Presidente. – L’ordine del giorno reca la presentazione della relazione annuale della Corte dei conti per il 2009.
Vítor Manuel da Silva Caldeira, Presidente della Corte dei conti. – (EN) Signor Presidente, sono onorato di poter partecipare alla discussione odierna che verte sulla relazione annuale della Corte dei conti europea relativa all’esecuzione del bilancio per l’anno 2009, già sottoposta all’attenzione vostra e della commissione per il controllo dei bilanci.
La relazione annuale in questione trasmette principalmente quattro messaggi che desidero illustrare a quest’Aula. La Corte dei conti ha stabilito innanzi tutto che i conti dell’Unione europea rispecchiano fedelmente, fornendone cioè un’immagine veritiera e corretta, la sua situazione finanziaria e il risultato delle operazioni e dei flussi di cassa. Per il terzo anno consecutivo, la Corte ha giudicato il bilancio privo di errori sostanziali e quindi affidabile.
Come negli anni passati, la Corte esprime un parere senza riserve sulla legalità e sulla regolarità delle entrate e degli impegni. Tuttavia il secondo messaggio fondamentale della relazione annuale è che i pagamenti a carico del bilancio continuano a essere inficiati da errori in misura rilevante, fatta eccezione per due settori precisi, ossia le spese amministrative e gli affari economici e finanziari.
In tutti gli altri settori di spesa, la Corte ha riscontrato livelli rilevanti di errore. Mi limiterò a esaminare i due capitoli di spesa principali costituiti dall’agricoltura e dalla coesione.
Nei capitoli di spesa relativi all’agricoltura e alle risorse naturali la Corte ha valutato che è stato commesso qualche errore in più rispetto al 2008. I risultati corroborano il giudizio della Corte, secondo cui tali sistemi si sono dimostrati solo parzialmente efficaci in entrambi gli esercizi. Al fine di ridurre il rischio di errori, la Corte raccomanda di migliorare la qualità delle informazioni registrate nelle banche dati ed utilizzate per l’accertamento dei diritti e il calcolo dei pagamenti, nonché di chiarire e applicare le disposizioni relative all’uso e al mantenimento dei terreni.
Per quanto concerne la politica di coesione che rappresenta quasi un terzo del bilancio, questo è l’unico ambito in cui il tasso stimato di errore è ancora superiore al 5 per cento. Gli errori riscontrati sono dovuti per lo più a gravi inadempienze da parte delle autorità nazionali nell’applicazione delle norme in materia di appalti pubblici e nel rimborso di spese non ammissibili. Molti di questi errori avrebbero potuto, e dovuto, essere individuati e rettificati dagli Stati membri prima di certificare la spesa alla Commissione, giacché dalla revisione emerge che essi disponevano delle informazioni necessarie per farlo.
Un raffronto tra i risultati del 2009 e quelli dell’anno precedente rivela che il cambiamento maggiore si è verificato nell’ambito della coesione. Tale osservazione mi conduce al terzo messaggio importante che la Corte vuole trasmettere; il tasso di errore più probabile stimato nella spesa per la coesione è nettamente inferiore a quello registrato negli esercizi precedenti. Anche per il bilancio nel suo complesso, il tasso di errore stimato dalla Corte è andato riducendosi negli ultimi anni.
Una certa cautela è dovuta prima di trarre conclusioni sull’andamento in questo ambito. A causa delle variazioni nei modelli di spesa, la popolazione dei pagamenti può cambiare notevolmente da un esercizio all’altro e quella del 2009 è nettamente diversa rispetto al 2008. Nulla garantisce che la riduzione complessiva del tasso di errore stimato degli ultimi anni perdurerà, giacché i sistemi per la maggior parte delle spese continuano a essere solo parzialmente efficaci.
E con questo giungo all’ultimo messaggio fondamentale. Le informazioni fornite dalla Commissione sui recuperi e altre rettifiche non sono ancora completamente attendibili e non consentono di procedere a un raffronto significativo con il tasso di errore stimato dalla Corte.
Attualmente sono in corso diverse iniziative che offriranno un’importante opportunità per migliorare la gestione finanziaria nell’Unione europea. La relazione annuale di quest’anno conferma le conclusioni e le raccomandazioni che la Corte ha esposto nel parere relativo ai principali rischi e sfide che il miglioramento della gestione finanziaria dell’Unione europea comporta. Migliorare la qualità della spesa dovrebbe costituire una priorità fondamentale. La semplificazione del quadro normativo e l’introduzione di sistemi di controllo più economici volti a ridurre il rischio di errore dovrebbe contribuire al conseguimento di questo obiettivo.
Quest’anno la Commissione ha presentato una proposta di rifusione del regolamento finanziario. Nel suo parere in merito, la Corte ha presentato una serie di proposte che offrono alla Commissione la possibilità di migliorare la trasparenza e la gestione finanziaria. La semplificazione della normativa settoriale resta comunque uno strumento importante per conseguire un significativo miglioramento nella qualità della spesa.
L’anno venturo la Commissione presenterà alcune proposte legislative relative alle politiche e ai programmi che rappresentano i principali ambiti di spesa nella prossima programmazione. Nel rivedere i programmi di spesa, la Corte suggerisce di applicare una serie di principi in grado probabilmente di garantire un valore aggiunto europeo, obiettivi chiari, programmi realistici e semplici per quanto possibile e responsabilità ben definite.
Garantire una spesa ottimale del denaro europeo comporta grosse responsabilità per tutti noi: per la Commissione, nel momento in cui propone atti normativi e dà esecuzione al bilancio; per gli Stati membri, nella gestione quotidiana di circa l’80 per cento del bilancio europeo; per il Parlamento e il Consiglio, quali legislatori e autorità preposte al discarico del bilancio, e per la Corte, in qualità di revisore esterno dell’Unione.
La Corte intende svolgere appieno il proprio ruolo, nell’ambito degli sforzi volti a garantire che i fondi UE siano spesi correttamente e siano spesi bene.
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, due giorni fa ho già avuto l’occasione di discutere la relazione annuale della Corte insieme al Presidente Caldeira e ai membri della commissione per il controllo dei bilanci. Colgo l’occasione odierna per accennare ai punti salienti di quella discussione e alle conclusioni preliminari cui siamo giunti.
Prima di passare alla disamina desidero ricordare il dialogo fecondo intercorso tra il revisore, la Corte e l’équipe di controllo della Commissione e ringraziare il Presidente Caldera per la sua eccellente collaborazione. Mi compiaccio che la Corte abbia riconosciuto i progressi compiuti e si sia espressa in termini positivi sotto diversi punti di vista. Nel contempo ho preso anche atto delle critiche mosse; la Commissione avrà cura di dare seguito fedelmente alle raccomandazioni formulate dalla Corte.
I messaggi fondamentali contenuti nella relazione della Corte sono strumenti importanti che consentono alla Commissione di valutare come si assume le proprie responsabilità di gestione del bilancio UE.
Per tre anni consecutivi è stato espresso un parere positivo senza riserve sui conti dell’Unione. La Corte ha stabilito senza riserva alcuna che i conti dell’UE forniscono un quadro fedele e corretto. Ciò conferma gli effetti duraturi della nostra riforma contabile e la Commissione è ovviamente assai compiaciuta di questo risultato. Nondimeno, la Corte ha giustamente sottolineato alcune debolezze che non pregiudicano il suo parere senza riserve ma che la Commissione è determinata ad affrontare migliorando le proprie pratiche contabili ordinarie. Per quanto riguarda la legittimità e la regolarità delle operazioni, constato con soddisfazione che la tendenza a una riduzione del tasso generale di errore è stata confermata nel 2009.
Le entrate e gli impegni dell’intero bilancio sono stati valutati legittimi e regolari negli aspetti sostanziali. Oltre il 95 per cento dei pagamenti effettuati dal bilancio UE sono stati privi di errori. Questo verdetto conferma gli effetti concreti positivi degli sforzi che abbiamo compiuto al fine di rafforzare i controlli. Questo risultato è stato reso possibile innanzi tutto da una drastica riduzione del tasso di errore nella coesione e riflette l’accresciuto controllo esercitato dalla Commissione tramite la valutazione ex-ante dei sistemi di gestione e di controllo degli Stati membri. Viene dunque premiata la nostra impostazione rigorosa che ci ha indotti a interrompere o sospendere i pagamenti ogniqualvolta venisse rilevato un problema.
Nella relazione, la Corte riconosce inoltre un salto di qualità nelle informazioni sui recuperi fornite dalla Commissione e reperibili dai conti. L’aumento in termini assoluti dei fondi recuperati da progetti in cui sono stati riscontrati errori o dalle autorità nazionali responsabili è invero un’ulteriore conferma della determinazione con cui agisce la Commissione. Concordo con la Corte nel riconoscere che la rendicontazione degli Stati membri non è ancora soddisfacente e la Commissione si adopererà per porre rimedio a questo stato di cose nei programmi in essere, nonché nei programmi di prossima generazione e nella gestione congiunta.
Faccio mio l’invito alla cautela pronunciato dal Presidente Caldeira in relazione a possibili oscillazioni future nel tasso di errore, in particolare per quanto concerne la coesione. Sottoscrivo quanto affermato dalla Corte in merito ai punti deboli dei sistemi realizzati dagli Stati membri e ad altre questioni attinenti alla gestione congiunta. A mio parere la soluzione va ricercata nella definizione di meccanismi di controllo efficaci ma economici, nella semplificazione dei criteri di ammissibilità che diventano una fonte di errore a causa della loro palese complessità, nonché nella presentazione di informazioni più chiare da parte degli Stati membri in merito alle correzioni finanziarie e agli importi recuperati.
E l’elenco non dovrebbe terminare qui. La discussione di martedì ha dimostrato che altre sfide si profilano, segnatamente per quanto riguarda una maggiore responsabilità dei soggetti eroganti, in particolare degli Stati membri, e una politica di verifica efficace in termini di costi, basata sul rischio e sul rendimento. Durante il riesame del bilancio ho suggerito di concentrarci sugli impatti piuttosto che sugli input, tramite la definizione di obiettivi chiari e misurabili e di indicatori chiave del rendimento. Lo scorso maggio ho presentato alla commissione parlamentare per il controllo dei bilanci il mio programma per le procedure di discarico, audit e antifrode relative al periodo 2010-2014. In esso erano definiti gli obiettivi strategici principali e i passi concreti che la Commissione dovrà compiere per ottenere una dichiarazione di affidabilità positiva dalla Corte. Alla luce della relazione annuale per il 2009 della Corte dei conti, questo programma vede ribadita la sua pertinenza per i nostri interventi futuri.
In sintesi osservo con soddisfazione che la relazione annuale per il 2009 conferma la validità dei nostri sforzi. Questo è un riscontro importante e tempestivo nell’ambito della nostra riflessione su come garantire una gestione finanziaria più efficace ed efficiente del bilancio UE che permea i lavori preparatori per la prossima generazione di programmi.
Ingeborg Gräßle, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Corte dei Conti, signor Commissario, onorevoli colleghi, la giornata si prospetta radiosa, perché per la prima volta possiamo davvero sperare che la Commissione Barroso II superi la soglia del 2 per cento. Possiamo fare anche a meno del rischio tollerabile e la relazione odierna della Corte dei conti trasmette senz’altro ottime notizie, in particolare per gli addetti ai lavori. È chiaro che quando la Commissione si accosta ai problemi con determinazione, riesce a ottenere dei risultati.
Un’osservazione più puntuale dei risultati rivela che essi sono dovuti in parte alle modifiche dei regolamenti. Questo è stato senz’altro uno dei motivi principali e deve essere anche la strada da percorrere in futuro. Un riesame della direttiva sugli appalti pubblici da parte della Commissione sarebbe senz’altro il passo più importante che possiamo compiere per semplificarne l’applicazione da parte delle amministrazioni degli Stati membri e ottenere una dichiarazione positiva di affidabilità.
A chi afferma che il bilancio europeo è esposto a gravi pericoli posso dire che i fondi dell’Unione sono senz’altro sottoposti a un controllo più coerente di quello riservato alle spese nazionali. I controlli e i rendiconti dell’UE sono più coerenti rispetto a molti capitoli dei bilanci nazionali e lo possiamo vedere ogni volta che visitiamo gli Stati membri, perché le norme nazionali sono spesso create per recepire i regolamenti europei. A questo punto basta incoraggiare gli Stati membri a sottoporre la spesa nazionale ai medesimi criteri di sorveglianza cui è sottoposta la spesa europea e viceversa.
Nel ringraziare la Corte dei conti non posso celare la delusione che mi ha lasciato questa relazione annuale. Come ho detto poc’anzi, la relazione annuale contiene nettamente meno informazioni del consueto. Mancano i dati relativi ai tassi di errore che solitamente, ma non quest’anno, erano indicati per i fondi strutturali. Non siamo bambini dell’asilo e come deputati di questo Parlamento dobbiamo avere accesso a queste informazioni. Se ripenso all’audizione con i rappresentanti della Corte dei conti mi sovviene che in tale occasione era stata promessa una collaborazione stretta con il Parlamento. Non mi sembra che tale promessa sia stata mantenuta.
Georgios Stavrakakis, a nome del gruppo S&D. – (EN) Signor Presidente, plaudo alla relazione annuale e vorrei complimentarmi con il Presidente Caldeira e tutti i membri della Corte dei revisori per l’eccellenza del lavoro svolto. Desidero ringraziare in particolare il signor O’Shea per l’ottima collaborazione che abbiamo instaurato in tema di agenzie.
Questo Parlamento ha una responsabilità dinanzi ai cittadini; dobbiamo assicurarci che il denaro dei contribuenti sia speso in modo opportuno, trasparente ed efficace. Presumo che i risultati della relazione annuale relativi alle agenzie, di prossima pubblicazione, seguiranno il medesimo andamento degli ultimi anni. La situazione sta migliorando ma occorre perfezionare ancora i sistemi di controllo, affrontare i problemi e trovare soluzioni.
Nell’attuale grave crisi economica e sociale, il controllo ha acquisito viepiù una centralità senza precedenti; il Parlamento e la Corte dei conti sono entrambi impegnati ad affrontare e risolvere i problemi al fine di conseguire risultati ancora migliori.
Jorgo Chatzimarkakis, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario Šemeta, Presidente Caldeira, ringrazio la Corte dei conti per questa relazione. Presidente Caldeira, la Corte svolge un lavoro prezioso al servizio dei contribuenti europei. È positivo che anche quest’anno sia stata confermata la tendenza a una riduzione del tasso di errore. Tale risultato è anche frutto della riforma promossa in seno alla Commissione dal Commissario liberale Kallas. Rispetto all’esercizio precedente si osserva un sensibile miglioramento nell’ambito della coesione e solo una leggera flessione nell’agricoltura. La Commissione non può comunque permettersi di allentare la tensione, perché dobbiamo riconoscere che questi enormi progressi sono stati resi possibili da una fortunata selezione dei campioni. Temo però che questo andamento positivo non proseguirà nell’esercizio successivo. Dobbiamo cogliere il momento favorevole offerto da questa prima procedura di discarico del bilancio ai sensi del trattato di Lisbona per introdurre un cambiamento di paradigma decisivo.
Ribadisco che questa è la sedicesima relazione annuale consecutiva in cui la Corte dei conti non esprime un giudizio complessivo positivo. Come possiamo mettere davvero la parola fine alle inefficienze e agli sprechi nell’assegnazione dei fondi che sono stato finora tollerati per volontà politica?
La mia proposta come relatore sarebbe innanzi tutto di promuovere un intervento ancora più incisivo della Commissione quando vengono commessi errori gravi, che preveda anche la sospensione dei finanziamenti in caso di recidiva. Come si può tollerare che a uno Stato membro di vecchia data come la Grecia non venga comminata alcuna sanzione quando da oltre dieci anni palesemente non applica le disposizioni relative al sistema integrato di gestione e di controllo?
Inoltre non dobbiamo più permettere che sia il contribuente a pagare due volte. Nel caso di pagamenti illegittimi da parte dell’Unione europea, i beneficiari possono cavarsela rimborsando appena il 10 per cento dell’importo dovuto. Gli Stati membri pagano poi un’altra metà attingendo alle casse pubbliche secondo la regola del 50 per cento. Orbene, questo è un insulto ai contribuenti. Basta menzionare alcune cifre per confermarlo. Tra il 1994 e il 2006, nell’ambito della politica di coesione gli Stati membri hanno ricevuto finanziamenti illegittimi per la favolosa somma di 7,7 miliardi di euro. Questi dati sono stati resi pubblici dalla Commissione appena adesso. Di tale importo, appena 709 milioni di euro sono stati restituiti e la sproporzione è davvero lampante. Probabilmente questo è dovuto anche all’incapacità degli Stati membri di fornire conti esatti, come confermato peraltro dalla Corte dei conti.
Gli Stati membri dovrebbero essere tenuti a firmare e rilasciare una dichiarazione di gestione nazionale. Da parte sua, la Commissione deve assumere una posizione politica decisa e a tal fine esigiamo che la relazione di sintesi delle attività annuali sia firmata almeno dal Presidente della Commissione Barroso. Inoltre vogliamo ricevere anche una relazione di valutazione, come previsto dal trattato di Lisbona.
Rimane dunque un certo margine di miglioramento, ma nel complesso ringrazio la Corte dei conti per questa relazione.
Bart Staes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel leggere questa relazione annuale ho avuto un’esperienza di déjà vu, come se stessi leggendo, anno dopo anno, lo stesso documento per l’ennesima volta. Innanzi tutto si sta registrando una percentuale troppo elevata di errori sostanziali, in particolare negli ambiti relativi ad agricoltura, fondo di coesione, ricerca e sviluppo, aiuti esterni, cooperazione allo sviluppo e istruzione. In secondo luogo i sistemi di vigilanza e controllo sono riusciti solo in parte a prevenire e correggere il pagamento di richieste relative a costi eccessivi o inammissibili.
Onorevoli deputati, il nocciolo del problema rimane sempre lo stesso, ovvero gli Stati membri non stanno facendo il loro dovere e non svolgono controlli adeguati sul denaro pagato ai beneficiari. Stiamo parlando qui di quasi l’80 per cento del bilancio comunitario. Un altro problema irrisolto riguarda la Commissione che non s’impegna a sufficienza per vigilare sulle attività degli Stati membri in questo ambito.
Appoggio dunque la strategia proposta dal relatore, in particolare per quanto concerne l’ottenimento di dichiarazioni di gestione nazionali firmate dai ministri del Tesoro. Nel contempo bisogna assicurarsi che la Commissione intervenga finalmente contro gli Stati membri inadempienti e imponga all’occorrenza sanzioni severe, anche di tipo finanziario, per esempio sospendendo le sovvenzioni. Questa è, a mio avviso, la via da seguire.
Ryszard Czarnecki, a nome del gruppo ECR. – (PL) Signor Presidente, la Corte dei conti è una sorta di ispettore capo o meglio un poliziotto, un agente gentile che talvolta ho l’impressione tenda a chiudere un occhio e a dimostrarsi troppo benevolo e condiscendente nei confronti delle istituzioni che controlla. Il giudizio della relazione e del lavoro svolto dalla Corte è “buono, ma perfettibile”.
Ho l’impressione che molti in Europa siano più pessimisti della Corte dei conti. La Corte deve assumere un ruolo più centrale, risultare credibile affinché anche le istituzioni europee siano credibili agli occhi dei contribuenti e degli elettori. A tal fine la Corte deve dimostrarsi scrupolosa all’eccesso, giacché oggi si dichiara contenta di un bicchiere pieno al 95 per cento, mentre numerosi contribuenti si staranno chiedendo perché rimanga un 5 per cento vuoto. Tanto più che, secondo l’opinione diffusa, il bicchiere è vuoto per ben oltre il 5 per cento. Convengo comunque su una conclusione: la supervisione a livello europeo è talvolta più capillare che a livello di Stati membri, dove il denaro viene spesso scialacquato.
Søren Bo Søndergaard, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DA) Signor Presidente, desidero ringraziare la Corte dei conti per questa relazione eccellente. Come abbiamo sentito, nel complesso assistiamo a una riduzione nel tasso di errore. Come dobbiamo interpretare questo dato? A mio avviso tutto dipende dal punto di partenza e dalle nostre aspettative. Il punto di partenza era desolante; nel 2008 sono stati erogati miliardi di euro in contravvenzione alle regole. A fronte di ciò, non basta semplicemente assistere a miglioramenti, questi devono essere significativi in tutti gli ambiti.
Siamo riusciti a conseguire miglioramenti significativi? Sì, nell’ambito della coesione abbiamo ottenuto un netto calo nei pagamenti non dovuti e questo è positivo, anche se il tasso di errore continua ad attestarsi su livelli inaccettabili. Ma in altri ambiti si è verificato addirittura un aumento e ciò non è affatto soddisfacente.
Il signor Commissario Šemeta ha affermato ieri in seno alla commissione per il controllo dei bilanci e di nuovo oggi in questa sede che la riduzione complessiva degli errori è frutto degli sforzi profusi dalla Commissione. Posso concordare e sono lieto di darne credito alla Commissione. Ma stando così le cose, è chiaro anche chi dovrà rispondere se il tasso di errore dovesse aumentare di nuovo l’anno prossimo. La prego di interpretare le mie parole come un’esortazione.
Marta Andreasen, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signor Presidente, esercizio dopo esercizio, negli ultimi sedici anni i revisori dei conti si sono rifiutati di avallare il 90 per cento o più del bilancio. Quest’anno non fa eccezione. La Corte ha parlato di errori, ma il tipo di irregolarità riscontrate va ben oltre quella di un semplice errore. Basti dire che una situazione di questo genere nel settore privato provocherebbe la chiusura di un’azienda e l’arresto dei suoi direttori.
Il denaro dei contribuenti è stato speso in maniera illegittima. Stando ai revisori, in questo solo esercizio non si sarebbe dovuto autorizzare il pagamento di almeno 6 miliardi di sterline britanniche. Il nocciolo del problema è la mancanza di responsabilità chiare.
Come di consueto, la Commissione e i revisori biasimano gli Stati membri, ma di fatto il punto debole è la Commissione che non effettua controlli adeguati. La Commissione è l’istituzione meglio in grado di definire le regole e sanzionare chi non le rispetta, tuttavia finora non è intervenuta e anche il Parlamento ha la sua parte di responsabilità, perché ogni anno accetta questa situazione e domanda un aumento del bilancio.
Non vi è speranza di vedere un giorno il bilancio UE approvato incondizionatamente dai revisori. A fronte di ciò, l’unico modo per proteggere il denaro dei contribuenti è ridurre drasticamente il bilancio dell’Unione.
Mi rivolgo al Primo ministro britannico Cameron: lei ha commesso un gravissimo errore quando ha accettato un aumento del 2,9 per cento al bilancio UE del 2011. A nome dei contribuenti britannici, la esorto a presentare una richiesta per una riduzione significativa del bilancio 2011.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, è corretto affermare che il tasso di errore nell’ambito della coesione è sceso sensibilmente dal 54 per cento nel 2007 al 36 per cento nel 2009. Questo è un fatto indiscutibile ed io non posso che prenderne atto. Tuttavia, come ha affermato anche il relatore, un’analisi più attenta di questi dati fa capire che tali valori devono essere visti in termini relativi. Peraltro bisogna riconoscere anche che, stando alla relazione della Corte dei conti, i sistemi di controllo non si sono rivelati efficaci nell’ambito della coesione. Rimane poi il fatto che almeno il 3 per cento dei finanziamenti non avrebbe dovuto essere versato. La strada è ancora lunga, per inciso anche per il signor Commissario Hahn, prima di riuscire a mettere ordine in questo ambito.
L’incremento del tasso di errore nel settore Agricoltura è secondo me un evidente passo indietro. A ciò si aggiungano gli sprechi, come per esempio le sovvenzioni per i minatori versate a miliardari, che non vengono nemmeno annoverati tra gli errori.
In seno alla commissione ho già sottolineato che né la Corte dei conti, né la Commissione hanno risposto alla mia domanda in relazione alle prestazioni assistenziali corrisposte due volte. Di nuovo vorrei sapere chi ha sbagliato in questo frangente. Quel denaro sarà restituito e a quanto ammonta l’importo? Da ultimo constato che in futuro la Corte dei conti dovrebbe verificare le spese, oltre che dal punto di vista della loro regolarità, anche in termini di economicità ed efficienza.
PRESIDENZA DELL’ON. DURANT Vicepresidente
Cătălin Sorin Ivan (S&D). – (RO) Desidero innanzi tutto ringraziare il Presidente Caldeira per questa relazione chiara e attinente alle attività della Commissione, nonché all’esecuzione del bilancio per il 2009. Sin dall’inizio vorrei mettere in chiaro un aspetto fondamentale per noi: ogni cinque anni siamo eletti e inviati al Parlamento europeo dai cittadini europei, quanti pagano le tasse e in ultima analisi rendono possibile questo bilancio. Dal loro punto di vista, che conosciamo perché regolarmente torniamo a casa e li incontriamo, l’esecuzione del bilancio per il 2009 non può essere certo considerata un successo.
Posso motivare questa affermazione spiegando innanzi tutto che le dichiarazioni di gestione nazionali non godono di alcun sostegno politico. In altre parole, non sono firmate dal ministro del Tesoro o dal Primo ministro. Ne consegue che non sappiamo chi è responsabile di tali dichiarazioni di gestione e in quale misura risultano essere comprensibili e precise. Nella pratica ciò crea i presupposti per una rendicontazione mendace o quanto meno incompleta.
Gli Stati che hanno commesso errori nella gestione dei finanziamenti europei devono restituire le somme ricevute alla Commissione, altrimenti i cittadini europei si troveranno prima a pagare per la creazione del bilancio europeo e successivamente a coprire di nuovo con i loro contributi le perdite nel bilancio nazionale. I cittadini dell’Unione europea pagano dunque due volte per gli errori o le frodi commessi nella gestione dei fondi europei.
Il mio sostegno va alla Commissione e alla Corte dei conti europea. Anch’io sono favorevole a un legame più stretto tra questa istituzione e gli organi di controllo nazionali presso gli Stati membri. Credo che prima di chiedere nuove risorse per il nostro bilancio dobbiamo spendere meglio quelle di cui già disponiamo. E per impiegare meglio i fondi dobbiamo innanzi tutto individuare i problemi e tentare di risolverli.
Luigi de Magistris (ALDE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, credo che se oggi possiamo discutere di una diminuzione degli errori lo si debba alla competenza, autonomia e professionalità della Corte dei conti e di questo do atto al Presidente Caldeira.
Credo che in questo miglioramento un ruolo importante, oltre alla Commissione, lo abbia avuto il Parlamento, e in particolare la commissione per il controllo dei bilanci che è molto attenta sul tema della trasparenza e di un utilizzo efficace ed efficiente dei fondi pubblici.
Tuttavia, dobbiamo vedere che cosa si deve fare per migliorare, perché ci sono ancora troppe cose che non vanno, in particolare in alcuni settori molto delicati come l'agricoltura e la coesione, con indici di errori in settori che preoccupano perché spesso si annidano le frodi, come gli appalti e le sovrafatturazioni. Io credo che sia necessario abbassare il tasso di burocrazia e ridurre i formalismi inutili e disporre invece di poche regole chiare, e dire quindi un no molto secco e determinato a ogni forma di frode e ai settori dove si può annidare la corruzione.
Un altro dato importante è quello di rafforzare il ruolo dell'OLAF, l'ufficio antifrode, per il contrasto alle frodi e alla corruzione. Un altro aspetto che non possiamo non sottolineare – lo abbiamo appreso anche da una recente visita della commissione per il controllo dei bilanci in Italia – è che nei fondi pubblici vi è anche il rischio di pesanti condizionamenti della criminalità organizzata e di forme di corruzione. Quindi, da questo punto di vista il ruolo dell'OLAF può essere fondamentale accanto a una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, la Commissione e il Parlamento.
Quale altro aspetto assolutamente fondamentale, ritengo che la Commissione debba rafforzare la sua autonomia dagli Stati membri. Io credo che, in particolare nei confronti di quegli Stati dove ormai da anni si registrano gravi errori – quindi non piccoli errori – ed episodi di frodi molto consistenti, si debbano bloccare i fondi per evitare che si possano reiterare condotte di questo tipo.
Il livello di credibilità del Parlamento europeo e dell'istituzione europea si misura molto dal livello di trasparenza e correttezza con cui si spendono i fondi pubblici. Quindi credo che dobbiamo ancora lavorare per migliorare da questo punto di vista.
Peter van Dalen (ECR). – (NL) Signora Presidente, nonostante le dichiarazioni in merito a una maggiore correttezza degli esborsi europei, la Corte dei conti non è riuscita a fornire una dichiarazione di garanzia completa per le spese. Questo è dovuto in parte alla presenza di errori in circa il 40 per cento dei progetti, nonostante i miglioramenti ottenuti nella coesione, il secondo ambito per importanza. In sostanza, su un bilancio totale di 35 miliardi di euro, non è stato possibile rilasciare una dichiarazione di garanzia per 2 miliardi di euro. Non posso accettarlo. La Commissione in particolare dovrebbe condurre un’indagine approfondita su come tali errori sono insorti e su come possono essere ridotti, specialmente in vista della procedura di discarico per il bilancio del 2009.
Ieri un membro della Corte, il signor Engwirda, ha dichiarato che gli errori sono dovuti soprattutto alla complessità delle procedure. Questa è l’ennesima riprova della necessità di rendere l’Europa più semplice e trasparente. In caso contrario i nostri cittadini continueranno a considerare l’Unione europea complessa e troppo distante.
(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8)
Jens Geier (S&D). – (DE) Signora Presidente, vorrei domandare al collega van Dalen se è a conoscenza del fatto che le percentuali indicate si riferiscono esclusivamente ai controlli a campione. In sostanza non è corretto dire che il 36 per cento dei pagamenti è sbagliato, giacché tale percentuale si riferisce agli errori riscontrati nel campione. Estrapolando i dati, il tasso di errore risulta essere di almeno il 5 per cento nel fondo di coesione. Gli importi miliardari da lei menzionati non sono stati contestualizzati correttamente. Ne è consapevole?
Peter van Dalen (ECR). – (NL) Signora Presidente, ho compreso perfettamente la questione. Essenziale per me è che per diversi miliardi di euro non può essere rilasciata una dichiarazione di garanzia. Ho chiesto alla Commissione di condurre un’indagine approfondita e di valutare come si potrebbe migliorare la situazione. Per fortunata coincidenza, il signor Commissario ha appena affermato che intende avviare tale indagine e seguire seriamente la questione.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signora Presidente, stando alle stime della Corte dei conti europea, nel 2009 sono spariti nel nulla sei milioni di euro del bilancio comunitario per negligenza, cattiva amministrazione, frode, ignoranza e assenza di controlli. La Corte dei conti ha rivelato peraltro un altro fatto scandaloso: all’incirca il 40 per cento dei funzionari comunitari che ha incassato il doppio degli assegni famigliari. La spina al fianco è rappresentata anche questa volta dalla Grecia, che oltre a farsi soccorrere dagli altri Stati membri a suon di miliardi, è anche al primo posto nelle frodi che riguardano fondi comunitari. Le aree boschive sfruttate dalla Grecia per intascare le sovvenzioni alle aree verdi ci dimostrano che la sfacciataggine ha superato qui ogni misura.
La situazione è particolarmente grave per i finanziamenti regionali. Come ha ribadito il mio collega poc’anzi, riscontrare errori nel 36 per cento delle prestazioni sottoposte a verifica mi sembra già alquanto grave. Mi appello al Commissario Hahn affinché intervenga una volta per tutte in questo suo ambito di competenza così importante. Non abbiamo soldi da regalare.
Come nota finale vorrei complimentarmi con i collaboratori della Corte dei conti, un’équipe motivata che dovrebbe essere esortata da noi politici a condurre controlli ancora più puntuali. È compito della politica fornire indicazioni e tradurle in realtà.
Jan Olbrycht (PPE). – (PL) Onorevoli colleghi, nel discutere la relazione dobbiamo esprimerci con chiarezza di termini, perché spesso parliamo indistintamente di errori, irregolarità o sottrazione di fondi. La relazione mostra una netta riduzione del tasso di errore registrato nell’ambito della politica di coesione. Tale tasso si attesta attorno al 5 per cento e dunque non è opportuno parlare in questo contesto di una percentuale di errore del 20, 30 o addirittura del 40 per cento, altrimenti non facciamo che confondere la situazione. Di certo si può osservare un netto miglioramento in quella che è senz’altro una politica assai complessa perché gestita in congiunzione con gli Stati membri. Tutti noi ci interroghiamo su come migliorare la politica di coesione, strutturata di per sé in modo assai complesso e impegnativo ma che offre un enorme valore aggiunto. Constatiamo con soddisfazione che la situazione sta cambiando.
Detto questo voglio comunque richiamare l’attenzione su una parte più preoccupante della relazione che cito: “Sulla base di tali considerazioni, la Corte conclude che non è possibile stabilire un confronto significativo tra la propria stima dei tassi di errore e i dati concernenti le rettifiche finanziarie e i recuperi forniti dalla Commissione”. Questa affermazione è molto importante e pregna di significato per l’avvenire, perché non vogliamo che si verifichi una situazione in cui la Corte afferma di non riuscire a trovare un accordo con la Commissione in merito ai risultati. Occorre lavorare su questo punto e ottenere un chiarimento.
Christel Schaldemose (S&D). – (DA) Signora Presidente, vorrei ringraziare la Corte dei conti per averci fornito anche questa volta uno strumento prezioso con cui valutare come viene speso il denaro nell’UE. Per fortuna possiamo confermare che stiamo andando nella direzione giusta a dispetto dei numerosi problemi che ancora persistono. Penso che dovremmo cogliere l’occasione offerta da questo andamento favorevole per riflettere sui passi successivi da intraprendere. In relazione alle spese amministrative vediamo ad esempio che il sistema di controllo è efficace e la percentuale di errori è modesta, ma questo a mio giudizio non basta. Dobbiamo dedicare del tempo a verificare se il denaro viene effettivamente speso nel modo giusto.
La spesa amministrativa comprende i salari, i costi per gli edifici e spese simili. Dobbiamo domandarci se il denaro speso per gli stipendi è giustificato da prestazioni adeguate. Le spese relative agli edifici e quant’altro sono gestite in maniera oculata? Credo che dovremmo approfondire la discussione fino a valutare l’efficienza dei fondi impiegati, anche al fine di conseguire una trasparenza nettamente maggiore in questo ambito. Invito dunque il Parlamento europeo e la Commissione a dar prova di una maggiore disponibilità nel garantire più trasparenza e a partecipare a questa discussione.
Andrea Češková (ECR). – (CS) Per la seconda volta in questa sessione ci troviamo a discutere il bilancio annuale dell’Unione europea. Vorrei porgere innanzi tutto un ringraziamento sincero al Presidente Caldeira e alla sua équipe per il lavoro svolto. Con sorpresa riscontro quale sia il tasso di errore che ancora si verifica in quasi il 92 per cento delle spese di bilancio, tenuto conto di tutti i capitoli di spesa ad eccezione delle spese amministrative e degli affari economici. Vorrei capire in quale misura questi errori siano ascrivibili agli Stati membri o piuttosto alla mancanza di controlli da parte della Commissione.
Una risposta la posso trovare nella relazione, in cui si osserva che i sistemi di controllo messi in atto dagli Stati membri sono carenti sotto svariati punti di vista. Credo che occorra prima di tutto una maggiore cooperazione e apertura da parte degli Stati membri per impedire il ripetersi di errori su larga scala.
Tamás Deutsch (PPE). – (HU) Signora Presidente, signore e signori, onorevoli colleghi, la Corte dei conti ha svolto un ottimo lavoro con la relazione di revisione del bilancio UE per il 2009 e ne va dato atto al Presidente Caldeira e ai membri della Corte. Concordo con chi tra gli oratori precedenti ritiene che la relazione mostri un miglioramento netto nell’utilizzo dei fondi UE e un declino nel tasso complessivo di errore. Nondimeno la relazione ci induce a trarre le debite conseguenze su quanto resta ancora da fare nel Parlamento, alla Commissione e presso le altre istituzioni europee.
Il declino nel tasso di errore significa nondimeno che, secondo la Corte dei conti, svariati miliardi di fondi UE sono stati impiegati in maniera scorretta o irregolare e ciò potrebbe lasciar sospettare anche un utilizzo illecito. Occorre dunque intervenire e in particolare vorrei menzionare un provvedimento: sarebbe molto utile se la Corte dei conti preparasse un riparto delle spese per Stato membro nel prossimo periodo al fine di verificare la distribuzione degli errori di utilizzo dei fondi UE e il livello medio di funzionamento dei meccanismi di controllo posti in essere da ciascuno Stato. Anche questo potrebbe contribuire a ridurre ulteriormente il tasso di errore.
Inés Ayala Sender (S&D). – (ES) Signora Presidente, anche noi plaudiamo ai miglioramenti apportati tramite questo dialogo intenso tra la Corte dei conti, la Commissione e naturalmente il Parlamento. Tuttavia la relazione di quest’anno dimostra altresì che non possiamo dormire sugli allori. Dobbiamo restare vigili.
Penso che la proposta del Presidente Caldeira in merito a una maggiore cooperazione futura e un lavoro di miglioramento e semplificazione di aspetti significativi del regolamento finanziario sia molto positiva, alla pari di nuove proposte legislative su cui potremmo forse lavorare insieme per ottenere un risultato positivo.
Per quanto concerne le altre istituzioni, seguirò dappresso tutto ciò che riguarda le spese di funzionamento del Consiglio e in particolare il sistema Sesame, in cui viene fatto un riferimento specifico alla necessità di migliorare le previsioni di bilancio del Consiglio, nonché singoli aspetti relativi al Mediatore europeo e il Garante europeo della protezione dei dati, i cui bilanci sono stati drasticamente decurtati. Sarei interessata a sapere qualcosa sulla procedura relativa al Comitato economico e sociale che dovrebbe essere stata avviata presso l’OLAF. Inoltre vorrei conoscere il parere espresso in merito all’aumento sostanziale di personale del Comitato delle regioni avvenuto tra il 2009 e il 2010.
Iliana Ivanova (PPE). – (BG) Onorevoli deputati, è fondamentale sottolineare che nelle sue conclusioni la Corte dei conti riconosce i progressi compiuti dalla Commissione a livello di controlli sulla destinazione dei fondi europei. Nel contempo auspico che le raccomandazioni e le proposte avanzate in maniera reiterata, anno dopo anno, dal Parlamento europeo nelle relazioni per il discarico siano finalmente prese in considerazione, in particolare negli ambiti in cui si registrano ancora le maggiori irregolarità. Anche la qualità delle informazioni che la Corte dei conti ci fornisce sarebbe suscettibile di un miglioramento. Credo che abbiamo il diritto di ricevere dati esatti e un’indicazione precisa della percentuale di irregolarità.
La buona notizia per il 2009 è stata una riduzione significativa delle irregolarità nell’ambito della politica di coesione rispetto all’esercizio precedente. Rimane un importante punto di domanda, ovvero se questa riduzione sarà confermata nel tempo o si rivelerà un caso fortuito dovuto ai paesi specifici scelti per il controllo.
In ogni caso rimangono alcune questioni irrisolte relative a irregolarità nei seguenti ambiti: aiuti esterni, sviluppo e allargamento, agricoltura, ricerca, energia e trasporti, istruzione e cittadinanza.
Posso garantire alla Corte dei conti, alla Commissione e al Consiglio che la commissione del Parlamento europeo per il controllo dei bilanci svolgerà un lavoro capillare e nei mesi a venire si concentrerà su come rendere più efficiente la gestione dei fondi europei.
Non mancheremo di ribadire le responsabilità che la Commissione europea e gli Stati membri devono assumersi e rispettare, nonché i provvedimenti da adottare in caso di infrazione al fine di tutelare concretamente gli interessi dei contribuenti europei.
Jens Geier (S&D). – (DE) Signora Presidente, signor Presidente Caldeira, signor Commissario, la politica di coesione è il paziente grave del bilancio UE. L’anno scorso si trovava ancora nell’unità di terapia intensiva, quest’anno è convalescente ma ancora lungi dall’essere perfettamente guarito e il pericolo di una ricaduta non è certo da escludersi. Oltre il 5 per cento di tutti i pagamenti effettuati nell’ambito della politica di coesione è risultato irregolare e il 3 per cento non avrebbe mai dovuto essere corrisposto. Nel complesso si tratta di un importo di circa 700 milioni di euro. Questi pagamenti sbagliati avrebbero potuto essere in larga misura impediti dagli Stati membri. Gli errori più frequenti sono commessi nell’ambito delle procedure pubbliche di appalto e nell’erogazione dei fondi per la politica di coesione, nonostante i sistemi di controllo posti in essere e collaudati dalla Commissione. Sarebbe opportuno passare di nuovo al vaglio questi sistemi di controllo. Alcuni controlli a campione nel mio paese, la Germania, hanno rivelato che tutti i sistemi di controllo collaudati sono in realtà solo parzialmente efficaci.
La gestione del bilancio comunitario è di competenza della Commissione. Esiste una contraddizione, giacché gli errori sono commessi dagli Stati membri ma la responsabilità ricade sulla Commissione, che andrebbe discussa nei nostri paesi di appartenenza e spiegata ai media e ai cittadini. Ma a livello politico spetta alla Commissione garantire l’esecuzione presso gli Stati membri. Signor Commissario Šemeta, è lei che deve tenere le redini, ma può contare sul nostro sostegno.
Lambert van Nistelrooij (PPE). – (NL) Signora Presidente, signori rappresentanti della Commissione e della Corte dei conti, mi rivolgo a voi in qualità di coordinatore per la politica regionale del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani).
L’attuale tasso di errore dimostra che sono stati compiuti progressi significativi nell’ambito della coesione. Adesso stiamo cominciando a vedere gli effetti dei nuovi regolamenti adottati per il periodo 2007-2013 e dei piani d’azione propugnati con convinzione dal Parlamento e dalla Commissione nella sua composizione passata e attuale. I principali problemi o errori si riscontrano nell’ambito degli appalti pubblici. Il tasso attuale di errore, molto elevato, dipende dalla trasposizione della legislazione europea presso alcuni Stati membri e dalla successiva applicazione del diritto nazionale corrispondente.
Invito la Commissione a presentare un piano d’azione che comprenda, tra l’altro, una forma di pressione sugli Stati membri o di assistenza in materia di appalti pubblici. La settimana scorsa ho avuto l’opportunità di guidare una delegazione del Parlamento europeo in Romania, dove abbiamo constatato quante difficoltà incontrano e di quale tipo. Esiste un ampio margine di miglioramento in questo ambito.
Inoltre anch’io sono assolutamente favorevole alle dichiarazioni di gestione nazionali – dichiarazioni finanziarie che gli Stati membri sono obbligati a presentare – perché gli errori si verificano per lo più al livello degli Stati membri.
Derek Vaughan (S&D). – (EN) Signora Presidente, cerco di mantenere un atteggiamento il più possibile ottimista dinanzi a questa relazione, perché credo che dovremmo utilizzare gli audit proprio per migliorare la situazione e imparare dai nostri errori. Esistono svariate possibilità che possono essere colte dalla Commissione, dagli Stati membri e dai beneficiari, per esempio nell’ambito dell’agricoltura. Le modifiche che la Commissione apporta di continuo ai requisiti mettono in difficoltà gli Stati membri e i beneficiari; nel Galles sento lamentele continue a questo riguardo. Al fine di limitare le richieste di pagamento presentate dagli agricoltori per terreni non ammissibili, la Commissione potrebbe fornire una definizione esatta di agricoltore attivo mediante una normativa di portata europea che andrebbe applicata da tutti gli Stati membri, i quali al momento dispongono invece di un certo potere discrezionale. A ridosso della riforma della PAC, questa sarebbe peraltro un’opportunità preziosa per semplificare le procedure e assicurarsi che in Europa il denaro sia speso con profitto e garantendo nel contempo assistenza ai singoli e alle collettività.
Andrzej Grzyb (PPE). – (PL) Signora Presidente, i risultati del lavoro svolto dalla Corte dei conti europea forniscono sempre informazioni preziose che ci consentono di trarre un bilancio della situazione appena trascorsa e di quanto andrebbe fatto in futuro. In generale possiamo concludere che quando le procedure sono meno complesse ed è più facile utilizzare il denaro, si verifica anche un numero minore di errori sostanziali. Una politica complessa è sinonimo di maggiori errori significativi e talvolta anche di irregolarità. Un esempio di ciò è dato dalla politica di coesione che è fondamentale per l’Unione europea. Parimenti abbiamo constatato che anche la Politica agricola dell’Unione è associata a un tasso di errore elevato, ma laddove le procedure per l’utilizzo dei finanziamenti sono state semplificate si riscontrano meno errori rispetto alle procedure più complesse.
Desidero richiamare la vostra attenzione sull’importanza della collaborazione con gli organismi nazionali di controllo, nonché della cooperazione con i parlamenti nazionali, di cui nessuno ha ancora parlato, e in particolare con le commissioni responsabili per gli affari comunitari, i bilanci e il controllo dei bilanci. Ero deputato del parlamento nazionale polacco all’epoca in cui abbiamo cominciato a lavorare sulla base delle informazioni che ci provenivano dalla Corte dei conti europea e che posso dire erano accolte favorevolmente da tutti i deputati.
Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signora Presidente, desidero porgere un ringraziamento sincero alla Corte dei conti. La relazione è una prova lampante dei progressi compiuti nei controlli. I tassi di errore indicati non mi fanno gridare necessariamente allo scandalo, perché vedo la revisione contabile come un sistema di apprendimento che consente di individuare le aree problematiche con progressiva precisione e fortunatamente ciò significa anche che mano a mano si scopre un numero crescente di errori. Il nostro compito comune è di impedire che questi errori si ripetano in futuro. A questo proposito vorrei menzionare la quinta relazione sulla coesione che è stata presentata ieri. La Commissione ha invitato tutte le parti interessate a presentare i loro commenti sulle questioni sollevate nella relazione. In vista di futuri accordi di sovvenzione, questa rappresenta un’opportunità unica per creare i presupposti affinché, da una parte, sia più facile ottenere finanziamenti con un accesso agevolato e un minore carico burocratico e, dall’altra parte, sia possibile condurre i necessari controlli sul denaro dei contribuenti così impiegato.
Esorto tutte le parti interessate a dare seguito all’appello della Commissione. Il Parlamento non mancherà senz’altro di farlo.
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la discussione odierna dimostra che la gestione del bilancio europeo è migliorata ulteriormente nel 2009. Il parere chiaro espresso dalla Corte in merito ai conti e al minimo storico nel tasso di errore dell’intero bilancio, così come reso pubblico dal nostro revisore esterno, conferma la correttezza delle decisioni e dei provvedimenti adottati dalla Commissione al fine di migliorare la performance dei programmi nell’esercizio corrente.
Nondimeno, la Corte ha anche evidenziato alcuni ambiti in cui occorre un impegno maggiore da parte di tutti i soggetti coinvolti. Mi riferisco qui sia alla Commissione, sia ai responsabili finanziari presso gli Stati membri che hanno visto accrescere nettamente i loro obblighi e le loro competenze nell’ambito della gestione congiunta ai sensi del nuovo trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Diversi deputati hanno proposto l’imposizione di sanzioni agli Stati membri e, per inciso, la Commissione commina tali sanzioni con il massimo rigore. Proprio in questi giorni abbiamo deciso di sospendere o interrompere 40 programmi della politica di coesione per un totale di 1,75 miliardi di euro. L’importo è ragguardevole, ma ancora più significativo è il fatto che nel 2010 gli interventi sono quasi raddoppiati rispetto al 2009. Venerdì scorso abbiamo deciso di chiedere la restituzione di somme spese indebitamente in ambito agricolo per oltre 578 milioni di euro. Confermo dunque che comminiamo queste sanzioni con rigore e continueremo a farlo anche in avvenire. Dalla relazione della Corte dei conti si evince che l’importo dei recuperi e delle rettifiche finanziarie è aumentato in modo significativo nel corso degli anni, fino a raggiungere 3,3 miliardi di euro nel 2009. Anche questo importo è significativo ed è nostra intenzione proseguire su questa linea, all’occorrenza applicando le sanzioni con estremo rigore.
La relazione della Corte e le procedure di discarico avviate ora consentiranno di affrontare i punti deboli dei programmi in corso, facendo tesoro di quanto appreso anche per la prossima generazione di programmi. La Corte ha indicato a ragion veduta la strada da percorrere che passa senz’altro attraverso una semplificazione e un perfezionamento delle regole d’appalto. È infatti vero che la stragrande maggioranza degli errori consiste in infrazioni ai criteri di ammissibilità o alle regole delle gare d’appalto. Possiamo trarre alcuni insegnamenti dalla relazione e la Commissione è disposta a imparare. Daremo seguito alle raccomandazioni della Corte in vista di una procedura di discarico positiva.
Vítor Manuel da Silva Caldeira, Presidente della Corte dei conti. – (EN) Signora Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per i gentili apprezzamenti espressi nei confronti della Corte in questa occasione. Questo è un riconoscimento anche a quanti lavorano ogni giorno nella nostra istituzione per consentirci di adempiere al nostro mandato con la massima professionalità e in sintonia con gli standard di controllo internazionali. Teniamo debito conto delle raccomandazioni formulate da quest’Aula e vorrei illustrarvi un paio di esempi di come, nella nostra relazione annuale del 2009, abbiamo tentato di soddisfare la richiesta del Parlamento di maggiori informazioni.
La relazione reca questa volta una valutazione complessiva della situazione ed è la prima volta che formuliamo un giudizio di questo tipo. La nostra conclusione è che la situazione è migliorata negli ultimi anni e che gli errori più ricorrenti sono in calo in tutte le voci del bilancio. Vi abbiamo fornito più informazioni rispetto all’anno scorso, segnatamente nell’ambito della politica di coesione, perché l’anno scorso avevamo semplicemente affermato che almeno l’11 per cento dei fondi non avrebbe dovuto essere erogato, mentre quest’anno possiamo affermare che l’errore stimato più probabile è effettivamente superiore al 5 per cento – un dato questo che non avevamo potuto darvi lo scorso anno – e che almeno il 3 per cento delle richieste non avrebbe dovuto essere rimborsato. Questi esempi sono fatti tangibili e un indice dei progressi compiuti. Perché possiamo affermarlo? Quali progressi sono stati compiuti? Non ci stiamo inventando i fatti e non ci preoccupiamo di usare particolare riguardo nei confronti della Commissione o degli Stati membri. La Corte è un’istituzione di verifica indipendente disciplinata dal trattato. I nostri risultati sono basati sui fatti e li comunichiamo al Parlamento che abbiamo l’obbligo di affiancare nel corso della procedura di discarico.
Siamo disposti ad affiancarvi in questo lavoro principalmente perché, come abbiamo affermato nella relazione, i sistemi creati per la gestione dei fondi nel periodo di programmazione 2007-2013 stanno dando risultati migliori. L’altro motivo è che il pagamento dei finanziamenti per il periodo in questione è appena al 25 per cento, dunque l’esecuzione finanziaria per l’esercizio è inferiore al previsto, stando ai dati. La situazione attuale è data dall’incrociarsi di questi due fattori, ossia da un migliore rendimento dei sistemi di gestione combinato con livelli inferiori di esecuzione e dunque di pagamenti realmente effettuati. Per questo motivo vi invitiamo alla cautela; occorre vedere come si svilupperà la situazione adesso che i sistemi funzionano bene in tutti e 27 gli Stati membri e che rimangono ancora tanti fondi da erogare. Raccomando quindi una certa cautela.
Come ho detto, siamo disposti ad affiancare il Parlamento e in particolare la commissione per il controllo dei bilanci durante la procedura di discarico. La Corte vi assisterà e fornirà tutte le informazioni necessarie. Un’altra forma di aiuto è rappresentata dalle nostre relazioni speciali, in cui potete ottenere informazioni sugli audit e su altri elementi che valutano gli effetti dei finanziamenti in termini reali, la loro efficacia di utilizzo. Credo che tali relazioni siano una preziosa fonte d’informazioni anche per il Parlamento.
Certo, l’attuazione del bilancio spetta principalmente alla Commissione europea, ma in cooperazione con gli Stati membri, come sancito dal trattato di Lisbona. Con un occhio rivolto al futuro, posso dire che abbiamo oggi l’opportunità unica di conferire nuovo slancio alla gestione del bilancio dell’Unione europea. Il nuovo regolamento finanziario in discussione sarà approvato a breve e rappresenterà un punto di riferimento per le decisioni future in materia di gestione. Questo è il momento adatto per introdurre regole più semplici e sistemi più efficienti ed economici da gestire tramite gli Stati membri e nella Commissione. Inoltre l’anno venturo si procederà alla revisione del bilancio.
La Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo sono chiamati ora a prendere alcune decisioni importanti e in grado di migliorare la situazione in futuro. Un altro sostegno vi viene offerto dalla Corte dei Conti sotto forma delle raccomandazioni presentate nel parere sui rischi e sulle sfide per migliorare la gestione finanziaria dell’Unione europea che dovrebbe servirvi come punto di partenza.
Per quanto concerne la nuova ondata di programmi nel periodo successivo al 2013, dobbiamo interrogarci sull’utilità dei programmi di finanziamento al fine di assicurare un valore aggiunto all’Unione europea. Mettiamo a disposizione meccanismi semplici, dalle finalità chiare, realisticamente eseguibili e con una chiara suddivisione delle competenze? Non vogliamo che si ripropongano situazioni ambigue, in cui sembra non esservi un’assunzione di responsabilità né da parte della Commissione, né da parte degli Stati membri. Quest’opportunità ci è offerta adesso e la Corte dei conti è lieta di potervi assistere in questo compito.
Presidente. – La discussione su questo punto è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. – (FR) Per la prima volta in sedici anni, la Corte dei conti europea ha rilasciato una dichiarazione positiva sia per quanto concerne l’affidabilità dei conti annuali, sia in relazione alla legittimità e alla regolarità delle operazioni contabilizzate. Qui si chiude il cerchio aperto con la Commissione Santer, dimissionaria nel 1999. Questo è il frutto della determinazione dimostrata dal Parlamento europeo e dalla sua commissione per il controllo dei bilanci nel costringere la Commissione e gli Stati membri – relativamente alla parte di cogestione – a gestire con correttezza i fondi pubblici europei. Plaudo al lavoro della Corte ma non riesco a comprendere perché l’Unione non registri al suo attivo i 37,2 miliardi di euro che gli Stati membri le devono versare per le pensioni del personale, giacché ne consegue altrimenti una perdita nelle risorse proprie di circa 44 miliardi. Non facciamo certo una bella figura. Non so proprio come riusciremo a chiedere crediti sul mercato per finanziare i 60 miliardi del piano di stabilità. Ritengo inoltre che la relazione giunga con eccessivo ritardo. In qualsiasi organizzazione seria, la relazione del revisore deve pervenire entro il 30 giugno dell’anno successivo all’esercizio sottoposto a revisione. I pretesti accampati in relazione alla complessità e alla molteplicità di lingue sono inaccettabili.
Zuzana Brzobohatá (S&D), per iscritto. – (CS) La Corte dei conti europea ha presentato la sua sedicesima relazione e in concomitanza rilascia una dichiarazione di garanzia quanto alla legittimità e regolarità delle operazioni registrate nei conti annuali del bilancio UE. Vorrei sottolineare che il tasso di errore resta alquanto elevato in alcuni ambiti. Per esempio, la Corte dei conti ha affermato che nei progetti relativi alla politica di coesione il tasso di errore è superiore al 5 per cento e secondo me questo valore è troppo elevato, sebbene sia stato osservato un miglioramento negli ultimi anni. Ritengo che la Commissione europea dovrebbe moltiplicare gli sforzi al fine di ridurre il tasso di errore a un tetto massimo accettabile del 2 per cento. Peraltro va riconosciuto che il tasso di errore non è sempre indice di una gestione scorretta delle risorse assegnate, bensì è spesso ascrivibile a errori contabili nella gestione dei singoli progetti.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Nella relazione annuale relativa all’esecuzione del bilancio 2009, la Corte osserva in tema di affidabilità dei conti che alcuni gruppi non hanno fornito una dichiarazione relativa al conto economico consolidato oppure hanno rilasciato dichiarazioni non conformi. L’Accademia europea di polizia (CEPOL) è una delle organizzazioni che da anni non fornisce le informazioni obbligatorie. Le ricadute sono gravi, giacché sono state apportate delle rettifiche al bilancio in seguito a un audit approfondito della contabilità del CEPOL nel luglio 2010. La relazione finanziaria 2009 dell’agenzia riesamina la gestione contabile degli esercizi del 2008 e degli anni precedenti; l’effetto delle rettifiche sul bilancio viene quantificato attorno al 13 per cento del bilancio corrente dell’agenzia. Da quando l’Accademia è divenuta un’agenzia comunitaria il 1° gennaio 2006, la Corte ha espresso una riserva sull’affidabilità dei conti soltanto per l’esercizio 2007, ma ciò non basta per rimettere ordine tra i conti antecedenti al 2010.
4. Modifica del regolamento (CE) n. 663/2009 che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0246/2010), presentata dall’onorevole Van Brempt a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 663/2009 che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia [COM(2010)0283 – C7-0139/2010 – 2010/0150(COD)].
Kathleen Van Brempt, relatore. – (NL) Signora Presidente, onorevoli colleghi, quella che vedete dinanzi a voi è una relatrice davvero felice perché credo che noi – sottolineo con enfasi questo noi – abbiamo predisposto una relazione che auspico potrà essere adottata a breve e pressoché all’unanimità, poiché tutti i gruppi parlamentari hanno lavorato alacremente e in stretta collaborazione su questo testo.
La relazione e i regolamenti che ne sono l’oggetto hanno una lunga storia in questo Parlamento. Le sue origini risalgono al piano di ripresa lanciato nel 2009 dopo lo scoppio della crisi economica. Allora furono smobilizzati a livello europeo 4 miliardi di euro da destinare proprio alla ripresa dell’economia. Lo scopo era di utilizzare tali risorse in particolare per finanziare progetti relativi al settore dell’energia: progetti su larga scala per i sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, progetti per le infrastrutture, nonché alcuni grandi progetti per la produzione di energia eolica in mare aperto.
A suo tempo il Parlamento aveva approvato tali progetti, com’è naturale, ma erano state sollevate diverse obiezioni da più schieramenti e dal Parlamento stesso, segnatamente in relazione all’ampiezza delle opere e alla capacità di questo o quel progetto di creare effettivamente un numero sufficiente di posti di lavoro. Le critiche più severe riguardavano però l’efficienza energetica, cui seguì un accordo politico. La situazione attuale è proprio il frutto di tale accordo.
Si potrebbe pensare che grazie all’accordo politico tra Parlamento, Consiglio e Commissione a favore dell’investimento di tutte le eccedenze nell’efficienza energetica, la stesura della relazione e i relativi negoziati sarebbero stati un facile affare. Ma così non è stato. I negoziati si sono rivelati difficili, in particolare quelli con il Consiglio. Di fronte alla necessità innegabile di dover raggiungere un compromesso, posso dire che siamo comunque riusciti a vincere su pressoché tutti i fronti. Vorrei passare in rassegna brevemente questi punti, perché sono fondamentali per ottenere un quadro chiaro della situazione attuale per quanto concerne i finanziamenti e il loro utilizzo nell’immediato futuro.
Il fulcro principale della questione sono i progetti per le fonti energetiche rinnovabili e in particolare i progetti mirati all’efficienza energetica. Questo, signor Commissario, è il tema al centro della discussione attuale in ambito energetico. Personalmente sono molto favorevole alle fonti rinnovabili ma sappiamo che per avere risultati davvero rapidi dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi nell’efficienza energetica che si rivela vincente nel ridurre i consumi, contribuisce ad alleviare il grave problema dell’approvvigionamento e – un punto assai importante – assicura costi inferiori per l’energia consumata dalle nostre imprese e famiglie. Questo è un aspetto assolutamente cruciale. Stiamo lavorando anche sulla politica industriale e ritorneremo senz’altro anche su tale aspetto.
Un altro tema strettamente collegato all’efficienza energetica è quello dei poteri locali. L’Unione europea tende a lavorare quasi esclusivamente con gli Stati membri e anche in occasione di precedenti piani per la ripresa ci siamo concentrati essenzialmente su grandi progetti. Ma questa volta l’impostazione è diametralmente opposta e incentrata sul livello locale costituito da città e comuni, su progetti piccoli e di immediata realizzazione che garantiscano risultati in tempi brevi e che dunque possono avere ricadute importanti sia sull’efficienza energetica che sull’occupazione. Questa è una considerazione dai risvolti importanti.
Per quanto concerne i finanziamenti, il precedente piano per la ripresa era articolato in quello che chiamiamo pagamento upfront e che consiste semplicemente nel sovvenzionare grandi progetti, sia tramite cofinanziamento sia senza, perché questa è la modalità specifica europea e così funziona di solito nell’Unione europea. La situazione è ben diversa nel caso di questo fondo che si rivela pertanto estremamente innovativo. Le risorse del fondo sono utilizzate per fornire un sostegno affinché tali progetti possano essere finanziati tramite garanzie o altri strumenti finanziari. Fatta salva l’assistenza tecnica che continuerà a essere finanziata tramite il sistema upfront, si otterrà in pratica un importante effetto leva. Per avere un’idea dell’ordine di grandezza della sua portata occorre moltiplicare questi 146 milioni di euro all’incirca per otto.
E con questo sono arrivata all’ultimo punto che è stato motivo di lunghi battibecchi: il cap on money, ossia il denaro messo a nostra disposizione. Il Parlamento avrebbe preferito optare per una soluzione diversa che, per inciso e per chiarezza, era quella che avevamo peraltro convenuto. Tutte le risorse residue avrebbero dovuto essere investite in questo progetto. Alla fine abbiamo raggiunto un compromesso; tutti i fondi avanzati ad oggi sono stati registrati e sono assolutamente certa che in questo modo garantiremo al fondo una lunga vita. Credo che se continueremo a lavorare insieme come abbiamo fatto sinora, riusciremo a far sì che diventi un successo incredibile a nostro favore.
Ancora un secondo, signora Presidente, so che ho esaurito il tempo a mia disposizione. Vorrei ringraziare di nuovo chi ha lavorato su questa relazione e in particolare tutti i relatori ombra. Il nostro modo di collaborare è stato motivo di piacere e non lo dico per cortesia, ma perché è stato un esempio di cooperazione eccellente e molto efficace. Grazie.
Günther Oettinger, membro della Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, oggi stiamo discutendo la valutazione intermedia del programma per la ripresa economica nel settore energetico che ha riscosso molto successo. Possiamo dirvi che nell’ambito dell’attuazione di questo programma deciso dal Parlamento e dal Consiglio abbiamo approvato sinora 43 decisioni di finanziamento relative a progetti per il gas naturale, le infrastrutture elettriche, la produzione di energia in mare aperto, la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. In sostanza quasi il 98 per cento del budget complessivo di 3,98 miliardi di euro è stato utilizzato e il programma ha dunque realizzato in larga misura i propri obiettivi. Pochi sono stati i progetti che si sono rivelati irrealizzabili. L’attuale modifica al regolamento persegue esattamente l’obiettivo di venire incontro alla volontà espressa dal Parlamento e incentivare progetti pilota per le fonti energetiche rinnovabili, ma soprattutto per l’efficienza energetica. Questi progetti ci offriranno la possibilità di mettere alla prova le nostre attività nel settore dell’efficienza energetica che saranno al centro del mio lavoro del prossimo anno.
Ringrazio sinceramente l’onorevole Van Brempt e i deputati agguerriti di quest’Aula, ringrazio anche la Presidenza di turno belga, perché nelle ultime settimane abbiamo lavorato alacremente a questi temi e oggi possiamo finalmente presentare qualcosa che servirà senz’altro a promuovere l’efficienza energetica.
Al fine di agevolare l’attuazione di questa direttiva di modifica che entrerà in vigore immediatamente, i nostri servizi hanno già svolto il lavoro preparatorio per la sua esecuzione. A partire dai prossimi giorni confluiranno nei progetti che vi stanno a cuore 146 milioni di euro. I partner sono quelli di vostra scelta, ossia autorità comunali, locali e regionali che operano al livello dei progetti in questione. Grazie a questi partner locali potremo garantire un utilizzo ottimale dei fondi per edifici pubblici e privati, gli impianti di cogenerazione, le reti di distribuzione di calore, le fonti energetiche rinnovabili decentrate, un traffico urbano ecologicamente più sostenibile, infrastrutture e sistemi locali come reti intelligenti, sistemi efficienti di illuminazione stradale, sistemi di misurazione intelligenti. In sostanza il nostro intervento avrà un effetto immediato in loco e sarà un metro di riferimento importante anche per le mie attività future in tema di smart cities.
Se il vostro voto odierno sarà favorevole, i nostri servizi si attiveranno subito per l’attuazione del regolamento di modifica. Entro marzo o aprile del prossimo anno potremo così comunicarvi che il nostro programma per la ripresa economica funziona in maniera ottimale sia con i grandi progetti che con i piccoli progetti decentrati e ci consente di maturare un’esperienza senz’altro preziosa per i successivi esercizi. Ringrazio di nuovo tutte le persone coinvolte.
Jens Geier, relatore per parere della commissione per i bilanci. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario Oettinger, in qualità di relatore della commissione per i bilanci per il parere sulla relazione della collega Van Brempt posso assicurarvi che la mia commissione ha accolto molto favorevolmente questa relazione. Ci siamo confrontati con il testo, oltre che in una prospettiva di bilancio, anche in minima misura a livello di contenuti e abbiamo espresso una preoccupazione di cui l'onorevole Van Brempt ha gentilmente tenuto conto. Questo strumento è indirizzato a giusto titolo ai comuni, giacché è a questo livello che si possono ottenere i maggiori risultati in termini di efficienza.
Purtroppo io provengo da una zona della Germania in cui i comuni non possono accendere ulteriori prestiti perché si trovano già in una situazione di indebitamento eccessivo. Questo potrebbe essere un problema esclusivamente tedesco legato alla nostra normativa, ma il Commissario Oettinger che è stato anche presidente dei ministri di un Land tedesco lo conosce fin troppo bene. In Germania ci troviamo nella situazione in cui i beneficiari indicati non possono partecipare al programma perché l’organo locale di vigilanza glielo proibisce in quanto comporterebbe un ulteriore indebitamento. Questo è per noi un motivo di grave preoccupazione. Questo programma potrebbe essere inutilizzabile in queste aree. Noi siamo favorevoli al programma e anche alla sua prosecuzione. Allo scopo abbiamo richiesto una linea di bilancio indipendente e vorremmo che convogliassero in questo programma i 15 milioni di euro stanziati per la Politica agricola che non possono essere impiegati per mancanza della base giuridica. In questo caso il bilancio dovrebbe dimostrarsi più flessibile.
Antonio Cancian, a nome del gruppo PPE. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, credo che la decisione di utilizzare i pochi fondi dei residui del Recovery Plan avviato nel 2009 in modo diverso e di approfittare di questa occasione per avviare un principio nuovo, con la costituzione di un fondo ad hoc, sia lungimirante e in linea con quello che si sta dicendo da tempo anche in quest'Aula ma che non trova mai applicazione.
Qualche timido segnale lo abbiamo visto, ma non ancora attualizzato, nel Fondo Marguerite. Questo rappresenta per noi e per il PPE un'indicazione di un metodo da seguire per un utilizzo intelligente del bilancio dell'Unione europea. Lo strumento è un fondo ad hoc che interviene con varie modalità come prestiti, garanzie, partecipazioni all'equity o ai cofinanziamenti e che verrà governato da un'apposita società di gestione risparmio.
Il fondo in partenza ha una dotazione di centoquarantasei milioni e non abbiamo capito perché non si potesse tenere aperta la porta anche per gli altri residui dovuti al Recovery Plan. Con un effetto leva importante attraverso la BEI, la KfW, le Casse depositi e prestiti ed altri istituti finanziari si potrebbe portare una somma importante e si potrebbe incidere molto sullo start-up dei progetti ritenuti validi e prioritari sotto il profilo economico e ambientale.
Dal mio punto di vista, l'elemento centrale del fondo che verrà istituito entro quest'anno è che esso possa diventare una sorta di virtuoso progetto pilota per la futura strutturazione di un più ampio fondo di energia da inserire in modo appropriato nelle prossime prospettive finanziarie 2014-2020. Questo principio potrà ripetersi anche per altri settori, quali ad esempio le reti TEN o le eTEN. Se mi permettete, qualche segnale concreto in questo momento critico di fronte all'emergenza disoccupazione ci rende un pochino più felici.
Teresa Riera Madurell, a nome del gruppo S&D. – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, desidero innanzi tutto complimentarmi con la relatrice per l’eccellente lavoro svolto, perché oltre agli 146 milioni di euro concordati che speriamo producano degli effetti ottuplicati, questa iniziativa ha un importante valore simbolico.
Come ha spiegato la relatrice, i fondi saranno destinati a microprogetti per l’energia sostenibile che oltre a contribuire al raggiungimento di obiettivi importanti quali la sicurezza degli approvvigionamenti e la riduzione delle emissioni di CO2, avranno come conseguenza diretta sulla popolazione la riduzione della povertà energetica.
Il testo che ci apprestiamo a votare è importante anche perché introduce uno strumento finanziario innovativo. Questo meccanismo aiuta a superare la resistenza che gli istituti finanziari oppongono a questo tipo di progetti che, in questo caso, godranno del sostegno di istituzioni finanziarie internazionali.
Un altro motivo di soddisfazione è l’essere stati sufficientemente flessibili da rispettare le buone prassi degli Stati membri a livello di strutturazione dell’impiego dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica.
Mi auguro che l’attuazione di questo regolamento consenta a questi organismi di dispiegare appieno il loro potenziale senza gli ostacoli frapposti in genere da una burocrazia eccessiva.
Pat the Cope Gallagher, a nome del gruppo ALDE. – (GA) Signora Presidente, desidero porgere un ringraziamento alla relatrice per la preparazione di questa relazione sui progetti nel settore dell’energia e per i nuovi fondi messi a disposizione dalla Commissione. La dotazione di 146 milioni di euro è destinata a progetti fondamentali per l’Europa e i diversi paesi. Come ha detto il signor Commissario, questo denaro o sovvenzioni andranno in particolare alle autorità locali e regionali che spero saranno responsabili della loro gestione.
(EN) desidero innanzi tutto complimentarmi con la relatrice per questa relazione sul sostegno finanziario ai progetti nel settore dell’energia.
Sono assolutamente favorevole a questa iniziativa per la creazione di uno strumento finanziario dedicato con cui promuovere la realizzazione di progetti per l’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabili. Il finanziamento di questo tipo di progetti favorirà la ripresa economica in Europa e anche nel mio paese, l’Irlanda, contribuirà a creare nuove opportunità d’impiego e contrasterà il cambiamento climatico.
Ovunque in Europa e in particolare nel mio paese colpito da un altissimo tasso di disoccupazione, vogliamo che i finanziamenti siano destinati ai settori in cui viene creata occupazione. La dotazione di 146 milioni di euro resa disponibile nella proposta di emendamento deve essere destinata a progetti che hanno ricadute rapide, misurabili e tangibili sulla ripresa dell’economia. La dotazione disponibile è di 146 milioni di euro, ma esiste un effetto moltiplicatore di almeno sei o sette volte tale importo che rappresenterà l’investimento complessivo.
Credo che la creazione di uno strumento finanziario dedicato consentirà di gestire la dotazione con la massima efficacia e i beneficiari, come ho detto nella mia madre lingua, saranno le autorità locali e regionali. È nostro compito fare presente questa opportunità alle autorità locali, mentre sarà il governo nazionale a presentare un’unica domanda e a tenere i contatti con le autorità regionali.
Claude Turmes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signora Presidente, oggi celebriamo una vittoria, per quanto piccola, a favore di una politica più verde e più europea nel settore dell’energia. Desidero innanzi tutto ringraziare la nostra delegazione eccellente composta da tutti i raggruppamenti e guidata dall’onorevole Van Brempt. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro.
(DE) Voglio anche rivolgere una nota di encomio al Commissario Oettinger. Alla presentazione di ieri abbiamo dovuto purtroppo criticare aspramente il programma per il settore dell’energia, ma questo strumento è stato creato anche grazie a lei che si è adoperato personalmente, in parte anche in contrapposizione al governo federale e ai suoi colleghi della CDU in Germania, affinché potessimo disporne.
(EN) Perché parlo di una piccola vittoria e amara? Perché come qualcuno ha detto, questi sono appena 150 milioni di euro per gli investimenti decentrati e locali nel settore dell’energia, mentre altrove sono stati stanziati miliardi – ben un miliardo per il sequestro del carbonio, ad esempio. Mi chiedo se questo miliardo sarà mai effettivamente impiegato. Sempre più segni sembrano indicare che questo progetto non andrà a buon fine. Non c’è proporzione tra i progetti decentrati, locali, vicini ai cittadini e i grandi progetti, alcuni dei quali credo siano destinati a fallire.
Perché i Verdi voteranno comunque a favore di questo progetto oggi? Perché siamo ottimisti. Siamo ottimisti che questi 150 milioni di euro, se gestiti bene, saranno il punto di partenza per una dotazione ben maggiore che riceveremo con le prossime prospettive finanziarie. A tal fine dovranno essere soddisfatte due condizioni. La prima riguarda la qualità dei progetti e credo che la BEI e la KfW, responsabili della gestione, favoriranno in particolare i progetti che assicurano una ristrutturazione profonda e non solo superficiale. Nel settore dell’efficienza energetica degli edifici occorre un balzo deciso in avanti. La seconda condizione è che sia ridotto il carico burocratico per le autorità locali che presenteranno progetti per il cofinanziamento.
Entrambi gli aspetti sono fondamentali. Vorrei pertanto sapere dal signor Commissario cosa farà la Commissione al fine di assicurare che siano i progetti di qualità a ricevere finanziamenti o garanzie per il credito e come semplificherà la procedura amministrativa al fine di permettere alle autorità locali di accedere con facilità a questi finanziamenti.
Zbigniew Ziobro, a nome del gruppo ECR. – (PL) Signora Presidente, sosterrò qualsiasi proposta di incremento dei finanziamenti dell’Unione a favore di progetti nel settore dell’energia. Anche l’energia pulita dovrebbe ricevere aiuti. Nondimeno occorre riconoscere in tutta franchezza che è illusorio pensare – come accade invece spesso in quest’Aula – che l’energia da fonti sostenibili possa risolvere tutti i problemi di approvvigionamento energetico dell’Europa. All’Unione occorrono investimenti davvero ingenti per garantire una diversificazione rispetto alle fonti combustibili. Una soluzione percorribile sarebbe per esempio la costruzione del gasdotto Nabucco per collegare gli enormi giacimenti di gas dell’Asia centrale con i consumatori in Europa o la costruzione di nuove reti di trasmissione e di nuove stazioni di interconnessione in Europa centro-orientale.
Certo vogliamo promuovere l’energia pulita ma nel contempo accade purtroppo che venga del tutto trascurato o sottofinanziato lo sviluppo di metodi estrattivi per il gas di scisti. Questo è un gas innovativo estratto già in grandi quantità negli Stati Uniti che stanno diventando completamente autonomi per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Questo gas è presente in quantità anche in Francia, Polonia e Bulgaria. Invece di cogliere l’opportunità offerta da questo enorme potenziale, rimaniamo del tutto inerti. Nello spirito del principio di solidarietà, l’Unione deve considerare questi progetti come strategici per il suo futuro e sostenerli perché garantiscono uno sviluppo uniforme di tutti i paesi europei. È un peccato che oggi non si discutano investimenti su ampia scala che risolverebbero davvero i nostri problemi energetici e contribuirebbero alla creazione di un’Unione europea coesa e in crescita. Nel discutere provvedimenti importanti per l’energia pulita non dimentichiamoci che è illusorio sperare di risolvere così tutti i nostri problemi in ambito energetico.
PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS Vicepresidente
Marisa Matias, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Innanzi tutto desidero anch’io complimentarmi con la relatrice per il lavoro svolto su questo argomento. Il programma specifico in discussione concerne gli aiuti alla ripresa economica e in particolare il settore fondamentale dell’energia. Nell’attuale situazione di crisi, qualsiasi proposta come questa che contribuisce alla creazione di posti di lavoro è importante. Non possiamo sperare di ristrutturare l’economia se non riconosciamo la crescita dell’occupazione come una delle nostre priorità. Questa relazione trasmette un messaggio molto positivo e ci indica come intervenire in questo ambito a livello locale e come venire incontro ai bisogni locali. In questo periodo ci stiamo occupando – e lo faremo ancora a lungo – di una serie di proposte legislative per il settore dell’energia; spesso tendiamo a concentrarci eccessivamente sui progetti di larga scala e sulle reti, dimenticando altri ambiti in cui urge intervenire.
Credo che questa relazione possa aiutarci a investire nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili che sono molto importanti, oltre a garantire vantaggi concreti a livello territoriale con ricadute ovviamente positive per il pubblico europeo. Signora Presidente, concludo con due osservazioni finali. Non dobbiamo mai dimenticare che l’efficienza energetica può essere conseguita in misura significativa riducendo il consumo di energia tramite progetti di microgenerazione come quelli previsti dalla relazione. Per questo Parlamento è stata una grande vittoria ottenere che venisse specificato l’importo della dotazione destinata a questi progetti. La somma non risponde esattamente alle nostre aspirazioni, perché ci occorreva molto di più. Vorrei dunque domandare al signor Commissario cosa intenderà fare per venire incontro a queste esigenze.
Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD. – (SK) Il progetto di regolamento proposto dal Parlamento e dal Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 663/2009 è la risposta alla richiesta reiterata del Parlamento di creazione di un nuovo strumento finanziario specifico a sostegno dell’efficienza energetica e delle iniziative nel settore delle fonti rinnovabili. Il sostegno ai sistemi proposti dall’industria delle costruzioni per una maggiore efficienza energetica degli edifici, responsabili ogni anno all’incirca del 40 per cento dei consumi di energia nell’UE, giustifica questa iniziativa e ne dimostra l’utilità.
La dotazione necessaria a finanziare le attività di questo strumento può essere recuperata tramite lo storno di risorse rimaste inutilizzate da diversi programmi in cui non è obiettivamente possibile impiegare per intero le somme stanziate entro i tempi stabiliti. Tra questi figura anche il programma energetico europeo per la ripresa che dispone di una riserva finanziaria di circa 150 milioni di euro e il programma pluriennale GR per la protezione del clima, istituito con finalità analoghe. Penso pertanto che sarebbe assolutamente opportuno valutare come utilizzare al meglio le risorse finanziarie risparmiate al fine di ampliare la portata del programma energetico europeo per la ripresa e includervi anche uno strumento monotematico nuovo e, a quanto pare, necessario a sostegno dell’efficienza energetica e delle iniziative nell’ambito delle fonti di energia rinnovabili.
Possiamo agevolare gli enti locali, comunali e regionali nella realizzazione di progetti per il risparmio energetico e il ricorso a fonti energetiche rinnovabili grazie a questo nuovo ed efficace strumento finanziario.
Arturs Krišjānis Kariņš (PPE). – (LV) Signora Presidente, mi compiaccio che l’Unione europea abbia imparato a prendere due piccioni con una fava. Il primo “piccione” in questo caso è il sostegno alle imprese. In un periodo in cui gli Stati membri sono obbligati a tagliare la spesa e le banche sono poco propense a concedere prestiti, l’Unione europea presenta una soluzione ad hoc rappresentata da un nuovo strumento finanziario. Il secondo “piccione” è la grave dipendenza europea dall’energia importata. Onorevoli colleghi, vi esorto a sostenere la creazione di questo nuovo strumento di aiuto ai progetti nel settore dell’energia. Esso rappresenterà un aiuto per le imprese in questi tempi difficili e ridurrà la nostra dipendenza complessiva dalle fonti energetiche d’importazione. Vi ringrazio per l’attenzione.
Zigmantas Balčytis (S&D). – (LT) Innanzi tutto vorrei congratularmi con la collega del mio schieramento per questo lavoro importante di negoziazione del documento e di inclusione nello stesso di questioni particolarmente importanti per il mercato dell’energia di tutta l’Unione europea. Nel contesto della sicurezza energetica, è particolarmente importante promuovere l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, oltre a garantire il finanziamento per questo tipo di progetti. La realizzazione di questi progetti contribuirebbe in modo diretto al conseguimento degli obiettivi energetici fissati dall’Unione europea.
Questo denaro aggiuntivo aiuterà gli enti locali e regionali a migliorare i finanziamenti per i progetti sostenibili in ambito energetico e a proporre incentivi innovativi, per esempio sotto forma di garanzie e prestiti agevolati. In passato avevamo già discusso diversi piani volti a promuovere l’efficienza energetica, per esempio tramite le ristrutturazioni di edifici, ma non erano mai stati del tutto attuati. Credo che questo strumento supplementare diventerà un buon incentivo per incoraggiare le iniziative e i progetti a favore dell’energia sostenibile, specialmente a livello regionale e locale.
Bart Staes (Verts/ALE). – (NL) Signora Presidente, onorevoli deputati, desidero porgere i miei più sinceri complimenti alla collega Van Brempt e ai relatori ombra per questa importante iniziativa legislativa. Credo che questo regolamento abbia tutte le carte in regola per incentivare fortemente i progetti relativi all’efficienza energetica e allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili.
Il regolamento spezza una lancia in favore dell’energia sostenibile e apprezzo in particolare che l’accento sia stato posto su alcuni ambiti specifici quali: la conservazione dell’energia, la micro-cogenerazione e l’integrazione nella rete elettrica di fonti energetiche rinnovabili decentrate e collocate in contesti locali, la micro-generazione da fonti energetiche rinnovabili, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per il trasporto pubblico, i veicoli elettrici e quelli a idrogeno.
L’accento che l’onorevole Van Brempt e i relatori ombra hanno posto sull’efficienza dell’illuminazione esterna per le infrastrutture pubbliche e la ricerca di soluzioni per l’immagazzinamento dell’elettricità è promettente. Grazie per i vostri sforzi. Spero che questo possa essere un nuovo passo verso un vero e proprio New Deal verde.
Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) Signora Presidente, stiamo parlando di qualcosa che è assolutamente fondamentale non solo per l’economia ma anche più in generale per la solidarietà europea. Questo perché l’energia è in realtà la maggiore sfida e il più importante banco di prova. La solidarietà europea sarà capace di farsi valere o rimarrà un semplice slogan? Oppure, come senz’altro si aspettano i contribuenti ed elettori europei, questa solidarietà si tradurrà nella pratica in progetti specifici di costruzione dell’unità europea, con cui dimostreremo che in Europa paesi diversi si aiutano tra loro, lavorano insieme a progetti e non accettano che alcuni Stati esterni all’Unione concludano accordi con altri paesi passando sulla testa dell’Unione europea? Credo che sia giunto il momento di dire le cose come stanno e senza perifrasi.
Jan Březina (PPE). – (CS) È senz’altro grazie al Parlamento europeo che l’entità della dotazione per progetti nell’ambito dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili ha raggiunto 146 milioni di euro. Se avessimo lasciato carta bianca agli Stati membri, questo importo sarebbe stato di gran lunga inferiore. Purtroppo rimane ancora incerta la forma giuridica e la struttura del fondo, nonché il tipo di progetti finanziari offerti. Nell’interesse della trasparenza, i potenziali richiedenti dovrebbero sapere chi deciderà in merito alla loro domanda e come saranno designate le commissioni esaminatrici.
Alcuni rappresentanti dei nuovi Stati membri dovrebbero essere coinvolti nel processo di selezione se vogliamo fugare il sospetto che questo fondo di nuova costituzione sia destinato principalmente a chi non ha utilizzato le risorse messe a disposizione nel pacchetto da 5 miliardi di euro del programma per la ripresa dell’economia a causa della mancata realizzazione dei progetti. Il fondo può essere indirizzato in primo luogo agli enti locali e regionali, ma forse sarebbe opportuno dare pure alle organizzazioni private la possibilità di partecipare, anche quando non agiscono per conto di enti pubblici. L’aumento dell’efficienza energetica e della quota di fonti energetiche rinnovabili dovrebbe essere un impegno condiviso tra pubblico e privato, dunque i finanziamenti europei dovrebbero essere accessibili da parte di entrambi i settori. Vedo grandi opportunità nella cogenerazione di calore ed elettricità, nonché nel trasporto urbano non inquinante.
Patrizia Toia (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, non è facile trovare tanta unanimità in questo Parlamento. Ciò significa che il lavoro è stato davvero egregio e di questo va dato atto alla collega Van Brempt e a tutti gli altri shadow.
È stato detto che lo strumento che nasce è molto positivo per varie ragioni. È positivo perché è rapido nelle procedure e nei tempi; positivo perché va a categorie di progetti altamente qualificati; positivo perché si rivolge ai contesti urbani, cioè agli enti locali che con le loro decisioni concrete possono davvero cambiare lo stato delle cose e possono migliorare la qualità dell'aria, la qualità dell'abitare, la qualità del trasporto urbano; positivo perché punta a progetti remunerativi e quindi può dar luogo a un ritorno di risorse; positivo, infine, perché la leva mette in moto molte risorse in più.
Però, di fronte a tutto questo, raccogliendo un'obiezione fatta da molti colleghi tra cui Geier, Turmes e Cancian, io voglio dire al Commissario che il punto critico sarà l'attuazione, la scelta degli intermediari finanziari, il rapporto con gli enti locali e il rapporto con le loro difficoltà finanziarie. Signor Commissario, su questo strumento si gioca una possibilità di aprire la strada ad altri progetti, a una stabilizzazione di questo strumento e a una sua estensione ad altri settori. Il tema è cruciale. Non deve avvenire ciò che è accaduto con il Recovery Plan e con le piccole e medie imprese che ancora aspettano quei trenta miliardi di euro decisi da questo Parlamento e dalla Commissione alla fine del 2008.
Ioannis A. Tsoukalas (PPE). – (EL) Signora Presidente, è arrivato anche il mio turno di complimentarmi con la relatrice che ha lavorato con tanta efficacia su questa importante relazione. Il documento prevede uno strumento importante per il finanziamento e l’attuazione di progetti nel settore dell’energia che contribuiranno alla ripresa economica in questi tempi difficili, nonché al completamento del mercato interno dell’energia e al raggiungimento degli obiettivi energetici fissati dall’Unione europea per il 2020.
La costituzione di un fondo a sostegno dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili è significativa, nonostante la modesta dotazione iniziale di 146 milioni di euro. Mi compiaccio che il Parlamento abbia tenuto fede al suo impegno di promuovere le fonti di energia rinnovabili e l’efficienza energetica.
Da ultimo vorrei presentare un’osservazione in merito alla necessità di garantire una distribuzione geografica uniforme dei programmi futuri affinché ne vadano a beneficiare tutti gli Stati membri. La Grecia ha ricevuto appena l’1,5 per cento delle risorse stanziate nel programma per i gasdotti. Confido che in futuro la distribuzione avverrà secondo criteri di maggiore equità.
Edit Herczog (S&D). – (HU) Signora Presidente, è un risultato notevole che la relatrice del Parlamento e il signor Commissario siano riusciti insieme a convincere il Consiglio a mantenere questo denaro nei fondi disponibili. Dal nostro punto di vista questo è un evento importante e altamente significativo che ci lascia sperare di potere successivamente estendere la medesima procedura ad altre rubriche del bilancio. Di pari importanza è stata la nostra capacità di impiegare questi fondi ai fini originali per cui erano stati stanziati, soprattutto tramite le piccole e medie imprese e gli enti locali, in progetti che hanno un impatto sulla popolazione.
Questo progresso è davvero importante. Accade di rado che il sistema istituzionale europeo riesca a raggiungere direttamente il pubblico o le piccole e medie imprese. È dunque viepiù importante riuscire a completare questi progetti entro il 2014 e sarebbe parimenti importante valutarne l’efficienza nel 2014 al fine di migliorare anche l’efficienza di questo sistema istituzionale. Mi complimento con la relatrice e formulo l’auspicio che questo denaro sia speso tutto e bene.
Herbert Reul (PPE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario Oettinger, onorevoli deputati, sono state messe a disposizione delle risorse da investire, inter alia, anche nel settore dell’energia. In seno alla commissione ne abbiamo discusso in maniera approfondita e non eravamo sicuri che tutto il denaro potesse essere impiegato. A suo tempo il Commissario ci aveva promesso che nemmeno un centesimo di quel denaro sarebbe stato avanzato o restituito al luogo di provenienza. La cosa più importante per me è che il Commissario sia stato di parola e ci abbia presentato un documento entro tempi ragionevoli, consentendoci così di fare in modo che i fondi fossero convogliati nel settore dell’energia anziché andare perduti. Questo è stato il primo passo.
Il secondo passo è stato compiuto dalla collega Van Brempt che è riuscita a condurre i membri della commissione verso una soluzione e un compromesso. Per questo merita il nostro ringraziamento. Non è stato semplice, perché è più facile impuntarsi sul proprio punto di vista che adoperarsi per trovare una soluzione. Alla fine ce l’abbiamo fatta, nonostante i tempi stretti, e siamo riusciti a garantire che la dotazione fosse disponibile e utilizzabile.
Come ultimo passo, ma non per questo meno importante, siamo finalmente riusciti con l’aiuto del Consiglio – ammettiamolo pure in tutta onestà – a trovare un compromesso che ci permettesse di destinare praticamente fino all’ultimo euro della dotazione al settore dell’energia entro la scadenza indicata al fine di impedire che i fondi andassero perduti. Questo è stato a mio avviso l’aspetto più importante, nonché il risultato più produttivo. Desidero pertanto ringraziare tutte le parti coinvolte.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D). – (RO) Vorrei ricordarvi che nel 2009, quando abbiamo discusso per la prima volta il piano europeo per la ripresa, la Commissione aveva promesso lo stanziamento di un miliardo di euro a favore dell’efficienza energetica delle abitazioni. Purtroppo l’iniziativa non è stata presa nel momento più idoneo e smart cities ha ricevuto una dotazione modesta in base al ragionamento che la Commissione avrebbe destinato a questa iniziativa qualsiasi fondo residuo, come sta avvenendo tramite questo regolamento.
Nell’emendamento che ho presentato si chiede che le spese amministrative e i costi connessi con la costituzione e l’attuazione dello strumento non superino il 5 per cento del valore di ogni impiego, affinché la fetta maggiore di denaro non finisca nelle mani degli intermediari finanziari ma sia convogliata in investimenti per progetti relativi all’efficienza energetica delle abitazioni e all’impiego delle fonti energetiche rinnovabili.
Ho chiesto anche maggiore trasparenza e il ricorso al sito www.buildup.eu. Inoltre chiunque si avvalga questo strumento dovrebbe rendere disponibile gratuitamente il modello utilizzato a tutti gli interessati al fine di diffondere le buone prassi.
Desidero complimentarmi con l’onorevole Van Brempt per la sua relazione. Credo che l’efficienza energetica debba figurare in cima alla lista delle priorità strategiche dell’Unione europea in tema di energia.
Elena Băsescu (PPE). – (RO) La strategia Energia 2020 varata ieri dalla Commissione europea è un passo importante verso la creazione di un mercato dell’energia sicuro e competitivo in Europa. La strategia offre soluzioni a problemi quali la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, la riduzione dei consumi o il coordinamento delle operazioni con i paesi terzi. Purtroppo si registrano alcune carenze palesi sul fronte del finanziamento. Lo scopo principale del programma energetico europeo per la ripresa è proprio di agevolare il finanziamento degli investimenti in questo ambito. Ai fini di un’attuazione efficiente del programma, i progetti devono ottemperare a tutta la legislazione in materia ambientale e i proponenti devono rispettare gli impegni di finanziamento. A mio avviso una cooperazione attiva tra enti nazionali, regionali e locali faciliterebbe il rilascio delle autorizzazioni necessarie.
Da ultimo vorrei sottolineare l’importanza delle partnership pubblico-privato che rappresentano un elemento chiave nella realizzazione di soluzioni per la riduzione delle emissioni di gas effetto serra.
Francesco De Angelis (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare la collega e relatrice Van Brempt per l'ottimo lavoro svolto e per un accordo che permette finalmente di liberare risorse importanti per lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica nel contesto della sfida per la crescita verde.
Nel programma vi sono delle priorità di cui gli Stati membri dovrebbero tenere conto, soprattutto per realizzare l'obiettivo dell'ammodernamento competitivo delle nostre infrastrutture energetiche. Infine, voglio sottolineare quelli che ritengo essere i punti qualificanti dei criteri di accesso dei poteri pubblici al finanziamento, in particolare l'impegno di lavorare su strategie pluriennali attraverso un sistema di governance multilivello dai territori agli enti locali fino alle istituzioni regionali e alle Istituzioni dell'Unione europea, anche nel contesto della razionalizzazione degli strumenti finanziari disponibili. Si tratta di un risultato importante per i cittadini e per le piccole e medie imprese.
Bairbre de Brún (GUE/NGL). – (GA) Signora Presidente, l’assistenza finanziaria a favore dell’efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili in un’ottica di ripresa dell’economia rappresenta un investimento opportuno e meritevole.
Condivido pienamente l’affermazione di alcuni, secondo cui gli aiuti agli investimenti nell’energia sostenibile possono rivelarsi assai efficaci e utili, specialmente se commisurati alla dimensione locale. Con questo strumento possiamo garantire un futuro più sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Dobbiamo cogliere questa opportunità per dirigerci verso un’economia a basse emissioni e agevolare il cambiamento per chi vuole cambiare. Il decentramento è molto importante per l’energia sostenibile.
Questo sarà un utilizzo funzionale e razionale dei fondi residui del programma energetico europeo per la ripresa, a condizione che agevoli il finanziamento di progetti d’investimento relativi all’efficienza energetica e alle fonti energetiche rinnovabili da parte degli enti locali e regionali. Ringrazio la relatrice per questo lavoro tanto importante.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Il sostegno ai progetti energetici infrastrutturali tramite fondi stanziati per stimolare l’economia dell’Unione europea è stato discusso e assegnato un anno fa. A suo tempo la dotazione era stata destinata a due sole tipologie di progetti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, ossia la cattura e lo stoccaggio del carbonio e i parchi eolici nel Mar del Nord.
Per quanto concerne questi aiuti e più in generale gli aiuti alle fonti energetiche rinnovabili, non possiamo utilizzare in genere un’unica impostazione valida per l’intera Unione europea. Occorre tenere conto delle specificità di ogni singolo Stato membro, in particolare per quanto concerne l’autosufficienza energetica. Sono pertanto favorevole alla proposta della Commissione europea di rivedere le procedure di distribuzione dei fondi secondo il programma menzionato e tenendo a mente la promozione dell’efficienza energetica.
In ogni caso credo che la discussione non debba collocarsi esclusivamente entro il contesto della crisi finanziaria, perché la questione dell’efficienza energetica perdurerà anche dopo che sarà ripristinato il normale ciclo economico. Agli Stati membri dovrebbe essere offerta la possibilità di rispondere con maggiore flessibilità alle mutevoli circostanze, promuovendo così l’efficienza energetica, la diversificazione energetica e l’indipendenza dalle importazioni di energia.
Mario Pirillo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, nell'attuale difficile contesto economico e finanziario l'Europa deve continuare a sostenere progetti nel settore dell'efficienza energetica e dell'energia rinnovabile per un'economia competitiva sostenibile e sociale.
Vanno perfezionate le modalità di funzionamento dello strumento finanziario per investire in progetti decentralizzati, nel rispetto di un equilibrio geografico per favorire una ripresa omogenea. Tale strumento finanziario va predisposto subito e indirizzato a progetti con dimensione locale per una ricaduta occupazionale secondo il regolamento (CE) n. 663/2009. Occorrono linee di credito che possano corroborare lodevoli iniziative locali. È necessario preferire il finanziamento di progetti che garantiscano anche l'innovazione tecnologica per elevare la competitività dell'industria. I finanziamenti non utilizzati nel quadro del programma pluriennale della DG Azione per il clima potrebbero essere destinati allo strumento e poi ricollocati in progetti nel campo dell'energia sostenibile. Ringrazio la collega Van Brempt per il prestigioso lavoro svolto.
Bogusław Sonik (PPE). – (PL) A fronte della crisi finanziaria, nel gennaio 2009 la Commissione ha proposto di ridestinare 5 miliardi di euro in fondi residui non spesi dell’Unione europea. Tali residui sarebbero dovuti andare a sostegno di progetti nel settore dell’energia al fine di contribuire alla ripresa economica dell’Unione. Il programma energetico europeo per la ripresa ora proposto merita di essere accolto favorevolmente. Le priorità del programma sono a mio parere il sostegno ai progetti infrastrutturali transfrontalieri per il gas e l’elettricità, incluse le stazioni di interconnessione, e ai progetti di sequestro e stoccaggio del carbonio. Penso che occorra insistere affinché il progetto di risoluzione comprenda anche l’efficienza elettrica e le fonti di energia rinnovabili che stimolano la crescita economica mediante la creazione di nuove opportunità occupazionali e contribuiscono a contrastare i cambiamenti climatici.
Gli investimenti in progetti di questo genere sono ottimali quando sono realizzati in loco da enti distrettuali, regionali e locali. I progetti locali richiedono molto lavoro e ciò contribuisce alla creazione di nuove opportunità occupazionali.
Günther Oettinger, membro della Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, con questi 146 milioni di euro ci stiamo avventurando insieme in un laboratorio sperimentale. Desidero innanzi tutto ringraziarvi perché avete lottato al fine di ottenere che la dotazione non fosse di 114, ma bensì di 146 milioni di euro e gli Stati membri hanno accettato di superare il limite alquanto restrittivo che avevano posto.
In questo nostro esperimento dobbiamo risolvere quattro questioni interessanti. Dobbiamo innanzi tutto interrogarci su come conseguire una reale efficienza energetica. Tra i tre obiettivi relativi alla CO2, alle fonti energetiche rinnovabili e all’efficienza energetica, l’incremento del 20 per cento di quest’ultima rappresenta per noi la sfida più difficile e complessa. Il problema non è tanto quello dei limiti nazionali obbligatori, quanto i progetti specifici. In sostanza vogliamo utilizzare questo programma duttile per valutare la fattibilità dei vari progetti, inclusi ad esempio quelli per la ristrutturazione degli edifici. Spero che nell’arco di due o tre anni, la prima valutazione di tali progetti per il prossimo periodo finanziario porterà alla luce le esperienze, negative e positive, che abbiamo maturato nel settore dell’efficienza energetica. Vorrei precisare che tra due o tre anni avremo un tesoro di conoscenze senz’altro maggiore di quello odierno, dopo avere maturato alcune esperienze positive e commesso alcuni errori. Questa sarà la prova che abbiamo investito con oculatezza il denaro disponibile.
Questo programma consente inoltre all’Unione europea di stabilire partenariati diretti con i comuni, una cosa che non si verifica certo ogni giorno. È evidente che l’UE può favorire la creazione di città intelligenti in cui si tiene conto dei requisiti energetici e di consumo negli edifici pubblici e privati da ristrutturare tramite gli enti locali. In questo modo abbiamo esattamente il polso della situazione.
Con questo programma spero di riuscire a dimostrare che tutti i cittadini europei possono trarre un valore aggiunto. Se prendessimo i soldi dagli Stati membri senza fornire alcun valore aggiunto, saremmo del tutto superflui. È nostro dovere fornire qualcosa in più in termini di esperienza, efficacia e competenza. Nel caso in esame, nell’arco di due anni il programma ci fornirà argomentazioni valide da utilizzare nelle discussioni sul bilancio – una mano di poker tra Commissione, Parlamento e Stati membri – al fine di ottenere più soldi dagli Stati membri nell’interesse di tutti i cittadini dell’Unione. Questo è dunque anche un laboratorio sperimentale in vista di ottenere maggiori risorse di bilancio. Questo punto controverso ci riguarderà tutti nei prossimi due anni.
Da ultimo, necessitiamo di un laboratorio sperimentale anche per il nostro sodalizio con le banche strutturali, ossia la Banca europea d’investimento (BEI) e la KfW Bankengruppe, oltre che con investitori e fondi privati. Questo partenariato si estende oltre gli uffici della Commissione e interessa imprese che intrattengono un rapporto stretto con noi, ma che devono dimostrare di sapere fare qualcosa in più oltre alla gestione del denaro pubblico.
Per quanto significativa possa sembrare questa dotazione, l’importo è in realtà assai esiguo. Non sono tanto importanti i 146 milioni di euro, quanto il collaudo su quattro fronti del nostro partenariato con i comuni, la BEI e la KfW sul tema dell’efficienza energetica a livello locale e la conferma che a livello europeo questo è un ambito giusto in cui fare confluire ulteriori risorse di bilancio.
Tenuto conto di quanto sopra, vi ringrazio molto. Rimaniamo in contatto e sono certo che tra due anni sapremo tutti molto di più di quanto sappiamo ora.
(Applausi)
Nicole Sinclaire (NI). – (EN) Signora Presidente, faccio notare con gratitudine che oggi ricorre una festività nazionale in Belgio in commemorazione dei milioni di vittime decedute durante i due conflitti mondiali. Sono rimasta sconcertata che quest’Aula non abbia pensato di commemorare anch’essa questi milioni di persone. In uno spirito di rispetto invito a osservare un momento di silenzio per commemorare quanti hanno perso la vita in guerra nel nome della democrazia.
Presidente. – Onorevole Sinclaire, la informo che un annuncio del Presidente alla Camera è previsto prima della votazione odierna e in quella occasione sarà osservato un minuto di silenzio, come è giusto che sia.
Kathleen Van Brempt, relatore. – (NL) Signora Presidente, come deputato belga di questa Camera è stato per me un vero piacere venire al lavoro durante una giornata festiva. Infatti sono riuscita a raggiungere il Parlamento europeo dalla mia città di residenza in soli 50 minuti, ma questa era solo un’osservazione a latere.
Il mio intervento da relatrice sarà breve. Desidero ringraziare tutti, senza eccezione, per avere contribuito alla discussione odierna. Sono state fatte alcune osservazioni e proposti svariati buoni esempi. Il filo conduttore che accomuna i vostri interventi è l’entusiasmo per quanto è stato conseguito. Non senza critiche, giacché potrei criticare con estrema facilità il cap on money che è stato posto.
L’entusiasmo è diffuso perché abbiamo una buona base, il denaro è disponibile, sarà destinato all’efficienza energetica e alle fonti energetiche rinnovabili e questo consente a noi deputati del Parlamento europeo di intervenire anche a livello locale tramite questa iniziativa. Ecco di cosa c’è bisogno.
Qual è la nostra responsabilità comune? La questione compete innanzi tutto alla Commissione, alla Banca europea d’investimento e alle altre parti coinvolte. Tuttavia anche il Parlamento e noi come politici siamo responsabili di garantire che questa iniziativa sia coronata dal successo e ci faccia una buona pubblicità. Dobbiamo assicurarci che il coinvolgimento degli enti locali sia tale da ottenere un effetto leva per questi 146 milioni di euro che non sia pari a otto, bensì a ottanta, per così dire, perché siamo riusciti a mettere in moto tanti meccanismi. A questo proposito, ripongo la massima fiducia nella Commissione e nel signor Commissario. So che egli tiene molto a questo progetto e che può avvalersi di un team eccellente, come ho avuto modo di osservare personalmente in questi ultimi mesi. Ciò sarà molto importante per l’esito dell’iniziativa.
Per concludere devo aggiungere qualcosa che ho dimenticato di menzionare prima per mia imperdonabile negligenza, visto che sono belga: la Presidenza belga ha dato il meglio di sé in questo lavoro. Tanto per cominciare, una larga maggioranza del Consiglio si è opposta all’iniziativa sin dal principio ed è solo grazie agli sforzi profusi dal Ministro Magnette e dalla sua squadra che disponiamo oggi di un ottimo compromesso che credo adotteremo a breve con grande slancio.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà a breve.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Sergio Berlato (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Commissione europea, nel gennaio del 2009, in risposta alla crisi economico-finanziaria ha proposto di riallocare una parte dei finanziamenti europei non utilizzati a sostegno di progetti nel settore dell’energia. La discussione che affrontiamo oggi sulla relazione che modifica il Regolamento (CE) n. 663/2009 é di particolare importanza: la proposta di impiegare risorse finanziarie, altrimenti inutilizzate, a sostegno di progetti di settore rappresenta un'opportunità in tempi di difficile accesso ai finanziamenti. A mio avviso, il Piano Europeo di Recupero per l'Energia, che ha l'obiettivo di finanziare iniziative e progetti nel settore dell'efficienza energetica, del risparmio energetico e delle energie rinnovabili supportando gli investimenti delle autorità pubbliche europee, in particolare in ambito urbano, può dare un contributo concreto di stimolo alla ripresa dell'economia europea e alla creazione di opportunità d'impiego per i giovani. Ritengo positive le misure relative all'efficienza energetica nel settore dell’edilizia, che impiega il 40% dell’energia dell’UE, e che rappresenterebbero un sostegno alle PMI sia a livello locale che regionale. Tale aiuto sarebbe favorevole, inoltre, allo sviluppo d'iniziative promettenti nel settore dell’efficienza energetica a livello di autorità locali che, a causa della recente crisi, hanno registrato un'ingente riduzione delle entrate di bilancio.
András Gyürk (PPE), per iscritto. – (HU) Onorevoli colleghi, lo scorso anno avevo accolto anch’io con favore lo stanziamento di quasi 4 miliardi di euro per progetti nel settore dell’energia all’interno del piano di ripresa economica dell’Unione. In tale occasione avevo anche sottolineato che il piano di aiuti trascurava proprio la regione centro-europea, che è la più vulnerabile dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Dal piano erano esclusi peraltro i progetti relativi all’efficienza energetica, sebbene attraverso tali progetti sarebbe stato possibile mettere a segno l’obiettivo principale del pacchetto, ossia la creazione rapida ed efficace di posti di lavoro. Mi compiaccio che la nuova proposta destini i fondi residui proprio a questo ambito. I progetti per le fonti energetiche rinnovabili e l’efficienza energetica sono strumenti essenziali per raggiungere gli obiettivi del pacchetto 20/20/20, oltre a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e la competitività. Tali progetti producono risultati sorprendenti anche nell’immediato, creano nuovo posti di lavoro in aree geografiche diversificate e sono in grado di dinamizzare gli operatori economici. Dedicare il fondo di 146 milioni di euro ai progetti per le fonti di energia rinnovabili e l’efficienza energetica è un buon inizio ma dobbiamo riconoscere che l’importo sarebbe insignificante anche per un singolo Stato membro. Siamo più che soddisfatti della strategia Energia 2020 illustrata ieri dalla Commissione, in cui figura tra le massime priorità la creazione di un’Europa permeata dal principio dell’efficienza energetica. Confidiamo che questo impegno strategico verso l’efficienza energetica si rifletterà anche nella distribuzione degli altri fondi.
Marian-Jean Marinescu (PPE), per iscritto. – (RO) Il programma energetico europeo per la ripresa stabilisce un pacchetto finanziario pari a 3,98 miliardi di euro per il biennio 2009-2010. Era assolutamente imperativo costituire uno strumento finanziario volto precisamente a utilizzare i fondi di questo programma per l’energia che non hanno potuto essere impegnati fino alla fine del 2010, così da non perdere la parte residua del pacchetto finanziario. Una distribuzione geografica equa dei progetti è un aspetto particolarmente importante menzionato nel regolamento relativo al programma energetico europeo. Questo elemento chiave garantisce che gli effetti del regolamento siano sentiti in tutta l’Unione europea e riconosce altresì che alcuni progetti presso taluni Stati membri sono stati finanziati solo parzialmente o per nulla. Da ultimo, ma non per questo meno importante, vorrei sottolineare l’importanza di rinnovare questo tipo di strumenti finanziari volti a promuovere l’efficienza energetica a lungo termine nell’UE. Invito la Commissione a valutare attentamente l’efficacia del rinnovo di simili strumenti e a valutare le potenzialità di tale impostazione anche in futuro, quando si troverà a decidere in merito ad altri fondi residui non spesi del bilancio UE.
Algirdas Saudargas (PPE), per iscritto. – (LT) La possibilità di convogliare i fondi non spesi ai sensi della direttiva verso lo sviluppo di progetti per l’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabili era già stata stabilita nel regolamento, nondimeno mi rallegro che sia stato possibile trovare un consenso in merito alla sua attuazione specifica. L’efficienza energetica e l’energia da fonti rinnovabili vengono nominate spesso tra le priorità UE che possono contribuire all’attuazione della strategia 2020 e garantire la sicurezza energetica. Gli investimenti in questo settore sono particolarmente importanti in una fase di crisi dell’economia, poiché creano nuove opportunità occupazionali e incrementano la competitività, promuovono la diffusione delle innovazioni e la stabilità dell’economia. Inoltre lo strumento finanziario previsto, ossia un fondo destinato alle istituzioni finanziarie europee, moltiplicherà per diverse volte l’importo disponibile, aumentando le possibilità di finanziamento per i progetti. Mi rammarico solo che tale strumento non sia continuativo, anche se si auspica che possa costituire un incentivo idoneo di promozione dell’efficienza energetica e dell’energia da fonti rinnovabili.
5. La crisi nel settore dell'allevamento dell'UE (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione sull’interrogazione orale alla Commissione dagli onorevoli Herranz García, Deß, McGuinness, La Via, Dantin, Mathieu, Mato Adrover, Dorfmann, Papastamkos, Nedelcheva, Kaczmarek, Kalinowski, Glattfelder, Adam Siekierski, Niculescu, Silvestris, Köstinger, Zver, Jahr e do Céu Patrão Neves, a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), dall’onorevole Nicholson, a nome dei Conservatori e Riformisti europei, e dagli onorevoli Capoulas Santos, De Castro, Le Foll e García Pérez, a nome del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, sulla crisi del settore dell’allevamento (O-0141/2010/riv. 1) – B7-0559/2010).
Esther Herranz García, autore. – (ES) Signor Commissario, grazie di essere presente e di aver dato prova di una grande sensibilità in merito a questa importante iniziativa parlamentare, così necessaria per il settore dell’allevamento europeo.
A causa di una molteplicità di fattori, questo settore è particolarmente vulnerabile alle crisi che colpiscono l’agricoltura europea nel suo complesso: i costi di produzione elevati, il crollo dei prezzi di mercato, la presenza di squilibri di potere nella filiera alimentare, nonché l’attuale aumento nei prezzi dei cereali.
Il settore europeo dell’allevamento, così come altri settori dell’agricoltura, deve affrontare tali problemi in presenza, tuttavia, di un fattore aggravante: gli investimenti ingenti propri di questo genere di produzione.
Poiché la Commissione europea è in procinto di presentare la sua comunicazione sulla riforma della Politica agricola comune (PAC), ritengo sia un momento molto opportuno per inviare un segnale di solidarietà e di attenzione a questo gruppo di produttori. In Spagna, il mio paese, così come in altri paesi dell’UE, si parla di una crisi strutturale, e gli aumenti del prezzo dei cereali hanno ulteriormente aggravato una situazione che si trascina da diversi anni a questa parte.
Le statistiche dimostrano che un numero crescente di aziende agricole vengono abbandonate. Eppure ciò non dovrebbe accadere se si considera il contesto di una domanda globale destinata a crescere nei prossimi anni, grazie al presunto miglioramento del tenore di vita.
In vista dell’imminente riforma della PAC, quali sono le misure allo studio da parte sua, signor Commissario, oppure della Commissione europea, che tengano conto delle peculiarità del settore dell’allevamento? Mi riferisco a interventi sul mercato e altre iniziative volte a impedire che, in aggiunta ad altri effetti deleteri, i modelli di produzione intensiva che rispettano gli standard ambientali dell’Unione europea vengano penalizzati dal futuro sistema di aiuti. Si dovrebbero attuare delle misure di buon senso che garantiscano una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento dei mangimi, la costituzione di riserve adeguate di cereali, e un miglioramento delle condizioni di accesso alle stesse.
Per concludere, desidero rallegrarmi del fatto che questa proposta di risoluzione faccia riferimento in modo particolare al settore suino e a quello avicolo, i quali non ricevono aiuti diretti dall’Unione europea, ma per i quali alcuni interventi sul mercato e altri di natura commerciale potrebbero anche essere istituiti, così da alleviare la situazione.
James Nicholson, autore. – (EN) Signora Presidente, innanzi tutto sono lieto del fatto che la questione venga discussa quest’oggi. Credo che sia un momento molto opportuno. All’interno dell’Unione europea il settore dell’allenamento attraversa delle difficoltà causate da una serie di fattori, tra cui l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza da parte delle importazioni da paesi terzi e, naturalmente, i diversi fattori che contribuiscono all’aumento del costo dell’alimentazione animale.
Sebbene le siccità che colpiscono l’Australia e le condizioni climatiche estreme che influiscono sulla raccolta del grano in Russia esulino dal nostro controllo, ritengo che l’Europa debba urgentemente affrontare la sua scarsa autonomia in materia di colture proteiche. Dipendiamo in modo eccessivo da paesi terzi per l’alimentazione animale e dobbiamo iniziare a coltivare in proprio maggiori quantità di tali piante. L’attuale situazione, tuttavia, è che siamo costretti a importare buona parte dei mangimi ed io stesso ho spesso ripetuto di credere fermamente che l’iter per l’approvazione dell’importazione di nuove tipologie di grano OGM richiede un tempo eccessivo, e che bisogna accelerare la tempistica della produzione di mangimi dalla soia. Altrimenti, gli allevatori di tutta l’Unione europea dovranno fronteggiare a lungo i prezzi crescenti, la volatilità e l’incertezza.
Desidero, inoltre, accennare al modo in cui questa situazione si ripercuote nel settore del suino e in quello avicolo. In questo campo, gli allevatori risentono pesantemente della crisi, a causa dell’aumento dei costi e del calo del prezzo della carne suina. Desidero chiedere alla Commissione di monitorare scrupolosamente la situazione, e di utilizzare tutti gli strumenti di cui dispone per applicare delle misure correttive.
I produttori di carne bovina, ovina, suina e avicola sono tutti in perdita. È necessario aggiungere altro per fare comprendere a questa Assemblea che tutti questi settori sono in sofferenza? Bisogna dire, tuttavia, che alla fin fine saranno i consumatori a farne le spese, poiché se tutti gli allevatori arresteranno la produzione sarà necessario importare tali alimenti dall’estero, con tutti i problemi che ne conseguono. Dobbiamo, dunque, garantire la sicurezza del nostro approvvigionamento alimentare all’interno dell’Unione europea. Se non lo facciamo, sarà a nostro rischio e pericolo.
Iratxe García Pérez , autore. – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, la redditività degli allevamenti è strettamente correlata con il costo dei mangimi. Nel contesto di una sempre maggiore volatilità dei prezzi delle materie prime, diventa sempre più arduo per produttori di mangime e allevatori prendere delle decisioni, così come abbiamo potuto costatare all’inizio dell’anno politico.
Il settore di produzione della carne che attualmente versa nelle maggiori difficoltà è quello dei suini. Dedicherò, pertanto, il mio intervento ai gravi problemi che lo affliggono: l’aumento dei costi del mangime, che rappresenta il 60 per cento dei costi di produzione, e che, dunque, riveste un’importanza cruciale per i produttori sotto il profilo della redditività.
In due mesi i prezzi dei cereali sono aumentati del 50 per cento, non a causa di squilibri tra domanda e offerta, poiché la produzione è sufficiente, bensì a causa della speculazione al di fuori del settore.
Si deve, pertanto, agire contro la speculazione e, contestualmente, attuare una politica che incoraggi il mantenimento di una scorta sufficiente per scongiurare la speculazione.
Siamo lieti del fatto che le scorte di intervento dei cereali vengano poste sul mercato. Dobbiamo solo sperare che la loro destinazione finale sia il mercato europeo, altrimenti non saranno di aiuto per il settore dell’allevamento. Una tassa sull’esportazione dei cereali europei, come quella del 1994 sul grano, potrebbe rappresentare una possibile soluzione.
Un altro problema è la pressione esercitata dalla distribuzione di massa, che conduce a una caduta dei prezzi, cosicché gli aumenti nei costi di produzione non possono essere recuperati con il prezzo di vendita.
Bisogna promuovere delle organizzazioni dei produttori in grado di posizionarsi sul mercato e creare una concentrazione della produzione. La Commissione è ben consapevole del problema, ma mancano provvedimenti dedicati, che auspichiamo siano previsti nella futura Politica agricola comune, mediante meccanismi efficienti e flessibili di gestione del mercato per combattere e agire contro questi stessi problemi. Ciò significa lottare contro la speculazione e ricorrere a misure specifiche per la promozione della competitività sul mercato di questo settore, e per aumentarne il peso all’interno della filiera del valore.
Desidero, inoltre, cogliere quest’occasione per richiedere l’attivazione dei provvedimenti di mercato applicabili ai rimborsi per le esportazioni di carne suina e all’ammasso privato. La Commissione non ritiene che la situazione nel settore giustifichi tutto questo. Nei mesi recenti, tuttavia, si è verificato un continuo calo dei prezzi, e i prezzi di vendita degli allevatori sono scesi al di sotto della media degli ultimi cinque anni.
Ritengo che sia giustificabile che la Commissione ponga in essere i provvedimenti di gestione dei mercati esistenti, così come richiesto da alcuni Stati membri in Consiglio.
Dacian Cioloş, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, la mia risposta si articolerà in due parti, perché il problema del settore dell’allevamento è collegato principalmente con la situazione alimentare e, dunque, con lo stato dei mercati dei cereali. Parlerò anche dei meccanismi di cui disponiamo nel settore dell’allevamento.
La Commissione segue con grande attenzione la situazione del mercato dei cereali e le ripercussioni sugli allevatori. I prezzi dei cereali hanno subito un’impennata nel corso dell’estate, a causa di un calo della disponibilità delle forniture, in particolare nei paesi del Mar Nero. Abbiamo, pertanto, assistito a un incremento del prezzo di orzo e avena fino a 200 euro la tonnellata. Al momento, sebbene i prezzi siano ancora estremamente volatili, si attestano ben al di sotto dei valori record del 2008. La forza dell’euro contro il dollaro, che attualmente rende le esportazioni UE meno competitive, rappresenta anch’esso un fattore di disturbo all’interno del mercato europeo.
A livello globale, nonostante la penuria registrata in Russia e Ucraina, l’entità del raccolto di cereali è normale e le scorte sono state ricostituite grazie a due raccolti da record. Nell’Unione europea, la produzione media di cereali è stimata in 276 milioni di tonnellate, e se a questo aggiungiamo le scorte a partire dall’inizio del raccolto, abbiamo a disposizione quasi 60 milioni di tonnellate in più di quanto ci aspettassimo di dover utilizzare.
Le scorte d’intervento di cereali, principalmente orzo, sono ora pari a 5,6 milioni di tonnellate. Di queste, 2,8 tonnellate sono appena state messe da parte per l’attuazione del programma di aiuti per i cittadini più bisognosi, previsto per il 2011. La restante parte sarà venduta a breve sul mercato interno. In effetti, la decisione è già stata presa e i cereali saranno immessi sul mercato alla fine di questo mese.
La pressione sul mercato si è alquanto attenuata da quando la Commissione ha annunciato tale provvedimento, che ho comunicato personalmente al Consiglio. Quanto alla situazione del mercato dei cereali, nessuna misura di sicurezza può essere giustificata poiché, come da me illustrato, il problema non è di fornire cereali per il mercato europeo, poiché il prezzo elevato dei cereali su questo mercato non è legato a una scarsità di offerta.
La Commissione segue con attenzione gli sviluppi sul mercato del settore dell’allevamento, con particolare riferimento al settore suino e a quello avicolo. I margini in questo settore sono, di fatto, strettamente correlati con il costo dei mangimi. I prezzi nel settore avicolo si attestano al di sopra della media di lungo periodo, e sembrano compensare almeno in parte il maggior costo dei mangimi. Il prezzo del maiale da macello segue attualmente la flessione stagionale ed è leggermente al di sotto del livello dello scorso anno. Attualmente, la produzione viene adeguatamente assorbita dal mercato interno e dalle esportazioni. Tra giugno e agosto 2010, le esportazioni di carne suina sono salite del 10 per cento e quelle avicole del 21 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di conseguenza, nonostante le problematiche relative ai prezzi, i produttori di carne suina e avicola sono stati per diverso tempo in grado di continuare ad esportare la loro produzione.
Naturalmente, la Commissione continuerà a monitorare gli sviluppi sul mercato e impiegherà i mezzi a propria disposizione per intervenire se ciò dovesse risultare necessario e utile. Infatti, due sono i provvedimenti attualmente alla portata del mercato dell’allevamento: i rimborsi per le esportazioni e l’ammasso privato.
Per quanto concerne i rimborsi per le esportazioni, questa misura non potrebbe essere efficace al momento attuale a causa dei prezzi alquanto elevati sul mercato mondiale; pertanto, un sussidio alle esportazioni non è giustificabile. Il rapporto dollaro-euro rende possibili problemi con le esportazioni, nonché problemi di mancanza di competitività. Tale problematica, tuttavia, non si limita al settore agricolo. Assisteremo a dei cambiamenti nel rapporto dollaro-euro e, a seconda di come procede, se si verificano dei surplus sul mercato interno potremo discutere di misure di ammasso privato. Al momento non vi sono eccedenze di carne sul mercato interno, ed è per questo motivo che non sono attualmente giustificabili misure di ammasso privato. Tuttavia, sono disposto a prendere in considerazione la possibilità di ricorrere a queste misure in base all’evoluzione dei mercati.
Per quanto concerne la volatilità, la questione verrà affrontata nella riforma della Politica agricola comune del 2013. È previsto che questa riforma includa delle proposte per un meccanismo attualmente non previsto per fronteggiare la questione della volatilità delle entrate. Quanto alla trasparenza della filiera alimentare, me ne sto occupando assieme al Commissario Tajani, per comprendere in quale modo il fatto di disporre di maggiori informazioni in questo campo potrebbe chiarire il modo in cui si distribuisce il valore aggiunto. Queste sono le risposte che sono in grado di dare in questa fase.
Albert Deß, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signora Presidente, Commissario Cioloş, onorevoli colleghi, la proposta di risoluzione odierna contribuirà a individuare la giusta rotta per il settore europeo dell’allevamento. Desidero, ringraziare l’onorevole García di questa iniziativa. L’obiettivo della proposta di risoluzione non è isolare l’Europa dal resto del mondo, oppure quello di non tenere conto delle regole del mercato. Il suo scopo è di instaurare delle condizioni di mercato eque nel settore dell’allevamento europeo, in modo da garantire in futuro la sicurezza alimentare di 500 milioni di persone. Dobbiamo garantire che il settore agricolo europeo non debba affrontare quotidianamente nuove e dettagliare normative sulla produzione, e che gli agricoltori non debbano continuamente esibire dei certificati comprovanti le loro competenze, mentre devono anche curare il benessere degli animali e rispettare gli standard ambientali. A quanto pare i prodotti agricoli importati non sono tenuti al rispetto di queste norme.
Sono, dunque, grato a tutti i 534 deputati di questa Assemblea che hanno votato a Strasburgo per richiedere che in futuro le importazioni agricole siano tenute a rispettare gli standard europei in materia di tutela dei consumatori, di benessere degli animali e di protezione ambientale. Commissario Cioloş, il Parlamento è pronto a darle pieno sostegno. Questi standard devono essere applicati anche alle importazioni ed è per questo motivo che il mio gruppo è favorevole a questa proposta.
Paolo De Castro, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, siamo qui oggi a chiedere alla Commissione di mettere in atto adeguati strumenti di mercato efficienti e flessibili per fronteggiare la crisi in cui versa oggi il settore zootecnico in Europa.
Ci aspettiamo che nella proposta che la Commissione presenterà a breve sugli strumenti di mercato per il settore lattiero-caseario ci possano essere anche delle proposte per limitare l'incidenza della volatilità dei prezzi per tutto il settore agricolo nel suo insieme.
Sono tuttavia molteplici le azioni che possiamo mettere in campo per dare un segnale concreto agli allevatori europei. Crediamo ad esempio che per il settore zootecnico sarebbe molto utile rivedere l'attuale divieto di utilizzo di farine animali per i non ruminanti, ad esempio per il settore avicolo e per il settore ittico. Come sapete, questo divieto fu introdotto a seguito dei casi di BSE ma, a distanza di anni, la comunità scientifica oggi è concorde nel dire che il divieto può essere giustificato solo per i ruminanti. Per i monogastrici invece non esiste alcun pericolo per la salute umana e per l'ambiente, per cui ci aspettiamo che questo divieto possa essere sostituito al fine di dare una maggiore possibilità di diete più energetiche per questi animali.
Liam Aylward, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, il settore dell’allevamento è un ramo importante e tradizionale dell’agricoltura, che dà sostentamento a migliaia di produttori in tutta l’Unione europea. Si tratta di un settore chiave per il contributo socioeconomico reso dall’agricoltura alle aree rurali dell’UE e di un segmento cruciale del settore agricolo in Europa, tanto più in Irlanda, poiché questo paese è il quarto esportatore mondiale di carne di manzo.
In particolare, i prezzi elevati dei cereali esasperano le problematiche di profitto nel commercio dei bovini che devono terminare l’ingrasso nella stagione invernale, i quali dipendono maggiormente dalle importazioni di mangimi a base di cereali. Tre sono le questioni che desidero trattare con particolare attenzione: innanzi tutto, la necessità che la Commissione stabilisca indicatori e misure efficaci e flessibili per contenere la volatilità dei prezzi. Sono anche necessarie delle azioni volte a ridurre il divario tra i prezzi pagati dai consumatori e quelli incassati dai produttori.
In secondo luogo, è fondamentale che la Commissione acceleri i provvedimenti a sostegno del settore dell’allevamento, specie nelle zone meno avvantaggiate. La prossima riforma della PAC deve essere incentrata sulla vulnerabilità di alcuni rami del settore dell’allevamento e sui significativi costi di produzione sostenuti dagli agricoltori. Con la nuova PAC si dovranno affrontare e ridurre gli eccessivi oneri burocratici a carico degli allevatori.
Infine, i produttori europei sono tenuti a osservare le norme più rigide al mondo in materia di sicurezza e qualità alimentare, ambiente, salute e benessere degli animali. Questi standard non devono porli in una condizione di svantaggio rispetto alla concorrenza dei paesi terzi. È cruciale per la sostenibilità di lungo periodo del settore dell’allevamento nel suo complesso che la Commissione garantisca che i suoi interventi in materia di commercio e agricoltura non compromettano gli agricoltori europei, bensì favoriscano la sostenibilità e la vitalità futura del settore europeo dell’allevamento.
José Bové, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, come nel 2007, i prezzi a livello mondiale dei cereali stanno subendo un’impennata, e gli agricoltori subiscono dunque un aumento vertiginoso dei loro costi di produzione, così come accadde due anni fa. L’alimentazione del bestiame rappresenta il 60-80 per cento dei costi di produzione, e le entrate degli allevatori stanno precipitando: in media sopravvivono con 700 euro mensili. Dobbiamo attendere che le crisi future distruggano l’agricoltura su piccola scala dell’Unione europea prima di intervenire? I consumatori pagano la costata 17 euro al chilo, mentre i produttori ricevono 3 euro al chilo; è giusto tutto questo?
Il 7 settembre il Parlamento ha emesso il proprio verdetto con la votazione sulla relazione sui redditi equi per gli agricoltori. In quell’occasione la Commissione fu caldamente invitata ad agire prontamente per proibire la vendita a un prezzo inferiore di quello d’acquisto. Gli eurodeputati a Strasburgo vollero prendere una posizione per rafforzare le organizzazioni dei produttori, per porre fine alla speculazione sui mercati internazionali e per controllare l’influsso delle imprese nei settori della lavorazione e della distribuzione.
Gli agricoltori si aspettano ancora di più: essi ambiscono all’istituzione e al consolidamento di organizzazioni per un mercato comune, poiché si tratta dell’unico modo per stabilizzare i prezzi e per garantire la loro visibilità economica nel lungo periodo. La prossima settimana il Commissario Cioloş presenterà la sua proposta di riforma della Politica agricola comune; dovrà fornire delle risposte precise agli agricoltori. La credibilità dell’Europa è in gioco. L’Europa ha bisogno di ciascuno dei suoi agricoltori.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo ECR. – (PL) Signora Presidente, sono molto lieto del fatto che stiamo affrontando la situazione del settore dell’allevamento, poiché si tratta di una situazione grave. Desidero attirare l’attenzione sul problema che costituisce l’oggetto del paragrafo 15 della proposta di risoluzione, ovvero, il problema del benessere degli animali.
Dovrebbero esistere degli standard obbligatori in materia di benessere degli animali, che andrebbero ulteriormente migliorati. Sono decisamente favorevole al fatto che il bestiame debba vivere nelle migliori condizioni possibili. Tuttavia, il benessere degli animali comporta anche dei costi, sostenuti dagli agricoltori, ed esiste un problema di concorrenza sleale nel momento in cui importiamo in Europa della carne proveniente da mercati e paesi che non rispettano alcuno standard in materia di benessere degli animali. Questa situazione deve cambiare. Dovremmo introdurre questi standard, pretendendo, tuttavia, il rispetto di standard molto elevati – gli stessi che abbiamo nell’Unione europea – da tutti i paesi esportatori nel mercato europeo di carne e di prodotti a base di carne.
Patrick Le Hyaric, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, dobbiamo davvero imparare dalle politiche attualmente in vigore. Bisogna decidere di porre fine a questa liberalizzazione all’ingrosso dei mercati agricoli che, com’è stato detto poc’anzi, porta gli agricoltori a dover vivere con 700-800 euro al mese, mentre il prezzo al dettaglio della carne è aumentato del 40 per cento.
Prendete la decisione di porre fine a queste eccessive importazioni e di interrompere i negoziati su quel terribile accordo per l’importazione di 400 000 tonnellate di carne di manzo dai paesi del Mercosur, che comporterebbe la rovina di intere regioni. Abbiate, invece, il coraggio di proteggere l’agricoltura europea e di impedire che l’Organizzazione mondiale del commercio continui a decidere le sorti della nostra agricoltura.
Attuate nuove misure per la regolamentazione della produzione. Dite di no alla concorrenza letale all’interno della stessa Unione europea, e introducete prezzi di base equi e stabili, promuovendo un’agricoltura basata sul pascolo. Intraprendete delle azioni per porre freno alla scandalosa speculazione sui cereali. Signor Commissario, si tratta di una questione urgente. La situazione sta prendendo una piega drammatica nelle zone rurali europee. Una politica liberista discredita lo stesso progetto europeo.
Giancarlo Scottà, a nome del gruppo EFD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la volatilità dei prezzi dei cereali sta avendo gravi ripercussioni su tutti i settori dell'allevamento ma anche sui consumatori.
Per effetto del caldo, degli incendi, della siccità e delle alluvioni – come sta avvenendo adesso in Italia – l'esportazione dei cereali è bloccata. Ad aggravare la situazione, il Canada ha diminuito la produzione in seguito alle forti piogge di quest'estate. Non solo i cambiamenti climatici hanno influito sui prezzi, ma anche le speculazioni sui mercati internazionali. I produttori di cereali che rimangono in attesa di un aumento dei prezzi aspettano per vedere la loro produzione e la immagazzinano, con il conseguente deperimento dei prodotti agricoli. Speculazione e gravi cambiamenti climatici hanno portato a un forte aumento dei prezzi dei cereali usati come mangimi per animali e al successivo aumento dei prezzi della carne.
Ritengo fondamentale da parte della Commissione un intervento tempestivo e mirato per far fronte alla volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli attraverso interventi di mercato innovativi nell'ambito della nuova PAC. È necessario che la Commissione impedisca le pratiche speculative in campo agricolo per preservare le attività degli agricoltori e degli allevatori e garantire ai consumatori prodotti genuini di qualità e a prezzi equi.
Diane Dodds (NI). – (EN) Signora Presidente, desidero raccomandare a quest’Assemblea di sostenere questa proposta di risoluzione così importante di cui discutiamo quest’oggi. Appare evidente a quanti fra noi provengono da circoscrizioni rurali, e a quanti partecipano alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che la posizione in cui versano molti allevatori è semplicemente insostenibile.
Non è un tentativo di gridare al lupo, ma se non poniamo rimedio ai problemi identificati nella proposta di risoluzione, andremo incontro, di conseguenza, a un incremento dei prezzi alimentari e dovremo fare maggiore affidamento sulle importazioni. Paesi come la Cina e gli Stati Uniti sono sempre più consapevoli dell’importanza della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare e, di conseguenza, continuano ad aumentare gli aiuti all’agricoltura.
Nell’Irlanda del Nord il prezzo della carne di manzo è ben al di sotto del costo di produzione. Fintanto che questi costi continueranno ad aumentare e che gli adempimenti extra-normativi continueranno a crescere, molti agricoltori saranno costretti ad uscire dal mercato. Di conseguenza le coltivazioni verranno abbandonate, l’attività economica nelle aree rurali diminuirà e avremo un calo nella produzione industriale in tutta l’Unione europea. È ampiamente ora che riconosciamo l’importanza della sicurezza alimentare e il valore dell’operato svolto dagli agricoltori di tutta l’Unione europea.
Infine, le attuali trattative commerciali con i paesi del Mercosur stanno avendo degli effetti destabilizzanti sul settore. Assieme ai difficili condizionamenti del mercato e ai costi crescenti, il settore dell’allevamento è gravato anche da ulteriori incertezze create dalla riapertura delle trattative.
La Commissione prosegue con i negoziati e, nonostante le dichiarazioni del Commissario per il commercio, i produttori dell’Irlanda del Nord ritengono finora che i risultati potranno essere solo negativi per gli agricoltori europei e per la qualità del cibo che giunge sulla tavola dei cittadini d’Europa.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE). – (RO) Credo che dobbiamo dire sin dall’inizio che sono i consumatori, e non gli agricoltori, le vittime principali della crisi oggetto della nostra discussione odierna. È noto che in agricoltura i prezzi dei cerali rappresentano circa l’80 per cento del prezzo dell’alimentazione animale. A sua volta questo incide nella misura del 70 per cento sui costi di produzione. Per il produttore è impossibile aumentare in modo proporzionale il prezzo di vendita della carne. Gli allevatori non hanno alcun contatto con il consumatore finale, e trattano, invece, con degli intermediari, i quali hanno sempre la possibilità di optare per le importazioni. Contestualmente, gli intermediari trasferiscono l’ampio margine di guadagno cui sono abituati sul prezzo al dettaglio. Sfortunatamente, questo periodo coincide con una crisi economica generalizzata, e il declino del potere d’acquisto della popolazione, che tocca anche il settore dell’allevamento.
C’è un ulteriore fattore da prendere in considerazione. Nel momento in cui gli agricoltori troveranno difficile approvvigionarsi di mangime nel corso dell’inverno, un numero elevato di essi sceglierà di macellare i capi di bestiame in eccesso, contribuendo a prolungare la crisi per molti anni a venire. Per mantenere i prezzi sul mercato interno entro limiti accettabili e garantire che gli animali ricevano l’alimentazione di cui hanno bisogno, è necessario liberare le scorte di intervento. Sono, dunque, lieto dell’annuncio odierno del Commissario Cioloş. Condivido il parere dei miei onorevoli colleghi, i quali hanno evidenziato l’importanza di coltivare nuovi organismi geneticamente modificati al fine di fornire mangimi a buon mercato per gli animali, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
Infine, la discussione odierna è strettamente collegata con il futuro della Politica agricola comune. Abbiamo bisogno di una PAC forte, ben finanziata e ben gestita, che si integri sia con lo sviluppo strutturale sia con i provvedimenti per la modernizzazione, nonché con i provvedimenti di mercato e con gli aiuti diretti.
Luís Manuel Capoulas Santos (S&D). – (PT) Siamo tutti consapevoli delle enormi difficoltà che il settore europeo dell’allevamento sta attraversando, specie il settore dell’allevamento dei suini. Esiste un certo numero di cause per questa situazione, descritte con grande chiarezza nel testo della risoluzione oggetto della discussione odierna; la principale sono indubbiamente i costi elevati dei cereali.
Il Parlamento europeo non può rimanere indifferente rispetto a questa situazione, ed è dunque necessario agire nell’immediato, utilizzando i meccanismi disponibili. A tale proposito, sono lieto della decisione della Commissione di rilasciare 2,8 milioni di tonnellate di cereali, un provvedimento di per sé positivo, ma palesemente insufficiente. Bisogna identificare dei nuovi strumenti per il breve e medio periodo, in particolar modo per combattere la speculazione. Difatti, il Commissario ha appena dichiarato che questo è il nodo della questione. Le soluzioni di lungo periodo dovranno essere identificate nel corso della discussione che stiamo per avviare sulla nuova Politica agricola comune. Chiedo, dunque, alla Commissione di tenere conto delle raccomandazioni contenute nella risoluzione firmata da diversi gruppi politici, compreso il mio, poiché sono necessari degli interventi, signor Commissario, e dovranno essere molto tempestivi.
Martin Häusling (Verts/ALE). – (DE) Signora Presidente, Commissario Cioloş, il fatto che questa crisi debba trovare uno sbocco è fuori discussione. Questa risoluzione, tuttavia, propone delle soluzioni che non possiamo sostenere. Rendere più facili le importazioni di soia geneticamente modificata non contribuirà alla soluzione della crisi del settore dell’allevamento. Al contrario, in Europa dobbiamo nuovamente iniziare a sviluppare in modo autonomo le fonti di piante proteiche. Infatti, circa il 75 per cento delle nostre piante proteiche viene importato. Questa situazione non è accettabile e dobbiamo introdurre con urgenza dei cambiamenti.
Inoltre, non comprendo perché molte persone mettano in dubbio il compromesso negoziato da tutti i gruppi, e perché si voglia ora spalancare le porte alle importazioni di soia geneticamente modificata. Questa non è una soluzione. Dobbiamo discutere, infine, quale tipo di settore zootecnico vogliamo per l’Europa. Ancora una volta, i piccoli agricoltori sono quelli più duramente colpiti dalla crisi. D’altro canto, in Europa si sta sviluppando un settore dell’allevamento che non è affatto rispettoso degli animali e che è iniquo per l’agricoltura. Finiremo con il dover intervenire anche su questo.
Il mio ultimo commento verte sul fatto che sono molto sorpreso che 450 milioni di euro del bilancio dell’agricoltura vengano trasferiti al progetto ITER di fusione nucleare. Desidero sentire dal Commissario Cioloş cosa dobbiamo pensare di questa notizia.
Bairbre de Brún (GUE/NGL). – (GA) Signora Presidente, il risultato dell’incremento sostanzioso dei costi dei mangimi animali è l’instabilità all’interno dell’agricoltura europea. La fluttuazione dei prezzi ha un impatto avverso su un settore dell’allevamento già di per sé alquanto vulnerabile. L’aumento dei costi dei mangimi composti sta spingendo al rialzo i costi di produzione del settore. Serve maggiore flessibilità in materia di aiuti per questo settore.
È ora che la Commissione proponga delle misure per la riduzione dell’instabilità dei prezzi del mangime. Sono lieto di sentire dal signor Commissario che sta prendendo in considerazione un nuovo strumento per affrontare la volatilità dei prezzi dopo il 2013. Sono necessarie delle misure adeguate anche adesso.
John Stuart Agnew (EFD). – (EN) Signora Presidente, sono favorevole ai commenti dell’onorevole De Castro sulla farina di carne e d’ossa; la deregolamentazione in questo settore è fortemente necessaria. Al momento, il settore dell’allevamento britannico sta ancora combattendo con i costi elevati del mangime, e gli ostacoli che ci vengono posti dalla Commissione non sono d’aiuto. In cima alla lista abbiamo l’identificazione elettronica dei singoli ovini – una regola che non viene applicata in molti altri Stati membri e che non costituisce un requisito neanche per le importazioni di carne ovina da paesi terzi.
L’imminente divieto di utilizzare le gabbie di batteria sta conducendo a delle distorsioni enormi nel mercato delle uova, poiché le uova di batteria provenienti da Stati membri inadempienti possono fare concorrenza sleale alle nostre uova più costosamente prodotte con l’allevamento a terra. In alcuni casi i produttori di questo settore utilizzano entrambe le tipologie di produzione in attesa della scadenza, per tentare di recuperare parte dei 400 milioni di sterline spesi per ottemperare alle vostre normative, e questo, naturalmente, non fa che saturare ulteriormente il mercato.
Lo spettro dell’apertura da parte dell’UE di trattative commerciali bilaterali con il Mercosur, con le possibili ricadute negative, grava come un peso morto sull’intero settore zootecnico britannico. L’allevatore inglese fungerà da agnello sacrificale per questo accordo e non possiamo esserne lieti.
Béla Glattfelder (PPE). – (HU) Le ragioni per la crisi del settore dell’allevamento sono numerose. Hanno ragione quanti sostengono che una delle cause è la concorrenza sleale dovuta alle importazioni e che parlano delle insidie dei negoziati con il Mercosur. Desidero sollevare anche la questione dell’impennata del prezzo dei cereali. Era prevedibile che i prezzi dei cereali aumentassero e l’ho detto diverse volte anche in quest’Assemblea. La Commissione europea non ha fatto nulla per impedire che accadesse. Un motivo di questo problema è la riduzione delle scorte di intervento, che ha rappresentato un grave errore. Dobbiamo renderci conto del fatto che il commercio mondiale dei cereali è concentrato nelle mani di un numero sempre minore di società. Lo stesso accade anche in diversi Stati membri dell’Unione europea. L’UE ha deciso di non tenere delle scorte di emergenza, una decisione che aumenterà ulteriormente la speculazione in futuro.
La fluttuazione dei prezzi dei cereali reca delle perdite non solo ai produttori di cereali, ma anche agli allevatori e ai consumatori. Inoltre, i costi gravano anche sui contribuenti europei. Ricordiamoci che l’Unione europea ha venduto le scorte d’intervento del 2004/2005 ricavandone un profitto enorme. I prezzi dei cereali erano bassi. Se l’Unione europea fosse intervenuta allora, si sarebbero potuti realizzare profitti enormi dalla vendita di cereali, aiutando così anche gli allevatori. Tuttavia, non disponiamo di queste scorte, e questo è negativo non solo per i produttori e per i consumatori, ma significa anche che all’UE non ha la possibilità di fornire aiuti ai paesi in difficoltà a causa delle carestie come il Pakistan.
Csaba Sándor Tabajdi (S&D). – (HU) Innanzi tutto ritengo che l’impegno del Commissario Cioloş affinché l’Unione europea istituisca finalmente un meccanismo adeguato di protezione contro la volatilità globale dei prezzi alimentari meriti il nostro pieno sostegno. In secondo luogo, i prezzi elevati di cereali e mangimi indicano l’avvicinarsi di una penuria di proteine nell’Unione europea, in relazione alla quale l’onorevole Häusling presenterà una relazione. Terzo, il fatto che vi siano delle distorsioni nella Politica agricola comune, che prevede sussidi eccessivi per gli agricoltori di cereali, ma non per la produzione di carne suina, avicola, o per gli allevamenti in genere, è un ulteriore fattore che contribuisce all’attuale crisi del settore dell’allevamento. Quarto, all’interno della filiera di fornitura della carne, gli allevatori si trovano in una posizione di svantaggio rispetto a chi si occupa della sua lavorazione e commercializzazione. Quinto, questi, infatti, sono costretti a effettuare investimenti sproporzionati in materia di protezione ambientale. La situazione è particolarmente grave nei nuovi Stati membri. Anche questo problema andrebbe affrontato, ponendovi rimedio.
Herbert Dorfmann (PPE). – (DE) Signora Presidente, Commissario Cioloş, onorevoli colleghi, desidero ringraziare profusamente l’onorevole García di questa iniziativa, e anche riferirmi specificamente alla situazione degli allevamenti di bestiame nelle zone montane. In numerose regioni dell’Unione europea esistono alternative agricole all’allevamento, ma ciò non è vero, invece, nel caso delle zone di montagna. Se nelle regioni montane non vi fossero animali al pascolo, molte aree agricole di quei luoghi sarebbero del tutto inutili e verrebbero abbandonate. Questo non solo ridurrebbe le opportunità economiche di queste regioni, ma ne cambierebbe anche il paesaggio, riducendone la biodiversità.
Il settore caseario svolge un ruolo speciale in tal senso, poiché crea posti di lavoro e genera reddito nelle aree di montagna e in altre regioni. Per questo credo che dobbiamo concentrarci specificamente su tre questioni all’interno della riforma della Politica agricola comune. Abbiamo bisogno di una Politica agricola comune (PAC) che tenga conto degli allevamenti nelle zone di montagna, e che eroghi dei sussidi a questi agricoltori. Abbiamo anche bisogno di un secondo pilastro flessibile della PAC, che consenta di fornire aiuti speciali agli allevamenti delle regioni di montagna. Terzo, abbiamo bisogno di una politica di qualità, incentrata in modo particolare sui prodotti delle regioni di montagna, e che preveda un’etichettatura a parte, in modo da conferire un valore aggiunto sul mercato ai prodotti provenienti dal settore dell’allevamento delle zone di montagna.
Luís Paulo Alves (S&D). – (PT) Probabilmente stiamo andando incontro a un’altra bolla finanziaria legata alle commodity. Dallo scorso giungo i prezzi sul mercato internazionale sono aumentati in media più del 16 per cento. Non si sono mai avute trattative così numerose sul mercato dei future, né che coinvolgessero così tanto denaro. Dei tassi di interesse estremamente bassi e la presenza di troppo denaro alla ricerca di buoni affari stanno conducendo a un incremento delle transazioni e della speculazione finanziaria sui contratti future, in modo del tutto sconnesso dall’economia reale. Le cifre relative alla maggiore borsa dei cereali del mondo, la Chicago Mercantile Exchange, sono impressionanti e stanno superando ogni record nell’acquisto di soia, granturco e grano. Il risultato pratico è il trasferimento di tali aumenti ai reali prezzi di mercato, anche nel corso di un’annata in cui i cereali sono ampiamente disponibili. Tali aumenti nei prezzi dei mangimi stanno recando un danno molto grave alla situazione già non facile di molti dei nostri allevamenti, i quali non potranno trasferire gli aumenti ai loro prezzi di vendita a causa della crisi, e che non saranno in grado di assorbirli. È giunta l’ora, dunque, di agire e tutelare i nostri alimenti dalla speculazione finanziaria. Desidero sapere, pertanto, cosa la Commissione intenda fare a tale proposito.
Michel Dantin (PPE). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, che strano mondo è il mondo dell’agricoltura. Un anno fa in quest’Aula tutti noi lamentavamo la situazione generale della produzione agricola. Quest’oggi, un settore in particolare della produzione, quello dei cereali, sta andando meglio degli altri, e credo che dovremmo esserne lieti. Questo successo, tuttavia, sta avendo un impatto molto grave su un altro settore, quello dell’allevamento.
La vera questione all’ordine del giorno è l’impossibilità per il settore agricolo di trasferire i costi che subisce ai consumatori. Com’è già stato detto stamane, dunque, dobbiamo aiutare i produttori a organizzarsi in modo da far sentire la loro presenza nelle trattative commerciali, in particolare, nel confronto con il settore della grande distribuzione.
La filiera della carne e il funzionamento dei mercati sono, tuttavia, molto più insidiosi. Come possiamo spiegare il fatto che per anni, per interi decenni abbiamo ripetuto che i paesi del Sudamerica stavano sottoponendo la produzione a delle tensioni, abbassandone i prezzi? Come possiamo spiegare che, sebbene i prezzi oggi stiano nuovamente aumentando in quei paesi, non possiamo trasferire questi rialzi ai nostri produttori, perché, certamente, vi è stato un aumento dei costi, ma – va detto – non vi è stato alcun aumento nei prezzi dei produttori?
Come possiamo evitare di menzionare i differenziali esistenti tra i costi dei nostri paesi? Naturalmente, in parte si tratta di una questione di responsabilità nazionale. In ogni caso, il dumping praticato tra diversi nostri paesi contribuisce a destabilizzare i mercati, e credo che l’Europa debba affrontare tale questione.
Infatti, è necessario trovare delle soluzioni. Credo che i produttori europei di cereali siano consapevoli della situazione in cui versano i loro principali clienti, ovvero gli agricoltori, e disposti ad assumersi un impegno contrattuale. Lei, signor Commissario, è disposto a sostenere tale accordo?
Alan Kelly (S&D). – (EN) Signora Presidente, stiamo nuovamente discutendo dei redditi degli agricoltori che vengono distrutti da mercati che, a dire il vero, sono alquanto disfunzionali nella loro composizione, e che non sono in grado di fare fronte a eventi traumatici di grande portata come l’attuale impennata dei prezzi dei cereali. È certamente ora che il nostro sistema agricolo e il nostro sistema di mercato diventino più forti, e auspico che la Commissione e il signor Commissario abbiano notato ancora una volta che i gruppi politici di questa Assemblea chiedono un bilancio adeguato per la PAC a partire dal 2013.
I costi dei fattori di produzione e la rigidità delle normative stanno rendendo gli agricoltori europei poco competitivi e danneggiano la sostenibilità della nostra agricoltura. Il nostro sistema ecologicamente sostenibile di produzione di carne bovina da pascolo di qualità elevata subisce la concorrenza sleale delle importazioni provenienti da paesi terzi. Dobbiamo dare ai nostri agricoltori una giusta possibilità, e la mia esperienza è che questo è tutto ciò che essi chiedono. La mancanza di autosufficienza dell’UE in materia di cereali sta diventando una questione seria, non solo per il settore della carne bovina, ma anche per quello avicolo e del suino. Questa proposta di risoluzione rappresenta una dichiarazione della serietà con cui quest’Assemblea segue gli sviluppi in corso nei nostri mercati agricoli. In quanto Parlamento siamo tenuti a intervenire quando riteniamo che una situazione si sia fatta urgente e, signor Commissario, a essere sinceri, i nostri settori della carne bovina, avicola e suina hanno un bisogno immediato di interventi efficaci. Resto in attesa della sua risposta.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signora Presidente, signor Commissario, quest’anno, la situazione ci insegna che un livello adeguato di riserve di cereali è essenziale per garantire la sicurezza alimentare e la stabilità del mercato. Questa sicurezza dovrebbe essere garantita da decisioni adeguate a livello dell’Unione europea.
Un’altra questione molto importante è la ricerca di nuove fonti di proteine. Si tratta di un percorso eccellente verso l’autonomia dell’agricoltura Europea. Dobbiamo, dunque, promuovere la coltivazione di piante ad elevato tenore di proteine. Teniamo a mente, tuttavia, che è un nostro dovere incondizionato garantire agli allevatori l’accesso permanente ai mangimi. Sono dunque favorevole alla proposta che invita la Commissione europea a stabilire una soglia minima per il livello di varietà non autorizzate di OGM ammessi nelle importazioni di soia. Il proseguimento della politica di tolleranza zero rappresenta una minaccia per l’intera filiera della produzione alimentare.
Kriton Arsenis (S&D). – (EL) Signora Presidente, attualmente esistono due minacce per il settore mondiale dell’allevamento e per il cibo. Da un canto, i monopoli delle semenze – e siamo stati testimoni delle conseguenze disastrose in India dei semi modificati in questo settore. Dall’altro, il gioco delle organizzazioni finanziarie in materia di prezzi dei prodotti di base.
Nel 2008 abbiamo avuto la maggiore produzione mondiale di cereali, unitamente alla più grave crisi alimentare, un’autentica assurdità, a meno che non lo si possa spiegare con i trucchi della finanza. Una crisi alimentare che ha causato degli sconvolgimenti sociali e la perdita di vite umane. Abbiamo bisogno di monitorare entrambe le questioni. Dobbiamo aumentare le risorse locali, garantire agli agricoltori il libero accesso ai semi, e agli allevatori di pagare dei prezzi minori, nonché regolamentare il funzionamento delle organizzazioni finanziarie.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE). – (ES) Signora Presidente, gli allevamenti stanno soffrendo le conseguenze della crisi. Inoltre, sono anche tenuti a osservare gli standard più elevati del mondo, il che comporta l’aumento dei prezzi di produzione e li pone in una posizione di svantaggio rispetto ai paesi terzi. Credo, pertanto, che la Politica agricola comune debba innanzi tutto garantire fondi sufficienti dopo il 2013, in modo da salvaguardare la sostenibilità dei produttori agricoli e degli allevatori. In secondo luogo, la PAC deve adottare provvedimenti specifici per quegli allevatori che utilizzano misure di protezione sostenibili. Terzo, deve rafforzare le misure di sostegno al settore dell’allevamento nelle aree meno avvantaggiate. Quarto, deve stabilire che le importazioni dai paesi terzi debbono adeguarsi agli standard dell’UE in modo da impedire una concorrenza sleale.
Infine, chiedo alla Commissione di difendere gli interessi dei produttori europei in tutti i negoziati commerciali, in modo da non mettere in pericolo la produzione del settore dell’allevamento. Il fatto di non riuscire ad adottare questi provvedimenti potrebbe significare che l’Europa diventi una regione priva di un settore agricolo e costretta a dipendere dalle importazioni da paesi terzi.
Struan Stevenson (ECR). – (EN) Signora Presidente, la crisi del settore europeo dell’allevamento ha colpito duramente in Scozia, e sono molte le iniziative che potremmo attuare per porvi rimedio. Innanzi tutto, potremmo ridurre gli oneri normativi. È una follia applicare una burocrazia e delle normative più rigide ai nostri produttori che non ai nostri concorrenti fuori dall’Unione europea. I nostri agricoltori sono legati mani e piedi dalla burocrazia, eppure continuiamo importare grandi quantità di cibo prodotto in condizioni igieniche e di benessere degli animali che costituirebbero reato penale nell’Unione europea.
Il costo elevato di ottemperare a tutta questa burocrazia non è compreso nel prezzo che i produttori di carne bovina ottengono per il loro bestiame. La carne bovina britannica viene ora venduta ben al di sotto del costo di produzione; i produttori delle pianure che allevano vacche nutrici calcolano di essere in perdita di circa 260 sterline a vacca; i nostri agricoltori del settore caseario hanno subito un lungo declino. Dobbiamo porre fine a questo degrado.
João Ferreira (GUE/NGL). – (PT) L’incremento dei prezzi dei cereali è un altro fattore che si aggiunge, esasperandola, alla crisi del settore dell’allevamento. L’attuale Politica agricola comune e le politiche commerciali dell’Unione europea non garantiscono un reddito equo agli agricoltori, specie per quanto concerne i produttori piccoli e medi, né riescono a prevenire gli effetti dei costi sempre maggiori dei fattori di produzione e della volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli. Al contrario, peggiorano la situazione. Questa volatilità ha delle cause che non sono solo, e nemmeno prevalentemente, naturali: tra queste abbiamo anche la speculazione sui prodotti alimentari. Qualunque provvedimento si adotti in questo settore avrà sempre una portata limitata se non prevede anche la messa al bando di strumenti che lo rendano redditizio, con particolare riferimento ai derivati. La salvaguardia della produzione, del diritto a produrre, della sovranità e della sicurezza alimentare, richiede di porre fine all’asservimento dell’agricoltura e della produzione alimentare rispetto al mercato e alla concorrenza. Richiede misure efficaci per regolamentare e intervenire sui mercati, senza i quali la volatilità dei prezzi non farebbe che peggiorare e si verificherebbero inevitabilmente processi di concentrazione, a cui potrebbero sopravvivere solo un numero esiguo di grandi produttori.
Dacian Cioloş, membro della Commissione. – (FR) Signora Presidente, sono molto lieto dell’interesse dimostrato anche dal Parlamento europeo nei confronti di un settore che è essenziale non solo per l’approvvigionamento dei mercati, ma anche per la stabilità delle nostre regioni, ovvero il settore dell’allevamento.
La risposta a molte delle questioni e dei problemi sollevati sarà senz’altro contenuta nelle proposte che la Commissione presenterà a breve sul futuro della Politica agricola comune. Anche il Parlamento potrà discuterne fin dalla prossima settimana. Senza dubbio, le affronteremo anche con riferimento alla questione dell’equa distribuzione degli aiuti tra i diversi settori, compreso quello dell’allevamento. Prenderemo in esame anche la questione degli aiuti per il settore dell’allevamento nelle zone più specifiche e difficili, e dei meccanismi per la gestione della volatilità delle entrate. Sono stati, tuttavia, posti degli interrogativi precisi cui vorrei dare una risposta. Il primo riguarda il problema dei prezzi dei cereali e delle scorte di intervento.
È vero che non abbiamo più le scorte di intervento che avevamo in passato e questo è dovuto ai prezzi più elevati di oggi. Gli interventi sul mercato non sono giustificabili quando i prezzi sono alti. Credo che dobbiamo prendere in considerazione altri tipi di meccanismi, e sebbene le scorte possano svolgere un ruolo, dovremo prendere in considerazione ulteriori tipologie di scorte in aggiunta a quelle di intervento sul mercato del passato. Forse la questione dovrebbe essere affrontata a un livello ancora più ampio di quello europeo, dato che il mercato è ora più aperto di quanto non fosse un tempo.
Quanto al progetto ITER, onorevole Häusling, solo perché parte del bilancio 2010 non è stato utilizzato per l’agricoltura e viene ora destinato al progetto ITER non significa che non abbiamo le risorse per intervenire nel settore agricolo. Posso assicurarle che questi fondi aggiuntivi per il progetto ITER non sono stati sottratti ai meccanismi della Politica agricola comune; sono fondi ancora disponibili che non sono stati utilizzati in quanto non è stato necessario farlo. Posso assicurarle che, anche in presenza di questo trasferimento di fondi, disponiamo comunque dei fondi di bilancio necessari per dare attuazione ai provvedimenti necessari.
Desidero concludere dicendo che, quanto alla questione della volatilità – e dell’impatto della speculazione sui mercati sulla volatilità – si tratta di un argomento che la Commissione sta affrontando in modo molto più ampio, sia nei confronti dei prodotti derivati che delle commodity. Il mio collega Commissario Barnier ed io stiamo collaborando a tale proposito, e la Commissione presenterà delle proposte.
Quanto alla distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera alimentare, assieme al Commissario Tajani organizzeremo un primo incontro del gruppo ad alto livello sulla questione non più tardi della prossima settimana.
Presidente. − Ho ricevuto quattro proposte di risoluzione(1) presentate ai sensi dell’articolo 115, paragrafo 5 del regolamento.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà a breve.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Sandra Kalniete (PPE) , per iscritto. – (LV) In questi giorni, gli allevatori europei attraversano un momento di difficoltà che dobbiamo superare tutti assieme in modo da aiutare lo sviluppo del settore dell’allevamento e da generare un reddito sufficiente per gli allevatori. Negli ultimi mesi, si è registrato un aumento significativo dei prezzi dei cereali, reso ancora più acuto da eventi straordinari, quali ad esempio le inondazioni in Pakistan e gli incendi boschivi in Russia. Naturalmente, non abbiamo alcun controllo su tali disastri climatici, ma è invece in nostro potere redigere delle proposte legislative che aiutino gli agricoltori europei a superare le conseguenze di tali cataclismi. Ciò che è certo è che possiamo e dobbiamo ridurre la speculazione sui cereali, la quale rappresenta una delle cause di queste difficoltà. È intollerabile che tali attività disoneste rechino delle perdite a un settore che rappresenta una pietra angolare dell’agricoltura Europea. Inoltre, desidero ricordarvi che è fondamentale per la Commissione difendere gli interessi degli agricoltori europei nelle sue discussioni con i paesi del Mercosur per un nuovo accordo commerciale, nonché garantire le condizioni per una concorrenza equa. Invito la Commissione ad iniziare ad operare attivamente per aiutare gli agricoltori a superare le attuali difficoltà del settore dell’allevamento, poiché il nostro appoggio è di vitale importanza per gli allevatori.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Il settore dell’allevamento presenta un numero di problemi per gli agricoltori europei, compreso il costo crescente dei fattori di produzione, la concorrenza delle importazioni provenienti da paesi terzi, le grandi oscillazioni dei costi del mangime e i prezzi relativamente bassi della carne. Se dobbiamo porre in essere una politica duratura per il settore della carne, dobbiamo prendere in considerazione tutte le parti interessate, compresi gli agricoltori, i consumatori e gli stessi animali. L’obiettivo deve essere quello di allontanarsi dall’allevamento su scala industriale e di procedere verso una tipologia di allevamento più naturale, verso un trattamento più rispettoso degli animali all’interno di allevamenti di dimensioni minori. Tutto ciò deve essere accompagnato dal massimo livello possibile di sicurezza dei consumatori, sotto forma di servizi sanitari integrati per gli animali e di etichettature chiare per tutti i prodotti alimentari di origine animale, in particolare per quanto concerne la loro origine e il modo in cui gli animali vengono allevati. L’Unione europea deve attuare le condizioni di base necessarie per salvaguardare il futuro dei nostri allevatori affinché possano restare competitivi a livello internazionale e in modo che le loro aziende possono essere economicamente sostenibili, nonostante abbiamo gli standard di benessere degli animali più rigidi del mondo.
Pavel Poc (S&D), per iscritto. – (CS) L’aumento dei prezzi dei cereali costituisce una minaccia anche per il settore dell’allevamento dell’Unione europea, a causa della sua dipendenza dai mangimi importati dai paesi terzi. La situazione è critica nel settore della produzione della carne suina, in cui il mangime rappresenta il 60 per cento dei costi di produzione. I costi crescenti, tuttavia, potrebbero gradualmente minacciare tutti i settori degli allevamenti dell’UE. L’Europa dovrebbe, dunque, ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di mangimi da paesi terzi.
Sicuramente, optare per dei mangimi geneticamente modificati importati dagli Stati Uniti non è una soluzione. Nell’Unione europea ci vogliono quasi due anni e mezzo per ottenere l’approvazione di tali mangimi, in Argentina sono necessari tre anni, in Brasile dai tre ai cinque anni, e anche la Cina sta adottando dei provvedimenti restrittivi in questo campo. Negli Stati Uniti, invece, tale approvazione richiede solo quindici mesi. La crisi del settore europeo dell’allevamento non deve essere sfruttata per i fini commerciali delle società statunitensi, le quali vedono un forte potenziale delle esportazioni verso il mercato europeo.
L’Unione europea dovrebbe puntare a ridurre i costi di produzione, a garantire che i paesi terzi osservino gli standard comunitari, nonché ad assicurarsi che i produttori ottengano dei prezzi decenti per i loro prodotti. Non è accettabile che i consumatori debbano fronteggiare le conseguenze dei prezzi elevati e i produttori debbano vedere sempre più ridotti i loro incassi, mentre i distributori continuano a veder crescere i loro profitti.
Non sono d’accordo con il parere della Commissione secondo cui non sono necessari provvedimenti urgenti, poiché siamo di fronte a una crisi strutturale che deve essere risolta, e non solo dal punto di vista della sicurezza alimentare.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (RO) In tempi recenti gli allevatori europei hanno dovuto affrontare difficoltà sempre maggiori. Sono in crisi nei confronti della concorrenza dei paesi terzi che non osservano gli standard elevati che i produttori locali sono invece tenuti a rispettare, e risultano sempre essere vittime delle trattative commerciali dell’Unione europea. Auspichiamo, tuttavia, di assistere in futuro a un nuovo atteggiamento da parte della Commissione europea perché non è normale che gli agricoltori europei debbano sempre essere i perdenti di qualunque accordo commerciale. La Commissione, inoltre, deve essere maggiormente coinvolta nel rafforzare le organizzazioni dei produttori in tutti i settori dell’allevamento, per assisterli nell’ottenere prezzi migliori per i loro prodotti che tengano anche conto dei costi di produzione. Contestualmente, invito la Commissione a liberare quanto prima i cereali delle scorte di intervento per sostenere questo settore, così duramente colpito dalla crisi.
Presidente. – Onorevoli colleghi, come sapete oggi si celebra il giorno dell’armistizio in cui commemoriamo la fine delle ostilità della Prima guerra mondiale. Pertanto, per commemorare l’armistizio che mise termine alla Prima guerra mondiale, osserveremo un minuto di silenzio in memoria dei milioni di europei che persero la vita nei combattimenti.
(Il Parlamento, in piedi, osserva un minuto di silenzio)
7. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
8.1. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: Irlanda - SR Technics (A7-0297/2010, Barbara Matera)
8.2. Domanda di revoca dell’immunità parlamentare di Krzysztof Lisek (A7-0301/2010, Eva Lichtenberger)
8.3. Gestori di fondi d’investimento alternativi (A7-0171/2010, Jean-Paul Gauzès)
– Prima della votazione:
Jean-Paul Gauzès, relatore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto che darete verte su uno dei principali elementi della risposta europea alla crisi finanziaria, ovvero la regolamentazione dei fondi d’investimento alternativi tra cui figurano i fondi hedge e i fondi private equity.
Questo documento di compromesso, questo testo di compromesso, ha richiesto una lunga elaborazione. Siamo riusciti a raggiungere un ampio consenso. In questa sede e alla presenza del presidente dell’Ecofin rendo omaggio alla Presidenza belga, che è stata direttamente e fortemente coinvolta nella questione soprattutto grazie all’attiva partecipazione del ministro ai triloghi che si sono rivelati determinanti, e anche ringraziare il Commissario Barnier, il cui lavoro è stato particolarmente utile.
Per concludere vorrei anche ringraziare i colleghi relatori ombra, il personale della segreteria e gli esperti che ci hanno assistito. Questo lavoro è durato più di 14 mesi, e ci sono stati 1 690 emendamenti. Si è lavorato molto ma credo che oggi siamo arrivati a un testo che, grazie alla Presidenza belga, rappresenta un significativo passo avanti nella regolamentazione finanziaria europea.
8.4. Modifica del regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne e l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (A7-0294/2010, Agustín Díaz de Mera García Consuegra)
– Prima della votazione:
Agustín Díaz de Mera García Consuegra, relatore. – (ES) Signor Presidente, vorrei fare un annuncio all’Assemblea.
Il governo di Taiwan ha comunicato al Consiglio, attraverso le rappresentanze permanenti, al Parlamento e alla Commissione che da oggi, 11 novembre, procederà all’esenzione dell’obbligo di visto per Cipro, Bulgaria e Romania. Di conseguenza tutti i 27 paesi dell’Unione europea possono accedere senza visto al territorio taiwanese.
Quando tra poco si pronuncerà l’Assemblea, signor Presidente, coglierò l’occasione per congratularmi con tutti i gruppi politici per il sostegno dato su questo punto, e con il popolo di Taiwan e le autorità di Taiwan, così come con la sua potentissima diplomazia.
8.5. Modifica del regolamento (CE) n. 663/2009 che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia (A7-0246/2010, Kathleen Van Brempt)
8.6. Prossimo vertice UE-USA e Consiglio economico transatlantico (B7-0608/2010)
– Prima della votazione sul paragrafo 33:
Elmar Brok (PPE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti gruppi sono del parere che dovremmo pronunciarci in merito al coordinamento delle misure di politica valutaria, dopo la decisione presa dalla Riserva federale statunitense sui 600 miliardi di dollari americani. Vogliamo semplicemente aggiungere:
(EN) “Invita gli Stati Uniti ad attuare le loro politiche monetarie interne per non esacerbare il problema dell’equilibrio globale dei tassi di cambio”.
(DE) Credo sarebbe un’integrazione ragionevole, perché sicuramente avrà una certa importanza in occasione del vertice.
(L’Assemblea accoglie l’emendamento orale)
– Prima della votazione sul considerando C:
Elmar Brok (PPE). – (DE) Signor Presidente, oltre a quanto ho appena detto vorrei che la politica valutaria fosse inclusa nei consideranda. Credo che questa frase potrebbe essere approvata da gran parte dei presenti:
(EN) “Considerando che le politiche monetarie coordinate dovrebbero assumere un’importanza maggiore nel partenariato transatlantico”.
(L’Assemblea accoglie l’emendamento orale)
8.7. Strategia esterna dell’UE relativamente ai dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record - PNR) (B7-0604/2010)
8.8. Partenariati per l’innovazione (B7-0602/2010)
8.9. Rafforzamento dell’OSCE – Ruolo dell’Unione europea (B7-0603/2010)
8.10. La sfida demografica e la solidarietà tra generazioni (A7-0268/2010, Thomas Mann)
8.11. Attuazione dei programmi quadro di ricerca (A7-0274/2010, Maria Da Graça Carvalho)
8.12. La crisi nel settore dell'allevamento dell’UE
– Prima della votazione:
Esther Herranz García (PPE). – (ES) Signor Presidente, vorrei solamente correggere un errore: nel considerando J dove si legge “il 70 per cento delle carni rosse” dovrebbe essere “il 60 per cento delle carni rosse prodotte nell’Unione europea”.
Presidente. – La discussione su questo punto è chiusa.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, i fondi d’investimento alternativi rivestono un’enorme importanza per l’economia dell’Unione. I loro gestori devono attenersi alle regole e alla normativa che regolamentano la fornitura dei servizi sul territorio degli Stati membri, e occorre una vigilanza accurata ed efficace dei mercati finanziari. A tal fine dobbiamo eliminare qualsiasi imprecisione nei sistemi giuridici e amministrativi da cui dipendono i fondi. Le proposte presentate migliorano la trasparenza e l’efficienza dei sistemi di vigilanza, e la maggiore efficacia normativa porterà a una migliore stabilità e credibilità delle istituzioni finanziarie e, di conseguenza, a un miglioramento dell’economia europea.
Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, il voto di oggi rappresenta un importante passo avanti dell'Unione europea per la regolamentazione dei fondi di investimento alternativi. Grazie alla direttiva i gestori dei fondi devono essere registrati e autorizzati e rispettare all'interno dell'Unione europea regole di condotta stringenti. È difatti la prima volta che questo settore viene normato e ritengo che il documento votato abbia posto le premesse per arrivare – mi auguro presto – a un vero mercato unico dei prodotti finanziari.
Vorrei sottolineare il ruolo importante del Parlamento europeo, che ha insistito per avere regole forti per una maggiore vigilanza dell'industria finanziaria che diventa così – permettetemi di dirlo – anche più etica. Le lezioni del recente passato, della crisi finanziaria causata dall'eccessiva speculazione dei fondi di investimento, devono indurci a salutare con favore questa direttiva che dà maggiori garanzie di tutela ai cittadini.
Ho votato a favore del compromesso raggiunto e approfitto infine per congratularmi con il relatore Gauzès per l'enorme lavoro svolto.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, quando abbiamo esaminato la proposta iniziale nelle primissime fasi, 18 mesi fa, avevamo di fronte a noi quella che molti definirebbero un “testo da matusa”. Si trattava chiaramente di una proposta su cui il settore non era stato consultato, che avrebbe chiuso i mercati, reso quasi impossibile agli investitori europei investire in fondi non comunitari e portato a una riduzione dei profitti nei fondi pensione, con ripercussioni sugli investimenti nei paesi in via di sviluppo. Ero molto preoccupato per queste proposte.
Per fortuna, dopo il lavoro e l’ottima collaborazione tra i relatori ombra e il buon operato del Commissario e della Presidenza belga, siamo giunti a una soluzione accettabile che finalmente funziona e tiene aperti i mercati, aumenta la trasparenza e garantisce la possibilità agli investitori europei di continuare a investire nei mercati esterni all’Unione europea. Dobbiamo stare molto attenti all’ESMA di modo che non blocchi l’accesso ai fondi non comunitari, ma soprattutto dobbiamo giungere a un compromesso accettabile per l’intera Assemblea.
Relazione Díaz de Mera García Consuegra (A7-0294/2010)
Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (LT) Ho votato a favore di questo importantissimo documento. Ora che la decisione del Parlamento europeo sull’abolizione dell’obbligo di visto per i cittadini della Repubblica cinese (Taiwan) che entrano negli Stati membri dell’Unione europea e negli Stati Schengen è stata approvata a così grande e significativa maggioranza, le mie sentite congratulazioni vanno al popolo taiwanese. D’ora in poi potranno viaggiare senza visto negli Stati membri dell’UE. Inoltre, da oggi tutti i cittadini degli Stati membri, compresi Cipro, Bulgaria e Romania, potranno recarsi a Taiwan senza visto. Credo che Taiwan e il suo popolo meritino questa decisione del Parlamento europeo, che accolgo favorevolmente.
Ulrike Lunacek (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, insieme al mio gruppo plaudo al fatto che i cittadini taiwanesi ora possano viaggiare liberamente nell’Unione europea. Ad ogni modo, a mia conoscenza nessuno degli Stati membri dell’Unione europea ha riconosciuto Taiwan. Ciononostante non sono contraria alla liberalizzazione dei visti e penso sia un bene che il popolo taiwanese possa recarsi nell’Unione senza bisogno di visto. Ma come stanno le cose per lo Stato più recente d’Europa, il Kosovo? In totale 22 Stati membri hanno riconosciuto il Kosovo e solo cinque non l’hanno riconosciuto, ma il dibattito sui visti non è neppure cominciato. La Commissione non ha ancora preso il via sulla questione. Spero che il Commissario Malmström dia finalmente inizio a una discussione sui visti con il Kosovo per mettere in chiaro che i cittadini dell’ultimo Stato nato in Europa possono viaggiare liberamente come quelli di Taiwan.
Lena Ek (ALDE). – (SV) Signor Presidente, il programma energetico europeo per la ripresa è uno strumento usato per finanziare gli investimenti nell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili. Vale la pena dare corso a progetti in grado di iniziare da subito e contribuire direttamente a rendere più verde l’economia. L’accordo, che alla fine ha concesso 1,4 miliardi di corone svedesi al programma, rappresenta un passo verso un’Europa che, grazie a sforzi congiunti, diventerà ecocompatibile in maniera più semplice e meno costosa.
Il lancio di progetti di efficienza energetica creerà nuovi posti di lavoro, renderà l’economia più verde e ci consentirà, tra l’altro, di ridurre la dipendenza dai paesi produttori di petrolio, un aspetto particolarmente importante in questo periodo di crisi. È esattamente così che deve ragionare l’Europa. Le risorse non utilizzate possono essere destinate ad altri progetti utili grazie alla natura di questo fondo di rotazione. Ci è però voluto del tempo prima che il Consiglio arrivasse a questo risultato. I negoziati sono stati molto difficili e gli Stati membri hanno fatto tutto il possibile per venire meno alle promesse fatte. Oggi sono felice che noi, eurodeputati, non ci siamo arresi.
Durante i negoziati mi sono sforzata di rendere più semplice e trasparente il processo di applicazione. Sono quindi molto lieta che l’accordo tra Parlamento europeo e Consiglio verta con chiarezza anche sul contenimento dei costi amministrativi.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, ieri il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha tenuto un intervento straordinario in cui ha affermato che è impossibile restare fuori dall’Unione europea in un mondo globalizzato. Da qui, ovviamente, le lunghe file per il sussidio di disoccupazione che serpeggiano per l’intera Norvegia, o i tumulti sui generi alimentari in Svizzera. Ma poi ha dichiarato qualcos’altro: ha detto che l’elemento pericoloso dell’euroscetticismo di oggi è che il patriottismo moderno si fonda sulla denigrazione degli altri paesi, e su questo punto non poteva avere più torto.
Un vero patriota acclama la libertà di tutti i popoli e attribuisce valore al patriottismo degli altri paesi. Quando il Presidente Van Rompuy ha continuato esprimendo un secondo pensiero, cioè che euroscetticismo uguale nazionalismo uguale guerra, forse avrebbe fatto bene a ricordarsi gli scopi degli alleati nelle due guerre di cui oggi commemoriamo la fine. Essi hanno combattuto per la libertà di tutte le nazioni, per il ripristino della sovranità di tutti i paesi europei. È stato grazie al loro patriottismo che l’Europa non si è unita sotto la tirannia, che sono state ripristinate sovranità e indipendenza e che l’Unione europea è diventata realtà. Dovrebbe ricordarselo oggi in maniera particolare.
Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (EN) Signor Presidente, accolgo positivamente la decisione del Presidente Obama di partecipare al vertice UE-USA di questo mese a Lisbona, e oggi ho votato a favore della risoluzione. Ci sono così tante questioni importanti da discutere. L’agenda UE-USA è come sempre piena, ed entrambe le parti dovrebbero sfruttare l’occasione per promuovere posizioni comuni su temi come la regolamentazione finanziaria, i cambiamenti climatici, il consolidamento dei trattati e la lotta al terrorismo.
Alla ripresa economica, tuttavia, si deve dare priorità assoluta. Il nostro partenariato economico è un incentivo chiave della ricchezza economica globale. Complessivamente le nostre economie rappresentano metà dell’economia globale. Dobbiamo quindi mettere a punto strategie comuni per ulteriori interventi atti a garantire una ripresa stabile dalla crisi, che comprendano anche la regolamentazione dei mercati finanziari, pacchetti di incentivi e strategie per combattere con efficacia la manipolazione valutaria messa in atto da altri importanti attori sulla scena mondiale.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Mann perché è un esempio di cecità politicamente corretta. Benché l’immigrazione di massa degli ultimi 20 anni abbia avuto conseguenze disastrose a livello sociale, politico e socioeconomico, l’onorevole Mann vuole aprire le porte a un’immigrazione ancora più massiccia proveniente dai paesi terzi.
Considero particolarmente cinico il paragrafo 110, in cui si legge “la creazione di un clima propizio all’accettazione degli immigrati legali da parte della popolazione del paese di accoglienza dipende direttamente dalla divulgazione di informazioni esatte e esaustive”. In termini semplici, ciò che veramente si intende è che ci ritroveremo con una propaganda di governo ancora meno imparziale a favore del multiculturalismo, che si è rivelato un totale fallimento, e dell’immigrazione di massa. Del resto, se si vogliono informazioni esatte ed esaustive sulla politica di immigrazione, non bisogna che farne un’analisi costi-benefici, e questo è proprio ciò che la lobby dell’immigrazione non vuole.
Peter Skinner (S&D). – (EN) Signor Presidente, devo dire che come compromesso questa risoluzione si è rivelata valida, ma l’impressione di molti eurodeputati è che sia eccessivamente lunga e non tratti direttamente i punti su cui dobbiamo concentrarci. Deve essere divisa e accorciata: i temi del Consiglio economico transatlantico potrebbero forse essere ridotti a un piano di dieci punti, di tre punti o altro, così da poterlo utilizzare quando finalmente andremo a parlare all’Amministrazione e ai colleghi del Congresso.
Credo si debbano discutere anche temi come la tariffa zero, con cui sarebbe possibile potenziare gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Unione europea e aumentare la competitività. L’iniziativa potrebbe riguardare anche l’agricoltura, ma comunque migliorerà le cose in tutti i settori.
Per concludere, il Parlamento non deve aspettare l’Amministrazione per decidere cosa fare nel CET. Siamo noi a dover definire il programma. Benissimo che si voti a favore della risoluzione: io l’ho votata perché ho contribuito a negoziarla, ma proprio per questo mi rendo conto che contiene anche punti deboli. Credo dovremmo guardare al nuovo Congresso alla guida di John Boehner, che sono sicuro sarà nominato Presidente, di Darrell Issa e dei suoi colleghi, che probabilmente dobbiamo accogliere di buon grado, per riuscire a ottenere migliori risultati in futuro.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signor Presidente, un richiamo al regolamento. Ho fatto un errore sulla relazione e avevo anche una dichiarazione scritta sul vertice Unione europea-Stati Uniti, quindi le chiedo di farmela presentare adesso.
Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione perché credo che il Parlamento europeo debba dimostrare serietà nei confronti dei temi della sicurezza, della lotta al terrorismo e della criminalità organizzata e transnazionale. Dobbiamo anche essere seri nel valutare i rapporti con partner come gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia.
Dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona il Parlamento europeo è chiamato a dare il consenso sugli accordi tra Unione europea e paesi terzi sul trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR), per portarli a termine. Dobbiamo quindi usare questo potere in maniera responsabile.
Poiché il Parlamento ha già deciso una volta, lo scorso 5 maggio, di rinviare la votazione sulla richiesta di approvazione degli accordi con Stati Uniti e Australia, e l’accordo in vigore tra Unione europea e Canada sul trasferimento dei dati PNR non è più valido, a tempo debito dovremmo cercare di dare il via libera a queste importanti misure, che miglioreranno la sicurezza nell’area transatlantica e non solo.
Filip Kaczmarek (PPE). – (PL) Signor Presidente, l’iniziativa l’Unione dell’innovazione è di fondamentale importanza per il futuro dell’Europa. A Poznań, nella regione della Grande Polonia, dove vivo, le autorità regionali da anni organizzano un evento annuale dal titolo Giornate mondiali dell’innovazione. È un’iniziativa di grande importanza, soprattutto perché è un buon esempio di coordinamento su scala regionale, nazionale ed europea che può garantire la riuscita del progetto Unione dell’innovazione. Per questo ho appoggiato la risoluzione sui partenariati per l’innovazione europea nell’ambito dell’iniziativa faro l’Unione dell’innovazione, e credo che dovremmo tutti impegnarci in iniziative a favore dell’innovazione perché, come ho detto, è molto importante per il futuro.
Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (LT) Ho votato a favore di questa importantissima risoluzione perché credo che il ruolo dell’Unione europea nell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sia indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi definiti dall’OSCE. Occorre inoltre sottolineare che pur avendo strutture molto diverse, sia l’Unione europea sia l’OSCE aderiscono agli stessi principi e valori, ovvero il rispetto dei diritti dell’uomo e la democrazia.
Concordo in merito alla disposizione della risoluzione che sollecita il Kazakstan a compiere passi concreti, prima dell’incontro ad alto livello, per salvaguardare e rispettare i valori fondamentali dell’OSCE, quali i diritti dell’uomo e i principi dello Stato di diritto e della libertà di espressione. Parallelamente al vertice OSCE si terrà un forum pubblico che voglio fortemente sia un successo, privo di ostacoli. Ancora una volta sottolineo che l’OSCE deve essere guidato da paesi che rispettano i diritti dell’uomo e li difendono insieme ai valori democratici. Essi devono essere un esempio per gli altri membri dell’OSCE.
Licia Ronzulli (PPE). – Signor Presidente, ho votato a favore di questa risoluzione in quanto ritengo che essa suggerisca proposte utili e interessanti per affrontare le future sfide demografiche. Le politiche sociali degli Stati membri devono dedicare particolare attenzione ai giovani, vera forza trainante dello sviluppo e della crescita. Bisogna favorire l'immediata integrazione dei giovani nel mercato del lavoro e la loro costante formazione, favorendone la crescita professionale.
Anche la famiglia deve essere protetta con misure più incisive e concrete, poiché dimenticare la famiglia significa rinunciare a una delle componenti essenziali della società. Pertanto, sottolineo l'importanza dei paragrafi che contengono misure volte a favorire la famiglia.
Inoltre, per essere in grado di gestire meglio ed efficacemente gli effetti dell'invecchiamento, occorre sostenere la modernizzazione dei sistemi di protezione sociale e in particolare dei regimi pensionistici. Come diceva Spinelli, "fare l'Europa dipende anche da te", e ora questa è una possibilità concreta.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, i cambiamenti demografici intervenuti nell’Unione europea nel corso degli ultimi decenni hanno posto l’accento sulla necessità di riformare il sistema dell’assistenza sociale e pensionistica e di sviluppare un’efficace politica migratoria. È ormai prassi spingere i cittadini al pensionamento anticipato, il che ha comportato una riduzione dell’attività professionale nelle persone comprese tra i 55 e i 64 anni di età. Al tempo stesso un problema molto grave è rappresentato dal tasso di disoccupazione giovanile, più elevato rispetto a quello di qualsiasi altra fascia d’età. In virtù di questo dovremmo fare il possibile per coinvolgere e tenere nel mercato del lavoro una forza lavoro composta da diverse fasce d’età. Inoltre, una politica migratoria più aperta associata a un sistema efficace di assimilazione e integrazione potrebbe mitigare le conseguenze di una crescita demografica insufficiente. Ovviamente ho approvato la relazione.
Filip Kaczmarek (PPE). – (PL) Signor Presidente, ho approvato la relazione Mann sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni. È un’ottima relazione su un tema che, di per sé, è estremamente importante. Il divieto di discriminazione basata sull’età di accesso a beni e servizi è un tema chiave. Quando parliamo di solidarietà dobbiamo sempre ricordare anche questo aspetto specifico della solidarietà, ovvero la solidarietà tra generazioni.
I più anziani non devono essere discriminati a causa dell’età. Godono di pieni diritti in qualità di membri della comunità locale, regionale, nazionale ed europea. L’Unione europea si prende cura dei giovani che sono, ad esempio, tra le priorità di bilancio del prossimo anno. Questo è un bene perché sono i giovani, dopo tutto, che decideranno il futuro dell’Europa, ma dobbiamo anche ricordare chi ha già dato un preziosissimo contributo alla costruzione europea.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, sostengo appieno la relazione Mann. In effetti, credo che la solidarietà tra generazioni sia tanto importante quanto la solidarietà tra Stati membri. Vorrei soffermarmi su tre aspetti.
Concordo pienamente con il paragrafo 24, che suggerisce di porre fine all’età di pensionamento obbligatorio cosicché le persone possano scegliere quando smettere di lavorare, pur mantenendo un’età di pensionamento per consentire, a coloro che lo desiderano, di andare in pensione e di percepire le relative indennità.
Sono particolarmente lieta del fatto che siano stati presi in considerazione alcuni emendamenti da me presentati sulle persone che si dedicano all’assistenza familiare, e in particolare il paragrafo 125, che parla di chi si dedica alla cura dei familiari, tra cui il loro diritto di scegliere se dedicarsi o meno a questo tipo di assistenza, e la possibilità di combinare l’assistenza familiare con un lavoro retribuito, e di garantire pieno accesso ai regimi di sicurezza sociale e alle pensioni di vecchiaia.
Sostengo parimenti l’iniziativa Garanzia europea per la gioventù che propone di offrire ai giovani, dopo un periodo di disoccupazione di quattro mesi o più, un posto di lavoro, un apprendistato, una formazione supplementare o altro, a sostegno del loro inserimento o reinserimento sul posto di lavoro. Come ho detto all’inizio, la solidarietà tra le generazioni è un elemento cruciale, soprattutto nella situazione economica in cui ci troviamo.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Ho votato a favore del documento redatto dall’onorevole Mann perché riflette i problemi dei rapporti intergenerazionali. Normalmente parliamo dei problemi demografici dell’Unione europea dal punto di vista dei giovani. Questo testo cerca di combinare le caratteristiche principali di tutte le generazioni e i relativi problemi nei settori della sanità, dell’istruzione, del lavoro e di analoga natura, sforzandosi di trovare soluzioni equilibrate.
Se pensiamo alla generazione più anziana dovremmo essere grati del contributo che ha dato allo sviluppo dell’Unione europea, sia a livello economico che culturale. Dobbiamo fare in modo che queste persone possano invecchiare con dignità, ma considerando l’invecchiamento demografico dell’Europa sembra sia piuttosto difficile riuscire a farlo. Occorre quindi non solo creare condizioni per migliorare la politica familiare, ma anche crescere una giovane generazione in grado di creare valore aggiunto, grazie al sistema dell’istruzione e all’istruzione non formale. Ovviamente occorre adoperarsi per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Per questo la ringrazio della relazione.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, i demografi ci dicono che per sopravvivere una popolazione ha bisogno di avere 2,1 nati vivi per ogni donna. In tutta Europa l’unico paese che registra un tasso di natalità sostenibile è l’Albania, o la Turchia se la consideriamo un paese europeo, e nessun altro. Secondo una relazione ONU l’Europa, compresa la Russia europea, perderà 100 milioni di persone nei prossimi 40 anni. La sola Germania vedrà una diminuzione demografica di 20 milioni di persone.
Non si tratta di proiezioni su quello che potrebbe succedere se non interveniamo, perché non c’è niente che possiamo fare visto che il calo dei tassi di natalità è già realtà. L’unico interrogativo è come intervenire. Come siamo arrivati a questo punto? Cosa ci ha portati a questa situazione critica? Non vogliamo semplificare eccessivamente le cose, perché ovviamente c’è una concomitanza di molti fattori legati a modelli lavorativi mutevoli, alla diffusione della contraccezione, al diverso ruolo della donna nella società e alla longevità.
Ad ogni modo mi chiedo se parte del problema non sia dovuta al modo in cui lo Stato si è allargato estromettendo il privato, facendo propri lavori e doveri che tradizionalmente erano di competenza della famiglia come l’assistenza all’infanzia, l’istruzione e la previdenza sociale. La prima generazione è cresciuta con uno Stato assistenziale che l’ha assistita per tutta la vita; in altre parole, per risparmiarsi le normali responsabilità dell’età adulta, è anche stata la prima a rinunciare alla genitorialità.
Ora dobbiamo scegliere tra il collasso demografico e l’importazione di 100 milioni di persone per sostenere i numeri e pagare le pensioni. Questa dovrebbe essere la questione prioritaria dell’Europa, che non possiamo affrontare litigando sulle modifiche alla normativa in materia di occupazione.
Alajos Mészáros (PPE). – (HU) Accolgo con soddisfazione la proposta della Commissione di semplificare i programmi quadro di ricerca. Nel corso degli anni questi programmi si sono ampliati grazie alle buone opportunità offerte dai bandi di gara ma, al contempo, sono aumentate le incertezze in materia di amministrazione e controlli. Abbiamo bisogno di un nuovo programma che dia più fiducia agli offerenti e, oltre a rafforzare i processi di valutazione tecnica e scientifica, tenga anche conto della semplificazione dei processi amministrativi e finanziari.
Ovviamente esiste un certo rischio in ogni operazione finanziaria, ma un controllo amministrativo eccessivo dei rischi aumenta anche il costo complessivo dell’intero processo. Dobbiamo fare il possibile affinché la nostra ricerca sia interessante e accessibile ai migliori ricercatori del mondo, alle imprese e alle università europee. Ciò richiede tra l’altro una rapida armonizzazione di regole e procedure, che dovrebbe essere attuata anche nel corso del settimo programma quadro, e indubbiamente nelle fasi preparatorie dell’ottavo. Per questi motivi, anch’io ho votato a favore della proposta.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, lo sviluppo economico europeo si fonda sugli investimenti nell’istruzione come forma di investimento nel capitale umano e nelle innovazioni, che contribuiscono alla creazione di metodi e tecnologie moderne. Per investire nell’innovazione è necessario concentrarsi sul finanziamento della ricerca. Un esempio in tal senso sono i programmi quadro che abbiamo discusso, i programmi internazionali di ricerca più grandi al mondo. Finanziando questo tipo di ricerca l’Europa ha la possibilità di migliorare la competitività sulla scena globale, creare posti di lavoro per migliaia di persone e migliorare la qualità della vita di tutti gli europei.
Per mantenere gli standard più elevati nei programmi quadro, la relatrice ha promosso il massimo snellimento delle procedure burocratiche e la semplificazione delle procedure amministrative. Questo faciliterebbe l’accesso dei finanziamenti per la ricerca nell’Unione europea, che del resto è quello che vogliamo. Inutile dire che ho appoggiato la relazione.
Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, facilitare l'accesso al sistema di sostegno previsto dai programmi quadro di ricerca significa dare una forte spinta alla capacità di competere dell'intero sistema produttivo europeo. Sono convinto che con il voto di oggi abbiamo contribuito notevolmente a raggiungere questo obiettivo essenziale, soprattutto al sistema delle piccole e medie imprese che costituiscono l'ossatura dell'economia di tutti i paesi membri. Infatti, spesso queste realtà non riescono, nonostante l'elevata qualità della loro produzione, ad accedere agevolmente a queste risorse necessarie ad elevare ancora di più i loro standard produttivi.
Inoltre è utile segnalare, così come ha fatto la relatrice, che la votazione è stata quanto mai opportuna nei tempi, visto che cade proprio a ridosso della valutazione intermedia del Settimo programma quadro e della predisposizione dell'ottavo. Un ringraziamento va alla relatrice per il lavoro svolto.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Ho votato a favore del documento sulla semplificazione dell’attuazione dei programmi quadro di ricerca nell’Unione europea. Purtroppo devo dire che ho perso le ampie discussioni in plenaria, ma il documento di per sé è veramente importante e mi rallegro della sua adozione.
È importante definire condizioni omogenee per gli scienziati di tutti gli Stati membri dell’Unione europea, pagare nella stessa misura le attività di ricerca senza fare distinzioni tra scienziati in base al tenore di vita del paese in cui vivono, perché il progresso scientifico è un tema che interessa tutta l’Unione, e non solo i singoli paesi. Ora come ora prevale l’idea che il lavoro degli scienziati dei nuovi Stati membri abbia meno valore rispetto a quello degli scienziati dei vecchi Stati membri. Tale pratica discriminatoria è sbagliata e inaccettabile.
È altresì fondamentale garantire pari condizioni a tutti gli istituti di ricerca, senza fare distinzioni in base a dimensioni e capacità finanziaria. Questo vale particolarmente per gli istituti di ricerca dei nuovi Stati membri dell’Unione. Non è la grandezza dell’istituto, bensì il progresso scientifico che crea valore. È quindi importante offrire opportunità non solo alle università, ma anche agli istituti di ricerca senza scopo di lucro e ad altri enti scientifici, presentare le candidature e partecipare ai programmi di ricerca. Mi congratulo quindi con tutti i borsisti e, grazie ai migliori meccanismi nell’ambito della ricerca, faremo passi avanti.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, il Commissario ha affermato di volere valutare meccanismi di sostegno al mercato laddove necessario e che interverrà quando sarà necessario, ma abbiamo bisogno di certezze per gli allevatori. Vengono attaccati da tutte le parti e assistiamo a un enorme aumento dei prezzi, in parte dovuto a speculazioni.
Sono molto felice che sia stato approvato l’emendamento che chiede alla Commissione di affrontare immediatamente il problema della presenza occasionale di OGM nei mangimi importati. È un aspetto che tocca a noi controllare e che dovremmo risolvere, e fino ad ora siamo stati con le mani in mano e ci siamo rifiutati di farlo.
Abbiamo anche sentito parlare dei costi elevati nel garantire conformità ai regolamenti comunitari, che porta ad avere condizioni diverse per le importazioni dai paesi terzi. Ma forse uno dei punti più importanti riguarda l’intero comparto della catena alimentare. Ieri la Corte dei conti ha pubblicato una relazione sul settore dello zucchero: una delle raccomandazioni riguardava il monitoraggio periodico della definizione dei prezzi da parte della Commissione, e la garanzia di una corretta applicazione della legge sulla concorrenza da parte di Commissione e Stati membri per raggiungere l’obiettivo, sancito nel trattato, di assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori. Non dobbiamo farlo solo nel settore dello zucchero, ma anche per tutta la catena alimentare.
Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, ho votato a favore della proposta di risoluzione perché oramai da anni in Europa assistiamo a frequenti crisi che afferiscono al settore dell'allevamento.
Le cause sono diverse, tra cui la diminuzione della domanda di carne ovina e caprina, dovuta anche all'importazione su larga scala di carne dai paesi terzi. Ma ci sono anche cause indirette che hanno colpito il settore dell'allevamento. Mi riferisco ai problemi del settore lattiero-caseario e a quello della volatilità dei prezzi dei cereali che ha subito forti speculazioni.
In previsione della riforma della PAC dopo il 2013, sarà necessario affrontare con impegno la questione e trovare le misure necessarie a limitare per tutto il settore agricolo l'incidenza della volatilità dei prezzi. Invito quindi la Commissione a elaborare strumenti più rapidi, che permettano di fronteggiare con rapidità le situazioni di crisi all'interno di ogni singola OCM.
Seán Kelly (PPE). – (GA) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione e mi rallegro di alcuni punti sollevati dal Commissario Cioloş nell’intervento di questa mattina.
(EN) Vorrei però dire un paio di cose. In primo luogo la relazione della Corte dei conti di ieri era una condanna molto critica della Commissione, che dimostra che dopo 1,2 miliardi di euro di risarcimenti, la chiusura di molti stabilimenti e la perdita di migliaia di posti di lavoro, nell’approvvigionamento di zucchero ora siamo autosufficienti solo per l’85 per cento.
In secondo luogo, durante la settimana ho qui partecipato a un seminario dell’agricoltura e la stessa situazione vige per il pescato che entra nell’Unione europea, proveniente soprattutto dal Vietnam, parte del quale potrebbe addirittura essere inquinato. Lo stesso dicasi per il settore dell’allevamento, in cui i paesi terzi che esportano materie prime nell’Unione europea possono farlo in posizione di vantaggio rispetto agli allevatori comunitari.
È essenziale che l’Unione europea affronti tutte queste problematiche e, per i prodotti provenienti da paesi terzi, garantisca l’applicazione degli stessi standard normativi, degli stessi meccanismi di controllo e della stessa rigorosità nel rispetto delle norme applicabili ai produttori dell’Unione europea.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Poiché l’Irlanda ha presentato richiesta di assistenza su 850 casi di esubero presso la SR Technics Ireland Ltd, operante nel settore dei trasporti aerei nella regione NUTS III di Dublino, ho votato a favore della risoluzione in quanto mi trovo d’accordo sulla proposta della Commissione, e sui rispettivi emendamenti introdotti dal Parlamento. Concordo inoltre con la richiesta rivolta alle istituzioni interessate di compiere gli sforzi necessari per accelerare la mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) e con la posizione del Parlamento, che deplora le gravi mancanze della Commissione nel realizzare i programmi sulla competitività e l’innovazione, in particolare durante una crisi economica che aumenta significativamente la necessità di tale appoggio.
Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Mi associo senza riserve all’approvazione di 7,45 milioni di euro di aiuti europei per contribuire alla riqualificazione di 850 lavoratori in esubero della SR Technics. Il sostegno fornito dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) è urgente per i lavoratori, le loro famiglie e la comunità di Dublino nord, profondamente colpite dalla chiusura della società che ha portato alla perdita di più di un migliaio di posti di lavoro qualificati. Ero alla guida di una delegazione della SR Technics in visita al Commissario Špidla a metà 2009, quando la disponibilità di questo fondo ci è stata confermata. Ci sono poi voluti sei mesi al governo irlandese per richiedere il FEG, e altri sette per rispondere alle richieste di chiarimento avanzate dalla Commissione. La lenta e inefficace gestione della domanda avanzata da Dell rischia di portare al rimborso a Bruxelles di gran parte degli stanziamenti; non si è tenuto conto della lezione. Il governo irlandese deve agire con maggiore rapidità affinché questi aiuti siano concessi direttamente a chi ne ha bisogno, non siano usati al posto di fondi di governo, e i programmi di formazione e riqualificazione offerti siano adeguati alle esigenze dei lavoratori. È incredibile che il governo si stia preparando solo ora a nominare un coordinatore per il fondo, a quattro anni dalla sua istituzione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione concernente la mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per l’SR Technics Ireland, che darà grande sostegno ai lavoratori colpiti dalle conseguenze degli importanti cambiamenti nella struttura del commercio mondiale. Per favorire con più forza il reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro, la procedura di messa a disposizione del fondo dovrà essere più rapida e più semplice. Pertanto è necessario individuare voci di bilancio adeguate alla realizzazione degli storni.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La società irlandese SR Technics ha particolarmente sofferto dell’impatto che l’attuale crisi economica e finanziaria ha avuto sull’industria dell’aviazione, perdendo importanti contratti di manutenzione che l’hanno costretta a licenziare più di 1 000 lavoratori. La perdita dei contratti e la concorrenza di regioni che possono offrire servizi più competitivi fanno temere per la solidità di questa società e di altre che operano nel ramo. Oltre a essere d’accordo sulla necessità di mobilitare il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per far fronte alla situazione, esprimo la mia preoccupazione per il modo in cui le compagnie aeree stanno tagliando le spese di manutenzione e riparazione di aeromobili, e per l’effetto che ciò potrebbe avere sulla sicurezza aerea.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) È stata approvata un’altra mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in questo caso per la richiesta avanzata dalla società irlandese IE/SR Technics.
Purtroppo, come sottolineato dalla commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento, l’esame della richiesta è stato posticipato di un anno prima di essere presentata all’autorità di bilancio, dato che i lavoratori sono stati licenziati ad aprile 2009.
Ad ogni modo, le misure di sostegno ai lavoratori licenziati includono orientamento e formazione professionale per l’acquisizione di competenze di base, forme di apprendistato sul luogo di lavoro e fuori dal luogo di lavoro per gli apprendisti licenziati, istruzione e formazione professionale e sostegno all’imprenditoria.
Infine, si sottolinea che la commissione per l’occupazione ha dovuto porre l’accento sulla necessità di presentare le posizioni dei sindacati su questi casi per garantire che, se lo desiderano, possono partecipare al processo di candidatura e all’applicazione delle misure.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. – (DE) Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) ha di recente dimostrato in più occasioni di essere un utile strumento di lotta alla disoccupazione, uno dei frequenti effetti collaterali della globalizzazione. Il FEG può essere usato per finanziare misure di creazione di posti di lavoro, programmi di riqualificazione e laboratori a sostegno dello start-up di imprese. Per questi e altri motivi appoggio pienamente la relazione Matera. Per garantire un efficace sfruttamento dei soldi essi devono essere stanziati per fondi precisi e giungere rapidamente a destinazione. Dobbiamo dare priorità all’assistenza a favore dei cittadini europei, non dimentichiamolo.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Mi astengo per il rispetto che nutro nei confronti dei lavoratori irlandesi bistrattati dalla globalizzazione. Nella situazione in cui si ritrovano a causa delle politiche neoliberali promosse dall’Unione europea, ci si potrebbe sentire in diritto di votare contro la misera somma concessa loro con riluttanza dall’eurocrazia. Ma il poco che viene dato può alleviare le loro sofferenze. Ciò non rende meno disprezzabile la logica del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: approva le delocalizzazioni che i proprietari di SR Technics hanno attuato per aumentare i profitti.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea è uno spazio di solidarietà in cui si colloca il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG). Questo appoggio è fondamentale per aiutare i disoccupati e le vittime delle delocalizzazioni attuate nell’ambito della globalizzazione. Un numero sempre maggiore di imprese delocalizza approfittando del minor costo del lavoro in alcuni paesi, in particolare India e Cina, con effetti deleteri per i paesi che rispettano i diritti dei lavoratori. Scopo del FEG è aiutare i lavoratori vittime della delocalizzazione di imprese, ed è fondamentale per facilitare l’accesso a un nuovo lavoro. In passato il FEG è già stato usato da altri paesi dell’UE, quindi ora dovremmo concedere assistenza all’Irlanda che ha richiesto aiuto per 850 lavoratori dichiarati in esubero dalla società SR Technics Ireland Ltd, operante nel settore dei trasporti aerei nella regione NUTS III di Dublino.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) riceve un finanziamento annuo di 500 milioni di euro al fine di offrire sostegno finanziario ai lavoratori vittima dei grandi cambiamenti strutturali nel commercio mondiale. In base alle stime, dai 35 000 ai 50 000 dipendenti all’anno potrebbero avvalersi di questo sostegno. I soldi possono essere usati per finanziare l’assistenza nella ricerca di un posto di lavoro, formazione personalizzata, assistenza nell’imprenditoria o nell’avvio di un’attività, mobilità e sostegno ai lavoratori svantaggiati o più anziani. I dipendenti di una società possono ricevere questo sostegno se almeno 500 lavoratori sono stati licenziati in un periodo di quattro mesi. Quindi, la società irlandese SR Technics Ireland Ltd ha pieno diritto ai fondi, avendo licenziato 1 135 persone. Voto a favore della relazione, perché la SR Technics Ireland soddisfa tutti i requisiti per ricevere i fondi.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per la società irlandese SR Technics, che opera nel trasporto aereo, è valida a tutti gli effetti per i 1 135 posti di lavoro, e potrebbe contribuire a salvarli. Per questo ho votato a favore della relazione.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari Colleghi, ancora una volta ci troviamo in quest'aula ad approvare uno stanziamento eccezionale all'interno dei nostri confini. Lo dico con rammarico, in quanto questa misura implica crisi e una serie di problemi legati all'economia, il mercato del lavoro, i lavoratori e le loro famiglie. Ma fortunatamente abbiamo a disposizione una tale risorsa. Sono proprio situazioni come questa in cui l'Unione Europea da prova dei valori e delle ragioni che la contraddistinguono. La solidarietà europea, la difesa delle istanze comunitarie, sono valori che vanno difesi e tutelati. Questo il messaggio che il Parlamento europeo e l'Unione vogliono trasmettere e mi auguro vi sia una maggiore sensibilità nella diffusione di questo messaggio anche per combattere facili demagogie anti europee e mostrare invece quanto siano fondamentali il sostegno e l'intervento a livello comunitario.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Riguardo alla richiesta di assistenza presentata dall’Irlanda per 850 lavoratori in esubero presso la SR Technics Ireland Ltd, operante nel settore dei trasporti aerei nella regione NUTS III di Dublino, ho votato a favore della risoluzione perché concordo con la proposta della Commissione, e con i rispettivi emendamenti introdotti dal Parlamento.
Sono inoltre d’accordo sui seguenti punti:
- chiedere alle istituzioni interessate di compiere gli sforzi necessari per accelerare la mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), sottolineando che l’aiuto del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in forza della legislazione nazionale o dei contratti collettivi, né finanziare la ristrutturazione di imprese o settori;
- la proposta della Commissione per una fonte alternativa di stanziamenti di pagamento rispetto ai fondi non utilizzati del Fondo sociale europeo (FSE), a seguito delle numerose occasioni in cui il Parlamento ha ricordato che il FEG è stato creato separatamente quale strumento specifico, con obiettivi e scadenze proprie, e che occorre pertanto individuare adeguate voci di bilancio per gli storni;
- la posizione del Parlamento che si rammarica delle gravi carenze della Commissione in fase di attuazione dei programmi in materia di competitività e innovazione, soprattutto in tempi di crisi economica che aumenta sensibilmente la necessità di un tale sostegno.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, concordo con la relatrice e con le autorità irlandesi che sostengono che la crisi economica e finanziaria mondiale ha avuto gravi ripercussioni sull'industria dell'aviazione e che il numero dei passeggeri, dei chilometri percorsi e degli aeromobili in servizio ha registrato un netto calo. Di conseguenza, appoggio l'aiuto europeo per un settore vitale per il rilancio dell'economia Irlandese ed Europea.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) La richiesta presentata dall’Irlanda per l’intervento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) in relazione a 850 esuberi presso la società ST Technics Ireland Ltd soddisfa tutti i criteri di ammissibilità definiti per legge. In realtà, in base al regolamento (CE) n. 546/2009 del 18 giugno 2009 che modifica il regolamento (CE) n. 1927/2006 che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, l’ambito di applicazione del FEG è stato temporaneamente allargato per riuscire a intervenire in situazioni come questa, conseguenza diretta della crisi economica e finanziaria globale, nel caso in cui si verifichi “l’esubero di almeno 500 dipendenti di un’impresa nell’arco di quattro mesi in uno Stato membro, compresi i lavoratori in esubero dei fornitori o dei produttori a valle di tale impresa”. Per questo motivo ho votato a favore della risoluzione, essendo d’accordo sulla proposta della Commissione e sulle rispettive modifiche introdotte dal Parlamento, e mi rallegro del fatto che la Commissione abbia individuato una fonte alternativa per gli stanziamenti di pagamento, diversa dai fondi del Fondo sociale europeo (FSE) non utilizzati, in linea con i precedenti moniti lanciati in tal senso dal Parlamento.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Con l’adozione del presente documento, il Parlamento europeo chiede alle istituzioni interessate di compiere gli sforzi necessari per accelerare la mobilitazione del FEG e, nel complesso, ricorda l’impegno delle istituzioni volto a garantire una procedura agevole e rapida per l’adozione delle decisioni relative alla mobilitazione del FEG, apportando un aiuto specifico, una tantum e limitato nel tempo ai lavoratori in esubero a causa della globalizzazione e della crisi finanziaria ed economica. Esso sottolinea il ruolo che il FEG può svolgere ai fini del reinserimento dei lavoratori in esubero nel mercato del lavoro.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo sulla mobilitazione del FEG per la concessione di aiuti ai lavoratori in esubero. Nell’ottobre 2009 l’Irlanda ha presentato una richiesta di assistenza per l’utilizzo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) in relazione agli esuberi della società SR Technics, operante nel settore dei trasporti aerei nella regione irlandese di Dublino. La crisi finanziaria ed economica globale ha ridotto l’attività del trasporto aereo, causando anche una forte ondata di licenziamenti nel settore. In Irlanda si sono registrati 1 135 esuberi tra aprile e agosto 2009, di cui 850 presso la società SR Technics Ireland Ltd. Pur riconoscendo l’importante ruolo svolto dal FEG nel reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori in esubero, comprovato tra l’altro da circa 11 domande approvate nel solo 2010 per un importo complessivo di oltre 30 milioni di euro, credo che questo strumento non sia ancora sufficientemente conosciuto e sfruttato dagli Stati membri. Invito inoltre la Commissione europea ad analizzare gli esuberi effettuati nel corso della crisi economica nel settore pubblico e a sviluppare uno strumento analogo al FEG, che aiuterà i dipendenti pubblici in esubero nei vari Stati membri.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Difendere l’indipendenza del mandato di un europarlamentare è competenza del Parlamento, e non si può mettere in discussione l’indipendenza. In questo caso il deputato europeo è essenzialmente accusato di reati in relazione alla sua attività contabile e di gestione in qualità di presidente del consiglio di amministrazione dell’associazione polacca della Carta dei giovani e di Campus Sp., concernenti un periodo precedente la sua elezione al Parlamento. I reati di cui è accusato non hanno nulla a che vedere con la sua attività in quanto deputato al Parlamento europeo: pertanto, in questo caso, dovremmo procedere a revocare la sua immunità. Per questo ho votato in tal modo.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il cittadino polacco e deputato al Parlamento europeo, onorevole Lisek, è stato accusato di tre reati dal procuratore distrettuale di Koszalin in Polonia. Si tratta di reati finanziari illegali ai sensi della normativa polacca. Per consentire lo svolgimento di un’indagine sul caso Lisek secondo il diritto polacco, è stata presentata una richiesta di revoca dell’immunità. Poiché il diritto vigente dell’Unione europea stabilisce chiaramente come gestire l’immunità degli europarlamentari e le revoche dell’immunità, ci deve essere una votazione. Voto a favore della revoca dell’immunità dell’onorevole Lisek, prima di tutto perché lo aiuterà e, secondo, perché è l’unico modo in cui può rispondere alle accuse rivolte contro la sua persona nel suo paese.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della revoca di immunità proposta perché credo si debba dare corso alla richiesta presentata – a condizione che sia ragionata, anche solo in base a un ragionevole sospetto – in nome della dignità delle istituzioni e di quelli che dovrebbero essere gli interessi delle persone coinvolte.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Considerando che l’onorevole Lisek è essenzialmente accusato di reati in relazione alla sua attività contabile e di gestione in qualità di presidente del consiglio di amministrazione dell’associazione polacca della Carta dei giovani e di Campus Sp., concernenti un periodo precedente la sua elezione al Parlamento europeo, e che i reati di cui l’onorevole Lisek è accusato non hanno nulla a che vedere con la sua attività in quanto deputato al Parlamento europeo, e considerando che non è stata fornita alcuna prova convincente sull’esistenza di fumus persecutionis, il Parlamento europeo ha oggi deciso di revocare l’immunità dell’onorevole Lisek.
William (The Earl of) Dartmouth (EFD), per iscritto. – (EN) Ho votato contro la relazione Gauzès relativa alla direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi perché è contraria agli interessi di buona parte del settore più importante del Regno Unito, i servizi finanziari. Ha raggruppato tutti i fondi che ancora non rientrano nella direttiva OICVM, dai fondi di investimento ai fondi hedge, sotto un’unica e ampia normativa che ha costi elevati. Ha inoltre imposto oneri a gestori e investitori europei in Europa che i paesi terzi non impongono ai loro gestori e investitori. Questo porterà inevitabilmente a una fuga di talenti da Londra verso paesi al di fuori dell’Unione europea. Come sempre la normativa europea impone forti costi al settore, che toccano in maniera esagerata le PMI favorendo così i grandi attori di mercato. Punire i fondi private equity comporterà una perdita di investimenti nel Regno Unito e in Europa, proprio quando abbiamo bisogno di maggiori investimenti per rimanere competitivi nell’economia globalizzata. Viene applicata una soglia bassa che avrà conseguenze soprattutto sui fondi private equity facendo rientrare rapidamente i piccoli fondi nell’ambito di applicazione della direttiva quando hanno fatto solo pochi investimenti. I requisiti patrimoniali saranno particolarmente onerosi per i private equity e il capitale di rischio. Quest’ultimo è necessario per creare nuovi posti di lavoro negli start-up.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Poiché i gestori di fondi di investimento alternativi rappresentano circa 1 000 miliardi di dollari americani di attività e quindi svolgono un ruolo importante nel finanziamento dell’economia europea, e visto che la crisi finanziaria è nata nel mercato degli investimenti benché questi fondi non siano direttamente legati all’origine della crisi, si considera necessario regolamentare tutti gli attori coinvolti nei servizi finanziari, e in particolare questi fondi ad alto rischio: ciò proteggerà gli investitori e promuoverà la stabilità dei mercati. Tale regolamentazione ha un ruolo fondamentale, perché sostituisce la regolamentazione nazionale con quella europea, e prevede condizioni per tenere conto delle specificità dei vari fondi considerati in base al relativo rischio sistemico. In un periodo di crisi si pensa di stabilire regole di comportamento per tutti i servizi finanziari, e di promuovere un vero mercato unico grazie alla definizione di regole comuni a livello europeo. Le norme proposte da questa direttiva garantiscono maggiore trasparenza sulla gestione degli stessi fondi, e sulle loro modalità di scambio nell’Unione europea – grazie a una semplice autorizzazione nei diversi Stati membri – e nei paesi terzi.
Marta Andreasen e Derek Roland Clark (EFD), per iscritto. – (EN) Ho votato contro la relazione Gauzès relativa alla direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi perché è contraria agli interessi di buona parte del settore più importante del Regno Unito, i servizi finanziari.
Ha raggruppato tutti i fondi che ancora non rientrano nella direttiva OICVM, dai fondi di investimento ai fondi hedge, sotto un’unica e ampia normativa che ha costi elevati. Ha inoltre imposto oneri a gestori e investitori europei in Europa che i paesi terzi non impongono ai loro gestori e investitori. Questo porterà inevitabilmente a una fuga di talenti da Londra verso paesi al di fuori dell’Unione europea. Come sempre la normativa europea impone forti costi al settore, che toccano in maniera esagerata le PMI favorendo così i grandi attori di mercato.
Punire i fondi private equity comporterà una perdita di investimenti nel Regno Unito e in Europa, proprio quando abbiamo bisogno di maggiori investimenti per rimanere competitivi nell’economia globalizzata. Viene applicata una soglia bassa che avrà conseguenze soprattutto sui fondi private equity facendo rientrare rapidamente i piccoli fondi nell’ambito di applicazione della direttiva quando hanno fatto solo pochi investimenti. I requisiti patrimoniali saranno particolarmente onerosi per i private equity e il capitale di rischio. Quest’ultimo è necessario per creare nuovi posti di lavoro negli start-up.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) La crisi finanziaria che ha colpito duramente l’Unione europea trova le sue origini nella sfrenata attività di numerosi fondi di investimento, soprattutto quelli degli Stati Uniti. Tra questi i fondi alternativi, i fondi hedge, si caratterizzano per una speculazione aggressiva. Questa sembra essere una delle principali cause del disastro, di cui ancora oggi subiamo le conseguenze. Per proteggere in futuro il mercato europeo dagli eccessi di questi fondi alternativi, ho votato a favore della relazione presentata dal collega, onorevole Gauzès. Questo testo rappresenta un grande passo avanti nella regolamentazione finanziaria. Con questo voto rafforziamo i poteri dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA). Questa autorità europea per i mercati finanziari sarà istituita l’1 gennaio 2011 e consegnerà, nel rispetto di rigide condizioni, un “passaporto” che permette l’attività dei gestori di fondi alternativi che si trovano nell’Unione europea. La direttiva impone loro l’autorizzazione o registrazione, il rispetto di requisiti operativi e organizzativi, e l’osservanza di regole di condotta e di trasparenza, assoggettandoli ai poteri di sorveglianza e sanzionatori esercitati dalle autorità competenti degli Stati membri e dell’ESMA. In futuro i gestori di fondi che si trovano al di fuori dell’Unione europea saranno soggetti alle stesse regole dei fondi europei.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Mi congratulo con il collega Gauzès per l'eccellente lavoro svolto. Ho votato a favore di questo documento perché ritengo necessario fornire ai risparmiatori europei degli strumenti finanziari chiari e sicuri. Sono convinto che solo attraverso una severa e precisa regolamentazione si può tentare di evitare altre destabilizzazioni del mercato. La relazione che abbiamo votato oggi rientra dunque in quel quadro più ampio di regolamentazione economica e finanziaria che l’Unione europea sta attuando. In questo senso anche una giusta regolamentazione dei fondi di investimento diventa un valido strumento utile per evitare disfunzioni del sistema come potrebbe essere, ad esempio, un'eccessiva esposizione ai rischi per quei soggetti che hanno una rilevanza sistemica. Condivido inoltre l'idea di un "passaporto" europeo che si concretizzi attraverso attività di autorizzazione e di vigilanza nei confronti di tutti quei gestori di fondi alternativi stabiliti e operanti nell'Unione. Apprezzo, infine, gli obblighi in materia di informazione da fornire alle autorità di vigilanza cosi da garantire una maggiore trasparenza.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Le recenti difficoltà dei mercati finanziari hanno dimostrato che molte strategie applicate dai gestori dei fondi di investimento alternativi sono soggette ad alcuni, anzi, a molti rischi che colpiscono gli investitori, altri attori di mercato e gli stessi mercati. Ho votato a favore della posizione del Parlamento perché concordo sulla necessità di assoggettare a rigoroso controllo in termini di governance le operazioni dei gestori di fondi di investimento alternativi. Essi devono essere gestiti e organizzati in maniera tale da ridurre al minimo i conflitti di interesse. Concordo che i requisiti organizzativi definiti in conformità alla presente direttiva non debbano pregiudicare i sistemi e i controlli imposti dalla legislazione nazionale sulla registrazione dei singoli individui che operano in imprese di investimento o per loro. È necessario specificare i poteri e i doveri delle autorità competenti responsabili dell’applicazione di questa direttiva, e rafforzare i meccanismi necessari a garantire un’efficace cooperazione transfrontaliera nel settore della vigilanza.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il sistema finanziario sovradimensionato, le sue speculazioni e la mancanza di trasparenza sono state le cause della crisi finanziaria. La crisi – come tutte le crisi – deve essere affrontata con cambiamenti strutturali, un diverso modus operandi e ostacoli all’introduzione di prodotti tossici nel sistema economico. Sono altresì importanti le misure di vigilanza, da integrare a tutti gli effetti. Ad ogni modo, la direttiva della Commissione e la relazione del Parlamento europeo non garantiscono una vera e propria vigilanza e controllo dei fondi hedge e private equity. Viste le molteplici deroghe e condizioni in materia di vigilanza poste nella relazione, sembra che speculazione e mancanza di trasparenza continueranno a regnare sovrane. Per questo motivo ho votato contro la relazione.
Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. – (FR) Benché la crescita dell’Unione europea risenta ancora delle conseguenze della crisi economica del 2008, ho votato a favore della relazione Gauzès perché contribuisce a razionalizzare il sistema finanziario attraverso un migliore controllo dei fondi di investimento. In effetti, i fondi speculativi sono stati additati come fattore che ha contribuito ad aggravare la crisi. Creando un sistema di “passaporto europeo”, l’Unione europea impone una sorta di “codice di condotta” a questi organi finanziari che, ormai, dovranno rispettare certe condizioni all’interno dello spazio europeo. In questo modo il mercato unico ne guadagnerà in termini di trasparenza ed efficienza.
Harlem Désir (S&D), per iscritto. – (FR) Dopo la votazione del Parlamento, finalmente l’Unione regolamenterà le attività dei fondi di investimento più speculativi. È passato molto tempo dalla relazione di iniziativa Rasmussen che, ancora nel 2008, proponeva di imporre severi limiti a questi “buchi neri della finanza”. Ci è voluta la crisi finanziaria affinché gli Stati membri e la maggioranza del Parlamento accettassero di adottare una normativa vincolante sui fondi alternativi. Per la prima volta questi fondi, che si trovino o meno in Europa, saranno soggetti a controlli, limitazioni d’attività e maggiore trasparenza; non sarà più possibile spartirsi le imprese, e saranno ampliati i poteri di vigilanza dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Bisogna ancora fare molto per supervisionare con efficacia il settore della finanza in Europa; l’ESMA, e non le autorità nazionali, dovrebbe essere l’unica autorità competente in materia, e le imprese dovrebbero essere ancora più protette dalla speculazione. Se non fosse stato per le reticenze dei conservatori l’Unione avrebbe potuto adottare una legislazione più rigorosa e più efficace. Questo è solo un primo passo. Il testo che abbiamo adottato sarà rivisto tra quattro anni e, sulla base di una valutazione, ci darà la possibilità di spingerci più avanti per proteggere l’economia e i posti di lavoro dai danni causati dalla speculazione.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Si continuano ad applicare nuove regole per migliorare la governance economica, ma è ancora insufficiente. Adottando a grande maggioranza la relazione sui fondi alternativi e gli investimenti di capitale, il Parlamento continua a mettere a punto nuove regole per una migliore governance economica. I gestori di fondi di investimento alternativi, che rappresentano circa 1 000 miliardi di dollari americani di attività, svolgono un ruolo importante nel finanziamento dell’economia europea. Nonostante questi fondi non siano direttamente all’origine della crisi finanziaria, la loro gestione non deve sfuggire alla necessità di regolamentare tutti gli attori nei servizi finanziari. Il Parlamento ha ottenuto l’inclusione di nuovi capitoli sulla spoliazione delle attività e le retribuzioni, e ha influenzato sensibilmente le regole sul sistema di passaporto, la responsabilità del depositario, i requisiti sui fondi propri e il ricorso alla leva finanziaria.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa è la prima direttiva europea che regolamenterà i fondi di investimento ad alto rischio – i fondi hedge – ed è il culmine di un processo negoziale durato più di un anno. Come dice il documento, le nuove regole intendono controllare le attività dei gestori e garantire maggiore trasparenza nella gestione di questi fondi, per proteggere gli investitori e promuovere la stabilità dei mercati finanziari.
Ma a dire il vero non siamo andati in fondo al problema: questi fondi speculativi non sono stati aboliti e continua a esistere un mercato dei derivati, nel senso che esistono ancora meccanismi che permettono la speculazione. È stata sprecata un’ottima opportunità di regolamentare nella giusta maniera i mercati finanziari. Il Consiglio e la maggioranza del Parlamento europeo hanno ceduto dinanzi alle enormi pressioni della lobby finanziaria.
La crisi finanziaria ha mostrato che le disfunzioni del sistema finanziario globale hanno origine da una parte da un’esposizione eccessiva al rischio – questi fondi ne sono un esempio – e, dall’altra, dalla debolezza dei sistemi di gestione del rischio. La nuova regolamentazione europea stabilisce requisiti comuni per l’autorizzazione e la vigilanza dei fondi hedge, che però sono ben lungi dal prevenire la continuazione di gravi rischi sistemici. Per questo non possiamo votare a favore di questa proposta.
Ad ogni modo sono in fase di discussione e di negoziazione nuove direttive, e quindi è possibile andare in fondo alla questione, soprattutto per mettere fine a questi fondi speculativi. Vedremo.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore del compromesso raggiunto, dopo mesi di negoziati, sulla regolamentazione dei gestori di fondi di investimento alternativi. L’ho votato perché, pur avendo qualche limite, sarebbe inaccettabile permettere a certi fondi di investimento di continuare ad agire impunemente, quando sappiamo che hanno contribuito ad amplificare e diffondere la crisi. In particolare, deploro la debolezza delle disposizioni sulla leva finanziaria, la debolezza delle garanzie sui fondi offshore, che potranno ottenere un passaporto, e la debolezza degli obblighi imposti ai fondi private equity, spesso specializzati nello smembramento delle imprese non quotate in borsa. Deploro il fatto che si debba tollerare questi predatori che possono operare su tutto il territorio dell’Unione europea con una registrazione e con controlli minimi. Cos’altro avremmo potuto aspettarci da un testo che non vuole regolamentare i fondi speculativi, bensì i loro gestori, e che cerca di gestire il rischio invece di impedire questa speculazione?
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore del testo sui gestori di fondi alternativi perché è indispensabile legiferare su questo settore dei mercati finanziari, che mettono in atto strategie estremamente rischiose e dannose per l’occupazione e l’economia reale. Sono stati fatti molti passi avanti che meritano il nostro plauso, come ad esempio la vigilanza sulla retribuzione dei gestori di fondi affinché non incoraggi né ricompensi un’eccessiva assunzione di rischi, solo per dare un esempio. La direttiva procede chiaramente nella giusta direzione, pur avendo forti limiti. In particolare, è un peccato che la vigilanza sia lasciata alle autorità nazionali e non all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), creata di recente durante la votazione sul pacchetto di supervisione finanziaria. Dobbiamo stare attenti e preparare sin da ora i prossimi passi per rimettere i mercati al servizio dell’economia, e impedire nuove crisi finanziarie.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Questa direttiva rappresenta una delle prime risposte legislative dell’Unione europea alla crisi finanziaria. È una mossa verso il nuovo quadro normativo e di vigilanza dei mercati finanziari. È un primo passo nella giusta direzione per il processo legislativo che, speriamo, sarà completato in un futuro non troppo lontano. È importante che questi sistemi esistano per impedire il ripetersi della crisi nella regolamentazione che ha caratterizzato il 2008.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio presidente, cari colleghi, ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui gestori di fondi di investimento alternativi, in quanto credo che i gestori dei fondi debbano essere registrati e debbano rispettare alcune basilari regole di condotta. Essi, infatti, gestiscono circa 1000 miliardi di dollari di attività e svolgono, pertanto, un ruolo di primo piano nel finanziamento dell'economia europea. Quest'attività, come ben illustrato nella relazione, riguarda soggetti e prodotti molto diversi tra loro, quali fondi d'investimento alternativi e di private equity, fondi immobiliari e fondi di materie prime. Tali caratteristiche rendono prioritaria un'azione europea che si tramuti in una snella e puntuale regolamentazione diretta a tutti gli operatori che prestano servizi finanziari. Una regolamentazione volta a garantire una maggiore stabilità del sistema finanziario e una migliore protezione degli investitori, strumenti utili al fine di dare vita ad un vero mercato unico dei prodotti finanziari europei.
Patrick Le Hyaric (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La relazione Gauzès purtroppo è un’occasione mancata per regolamentare con efficacia i fondi speculativi che sono all’origine della crisi. Nonostante il loro ruolo distruttivo e il rischio che questi fondi comportano per l’architettura finanziaria in essere, il Consiglio e il Parlamento si sono piegati dinanzi alla forte lobby del settore finanziario per mantenere questi strumenti estremamente remunerativi a vantaggio di una minoranza. Pertanto ho votato contro questa relazione che consente ai fondi alternativi situati al di fuori dell’Unione europea di essere commercializzati nello spazio comunitario senza l’obbligo di rispettare le nuove regole europee. È uno squarcio che distrugge tutti i progressi compiuti da questa nuova legislazione.
Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto. – (PL) Onorevoli colleghi, la votazione di oggi è un importante passo avanti nella legislazione sui fondi di investimento alternativi. Essa prevede soprattutto più trasparenza, norme effettive per la regolamentazione del settore finanziario e una legislazione più efficace. Penso che in un momento in cui tutti i paesi lottano dinanzi alle difficoltà finanziarie gli investimenti alternativi, se capiti e sfruttati nel giusto modo, possano avere un effetto propizio e contribuire al miglioramento della situazione economica.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Vorrei rendere omaggio all’eccellente relazione dell’onorevole Gauzès sulla direttiva relativa ai gestori di fondi di investimento alternativi. Grazie a questa relazione sarà possibile introdurre più trasparenza, vigilanza e codici di condotta nella regolamentazione dei mercati finanziari. È un primo passo coronato dal successo che, spero, sarà seguito da altre iniziative volte a riformare in profondità e in maniera globale il sistema finanziario.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho votato contro questo testo e gli emendamenti del Parlamento europeo in esso contenuti. Contrariamente a quanto afferma questo testo non regolamenta nulla. Votarlo significherebbe proclamare la vittoria delle lobby finanziarie sull’interesse generale dei cittadini.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La crisi finanziaria occorsa nel 2007 ha visto come protagoniste grandi banche di investimento che nei loro portafogli tenevano una serie di fondi di investimento alternativi, i fondi hedge, non soggetti a vigilanza e spesso costituiti da attività di dubbio valore. Questa situazione si è riflessa nella crisi, e ora è necessario adottare misure concrete cosicché in futuro non si ripetano situazioni di crisi provocate da meccanismi finanziari che nessuno controlla e spesso impossibili da quantificare. Questa direttiva approva una serie di norme che, se rispettate, renderanno più trasparenti e controllabili i meccanismi finanziari, fungendo così da ulteriore fonte di finanziamento per l’economia europea invece di provocarne il collasso.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Pensando alle conseguenze negative della crisi economica mondiale, credo sia molto giusto che il Parlamento europeo cerchi di controllare l’attività dei fondi di investimento alternativi. Visto l’enorme fatturato di questi fondi stimato a 1 000 miliardi di euro, qualsiasi errore di applicazione potrebbe avere effetti estremamente negativi sulla stabilità finanziaria europea. Questa direttiva è estremamente importante e provvidenziale, perché speculatori finanziari e di borsa e investitori disonesti cercheranno sempre di sfruttare questi fondi come fonte di arricchimento. La direttiva prevede alcune restrizioni e dà all’Unione europea la possibilità di impedire il volgare sfruttamento dei fondi. Spero che il nostro sia solo il primo passo nella giusta direzione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) I fondi di investimento contribuiscono a finanziare l’economia europea, ma i rischi sistemici previsti nei diversi tipi di fondi come i fondi private equity, i fondi immobiliari e i fondi di materie prime sono ovviamente di diversa natura. Le norme più restrittive introdotte nel settore finanziario a causa della crisi bancaria e finanziaria devono riguardare tutti i tipi di strumenti finanziari. Da una parte è importante diminuire il rischio di perdite e ridurre al minimo i potenziali errori decisionali a livello gestionale. Dall’altra ciò non deve portare all’introduzione di un’inutile burocrazia. Inoltre occorrono norme per la vendita allo scoperto, poiché ha avuto un certo ruolo nella crisi finanziaria. Per tale motivo ho votato a favore della relazione.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) I gestori di fondi di investimento alternativi, che gestiscono circa 1 000 miliardi di dollari americani di attività, svolgono un ruolo importante nel finanziamento dell’economia europea. Quest’attività riguarda soggetti e prodotti finanziari molto diversi tra cui fondi alternativi, fondi private equity e fondi immobiliari. È importante tenere conto soprattutto delle specificità dei rischi sistemici dei fondi private equity, la cui gestione non deve sottrarsi alle norme che disciplinano l’intero settore dei servizi finanziari. La crisi finanziaria in corso dimostra che le disfunzioni del sistema finanziario mondiale sono dovute, da un lato, ad un’eccessiva esposizione ai rischi da parte dei soggetti che hanno una rilevanza sistemica e, dall’altro, alla debolezza dei sistemi di gestione di tali rischi. La proposta della Commissione e la relazione mirano a garantire una maggiore stabilità del sistema finanziario e a migliorare la protezione degli investitori. Per questo motivo ho votato a favore della relazione.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della posizione del Parlamento perché credo che:
- la presente direttiva non regolamenta i fondi di investimento alternativi, che possono continuare a essere regolamentati e supervisionati a livello nazionale;
- è necessario garantire che le operazioni dei gestori di fondi di investimento alternativi siano soggette a un rigoroso controllo a livello di governance;
- deve esistere l’obbligo esplicito di definire e applicare politiche e pratiche in linea con una sana ed efficace gestione dei rischi per le categorie di personale le cui attività professionali hanno un impatto significativo sul profilo di rischio dei fondi di investimento alternativi da esse gestiti;
- i requisiti di informazione e divulgazione e le salvaguardie specifiche contro la spoliazione delle attività devono essere soggetti a una deroga generale per il controllo sulle piccole e medie imprese (PMI);
- è necessario specificare i poteri e i doveri delle autorità competenti responsabili dell’applicazione della presente direttiva, e rafforzare i meccanismi necessari a garantire un’efficace cooperazione transfrontaliera nel settore della vigilanza.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − In Europa i gestori di fondi di investimento alternativi sono responsabili della gestione di un volume consistente di attività investite, rappresentano volumi significativi di scambi sui mercati degli strumenti finanziari e possono esercitare una notevole influenza sui mercati e sulle società in cui investono. Sono sicuro che l'impatto dei gestori di fondi di investimento alternativi sui mercati in cui operano è significativo, ma le recenti difficoltà finanziarie hanno messo in rilievo il fatto che le attività dei gestori di fondi di investimento possono anche contribuire ad amplificare o a diffondere i rischi a tutto il sistema finanziario e all'economia. La presente direttiva deve essere altresì finalizzata a creare incentivi al trasferimento dei fondi off-shore nell'Unione, garantendo in tal modo non soltanto vantaggi in termini di regolamentazione e di tutela degli investitori, ma anche una corretta imposizione degli introiti a livello di gestori, fondi e investitori alternativi. In questa sede, vorrei ribadire che risposte nazionali non coordinate a tali rischi ne rendono difficile una gestione efficiente.
Miguel Portas (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Voto contro questa relazione perché si accontenta di regolamentare solo la condotta delle imprese che gestiscono i fondi di investimento alternativi, senza intervenire sulla natura o la composizione dei prodotti finanziari in questione. Questa dedizione nei confronti della “creatività” del settore finanziario dimentica la dimensione intrinsecamente destabilizzante e vorace della speculazione, che è decisiva in questo tipo di fondi. Inoltre la regolamentazione proposta è incredibilmente debole. A livello europeo prevede così tante deroghe ed eccezioni che in realtà non rompe con il modello di regolamentazione nazionale differenziata in vigore. La relazione poi non riesce a fare una chiara distinzione tra chi opera in questo tipo di fondi e chi esercita un’attività bancaria tradizionale, né a impedire l’azione di fondi speculativi che si trovano nei paradisi fiscali. Invece, fissare limiti al valore delle attività aventi “rilevanza sistematica” apre la porta a processi di frammentazione formale, che escluderanno dall’ambito della direttiva gran parte delle società di investimento che devono invece rientrarvi. La sicurezza delle attività finanziarie dei cittadini europei è un bene pubblico troppo importante per essere esposto alla timidezza della direttiva proposta.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) La crisi finanziaria ha evidenziato la necessità di assoggettare a rigoroso controllo le attività dei diversi attori dei mercati finanziari, in particolare degli enti coinvolti nella gestione e amministrazione dei fondi di investimento alternativi. In realtà l’impatto dei gestori di fondi di investimento alternativi sui mercati in cui operano è perlopiù positivo, ma le recenti difficoltà dei mercati finanziari hanno dimostrato che le loro attività sono esposte a tutta una serie di rischi, la cui adeguata gestione richiede un quadro coerente per tutta l’Unione europea. In effetti, la definizione di un quadro normativo e di vigilanza armonizzato a livello comunitario si rivela adeguata alla natura transfrontaliera dei rischi inerenti alle attività dei gestori di fondi di investimento alternativi, contribuendo in tal modo a rafforzare il mercato interno. Per questi motivi ho votato a favore della posizione del Parlamento.
Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Mi congratulo per l'ottimo lavoro svolto dal collega Gauzès. È stata approvata in via definitiva e a larghissima maggioranza la direttiva Ue sulla regolamentazione di ‘hedge fund’, ‘private equity’ e altri fondi d’investimento alternativi, varata dalla Commissione europea nell’aprile 2009 in risposta alla crisi finanziaria e secondo le linee concordate al G20. È un passo avanti per l’ambizione europea di avere una ‘governance’ finanziaria operante dall’inizio del 2011. Queste nuove norme rendono più responsabile e trasparente il sistema finanziario internazionale e permettono di limitare la speculazione. Secondo la direttiva, gli investitori dei fondi speculativi basati nei paesi fuori dall’Ue (i gestori degli ‘hedge fund’ sono spesso residenti nei paradisi fiscali) saranno costretti, per operare nel mercato comunitario, a rispettare le stesse condizioni imposte a tutte le imprese europee. Per ottenere questo ‘passaporto europeo’ dalla competente autorità di vigilanza dell’Ue, i gestori dei fondi alternativi dovranno quindi accettare regole chiare, dei limiti alla speculazione, e una più grande trasparenza.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Il gruppo Verde/Alleanza libera europea ha votato contro il documento, anche se gli europarlamentari verdi hanno votato a favore della relazione Gauzès in seno alla commissione per i problemi economici e monetari. Si sono espressi in questo modo perché all’epoca della votazione in commissione il testo era molto più ambizioso dell’accordo finale raggiunto con il Consiglio. Bisogna riconoscere che il testo è certamente un primo passo nella giusta direzione, perché prima i fondi hedge non erano obbligati alla trasparenza. Ciononostante la versione pubblicata dal Consiglio non soddisfa il Parlamento su alcune delle richieste chiave, e indebolisce alcuni accordi previsti dalla Commissione nella proposta originale.
Catherine Stihler (S&D), per iscritto. – (EN) Mi rallegro che si sia giunti a una conclusione sui gestori dei fondi di investimento alternativi, che si sia tenuto conto della questione delle società di investimento e che vi sarà maggiore attenzione quando saranno presentate le proposte legislative.
Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica si è espresso contro questa relazione sui fondi speculativi.
Nonostante il numero di pagine e l’energia che sembra averci messo il relatore, il documento è incredibilmente piatto. I contenuti non sono minimamente all’altezza delle sfide che siamo chiamati ad affrontare.
Le proposte annunciate sono spesso addirittura all’opposto di quanto si dovrebbe fare per impedire il ripetersi della crisi finanziaria dei subprime nell’autunno 2008.
La relazione quindi non consentirà al Parlamento europeo di fare pressioni su Commissione e Consiglio per costringerli a mettere fine a questa politica di rigore di bilancio che poco a poco distrugge tutti gli strumenti di politica sociale.
È un cattivo segnale da lanciare alla vigilia del vertice del G20 presieduto da Nicolas Sarkozy.
Anna Záborská (PPE), per iscritto. – (SK) È giustissimo cercare di imparare dagli errori che hanno portato alla crisi finanziaria globale. Nonostante la regolamentazione sia essenziale in alcuni settori, personalmente preferisco la trasparenza e il dovere di informazione. Se le banche avessero il dovere di informare i clienti sul modo in cui gestiscono i loro soldi e sui possibili effetti della loro condotta, non ci sarebbe una crisi. Una regolamentazione che limita le attività delle imprese deve essere una soluzione solo se non si può correggere l’errore in questione, ad esempio quando è a rischio la vita umana. Quindi stiamo attenti quando adottiamo delle norme. Il ruolo delle istituzioni pubbliche non è deresponsabilizzare le persone sulle decisioni prese, bensì dare loro le informazioni necessarie quando prendono decisioni. Non dimentichiamoci che ricerca e istruzione sono normalmente sostenute da fonti private, o fondi di investimento, che prestano soldi a promettenti progetti imprenditoriali e investono nello sviluppo di nuove tecnologie in maniera consapevole e soppesando i possibili rischi. Se la nostra fame di sicurezza riduce l’appetito degli investitori a cercare nuove opportunità nell’Unione europea, continueremo a dipendere da programmi di investimento pubblico inefficienti e burocratici. Resteremo addirittura più indietro in ambito tecnologico. La relazione presentata è, a mio avviso, un compromesso che risponde ad alcune mie preoccupazioni sulla regolamentazione del settore. Per questo motivo l’ho appoggiata.
Relazione Díaz de Mera García Consuegra (A7-0294/2010)
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Il regolamento (CE) n. 539/2001 definisce l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono soggetti all’obbligo di visto per entrare nell’Unione europea. Fino a poco tempo fa l’isola di Taiwan e le Isole Marianne Settentrionali figuravano nell’allegato 1 del regolamento e, pertanto, erano soggette all’obbligo di visto. Poiché Taiwan non costituisce un rischio di immigrazione clandestina né di minaccia per l’ordine pubblico dell’Unione, e visto che i cittadini delle Isole Marianne settentrionali sono, in qualità di titolari di passaporto americano, cittadini degli Stati Uniti, è sembrato necessario far passare questi territori dal regime restrittivo dell’allegato I a quello meno restrittivo dell’allegato II. Di conseguenza, ho appoggiato la posizione del relatore a favore di questo passaggio.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Il fatto che la relazione Díaz de Mera sia stata approvata a grande maggioranza dimostra l’utilità della decisione di eliminare l’obbligo di visto per Taiwan. Il Parlamento europeo conferma così la fiducia che nutre per l’importante processo di democratizzazione avviato negli ultimi anni. Desidero sottolineare i notevoli progressi economici compiuti da Taiwan. Il suo volume di scambi commerciali con l’Unione europea è significativo e la sua economia è al venticinquesimo posto a livello mondiale, continuando a crescere a un tasso annuo superiore al 13 per cento. Questo flusso sostenuto diminuisce le possibilità che l’Unione debba far fronte a un afflusso di immigranti clandestini provenienti da Taiwan. Per questo motivo ritengo che facilitare la circolazione delle persone debba diventare uno degli elementi chiave della cooperazione bilaterale. La decisione di esonerare i cittadini taiwanesi dall’obbligo di visto è anche legata al loro adempimento delle condizioni tecniche sulla sicurezza dei documenti di viaggio. L’introduzione dei passaporti biometrici nel 2008 è una delle misure costruttive ad ora adottate. Spero che la decisione del Parlamento europeo sia approvata dal Consiglio e che la nuova disposizione entri in vigore addirittura quest’anno. Infine, considero adeguata la decisione presa dalle autorità taiwanesi di revocare l’obbligo di visto per i cittadini di Romania, Bulgaria e Cipro, data la necessità di rispettare i criteri di reciprocità.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Questo regolamento elenca i paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne dell’Unione, e l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo. La decisione di applicare o meno l’obbligo di visto ai paesi terzi viene presa caso per caso. Scopo della proposta, condiviso dal Parlamento europeo, è abolire l’obbligo di visto per i cittadini taiwanesi. È molto importante stabilire una politica di immigrazione comune, sviluppando al contempo relazioni economiche e commerciali tra Unione europea e Taiwan. A livello economico Taiwan ha conosciuto una forte crescita negli ultimi anni, e il suo reddito pro capite è attualmente il più alto al mondo. Taiwan è anche un ottimo partner che coopera nel campo della scienza, degli investimenti, delle nuove tecnologie, dell’istruzione, della cultura e del turismo. Pertanto, abolire l’obbligo di visto per Taiwan migliorerà le relazioni economiche e commerciali con l’Unione europea.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore perché credo che Taiwan debba essere messa sull’elenco positivo che concede l’esenzione del visto. Viste le relazioni commerciali che intercorrono tra Unione europea e Taiwan, penso che questa decisione avrà un impatto positivo. Gran parte dei paesi della regione che hanno un simile livello di sviluppo ha già ottenuto l’esenzione del visto, e questa decisione rafforza la decisione dell’Unione di dare priorità alle politiche che contribuiscono alla crescita economica e alla creazione di ulteriori e migliori posti di lavoro, insieme alle politiche che contribuiscono alla competitività.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Appoggio la concessione di un’esenzione dall’obbligo del visto per i cittadini di Taiwan, e quindi lo spostamento del paese sull’elenco positivo. Questa decisione avrà un impatto economico favorevole sulle relazioni tra Unione europea e Taiwan, che per noi è già il diciannovesimo partner commerciale per importanza. L’Unione è anche il principale investitore straniero a Taiwan. Dovrebbe incentivare il turismo: siamo già una delle mete più importanti per i cittadini taiwanesi. Al contrario ciò non aumenta il rischio di immigrazione clandestina visto che il tasso medio del 2006-2008 era 45 persone, ovvero molto basso, né minaccia la pubblica sicurezza. Consolida la coerenza regionale, poiché la grande maggioranza dei paesi e delle entità della regione con un analogo livello di sviluppo economico già usufruisce di questo regime di esenzione dei visti: Hong Kong, Macao, Giappone, Corea del Sud e Singapore. Mi rallegro dell’adozione, da parte di Taiwan, delle misure necessarie a garantire un alto livello di sicurezza dei passaporti e delle carte d’identità con l’introduzione dei passaporti biometrici, e delle misure annunciate per evitare il diverso trattamento dei vari Stati membri dell’UE.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Sono molto felice di votare il riconoscimento, da parte dell’Unione europea, dell’esistenza delle condizioni necessarie alla liberalizzazione del sistema dei visti per Taiwan. Negli ultimi decenni Taiwan ha registrato un evidente processo di democratizzazione e di grande crescita economica, e oggi si trova al venticinquesimo posto della classifica mondiale. L’Unione europea e Taiwan hanno relazioni economiche e commerciali e collaborano nei settori della ricerca, della scienza, della tecnologia, dell’istruzione e dell’ambiente. In questo senso la liberalizzazione dei visti per Taiwan rafforza le relazioni bilaterali UE-Taiwan, consolida i partenariati nei vari settori e incoraggia lo sviluppo reciproco del turismo.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore di questa nuova modifica al regolamento (CE) n. 539/2001, che prevede l’inclusione delle isole americane delle Marianne settentrionali e di Taiwan sulla lista bianca dei paesi che sono stati esonerati dall’obbligo di visto per entrare nell’Unione europea, perché credo dia ai cittadini europei maggiore libertà di circolazione. Al tempo stesso spero che Taiwan, a sua volta, rispetti l’impegno assunto di eliminare la Romania e la Bulgaria dall’elenco degli Stati ancora soggetti all’obbligo di visto.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Chiunque abbia mai viaggiato al di fuori dell’Unione europea non può fare a meno di notare come la libertà di circolazione interna di cui godiamo abbia migliorato significativamente le nostre vite. La fine delle frontiere interne rappresenta un importante incentivo alla mobilità di beni e persone. La possibilità di circolare con relativa facilità all’interno dell’Unione attribuisce ancora più importanza alle frontiere esterne, e alla necessità di adottare senza rimorsi una politica di accesso allo spazio europeo che sia adeguata, innanzi tutto, alle esigenze dei cittadini degli Stati membri. Pur dovendo sempre trattare chi cerca di entrare nei nostri paesi con umanità e nel rispetto dei suoi diritti, credo che l’Unione europea faccia bene a valutare con rigore quali paesi possono rientrare nell’elenco positivo. In tal senso, l’inclusione di Taiwan su detto elenco mi sembra ragionevole, tenendo conto dei suoi livelli di sviluppo umano ed economico e dell’adeguata applicazione dello Stato di diritto.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’inclusione di Taiwan sull’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti dall’obbligo di visto è una chiara provocazione nei confronti della Repubblica popolare cinese, che viola la sovranità delle istituzioni sul suo territorio. Rappresenta un vergognoso tentativo di alimentare le divisioni e una violazione dell’integrità territoriale cinese.
La conferma di questa decisione sarà un tacito riconoscimento di Taiwan e una violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite da parte dell’Unione europea, perché Taiwan non è mai stata uno Stato sovrano, come del resto è stato riconosciuto a più riprese dall’assemblea generale dell’ONU, che non ha mai accettato la partecipazione del paese alle Nazioni Unite.
In questo periodo di peggioramento della crisi del capitalismo, la maggioranza dell’Assemblea lancia ancora il messaggio di come il fine giustifichi i mezzi: il fine, in questo caso, è cercare di contenere lo straordinario sviluppo economico della Cina, anche promuovendo il separatismo all’interno dei suoi confini. Questa è un’ulteriore posizione allineata con gli Stati Uniti che hanno violato la sovranità cinese, come di recente è successo quando uno Stato membro ha venduto armi alle presunte “autorità” taiwanesi.
È inaccettabile che la maggioranza dell’Assemblea continui a sostenere la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale degli Stati, come è successo nel caso del Kosovo con la Serbia, e come sta succedendo nel caso del Sud Sudan in relazione al Sudan.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) L’11 novembre il Parlamento europeo ha votato a favore dello spostamento di Taiwan sull’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti dall’obbligo di visto per attraversare le frontiere esterne degli Stati membri, e mi rallegro vivamente dell’adozione di questa risoluzione. Innanzi tutto molti altri paesi della stessa regione geografica (Hong Kong, Macao, Giappone, Corea del Sud...) già usufruiscono da tempo della stessa esenzione dall’obbligo del visto. Inoltre, cosa ancora più importante, la liberalizzazione dei visti è un eccellente strumento per incoraggiare i contatti e il riavvicinamento tra le persone e i cittadini come studenti, ricercatori, semplici viaggiatori eccetera, e sono convinta che questo favorirà una più stretta collaborazione nei settori dell’istruzione, della cultura, della ricerca e anche del turismo, tra Unione europea e Taiwan.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, cari colleghi, l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto è stabilito a seguito di un'attenta analisi della situazione del paese interessato effettuata caso per caso e sulla base di una valutazione di alcuni dati relativi all'immigrazione clandestina, alla sicurezza, alle relazioni esterne dell'Unione e al principio di reciprocità. Poiché, come è comprensibile, si tratta di dati soggetti a variazione nel tempo, il quadro giuridico di settore prevede un meccanismo di revisione dell'elenco dei paesi, attraverso il quale è possibile variare il numero degli Stati che godono dell''esenzione dall'obbligo del visto. Il provvedimento del collega Díaz de Mera García Consuegra, approvato oggi, riguarda lo spostamento dell'isola di Taiwan in tale elenco. Negli ultimi decenni Taiwan é stato, infatti, protagonista di un importante processo di democratizzazione, che lo ha portato ad intrattenere significativi rapporti economico-commerciali con l'Unione europea. Ritengo, pertanto, che quella odierna sia un'importante decisione, capace di sottolineare la coerenza dell'Unione con le decisioni recentemente adottate e che hanno fatto di Taiwan il quarto partner asiatico dell'UE per importanza.
Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto. – (PL) Negli ultimi decenni Taiwan ha registrato numerosi cambiamenti. Le riforme istituzionali, il dinamismo della società civile e il rispetto delle libertà e dei diritti civili hanno contribuito alla stabilizzazione politica dell’isola. Inoltre Taiwan è attiva in molti ambiti a livello internazionale, tra cui l’assistenza alle vittime delle calamità naturali. Oggi l’isola conosce una forte crescita economica e un basso tasso di disoccupazione. Dagli anni cinquanta del secolo scorso è stata teatro di molte riforme di successo. A livello politico ha completato un processo di democratizzazione di ampio respiro. I cambiamenti degli anni ottanta hanno portato allo svolgimento delle prime elezioni democratiche nel 1996. L’UE e Taiwan intrattengono rapporti economici e commerciali su ampia scala. L’Unione è il maggiore investitore straniero a Taiwan, che a sua volta è il quarto partner commerciale asiatico dell’Unione. C’è anche collaborazione in materia di ricerca e istruzione, cultura e ambiente. I numeri degli immigranti clandestini nello spazio europeo sono molto bassi. I cittadini di gran parte degli Stati membri, a eccezione di Cipro, Romania e Bulgaria, non hanno bisogno di visto per entrare a Taiwan. In un futuro molto prossimo anche i cittadini di questi tre Stati membri saranno inclusi negli accordi sull’esenzione dei visti. Sono certa che l’abolizione dell’obbligo di visto per i cittadini taiwanesi contribuirà a un ulteriore miglioramento dei rapporti commerciali e delle relazioni nei settori di ricerca, istruzione, cultura e ambiente, e ad aumentare il flusso turistico tra Unione europea e Taiwan.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Ho votato a sostegno di questa relazione in quanto l'obiettivo principale della proposta è quello di sviluppare una politica comune in materia di immigrazione, contribuendo nel contempo a rafforzare le relazioni commerciali tra l'Unione europea e Taiwan.
Dopo le prime elezioni democratiche del 1996, Taiwan ha avviato un importante processo di democratizzazione, con rilevanti riforme istituzionali per il rispetto delle libertà civili e dei diritti dei cittadini che hanno contribuito a consolidarne la stabilità politica. Dal punto di vista economico, ha registrato una crescita significativa e intrattiene con l'Unione europea importanti rapporti economico-commerciali, cooperando nei settori della ricerca, della scienza, della tecnologia, dell'istruzione, della cultura e dell'ambiente.
L'abolizione dei visti è giustificata dal basso rischio di immigrazione clandestina nell'Unione europea di cittadini provenienti da questa isola. La liberalizzazione dei visti per Taiwan rafforzerà le nostre relazioni commerciali e favorirà una più stretta collaborazione nei settori della cultura, dell'istruzione, dell'ambiente e della ricerca, promuovendo altresì l'aumento del turismo nei due sensi. Lo dobbiamo ai cittadini di Taiwan, anche in nome della coerenza regionale, dal momento che abbiamo già concesso l'esenzione da tale obbligo ad altri paesi ed entità della medesima area geografica che presentano un livello di sviluppo economico analogo.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) I criteri definiti per i paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto sono controllati sulla base di una valutazione caso per caso della situazione del paese in relazione ad aspetti quali immigrazione clandestina, ordine pubblico e sicurezza, relazioni esterne dell’Unione, coerenza regionale e principio di reciprocità. Durante il processo di revisione degli elenchi la Commissione è assistita dagli Stati membri. Spetta a loro includere un paese terzo sull’elenco positivo o quello negativo. Le informazioni rimesse alla Commissione dagli Stati membri, insieme ai preziosi dati forniti dal Centro d’informazione, di riflessione e di scambi in materia di attraversamento delle frontiere e di immigrazione (CIRSFI), aiutano la Commissione a giungere alle sue conclusioni. L’inclusione di Taiwan nell’elenco positivo è assolutamente giusta e premia i suoi progressi economici e democratici.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) In questa questione mi disturba il fatto che i rapporti tra Cina e Taiwan non siano stati regolamentati nella maniera adeguata. Permettendo ai taiwanesi di attraversare liberamente le frontiere dell’Unione europea incoraggiamo una rottura delle relazioni tra Cina e Taiwan. Poiché la Cina svolge un ruolo importante nella politica globale e Taiwan rimane un punto dolente, non dovremmo fare mosse azzardate e premature. Ho votato contro la relazione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Per quanto riguarda i visti dei paesi terzi che hanno l’obbligo di visto è indispensabile esaminare ogni singolo caso. In passato i visti erano spesso venduti. È importante mettere fine a questi scandali e garantire il rispetto delle norme di Schengen. All’obbligo di visto deve applicarsi il principio di reciprocità ma l’esempio degli Stati Uniti, che lo usano apertamente come minaccia durante i negoziati, dimostra che non sempre è così. È altresì importante fare una distinzione tra i vari paesi terzi. Taiwan è un caso particolare. Fino ad ora ha registrato una crescita economica abbastanza buona, il che ci fa presumere che il rischio di immigrazione clandestina sia limitato. Ciononostante non posso essere d’accordo nel garantire le stesse condizioni a chi non ha residenza a Taiwan, essendo privo di documenti d’identità. Per questo motivo non ho votato a favore della presente relazione.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari Colleghi, ho votato a favore della proposta di regolamento in quanto ritengo opportuno e giusto che l'isola di Taiwan venga spostata nell'elenco positivo. L'isola è un ottimo partner dell'Unione a livello commerciale e ha alti standard sociali e di vita molto simili a quelli delle regioni più avanzate della comunità. La liberalizzazione dei visti per Taiwan rafforzerà le relazioni commerciali tra l'isola e l'Unione europea e favorirà una più stretta collaborazione nei settori della cultura, dell'istruzione, dell'ambiente e della ricerca, promuovendo altresì l'aumento del turismo nei due sensi. Invece, come infatti ben esemplificato dal relatore, non ritengo che la serie di Paesi elencati debbano essere inseriti nell'elenco positivo in quanto al contrario di Taiwan questi non hanno gli stessi standard e requisiti.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore perché credo che l’inclusione di Taiwan nell’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti dall’obbligo di visto, il cosiddetto “elenco positivo”, sia giustificata dai livelli di sviluppo raggiunti dal paese a livello di governance democratica, crescita economica e istruzione, contribuendo così al rafforzamento delle relazioni commerciali tra l’Unione europea e questo territorio. Occorre inoltre sottolineare che questa misura non comporta maggiori rischi per l’immigrazione clandestina e la pubblica sicurezza, e ribadire l’impegno assunto dal governo taiwanese a estendere l’esenzione dell’obbligo di visto a tutti i 27 Stati membri entro la fine del 2010.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Abbiamo sostenuto questo testo, poiché obiettivo principale di questo emendamento al regolamento CE 539/2001 è esonerare i titolari di passaporti taiwanesi dall’obbligo di visto per entrare nell’Unione europea. Come è stato spiegato molto precisamente nella proposta della Commissione, il principio dell’esenzione dei visti merita sicuramente di essere appoggiato, dato che il livello di sviluppo economico, di istruzione e di governance democratica di Taiwan è paragonabile a quello dei paesi dell’OCSE nella regione, ovvero la Corea del Sud e il Giappone. Dopo decenni di tensioni, il clima politico tra l’attuale governo taiwanese e la Repubblica popolare cinese è attualmente molto positivo, come dimostrano l’istituzione di voli diretti e i livelli di scambi personali e professionali che non hanno precedenti, aprendo quindi tutta una serie di opportunità per un’attuazione senza problemi della misura.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Taiwan non rappresenta una minaccia per l'Unione europea né per quanto riguarda l'immigrazione clandestina (tra il 2006 e il 2008 sono stati individuati solo 45 immigrati clandestini taiwanesi), né in termini di sicurezza pubblica.
Come ci ha informato questa mattina il relatore Díaz de Mera García Consuegra, le autorità di Taiwan hanno esonerato formalmente dall'obbligo del visto tutti i cittadini dell'UE. Sono d'accordo con il relatore, in quanto è importante sviluppare una politica comune in materia di immigrazione, contribuendo a rafforzare le relazioni commerciali con Taiwan, che è il quarto partner asiatico dell'Unione europea ed è un paese retto da stabilità politica, da riforme istituzionali e dove si rispettano le libertà civili e i diritti dei cittadini.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ritengo che la concessione di questo tipo di sostegno a favore di progetti nel campo dell’energia sia di importanza essenziale, soprattutto in tempi di crisi, perché stimola l’economia europea creando nuovi posti di lavoro. Reputo appropriata la richiesta del Parlamento europeo di estendere la concessione degli aiuti anche a progetti nel campo dell’efficienza energetica. In una certa misura, con questa aggiunta si rende necessario spostare l’attenzione da progetti essenzialmente transfrontalieri a progetti di respiro più regionale, che avranno un impatto più vasto in tutta l’Europa. Dobbiamo tener presente che il costo degli investimenti iniziali necessari rappresenta uno dei problemi principali che le piccole e medie imprese regionali devono affrontare quando investono in progetti nel campo delle energie rinnovabili, come si dice nel regolamento. L’inserimento dell’assistenza tecnica per l’attuazione di questi progetti è un fatto positivo. Vorrei sottolineare anche l’osservazione della relatrice secondo cui, in tempi di crisi, i problemi di bilancio delle autorità regionali non devono impedire loro di accedere ai finanziamenti. Per quanto concerne l’ambito di applicazione, giudico altrettanto importante il previsto sostegno a favore di progetti nel campo delle risorse energetiche rinnovabili decentralizzate e integrate nel contesto locale e la loro integrazione nelle reti elettriche.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Il regolamento (CE) n. 663/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio ha istituito il programma energetico europeo per la ripresa allo scopo di contribuire alla ripresa economica attraverso lo stanziamento di 3,98 miliardi di euro per gli anni 2009 e 2010. Il sostegno agli investimenti nelle energie sostenibili raggiunge la massima efficacia e redditività quando è concentrato a livello locale. Per tale motivo ho votato a favore di questo testo, che prevede la creazione di uno strumento finanziario mirato a sostenere iniziative nel campo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili che hanno un impatto veloce, misurabile e sostanziale sulla ripresa economica dell’Unione, sul rafforzamento della sicurezza energetica e sulla riduzione dei gas serra. Beneficiari di questo strumento sono le pubbliche autorità, preferibilmente a livello locale e regionale, nonché gli enti pubblici e privati che operano per conto di queste autorità.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Mi congratulo con la relatrice per l'eccellente lavoro svolto e per il positivo risultato raggiunto. Ho votato a favore di questo provvedimento perché credo che creazione di un fondo ad hoc per ridurre la dipendenza energetica e per utilizzare l'energia rinnovabile e locale (seppur ammonti a soli 146 milioni di euro) rappresenti per il mio gruppo parlamentare un'indicazione importante sul metodo da seguire per un uso più accorto del bilancio dell'Unione Europea. Sono infatti convinto che tale strumento finanziario assuma ancora più valenza alla luce della crisi finanziaria in quanto potrà sostenere le imprese per una più efficace ripresa e potrà costituire un progetto pilota per l'istituzione di un fondo più ampio sull'energia. Ritengo, inoltre, che si tratti di un provvedimento utile per permettere la realizzazione di progetti che potranno contribuire alla ripresa economica e conseguire gli obiettivi energetici fissati per la lotta contro il cambiamento climatico. Privilegiare l'efficienza energetica e l'uso di energie rinnovabili rappresenta un passo in avanti fondamentale. Auspico, infine, che sia attuata una corretta ripartizione geografica dei programmi e che sia definita meglio l’intera struttura giuridica (e la composizione della giuria aggiudicatrice).
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Lo sviluppo di altre fonti energetiche rinnovabili e la promozione dell’efficienza energetica contribuiscono a una crescita verde, in modo tale da garantire un’economia concorrenziale e sostenibile e contrastare il cambiamento climatico. Sostenendo queste politiche, l’Unione europea creerà nuova occupazione e nuove opportunità in un mercato verde e stimolerà quindi la crescita di un’economia concorrenziale, sicura e sostenibile. È essenziale incrementare i finanziamenti pubblici per promuovere il risparmio energetico, l’efficienza energetica e i progetti legati alle energie rinnovabili. L’Europa non ha ancora creato le condizioni per un maggior numero di investimenti privati nella ricerca scientifica, nello sviluppo tecnologico e nella dimostrazione in campo energetico. Desidero ricordare anche che le priorità dell’ottavo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico sono la sicurezza energetica, la lotta contro il cambiamento climatico e l’ambiente. Solo così sarà possibile mantenere la competitività della nostra industria e promuovere la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
Giles Chichester (ECR), per iscritto. – (EN) I deputati conservatori al Parlamento europeo ritengono che, nell’attuale situazione economica e finanziaria, le proposte di nuove spese comunitarie debbano essere sottoposte a uno scrutinio rigoroso. Per quanto riguarda questo strumento in particolare, eravamo preoccupati dal punto di vista del rispetto dei principi di bilancio che ispirano il bilancio comunitario e la relativa disciplina. I deputati conservatori rilevano però che la proposta ha un potenziale valore aggiunto ed è incentrata in aree politiche prioritarie e pertanto possono appoggiare questa proposta di compromesso in via eccezionale, senza creare in alcun modo un precedente.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − A fronte di una crisi della domanda come quella che ha colpito l'economia mondiale negli ultimi anni, la risposta migliore consiste nel fornire stimoli alla circolazione della massa monetaria esistente. A tale proposito, il settore pubblico è senz'altro il più indicato ad intraprendere un'azione in tal senso. È infatti auspicabile che venga impressa una spinta a questo comparto, che consente di risparmiare spingendo l'economia europea su un sentiero virtuoso di efficienza dei consumi, generando al tempo stesso posti di lavoro non delocalizzabili. È tuttavia doveroso porre l'accento sull'estrema urgenza di questo provvedimento. Stando alle previsioni, fra non molto tale misura potrebbe essere infatti considerata alla stregua di una tra le tante previste per la ripresa, e ricevere attenzione minore, mentre la tempestività scongiurerebbe il rischio del verificarsi di una tale eventualita', e al tempo stesso sarebbe garanzia di una maggiore efficacia.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Bisogna migliorare l’accesso da parte delle autorità pubbliche locali e regionali ai finanziamenti per investimenti in progetti nel campo delle risorse energetiche rinnovabili e dell’efficienza energetica. Credo che gli scambi di esperienze tra autorità locali e regionali negli Stati membri siano propedeutici all’elaborazione di progetti sostenibili nel campo dell’efficienza energetica che rispettino anche gli impegni della lotta contro il cambiamento climatico. Ma l’Unione europea deve dare attuazione ai meccanismi finanziari necessari per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Nel complesso sono favorevole alle proposte avanzate in questa relazione che mirano alla ripresa dell’economia europea attraverso un maggiore sostegno finanziario a progetti in campo energetico. Accolgo positivamente la proposta di ridestinare gli stanziamenti non utilizzati nell’ambito del programma energetico europeo per la ripresa a un nuovo strumento che promuova l’efficienza energetica e a progetti relativi alle energie rinnovabili. Grazie agli incentivi finanziari, questi progetti potranno non soltanto contribuire alla ripresa dell’economia europea, ma anche aumentare la sicurezza delle forniture energetiche e ridurre la produzione di gas serra nell’Unione europea. Un altro aspetto positivo è la possibilità di migliorarne l’efficienza attraverso l’utilizzo di fondi a livello locale e regionale. Si potranno così gestire i cosiddetti effetti spill over su altri campi, ad esempio rendendo più dinamiche le economie locali e regionali attraverso le piccole e medie imprese, l’integrazione sociale o la capacità di attrazione delle regioni.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché vi si chiede l’inserimento nel programma energetico europeo per la ripresa di misure di sostegno per progetti nel campo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. I progetti di finanziamento nel campo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili stimoleranno la ripresa economica, creeranno nuove opportunità occupazionali e contribuiranno alla lotta contro il cambiamento climatico; inoltre, potranno diventare un modo importante per reagire alla crisi finanziaria.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La dipendenza energetica dell’Unione europea è ben nota, e altrettanto noto è il fatto che gli Stati membri cercano di fronteggiarla diversificando i metodi di produzione dell’energia e optando per le energie rinnovabili. Questo loro impegno ha subito un pesante rallentamento a causa della crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando. Un programma che preveda la concessione di aiuti comunitari nel campo dell’energia per stimolare la ripresa economica potrebbe essere un modo per rovesciare la recente tendenza e riprendere l’iniziativa, allo scopo di aumentare l’autosufficienza energetica degli Stati membri. Si sa che questo tipo di progetti comporta costi iniziali particolarmente onerosi e che c’è un vantaggio collettivo nel sostenere coloro che si assumono il rischio di investire in questo campo. Si tratta di un settore con grandi potenzialità non soltanto in termini di tutela ambientale ma anche di creazione di maggiore occupazione in un’Europa che vuole essere meno dipendente dal mondo esterno. Mi auguro che il programma sia proficuo, sia realmente finalizzato allo scopo per il quale è stato ideato e possa evitare burocrazia e spese eccessive.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questo è un emendamento al regolamento che istituisce il programma energetico europeo per la ripresa, che prevedeva lo stanziamento di una dotazione finanziaria pari a 3,98 miliardi di euro nel 2009 e nel 2010. Desidero ricordare che tale importo non è stato utilizzato e che è in corso di attuazione l’iniziativa per il finanziamento delle energie sostenibili, proposta dalla Commissione, per impiegare i fondi ancora disponibili.
Gli stanziamenti non impegnati (146 milioni di euro) saranno destinati a questo nuovo strumento finanziario che si occuperà di progetti nel campo delle energie sostenibili, in particolare nelle aree urbane. Più nello specifico, esso riguarderà:
- edifici pubblici e privati che prevedano soluzioni in materia di energie rinnovabili e/o di efficienza energetica;
- investimenti nella produzione combinata di calore ed elettricità, compresa la micro-cogenerazione, e nelle reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento ad alto rendimento energetico, soprattutto a partire da fonti energetiche rinnovabili;
- fonti energetiche rinnovabili decentralizzate e integrate nel contesto locale nonché la loro integrazione nelle reti elettriche;
- microgenerazione da fonti energetiche rinnovabili;
- trasporti urbani puliti per favorire una maggiore efficienza energetica e dell’integrazione di fonti di energia rinnovabili con un’attenzione particolare ai trasporti pubblici, ai veicoli elettrici e a idrogeno nonché alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Desidero ringraziare la relatrice per la sua eccellente iniziativa legislativa, che ho appoggiato perché il finanziamento di progetti nel campo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili contribuirà a stimolare la ripresa economica, creare occupazione e promuovere l’integrazione sociale e la capacità di attrazione delle regioni. Questi progetti raggiungono il massimo grado di efficacia quando sono realizzati a livello municipale, regionale e locale; tuttavia, laddove sussistano motivazioni specifiche, può essere più efficace operare sul piano nazionale. Dato che l’attuale crisi economica e finanziaria e il conseguente calo delle entrate di bilancio hanno un impatto particolarmente negativo sulle finanze delle autorità locali e regionali, occorre garantire che la difficile situazione di bilancio di quelle autorità non impedisca loro di accedere ai finanziamenti. Mi fa piacere che sia previsto il requisito di un impatto economico di breve termine e che non debbano intercorrere più di sei mesi tra la data della domanda di sovvenzione per un progetto e la relativa decisione. Come sappiamo, la dipendenza dell’Unione europea dai paesi fornitori di gas e petrolio sta crescendo. In alcuni paesi, i progetti per la ristrutturazione di edifici, la realizzazione delle infrastrutture per il gas e l’elettricità, le interconnessioni, i parchi eolici e la cattura e lo stoccaggio del carbonio vanno avanti lentamente. I fondi stanziati per tali progetti ma non utilizzati si potrebbero destinare a questo settore. La relazione è particolarmente importante per la Lituania, che sta diventando sempre più dipendente dalle importazioni di energia dalla Russia. Mi auguro pertanto che il governo si impegni al massimo per ottenere finanziamenti e destini i fondi in maniera mirata al livello locale, al fine di creare valore aggiunto e benefici diretti per i cittadini, riducendo così il numero di coloro che non hanno i soldi per pagare le bollette dell’energia. Spero altresì che la relazione non finisca soffocata dalla burocrazia.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Migliorare l’efficienza e la sicurezza energetica sono le principali priorità dell’Unione europea. La strategia Europa 2020 è estremamente ambiziosa per quanto riguarda il conseguimento di obiettivo in questi ambiti. È pertanto lodevole l’utilizzo di fondi eccedenti per sostenere progetti legati all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili nel contesto del programma energetico europeo per la ripresa, soprattutto sullo sfondo dell’attuale crisi finanziaria. L’attuazione di progetti di investimento in queste aree è d’importanza vitale per la crescita economica e per un’economia più pulita.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Condivido appieno la proposta di stanziare 146 milioni di euro per progetti in campo energetico. Se spesi in maniera intelligente, questi fondi produrranno effetti tangibili. In primo luogo, tale decisione favorirà tutti coloro che cercano di ridurre in maniera significativa le spese nei settori della produzione, dei trasporti e del transito. Dato che i costi diminuiranno, aumenteranno i redditi e quindi, attraverso una politica fiscale equilibrata, i paesi dell’Unione europea potranno ovviare più agilmente alle conseguenze della crisi finanziaria globale. Lo stanziamento di fondi comunitari per progetti nel campo dell’energia è un valido stimolo per i capi di governo, le autorità locali e le imprese dell’Unione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Ricerca e sviluppo sono fattori vitali per una crescita economica sana e sono irrinunciabili per conseguire gli obiettivi comunitari in materia di cambiamento climatico e maggiore efficienza energetica. Questo è uno dei motivi per i quali la ricerca e l’innovazione stanno al centro della strategia Europa 2020. Da un canto, è importante che i regolamenti sui sussidi siano chiari, per prevenire per quanto possibile gli abusi. Dall’altro canto, però, i controlli non devono essere indirettamente motivo di esclusione delle piccole e medie imprese a causa della complessità del processo di concessione degli aiuti. È pertanto necessario rivedere – e, se possibile, semplificare – i regolamenti sui sussidi ogni paio d’anni tenendo a mente queste esigenze. La revisione in programma non presenta queste caratteristiche e pertanto ho espresso voto contrario.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Gentile Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione della collega in quanto ritengo importante, proprio in un momento di crisi, sostenere e rilanciare l'economia, ma al contempo puntare su settori non ancora saturi ma che anzi necessitano sviluppo e investimento. Concordo inoltre con la regola secondo la quale lo strumento debba limitarsi al finanziamento di misure che abbiano un impatto rapido, quantificabile e sostanziale sulla ripresa economica nell’UE, sul miglioramento della sicurezza energetica e sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra. La crisi strutturale in atto costituisce paradossalmente un’importante occasione per rimettere in gioco quanto fatto. Le difficoltà attraversate dai principali sistemi possono consentire all’Europa di recuperare. Ciò richiede però la visione, la capacità e il coraggio di una nuova strategia. Allo stato attuale l’unica strategia che conservi una qualche prospettiva di successo è quella di scommettere su soluzioni innovative in grado di produrre una rottura degli attuali paradigmi tecnologico-scientifici.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché credo che valga sicuramente la pena di stanziare fondi inutilizzati nell’ambito del programma energetico europeo per la ripresa allo scopo di creare uno specifico strumento finanziario mirato a sostenere iniziative nel campo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Infatti, il finanziamento di questo genere di progetti, che sono del tutto coerenti con la strategia Europa 2020, fornisce un contributo decisivo allo sviluppo di un’economia sostenibile, alla lotta contro il cambiamento climatico e alla crescita dell’occupazione, oltre a rappresentare uno strumento particolarmente appropriato nel contesto della crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo.
Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Mi congratulo per l'ottimo lavoro svolto dalla collega Van Brempt. L'emendamento alla legislazione sul Piano europeo di ripresa energetica permetterà di utilizzare i fondi disponibili per finanziare progetti come: ristrutturazioni di edifici pubblici e privati per migliorare l'efficienza energetica o il passaggio alle energie rinnovabili; la costruzione di impianti basati su fonti rinnovabili e la loro integrazione nelle reti elettriche; soluzioni di trasporto pubblico urbano "verde", come veicoli elettrici e a idrogeno; infrastrutture locali, compresa l'illuminazione stradale efficiente, lo stoccaggio di energia elettrica e la predisposizione di contatori e griglie intelligenti. I fondi si concentreranno sul sostegno alle autorità locali e regionali su progetti che dovranno risultare economicamente e finanziariamente efficienti, cosi da poter garantire il rimborso dell'investimento in tempi giusti. Un totale di €146.34 milioni dovrebbe essere messo a disposizione dal gennaio 2011 al 31 marzo 2014. I contributi ricevuti potrebbero prendere la forma di prestiti, fondi di garanzia, equities o altri prodotti finanziari. Fino al 15% delle somme corrisposte può essere utilizzato per fornire assistenza alle autorità pubbliche per la preparazione dei progetti, che saranno selezionati anche secondo un criterio di equilibrio geografico.
Robert Rochefort (ALDE), per iscritto. – (FR) Nella difficile situazione economica che stiamo attraversando, lo stanziamento, attraverso questo strumento finanziario, di 146 milioni di euro di fondi non impegnati a favore di progetti nel campo del risparmio energetico, dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili tra oggi e il 2014 contribuirà a sostenere la crescita e incoraggiare la ripresa economica nell’Unione europea, contrastando nel contempo il cambiamento climatico e promuovendo la tutela ambientale. Appoggio tale proposta e voto a favore della relazione dell’onorevole Van Brempt.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – Nel 2009 l’Unione europea ha adottato un programma per sostenere la ripresa economica in Europa attraverso lo stanziamento di 3,98 miliardi di euro per progetti nel campo dell’energia entro la fine del 2010. Questi fondi comunitari sono stati destinati a tre sottoprogrammi riguardanti progetti di infrastrutture per il gas e l’energia elettrica, progetti di parchi eolici offshore per la produzione di energia elettrica e progetti di cattura e stoccaggio del carbonio. Grazie ai Verdi, siamo riusciti a inserire una norma che ci permetterà di stanziare fondi non impegnati per la creazione di uno strumento finanziario dedicato, che sostenga iniziative mirate all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili, in particolare in contesti urbani. Di questi fondi beneficeranno le autorità pubbliche a livello municipale, locale e regionale, nell’ottica di stimolare un gran numero di investimenti decentralizzati.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo è inammissibile sprecare le risorse che l'UE aveva messo a disposizione per il sostegno ai progetti energetici. Dei fondi destinati alle infrastrutture per il gas, l'energia elettrica ed eolica risultano inutilizzati ben 146 milioni di euro. Con questo intervento si sblocca tale somma e si favoriscono azioni di ristrutturazione e il rendimento delle abitazioni e degli edifici pubblici, l'illuminazione stradale e il sistema di trasporto urbano. Tali fondi potranno creare nuovi posti di lavoro che contribuiscono allo sviluppo di un'economia competitiva e sostenibile.
Salvatore Tatarella (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto di oggi istituisce un nuovo e importante fondo per finanziare progetti nel settore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica attraverso innovativi strumenti di finanza. Il fondo si propone due scopi: da un lato favorire il risparmio energetico e il miglioramento dell'ambiente, e dall'altro dare nuovo impulso alla ripresa economica dell'Europa. Il fondo finanzierà le iniziative e i progetti energetici, adottando una filosofia diversa dal passato, puntando non più sul contributo a fondo perduto, che molte volte si e' rivelato fallimentare, ma sulla redditività dell'investimento. Credo che questa nuova modalità, se ben utilizzata, darà vita ad un circolo virtuoso per il rilancio dell'economia europea. Inoltre, il nuovo strumento finanziario rappresenta una importante opportunità di sviluppo per gli enti locali, soprattutto per quelli del mezzogiorno italiano. Il fondo, infatti, può essere integrato anche con altri finanziamenti comunitari, come, ad esempio, il Fondo europeo di Sviluppo Regionale. Votando convintamente a favore di questo nuovo fondo, esprimo l'auspicio che questa innovativa tipologia di finanziamento possa essere estesa in futuro anche a molti altri settori, a cominciare dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) L’impegno di promuovere l’efficienza e la sicurezza in campo energetico è una delle attuali priorità dell’Unione europea. Le dimensioni della crisi economica e finanziaria che la sta attanagliando spingono l’Europa a ricercare soluzioni capaci di dare una risposta equilibrata alle esigenze del mondo moderno, in particolare utilizzando le risorse finanziarie esistenti. Accolgo con favore l’iniziativa di destinare i 114 milioni di euro stanziati per il settore dell’energia nell’ambito del programma energetico europeo per la ripresa e rimasti inutilizzati a iniziative volte a sostenere l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, nello spirito della strategia Europa 2020, in modo tale che questi nuovi progetti di investimento possano contribuire a creare nuovi posti di lavoro e rendere il settore più concorrenziale. Condivido l’importanza particolare che la relazione attribuisce a una crescita degli investimenti decentralizzati, perché i beneficiari delle iniziative saranno autorità pubbliche a vari livelli di governo: municipale, regionale o nazionale. Il ruolo delle diverse parti interessate sarà pertanto rafforzato e apprezzato, e si dimostrerà così il successo del coordinamento svolto nell’ambito del patto dei sindaci.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore di questa proposta di risoluzione comune poiché ritengo che le relazioni transatlantiche siano, senza alcun dubbio, le relazioni estere più importanti per gli europei. In occasione del prossimo vertice UE-USA, entrambi i partner dovranno collaborare al fine di compiere progressi sulla base di un’agenda comune, basata su valori condivisi quali la difesa della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani. Stiamo attraversando un periodo di grave crisi e, alla vigilia di un importante vertice G20, l’Unione europea e gli Stati Uniti, che insieme rappresentano la metà dell'economia globale, devono impegnarsi ancora più che in passato e collaborare affinché si realizzi una ripresa economica a livello internazionale e vengano stabilite delle norme per la regolamentazione del sistema finanziario globale. È necessario agire insieme dinanzi alle grandi sfide che il mondo si trova ad affrontare – la lotta al cambiamento climatico, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, il processo di pace nel Medio Oriente, le situazioni specifiche in cui versano Iraq e Afghanistan e la non proliferazione delle armi nucleari. Tali azioni devono essere il risultato di un dialogo strategico più intenso e di una maggiore cooperazione tra l’UE e gli USA, nel quadro delle istituzioni multilaterali già esistenti, ovvero le Nazioni Unite, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e la NATO. In questo modo sarà possibile trovare delle soluzioni.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Il rapporto unico che lega l’Unione europea e gli Stati Uniti è uno dei pilastri strategici alla base dell’Unione stessa. I due partner transatlantici, che insieme rappresentano la metà dell'economia globale e che condividono i valori comuni della democrazia e dei diritti umani, sono al contempo garanti della stabilità internazionale. Il prossimo vertice UE-USA è un anello centrale di questa cooperazione. Ho votato in favore di questo testo, poiché evidenzia le sfide che questa collaborazione dovrà affrontare, nonché gli obblighi ad essa connessi. La ripresa del dialogo tra le nostre due potenze e la promozione di negoziati multilaterali, che caratterizzano la politica della nuova amministrazione Obama, conferiscono ancora maggiore importanza a questo documento,che, in questo contesto, fornisce degli orientamenti generali per il prossimo vertice, specialmente in relazione al conflitto israelo-palestinese, alla questione nucleare iraniana, al disarmo nucleare e al patto di sicurezza transatlantico. Infine, si richiede che il Consiglio economico transatlantico venga rafforzato e si sottolinea l’esigenza di riformare il sistema finanziario internazionale e di sviluppare la cooperazione in materia di energia, ambiente, proprietà intellettuale e tutela del consumatore, nonché la cooperazione giudiziaria e di polizia.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Sono in favore di questa relazione. Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, l’Unione europea è diventata un attore importante sul piano internazionale. Se da una parte l’Unione europea e gli Stati Uniti rimangano le principali potenze dell’economia globale, le gravi conseguenze della crisi finanziaria ed economica hanno portato alla creazione di un mercato transatlantico più integrato, che dovrebbe garantire condizioni più favorevoli alla crescita economica e ad uno sviluppo sociale sostenibile. È pertanto necessario sviluppare una cooperazione bilaterale, volta all’elaborazione di una strategia comune in materia di energia, che garantisca la diversificazione e la sicurezza della stessa e delle rotte di approvvigionamento e che promuova un’economia ecologicamente efficiente. Oltretutto, al fine di creare una nuova cultura imprenditoriale, è necessario incrementare il ricorso alle innovazioni, alla creatività e alle tecnologie informatiche, nonché rafforzare la cooperazione in materia di istruzione, ricerca e scienza.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Considerando che i due partner si impegnano a cooperare al fine di promuovere la crescita e l’occupazione nelle loro rispettive economie e il Parlamento continua a promuovere il completamento, entro il 2015, di un mercato transatlantico basato sul principio dell’economia sociale di mercato – parallelamente al completamento del mercato unico dell’Unione europea stessa – la cui realizzazione sarà elemento centrale per una ritrovata crescita e per la ripresa economica globale, ho votato in favore della presente risoluzione. Ritengo, infatti, che il CET costituisca il meccanismo più appropriato per gestire la relazione economica transatlantica e che i partner debbano utilizzare l’intero potenziale del CET per superare gli ostacoli esistenti all’integrazione economica e per completare, entro il 2015, un mercato transatlantico che si basi sul principio dell’economia sociale di mercato, il che costituirà una risposta positiva all’attuale crisi economica e sociale. Approvo altresì l’invito a cooperare in seno al CET su tutte le questioni riguardanti il contesto normativo applicabile alle industrie, in particolare alle PMI, seguendo l'approccio adottato nella "Legge sulle piccole imprese dell'UE" in sede di esame della legislazione avente un impatto transatlantico.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Il partenariato tra gli Stati Uniti e l’Unione europea si basa sulla condivisione di storia, cultura, interessi e valori, nonché sulla comune responsabilità nell’affrontare questioni e sfide internazionali. Con le loro economie integrate, i due partner rappresentano insieme circa la metà dell’economia globale: questo partenariato transatlantico è il motore principale della prosperità economica globale. È fondamentale delineare una strategia comune coerente in occasione di questo vertice, con nuove politiche e strumenti adatti ad affrontare le sfide legate alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro, a livello strategico ed in termini di sicurezza. Mi auguro che da questo vertice parta il messaggio che l’Unione europea e gli Stati Uniti devono cooperare, come mai in passato, alla riforma dei loro corrispettivi mercati e delle istituzioni finanziarie – imparando dagli errori della recente crisi economica e finanziaria – e alla creazione delle condizioni necessarie per la ripresa e la creazione di posti di lavoro. Invito inoltre ad avviare un dialogo aperto tra le parti in merito alle possibili soluzioni per promuovere maggiori livelli di tolleranza e rispetto della diversità all’interno delle rispettive comunità, in un contesto di rispetto generalizzato dei diritti umani fondamentali.
Lara Comi (PPE), per iscritto. – La coscienza del primato che Stati Uniti e Unione Europea rivestono nel mondo e' una responsabilità alla quale non ci possiamo sottrarre. Non si tratta di difendere prese di posizione, né dell'illusione di ostacolare processi storici con la pretesa di conservare quel primato. Si tratta, piuttosto, di far valere quei progressi di civiltà che per decenni hanno caratterizzato i nostri paesi. Il desiderio di realizzare il benessere delle popolazioni nel rispetto della democrazia, grazie al libero mercato, a condizioni lavorative più umane, a sistemi sociali ben funzionanti, e a tutte le altre conquiste che contraddistinguono i nostri Paesi, conta molto più del primato in una classifica internazionale che è in grado di fornire dati ma non di trasmettere emozioni e rappresentare la qualità della vita. Quanto detto vale non solo per ciò che concerne per la gestione delle relazioni economiche mondiali, ma anche per le questioni più delicate in materie quali la politica estera o la politica ambientale (con le sue implicazioni sulla politica industriale ed energetica). Un maggiore coordinamento oggi può generare un mondo migliore domani, e non è nostra intenzione rinunciare a realizzare tale ambizioso obiettivo.
Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. – (FR) Il legame tra gli Stati Uniti e l’Europa è unico e affonda le proprie radici nel passato. La risoluzione oggetto di voto oggi in Parlamento, che ho appoggiato, sottolinea l’importanza di una maggiore cooperazione tra le nostre due regioni e del continuo rafforzamento delle nostre relazioni, specialmente nel contesto di una crisi economica e delle minacce terroristiche all’Occidente. Accolgo favorevolmente anche il fatto che le questioni monetarie siano state incluse nella risoluzione, poiché si dimostra così il nostro desiderio di rinnovare il sistema monetario internazionale, in un momento in cui le guerre delle valute ostacolano la crescita dell’UE. Stiamo pertanto inviando ai nostri alleati sull’altra sponda dell’Atlantico un messaggio amichevole e al contempo deciso, alla vigilia del vertice del G20.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore di questa proposta di risoluzione comune sul prossimo vertice UE-USA e sul Consiglio economico transatlantico, poiché ritengo importante che la Presidenza in carica dell’UE si adoperi per ottenere, in occasione del prossimo vertice di Cancún, un impegno ambizioso da parte degli Stati Uniti. È inoltre necessaria la cooperazione di questi ultimi per promuovere una connessione più efficace tra il loro sistema per lo scambio di quote di emissioni e quello dell'UE.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione espone con chiarezza gli obiettivi del prossimo vertice e l’annunciata identificazione del “dialogo strategico” tra gli Stati Uniti e l’Unione europea.
I cambiamenti che il mondo sta affrontando – la crisi del capitalismo e l’emergenza di paesi con economie piuttosto forti, specialmente il Brasile, la Russia, l’India e la China: i cosiddetti paesi BRIC – costituiscono una seria minaccia all’egemonia imperialistica. Gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno tentando di “coordinare” delle strategie, utilizzando una vasta gamma di strumenti economici, diplomatici e militari al fine di contrastare questi sviluppi. La maggioranza in questa Aula non si allontana dalla scelta a favore del neoliberalismo; al contrario la sostiene con maggior convinzione, nella speranza che il vertice porti a compiere nuovi passi verso una maggiore “integrazione economica” e la costituzione di un “mercato transatlantico”. Tali opzioni conducono ad un maggiore sfruttamento dei lavoratori e dei cittadini, esacerbando quindi le asimmetrie economiche e sociali tra i vari paesi dell’Unione.
La via militare per accaparrarsi il controllo dei mercati delle risorse sta diventando pericolosamente sempre più importante, insieme ad una maggiore “cooperazione strategica” sulla “sicurezza transatlantica” tra gli Stati Uniti e l’Unione europea in seno alla NATO.
I cittadini hanno risposto ribellandosi alla scelta dello sfruttamento e della guerra. Riteniamo che con la manifestazione anti-NATO del 20 novembre e lo sciopero generale indetto dal sindacato CGTP-IN per il 24 novembre, i cittadini portoghesi alimenteranno ancor di più la lotta contro queste politiche.
Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. – Gentile Presidente, onorevoli colleghi, tra le due sponde dell'Atlantico è importante valorizzare le relazioni politiche ed economiche, che negli ultimi anni hanno registrato una costante intensificazione, con effetti sulla scelta degli investimenti e sulle attività delle imprese. Credo che i rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti possano ulteriormente migliorare, rafforzando, come indicato nella proposta di risoluzione, la cooperazione economica e le regole in materia di protezione dei dati personali e chiedendo alle autorità statunitensi maggiore trasparenza in materia di politica estera e di difesa. È importante che le relazioni tra le due realtà, soprattutto in materia commerciale, si intensifichino e tengano conto, da un lato, dei valori comuni e dall'altro delle posizioni contrastanti sulle quali è necessario sviluppare un dialogo costruttivo. Nel complesso considero positiva la proposta di risoluzione ed esprimerò, pertanto, un voto favorevole augurandomi che sia da impulso ad una sempre maggiore cooperazione tra questi due importanti attori della politica e dell'economia mondiale.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) L’Unione europea e gli Stati Uniti sono due regioni che sono state duramente colpite dalla crisi economica e finanziaria e, in una fase in cui gli effetti vengono ancora avvertiti, abbiamo il desiderio di ribadire, qui al Parlamento europeo, la nostra volontà di trovare una risposta comune a questa crisi ed il bisogno di potenziare la cooperazione economica, al fine di superare definitivamente questo difficile periodo. Ritengo che, a questo scopo, il completamento del mercato transatlantico entro il 2015 sia un buon modo per sviluppare ulteriormente i rapporti economici tra le nostre due regioni ed essere più forti dinanzi agli alti e bassi dell’economia globale. Oltretutto, dal momento che gli Stati Uniti e l’UE sono partner di vecchia data che condividono molti valori (democrazia, rispetto dei diritti umani), vorremmo che venisse condotta un’inchiesta transatlantica per gettare luce sui sospetti che in Iraq si sia ricorsi alla pratica della tortura. Infine, ora che la minaccia terroristica risulta sempre più evidente, mi auguro che l’Unione europea e gli Stati Uniti potranno collaborare pienamente in questo ambito senza, tuttavia, prendere misure che potrebbero entrare in modo inopportuno nella vita privata dei singoli cittadini. Questi gli aspetti che desideriamo evidenziare alla vigilia del vertice tra l’Unione europea e gli Stati Uniti.
Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) Sostengo la risoluzione sul Consiglio economico transatlantico, fatta eccezione per alcuni emendamenti proposti dal gruppo ALDE. Vorrei cogliere l’occasione per rivolgermi ad entrambi i partner transatlantici, chiedendo loro di sfruttare, senza ulteriori indugi, il pieno potenziale del Consiglio economico europeo. Quest’ultimo diverrà uno strumento essenziale per superare le barriere al libero commercio ancora esistenti e per portare a compimento, entro cinque anni, un mercato transatlantico per i liberi scambi. Solo un siffatto mercato, già promosso in diverse occasioni dal Parlamento europeo, può costituire la base per una cooperazione sul lungo termine tra Unione europea e USA. Dal punto di vista politico, gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero impegnarsi con determinazione al fine di raggiungere un accordo su un’agenda comune per la gestione delle sfide globali.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Il legame tra Unione europea e Stati Uniti rappresenta una delle relazioni più importanti per l’UE. Si tratta di un partner commerciale così importante che ogni singolo passo che possa avvicinarci e portarci a collaborare in modo più stretto è il benvenuto. Accolgo con favore la risoluzione volta ad appianare le differenze tra i due blocchi commerciali, come nel caso dell’esenzione dal visto e del PNR. La risoluzione richiede inoltre una maggiore convergenza delle riforme finanziarie su entrambe le sponde dell’Atlantico, aspetto che considero essenziale per evitare il ripetersi, in futuro, di crisi analoghe a quella che stiamo vivendo adesso.
Constance Le Grip (PPE) , per iscritto. – (FR) Appoggio la presente risoluzione, nella quale il Parlamento europeo illustra le proprie raccomandazioni al Consiglio, sul modo in cui affrontare le questioni transatlantiche nel corso del futuro vertice UE-USA. Considerando il ruolo di rilievo che l’Unione europea e gli Stati Uniti rivestono nell’economia globale, nonché l’attuale situazione economica, risulta essenziale che i due partner intensifichino la propria cooperazione, al fine di promuovere la crescita e l’occupazione. Questo il motivo per cui ho appoggiato, nello specifico, i due emendamenti orali presentati dal mio collega, l’onorevole Brok, che evidenziano l’esigenza di un migliore coordinamento delle politiche monetarie nel contesto delle relazioni transatlantiche. Questi due emendamenti dovrebbero essere presi in considerazione in relazione al dibattito che è in corso di avviamento in seno al G20 sui rischi che tutte le economie mondiali si trovano ad affrontare in conseguenza della “guerra delle valute”e di tutte quelle iniziative nazionali in materia che potrebbero sbilanciare i tassi di interesse. Andrebbe evitata ogni forma di “svalutazione concorrenziale” e di “deprezzamento concorrenziale”, poiché ostacolano la necessaria cooperazione economica e monetaria a livello internazionale.
Patrick Le Hyaric (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La risoluzione sulle relazioni transatlantiche, nella versione adottata, chiede che vi sia una relazione speciale con gli Stati Uniti. Una relazione economica speciale tramite la creazione di un mercato transatlantico entro il 2015 e una relazione politica con l’obiettivo di “difendere una causa comune”. Suddetta causa comune implica una maggiore cooperazione in Afghanistan, un’integrazione più intensa con le missioni dell’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (NATO) e una risposta positiva alla richiesta degli Stati Uniti di comunicare i dati bancari dei cittadini europei tramite l’accordo SWIFT.
Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) Per quanto riguarda la proposta di accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti sulla tutela dei dati personali, in relazione al trasferimento e all’elaborazione dei dati nel quadro della cooperazione giudiziaria e di polizia, dovremmo chiederci se sussiste un equilibrio negli interessi di entrambe le parti. A mio avviso non è così, dal momento che l’interesse da parte degli Stati Uniti a ottenere dati relativi ai cittadini europei ha la precedenza. Considerando più nel dettaglio le differenze tra i sistemi di tutela dei dati personali delle due parti, ci si rende presto conto che è pressoché impossibile concludere un accordo di questo tipo – sempre che si vogliano rispettare le norme di tutela dei dati personali sancite nella convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Oltretutto, è essenziale che, prima di avviare i negoziati su un accordo di questo tipo tra l’UE e gli USA, i regolamenti sulla tutela dei singoli individui relativamente all’elaborazione dei dati personali vengano adottati da organi, istituzioni ed altre organizzazioni dell’UE e degli Stati membri, come previsto dall’articolo 16 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La presente relazione ha l’unico pregio di raccomandare l’abolizione universale della pena di morte e richiedere che gli Stati Uniti aderiscano alla Corte penale internazionale. Per il resto è inaccettabile. Come può il Parlamento dichiararsi in favore dell’ampio mercato transatlantico, un progetto colossale condotto alle spalle dei cittadini europei? Come può accogliere favorevolmente l’accordo SWIFT, il trasferimento dei dati relativi ai codici di prenotazione (PNR), l’accordo cieli aperti tra l’Europa e gli Stati Uniti, il sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra e le istituzioni antidemocratiche alle spalle del Gruppo multidisciplinare sull'azione internazionale contro il terrorismo (GMT)? Ho votato contro questo tradimento dell’interesse generale e della democrazia.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Le relazioni UE-USA affondano le loro radici nell’impegno comune per la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani, nella lotta al terrorismo e nella prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa: sono questi i nostri interessi e valori comuni. Non possiamo dimenticare che l’Unione europea e gli Stati Uniti rappresentano quasi la metà dell’economia globale: si tratta del rapporto economico più integrato e di più vecchia data al mondo e del principale motore di prosperità economica globale. La forza delle relazioni transatlantiche e l’impegno che in esse viene profuso stanno assumendo ancora più importanza alla luce dell’attuale crisi economica e finanziaria. Per questo motivo il prossimo vertice svolge l’importante compito di potenziare ulteriormente queste relazioni, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2015.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) La risoluzione sul prossimo vertice UE-USA e il Consiglio economico transatlantico è stata elaborata al fine di rafforzare la cooperazione tra Unione europea e Stati Uniti su questioni di interesse comune. Le relazioni tra queste due regioni rappresentano una priorità per l’Unione europea. L’UE e gli USA, infatti, condividono non solo numerosi interessi e valori, come la promozione della pace, la democrazia, il rispetto per i diritti umani, l’economia di mercato e così via, ma anche il più importante legame in termini di scambi e investimenti bilaterali: l’economia transatlantica vale 4 280 miliardi di dollari. Viviamo un presente di integrazione economica sempre più profonda. L’estrema rilevanza di queste relazioni può essere avvertita anche nel contesto della cooperazione allo sviluppo considerando che, insieme, gli Stati Uniti e l’Unione europea forniscono quasi l’80 per cento degli aiuti allo sviluppo. Infine, il nostro partenariato è fondamentale per far sì che il mondo sia un luogo più stabile e che si possano affrontare le principali questioni multilaterali, quali il cambiamento climatico, l’energia, la crisi economica e finanziaria, la gestione della crisi, la cooperazione allo sviluppo, le questioni regionali, la non proliferazione, il disarmo e la sicurezza.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE), per iscritto. – (LT) L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno molti punti di contatto e svolgono un ruolo dominante nella risoluzione dei problemi internazionali. Tuttavia dobbiamo imparare dalle reciproche buone pratiche e potenziare le nostre relazioni, al fine di garantire che le nostre azioni siano efficaci rispetto a questioni quali il cambiamento climatico, un ambiente sano e la sicurezza alimentare. Il grave disastro ecologico del Golfo del Messico fa sperare che il governo statunitense assumerà le misure necessarie per garantire la giusta attenzione nei confronti dell’ambiente e si impegnerà per risolvere le sfide legate al cambiamento climatico. L’Unione europea deve svolgere un ruolo attivo in occasione della conferenza sui cambiamenti climatici di Cancún. È importante che gli Stati Uniti aderiscano a questo accordo poiché, a volte, si ha l’impressione che sarebbe più facile raggiungere un accordo con i paesi in via di sviluppo che non con gli Stati Uniti. È necessario trovare un modo per promuovere una connessione tra il sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra dell'UE (ETS) e i sistemi di scambio a livello regionale o federale degli USA. Bisogna inoltre approfondire il dialogo transatlantico sulle questioni energetiche, come ad esempio la sicurezza dell'approvvigionamento o le politiche finalizzate alla transizione verso fonti di energia a basse emissioni di carbonio. La cooperazione transatlantica riguarda anche la promozione di un ambiente sano – nuovi prodotti alimentari e l'utilizzo delle nuove tecnologie nella produzione alimentare. La società europea non è uniformemente preparata alle innovazioni ed è pertanto necessario rispettare le scelte degli altri paesi. Un partenariato UE-USA forte porterà benefici sia ad entrambe le parti che al più ampio contesto globale. Mi auguro che il prossimo vertice UE-USA ci avvicinerà a questo obiettivo.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La proposta di risoluzione include alcuni punti interessanti e l’Unione europea dovrebbe tentare di rafforzare la propria posizione negli ambiti menzionati, come la lotta alla crisi economica e finanziaria globale e la cooperazione nei settori dei trasporti e dell’industria. D’altro canto, la proposta è ancora carente rispetto alla politica estera e di sicurezza, specialmente, in riferimento alla lotta al terrorismo internazionale. Pertanto ho deciso di astenermi dalla votazione.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. – Ho votato a favore della risoluzione, in quanto la ritengo un testo giusto ed equilibrato. È importante che il Parlamento dia un segnale ed esponga la propria opinione nei confronti di un vertice importante con il nostro alleato per eccellenza. La relazioni transatlantiche hanno rappresentato da sempre un aspetto cruciale della politica estera europea. Anche in un mondo globalizzato, in cui secondo alcuni esperti l'asse da Occidente si sta spostando verso le potenze dell'Oriente, sono ancora fermamente convinto che il rapporto Unione Europea - Stati Uniti rappresenti il fulcro per la stabilità, lo sviluppo e la prosperità non solo delle due parti dell'atlantico ma per il mondo intero. Abbiamo una forte radice comune, condividiamo cultura, stili e sistemi di vita, mercati ma soprattutto siamo da sempre i porta bandiera di valori, ideali e istanze ideologiche, economiche e sociali che ci hanno posto all'avanguardia sullo scenario mondiale. Ma proprio per i nuovi equilibri e scenari mondiali ritengo sia necessario rendere maggiormente operativa la collaborazione con Washington e, per affermarsi come interlocutore credibile, è fondamentale che la UE sappia mostrare non solo un’immagine coesa ma anche la capacità di assumere impegni concreti.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato in favore di questa risoluzione poiché ritengo che:
- il CET costituisca il meccanismo più appropriato per gestire la relazione economica transatlantica e i partner dovrebbero utilizzare l’intero potenziale del CET per superare gli ostacoli esistenti all’integrazione economica e per realizzare un mercato transatlantico entro il 2015, il che costituirà una risposta positiva all'attuale crisi economica e sociale;
- il CET dovrebbe adottare un approccio più strategico al fine di affrontare le problematiche di tutte le parti interessate;
- l’approccio della "Legge sulle piccole imprese dell'UE" andrebbe esaminato, in quanto legislazione avente un impatto transatlantico;
- le strutture di governance economica e finanziaria in essere all'inizio della crisi, a livello sia globale che di Stati Uniti o di Unione europea, non abbiano conferito sufficiente stabilità al sistema finanziario mondiale; pertanto, alla luce della crescente interdipendenza economica e dei mercati finanziari, è importante che la cooperazione tra le principali economie in materia di politiche macroeconomiche e di vigilanza venga rafforzata.
Accolgo con favore anche l’invito all'Unione europea e agli Stati Uniti a cooperare con la Cina in vista di una risoluzione della controversia globale sui tassi di cambio, che non preveda il ricorso a misure protezionistiche o di ritorsione, tenendo presente che gli Stati membri dell'UE sono soggetti a pressioni di mercato diverse rispetto agli Stati Uniti, in particolare per quanto concerne i titoli sovrani e l'esistenza di un'unione monetaria.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Il rapporto che lega l’Europa e gli Stati Uniti è unico e storico. La risoluzione adottata oggi al Parlamento europeo – per la quale ho espresso un voto favorevole – sottolinea quanto sia importante potenziare la cooperazione ed intensificare il dialogo strategico tra l’UE e gli USA nel contesto della crisi economica e finanziaria e nella lotta alla minaccia terroristica Considerando l’importanza delle questioni internazionali in questo momento, è effettivamente importante fare appello ai principi, ai valori e agli interessi condivisi in modo che, in occasione del prossimo vertice UE-USA si possa progredire nella definizione di un’agenda comune ampia e varia che ci permetta di affrontare queste sfide con successo. È altresì importante sfruttare al massimo il potenziale del Consiglio economico transatlantico, al fine di superare le barriere esistenti al completamento di un mercato transatlantico entro il 2015 e di promuovere un approccio integrato in materia di supervisione e di politiche macroeconomiche e nel settore delle relazioni commerciali di UE e USA con i paesi terzi.
Robert Rochefort (ALDE), per iscritto. – (FR) Le relazioni transatlantiche sono fondamentali per l’Europa ed io ho sostenuto la presente risoluzione sulle priorità future per il prossimo vertice UE-USA. Nel caso della governance globale, in particolare, andrebbero intensificati gli sforzi volti all’attuazione dell’agenda di riforme delle Nazioni Unite. Oltretutto, relativamente alle emissioni di gas a effetto serra, è essenziale definire un sistema ambizioso e vincolante per il periodo successivo al 2012. Inoltre, per quanto riguarda la stabilità finanziaria, la comparabilità dei principi contabili internazionali è fondamentale ed è necessario compiere dei progressi in questo ambito. Gli standard normativi introdotti in un settore devono inoltre rappresentare un punto di riferimento per altri ambiti, in modo da incrementare sempre più il numero di norme finanziarie internazionali.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Nel corso dell’ultima votazione ho deciso di astenermi dal voto. Uno dei principali aspetti positivi della presente risoluzione (sul quale non vi è un accordo unanime in seno al mio gruppo), che vale la pena evidenziare, è contenuto nel paragrafo 29, laddove il Parlamento dichiara che gli impegni internazionali assunti in relazione agli OSM, la cui attuazione in molti casi presenta un ritardo rispetto al calendario previsto, potranno essere rispettati solo se i paesi industrializzati manterranno le proprie promesse e verseranno lo 0,7 per cento dei rispettivi PIL a favore dell'APS entro il 2015. Il Parlamento invita pertanto l'UE, gli Stati Uniti e gli altri donatori internazionali a onorare i propri impegni e ad adottare apposite misure per accelerare i progressi in vista del conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015.
Geoffrey Van Orden (ECR), per iscritto. – (EN) Nei prossimi decenni continueremo ad assegnare alle relazioni tra il Regno Unito e gli altri paesi europei da una parte e gli USA dall’altra la massima priorità strategica. In alcuni ambiti, l’UE potrebbe fornire un contributo utile. Questi i motivi per cui sostengo la risoluzione sulle relazioni UE-USA. Tuttavia, non sono convinto del valore della PSDC e ritengo che sia necessario potenziare le politiche relative all’Iran.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) I requisiti di sicurezza per il trasporto aereo hanno indotto l’Unione europea a sottoscrivere accordi con diversi Stati per lo scambio di dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR). Il trattato di Lisbona rende inoltre vincolante la Carta dei diritti fondamentali, proteggendo in tal modo i dati personali dei cittadini europei. Quando giunge il momento di rinnovare tali accordi di scambio, il Parlamento è chiamato ad approvare qualsiasi nuovo accordo negoziato. In merito vi sono due requisiti in conflitto. Da un lato, la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, promossa dai nuovi mezzi di comunicazione, e, dall’altro, la tutela della privacy e delle libertà fondamentali che questi stessi mezzi di comunicazione mettono a repentaglio. Ritengo importante manifestare il mio sostegno al presente testo che perpetua la cooperazione transatlantica contro la criminalità organizzata e il terrorismo, dedicando nel contempo un ampio capitolo alle garanzie necessarie per le libertà dei cittadini europei.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Appoggio la risoluzione. Gli atti di terrorismo che hanno sconvolto il globo e la crescente criminalità organizzata nel campo degli stupefacenti e del traffico di esseri umani richiedono maggiori sforzi per combattere tali organizzazioni e il terrorismo. Affinché tali azioni funzionino, devono andare di pari passo con scambi di dati più efficaci, mirati e veloci sia all’interno dell’Europa che nel mondo. Il principale problema resta tuttavia la questione della protezione dei dati personali, garantendo che tali dati non siano usati per scopi diversi dalla prevenzione, dallo svolgimento di indagini o dall’identificazione di reati penali. A mio parere, la Commissione deve assicurare che qualsiasi accordo o misura sul trasferimento dei dati personali superi la prova della proporzionalità legale e tuteli la riservatezza dei dati personali. In quanto istituzione che rappresenta i cittadini, in tale processo il Parlamento europeo deve essere tenuto al corrente dalla Commissione di tutti gli aspetti che riguardano il trasferimento di dati personali in maniera da poter esprimere la propria posizione sugli accordi previsti. In questo modo, potremo trovare soluzioni ottimali affinché i dati dei nostri cittadini vengano usati soltanto secondo norme rigorose e si garantisca la protezione dei loro dati personali.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Il Parlamento intende rafforzare la protezione dei dati nel trasferimento dei cosiddetti dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) a istituzioni di paesi terzi. È molto importante che l’uso dei dati personali sia efficace, l’utilizzo delle informazioni sia sufficientemente flessibile e consenta la salvaguardia della privacy dei cittadini. Il Parlamento chiede che sia elaborato un modello standard per i dati dei passeggeri e si garantisca che i dati siano trasferiti ed elaborati a fini di prevenzione, svolgimento di indagini e individuazione o incriminazione di reati penali, tra cui il terrorismo. È estremamente importante che i dati PNR non siano usati per estrapolazione di dati o creazione di profili e l’analisi dei dati non sia semplicemente affidata a un sistema elettronico, bensì alla decisione umana. Alla luce di ciò, è fondamentale collaborare e scambiare informazioni con istituzioni competenti e indipendenti per garantire che prendano decisioni autonome ed efficaci sul trasferimento dei dati personali.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Per combattere il terrorismo, tutti i cittadini sono potenziali terroristi e, pertanto, i loro dati sono registrati in violazione dei diritti umani fondamentali e delle garanzie istituzionali in essere per assicurare che siano rispettati. Purtroppo, gli emendamenti proposti dal gruppo GUE/NGL che avrebbero migliorato in qualche modo tali aspetti sono stati respinti. Per questo ho votato contro la proposta.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − La libertà è uno dei principi-cardine su cui questo Parlamento si fonda. Tale valore rappresenta la base su cui sono costruite le Istituzioni Europee, la fonte di energia che permette al mercato di dare la spinta necessaria ad un'economia variegata e complessa, il respiro dei nostri cittadini che si spostano, per studio o lavoro, per le città di quelli che un tempo erano luoghi da raggiungere con il passaporto e magari con un visto. La sua importanza non è pertanto in discussione. La questione che questa relazione mette in evidenza è piuttosto il suo rapporto con la sicurezza. Il problema non è di facile soluzione. Le informazioni vanno infatti raccolte, analizzate nelle giuste sedi e occorre prestare attenzione al fine di evitare gli abusi. Il controllo di tale meccanismo deve essere continuo, costante e non deve consentire fughe. Non si può permettere che i cittadini percepiscano la volontà di accantonare la libertà, cosi' come non si può permettere che si faccia leva su di essa per mettere in pericolo la sicurezza del popolo europeo. Ritengo che la relazione prospetti un ottimo compromesso per il bilanciamento tra i due contrapposti principi.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Apprezzo l’adozione della risoluzione parlamentare sull’approccio globale ai trasferimenti di dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) a paesi terzi e sulle raccomandazioni della Commissione al Consiglio per autorizzare l’avvio di negoziati tra l’Unione europea, l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti, per la quale ho votato a favore. È un approccio che individua il giusto equilibrio tra i requisiti di sicurezza degli Stati membri dell’Unione europea e il rigoroso rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini. I codici di prenotazione costituiscono un database estremamente sensibile, che pertanto va tutelato per evitare ogni sorta di danno arrecato a coloro i cui nomi vi figurano. Ritengo importante per noi garantire, nell’ambito dei negoziati sull’accordo con Stati Uniti, Australia e Canada, che i dati non possano essere usati per creare profili estrapolando talune informazioni dal database. Concordo nell’affermare che sussiste una differenza tra la valutazione dei rischi per la sicurezza e la creazione di profili che possono dimostrarsi falsi, basati su un’erronea interpretazione dei dati. Spero che gli accordi che la Commissione negozierà con i corrispondenti paesi risponderanno ai requisiti della risoluzione.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Nell’attuale era digitale, la protezione dei dati, il diritto all’autodeterminazione per quanto concerne le informazioni, i diritti personali e il diritto alla privacy sono diventati valori che svolgono un ruolo vitale e devono essere salvaguardati con particolare cautela. Ciò premesso, ritengo che l’Unione debba rispettare e promuovere un principio fondamentale nelle politiche di protezione dei dati e ogni accordo o misura politica debba anche superare la prova della proporzionalità legale, dimostrando che mira a conseguire gli obiettivi del trattato.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato decisamente a favore di quanto propone l’odierna proposta di risoluzione. Nel nome della lotta e della prevenzione della minaccia globale del terrorismo e altre forme di criminalità transnazionale, apprezzo questa iniziativa e lo spirito di collaborazione e impegno tra Unione europea, Stati Uniti, Australia e Canada. Nondimeno, ritengo che la proporzionalità costituisca un principio fondamentale della politica di protezione dei dati. Pertanto, l’obiettivo degli accordi di garantire che il trasferimento dei dati sia in linea con gli standard europei in materia di protezione dei dati deve essere risolutamente rispettato e difeso. Vorrei altresì sottolineare l’importanza dell’avvio di negoziati su un accordo in merito al trasferimento e alla protezione dei dati personali con gli Stati Uniti nel contesto di una maggiore collaborazione politica e legale. Vorrei tuttavia ribadire che la necessità e la proporzionalità sono principi basilari fondamentali per garantire l’efficacia della lotta al terrorismo.
Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. – (FR) Il trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) è un elemento importante della lotta al terrorismo e alla criminalità transnazionale. Tuttavia, il numero di paesi che chiedono trasferimenti di dati PNR da parte delle linee aeree sta costantemente aumentando, per cui occorre un’attenta sorveglianza per garantire che le informazioni personali dei cittadini europei non siano usate per scopi che non siano quelli per i quali sono state raccolte e il loro trasferimento sia in linea con gli standard europei in materia di protezione dei dati. Sostengo dunque pienamente la risoluzione adottata oggi dal Parlamento europeo, che è volta a fornire un quadro rigoroso per il trasferimento dei dati dei passeggeri a paesi terzi. Tali paesi dovranno fornire garanzie quanto all’uso, alla conservazione e alla raccolta di detti dati, garanzie che dovranno evitarne l’abuso e assicurare il rispetto dei diritti dei nostri cittadini.
Harlem Désir (S&D), per iscritto. – (FR) Per garantire costantemente la sicurezza del trasporto internazionale, specialmente di fronte al rischio posto dal terrorismo, è fondamentale che i paesi possano scambiarsi informazioni sui passeggeri, i cosiddetti dati PNR, raccolti dalle compagnie aeree. È tuttavia giusto ed essenziale garantire che tali disposizioni non mettano a repentaglio le libertà fondamentali dei cittadini né comportino discriminazione ai danni di alcuni basata sull’origine o il credo religioso. Per questo la protezione dei dati personali deve essere garantita in maniera migliore. Il Parlamento europeo ha una richiesta chiara da formulare prima che la Commissione intraprenda i negoziati sui metodi di scambio dei dati PNR con Stati Uniti, Canada e Australia: la protezione dei dati personali è un tema troppo delicato perché tali negoziati siano condotti esclusivamente tra Stati membri, a porte chiuse. Devono svolgersi in maniera trasparente, a livello europeo. È necessario che i dati trasferiti siano utilizzati soltanto entro un contesto rigorosamente definito e non siano trasferiti a un paese terzo. Molti tipi di informazioni dovranno essere esclusi dai dati che possono essere raccolti, in particolare le informazioni legate all’origine e al credo religioso.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) La protezione dei dati personali è un tema delicato nelle relazioni UE-USA, come nel caso dell’accordo sul trasferimento dei dati bancari (accordo SWIFT). Un accordo generale UE-USA sulla protezione dei dati è attualmente in discussione, come un nuovo accordo sullo scambio di dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR). Attraverso il nostro voto odierno sulla risoluzione comune, il Parlamento ha ribadito la sua richiesta che i dati PNR raccolti non possano in alcuna circostanza essere usati a fini di estrapolazione o creazione di profili. Infine, il Parlamento esorta nuovamente la Commissione a fornire prove concrete del fatto che la raccolta, la conservazione e l’elaborazione dei dati PNR siano necessarie e la invita a ipotizzare alternative meno intrusive. Se il Parlamento non dovesse essere seguito, avrà la possibilità di ricorrere al suo diritto di veto.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore del documento perché ritengo che l’Unione europea debba avere una visione unita rispetto alla firma di futuri accordi concernenti i dati PNR. Ciò contribuirà a garantire una maggiore protezione dei dati personali e della privacy, promuovendo nel contempo l’uso di tali dati per la lotta al terrorismo e ai principali fenomeni di criminalità transfrontaliera.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché ritengo che la raccomandazione della Commissione al Consiglio di autorizzare l’avvio di negoziati sugli accordi tra Unione europea, Australia, Canada e Stati Uniti sul trasferimento e l’uso dei dati PNR sia importante. Tali accordi dovrebbero garantire che la volontà di combattere il terrorismo e la criminalità non rimetta in discussione la salvaguardia delle libertà civili e dei diritti fondamentali, non da ultimo il diritto alla privacy, l’autodeterminazione per quanto concerne le informazioni e la protezione dei dati.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) I dati personali, la loro protezione e il diritto individuale a tale protezione sono temi che hanno sempre più suscitato l’interesse dei decisori politici e della stessa società civile. I mezzi tecnologici disponibili pongono una sfida notevole al rispetto della privacy individuale. Anche tale concetto è stato rimesso in discussione dalla crescente esposizione volontaria e involontaria a cui gli europei ora sono soggetti. Gli europei si stanno altresì scontrando con la tensione crescente tra diritto alla privacy del singolo e il diritto alla sicurezza della collettività. Tutti questi temi hanno assunto proporzioni preoccupanti dall’11 settembre 2001 e restano attuali. Il terrorismo e altre forme di criminalità organizzata oggi sono combattuti tramite scambi di informazioni rapidi ed efficaci tra agenzie di sicurezza, anziché dalle forze di polizia convenzionali. Senza tali scambi, saremmo esposti ad attività criminali transfrontaliere concertate senza possibilità di rispondervi adeguatamente. Per tutti questi motivi ritengo fondamentale avviare negoziati con i nostri partner in maniera da poter affrontare insieme i pericoli collettivi e garantire che i dati scambiati tra le parti siano conformi ai principi di adeguatezza e proporzionalità rispetto agli scopi previsti.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presente risoluzione asseconda la dinamica innescata dagli Stati Uniti in merito alla lotta contro la “minaccia del terrorismo”, cercando anche di coinvolgervi gli Stati membri dell’Unione europea. Anziché combattere le cause che sono alla radice del problema, si sta tentando di sfruttare questa minaccia come pretesto per imporre restrizioni inaccettabili ai diritti, alle libertà e alle garanzie degli europei. I responsabili di questa capitolazione del Parlamento europeo, che contrasta con le posizioni assunte in passato, ora stanno cercando di stemperarla richiamando presunti principi di “proporzionalità” e “necessità”, sempre discutibili e la cui valutazione è soggettiva. L’argomentazione secondo cui adesso vi sarebbero dati PNR trasferiti a paesi terzi senza alcun tipo di controllo non regge. Se i dati sono utilizzati o elaborati in maniera impropria, è necessario indagare, riferire in merito e combattere risolutamente il fenomeno. L’odierna risoluzione rappresenta una capitolazione che cerca soltanto di spacciare per legale qualcosa che al momento è soltanto ai limiti della legalità.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione sulla strategia completa concernente il trasferimento dei dati dei passeggeri di compagnie aeree a paesi terzi perché è necessario predisporre un quadro giuridico vincolante per tali trasferimenti, sempre più spesso utilizzati nell’ambito della lotta al terrorismo. Durante la preparazione del negoziato con Stati Uniti, Canada e Australia, il Parlamento ha stabilito una serie di condizioni, chiedendo tra l’altro che i dati non vengano utilizzati a fini di creazione di profili e i negoziati si svolgano in assoluta trasparenza rispetto al Parlamento. Inoltre, i deputati devono poter sorvegliare la situazione da vicino. La protezione della privacy è un tema delicato, che non va sacrificato nel nome di un’altra esigenza, la lotta al terrorismo. Come ha fatto nella negoziazione dell’accordo SWIFT, il Parlamento riuscirà a salvaguardare la privacy dei cittadini.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione sulla strategia esterna dell’Unione in merito ai dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) perché credo che stipulare accordi che consentano il trasferimento di dati PNR tra Unione europea, Canada, Stati Uniti e Australia sia della massima importanza per la sicurezza internazionale. Apprezzo pertanto la raccomandazione della Commissione in merito all’avvio di negoziati al fine di sottoscrivere tali accordi. È infatti evidente da diversi anni ormai che lo scambio di tali dati contribuisce alla lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionale. Questi trasferimenti internazionali di dati PNR offrono alle agenzie preposte all’applicazione della legge nei nostri paesi preziosi strumenti per combattere la minaccia terroristica. Devo inoltre sottolineare che il nuovo approccio globale ai dati PNR presentato dalla Commissione in ottobre e volto a introdurre criteri generali specifici per tutti gli accordi PNR è, a mio giudizio, molto positivo in quanto creerà un quadro più strutturato e coerente per tali accordi e fornirà garanzie notevoli in termini di protezione dei dati personali.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La presente risoluzione contraddice totalmente quella adottata dall’Aula in maggio “accogliendo” la proposta formulata dalla Commissione in settembre, proposta che avalla il trasferimento di dati PNR a paesi terzi e non contiene garanzie soddisfacenti quanto al modo in cui i dati saranno utilizzati. Quel che è peggio, ritiene giustificabile la conservazione di tali dati per un periodo di tempo illimitato al fine di creare profili. Qual è il senso delle tirate benpensanti della risoluzione contro una prassi che è al centro di un progetto che sostiene? Ho votato contro la risoluzione, che viola il diritto di qualunque essere umano al rispetto dei propri dati personali.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) I dati PNR sono un’altra arma nella lotta al terrorismo. Secondo il trattato di Lisbona, il Parlamento deve contribuire a elaborare una nuova strategia esterna per quanto concerne la negoziazione di un nuovo accordo PNR tra Unione europea, Stati Uniti, Australia e Canada. Grande sostenitrice della lotta al terrorismo, l’Unione è pronta a negoziare qualsiasi accordo che possa rivelarsi efficace in tale lotta. Tuttavia, l’Unione non metterà a repentaglio le libertà civili e i diritti fondamentali.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Sono pienamente a favore dell’obiettivo di prevenire e combattere il terrorismo e altre forme gravi di criminalità transnazionale. Sempre più paesi utilizzano i dati dei passeggeri a questo scopo. Nell’era digitale, tuttavia, è fondamentale prestare particolare attenzione all’applicazione e alla protezione delle libertà civili e dei diritti fondamentali, tra cui il diritto alla privacy e alla protezione dei dati. I principi essenziali che devono assumere la priorità in tale ambito sono la necessità e la proporzionalità. La raccolta di dati dei passeggeri non deve soltanto essere utile, bensì anche necessaria. Il principio della proporzionalità deve anche essere invocato per evitare che le misure previste vadano oltre quanto necessario per conseguire gli obiettivi stabiliti. È dunque fuori discussione l’uso dei dati a fini di estrapolazione o creazione di profili. Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ha dato un contributo importante agli sforzi profusi per concludere tali accordi, e pertanto deve essere pienamente e regolarmente ragguagliato in merito agli sviluppi nel campo dei dati PNR.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Negli ultimi anni, i diritti fondamentali sono stati sempre più limitati nell’ambito della cosiddetta guerra al terrorismo. La filosofia su cui tale scelta si basa è molto discutibile. Mentre i passeggeri vengono perquisiti fin quasi all’abbigliamento intimo e non possono portare con sé lime per unghie né deodoranti nel bagaglio, i controlli sulle merci sono spesso lasciati alle stesse compagnie di spedizione. Se la situazione in futuro deve cambiare, è importante preservare l’equilibrio tra libertà e sicurezza. Nel caso dei controlli di sicurezza dei passeggeri, tale equilibrio è già stato perso e, pertanto, man mano che scemerà l’isteria che circonda il terrorismo, le regolamentazioni si allenteranno nuovamente. Altrettanto opinabili sono la necessità dell’FBI di conoscere nome, residenza, indirizzo e-mail, numero di carta di credito e numero di bagagli di coloro che si recano negli Stati Uniti e l’eventualità che tali dati siano conservati per un periodo fino a 15 anni. Le informazioni dovrebbero essere conservate soltanto in pochi casi eccezionali. Se i diritti fondamentali sono violati per creare un senso di sicurezza, la violazione deve essere quanto più limitata possibile e i diritti degli interessati devono essere rafforzati. Purtroppo, al momento è improbabile che ciò accada e, pertanto, ho votato contro la proposta.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) È vero che la valutazione e l’elaborazione dei dati PNR a livello internazionale possono contribuire alla lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Accordi di questo genere, però, possono spesso causare problemi in termini di protezione dei dati. Il Parlamento europeo deve dunque assumere un approccio coerente in merito (analogamente a quanto avvenuto nel caso di SWIFT) per salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini europei. Esiste attualmente una serie di regolamenti che disciplinano il trasferimento di dati PNR a paesi terzi con i quali l’Unione ha stipulato accordi. Quanto maggiore è il numero di paesi che richiedono tali dati, tanto maggiore è il rischio che i diversi sistemi abbiano un impatto negativo sulla chiarezza giuridica, la protezione dei dati personali e i costi per le compagnie aeree. L’Unione deve pertanto introdurre in maniera omogenea standard di sicurezza elevati, che garantiscano in futuro un approccio coerente. Questo mi aspetto da una strategia europea efficiente in materia di politica estera per il trasferimento di dati PNR. L’odierna proposta di risoluzione non lo garantisce, ragion per cui ho votato contro.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, cari Colleghi, condivido gli obiettivi che la Commissione si propone con la sua comunicazione. Occorre rendere trasparenti e comprensibili le motivazioni che rendono necessario ed utile, a fini di sicurezza, l’utilizzo e lo scambio di dati PNR con i Paesi terzi. Nel contempo, bisogna dimostrare che si ha piena consapevolezza delle implicazioni che tali attività possono avere sulla vita privata e della necessità che esse siano inquadrate in un set di regole uniformi, conoscibili e rigorose di protezione dei dati personali, da far valere anche quando questi vengono trasmessi ad altri Paesi. L’utilizzo e lo scambio del dato PNR non solo offriranno maggiore sicurezza ai cittadini, ma faciliteranno anche la loro vita ed i loro spostamenti transfrontalieri. Con i dati PNR è possibile ridurre notevolmente i controlli di polizia, concentrando la sorveglianza solo su coloro per i quali emergono motivi fattuali di effettivo rischio e dispensando gli altri da inutili verifiche e ispezioni.
Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. – (EL) Oggi il Parlamento europeo ha votato in plenaria a favore di una proposta di risoluzione in merito alla rinegoziazione degli accordi PNR e all’adozione di rigorosi criteri per la trasmissione di dati al fine di ottenere la sicurezza dei passeggeri, pur nel rispetto, come sempre, dei dati personali. Il principale obiettivo è raccogliere, trasmettere ed elaborare i dati PNR su base limitata in maniera che non possano essere utilizzati per estrapolazioni e creazione di profili.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sui dati PNR nell’ambito della strategia estera dell’Unione europea perché, stabilendo una serie di principi comuni di base per gli accordi con paesi terzi, salvaguarda gli standard europei in materia di protezione dei dati. Nel contempo, questa proposta di risoluzione risponde agli obiettivi di rispetto della legge e rafforzamento della sicurezza, non da ultimo la lotta al terrorismo.
Contemporaneamente, il Parlamento europeo ribadisce la sua richiesta di essere tenuto al corrente di tutti gli sviluppi corrispondenti in tale ambito e svolge un ruolo attivo, che è la sua prerogativa.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) È impossibile combattere il terrorismo e altre forme di criminalità transnazionale e organizzata senza uno scambio di dati che sia più efficace, mirato e rapido, sia all’interno dell’Europa sia a livello internazionale. Ciò rende essenziale che le misure di sicurezza adottate non compromettano la tutela delle libertà civili e delle libertà fondamentali o il massimo rispetto possibile per la privacy e la protezione dei dati. Conformemente al principio di proporzionalità, pertanto, sarà importante garantire che siano raccolti ed elaborati soltanto i dati indispensabili ai fini della sicurezza.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Diversi gruppi hanno convenuto in merito al testo che fondamentalmente richiama la volontà del Parlamento di combattere il terrorismo e la criminalità organizzata e transnazionale, nonché al tempo stesso la sua ferma convinzione che sia necessario salvaguardare le libertà civili e i diritti fondamentali, tra cui il diritto alla privacy, all’autodeterminazione per quanto concerne le informazioni e alla protezione dei dati. Il Parlamento ribadisce che la necessità e la proporzionalità, principi sanciti dall’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani e dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, sono essenziali per garantire l’efficacia della lotta al terrorismo. Il Parlamento apprezza la comunicazione della Commissione sull’approccio globale ai trasferimenti di dati PNR a paesi terzi e accoglie con favore la raccomandazione della Commissione al Consiglio di autorizzare l’avvio di negoziati per accordi tra Unione europea, Australia, Canada e Stati Uniti sul trasferimento e l’uso di dati PNR per prevenire e combattere il terrorismo e altre forme gravi di criminalità transnazionale. Il Parlamento apprezza altresì la decisione del Consiglio di intraprendere contemporaneamente tutti i negoziati, pur riconoscendo che la loro durata può variare.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Il 21 settembre 2010, la Commissione europea ha presentato il proprio approccio globale ai trasferimenti di dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) a paesi terzi. Lo scopo di trasferire ed elaborare dati, come le informazioni della prenotazione, il numero di posto a sedere, i dettagli sul bagaglio, l’itinerario e il tipo di pagamento, è prevenire, svolgere indagini, individuare o perseguire reati penali, tra cui reati terroristici, nel quadro della cooperazione giudiziaria e di polizia sulle questioni penali. Tale “approccio globale” è volto a fungere da linea guida per i futuri negoziati con paesi terzi. I negoziati con Stati Uniti, Canada e Australia saranno avviati a breve e altri Stati hanno manifestato intenzioni analoghe. La proposta di risoluzione del Parlamento europeo conferma nuovamente l’importanza del principio della proporzionalità. L’esigenza di sicurezza e quella di libertà hanno un equilibrio delicato. Esortiamo la Commissione a fornire prove tangibili del fatto che la raccolta, la conservazione e l’elaborazione di dati PNR siano necessarie per ciascuno degli scopi dichiarati e a svolgere un’analisi adeguata delle possibili alternative. Il Parlamento europeo è dell’avviso che i dati PNR non debbano in alcun caso essere utilizzati per estrapolazioni o creazione di profili.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente proposta di risoluzione a favore dei partenariati per l’innovazione perché li ritengo un elemento essenziale delle azioni intraprese nell’ambito di tale iniziativa faro. Nell’attuale clima di austerità dei bilanci pubblici, notevole cambiamento demografico e crescente concorrenza a livello globale, la competitività dell’Europa e, soprattutto, il nostro futuro tenore di vita dipendono dalla nostra capacità di integrare l’innovazione in prodotti, servizi, aziende, modelli e processi sociali. Ritengo pertanto fondamentale che l’innovazione sia stata posta al centro della strategia Europa 2020. L’innovazione è il nostro migliore strumento per raccogliere le importanti sfide sociali con le quali ci stiamo confrontando, come il cambiamento climatico, la penuria di energia e risorse, la salute e l’invecchiamento. È essenziale che le risposte date a tali sfide contribuiscano a creare un’Europa equa dal punto di vista della sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Apprezzo l’iniziativa “Unione dell’innovazione”, il cui scopo è integrare l’Europa in termini di innovazione collaborando in maniera coordinata a livello regionale, nazionale ed europeo. Plaudo ai partenariati europei per l’innovazione, concetto innovativo volto a creare sinergie tra le iniziative esistenti e, potenzialmente, nuove iniziative comunitarie e degli Stati membri nel campo dell’innovazione. Accolgo con favore il tema proposto per questo primo partenariato pilota: invecchiamento attivo e in buona salute. Alcune delle sfide sociali più impegnative con le quali l’Europa è chiamata a confrontarsi, come l’invecchiamento della popolazione, richiedono una radicale innovazione che abbracci diversi settori. Reagire all’invecchiamento implica cambiamenti a tutti i livelli, dal diritto al lavoro e alla pensione, ai nuovi modelli di servizi, tra cui le nuove forme di automedicazione e i nuovi tipi di alloggio. La lotta contro nuovi rischi e disparità richiede approcci innovativi in campo sociale, non soltanto attraverso l’introduzione di nuova tecnologia, ma anche attraverso organizzazioni innovative. Mi rivolgo alla Commissione affinché garantisca i fondi per i partenariati, riunendo allo scopo le risorse dell’Unione europea, degli Stati membri, delle regioni e di altri attori pubblici e privati, secondo criteri chiari e trasparenti.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Il potenziale europeo di innovazione va sfruttato appieno. Questa non può essere solo una dichiarazione di principio, ed è per me motivo di soddisfazione che si sia finalmente giunti ad una proposta come quella in oggetto. Molte energie ed idee che, di per sé, restano astratte, possono ora far parte di un sistema e giungere a realizzazione per soddisfare dei bisogni specifici. I temi sono di grande attualità, e bisogna adoperarsi affinché tutti gli operatori interessati partecipino. In particolare, valuto positivamente l'alleggerimento degli oneri burocratici e il coinvolgimento attivo delle PMI, che contengono una spinta innovativa bisognosa solo di essere liberata a beneficio della comunità intera. Resta solo da augurarsi che il progetto venga attuato in maniera adeguata.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) La risoluzione del Parlamento sui partenariati europei per l’innovazione nell’ambito dell’iniziativa faro “Unione dell’innovazione” è un’iniziativa specifica volta a elaborare una politica europea integrata in materia di innovazione. Ciò che rende tutto particolarmente importante è la necessità di riconoscere che non abbiamo conseguito tutti i nostri obiettivi stabiliti nel programma di Lisbona dal 2000. L’innovazione e l’espansione del settore della ricerca e dello sviluppo devono essere infatti uno dei volani della futura crescita economica. Apprezzo l’introduzione del concetto innovativo di partenariati europei per l’innovazione, inteso a generare sinergie tra le attuali iniziative in materia di innovazione. Dobbiamo inoltre monitorare da vicino come si svilupperà il primo programma pilota in tale ambito perché riguarda un tema che interessa l’intera Europa: l’impatto dell’invecchiamento della popolazione e l’allungamento della vita lavorativa. Ho votato a favore dell’adozione della risoluzione, tenuto anche conto degli ulteriori ambiti che saranno affrontati una volta che il progetto pilota sarà stato valutato, temi che sono di interesse generale.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della risoluzione perché ritengo che il principio dei partenariati per l’innovazione nel settore pubblico e privato possa promuovere le attività di ricerca e innovazione e contribuire a rilanciare la domanda in una situazione di crisi, oltre a svolgere un ruolo importante per il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 in termini di creazione di un’economia più competitiva e una società più equa ed ecologica.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) I partenariati europei per l’innovazione sono un concetto rivoluzionario volto a creare sinergie tra le iniziative esistenti e, potenzialmente, nuove iniziative europee e degli Stati membri nel campo dell’innovazione, oltre a massimizzare e accelerare l’ottenimento di risultati e benefici per la società. Sono dunque uno strumento importante in un momento in cui gli Stati membri stanno combattendo con notevoli problemi economici, ambito nel quale ritengo che un impegno nei confronti dell’innovazione possa rappresentare una strategia efficace. Accolgo con favore il tema proposto per questo primo partenariato pilota: invecchiamento attivo e in buona salute. Dato che la popolazione europea invecchia, e questo viene visto come un fattore negativo, è importante che l’Europa sia in grado di fare buon uso del suo capitale umano, specialmente gli anziani, che hanno più esperienza e, spesso, importanti conoscenze da trasmettere.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Il concetto di partenariato europeo per l’innovazione è una parte fondamentale degli impegni assunti nell’ambito dell’iniziativa faro. Il gruppo del quale faccio parte al Parlamento europeo, il gruppo S&D, avalla incondizionatamente il partenariato pilota europeo per l’innovazione “Invecchiamento attivo e in buona salute” e formula suggerimenti per due ulteriori partenariati negli ambiti che beneficerebbero immediatamente dal valore aggiunto creato.
Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto. – (PL) Sono stata lieta di udire l’esito dell’odierna votazione sulla proposta di risoluzione concernente i partenariati per l’innovazione. Penso che il lavoro su tale documento ci abbia portato a sviluppare una posizione ambiziosa e inequivocabile. L’iniziativa “Unione dell’innovazione” è estremamente rilevante e, al momento, rappresenta il tentativo più concreto di elaborare una politica europea integrata in materia di innovazione. Vorrei sottolineare che è importante tenere conto della strategia Europa 2020 nel nostro lavoro perché tale strategia prevede una maggiore attenzione in futuro per la ricerca, l’innovazione e l’istruzione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’innovazione è uno dei volani dell’economia e apporterà un contributo decisivo alla realizzazione della strategia Europa 2020. I partenariati di cui si parla nella proposta di risoluzione potrebbero essere strumentali in tal senso, in quanto creano importanti sinergie per massimizzare e accelerare i processi di innovazione. Mi sembra anche importante che il progetto pilota sia dedicato al tema dell’invecchiamento attivo e in buona salute, poiché l’invecchiamento della popolazione europea è un’innegabile realtà. L’Unione europea deve inoltre continuare a sostenere altri ambiti di innovazione, nonostante la crisi finanziaria che stiamo vivendo, perché senza innovazione non riusciremo a conseguire gli ambiziosi obiettivi già dichiarati per l’Unione nella strategia Europa 2020.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) L’iniziativa “Unione per l’innovazione” è una strategia di innovazione promossa ai massimi livelli politici, una delle iniziative centrali della strategia Europa 2020. L’idea che sta alla base di tale iniziativa è consentirci di raccogliere le future sfide, come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare ed energetica, la salute e l’invecchiamento della popolazione, in maniera appropriata e innalzarle a livello transnazionale al fine di gestire più efficacemente i blocchi derivanti da problemi finanziari, mercati e sistemi di ricerca frammentati, sostegno inadeguato all’innovazione nei contratti pubblici e lentezza nella standardizzazione. Ho votato a favore della risoluzione perché un concetto comune come quello dei partenariati per l’innovazione porterà benefici a tutti gli Stati membri.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Il vantaggio del nuovo concetto di partenariato per l’innovazione sta nell’ambito chiaramente definito e nelle sfere di responsabilità ben delineate per i vari partner coinvolti, oltre a prevedere una tempistica precisa per la realizzazione dei singoli progetti, unitamente a obiettivi raggiungibili e misurabili. Il concetto prevede inoltre procedure amministrative semplificate per l’attuazione dei progetti e il miglioramento della divulgazione dei risultati delle ricerche. Ho pertanto votato a favore del documento.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché ritengo che nel clima attuale i partenariati per l’innovazione costituiscano uno strumento importante per costruire un’Europa sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Apprezzo inoltre la scelta del tema per il primo partenariato: invecchiamento attivo e in buona salute.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Con l’adozione di questo testo, il Parlamento afferma che l’iniziativa “Unione dell’innovazione” è sinora la più significativa e un concreto tentativo di elaborare una politica europea integrata in materia di innovazione, il cui successo dipende da una cooperazione coordinata a livello regionale, nazionale ed europeo con il massimo coinvolgimento di tutti i corrispondenti attori a ogni livello. I partenariati europei per l’innovazione rappresentano un concetto innovativo volto a creare sinergie tra le iniziative esistenti e, ove del caso, nuove iniziative europee e degli Stati membri nel campo dell’innovazione, massimizzando e accelerando l’ottenimento di risultati e benefici per la società. Il Parlamento accoglie pertanto con favore il primo tema proposto per un partenariato europeo per l’innovazione, l’invecchiamento attivo e in buona salute, nonché l’approccio suggerito dalla Commissione di attuare un progetto pilota per sperimentare il formato più idoneo per tali partenariati prima di intraprenderne di nuovi, ed esorta la Commissione, nell’attuazione del primo progetto pilota sull’invecchiamento attivo e in buona salute, a includere l’innovazione sociale, che conduce a una migliore qualità della vita, previene le malattie, migliora le reti sociali nel settore pubblico e tra le parti sociali e promuove l’introduzione di nuove tecnologie a sostegno della qualità della vita.
Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto. – (PL) In un momento in cui stiamo superando la crisi e ci stiamo confrontando con le nuove sfide che attendono l’Unione dopo il 2013, l’innovazione è uno degli strumenti più importanti, se non il più importante, per consolidare la posizione dell’Unione nel mondo. L’uso innovativo delle risorse può dimostrarsi uno dei metodi migliori per eliminare le disparità tra Stati o regioni, contribuendo anche alla preservazione della diversità di tali aree attraverso l’uso delle buone prassi e dell’esperienza di altre parti. Lo sviluppo di nuovi tipi di produzione o servizi e l’uso innovativo delle risorse contribuirà allo sviluppo razionale ed efficace di mercati locali, regionali e nazionali.
Innovazione è creatività umana. Ricercando soluzioni innovative, contribuiamo al miglioramento del benessere della società. In un momento in cui l’economia, la tecnologia e l’informatica stanno vivendo uno sviluppo dinamico, non dobbiamo dimenticare il fattore più significativo, il capitale umano. Innovazione non significa solo nuovi metodi di produzione o nuove applicazioni, per esempio, di prodotti locali. È soprattutto capitale umano. Trovare nuovi modi per coinvolgere la società in processi di sviluppo in molti ambiti della vita è una condizione essenziale del successo. La cooperazione a vari livelli sociali sta lentamente diventando un requisito essenziale, specialmente nel campo della ricerca e dell’istruzione. I partenariati per l’innovazione rappresentano il passo successivo, un passo peraltro più che naturale in un’Europa che si sviluppa.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) L’innovazione è il modo migliore per riuscire a raccogliere le sfide con le quali l’Unione europea si sta attualmente confrontando. In un’epoca di austerità, cambiamento demografico e minacce derivanti dalla globalizzazione, è uno strumento per rendere l’Europa più competitiva e creare posti di lavoro, ambiti sui quali si concentrano tutte le priorità. Lo scopo dell’iniziativa faro “Unione dell’innovazione” prevista dalla strategia Europa 2020 è avviare partenariati per l’innovazione al fine di integrare ricerca, sviluppo e proposta di invenzioni sul mercato, iniziando dall’ambito dell’invecchiamento della popolazione come progetto pilota. A mio parere, è importante che altri ambiti siano coperti, come giovani, ricercatori e piccole e medie imprese, come è anche auspicabile che si svolga un lavoro migliore all’interno dei partenariati, in quanto disponiamo di un potenziale unico in termini di valori, creatività e diversità. Invito dunque a un investimento maggiore e migliore nell’istruzione, nella ricerca e nello sviluppo: tali priorità non devono soltanto essere salvaguardate dai tagli di bilancio, ma devono essere persino dotate di più fondi.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore del documento perché l’iniziativa “Unione dell’innovazione” è un tentativo concreto di attuare una politica europea integrata in materia di integrazione. Il primo argomento proposto per un partenariato europeo per l’innovazione è l’invecchiamento attivo e in buona salute con lo scopo di instaurare un migliore tenore di vita e migliorare le reti sociali nel settore pubblico. Se altre iniziative analoghe saranno intraprese dipenderà dai risultati di tale progetto pilota. La proposta di risoluzione oggi adottata contiene suggerimenti che offrono molte potenzialità in termini di valore aggiunto, tra cui l’idea delle città intelligenti, che si concentra sul miglioramento dell’efficienza e della gestione dell’energia, dei trasporti e delle infrastrutture, e quella delle materie prime, volta a migliorare la sicurezza del loro approvvigionamento, anche in un’ottica di sostenibilità dell’estrazione, della trasformazione, del riciclaggio e della sostituzione. Pure il Parlamento vorrebbe contribuire all’attuazione di tale promettente iniziativa, per cui chiede alla Commissione non solo di informarlo in merito agli sviluppi di questo progetto pilota, ma anche di definirne il coinvolgimento nell’elaborazione dell’orientamento strategico dei futuri partenariati.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho appoggiato la risoluzione. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) è parte integrante dell’architettura di sicurezza euroatlantica ed eurasiatica, basata su un concetto di sicurezza completo, comprendente la dimensione politica e militare, economica e ambientale, umana. Tuttavia, nonostante la sua importanza, l’OSCE è l’unica organizzazione tra quelle che si occupano di questioni di sicurezza a non avere personalità giuridica internazionale, il che comporta molte implicazioni a livello politico e pratico. Tale organizzazione ha un ruolo essenziale da svolgere in vari ambiti, tra cui la non proliferazione, il disarmo, la cooperazione economica, nonché la tutela e la promozione dei diritti umani. Tuttavia, la mancanza di personalità giuridica e i problemi legati al meccanismo decisionale indeboliscono l’organizzazione, che non sempre è in grado di rispondere alle crisi in maniera appropriata o tempestiva. Concordo con le proposte contenute nella risoluzione in merito alla necessità di proseguire il dialogo sul quadro giuridico dell’OSCE, come anche l’esortazione rivolta alla Lituania, alla quale sarà affidata la presidenza dell’OSCE nel 2011, affinché assicuri continuità e progressi nel processo di rafforzamento dell’OSCE.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Non c'e' dubbio che la sicurezza rappresenti un nodo da sciogliere in vista del rafforzamento del processo di integrazione politica dell'Unione Europea. In particolare, e' opportuno insistere sulla necessità di implementare adeguatamente una Politica Estera e di Sicurezza Comune che tenga conto delle specificità dei singoli Paesi, pur raggiungendo un livello di efficacia proporzionale al ruolo che l'UE verrà ad assumere sulla scena internazionale. I principi di pace e libertà proclamati dal Trattato di Roma e dagli altri trattati che lo hanno seguito, devono restare a fondamento di qualunque decisione si intenda prendere. Finora l'OSCE ha dimostrato di svolgere i suoi compiti in maniera assolutamente compatibile con i principi richiamati, e sarebbe pertanto auspicabile un maggiore coinvolgimento delle Istituzioni comunitarie in tale Organizzazione. Ritengo inoltre che l'assunzione di una maggiore responsabilità possa aiutare i Paesi membri a raggiungere posizioni comuni in modo da consolidare anche su questi temi le relazioni fra i 27 Stati.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato per il rafforzamento dell’OSCE, che deve basarsi sull’armonia fra i tre pilastri principali sui quali l’organizzazione si fonda: politico e militare, economico e ambientale, umano. Tale rafforzamento dell’organizzazione deve creare il quadro per conseguire un equilibrio in cui nessuno di questi aspetti venga sostenuto a discapito degli altri. L’efficacia delle azioni intraprese contro le minacce e le sfide poste alla sicurezza dipende da un adeguato coordinamento e funzionamento dei tre pilastri. L’OSCE deve essere un fattore decisivo nella risposta soprattutto alle nuove minacce, come la criminalità organizzata, il terrorismo, gli attacchi cibernetici, il traffico di stupefacenti ed esseri umani, nonché nelle attività riguardanti i meccanismi di allerta rapida, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. Uno dei motivi per i quali ho votato a favore del rafforzamento dell’OSCE è l’aspetto dei diritti umani, che comporta il rispetto per le libertà fondamentali e i diritti delle minoranze, elementi essenziali del concetto di sicurezza integrata dell’organizzazione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché sono propensa a intensificare l’impegno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per contenere i contributi umani al riscaldamento globale. Una cooperazione più efficace tra Stati membri e OSCE nel combattere le minacce e i problemi causati da fattori economici e ambientali potrebbe dare un apporto fondamentale alla sicurezza, alla stabilità, alla democrazia e alla prosperità nella regione poiché alla base degli stessi conflitti vi sono fattori economici e ambientali.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Viviamo in un mondo in cui la sicurezza è diventata un concetto fondamentale, che si tratti di sicurezza in senso tradizionale, legata alla difesa, o sicurezza economica, ambientale, dei trasporti o dell’approvvigionamento energetico. Per questo l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sta assumendo un ruolo cruciale su scala più globale come parte integrante dell’architettura della sicurezza euroatlantica ed eurasiatica, da Vancouver a Vladivostok. Concordo con la raccomandazione finale che invita il Parlamento a riflettere sulla sua partecipazione all’Assemblea parlamentare dell’OSCE e analizzare la possibilità di istituire una delegazione permanente. In questo momento, sottolineerei che l’Unione europea non può esimersi dall’intervenire in seno all’OSCE su temi sensibili come la difesa dei diritti umani e il rispetto del diritto internazionale.
Barbara Matera (PPE), per iscritto. − L'Unione europea e l'OSCE condividono gli stessi principi e valori in materie quali la promozione dei diritti umani, la prevenzione dei conflitti, lo sviluppo della democratizzazione, la protezione delle minoranze e anche sfide più recenti come il cambiamento climatico. Lo sviluppo di sinergie tra l'UE e l'OSCE per il raggiungimento di tali obiettivi comuni è indispensabile. L'OSCE è l'unica organizzazione ad essere priva di personalità giuridica internazionale e ad intervenire su questioni legate alla sicurezza nella regione europea. In tal senso, il rafforzamento delle strutture esistenti dell'OSCE è più che mai rilevante a garantire una proficua collaborazione con le istituzioni europee, in particolare in seguito all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e alla futura creazione del Servizio Europeo per l'Azione Esterna. L'istituzione di una delegazione permanente dell'UE presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE faciliterebbe il rafforzamento della cooperazione tra l'UE e dell'Organizzazione stessa, il monitoraggio ravvicinato delle sue attività e la realizzazione di principi e valori condivisi.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Nessun aspetto della sicurezza dell’Unione europea può essere trascurato. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) lo rispecchia perfettamente poiché è parte integrante dell’architettura della sicurezza euroatlantica ed eurasiatica, caratterizzata da un concetto globale di sicurezza che include la dimensione politica e militare, economica e ambientale, umana. Anche gli aderenti all’OSCE sono molto diversi poiché comprendono paesi da Vancouver a Vladivostok. Ritengo dunque importante che l’Unione europea compia uno sforzo per rafforzare il proprio ruolo all’interno dell’OSCE, vista la sua natura globale e la diversità dei suoi membri.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Da alcuni anni, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), istituita durante la guerra fredda con il compito di sorvegliare e creare fiducia, vive una crisi di identità. Secondo le critiche che le vengono rivolte, l’organizzazione non è attrezzata per raccogliere le sfide del XXI secolo, come la crisi finanziaria globale e i temi ambientali, tra cui il cambiamento climatico. In teoria, i tre protagonisti dell’OSCE sono Stati Uniti, Russia e Unione europea. Sebbene la situazione sia lievemente migliorata grazie all’influenza del nuovo Presidente, la politica estera americana ha scarso interesse per le organizzazioni multilaterali. Anche la Russia pare avere scarso interesse e vede l’espansione dell’Unione europea e della NATO come intrusione nella sua sfera di influenza storica. È dunque comprensibile che Mosca chieda che l’OSCE assuma una nuova direzione e sposti la sua attenzione dai diritti umani e dal processo di democratizzazione alla creazione di una struttura di sicurezza europea. La Russia è essenziale per l’Unione europea, non soltanto per il suo approvvigionamento energetico, ma anche come partner strategico. Se l’Unione intende modificare il proprio ruolo all’interno dell’OSCE, deve diventare un polo contrapposto agli Stati Uniti, anziché un pagatore senza alcun potere. In ultima analisi, sarà necessario un approccio intelligente non soltanto nei confronti della Russia, bensì anche rispetto a tutti gli Stati eurasiatici che sono rappresentati in seno all’OSCE, ma non sono membri dell’Unione. Poiché il documento tiene conto di tali aspetti, ho votato a suo favore.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) È necessario preservare un equilibrio tra le tre dimensioni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e, in ogni caso, le minacce alla sicurezza devono essere affrontate attraverso tutte le tre dimensioni. Ciò vale per le attuali minacce, come la criminalità organizzata, il terrorismo, le minacce cibernetiche, il traffico di stupefacenti ed esseri umani, la sicurezza energetica, ma anche per le attività riguardanti i meccanismi di allerta rapida, nonché la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. È sensato e proficuo rafforzare l’interazione e promuovere la sinergia tra l’Unione e l’OSCE. Per questo ho votato a favore della proposta di risoluzione.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − L'Unione europea e l'OSCE vanno rinforzate, il ruolo di quest'ultima è importante e fondamentale in tutta una serie di settori, in particolare per il ruolo che svolge per gli aspetti relativi alla sicurezza e alla difesa della democrazia. Anche se si tratta di due organismi con istanze, obiettivi e strutture diverse è importante che non vi sia una contrapposizione o una sovrapposizione suscettibile di creare conflitti di competenze. I ruoli sono definiti e diversi, tuttavia, in alcune aree si corre il rischio di duplicazioni. Ho votato a favore di questa risoluzione, in quanto ne condivido il messaggio e l'impianto. Ritengo, infatti, che l'OSCE rappresenti un organismo essenziale che si pone come forum e che tiene conto degli equilibri euroasiatici ed euroatlantici. Chiaramente, dati i suoi membri, l'Unione europea ne è il fulcro e la base, pertanto mi auguro che al suo interno abbia un ruolo di primo piano.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione perché a mio avviso le potenzialità dell’OSCE dovrebbero essere sfruttate appieno. È dunque necessaria una profonda riflessione sul modo in cui l’Unione europea può assumersi maggiore responsabilità e partecipare più attivamente al conseguimento di obiettivi comuni.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Adottando la presente risoluzione, il Parlamento sottolinea la necessità di preservare un equilibrio tra le tre dimensioni dell’OSCE, sviluppandole in maniera coerente e completa e consolidando i risultati già ottenuti. La risoluzione sottolinea che nessuna dimensione può essere rafforzata a discapito di un’altra, ribadendo che le minacce e le sfide poste alla sicurezza dovrebbero essere affrontate attraverso tutte le tre dimensioni se vogliamo che l’azione sia realmente efficace, comprese minacce e sfide concomitanti come la criminalità organizzata, il terrorismo, le minacce cibernetiche, il traffico di stupefacenti ed esseri umani, la sicurezza energetica, nonché le attività riguardanti i meccanismi di allerta rapida, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. La risoluzione pone l’accento sul fatto che il rafforzamento dell’OSCE non dovrebbe avvenire indebolendo le istituzioni e i meccanismi esistenti né compromettendo la loro indipendenza, quando non sono stati ancora riformati o non sono state concordate alternative, specialmente per quanto riguarda il lavoro dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR). Infine, la risoluzione esorta l’OSCE a rafforzare ulteriormente la propria capacità per garantire il rispetto e l’attuazione dei principi e degli impegni assunti dai suoi Stati aderenti in tutte le tre dimensioni, tra l’altro potenziando i meccanismi di follow-up.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Come molti parlamentari già sanno, nel gennaio 2011 la Lituania assumerà la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), presidenza che per il mio paese potrebbe costituire un’opportunità unica per intraprendere iniziative intese a rafforzare la cooperazione regionale, aumentare la sicurezza energetica e combattere la corruzione. È anche importante non sottovalutare la dimensione umana della cooperazione dell’OSCE. Oltre alla dimensione politica e militare, l’OSCE svolge infatti anche un ruolo fondamentale nella promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Pure l’Unione deve assumere un ruolo importante in tale ambito. Il coordinamento delle attività dell’Unione e dell’OSCE nel campo dei diritti umani è un interesse comune che tutti condividiamo. Non dimentichiamo le circostanze in cui l’organizzazione è stata creata. Quest’anno si celebra il 35° anniversario della conferenza inaugurale dell’OSCE e dell’atto finale di Helsinki, dove si sono enunciate le fondamenta dell’organizzazione. L’evento ha simboleggiato un impegno morale e politico nei confronti dei principi di democrazia e diritti umani. È un peccato che lo spirito di Helsinki negli ultimi anni si sia offuscato. La situazione deve cambiare. Attendo pertanto con grande impazienza i risultati del vertice dell’OSCE di dicembre ad Astana.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore del documento perché l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha perso molta della sua influenza nell’ultimo decennio. Nella proposta di risoluzione, il Parlamento europeo elogia le attività svolte in passato dall’OSCE e chiede agli Stati membri, alla Commissione e all’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza di formulare proposte sul modo in cui l’Unione può partecipare attivamente all’OSCE e contribuire costruttivamente al conseguimento degli obiettivi condivisi. Chiunque voglia evitare l’intervento militare in caso di crisi deve per tempo intraprendere misure politiche preventive.
Anna Záborská (PPE), per iscritto. – (SK) La storia ci insegna che i conflitti armati sono frutto dell’incapacità delle parti belligeranti di confrontarsi sui temi controversi e trovare soluzioni di compromesso. L’OSCE rappresenta un consesso per cercare tali soluzioni. Nel contempo, oggi l’OSCE è rispettata come arbitro indipendente nella valutazione dello svolgimento democratico delle elezioni e degli standard democratici. Sono dunque favorevole al rafforzamento dell’OSCE, specialmente per quanto concerne la diffusione della democrazia e il rispetto dei diritti umani. Le missioni sul campo e le attività di monitoraggio dell’OSCE sono una parte importante dell’espansione del mondo libero. Tuttavia, da una prospettiva comunitaria, alcune attività qui sono duplicate. Se parliamo del rafforzamento dell’OSCE, al tempo stesso dovremmo riflettere sulla misura in cui l’OSCE può sostituire le attività dei rappresentanti dell’Unione nelle varie regioni in conflitto. Inoltre, poiché stiamo elogiando l’operato dell’OSCE nel campo dei diritti umani, ciò offre la possibilità di discutere la misura in cui i ruoli dell’OSCE e del Consiglio d’Europa si sovrappongono. Lo scopo di tale dibattito dovrebbe essere quello di raggiungere una maggiore efficienza della spesa di fondi pubblici, il che, in un’epoca di tagli dei costi, è sicuramente una priorità per i nostri elettori.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni perché, nelle attuali circostanze, caratterizzate da problemi demografici senza precedenti dovuti alla maggiore aspettativa di vita e al calo del tasso di natalità, si tratta di una delle sfide più urgenti della politica sociale negli anni a venire. È necessario prendere tempestivamente decisioni, soprattutto in un momento in cui la disponibilità di posti di lavoro per i giovani e la sostenibilità dei regimi pensionistici per gli anziani sono a rischio. La solidarietà tra le generazioni serve per consentire l’ottimizzazione dei contributi di ambedue le generazioni. L’unico modo in cui ciò è realizzabile consiste nel garantire accesso libero e paritario al mondo dell’occupazione, formazione permanente e avanzamento di carriera per tutte le fasce di età. Questo sarà possibile, in primo luogo, assicurando che ai giovani siano garantiti posti di lavoro e, in secondo luogo, facendo buon uso dell’apporto che gli anziani possono ancora dare alla società, segnatamente in termini di lavoro volontario e prosecuzione dell’attività lavorativa oltre l’età pensionabile stabilita.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Sottolineando che una società che rispetti la dignità umana si basa sul principio della giustizia tra generazioni, ritengo che l’odierna relazione sia importante di termini di lotta contro i pregiudizi e la discriminazione di ogni genere e anche contro ogni categoria sociale. Sono del parere che la migrazione dei cittadini, la loro perfetta integrazione, anche nella vita economica, e la loro inclusione sociale possano fornire uno strumento per affrontare il cambiamento demografico. Concordo pertanto con l’idea che serva un dibattito aperto per discutere le varie politiche di immigrazione. Sradicare il pregiudizio nei confronti dei diversi modelli culturali è un prerequisito per la perfetta integrazione degli immigranti, che promuove anche la solidarietà tra generazioni e culture. La relazione propone altresì di adottare nuove disposizioni contro la discriminazione operata sulla base dell’età per quanto concerne l’accesso a prodotti e servizi. Per questo ho votato a favore della relazione Mann.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Secondo le stime della Commissione, i cambiamenti demografici rischiano di modificare radicalmente la struttura della popolazione e le fasce di età. Il numero di giovani dai 0 ai 14 anni scenderebbe così da 100 milioni a 66 milioni nel 2050. Quanto alla popolazione in età lavorativa, raggiungerebbe un picco di 331 milioni attorno al 2010 e poi diminuirebbe regolarmente fino a circa 268 milioni nel 2050. Di fronte a tale situazione, l’Unione deve fornire una soluzione idonea per tutelare l’occupazione degli anziani, ma anche dei giovani. Ho votato a favore dell’odierna relazione di iniziativa del Parlamento europeo che chiede agli Stati membri di riflettere sull’opportunità di eliminare le età pensionabili legali, ma che traccia anche a grandi linee una politica che ci consenta di combattere la discriminazione, prefiggerci come obiettivo la formazione permanente e promuovere una riflessione su nuove modalità di organizzazione del lavoro nelle aziende, specialmente per ridurre lo stress. La risoluzione contiene inoltre molte iniziative che ribadiscono, per esempio, l’importanza della lotta contro la disoccupazione giovanile o a favore di una pensione dignitosa e propongono un patto europeo per gli ultracinquantenni.
Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (GA) Appoggio incondizionatamente ciò che la relazione afferma in merito all’innalzamento dei livelli di competenze in maniera che un’istruzione di qualità e migliori opportunità di apprendimento permanente aspettino ogni generazione e categoria sociale. Apprezzo il riconoscimento contenuto nella relazione del bene e del beneficio per la società dell’Unione ottenuti da tutti coloro che, impegnati nel lavoro volontario, si adoperano per sviluppare la comunità locale e fornire un servizio di assistenza alla collettività o alla famiglia. Sostengo inoltre l’iniziativa del Parlamento europeo volta a un’analisi dell’invecchiamento in buona salute nell’Unione e alla presentazione di un piano di azione per il 2011, il cui scopo sarebbe di contribuire a migliorare la dignità, la salute e la qualità della vita degli anziani. La Commissione deve essere elogiata per la sua richiesta di agire in tema di violazioni dei diritti degli anziani e protezione degli anziani nella comunità e nelle strutture di accoglienza.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Appoggio la relazione. Oggi ci troviamo di fronte a una duplice crisi con un tasso elevato di disoccupazione giovanile e un punto interrogativo sul finanziamento dei regimi pensionistici. Questi due fenomeni sono correlati e, pertanto, dovrebbero essere affrontati insieme. Il cambiamento demografico è gestibile e sostenibile se opportunamente previsto e seriamente considerato da tutti. Gli Stati membri possiedono gli strumenti principali per garantire l’equilibrio tra le generazioni e porre fine a una discriminazione ingiusta. Nei casi in cui si riscontra un monitoraggio insufficiente dei regimi pensionistici, dei bilanci nazionali, della sanità, dell’istruzione e dell’occupazione, come anche delle politiche attuate in tali ambiti, si dovrebbero attuare riforme strutturali individuando nuove soluzioni sostenibili. Nel contempo, l’Unione dovrebbe promuovere gli scambi di migliori prassi tra Stati membri, sorvegliare dell’attuazione del diritto comunitario negli Stati membri e assumere l’iniziativa adottando nuove normative in tali ambiti.
Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Vi sono alcuni elementi estremamente positivi nella relazione di iniziativa dell’onorevole Mann sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni, in particolare per ciò che riguarda l’importanza del contratto intergenerazionale nelle nostre società moderne, la disoccupazione giovanile e la necessità di raccogliere le sfide con cui gli anziani devono confrontarsi parallelamente a quelle che si pongono ai giovani. Nondimeno, ho votato contro il testo perché alcuni paragrafi sono inaccettabili, specialmente quelli sulle pensioni. Per fortuna, il paragrafo che espressamente cita la necessità di sostituire al sistema a ripartizione un sistema di finanziamento mediante capitalizzazione è stato respinto da un’ampia maggioranza in Aula. Tuttavia, un altro paragrafo, che chiede agli Stati membri di analizzare nuovamente la possibilità di eliminare le età pensionabili obbligatorie, è stato adottato. È veramente inimmaginabile! Certo vi deve essere maggiore flessibilità nel regime pensionistico, ma l’età pensionabile deve restare un suo pilastro fondamentale! In un momento in cui la Commissione sta concludendo la sua consultazione sul futuro delle pensioni in Europa, il messaggio del Parlamento è particolarmente importante. Per questo ho deciso di votare contro il documento.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione perché dobbiamo adoperarci non per il conflitto e la competizione tra generazioni, bensì per le pari opportunità e la solidarietà. Non condivido tuttavia il parere del relatore del Parlamento secondo cui si dovrebbe eliminare il prepensionamento. In realtà, molto spesso gli anziani sono costretti al prepensionamento da talune circostanze, non per scelta. Viste le conseguenze della crisi economica, l’opportunità del prepensionamento è spesso l’unica possibilità di sopravvivenza per gli anziani che sono stati oggetto di un licenziamento collettivo. Pertanto, considerato che i regimi pensionistici nazionali differiscono tra gli Stati membri, dobbiamo tener conto della prassi in tutti i paesi e non seguire l’esempio di uno o alcuni di essi. Gli stessi Stati membri devono pervenire a una decisione sull’attuazione delle disposizioni in materia di prepensionamento, tenute presenti la situazione e la prassi di ciascun paese. Ancora una volta vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che sia i cambiamenti demografici sia la discriminazione operata in base all’età stanno compromettendo la solidarietà intergenerazionale e la crescita economica. Tale discriminazione limita notevolmente l’accesso al mercato del lavoro sia dei lavoratori anziani sia dei giovani.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Negli ultimi anni, gli Stati membri dell’Unione si sono dovuti confrontare con un drastico calo del tasso di natalità e hanno dovuto far fronte a un invecchiamento crescente della popolazione. L’innalzamento dell’aspettativa di vita è uno sviluppo positivo, perché tiene la gente attiva più a lungo, sia fisicamente sia mentalmente. Viste le circostanze, sta diventando evidente che dobbiamo affrontare la prospettiva che la situazione divenga ancora più grave, creando uno squilibrio demografico che avrà i suoi effetti sulle economie e le risorse di bilancio degli Stati membri, esito che avrebbe ripercussioni anche sull’intera Unione europea. Siamo dunque di fronte alla possibilità che le future generazioni debbano farsi carico del fardello finanziario di tali cambiamenti demografici. La situazione rende essenziale l’obiettivo di Lisbona di far sì che metà della popolazione tra i 55 e i 64 anni sia occupata, anche se quest’anno il risultato non è stato conseguito. Per contrastare il fenomeno, è necessario adottare misure tempestive e risolute secondo un approccio orientato al ciclo di vita per portare giovani e anziani nel mercato del lavoro. La percentuale di disoccupati nella fascia di età 15-24 è notevolmente superiore a quella di qualunque altra fascia nell’Unione. La proposta concernente l’iniziativa “Garanzia europea per la gioventù” va quindi raccomandata.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Desidero anzitutto esprimere i miei complimenti al collega Mann per l'elaborazione di questa relazione, che ha il merito di proporre misure concrete per avviare un proficuo dialogo tra generazioni. Ho espresso voto positivo perché ritengo che solo attuando una giusta equità tra generazioni si possano offrire garanzie concrete al mondo giovanile e incrementarne la loro partecipazione al mercato del lavoro. Credo anche che sia arrivato il momento giusto affinché l’UE e gli Stati membri prendano in esame i nuovi quesiti posti dalla sfida generazionale. L'Europa, infatti, si troverà presto ad affrontare problemi concreti relativi alla scarsa crescita demografica: è necessario avviare da subito politiche idonee a non compromettere l'intero sistema previdenziale europeo. In quest’ottica, ritengo essenziale rivalutare la politica sociale a favore della classe degli ultra sessantenni. Gli over-60 sono lavoratori con un valore aggiunto per il mondo del lavoro, per questo sarebbe opportuno predisporre azioni propedeutiche per un loro maggiore coinvolgimento. In questo senso condivido la possibilità di rivedere il sistema previdenziale in modo da consentire agli over 60 di continuare nel proprio lavoro anche dopo il raggiungimento dell'età pensionabile.
Zuzana Brzobohatá (S&D), per iscritto. – (CS) A mio giudizio, il relatore ha ragione nel proporre due misure correlate agli effetti dell’eterogeneità dello sviluppo demografico sul finanziamento della spesa sociale e la situazione finanziaria dei regimi pensionistici in tutti gli Stati membri. La prima misura è volta a migliorare l’occupazione dei giovani, la seconda a differire l’età pensionabile. Concordo con l’idea del relatore secondo cui gli anziani non sono un peso per l’economia e la società; rappresentano invece un grande beneficio proprio per la loro esperienza e conoscenza. Ho deciso di votare a favore della relazione perché il passaggio controverso che sosteneva l’idea di sostituire l’attuale sistema a ripartizione con un sistema di finanziamento mediante capitalizzazione è stato eliminato.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione perché affronta il problema demografico e la solidarietà tra le generazioni in maniera molto conservatrice. In numerosi casi, come il prolungamento pressoché illimitato della vita lavorativa, la relazione distrugge i diritti previdenziali e occupazionali dei lavoratori, svuotandoli completamente. Il problema della disoccupazione giovanile è sempre più grave. Il miglioramento dell’aspettativa di vita e del tenore di vita sta diventando un problema anziché un obiettivo sociale e, dunque, europeo.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Oggi siamo di fronte a un tasso di disoccupazione giovanile elevato e regimi pensionistici sottofinanziati. Dobbiamo trovare una soluzione comune perché è necessario che i giovani siano considerati una risorsa preziosa ed essenziale, che deve mobilitarsi nel perseguimento degli obiettivi economici e sociali, specialmente in una società che sta invecchiando. Se non riusciamo a invertire l’attuale tendenza, si stima che entro il 2030 il cambiamento demografico sfocerà in un rapporto due a uno tra popolazione attiva e inattiva. Sebbene i principali strumenti per promuovere la giustizia tra generazioni rientrino nella giurisdizione degli Stati membri, l’Unione europea svolge un ruolo fondamentale in termini di sorveglianza, monitoraggio della corretta ed efficace attuazione delle normative comunitarie antidiscriminazione, nonché in termini di promozione dello scambio di migliori prassi e piani di azione. È essenziale che l’Unione e gli Stati membri incoraggino nuove iniziative per un invecchiamento attivo, dignitoso e in buona salute. È inoltre necessario definire prospettive a lungo termine per i giovani e adottare misure per incentivare la mobilità durante gli studi, garantire una formazione professionale di alta qualità e creare nuovi posti di lavoro, garantendo così la loro piena partecipazione alla società.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − La relazione riunisce molti temi, tutti di enorme rilevanza, in particolare per le fasce più disagiate della popolazione. Mi preme sottolineare un aspetto trasversale alle proposte e alle iniziative: occorre infatti fare i conti con un mondo che cambia sempre più velocemente, con notevoli ripercussioni sui sistemi previdenziali e sociali. Siamo ben coscienti di come le garanzie di cui godevamo in passato non possano essere assicurate per il futuro, ed e' necessario essere pronti a plasmare una società che sia in grado di prosperare anche in condizioni diverse da quelle presenti e passate. Apprezzo molto il richiamo alla solidarietà, cosi' come la definizione di “giustizia intergenerazionale”, e intendo impegnarmi, per quanto possibile, allo scopo di trovare un rimedio alle incertezze legate all'entità della pensione di anzianità che la mia generazione incontrerà nel mio Paese.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Gli Stati membri dispongono dei principali strumenti per promuovere la giustizia tra le generazioni ed eliminare la discriminazione. Nell’Unione europea, il numero di persone over 60 è destinato ad aumentare a un ritmo senza precedenti. Si stima infatti che raggiungerà il suo picco tra il 2015 e il 2035, quando due milioni di persone si aggiungeranno ogni anno a tale fascia di età. Considerati questi fattori, ritengo che la Comunità debba elaborare una politica efficace in maniera che i lavoratori possano restare sul mercato del lavoro e non subire discriminazioni a causa dell’età. Vi deve essere inoltre la maggiore partecipazione possibile delle donne di ogni fascia di età nei programmi di apprendimento permanente.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Parità e solidarietà tra generazioni all’interno dell’Unione europea stanno diventando una delle sfide più importanti per la politica sociale europea dei prossimi decenni. Nel complesso, pertanto, voto a favore delle misure proposte nella relazione. Vi deve essere un cambiamento paradigmatico per quanto concerne il modo in cui società ed economie vedono l’invecchiamento della popolazione. Anziché considerarlo un onere, sinonimo di maggiori costi, l’esperienza e la conoscenza degli anziani sono tali per cui dovrebbero essere considerate un bene prezioso per la cultura aziendale. A tal fine, le imprese dovrebbero essere incoraggiate a sviluppare strategie di gestione dell’età, che rafforzerebbero la loro competitività sfruttando l’esperienza e le qualità specifiche dei loro lavoratori anziani. Ritengo inoltre che l’invecchiamento della popolazione offra un’opportunità importante per migliorare la competitività e incoraggiare la potenziale innovazione, promuovendo così crescita e occupazione. Vorrei infine esprimere preoccupazione per l’elevato tasso di disoccupazione giovanile nell’Unione, ribadendo la necessità di creare più posti di lavoro e definire prospettive a lungo termine che consentano loro di garantirsi la piena partecipazione alla società.
Luigi Ciriaco De Mita (PPE), per iscritto. − L´equità nei rapporti tra generazioni rappresenta la nuova sfida globale che bisogna adeguatamente affrontare. Le società moderne si sono trovate a gestire una crescita costante, in cui, soprattutto in questi ultimi decenni, le nuove generazioni avevano davanti a sé condizioni e prospettive migliori di quelle precedenti. Ora la situazione ha superato il crinale della crescita che sembrava infinita e si trova sul fronte della contesa tra diritti e risorse limitate. Occorre quindi che tutti i Paesi, a partire da quelli sviluppati e democratici, e le relative organizzazioni, tra cui l´UE, si impegnino in modo determinato, concludente e cogente ad elaborare politiche, fare delle scelte ed attuarle coerentemente in direzione di un maggiore equilibrio tra generazioni attuali e future, affinché si riducano i divari e le polarizzazioni tra chi ha diritti e chi non ne ha e tra chi ha risorse e chi non ne ha. La relazione sulla sfida demografica e la solidarietà tra generazioni che abbiamo votato mi pare vada in tale direzione.
Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Appoggio la relazione che formula una serie di importanti proposte per raccogliere le sfide demografiche con le quali dobbiamo confrontarci in uno spirito di solidarietà tra generazioni. Prestazioni assistenziali carenti, servizi sociali inadeguati e livelli elevati di disoccupazione giovanile contribuiscono a ritardare matrimoni e nascite, accelerando in tal modo l’invecchiamento delle nostre popolazioni. Sia anziani sia giovani vivono diverse forme di discriminazione sulla base dell’età, soprattutto per quel che riguarda l’accesso al mercato del lavoro e a taluni servizi sociali. Mentre gli Stati membri controllano gli strumenti principali come i bilanci nazionali, nonché i servizi pensionistici e sanitari, l’Unione può migliorare la portata delle normative antidiscriminazione, specialmente per tutelare le anziane sul mercato del lavoro. Inoltre, donne di tutte le età spesso si occupano di persone a carico giovani e anziane. Il loro lavoro è di per sé un esempio di sostegno intergenerazionale e ha bisogno di un riconoscimento socioeconomico, sebbene non sostitutivo dello sviluppo di servizi di assistenza di qualità. Poiché le forme di lavoro atipico e precario diventano sempre più diffuse, il diritto a una pensione dignitosa raggiunta l’età pensionabile è messo a repentaglio, tendenza che può essere contrastata soltanto con politiche economiche concentrate sulla crescita, il rispetto per i diritti dei lavoratori e l’erogazione di servizi pubblici di qualità.
Martin Ehrenhauser (NI), per iscritto. – (DE) Per quanto concerne il paragrafo 24, che offre ai lavoratori anziani la possibilità di proseguire il lavoro una volta raggiunta l’età pensionabile obbligatoria qualora lo desiderino, non deve portare a esercitare pressioni su tali lavoratori che conducano alla generalizzazione della pratica di assumere persone dopo l’età pensionabile. I lavoratori anziani devono comunque poter andare in pensione all’età prevista per legge senza correre il rischio di essere oggetto di discriminazione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Come ho detto in altre occasioni, la società europea sta invecchiando, il che spesso viene visto come elemento negativo in un’analisi economica. Naturalmente, il rovesciamento della piramide demografica nei paesi in cui lo Stato assistenziale è ancora forte fa sì che vi siano sempre meno persone che contribuiscono al sistema di assistenza sociale e sempre più persone che da esso dipendono. Detta in termini più chiari, più anziani significano maggiore spesa per pensioni e sanità. Tuttavia, una società della solidarietà non può considerare l’invecchiamento in questo modo. È essenziale creare soluzioni di invecchiamento attivo e modi per sfruttare l’immenso potenziale umano degli anziani che, anche in un mercato competitivo come quello europeo, rappresentano ancora un valore aggiunto per la loro grande esperienza e conoscenza. All’altra estremità della scala, non possiamo parlare di invecchiamento della popolazione senza parlare di politiche di natalità che incoraggino la nascita di bambini nell’Unione europea. Il tasso di natalità medio nell’Unione è di 1,5 bambini, uno dei più bassi al mondo; la tendenza può essere invertita soltanto con solide politiche a sostegno delle famiglie, che non penalizzino in termini economici, fiscali e professionali uomini e donne che decidono di avere figli.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa è una relazione piena di contraddizione. Da un lato, utilizza un linguaggio molto elogiativo nei confronti degli anziani. Dall’altro, invece, formula misure di base che, in pratica, mettono a repentaglio i diritti degli anziani e dei lavoratori in generale. Ecco alcuni esempi:
- si incoraggiano i regimi pensionistici privati, dando dunque la priorità al settore finanziario e dimenticando le gravi conseguenze che tali pratiche hanno già comportato, segnatamente negli Stati Uniti, dove hanno lasciato milioni di pensionati nell’indigenza obbligando lo Stato a intervenire;
- si incoraggiano interventi statali per aumentare il lavoro part-time e il lavoro flessibile, trascurando le conseguenze di tali pratiche, come la svalutazione del lavoro, le basse retribuzioni, il precariato e il maggior numero di lavoratori con reddito al di sotto della soglia di povertà;
- si incoraggia un innalzamento dell’età pensionabile.
Abbiamo votato contro la relazione per tutti questi motivi, sebbene riconosciamo che contiene taluni aspetti positivi, tuttavia minacciati dalle politiche neoliberali che la relazione propugna.
Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, l'Europa, in questo periodo di crisi finanziaria, economica e sociale, sta affrontando una drammatica emergenza: la disoccupazione. Questo fenomeno colpisce particolarmente la fascia giovanile della popolazione, creando una situazione preoccupante che avrà pesanti conseguenze sulla competitività futura europea. Ho votato a favore di questa risoluzione perché ritengo che l´Unione Europea, pur riconoscendo il principio di sussidiarietà e la relativa competenza degli Stati Membri, debba dare il proprio contributo nel favorire il dialogo fra i differenti attori in materia di solidarietà tra le generazioni. La forza lavoro del domani é costituita dai giovani di oggi. Un loro ritardo nell´ingresso del mercato del lavoro comporta carriere più lente, salari inferiori e diseguaglianze retributive notevoli rispetto alle altre generazioni. Bisogna aiutare maggiormente i giovani, sostenere l´imprenditoria e l´occupazione giovanile. Solo così possiamo garantire un futuro meno incerto alle nuove generazioni.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) È un peccato che la relazione Mann, pur contenendo alcuni elementi validi che promuovono politiche rispettose della famiglia, riconciliando vita lavorativa e vita familiare, accesso di giovani e anziani al mercato del lavoro, eccetera, sostenga che l’immigrazione è una soluzione, per quanto parziale, all’invecchiamento della popolazione nei nostri paesi e persino al finanziamento dei regimi pensionistici. In ogni paese, Francia compresa, studi dimostrano che non è così, non soltanto in termini di demografia, ma anche in termini di finanze. Anche Tribalat, demografa francese che difficilmente potrebbe essere accusata di simpatizzare per il Fronte nazionale, è giunta alle stesse conclusioni. Sono perfettamente consapevole del fatto che in questa Camera amiamo credere che, secondo lo slogan SOS Razzismo, “Mohamed pagherà per la pensione di Maurizio”... e quella di Karl, Matthew e Juan. Ma questo non è vero, da nessuna parte. L’onorevole Mann avrebbe inoltre dovuto prestare cautela quando ha raccomandato di sostituire i sistemi a ripartizione con sistemi di finanziamento mediante capitalizzazione. Visto l’attuale contesto di crisi finanziaria mondiale, questo è il tipo di proposta che potrebbe portare alla rovina i nostri anziani a tutto vantaggio soltanto di Madoff e compagni.
Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. – (FR) La solidarietà tra generazioni è una delle principali sfide sociali della politica europea e delle politiche nazionali negli anni a venire, visto che siamo di fronte a un invecchiamento della popolazione europea. La relazione giustamente pone un notevole accento su tale valore della solidarietà, il bisogno di solidarietà intergenerazionale e l’importanza del contratto tra generazioni, e contiene passaggi estremamente positivi, per esempio in merito alla riconciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, l’orario di lavoro flessibile, specialmente per le donne, l’accesso al mercato del lavoro per giovani e anziani, la lotta alla discriminazione, eccetera. La relazione, tuttavia, contiene anche molti elementi con i quali non concordo, vale a dire il paragrafo 24, che chiede l’eliminazione dell’età pensionabile obbligatoria, diversi passaggi sull’organizzazione del lavoro flessibile e una normativa sociale più semplice, nonché un passaggio sull’eliminazione dei regimi di prepensionamento. Ho dunque preferito astenermi all’atto del voto sulla relazione. A prescindere da questo, sono lieta che il passaggio in cui si chiede la sostituzione dei sistemi pensionistici a ripartizione con un sistema di finanziamento mediante capitalizzazione sia stato comunque respinto dal Parlamento europeo.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la relazione sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni perché contiene posizioni inaccettabili. Vi sono elementi molto interessanti nel testo, come il fatto che la disoccupazione giovanile non dovrebbe essere contrapposta al mantenimento sul mercato del lavoro degli over 50, nonché l’accento posto sull’apprendimento permanente e la lotta alla discriminazione basata sull’età e sul genere nel mercato del lavoro. Il testo contiene tuttavia anche molte raccomandazioni riguardanti i regimi pensionistici che non posso avallare. Tra l’altro, il testo invita gli Stati a eliminare l’età pensionabile legale e pone molta enfasi sulla necessità di ridurre l’onere del debito pubblico, il che equivale a incoraggiare regimi pensionistici privati, che sono particolarmente iniqui. La relazione esorta inoltre gli Stati ad aumentare i tassi di occupazione estendendo il lavoro part-time, il che servirebbe soltanto ad accentuare l’insicurezza del lavoro. Questi sono alcuni dei motivi per i quali ho votato contro il testo.
Jiří Havel (S&D), per iscritto. – (CS) L’attuale eterogeneità dello sviluppo demografico ha notevoli effetti sul finanziamento della spesa sociale e la situazione finanziaria dei regimi pensionistici in tutti gli Stati membri. Nella sua relazione non legislativa, l’onorevole Mann propone due misure: da un lato, l’aumento dell’occupazione giovanile e, dall’altro, il differimento dell’età pensionabile. Concordo con l’idea del relatore secondo cui gli anziani non sono un peso per l’economia e la società; rappresentano invece un grande beneficio proprio per la loro esperienza e conoscenza, maturate in una vita di lavoro. In proposito, convengo con il relatore, il quale propone misure concrete per stabilire una base per un dialogo aperto e chiede alla Commissione e al Consiglio di introdurre un equilibrio intergenerazionale in tutti gli Stati membri e a livello europeo.
Peter Jahr (PPE), per iscritto. – (DE) Il principio della giustizia tra generazioni sarà una delle principali sfide politiche dei prossimi anni. Poiché il cambiamento demografico sta influenzando i rapporti nella nostra società, è particolarmente importante che una generazione non viva a spese di un’altra. Ciò vale non soltanto per la politica finanziaria e di bilancio, bensì anche per la tutela dell’ambiente, delle risorse disponibili e del clima. Per garantire che la nostra società resti coesiva, dobbiamo interpretare la giustizia tra generazioni come compito di integrazione. Di conseguenza, dobbiamo esaminare in tale ottica tutte le nostre decisioni politiche. È importante dedicare la nostra attenzione a tale argomento per preservare in futuro il senso di solidarietà all’interno della nostra società.
Karin Kadenbach (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione sulla sfida demografica, ma contro il paragrafo che invita gli Stati membri a “riflettere su un'immigrazione della manodopera regolamentata (immigrazione da paesi terzi verso l’UE)”. A mio parere, questa formulazione implica una valutazione positiva dell’immigrazione di manodopera da paesi terzi. Ho votato a favore della relazione Mann perché la raccomandazione di modificare il modo in cui sono finanziati i regimi pensionistici nella relazione originale non è stata adottata dal Parlamento europeo. Sono tuttavia decisamente contraria alla richiesta di incoraggiare i regimi pensionistici privati e garantire che, in media, le pensioni del settore pubblico non siano più generose di quelle paragonabili del settore privato. Sono inoltre contraria all’idea che i fondi pensionistici privati svolgano un ruolo più importante nel ridurre il futuro onere di erogazione delle pensioni statali. A mio parere, il sistema a ripartizione è quello più sensato e sostenibile dal punto di vista economico.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) La società irlandese sta invecchiando a un ritmo senza precedenti. L’odierna iniziativa contiene vari suggerimenti alla Commissione che contribuirebbero ad affrontare i problemi che nei prossimi decenni interesseranno i paesi dell’intera Europa. La relazione è stata attenta a sottolineare la solidarietà tra le generazioni e intelligentemente garantisce che nessuno pensi che possa esistere un’unica soluzione all’invecchiamento della società e ai problemi che ne derivano.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, cari colleghi, ho supportato la relazione del collega Mann perché ritengo che la sfida generazionale debba essere una delle politiche prioritarie della futura azione europea. I giovani rappresentano, senza dubbio, una risorsa chiave su cui investire per rilanciare l'economia dell'intera Unione europea ed é proprio a loro che, a mio avviso, deve essere dedicata particolare attenzione. Ritengo opportuno rilevare, inoltre, l'importanza della politica di formazione e di sostegno del lavoro. Credo, infatti, che il rafforzamento della crescita e dell'occupazione, da garantire attraverso l'equo accesso alle possibilità di formazione e al mercato del lavoro, siano un passo che vada necessariamente compiuto, in vista del raggiungimento di alcuni importati obiettivi di crescita, quali il miglioramento della competitività e della capacità d'innovazione.
Patrick Le Hyaric (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la relazione Mann perché è imbevuta di un pensiero liberale che sfrutta l’invecchiamento della popolazione europea come pretesto per propugnare riforme dei sistemi pubblici di protezione sociale in Europa, soprattutto compromettendo i regimi pensionistici a ripartizione e i sistemi sanitari, incoraggiandone la privatizzazione, nonché chiedendo un differimento dell’età pensionabile, soluzioni che respingo.
Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto. – (PL) Vorrei sottolineare che ho avallato la relazione Mann sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni perché ritengo che uno dei problemi più gravi con i quali l’Unione oggi deve confrontarsi è l’invecchiamento della società negli Stati membri, una sfida che l’Unione deve superare se vogliamo creare condizioni che promuovano la maternità, elaborare metodi migliori per conciliare la vita lavorativa e la vita familiare e fare buon uso delle opportunità offerte da una vita più produttiva. Il 2012 sarà dichiarato l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, per cui ritengo che i parlamentari debbano promuovere una politica di invecchiamento attivo e richiamare l’attenzione sulle nuove sfide demografiche.
Barbara Matera (PPE), per iscritto. − la Relazione del Collega Mann è ricca e ben articolata e posso affermare che ha pienamente recepito le indicazioni della Commissione Femm, riconoscendo la giusta e necessaria importanza alla dimensione di genere all’interno di questa tematica. Questo Parlamento si sta caratterizzando per l’attuazione di politiche concrete volte al miglioramento di uguale dignità e qualità della vita per tutti gli individui, all’interno di tutti i nostri Paesi, anche riconoscendo le note differenze regionali. Apprezzo e manifesto, quindi, lo spazio dato alla conciliazione della vita familiare con quella lavorativa e privata, in particolare lo spazio e il ruolo riconosciuto alle donne, anche anziane, a favore dell’applicazione del principio della giustizia generazionale. Siamo a tutti i livelli chiamati – importante anche il coinvolgimento della società civile e dell’associazionismo laico come religioso – a rispondere con politiche adeguate per creare, senza discriminazione di anagrafe o di sesso, un’Europa solida e che non invecchi senza veder crescere nuove e forti generazioni.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) La presente relazione sostiene che l’aumento dell’aspettativa di vita non deve ridurre i diritti dei lavoratori. Nondimeno è proprio questo che propugna dall’inizio alla fine. Innalzare il più possibile l’età pensionabile oltre i 64 anni, come promesso nella strategia Europa 2020, promuovendo il lavoro occasionale, sostituendo ai sistemi a ripartizione sistemi di finanziamento mediante capitalizzazione sono alcune delle misure che impegneranno il Parlamento europeo se vota a favore della relazione. Voto contro questo indicibile regresso sociale.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni sono elementi fondamentali per un futuro migliore. Dobbiamo pertanto resistere fermamente a tutti i fattori che riducono la crescita demografica, segnatamente pagamenti assistenziali inadeguati, lentezza e difficoltà di integrazione nel mercato del lavoro, lunghi periodi di lavoro insicuro o precario, assenza di sostegno alle giovani coppie sono tra i motivi per i quali i giovani rinviano la decisione di creare una famiglia e avere figli. Inoltre, aspettative di vita ancora superiori significano che il numero di anziani sta aumentando, con le conseguenze che ne derivano. La solidarietà tra generazioni deve dunque essere rafforzata in maniera da giungere a una società più equa ed equilibrata.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) L’aspettativa di vita in continuo aumento dei cittadini europei è una buona notizia che favorisce lo scambio e la dinamica intergenerazionale. D’altro canto, se analizziamo la questione in termini di futuro dei nostri regimi pensionistici, l’invecchiamento della popolazione è un vero rompicapo per i decisori politici e i responsabili dell’equilibrio di bilancio. Se a questo aggiungiamo il basso tasso di natalità in molti dei 27 Stati membri, la solidarietà tra le generazioni assomiglia alla madeleine di Proust delle società europee. Parafrasando l’eccellente relazione dell’onorevole Mann, l’Europa deve essere all’altezza della sfida demografica, e la famosa formula di Jean Bodin: “L’unica ricchezza è l’uomo” ora ha perfettamente senso. Per preservare una società equa, che funzioni nella solidarietà, ossia una società in cui ci rifiutiamo di far gravare sulle future generazioni il nostro debito pubblico e si favorisce l’equilibrio tra il numero di pensionati e la popolazione attiva, vi è soltanto una soluzione, che inevitabilmente impone di agire ricorrendo a una serie di approcci: flessibilità di occupazione e pensionamento, politica di immigrazione umanista e realista, nonché chiare complementarietà tra i sistemi a ripartizione e i sistemi di finanziamento mediante capitalizzazione, ragion per cui la delegazione MR ha votato contro il paragrafo 99 su quest’ultimo punto.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Ho appoggiato la relazione Mann nel suo complesso, ma vorrei sottolineare che il documento copre forse troppi argomenti e non propone soluzioni ai problemi. La questione della discriminazione ai danni dei gruppi etnici vulnerabili è molto importante e richiede una valutazione distinta. Per esempio, in Lettonia, vi sono oltre 200 000 latgalliani che non possono ricevere l’istruzione primaria in lingua latgalliana. Abbiamo richiamato l’attenzione sull’argomento molte volte dinanzi al parlamento nazionale della Repubblica lettone, ma sinora nessuno dell’élite lettone al governo si è dimostrato disposto a discutere la questione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) L’Unione europea deve confrontarsi con un crescente invecchiamento della popolazione. Entro il 2060, vi saranno due adulti in età lavorativa per ogni over 65. Attualmente il rapporto è di 4:1. Di conseguenza, la generazione più anziana potrebbe diventare un notevole fardello per la popolazione attiva, cui spetta il compito di sostenere l’economia. Poiché è prevedibile che l’età pensionabile si innalzi, le condizioni di lavoro degli anziani dovrebbero essere adeguate e rese più interessanti. I lavoratori anziani dovrebbero usufruire di maggiori opportunità di partecipare al mercato del lavoro. Occorre inoltre nella società un nuovo approccio per garantire che gli anziani non siano più discriminati, per esempio per le loro capacità ridotte. Mi astengo perché, sebbene le proposte riguardanti l’invecchiamento in buona salute siano sicuramente apprezzabili, vi sono ancora alcuni ambiti poco chiari in merito alla questione di una vita lavorativa prolungata.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La nostra popolazione sta diminuendo, per cui sta anche invecchiando, il che crea un fardello sempre più gravoso per i regimi pensionistici. Per superare le sfide demografiche del futuro, è necessaria una politica coerente e rispettosa della famiglia. Tuttavia, l’immigrazione di massa incontrollata nell’Unione europea è l’approccio sbagliato. Per questo mi sono astenuto dal voto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, Onorevoli Colleghi, Ho votato a favore della relazione del collega Mann. Il processo di sviluppo che negli ultimi decenni ha investito l'Europa e i vari Stati membri, ha apportato cambiamenti e conseguenze evidenti in ambito sociale che richiedono un supporto da parte delle Istituzioni. Il concetto di sviluppo viene inevitabilmente associato al campo economico, culturale e sociale, tanto da non poter separare tali settori quando ci si riferisce al processo di globalizzazione e sviluppo. A riguardo il lavoro delle Istituzioni dovrebbe arginare e sostenere il dislivello che causa la mancanza di coesione sociale. L'ideale comune avrebbe come risultato una maggiore coesione sociale, un minor dislivello economico e un pari sviluppo individuale e collettivo della società. Sviluppo e coesione sociale non devono essere nemici del progresso ma parte integrante di esso per una più solida integrazione e convivenza nel sociale. In questo contesto la sfida demografica data dall'invecchiamento della popolazione ci costringe ad accelerare questo processo e a riconsiderare alcune strutture e programmi sociali per adeguarli a questo nuovo scenario.
Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. – (EL) Il problema demografico sta rendendo più attuale che mai l’importanza dell’apprendimento permanente come prodotto della solidarietà tra le generazioni. Conoscenza, istruzione, formazione e informazione non hanno limiti di età. Nondimeno, nel bilancio 2011, l’incremento dei fondi per i programmi di apprendimento permanente è stato irrisorio, nonostante le richieste della strategia Europa 2020 e la promessa degli Stati membri di investire nell’istruzione per tutti i cittadini, prescindendo dall’età. La relazione riconosce che abbiamo bisogno di creare strumenti a sostegno dell’istruzione continua dei cittadini e rafforzare quelli già esistenti, come il programma Grundtvig e il programma Leonardo da Vinci. La proposta è un passo in tale direzione, ragion per cui ho votato a favore.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) In un’Unione europea in cui sempre più persone vivono più a lungo, il tasso di natalità è generalmente basso e la piramide demografica è rovesciata, è importante riflettere sul tema “sfida demografica e solidarietà tra le generazioni”. Apprezzo pertanto la presente relazione che ritengo di grande attualità.
Inoltre, il suo contenuto in generale merita la mia approvazione, soprattutto per quanto concerne la futura possibilità offerta ai cittadini anziani di continuare a lavorare se lo desiderano, che di fatto corrisponde alla promozione dell’“invecchiamento attivo”, nonché per quel che riguarda l’occupabilità dei giovani che trascorrono più di quattro mesi alla ricerca di un lavoro.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − L'evoluzione demografica fa sì, da un lato, che le persone abbiano fortunatamente più lunghe aspettative di vita, restando più a lungo fisicamente e psicologicamente attive. Dall'altro i tassi di natalità negli Stati membri permangono da decenni a un basso livello; le proporzioni nella piramide demografica si spostano continuamente a favore delle generazioni più anziane e il patto generazionale si scontra con i suoi limiti. Invecchiare attivamente è un processo di ottimizzazione delle possibilità delle persone di restare in buona salute con l'avanzare dell'età, partecipare alla vita del loro ambiente sociale e migliorare la loro qualità della vita. Sono fermamente convinto che, Il 2012 dovrebbe essere proclamato "Anno europeo per invecchiare attivamente e della solidarietà tra le generazioni" al fine di evidenziare quale contributo possono fornire alla società sia i giovani che gli anziani. È per questo che mi sono adoperato in questa sede per fornire tutto il supporto necessario affinché l'Europa possa vincere questa sfida.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) La discriminazione basata sull’età sta compromettendo la solidarietà intergenerazionale, una discriminazione vietata dal trattato, che però resta un fenomeno diffuso e limita notevolmente l’accesso di giovani e anziani al mercato del lavoro, alla sicurezza sociale e a taluni servizi. Ho votato a favore dell’adozione di misure forti da parte degli Stati membri per contrastare l’economia sommersa o semisommersa sostenuta da una forza lavoro “non dichiarata”, le cui vittime sono, nella maggior parte dei casi, le donne e che sta nuocendo gravemente al mercato del lavoro comunitario, anziché semplicemente promuovere misure volte a proteggerne i lavoratori. Nel contempo, il lavoro non dichiarato deve essere combattuto usando misure concrete e sanzioni contro i datori di lavoro e/o gli intermediari. Ho votato inoltre a favore della proposta che gli Stati membri e la Commissione collaborino anche in merito alla supervisione dei servizi di assistenza, ambito nel quale gli Stati membri potrebbero valutare l’ipotesi di creare una rete di punti di contatto nazionali per l’assistenza che potrebbe essere usata a livello nazionale ed europeo per ottenere informazioni in merito ai servizi erogati in questo campo e alla loro qualità, nonché per sporgere reclami in merito alla qualità di tali servizi.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Nei prossimi anni, la parità tra generazioni sarà una delle principali sfide per la Politica sociale europea. Questa relazione di grande attualità va dunque accolta senza dubbio con grande favore poiché sottolinea la necessità di salvaguardare la solidarietà tra generazioni indicando i modi per conseguire tali risultati, soprattutto in relazione alla promozione di politiche per l’invecchiamento attivo.
Evelyn Regner (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni perché la raccomandazione di modificare il modo in cui sono finanziati i regimi pensionistici nella relazione originale non è stata adottata dal Parlamento europeo. Sono tuttavia decisamente contraria alla richiesta di incoraggiare i regimi pensionistici privati e garantire che, in media, le pensioni del settore pubblico non siano più generose di quelle paragonabili del settore privato. Inoltre, i fondi pensionistici privati non dovrebbero svolgere un ruolo più importante nel ridurre il futuro onere di erogazione delle pensioni statali. Il sistema a ripartizione non dovrà in alcun caso essere sostituito da sistemi di finanziamento mediante capitalizzazione. A mio parere, il sistema a ripartizione è quello più sensato e sostenibile dal punto di vista economico. Ho tuttavia votato contro il passaggio della risoluzione che invita gli Stati membri a “riflettere su un'immigrazione della manodopera regolamentata (immigrazione da paesi terzi verso l’UE)”. A mio parere, questa formulazione implica una valutazione positiva dell’immigrazione di manodopera da paesi terzi.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Noi verdi abbiamo appoggiato il testo perché il paragrafo 99 (sui sistemi privati/di finanziamento mediante capitalizzazione) è stato cancellato e il resto del documento ha fatto propri alcuni suggerimenti positivi dei verdi. Per esempio, le misure in merito all’età pensionabile dovrebbero basarsi sulle esigenze degli interessati; i periodi dedicati al lavoro, all’apprendimento, all’assistenza o al volontariato sono complementari e consentono di maturare una preziosa esperienza a tutte le età; è necessario combattere la discriminazione basata sull’età e fissare obiettivi specifici per paese in relazione all’accesso alla formazione e all’apprendimento permanente per i lavoratori anziani, ripartiti per fasce di età e genere. L’occupabilità degli anziani dipende anche dall’autonomia e dalla scelta personale dei lavoratori, oltre che da un migliore equilibrio tra vita e lavoro. Per evitare che sulle donne gravi un onere sproporzionato in ragione della maggiore domanda di assistenza in una società che invecchia, il lavoro e l’assistenza dovrebbero essere resi compatibili in tutti gli Stati membri ed equamente distribuiti tra uomini e donne.
Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Questa relazione è positiva nella parte in cui propone di ridurre gli oneri fiscali e amministrativi a carico delle imprese, obiettivo importante per ridurre la concorrenza da parte di paesi terzi che hanno costi non solo fiscali ma anche di produzione e del lavoro nettamente inferiori a quelli europei.
È positiva anche la proposta di limitare gli obblighi di pensione per gli anziani, sia a causa dell'innalzamento dell'età media sia a causa del miglioramento delle condizioni di salute, permettendo quindi a chi lo desidera di continuare a lavorare. È un peccato che, tramite emendamenti per noi inaccettabili, siano state inserite parti che non sono affatto attinenti alla relazione e che sono finalizzate a favorire l'inserimento degli extracomunitari. Tale scelta, sostenuta dalla maggior parte dell'Aula, ci obbliga, seppur con dispiacere, a votare contro.
Marco Scurria (PPE), per iscritto. − Colgo l'occasione per ribadire che una società degna dell'uomo deve basarsi sul principio della giustizia generazionale e che la discriminazione fondata sull'età pregiudica la solidarietà tra generazioni, conduce alla povertà ed è vietata dai trattati costitutivi.
Il lavoro è più di una semplice occupazione retribuita e tutti, giovani e anziani, contribuiscono in modo sostanziale, anche attraverso attività svolte all'interno del nucleo familiare, a rendere la nostra società più a dimensione umana e a migliorare la stabilità dei sevizi e dei posti di lavoro.
Con questa relazione chiediamo ai governi di sostenere e riconoscere le attività di volontariato che forniscono assistenza alla comunità e alla famiglia e di risolvere rapidamente i problemi di responsabilità giuridica a tale riguardo. Plaudo inoltre a questa relazione che chiede ai governi di adottare misure a favore del riconoscimento del lavoro invisibile e informale, svolto da familiari di ogni età e principalmente da donne che si prendono cura dei più anziani e dei più giovani nel quadro della solidarietà tra le generazioni.
Czesław Adam Siekierski (PPE), per iscritto. – (PL) È un dato di fatto che l’intera Unione europea si sta confrontando con cambiamenti demografici che includono l’invecchiamento della società, bassi tassi di natalità, fenomeni di migrazione della popolazione dai paesi più poveri a quelli più ricchi, maggiore aspettativa di vita, ritardi nell’accesso al mercato del lavoro, numero crescente di nuclei familiari monoparentali e nuclei familiari senza figli, eccetera. Tutti questi elementi, sommati, hanno comportato un’enorme esigenza di cambiamento, cambiamento che ci viene imposto dalle nuove sfide demografiche e dal bisogno crescente di creare un ponte tra le generazioni. È diventato essenziale introdurre un sistema ben concepito di solidarietà intergenerazionale, unitamente alla riforma del sistema di assistenza sociale e del regime fiscale in Europa, e mi riferisco, tra l’altro, ai regimi pensionistici e alla garanzia di un’assistenza adeguata alla generazione più anziana, evitando il processo che sta creando un debito crescente a carico delle generazioni più giovani. È dunque fondamentale riformare il patto di stabilità e crescita in maniera che gli Stati membri possano assolvere il loro obbligo di rendere più stabili i regimi pensionistici.
Marc Tarabella (S&D), per iscritto. – (FR) La relazione Mann sulla sfida demografica e la solidarietà tra le generazioni fa luce sulle sfide poste dal cambiamento demografico, specialmente disoccupazione e insicurezza del lavoro, istruzione e discriminazione che colpisce i gruppi vulnerabili. La relazione sottolinea il bisogno di una solidarietà intergenerazionale e formula una serie di suggerimenti pertinenti, segnatamente un’iniziativa in merito a un patto europeo over 50, che comprende, tra l’altro, la lotta alla discriminazione basata sull’età, l’obiettivo della piena occupazione fino all’età pensionabile legale e il sostegno al reinserimento degli anziani disabili. Il motivo per il quale ho scelto l’astensione al voto finale, visto che la relazione è più che soddisfacente, è il paragrafo 24, che intende eliminare le età pensionabili obbligatorie, paragrafo che non è stato eliminato. Il fatto è che, non disponendo di meccanismi di salvaguardia che consentano ai nostri cittadini anziani di andare in pensione, non possiamo più garantire loro una vecchiaia serena. Mi rifiuto di vedere i nostri anziani lavorare fino alla morte come accadeva nel XIX secolo.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La solidarietà è uno dei valori su cui si fonda l’Unione europea, per cui è essenziale realizzarla in termini di parità tra generazioni. Gli Stati membri devono confrontarsi con una serie di sfide demografiche e sociali che rendono indispensabile la solidarietà tra le generazioni. La maggiore aspettativa di vita e il minore tasso di natalità comporteranno conseguenze terribili per i sistemi sociali europei se non riusciremo ad adottare misure specifiche.
Vista l’attuale situazione, il Parlamento europeo crede nella necessità di intraprendere un dialogo sul tema dei rapporti intergenerazionali. La relazione abbraccia molti ambiti, dall’istruzione all’occupazione di anziani e giovani, passando per la politica sanitaria e i pagamenti assistenziali, la politica per la famiglia e la natalità, nonché lo sviluppo di sistemi assistenziali, per culminare nelle politiche di immigrazione per risolvere i problemi di una società che invecchia.
Spero che le iniziative contenute nella relazione possano essere attuate e la giustizia e il dialogo tra generazioni possano diventare la realtà nell’Unione europea.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) La relazione prende debitamente atto del fatto che le popolazioni in costante calo nell’Unione europea e la continua tendenza al calo dei tassi di natalità stanno ponendo numerose sfide all’economia e alla società dell’Europa. Per questi motivi, il mercato del lavoro comunitario vivrà cambiamenti strutturali estremamente negativi. In Lituania, a questi problemi demografici si somma anche l’esodo di massa dei giovani lituani che si recano all’estero per lavorare. Siamo un paese piccolo e stiamo rapidamente perdendo i nostri giovani più attivi della fascia 25-40, nella cui istruzione e formazione tanto si è investito. La Lituania ha bisogno del talento, dell’esperienza e della dedizione di questi giovani per superare le sfide demografiche di cui stiamo parlando. Appoggio pertanto l’iniziativa “Garanzia europea per la gioventù” proposta dal relatore, nel cui ambito a tutti i giovani europei sarebbe offerto un lavoro, un apprendistato o un’ulteriore formazione dopo sei mesi di disoccupazione. Si dovrebbe fare di più per aumentare i tassi di natalità: assistenza all’infanzia accessibile di alta qualità, istruzione e tutoraggio per i bambini rappresentano il primo passo nella giusta direzione. Dobbiamo inoltre eliminare l’esclusione sociale degli anziani, convincendo la nostra economia e la nostra società che gli anziani non sono un peso. La loro esperienza, i loro conseguimenti e il loro patrimonio di conoscenze possono essere utili per tutte le generazioni.
Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la presente relazione che, ancora una volta, dimostra come le maggioranze che governano l’Europa non siano in grado di ascoltare le richieste dei cittadini europei.
Sebbene, su tali questioni, l’Unione europea non abbia competenze, essendo appannaggio esclusivo degli Stati membri, l’onorevole manda in frantumi sia i risultati sociali ottenuti sia il principio della sussidiarietà.
Tra l’altro, la relazione incoraggia gli Stati membri a promuovere il lavoro oltre l’età pensionabile legale e vuole che gli Stati membri incentivino gli over 60 a proseguire l’attività lavorativa attraverso l’adeguamento degli ambienti di lavoro al loro stato di salute.
Orbene, gli anziani devono poter contare innanzi tutto su una pensione dignitosa, che consenta loro di vivere decorosamente.
Inoltre, sono essenzialmente i regimi di prepensionamento a consentire di trovare soluzioni per rispondere alle esigenze dei lavoratori che si avvicinano al termine della loro carriera professionale, eppure l’onorevole Mann propone tout court di smantellarli.
Apprezzo nondimeno il fatto che il Parlamento europeo abbia respinto un passaggio in cui si chiedeva espressamente la sostituzione del sistema a ripartizione con sistemi di finanziamento mediante capitalizzazione.
Adducendo come pretesto la solidarietà intergenerazionale, l’onorevole Mann sente persino il bisogno di ricordarci che gli anziani devono essere trattati in maniera paritaria come esseri umani con diritti fondamentali. Ne prendiamo atto.
(La dichiarazione di voto è stata interrotta ai sensi all’articolo 170 del regolamento)
Hermann Winkler (PPE), per iscritto. – (DE) Come sempre, l’onorevole Mann ha svolto un lavoro eccellente su un tema delicato. Ho dunque potuto votare a favore della relazione. Vorrei brevemente aggiungere un altro aspetto alla discussione. In quanto membro del Parlamento europeo proveniente dalla Sassonia, regione duramente colpita dal cambiamento demografico, e in quanto membro della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e relatore della relazione di iniziativa sulla futura politica di innovazione dell’Unione, vorrei dire che, a livello europeo e soprattutto negli Stati membri, dobbiamo ovviamente continuare a combattere il cambiamento demografico e rendere le regioni più interessanti per i giovani in particolare, promuovendo la crescita economica, creando posti di lavoro e sviluppando una politica di istruzione personalizzata. Vorrei tuttavia anche sottolineare la particolare rilevanza degli anziani nelle piccole e medie imprese in relazione all’innovazione. L’Unione ha finalmente riconosciuto che, specialmente nelle piccole e medie imprese, non sono innovative soltanto le nuove invenzioni tecnologiche, ma anche, per esempio, la capacità di adeguare un prodotto affinché risponda alle specifiche esigenze di un cliente o migliorare i processi dei servizi. Soprattutto in tale ambito, sono proprio i lavoratori anziani ad aver maturato un bagaglio di esperienza tale da poter rendere innovativa un’impresa. Per questo dobbiamo combattere la discriminazione legata all’età sul luogo di lavoro. L’Unione e gli Stati membri devono tenere in considerazione tale elemento in tutte le loro normative sociali e occupazionali.
Anna Záborská (PPE), per iscritto. – (SK) Non lasciamoci ingannare dalla terminologia: la relazione che abbiamo adottato riguarda più l’individuazione di nuove risorse lavorative che la solidarietà. La crisi demografica non l’abbiamo scoperta ieri. Alcuni di noi richiamano da tempo l’attenzione su tale fenomeno. Da anni diciamo che l’Europa sta invecchiando e morendo. Ora la situazione paventata si è verificata e siamo affannosamente alla ricerca di una soluzione. La fredda logica ci offre molte alternative. Differire l’età pensionabile, aumentare il tasso di natalità, coinvolgere più donne nella sfera dell’occupazione formale, aumentare l’afflusso di immigranti e integrarli nella nostra società. Siamo disposti ad attuarle tutte e la relazione sottoposta alla nostra attenzione le descrive compiutamente. Tuttavia, non sono del tutto sicura che saranno di aiuto e, se dovessero esserlo, mi domando per quanto. Lo dico perché stiamo affrontando le conseguenze e non la causa. Ci stiamo comportando come partecipanti a uno schema piramidale che si rendono conto che la base della piramide inizia a ristagnare. Stiamo cercando di coinvolgere nuovi partecipanti per ampliare la base. Nondimeno, conferendo deliberatamente un nuovo significato a parole come “solidarietà” o “equilibrio vita-lavoro”, distruggiamo la vera solidarietà e allontaniamo i figli dai genitori. Ciò nonostante, ho votato a favore della relazione presentataci poiché la considero un importante contributo al dibattito fondamentale sulla sopravvivenza della civiltà europea.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) La ricerca offre un contributo fondamentale alla crescita economica, alla creazione di posti di lavori e alla produzione di un’energia pulita e sostenibile. Sono favorevole all’aumento dei fondi destinati alla ricerca nell’Unione europea perché è essenziale per dar vita a uno spazio europeo della ricerca che garantisca i massimi standard di eccellenza, efficacia ed efficienza nella ricerca al fine di richiamare e mantenere i migliori specialisti in Europa e promuovere un’economia europea innovativa basata sulla conoscenza e la competenza. L’Europa deve investire in ricerca per sviluppare nuovi prodotti e servizi che migliorino la qualità della vita dei cittadini. Ho votato a favore di questo programma quadro perché ritengo che incoraggi la comunità della ricerca, gli ambienti accademici, le organizzazioni della società civile, le aziende e il settore industriale a partecipare a progetti di ricerca.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) La ricerca e lo sviluppo sono due importanti sfide per il futuro dell’Unione europea nell’attuale contesto globale. Ho pertanto appoggiato l’iniziativa del Parlamento europeo volta a semplificare l’attuazione dei programmi quadro per la ricerca dell’Unione. I colleghi ed io abbiamo ritengo che la comunicazione della Commissione europea sulla semplificazione dell’attuazione dei programmi quadro di ricerca proponga misure serie e creative per eliminare gli ostacoli incontrati dai partecipanti a tali programmi. Si tratta di rafforzare la fiducia dei finanziamenti europei nei candidati e renderli più tolleranti al rischio rispetto ai partecipanti in tutte le fasi dei progetti con norme europee flessibili. La risoluzione rispecchia il fatto che l’attuale sistema è eccessivamente orientato al controllo, il che comporta uno spreco di risorse e una scarsa partecipazione. Apprezziamo infine la tendenza generale verso una riduzione del tempo medio che intercorre tra concessione e pagamento, nonostante gli ulteriori progressi che si potrebbero ancora compiere.
Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (GA) Sostengo fortemente ciò che la relazione afferma in merito alla necessità di agire per semplificare l’attuazione dei programmi quadro per la ricerca dell’Unione. Burocrazia e requisiti normativi e amministrativi onerosi si sommano alla complessità della procedura di richiesta e contribuiscono ad accrescere le difficoltà con le quali le piccole organizzazioni e le piccole e medie imprese devono confrontarsi per cercare di ottenere fondi per le ricerche che stanno conducendo. Poiché la stessa comunità della ricerca chiede un adeguamento delle norme e una semplificazione di procedure e requisiti, oltre a una maggiore fiducia nei finanziamenti europei per la ricerca, ora è alquanto chiedo che occorre semplificare il finanziamento e l’amministrazione della ricerca per garantire che ricerca e innovazione siano diffuse ed efficaci in tutta Europa. Tale semplificazione ed efficacia inciderebbero positivamente sulla situazione della ricerca nell’Unione, il che andrebbe anche a vantaggio degli interessati. Appoggio la richiesta del Parlamento di attuare un processo di semplificazione per ottenere stabilità e certezza giuridica.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione. Scienza, istruzione e innovazione sono pilastri della crescita economica e della creazione di posti di lavoro. L’Europa deve investire nell’innovazione se intende sviluppare nuovi prodotti e servizi, che creeranno nuove fonti di occupazione e crescita, il che sia renderà l’Europa più competitiva sia migliorerà la sua qualità della vita. Da tempo la comunità della ricerca esprime preoccupazioni quanto al fatto che l’attuazione dei programmi di ricerca e lo sviluppo di innovazioni non stiano procedendo con la rapidità auspicata a causa di requisiti burocratici particolarmente complessi. Questo è un problema in particolare per le organizzazioni più piccole, come le piccole e medie imprese, gli start-up ad alto contenuto tecnologico, nonché gli istituti, le università e i centri di ricerca più piccoli. Esiste una domanda reale di miglioramento e semplificazione del finanziamento e dell’amministrazione della ricerca. Attualmente, vi sono diverse norme e procedure per diversi strumenti del programma quadro, il che limita notevolmente le possibilità degli interessati di presentare domande. Concordo con l’idea che nel discutere l’ottavo programma quadro per la ricerca si debba prestare maggiore attenzione alla semplificazione delle procedure amministrative per garantire l’interpretazione e l’applicazione uniforme delle norme e delle procedure utilizzate in tutti i programmi e gli strumenti.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’Unione è perfettamente consapevole del fatto che la ricerca e l’innovazione sono fondamentali per il futuro perché non soltanto creeranno nuovi prodotti, ma anche nuovi posti di lavoro, risorse e, conseguentemente, crescita economica. Tale sviluppo contribuirà senza dubbio a promuovere la competitività economica, migliorando dunque la qualità della vita. Viste le circostanze, l’aumento della burocrazia associato all’accesso ai finanziamenti per chi partecipa a programmi di ricerca e innovazione concorrerà soltanto a ridurre e spegnere l’entusiasmo degli interessati, che già dimostrano di aver iniziato a perdere fiducia in tale processo. L’attuale sistema dovrebbe essere sostituito da un sistema che infonda maggiore fiducia nei richiedenti. Un passo positivo consisterebbe nel semplificare il processo di monitoraggio degli aspetti amministrativi e finanziari dei progetti, consolidando nel contempo il processo scientifico e tecnologico. Tanto per cominciare, dovrebbe essere possibile semplificare la procedura di controllo amministrativo, il che creerebbe maggiore fiducia nella comunità scientifica e aziendale. Occorre individuare un equilibrio tra fiducia e controllo, nonché tra assunzione dei rischi e pericoli che i rischi comportano, per garantire che i fondi destinati alla ricerca siano gestiti in maniera corretta.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Mi congratulo per il lavoro svolto dalla Relatrice e Collega Maria da Graca Carvalho. Sono fortemente convinto che la scienza, l'innovazione e la ricerca rappresentino i motori principali della crescita economica europea e della crescita occupazionale. Non a caso, ricerca ed innovazione sono il cuore dell'iniziativa Europa 2020. È tempo dunque che l'Europa investa di più in questi settori: per competere sullo scenario mondiale l’UE deve creare prodotti innovativi e servizi moderni. Proprio per questo aumentano ogni giorno le richieste di domande di finanziamento, che rendono necessaria una semplificazione generale dei requisiti di contabilità finanziaria e un’armonizzazione delle norme e delle procedure, attualmente molto diverse tra loro. Ho espresso un voto favorevole perché concordo sul fatto di fornire una risposta celere alla comunità della ricerca che chiede a gran voce questi cambiamenti. Condivido la strada proposta dalla Relatrice di basare il sistema dei finanziamenti non sui risultati ottenuti, che potrebbero diminuire l'ambizione scientifica dei ricercatori, ma sugli aspetti scientifici e quindi sull'eccellenza. La semplificazione dell'amministrazione rappresenta una delle maggiori priorità alle quali l'Europa deve dare voce e una maggiore internazionalizzazione del programma quadro potrà creare nuove opportunità e possibilità di collaborazioni con paesi terzi e in via di sviluppo.
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) La presente relazione propone la semplificazione del monitoraggio degli aspetti finanziari e il rafforzamento della valutazione tecnica e scientifica tramite una revisione tra pari basata sull’eccellenza. La relazione, tuttavia, rappresenta soltanto l’inizio di un processo tutt’altro che semplice. L’attuazione delle raccomandazioni spetterà della Commissione e dovrà essere verificata con il sostegno politico del Parlamento e del Consiglio se vogliamo che il compito sia assolto con successo. In futuro, il processo di semplificazione potrà essere esteso ad altri programmi europei, segnatamente i Fondi strutturali. Programmi con norme più semplici saranno anche più trasparenti ed efficienti. Vorrei inoltre ringraziare il collega, onorevole Cerexhe, della Presidenza belga e il Commissario Geoghegan-Quinn, nonché tutti coloro che hanno contribuito alla consultazione pubblica, per la loro assistenza. È indispensabile semplificare l’accesso ai fondi per la ricerca, sviluppando una cultura della valutazione basata sul partenariato della fiducia tra quanti sono coinvolti in maniera da potenziare la ricerca e l’innovazione in Europa, rendendola un luogo interessante in cui vivere, lavorare ed essere felici.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Ricerca e sviluppo sono determinanti per raggiungere gli obiettivi che l’Unione europea si è prefissa nella strategia Europa 2020. I programmi comunitari nel campo della ricerca e dell’innovazione si sono notevolmente moltiplicati negli ultimi anni, sia in termini di domande formulate sia in termini di stanziamenti di bilancio. È tuttavia difficile per le organizzazioni piccole e medie gestire la complessità e la burocrazia che tali programmi comportano. È ancora molto difficile accedere ai programmi e predisporre le proposte, specialmente per chi non ha familiarità con le loro procedure; gli oneri amministrativi per la gestione dei progetti e la contabilità sono ritenuti troppo elevati e il tempo medio tra concessione della sovvenzione e pagamento resta troppo lungo. I meccanismi dei programmi quadro per la ricerca devono essere, pertanto, urgentemente adeguati e snelliti per semplificare il monitoraggio degli aspetti finanziari e amministrativi dei progetti, rafforzando nel contempo il processo di valutazione scientifica e tecnologica. Apprezzo quindi l’iniziativa della Commissione europea volta a modificare questo status quo e mi complimento con la relatrice, onorevole Carvalho, per l’eccellente lavoro svolto nel proporre misure concrete per migliorare l’attuale sistema.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Le economie di scala realizzate grazie ai programmi-quadro di ricerca dell'Unione Europea rappresentano uno dei contributi più significativi delle Istituzioni Comunitarie al benessere e alla crescita di lungo periodo degli Stati membri. Ciò non e' tuttavia sufficiente, in un momento di intensa competizione internazionale come quello attuale. Occorre sempre, infatti, monitorare i risultati, valutare la fruibilità delle opportunità, e mantenere un rapporto stretto con la comunità scientifica che rende un così grande servizio alla collettività. Il parziale abbattimento degli ostacoli burocratici, e la conseguente riduzione dei tempi di partecipazione alle gare, consentirebbe ai ricercatori di concentrarsi sui propri obiettivi professionali, tramite l'impiego di risorse e competenze che altrimenti andrebbero sprecate. Non dimentichiamo che tali fondi vengono stanziati per essere impiegati in maniera efficiente. Se e' vero che il merito e' una componente fondamentale dell'efficienza, non e' ammissibile che la ricerca venga ad essere ostacolata da adempimenti burocratici di dubbia utilità.
António Fernando Correia De Campos (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa importante relazione, volta a semplificare le norme relative al finanziamento e all’attuazione del settimo programma quadro. La relazione in quanto tale ha coagulato un ampio consenso perché la semplificazione è essenziale per migliorare la competitività e l’impatto della ricerca in Europa. In un’Unione la cui strategia è incentrata sullo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza, è fondamentale che il principale strumento europeo per finanziare la ricerca e lo sviluppo risponda direttamente alle esigenze e alle preoccupazioni della comunità scientifica: per una maggiore accessibilità del programma; per uno spazio europeo della ricerca più interessante; per una maggiore attenzione per l’eccellenza; per una base di sostegno più forte all’innovazione tecnologica e al trasferimento di tecnologia alle aziende europee. La relazione fornisce alla Commissione chiare indicazioni e alternative per semplificare il settimo programma quadro. La Commissione dovrebbe proseguire tale sforzo nella preparazione del futuro ottavo programma quadro, incentrandolo sull’utente. La ricerca europea non può continuare a portare il peso degli errori procedurali che sinora hanno caratterizzato i programmi quadro.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della semplificazione dell’attuazione dei programmi quadro per la ricerca perché è un aspetto fondamentale dell’agevolazione dello sviluppo scientifico ed educativo. Ciò, a sua volta, può contribuire a creare nuovi posti di lavoro e stimolare la crescita economica, migliorando in tal modo la competitività dell’Unione e la qualità della vita dei suoi cittadini. L’attuale sistema dovrebbe essere sostituito da un sistema che infonda maggiore fiducia nei richiedenti. L’aumento del numero di domande di finanziamento è corrisposto a un aumento dei meccanismi di controllo nel tentativo di garantire che i fondi europei siano utilizzati in maniera corretta. Occorre individuare un equilibrio tra fiducia e controllo, nonché tra assunzione dei rischi e pericoli che i rischi comportano, per garantire che i fondi comunitari destinati alla ricerca siano gestiti in maniera corretta dal punto di vista finanziario. Ho inoltre votato a favore della relazione perché rappresenta un incoraggiamento ai nuovi Stati membri dell’Europa orientale in quanto, consentendo l’accesso più agevole possibile ai fondi corrispondenti, potrebbero innalzare il livello della ricerca raggiungendo standard occidentali.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione perché ritengo che vi fossero alcune carenze nell’attuazione del settimo programma quadro per la ricerca che gli impedivano di concretizzarsi in condizioni ideali. Ritengo che l’odierna proposta del Parlamento fornirà le soluzioni necessarie per semplificare le procedure di concessione delle sovvenzioni e coinvolgere maggiormente i piccoli imprenditori e quanti sono entrati nel sistema di recente, oltre a rafforzare la sinergia tra il settimo programma quadro e altri fondi europei, tra cui i Fondi strutturali.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché sono del parere che la ricerca offra un contributo fondamentale alla crescita economica, alla creazione di occupazione e alla sostenibilità ambientale. Oltre alle semplificazioni proposte, l’Unione europea dovrebbe elaborare un piano dettagliato per sviluppare infrastrutture di ricerca in vari Stati membri al fine di garantire pari opportunità nell’accesso ai finanziamenti.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Innanzi tutto, vorrei complimentarmi con l’onorevole Carvalho per il lavoro svolto in merito all’odierna relazione e al voto ottenuto, sia in sede di commissione per l’industria, la ricerca e l’energia sia in Aula. Naturalmente, questo successo è stato frutto del suo lavoro e del suo impegno sui temi dell’innovazione, della ricerca e della scienza. So che ricerca e innovazione danno contributi essenziali alla crescita economica e alla creazione di occupazione, che sono fondamentali per la ripresa dell’Unione nell’attuale situazione, oltre a contribuire all’attuazione della strategia Europa 2020. I discorsi ufficiali sull’incentivazione della ricerca e dell’innovazione non bastano per conseguire tale obiettivo. Come afferma la relatrice, recentemente “13 000 ricercatori hanno sottoscritto una petizione che chiede maggiore semplificazione e maggiore fiducia nei finanziamenti dell'UE alla ricerca”. Per questo, come dice la relatrice, è importante procedere verso una semplificazione amministrativa e finanziaria. La relazione indica una via da seguire: spero che esattamente questo venga fatto.
Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) È fondamentale fornire incentivi a ricercatori e investitori affinché restino in Europa. Combattere la fuga di cervelli deve restare prioritario per l’Unione europea.
Per farlo, dobbiamo ripensare e semplificare l’amministrazione e il finanziamento dei programmi quadro per la ricerca. Le risorse finanziarie devono essere stanziate in maniera più diretta, a beneficio delle nostre aziende, delle nostre università e dei nostri lavoratori di ricerca.
Il sistema di finanziamento della ricerca troppo orientato al controllo comporta uno spreco di risorse.
Come si sottolinea nella relazione, si deve generalmente tendere verso una riduzione del tempo medio dalla concessione della sovvenzione al pagamento per incoraggiare una maggiore partecipazione in tali programmi di ricerca. È fondamentale liberarsi del fardello amministrativo che ostacola l’efficace funzionamento di tali programmi.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Con la crescita dei programmi europei per la ricerca e l’innovazione e l’aumento del numero dei richiedenti, è importante che chi presenta domanda di finanziamento non sia ostacolato dalle procedure, ragion per cui questo passo verso la semplificazione è più che apprezzabile.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Il mio voto a favore della relazione si basa su tre fattori. Il primo è legato alle mie precedenti attività. Ho già parlato dell’attenzione specifica rivolta dai cittadini alla ricerca nel campo della diagnosi precoce e della prevenzione dei tumori. È diventato evidente che la ricerca è fondamentale per migliorare la vita dei cittadini, sempre che però vi sia un nesso visibile. Ho pertanto ritenuto che l’odierna relazione, intesa a semplificare il modo in cui si concedono fondi alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione attraverso il settimo programma quadro meriti di essere appoggiata. Il secondo fattore riguarda l’importanza che personalmente attribuisco alle piccole e medie imprese in quanto componenti essenziali dello sviluppo economico e dello sviluppo della competitività globale dell’Unione europea. Le disposizioni contenute nella relazione in merito all’accessibilità delle informazioni e all’agevolazione del coinvolgimento delle piccole e medie imprese sviluppando l’“approccio al cliente basato sullo sportello unico” e il progetto pilota sull’Open Access”, oltre che in merito alla realizzazione di campagne di informazione, mi hanno fatto accogliere con favore la relazione e darle il mio voto. Da ultimo, ma non meno importante, ho apprezzato i contributi riguardanti il futuro ottavo programma quadro, che deve essere più trasparente, flessibile e facilmente accessibile. Le proposte enunciate nella relazione sulla semplificazione, l’illustrazione e la valutazione dei risultati sono lodevoli.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) È essenziale semplificare l’accesso ai programmi quadro per la ricerca affinché i potenziali interessati siano motivati ad accedervi e non si sprechino fondi importanti. Non possiamo dimenticare che la ricerca offre un contributo fondamentale alla crescita economica, alla creazione di occupazione e alla produzione di energia sostenibile e rispettosa dell’ambiente. È dunque giunto il momento di coordinare le politiche nazionali, regionali ed europee in tema di ricerca in maniera che non vi siano notevoli ostacoli all’ottenimento di soluzioni efficaci dal punto di vista dei costi. Viste le circostanze, abbiamo bisogno di una maggiore semplificazione e armonizzazione di norme e procedure, in quanto la semplificazione non è solo un obiettivo isolato, bensì piuttosto un mezzo per garantire l’attrattiva e l’accessibilità dei fondi comunitari per la ricerca.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Vi è uno scoramento crescente tra ricerca