigilanza efficaci e appropriate a tutti gli operatori e attività finanziarie che presentano rischi di rilievo.

Con questa direttiva, l’Europa compie un ulteriore passo verso la piena attuazione delle decisioni prese al G20. Alla vigilia del vertice del G20, l’Europa lancia un segnale molto forte al resto del mondo. Come ho già precisato, il testo è pienamente integrato nel nuovo quadro europeo per la vigilanza e rafforza il ruolo che ricoprirà l’ESMA nella regolamentazione dei gestori di fondi alternativi.

Grazie al vostro voto, che spero sarà positivo, i gestori di questi fondi saranno soggetti a norme coerenti e in larga parte nuove, allo scopo di migliorare la trasparenza relativamente ai supervisori, agli investitori, alle società e ai dipendenti delle società acquisite da alcuni di questi fondi. Le società di private equity dovranno segnalare la loro presenza nelle società acquisite e fornire informazioni ai dipendenti, soprattutto in merito alla loro strategia commerciale futura e alle potenziali ripercussioni in termini di posti di lavoro. La direttiva si propone inoltre di migliorare la tutela degli investitori. Ad esempio, verrà rafforzata considerevolmente la funzione di depositario e anche la gestione del rischio. Verranno ora sottoposti a monitoraggio la leva finanziaria, il sistema remunerativo e le deleghe.

La direttiva si propone inoltre di potenziare il mercato interno in questo settore, soprattutto mediante l’introduzione di un passaporto europeo che agevolerà le transazioni transfrontaliere, a vantaggio dell’economia nel suo complesso. Verrà anche introdotto un passaporto per i paesi terzi, per mantenere condizioni di parità a livello internazionale, nel rispetto del principio “stessi diritti, stessi obblighi”. Mi rallegro del carattere europeo autentico di questa direttiva, che garantisce un livello elevato di protezione e trasparenza pur continuando a incoraggiare gli investimenti in Europa. Il regime dei passaporti, che è basato su controlli rigorosi e attribuisce un ruolo cruciale alle autorità europee di vigilanza, costituisce una base normativa affidabile ed efficace per un settore il cui ruolo previsto nella ripresa della crescita non può essere sottovalutato.

Analogamente agli altri elementi del programma di riforme del settore finanziario, la direttiva si propone inoltre, a un livello globale, di impedire o per lo meno limitare l’entità di crisi finanziarie future. Ci tengo a precisare che l’accordo tra Parlamento e Consiglio, che spero sia il più ampio possibile, deve molto alla determinazione del Parlamento europeo e in particolare del suo relatore, l’onorevole Gauzès, e al lavoro approfondito che hanno svolto.

Onorevole Gauzès, vorrei ringraziarla per la sua risolutezza, il suo impegno e la sua determinazione, senza i quali l’adozione della direttiva da parte del Parlamento europeo non sarebbe forse stata possibile.

(EN) Signor Presidente, vorrei anche ringraziare l’onorevole Bowles, presidente della commissione per gli affari economici e monetari. Abbiamo partecipato a numerose discussioni sulla direttiva e anche su altri testi nelle riunioni di trialogo e in altri forum. è stato utile, in quanto ha dimostrato che è possibile avere la procedura di codecisione a una condizione, vale a dire che si possano avviare i negoziati nello stesso momento, col Consiglio da una parte e il Parlamento dall’altra. La ringrazio molto per essere riuscita a organizzare il tutto in Parlamento. Non è facile in seno al Consiglio, e sono certo che non sia tanto facile nemmeno qui, visto il numero degli eurodeputati.

(FR) Infine, Signor Presidente, vorrei ringraziare le Presidenze svedese e spagnola e il Commissario Barnier, che si è appena unito a noi, e tutti i relatori ombra, gli onorevoli Goebbels, Klinz, Canfin, Kamall e infine Lehne, per gli scambi proficui ed evidentemente costruttivi sulla relazione modificata su cui dovrete esprimere il vostro voto.

D’ora in poi, signor Presidente, saremo dotati di un quadro affidabile e armonizzato a livello comunitario per controllare e vigilare sui rischi che i gestori di fondi d’investimento alternativi presentano per i loro investitori e per la stabilità finanziaria. Sono certo che la volontà di conseguire risultati che ci ha animati continuerà a stimolare i negoziati sui testi futuri. Ogni volta che vengo nella vostra Assemblea, signor Presidente, vi ringrazio per il lavoro che abbiamo appena svolto, ma adesso vorrei ringraziarvi già per il lavoro che faremo nelle prossime settimane.

Onorevole Gauzès, mi auguro che collaboreremo con lo stesso ritmo per un accordo sul tema delle agenzie di credit rating. A nome dei miei successori alla Presidenza del Consiglio, e alla luce dei recenti negoziati, sono ancor più fiducioso che metteremo a segno progressi su questo tema, ma forse anche su altri in futuro. La data è già stata fissata. In ogni caso, grazie del lavoro svolto su questa relazione.

(Applausi)

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione.(FR) Signor Presidente, la prima cosa che voglio fare è chiedervi perdono, onorevoli deputati, per essere giunto qualche minuto in ritardo.

La Presidenza belga è così dinamica che, mentre qui si sta svolgendo questa discussione importante sulla direttiva concernente i gestori di fondi d’investimento alternativi, in seno al Consiglio “Competitività” è in corso una discussione su un altro tema importante, il brevetto europeo, e quindi ho appena lasciato il Consiglio per ritornare qui – non so ancora in quali condizioni, ma farò quello che posso. Non ho il dono dell’ubiquità.

L’onorevole Gauzès, di cui conosco le convinzioni ma il cui intervento non ho avuto la possibilità di ascoltare, di certo mi perdonerà. Vorrei ringraziarlo e complimentarmi con lui, nonché con tutti i coordinatori e i relatori ombra e naturalmente, come ha appena affermato il Presidente Reynders, con la Presidenza belga e con tutta la squadra per il lavoro molto importante e molto tenace che è stato svolto nelle ultime settimane e, ancor prima, dalle altre Presidenze.

Discutiamo ormai di questo tema da quasi 15 o 18 mesi e, grazie al voto del Parlamento, siamo molto vicini all’attuazione di questo accordo ragionevole. Il Parlamento si riunisce oggi per discuterne e si riunirà domani per prendere una decisione in merito. La votazione in plenaria, onorevoli deputati, si svolgerà alla vigilia del vertice del G20 di Seoul, e questa è un’occasione d’oro per dimostrare la nostra capacità di agire insieme, di attuare obiettivi comuni e anche di dare seguito alle decisioni prese subito dopo la crisi – una crisi che non è ancora finita in termini di ripercussioni finanziarie, economiche, umane e sociali – decisioni che sono state prese al livello internazionale più elevato, in seno al G20.

Dopo l’accordo sul pacchetto di vigilanza, il cui merito va anch’esso all’impegno del Parlamento e alla tenacia della Presidenza belga, l’accordo su questa direttiva concernente i gestori di fondi d’investimento alternativi deve testimoniare la capacità di trarre insegnamento dalla crisi, di stabilire norme intelligenti e una vigilanza efficace laddove necessario, in modo tale che tutti gli operatori finanziari siano soggetti a tale normativa e a tale vigilanza, che sono al contempo solide ed efficaci.

Come precisato dal Presidente Reynders, gli Stati membri hanno accolto all’unanimità quest’ultima proposta. Onorevoli deputati, voglio dirvi quello che penso: questo accordo non sarebbe stato possibile senza il contributo del Parlamento, che ha migliorato notevolmente le proposte oggetto della discussione.

Grazie alla determinazione dell’onorevole Gauzès e dei relatori ombra, oggi la relazione contiene molti nuovi elementi rispetto al documento adottato inizialmente dal Consiglio ECOFIN di maggio, e tali contributi del Parlamento migliorano la qualità della proposta di direttiva in maniera molto concreta. Vorrei elencare uno a uno gli elementi che riteniamo essere positivi e qualitativamente elevati.

Il primo elemento è il rafforzamento delle norme sui private equity, che aumenteranno la trasparenza di tali attività in relazione ai dipendenti delle società bersaglio e introdurranno salvaguardie inossidabili contro l’asset stripping, come molti di voi auspicavano, benché sappia che alcuni di voi ritengano che non ci siamo spinti lontano a sufficienza.

Il secondo elemento è una soluzione veramente europea per i paesi terzi. Tale soluzione, fondata sull’approccio “stessi diritti, stessi obblighi”, ha sempre goduto del sostegno della Commissione, e finirà per garantire che tutti i gestori operanti in Europa siano obbligati ad adempiere alle norme europee.

Il terzo elemento è il ruolo chiave dell’ESMA previsto in questa disposizione, che renderà più coerente la vigilanza dei gestori e migliorerà il funzionamento dei passaporti europei e dei paesi terzi.

Il quarto elemento sono norme supplementari solide che proteggeranno investitori e mercati. A tale proposito, mi preme citare i limiti imposti alla leva finanziaria, il capitale aggiuntivo, un’assicurazione professionale per i gestori e le norme sul ruolo e la responsabilità dei depositari.

Onorevoli parlamentari, la Commissione condivide la vostra perplessità circa l’assenza di norme che disciplinino la commercializzazione passiva. Questa lacuna potrebbe diventare un modo per eludere le nostre norme, e per questo nutriamo la vostra stessa preoccupazione.

Gli Stati membri sono tuttavia quasi unanimemente contrari a qualsiasi genere di norma in questo settore e noi, animati da uno spirito di compromesso, siamo pronti ad accettare la relazione attuale a condizione che la questione diventi oggetto di una revisione, in ultima analisi nel contesto della direttiva, e ci assicureremo che ciò accada.

A nome della Commissione vorrei rivolgere un altro ringraziamento al Parlamento per la cooperazione cruciale e il contributo offerto alla relazione e mi associo al Presidente Reynders nello sperare che riusciremo ad addivenire a un accordo che sia il più ampio possibile su questo compromesso che, a nostro parere, rimane un compromesso dinamico, che ci consente di mantenere uno degli impegni assunti al G20: trarre insegnamento dalla crisi finanziaria.

 
  
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  Evelyn Regner, relatore per parere della commissione per gli affari legali.(DE) Signor Presidente, Presidente Reynders, Commissario Barnier, abbiamo già compiuto una mole notevole di lavoro, come ricordato dall’onorevole Gauzès: 21 trialoghi e numerose riunioni tra i relatori e i relatori ombra della commissione per gli affari economici e monetari e della commissione per gli affari legali. Tuttavia, da anni il nostro lavoro consiste soprattutto nel tentare di convincere gli altri. Il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, come una ruota della preghiera tibetana, sta tentando alacremente da anni di assoggettare alla normativa europea i fondi d’investimento, i fondi di private equity e tutti gli altri veicoli finanziari. Il 26 ottobre, guarda caso la festa nazionale austriaca, siamo finalmente riusciti a trovare un compromesso con gli Stati membri. Non viviamo in un mondo ideale e pertanto nemmeno il compromesso è perfetto. Tuttavia, quest’atto legislativo europeo rappresenta l’elemento più importante fino ad oggi in termini di regolamentazione dei mercati finanziari. Adesso esiste un’alternativa alla vecchia argomentazione neoliberale inconfutabile risalente al periodo antecedente alla crisi secondo cui “Non c’è alternativa” quando si tratta di riportare in riga il mercato finanziario e di ristrutturarlo.

Per quanto mi riguarda, considero particolarmente importanti i due punti che seguono. In primo luogo, esistono delle norme per prevenire l’asset stripping nel senso che le riserve delle società che sono state rilevate non possono essere toccate per due anni. Esistono anche delle norme sulla responsabilità dei depositari che impediscono la formazione di catene di responsabilità lunghe e poco chiare. Tali disposizioni rappresentano standard minimi, il che significa che chiunque lo desideri può, e deve, migliorarli. Tuttavia, la normativa sui gestori di fondi d’investimento alternativi ci offre anche un’occasione nuova per diffondere una nuova cultura dei fondi d’investimento. I fondi di volume ridotto, in particolare, hanno sinora condotto transazioni estremamente rischiose, ma adesso devono cambiare il loro modo di operare. Hanno ora la possibilità di imporsi utilizzando un modello imprenditoriale sostenibile.

Per garantire il funzionamento di questa direttiva – vorrei precisare che, nel dire questo, non mi faccio alcuna illusione – la Commissione deve vigilare con occhio attento e rigoroso sull’attuazione e il funzionamento della stessa e, se necessario, presentarne la revisione prima del previsto.

Vorrei estendere i miei più sinceri ringraziamenti all’onorevole Gauzès. Abbiamo collaborato in maniera estremamente costruttiva. Vorrei anche ringraziare gli onorevoli Bullmann e Goebbels. Vorrei soprattutto evidenziare la forza di spirito, anzi, la volontà che è prevalsa, anche da parte della Commissione e del Consiglio nella fase finale, per giungere a una soluzione veramente costruttiva.

 
  
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  Burkhard Balz, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, con la direttiva sui gestori di fondi d’investimento alternativi stiamo posando l’ennesima, importante pietra miliare sulla via che conduce a una nuova architettura stabile dei mercati finanziari in Europa. Il nostro appello a favore di una prevenzione delle crisi completa e più efficace mostrerà la sua piena efficacia solamente quando verrà esteso all’intero sistema finanziario e di conseguenza anche ai fondi d’investimento alternativi che in precedenza erano disciplinati solamente a livello nazionale. Si tratta di un settore molto eterogeneo con diverse tipologie di fondi, profili di rischio e anche strategie di investimento.

Non è stato facile elaborare la proposta di direttiva della Commissione, ma adesso abbiamo individuato un compromesso comune che non ammassa insieme tutti i fondi e i gestori di fondi e che, per lo meno nell’approccio, adotta una visione differenziata a seconda del rischio sistemico. Stiamo stabilendo standard uniformi in tutta Europa per l’approvazione dei gestori di fondi. Nel fare ciò, affideremo una parte della responsabilità anche agli investitori professionisti e alle banche depositarie. Con le norme supplementari in materia di private equity, tuteliamo le società in portafoglio dall’asset stripping. Riconosciamo che non è giustificabile addossare la colpa al settore dei private equity in quanto tale, visto che svolge un ruolo importante e anche costruttivo – ad esempio nel finanziamento delle piccole e medie imprese. Tuttavia, adesso siamo in grado di impedire gli esempi negativi, in quanto le attività dell’azienda devono essere mantenute nei primi anni critici che seguono all’acquisizione.

Il risultato maggiore conseguito dal Parlamento è sicuramente l’introduzione del passaporto comune europeo non solo per i gestori di fondi europei, ma anche per quelli con sede al di fuori dell’UE. Questi ultimi saranno autorizzati ad accedere al mercato europeo soltanto in presenza di un accordo di cooperazione a garanzia dello scambio di informazioni tra le autorità di vigilanza. In futuro l’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari potrà intervenire anche nei casi gravi, il che significa che la nuova legislazione sarà una vera e propria novità per noi. Non possiamo attingere all’esperienza passata, soprattutto per gli accordi con i paesi terzi, ma credo che abbiamo compiuto un primo passo valido verso un quadro di vigilanza efficace.

 
  
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  Robert Goebbels, a nome del gruppo S&D.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo lo scoppio della crisi il vertice europeo e poi il G20 hanno lanciato un appello per la regolamentazione di tutti i segmenti del mercato finanziario nei fondi di investimento. La Commissione si è affrettata a elaborare proposte, ma l’attività raramente così intensa dei gruppi di interesse ha reso alcuni responsabili politici delle decisioni riluttanti a procedere con tale regolamentazione. Il Regno Unito si è schierato a difesa dei fondi d’investimento ubicati su isole vicine o remote. La Francia, campione autoproclamato di regolamentazione internazionale, è ricaduta nel suo solito protezionismo.

In Parlamento sono stati principalmente i liberali a tentare di opporsi a questa legislazione. Il gruppo dell’onorevole Verhofstadt, solitamente così europeista, ha suggerito di respingere in toto la proposta della Commissione. Grazie al relatore, onorevole Gauzès, e grazie alla coalizione in seno alla commissione per gli affari economici e monetari consistente nel gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), nel gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo e nel gruppo Verde/Alleanza libera europea, addirittura col sostegno del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, è stata raggiunta una posizione di maggioranza sostanziale. Ventuno trialoghi più tardi, e grazie all’impegno personale profuso dal Presidente Reynders e dal Commissario Barnier, i negoziatori del Parlamento sono giunti a una proposta di direttiva che rappresenta un notevole passo avanti, soprattutto nel medio periodo.

Dovremo infatti attendere il 2018 per avere un mercato interno che imponga gli stessi doveri e obblighi e conferisca anche gli stessi diritti a tutti i fondi. La normativa europea verrà attuata a partire dal 2013. è previsto un incremento dei poteri del regolatore europeo ESMA, cui la direttiva concederà nientemeno che 72 poteri di intervento e vigilanza. Va sottolineato che questa direttiva è il primo atto legislativo europeo che disciplina i fondi d’investimento e i private equity. Garantirà una tutela considerevole degli investitori – non soltanto degli investitori professionisti, ma anche dei cittadini che investono i propri risparmi in prodotti finanziari.

Sono previste norme molto specifiche in materia di gestione del rischio e gestione di cassa. Gli investitori riceveranno maggiore trasparenza e maggiori informazioni sulle strategie seguite dai gestori. La leva finanziaria sarà soggetta a monitoraggio e i gestori dovranno annunciare in anticipo i propri limiti per ricorrere alla leva finanziaria dell’indebitamento. I regolatori potranno intervenire se verrà attuata una strategia eccessivamente rischiosa. La remunerazione e i bonus dorati dei gestori saranno limitati e non potranno essere incassati immediatamente per tutto l’importo. La direttiva imporrà maggiore trasparenza sui fondi private equity. Tali fondi potranno tranquillamente finanziare l’economia reale. Tuttavia, la direttiva imporrà ai fondi avvoltoio limiti severi per quanto riguarda la divisione delle società. è previsto un periodo di due anni nel quale il capitale e alcune delle riserve della società rilevata non potranno essere distribuiti ai nuovi proprietari.

In aggiunta a questi “ostacoli artificiali”, è prevista la consultazione del personale della società e la notifica della strategia imprenditoriale degli acquirenti al paese in cui è registrato il fondo. Per riassumere, la direttiva è passibile di miglioramento, signor Presidente, ma i socialisti e i democratici la sosterranno, in quanto porterà molta luce nel buco oscuro della finanza internazionale creato fino ad oggi dai fondi alternativi.

(Applausi)

 
  
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  Wolf Klinz, a nome del gruppo ALDE.(DE) Signor Presidente, dopo tornate interminabili di negoziati, il Parlamento, il Consiglio e la Commissione sono finalmente giunti a un accordo su un testo congiunto per la regolamentazione dei gestori di fondi d’investimento alternativi. Accolgo con favore tale risultato, e mi vedo costretto a correggere l’onorevole Goebbels: volevamo rimandare indietro la proposta originaria in quanto eravamo convinti che i fondi d’investimento alternativi fossero così diversi tra loro – fondi d’investimento, fondi private equity e fondi immobiliari – da richiedere una regolamentazione specifica e separata. Ora disponiamo tuttavia di un testo che possiamo accettare e sostenere senza riserve. L’approccio onnicomprensivo che in un primo momento avevamo reputato scorretto è stato emendato rispetto agli elementi chiave. Di conseguenza, per noi non rappresenta più alcun problema.

Scopo della direttiva era creare una maggiore trasparenza per gli organi di vigilanza, ma soprattutto per gli investitori, per identificare i rischi sistemici a tempo debito e in una fase iniziale e riuscire pertanto a gestirli di conseguenza. Sono personalmente a favore di norme cui debbano conformarsi tutti i gestori di fondi operanti nell’UE. Al contempo, tuttavia, non vedo di buon occhio l’idea di trasformare l’Europa in una fortezza o addirittura in una prigione o di ostacolare le istituzioni europee alla ricerca di investimenti al di fuori dell’Europa. Pertanto, non potevamo appoggiare inizialmente la proposta così com’era stata presentata in commissione. Il compromesso che è stato ora individuato risolve il problema. Promette di mantenere aperti i mercati.

Un’altra ragione alla base del nostro rifiuto iniziale erano le normative relative al settore dei private equity, che avrebbero di fatto condotto a distorsioni della concorrenza nel settore. Gli obblighi in materia di private equity, in base alla loro formulazione iniziale, avrebbero comportato uno svantaggio notevole anche per le società quotate. Il compromesso di cui ora disponiamo pone rimedio a tale lacuna e impedisce l’asset stripping, uno sviluppo che accogliamo con evidente favore.

Pertanto, ci reputiamo generalmente molto soddisfatti della proposta. Crea condizioni quadro e regole chiare per i gestori di fondi d’investimento alternativi. Garantirà una maggiore trasparenza per l’identificazione dei rischi sistemici e, di conseguenza, assicurerà più stabilità. Rafforzerà il mercato interno, in quanto introduce il passaporto comunitario che, trascorso un periodo di transizione, verrà messo a disposizione anche dei gestori residenti al di fuori dell’Europa. Promuoverà una concorrenza cristallina e priva di distorsioni. Infine, stabilirà un nuovo compito chiaro per l’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari (ESMA).

In conclusione, vorrei ringraziare non soltanto i miei onorevoli colleghi, ma anche e soprattutto la Presidenza belga, che con i suoi infaticabili sforzi ha condotto la questione a una conclusione soddisfacente.

 
  
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  Sven Giegold, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, la regolamentazione dei gestori di fondi d’investimento alternativi garantisce in primo luogo un lieve miglioramento in termini di trasparenza e di norme in questa giungla impenetrabile di fondi hedge e di fondi d’investimento alternativi. Purtroppo le norme sono incomplete. è ancora possibile collocare prodotti non regolamentati sul mercato interno ricorrendo alla distribuzione passiva. Sostanzialmente, l’accesso al mercato di questi prodotti non è stato efficacemente ristretto. L’Europa ha così perso l’occasione di estendere le proprie norme a livello globale e di conseguire una legislazione uniforme.

In secondo luogo, in contrasto rispetto ai desideri del Parlamento, non è stata purtroppo introdotta a livello europeo nessuna norma efficace ed equilibrata sul bilancio per i fondi. Spetta ancora alle normative nazionali limitare l’entità dell’indebitamento dei fondi, e ciò significa anche che non abbiamo appreso gli insegnamenti della crisi. Di conseguenza, ci attendiamo una corsa nazionale al ribasso rispetto a questa regolamentazione.

L’aspetto ancora una volta cruciale per noi è il fatto che l’asset stripping delle società ad opera dei fondi di private equity non viene ostacolato in maniera efficace. Vi sono naturalmente degli investimenti di private equity che sono ragionevoli per le imprese. Tuttavia, le norme appena approvate sono purtroppo ben lungi dall’essere adeguate. nemmeno i diritti dei lavoratori a essere informati, in linea con le loro legittime aspettative, sono efficaci, né lo è la protezione delle piccole e medie imprese da questa tipologia di asset stripping. In questo caso è pertanto molto difficile trovare una giustificazione per l’elettorato. Deploriamo che la responsabilità di ciò non ricada sul Parlamento, bensì sui gruppi di interesse del settore in questione, la cui attività intensa ha riscosso particolare successo presso il governo britannico, il governo francese e, tristemente, devo ammetterlo, anche presso il governo tedesco, in una certa misura. Tale gruppo di interesse era rappresentato anche qui in Parlamento, dal gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa.

Non possiamo appoggiare questa proposta, in quanto costituirebbe un precedente dell’incapacità del Parlamento di attuare norme efficaci. Non possiamo andare a testa alta dai nostri elettori e informarli che siamo riusciti a regolamentare con efficacia questo sottobosco. Spero che metteremo a segno qualche progresso nella revisione della direttiva. Vorrei esternare ancora una volta il mio enorme ringraziamento, soprattutto per la cooperazione con i miei onorevoli colleghi.

 
  
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  Syed Kamall, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, mi consente di esordire elogiando gli sforzi ingenti compiuti dal Commissario Barnier? La ringrazio per essere venuto a Londra a incontrare i gestori di fondi d’investimento e di private equity e per aver dato ascolto alle loro inquietudini. Vorrei anche ringraziare la Presidenza belga per il lavoro svolto, come già ricordato da alcuni oratori che mi hanno preceduto, e anche l’onorevole Gauzès e gli altri relatori ombra. Non voglio più ringraziare nessuno altrimenti scade il tempo a mia disposizione, visto che ho soltanto un minuto.

Credo sia molto importante esaminare le varie questioni e capire quanta strada abbiamo fatto in diciotto mesi. Ero tra i più critici quando è stato presentato il progetto di documento originario. Soprattutto quando si trattava di questioni quali il campo di applicazione, sembrava una direttiva unica valida per tutti, con le stesse regole per tutte le diverse tipologie di fondi – non solo i fondi hedge e private equity, ma anche i fondi comuni di investimento britannici, che esistono da 150 anni senza rischi sistemici. Siamo in una situazione migliore a questo riguardo.

Sono molto soddisfatto dei progressi compiuti in merito all’accesso dei paesi terzi: siamo riusciti a tenere aperti i mercati e a consentire agli investitori comunitari di continuare a investire in fondi non comunitari. Disponiamo di un livello di trasparenza che non pone i private equity in una posizione di svantaggio significativo rispetto ai fondi sovrani, e abbiamo migliorato la situazione nel campo della responsabilità dei depositari, in quanto non concentriamo il rischio sistemico.

Nel complesso, non si può certo affermare che sia una direttiva perfetta, ma credo che abbiamo raggiunto un compromesso accettabile. Spero che la maggioranza del Parlamento appoggi l’onorevole Gauzès, il relatore, e gli altri relatori ombra per il lavoro che abbiamo svolto.

 
  
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  Jürgen Klute, a nome del gruppo GUE/NGL.(DE) Signor Presidente, vorrei fare due osservazioni. La prima è diretta all’onorevole Gauzès. Vorrei estendergli i miei ringraziamenti soprattutto per l’eccellente lavoro svolto e per la cooperazione. Ho tuttavia riscontrato una cooperazione eccellente e costruttiva anche negli altri relatori ombra. Volevo ribadire questo punto all’apertura del mio intervento, prima di passare agli aspetti critici.

In linea di principio, accetto e sottolinea quanto appena affermato dall’onorevole Giegold. Avrei potuto appoggiare il primo compromesso da noi raggiunto in seno alla commissione per gli affari economici e monetari nel maggio di quest’anno. Ho infatti anche contribuito alla relativa decisione. Tuttavia, il testo così com’è uscito dai negoziati successivi non è più accettabile, anche secondo il mio gruppo, e non siamo più in grado di appoggiarlo. A mio modo di vedere, ognuno ha il diritto di avere la propria opinione sulla questione, ma secondo me il Consiglio ha svolto un ruolo infelice. Cercherò di essere più chiaro di quanto non abbiamo fatto un altro paio di oratori. A mio avviso, il Consiglio in questo caso ha perso un’occasione. Ha ceduto in maniera plateale alle pressioni esercitate dal mercato finanziario e ha fatto tutto ciò che era in suo potere per impedire l’approvazione di una normativa efficace a livello europeo.

Una mattina ho ricevuto una telefonata da un lobbista che mi ha informato che se volevamo davvero disciplinare il mercato private equity in questo modo, avremmo interferito col conferimento degli aiuti per lo sviluppo in Africa. Non riesco a immaginare un’argomentazione più assurda e oscura di questa al riguardo. Non c’è alcun nesso tra le due cose. Chiunque adduca un’argomentazione del genere non fa che dimostrare di non nutrire alcun interesse in una normativa sensata ed efficiente.

Ma questo non riguarda tuttavia il Parlamento. A nome di quest’ultimo – e vorrei sottolinearlo ancora una volta – l’onorevole Gauzès e altri eurodeputati hanno lottato per una normativa efficace, che è stata esautorata dal Consiglio. Mi preme ribadirlo ancora una volta; si tratta di commercializzazione passiva, un punto già citato dall’onorevole Giegold. è come se a qualcuno venisse vietato di vendere uova marce nel mercato settimanale pubblicizzandole, mentre se non fa alcuna pubblicità e si limita a venderle silenziosamente, tale operato è considerato legittimo. Non c’è tuttavia alcuna differenza con quello che è stato previsto in questa sezione in merito alla commercializzazione passiva. Si tratta di un’apertura. Disponiamo di una legislazione europea – è già stato detto, e penso che sia uno sviluppo positivo. Tuttavia, se lasciamo la porta spalancata e permettiamo l’elusione della normativa tramite scappatoie, sorge spontaneo l’interrogativo sull’effettiva efficacia della normativa europea.

In origine i private equity era soggetto a una legislazione migliore. Adesso tali norme sono relativamente deboli. Un punto molto importante – e anche in questo caso non posso che associarmi a quanto rilevato dall’onorevole Giegold – è la questione delle informazioni trasmesse alla forza lavoro. Il compromesso originario sanciva che i gestori erano obbligati a informare i propri dipendenti delle loro intenzioni a proposito delle società in cui avevano investito. Quel che rimane nella nuova versione è un obbligo stiracchiato spettante ai datori di lavoro di informare dipendenti e sindacati. Potete immaginare quale sarà il risultato – non molto consistente. Il Consiglio ha perso un’occasione, e spero che potremo in qualche modo apportare dei miglioramenti in un momento successivo.

 
  
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  Marta Andreasen, a nome del gruppo EFD.(EN) Signor Presidente, sono meno riconoscente degli oratori che mi hanno preceduta. Fin dall’inizio la direttiva AIFM ha preso di mira la City di Londra, un settore già sufficientemente regolamentato dalle autorità britanniche.

Come sempre, l’UE ha sbagliato mira: sono state le attività sconsiderate di prestito messe in atto dalle banche a provocare una bolla del credito gigantesca e la relativa crisi finanziaria, non i fondi d’investimento alternativi. La normativa sarà in grado di prevenire un’ulteriore crisi? Assolutamente no. Ma riuscirà sicuramente ad allontanare i gestori da Londra, che però non si recheranno a Parigi o a Francoforte, ma ancor più lontano, a New York e a Singapore.

Siamo nella posizione di poterci permettere una tale perdita? Naturalmente no, ma all’Unione europea non importa. La direttiva incrementerà notevolmente i costi di questi fondi e ridimensionerà i rendimenti, causando il fallimento dei fondi minori. I suoi obblighi in materia di capitale complicheranno la vita ai fondi di private equity e saranno le società nuove costituite con capitale di rischio a patirne le conseguenze.

L’aspetto più ironico è che la Commissione sostiene di voler incoraggiare la ricerca, lo sviluppo e l’imprenditoria per ripristinare la crescita nell’economia europea. Invece di incoraggiare il capitale di rischio, si affida ai fondi pubblici, troppo poco snelli e inutili per questo scopo.

Inoltre, è incredibile che l’Unione europea abbia elaborato questa direttiva dalla propria torre d’avorio, ignorando di proposito gli sviluppi in campo normativo intervenuti nel resto del mondo e adottando un metodo all’insegna del protezionismo e dell’arroganza, secondo cui sarà l’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari ad avere l’ultima parola su chi potrà operare in Europa e su dove dovranno investire i fondi europei.

E in tutto questo dov’è il Primo ministro Cameron? Ha tradito la City di Londra, l’industria britannica più importante. Ha acconsentito all’ennesimo trasferimento di poteri a Bruxelles senza concedere un referendum ai cittadini britannici. A nome dei gestori di fondi alternativi britannici, non posso che dire grazie mille, Primo ministro Cameron. Non venga a cercare aiuto da noi per rilanciare l’economia britannica!

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, come mi piacerebbe poter dire ai miei elettori “Sì, abbiamo raggiunto risultati significativi. Sì, siamo finalmente riusciti a introdurre una svolta nel settore in cui – contrariamente a quanto ribadito dall’oratrice precedente – secondo la stragrande maggioranza degli europei, ci occorrono regole chiare”.

Purtroppo, abbiamo invece perso un’altra occasione d’oro. Commissario, se anche lei, al momento di presentarci questa direttiva, di affretta a dire che dev’essere sottoposta a revisione prima del previsto, e se diversi oratori affermano che è tutta colpa del Consiglio ma che noi, il Parlamento europeo, siamo sulla strada giusta, mi sorge spontanea la domanda: Perché domani non diciamo semplicemente “no”? Perché permettiamo che la struttura europea dei gestori di fondi d’investimento alternativi continui a rimanere piena di lacune proprio a causa della commercializzazione passiva? Perché non ci associamo alla famosa affermazione del Cancelliere federale tedesco: “Nessun prodotto, nessun soggetto, nessuna istituzione dev’essere priva di regolamentazione”? Per quale motivo qui in Parlamento, proprio in reazione a quanto verrà approvato domani per consenso generale, abbiamo sentito voci diverse affermare per la prima volta – parlo di molti deputati appartenenti a gruppi diversi – che ci servono esperti indipendenti, che ci occorre “financewatch.org”? Siamo stati consegnati, impotenti, nelle mani dei lobbisti. Perché non dobbiamo avere il fegato di far sapere quello che pensiamo di poter imporre semplicemente dicendo “no”? Perché abbandoniamo ancora una volta al loro destino proprio coloro che dovremmo rappresentare, mi riferisco ai private equity e alle aziende penalizzate? Lo trovo estremamente scandaloso, in quanto sarà più deleterio che benefico per l’Europa e l’idea di Europa, di cui sono un acceso sostenitore.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Gauzès per l’aver assunto la guida di un processo difficile con responsabilità e disponibilità all’ascolto. Vorrei ribadire, non da ultimo per i colleghi che affermano che domani voteranno contro la relazione – è così ovvio che non andrebbe neanche detto, ma a volte occorre ribadire anche le cose ovvie – che i private equity e i mercati finanziari dinamici non sono solo importanti per un’economia competitiva, sono cruciali.

Ne abbiamo bisogno e sono utili per un’economia forte. Per questo ritengo che la relazione su cui voteremo domani meriti il nostro sostegno. Quando parliamo di private equity, parliamo di opportunità di crescita e sviluppo per le PMI. Abbiamo individuato una soluzione per i private equity che non si tradurrà in svantaggi per i fondi di questo tipo. Ci consentirà di essere aperti ai paesi terzi e di investire in altre parti del mondo; non è sempre stato così. In questo senso abbiamo migliorato la legislazione.

Ritengo che sia importante aver ridotto il campo di applicazione, cosicché non ci troviamo a dover gestire quelle che erano società industriali adesso che abbiamo fatto un’eccezione per le holding. Se avessimo accettato la proposta originaria, le comuni società e strutture industriali in diversi nostri paesi sarebbero state considerate alla stregua di istituti finanziari, generando nuovi problemi non solo in termini di investimenti, ma anche di sviluppo industriale. In generale si sarebbe potuto fare un lavoro migliore, come sempre, ma la cosa importante è che adesso disponiamo delle condizioni essenziali per avere mercati finanziari dinamici e vantaggiosi per l’economia europea.

 
  
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  Udo Bullmann (S&D).(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, devo ammettere che questa discussione mi ricorda molto quella sulla direttiva concernente i servizi. Vi spiego subito perché. Anche in quel caso i miei colleghi del gruppo Verde/Alleanza libera europea e del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica avevano dichiarato che la direttiva presentata a questo Parlamento non era perfetta né completa, eppure per anni hanno manifestato silenziosamente la loro riconoscenza al gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo per essere riusciti a imporla in quest’Aula. Ecco la verità sul documento su cui voteremo domani. Di fatto, il miglioramento apportato alla proposta di Consiglio e Commissione può essere essenzialmente ascritto agli onorevoli Goebbels e Regner, che hanno combattuto in tal senso contro l’opposizione, con il sostegno e la cooperazione eccellente dell’onorevole, a cui vanno i miei ringraziamenti.

Nel mio paese, la Germania, l’accordo raggiunto qui in materia di private equity determinerà miglioramenti concreti per i lavoratori e le piccole e medie imprese, che non dovranno più temere di venir fagocitate dalla pecora nera del settore mobiliare che non si conforma ad alcuna norma. In questi giorni, apprendere dalla stampa che l’industria dei fondi sta spostando il proprio interesse dai Caraibi per orientarlo verso l’Europa, perché per gli investitori a lungo termine è importante che vi siano buoni prodotti in cui investire, tutto ciò va a vantaggio dell’operato del Parlamento, non a discapito dello stesso.

Tuttavia, prima di dilungarci troppo sul dinamismo, ci tengo a precisare che il mio gruppo chiede una regolamentazione dal 2002. Forse si è mosso qualcosa in termini di dinamismo, ma solo nelle ultime settimane. Vorrei ringraziare il Presidente in carica del Consiglio e il Commissario per aver personalmente conferito tale dinamismo. La invito a riferire ai suoi colleghi del Consiglio che, con questo metodo dell’indolenza, del “sì, ma” e del rifiuto di mettere in campo norme migliori per l’Europa, non riusciremo a far approvare il prossimo atto legislativo in materia di derivati o vendita allo scoperto. Le cose devono cambiare. Il Parlamento vuole lanciare questo appello.

 
  
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  Sharon Bowles (ALDE).(EN) Signor Presidente, questa direttiva ha animato discussioni lunghe e difficili in sede di commissione, nei trialoghi e in modo diverso negli Stati membri, discussioni con i mass media, gli investitori di capitali di rischio e i gestori di fondi di tutti i tipi. La cosa interessante è che gli Stati membri che si preoccupavano maggiormente dell’attività dei fondi hedge erano poi gli stessi a non disporre per i gestori di fondi hedge di alcuna regolamentazione né di codici di condotta per impedire la vendita a investitori privati di prodotti destinati solamente a investitori professionisti. Analogamente, gli Stati membri più preoccupati per l’asset stripping e le acquisizioni nascoste erano quelli privi di soglie minime di informativa sulle partecipazioni azionarie e senza informative concernenti i contratti denominati in inglese contracts for difference.

Adesso, ovunque ci si trovi nell’UE, c’è protezione – uno sviluppo gradito. Nell’architettura della vigilanza, abbiamo compiuto un grosso passo avanti verso una normativa comune. L’insegnamento dell’AIFM è che dobbiamo adoperarci per condividere le buone pratiche con un certo anticipo.

Vorrei pertanto dire alla City, al mio Stato membro, il Regno Unito, quanto segue: fate attenzione quando promuovete l’esportazione in Europa di una regolamentazione completa del mercato alla quale vi siete già conformati. Il prodotto finale potrebbe non essere identico e pertanto dovrete adeguarvi, e temo che ciò comporti dei costi. Eppure condividere le buone pratiche, esportare subito le idee è l’unico modo per evitare il trauma della legislazione quando ormai è troppo tardi.

Detto ciò, il risultato finale raggiunto è aperto e ragionevolmente equilibrato. Non diverge dalle norme in materia di diritto societario. Non è perfetto e non è sicuramente conciso come vorrei ma, date le circostanze, lo appoggio e lo considero un buon risultato. Vorrei ringraziare personalmente il ministro Reynders e il Commissario Barnier per il loro impegno sostanziale e attivo nei trialoghi.

 
  
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  Kay Swinburne (ECR).(EN) Signor Presidente, la direttiva AIFM è stato il primissimo atto legislativo a comparire sulla mia scrivania dopo essere stata eletta per la prima volta diciotto mesi fa, per cui vederlo adesso passare in plenaria questa settimana, dopo aver finalmente raggiunto un accordo, è per me un sollievo. L’istituzione di un sistema di passaporti per i fondi d’investimento alternativi, valevole in tutta l’UE insieme ad un unico corpus di norme che ne disciplini il funzionamento, dovrebbe rappresentare un altro mattone prezioso nella costruzione di un vero e proprio mercato unico per i servizi finanziari europei e dovrebbe essere accolto con favore dall’industria nella sua attuale forma rivista.

In veste di ex gestore di fondi sotto la regolamentazione britannica, mi auguro che queste norme diventeranno presto il marchio di qualità nel campo della regolamentazione per gli investitori di tutto il mondo, come è accaduto e continua ad accadere per l’UCITS a livello globale.

Spero tuttavia che tutti coloro che hanno partecipato a questo processo abbiano appreso degli insegnamenti riguardanti i principi del “legiferare meglio”. So bene che questo non dovrebbe valere come esempio del “legiferare meglio” e, alla luce dell’agenda fitta che ci attende nei prossimi mesi nel campo della legislazione finanziaria, spero che si possa evitare la ripetizione di questo processo inefficiente.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE).(FR) Signor Presidente, per tutta la durata del laborioso concepimento di questa direttiva sui gestori di fondi d’investimento alternativi, mi sono sempre battuta per la parità di trattamento di tutti i gestori di fondi, indipendentemente da dove provengano nell’Unione europea. Potrebbe sembrare ovvio, ma nella pratica si sono avute innumerevoli difficoltà.

Il testo odierno è soddisfacente. Vorrei ringraziare i negoziatori, in particolare il nostro relatore Gauzès che, dopo aver vissuto questo travaglio così difficile, avrebbe sicuramente diritto a un meritato congedo parentale.

Mi preme sottolineare che il trattamento dei paesi terzi può essere visto da due angolazioni, a seconda che ci si trovi all’interno o all’esterno dell’Unione europea. Grazie soprattutto agli sforzi del Parlamento europeo, tutti i fondi che vengono venduti nell’Unione europea saranno effettivamente soggetti a norme simili. Possiamo pertanto affermare che vigono condizioni più o meno di parità.

Ciononostante, durante il periodo di transizione, le entità non comunitarie potranno applicare norme nazionali in materia di investimenti, mentre i fondi e i gestori comunitari saranno soggetti alla direttiva, che tende a essere più rigorosa. La situazione cambia per i mercati al di fuori dell’Unione europea: i fondi europei e i loro gestori saranno comunque soggetti alla direttiva, a differenza dei fondi dei paesi terzi. Sarà quindi molto più difficile commercializzare prodotti europei nel resto del mondo, visto che saranno meno flessibili e più costosi. Dobbiamo essere consapevoli di tale disparità, benché nelle circostanze specifiche sia stata inevitabile.

Per quanto riguarda i depositari, visto che stiamo imponendo maggiori restrizioni anche a loro, segnatamente sotto forma di nuove responsabilità, i costi più elevati determineranno necessariamente cambiamenti settoriali di ampio respiro. Signor Presidente, non lo dico per esprimere il mio dissenso, bensì per sottolineare che questa nuova legislazione non rappresenta la cura per tutti i mali. Dev’essere attuata ma genererà anche dei problemi, e dobbiamo prenderne atto.

 
  
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  Ivo Strejček (ECR). (CS) L’emergere dei fondi hedge e private equity è stato il risultato di una regolamentazione rigorosa dei mercati finanziari presente anche prima dello scoppio della crisi finanziaria. Le istituzioni finanziarie hanno pertanto optato per questi strumenti come modo per eludere le normative del mercato dei capitali. Non sono quindi i fondi d’investimento alternativi ad essere la causa dei nostri mali, bensì la varietà di norme esistenti, una situazione che oggi vogliamo risolvere introducendo norme ancor più rigide. Il capitale ha la capacità di rispondere in maniera flessibile ed è molto mobile. Gli interventi del governo non lo fermeranno, e se le norme sono troppo severe, costringeranno questo segmento di servizi finanziari a lasciare l’Unione europea o ad assumere nuove forme non ancora regolamentate. Si può affermare con certezza che l’oggetto della discussione rappresenta probabilmente una reazione al passato, ma non riduce il rischio di crisi future. Ritengo tuttavia che l’onorevole Gauzès e i suoi collaboratori abbiano svolto un buon lavoro.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare ovvio, come prima cosa, ringraziare i negoziatori e in modo particolare il collega Gauzès, insieme ai relatori ombra, per l'ottimo lavoro che è stato fatto riguardo alla direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi, facendo sì che finalmente i fondi abbiano una disciplina unica all'interno di tutta l'Unione europea.

Questi fondi sono responsabili della gestione di un volume consistente di attività investite in Europa e possono esercitare una notevole influenza sui mercati. Il loro impatto è in gran parte benefico, ma le loro attività possono anche contribuire a diffondere i rischi in tutto il sistema finanziario.

Le nuove disposizioni comuni vanno a sostituire gli attuali ventisette sistemi nazionali diversi fra loro e potenziano le opportunità del mercato unico. I fondi alternativi, indipendentemente dalla loro domiciliazione, beneficiano dunque di un passaporto europeo. Inoltre, il regime unico a livello europeo eviterà che i fondi approfittino di legislazioni di Stati che offrono regimi regolamentari più favorevoli. In passato, tale pratica ha comportato forti rischi speculativi per l'intera Unione europea. Concordo inoltre con l'introduzione delle regole relative al cosiddetto asset stripping e al divieto per le vendite allo scoperto a corto termine, due punti che non erano presenti nella proposta iniziale della Commissione europea.

È infine fondamentale, per evitare distorsioni in materia di concorrenza, che un fondo di un paese terzo per operare all'interno dell'Unione europea benefici del passaporto e possa operare se rispetta le stesse condizioni dei fondi dell'Unione europea.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE) . – (RO) Vorrei innanzi tutto congratularmi col relatore, l’onorevole Gauzès. Oggi non avremmo avuto questo progetto di relazione da discutere se non fosse stato per l’abilità e la tenacia di questo signore e di coloro che hanno collaborato con lui, e se non fosse stato per il coinvolgimento di Commissione e Consiglio. Voterò per questa relazione per i vantaggi che comporterà rendendo l’attività di questi fondi trasparente in termini di costi, politica di investimento e rischi che implicano. Siamo ben consapevoli del fatto che senza trasparenza non si può parlare di responsabilità dei gestori di questi fondi.

Inoltre, introducendo la vigilanza e il monitoraggio di questi fondi, possiamo avere la certezza di colmare una delle lacune che ancora penalizzano la struttura della vigilanza finanziaria europea e di rispondere pertanto direttamente alle richieste giustificate dei cittadini europei, colpiti in maniera gravissima da questa crisi finanziaria che si è scatenata a livello globale.

 
  
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  Diogo Feio (PPE).(PT) Vorrei esordire congratulandomi col Commissario, i rappresentanti del Consiglio, i relatori ombra e, in particolare, il relatore del Parlamento. Mi rendo perfettamente conto dell’impegno che ha profuso nel tema e delle difficoltà che ha affrontato per rendere possibile il raggiungimento di un consenso. Gli vanno pertanto espresse le nostre congratulazioni.

Per passare al nocciolo della questione, vorrei enfatizzare tre aspetti principali della soluzione presentata: in primo luogo, serpeggiano dei timori relativamente alla situazione reale, che si esplicano nella tendenza a lasciare che cose diverse vengano trattate in maniera diversa. I fondi presentano importi diversi, caratteristiche diverse e rischi associati diversi. In secondo luogo, le preoccupazioni riguardano la stabilità finanziaria, ed emergono nella definizione di livelli di capitale che viene fornita. In terzo luogo, le perplessità riguardano la lotta alle tendenze protezionistiche, ampiamente dimostrate dall’accordo sui paesi terzi. In breve, si tratta di una soluzione più trasparente che offre maggiore sicurezza per il mercato e più protezione per i consumatori. Si tratta di una soluzione più europea, che va meglio per il mercato interno. Una migliore regolamentazione si tradurrà sicuramente in un mercato migliore.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) Sono fermamente convinto che sia importante creare un quadro sistematico per monitorare e controllare i fondi d’investimento alternativi. La regolamentazione di questi fondi fa parte di uno sforzo normativo più ampio concernente il settore finanziario, teso a prevenire il ripetersi della crisi finanziaria.

Appoggio la proposta presentata, e vorrei cogliere l’occasione per ribadire che con la medesima non intendiamo limitare l’accesso a fondi d’investimento alternativi di paesi terzi nei paesi dell’Unione europea, bensì vogliamo stabilire condizioni uniformi che vanno rispettate non solo dai fondi d’investimento alternativi, bensì anche dai paesi terzi in cui gli stessi risiedono.

Poiché la pubblicazione di informazioni e la vigilanza sono elementi chiave per ottemperare agli obiettivi della direttiva, è importante introdurre la trasparenza assoluta rispetto agli enti di vigilanza. Vorrei concludere congratulandomi con l’onorevole Gauzes per il suo eccellente lavoro.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D).(LT) Grazie, signor Presidente. Vorrei innanzi tutto ringraziare i rappresentanti della Commissione europea e i relatori per un documento molto importante. La crisi economica e finanziaria ha messo a nudo le carenze in termini di operatività e controllo del nostro sistema finanziario. Oggi in Europa si sta già provvedendo ad adottare una legislazione che stabilisca a livello comunitario un sistema rigoroso che consenta di monitorare, valutare ed eventualmente adottare raccomandazioni e promuovere interventi adeguati nel campo delle attività delle istituzioni finanziarie. Per quanto riguarda i fondi alternativi, il sistema di vigilanza andrebbe applicato anche a loro. Se vogliamo un sistema finanziario più stabile e una maggiore protezione degli investitori, vale a dire dei nostri cittadini, è necessario controllare e sottoporre alla vigilanza comunitaria anche le attività di questi fondi. Devono valere le stesse regole per tutti coloro che operano in questo campo, né vanno lasciate lacune che potrebbero dare adito ad attività non controllate. Dobbiamo imparare dagli errori passati e non ripeterli. Secondo me non è solo l’Europa a trarre tali insegnamenti, bensì tutti i paesi del mondo.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Stiamo trattando un argomento molto importante, soprattutto se si considerano i problemi verificatisi nel settore finanziario con questo tipo di fondi d’investimento alternativi. Tuttavia, la verità è che le soluzioni prospettate non risolvono le questioni fondamentali. Le norme sono chiaramente insufficienti e permangono fattori significativi di rischio speculativo, come si vedrà in futuro. Non basta citare la vigilanza e la regolamentazione. Serviva una posizione chiara, che ponesse termine ai derivati finanziari e ai fondi hedge, assicurando nel contempo un controllo pubblico e politico efficace dell’intero settore finanziario, soprattutto delle transazioni finanziarie, compresa l’abolizione dei paradisi fiscali a livello globale. L’Unione europea deve dare l’esempio.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(GA) Signora Presidente, mi associo agli altri oratori nel complimentarmi col Commissario Barnier, la Presidenza belga e l’onorevole Gauzès per l’ottimo lavoro svolto. Jean-Paul ha fornito diversi esempi di questo lavoro eccellente.

(EN) Ha ricordato che ci sono stati 1 170 emendamenti, 200 interviste e una mezza dozzina di riunioni di trialogo. Non c’è dubbio, hanno lavorato alacremente, e speriamo che possano coglierne i frutti.

Dopo la Seconda guerra mondiale, i leader – Schuman e altri – dichiararono che il conflitto non si sarebbe mai più dovuto ripetere. Adesso, a distanza di 60 anni, diciamo la stessa cosa dopo essere usciti dalla crisi economica e dal fallimento della vigilanza e della regolamentazione. Per fortuna, la nuova architettura della vigilanza sarà molto utile per garantire che ciò accada, e oggi speriamo di poter completare il quadro con la direttiva AIMF.

Avrei tuttavia la seguente domanda: sono davvero convinti che la reciprocità dell’accesso al mercato di cui si è parlato stabilirà condizioni di parità per l’Unione europea?

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Mi preme esordire ringraziando il Commissario Barnier e l’onorevole Gauzès per i risultati eccellenti conseguiti nei recenti negoziati. Uno dei vantaggi associati all’adozione di questa direttiva sarà il monitoraggio del rischio sistemico, che verrà portato avanti nello specifico grazie alla collaborazione tra le autorità nazionali e il comitato europeo per il rischio sistemico. Un’altra importante forma di collaborazione si svolgerà tra le agenzie nazionali e l’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari. Quest’ultima potrà elaborare raccomandazioni e partecipare ai sistemi nazionali di monitoraggio.

Ritengo inoltre che sia importante aggiungere disposizioni concernenti la trasparenza delle operazioni condotte dai gestori di fondi. Accolgo al contempo l’introduzione di regimi normativi semplificati per i direttori delle PMI per promuovere il loro accesso a fonti d’investimento alternative.

 
  
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  Othmar Karas (PPE).(DE) Signora Presidente, la regolamentazione dei fondi hedge non è una conseguenza della crisi. Colma una lacuna legislativa. Ci permetterà di avvicinarci all’obiettivo dell’europeizzazione del mercato interno per i prodotti finanziari. Di che cosa si tratta? Registreremo e autorizzeremo tutti i fondi. Stabiliremo un obbligo di capitale minimo pari a 125 000 euro. L’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari sarà l’ente preposto alla vigilanza. Il nostro principio della trasparenza verrà applicato alla strategia di investimento, alla politica di investimento, ai metodi di pagamento e alle deleghe. Con l’introduzione del passaporto verrà tradotto in realtà il concetto di mercato unico. Non sarà previsto alcun passaporto comunitario per fondi che investono più del 30 per cento della loro dotazione al di fuori dell’UE. La regolamentazione dei bonus introdotta per i dirigenti di banca verrà estesa anche ai gestori di fondi hedge per garantire la sostenibilità e minimizzare il rischio. Si tratta di un buon risultato.

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione.(FR) Grazie, signora Presidente. Immagino che anche il Presidente Reynders vi ringrazierà quando verrà il suo turno. Vorrei ringraziare il Parlamento per l’approccio incredibilmente costruttivo dimostrato durante questi negoziati piuttosto lunghi, approccio confermato dalla discussione appena intercorsa.

L’onorevole Klinz ha parlato di “maggiore trasparenza”. Ho sempre ritenuto che la trasparenza fosse una caratteristica imprescindibile della responsabilità in tutto il settore dei servizi finanziari. Per questa regione, in questo stesso settore, stiamo ora collaborando per creare trasparenza e per mettere sotto i riflettori persone che probabilmente non sono abituate a tanta attenzione.

A differenza dell’onorevole Andreasen, non credo che tale trasparenza ostacolerà la competitività dell’industria finanziaria. Anzi, credo che sortirà proprio l’effetto opposto. Il 13 gennaio vi avevo spiegato che l’Europa rappresenta un polo di attrazione per il settore finanziario: è qui che risiede il nostro margine competitivo rispetto ad altre regioni del mondo. Il settore finanziario ha interesse a creare gradualmente, pezzo dopo pezzo – in quanto, onorevoli colleghi, non abbiamo ancora finito – delle fondamenta più solide, più trasparenti e più affidabili. Anzi, a mio parere tali fondamenta risulteranno spesso un po’ più etiche.

Come ci ha ricordato l’onorevole Balz, è la prima volta che introduciamo norme europee per questo settore chiave. Tali norme svolgeranno un ruolo chiave nel conseguire tutta una serie di obiettivi ambiziosi e nel mettere a segno progressi concreti, l’espressione utilizzata poc’anzi dall’onorevole Bullmann per descrivere il lavoro compiuto da questo Parlamento insieme a Consiglio e Commissione.

Progresso significa miglioramento della vigilanza sul rischio sistemico; vuol dire maggiore protezione per gli investitori, come precisato dall’onorevole Bowles. Si traduce in molta più trasparenza nell’industria dei private equity. L’onorevole Hökmark ha messo in luce l’importanza di tale industria. Infine, significa realizzare un mercato unico autentico per i fondi d’investimento alternativi per gli investitori istituzionali. L’onorevole Kamall ha ribadito la propria preoccupazione, che condivido, sul fatto che non ci dovrebbero essere discriminazioni. Al posto della discriminazione, abbiamo ora a disposizione un insieme di obblighi semplici. Credo che sia la soluzione giusta.

Vorrei ricordare a tutti coloro che avevano sperato in soluzioni più ambiziose che si tratta di un compromesso, di un compromesso dinamico. Non viviamo in un mondo perfetto, come ci ha appena ricordato l’onorevole Regner. è vero. Forse avremmo gradito molti più progressi di quanti non si ritrovino nel testo di compromesso su cui voterete, ma è un compromesso dinamico, e la clausola di revisione implica che la legislazione potrà evolversi negli anni a venire. Agli onorevoli Giegold e Klute dico che ci saranno altre discussioni e che riprenderemo in particolare la questione della commercializzazione passiva e del ruolo dell’autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari (ESMA). L’ultimo punto è stato testé sollevato dall’onorevole Karas, mentre l’onorevole Goebbels ci ha giustamente ricordato l’importanza dell’ESMA. Onorevole Goebbels, ha parlato di 72 poteri specifici in 11 categorie diverse. Significa che l’ESMA sarà dotata di poteri autentici, un risultato raggiunto principalmente grazie agli sforzi del Parlamento.

Vorrei pertanto rivolgere a ciascuno di voi il mio ringraziamento. Poc’anzi quasi tutti gli oratori, provenienti da tutti i gruppi, anche da quelli che molto probabilmente voteranno contro la relazione, hanno reso omaggio al relatore, onorevole Gauzès, per la sua disponibilità, per la sua competenza e per la qualità dei rapporti che ha instaurato. Non credo che avrà tempo di prendere il congedo parentale, perché c’è molto altro lavoro da fare nelle prossime settimane. Vorrei ciononostante esprimere il mio ringraziamento a tutta l’équipe della Commissione che ha collaborato con me ed è qui presente stasera, e vorrei aggiungere la mia voce, sia a livello personale sia a nome della Commissione europea, al coro dei ringraziamenti e delle manifestazioni di gratitudine rivolte al relatore Gauzès per l’eccellente lavoro.

(Applausi)

 
  
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  Didier Reynders, Presidente in carica del Consiglio.(FR) Signora Presidente, non ho intenzione di ripetere quanto testé affermato dal Commissario Barnier – sono già intervenuto prima – ma vorrei ringraziare tutti coloro che si sono espressi a favore del testo proposto, e anche coloro che hanno espresso delle osservazioni che dimostrano in ogni caso che questo testo ha veramente sostanza e ci permetterà di compiere progressi a livello europeo nella regolamentazione di tutti questi fondi d’investimento alternativi.

Come vi ho già ricordato, si tratta della prima vera legislazione europea in materia. Dobbiamo riconoscere che il rafforzamento del ruolo dell’ESMA rappresenta un passo nella giusta direzione. DIversi oratori hanno inoltre citato la commercializzazione passiva. Stiamo adottando diversi provvedimenti concreti in materia e sui fondi di private equity, rispondendo all’esigenza di maggiori informazioni e maggiore trasparenza, anche nei confronti del personale delle imprese che costituiscono a volte il bersaglio delle attività di tali fondi.

Vorrei fare due osservazioni conclusive. In primo luogo, ho percepito che alcuni ritengono che non ci siamo spinti sufficientemente lontano e altri che non avremmo dovuto intraprendere per niente la via della regolamentazione. La situazione mi induce a giungere alla conclusione, molto belga, che abbiamo probabilmente raggiunto un compromesso accettabile. Se entrambe le parti criticano l’accordo, significa che il ragionamento che sottende alle nostre azioni è probabilmente giusto.

All’onorevole Bullmann vorrei soltanto dire che abbiamo messo a segno progressi sul fronte della struttura della vigilanza. Al momento stiamo lavorando sugli investimenti finanziari, e presto ci occuperemo anche dei fondi d’investimento e dei gruppi finanziari.

Consentitemi di esprimere nuovamente le mie congratulazioni all’onorevole Gauzès. Prima gli ho promesso che cercheremo di portare avanti anche la questione delle agenzie di rating, e posso assicurargli che sia la Presidenza belga sia la Commissione sono intenzionate ad accelerare le discussioni sui derivati. Dopo accurati controlli, posso confermarvi che la relazione verrà sottoposta all’esame della commissione parlamentare per l’adozione nel marzo del prossimo anno.

Se sarà possibile anticipare tale data, siamo disposti ad accelerare il passo. Fateci sapere se vi sembra fattibile. Sono lieto che abbiamo raggiunto un accordo su questo tipo di testo. Nelle prossime settimane ci adopereremo per adottarne altri. Ancora una volta, grazie di cuore. Sono ringraziamenti sinceri, onorevole Gauzès, perché continueremo a lavorare insieme anche nei prossimi giorni.

(Applausi)

 
  
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  Jean-Paul Gauzès, relatore.(FR) Signora Presidente, nel mio intervento precedente mi sono soffermato sui dettagli tecnici. Mi consenta di sfruttare gli ultimi due minuti a mia disposizione per esprimere alcuni meritatissimi ringraziamenti: grazie in primo luogo a tutti i miei onorevoli colleghi che sono intervenuti oggi. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno annunciato che appoggeranno il testo, ma a tutti coloro che non voteranno a favore della relazione, non credo che affiancare me e il Primo ministro Cameron nella stessa categoria rappresenti davvero un insulto.

Mi preme ringraziare i relatori ombra dei gruppi, gli onorevoli Goebbels, Bullmann, Canfin, Klute e Regner, relatrice per parere della commissione per gli affari legali. Ho voluto citarli uno a uno per elogiare il sostegno incredibile che mi hanno garantito nella prima fase di questo processo. Abbiamo collaborato in maniera produttiva, ognuno ha espresso i propri punti di vista, e vorrei ringraziarli per questo. Sono lieto che il gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa e il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei si siano uniti a noi adesso che è stato raggiunto un compromesso, e mi fa pertanto piacere che gli onorevoli Klinz e Kamall abbiano sottoscritto insieme a me l’emendamento che sostituisce la relazione iniziale.

Un grazie speciale al Commissario Barnier per la partecipazione fattiva a questo fascicolo: sa quanto lo stimi. So che è consapevole del fatto che il Parlamento si affida a lui e lo sosterrà nella posa di queste pietre miliari che stanno a cuore sia a lui, sia a noi. So che potrà sembrare strano, ma vorrei ringraziare anche Ugo Bassi, con cui ho intrattenuto un rapporto di lavoro molto proficuo in questo periodo, e il testo è anche il frutto del lavoro svolto in seno alla Commissione.

Quanto a lei, signor Ministro, poco fa ho percepito il suo contributo quando ha chiesto nei suoi ringraziamenti se avremo continuato a mettere a segno progressi. Mi consenta pertanto di iniziare ringraziando proprio lei, perché senza di lei non avremmo conseguito nessun risultato sul fronte degli Stati membri. Sono ringraziamenti sinceri, non un semplice gesto di cortesia; ritengo che il suo personale impegno sia stato cruciale per i progressi maturati in seno al Consiglio e per l’accordo raggiunto. Inoltre, è riuscito a far sì che tutti i principali gruppi si potessero identificare con parti del testo e contribuissero pertanto alla maggioranza cui entrambi aspiravamo per la direttiva.

Ringrazio inoltre dei contributi i miei onorevoli colleghi della sinistra, senza il cui sostegno la direttiva non avrebbe la credibilità di cui sono certo che godrà domani dopo una votazione schiacciante. Come avete precisato, era essenziale per la vigilanza e anche per questa direttiva. Sono anche molto riconoscente ai suoi collaboratori, signor Ministro; la prego di estendere loro i miei ringraziamenti. Alcune discussioni sono state piuttosto animate, ma anche se adesso vivo in Normandia, sono originario del sue e a volte il mio temperamento meridionale prende il sopravvento sull’atteggiamento più pacato tipico dei normanni.

Volevo inoltre aggiungere, signor Ministro, signor Presidente in carica del Consiglio Ecofin, che spero davvero che porteremo a termine il lavoro sulle agenzie di rating prima della fine dell’anno. Da parte nostra, ci sarà la votazione in commissione il 22 novembre, la votazione a Strasburgo in dicembre e poi, se sarà pronto il Consiglio, lo saremo anche noi.

(Applausi)

 
  
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  Presidente . – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Dominique Baudis (PPE), per iscritto. (FR) La crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero ha dimostrato che occorre assoggettare a norme minime gli scambi finanziari internazionali. Il Parlamento europeo, dopo aver dichiarato lo scorso settembre che era intenzionato a sottoporre a vigilanza i mercati, oggi, 11 novembre, ha trasmesso un altro messaggio forte al resto del mondo. D’ora in poi, i fondi d’investimento alternativi (fondi hedge) che entreranno in Europa verranno sottoposti a controlli e regolamentazioni più rigorose dall’Europa stessa. Per di più, dovranno essere denunciati alle autorità e gestiti in seno all’Unione europea. La mancata regolamentazione di tali risorse ha causato molti fallimenti, tracolli delle borse valori e crisi sociali. La Francia sta per assumere la Presidenza del G20 per un anno. La sua priorità principale consisterà nel riformare il sistema finanziario internazionale. Con questo voto, l’Europa ha tracciato la via da seguire.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) La relazione sui gestori di fondi d’investimento ha suscitato moltissime discussioni tra i vari gruppi del Parlamento europeo e tra Parlamento e Consiglio. Rimango del parere, espresso anche durante le discussioni precedenti la votazione in seno alla commissione per gli affari legali, che la proposta della Commissione sia un grave errore e dimostri un’evidente mancanza di comprensione del ruolo dei fondi d’investimento (private equity e hedge), nonché notevole confusione tra le banche quali istituti colpevoli di aver scatenato la crisi finanziaria, tali fondi di investimento chiusi e i fondi d’investimento aperti (fondi comuni).

Dietro tali principi animati da buone intenzioni, che sono stati purtroppo adottati dagli onorevoli colleghi che non sanno che cosa significhi gestione finanziaria e macroeconomia, si nascondono norme che non solo non hanno nulla a che vedere con la prevenzione di una nuova crisi, ma che non faranno che aumentare i costi di gestione di un fondo d’investimento alternativo in maniera ingiustificata e assurda, con ripercussioni quali l’abbassamento del capitale, il ridimensionamento dei rendimenti e la riduzione degli investimenti. Ammetto sinceramente di essere esterrefatto dal prevalere di questo atteggiamento da rullo compressore in seno all’UE, che mi ricorda gli anni cinquanta, quando le istituzioni dell’Europa orientale vennero distrutte a suon di grandi slogan.

 
  
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  George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. (RO) La crisi economica e finanziaria ci ha posto dinanzi all’evidenza che occorre esercitare un controllo più rigoroso sugli operatori economici. Si sono esposti a rischi eccessivi che hanno causato trambusto nel sistema finanziario globale. Secondo l’analisi della Banca centrale europea, il volume d’affari gestito dagli amministratori di fondi d’investimento alternativi ammonta a circa 700 miliardi di euro di attivo nell’Unione europea, un importo che contribuisce enormemente a finanziare l’economia comunitaria.

Accolgo pertanto con favore la proposta della Commissione di autorizzare e vigilare su tali fondi e di introdurre un passaporto europeo nel settore. La creazione di un mercato unico europeo per i gestori di fondi alternativi contribuirà a limitare i rischi sistemici e a garantire maggiore protezione agli investitori, in linea con la nuova struttura europea di vigilanza economica. Al contempo, la Commissione dovrà presentare a tempo debito una valutazione dei risultati di questo processo di armonizzazione, al fine di garantire che non si siano verificate distorsioni del mercato.

 
  
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  Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto.(EN) Appoggio la norma che disciplina i fondi hedge e di private equity. Benché rimanga ancora molto da fare nel settore, si tratta comunque di un passo importante verso un miglioramento della regolamentazione delle attività dei gestori di fondi d’investimento alternativi, che avevano riscontrato opposizione persino dopo che si era abbattuta la crisi finanziaria del 2008, soprattutto da parte di Charlie McCreevy, l’allora Commissario per il mercato interno. Una volta che la nuova autorità di vigilanza europea diventerà pienamente operativa, i gestori di fondi non saranno autorizzati a pubblicizzare i propri prodotti nell’Unione europea a meno che non siano titolari di un passaporto europeo che certifichi la piena conformità alla direttiva in oggetto. Norme severe in materia di responsabilità del depositario assicureranno che gli investitori possano sempre richiedere i danni ed essere informati delle ragioni di una potenziale delega di responsabilità. Sono state inserite nuove clausole critiche, su cui abbiamo insistito e che hanno incontrato resistenza in seno al Consiglio, vale a dire le disposizioni contro l’asset stripping. I dipendenti verranno tutelati da fondi avvoltoio orientati al profitto a breve termine tramite la distruzione di società perfettamente operanti. Le distribuzioni agli investitori e le riduzioni di capitale saranno soggette a limitazione nei primi due anni dopo l’acquisizione, e i dipendenti avranno accesso alle informazioni sui progetti relativi alle loro società.

 
  
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  Jiří Havel (S&D), per iscritto. (CS) I fondi alternativi, quali i fondi hedge o private equity, con le loro attività hanno presumibilmente contribuito ala crisi globale in corso, e la questione della regolamentazione è oggetti attuale di discussione non soltanto nell’UE, ma anche negli USA. L’attuale relazione è connessa alle relazioni Rasmussen e Lehne, entrambe del 2008, e concerne la proposta di direttiva sui gestori di fondi d’investimento alternativi. La relazione fornisce un’analisi riassuntiva del problema dei fondi alternativi, compresa una descrizione dei punti chiave: la regolamentazione dell’attività dei gestori di fondi alternativi, tra cui l’istituzione di un passaporto europeo unico; l’obbligo dei gestori di fondi alternativi di nominare un valutatore indipendente dell’attivo per ogni fondo alternativo gestito; l’obbligo di migliorare la trasparenza dei fondi alternativi e delle discipline di marcato e la regolamentazione della vendita allo scoperto. La direttiva consente inoltre agli Stati membri di autorizzare i gestori a offrire fondi alternativi anche a investitori non professionisti. D’altro canto, sono state mosse obiezioni alla proposta di normativa, quali la relazione Larosière, la Turner Review e la reazione dell’associazione della gestione di investimenti alternativi. L’adozione della direttiva non dovrebbe implicare cambiamenti sostanziali ai fondi alternativi della Repubblica ceca, per il livello elevato delle normative ceche attualmente in vigore nel settore. In generale, ritengo che la relazione presentata dal mio onorevole collega Gauzès contenga un’analisi accurata della questione, oltre a raccomandazioni rilevanti sui fondi alternativi, suggerisco pertanto di approvarla nella sua forma corrente.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE), per iscritto.(FI) Onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto complimentarmi col relatore Gauzès per il lavoro eccellente su questa relazione complessa, tecnica e controversa. Quando è stata presentata, la proposta della Commissione sui gestori di fondi d’investimento ha suscitato fervore, critiche ed elogi in diverse fazioni. è stata pesantemente criticata per essere stata redatta in segreto. Personalmente ritengo che il suo punto debole più eclatante consista nel fatto che ha mescolato nello stesso testo due categorie di prodotti, diversi sia nella natura sia nei rischi che comportano. Si tratta dei fondi di private equity e dei fondi hedge. Gli uni mirano a un rendimento immediato, mentre nel caso degli altri l’investimento scade dopo un periodo più lungo. I rischi sono associati soprattutto ai primi. Dalla discussione sulla direttiva da parte del Parlamento e del Consiglio è scaturito un compromesso, non perfetto ma comunque accettabile. La direttiva sui gestori di fondi d’investimento alternativi costituisce parte integrante del nuovo sistema di regolamentazione e supervisione finanziaria. Non va tuttavia dimenticato che la vigilanza finanziaria dovrà migliorare anche dopo l’adozione di questa direttiva.

 
  
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  Marianne Thyssen (PPE), per iscritto. (NL) Con la votazione di domani, l’UE metterà in pratica gli accordi presi al G20 di Londra. In seguito all’accordo sulla vigilanza finanziaria, il Parlamento europeo e la Presidenza belga hanno dimostrato di prendere seriamente le riforme del sistema finanziario. L’accordo raggiunto è equilibrato, in quanto affronta tre questioni: il contenimento del rischio sistemico, la protezione degli investitori e la garanzia di condizioni di parità. Altrettanto importante è che l’Unione europea non chiuda il proprio mercato al capitale non comunitario, una condizione imprescindibile per permettere alla nostra economia di prendere fiato. Le nuove norme armonizzate garantiranno la trasparenza, la sicurezza giuridica e un mercato interno più forte.

Il passaporto europeo in particolare autorizzerà i gestori a operare in tutta l’Unione europea senza doversi obbligatoriamente registrare separatamente in ogni paese membro. Mi preme sottolineare che sono soddisfatta della soluzione che è stata individuata per i private equity. Il regime meno oneroso applicabile ai gestori di piccoli fondi promuoverà la creazione e il finanziamento di nuove società – spesso PMI – in settori innovativi. Dobbiamo pertanto appoggiare con convinzione l’accordo politico che è scaturito da 14 mesi di negoziati.

 

17. Legge sul mercato unico (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla legge sul mercato unico.

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione.(FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho il piacere di presentare ufficialmente ai deputati di quest’Assemblea la comunicazione concernente la legge sul mercato unico, adottata dalla Commissione il 27 ottobre, e di discuterla qui con voi. Di fatto abbiamo iniziato a trattare la questione ieri, su sollecitazione degli onorevoli Harbour e Grech, in un’altra sede, ma con diverse parti interessate di natura politica, economica e sociale attive a livello europeo, nazionale e regionale.

Si tratta di un documento importante. Ed è importante, onorevoli deputati, in quanto riteniamo che l’Europa venga interpellata su molti fronti. Il mondo esterno solleva interrogativi sulle ragioni delle crisi. Abbiamo vissuto una crisi finanziaria estremamente dura negli ultimi due anni, e le sue numerose ripercussioni di carattere economico, sociale e umano si fanno ancora sentire in tutti i nostri paesi. Vi è la crisi economica in generale e poi ci sono altre crisi che non ci possiamo permettere di ignorare, quali la crisi alimentare, anche se non se ne parla così diffusamente. Circa un miliardo di persone rischia di morire per carenza di cibo o di acqua. A questa si aggiunge la crisi ambientale, che probabilmente è la più acuta.

Dobbiamo rispondere a questi interrogativi, ma oltre alle questioni interne ci sono anche quelle interne, la più importante delle quali è indubbiamente quella sollevata dai cittadini europei, che non capiscono, sono spesso preoccupati e a volte adirati, che continuano a non essere convinti e si pongono mille domande su questo grande mercato unico che rappresenta una pietra miliare fin dall’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio nel 1950, questo mercato europeo esteso che stiamo pazientemente costruendo insieme.

La domanda posta dai nostri cittadini e dalle piccole e medie imprese è la seguente: cos’ha da offrirci questo mercato unico? Cosa sta facendo per noi l’Europa? Dobbiamo dare una risposta positiva a questa domanda, cosa che non sempre facciamo.

è questa la conclusione raggiunta da Mario Monti nella relazione commissionata dal Presidente Barroso, una relazione che avete dibattuto in molte occasioni e che contiene molte indicazioni utili. Ad esempio, Mario Monti afferma che il mercato unico sta diventando sempre più necessario, eppure la sua popolarità è in declino. Onorevoli deputati, noi siamo politici, ognuno col proprio mandato, e quando ci accorgiamo che vengono tratte conclusioni del genere, dobbiamo adoperarci per far sì che ciò che è necessario diventi bene accetto e, in ogni caso, che riscuota consenso e che venga meglio compreso.

Per tale ragione, alla luce di tutte queste crisi e domande, e in linea col nostro mandato, volevamo produrre un seguito concreto alle conclusioni di Mario Monti e di fatto alle conclusioni coerenti raggiunte anche da questo Parlamento, sotto la guida dell’onorevole Grech, che ringrazio, in merito al funzionamento imperfetto, incompleto e a volte deludente di questo grande mercato unico.

Ne consegue che il documento che vi presentiamo oggi, signora Presidente, onorevoli deputati, è un documento originale. Non è un testo da prendere o da lasciare. Contiene un piano d’azione al posto di una proposta legislativa, un piano d’azione che al momento comprende 50 proposte che sottoponiamo alla vostra attenzione, tutte tese a migliorare il funzionamento del mercato unico per favorire le piccole e medie imprese, la crescita e i cittadini. Questo mercato è un veicolo per promuovere la crescita e il progresso sociale, e non il contrario, come ho spesso precisato in passato.

Abbiamo appena trattato la direttiva sui fondi hedge e private equity. Vi comunico che ho una strategia molto chiara che intendo perseguire incessantemente per cinque anni. Come vi ho detto il 13 gennaio, vogliamo assicurarci, e lo faremo, che i servizi finanziari e i mercati finanziari, vitali per noi, tornino a essere a servizio dell’economia reale, e non il contrario. Nel fare ciò, garantiremo che l’economia reale e il mercato unico che la sottende vadano a vantaggio della crescita e del progresso sociale.

La nostra strategia per la crescita, in linea alla strategia per il 2020, è stata concepita per far funzionare meglio il mercato unico. Tale mercato dev’essere visto alla stregua di una piattaforma su cui costruire l’economia europea. Siamo convinti che, se questa piattaforma potrà funzionare meglio di oggi – che è lo scopo del piano d’azione – anche quanto la impiega come base (iniziative private e pubbliche, iniziative locali, regionali, nazionali ed europee, le attività delle associazioni e tutte le entità presenti nel mercato) funzionerà meglio.

Intendiamo rispondere a tali interrogativi e sfide collaborando con le imprese per ritornare a crescere in maniera forte, sostenibile ed equa. Proponiamo tutta una serie di misure mirate specificamente all’innovazione e alle piccole e medie imprese.

La legge sul mercato unico tratta la questione impellente del brevetto, attualmente in discussione – di qui le complicazioni intervenute nel mio programma odierno, signora Presidente – in seno al Consiglio “Competitività” sotto la Presidenza belga. Più in generale, vogliamo rendere più flessibile per le aziende l’intero regime normativo e fiscale e agevolare l’accesso ai finanziamenti che occorrono alle imprese per sostenere i loro investimenti.

Infine, per quanto riguarda la promozione della competitività europea, vogliamo rafforzare la nostra strategia esterna in uno spirito di reciprocità e di vantaggio reciproco.

Per assicurarsi che i cittadini europei siano al centro del mercato unico, la Commissione vuole dimostrare che il mercato non costituisce una barriera allo sviluppo di servizi di interesse generale e di infrastrutture importanti. Produrremo una comunicazione che verrà indubbiamente appoggiata, potenziata e migliorata dai contributi del Parlamento: una comunicazione sui servizi di interesse generale e sui servizi pubblici. Vogliamo spiegare con chiarezza che il mercato unico rispetta i diritti sociali contemplati dalla Carta dei diritti fondamentali, che può offrire nuove opportunità di sviluppo alle aziende socialmente innovative che fanno gli interessi sia dei lavoratori sia dei consumatori europei.

Passiamo ora al terzo capitolo della legge sul mercato unico. Tale approccio generale è sensato solamente se viene adottato nel contesto di una governance migliore, grazie al dialogo più intenso e alla collaborazione con le nostre imprese e i nostri cittadini, ma anche tra le istituzioni europee, gli Stati membri, le autorità regionali e locali e un dialogo sociale più incisivo. In tutto il lavoro svolto insieme, ci siamo convinti che per affrontare la sfida della competitività, e per mettere in moto la crescita che si aspettano i cittadini europei, ci serve l’aiuto di ogni singolo cittadino e di ogni singola impresa. Ci occorre l’aiuto di ogni comunità, senza eccezioni.

Pertanto, è questo l’obiettivo dei quattro mesi di discussione pubblica europea che vogliamo avviare insieme a voi. Molti Commissari, addirittura 13, hanno collaborato alla stesura della legge sul mercato unico – e li ringrazio – che è stata poi approvata dalla Commissione dopo lunghe discussioni interne. La questione rappresenta una delle nostre priorità, e stiamo discutendo le 50 proposte. Ascolteremo con attenzione quello che hanno da dirci le varie istituzioni e i diversi partner e alla fine delle nostre consultazioni, probabilmente in febbraio, perfezioneremo l’elenco degli impegni su cui i Commissari competenti si impegneranno a presentare proposte entro un tempo massimo di due anni. Così nel 2012, quando celebreremo il ventesimo anniversario del mercato unico, 20 anni dopo gli impegni e le proposte formulate da Jacques Delors, tale anniversario non sarà caratterizzato da nostalgia o malinconia – non c’è posto per la nostalgia al momento – bensì sarà una commemorazione proattiva e dinamica.

Ecco perché oggi mettiamo in moto il processo, come abbiamo fatto ieri. Per quattro mesi io e i miei colleghi collaboreremo nel coordinamento della discussione pubblica europea che è stata avviata oggi in seno al Parlamento europeo. Cercheremo di svolgere un ruolo costruttivo e molto attento in tal senso.

 
  
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  Andreas Schwab, a nome del gruppo PPE. (DE) Signora Presidente, Commissario, onorevoli deputati, questa settimana, nel cosiddetto forum sul mercato unico, ci siamo occupati della proposta della Commissione europea tesa a creare un’economia sociale di mercato altamente competitiva in Europa. Tutti e tre i concetti – competitività, economia sociale ed economia di mercato – sono per noi importanti al riguardo, e accogliamo con esplicito favore il fatto che il Commissario responsabile del mercato interno Barnier sia riuscito a conferire nuovo impulso all’approccio orizzontale o olistico, come l’ha descritto l’onorevole Grech nella sua relazione, da noi desiderato per il mercato unico. Reputiamo che sia un passo in avanti considerevole, ma riteniamo anche che occorrano altri piccoli passi per completare sul serio l’approccio orizzontale di questo progetto legislativo. Ed è qui che entra in gioco il Parlamento europeo.

Il coinvolgimento del Parlamento europeo sarà coronato dal successo solamente se saremo in grado di superare le divergenze tecniche, istituzionali e politiche che tale progetto legislativo comporta, in quanto solo allora potremo sfruttare appieno il potenziale legislativo contenuto in questa proposta. Ed è quello che vogliamo fare.

Sono certo che l’audizione pubblica con cittadini e parti interessate potrà essere utile per far partecipare tutti a questa proposta legislativa e dare a ognuno la sensazione di poter fare la propria parte nel decidere quale sarà l’esito finale della suddetta proposta. Commissario Barnier, il Parlamento farà la propria parte per conseguire tale obiettivo. Vogliamo rivedere il programma di 50 proposte, vogliamo stabilire priorità, vogliamo garantire la partecipazione di tutte le commissioni parlamentari e conseguire il consenso istituzionale che una legislazione del genere esige.

Infine, onorevoli colleghi, dobbiamo riuscire a garantire che tutti abbiano il proprio posto in seno al mercato unico e che si possa trarre benefici comuni dalla cooperazione in seno allo stesso. Vogliamo dimostrarlo entro il 2012 – il ventesimo anniversario del mercato unico – e lavoreremo alacremente per conseguire l’obiettivo.

 
  
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  Evelyne Gebhardt, a nome del gruppo S&D.(DE) Signora Presidente, grazie del lavoro svolto, Commissario Barnier. Non aveva un compito facile, ed è riuscito a inserire una parte delle conclusioni della relazione del professor Monti e del documento redatto dall’onorevole Grech per il Parlamento europeo. Ritroviamo infatti nel testo una parte di questo documento, nonché il tentativo di adottare l’approccio olistico, che non è riuscito così come ce l’eravamo immaginato, ma che va comunque nella giusta direzione. Altrettanto importante è il fatto di fugare ogni dubbio sul fatto che l’obiettivo è di tradurre in realtà i diritti sociali dei cittadini, che dovrebbero naturalmente essere il fulcro di qualsiasi legislazione dell’Unione europea. Tuttavia, devo informarla anche a nome del mio gruppo che reputiamo troppo vaghe, troppo semplici o troppo insignificanti determinate parti del testo, oppure riscontriamo delle lacune. Infatti, una delle richieste cruciali da noi avanzate, e a cui lei aveva aderito, era l’inserimento di una clausola sociale in tutte le aree importanti della politica europea. Questa clausola europea non c’è. Potremmo accontentarci di un impegno a condurre valutazioni sull’impatto sociale. Tuttavia, una clausola sociale è qualcosa di più di quello che si ritrova in questo testo. Cercheremo di aiutarla per compiere progressi nella giusta direzione, perché ci teniamo particolarmente.

C’è un altro punto che reputo molto problematico e che riveste molta importanza anche per il nostro gruppo. Chiediamo il ricorso collettivo. Vogliamo il ricorso collettivo per i cittadini per permettere loro di far veramente valere i loro diritti nel campo della protezione dei consumatori. A nome della Commissione europea, ha annunciato che verranno condotti altri studi. è da tre anni che vengono effettuate ricerche sull’argomento. Credo sia giunto il momento di andare avanti e di ricevere delle proposte legislative effettive dalla Commissione, e non semplicemente un’altra proposta per la realizzazione di uno studio, di modo che possiamo capire come muoverci.

Come può vedere, alcune cose riscontrano il nostro plauso, altre però ci lasciano un po’ insoddisfatti, e collaboreremo alacremente con voi, il Consiglio e i nostri onorevoli colleghi degli altri gruppi per addivenire a un testo veramente soddisfacente.

 
  
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  Jürgen Creutzmann, a nome del gruppo ALDE.(DE) Signora Presidente, Commissario Barnier, onorevoli deputati, il mercato unico più grande del mondo in termini di potenza economica si è convertito nell’era della globalizzazione in un vantaggio cruciale per l’entità geopolitica dell’Unione europea. Per questo è così importante contrastare le tendenze protezionistiche ed espandere ulteriormente il mercato unico. Alla luce dell’indebitamento eccessivo dei bilanci nazionali, l’Europa non ha altra alternativa che non rafforzare l’economia mediante riforme strutturali. Dalla sua creazione nel 1992, il mercato unico ha già generato una crescita addizionale pari all’1,85 per cento. L’attuazione delle misure annunciate dovrebbe determinare una crescita ulteriore compresa tra il 2 e il 4 per cento.

Possiamo dividere le 50 proposte della Commissione per le iniziative relative al mercato unico in tre categorie: la prima consiste nelle molte proposte specifiche che determineranno in ogni caso un potenziamento del mercato unico per imprese e cittadini. Tra queste figura la creazione di un mercato interno per l’energia pienamente operativo, particolarmente importante per l’Europa quale centro economico e industriale. C’è poi una tessera professionale europea e Passaporto europeo delle competenze, destinati ad acquisire sempre maggiore importanza in futuro per mantenere la competitività europea in un mondo globalizzato, e il rafforzamento del commercio elettronico mediante una migliore gestione dei diritti d’autore e nuovi orientamenti per l’attuazione efficace della direttiva sui servizi, al fine di creare nuovi posti di lavoro.

In secondo luogo, vi sono anche molte proposte che sono invece formulate in maniera troppo vaga per poterle valutare. Dobbiamo pertanto ancora attendere le proposte specifiche della Commissione. Mi riferisco alla revisione delle norme comunitarie per gli appalti pubblici, alle misure per i servizi di interesse generale e anche – onorevole Gebhardt – alle consultazioni su un approccio europeo al ricorso collettivo. Non so se dovremmo imboccare la stessa strada fallace intrapresa dagli Stati Uniti.

In terzo luogo, la comunicazione contiene anche proposte che, a mio avviso, sono controproducenti in termini di rafforzamento del mercato unico, in quanto caricano le imprese di ulteriori lungaggini burocratiche. Dobbiamo pertanto discutere tali proposte, e siamo pronti a farlo.

 
  
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  Emilie Turunen, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signora Presidente, stasera stiamo discutendo quella che ritengo potrebbe essere la legge più importante dei prossimi anni per l’UE. è nel contesto della riforma del mercato unico che abbiamo la vera opportunità di trasformare l’Europa in un’Unione più sociale e sostenibile, per cui la domanda è la seguente: questa comunicazione è consona all’obiettivo di un mercato interno più ecologico e socialmente equo?

Non credo che siamo ancora giunti a questo punto. Permettetemi di fare due esempi; il primo è la proposta 29. A questo proposito devo chiederle, Commissario Barnier, dove venga garantito il diritto di sciopero. Dov’è la garanzia che i diritti sociali fondamentali non vengano calpestati dalle libertà del mercato? Mi rendo conto che in seno alla Commissione esistono posizioni diverse sulla questione, e vorrei porle questa domanda diretta: è vero che, solo per citarne alcuni, i Commissari danese, svedese, tedesco e britannico hanno lottato contro la sua proposta di introdurre una clausola sociale? Se così fosse, Commissario, sappia che ha il sostegno di quest’Aula, in quanto l’inserimento di tali garanzie significherebbe una vera e propria riconciliazione.

Un secondo esempio di aspetto passibile di miglioramento è la proposta 19, l’introduzione di una base imponibile consolidata comune aziendale. Noi verdi ne chiediamo da tempo l’istituzione e dovremmo pertanto essere soddisfatti. Ma il problema per noi sorge al momento della lettura del testo, che afferma che tale base imponibile dovrebbe servire a eliminare la frammentazione per le imprese. Ascoltate. A mio parere, il problema principale delle imposte societarie in Europa non è la frammentazione, bensì la continua, deleteria concorrenza al ribasso tra gli Stati membri. è da 15 anni che va avanti. Non mi sorprende che abbiamo difficoltà a finanziare lo Stato sociale in questo periodo.

A mio avviso, la base imponibile comune dovrebbe servire a porre fine alla concorrenza dannosa in Europa. è questo il vero problema. Reputo inoltre che dovremmo andare oltre la proposta attuale su un mercato unico più ecologico ricorrendo ad esempio ad approvvigionamenti ecologici. Credo che possiamo ottenere molti più risultati in questo campo. Ritengo che ci sia ancora del lavoro da fare, Commissario Barnier. Attendo con impazienza di mettermi all’opera e la ringrazio per averci invitati a prendere parte a quest’ampia discussione. Lo apprezziamo molto.

 
  
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  Malcolm Harbour, a nome del gruppo ECR.(EN) Signora Presidente, ritengo che sia importante considerare che l’idea di avere un programma ambizioso volto al completamento del mercato unico – o alle nostre iniziative tese a tale completamento, in quanto ritengo che sia un lavoro che non verrà mai portato a termine – non facesse parte della strategia Europa 2020. Né faceva parte del suo programma quando è venuto qui per l’audizione lo scorso anno. Credo che rispecchi lo slancio politico che si nasconde dietro l’esigenza di completare il mercato unico e di elevarne il profilo, necessità scaturita dalla decisione del Presidente Barroso di chiedere a Mario Monti di esaminare la situazione e di invitare la nostra commissione, guidata dall’onorevole Grech, a fare altrettanto.

Siamo molto lieti che abbia preso l’iniziativa di portare avanti la questione. Si è già fatto un’idea delle discussioni che seguiranno. Credo che dovremmo considerarla un’occasione d’oro per soddisfare le esigenze più impellenti dell’Europa: crescita economica, posti di lavoro, piccole imprese dinamiche, più innovazione, appalti pubblici più efficienti – sono queste le cose in base alle quali ci giudicheranno i nostri cittadini. Se faremo rientrare più cittadini al lavoro e faciliteremo l’avvio di più imprese, sarà la conquista sociale più grande che raggiungeremo con questa legge.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides, a nome del gruppo GUE/NGL.(EL) Signora Presidente, riteniamo che il nuovo documento della Commissione europea sul mercato unico sia in linea con la filosofia della strategia di Lisbona che, per ammissione di tutti, è un disastro. A nostro modo di vedere, la concorrenza dovrebbe essere soggetta a regole ferree e, come ha dimostrato la crisi, all’intervento dello Stato. I consumatori devono essere tutelati dalle speculazioni che consentono ai mercati di essere controllati dall’oligopolio, e servizi pubblici efficienti devono compensare le carenze del mercato.

La proposta della Commissione sceglie di ignorare la carenza di protezione sociale fondamentale e di passare sopra alla situazione attuale effettiva di molti paesi europei. Mentre la Commissione europea è pronta a sottoscrivere tutta una serie di misure volte ad aiutare le aziende, non si registrano progressi nel settore della protezione dei consumatori, per il quale sono state ripetute più volte le proposte precedenti che richiedevano lo svolgimento di valutazioni d’impatto. Non è stato pertanto compiuto alcun progresso sul fronte dei consumatori. Come possiamo quindi convincere i cittadini che questa direttiva li riguarda? Che cos’è cambiato rispetto al passato?

La tutela dei consumatori e dei lavoratori deve essere al centro di tutte le iniziative legislative comunitarie. I servizi di interesse economico generale, in particolare, non devono essere soggetti alle leggi della concorrenza, alle norme del mercato interno o alle regole che disciplinano le sovvenzioni o la liberalizzazione degli appalti pubblici. Il criterio politico di base deve essere l’accesso universale a servizi pubblici di qualità.

 
  
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  Matteo Salvini, a nome del gruppo EFD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Commissario e mi auguro che tenga conto del fatto che non c'è una popolazione europea al servizio del mercato, ma che è il mercato a essere al servizio dei cittadini – nonostante quanto hanno detto coloro che mi hanno preceduto – e che quindi il mercato deve rispondere alle esigenze dei cittadini.

Io parlo a nome di uno dei quattro motori d'Europa, la Lombardia. Le piccole e medie imprese da noi vogliono dire alcuni milioni di posti di lavoro. Mi auguro che l'ambizioso progetto che abbiamo letto a firma di Barnier non vada a cozzare contro quanto proposto da alcuni suoi colleghi della stessa Commissione. Penso all'abolizione dei dazi sui prodotti tessili che arrivano dal Pakistan, che causerebbe la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in Lombardia e in tutto il resto d'Europa.

Siamo a disposizione per collaborare sulla pubblicizzazione. Non so se quattro mesi sono sufficienti. Penso alle imprese del Veneto che sono sott'acqua in questi giorni e non so se da qui a febbraio esse saranno in grado di essere coinvolte sufficientemente su quello che è comunque un progetto ambizioso su cui spero che potremo concorrere come EFD e come Lega Nord a migliorare e a collaborare.

 
  
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  Lara Comi (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, il mercato unico rappresenta un obiettivo strategico fondamentale per l'Europa, da perseguire con rinnovata determinazione politica. I traguardi raggiunti in questi anni rappresentano dei risultati eccezionali, ma oggi il nostro sguardo deve essere rivolto sicuramente al futuro. L'Europa non è più quella del 1985. Infatti, le nuove realtà che si sono andate affermando esigono assolutamente delle nuove risposte.

L'attuale contesto europeo e internazionale, caratterizzato dalla mondializzazione degli scambi, dall'evoluzione tecnologica e dall'emergere di nuovi attori sulla scena mondiale, richiede assolutamente un forte rilancio del mercato unico, individuando il giusto equilibrio di tutela tra tutti i protagonisti coinvolti, vale a dire le imprese, i consumatori e i lavoratori. Il documento proposto rappresenta un buon inizio, ma è ora necessario promuoverlo e pubblicizzarlo il più possibile.

Tra i tanti obiettivi che il documento si prefigge vorrei sottolineare in particolare l'importanza di tre aspetti. Prima di tutto concordo pienamente sulla necessità di potenziare il quadro regolamentare in materia di normalizzazione attraverso la sua futura revisione. La piena realizzazione del mercato interno ha infatti bisogno della standardizzazione, che in questi anni si è rivelata decisiva per la libera circolazione delle merci e ha contribuito all'eliminazione delle barriere per il libero commercio.

Altrettanto importante è il coordinamento delle politiche fiscali nazionali, con l'individuazione di una base imponibile. Il mio impegno nei prossimi mesi sarà quello di diffondere il più possibile questo importante documento e di dialogare con tutti gli attori interessati perché venga adottata una strategia capace di rispondere alle esigenze e alle aspettative delle imprese e dei nostri cittadini.

 
  
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  Louis Grech (S&D).(EN) Signora Presidente, il rilancio del mercato unico dev’essere politicamente sostenuto, economicamente fattibile e socialmente accettabile per i cittadini europei. Nessuna ripresa del mercato unico potrà imporsi se non convinceremo i cittadini che il mercato unico rappresenta veramente i loro interessi. In tal senso, apprezzo enormemente il forte impegno del Commissario Barnier a dare ascolto ai timori e alle aspirazioni dei cittadini. Anzi, il Commissario Barnier si è spinto anche oltre per riconciliare le posizioni e le tensioni conflittuali e per integrare le diverse priorità delle varie parti interessate.

Tuttavia, nella sua forma attuale, la legge sul mercato unico non affronta in maniera sufficiente la dimensione sociale, che garantirebbe un equilibrio perfetto tra economia aperta, stimolo della crescita e creazione dell’occupazione, salvaguardando comunque nel processo la protezione dei consumatori e i diritti dei cittadini. Non dobbiamo perdere di vista la visione olistica del mercato unico, né dobbiamo accostarci a tale legge con atteggiamento disfattista, e convengo col Commissario Barnier che dovremmo far fronte all’“affaticamento da mercato unico”, soprattutto quando sono le istituzioni a causare tale spossatezza.

A mio parere, il mercato unico non sta ricevendo il sostegno politico urgentemente necessario per garantire che non cada nell’oblio. Una maggiore leadership politica sul mercato unico da parte dei Presidenti di Commissione e Consiglio sarebbe estremamente utile per conseguire un mercato unico realizzabile che funga da catalizzatore per la ripresa economica. Confidiamo che il Commissario Barnier prenda atto delle nostre perplessità nei prossimi mesi di discussioni serie. Non possiamo perdere questo momento di slancio politico e quest’occasione unica di rivitalizzare il mercato unico. Lo ripeto, l’integrazione del mercato non è un processo irreversibile e non va data per scontata; un mercato unico debole e fragile porterebbe a una disintegrazione più che a un’integrazione del progetto europeo.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE).(SV) Signora Presidente, il mercato interno dell’UE rappresenta probabilmente lo strumento più importante per conferire nuovo slancio all’Europa. Chi sta cercando di dipingere la globalizzazione come una minaccia si sbaglia di grosso. La globalizzazione rappresenta un’occasione per l’Europa. Se non vogliamo che l’Europa sia un continente isolato, dobbiamo continuare ad abbattere barriere e frontiere. In questo lavoro potete contare del pieno sostegno sia mio sia del gruppo dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. Dobbiamo adoperarci per abbattere più barriere. è una responsabilità comune che condividiamo tutti.

Avrei voluto che vi spingeste oltre e vi avvicinaste al lavoro presentato l’altro giorno da Mario Monti, che ha fornito un’analisi molto dettagliata di quello che potrebbe fare l’Europa. La Commissione deve diventare più audace, ma anche noi del Parlamento europeo. Dobbiamo vedere le cose con chiarezza. L’Europa può superare la crisi, ma non restando immobile e fossilizzandosi nella posizione attuale.

 
  
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  Edvard Kožušník (ECR). (CS) L’onorevole Harbour ha parlato di ambizione; io vorrei parlarvi di coraggio. Quando Mario Monti ha redatto il suo magnifico documento – per lo meno, io l’ho definito così – gli ho chiesto se pensava che i politici dovessero avere il coraggio di applicare le sue raccomandazioni a livello europeo oltre che negli Stati membri. Mi ha risposto con molta chiarezza, perché è un politico intelligente: sta a lei decidere – è un politico. Vorrei anche soffermarmi sul coraggio di promuovere cose che ritengo importanti per l’Europa, perché il mercato interno è uno degli strumenti più importanti per generare competitività, ma anche per mantenere i posti di lavoro, nel contesto di un’Europa globale. Alla luce di ciò, vorrei semplicemente esortare il Commissario a essere coraggioso quando si confronta con gli Stati membri, con i parlamenti nazionali e con noi, poiché questa discussione sarà tutt’altro che semplice. Vi sono certamente questioni per le quali troveremo un modo per giungere a un accordo, mentre altre problematiche susciteranno sicuramente discussioni molto intense.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. TŐKÉS
Vicepresidente

 
  
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  Anna Maria Corazza Bildt (PPE).(EN) Signor Presidente, in un’intervista al Financial Times di ieri il Cancelliere Merkel ha affermato: “il pericolo più grande che ci troviamo ad affrontare è il protezionismo”. L’iniziativa della Commissione giunge dunque al momento opportuno, proprio quando occorre tornare a concentrarsi sull’economia reale per superare la crisi.

L’atto per il mercato unico è un’iniziativa di rilievo storico. A mio parere, merita la stessa considerazione riservata al Libro bianco Delors venti anni fa. Mi auguro di cuore che sia oggetto della massima attenzione politica, all’interno della Commissione, del Consiglio e degli Stati membri.

Ringrazio la Presidenza belga per aver accolto ieri la richiesta che ho presentato a nome del gruppo PPE: convocare il Consiglio “Competitività” a livello ministeriale per adottare l’Atto per il mercato unico. Mi congratulo inoltre con il Commissario Barnier per aver introdotto l’idea di un mercato incentrato sui cittadini, che richiederà la costituzione di un partenariato e un’assunzione comune di responsabilità. Per la sua realizzazione potete contare sull’appoggio del PPE in seno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, anche se sarà necessaria la collaborazione di tutte le istituzioni europee.

Ugualmente importante è l’impegno dell’imprenditoria, la cui capacità di autoregolamentazione risulterà essenziale per la riuscita del progetto. Nei prossimi quattro mesi il dibattito pubblico dovrà mirare a creare il necessario sostegno politico e articolare, insieme con i cittadini e le parti interessate, le 50 proposte contenute nell’atto per il mercato unico.

È il momento di agire; oggi desidero trasmettervi vividamente il senso dell’urgenza. Non può continuare questa attesa di un posto di lavoro, di una scelta migliore a fronte di prezzi più contenuti, di una concorrenza più solida tra le imprese. Come già il relatore per il tema di un mercato interno del commercio e della distribuzione più efficace e più equo, desidero sottolineare che il commercio al dettaglio è uno dei pilastri del mercato unico e dei relativi vantaggi per i cittadini.

Esistono ancora regole nazionali che ostacolano la libera circolazione, nonché pratiche commerciali sleali e restrizioni nell’accesso al mercato. Alcuni giocattoli, ad esempio, devono essere sottoposti a nuovi test sebbene siano stati già certificati in un altro Stato membro. A tale proposito, vorrei ringraziare la Presidenza belga per l’impegno dimostrato sul fronte del recepimento. La luce alla fine del tunnel non è il protezionismo ma la libera circolazione; l’atto per il mercato unico si presta a preparare l’Europa al suo ruolo globale.

 
  
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  Stephen Hughes (S&D).(EN) Signor Presidente, nella lettera di missione dello scorso anno il Presidente Barroso incaricava il professor Monti di “esplorare nuovamente le modalità di un mutuo rafforzamento tra il mercato e la dimensione sociale dell’economia europea integrata”. A sua volta, nel rapporto presentato il professor Monti ha lanciato un vigoroso appello al consenso politico, affermando che la “ricerca del consenso […] dovrà essere pertanto una componente fondamentale di una nuova strategia per il mercato unico. Lo sforzo inteso a creare consenso dovrà essere intrapreso nella piena coscienza delle principali preoccupazioni che il mercato unico suscita oggi”.

Dal nostro punto di vista, il raggiungimento di quel consenso richiede un nuovo equilibrio tra il pilastro sociale e quello economico della strategia per il mercato interno. Adesso capisco, Commissario Barnier, che lei è effettivamente consapevole di questa esigenza e apprezzo il suo impegno personale in tal senso. Purtroppo altri membri del Collegio non nutrono la sua stessa convinzione. Pertanto, sebbene la comunicazione contenga elementi positivi, come hanno rilevato i miei colleghi, riteniamo che nella sua forma attuale non getti le basi per il consenso necessario. Mi auguro che i gruppi di questo Parlamento riescano a cooperare efficacemente per cercare di conseguire il giusto equilibrio e il consenso desiderato. Spero inoltre che, alla fine del periodo di consultazione, il Collegio dei Commissari prenderà atto di tale esercizio elaborando un pacchetto consensuale ed equilibrato.

Mi piacerebbe, Commissario, vedere la bozza del testo per le proposte nn. 29 e 30 con tutte le correzioni apportate; sarebbe molto interessante. Credo di conoscere il responsabile delle modifiche e del particolare linguaggio adoperato. Alcuni onorevoli colleghi hanno citato la clausola sociale, che corrisponde alla proposta n. 29. Credo inoltre che grande rilievo spetti alla proposta n. 30, di cui noto il riferimento alla necessità di “una proposta legislativa, che potrebbe comprendere, o essere integrata da, un chiarimento sull'esercizio dei diritti sociali fondamentali nel contesto delle libertà economiche del mercato unico”. È possibile interpretarla, signor Commissario, come un riferimento al cosiddetto secondo regolamento Monti. Spero che questa chiave di lettura sia corretta, perché offrirebbe una risposta diretta ai nostri timori sulla clausola sociale. Nei prossimi mesi collaboreremo con lei su questo punto.

 
  
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  Kay Swinburne (ECR).(EN) Signor Presidente, ho calcolato che, dei 50 traguardi indicati dalla Commissione nella comunicazione sull’atto per il mercato unico, tredici si ricollegano al mio lavoro in seno alla commissione per i problemi economici e monetari; tutti riguardano però la mia circoscrizione e i cittadini che sono chiamata a rappresentare. In sostanza, molti di questi progetti dell’Unione europea, se adeguatamente realizzati, apporteranno enormi vantaggi agli elettori del Galles. Particolarmente importante per l’economia locale, nonché per l’Europa intera, è il ruolo della piccola e media imprenditoria. Accolgo dunque con favore le proposte intese a garantire l’accesso ai mercati dei capitali e a fare in modo che i fondi dei capitali di rischio istituiti in qualsiasi Stato membro possano funzionare e investire liberamente nelle imprese dell’Unione europea.

Nel suo recente rapporto il professor Monti ha evidenziato il rallentamento del mercato unico. Occorre imprimere nuovo slancio a questo progetto, ricordando così ai nostri elettori che l’Unione europa non si limita soltanto a introdurre regole e incombenze burocratiche onerose, ma dovrebbe e in effetti può apportare vantaggi tangibili per le imprese, gli scambi, i consumatori e i singoli. È questo il vero valore aggiunto dell’Unione.

 
  
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  Sandra Kalniete (PPE).(EN) Signor Presidente, il PPE è sempre stato un convinto sostenitore del mercato unico. Posso assicurare che faremo quanto in nostro potere per contribuire all’avvio di questa iniziativa, affinché l’anniversario del mercato unico nel 2012 sia un’occasione di orgoglio anziché di rammarico.

Vorrei ripetere le parole che il professor Monti ha pronunciato ieri nel corso del primo forum del mercato unico. Ha affermato che il mercato unico non può essere definito un’iniziativa “ammiraglia” perché non è assimilabile una nave, bensì al mare e al vento che consentono la navigazione stessa. Sono certa che il Parlamento, nella sua relazione sull’atto per il mercato unico, cercherà di conciliarne la dimensione sociale con la promozione dell’imprenditoria e della crescita.

Il gruppo PPE presterà particolare attenzione all’ambiente per le piccole e medie imprese, contribuendo a elaborare idee precise sulla governance del mercato unico. Ringrazio il Commissario Barnier per il tempismo dell’iniziativa e per la sua lungimiranza: ha tutto il nostro sostegno.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE).(PL) L’atto per il mercato unico rappresenta una buona notizia per il mercato interno, e di conseguenza anche per le imprese, i consumatori e i cittadini. Sono lieta che la Commissione abbia presentato un programma così ambizioso per completare la realizzazione del mercato unico. Durante il forum di ieri, dove la Commissione ha tenuto la prima presentazione delle 50 proposte, è stato espresso un ampio ventaglio di opinioni. È prevalsa l’idea che sia necessario un approccio olistico per ultimare la realizzazione del mercato unico, un progetto iniziato oltre venti anni fa. È importante creare un mercato effettivamente unico e vantaggioso per i cittadini, in cui non esistano ostacoli all’apertura di un conto in banca, all’immatricolazione di un veicolo, al riconoscimento delle qualifiche, al trasferimento dei diritti pensionistici o all’acquisto on line di beni e servizi in altri Stati membri.

A mio avviso, resta però prioritario il conseguimento della libera circolazione dei servizi, che a sua volta richiede un ulteriore impegno per l’attuazione della direttiva sui servizi. Devo tuttavia concordare con le parole pronunciate ieri dal professor Monti, il quale ha ricordato che molte delle iniziative contenute nell’atto per il mercato unico ci sono note da tempo e, pertanto, non rappresentano nuovi problemi né nuove soluzioni. Mi appello dunque alla Commissione europea, agli Stati membri e agli onorevoli colleghi del Parlamento europeo affinché si impartisca un’accelerazione all’attuazione della normativa, essenziale per i cittadini, i consumatori e le imprese.

 
  
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  Regina Bastos (PPE).(PT) Vorrei cominciare congratulandomi con il Commissario Barnier per la presentazione di questo importante documento. Come si rileva nel testo, l’impatto della crisi attuale è avvertito in tutti i settori della nostra società ed economia e suscita nell’opinione pubblica una profonda sfiducia nel mercato unico.

Al tempo stesso, il mercato unico è però una delle più potenti armi dell’Unione europea per contrastare la crisi attuale. Guardiano dunque con favore a questa comunicazione, che mette in luce una nuova ambizione nelle politiche per il mercato unico, consentendoci di recuperare la fiducia nel modello dell’economia sociale di mercato. Allo stato attuale, l’Unione europea dovrebbe riservare particolare attenzione ai venti milioni di piccole e medie imprese che ospita: tra le sue priorità dovrebbe dunque figurare la creazione di un meccanismo utile a risolvere il problema dell’accesso al credito per questi soggetti.

Vorremmo inoltre porre l’accento sulla proposta della Commissione di valutare lo “Small Business Act” per l’Europa entro il 2010 al fine di agevolare la piccola e media imprenditoria, soprattutto snellendo la burocrazia e la normativa in ambito fiscale e prestando maggiore attenzione alla responsabilità sociale. Speriamo che le 50 misure proposte possano contribuire all’ulteriore sviluppo del mercato interno e al pieno sfruttamento dei suoi vantaggi, poiché il progetto si presta a fornire uno stimolo aggiuntivo alla crescita dell’economia europea.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE).(FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, poiché i cittadini europei necessitano adesso più che mai di un’Europa capace di solidarietà e ambizione, un’Europa al contempo sociale e dinamica, desidero rendere omaggio, in questa sede, all’approccio del Commissario Barnier. Tale approccio, che si è tradotto nel documento in discussione, affronta il tema del mercato unico nella sua globalità e si rivolge a una pluralità di soggetti. Commissario, lei è riuscito a riunire attorno a un tavolo una serie di Commissari europei interessanti alla proposta nel suo complesso; ha inoltre dimostrato grande spirito di apertura intavolando una discussione con quest’Assemblea, affinché ognuno di noi potesse arricchire il documento con le proprie idee. Si parla di un approccio incentrato sui cittadini, che lei desidera ricollocare al centro del mercato unico, insieme con le imprese. Credo che proprio questa sarà la sfida principale dei mesi e degli anni a venire.

Peraltro, questo approccio interviene sulle politiche, che rientrano sicuramente tra gli ambiti di competenza del Parlamento e, a mio avviso, rappresentano l’elemento più necessario all’Europa. Quanto ai contenuti, Commissario Barnier, vorrei soffermarmi sul punto relativo ai servizi di interesse generale. Come lei, anche io ritengo che la certezza giuridica ci occorra più di qualunque quadro normativo. Nel parere della commissione per i problemi economici e monetari, che spetterà a me presentare, faccio riferimento a una tabella di marcia per le autorità incaricate dell’organizzazione; lei parla invece di una "cassetta degli attrezzi". Siamo già su posizioni convergenti, sebbene, sul piano semantico, dobbiamo entrambi compiere un passo ulteriore. Credo che si debba lavorare proprio a questa cassetta degli attrezzi, che pone un’autentica sfida, nonché alla trasparenza, a beneficio di utenti e fornitori dei servizi di interesse generale.

 
  
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  Damien Abad (PPE).(FR) Signor Presidente, l’Unione europea si trova a un punto di svolta. Ha il dovere di intervenire con ambizione e spirito propositivo a contrasto della crisi economica e finanziaria, che, ovviamente, produce gravi ripercussioni sui cittadini europei. Apprezzo l’iniziativa del Commissario Barnier, il quale merita le nostre più sentite congratulazioni per l’approccio che ha adottato e intende applicare negli anni a venire. Accolgo altresì con favore il cambiamento di posizione della Commissione circa il mercato unico: si avvertono la consapevolezza dell’obiettivo e la volontà di lavorare insieme alla riuscita del valido progetto che il mercato unico rappresenta.

Per quanto riguarda i contenuti, noto con piacere che la dimensione esterna del mercato interno diventa finalmente oggetto di considerazione, sia per la promozione delle nostre imprese sia per la tutela dei cittadini. Solo dimostrandoci forti al nostro interno potremo essere incisivi all’esterno. Come vede, anche io sono un convinto sostenitore del mercato unico, ma non un sostenitore qualunque. Proprio per questo, desidero concludere citando Jacques Delors: “respingo l’idea di un’Europa che sia semplicemente un mercato, una zona di libero scambio, senza anima, senza coscienza, senza volontà politica e senza una dimensione sociale”. L’atto per il mercato unico ci infonde questa volontà politica e quest’anima.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D).(FR) Signor Presidente, Commissario, consentitemi di esprimere il mio apprezzamento per l’atto per il mercato unico e, soprattutto, per l’inclusione dei concetti di dimensione sociale ed economia sociale. Immagino che non sia stata una decisione semplice per gli attuali membri della Commissione. Nondimeno desidero citare tre casi in cui attendo con impazienza ulteriori sviluppi, non essendo, in questa fase, del tutto soddisfatto.

Il primo è stato già menzionato dall’onorevole Gebhardt: le azioni collettive. Le consultazioni durano ormai da venti anni, nel caso della Commissione fin dall’iniziativa del Commissario Van Miert. Ovviamente mi auguro che, prima o dopo, si trovi una soluzione.

Un altro esempio riguarda i passeggeri. Lei giustifica con il caso dell’eruzione vulcanica in Islanda la decisione di modificare, finalmente, il regolamento relativo ai diritti dei passeggeri aerei. Tuttavia, invochiamo da dieci anni un intervento normativo globale in questo settore. Quando lo otterremo? Mi sembra che, a tale proposito, si inizi ad avvertire una comprensibile insofferenza.

Non citiamo neppure la questione dei servizi di interesse generale! Siamo in attesa di una direttiva quadro. Cosa avremo? Lei ci ha prospettato una comunicazione e una serie di iniziative.

Commissario, mi affido al suo pragmatismo affinché l’atto per il mercato unico diventi più di un elenco di buoni di propositi.

 
  
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  Róża Gräfin von Thun und Hohenstein (PPE).(PL) Vorrei condividere con voi l’esperienza che ho avuto oggi, durante un incontro con un giovane giornalista a proposito dell’audizione di ieri sull’atto per il mercato unico: ne è rimasto colpito e si è dimostrato molto sorpreso dal documento, definendolo un testo sensazionale e rivoluzionario e chiedendosi come mai non se ne sia parlato di più e non sia stato posto al centro del dibattito europeo.

In realtà spetta a noi porre le 50 proposte sul mercato unico presentate dal Commissario al centro del confronto europeo in seno al Parlamento e alle altre istituzioni, nonché negli Stati membri e nei media. Il documento è tanto importante quanto specifico. Sappiamo tutti che pace, democrazia e diritti umani rappresentano le questioni principali; tuttavia, per tutti noi, ciò che produce un impatto più diretto e semplifica la vita quotidiana è proprio il mercato unico. Viene definito la nostra iniziativa “ammiraglia”, anche se il professor Monti specifica che non dovrebbe essere paragonato a una nave, bensì al mare e al vento stessi. È nostro compito aiutare i cittadini, rendendo loro favorevoli quel mare e quel vento.

 
  
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  Bernadette Vergnaud (S&D).(FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, accolgo con favore la risposta del Commissario al rapporto presentato alcuni mesi fa dal professor Monti, che invitava a imprimere nuovo slancio al mercato interno incentrato sui cittadini. Ho trovato particolarmente degni di nota il più efficace riconoscimento delle qualifiche professionali, il sostegno alle piccole e medie imprese, la nuova normativa sugli appalti pubblici e le concessioni di servizi nonché la certezza giuridica per l’economia sociale. Condivido questa ambizione.

Nondimeno noto con rammarico che le cinquanta proposte non contengono una chiara definizione delle priorità. Mi preoccupa la strategia frammentaria delle varie direzioni generali e dei Commissari; mi appello dunque al Presidente Barroso affinché, attraverso un suo maggiore coinvolgimento, eviti la presentazione di proposte contraddittorie.

Infine, deploro l’assenza di impegni concreti sui servizi di interesse generale: da anni chiediamo una normativa di tutela, resa ora possibile dal trattato di Lisbona. Per questa ragione, Commissario Barnier, resto in attesa dei testi definitivi prima di pronunciarmi e, se del caso, sostenerla in questa grande sfida per il futuro dell’Europa e di tutti i cittadini.

 
  
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  Pablo Arias Echeverría (PPE).(ES) Signor Commissario, desidero esprimerle, in questa sede, il mio apprezzamento per la comunicazione che ha presentato. La ritengo un’iniziativa positiva, intesa a proseguire il miglioramento del mercato unico europeo. A mio parere, è altresì fondamentale intavolare una discussione sulle 50 proposte che lei ha citato durante il suo intervento. Spero di dimostrarmi capace di svolgere, all’interno di questa Assemblea, un ruolo attivo per eliminare gli ostacoli al commercio elettronico nell’Unione europea.

Molti degli ostacoli al commercio elettronico esistenti sono stati già individuati e sono state avanzate proposte specifiche per la loro rimozione. Si può affermare che il superamento di queste barriere dipende dalla volontà politica. Credo che la comunicazione sia un buon inizio e, dunque, che dovremmo sostenerla svolgendo un ruolo attivo.

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione.(FR) Signor Presidente, la ringrazio per il suo messaggio. Pur non pretendendo di riuscire a rispondere con precisione a ognuno di voi, farò del mio meglio. Del resto, sono certo che avremo altre opportunità di incontro. Inizierò dalle parole del primo oratore, l’onorevole Schwab, che ci ha ricordato l’obiettivo originario cui dovremmo impartire nuovo slancio e a cui dovremmo restare fedeli: l’economia sociale di mercato. Ha aggiunto (e sono d’accordo con lui) che apprezziamo ognuna di queste tre parole: economia sociale di mercato. È un dato importante; naturalmente, il trattato di Lisbona fa proprio questo concetto per arricchirlo dell’aspirazione a una concorrenza molto sostenuta.

Onorevoli deputati, è proprio l’ambizione di un’economia sociale di mercato altamente competitiva il fondamento dell’atto per il mercato unico. Ripeto: a tal fine, è nostra convinzione (e mia in particolare) che il conseguimento della competitività e della crescita richieda l’aiuto di ogni cittadino, di ogni impresa e di ogni comunità.

Questi risultati non cadranno dal cielo. Mentre a noi spetta il compito di promulgare leggi e creare quadri, cittadini, imprese e comunità possono decidere se cogliere o meno le opportunità del mercato unico. È questa l’ambizione. Ovviamente, vorrei precisare per l’onorevole Schwab e molti altri di voi che, alla fine di questa discussione, dovremo senza dubbio stabilire priorità più importanti o specifiche di quelle che siamo stati in grado di delineare, sebbene siano già stati individuati 29 o 30 traguardi su 50. Aggiungerei che il rapporto del professor Monti ci suggerirà numerose altre idee.

Desidero associarmi anche alle dichiarazioni degli onorevoli Creutzmann e Corazza Bildt. Riprendendo l'analisi che avevo esposto durante il mio intervento, hanno ricordato la necessità di analizzare la situazione di molti paesi, che nasce dalla crisi, dalla poca comprensione, dalla risposta che puntualmente arriva quando si presenta la domanda “Cosa ci offre il mercato?”: “Non molto”. Ne deriva un senso di paura e incomprensione, oltre a un aumento del populismo e del protezionismo.

La prima vittima di questo protezionismo sarebbe proprio il mercato unico. Dobbiamo dunque opporci a derive e tentazioni protezioniste, attraverso l'azione, il dinamismo e le iniziative.

Secondo l’onorevole Harbour, si tratterebbe di un nuovo impegno. Signor Presidente, ricordo di aver detto chiaramente, nell'audizione del 13 gennaio, che nei cinque anni della nostra collaborazione mi sarei adoperato per riconciliare i 1 500 testi da applicarsi, con la necessaria oculatezza, al mercato. Questo stesso impegno è condiviso da altri miei colleghi, visto che, oltre a me, sono forse quindici o sedici i Commissari che hanno ereditato una parte non trascurabile della legislazione.

Millecinquecento testi! Nondimeno, onorevole Harbour, ho effettivamente detto di voler impegnarmi per riconciliare cittadini e imprese con il mercato unico. Ha dunque ragione a sottolineare l’opportunità che ci offrono questa discussione e le proposte della Commissione circa un piano d’azione globale e olistico, per riprendere le parole incoraggianti dell’onorevole Grech.

L’onorevole Harbour ha inoltre citato l’aumento della competitività. Troverete, nell’atto per il mercato unico, diverse proposte pratiche che elaboreremo, afferenti il contesto giuridico e fiscale per le imprese e soprattutto, nell’interesse della piccola imprenditoria, il riesame delle direttive contabili nel corso del 2011, una base imponibile comune consolidata per l’imposta sulle società (a cui lavora il mio collega, il Commissario Šemeta), nuove strategie per l’IVA e l’interconnessione dei registri delle imprese.

Questa serie di proposte pratiche intende semplificare il contesto normativo, fiscale e finanziario per la piccola e media imprenditoria. Si parla inoltre dell’agenda digitale, di cui mi sto occupando insieme con il Commissario Kroes, che contribuisce con grande determinazione. Si aggiungono poi le idee riguardanti il commercio al dettaglio e i tanti aspetti enumerati prima dall’onorevole Handzlik.

Vorrei soffermarmi più nello specifico sulle questioni connesse alla dimensione sociale, che pure rientra tra le mie priorità. Gli onorevoli Triantaphyllides e Hughes ne hanno parlato proprio all’inizio della discussione, come anche le onorevoli Gebhardt e Turunen. Onorevole Turunen, su questo tema abbiamo intavolato discussioni e assunto posizioni che, mi permetto di precisare, non necessariamente trovano corrispondenza nei resoconti della stampa. A mio parere, un confronto di questo tipo in seno al Collegio è normale, assolutamente normale. In realtà, sarebbe preoccupante il contrario.

Difatti, i 27 Commissari contribuiscono ognuno secondo le proprie opinioni, le proprie tradizioni e la propria provenienza; lavorando insieme, ci uniamo attorno a queste proposte. Ci adoperiamo per trovare il centro di gravità dell’interesse generale europeo per le proposte che saranno poi discusse da questo Parlamento e dal Consiglio dei Ministri, affinché siano eventualmente integrate o migliorate.

Vi è dunque stato un confronto (il che è del tutto normale) inteso a raggiungere il giusto equilibrio tra le libertà economiche sancite nel trattato, la libera circolazione nonché i diritti e le libertà legittimi delle parti sociali, con particolare riferimento alle azioni collettive.

A mio avviso, è del tutto giusto che i dipendenti dispongano, al pari delle imprese, di un quadro chiaro e affidabile per il loro lavoro.

Le misure della Commissione saranno dunque coordinate in questo spirito: faremo sì che, sulla scorta della nuova strategia per l’attuazione della Carta dei diritti fondamentali, si tenga conto dei diritti in essa sanciti, tra cui l’organizzazione di azioni collettive. La Commissione applicherà alla lettera la clausola sociale orizzontale di cui all’articolo 9 del trattato, conducendo un’accurata analisi preliminare dell’impatto sociale di ogni proposta legislativa sul mercato unico. Ad ogni modo, resto a favore dell’inserimento, ove opportuno, di un provvedimento che precisi le modalità di garanzia dei diritti collettivi nel quadro della nuova legislazione.

In altre parole, sarà valutata, caso per caso, l’opportunità di una clausola di questo tipo. Nei prossimi mesi il tema sarà al centro del confronto con quest’Assemblea, per apportare eventuali miglioramenti alle proposte della Commissione. Si procederà nello stesso modo, onorevoli Vergnaud e Auconie, per il quadro sulla qualità che il Presidente Barroso si è impegnato a elaborare in riferimento ai servizi di interesse generale.

Onorevole Grech, desidero inoltre precisare che le proposte relative ai consumatori, cui lavoriamo di concerto con il Commissario Dalli, non sono state ancora ultimate. Ha ragione, onorevole, a richiamare la nostra attenzione sulla fragilità del mercato interno: niente è scritto nella pietra. Proprio per questo ci occorrono il coinvolgimento attivo e il sostegno dei cittadini, al fine di rafforzare il mercato interno con effetto duraturo: dovrebbe essere una fonte di opportunità anziché di vincoli.

Gli onorevoli Gebhardt e Tarabella hanno affrontato il tema dell’azione collettiva. Non trascureremo la questione, che merita un effettivo esame, come hanno dimostrato varie occasioni di discussione in questa sede e in seno alla Commissione. Non appena opportuno i tre colleghi che si occupano del problema, i Commissari Dalli, Reding e Almunia, trarranno le dovute conclusioni dalla consultazione appena avviata.

Desidero inoltre dire all’onorevole Comi che concordo con lei: occorre stabilire un collegamento tra l’atto per il mercato unico e la comunicazione sulla politica industriale del Commissario Tajani. Collaboriamo già in tal senso, soprattutto nel settore della normalizzazione.

L’onorevole Salvini ha citato le regioni e, in particolare, la sua regione di provenienza. Vorrei però esprimere la mia ferma convinzione che, com’è normale che sia, la discussione appena iniziata dovrebbe arrivare, attraverso di voi, fino alle regioni. Invierò questo documento nelle 23 lingue dell’Unione europea a ogni rappresentante eletto in ogni singolo paese. Lo invieremo alle regioni, ai sindacati, alle associazioni delle imprese e di categoria, con l’obiettivo di rendere il confronto quanto più capillare possibile. Ascoltando l’onorevole Salvini, ho ripensato a uno dei principali impegni assunti dal Presidente Delors proprio al momento della creazione del mercato unico: l’impegno verso la politica di coesione, di cui resto un sostenitore storico, affinché il mercato interno sia esente da qualsiasi disparità a livello regionale. I due aspetti procedono dunque di pari passo.

Vi ha fatto riferimento l’onorevole Thun Und Hohenstein, che attribuisce grande importanza a questa discussione e, in particolare, all’idea del forum, una sua proposta. Ogni anno organizzeremo un forum del mercato unico, aggiornando la lista dei venti ambiti che hanno compiuto un reale progresso. Mi auguro che non restino gli stessi per cinque anni e che ci sia un ricambio, eliminandone di volta in volta alcuni e conseguendo progressi. Ad ogni modo, organizzeremo questo forum.

Vorrei riprendere anche le osservazioni dell’onorevole Abad riguardo alla dimensione esterna. È indubbio che dobbiamo dimostrarci forti sia al nostro interno sia nell’esercizio di conquista di altri mercati, per soddisfare altre esigenze nel resto del mondo, senza cadere nell’ingenuità e lasciandoci guidare dall’aspirazione all’apertura e alla reciprocità. Ieri anche il mio collega, il Commissario De Gucht, ha pronunciato parole molto efficaci, che condivido, a proposito dei criteri di reciprocità da osservare nei rapporti con i maggiori partner dell’Unione europea su scala regionale e nazionale.

Infine, un accenno all’intervento dell’onorevole Kožušník, che ci ha chiesto di dimostrarci coraggiosi. Sì, onorevole Kožušník, condurrò questa discussione con tutta la forza di cui sono capace; non posso però agire da solo, a nessun livello e in nessun paese. Domani condurrò un confronto sul tema nel suo paese, visto che ci recheremo insieme a Praga, e ripeterò questo stesso tentativo in tutti i paesi al meglio delle mie possibilità. Non possiamo però assicurare la riuscita del progetto da soli: occorre lavorare insieme. Anche i tredici Commissari che in febbraio si impegneranno a realizzare queste proposte parteciperanno al processo, e tutti gli altri con noi: devono contribuire alla discussione il Parlamento, le regioni, le parti sociali e gli operatori economici nonché i rappresentanti eletti.

Per questo documento non vale la formula “prendere o lasciare”; onorevoli deputati: è suscettibile di miglioramenti. Siamo dell’opinione che sia possibile perfezionarlo, definendo le relative priorità e soprattutto approntandolo insieme con voi. Dobbiamo imprimere urgentemente un nuovo slancio alla crescita e alla competitività, di concerto con i cittadini e le imprese.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

 
  
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  António Fernando Correia De Campos (S&D), per iscritto. (PT) 1) È stato compiuto uno sforzo notevole per riunire 1 500 atti normativi distinti fra loro. 2) La comunicazione passa in rassegna 50 strumenti per la creazione del mercato unico che sono stati finora utilizzati in maniera dispersiva e frammentaria. È la prima volta che siamo consapevoli dei mezzi a nostra disposizione. 3) L’esperienza maturata dovrebbe determinare le mosse future. Alcune misure hanno avuto un’ottima riuscita, mentre altre sono in uno stadio intermedio o persino iniziale e altre ancora possono essere considerate un fallimento rispetto agli obiettivi che dovevano perseguire. Adesso più che mai possiamo servirci di quello che in scienza si definisce un "esperimento naturale". 4) Non possiamo lamentare una mancanza di risorse tecnologiche: si fa un uso sempre più evidente del commercio elettronico, dell’approvvigionamento telematico e di tutte le declinazioni dell’agenda digitale per l’Europa e del mercato unico digitale. Le tecnologie esistono e non se ne avverte l’esigenza; manca soltanto l’iniziativa. 5) Questo è un caso unico: la strategia Europa 2020, completa di indicatori e obiettivi. Deve essere attuata in modo adeguato. Man mano che la crisi si acuisce, il rafforzamento del mercato interno può contribuire a una soluzione. 6) Si tratta di un progetto molto ambizioso. La Commissione è pronta a sfruttare al massimo questo slancio? È pronta a riconoscere che il progetto dovrebbe proseguire nella sua forma attuale, senza appendici dispersive?

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) I termini in cui il Commissario Barnier ha posto la discussione sono illuminanti, da diversi punti di vista. In fin dei conti, il mercato è di fatto la motivazione principale e l’obiettivo ultimo del processo di integrazione europea, come il Commissario si è premurato di ricordarci. Tale approccio, espresso in modo così lineare e cristallino in questa occasione, mette in luce la natura capitalista dell’integrazione, che è stata istituzionalizzata e consolidata dal trattato di Lisbona. Proprio nel momento in cui i cittadini europei pagano le conseguenze della crisi capitalista che l’Unione, con le sue politiche, ha contribuito a scatenare, la Commissione propone di risolvere il problema mantenendo la stessa linea che ci ha condotti alle difficoltà attuali. Il rafforzamento del mercato interno, che assicura profitti più ingenti ai grandi gruppi economici e finanziari delle potenze europee, è alla base delle crescenti disuguaglianze tra gli Stati dell’UE, come pure al loro interno. Continua a indebolire le economie più vulnerabili, a favorire la privatizzazione di comparti essenziali dell’economia, a mercificare un numero crescente di aspetti della vita sociale e a minare i servizi pubblici. Ordinaria amministrazione: è questa la parola d’ordine dell’Unione europea, mentre la coesione assomiglia sempre più a uno slogan vuoto di significato.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto.(PL) La comunicazione della Commissione “Verso un atto per il mercato unico”, elaborata sulla base del rapporto del professor Monti, è un documento di estremo rilievo: definisce infatti le misure che, nei prossimi dieci anni circa, l’Unione europea dovrà attuare nel settore del mercato interno. Tra tutte le iniziative presentate dalla Commissione, desidero soffermarmi in particolare su quelle riguardanti la creazione di un mercato interno digitale, poiché credo che sia questo il futuro dell’economia europea. Pur non dubitando delle buone intenzioni della Commissione, ho però l’impressione che il testo si concentri sulla “tutela” della creatività piuttosto che sull’eliminazione degli ostacoli allo sviluppo di servizi commerciali telematici. Lo dimostra il numero di iniziative legislative previste. La comunicazione contiene ben cinquanta proposte relative al mercato interno, nel senso più ampio del concetto; eppure, non sono riuscita a rintracciarvi neppure un riferimento a un tema per cui mi adopero da diversi anni, ossia la creazione di condizioni uniformi per l’accesso ai servizi di media sul mercato unico. Mi riferisco alla promozione, su scala europea, del sottotitolaggio per i programmi televisivi, che agevola in misura significativa l’accesso dei non udenti ai media e favorisce l’apprendimento delle lingue straniere. Spero che la Commissione si occupi del tema nel prossimo futuro.

 
  
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  Othmar Karas (PPE), per iscritto. (DE) È un dato di fatto: l’atto per il mercato unico rappresenta una rivoluzione. È il programma di lavoro più concreto che questa Commissione abbia adottato, oltre a costituire il terzo progetto europeo di più ampia portata dopo il passaggio all’euro e l’allargamento dell’Unione. L’attuazione delle 50 proposte richiede maggiore dinamismo, incisività, coraggio e spirito europeista. Il mercato unico deve diventare il mercato interno di 500 milioni di cittadini, poiché assomma in sé il nostro potenziale di crescita, occupazione e competitività. Abbiamo ancora molti tesori da scoprire. Inoltre, il mercato unico trasformerà i cosiddetti contributori netti, come Austria e Germania, in beneficiari netti. Per sfruttarne appieno il potenziale, occorre liberare il mercato dai vincoli che lo limitano, abbandonando ogni forma di protezionismo e nazionalismo e scegliendo di concepire l’Unione europea come continente. Il raggiungimento di questo obiettivo dipende innanzi tutto da noi politici. Mettiamoci dunque al lavoro!

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE), per iscritto.(HU) Concordiamo tutti con l’obiettivo della Commissione europea di ottenere un’economia sociale di mercato competitiva. Le relazioni della Commissione recano proposte specifiche, intese a rafforzare il mercato unico. Confidiamo che vengano attuate. Secondo il Commissario Barnier, dobbiamo cogliere le occasioni che il mercato unico ci offre ma che finora sono rimaste inutilizzate. Infatti, sebbene possano essere enumerate varie innovazioni che hanno semplificato la vita dei cittadini europei, i mutamenti in atto a livello internazionale richiedono nuove misure. Il mercato unico può essere ulteriormente perfezionato. Sono del parere che i mercati debbano essere imprescindibilmente al servizio dell’economia e dei cittadini. I diritti di questi ultimi e le questioni economiche sono però affrontati in documenti distinti; si spera che tale scelta derivi dal desiderio di bilanciare questi due poli del mercato. L’Unione europea svolge un ruolo innegabile nell’avviare e coordinare il potenziamento del mercato unico. Ciononostante, senza un effettivo impegno degli Stati membri a favore dell’attuazione, dovremo attendere ancora a lungo prima di avere un sistema previdenziale solido, standard elevati in materia di istruzione e posti di lavoro competitivi. Malgrado alcuni dubitino della necessità di una consultazione aperta, ritengo che tutte le parti interessate debbano avere la facoltà di esprimersi su questo tema. Allo stesso modo, giudico positivamente la decisione di affrontare le questioni connesse al mercato unico nel quadro di un forum annuale dedicato. Gli interlocutori naturali di questo dialogo sono le istituzioni, gli Stati membri, le imprese e i cittadini: in altre parole, chiunque sia coinvolto nel mercato unico. Il forum sensibilizzerà inoltre i partecipanti sul ruolo del mercato interno nella nostra vita quotidiana.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto Gentile Presidente, onorevoli colleghi, condivido appieno il contenuto e le tempistiche dello Small Business Act. Il mercato unico rappresenta la forma più integrata del mercato comune, essendo più incentrato nel rimuovere le barriere fisiche (confini), tecniche (standard) e fiscali tra gli Stati membri. Esso rappresenta la chiave di volta dell'integrazione e della crescita sostenibile in Europa. L'attuale crisi economica ha ancora una volta sottolineato l'importanza del mercato unico per condurre al successo il progetto europeo. Si richiede inoltre una rinnovata determinazione politica per contrastare le tentazioni del nazionalismo economico e sviluppare appieno il proprio potenziale. La crisi ha acuito il rischio di un uso indebito degli aiuti di Stato per aiutare le aziende nazionali più importanti. La soluzione per rilanciare l'intera economia europea risiede piuttosto (ed é questa la ricetta del Mercato unico) nel rimuovere i persistenti ostacoli alla libera circolazione di merci, persone e servizi, nonché ad un trattamento paritario degli agenti economici e dei cittadini sul tutto il territorio dell'Unione.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D), per iscritto (CS) L’atto per il mercato unico è un’iniziativa che merita il nostro supporto. Vorrei comunque ricordare un problema che emerge in questo contesto e che non ritengo essere di marginale importanza: la strategia delle comunicazioni a lungo termine applicata non solo a questo documento, ma al mercato unico in generale. Al punto 48 della relazione, la Commissione afferma di aver implementato la consultazione e il dialogo con la società civile, prestano particolare attenzione per garantire che le opinioni dei consumatori vengano prese in debita considerazione. Se la Commissione è dunque dalla parte dei consumatori, deve fare molto di più prima di promuovere questa relazione attraverso i media. Nella Repubblica ceca e in Slovacchia, per esempio, l’introduzione di questo documento fondamentale purtroppo è completamente assente da qualsiasi canale mediatico. Sembra quasi che in questi paesi l’argomento non meriti alcuna attenzione. La campagna di sensibilizzazione sui benefici del mercato unico interno non deve essere portata avanti solamente a livello di istituzioni europee, ma deve essere maggiormente decentralizzata a livello nazionale e regionale. L’obiettivo principale deve essere posto sui benefici offerti dal mercato unico e sulla risoluzione dei problemi quotidiani dei consumatori del mercato interno, quali le commissioni bancarie, la comparazione dei prezzi dei beni, e così via. Invito quindi la Commissione a migliorare la sua strategia di comunicazione guardando al consumatore finale, in modo che i cittadini siano meglio informati in merito ai benefici del mercato unico.

 

18. Partenariati per l'innovazione (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sull'interrogazione orale al Consiglio dell'onorevole Merkies a nome del gruppo S&D, dell'onorevole Rübig a nome del gruppo PPE, dell'onorevole Chatzimarkakis a nome del gruppo ALDE, degli onorevoli Lamberts e Bütikofer a nome del gruppo Verts/ALE, dell'onorevole Tošenovský a nome del gruppo ECR e dell'onorevole Matias a nome del gruppo GUE/NGL, Partenariati per l'innovazione nell'ambito dell'iniziativa faro "L'Unione dell'innovazione" (O-0158/2010 - B7-0560/2010).

 
  
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  Judith A. Merkies, autore.(NL) Signor Presidente, il 90 per cento dell'opinione pubblica ritiene che l'innovazione ci darà un'economia più competitiva e più verde, e anche noi ne siamo convinti. Ad ogni modo, non è ancora sufficientemente chiara l'urgenza che deve rivestire la questione, in quanto il Consiglio europeo ha deciso di non discutere dell'Unione dell'innovazione fino a febbraio o a marzo del prossimo anno.

Perché? Sono forse già state risolte le principali sfide sociali urgenti? Sono già stati risolti i problemi dell'energia, delle materie prime e dell'invecchiamento della popolazione? No, questi problemi non sono stati risolti, motivo per cui dobbiamo affrontare e discutere della strategia per l'innovazione con urgenza. Sono molte le domande cui bisogna dare una risposta. Che cosa sono esattamente questi partenariati per l'innovazione? La strategia per l'innovazione che ha approntato l'Esecutivo è chiara, ma la domanda rimane aperta.

È stato indicato chiaramente che non vi saranno strumenti nuovi – o perlomeno non completamente nuovi – ma saranno migliorati quelli esistenti. Partendo dal presupposto che la sicurezza a lungo termine è un tema importante, idealmente vorremmo uno strumento ben funzionante dotato di una visione fino al 2020. In particolare, i partenariati per l'innovazione devono essere quanto più tangibili e chiari possibile, devono produrre un impatto reale, devono essere tecnologicamente neutri e vicini al mercato e devono avere un termine chiaro. Devono, inoltre, essere coinvolti, tutti i principali partner insieme all'industria, ai governi, agli istituti di ricerca e, soprattutto, devono essere coinvolti i cittadini, che sono la forza trainante dell'innovazione e sono un elemento chiave per il successo che essa deve conseguire.

È ottima cosa che si consolidino i punti di forza esistenti mediante l'"Invecchiamento attivo e sano" – in realtà sarebbe meglio vivere in maniera sana piuttosto che invecchiare in maniera sana – anche se, a ben vedere, l'invecchiamento sano comincia nel momento stesso del concepimento. Tutti i partenariati si devono caratterizzare per l'approccio efficiente e intelligente alle risorse naturali a cominciare dai problemi più urgenti: l'energia e l'esaurimento delle materie prime. È necessaria una maggiore innovazione in questo ambito.

A tal fine serve l'impegno pieno del Consiglio e ci vuole entusiasmo. Occorrono questi due ingredienti affinché l'innovazione produca effetti. Trincerarsi dietro i confini nazionali non è un'opzione. L'economia non si esaurisce con l'euro, con il settore bancario o con il patto di stabilità e di crescita. Serve occupazione in Europa e l'Europa deve conquistarsi una posizione migliore sulla scena mondiale. Come si possono centrare questi due obiettivi se non mediante l'innovazione?

 
  
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  Amalia Sartori , autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione contenuta nella comunicazione "L'Unione dell'innovazione", adottata il 6 ottobre scorso, è parte integrante della strategia UE 2020. L'iniziativa vuol essere una risposta concreta, efficace e sostenibile ai principali problemi della nostra società.

Tra le molte azioni proposte e i vari obiettivi che la Commissione si prefigge nel tentativo di dar vita a una vera e propria Unione dell'innovazione, uno degli elementi più innovativi è rappresentato dalle cosiddette partnership per l'innovazione. Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati è necessario scegliere le partnership giuste. A tal fine, la Commissione ha individuato una serie di sfide prioritarie che la nostra società dovrà affrontare nei prossimi anni e decenni. In merito a questa novità il Parlamento europeo ha scelto di esprimere una posizione nella risoluzione di cui io sono relatrice per il PPE. Dopo un breve negoziato, tutti i relatori dei vari gruppi politici hanno firmato una risoluzione, per cui non ci sono problemi da segnalare.

Tengo a sottolineare quanto il nostro contributo sia stato fondamentale al fine di ottenere che le due partnership che saranno lanciate dopo l'iniziativa pilota sull'invecchiamento in buona salute riguardino le città intelligenti, allo scopo di sostenere in diverse città europee esperimenti d'avanguardia volti a raggiungere gli obiettivi 20-20-20, e le materie prime non energetiche, poiché occorre fornire una risposta concreta alle grandi e difficili problematiche che interessano la società in questo campo.

Nei prossimi mesi un gruppo di lavoro interno alla Commissione deciderà i dettagli in merito a governance, finanziamento, criteri di selezione e budget delle iniziative che verranno lanciate con il primo partenariato.

 
  
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  Jorgo Chatzimarkakis, autore.(DE) Signor Presidente, che cosa prevede esattamente la politica europea per l'innovazione? Che cosa prevede la politica di ricerca europea? Se ci poniamo questo genere di domande e se le dovessimo rivolgerle ai comuni cittadini, per tutta risposta avremo solamente degli sguardi vuoti. Infatti, non è chiaro il valore aggiunto che produce la ricerca e l'innovazione in Europa. Per tale ragione siamo lieti che la proposta della signora Commissario Geoghegan-Quinn si apra con la definizione di innovazione. Che cos'è l'innovazione? L'innovazione comporta un profitto grazie a un prodotto o ad una licenza basata sulla conoscenza. È questo un elemento nuovo. Sono lieto che la Commissione abbia imboccato questa strada. Ad ogni modo, ora servono anche progetti più astratti, ma che possano essere compresi dall'opinione pubblica, in modo che i contribuenti europei capiscano che azioni vengono messe in atto in questa sede con il loro denaro. In proposito si può attingere ad un grande potenziale aumentando di due anni la durata della vita sana. Questo è un progetto che può essere compreso da tutti. Sono quindi lieto che il primo partenariato per l'innovazione sia volto proprio a conseguire questo obiettivo. Due ulteriori anni di vita sana: è un concetto facile da capire e che vale la pena di perseguire. Ne siamo a favore.

Tuttavia, tengo a precisare, come ha indicato anche l'onorevole Merkies, che, se guardiamo semplicemente agli strumenti esistenti, abbiamo l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET), la Comunità della conoscenza e dell'informazione (CCI), le Iniziative tecnologiche congiunte (ITC), il cosidetto programma per la competitività e l'innovazione (CIP) – sono tutti programmi che già esistono. Se dovessimo aggiungerne un altro, il quadro si complicherebbe tanto da diventare difficile da capire. Dobbiamo scongiurare un'ipotesi del genere. I partenariati per l'innovazione sono tesi a mettere ordine in questa situazione, facendo confluire tutto in un unico sistema. Per tale ragione daremo il nostro assenso, solo se l'iniziativa è destinata a chiarire il quadro a beneficio dei contribuenti. Dobbiamo sempre sapere qual è la risposta alla domanda: che cosa produce un maggiore valore aggiunto europeo? Laddove la risposta sarà adeguata, daremo il nostro pieno sostegno.

 
  
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  Evžen Tošenovský, autore. (CS) L'iniziativa della Commissione volta ad istituire un programma pilota nel contesto del partenariato per l'innovazione dedicato all'invecchiamento sano e attivo rappresenta senz'altro un passo interessante. A mio giudizio, il fatto che l'Esecutivo abbia scelto questo progetto pilota mostra quanto sia significativo il problema dell'invecchiamento per l'intera Unione europea. Nell'ambito di un progetto pilota il compito è assai arduo, poiché i metodi usati per conferire sicurezza ai cittadini più anziani divergono molto nell'UE. Le ragioni possono essere ricercate nei diversi percorsi storici dei singoli paesi e nelle diverse modalità con cui ogni paese si accosta a questo tema. È quindi interessante vedere in che modo la Commissione riesce a trovare un approccio veramente innovativo per risolvere un problema così complesso. Spero che la soluzione non rimanga solamente sotto forma di descrizione generale, ma che fornisca un aiuto reale in questo ambito.

Sono emerse altre due questioni in merito ai partenariati per l'innovazione nelle discussioni con i colleghi: le città intelligenti e le materie prime. Partendo dalle prospettive attuali e dai problemi identificati, siffatto approccio pare del tutto giustificato nel settore delle materie prime. Già oggi si sta intensificando la pressione sugli Stati membri affinché garantiscano l'approvvigionamento di materie prime, e il fenomeno con tutta probabilità è destinato ad amplificarsi. Il tema tocca sia l'energia che la produzione industriale. Esiste un'intera serie di problemi che riguardano le materie prime e molte commissioni parlamentari li devono regolarmente affrontare. Garantire la continuità dell'approvvigionamento e l'individuazione di nuove fonti rappresentano condizioni fondamentali per la crescita economica e per la salvaguardia della competitività futura dei paesi europei. Ovviamente le ricadute si avvertono a molti livelli, segnatamente nelle condizioni sociali dei cittadini dei singoli Stati membri. I regolamenti emendati in maniera sensibile, in cui viene data enfasi al risparmio invece che alla disponibilità delle materie prime, sicuramente diventeranno un fattore imprescindibile in futuro.

 
  
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  Marisa Matias, autore.(PT) Siamo qui oggi per discutere di una delle principali priorità che ci ha indicato la Commissione, ovverosia la politica di innovazione, che finalmente sta cominciando a prendere forma attraverso i partenariati per l'innovazione e mediante il progetto pilota sull'invecchiamento attivo e sano di cui parliamo oggi. Vi sono, però, numerosi aspetti che devono essere ancora definiti, in particolare bisogna chiarire e identificare i progetti futuri e fissarne le priorità. In ultima analisi, chi fisserà le priorità? Sulla base di quali criteri? Servono alcune risposte in questo senso.

Mi preme, tuttavia, formulare alcune osservazioni specifiche, soprattutto per quanto concerne il primo progetto che ci è stato presentato sull'invecchiamento attivo e sano. Il progetto è positivo, in quanto è opportuno concentrarsi su un segmento della popolazione che è particolarmente vulnerabile in un'Europa che invecchia sempre più e che è sempre più svantaggiata.

Nutro, però, dei dubbi, in quando trovo contraddittorio che sia presentato un progetto su questo tema, quando non siamo in grado di sostenere l'innovazione. In che modo possiamo prestare un sostegno? Su che base? È fattibile mettere in atto l'innovazione in una situazione come quella che stiamo attraversando, in cui lo Stato sociale viene attaccato in maniera persistente e sistematica, si riduce l'accesso all'assistenza sanitaria, vengono operati tagli sistematici ai servizi e si assiste ad un disinvestimento continuo in questo settore?

Il titolo della comunicazione che è stata presentata, l'"Unione dell'innovazione" per una maggiore occupazione, una migliore qualità della vita e una società migliore, è molto ambizioso. Personalmente la sottoscriverei molto volentieri, ma devo ammettere che è in conflitto con la tendenza in atto negli Stati membri in cui prevalgono i tagli e le misure di austerità. Ci può essere un'innovazione sostenibile solo in presenza di politiche pubbliche rigorose, sostenibili e impegnative. Altrimenti, si creerebbe solamente di un fuoco di paglia, con ben poca sostanza e ben poco da offrire alla gente.

 
  
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  Benoît Cerexhe, Presidente in carica del Consiglio.(FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, sono lieto per la possibilità che ci è stata data di discutere insieme di queste iniziativa faro "l'Unione dell'innovazione", in particolare del concetto dei partenariati per l'innovazione, che rappresenta senz'altro il fulcro della comunicazione che la Commissione ha pubblicato all'inizio di ottobre.

Naturalmente, a questo punto, il Consiglio è impegnato nell’esame della questione e sono in fase di preparazione le conclusioni del Consiglio “Competitività” del 26 novembre.

Come ricorderete, il 17 giugno il Consiglio europeo ha finalizzato la strategia Europa 2020. Uno dei principali traguardi definiti in questo contesto, e cito, consiste nel "migliorare le condizioni per l'R&D", in particolare allo scopo di portare i livelli di investimenti pubblici e privati nel settore al 3 per cento del PIL. Personalmente ritengo sia difficile prefigurare una soglia al di sotto del 3 per cento, un obiettivo che peraltro era già stato indicato nella strategia di Lisbona; ora però dobbiamo dotarci dei mezzi per centrarlo.

L'iniziativa faro "l'Unione dell'innovazione" presentata dalla Commissione si ricollega a siffatto obiettivo primario. La Presidenza belga ha cercato di affrontare questa grande questione per tempo. Il Consiglio ha tenuto un primo dibattito informale in merito a luglio e poi un dibattito ufficiale il 12 ottobre cui ha fatto seguito la proposta di conclusioni redatta dalla Presidenza, che ora è al vaglio e che, come ho già indicato, sarà discussa dal Consiglio "Competitività" del 25 e 26 novembre. Tengo ad enfatizzare che la Presidenza si è assicurata che i comparti della ricerca e dell'industria collaborino strettamente in questo ambito, e infatti si stanno materializzando risultati eccellenti. A luglio si è tenuto un Consiglio congiunto, che dovrà emettere conclusioni congiunte alla fine di novembre.

Inoltre, la comunicazione della Commissione come pure il lavoro del Consiglio "Competitività" costituiranno il materiale per preparare il dibattito sulla ricerca e l'innovazione, che è previsto in seno al Consiglio europeo entro la fine dell'anno.

Capirete quindi che, in attesa dell'impeto strategico dei capi di Stato e di governo, come presidente del Consiglio "Competitività", devo essere cauto nelle mie dichiarazioni. Ad ogni modo, consentitemi di enfatizzare che il tema dell'innovazione, o piuttosto il triangolo della conoscenza in senso più ampio (istruzione – ricerca – innovazione), ovviamente non è un concetto del tutto nuovo, né per il Consiglio né per il Parlamento.

In Consiglio il tema figura regolarmente all'ordine del giorno del Consiglio "Competitività" sotto il titolo generale dell'area di ricerca europea. Mi riferisco, in particolare, alla visione 2020 per l'area di ricerca europea del dicembre 2008 e alle conclusioni più recenti dal titolo "Creare un'Europa innovativa", approvate a maggio sotto la Presidenza spagnola. Senza stilare un elenco esaustivo, ricordo anche le grandi direttrici d'azione del Consiglio.

Prima di tutto, le iniziative devono riguardare tutti i tipi di innovazione nel pubblico e nel privato.

Secondariamente dobbiamo gettare le fondamenta affinché le voci di bilancio diventino più corpose per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione.

In terzo luogo gli appalti pubblici hanno il potenziale, che rimane ampiamente non sfruttato, di sostenere l'innovazione mediante prodotti, processi e servizi innovativi.

In quarto luogo le innovazioni non tecnologiche, anche in relazione alla progettazione, ai servizi e alla creatività culturale, sono altresì fattori importanti.

In quinto luogo, per sfruttare le azioni per la ricerca, ci vuole una gestione efficace e una tutela della proprietà intellettuale, assicurando al contempo che le innovazioni scientifiche e tecnologiche vengano effettivamente diffuse.

Infine le politiche ed i programmi per la ricerca e lo sviluppo nonché gli strumenti associati devono essere semplificati e razionalizzati, come è stato indicato nuovamente quest'oggi. Sono lieto di notare un'ampia convergenza di vedute con la posizione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, esposta nella relazione dell'onorevole Carvalho. I partenariati per l'innovazione non devono comportare ulteriori complessità, ma devono innestarsi nel processo di semplificazione.

La dimensione regionale è altresì essenziale per l'innovazione. In proposito la politica europea per l'innovazione deve garantire che i fautori dell'innovazione, comprese le piccole e medie imprese, ricevano un sostegno adeguato anche a livello regionale.

Il fattore umano è al cuore della ricerca e dello sviluppo. L'Europa deve sviluppare una maggiore capacità di trattenere i propri ricercatori e di attirare talenti da paesi terzi.

Dopo aver formulato queste considerazioni di carattere generale ora passo a rispondere alle quattro interrogazioni specifiche che mi avete rivolto.

Per quanto concerne il numero di tematiche dei partenariati per l'innovazione, benché non sia ancora stata raggiunta una decisione, il Consiglio sembra in qualche misura convenire sul fatto che dobbiamo cominciare con un progetto pilota. La Commissione aveva proposto che il progetto sull'invecchiamento fosse avviato all'inizio del 2011. Inoltre la comunicazione dell'Esecutivo indica una serie di altre materie per cui sarebbe disposto a presentare delle proposte nel 2011, e alcuni deputati ne hanno accennato alcune. Per definizione, un progetto pilota può cominciare su base sperimentale e senza necessariamente dover attendere che tutte le condizioni siano predefinite.

La scelta dei temi dei partenariati futuri rappresenta uno degli argomenti principali di cui stiamo discutendo in seno al Consiglio e in questo contesto cito l'iniziativa avviata dal Consiglio nel 2008 per la programmazione congiunta della ricerca in Europa in risposta alle grandi sfide sociali. All'epoca erano già stati definiti i criteri che certamente saranno utili anche per i partenariati per l'innovazione: la portata della sfida a livello europeo, l'impegno autentico degli interlocutori, il valore aggiunto europeo e la possibilità di trasformare i risultati della ricerca in benefici per i cittadini europei e per la competitività europea. Pertanto intravedo un'ampia convergenza tra le precedenti linee guida del Consiglio e le condizioni generali proposte dalla Commissione nella sua comunicazione.

Inoltre, nelle discussioni che abbiamo avuto finora, i miei colleghi spesso hanno sottolineato la necessità di un approccio dal basso verso l'alto, soprattutto per l'identificazione delle materie, per promuovere sistemi semplici e diretti, per soddisfare la necessità di cooperare con il settore privato, segnatamente con le piccole e medie imprese, e per ottimizzare gli strumenti finanziari esistenti.

Ora passo alle tempistiche e ai principi di governance che con tutta probabilità potrebbero essere i temi più importanti e più delicati. Le parole chiave saranno senz'altro "valore aggiunto", "coerenza", "flessibilità" e "semplicità". Non vi deve essere assolutamente alcun modello unico prestabilito. Sono state assunte diverse iniziative per illustrare i concetti, tra cui un seminario organizzato alcuni giorni fa, il 27 ottobre, dalla Presidenza belga in cooperazione con la Finlandia e con la Commissione. Per quanto attiene al calendario, il concetto di urgenza è ben presente nella strategia Europa 2020. Di conseguenza, la stessa urgenza permea anche le iniziative che ne discendono. A tale scopo la Commissione ha redatto proposte ambiziose, ma le risorse sono limitate. Pur preservando l'ambizione, dobbiamo mantenere un controllo sul processo e dobbiamo trarne i debiti insegnamenti per tempo.

Concluderò, signor Presidente, onorevoli deputati, con il tema del miglioramento della governance dei partenariati a livello nazionale. Questo tema si annovera tra le molte considerazioni riguardanti la governance dei partenariati, per cui non esiste alcun modello precostituito, tanto meno un modello unico. Devono essere tenute in considerazione le situazioni oggettivamente diverse dei vari Stati membri. Devono essere coinvolti tutti gli interlocutori dei vari Stati membri: a livello europeo, nazionale e regionale, compreso il settore pubblico e il settore privato.

Signor Presidente, onorevoli deputati, sono convinto che la ricerca e l'innovazione non siano un'opzione per l'Europa, ma una necessità, se vogliamo una soluzione a lungo termine tesa a proteggere il modello sociale e la sostenibilità dell'ambiente. Pertanto esprimo apprezzamento per l'attenzione continua che il Parlamento dedica a queste tematiche, in particolare ho apprezzato il primo intervento del dibattito sul piano per l'innovazione. A mio parere, il vostro contributo è tanto più cruciale, poiché la congiuntura costringe gli Stati membri a compiere scelte difficili laddove, invece, è necessario proteggere la ricerca e lo sviluppo come investimento per il futuro e posso assicurarvi che informerò il Consiglio in merito ai contenuti di questo dibattito, rimanendo sempre a vostra disposizione.

 
  
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  Reinhard Bütikofer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, vorrei sapere se il Consiglio ha più tempo di parola stasera. È assai scortese da parte del Presidente in carica del Consiglio parlare il doppio del tempo rispetto alla somma dei tempi di parola del Presidente Barroso e del Presidente Van Rompuy, pur sapendo che vi sono altri punti importanti da discutere. Forse potrebbe essere un po' più conciso.

 
  
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  Ioannis A. Tsoukalas, a nome del gruppo PPE.(EL) Signor Presidente, mi preme mettere in luce l'enorme occasione che ci viene data dai partenariati per l'innovazione dinanzi al disperato bisogno di sviluppo economico e sociale dell'Unione europea e dinanzi al grave rischio che si innescherebbe se questo strumento fosse usato in maniera scorretta, in quanto si accentuerebbero le divisioni tra Stati membri nel comparto della ricerca e dell'innovazione.

Mi riferisco in particolare alle difficili condizioni economiche in cui versano diversi paesi membri dell'UE, a cominciare dal mio, e ribadisco l'osservazione che ha formulato la collega, onorevole Matias. Numerosi paesi in Europa meridionale e in altre regioni si trovano alle prese con una situazione economica difficilissima, in cui il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione chiedono di operare tagli sostanziali in ogni comparto della spesa pubblica, annientando praticamente l'investimento pubblico nella ricerca. In tali circostanze ovviamente potrebbero prodursi grosse turbative nello sviluppo tecnologico e nell'innovazione, visto che questi settori sembrano essere all'ultimo posto nei piani di salvataggio dei governi nazionali.

I tagli imposti a questi paesi in tutti i comparti, insieme alla fuga dei cervelli – per cui si assiste ad un esodo dei lavoratori specializzati – ed il finanziamento insufficiente delle università e dei centri di ricerca comportano una deformazione del triangolo della conoscenza, come è stato detto prima, che diventa quindi un triangolo isoscele.

La situazione viene esacerbata dalle circostanze contingenti, dall'andamento attuale delle università europee. Ad esempio, secondo il supplemento del Times sull'istruzione superiore, pubblicato qualche giorno fa, 82 università tra le prime 200 al mondo sono europee, di cui 80 si trovano nei paesi dell'Europa settentrionale, mentre solo 2 sono in Europa meridionale, in Spagna più precisamente.

Chiedo pertanto alla Commissione europea, all'Unione europea e al Parlamento europeo di indicare come intendono affrontare il divario che si sta creando tra il nord d'Europa innovativo ed il sud.

 
  
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  Teresa Riera Madurell, a nome del gruppo S&D.(ES) Signor Presidente, la Commissione ha varato la sua proposta sull'Unione dell'innovazione in concomitanza con la proposta sulla politica industriale, perché, al fine di garantire una crescita intelligente e sostenibile, foriera di occupazione e di sostenibilità, l'UE deve senz'altro migliorare la propria capacità d'innovazione.

Partendo da questa convinzione, il nostro gruppo si è assunto la responsabilità di entrambe le iniziative. Come coordinatrice, sono persuasa che, con la cooperazione di tutti, il Parlamento contribuirà a trovare delle soluzioni a queste nuove sfide: soluzioni atte a mantenere un equilibrio tra tematiche economiche, sociali e ambientali in modo da realizzare un'Europa più verde e più intelligente con una maggiore coesione sociale.

Siffatto contributo comincia oggi con questa risoluzione, in cui si indicano, prima che il Consiglio prenda la sua decisione, le materie che devono essere affrontate in via prioritaria, come la cooperazione per l'innovazione, enfatizzando al contempo che il successo dipende dalla nostra capacità di coinvolgere aziende innovatrici oltre che le università ed i centri di ricerca.

 
  
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  Zbigniew Ziobro, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, l'Europa deve svilupparsi e l'innovazione è la via migliore per superare la crisi attuale. L'annuncio dell'aumento dei finanziamenti per l'investimento nella ricerca e dello sviluppo al 3 per cento del PIL dell'Unione ha configurato un fattore decisivo per avviare un cambiamento per il meglio. Oltre alla flessibilità delle norme sull'avvio delle nuove aziende, gli incentivi fiscali e la semplificazione delle procedure per la registrazione dei brevetti, sono i fattori finanziari, in particolare, ad essere i principali propulsori dello sviluppo.

Senza assistenza esterna, le imprese non sarebbero in grado di finanziare i costi elevati di una ricerca che, per giungere a compimento, richiede oltretutto diversi anni. Ad ogni modo, sussiste un problema: i fondi erogati dal bilancio dell'Unione europea spesso non sono sufficienti da soli e le aziende sono costrette ad investire enormi capitali attingendo alle risorse proprie. Vista la situazione, le imprese dell'Europa centro-orientale non si trovano in una situazione favorevole. Essendo prive di risorse endogene, non hanno la possibilità di accedere ai fondi del bilancio statale e non possono nemmeno richiedere i finanziamenti comunitari. Questa situazione, che si osserva anche in altri comparti, sta provocando un'accumulazione di risorse nelle regioni ricche dell'Unione europea, accentuando le sperequazioni nel campo della ricerca e dello sviluppo.

Il Presidente della Commissione europea ha affermato che senza solidarietà l'Unione europea non esisterebbe. Da questo nasce la mia domanda: come intende la Commissione rafforzare l'innovazione nei nuovi Stati membri dell'Unione? Questi paesi possono contare su risorse finanziarie più cospicue per colmare più rapidamente il ritardo rispetto ai vecchi Stati membri?

 
  
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  Hermann Winkler (PPE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'Unione dell'innovazione, la Commissione europea si sta muovendo nella giusta direzione. Ho letto con piacere che l'Esecutivo ha accettato molte delle istanze che erano state avanzate nella relazione sull'innovazione del settembre 2010 che è stata approvata dalla commissione per l'industria, la ricerca e l'energia. Conveniamo sul fatto che l'Unione europea debba sfruttare il suo potenziale di innovazione in maniera molto migliore in futuro, anche per tenere il passo con paesi che sono forti sul fronte dell'innovazione, come Stati Uniti e Giappone, oltre che con le economie emergenti, come la Cina. Tuttavia, l'Unione dell'innovazione avrà successo solo se viene attuata di concerto con gli Stati membri e con le regioni. A tale scopo la Commissione intende avvalersi anche dei partenariati per l'innovazione, che sono l'oggetto del nostro dibattito odierno e dell'interrogazione che i vari gruppi hanno presentato congiuntamente.

Ad ogni modo, desidero esprimere un monito affinché non vengano creati duplicati. L'idea dei partenariati per l'innovazione non è ancora stata delineata in maniera del tutto chiara. Nemmeno le dichiarazioni del Consiglio sono servite per avere un chiarimento definitivo. L'idea dei partenariati per l'innovazione, però, ha delle similitudini con gli strumenti già esistenti, come le piattaforme tecnologiche del settimo programma quadro di ricerca e le Comunità della conoscenza e dell'informazione (CCI) all'interno del quadro dell'Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia. In proposito devono assolutamente essere create e sfruttate delle sinergie e deve essere applicato un approccio uniforme.

 
  
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  António Fernando Correia De Campos (S&D).(PT) Esprimiamo apprezzamento per gli sforzi profusi dalla Commissione affinché la ricerca e l'innovazione si collochino in cima all'agenda politica. Auspichiamo che sia approntata una strategia integrata tesa a rendere l'ecosistema europeo per l’innovazione più efficace e produttiva al servizio di un'economia sostenibile. I partenariati europei per l'innovazione si sono posti come uno strumento e le principali sfide per cui sono stati concepiti sono sufficientemente ampie da scongiurare qualsiasi polemica. Ad ogni modo, non si capisce come saranno definite le priorità sussidiarie e come sarà determinata la preponderanza di ciascuna disciplina all'interno dei vari ambiti. Che grado di trasparenza ci si può aspettare al fine di favorire la partecipazione degli interlocutori? In che modo si medierà tra interessi contrastanti? Che ruolo avranno la Commissione, gli Stati membri e le regioni? Come sarà strutturato il sistema di responsabilità in un quadro così complesso? Quale sarà l'entità finanziaria dei partenariati? Signor Presidente, la Commissione ed il Consiglio devono garantire eccellenza nell'attuazione, un fattore che non può essere dato per scontato visto che il primo partenariato pilota prevede un periodo di prova di pochi mesi.

 
  
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  Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE).(ES) Signor Presidente, plaudo al fatto che vi sia innovazione, che vi sia un'attenzione per l'innovazione e che vi sia anche il partenariato, ma devo anche aggiungere che non si sa esattamente cosa implichi la proposta di cui stiamo discutendo. Si parla di un'iniziativa, ma nessuno ce ne ha illustrato i contenuti, la formula o il modello che vi soggiace.

Prima di tutto, se vogliamo essere efficienti, come hanno affermato alcuni colleghi in Aula oggi, dobbiamo analizzare i risultati conseguiti mediante gli istituti per la formazione e l'informatica a livello europeo (IETI), i partenariati e le piattaforme. Partendo dall'esperienza conseguita con il settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, dobbiamo compiere una valutazione oggettiva, anche mediante un'analisi esterna, in merito ai risultati.

In alcuni casi abbiamo osservato che gli IETI, ad esempio, sono caduti sotto il dominio delle grandi società, mentre le piccole imprese sono state, per l'ennesima volta, escluse.

Devono essere approntate politiche e formule per l'innovazione in modo da favorire la partecipazione delle piccole imprese, magari talvolta mediante organismi intermediari che possano aiutarle a finanziare i progetti o a metterli in atto. Non possiamo, però, continuare come stiamo facendo adesso, escludendo le piccole imprese.

In secondo luogo, dobbiamo considerare la necessità di innovazione nell'amministrazione. In altre parole, dobbiamo pensare all'innovazione nella gestione dell'innovazione stessa. Infatti, il mercato guida l'innovazione, ma l'amministrazione non è abituata a seguire il mercato, che in realtà ha un ritmo molto più rapido.

Pertanto dobbiamo impegnarci di più nella costruzione di capacità, innovando, e dobbiamo innovare l'amministrazione della ricerca per gestirla e aiutare le imprese a lavorare in questa iniziativa molto difficile e complessa in futuro. Ovviamente dobbiamo includere il sistema bancario ed i rischi che esso comporta, che non devono essere trasferiti sui cittadini europei.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) L'articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo stabilisce che tutti hanno il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, a fruire delle arti e a prendere parte al progresso scientifico e ai benefici che ne derivano. La ricerca europea deve identificare le soluzioni alle principali sfide che la società deve affrontare: l'invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico, l'approvvigionamento energetico e l'efficienza energetica, la carenza di materie prime e la sostenibilità dello sviluppo economico e sociale.

Per consentire all'Unione europea di sviluppare la propria capacità innovativa, che è vitale per la competitività, dobbiamo definire la politica per l'innovazione coniugandola con la politica industriale dell'UE. È solo sviluppando la capacità di produzione e, per estensione, creando posti di lavoro sostenibili nell'Unione europea, che riusciremo a sviluppare la capacità innovativa dell'Unione nel lungo termine. Al contempo l'impatto dell'innovazione sulla società dipende dal grado di diffusione dei benefici degli avanzamenti scientifici. Per realizzare l'Unione dell'innovazione, serve un nuovo partenariato in modo da garantire l'istruzione e l'accesso dei cittadini ai benefici che discendono dal progresso scientifico.

 
  
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  Danuta Maria Hübner (PPE).(EN) Signor Presidente, negli ultimi anni si parla molto di innovazione. Essa è ormai incarna uno strumento politico che ci consentirà di risolvere tutti i nostri problemi, quindi si sono create grandissime aspettative che noi dobbiamo soddisfare. Ad ogni modo, è giunto anche il momento di essere più pragmatici.

L'innovazione può senz'altro svolgere un ruolo fondamentale per rinvigorire la crescita nell'economia europea, ma, a tale scopo, dobbiamo compiere uno sforzo concreto, forte e congiunto tra pubblico e privato. Questa azione deve essere tesa a migliorare le condizioni quadro e l'accesso ai finanziamenti, ricentrando la politica per l'innovazione. A prescindere da tutto, il fattore che più conta adesso è il tempo, e dobbiamo passare con rapidità e determinazione dall'ambizione all'azione, identificando i fattori che ostacolano l'innovazione in Europa e ovviarli. Prima di tutto, dobbiamo definire nuovi strumenti politici efficaci.

I partenariati europei per l'innovazione possono essere uno strumento, e potenzialmente possono essere uno strumento eccellente. Dobbiamo agire con urgenza e mettere in atto i primi partenariati europei per l'innovazione. Il nostro approccio deve basarsi sull'assunto: "apprendere dall'azione", e dobbiamo attingere alle buoni prassi invalse in Europa.

Oggi l'innovazione di norma nasce all'interno di un sistema apposito ben funzionante in cui le regioni svolgono una funzione fondamentale. Di conseguenza, dobbiamo imprimere un'accelerazione e dirigerci verso un'economia basata sull'innovazione, sfruttando appieno il potenziale dell'investimento nell'innovazione dell'attuale politica per la coesione che è dotata di 85 miliardi di euro ed il futuro impegno post-2013 per la crescita intelligente. La politica di coesione può catalizzare l'innovazione in tutti gli Stati membri e in tutte le regioni.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D).(LT) La politica per l'innovazione e la realizzazione dei progressi tecnologici devono diventare un fattore decisivo, non solo in relazione alla messa in atto della strategia Europa 2020, ma anche per la crescita e la competitività future dell'Unione stessa. L'attuazione di praticamente tutte le aree politiche dell'Unione europea – per aumentare l'efficienza energetica, instaurare un'economia che produce meno inquinamento, ridurre l'impatto negativo del cambiamento climatico e garantire lo Stato sociale e la creazione di occupazione – dipende direttamente dal grado di efficacia nell'attuazione della politica per l'innovazione. L'Europa ha bisogno di una politica per l'innovazione integrata, che può realizzarsi con successo solo mediante una cooperazione coordinata sul piano regionale, nazionale ed europeo. Il partenariato europeo per l'innovazione rappresenta un grande passo in avanti verso una politica per l'innovazione meglio coordinata, atta a consentire la realizzazione di risultati migliori nel comparto della competitività, contribuendo a velocizzare il progresso per l'intera Unione in futuro.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un momento di ristrettezze finanziarie pubbliche, investire nell'innovazione può essere la chiave di volta dell'Europa per uscire dalla crisi.

In passato l'Europa ha avuto un ruolo guida nell'innovazione. Infatti, molte innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la telefonia mobile, sono state avviate proprio nel nostro continente. Il grande potenziale tecnologico e il capitale umano europeo vanno valorizzati con un forte coordinamento tra le azioni dell'Unione europea e quelle degli Stati membri per evitare duplicazioni e per ottimizzare gli investimenti. Occorre adottare un approccio all'innovazione più strategico e più coordinato, per cui i partenariati tecnologici sono un ottimo strumento.

Vorrei chiedere al Consiglio quali azioni intende intraprendere per rendere i partenariati più dinamici e come possono diventare volano per l'economia reale.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(GA) Signor Presidente, sicuramente ci troviamo dinanzi ad una grande sfida e dobbiamo urgentemente trovare nuove modalità per risolvere tutti questi problemi.

(EN) Qualche settimana fa ho avuto il privilegio di presiedere la presentazione del GE Innovation Barometer all'interno del quale è stata condotta una ricerca tra diversi interlocutori. Sono emersi due fattori chiave: il 90 per cento degli intervistati crede che l'innovazione sia la leva principale per conseguire un'economia più forte, più competitiva e maggiormente rivolta all'ambiente, mentre l'83 per cento ritiene che i partenariati tra pubblico e privato siano essenziali per sviluppare un'Europa più competitiva.

Siamo pertanto lieti che si svolga questo dibattito. Proprio oggi ho tenuto un pranzo con dei membri del Consiglio e della Commissione e con alcuni deputati proprio sul tema dei partenariati per l'innovazione. Com'è stato detto, essi rappresentano la chiave per il futuro, se vogliamo conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, il 3 per cento del PIL, e soprattutto se vogliamo assicurarci il capitale per l'investimento che è altresì essenziale.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) Esprimo apprezzamento per la proposta della Commissione sul varo del primo partenariato europeo per l'innovazione. Affinché tutti gli Stati membri possano prendere parte all'innovazione, l'Unione europea deve assumere un ruolo più attivo in modo da orientare il flusso di investimenti necessario a contrastare gli squilibri tra Stati membri che si concretizza nelle risorse a sostegno delle infrastrutture e dell'amministrazione. Deve essere assegnata un'attenzione particolare per garantire un livello elevato di coesione tra Fondi strutturali, finanze pubbliche degli Stati membri e contributi privati.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki (ALDE).(FI) Signor Presidente, oggi la parola d'ordine è "innovazione". L'innovazione viene percepita come una sorta di bacchetta magica. Dobbiamo ricordare, però, che essa non può ribaltare da un momento all'altro la situazione in cui ci troviamo. Ci vogliono in media dieci anni per portare sul mercato le nuove invenzioni in un contesto in cui oltretutto sono lievitati considerevolmente i costi connessi all'invenzione di nuovi prodotti e della relativa commercializzazione.

L'Europa pertanto deve veramente investire nella ricerca congiunta e nel mercato interno senza aspettarsi risultati troppo facili. Le innovazioni si materializzano nel tempo. Se la ricerca sarà dotata di un finanziamento adeguato ed i ricercatori godranno della necessaria autonomia, si avranno dei risultati. Ma l'innovazione non è una bacchetta magica.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) La sfida di questa iniziativa, "l'Unione dell'innovazione", che la Commissione ha definito come iniziativa faro, deve avere una portata più ampia. Non deve essere un fuoco di paglia a fini elettorali, ma va integrata in una vera e propria politica di sviluppo e di progresso sociale. In questo ambito l'innovazione può essere uno strumento importante, sempre che sia adeguatamente sostenuta, anche finanziariamente, e si configuri come un fattore essenziale nelle politiche pubbliche.

Sin dall'inizio il progetto pilota nel campo dell'invecchiamento attivo e sano si prefigura come un valido esempio rispetto a quanto ho detto poc'anzi. Esso produrrà effetti significativi, a condizione che sia accompagnato da politiche pubbliche volte a garantire l'accesso universale all'assistenza sanitaria di buona qualità, pensioni decenti, protezione sociale, attrezzature e servizi di sostegno per gli anziani affinché essi possano avere una vita decorosa. Senza questo elemento il progetto avrà un destino fugace tra le politiche neoliberiste e le misure di austerità, che ostacolano la ricerca e compromettono la qualità della vita dei cittadini, soprattutto quelli anziani. Pertanto chiedo: che cosa intende fare la Commissione affinché l'iniziativa non sia destinata ad essere solamente un fuoco di paglia?

 
  
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  Iosif Matula (PPE).(RO) Allo scopo di centrare gli obiettivi della strategia Europa 2020, si punta a conseguire un'economia sostenibile, intelligente e inclusiva mediante il sostegno alla ricerca e all'innovazione. Le iniziative in questo comparto devono essere avviate ad ogni livello, anche nell'ambito della cooperazione transnazionale con altre regioni dell'UE.

Tengo a sottolineare l'importanza dell'approccio dal basso verso l'alto nell'innovazione. Infatti è difficile trasporre nella realtà le soluzioni innovative prodotte dalle istituzioni accademiche o dalle imprese a causa della mancanza di informazioni o a causa delle difficoltà economiche. Le autorità regionali possono innalzare il profilo di questi "innovatori dormienti", come sono stati definitivi, sostenendoli mediante programmi di assistenza e di partenariato all'interno della politica di coesione. I partenariati possono essere volti a migliorare la consistenza dell'innovazione, rafforzare le relazioni tra promotori e beneficiari oltre che a promuovere le buone prassi in questo ambito.

Nel corso della visita che la commissione per lo sviluppo regionale ha compiuto la settimana scorsa in Romania sono stati presentati dei progetti in tema di ricerca e di innovazione che sono stati elaborati dalle istituzioni accademiche della regione occidentale, che io rappresento. Il successo di queste iniziative dipende proprio dall'istituzione di partenariati affidabili.

 
  
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  Benoît Cerexhe, Presidente in carica del Consiglio.(FR) Signor Presidente, ringrazio sinceramente il Parlamento per l'interesse che ha espresso per il tema dell'innovazione. Il vostro sostegno è essenziale affinché il programma per l'innovazione possa essere messo in atto con urgenza e senza indugi in modo da poter meglio affrontare le sfide interne, intensificano al contempo la nostra competitività esterna.

La Presidenza ha lavorato in tempi molto stretti, considerando che la Commissione ha presentato la sua proposta il 6 ottobre 2010. Ed ora stiamo già preparando le conclusioni per la riunione del Consiglio del 26 novembre. Tutti sanno che la ricerca e l'innovazione sono fondamentali, soprattutto se vogliamo uscire dalla crisi.

Per quanto concerne la scelta dei partenariati, ho sottolineato l'importanza del primo tema come progetto pilota volto a determinare la fattibilità del modello e credo che questo primo progetto pilota sia veramente in grado di catalizzare il sostegno pubblico in Europa, come è stato detto prima.

In quanto ad altri possibili comparti, la Commissione ne ha indicati una dozzina, mentre l'approccio nel Consiglio punta ad enfatizzare la necessità di un approccio inclusivo dal basso verso l'altro con garanzie molto chiare e definite del Consiglio stesso affinché non vi siano sovrapposizioni, strati di difficoltà o programmi aggiuntivi. Altrimenti andremo contro il nostro obiettivo di semplificazione.

In merito al problema del bilancio, sappiamo che i bilanci per la ricerca sono sotto pressione. A mio avviso, le nostre priorità comuni devono essere il divario tra nord e sud, com'è stato indicato prima, oltre che l'eccellenza. Siffatte priorità devono essere riprese nelle sinergie tra strumenti europei, segnatamente tra il programma quadro ed i Fondi strutturali.

Infine, il Consiglio è del tutto consapevole del fatto che le piccole e medie imprese hanno bisogno di un sostegno maggiore. Esse non hanno avuto un accesso sufficiente al precedente programma quadro e quindi ci stiamo adoperando al massimo per semplificare le cose e garantire un accesso più agevole ai finanziamenti e alle condizioni quadro per le piccole e medie imprese.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sette proposte di risoluzione(1) ai sensi dell'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 11 novembre 2010.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale


19. Rafforzamento dell'OSCE - Ruolo dell'Unione europea (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la dichiarazione del Consiglio sul rafforzamento dell'OSCE e sul ruolo dell'Unione europea.

 
  
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  Olivier Chastel, in sostituzione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ho l'onore di parlare al vostro cospetto a nome dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Baronessa Ashton.

Come sapete, tra tre settimane i capi di Stato e di governo dei 56 Stati membri dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) si riuniranno ad Astana. La data – a 35 anni dall'Atto finale di Helsinki, a 20 anni dalla Carta di Parigi e a 11 anni dal vertice di Istanbul – e la scelta del luogo, il Kazakstan, testimoniano l'importanza dell'evento.

L'OSCE sta cercando un nuovo impeto. Alcuni hanno espresso dubbi circa la pertinenza dell'organizzazione. Le controversie tra Stati membri, l'incapacità di superare le vestigia del periodo successivo alla guerra fredda, i conflitti congelati infatti ne hanno gradatamente provocato la paralisi, compromettendone la credibilità. L'appello lanciato nel giugno 2008 dal Presidente Medvedev, in cui si chiedeva la riforma dell'architettura di sicurezza europea sulla base di un trattato, oltre ad aver ricevuto una risposta positiva, ha altresì rivitalizzato il dialogo in seno all'OSCE e ha dato avvio al processo di Corfù. I dibattiti che sono stati avviati dall'OSCE, senza escludere altri consessi che si occupano di sicurezza, hanno contribuito a ripristinare la fiducia. L'Unione europea ed i suoi Stati membri hanno svolto un ruolo centrale in proposito, un ruolo che è stato altresì messo in luce e supportato dalla proposta di risoluzione dell'onorevole Rouček. La conferenza di revisione, la cui fase finale si svolgerà ad Astana, funge quindi da base per l'articolazione del vertice successivo.

I nostri rappresentanti a Vienna attualmente sono impegnati nei negoziati sul documento conclusivo che sarà presentato ai vari capi di Stato e di governo. Questo documento consta di tre elementi. Innanzi tutto riafferma i principi, le norme e gli impegni dell'OSCE. In secondo luogo delinea le sfide comuni che dobbiamo affrontare e le nostre priorità. E infine contiene un fattore fondamentale per l'Unione europea: un piano d'azione. Il documento finale deve essere sufficientemente chiaro in modo da poter essere compreso da tutti i nostri concittadini.

L'obiettivo dell'Unione europea, che viene condiviso da altri Stati membri dell'OSCE, consiste nel ristabilire l'OSCE come comunità per la sicurezza per l'intera regione euro-atlantica ed euro-asiatica, una comunità unita senza linee di divisione, i cui cittadini vivono in libertà e in pace, in cui le controversie vengono risolte in maniera pacifica e in cui vige il rispetto dei principi, delle norme e degli impegni condivisi che formano l'acquis dell'OSCE. È questo l'obiettivo che il vertice si deve prefissare, il mandato che deve realizzare, mentre il piano d'azione si configura come la mappa da seguire.

Com'è stato evidenziato nella proposta di risoluzione, per salvaguardare il concetto cooperativo globale di sicurezza che caratterizza l'OSCE e la rende unica, il piano d'azione deve conseguire un equilibrio tra le tre dimensioni. L'Unione europea dovrà assicurarsi che il piano d'azione rispecchi le priorità enunciate dai ministri degli Esteri nella riunione del giugno 2010 in tutte e tre le dimensioni.

Per quanto attiene alla dimensione politico-militare, sono stati compiuti progressi incoraggianti nei dibattiti sul documento di Vienna in merito alle misure atte a creare fiducia e sicurezza. Alcuni possono essere attribuiti al vertice. Per quanto riguarda il trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFE), è imperativo ripristinarne la fattibilità. I negoziati sono a buon punto ed ora tocca ai capi di Stato e di governo infondere l'impeto necessario affinché possano continuare.

Devono essere rafforzate le capacità dell'OSCE in tutte e tre le dimensioni in modo da consentirle di adempiere meglio al proprio ruolo che attiene all'allerta precoce, alla prevenzione dei conflitti, alla risoluzione delle crisi e alla ricostruzione.

Le proposte concrete avanzate dall'Unione e dai suoi partner sono in via di discussione. Creare una comunità per la sicurezza significa risolvere la questione problematica dei conflitti in Transnistria, in Nagorno-Karabakh e in Georgia, che possono sempre sfociare in conflitti aperti, come hanno dimostrato i fatti del 2008. La mancanza di progressi infatti sta minando la fiducia. Il vertice deve quindi fornire l'occasione per assumere un impegno politico comune verso la risoluzione di questi conflitti e intensificare gli sforzi in siffatta direzione, consolidando l'impegno in una road map.

Una volta risolta questa questione, l'OSCE deve guardare al futuro e unire la propria azione a quella di altre organizzazioni internazionali che si occupano di tematiche analoghe in modo da poter contrastare nuove minacce transnazionali. Sono minacce note a tutti, quindi non devo certo elencarvele. L'Unione europea inoltre spera che la questione della sicurezza energetica venga affrontata nell'ambito della risoluzione dei conflitti.

All'interno dell'OSCE deve essere conferito un nuovo impeto alla dimensione economica e ambientale. devono esserci un impegno maggiore per il buongoverno e la trasparenza e deve esserci maggiore certezza in merito alle modalità atte ad affrontare la sfida alla sicurezza posta dall'approvvigionamento energetico nel contesto del cambiamento climatico.

I diritti umani, le libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto sono i fondamenti dei valori e dei principi sui cui si baserà la comunità per la sicurezza. Riaffermane la validità non è abbastanza. È fondamentale rafforzarli e consolidarne l'attuazione. Ai capi di Stato e di governo saranno presentate diverse possibilità in questo ambito: una revisione più efficace, l'attuazione degli impegni e un migliore monitoraggio delle raccomandazioni da parte delle istituzioni dell'OSCE. Per l'Unione europea la dimensione umana riveste un'importanza particolare: è la base della coabitazione tra cittadini e tra Stati membri. L'Unione punta a rafforzare la libertà di stampa e l'importanza della libertà e della correttezza nelle elezioni nella sua area di competenza. Il ruolo dell'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani deve essere intensificato in questo ambito, preservandone l'autonomia. Bisogna inoltre garantire le risorse necessarie affinché l'Alto rappresentante possa rafforzare il proprio lavoro a favore della libertà dei media.

 
  
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  Andrzej Grzyb, a nome del gruppo PPE.(PL) Signor Presidente, ci sono state trasmesse le informazioni dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e abbiamo la risoluzione dell'onorevole Rouček, in cui si afferma che il processo di Corfù ha profuso energia nuova all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, come ha confermato anche il Presidente Chastel, parlando a nome dell'Alto rappresentante.

L'OSCE è e può continuare ad essere un'istituzione molto importante per la risoluzione delle controversie regionali, per affrontare tematiche connesse alle minoranze nazionali e per il sostegno al processo di democratizzazione negli Stati membri. Dobbiamo inoltre mantenere un equilibrio tra le tre dimensioni dell'OSCE, la dimensione politico-militare, la dimensione economica e ambientale e la dimensione umana. Il concetto tradizionale di sicurezza, inteso come "potere forte", che si esplica garantendo la sicurezza mediante la presenza di forze militari o forze di stabilizzazione, è importante tanto quanto la sicurezza in ambito economico, sociale, alimentare e ambientale. L'OSCE deve conferire un'enfasi maggiore all'azione in questi tre ambiti.

In proposito tengo a sottolineare il ruolo svolto nel campo della democratizzazione dall'Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani, cui è già stato fatto accenno, ad esempio, per quanto concerne il ruolo cui esso assolve nelle missioni di osservazione delle elezioni e nella redazione delle raccomandazioni mediante la pubblicazione delle sue relazioni. L'OSCE svolgerà un ruolo più ampio proprio in quanto verrà rafforzata, ad esempio, prestando un maggiore sostegno all'ODIHR.

Sottolineo altresì che il ruolo positivo dell'OSCE non si esaurisce nella funzione di mediazione, ma va visto anche nelle direttrici che esso infonde alle proprie attività. L'OSCE inoltre ci avvicina di più agli Stati che detengono la presidenza di turno. Ad esempio, visto che la presidenza attuale è affidata al Kazakstan, è sta risolta, tra l'altro, la crisi in Kirghizistan ed è stata compiuta una mediazione tra la Turkmenistan e l'Uzbekistan. Sappiamo però che il Kazakstan è carente sul versante dei diritti umani, un fatto che è stato segnalato anche dalle organizzazioni preposte al monitoraggio della situazione dei diritti umani.

Il vertice previsto ad Astana in dicembre dovrebbe sfociare nell'adozione di un piano d'azione volto a finalizzare una carta sulla comunità per la sicurezza nell'area OSCE. Siffatto piano rientra anche negli interessi degli Stati membri dell'Unione europea. Esprimo un forte sostegno sia per la posizione che è stata presentata che per la risoluzione dell'onorevole Rouček.

 
  
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  Libor Rouček, a nome del gruppo S&D. (CS) Quest'anno si celebra il 35° anniversario dell'atto finale della conferenza di Helsinki. Anche grazie al processo di Helsinki, si sono prodotti cambiamenti storici fondamentali in Europa. Il continente, che era stato diviso a seguito della seconda guerra mondiale e dalla guerra fredda, ora vive in pace e all'insegna della cooperazione. I cittadini di quasi tutti i paesi dell'ex cortina di ferro ora godono pienamente dei diritti umani e delle libertà civili e democratiche.

Ad ogni modo, non tutti gli obiettivi del processo di Helsinki sono stati pienamente conseguiti. In molte regioni ci sono ancora conflitti tra vicini e tra gruppi etnici. Molti paesi hanno difficoltà ad introdurre i diritti civili e la democrazia. Inoltre tutti gli Stati membri dell'OSCE sono chiamati ad affrontare nuove sfide e nuove minacce alla sicurezza, come il terrorismo, la criminalità organizzata, la tratta di esseri umani, il traffico di stupefacenti, la sicurezza energetica, ambientale e di Internet.

A trentacinque anni da Helsinki e a undici anni dall'ultimo vertice tenutosi ad Istanbul, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha bisogno di un nuovo impeto, deve rigenerarsi e riformarsi. Il processo di Corfù rappresenta un quadro appropriato per discutere di queste riforme e culminerà nel prossimo vertice indetto a dicembre ad Astana.

Nella risoluzione, che voteremo domani, il Parlamento europeo ha riunito una serie di proposte e di suggerimenti in vista del vertice. Proponiamo, ad esempio, che al vertice sia discusso ed adottato un piano specifico in tema di prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi e ricostruzione post-conflitto oltre ad un piano d'azione in cui sia definito l'approccio per la creazione di una carta per il settore della sicurezza in seno all'OSCE.

L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, com'è già stato detto, è un tassello unico ed è parte integrante della struttura di sicurezza euro-atlantica ed euro-asiatica, ha un’ampia base di membri che abbracciano un'area da Vancouver fino a Vladivostok. L'unicità di questa organizzazione risiede nel fatto che essa coniuga la cooperazione con la dimensione politico-militare, economico-ambientale e umana. L'Unione europea e la sua politica estera e di sicurezza comune, rafforzata dal trattato di Lisbona, devono ampliare la cooperazione con questa organizzazione, poiché solo attraverso siffatta cooperazione potranno essere conseguiti gli obiettivi comuni.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki, a nome del gruppo ALDE.(FI) Signor Presidente, la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa storicamente ha svolto un ruolo significativo, mentre l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa è divenuta una necessità ed è un organismo riconosciuto nell'ambito della cooperazione. Oggi l'OSCE è spesso l'organizzazione che può entrare nelle regioni in crisi, laddove ad altri è vietato. L'OSCE pertanto riveste una grande importanza, ad esempio, in Asia, dove è chiamata a sostenere il lavoro della polizia, la prevenzione del traffico di stupefacenti e la sicurezza alle frontiere.

Il mandato umanitario dell'OSCE, in particolare, è unico. All'interno di questa sfera l'organizzazione ha sviluppato modelli per il lavoro sui diritti umanitari, per le azioni tese a contrastare la tratta di esseri umani e la costruzione di capacità nei paesi fragili. L'Unione europea, dal canto suo, si è focalizzata sempre più su operazioni di polizia e sull'uso di forze paramilitari preposte al mantenimento dell'ordine e ha senz'altro una robusta politica di aiuto allo sviluppo. L'OSCE, inoltre, è stata altresì in grado di stabilire un collegamento riconosciuto tra l'ambiente e la sicurezza nella politica di sviluppo.

L'Unione deve trarne insegnamento, ma, soprattutto, le operazioni dell'UE devono riprendere in parte quelle dell'OSCE. In linea generale l'OSCE ha più storia, poiché ha più esperienza, competenze ed esperti di lungo corso. La sua forza dipende dagli Stati membri. La cooperazione tra l'OSCE e l'UE, il rispetto reciproco e il riconoscimento reciproco sono tutti elementi di grande importanza.

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. ROUČEK
Vicepresidente

 
  
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  Reinhard Bütikofer, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, il Presidente Chastel ha affermato che l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) è alla ricerca di un nuovo dinamismo. Il Parlamento intende prestare un aiuto affinché lo trovi. Questa proposta di risoluzione, che è stata redatta sotto la guida del Vicepresidente – e che gode del sostegno di un'ampia maggioranza in Assemblea –, delinea una posizione molto progressiva sul ruolo dell'OSCE.

Da varie parti è stato conferito un nuovo impeto all'OSCE. Ad esempio, le proposte avanzate dal Vicepresidente statunitense hanno reso un contributo molto positivo. Tuttavia, ora serve una definizione chiara degli obiettivi del processo di Corfù. È importante in vista del vertice. Tutte e tre le dimensioni dell'OSCE devono essere intensificate, in particolare l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani.

È, però, necessario assumere misure nuove. È questo il valore della proposta di risoluzione. Ad esempio, il testo affronta l'eventualità che in futuro l'UE possa farsi carico di missioni organizzate dall'OSCE nel quadro della politica estera e di sicurezza comune. Nella fattispecie, in Kirghizistan, sarebbe stato molto positivo se avessimo avuto questo genere di possibilità e fossimo stati in grado di intervenire, magari insieme ai partner russi.

È stato altresì proposto, ad esempio, – e l'onorevole Rouček ne ha già fatto menzione – che sia fissato l'obiettivo di redigere una carta sull'istituzione di una comunità per la sicurezza nell'area OSCE. È questa la risposta giusta alle iniziative della Russia, che reputa necessario rinnovare le discussioni sulla sicurezza comune nell'area euro-atlantica.

Sono certo che l'OSCE rimarrà essenziale per l'architettura della sicurezza euro-atlantica comune e spero che avremo modo di fare la nostra parte affinché l'organizzazione abbia successo.

 
  
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  Charles Tannock, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, l'OSCE svolge un ruolo importante e crescente nella promozione della pace e della stabilità nel continente europeo. Il fatto che anche l'America, il Canada, la Russia e molti paesi dell'Asia centrale ne siamo membri a pieno titolo conferisce grande credibilità e ampiezza all'organizzazione, che abbraccia un'area da Vancouver a Vladivostok, come vanta la stessa OSCE.

L'OSCE sta rapidamente prendendo il posto del Consiglio d'Europa come consesso principe per discutere di democrazia di diritti umani e dello Stato di diritto in Europa, mentre l'ODIHR si occupa delle operazioni di osservazione delle elezioni. Le missioni sul campo di questa organizzazione in paesi come Georgia e Moldavia stanno contribuendo sensibilmente a stabilizzare la società che è stata scossa dalle controversie recenti e dai conflitti congelati.

Affidando la presidenza di turno al Kazakstan, si è contribuito a rafforzare il profilo dell'OSCE e a riportare l'attenzione sull'Asia centrale e, in particolare, sulla questione della sicurezza e della lotta contro il terrorismo internazionale.

Sicuramente vi sono molte possibilità di sviluppare la relazione tra UE ed OSCE. Tuttavia, nel modellare questo partenariato, spero che l'Alto rappresentante pensi attentamente ad evitare sovrapposizioni di azioni, scongiurando uno spreco del denaro dei contribuenti, tanto più che ci troviamo in un periodo di austerità. Ella dovrebbe inoltre prendere in esame il coordinamento tra OSCE, UE, segnatamente nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune, e NATO all'interno del partenariato per la pace.

Infine le due organizzazioni – il Consiglio d'Europa e l'OSCE – potrebbero prendere in considerazione l'ipotesi di fondersi. In questo modo, si conseguirebbe un grosso risparmio.

 
  
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  Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL.(DE) Signor Presidente, il mio gruppo accoglie con favore il fatto che, dopo diversi anni, il Parlamento europeo si stia impegnando in maniera sostanziale riguardo all'OSCE, fornendo quindi una risposta positiva per quanto concerne le relazioni tra UE e OSCE, gli obiettivi, i valori ed i meccanismi convenuti ad Helsinki, ma soprattutto in merito alle funzioni attuali di questa organizzazione. La sua relazione, Vicepresidente, indica chiaramente che l'Unione europea e l'OSCE non sono segretamente avversari, ma sono partner che possono e che devono unire le proprie competenze ed esperienze individuali per risolvere i problemi complessi in Europa.

Sono due gli aspetti che tengo a mettere in luce, in particolare per quanto riguarda Astana. In Europa serve un rinnovato dialogo paneuropeo sul futuro del continente dal punto di vista della politica di sicurezza, in quanto il continente trascende l'Unione europea e si caratterizza ancora da grandi squilibri in materia di politica di sicurezza. Il processo di Corfù comporta la prospettiva di un dibattito strutturato e deve essere organizzato dagli Stati membri in modo da sfociare in risultati specifici nel campo del disarmo e della conversione della difesa. Proprio come l'UE e l'OSCE hanno bisogno l'una dell'altra in quest'area, anche i temi della protezione del clima e dell'approvvigionamento energetico richiedono che sia intensificata la cooperazione strutturata.

 
  
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  Mariya Nedelcheva (PPE).(FR) Signor Presidente, Presidente Chastel, onorevoli colleghi, nel mio intervento desidero enfatizzare la funzione fondamentale cui assolvono le missioni di osservazione delle elezioni, in quanto esse rafforzano le nostre relazioni con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e, più in generale, intensificano la nostra azione esterna.

Garantire il rispetto dei diritti civili e politici rientra tra i valori fondamentali dell'Unione europea. Per estensione, garantire l'integrità del processo elettorale è fondamentale per la credibilità dell'azione esterna dell'Unione. Visto che l'OSCE e l'Unione europea organizzano entrambe missioni di osservazione, hanno interesse a cooperare in quest'area.

Ritengo quindi che l'istituzione del servizio europeo di azione esterna (SEAE) presupponga lo sviluppo di un processo atto a consentire una cooperazione stretta con l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE ed il dipartimento SEAE per le missioni di osservazione delle elezioni, evitando il rischio di duplicazioni e rafforzando al contempo l'azione esterna dell'UE nell'area OSCE.

Questa cooperazione deve essere messa in atto prima, durante e dopo il dispiegamento degli osservatori, poiché le missioni di alta qualità sono precedute da una meticolosa preparazione, si svolgono efficacemente sul posto e vengono adeguatamente monitorate. In proposito, mi preme reiterare l'importanza del Parlamento europeo in questo ambito: il fatto che i rappresentati democraticamente eletti direttamente dai cittadini europei possano prendere parte a missioni di osservazione delle elezioni al di fuori dei confini dell'UE, per assicurarsi che si svolgano correttamente, rappresenta un punto forte per l'Unione, un aspetto che dobbiamo preservare a tutti i costi.

Infine, la Carta sulla sicurezza europea riconosce l'importante ruolo della dimensione economica e ambientale da cui spesso dipendono la stabilità e la sicurezza. Pertanto è cruciale valorizzare meglio le conoscenze tecniche dell'OSCE e del Parlamento europeo in questo ambito. L'uso sistematico e lo sviluppo di dati economici e ambientali costituiscono una garanzia ulteriore del successo delle nostre missioni condivise.

Rafforzando le missioni di osservazione delle elezioni mediante una maggiore cooperazione tra l'UE e l'OSCE e inviando noi deputati europei nelle aree in questione, si rafforzerà la politica estera dell'Unione. In questo modo, potremo davvero conseguire gli obiettivi contemplati nel trattato di Lisbona.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Signor Presidente, mi congratulo per l'iniziativa, in quanto, come tutti sanno, l'Unione europea è l'organismo più importante e più influente d'Europa. Al contempo l'OSCE ed il Consiglio d'Europa hanno una grande esperienza in molti campi e, se dovessimo unire, ad esempio, l'ascendente dell'Unione europea all'esperienza dell'OSCE nella gestione dei conflitti interetnici, la sicurezza umanitaria potrebbe essere enormemente rafforzata nell'Unione europea. In che senso l'OSCE apporta un valore aggiunto? Come ho indicato poc'anzi, nei conflitti interetnici, l'OSCE ha un Altocommissario per le minoranze nazionali, che media tra maggioranza e minoranza e che ha contribuito alla risoluzione di numerosi conflitti interetnici, mentre l'Unione europea non dispone di un sistema per la tutela delle minoranze. In realtà, il termine "minoranza" figura solamente nel preambolo del trattato di Lisbona e, visto che i colleghi hanno parlato dei conflitti congelati, va osservato che il 90 per cento di tali conflitti sono di natura interetnica. In altre parole, l'Unione deve consolidare questa esperienza. Ad esempio, deve prendere le mosse dai numerosissimi programmi dell'OSCE sulla minoranza rom. Li segnalo alla Commissione e suggerisco di tenere in considerazione l'esperienza dell'OSCE in questo campo, quando l'Esecutivo redigerà il documento quadro complessivo sulla strategia rom.

Analogamente bisogna tenere conto del documento di Copenhagen del 1992 dell'OSCE, in cui è stata affermata una norma sulle autonomie delle minoranze che rimane valida ad oggi. Per concludere, desidero affrontare brevemente il tema della libertà di stampa. Ascoltando il portavoce dell'OSCE, ho notato che, quando viene limitata la libertà dei media, l'OSCE esprime critiche molto più forti di quelle che vengono pronunciate dai rappresentanti della Commissione nei confronti degli Stati membri dell'UE. Per questo motivo, tra l'altro, sono a favore dell'istituzionalizzazione delle relazioni tra UE ed OSCE; in questo modo, infatti, si rafforzerà ulteriormente l'Unione europea, la pace nell'UE e la sua sicurezza umanitaria. Grazie per l'attenzione.

 
  
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  Heidi Hautala (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, sostengo decisamente quanto ha affermato l'onorevole Bütikofer circa la necessità di garantire un equilibrio tra le tre dimensioni, o comparti, dell'OSCE. In particolare, dobbiamo difendere la dimensione umana.

Sono molto lieta che la relazione tenga conto del fatto che alla presidenza di turno, il Kazakstan, deve essere chiesto di rispettare i valori fondamentali e i diritti umani dell'OSCE prima del vertice di Astana. Sappiamo che la situazione nel paese è lungi dall'essere soddisfacente. Sussistono numerose gravi violazioni dei diritti umani, le condizioni delle carceri sono terrificanti, e potrei continuare con questo elenco.

Constato, inoltre, con piacere che nella relazione si esorta il Parlamento europeo ad assumere un ruolo più attivo nell'ambito della dimensione umana. La partecipazione piena della società civile è un elemento di grandissima importanza, quindi dobbiamo sostenere l'evento parallelo organizzato dalla società civile prima del vertice di Astana. Il vertice non deve diventare un mero esercizio di pubbliche relazioni per il Kazakstan.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Tengo a far presente che noi, in quanto Unione europea, dobbiamo rafforzare la cooperazione con l'OSCE, specialmente laddove abbiamo degli interessi, come in Transnistria o in Georgia, ai sensi del piano a sei punti del Presidente Sarkozy. Questa cooperazione deve essere rafforzata, come ha affermato l'onorevole Hautala, anche per le tematiche che afferiscono ai diritti umani.

Ad ogni modo, va ricordato che l'Unione europea è un'entità distinta e la cooperazione con l'OSCE non deve renderci soggetti a decisioni assunte da questa organizzazione, i cui membri notoriamente non comprendono solo paesi europei. Accettare una cooperazione piena con l'OSCE sarebbe controproducente per l'Unione europea. La cooperazione deve essere stretta, ma dobbiamo, tuttavia, preservare la natura distinta di queste due entità.

 
  
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  Csaba Sógor (PPE).(HU) Sin dalla sua fondazione, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa si è prefissata principalmente di svolgere un'azione di allerta precoce e di prevenire i potenziali conflitti. L'Altocommissario per le minoranze nazionali ed il suo ufficio adempiono a funzioni specifiche nel sistema istituzionale dell'organizzazione allo scopo di prevenire il deterioramento delle relazioni tra maggioranza e minoranze. Si tratta della "diplomazia dell'allerta precoce", come la definiscono gli inglesi. Benché all'interno del territorio dell'Unione europea, la risoluzione delle controversie sia affidata primariamente alle istituzioni UE, in certi casi un ruolo importante viene svolto dall'OSCE. Ne abbiamo avuto un esempio con la vicenda della legge sulla lingua slovacca, in cui l'Altocommissario per le minoranze nazionali ha cercato di mediare tra le parti. Purtroppo, visto il risultato, non si può dire che la mediazione sia stata coronata da successo. La legge continua ad essere fonte di tensioni, in quanto è discriminatoria e contraria allo spirito di numerosi accordi internazionali. La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, meglio nota come Commissione di Venezia, lo ha affermato chiaramente. Forse oggi saremmo più vicino ad una soluzione, se l'importantissima istituzione dell'OSCE avesse lanciato l'allarme sin dall'inizio in relazione a questo conflitto e si fosse adoperata in maniera più efficace per lenire le tensioni.

 
  
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  Joe Higgins (GUE/NGL).(EN) Signor Presidente, l'OSCE si dovrebbe adoperare per sostenere la libertà politica e dei media ed i diritti umani. Presidente Chastel, posso chiederle in che modo concilia il fatto che quest'anno la presidenza di turno sia stata affidata al Kazakstan, concedendo a questo paese il privilegio di ospitare un vertice di primo piano nella sua capitale, Astana, a dicembre? Sa che i diritti politici in Kazakstan vengono cinicamente repressi, la libertà dei media è ostacolata ed i diritti umani vengono sistematicamente calpestati?

I sindacalisti e gli attivisti in campo sociale vengono regolarmente arrestati sulla base di accuse false. Nel corso della visita che la mia delegazione ha compiuto in Kazakstan in settembre, ho avuto la prova inconfutabile dei trattamenti brutali inflitti nelle carceri. Eppure due settimane fa il Presidente Barroso ha srotolato il tappeto rosso dinnanzi all'uomo che è responsabile di queste atrocità, il Presidente Nazarbayev – senza esprimere una sola nota critica. Perché, Presidente Chastel? Sussistono dei patti inossidabili? Il vertice dell'OSCE in Kazakstan dovrebbe essere cancellato immediatamente, se si vogliono davvero difendere i coraggiosi attivisti che si battono per i diritti umani, democratici, politici, del lavoro e sociali in Kazakstan.

 
  
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  Olivier Chastel, in sostituzione del Vicepresidente della Commissione/ Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza(FR) Signor Presidente, ringrazio l'Assemblea e ringrazio tutti coloro che sono intervenuti per la qualità del dibattito. Ovviamente trasmetterò tutti i vostri suggerimenti alla Baronessa Ashton, in particolare quelli che riguardano la razionalizzazione delle risorse, l'impiego del nuovo servizio – il servizio europeo di azione esterna – e la cooperazione. Non andrò a ripetere quanto ho affermato all'inizio del dibattito. Diversi punti, inoltre, sono stati sollevati da più oratori.

È stato menzionato un argomento in particolare: la situazione dei diritti umani in Kazakstan. Avete giustamente messo in luce questo aspetto, come molti hanno enfatizzato stasera. È una questione molto importante per l'Unione europea e l'abbiamo sollevata in tutti gli incontri con i dirigenti kazachi. Nel corso dell'ultima visita del Presidente Nazarbayerv, è stata evidenziata la necessità di perseguire un'azione nei settori dei diritti politici, dei diritti sociali e della democratizzazione – contrariamente a quanto è stato detto stasera in questa sede.

Per concludere, tengo a precisare che il vertice di Astana, sotto la presidenza kazaca, offre ai vertici politici un'importante occasione per liberare l'Europa dai fardelli del passato, per assumere un impegno nella costruzione di una comunità per la sicurezza che abbracci un'area da Vancouver fino a Vladivostok – come ha indicato l'onorevole Rouček – e per riflettere sulle nuove missioni che dobbiamo avviare nella sfera politica e di sicurezza del XXI secolo.

Siamo lieti che il Parlamento sostenga le priorità dell'Unione europea e dei suoi rappresentanti. Abbiamo bisogno di questo chiaro supporto in modo da poter enfatizzare l'importanza della dignità della persona, la correttezza nel processo elettorale, il coordinamento degli sforzi contro le minacce transnazionali, conseguendo al contempo uno sviluppo economico e sociale armonioso all'interno di un ambiente sostenibile. Spero che ad Astana si palesi la volontà politica di scrivere un nuovo capitolo nella gloriosa storia dell'OSCE. Vi posso garantire che l'Unione europea si assumerà le proprie responsabilità in questo ambito.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Il voto si svolgerà domani, giovedì 11 novembre 2010, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto.(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi l'Europa è chiamata ad affrontare una nuova dimensione nell'ambito di problemi come il terrorismo, le minacce cibernetiche, la tratta di esseri umani ed il traffico di stupefacenti. Per far fronte a queste sfide, dobbiamo sviluppare un sistema efficace per la rilevazione delle minacce e la risoluzione dei conflitti. L'OSCE è l'organizzazione più appropriata per tenere un dibattito di ampio respiro sul tema della sicurezza europea. È uno dei consessi più ampi per la sicurezza internazionale, ed in passato ha dimostrato di essere in grado di assumere un'azione efficace. Al contempo, purtroppo, le strutture dell'OSCE ultimamente non si sono rivelate all'altezza delle esigenze del mondo moderno, ad esempio non è stato risolto il conflitto in Caucaso e non è stata messa in campo una reazione adeguata in relazione al conflitto in Georgia nel 2008. È nostro interesse comune modernizzare queste strutture affinché in futuro possano diventare uno strumento per rispondere rapidamente alle minacce che si dovessero presentare. Le capacità dell'OSCE in questo ambito devono essere rafforzate modificando i meccanismi d'azione obsoleti e creandone di nuovi. È l'unico modo in cui l'OSCE può garantirsi le condizioni per operare efficacemente in materia di sicurezza in Europa e in Eurasia. Nell'interesse della sicurezza europea dobbiamo perseguire il processo che abbiamo avviato nel 2008 a Corfù. Con il nostro sostegno, l'OSCE può diventare una forza significativa ed efficace per il diritto e l'ordine in Europa e in Eurasia. Accolgo con favore l'iniziativa di rafforzare la cooperazione tra l'UE e l'OSCE.

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE), per iscritto. (RO) Accolgo con favore il dibattito sulla relazione dell'onorevole Rouček in vista del vertice di Astana indetto per dicembre, nel quale cui abbiamo riposto le speranze di rafforzare l'OSCE. L'Unione europea deve assumere una posizione netta in relazione ad un'organizzazione che può svolgere un ruolo importante nella sicurezza regionale e nella promozione dei valori democratici e dei diritti umani.

In questo contesto reputo sia necessario rispondere a due domande fondamentali. La prima riguarda il rafforzamento della dimensione umana dell'OSCE. I diritti umani e la democrazia rivestono un'importanza fondamentale nel periodo post-Lisbona, visto che, con la creazione del servizio europeo di azione esterna, si concretizza la possibilità di dar forma ad un concetto complessivo di sicurezza. Secondariamente tengo ad enfatizzare che il processo di Corfù deve assegnare un'attenzione maggiore alla composizione dei conflitti aperti, un settore in cui l'OSCE, rispetto ad altre organizzazioni regionali di questo genere, può fornire un reale valore aggiunto.

Tengo, inoltre, a mettere in luce il paragrafo 8 della relazione Rouček, che ha riscosso un ampio consenso nella commissione per gli affari esteri. Infatti bisogna reiterare la necessità di una soluzione duratura al conflitto in Transnistria nel rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità della Repubblica moldava. A tale scopo dobbiamo riprendere al più presto e senza precondizioni i negoziati nel formato 5 + 2.

 

20. Modifica del regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (discussione)
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A7-0294/2010), presentata dall'onorevole Díaz de Mera García Consuegra a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo [COM(2010)0358 – C7-0162/2010 – 2010/0192(COD)].

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra, relatore.(ES) Signora Commissario, le chiedo di esprimere i miei ringraziamenti anche alla sua eccellente squadra. Onorevoli colleghi, il regolamento (CE) n. 539/2001 adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo.

La proposta di emendarlo, di cui discutiamo oggi, ha tre obiettivi: spostare Taiwan nell'elenco positivo, spostare altri paesi terzi e territori (Trinidad e Tobago, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadines, il Belize, la Dominica, Grenada, le isole Marshall, la Micronesia e Palau) nell'elenco positivo e dibattere della situazione delle Isole Marianne settentrionali.

La situazione delle Isole Marianne settentrionali non pone alcun problema, in quanto gli abitanti, come sapete, sono cittadini statunitensi.

Per quanto concerne lo spostamento nell'elenco positivo dei paesi terzi che ho indicato, la Commissione non intravede alcuna giustificazione per rimuovere l'obbligo di visto, e ne conveniamo.

Passando a Taiwan, quest'isola asiatica ha assistito ad uno sviluppo encomiabile dal punto di vista democratico, sociale ed economico. Le istituzioni democratiche si sono saldamente instaurate dal 1996, quando si sono svolte le prime elezioni presidenziali dirette. Il Presidente è il capo del governo e viene eletto dal popolo taiwanese a suffragio universale con mandato quadriennale. Il potere legislativo è affidato allo Yuan, che consta di 113 membri.

Sul piano economico, il reddito pro capite di Taiwan è uno dei più alti del mondo con 30 100 dollari statunitensi, nel luglio 2010 la disoccupazione si attestava al 5,2 per cento, ben al di sotto della media europea, che segnava invece il 10,1 per cento nello stesso mese. Nel primo trimestre del 2010 la crescita economica è stata del 13,2 per cento, mentre nella prima metà del 2010 l'eccedenza della bilancia dei pagamenti ammontava a 12,1 miliardi di dollari. Stando ai dati pubblicati dal Fondo monetario internazionale nel 2009, Taiwan si collocava al 25° posto nel mondo, con un prodotto nazionale lordo di 379 miliardi di dollari. Va osservato che nel 1950 Taiwan era più povero del Ghana, dell'Uganda e della Repubblica democratica del Congo. Fino al 1960 si affidava sull'esportazione di materie più del Kenia, del Sudafrica ed del Libano. Oggi, però, i prodotti fabbricati a Taiwan rappresentano oltre il 97 per cento delle esportazioni del paese.

Di conseguenza, il tasso di migrazione netto di Taiwna è di appena lo 0,15 per cento. Per questa ragione è molto improbabile che si creino flussi migratori clandesini da questo paese. Stando ai dati forniti dalla Commissione, nel periodo 2006-2008 sono stati fermati solamente 45 gli immigrati clandestini taiwanesi in tutto il territorio dell'Unione europea.

Per quanto concerne la sicurezza dei documenti di viaggio, tengo a precisare che il passaporto elettronico taiwanese ottempera a tutte le norme anticontraffazione fissate dall'ICAO.

La situazione della diaspora taiwanese va analizzata attentamente. Anche se questi cittadini hanno il passaporto rilasciato dalle autorità taiwanesi, devono richiedere un'autorizzazione preventiva per entrare nel paese. Per questo motivo, sarebbe logico che l'Unione europea mantenesse un approccio analogo verso questi cittadini, come indica la mia relazione.

Attualmente Taiwan non richiede il visto per la maggior parte degli Stati membri, ad eccezione di Cipro, della Romania e della Bulgaria. Le autorità taiwanesi si sono, però, impegnate a garantire che, entro l'11 novembre, ossia domani, sia varata l'esenzione dall'obbligo del visto per i cittadini di questi paesi. Si tratta di un impegno ufficiale che è stato comunicato al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento nonché alle rappresentanze permanenti dei paesi interessati.

Pertanto, signor Presidente, e per altre ragioni che indicherò nel mio secondo intervento, sarebbe opportuno concedere l'esenzione dall'obbligo del visto a Taiwan, come hanno fatto il Regno Unito e l'Irlanda l'anno scorso.

 
  
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  Andrey Kovatchev, relatore per parere della commissione per gli affari esteri.(EN) Signor Presidente, esprimo apprezzamento per la relazione dell'onorevole Díaz de Mera García Consuegra. Dopo decenni di tensioni il clima politico tra il governo taiwanese e la Repubblica popolare cinese si è disteso. Sono stati infatti allestiti voli diretti tra Cina e Taiwan ed è già in atto un accordo quadro di cooperazione.

Anche le relazioni tra Taiwan e l'Unione europea evidenziano una tendenza positiva: il fatturato commerciale e gli scambi accademici ed economici sono sostenuti. L'istruzione, la governance democratica ed il reddito di Taiwan sono ai livelli del Giappone e della Corea del sud. Sulla base di questi dati e di altre tendenze positive, la commissione per gli affari esteri sostiene la relazione dell'onorevole Díaz de Mera García Consuegra sull'esenzione dall'obbligo del visto per Taiwan. Come indica il documento, ci aspettiamo che, prima dell'entrata in vigore di siffatta misura, Taiwan abolisca l'obbligo del visto anche per tutti i 27 Stati membri. Va ricordato che i regimi dei visti – e qualsiasi regime consolare o di diritto privato – non pregiudicano alcuna posizione assunta sullo status dei territori definito ai sensi del diritto internazionale pubblico.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, la proposta di spostare Taiwan nell'elenco positivo è stata approvata dalla Commissione il 5 luglio di quest'anno. Taiwan, come tutti sappiamo, è una democrazia ben sviluppata e stabile e ottempera a tutte le norme tecniche applicabili.

La proposta è il frutto di una revisione periodica dell'elenco dei visti e si basa sulle proposte presentate dagli Stati membri. La Commissione valuta una serie di condizioni: l'immigrazione clandestina, la politica pubblica, la sicurezza pubblica, la reciprocità, la coerenza regionale e le relazioni esterne dell'Unione europea.

Dobbiamo rafforzare la coerenza regionale in Asia sud-orientale. Per altri paesi terzi con un livello analogo di sviluppo, come Hong Kong, Macao, il Giappone, la Corea del sud e Singapore, è già stato abolito l'obbligo del visto. Inoltre, il processo è stato senz'altro avviato anche in considerazione delle relazioni tra Taiwan e la Repubblica popolare cinese. Infatti sono stati istituiti di voli diretti e ed è stato concluso un accordo quadro di cooperazione economica tra le due parti.

Come è già stato indicato dal relatore e dall'onorevole Kovatchev, il Regno Unito, l'Irlanda, la Nuova Zelanda e la Corea del sud hanno già abolito il regime dei visti per i cittadini taiwanesi, mentre il Canada è in procinto di farlo.

L'esenzione dall'obbligo del visto per i cittadini di Taiwan ovviamente deve essere reciproco. Taiwan ha progressivamente eliminato l'obbligo del visto per i cittadini di buona parte degli Stati membri dell'Unione europea e si è impegnato ad estendere l'esenzione a tutti i cittadini comunitari. I cittadini rumeni, bulgari e ciprioti potranno recarsi a Taiwan senza dover chiedere il visto a partire dall'11 novembre – cioè domani – quindi potete già prenotare il biglietto!

Inoltre, Taiwan estenderà il periodo consentito ai cittadini dell'UE di rimanere nel paese fino a un massimo di 90 giorni dall'entrata in vigore dell'esenzione dall'obbligo del visto. La proposta riguarda inoltre lo stralcio delle isole Marianne settentrionali dall'elenco negativo, visto che il territorio fa parte degli Stati Uniti.

La libertà dal visto e la liberalizzazione dei visti rappresentano una modalità meravigliosa per unire le persone e per avvicinarle: studenti, ricercatori, comuni cittadini, la comunità economica, scienziati e via dicendo. Ci accingiamo a prendere una decisione molto importante. Sul piano procedurale è una procedura di codecisione, come sapete, ma sono lieta di informarvi che i membri del Consiglio hanno già espresso il loro ampio sostegno. Come mi sembra di capire, e grazie al lavoro del relatore, onorevole Díaz de Mera García Consuegra, e dei relatori ombra, sussiste un grande supporto anche in Parlamento, e quindi spero che domani il voto avrà esito positivo.

È stato presentato un solo emendamento alla proposta della Commissione, che è stato avanzato sia dal Consiglio che dall'Assemblea e che è volto ad escludere i 60 000 cittadini taiwanesi che vivono all'estero. Il relatore e gli Stati membri del Consiglio sono del parere che questi cittadini debbano prima richiedere l'autorizzazione a Taiwan per entrare nel paese. Pertanto, è sembrato logico e ragionevole che l'UE escludesse questa categoria dall'esenzione dall'obbligo del visto. La Commissione ha accolto l'emendamento.

Ringrazio il relatore ed i relatori ombra per l'eccellente sostegno e per la cooperazione su questo tema. Sono certa che la reciprocità piena dell'esenzione intensificherà ulteriormente le ottime relazioni tra l'Unione europea e Taiwan in vari settori, come il turismo e gli scambi, a beneficio di tutti.

 
  
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  Georgios Papanikolaou, a nome del gruppo PPE.(EL) Signor Presidente, innanzi tutto anch'io devo congratularmi con il relatore e con i colleghi che hanno lavorato su questa relazione. Hanno veramente svolto un lavoro magnifico.

L'esenzione dall'obbligo del visto per i cittadini di Taiwan, ovviamente, rappresenta un passo nella giusta direzione. In primo luogo, abbiamo superato l'ostacolo giuridico, in quanto non tutti gli Stati membri riconoscono Taiwan, e questo è un risultato positivo. Secondariamente, sulla base del riconoscimento reciproco – e nell'ambito di tale riconoscimento – i cittadini degli Stati membri dell'Unione europea non dovranno più richiedere il visto per recarsi a Taiwan, quindi vige un regime uniforme per i 27 Stati membri. In terzo luogo, è stato scongiurato qualsiasi impatto negativo sulle relazioni tra l'Unione europea e la Cina.

A questo punto, se posso, vorrei formulare un'osservazione di carattere più generale. Com'è noto, recentemente sono stati perpetrati degli attacchi terroristici mediante l'invio di pacchi bomba dalla Grecia alle ambasciate di diverse città dell'Unione europea e dallo Yemen verso diversi Stati membri. Ovviamente la minaccia per la sicurezza è stata percepita in maniera più ampia.

Quando i nostri concittadini in Europa sapranno che l'Unione sta facilitando le procedure di ingresso per i cittadini di paesi terzi, come Taiwan e altri paesi che abbiamo recentemente spostato nell'elenco positivo, logicamente si chiederanno se questa misura è suscettibile di incrementare i rischi alla propria sicurezza.

Pertanto dobbiamo essere pronti a dimostrare che, ogniqualvolta viene assunta una decisione del genere, siano già stati valutati tutti questi aspetti. Sappiamo molto bene che esistono dei meccanismi per affrontare ogni sorta di problemi e per salvaguardare i cittadini. Ed è proprio questo il motivo per cui abbiamo preso questa decisione. Siamo dotati di sistemi di scambio delle informazioni e di strutture atte ad affrontare questo tipo di problemi.

Per concludere, devo dire che la decisione è positiva e che, in nessun caso, sarà compromessa la sicurezza dei cittadini europei.

 
  
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  Tanja Fajon, a nome del gruppo S&D.(SL) Prima di tutto desidero ringraziare il relatore per l'eccellente lavoro che ha svolto. Taiwan può essere considerato una storia di successo. Ho appena fatto rientro da una visita sull'isola e posso dire che il paese ha già siglato diversi accordi di cooperazione con l'Unione europea. L'UE a 27 è il principale investitore nell'economia taiwanese in cui si registra una rapida crescita; quest'anno si prevede che la crescita sfiori il 9 per cento, mentre la disoccupazione si attesta al di sotto del 6 per cento.

Con esenzione dall'obbligo del visto per Taiwan si rafforzeranno le relazioni economiche e politiche con l'Unione, aumenteranno gli investimenti e sarà consentita la mobilità dei giovani e degli studenti in particolare. Come abbiamo sentito, la Cina rimane la minaccia principale per Taiwan, ma negli ultimi anni le relazioni con questo paese sono migliorate, sopratutto in campo economico. Sul piano internazionale Taiwan non gode di un riconoscimento universale in quanto Stato. Non è stato nemmeno riconosciuto dall'Unione europea, benché i cittadini di 24 Stati membri oggi possano recarsi sull'isola senza dover richiedere il visto e prossimamente Taiwan esenterà dall'obbligo del visto anche la Bulgaria, la Romania e Cipro.

Il governo taiwanese ha assunto una serie di importanti misure in tema di sicurezza dei passaporti, che abbiamo potuto verificare in prima persona nel corso della visita all'ufficio preposto al rilascio dei documenti. Le autorità non presentano alcun problema sul versante dell'immigrazione clandestina, nel settore della tratta degli esseri umani o rispetto al traffico illecito di merci. Non esiste la criminalità organizzata nelle città e la gente in genere è felice della propria vita.

Nel corso dell'ultimo anno l'Unione europea ha esentato cinque paesi dei Balcani occidentali dall'obbligo del visto. Lunedì di questa settimana i ministri hanno assunto una decisione importate in merito all'Albania e alla Bosnia-Erzegovina. Si è trattato di un messaggio importante, sopratutto per i paesi che bussano alla porta dell'UE, in quanto è stato loro indicato che hanno una chiara prospettiva europea. La libertà di spostamento rientra tra i diritti umani fondamentali ed io credo fermamente che rappresenti la via giusta da seguire, in quanto Taiwan non pone alcuna minaccia per l'Unione. Pertanto vi chiedo, onorevoli colleghi, di esprimere un sostegno decisivo all'esenzione dall'obbligo del visto domani, consentendo quindi ai cittadini taiwanesi di viaggiare liberamente.

 
  
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  Cecilia Wikström, a nome del gruppo ALDE.(SV) Signor Presidente, oggi abbiamo un elenco di paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto quando oltrepassano le nostre frontiere esterne. C'è anche un altro elenco in cui figurano i cittadini che sono esenti da tale obbligo. Ovviamente gli elenchi devono essere rivisti periodicamente e devono essere emendati a seconda della situazione dei vari paesi. All'inizio dell'autunno era stato abolito l'obbligo del visto per l'Albania e la Bosnia-Erzegovina. Tra breve saremo chiamati a votare anche sull'esenzione dall'obbligo del visto per Taiwan – un paese che ha messo in atto un grande processo di democratizzazione. Le riforme istituzionali, il dinamismo della società civile e un maggiore rispetto per le libertà civili ed i diritti dei cittadini hanno rafforzato la stabilità, compresa la stabilità politica, a Taiwan. Inoltre, ovviamente non sussiste l'obbligo di visto per gli altri paesi della regione, quindi l'esenzione si pone come un elemento volto ad assicurare una maggiore coerenza regionale. Taiwan non costituisce in alcun modo una minaccia per l'Unione europea, mentre l'esenzione dall'obbligo del visto favorirà le relazioni commerciali con l'UE e promuoverà altresì una cooperazione più stretta nel campo della cultura e della ricerca, che sono comparti importanti per noi tutti.

Per molti anni i politici taiwanesi hanno avuto problemi a recarsi in Europa, anche come privati cittadini, poiché nei paesi europei si temeva di irritare la Cina o di innescare un conflitto politico. Le cose ora stanno diversamente, e spero che il nuovo accordo che stiamo per concludere agevolerà e migliorerà le relazioni politiche tra i politici nell'UE e quelli di Taiwan, comportando altresì un maggiore coinvolgimento di Taiwan nella comunità internazionale, a vari livelli. Ad ogni modo, ci aspettiamo degli avanzamenti anche dal punto di vista ideologico.

L'Europa simboleggia l'apertura, lo spirito di accoglienza e l'inclusione. Per alimentare la fiducia reciproca, bisogna tenere le porte aperte tra i nostri paesi. In questo modo si creeranno dei benefici, si instaurerà una cooperazione e, soprattutto, miglioreranno le relazioni tra i nostri paesi. È un fatto che accolgo con tutto il cuore alla vigilia di questo importante voto che si svolgerà presto al Parlamento europeo.

 
  
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  Charles Tannock, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, la stessa signora Commissario Malmström era una buona amica di Taiwan, quando era una deputata europea. Attualmente sono presidente del gruppo per l'amicizia con Taiwan. A nome del mio gruppo sono ovviamente molto felice perché i cittadini taiwanesi presto potranno accedere all'area Schengen senza dover richiedere il visto – per dirla in gergo comunitario, grazie alla liberalizzazione dei visti per Taiwan.

Il mio paese, il Regno Unito, e l'Irlanda – che non fanno parte di Schengen – hanno esentato i cittadini taiwanesi dall'obbligo del visto già un anno e mezzo fa. Posso sicuramente affermare che, stando all'esperienza del Regno Unito, soprattutto in termini di incentivi al turismo e ai viaggi d'affari in regime di esenzione dal visto, la decisione si è rivelata del tutto positiva.

Taiwan è una democrazia fiorente, ricca e moderna che condivide i valori a sostegno dei diritti umani, della pace, della sicurezza e della prosperità nella regione. Possiamo solo trarre beneficio, se favoriremo legami economici più stretti con Taiwan, la cui economia è in continua crescita e si rafforza di giorno in giorno, diventando sempre più il trampolino di lancio per gli investimenti europei in Cina. L'Europa, ovviamente, sta anche rapidamente colmando il divario con l'America come destinazione preferita degli studenti universitari taiwanesi e dei laureati che vogliono perseguire la carriera di ricercatori. Anche in questo caso i benefici di questi scambi sono sostanziali in ogni possibile senso. È un segno importante del nostro supporto e della nostra solidarietà con Taiwan che, sotto la presidenza ispirata del Presidente Ma, ha ricercato soluzioni pragmatiche dinanzi all'isolamento internazionale imposto dalla Repubblica popolare cinese.

 
  
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  Mario Borghezio, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo desidero esprimere un sincero e convinto ringraziamento al relatore, che ha speso bene la sua competenza e la sua severità, garantendo agli Stati membri che l'apertura alla libera circolazione degli abitanti di Taiwan e l'abolizione dei visti non porteranno problemi all'Unione europea.

Non sono altrettanto convinto di quello che è stato fatto ultimamente nei confronti di paesi quali la Bosnia-Erzegovina e l'Albania. Adesso si parla addirittura di abolire i visti da parte della Turchia. Non sono convinto che in quelle situazioni la Commissione e il Parlamento abbiano fatto bene il loro lavoro nel garantire la sicurezza dei cittadini europei. Quindi, a maggior ragione, plaudo alla relazione e al voto del Parlamento europeo, che sarà sicuramente positivo.

La storia non è acqua. Chi ha una certa età si ricorda che cosa ha rappresentato per decenni quella che una volta si chiamava la Cina nazionalista, che era una bandiera di libertà. L'Occidente non si deve dimenticare chi ha difeso i principi di libertà quando altrove c'erano minacce. Ancora adesso, in tema di diritti umani, io credo che si dovrebbe fare una netta distinzione.

I cinesi di Taiwan sono quindi benvenuti anche da noi in Padania come presenze importanti e qualificate già esistenti nei nostri territori, che caratterizzano nettamente l'integrabilità dei loro cittadini nella nostra società. Taiwan, a differenza di altri paesi, ha inoltre il merito di non esportare insieme alle sue merci nell'Unione europea indirizzi sociopolitici contrastanti coi principi di libertà, di tutela dei diritti umani e di rispetto delle minoranze etniche e religiose. I cittadini di Taiwan sono quindi benvenuti nell'Unione europea e in Padania.

 
  
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  Béla Kovács (NI).(HU) Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, si può affermare che il sistema di visti costituisce un mezzo efficace per prevenire l'ingresso e il soggiorno clandestino negli Stati membri dell'Unione europea. Per decidere se i cittadini di un paese terzo sono soggetti all'obbligo del visto, la situazione del paese va esaminata caso per caso, tenendo conto di tematiche quali l'immigrazione clandestina, l'ordine pubblico e le questioni legate alla sicurezza oltre che le relazioni esterne, la coerenza regionale e, naturalmente, il principio di reciprocità.

Il meccanismo di valutazione deve funzionare in modo tale da assicurare che l'obbligo del visto possa essere immediatamente reintrodotto per i paesi che non ottemperano ai criteri indicati o che introducono l'obbligo del visto per i cittadini di uno o più Stati membri. Purtroppo l'esperienza dimostra che poi tocca invariabilmente agli Stati membri far fronte alle conseguenze dell'esenzione dall'obbligo del visto nell'ambito dell'immigrazione e della sicurezza. Per me, si tratta di una materia che attiene alla politica di sicurezza e non deve essere una sorta di regalo per i paesi richiedenti. È proprio per questa ragione che devono essere chieste ai vari paesi delle garanzie in tema di sicurezza prima di poter avere il nullaosta affinché i propri cittadini possano accedere al territorio dell'Unione europea senza il visto.

 
  
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  Kinga Göncz (S&D). (HU) Anch'io esprimo apprezzamento per l'inserimento l'esenzione dall'obbligo del visto per Taiwan all'ordine del giorno del Parlamento. Stiamo pagando i nostri debiti. Ai partner dell'Unione europea che rivestono un'importanza analoga è già stata concessa l'esenzione dall'obbligo del visto ed ora i loro cittadini possono viaggiare senza dover richiedere il visto. Taiwan è al quarto posto tra i partner commerciali più importanti dell'Unione europea in Asia, mentre gli scambi nella direzione opposta hanno un'importanza quasi paritaria tra Taiwan e l'Unione europea. Ci aspettiamo che la liberalizzazione dei visti rafforzi ulteriormente queste relazioni che peraltro sono già molto intense. Sappiamo che le relazioni sono strette anche al di là della sfera economica e commerciale, ossia nel campo della ricerca, dello sviluppo tecnologico, dell'istruzione e della cultura, e possiamo aspettarci che la liberalizzazione rafforzi anche questi comparti.

Come condizione sarà concessa l'esenzione dall'obbligo del visto a tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea entro quest'anno, quando sarà abolito l'obbligo del visto per Cipro, Bulgaria e Romania. Si tratta di un elemento fondamentale. Anch'io tengo a sottolineare che i cambiamenti intercorsi a Taiwan negli ultimi 50-60 anni sono molto importanti. Taiwan ha costruito un sistema istituzionale democratico e, partendo da paese povero, si è trasformato in un paese economicamente forte, quindi non c'è motivo di temere, come molti hanno detto, che l'esenzione dall'obbligo del visto, comporti qualche sorta di pressione migratoria. Anzi, dobbiamo avere aspettative positive al riguardo.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE).(EN) Signor Presidente, sostengo appieno quanto hanno affermato i relatori, gli onorevoli Díaz de Mera García Consuegra e Kovatchev. Taiwan è un paese industrializzato con standard elevati a livello tecnico e amministrativo e ottempera senza dubbio ai più elevati standard di sicurezza nelle procedure di controllo e in ambito doganale. Pertanto esorto i colleghi ad approvare l'esenzione dall'obbligo del visto per Taiwan, che avremmo già dovuto concedere da tempo.

Taiwan è altresì membro dell'Organizzazione mondiale del commercio come territorio a regime doganale unico. Ma non dobbiamo fermarci qui, dobbiamo sostenere l'adesione di Taiwan ad altre organizzazioni internazionali, come l'ICAO e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Taiwan è un paese che merita un riconoscimento di questo tipo, poiché è un partner importante dell'Unione europea nella regione dell'Asia orientale. I legami sono destinati a rafforzarsi a beneficio di entrambe le parti.

Dobbiamo perseguire l'intensificazione delle relazioni con Taiwan in futuro. Uno dei possibili sviluppi che dobbiamo considerare riguarda la negoziazione di un regime più ampio sugli scambi con Taiwan, soprattutto adesso che è stato siglato l'accordo di cooperazione economica, un accordo sostanziale. Se ci muoviamo in questa direzione, il regime di esenzione dall'obbligo del visto va visto come un elemento essenziale per approfondire le relazioni tra l'UE e Taiwan.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(RO) Prima di tutto mi congratulo con l'onorevole Díaz de Mera García Consuegra per la relazione che ha redatto. Quasi sicuramente sarà votata all'unanimità domani.

Tuttavia, vorrei sapere come la Commissione intende sostenere il principio di reciprocità nella relazione dell'Unione europea con i paesi terzi. Taiwan usufruirà dell'esenzione dall'obbligo del visto per l'intera Unione europea e abolirà tale obbligo anche per la Romania, la Bulgaria e Cipro. È una mossa positiva. D'altro canto, gli Stati Uniti, che godono di un'esenzione totale per tutta l'UE, si rifiutano di concedere la reciprocità per Romania, Bulgaria, Polonia e Cipro. È stata per di più introdotta una tassa d'ingresso per tutti i cittadini UE, il che praticamente equivale ad un visto implicito.

In base al principio di reciprocità e di solidarietà tra Stati membri, la Commissione deve abbandonare questa posizione di passività, in quanto ha accettato la situazione come un fatto compiuto, e deve adottare invece un ruolo attivo in questo processo in modo da instaurare una reciprocità piena in merito all'esenzione dall'obbligo del visto per tutti gli Stati membri. Nella misura in cui la negoziazione dei trattati sui visti ricade nella sfera esclusiva dell'Unione europea e non degli Stati membri, la Commissione deve assumere ogni possibile provvedimento per risolvere queste situazioni.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signor Presidente, signora Commissario, esiste chiaramente un consenso in Aula e la relazione con ogni probabilità verrà adottata domani. Il voto favorevole potrebbe non essere unanime, ma la relazione sarà adottata a grandissima maggioranza e con il sostegno di tutti gli schieramenti politici. Non voglio ripetere tutte le argomentazioni che sono state esposte dal relatore e dalla signora Commissario. Taiwan, in realtà, ottempera a tutte le condizioni, sia economiche che politiche, affinché sia rafforzata la cooperazione, e l'esenzione dall'obbligo del visto sarà sicuramente utile in questo contesto. Siamo praticamente obbligati ad abolire il visto, in quanto Taiwan ha dimostrato che la democrazia liberista si può instaurare ovunque, in ogni contesto culturale, e che la trasformazione che è stata messa in atto ha avuto esito positivo. Dobbiamo quindi sostenerla.

Infine sussiste anche un altro motivo, a parte quello economico. Vi ha fatto accenno anche l'onorevole Borghezio, è il motivo di carattere politico, quindi non mi soffermerò, ma comprendiamo tutti che si tratta di un motivo importante. In questo ambito dobbiamo quindi supportare i nostri amici taiwanesi.

 
  
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  Peter Jahr (PPE).(DE) Signor Presidente, Taiwan figura nell'elenco positivo. In altre parole, i cittadini taiwanesi possono recarsi nell'Unione europea senza visto. Ne sono lieto. Tuttavia, la politica è una questione di dare e avere. Avrei voluto che anche Taiwan, in cambio, concedesse immediatamente l'esenzione dall'obbligo del visto a tutti i cittadini dell'Unione europea. Finora, però, non è successo. Taiwan ha semplicemente dichiarato la sua intenzione di mettere in atto siffatta misura entro la fine dell'anno. Spero che questa dichiarazione d'intenti sia seguita da un'azione concreta. Per il resto ho fiducia nel relatore, che ha sollevato la questione, e voterò a favore della proposta. Come ho detto, spero che anche Taiwan risolva la questione e quindi consenta a tutti i cittadini UE di recarsi nel paese senza dover richiedere il visto.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, desidero reiterare i miei ringraziamenti al relatore e alla Plenaria per il sostegno espresso affinché Taiwan sia spostato nell'elenco positivo. Posso rassicurare i deputati che ancora nutrono dubbi che la metodologia della Commissione sull'esame dei vari paesi – compreso Taiwan – è molto meticolosa ed è volta ad appurare che siano ottemperati tutti i criteri prima di formulare la proposta. Come sempre, abbiamo agito in maniera molto attenta.

Confermo inoltre all'ultimo oratore che è intervenuto che domani sarà abolito l'obbligo del visto per i paesi che ne sono ancora soggetti. Da domani la liberalizzazione dei visti entrerà in vigore per questi paesi, quindi la reciprocità sarà piena. Dopo il voto di domani saremo in una posizione di forza e invieremo altresì un messaggio forte. Possiamo tutti rallegrarci, confidando in relazioni ancora più positive tra i cittadini taiwanesi ed i cittadini dell'Unione europea. Vi ringrazio sentitamente per l'ottimo dibattito.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra, relatore.(ES) Signor Presidente, noblesse oblige, quindi, per cominciare, devo esprimere tutta la mia gratitudine per il sostegno che hanno espresso i colleghi a nome dei rispettivi gruppi politici per la relazione che ho avuto l'onore di presentare in Aula. Vi ringrazio, inoltre, per aver sostenuto il mio lavoro.

Non sarebbe, però, corretto, se non riconoscessi che il merito va essenzialmente alla signora Commissario Malmström, il cui sostegno ed energia, profusi insieme alla sua eccellente squadra, hanno reso possibile giungere a questa azione, che definirei un atto di giustizia.

Non ho altro da aggiungere, signor Presidente. Non mi resta che congratularmi con il popolo e con le autorità taiwanesi e ovviamente con la valida squadra diplomatica di cui Taiwan dispone nel mondo, in particolare a Bruxelles.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì, 11 novembre 2010, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 

21. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca gli interventi su questioni di rilevanza politica (articolo 150 del regolamento).

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE).(PT) La commissione per gli scambi internazionali attualmente sta vagliando l'accordo globale sulle banane che è stato raggiunto con l'Organizzazione mondiale del commercio. Presto la Plenaria sarà chiamata a decidere in merito alla riduzione delle tariffe doganali sulle importazioni di banane dai paesi latinoamericani.

Va precisato che nessuna delle regioni ultraperiferiche – Madeira, da dove provengo, o le altre otto regioni ultraperiferiche, in particolare le Canarie, che sono di gran lunga la zona maggiormente interessata – è contraria a questo genere di accordi. Queste regioni, però, vogliono semplicemente che gli altri paesi siano tenuti ad ottemperare le stesse norme in materia di igiene e di salute delle piante e i diritti dei lavoratori cui esse stesse devono conformarsi per poter accedere al mercato. Si tratta di giustizia elementare. D'altro canto, questi paesi chiedono un risarcimento pieno per i danni che gli sono stati inferti. In alternativa, vogliono che i responsabili dicano loro apertamente che devono cambiare il loro stile di vita e cercarsi altre fonti di lavoro, poiché non potranno certamente sopravvivere nelle condizioni che gli vengono prospettate, in quanto saranno costretti abbandonare le loro tradizionali fonti di sostentamento. Chiaramente in questi accordi vi sono vincitori e vinti. Dobbiamo pensare ai vinti, poiché i vincitori non hanno bisogno del nostro aiuto.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D).(LT) In Europa si è assistito ad un rapido aumento nel numero degli anziani la cui unica fonte di sostentamento è la pensione. Le persone che hanno lavorato sodo ed onestamente per tutta la vita, che hanno cresciuto i figli e che hanno pagato le tasse si aspettano una vecchiaia serena e dignitosa. Purtroppo non tutte queste aspettative legittime sono destinate a diventare realtà. Gli europei se ne sono accorti, in particolare, nel corso della crisi economica. Mentre i prezzi sono aumentati, le pensioni sono rimaste invariate ed è invece aumentata la preoccupazione in merito alla sicurezza dei risparmi messi da parte per la vecchia. È aumentato anche il numero degli anziani che si sono trovati costretti a sostenere i figli rimasti disoccupati. In alcuni paesi, come il mio, la Lituania, ad esempio, il governo ha infierito sui pensionati, poiché le pensioni e le prestazioni sociali hanno subito dei tagli. Attualmente si parla molto della nuova proposta della Commissione in merito all'eventualità di innalzare l'età pensionabile. Mi preoccupa, però, il fatto che non si prospetti alcuna soluzione al fine di garantire l'occupazione per gli anziani. Con la possibilità di rinviare la pensione, milioni di disoccupati al di sotto dell'età pensionabile potrebbero cadere nella trappola della povertà. Non è stato debitamente tenuto in conto il fatto che le condizioni di salute potrebbero non consentire alla gente di lavorare più a lungo. Inoltre dobbiamo pensare che le donne hanno una retribuzione inferiore rispetto agli uomini e che, in ragione della nascita dei figli, della maternità e della necessità di accudire i bambini e i familiari non autosufficienti, esse perdono le garanzie previdenziali e quindi ricevono pensioni inferiori. Pertanto, una volta analizzato il rapido invecchiamento della popolazione europea, esorto la Commissione ed il Consiglio a trovare altri mezzi atti a garantire condizioni di vita normali per i pensionati di adesso e di quelli futuri.

 
  
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  Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE).(BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, 10 novembre, in Bulgaria si commemorano due eventi. Ventuno anni fa, il giorno dopo la caduta del muro di Berlino, cadeva il regime comunista, mentre inneggiavano gli slogan: "Glasnost, libertà, democrazia". Non è un caso che nella stessa data oggi si festeggi la giornata per la libertà di parola in Bulgaria. Le cose si sono evolute e vi sono altre tematiche cui pensare sia in relazione ai regimi totalitari, che spero rappresentino un capitolo chiuso per sempre nel mio paese, che rispetto ad un'altra piaga moderna: il terrorismo, che si manifesta ormai sempre più frequentemente.

La democrazia dispone di meccanismi atti a contrastare siffatti attentati? È possibile contrastare il terrorismo senza tradire i principi democratici o limitare i diritti umani e la libertà dei media?

La risposta liberale è "sì", ma solo se le reti regionali e nazionali confluiscono in un sistema europeo che sostenga misure di prevenzione, di allerta precoce e di intervento rapido.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, nel corso dell'ultima Plenaria avevo lanciato un monito e, in effetti, è accaduto quanto avevo previsto: è stato smantellato mediante l'uso della forza il campo di Saharan ad El Aaiun, operazione in cui in cui sono morte 19 persone, 700 sono state ferite e 150 sono disperse.

Come si sono pronunciati la Commissione europea e i governi europei sotto la guida della Spagna? Essi hanno richiamato alla calma entrambe le parti. Hanno affermato che la questione è complessa, aggiungendo che, senza ingerire, dobbiamo proteggere gli interessi europei in Marocco.

La mia risposta è "no", Baronessa Ashton, "no" Presidente Jiménez, "no", Presidente Kouchner: la repressione e l'omicidio non sono questioni complesse. Sono temi molto chiari. In risposta dobbiamo respingere azioni di questo genere, esprimere una condanna e chiedere al governo marocchino di assumersene la responsabilità.

Finché le nostre richieste rimarranno inascoltate, dobbiamo sospendere gli scambi bilaterali con il Marocco e sospenderne i privilegi concessi dall'Unione europea. I diritti umani non devono più essere merce di scambio.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signor Presidente, sono lieto che la signora Commissario Malmström sia ancora in Aula, e colgo l'occasione, poiché la materia tocca anche la sua sfera di competenza. So che se ne parla per la terza volta, ma la questione è grave. Nella notte tra il 5 e il 6 un giornalista del quotidiano russo Kommersant, Oleg Kashin, è stato brutalmente picchiato fuori da casa sua a Mosca; sono certo che ne è al corrente, signora Commissario. Il giornalista è stato ricoverato in ospedale, aveva le gambe rotte, la mascella fratturata, aveva perso delle dita e aveva lesioni al cranio.

Non è il primo episodio di questo genere che si verifica nei paesi del fronte orientale. Oggi ho letto un'intervista ad uno dei massimi analisti polacchi di affari russi, ed egli indicava che sono stati uccisi 300 giornalisti negli ultimi dieci anni nella Federazione russa. È un fenomeno terrificante, poiché il tema della libertà di parola e delle libertà civili è uno degli elementi costitutivi principali dell'Unione europea. Pertanto sollecito ad enfatizzare, sempre e ovunque, nei colloqui con i russi, che incidenti di questo genere non devono accadere, in quanto rendono il dialogo difficile se non impossibile.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL).(PT) Desidero attirare l'attenzione sulla situazione disperata del Sahara occidentale. Migliaia di saharawi hanno allestito dei campi nelle periferie delle principali città del territorio come forma di protesta contro le condizioni in cui sono costretti a vivere e contro le varie forme di repressione cui sono soggetti. Essi inoltre chiedono che sia indetto un referendum sull'autodeterminazione.

A seguito dell'azione violenta inscenata dalla polizia e dall'esercito marocchino questa settimana, volta a smantellare i campi, sono state arrestate numerose persone, non si sa quante, vi sono stati centinaia feriti e di dispersi e purtroppo anche dei morti. Al di là di questo intervento, è stato meschinamente impedito ai cittadini di Stati membri dell'UE di recarsi nel Sahara occidentale per esprimere solidarietà. Le autorità marocchine hanno espulso anche un deputato di questo Parlamento, il Presidente della Federazione mondiale della gioventù democratica insieme a diversi giornalisti e membri di organizzazioni non governative.

Il silenzio e le dichiarazioni equivoche dell'UE e di alcuni dei suoi leader in relazione a questa vicenda sono vergognose e deprecabili. Il silenzio è altresì segno di connivenza con un paese cui è stato concesso lo status avanzato dall'UE. Questo silenzio e questa connivenza sono inaccettabili e li denunciamo con forza in questa sede.

 
  
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  Mario Borghezio (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo semplicemente richiamare l'attenzione del Presidente del Parlamento europeo su una sentenza di qualche giorno fa. Si tratta di una questione che riguarda sicuramente le competenze del Commissario, al quale rivolgo il mio saluto.

È una sentenza a mio avviso molto grave, perché relativizza il portato di una direttiva dell'Unione europea molto importante in tema di terrorismo. Ritengo infatti che non sia condivisibile un orientamento estensivo delle tutele dei cittadini che chiedono di poter usufruire del diritto di asilo e del diritto di riconoscimento della qualifica di rifugiato agli appartenenti a organizzazioni terroristiche.

Se passasse questo principio, che è passato in questa gravissima decisione della Corte europea, noi daremmo a molti terroristi la possibilità di usufruire di tutele che non meritano. Sono troppi i morti in Europa per azioni di terrorismo per consentire una situazione di questo genere. Invito pertanto la Commissione a una modifica della direttiva, in modo da evitare delle interpretazioni estensive e indecenti dell'indicazione che l'Unione europea ha dato giustamente nella lotta al terrorismo.

 
  
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  Nicole Sinclaire (NI).(EN) Signor Presidente, il mese scorso a Strasburgo il Parlamento ha votato un aumento del 5,9 per cento del bilancio comunitario. Questo incremento comprendeva 2 milioni di euro in più per l'intrattenimento a sostegno della vita a cinque stelle che si conduce in questa sede. Nel contesto della crisi economica ho trovato offensivo l'autocompiacimento che è stato espresso dai colleghi.

Oggi le vittime della crisi nel mio collegio elettorale nel West Midland, nel Regno Unito, stanno prendendo posizione. Gli studenti e i professori universitari manifestano nelle piazze a Londra. Pur deplorando gli atti esecrabili di pochi, plaudo all'azione che molti hanno inscenato. Gli studenti saranno colpiti duramente dal pacchetto di austerità: le tasse universitarie triplicheranno, diversi corsi saranno aboliti, i posti saranno ridotti e aumenteranno le difficoltà nell'ambito delle infrastrutture. I talenti di domani, da cui dipende il futuro, vengono soffocati e sarà proprio la generazione più giovane a pagare il prezzo più alto. Signor Presidente, desidero lanciare un monito: dinanzi alla vostra arroganza tante più persone scenderanno in piazza per protestare contro questo progetto sociale fallimentare. Godetevi la vostra vita a cinque stelle fin che potete, onorevoli colleghi.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Al vertice del Danubio, che si è svolto l'8 novembre a Bucarest, hanno partecipato 14 delegazioni dei paesi che prendono parte alla strategia sul Danubio, compresa la Repubblica moldava, che vi ha intravisto la possibilità di avvicinarsi ulteriormente all'Unione europea. L'incontro si è svolto al momento giusto, poiché entro fine anno saranno approvati gli strumenti per l'attuazione, mentre la strategia sarà messa in atto nel 2011. Il successo principale è stato l'impegno che si è assunta la Commissione europea, rappresentata dal Presidente Barroso, a sostegno di un piano specifico, stanziando una dotazione di 95 miliardi di euro. Inoltre sarà possibile far confluire altre risorse mediante la BEI e la BERS.

Essendo stata tra i promotori dell'idea di una strategia europea per la regione del Danubio nel 2008, vi ricordo che la Romania ha costantemente sostenuto l'attuazione di questa iniziativa. Se sarà messa in atto quanto prima possibile, si contribuirà a rivitalizzare la situazione economica e sociale delle contee della Romania meridionale che costeggiano il Danubio.

 
  
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  María Muñiz De Urquiza (S&D).(ES) Signor Presidente, a nome della delegazione spagnola del gruppo S&D al Parlamento europeo, esprimo profonda preoccupazione per l'ondata di violenza che si è abbattuta sul Marocco e sul Sahara.

Invochiamo fermamente il rispetto dei diritti umani ed esprimiamo una condanna, in quanto ci sono state delle vittime sia da parte marocchina che da parte saharawi. Le informazioni sulla situazione attuale sono confuse. Pertanto siamo lieti che il Marocco abbia deciso di aprire un'inchiesta. Ovviamente chiediamo sia messa in atto una politica di trasparenza nelle informazioni.

Vista l'importanza strategica che il Marocco riveste per l'Europa, l'Unione europea deve unirsi agli sforzi profusi sul piano internazionale per favorire il dialogo in cui sono impegnati diversi Stati membri, tra cui la Spagna. Esprimiamo apprezzamento per il fatto che, nonostante la gravità di quanto è accaduto, il dialogo tra le parti finora continui e che siano stati previste nuove tornate negoziali.

Onorevoli colleghi, questo conflitto perdura da oltre trent'anni e deve finire quanto prima possibile con una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti nel contesto delle Nazioni Unite, che insieme al governo marocchino, al popolo saharawi e ai suoi rappresentanti, è l'unico organismo legittimato ad avanzare una soluzione.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR).(PL) Signor Presidente, in molte occasioni il Parlamento europeo ha preso posizione a difesa dei diritti umani fondamentali, delle libertà civili e delle libertà politiche. Pertanto ho notato con grande sorpresa che, nella precedente tornata di Strasburgo, il Parlamento europeo purtroppo non ha adottato alcuna posizione in merito alle elezioni locali in Ucraina, che si sarebbero tenute di lì a poco, seppur in presenza di gravi indicazioni e di informazioni verosimili provenienti da fonti affidabili che segnalavano le irregolarità, le intimidazioni ai danni dell'opposizione e le restrizioni ai diritti dei giornalisti di comunicare liberamente con la società in Ucraina, che è governata dal partito delle regioni.

Per me è stata una sorpresa ancora maggiore scoprire che la decisione era stata nuovamente rinviata e che non sarà votata domani. Questa situazione è molto disturbante e richiede una spiegazione. Alcuni rappresentanti del Parlamento europeo parlano delle elezioni, che si sono già svolte, dando segni di approvazione, mentre sia il Dipartimento di Stato americano che l'Alto rappresentante Ashton denunciano numerose irregolarità nel corso di queste elezioni e violazioni alla legge elettorale. La questione va chiarita.

 
  
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  Eduard Kukan (PPE). (SK) Sono lieto che la Commissione europea nella sua strategia per gli esercizi 2010 e 2011 ieri abbia confermato che la politica di espansione è la migliore strategia per la regione dei Balcani occidentali. L'esecutivo ha inoltre confermato che continuerà ad onorare i propri impegni nella regione, sempre che i paesi interessati intensifichino i propri sforzi nell'ambito del processo d'integrazione.

Plaudo ad alcuni passi positivi intrapresi nel corso dell'anno, ad esempio l'abolizione dell'obbligo del visto per la maggior parte dei paesi della regione, i progressi del Montenegro, che ha ottenuto lo status di paese candidato ed il progresso registrato nei colloqui con l'Unione europea e con la Serbia, per cui è stato raccomandato un parere.

Ad ogni modo le sfide permangono e dovranno essere affrontate. Tra di esse figura l'avvio del dialogo tra Serbia e Kosovo – che dovrebbe apportare una maggiore stabilità alla regione e una soluzione, quanto prima possibile alla questione riguardante il nome della Macedonia – un processo che è già in atto da lungo tempo, la definizione di una visione comune o di un nuovo approccio in relazione alla Bosnia-Erzegovina, e l'avvio della liberalizzazione dei visti per il Kosovo.

In tutte queste questioni è necessario avere una strategia e una visione chiare affinché la regione si possa avvicinare all'Unione europea. Non è solo nell'interesse di questi paesi, ma è anche nostro interesse.

 
  
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  Guido Milana (S&D).(IT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, trent'anni fa il Marocco ha negato per molti anni che vi era una guerra con il popolo Sahraui e oggi sta negando che vi è una repressione sproporzionata nei confronti dello stesso popolo. Eppure, nel Sahara occidentale ci sono morti e feriti di una popolazione che rivendica solo il diritto di vivere in libertà nella propria terra.

Il Marocco ha sostanzialmente chiuso le frontiere a chiunque possa essere testimone di questi fatti. Niente informazione e niente deputati. A un deputato francese e al nostro collega Meyer è stato vietato l'accesso. L'Europa assiste passivamente. Non c'è un segno della Commissione che ci rende subalterni alla mediazione dell'ONU e che continua a fallire come negli ultimi trent'anni. Non vi è una presa di posizione della signora Ashton, che ha la responsabilità della politica estera. Occorre reagire con una presa di posizione del Parlamento. Occorre reagire nei confronti del Marocco, interrompendo ogni iniziativa sugli accordi commerciali a cominciare dal rinnovo degli accordi di pesca.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE).(RO) Ultimamente si sono accesi i riflettori su alcuni elementi assolutamente fondamentali nell'ambito dell'Unione europea dell'innovazione. È infatti arrivato il momento di varare misure tese a realizzare, a livello europeo, le azioni indicate nell'iniziativa della Commissione.

Lo sviluppo di partenariati è vitale. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che, nel corso del prossimo periodo di programmazione, sarà opportuno avviare il dibattito a livello regionale in modo da poter istituire i partenariati, non solo a livello locale e regionale, ma anche a livello nazionale e transnazionale. Analogamente possiamo affermare che l'ampio dibattito sulla realizzazione dello sviluppo nel prossimo futuro deve figurare all'ordine del giorno di tutte le regioni. Il dialogo tra tutti gli attori coinvolti è essenziale per identificare il valore aggiunto in ogni regione e i tipi di azioni innovative al fine di metterle a frutto. Chiedo alle autorità locali e regionali di impegnarsi e di creare dei partenariati in modo da rendere la pianificazione realistica e quanto più vicina possibile alle esigenze e alle aspirazioni delle regioni.

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE).(DE) Signor Presidente, domani a Seul comincerà il vertice del G20. Tra gli argomenti che saranno discussi nel corso dell'incontro ce n'è uno che riveste un'importanza particolare: la limitazione delle esportazioni di elementi rari da parte della Repubblica popolare cinese. La Cina controlla il 95 per cento dell'estrazione di elementi rari, di cui l'industria europea ha un disperato bisogno. I settori maggiormente interessati sono quelli ad alta densità di conoscenza che attengono allo sviluppo di nuove tecnologie. Le piccole e medie imprese europee potrebbero trovarsi gravemente a rischio a causa di strozzature artificiali nell'approvvigionamento, e il problema è serio. Lo spazio economico europeo è noto in tutto il mondo per le sue conoscenze tecniche. Non è possibile accettare interruzioni di questo genere.

Chiedo pertanto ai rappresentanti dell'Unione europea, insieme agli altri paesi interessati, come gli Stati Uniti e il Giappone, di intervenire contro il dispotismo commerciale della Cina nel corso del vertice del G20. Deve essere identificata una soluzione quanto prima possibile.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) La popolazione dell'Unione europea sta invecchiando e parallelamente si riduce la percentuale della popolazione attiva sul totale degli abitanti. La crisi economica ha contribuito ad accrescere ulteriormente il tasso di disoccupazione che ha ormai toccato il 10 per cento. In questa situazione l'Unione europea e gli Stati membri devono adottare dei provvedimenti in modo da garantire la sostenibilità dei propri sistemi pensionistici. La riforma di siffatti sistemi deve prevedere soluzioni affinché i pensionati con redditi minimi possano avere una vita decorosa.

Nonostante l'incremento dell'aspettativa di vita, la soluzione non è da ricercare nell'innalzamento dell'età pensionabile. Gli anziani che possono e che desiderano rimanere attivi nel mondo del lavoro hanno comunque la possibilità di rendere un contributo per lo sviluppo della società senza, però, sentirsi costretti a farlo. Al contempo, a causa della crisi economica e alla delocalizzazione dell'industria europea in paesi terzi, si è avuta una contrazione nel numero dei posti di lavoro e coloro che possono lavorare, ma non riescono a trovare un lavoro fisso, hanno difficoltà a raggiungere il periodo minimo di contributi previsto dal sistema pensionistico pubblico. Mi preme inoltre evidenziare che l'innalzamento dell'età pensionabile comporterà un aumento della disoccupazione giovanile.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) Il tema dell'etichettatura dei prodotti alimentari dimostra che i cittadini seguono l'attività dell'Europa e i suoi dibattiti e sono attenti alle conseguenze che ricadono su di loro. Posso dire che in Slovacchia la relazione dell'onorevole Sommer, che è stata approvata in prima lettura, oltre ad aver suscitato un interesse notevole, ha innescato un potente effetto sinergico. Gli studenti dell'università di Nitra, l'industria agro-alimentare, i media e l'opinione pubblica in genere si sono infatti impegnati nel dibattito, organizzando seminari e valutazioni, mentre i giovani hanno avviato una discussione che, devo dire, ha ricevuto un ulteriore stimolo grazie alla partecipazione della stessa onorevole Sommer. Anche tre deputati europei slovacchi hanno preso parte attiva nel processo.

Volevo solamente dimostrare, raccontando questo episodio, che il Parlamento europeo e i suoi deputati possono impegnarsi in tematiche interessanti che riguardano direttamente la democrazia e che non possiamo sempre criticare quanto si discute in questa sede. I problemi che risolviamo non sono scollati dalla realtà. In questo contesto plaudo altresì alle attività dell'ufficio del Parlamento europeo in Slovacchia, che ha compiuto un lavoro grandioso, organizzando l'evento.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – Signor Presidente, desidero attirare nuovamente l'attenzione sul caso di Sakineh Mohammadi-Ashtiani. Come forse saprete, questa donna doveva essere giustiziata per lapidazione dalle autorità iraniane in luglio con l'accusa di adulterio, ma a seguito di una risoluzione del Parlamento, in occasione della quale molti hanno indossato magliette con la scritta: "Liberate Sakineh", e per il clamore suscitato a livello internazionale, la sentenza è stata commutata.

È stata commutata, ma non cancellata. È stata, invece, cambiata con l'esecuzione per impiccagione con l'accusa di omicidio. La sentenza doveva essere eseguita il 3 novembre, ma è stata rinviata nuovamente a seguito delle petizioni internazionali, in cui sono state raccolte 270 000 firme online, e grazie agli interventi di varie autorità in tutto in mondo, soprattutto da parte del Presidente francese Sarkozy, che si è esposto in prima persona. Tuttavia, le autorità iraniane intendono procedere e quindi giustiziare Sakineh.

Chiedo nuovamente alle autorità europee di raddoppiare i propri sforzi in modo che questa donna sia rilasciata e che possa trovare asilo o la libertà nel suo paese, garantendo che in Iran sia posto fine all'uccisione delle donne per mano dello Stato e alle altre violazioni dei diritti umani.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

 

22. La sfida demografica e la solidarietà tra generazioni (breve presentazione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A7-0268/2010), presentata dall'onorevole Mann a nome della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, sulla sfida demografica e la solidarietà tra generazioni [2010/2027(INI)].

 
  
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  Thomas Mann, relatore.(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la commissione per l'occupazione e gli affari sociali ha lanciato un segnale importante in merito al cambiamento demografico. In primo luogo, è stato elaborato un pacchetto combinato per i giovani e per gli anziani. Serve infatti un nuovo approccio innovativo basato sulla giustizia tra generazioni. Il nostro ragionamento non si basa sulla sequenza generazionale, quanto piuttosto su un concetto generazionale unificante. Per conferire al dibattito un fondamento stabile, gli Stati membri devono produrre una contabilità intergenerazionale. In questo modo, verranno a crearsi modelli affidabili e previsioni di flussi di pagamento tra generazioni da seguire. Per gli uffici statistici sarà facile calcolare il livello delle imposte sul reddito, i contributi previdenziali e pensionistici. Il "controllo" generazionale è teso, prima di tutto, ad introdurre per legge una valutazione dell'impatto rispetto agli effetti desiderati e sugli effetti collaterali negativi in relazione al carico generazionale. Deve essere obbligatorio in tutti gli Stati membri e sul piano UE.

Stiamo inviando un segnale chiaro alla Commissione europea e al Consiglio anche in merito alle pensioni. Non serve fissare un'età pensionabile uniforme a livello europeo. Devono, invece, essere rispettate le età pensionabili che vigono nei diversi Stati membri. I lavoratori più anziani non devono essere costretti a smettere di lavorare contro la loro volontà in ragione di una soglia fissata arbitrariamente per l'età pensionabile obbligatoria. In una sentenza emessa in ottobre, anche la Corte di giustizia europea ha chiaramente bocciato l'obbligo di pensionamento al raggiungimento dell'età pensionabile. I pensionati possono sicuramente avanzare la propria candidatura per le posizioni vacanti e non devono essere svantaggiati a causa dell'età. Per i cittadini più anziani invochiamo il varo di un'iniziativa che preveda un patto per l'impiego per gli ultracinquantenni. Devono essere centrati tre obiettivi entro il 2020. In primo luogo, la percentuale di lavoratori ultracinquantenni deve aumentare di oltre il 55 per cento. In secondo luogo, devono essere aboliti in tutta Europa il prepensionamento e i relativi incentivi economici. In terzo luogo, devono essere erogati agli Stati membri dei fondi per gli ultrasessantenni in modo che questa categoria possa rimanere più a lungo nel mercato del lavoro.

Dall'altro capo della scala generazionale ci sono i giovani. Invochiamo una garanzia europea per la gioventù. Dopo un periodo massimo di quattro mesi di disoccupazione, a tutti i giovani deve essere offerto un lavoro, un apprendistato o altre opportunità di formazione. In questo ambito deve essere applicato il principio "dare e chiedere". Tuttavia, il sostegno non è una strada a senso unico. Se un giovane non ha qualifiche sufficienti, deve avere la possibilità di acquisirle per aspirare ad avere un lavoro. Ho notato con grande piacere che la Commissione europea ha già assunto una delle iniziative che ho invocato nella relazione. Alcune settimane fa ha proclamato il 2010 l'Anno europeo per l'invecchiamento attivo. Si tratta del segnale giusto al momento giusto.

L'unica pecca è la decisione assunta dalla maggioranza in commissione di chiedere ulteriori normative antidiscriminazione. Di conseguenza, è stata chiesta la definizione di nuovi criteri per gli anziani in relazione alla conclusione di polizze assicurative, alla prenotazione di viaggi e all'affitto di vetture. Si tratta di una misura che andrà solamente ad aumentare la burocrazia e farà lievitare i costi senza rendere giustizia al concetto elementare di tutela effettiva delle persone contro l'esclusione. Il gruppo PPE ha quindi presentato una proposta di risoluzione alternativa che non contiene questa istanza. Per il resto, c'è accordo in seno alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali. Mediante numerose proposte congiunte e 22 compromessi, abbiamo raggiunto un ampio consenso.

Ringrazio i colleghi e gli esponenti degli altri gruppi per la costruttiva cooperazione. Possiamo e vogliamo riunire giovani e anziani. Spero che, con questa relazione sulla giustizia tra le generazioni, compiremo insieme un importante passo in avanti.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Mann per averci illustrato queste importanti proposte. Per quanto concerne gli anziani, dobbiamo innanzi tutto cambiare atteggiamento verso la pensione e anche verso il lavoro. Idealmente il pensionamento deve essere graduale e volontario, non obbligatorio. Due settimane fa ho ricevuto la visita di una persona che mi ha raccontato di essere andato in pensione. Gli ho chiesto se aveva già compiuto 65 anni ed egli mi ha risposto che se avesse atteso fino all'anno prossimo sarebbe stato costretto ad andare in pensione. Pertanto ha deciso di andarsene prima dettando le proprie condizioni. In realtà, avrebbe voluto continuare a lavorare fino a 67 o a 70 anni. È questo un punto molto importante di cui dobbiamo tenere conto.

In secondo luogo i giovani, in particolare, sono svantaggiati e la gioventù nel mio paese, l'Irlanda, è il gruppo più svantaggiato, poiché pesa su di loro l'enorme debito dovuto alla crisi bancaria e, nonostante l'elevato grado di istruzione, l'unica possibilità che hanno è di scegliersi una destinazione all'estero, se vogliono lavorare, perché in patria non c'è lavoro per loro.

Serve innovazione nelle modalità occupazionali dei giovani. Ho apprezzato in particolare la proposta dell'onorevole Mann in cui si prevede una qualche offerta di lavoro per i giovani che sono disoccupati per un certo numero di mesi. Proposte di questo genere sono positive e le accolgo con favore.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D).(LT) Porgo le mie più vive congratulazioni al relatore, in quanto convengo con molti dei provvedimenti delineati per affrontare la sfida demografica e per rafforzare la solidarietà tra generazioni. Tuttavia, per quanto concerne gli anziani, non posso convenire sull'abolizione della disposizione sul prepensionamento. Molto spesso gli anziani sono costretti a pensionarsi prematuramente in ragione di determinate circostanze, ma non per loro volontà. Ad ogni modo, viste le conseguenze della crisi economica, il prepensionamento in molti casi è l'unica possibilità di sopravvivenza per gli anziani che sono stati licenziati. Pertanto, considerando le differenze tra i sistemi pensionistici dei vari Stati membri, dobbiamo tenere in considerazione le prassi invalse in tutti gli Stati membri senza seguire l'esempio di un paese o di un ristretto gruppo di paesi.

 
  
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  Elizabeth Lynne (ALDE).(EN) Signor Presidente, ringrazio vivamente l'onorevole Mann per il lavoro che ha svolto e per la valida cooperazione che ha offerto in commissione. Sono lieta che molti degli emendamenti che avevo presentato siano stati adottati in commissione. Dobbiamo affrontare il fatto che molti anziani vengono ancora trattati male in tanti Stati membri e, ovviamente, il caso estremo è rappresentato dall'abuso.

Gli anziani, però, possono essere maltrattati anche in altri modi, ad esempio quando vengono discriminati sul posto di lavoro a causa dell'età e per questo sono lieta che la relazione chieda che sia attuata debitamente la direttiva in materia di occupazione del 2000 e che gli anziani siano sensibilizzati rispetto ai loro diritti.

Sono soddisfatta anche perché è stato accolto il mio emendamento in cui si chiede l'abrogazione dell'età pensionabile obbligatoria, mantenendo però un'età pensionabile fissa a livello di Stati membri. È sbagliato costringere gli anziani a smettere di lavorare, se vogliono continuare e se hanno ancora la capacità di farlo.

Dobbiamo inoltre tenere alta la pressione sul Consiglio affinché sblocchi la direttiva orizzontale in materia di accesso alle merci e ai servizi, che verte, tra l'altro, anche sulla discriminazione in base all'età. In definitiva, gli anziani devono godere degli stessi diritti di chiunque altro. Vi chiedo di votare a favore della relazione originale, non dell'emendamento del PPE.

 
  
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  Peter Jahr (PPE).(DE) Signor Presidente, porgo le mie congratulazioni al relatore, onorevole Mann, per l'eccellente relazione. La giustizia tra generazioni è una caratteristica importante della società sviluppata. Essenzialmente nessuna generazione deve o dovrebbe vivere alle spese di un'altra. Un aspetto che è evidente nella vita privata della gente e nelle famiglie è più difficile da far valere nella società. Se lo Stato accetta un credito che non è in grado di ripagare, crea un fardello per la generazione successiva. Sfruttando eccessivamente le materie prime, si arreca danno alla prossima generazione. Si dice, infatti, che abbiamo preso a prestito la Terra dai nostri nipoti, ed è questa un'espressione che esemplifica benissimo il concetto. Di conseguenza, dobbiamo esaminare ogni atto, ogni normativa e ogni direttiva affinché tutti i testi prevedano una giustizia tra generazioni. A mio parere la relazione segna un importante passo nella giusta direzione.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D). (CS) La questione della solidarietà intergenerazionale consta di molti aspetti diversi, una situazione che il relatore, onorevole Mann, descrive molto bene nel suo testo. Uno dei fattori più importanti è la sicurezza durante la vecchiaia e, in particolare, un introito sostenibile e stabile nella terza età al fine di garantire un livello decoroso di pensione nel lungo termine. Nella relazione, pertanto, intravedo dei problemi al punto 99 in cui il relatore afferma, tra l'altro, che è necessario sostituire il sistema a ripartizione con sistemi di capitalizzazione dei fondi.

La crisi attuale ha altresì messo in luce i pericoli derivanti dalla diminuzione della solvibilità di alcuni fondi pensionistici privati, che sono stati colpiti duramente dal drastico calo dei tassi d'interesse e dalla riduzione del valore degli investimenti. Nel 2008, ad esempio, i fondi pensionistici privati hanno perso oltre il 20 per cento del loro valore. In conseguenza del declino della solvibilità, questi fondi sono stati oltretutto costretti a vendere gli attivi in perdita. Molti stanno ancora languendo ai margini della solvibilità. I fondi pensionistici basati sulla capitalizzazione non possono essere una risposta dinanzi alle tendenze demografiche attuali. Sono principalmente prodotti finanziari che comportano rischi non trascurabili. Pertanto non credo sia opportuno esporre a questo genere di rischi una funzione sociale così fondamentale, come la garanzia della dignità nella terza età.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) I cambiamenti demografici alterano in maniera graduale e sostanziale la struttura della popolazione e la piramide generazionale. Il tasso medio di fertilità nell'Unione europea è di 1,5 figli, ed è chiaramente tra i più bassi del mondo. Di conseguenza, possiamo prevedere gravi problemi in relazione all'invecchiamento demografico nella società europea.

Una delle cause, a mio parere, è da ricercare nello sviluppo insufficiente di certe strutture, che impedisce a molte famiglie di allargarsi. Le politiche tese a coniugare il lavoro con la vita familiare, oltre agli incentivi fiscali e altri benefici, costituiscono un presupposto essenziale per stimolare il tasso di fertilità. D'altro canto, dobbiamo altresì adottare provvedimenti giuridici per migliorare l'integrazione degli anziani nella vita attiva, abolendo parallelamente le discriminazioni in base all'età che si riscontrano ancora sul piano pratico.

Accolgo con favore e sostengo pienamente la cosiddetta politica sull'invecchiamento attivo, che è volta a consentire ai cittadini di rimanere sani, anche in età avanzata, di partecipare alla vita sociale e di migliorare la qualità della propria vita, ma anche quella della società in generale in uno spirito di solidarietà intergenerazionale.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Il problema attualmente è che i giovani e gli anziani hanno difficoltà a trovare lavoro. Pertanto la garanzia di una giustizia tra generazioni si pone come una delle principali sfide sociali della politica europea e nazionale degli anni a venire. La promozione del concetto di flessicurezza e dell'obiettivo della strategia Europa 2020 di conseguire un tasso di occupazione del 75 per cento rappresentano grandi passi in avanti in questa direzione. A mio parare, sia la Commissione europea che il Consiglio dovrebbero condurre un censimento delle generazioni come mezzo per raccogliere informazioni. Bisogna altresì incrementare gli indicatori dello sviluppo sostenibile di Eurostat per ogni singolo Stato membro.

Mi congratulo con l'onorevole Mann, poiché è riuscito ad identificare nella relazione diverse soluzioni estremamente accattivanti, tra cui la garanzia per la gioventù europea ed il patto europeo 50plus.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE).(RO) Nei prossimi anni, oltre all'impatto della crisi, dovranno essere affrontate numerose altre sfide. Una delle più imponenti riguarda il cambiamento demografico e il conseguente spopolamento di alcune regioni. Gli Stati membri saranno chiamati a svolgere un ruolo chiave, creando le condizioni per limitare al massimo le conseguenze sui cittadini. Essi avranno bisogno di un forte sostegno in base alle esigenze identificate, soprattutto mediante l'uso di appropriati strumenti comunitari di finanziamento, come i Fondi strutturali.

Per far fronte a queste sfide, che si profilano all'orizzonte, credo debba essere assegnata un'attenzione particolare ai giovani, coinvolgendoli nella vita della società. Dobbiamo investire nei giovani e offrire loro accesso a un'istruzione appropriata cui deve seguire la possibilità di trovare un lavoro adeguato, alternativamente essi devono essere incoraggiati a seguire una carriera imprenditoriale. In questo modo, sarà garantita l'inclusione sociale dei giovani e sarà possibile contrastare uno dei principali fattori che provocano il declino del tasso di natalità e le sperequazioni socio-economiche tra generazioni.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, innanzi tutto porgo i miei ringraziamenti e le mie congratulazioni all'onorevole Mann per l'ottima relazione. Il documento presenta un'analisi molto precisa ed esaustiva delle sfide cui dovremo far fronte in campo demografico. La Commissione è molto lieta che il testo sottolinei le strategie mediante le quali gli Stati membri e all'Unione europea potranno prepararsi all'invecchiamento della popolazione, affrontandone le conseguenze nel migliore dei modi.

Nella relazione sono indicate una serie di soluzioni pratiche: il programma "anziani in azione", la garanzia per la gioventù europea, il patto europeo 50plus, l'iniziativa "AGE-management", l'iniziativa "Tandem tra generazioni", eccetera. Il testo contiene inoltre molte proposte interessanti tese a definire e ad applicare il concetto di solidarietà intergenerazionale, poiché questo è, come ha affermato anche il relatore, un obiettivo che l'Unione europea si è data con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona.

Come sapete, la Commissione ha già adottato due grandi iniziative in questo ambito: il Libro verde sulle pensioni, che sarà seguito l'anno prossimo dal Libro bianco in cui verranno delineate le attività future, e la proposta – che ha preso le mosse dalla sua proposta, onorevole Mann – di proclamare il 2010 l'Anno europeo per l'invecchiamento attivo.

La Commissione presenterà a breve la sua terza relazione sulla demografia, nella quale delineerà le più recenti tendenze della popolazione. La relazione dimostrerà anche in che modo la crisi economica ha colpito gli Stati membri per quanto riguarda la loro capacità di prepararsi all’invecchiamento della popolazione.

Nei prossimi dieci anni assisteremo ad un profondo cambiamento demografico nell'Unione europea. Il folto gruppo del baby boom sta raggiungendo la pensione, mentre i nuovi gruppi che si affacciano sul mercato del lavoro sono molto meno numerosi. Sarà inoltre più probabile che le generazioni più giovani di europei abbiano una storia di immigrazione, ad esempio, una trasformazione che comporta delle sfide per i dirigenti politici negli Stati membri.

Sarà un'impresa ardua conseguire gli obiettivi di Europa 2020, se non riusciremo a mobilitare il potenziale demografico che finora è rimasto inutilizzato. A tal fine deve essere compiuto uno sforzo per promuovere l'invecchiamento attivo, per migliorare le condizioni del mercato del lavoro per i giovani, per integrare meglio gli immigrati ed i loro figli oltre che per favorire la riconciliazione tra lavoro e responsabilità di assistenza. In questo lavoro mastodontico la Commissione è ansiosa di lavorare attivamente con il Parlamento.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì, 11 novembre 2010, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Giovanni Collino (PPE), per iscritto. – Gentile Presidente, onorevoli colleghi, nella storia dell'uomo i grandi cambiamenti all'interno delle società sono stati determinati dall'andamento di due variabili: il fattore demografico e quello religioso. Nella nostra epoca questi due fattori si stanno incrociando pericolosamente. Mentre si parla ormai da tempo di "scontro di civiltà" e di quanto sia importante che l'Europa possa rappresentare un esempio di convivenza civile fra culture in apparenza contrapposte, l'invecchiamento progressivo della popolazione europea ed il calo delle nascite ci mettono di fronte alla necessità di riconsiderare anche il fattore produttività. Finché i nostri anziani dovranno finanziare i nostri giovani che non trovano lavoro e che sono sempre meno, ci rimarranno soltanto due strade possibili: lasciare che altre popolazioni non europee guidino la nostra crescita oppure arrendersi al volano motore della finanza internazionale, capace di far fruttare i nostri capitali. Soltanto se le due generazioni diventeranno l'una risorsa dell'altra e lavoreranno insieme ad un progetto comune di sviluppo si potrà finalmente cominciare a parlare di processo di crescita europeo. Invito il relatore, lei, Presidente e voi, colleghi, a considerare un'audizione su una nuova politica europea di sviluppo economico basato sull'apporto generazionale, per la massimizzazione del contributo di giovani ed anziani alla crescita dell'Unione.

 
  
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  Corina Creţu (S&D), per iscritto. (RO) Desidero esprimere il mio sostegno per il patto 50plus, che integra gli obiettivi della strategia Europa 2020 in modo da incoraggiare gli anziani ad essere attivi sul mercato del lavoro. Nei prossimi dieci anni si calcola che la forza lavoro subirà una contrazione di 3 milioni di unità, mentre l'UE evidenzia uno dei tassi di natalità più bassi del mondo. La percentuale di cittadini ultracinquantacinquenni nel mercato del lavoro si attesta al di sotto del 50 per cento fissato dalla strategia di Lisbona. In un periodo in cui la piramide demografica è sempre più dominata dalla generazione più anziana, si rendono necessarie misure concrete per conseguire un equilibrio tra l'esigenza di solidarietà sociale e l'inefficienza dei sistemi previdenziali che si trovano dinnanzi a nuove sfide di natura economica e demografica. Bisogna sfruttare l'esperienza accumulata dai lavoratori anziani, che non viene utilizzata abbastanza al momento a causa di preconcetti discriminatori contro cui occorre avviare un’azione più efficace.

Passando all'ultimo punto, ma non per questo il meno importante, tengo a sottolineare che le donne sono ancora vittime di molteplici forme di discriminazione in ragione del genere e dell'età. Deve essere assegnata attenzione alla situazione delle donne anziane single che, per vari motivi, tra cui la maggiore aspettativa di vita, rappresentano una percentuale sempre più cospicua della popolazione.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. (RO) L'Europa, che è stata investita dal cambiamento demografico, si trova dinanzi una vera e propria sfida, in quanto bisogna mantenere un equilibrio tra il rispetto per i diritti sociali ed i servizi, da un lato, ed il principio di una società inclusiva, dall'altro. Credo sarebbe positivo per l'intera società avvalersi delle competenze dei lavoratori a fine carriera. Di conseguenza, è necessario incoraggiare le autorità pubbliche, le aziende private e le ONG che sviluppano programmi innovativi a coinvolgere gli anziani nelle loro varie attività. I principali strumenti per dar forma a una solidarietà intergenerazionale rimangono il dialogo sociale e il dibattito con tutti i gruppi interessati. Possono essere allestiti programmi a tal fine, anche all'interno dei sistemi di istruzione, in modo da attirare l'attenzione dei giovani su questo tipo di problematica e favorire il dialogo con gli anziani. D'altro canto, è opportuno promuovere squadre di lavoro con lavoratori di età diverse ed erogare un sostegno per le aziende che mettono in atto iniziative del genere, poiché una distribuzione variegata di generazioni incrementa la competitività e contribuisce a conseguire una crescita economica più armoniosa. L'economia sociale e il sostegno finanziario del Fondo sociale europeo sono i mezzi per creare e sviluppare programmi specifici volti a favorire l'invecchiamento attivo e la solidarietà tra generazioni.

 
  
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  Robert Dušek (S&D), per iscritto. (CS) La relazione sulle sfide demografiche affronta i problemi socio-economici dovuti al progressivo invecchiamento della popolazione e all'elevato carico finanziario che conseguentemente ricade sulle generazioni future. Garantire la giustizia intergenerazionale è uno dei principali obiettivi della politica sociale europea. La popolazione europea sta invecchiando. Il tasso di natalità nei paesi dell'Unione europea permane basso. In molti paesi, benché l'immigrazione abbia mitigato l'insufficiente tasso di natalità, la situazione non è certo rosea. Un'ampia percentuale dei figli di immigrati consegue un basso tasso di scolarità e quindi gli si prospetta la disoccupazione. La maggior parte degli immigrati crea le proprie reti sociali senza integrarsi nella società. Come ha indicato il relatore, la disponibilità a integrarsi degli immigrati e la disponibilità all'accoglienza della popolazione locale rappresentano condizioni fondamentali nell'ambito del fenomeno migratorio. Un altro problema nascosto è la composizione sociale delle nascite. In termini percentuali, a parte gli immigrati, la maggior parte dei nuovi nati provengono da fasce sociali socialmente vulnerabili e più deboli. Purtroppo oggigiorno è ormai la norma che le persone con qualifiche e un approccio responsabile alla vita spesso hanno un figlio solo, mentre i gruppi disagiati e socialmente fragili hanno in media quattro figli. Spetta pertanto a loro risolvere gli attuali problemi finanziari mediante l'elevata natalità. Per tutte queste ragioni, e altresì sulla base dei metodi indicati dal relatore, sono a favore del programma di sostegno atto a favorire il tasso di natalità dei gruppi con un grado di istruzione superiore, piuttosto che dei disagiati, come avviene attualmente.

 
  
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  Edite Estrela (S&D). (PT) Il cambiamento demografico è una delle principali sfide che l'Europa deve affrontare. Cent'anni fa la popolazione europea rappresentava il 15 per cento della popolazione mondiale. Nel 2050 questa percentuale è destinata a scendere al 5 per cento. La situazione è grave e si sta già ripercuotendo negativamente sull'economia, sui sistemi sicurezza sociale e sull'assetto stesso della società. Pertanto è urgente varare misure volte a favorire un aumento nel tasso di natalità. Stando agli studi disponibili, sussiste una discrepanza significativa tra il numero di figli che le famiglie desiderano e il numero di figli che poi effettivamente hanno: 2,3 e 1,5 rispettivamente. Per rispondere alla sfida posta dall'invecchiamento della società, l'Europa deve adottare politiche tese a promuovere l'occupazione delle donne di tutte le fasce d'età, sfruttando altresì appieno il potenziale di occupazione delle donne e degli immigrati. Bisogna far leva sulle migliori prassi, specificatamente in Portogallo, in merito ai nidi e agli asili, per migliorare i sistemi di congedo parentale, la maternità e la paternità nonché sulle politiche volte a riconciliare la famiglia e la vita lavorativa.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. (PT) Se persiste l'attuale tendenza demografica, tra qualche anno assisteremo a un profondo cambiamento nella struttura della popolazione e nella piramide generazionale. Si stima che il numero di giovani tra zero e 14 anni passerà da 100 milioni (nel 1975) a 66 milioni nel 2050, mentre la popolazione attiva scenderà dagli attuali 331 milioni a 268 milioni nel 2050. Inoltre, la percentuale degli ultraottantenni salirà dal 4,1 per cento nel 2005 all'11,4 per cento nel 2050. L'invecchiamento della popolazione è una delle principali sfide che l'Unione europea deve affrontare. L'Unione europea e gli Stati membri devono agire con urgenza e in maniera concertata, anche perché oggi si rileva già un elevato tasso di disoccupazione tra i giovani e sono già molte le difficoltà nel finanziamento dei regimi pensionistici. La promozione dei valori fondamentali della giustizia intergenerazionale e della solidarietà dovrà quindi essere approntata in modo tale da collegare i regimi pensionistici, il bilancio, il debito, l'assistenza sanitaria e la riabilitazione, la promozione del tasso di natalità, la protezione della famiglia e le politiche contro le discriminazioni. Queste misure devono essere forgiate mediante una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, come prevede la strategia Europa 2020.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto.(EN) La società umana può funzionare solamente sulla base del principio della giustizia e della solidarietà intergenerazionale. Non può esserci giustizia senza solidarietà. L'Europa deve affrontare due problemi, l'elevato tasso di disoccupazione tra i giovani e l'incertezza in merito alla capacità di finanziare i fondi per le pensioni. La percentuale degli ultrasessantenni anno dopo anno è destinata ad aumentare di due milioni (inizio del 2015). Al contempo la questione fondamentale da affrontare è il declino del tasso di natalità – una tendenza che perdura ormai da diversi decenni. Di conseguenza, aumenta progressivamente il carico per le giovani generazioni, che per contro sono sempre meno numerose, e si possono quindi innescare dei conflitti in merito alla condivisione di siffatto carico. Gli anziani devono essere visti come una risorsa. La loro esperienza e la loro disponibilità a partecipare attivamente alla costruzione della società devono essere incoraggiate a ogni livello. Gli Stati membri devono dare valore e riconoscere le attività informali che rafforzano la solidarietà intergenerazionale, in quanto sono milioni gli anziani che si prendono cura sia dei più piccoli che dei più anziani nella società. Una delle soluzioni principali implica un migliore coinvolgimento della società civile che ha una lunga tradizione nell'organizzazione del sostegno sociale. Appoggio, inoltre, l'iniziativa della piattaforma AGE di dichiarare il 2010 l'Anno della solidarietà intergenerazionale.

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. (DE) La relazione dell'onorevole Mann delinea chiaramente i problemi cui dobbiamo assegnare una maggiore attenzione. Si stanno infatti manifestando dei cambiamenti profondi nella struttura della società europea. Il tasso di natalità nell'UE attualmente è di 1,5 figli per donna. È un fattore che bisogna tenere in debita considerazione nelle nostre politiche. D'altro canto, dobbiamo mettere in luce anche l'importanza dell'apprendistato e dell'occupazione giovanile. La proposta in merito alla garanzia europea per la gioventù – per cui ai giovani che sono disoccupati per un periodo massimo di quattro mesi deve essere offerto un lavoro, un apprendistato o un'altra opportunità di formazione – è interessante e va studiata più attentamente. Ad ogni modo, anche l'"invecchiamento attivo" e la giustizia tra generazioni sono tempi che rivestono una grande importanza. Dobbiamo apportare un cambiamento anche in questo settore in futuro. Sostengo la relazione Mann.

 
  
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  Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto.(PL) Onorevoli colleghi, a fronte dei cambiamenti demografici, della contrazione della popolazione attiva e del calo del tasso di natalità, l'età è diventata una nuova causa di divisione nel mondo. Appare essenziale creare un'iniziativa intergenerazionale rivolta agli anziani e bisogna migliorare le relazioni tra questa categoria e il resto della società. Deve inoltre essere assegnata un'attenzione particolare affinché si possano migliorare le condizioni abitative e la salute degli anziani, soprattutto nelle regioni in cui la popolazione ha subito un decremento del 20-30 per cento. In Bulgaria, ad esempio, la pensione di anzianità media è di circa 100 euro, quindi bisogna garantire agli anziani una vita migliore e più decorosa. Tengo a mettere in luce l'importanza di creare un elenco dei problemi più gravi affinché possano essere approntate soluzioni specifiche. È altresì importante identificare e diffondere le buone prassi delle regioni che riescono a gestire bene il problema dell'invecchiamento della società e le ricadute che ne derivano, soprattutto nel contesto dell'Anno europeo dell'invecchiamento attivo. Grazie.

 
  
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  Iosif Matula (PPE), per iscritto. (RO) Il problema demografico costituisce una sfida di primo piano per gli Stati e per le regioni d'Europa a fronte di una popolazione che si reduce e che invecchia, un fenomeno che si riscontra nella maggioranza degli Stati membri. I rischi demografici che ne derivano sono una priorità per le politiche sociali condotte a livello europeo. Mentre l'invecchiamento della popolazione si accentua, il tasso di natalità cala e si acuiscono le disparità demografiche, le politiche del settore devono pertanto identificare misure specifiche per contrastare l'impatto che si sta producendo. Nel corso degli ultimi vent'anni la popolazione rurale è diminuita considerevolmente nelle regioni di convergenza, soprattutto tra i giovani. Essi hanno un ruolo importante da svolgere per ridurre le disparità tra aree urbane e rurali e per bilanciare le discrepanze demografiche, ed è questo un obiettivo significativo della politica di coesione. Dobbiamo rendere tangibili i benefici dell'ambiente rurale, sostenendo gli investitori affinché si realizzi la rete Internet a banda larga. Secondo Eurostat, la media dell'età attiva aumenterà del 7 per cento entro il 2060. Gli Stati membri devono quindi elaborare una politica chiara e coerente volta a creare solidarietà intergenerazionale, coinvolgendo la popolazione nel mercato del lavoro fino a un'età più avanzata rispetto a quanto accade ora.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. (RO) Esprimo apprezzamento per la relazione dell'onorevole Mann. I problemi demografici dell'Unione europea si stanno progressivamente palesando, ripercuotendosi in particolare sulle zone rurali. Le statistiche indicano che solamente il 7 per cento degli agricoltori europei è al di sotto dei 35 anni, mentre nei prossimi dieci anni 4,5 milioni di agricoltori andranno in pensione. Rischiamo di assistere ad un netto calo della popolazione attiva nelle aree rurali e quindi si potrebbe produrre un impatto avverso anche sulla produttività agricola.

Sono necessari nuovi strumenti per affrontare i problemi demografici nelle aree rurali. Una delle questioni fondamentali consiste nel garantire l'accesso all'istruzione in modo da impartire una formazione professionale ai giovani nelle aree rurali e attirarli nel settore agricolo. Passando a un altro importante aspetto, tutti gli Stati membri dovrebbero varare misure tese a realizzare un netto miglioramento nel comparto delle aziende agricole, rimpolpando la generazione di dirigenti agricoli. Infine, un altro fattore decisivo è l'erogazione di sostegno agli imprenditori affinché possano accedere ai finanziamenti per i progetti agricoli, che devono essere considerati come incentivi, soprattutto affinché i giovani si interessino all'agricoltura.

 
  
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  Kristiina Ojuland (ALDE), per iscritto.(EN) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione del collega, onorevole Mann, in cui sono state affrontate diverse tematiche cruciali che l'Unione europea sarà chiamata ad affrontare in un futuro prossimo, se non già adesso. Le recenti manifestazioni di protesta in Francia contro l'aumento dell'età pensionabile denotano un netto scollamento tra le aspettative dei cittadini europei e le tendenze demografiche generali. L'aspettativa di vita in Europa segna un aumento costante, mentre la popolazione si contrae. Entrambe le tendenze, se combinate, inevitabilmente comportano un aumento del carico fiscale per le generazioni future, a meno che non siano riformati radicalmente i sistemi pensionistici. Il dissenso suscitato dalla riforma delle pensioni in Francia è comprensibile sul piano emotivo, ma, se si considera la situazione demografica in Europa, va osservato che la proposta del governo francese e la decisione finale del parlamento costituiscono l'unica risposta appropriata per non compromettere il futuro sia dei lavoratori che dei pensionati in Francia. I governi degli Stati membri dell'Unione europea devono impegnarsi in un dialogo approfondito con i cittadini per creare una maggiore sensibilizzazione in merito al cambiamento demografico e alle sfide socio-economiche che esso comporta. La costruzione del consenso è fondamentale per giustificare riforme necessarie ma impopolari.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE), per iscritto.(ET) La popolazione europea invecchia anno dopo anno, nonostante la significativa immigrazione ed il lieve aumento registrato nel tasso di natalità. Di conseguenza, si profilano nuovi problemi e nuove sfide. Guardando alla piramide demografica europea, appare chiaro che in futuro bisogna assegnare una maggiore attenzione al mercato del lavoro degli anziani. Convengo con quanto si afferma nella relazione, ossia che l'invecchiamento della popolazione offre altresì grandi opportunità per migliorare la competitività e la capacità di innovazione, e quindi per incrementare la crescita economica e l'occupazione. È certamente molto importante aumentare l'occupazione tra gli anziani, ma bisogna soprattutto affrontare le cause più che le conseguenze, e forse dovremmo dare priorità alle misure volte ad accrescere il tasso di natalità. L'esperienza dell'Europa nell'integrazione degli immigrati ha mostrato che la soluzione non consiste nell'incoraggiare l'immigrazione, anzi. La vasta ondata di integrazione in Europa ha spaventato le popolazioni locali, le quali hanno temuto di diventare una minoranza all'interno dei propri paesi, arrivando persino a pensare che gli immigrati non avrebbero adottato la lingua e la cultura locali. Di conseguenza, è emerso un fenomeno allarmante, molti europei hanno cominciato a simpatizzare con l'estrema destra, i cui principi contravvengono ai valori europei. Valutando la situazione demografica dell'Europa in cui si evidenzia un invecchiamento, è deplorevole e contraddittorio il fatto che i giovani siano colpiti da una disoccupazione elevata, soprattutto nell'Europa orientale, e che non siano apprezzati appieno. Garantire la giustizia intergenerazione è certamente un tema essenziale da affrontare per scongiurare i conflitti in merito alla condivisione degli oneri.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. (RO) L'Europa sta invecchiando molto più velocemente rispetto agli altri continenti. Preoccupa, in particolare, il rapporto tra la popolazione ultrasessantacinquenne e la popolazione attiva (nella fascia d'età tra i 15 e i 64 anni) che è destinato a raddoppiare entro il 2060 (passando dal 25,4 al 53,5 per cento). L'aumento di questo rapporto in Romania è allarmante, in quanto è destinato a passare dal 21, 3 per cento, registrato nel 2008, al 65,3 per cento nel 2060.

In vista dell'entità del fenomeno e della rapidità con cui invecchia la popolazione, gli Stati membri, nell'ambito delle politiche per l'impiego, devono tener presente il fattore di genere, nuove modalità per organizzare il lavoro nelle imprese nonché metodi tesi a facilitare formule flessibili per introdurre un pensionamento progressivo, migliorando le condizioni di lavoro e promuovendo al contempo prassi contro le discriminazioni nell'ambito delle assunzioni e della formazione professionale.

Parallelamente, esorto gli Stati membri a mettere in atto i seguenti interventi:

- promuovere una cultura che preveda la gestione dell'invecchiamento in ambito aziendale e personalizzi i diversi aspetti, soprattutto introducendo una gradualità nel pensionamento, tenendo altresì conto dell'intensità del lavoro e delle condizioni lavorative, sanitarie e di sicurezza;

- continuare a mantenere l'opzione del prepensionamento per determinate categorie di lavoratori a seconda delle condizioni di lavoro e in circostanze particolari come gli esuberi o le ristrutturazioni.

 
  
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  Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto.(PL) La relazione riveste una grande importanza e la Commissione dovrà tenerne conto quando fisserà le proprie priorità e pianificherà il lavoro per il 2012, che sarà proclamato l'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni. Molte volte in Parlamento ho sollevato il tema dell'invecchiamento attivo, che deve essere una priorità per l'Unione europea e per gli Stati membri negli anni a venire.

La demografia non può essere cambiata. Dinanzi all'invecchiamento della società europea, è essenziale attivare professionalmente le persone in età pensionabile. Non dobbiamo scartare la loro esperienza o trascurare il loro desiderio di continuare a lavorare. Pertanto sostengo le iniziative proposte dal relatore, in particolare il programma 50plus e l'iniziativa sull'invecchiamento attivo. Analogamente riveste grande importanza anche l'iniziativa volta a garantire una pensione decorosa. In linea con quanto si afferma nella relazione, mi appello al Consiglio e agli Stati membri affinché siano rapidamente presi dei provvedimenti volti a garantire la corresponsione di pensioni adeguate a tutti gli europei per garantire loro una vita dignitosa senza costringerli a vivere ai margini della soglia di povertà. Dobbiamo contrastare tutte le molteplici forme di discriminazione contro gli anziani. Molti a torto ritengono che gli anziani abbiano meno esigenze. Le difficoltà per i cittadini anziani nell'accedere ai prestiti e le discriminazioni sul luogo di lavoro sono estremamente diffuse. È frequente riscontrare situazioni assurde in cui una donna quarantenne viene considerata troppo vecchia per lavorare, mentre ai giovani laureati si richiedono svariati anni di esperienza professionale.

 
  
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  Anna Záborská (PPE), per iscritto. (SK) Dalla crisi demografica si può uscire grazie alla famiglia, poiché proprio l'indebolimento del ruolo tradizionale della famiglia ci ha portato alla crisi. Aumentare la percentuale di anziani e di donne nel mercato del lavoro rappresenta solamente una soluzione a breve termine. Ci concede però un po' di tempo, che dobbiamo usare per motivare soprattutto i giovani a farsi una famiglia e ad avere figli. Ad ogni modo, la strategia a breve termine non deve essere in aperto conflitto con le ambizioni a lungo respiro. Affinché le madri con figli piccoli possano ritornare al lavoro, dobbiamo approntare strutture prescolastiche sufficienti. Non dobbiamo dimenticare, però, che i bambini apprendono le abitudini sociali di base nei primi tre anni di vita. Nei nidi i bambini imparano ad affermarsi urlando, non mediante il rispetto per gli altri. I bambini usano il modello di comportamento appreso in questo periodo per tutta la vita. L'assistenza genitoriale non è un lusso per un bambino, ma un'esigenza naturale. I nidi e gli asili sono e saranno sempre un compromesso. E come per ogni compromesso, se vengono ecceduti i limiti, le conseguenze saranno molto peggiori di quanto possiamo prefiguraci ora. Possiamo essere certi che una generazione di bambini che trascorre più tempo con estranei che con i loro genitori un giorno sarà disposta a farsi carico degli anziani, dei malati e dei disabili, come accade oggi?

 

23. Attuazione dei programmi quadro di ricerca (breve presentazione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A7-0274/2010), presentata dall'onorevole Carvalho, a nome della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, sulla semplificazione dell'attuazione dei programmi quadro di ricerca [2010/2079(INI)].

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho, relatore.(PT) La scienza, l'istruzione e l'innovazione sono i pilastri della crescita economica e della creazione di occupazione. L'Europa deve investire di più nella scienza, deve aprire i propri sistemi scientifici, promuovere la libertà di circolazione dei ricercatori, incrementando e favorendo al contempo l'eccellenza. In realtà, oggi si sta venendo a creare un mondo sempre più multi-polare in tutti i settori, anche in campo scientifico. Bastano poche cifre per dimostrarlo: ad esempio, a livello globale, l'80 per cento dei ricercatori lavorano fuori dal continente europeo, mentre il 69 per cento dei brevetti sono registrati al di fuori dell'Europa.

L'Europa investe meno nella scienza e nell'innovazione rispetto al Giappone, alla Corea del sud e agli Stati Uniti, una differenza che è essenzialmente riconducibile all'investimento del settore privato. Il nostro sistema per la scienza e l'innovazione ha dei punti deboli che devono essere ovviati e che vanno dal finanziamento insufficiente fino alla frammentazione, alla mancanza di condizioni per lo sviluppo dell'innovazione e all'eccesso di burocrazia. Il sistema scientifico europeo deve essere più efficiente e si deve cominciare dalla semplificazione delle norme di finanziamento. In siffatto contesto ho avuto l'onore di essere nominata relatrice per la semplificazione delle norme di partecipazione nei programmi europei presenti e futuri per la scienza e l'innovazione.

Questa relazione può svolgere un ruolo cruciale in Europa e giunge al momento opportuno, poiché stanno per iniziare la revisione del settimo programma quadro e i preparativi per l'ottavo. In qualità di relatrice, ho deciso di avviare il dibattito in materia e di tenere una consultazione pubblica. Ho inviato oltre 8 000 inviti ad una serie di organismi diversi. Il numero dei contributi è stato enorme, il che dimostra l'importanza che le nostre istituzioni e l'opinione pubblica attribuiscono alla materia.

La relazione propone la semplificazione del monitoraggio e del controllo finanziario nonché il rafforzamento della valutazione tecnica e scientifica mediante una revisione paritetica basata sull'eccellenza. Il testo punta ad aumentare la tolleranza al rischio, semplificando i meccanismi di controllo burocratico e creando una maggiore fiducia nella comunità scientifica ed economica. Ad ogni modo, la relazione segna solamente l'avvio di un processo che non è facile. Spetterà alla Commissione mettere in atto le raccomandazioni e ci vorrà il monitoraggio ed il supporto politico del Parlamento e del Consiglio per portare positivamente a compimento questa iniziativa.

In futuro il processo di semplificazione potrà essere esteso ad altri programmi europei, segnatamente ai Fondi strutturali. I programmi corredati da norme più semplici saranno altresì più trasparenti e più efficienti. Desidero, inoltre, ringraziare i colleghi, la Presidenza belga, la Commissione e tutti coloro che hanno preso parte alla consultazione pubblica per il loro aiuto. È imperativo semplificare l'accesso ai fondi per la ricerca e sviluppare una cultura di valutazione basata su un partenariato di fiducia tra tutte le parti coinvolte in modo da rafforzare la ricerca e l'innovazione in Europa, incrementando l'attrattiva del continente come luogo in cui vivere, lavorare ed essere felici.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Innanzi tutto porgo le mie congratulazioni alla relatrice per il lavoro che ha svolto, in quanto è necessario semplificare l'attuazione dei programmi quadro di ricerca e, come ha precisato la relatrice stessa, questa è solo una delle molte riforme che devono essere messe in atto per migliorare il finanziamento della ricerca nell'Unione europea al fine di incrementare l'efficacia e l'utilità nella promozione dello sviluppo e del progresso sociale.

La relazione propone di ampliare il campo d'azione della proposta iniziale della Commissione, e ne conveniamo, soprattutto per quanto concerne aspetti importanti come il regolamento finanziario e la presentazione di proposte concrete tese a semplificare il calcolo dei costi medi del personale e ad abolire i meccanismi di registrazione degli orari, compresi i fogli di presenza. Allo stesso modo, è altresì importante che la Commissione consenta il rimborso dei costi sostenuti dopo la presentazione delle proposte, purché la proposta in oggetto ovviamente sia accettata, allo scopo di agevolare la partecipazione di partner dell'industria e, in particolare, delle piccole e medie imprese.

Se la scienza, l'innovazione e l'istruzione sono i pilastri della crescita economica e della creazione di occupazione, è vitale tenere presente le proposte contenute in questa relazione e concentrarci maggiormente sulla scienza e sulla ricerca.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE).(FR) Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Carvalho, che ha svolto un grandissimo lavoro, e ringrazio altresì la Commissione europea. Signora Commissario, le chiedo di trasmettere i miei ringraziamenti anche alla signora Commissario Geoghegan-Quinn, che ha compreso questo processo di semplificazione e di comunicazione. Dobbiamo semplificare il futuro, ma dobbiamo anche mettere ordine nel passato. I revisori della Commissione non dovrebbero mai applicare norme più rigorose rispetto a quelle vigenti, motivo per cui dobbiamo mettere ordine nel passato, signora Commissario.

Abbiamo per poco evitato la catastrofe con gli istituti di ricerca che guadavano con sospetto l'Unione europea. Oggi, con saggezza e con rispetto per le buone prassi di gestione, applicando un margine di rischio tollerabile, ma anche mediante un ri-esame indipendente, o se ciò dovesse fallire – come prevede la mia proposta che è stata accettata – coinvolgendo un mediatore esterno, dobbiamo riconquistare la fiducia di tutti i nostri istituti di ricerca, allestendo un monitoraggio adeguato e ovviamente stanziando finanziamenti europei. A quel punto, sulla base di una relazione di fiducia tra gli Stati membri e l'Unione europea, potremo avviare i negoziati sulla prossima prospettiva finanziaria allo scopo di meglio definire il fulcro della ricerca, rendendola più europea.

 
  
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  Marisa Matias (GUE/NGL).(PT) Prima di tutto mi congratulo con l'onorevole Carvalho per l'eccellente relazione che ci ha presentato oggi e anche per il modo in cui ha condotto questo processo in maniera del tutto democratica, sia all'interno che al di fuori del Parlamento. È un fatto che va riconosciuto e per cui la ringrazio.

Il settimo programma quadro di ricerca è il programma più ampio e più vasto di cui disponiamo a livello globale nel campo della ricerca e in proposito la semplificazione proposta dalla Commissione è molto positiva. Tuttavia, la proposta che il Parlamento sta presentando intensifica in maniera significativa quella della Commissione. Infatti, riconosce che la semplificazione non è di per sé sufficiente, evidenzia la differenza fondamentale tra ricerca e innovazione, valuta le diverse aree della ricerca, incrementa la chiarezza, la trasparenza, la partecipazione e la democrazia, garantisce pari opportunità di accesso ai finanziamenti disponibili, opta per un modello meno improntato alla burocrazia e al controllo burocratico e maggiormente orientato verso l'eccellenza della ricerca, riconosce l'importanza dei diversi campi scientifici e raccomanda condizioni paritarie nella scelta dei partner e nella formazione di alleanze.

Signor Presidente, concludo quindi affermando che l'attuazione di questa proposta porterà ad un netto miglioramento nelle condizioni di lavoro di tutti i ricercatori in Europa, incrementando il prestigio e innescando ulteriori miglioramenti per la ricerca in Europa. A tal fine dobbiamo lavorare insieme.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, buona parte del lavoro senz'altro valido che compie l'Unione europea viene rovinato dalle complessità eccessive, dai casi in cui i richiedenti cercano di ottenere dei finanziamenti senza riuscirvi, nonostante gli enormi sforzi profusi, arrivando persino ad assumere del personale a tempo pieno per mesi in modo da poter presentare la domanda per poi non ottenere nulla. Ho sentito diversi episodi di questo genere.

Lo stesso vale per le domande di finanziamento nell'ambito dei programmi per la cultura e per l'istruzione. Dobbiamo assolutamente centrare l'obiettivo di ridurre la burocrazia del 25 per cento entro il 2010. In realtà, questo obiettivo dovrebbe essere portato al 50 per cento, in quanto, come è stato detto, sul versante delle domande e della revisione buona parte di quanto abbiamo fatto è stato annientato dalle difficoltà provocante dalla complessità eccessiva.

La semplificazione è la via da seguire.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, mi congratulo con l'onorevole Carvalho per questa esaustiva relazione. La relatrice ha portato l'attenzione sui temi più scottanti nel campo della ricerca europea: la questione della complessità delle norme per i beneficiari ed il pesantissimo carico amministrativo.

Nell'aprile di quest'anno la Commissione ha adottato una comunicazione in materia, presentando un lungo elenco di opzioni a breve e a lungo termine sulla semplificazione. Si è quindi innescato un importante dibattito intersitituzionale. La Commissione è molto grata al Parlamento che ha affrontato l'argomento assegnandovi priorità. L'Esecutivo è inoltre molto grato anche perché la relazione sostiene la maggior parte delle sue proposte e ne contiene altre identificate dall'Assemblea che sono molto interessanti.

Un sostegno analogo è stato dato dal Consiglio e, sulla base di questo consenso interistituzionale molto ampio, ora dobbiamo passare all'azione. Siamo del tutto determinati a conseguire la semplificazione rispettando i principi che sono stati enunciati nella relazione: semplicità, trasparenza, certezza giuridica, coerenza, eccellenza. Come ha indicato l'onorevole Audy, inoltre, un approccio maggiormente improntato alla fiducia verso le nostre istituzioni per la ricerca rappresenta un'importante orientamento nella gestione delle attività.

Alcune delle proposte contenute nella relazione e nelle conclusioni del Consiglio possono essere attuate all'interno del quadro attuale. I servizi della Commissione stanno mettendo a punto delle soluzioni che possono essere messe in atto rapidamente. Stiamo vagliando delle soluzioni per ampliare la validazione dei metodi del costo medio e per introdurre un approccio più flessibile in merito agli interessi sul prefinanziamento nonché una somma una tantum per i costi del personale sostenuti dai titolari-dirigenti di piccole e medie imprese.

Stiamo inoltre affrontando in maniera molto seria le preoccupazioni circa le difformità di interpretazione delle norme e delle procedure da parte dei diversi servizi nell'attuazione del settimo programma quadro. Ci stiamo adoperando intensamente per mettere in atto misure volte a garantire una maggiore uniformità nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme.

Stiamo inoltre lavorando per ridurre ulteriormente i ritardi nell'erogazione dei sovvenzionamenti e dei pagamenti. Non dobbiamo dimenticare che, per apportare cambiamenti più profondi, è necessario emendare il regolamento finanziario ed il relativo regolamento attuativo. Solo allora riusciremo davvero a rimuovere alcuni degli ostacoli principali.

L'attuale strategia di controllo sulla spesa per la ricerca è stata concepita per identificare e per correggere gli errori in modo da portare livello di errori residuo al di sotto del 2 per cento. La Commissione riconosce che la procedura comporta costi elevati e obblighi amministrativi notevoli sia per i beneficiari che per lo stesso Esecutivo. Pertanto, abbassando il margine di rischio tollerabile degli errori, come invoca la relazione, la Commissione riuscirebbe a modulare l'azione di controllo, ad ottimizzare l'efficienza dei costi e a controbilanciare la necessità di esercitare un controllo effettivo, stabilendo una relazione maggiormente basata sulla fiducia con i ricercatori.

Vi ringrazio vivamente per la relazione e ringrazio tutti coloro che hanno dato un contributo. Il testo ha aperto la via affinché si possa svolgere un lavoro importante in futuro.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì, 11 novembre 2010, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. (PT) L'innovazione e la ricerca sono divenuti elementi fondamentali nella nuova strategia di sviluppo per il nostro continente: la strategia Europa 2020. L'impegno verso la ricerca e lo sviluppo produce un impatto concreto sull'attività economica, poiché solo l'innovazione garantisce una produzione futura contraddistinta per un forte valore aggiunto e quindi aumenta i livelli di creazione di occupazione e la competitività dell'Unione europea sul piano internazionale. Ho sempre sostenuto che il livello regionale è la soglia più appropriata per stimolare la ricerca e l'innovazione, in quanto favorisce la cooperazione, soprattutto nell'ambito di gruppi diversi, tra università, organismi pubblici di ricerca, grandi aziende, piccole e medie imprese e autorità pubbliche regionali e locali. Nella mia regione, le Azzorre, questo fattore si esplica nella predominanza della ricerca oceanica e marina intrapresa dal dipartimento di oceanografica e per la pesca dell'Università delle Azzorre. Incoraggiando l'innovazione a livello regionale, si contribuisce altresì a lenire le disparità sociali e regionali, quindi è imperativo che la politica di coesione continui a contribuire a finanziare questo genere di attività nelle regioni ultraperiferiche come le Azzorre.

 
  
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  Roberta Angelilli (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, in vista della valutazione intermedia del 7°Programma quadro di ricerca, e della predisposizione delle future norme per il prossimo PQ, risulta necessario riflettere e trovare delle soluzioni per abbattere alcuni ostacoli che rendono difficile l'accesso delle parti interessate ai finanziamenti comunitari.

Per realizzare un'economia europea basata sulla conoscenza e sull'innovazione, è necessario investire nella ricerca, permettendo alle PMI, università, organismi pubblici di ricerca e autorità pubbliche regionali e locali di poter beneficiare delle risorse finanziarie messe a disposizione dall'Ue.

Purtroppo, l'accesso ai finanziamenti nel settore della ricerca esige una grande capacità tecnica e una conoscenza approfondita delle procedure amministrative e finanziarie, ma è anche caratterizzato da una tendenza ad agevolare quei progetti basati "sui risultati", quindi con una tolleranza ridotta verso il rischio, scoraggiando pertanto l'introduzione di progetti che presentano aspetti di grande innovazione.

Le conseguenze di questo contesto, sono quelle di scoraggiare la partecipazione del settore privato e ridurre il mondo della ricerca a scenari poco interessanti, riducendo la competitività europea nell'economia globale.

Sostengo le indicazioni previste nella relazione, che invitano la Commissione europea ad incentivare un approccio "incentrato sull'utente" che migliori l'accesso ai finanziamenti e ai documenti di orientamento, che dovrebbero essere raccolti in un manuale e tradotti nelle lingue ufficiali dell'Ue, e che riponga maggiore fiducia nella comunità scientifica ed imprenditoriale.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D), per iscritto. (RO) La ricerca e l'innovazione sono due elementi che formano la base della strategia Europa 2020 volta stimolare la competitività, promuovere una crescita economica sostenibile e creare nuovi posti di lavoro. In questo contesto deve essere migliorata l'attuazione del settimo programma quadro di ricerca, in particolare bisogna velocizzare e semplificare le procedure amministrative, abbreviando i tempi di attesa e razionalizzando la gestione delle domande.

Tuttavia, tengo a sottolineare che, in relazione ai nuovi Stati membri, i difetti del programma quadro vanno ben al di là della stretta sfera amministrativa e gestionale. Il problema principale per questi paesi è riconducibile alla carenza di infrastrutture per la ricerca, pertanto diventa per loro strutturalmente impossibile accedere ai fondi erogati mediante il programma. Di conseguenza, la Commissione deve prevedere, all'interno della futura proposta sulla semplificazione, dei provvedimenti specifici tesi ad istituire infrastrutture per lo sviluppo nei nuovi Stati membri, mettendoli in condizioni di parità nell'accesso ai programmi di ricerca.

 
  
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  Edit Herczog (S&D), per iscritto. (HU) L'altro giorno i colleghi ed io abbiamo approvato a grandissima maggioranza la risoluzione presentata dall'onorevole Carvalho sulla semplificazione delle norme di finanziamento dei programmi quadro di ricerca. La risoluzione prevede dei provvedimenti che vanno nella giusta direzione, ma sono necessarie misure ancora più decisive. In nostro attuale sistema normativo presuppone un tale grado di preparazione burocratica da escludere dalla cerchia degli organismi in grado di ottenere i finanziamenti proprio le iniziative di carattere informatico, le piccole e medie imprese e gli istituti di ricerca più piccoli. Pertanto il sostegno finanziario non viene erogato ai ricercatori migliori, bensì agli istituti che si avvalgono dei migliori commercialisti. Il controllo finanziario attualmente sembra non tollerare alcun rischio, ed è inammissibile quando si parla di ricerca e di sviluppo, un settore che spesso prevede investimenti dall'esito incerto. Il rischio deve essere gestito, non escluso. Vigono soluzioni normative inadeguate in questo ambito che oltretutto sono molto rigorose. Ad ogni modo, i regolamenti che sono strutturalmente incompatibili con la natura della ricerca devono essere riformati. Allo stesso modo, un altro grande difetto è l'asimmetria geografica nella distruzione dei fondi del programma quadro di ricerca. I ricercatori che risiedono nei nuovi Stati membri hanno pochissime possibilità di ottenere i finanziamenti rispetto ai ricercatori che vivono nei vecchi Stati membri. Visto che l'obiettivo del programma quadro di ricerca consiste nel garantire la possibilità a tutti i talenti europei di conseguire l'eccellenza, non è possibile consentire siffatta differenziazione nell'attuazione del programma.

 
  
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  Richard Seeber (PPE), per iscritto. (DE) Nella società odierna basata sulla conoscenza le competenze tecniche giocano un ruolo fondamentale, soprattutto dinanzi alla più grave crisi economica della storia contemporanea. La ricerca, lo sviluppo e l'innovazione sono estremamente importanti affinché l'Europa possa mantenere la propria posizione come attore economico mondiale e la sua competitività. Le iniziative europee di finanziamento pubblico nell'ambito dei programmi di ricerca hanno un contenuto eccessivamente burocratico e comportano costi amministrativi elevati. La semplificazione del settimo programma quadro di ricerca (PQ7), attualmente il principale programma per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, è quindi essenziale per creare un incentivo sufficiente alla ricerca scientifica. Il finanziamento alla ricerca deve basarsi maggiormente sulla fiducia e deve avere una maggiore tolleranza al rischio nei confronti dei partecipanti allo scopo di consentire che anche i progetti con un maggiore potenziale di rischio possano divenire attraenti e che possa essere perseguita anche la ricerca avanzata.

 

24. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
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25. Chiusura della seduta
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(La seduta termina alle 23.40)

 
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