Presidente. – Ho accolto con grande soddisfazione la notizia della liberazione dagli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana. Lei è anche una dei primi vincitori del Premio Sacharov del Parlamento europeo, nel 1988, ma 20 anni fa non riuscì a ritirare il premio di persona. Vi comunico che ho già inviato alla signora Suu Kyi un invito a parlare qui al Parlamento europeo durante una delle nostre sessioni plenarie.
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalle Nazioni unite 11 anni fa. Ogni giorno in tutto il mondo, le donne sono vittima di violenze sessuali, umiliazioni e violenza domestica. Non bisogna poi dimenticare l’atrocità dell'infibulazione in uso in numerose regioni, della quale sono vittima 8 000 ragazze ogni giorno. Per dimostrare il nostro sostegno alla campagna per fermare questo barbaro rituale, vi invito ad indossare oggi un petalo di rosa come simbolo del nostro rifiuto di questa pratica. Vorrei infine sottolineare l’impegno continuo, che prosegue ormai da anni, del Parlamento europeo verso la completa eliminazione delle violenze fisiche e psicologiche contro le donne.
Presidente. – Le autorità spagnole competenti mi hanno comunicato che l’onorevole Jáuregui Atondo è stato sostituito dall’onorevole Irigoyen Pérez a partire dal 16 novembre 2010. Do il mio benvenuto all’onorevole collega e le ricordo che, ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 2 del regolamento del Parlamento europeo, fino a quando i suoi poteri non siano stati verificati o non si sia deciso in merito ad eventuali contestazioni, l’onorevole Irigoyen Pérez siederà con pieni diritti nel Parlamento e nei suoi organi, purché non ricopra alcuna carica incompatibile con quella di deputato al Parlamento europeo.
Presidente. – Vi informo che l’onorevole Tănăsescu si è unito al Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo a partire dal 15 novembre 2010.
Vi informo inoltre che l’onorevole Arlacchi si è unito al gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo a partire dal 18 novembre 2010.
Presidente. – Vi informo che mercoledì il Presidente del Consiglio ed io firmeremo 14 atti legislativi adottati secondo la procedura legislativa ordinaria, ai sensi dell’articolo 74 del regolamento del Parlamento europeo. I titoli degli atti legislativi saranno pubblicati nel processo verbale della seduta e saranno disponibili in modo che li possiate analizzare in qualsiasi momento.
7. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
8. Dichiarazioni scritte decadute: vedasi processo verbale
9. Interrogazioni orali e dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale
10. Petizioni: vedasi processo verbale
11. Storni di stanziamenti: vedasi processo verbale
Presidente. – È stata distribuita la versione finale del progetto di ordine del giorno preparata dalla Conferenza dei presidenti nel corso dell’incontro di giovedì 18 novembre 2010 ai sensi dell’articolo 137 del regolamento. Sono stati proposti i seguenti emendamenti:
Per quanto riguarda il lunedì:
I gruppi politici propongono di togliere dall’ordine del giorno la discussione sulla relazione dell’onorevole Berlinguer sugli aspetti relativi al diritto civile, al diritto commerciale, al diritto di famiglia e al diritto internazionale privato del Piano d’azione per l’attuazione del programma di Stoccolma. In questo modo per la relazione vi sarà una votazione diretta martedì, ovvero domani. La relazione rimarrà, vi sarà la votazione, ma non vi sarà alcuna discussione in merito. Ribadisco che tutti i gruppi politici hanno concordato su questa soluzione, che è stata accettata.
(Il Parlamento accoglie la richiesta)
Per quanto riguarda il martedì:
Nessun emendamento è stato proposto.
Martin Schulz (S&D). – (DE) Signor Presidente, nell’ordine del giorno di martedì vi sono sei relazioni dell’onorevole Matera in merito alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione nei Paesi Bassi. Intervengo in merito alla questione perché non trovo corretto il modo con cui l’onorevole Daul è stato attaccato dalla stampa olandese. Alla Conferenza dei presidenti, l’onorevole Daul ha sollevato la questione, discussa dai vari capigruppo, riguardante l’eventuale eliminazione di queste relazioni alla luce della discussione sul bilancio. Vorrei esprimere due considerazioni in merito.
Innanzi tutto, dovremmo mantenere queste relazioni nell’ordine del giorno e procedere alla votazione, mobilitando il Fondo europeo per l’adeguamento alla globalizzazione per i Paesi Bassi.
In secondo luogo, l’onorevole Daul lo aveva già suggerito alla Conferenza dei presidenti. Se però, quanto detto alla Conferenza viene poi reso di dominio pubblico senza che l’onorevole Daul abbia la possibilità di rispondere alle accuse e spiegare le sue parole, allora chi riveste la carica di capogruppo deve valutare molto attentamente quanto può essere espresso alla Conferenza dei presidenti. E questo è un primo appunto.
Un altro punto riguarda il fatto che non è il Parlamento europeo ad accusare che si sta sperperando del denaro; è invece il governo olandese (sebbene non tutto) a denunciare continui sperperi in Europa, concludendo che l’Europa dovrebbe quindi ricevere meno denaro. Le relazioni dell’onorevole Matera dimostrano che, al contrario, i finanziamenti provenienti da questo bilancio sono impiegati in modo molto responsabile e, a mio parere, per progetti molto importanti per i Paesi Bassi. L’adozione di queste relazione dimostrerebbe che il criticismo dei Paesi bassi sulla questione non è giustificato.
(Applausi)
Presidente. – Sono a conoscenza della questione e ho letto le affermazioni della stampa olandese. Vorrei tuttavia garantirvi che la votazione sulla mobilitazione del Fondo europeo per l’adeguamento alla globalizzazione per i Paesi Bassi si terrà regolarmente domani. Non è cambiato nulla e la votazione si svolgerà domani.
Per quanto riguarda il mercoledì:
Ho ricevuto una richiesta dal gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica in merito alla discussione sulla situazione nel Sahara occidentale; nello specifico la richiesta chiede che la votazione delle proposte di risoluzione in materia si tenga nel corso di questa sessione e non a dicembre, come attualmente previsto.
João Ferreira (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, la situazione nel Sahara occidentale è abbastanza grave perché il Parlamento assuma una posizione in merito. La situazione è innegabile ed evidente: abbiamo visto scene di distruzione nei campi saharawi e sappiamo bene che questo ha provocato vittime, feriti e numerosi dispersi. Ad alcuni membri di quest’Aula è stato proibito di andare in questi campi e sono stati successivamente espulsi dalle autorità marocchine; la stessa sorte è toccata a membri dei parlamenti nazionali, giornalisti ed esponenti di organizzazioni non governative (ONG). Siamo a conoscenza di tutto questo e non possiamo ignorarlo.
Non prendere una posizione su questo argomento dimostrerebbe un’incomprensibile ed inaccettabile compiacenza, se non addirittura complicità, e andrebbe solamente ad infangare la dignità di questa istituzione e dei valori di cui si proclama difensore. Per questo invito tutti voi a prendere una decisione ragionevole appoggiando la richiesta che la votazione su questa risoluzione si tenga in questa sessione.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, ritengo che le argomentazione presentate dal gruppo GUE/NGL siano di estrema rilevanza e necessarie; per questo appoggio la loro posizione.
Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, devo chiedere all’onorevole Ferreira di prestare attenzione per un momento. Abbiamo trattato in dettaglio questo argomento nel corso dei preparativi per la Conferenza dei presidenti e all’incontro stesso. A nome del mio gruppo, vorrei esprimere la nostra profonda preoccupazione in merito agli accadimenti nel Sahara occidentale. Se le immagini che abbiamo visto sono reali, allora dovremmo avviare una discussione molto seria e darle anche un seguito, qualora necessario. Questo significa che dobbiamo muoverci nel modo corretto, ovvero discutendo della questione questa settimana. Il ministro degli Esteri marocchino si è ora dichiarato disposto, su nostra richiesta, a presenziare all’incontro della commissione per gli affari esteri. Non deve farlo; il ministro degli Esteri marocchino non deve comparire di fronte alla commissione AFET. Per quanto ne so, dobbiamo trarre vantaggio dal fatto che lui verrà comunque e metterlo di fronte alle nostre accuse, prima di adottare una risoluzione. Ritengo che questo sia un modo più saggio di procedere rispetto all’adottare una risoluzione e solo in seguito sentire ciò che ha da dire in merito. Dovremmo adottare la risoluzione alla luce delle informazioni che il ministro degli Esteri marocchino ci fornirà, in risposta alle nostre domande, durante l’incontro della commissione per gli affari esteri. È più logico e fino a questo pomeriggio tutti i gruppi concordavano con me.
Presidente. – La richiesta ha ottenuto il sostegno a maggioranza e quindi, secondo la proposta dell’onorevole Ferreira, la votazione si terrà questa settimana.
(Il Parlamento accoglie la richiesta)
Vi darò ora le scadenze. La votazione si terrà giovedì, con i seguenti termini: le proposte di risoluzione devono essere presentate entro domani, 23 novembre, ore 12.00; gli emendamenti e le proposte di risoluzione comune devono essere presentati entro mercoledì 24 novembre, ore 12.00; gli emendamenti alle proposte di risoluzione comune devono essere presentati entro mercoledì 24 novembre, ore 13.00, ovvero un’ora dopo. Ripeto: la votazione si terrà giovedì.
Daniel Cohn-Bendit (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, vorrei porre una domanda ai miei onorevoli colleghi.
La situazione in Tibet è preoccupante e vi sono timori in merito all’intenzione della Cina di imporre la lingua cinese anche in questa regione. Ritengo che la questione meriti una discussione in plenaria, alla presenza della baronessa Ashton. La politica messa attualmente in atto in Tibet è problematica, quasi indipendentemente dalla situazione di emergenza.
Emergenza? Molto bene. Se la maggioranza desidera affrontare la questione da questo punto di vista, nessun problema. Per quanto mi riguarda, e poiché l'ordine del giorno di dicembre è ancora piuttosto libero, vorrei si tenesse una discussione sulla questione e sulla politica europea in relazione alla Cina, alla presenza della baronessa Ashton, e chiedo che venga adottata una risoluzione in merito. Credo sia più sensato.
Presidente. – Grazie, onorevole Cohn-Bendit. Questo tema può essere presentato anche alla Conferenza dei presidenti. In quanto capogruppo, può proporlo quando preferisce, onorevole Cohn-Bendit. Grazie ancora per il suo intervento.
Per quanto riguarda il giovedì:
Nessun emendamento è stato proposto.
(L’ordine del giorno è stato approvato)
13. Relazione annuale della BCE per il 2009 – Recenti sviluppi dei tassi di cambio internazionali (discussione)
Presidente. – Il prossimo punto all’ordine del giorno reca la discussione congiunta su:
– la relazione (A7-0314/2010), presentata dall’onorevole Balz, a nome della commissione per i problemi economici e monetari sul rapporto annuale della BCE per il 2009 [2010/2078(INI)]; e
– la dichiarazione della Commissione sui recenti sviluppi dei tassi di cambio internazionali [2010/2914(RSP)].
Burkhard Balz, relatore. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci è appena stato richiesto di abbassare tutti i toni. Forse alcuni onorevoli colleghi possono riuscirci.
Onorevoli colleghi, la mia relazione di oggi riguarda principalmente le prestazioni della Banca centrale europea nel 2009, ovvero nel periodo in cui le azioni economiche, finanziarie e, sempre più, anche politiche erano sostanzialmente dominate dalla crisi economica e finanziaria. Questa crisi, agli inizi puramente finanziaria, si è diffusa fino ad coinvolgere l’intera economia reale con una seconda ondata. L’attività economica ha registrato un calo a livello mondiale, mentre il minore gettito fiscale e l’accresciuta spesa sociale dovuta alla crisi hanno portato a costanti aumenti del debito pubblico, al quale hanno contribuito anche ulteriori misure volte a stimolare l’economia. Il crescente debito ha spinto quindi i governi europei ad adottare drastiche misure di austerità. Ritengo personalmente che queste misure erano necessarie e, in taluni casi, sono state varate tardivamente; in ogni caso, queste misure limitano la capacità di azione dei governi.
Nonostante la ripresa delle attività economiche nella seconda metà del 2009, nel 2010la crisi finanziaria ed economica minacciava ancora di trasformarsi in una crisi del debito pubblico. Dal mio punto di vista, questo rischio non è ancora stato eliminato. Negli ultimi anni, il caso dell’Irlanda ci ha ricordato fin troppo bene che il problema del sovra-indebitamento degli Stati membri non è stato affatto risolto e su questo concordo con il Presidente Van Rompuy: un fallimento dell’euro è impensabile, ma questa è la situazione reale. La mia relazione si concentra però sul 2009, quando la BCE ha reagito bene e in modo adeguato alle sfide. Le misure che ha adottato si sono rivelate pienamente efficaci e hanno evitato il collasso a molte istituzioni finanziarie. non sempre però la liquidità è stata resa disponibile per l’economia reale, il che ha impedito il pieno sfruttamento delle potenzialità di ripresa insite nelle misure della BCE.
Essendo tali misure non convenzionali, è fondamentale che la loro sospensione si ben programmata e attentamente coordinata. I problemi della Grecia e di altri paesi della zona euro sono in parte di origine interna, ma portano alla luce anche le mancanze sostanziali esistenti all’interno dell’Unione economica e monetaria. I principi del Patto di stabilità e crescita non sempre sono stati rispettati e ne stiamo vivendo le conseguenze, tra cui spicca la situazione in Irlanda. Bisogna ora eliminare queste violazioni e prevenirne di future. Il Patto di stabilità deve essere rafforzato e bisogna riportare l’equilibrio nell’Unione economica e monetaria.
In passato, un insufficiente coordinamento delle politiche economiche all’interno dell’unione monetaria ha determinato importanti squilibri economici tra i paesi della zona euro, lasciandola senza un meccanismo predeterminato di gestione delle crisi. La zona euro dovrà trovare una soluzione a questi squilibri se vuole evitare una nuova crisi, ma alla fine la revisione di un processo di riforma strutturale, unitamente alla revisione del quadro normativo in ambito finanziario, rafforzerà l’eurozona. La questione dell’indipendenza della Banca centrale europea riveste una notevole importanza anche in relazione alla nuova governance economica, soprattutto per quanto riguarda il Comitato europeo per il rischio sistemico, di recente istituzione. Il Parlamento continuerà dunque a svolgere con serietà il suo compito di revisione dell’attività della BCE.
Sono fermamente convinto che l’Unione europea e la zona euro riusciranno ad emergere dalla crisi e ne usciranno più forti di prima. La maggiore sfida per l’Unione europea per i prossimi mesi è imparare la lezione da quanto è successo, ma sinora l’UE ha sempre dimostrato di agire meglio quando deve superare delle sfide. La crisi rappresenta quindi una grande opportunità che dobbiamo sfruttare.
In conclusione, vorrei ringraziare tutti i relatori ombra degli altri gruppi per la piacevole e costruttiva collaborazione a questa relazione. Non è una situazione da dare per scontato, ma merita particolare enfasi in questo caso.
Jean-Claude Trichet, Presidente della Banca centrale europea. – (FR) Signor Presidente, onorevole Balz, onorevoli eurodeputati, ho l’onore di presentarvi, come previsto dal trattato, il rapporto annuale della Banca centrale europea per il 2009. A causa degli stravolgimenti al calendario legati principalmente alle elezioni europee, sono intervenuto in quest’Aula lo scorso marzo in merito alla precedente relazione annuale. Questa è dunque la seconda volta che mi rivolgo al Parlamento quest’anno.
Innanzitutto, permettetemi di esprimere la mia soddisfazione per il sostegno che il Parlamento ha ancora una volta dimostrato attraverso la proposta di risoluzione a favore di audizioni regolari di fronte alla commissione per i problemi economici e monetari e più in generale a favore di strette relazioni con la Banca centrale europea. Questa proposta mi trova ancor più favorevole dato che quest’anno il Parlamento europeo ha dimostrato con convinzione la sua determinazione e abilità nell’asserire l’importanza prioritaria dell’interesse europeo, soprattutto per quanto riguarda il pacchetto di supervisione finanziaria.
(DE) Vorrei iniziare con una breve panoramica delle misure di politica monetarie adottate dalla Banca centrale europea durante la crisi economica e finanziaria. Oltre al periodo di crisi, vorrei anche guardare indietro ai primi dodici anni di vita della BCE e analizzare infine le più pressanti sfide che ci attendono per il 2011.
(EN) Signor Presidente, vorrei ricordare le azioni intraprese durante il periodo di crisi.
Il 2009 è stato un anno particolarmente difficile per la politica monetaria della BCE, essendo iniziato con un grave crollo economico a livello mondiale a seguito della crisi finanziaria scoppiata nell’autunno 2008. In questo contesto di bassa pressione inflazionistica, abbiamo portato avanti la nostra politica di ribasso dei tassi chiave. Entro un periodo di sette mesi, tra ottobre 2008 e maggio 2009, abbiamo abbassato il nostro tasso di rifinanziamento di 325 punti base, portando il tasso di rifinanziamento all’1 per cento.
Per garantire che aziende e privati nella zona euro potessero beneficiare di queste favorevoli condizioni finanziarie, nel 2009 abbiamo continuato ed anche ampliato il nostro sostegno creditizio alle banche dell'eurozona. Queste misure sono state prese in risposta alle disfunzioni dei mercati monetari che hanno indebolito l’influenza della politica monetaria sulle prospettive di stabilità dei prezzi attraverso le sole decisioni sul tasso d’interesse. Tra le misure non-convenzionali, come noi le chiamiamo, la più importante è la disposizione sulla piena aggiudicazione di liquidità attraverso le nostre operazioni di rifinanziamento con le banche della zona euro, avendo di contro buone garanzie e con il tasso principale di rifinanziamento valido per diverse scadenze, che vanno ben oltre le operazioni settimanale. Nel 2009 abbiamo anche portato a un anno le scadenze per le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine. Queste decisioni hanno naturalmente rivestito grande importanza.
Come giustamente sottolineato nel vostro progetto di risoluzione sul rapporto annuale della BCE, questo maggiore supporto creditizio è riuscito ad un’ulteriore depressione o una recessione più profonda, qualora si fossero registrate altre tensioni disfunzionali. Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che tutte le nostre azioni sono state pienamente in linea con il nostro mandato di fornire una stabilità dei prezzi nel medio termine per l’intera zona dell’euro. La favorevole prospettiva d’inflazione e le relative stabili aspettative dimostrano che siamo stati in grado di portare a termine il nostro compito nella zona dell’euro.
A seguito di miglioramenti nelle condizioni dei mercati finanziari nel corso del 2009, sono sorte nuove tensioni di mercato in una serie di settori del mercato obbligazionario dell’eurozona. Il perfetto funzionamento di questo mercato è fondamentale per la trasmissione dei tassi d’interresse chiave della BCE e per questo abbiamo deciso di intervenire nei mercati obbligazionari al fine di agevolare il ritorno a un normale passaggio della politica monetaria all’economia. A questo proposito abbiamo introdotto il Programma per il mercato obbligazionario e, affinché il programma non abbia un impatto troppo forte sulla politica monetaria, la liquidità introdotta verrà completamente riassorbita.
Vorrei infine precisare che tutte le misure non convenzionali adottate nel periodo di grande pressione finanziaria sono di carattere temporaneo e sono state intese con l’obiettivo di uscire dalla crisi. Alcune delle misure non convenzionali intraprese nel 2009 e all’inizio del 2010 sono già state concluse alla luce delle migliori condizioni registrate in alcuni mercati finanziarie e tenendo presente della costante ripresa economica dell’eurozona.
Vorrei condividere con voi alcuni pensieri in merito alla storia dell’euro, nella quale sono fondamentali tre elementi.
In primo luogo, la BCE ha portato a termine i compiti previsti dal suo mandato ai sensi del trattato, ovvero ha raggiunto la stabilità dei prezzi. L’inflazione media nella zona dell’euro è infatti rimasta stabile all‘1,97 per cento negli ultimi dodici anni. Questo dato riflette perfettamente la nostra idea si stabilità dei presi, che coincide con il nostro obiettivo di mantenere i tassi d’inflazione dell’eurozona al di sotto del 2 per cento su base annua e intorno al 2 per cento nel medio termine. A questo fine, negli ultimi 12 anni il sistema euro ha funzionato da ancora di stabilità e sicurezza, così come sta avvenendo di recente, nonostante il difficile contesto generato dalla crisi finanziaria globale.
In secondo luogo, le aspettative d’inflazione, come già detto, sono rimaste saldamente fisse a livelli in linea con la stabilità dei prezzi, gettando una luce positiva sulla credibilità della politica monetaria della BCE.
In terzo luogo, il segreto di questo successo risiede, come ci auguriamo, nella piena indipendenza della BCE da influenze politiche, nel suo compito prioritario di mantenere la stabilità dei prezzi e nella trasparenza delle comunicazioni, soprattutto in merito alla definizione della stabilità dei prezzi. La strategia monetaria a due pilastri della Banca centrale europea consente un’azione lungimirante e orientata al medio termine, sostenuta da un solido contesto analitico. Quest’ultimo comprende una approfondita analisi degli sviluppi monetari e dei crediti, tenendo bene presente la natura monetaria dell’inflazione sul medio e lungo termine.
A nostro giudizio, questo approccio completo garantisce un processo decisionale ben informato e coerente, pur essendo stabile e andando oltre la volatilità delle operazioni a breve termine.
Per quanto riguarda la dimensione esterna dell’euro, vorrei solamente ricordare che la nostra moneta si è consolidata a livello internazionale. Nel 2009 l’euro rappresentava circa il 30 per cento del totale delle obbligazioni internazionali e delle riserve valutarie straniere mondiali.
Parlando della dimensione sterna dell’euro, vorrei spendere una parola sulla questione degli attuali tassi di cambio all’estero, argomento che consiglio di trattare con estrema cautela.
Vi sono due questioni principali: un primo elemento è la relazione tra le principali valute convertibili fluttuanti dei paesi industrializzati, come il dollaro USA, l’euro, lo yen, la sterlina e il dollaro canadese. Queste valute hanno fluttuato dal collasso del sistema Bretton Woods all’inizio degli anni ’70. Vorrei ricordare l’opinione diffusa nella comunità internazionale secondo la quale un’eccessiva volatilità e movimenti caotici nei tassi di cambio hanno ripercussioni negative sulla stabilità economica e finanziaria.
La BCE apprezza le recenti dichiarazioni delle autorità statunitensi, e precisamente del Segretario del tesoro e del Presidente della Federal Reserve, con le quali ribadiscono che è nell’interesse degli USA avere un dollaro forte rispetto alle principali valute convertibili. Condivido appieno questa visione: un dollaro credibile tra le maggiori valute delle economie avanzate è nell’interesse degli USA, dell’Europa e dell’intera comunità internazionale.
La seconda questione riguarda le valute delle economie di mercato emergenti con surplus di conti correnti e tassi di scambio non abbastanza flessibili. A questo proposito, la comunità internazionale, come ribadito in Corea la scorsa settimana e dalla Commissione, concorda sul fatto che sia nell’interesse delle economie emergenti e della stessa comunità internazionale indirizzarsi verso sistemi di tassi di cambio più determinati dal mercato, verso una maggiore stabilità dei tassi di cambio al fine di riflettere i principi fondamentali che ne sono alla base e verso un rifiuto della svalutazione concorrenziale delle valute.
La Banca centrale europea ha sempre detto che non c’è tempo per la compiacenza e mai come ora queste parole sono adeguate. Le sfide che ci attendono sono molteplici e tutte le autorità competenti così come il settore privato devono riconoscere appieno le proprie responsabilità; questo vale per le filiali, per le banche centrali, per i legislatori, i supervisori, il settore privato e la finanza. L’attuale crisi ha dimostrato chiaramente che mettere in atto riforme ambiziose in materia di governance economica è nell’interesse sia degli Stati dell’eurozona sia dell’intera eurozona stessa.
Le proposte avanzate dal Presidente Van Rompuy sulla riforma della governance economica europea, approvata dal Consiglio europeo durante l’incontro di ottobre 2010, rappresentano un miglioramento dell’attuale quadro di sorveglianza a livello europeo e sono decisamente appropriate per gli Stati membri che non fanno parte dell’Unione monetaria. Per quanto riguarda le necessità dell’eurozona, queste proposte non raggiungono gli obiettivi che noi riteniamo necessari per garantire il miglior funzionamento possibile dell’economia con la moneta unica.
Sono persuaso che, nei prossimi mesi, il Parlamento europeo aiuterò l’Europa a compiere il necessario salto qualitativo in termini di governance economica. Il Parlamento, attraverso il suo ruolo legislativo legato alla supervisione finanziaria e al Comitato europeo per il rischio sistemico, ha dimostrato la sua determinazione quando si tratta di affrontare questioni fondamentali.
Vorrei cogliere questa opportunità per ringraziarvi e ribadire la mia ferma convinzione sul fatto che l’influenza del Parlamento sarà decisiva nel dibattito sulla governance economica.
Un’ultima importante sfida riguarda il regolamento finanziario. Dobbiamo trarre pieno vantaggio dalla lezione che la crisi ci ha impartito e cogliere il momento per una riforma finanziaria. Come suggerito nel vostro progetto di risoluzione, una rapida attuazione di Basilea III è fondamentale, così come lo sono le proposte legislative della Commissione sulle vendite allo scoperto e sui derivati OTC al fine di rendere più trasparente e resistente il sistema finanziario.
Questo è un anno decisivo: nel 2011 dobbiamo adottare un nuovo quadro di governante, vi devono essere delle approfondite discussioni sul quadro per la gestione delle crisi e possibilmente bisogna avviare la procedura per modificare il trattato. Queste riforme sono necessarie per garantire che l'intera Europa e l'eurozona affrontino le sfide future con maggiori capacità e determinazione.
Il 2011 sarà anche il primo anno di vita del Comitato per il rischio sistemico. Come richiesto nel vostro progetto di risoluzione, stiamo facendo del nostro meglio per sostenere questo nuovo organi, pur mantenendo invariati la completa indipendenza e il mandato principale della BCE, come indicati nel trattato di Maastricht, ma ho già sottolineato questo punto in precedenza.
Continueremo a portare avanti il nostro mandato come il trattato ci chiede. Potete fidarvi: raggiungeremo gli obiettivi che i nostri cittadini si aspettano.
Olli Rehn, membro della Commissione. – (EN) Vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, l’onorevole Balz, per la valida e completa relazione sul rapporto annuale della BCE per il 2009. La Commissione accoglie con favore la relazione che riflette in modo adeguato tutte le principali questioni e riconosce e apprezza il lavoro svolto dalla BCE nella gestione della crisi. La Commissione è dell’idea che la BCE, sotto la guida del suo Presidente Jean-Claude Trichet, si è destreggiata in questa situazione di difficoltà con grande abilità e determinazione.
Vorrei cogliere quest’occasione per ringraziare il Presidente Trichet per la straordinaria cooperazione e soprattutto per il fondamentale ruolo che ha ricoperto in questo periodo di confusione. La BCE, sia attraverso la sua posizione di controllo, sia attraverso le misure non-convenzionali adottate, è stata lo strumento adeguato per soffocare la crisi e gettare le basi per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro.
Nella relazione si sottolinea giustamente che la crisi finanziaria ha manifestato la necessità di un più forte controllo economico nella zona dell’euro. La Commissione concorda con il testo e per questo morivo abbiamo avanzato una serie di proposte per rafforzare la governance economica nell’Unione europea e soprattutto nella zona dell’euro.
Sono inoltre in fase di discussione una serie di suggerimenti presentati nella relazione Feio volti a rafforzare e ampliare la governance economica dell’Unione. La commissione per i problemi economici e monetari ha ricevuto le proposte della Commissione e, con mio grande apprezzamento, sta facendo il possibile per rispettare l’ambiziosa scadenza del prossimo giugno.
Passo ora alla seconda parte della discussione, ovvero i recenti sviluppi del tassi di cambio internazionali: è corretto dire che la volatilità dei mercati di cambio stranieri è aumentata nelle ultime settimane, con notevoli cambianti nelle valute dei principali tassi di cambio bilaterali.
Dal giugno di quest’anno l’euro si è rivalutato rispetto al dollaro grazie ai dati relativi all’economia della zona dell’euro più forti e grazie all’ulteriore ampliamento della politica monetaria statunitense. Di recente, tuttavia, l’euro si è indebolito rispetto alla maggior parte delle altre valute, colpito dalle sempre maggiori preoccupazioni relative alle finanze pubbliche degli Stati membri, in particolare dell’Irlanda. In realtà, l’euro è attualmente molto vicino alla sua media sul lungo termine, a seguito di una generale svalutazione registratasi quest’anno e generata dalla sopravvalutazione del livello alla fine dello scorso anno; rispetto all'inizio del 2010, la svalutazione reale dell’euro è pari a circa il 7 per cento.
Nel contesto di una lenta riprese nelle economie avanzate e nei flussi di grandi capitali verso le economie emergenti, molti Stati puntavano ad indebolire le proprie valute o quantomeno a ricorrere a una non-rivalutazione competitiva. È dunque importante che al G20 di Seoul della scorsa settimana i leader internazionali si siano impegnati, con chiarezza e determinazione, ad astenersi dalla svalutazione concorrenziale delle proprie valute.
Al Vertice del G20 si è anche concordato di continuare a lavorare verso il riequilibrio della crescita globale ed è stato raggiunto un accordo per collaborare su linee guida di massima. Risulta chiaro che la flessibilità del tasso di cambio deve rivestire un ruolo chiave nell'indispensabile processo di riequilibrio, n modo che questi tassi riflettano i principi economici fondamentali, come sottolineato anche dal Presidente Trichet. La Commissione continuerà a sostenere questa sostanziale parte del lavoro del G20, che sarà anche un obiettivo fondamentale della Presidenza francese del G20 del prossimo anno.
Vorrei infine comunicarvi un importante sviluppo relativo all’eurozona: ieri, quando il Consiglio Ecofin ha accolto la richiesta del governo irlandese di assistenza finanziaria dell’Unione europea, i ministri hanno convenuto con la Commissione e la BCE sul fatto che fornire assistenza all’Irlanda è una garanzia per la tutela della stabilità finanziaria in Europa. Il sostegno finanziario europeo può essere concesso attraverso un programma con rigorose condizioni di politica attualmente in fase di negoziazione tra le autorità irlandesi alla Commissione e il FMI, sempre in stretto contatto con la BCE. Il programma affronterà in modo deciso i principali problemi fiscali dell’economia irlandese, prevedendo anche un fondo per potenziali future esigenze di capitali del settore bancario. Per compensare le tensioni nel settore bancario, sarà necessario mettere in atto una serie di misure, tra le quali la riduzione della leva finanziaria e la ristrutturazione, per garantire che il sistema bancario irlandese svolga correttamente il suo ruolo nel funzionamento dell’economia in generale.
I dibattiti tecnici sul programma UE-FMI sono attualmente in corso e si potrebbe prevedere il termine delle negoziazioni entro la fine di novembre. Oltre ai finanziamenti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, vi comunico, con nostro grande apprezzamento, che anche il Regno Unito e la Svezia hanno manifestato la propria disponibilità a contribuire al programma attraverso prestiti bilaterali.
In conclusione, le decisioni di ieri rappresentano un passo in avanti verso l’impegno congiunto per ristabilire l’economia irlandese e proteggere la stabilità finanziaria in Europa.
Jean-Paul Gauzès, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, Presidente Trichet, signora Commissario, onorevoli colleghi, naturalmente mi unisco alle lodi al lavoro della BCE e non ripeto quanto già detto dall'onorevole Balz o nella risoluzione. nel breve tempo a mia disposizione, vorrei solo ricordare che dobbiamo prestare attenzione ai nostri cittadini.
Perché dico questo oggi? Perché ieri sera tutte le televisioni francesi hanno trasmesso lo spettacolo di un futuro candidato alla presidenza che strappava la fotocopia ingrandita di una banconota da 10 euro, asserendo che così facendo stracciava la causa dei nostri problemi.
Ovviamente si sbaglia: tutto ciò di cui abbiamo bisogno è impegno comune e comunicazione. Il lavoro condotto sinora in termini di supervisione, organizzazione e legislazione al quale lei ha fatto riferimento, Presidente Trichet, è davvero eccellente. Sa di poter contare sul sostegno del Parlamento, lo ha detto lei stesso. Abbiamo comunque un impegno concreto nei confronti dei nostri cittadini che non riescono a comprendere i messaggi che vogliamo trasmettere.
Ogni giorno le prime pagine dei giornali sono piene di spiacevoli e improbabili situazioni; venerdì, quando sono sceso in campo, come si usa dire in politica, ho incontrato circa 100-150 persone e tutte mi ponevano la medesima domanda: cosa accadrà all’euro? Il timore dei nostri cittadini non è in linea con le azioni positive della Banca centrale europea.
George Sabin Cutaş, a nome del gruppo S&D. – (RO) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, onorevole Balz, per la sua cooperazione e sono lieto di sentire che alla Banca centrale europea è stato garantito lo status di istituzione europea dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona.
In secondo luogo, vorrei sottolineare le considerevoli disparità socioeconomiche esistenti tra le economie della zona dell’euro e la necessità di una maggiore armonizzazione delle politiche economiche e monetarie. Il Patto di stabilità e crescita non è lo strumento adatto per risolvere gli attuali squilibri economici, mentre l'emissione di obbligazioni statali a livello europeo potrebbe costituire una via d’uscita da questa situazione di stallo. Questo meccanismo di solidarietà fornire un finanziamento stabile per gli Stati membri in difficoltà, renderebbe più efficace la supervisione del bilancio, aumentando al contempo la liquidità disponibile. La moneta unica deve essere integrata da un inasprimento fiscale e un indebitamento comune a lungo termine.
Lo sconsiderato comportamento degli operatori finanziari ha contribuito ad acuire la crisi economica e finanziaria; inoltre, i recenti attacchi speculativi, hanno reso difficoltoso per alcuni Stati membri prendere in prestito denaro dai mercati internazionali, intaccando così virtualmente la stabilità dell’intera zona euro. Ritengo sia quindi necessario un meccanismo permanente per proteggere l’eurozona da simili speculazioni; è compito della Commissione europea monitorare l’attività delle agenzie di rating e definire la struttura di un’agenzia di rating del credito a livello europeo.
Dobbiamo peraltro ricordare che le misure di austerità adottate dai governi nazionali potrebbero ridurre significativamente le possibilità di una ripresa economica europea. Per questo motivo il modello di governance economica a livello europeo diventa necessario per raggiungere al contempo la stabilità fiscale e la creazione di nuovi posti di lavoro.
La Commissione deve proporre obiettivi specifici per chiudere il divario competitivo tra le economie europee e, non da ultimo, portare avanti gli investimenti nelle energie verdi.
Sylvie Goulard, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, in primo luogo mi unisco alle lodi al relatore, che ha delineato la questione in modo molto chiaro.
In questa relazione, l’onorevole Balz sottolinea le innovazioni apportate dal trattato di Lisbona e ringrazio particolarmente il Presidente Trichet per averlo ricordato ancora una volta questa sera a chi, nonostante lo abbia sottoscritto e ratificato, sembra ancora ignorare il principale progresso garantito dal trattato, ovvero la possibilità di discutere pubblicamente, qui in quest’Aula, della riforma del Patto di stabilità.
Sotto la guida del Commissario Rehn, la Commissione ha delineato una serie di proposte piuttosto coraggiose che muovono nella giusta direzione, soprattutto richiedendo un rafforzamento della disciplina attraverso l’analisi degli squilibri macroeconomici che onorevole Balz ha evidenziato nella sua relazione. Inoltre, Presidente Trichet, lei ha più volte fatto riferimento a un “salto di qualità”, ovvero a un progresso concreto in termini di governance.
Concordo pienamente con le parole dell’onorevole Gauzès: quando si scende in campo, bisogna chiedersi se le proposte avanzate a settembre dalla Commissione siano realmente pertinenti, se non sia meglio ignorare la crisi attuale per permettere i maggiori progressi possibili. Tengo a precisare che quanti hanno ideato l’euro non hanno mai considerato che avremmo coordinato le politiche economiche a lungo termine; si puntava solamente all’unione politica, ovvero alla capacità di prendere decisioni con la supervisione del Parlamento.
Personalmente, ritengo sconcertante che, quando ci rivolgiamo a cittadini, vi sono automobilisti (nello specifico gli Stati membri) che sono al contempo dietro al volante e poliziotti al lato della strada. Attualmente il sistema funziona proprio in questo modo: siamo contemporaneamente il guidatore, il poliziotto che stacca la multa e la persona che dovrebbe controllare le altre auto. Credo che in nessun paese il traffico funzioni in questo modo. Vorremmo quindi aumentare leggermente le sanzioni e collaborare tutti a questo fine. La ringrazio per averci ricordato che, per quanto riguarda la supervisione finanziaria, lo abbiamo già fatto, nell’interesse generale europeo.
Sven Giegold, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare a nome del mio gruppo l’onorevole Balz per la cooperazione dimostrata nella gestione delle nostre deliberazioni, con le quali siamo riusciti a rendere ancora più equilibrata la relazione. Il periodo 2009-2010 è stato caratterizzato da misure straordinarie della Banca centrale europea e, alla luce di queste eccezionali sviluppi economici, vorrei ringraziare di nuovo il Presidente Trichet per queste iniziative, soprattutto perché non sono state ben accolte proprio in seno alla sua stessa istituzione.
In questo periodo abbiamo visto che il Patto di stabilità e crescita è inadeguato e che abbiamo bisogno di un efficace coordinamento della politica economica, che tenga in considerazione non solo il debito pubblico, ma anche quello privato, e che affronti gli squilibri economici non solo nei paesi con deficit, ma anche in quelli con un surplus. Per quanto riguarda i prezzi, dobbiamo invece concentrarci non solo sui prezzi al consumo, ma anche su quelli immobiliari, sul loro sviluppo speculativo e sulla creazione di bolle.
Come sempre ricordiamo, abbiamo soprattutto bisogno una volta e per tutte di un contesto per la concorrenza fiscale nell’Unione europea. è inaccettabile attuare con urgenza programmi di austerità in termini di spesa, mentre continua ad esistere una illimitata concorrenza fiscale in termini di entrate.
È particolarmente inammissibile, e impossibile da spiegare ai nostri cittadini, che in una simile situazione, stiamo salvando le banche irlandesi, senza garantire al contempo che le scandalosamente imposte sulle società (attualmente al 12,5 per cento in Irlanda) venga adeguato al tasso normale europeo, pari al 25 per cento. Dovremmo discutere attentamente della questione.
Vorrei infine chiedere al Presidente Trichet la sua opinione in merito a due punti della relazione, che non ha ancora affrontato: la questione della trasparenza menzionala al paragrafo 21 e la questione dell’accettazione delle obbligazioni citata al paragrafo 39. A nome di tutti i relatori e relatori ombra le sarei grato se esprimesse il suo parere in merito a questi due specifici argomenti.
Kay Swinburne, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Balz per la sua relazione. In un momento in cui l’euro affronta ogni giorno una nuova crisi ed è generalmente riconosciuta la necessità di nuove norme e di nuove forme di governance per sopravvivere, è stato difficile per la Banca centrale europea dare un contributo in questioni di portata globale ad essa esterne.
E proprio questo potrebbe essere il vero problema. Sinora la maggior parte degli attori sulla scena mondiale sono riusciti a collaborare per trovare soluzioni ai problemi posti dalla crisi finanziaria. Vi è stato un coordinamento senza precedenti in materia di riforme normative per i servizi finanziari, soprattutto in aree come gli strumenti derivati, ma quando di tratta di difendere la valuta nazionale contro le banche nazionali, la cooperazione multilaterale corre seriamente il rischio di collassare.
Se la BCE cerca di proteggere l’euro a tutti i costi, la Fed fa lo stesso con il dollaro e la banca centrale cinese con lo yuan renminbi, allora perderemo tutti.
Sin dalla sua istituzione, la BCE ha svolto il difficile compito di armonizzare diverse culture e politiche monetarie. Mi auguro che, nonostante le forti pressioni interne, la BCE riesca a sfruttare la propria esperienza in questi settori per migliorare la cooperazione a livello globale e non solo europeo.
PRESIDENZA DELL’ON. KOCH-MEHRIN Vicepresidente
Jürgen Klute, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, vorrei esprimere il mio più sentito ringraziamento all’onorevole Balz per la costruttiva collaborazione. Posso solo sottolineare che, nonostante vi fossero diverse posizioni, lavorare insieme è stata un’esperienza positiva.
In molti pensavano, e tengo a sottolinearlo nuovamente, che la crisi nella zona euro era passata; il caso dell’Irlanda dimostra il contrario. Proprio come prima, l’Europa si sta volontariamente offrendo ai mercati finanziari, dove gli Stati membri devono ancora portare le proprie obbligazioni nazionali per cercare di guadagnarsi il favore degli speculatori attraverso pacchetti di austerità suicidi. Nel fine settimana abbiamo di nuovo visto dove questi ci porta e questa volta non si tratta della Grecia, che si pensava stesse per ingannare tutti, ma è toccato piuttosto all’Irlanda, la prima della classe, rivolgersi ai fondi di salvataggio europei per salvare il proprio sistema bancario, un sistema che è stato a lungo un brillante esempio di deregolamentazione.
Nel frattempo, il settore finanziario tiene d’occhio anche il Portogallo, sull’orlo del baratro a causa dei continui aumenti dei tassi d’interesse. La Banca centrale europea deve condividere parte della responsabilità per questa drammatica situazione: ha fallito e persiste nell’errore usando gli eurobbligazioni anziché offrire una alternativa civile a questo approccio da casinò. Metà Europa sta uscendo dalla crisi, ma la BCE continua a rimanere ferma mentre l’altra metà affonda sempre più profondamente nella povertà e nell’insicurezza. Drastici tagli a tutti i livelli da parte delle economie nazionali potrebbero piacere ai colossi bancari e di investimento europei, ma non aiutano in alcun modo né l’Irlanda né l’Unione monetaria e la BCE.
Vi prego, Presidente Trichet, di ignorare il basilare ABC finanziario del Cancelliere Merkel. Se vuole salvare l’unione economica e monetaria, non lasci in sospeso le obbligazioni del tesoro europeo, ma introduca invece eurobbligazioni prima che gli speculatori rivendichino la loro prossima vittima.
(L'oratore accetta di rispondere a un'interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell'articolo 149, paragrafo 8 del regolamento)
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signora Presidente, vorrei chiedere all’onorevole Klute in che modo intende conciliare la sua proposta per obbligazioni del tesoro europee ed eurobbligazioni con l’atteggiamento della Corte costituzionale federale tedesca in merito e quale crede sia l’esito qualora tali misure vengano portate di fronte alla Corte costituzionale federale tedesca di Karlsrühe.
Jürgen Klute (GUE/NGL). – (DE) Signora Presidente, confesso che è un problema difficile da valutare e non sono in grado di dare una risposta ora, su due piedi. Senza dubbio si tratta di una situazione spinosa, ma credo gli ultimi sviluppi rendano possibile una rivalutazione. Mi spiace non poter rispondere subito alle sue domande.
John Bufton, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signora Presidente, ho letto con molto interesse la relazione della commissione per i problemi economici e monetari sul rapporto annuale della BCE. Nella relazione si riconosce che le grandi differenze tra Stati membri dell’eurozona hanno contribuito ai problemi che stiamo ora affrontando e sottolinea che “tali squilibri creano notevoli difficoltà all'attuazione di un'idonea politica monetaria nell'area dell'euro”. Nel testo si “ritiene che la crisi finanziaria di alcuni paesi della zona euro sia per l'intera eurozona una questione di una certa gravità e che rifletta una disfunzione all'interno dell'area”.
faccio fatica a vedere il senso della richiesta di maggiore coordinamento tra le politiche economiche della zona euro. La reazione istintiva è stata di aumentare la governance economica, ma sono state le limitazioni agli elementi comuni e altre motivazioni estranee oltre il nostro controllo che hanno trascinato alcuni Stati membri nella crisi finanziaria. Forse il sistema non consente la necessaria flessibilità economica e la determinazione di lasciare ai governi la gestione efficace dei problemi, quali i tassi d’inflazione.
La relazione fa luce su questo punto, notando “che la crisi, insieme alle successive manovre di “salvataggio” e ai pacchetti di rilancio economico, ha condotto all’adozione di misure di austerità di ampia portata […] che condizionano pesantemente la capacità di intervento dei governi”.
Il fatto e che non si può avere una moneta unica senza una successiva armonizzazione per eliminare le differenze tra Stati membri e tra i livelli di ricchezza; chiunque sia minimamente realista sa però bene che questo non avverrà in quanto è contrario alla natura umana, che tende logicamente verso la democrazia, per quanto sconveniente.
La zone euro è pronta per l’adesione dell’Estonia in gennaio? Rimango dubbioso all’affermazione che “l'adozione dell'euro da parte dell'Estonia sia una prova dello status della moneta” unica, suggerendo che (altri) “Stati membri si sentiranno incoraggiati a presentare la domanda di adesione alla zona euro”.
L’attaccamento ideologico all’euro riporterà alla luce i fluttuanti problemi monetari; una moneta unica funziona solamente in un ambiente strettamente federale. Credo che, se questa è l’obiettivo ultimo della Commissione, abbiano messo il carro davanti ai buoi.
Sebbene il Regno Unito non faccia parte della zona dell’euro, risentiamo ugualmente dei contributi versati per i salvataggi e delle intricate e interconnesse economie all’interno dell’Unione. Non ha senso aspettare il momento per dire “te l’avevo detto”, è ormai già passato.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signora Presidente, sarebbe positivo poter presentare la relazione Balz con una riserva, nello specifico in relazione alle memorie. Credo che potremmo imparare molto se lei, Presidente Trichet, presentasse il capitolo relativo al periodo 2008-2009 da suo punto di vista. Senza questo suo parere, lavoriamo in un certo senso al buio ed è lecito credere che vi siano numerose circostanze di cui non siamo ancora a conoscenza. Ciononostante, lei ha comunque affermato che le misure per i finanziamenti a lungo termine sono state ulteriormente estese, Presidente Trichet. Forse si tratta di una soluzione positiva, ma solo il tempo potrà dimostrarlo; non possiamo sempre puntare subito il dito contro Alan Greenspan.
Vi sono però ancora un paio di punti che mi preoccupano: il fatto che i nostri cittadini non vengono informati in merito a come sia effettivamente utilizzata questa liquidità e la mancanza di trasparenza su come gli irlandesi siano obbligati, secondo molti, a sottostare a questa situazione. Sappiamo che l’Irlanda ha ricevuto 130 miliardi di euro, 85 dei quali sono stati allocati alla filiale di un’azienda tedesca, la Hyporealestate. Perché c’è ora così tanta pressione? Perché non siamo in una posizione tale da poter indicare chiaramente chi sono i creditori delle banche irlandesi? Sono per caso io con la mia assicurazione sulla vita con Allianz? O sono forse le banche tedesche, come è sempre stato detto? In questo caso, non stiamo discutendo della cosa sbagliata? Dovremmo allora essere tanto onesti da confessare ai nostri cittadini che stiamo salvando proprio loro, che potrebbe essere proprio il denaro che, sbagliando, hanno investito in Irlanda, in un sistema bancario globale fondato su false basi. A questo punto è spontaneo chiedersi se tutte le banche irlandesi siano davvero essenziali per il sistema. Perché non abbiamo il coraggio di accettare che una banca o l’altra può fallire? La soluzione Lehman Brothers non sarà sempre la risposta giusta. dobbiamo distribuire il rischio in modo equo poiché gran parte dei primi guadagni è andata indubbiamente al settore privato.
Ildikó Gáll-Pelcz (PPE). – (HU) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con il relatore per lo splendido lavoro. Il Parlamento europeo è la prima istituzione attraverso la quale la Banca centrale europea rende conto ai cittadini del suo operato, e per questo sono molto lieto della presenza del Presidente Trichet alla plenaria odierna nonché della sua regolare partecipazione alle discussioni in ambito monetario in seno alla commissione per i problemi economici e monetari.
L’economia finanziaria è globale per natura; anche la crisi è quindi globale e proprio per questa ragione le soluzioni alla crisi devono avere carattere globale. Non possiamo ignorare il fatto che i problemi economici e finanziari degli Stati membri intacchino anche l'euro sotto tutti gli aspetti e su questo concordo ancora una volta con il relatore. L’Unione monetaria ed economica non ha rispettato i principi dal Patto di stabilità e crescita e ne non ha nemmeno imposto il rispetto da parte degli Stati membri. Per questo motivo parliamo di crescita del debito pubblico e per questo assistiamo oggi a una nuova ondata di crisi, ovvero la crisi del debito pubblico.
Confido che le questioni relative all’indipendenza della BCE e alle sue responsabilità decisionali si risolvano in modo rassicurante e che questo, unitamente al programma di riforme finalizzato alla creazione di un'unione economica di successo, aiuterà a rafforzare sia l’Unione europea sia la zona dell’euro. Sono convinta che siamo in grado di imparare una lezione dai nostri errori e dalla crisi, che contribuirà a creare nuove opportunità per noi.
Robert Goebbels (S&D). – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’euro sta attraversando una serie di difficoltà, ma quale valuta convertibile è rimasta illesa dalla crisi sistemica causata dalla folle finanza?
Il debito pubblico è un problema serio, ma l’aumento dei deficit pubblici è il risultato del salvataggio pubblico di banche private. Bisogna inoltre dare nuova vita all’economia; la crisi finanziaria si è estesa rapidamente all’economia reale, causando disoccupazione e una violenta flessione.
Sembra che il mondo della folle finanza non abbia imparato nulla dalla crisi: i sopravvissuti di Wall Street e della City continuano a speculare sui mercati delle valute e dei CDS venduti allo scoperto, che peraltro non possiedono. Bisogna aumentare i tassi di prestito degli Stati sospettati di eventuali errori imponendo loro, in modo indiretto, misure di austerità, rendendo ancora più difficile per questi Stati uscire dalla crisi.
La solidarietà europea si vede raramente e con difficoltà. Il salvataggio della Grecia significa, in primo luogo, il salvataggio delle banche francesi e tedesche che detenevano un portafoglio significativo dei debiti greci; il supporto all’Irlanda, invece, coincide principalmente con il salvataggio delle banche britanniche e tedesche che avrebbero risentito profondamente del collasso delle banche irlandesi.
Il fatto che il tasso dell’euro rimanga volatile non è indice di debolezza della moneta unica, ma riflette la tensione dei mercati, soprattutto alla luce della guerra tra le valute americana e cinese.
Sin dall’inizio dell’anno, la Cina non ha più accettato prestiti in dollari, ma li ha invece venduti. La situazione fiscale negli Stati Uniti è peggiore che in Europe. In cima alla lista dei debiti pubblici federali, vi sono enormi deficit privati: 48 dei 50 stati della federazione americana hanno registrato un bilancio negativo.
Il Presidente Van Rompuy ha detto che l’euro sta lottando per sopravvivere. Si sbaglia: l’euro, il simbolo di stabilità di cui ha appena parlato il Presidente Trichet, smentirà le parole del Presidente Van Rompuy poiché l’Unione e la sua struttura fondante, ovvero l’Eurogruppo, sono l'unità economica più importante a livello mondiale. Nonostante i problemi reali, in merito ai quali l’Europa continua a tergiversare, va sottolineato che i 27 Stati membri sono i principali esportatori ed importatori di beni e esportatori di servizi al mondo.
Il nostro mercato interno è il più solvente al mondo e il volume di esportazioni sul mercato interno delle società europee è il doppio rispetto alle esportazioni sui mercati mondiali. L’Unione è la principale destinazione degli investimenti diretti di paesi terzi e le società europee detengono i maggiori titoli di investimento a livello globale.
Con 500 milioni di cittadini, ovvero il 7 per cento della popolazione mondiale, l’Unione europea generale il 30 per cento del prodotto lordo mondiale, contro il 25 per cento degli Stati Uniti, l’8 per cento del Giappone e l’8 per cento della Cina.
La nostra Unione europea, che contribuisce con il 55 per cento degli aiuti allo sviluppo a livello mondiale, potrebbe avere molta più influenza se solo i nostri leader dimostrassero più coraggio politico e usassero la forza dell’Europa.
Concluderò il mio intervento ricordando la necessità di imporre un quadro rigido e trasparente alla finanza internazionale. Dobbiamo lavorare insieme per risolvere i nostri problemi.
Sophia in 't Veld (ALDE). – (EN) Signora Presidente, come sottolineato dal collega, l'onorevole Gauzès, qualcuno odia l'euro, lo vedono come la causa di tutti i mali e gioiscono alla prospettiva di veder collassare l’eurozona. Queste persone però si sbagliano: gli attuali problemi non sono dovuti all’euro, che al contrario ci tutela da una situazione anche peggiore. Abbiamo bisogno di una moneta unica, ma abbiamo anche bisogno di una governance adeguata dell’eurozona e una scarsa cooperazione sulla base dell’unanimità non è più una soluzione.
Onorevoli colleghi, siamo su una barca che sta affondando: o si va fondo o si nuota. Sembra comunque che i governi nazionali credano ancora che sia sufficiente istituire task force, gruppi di lavoro e discussioni per decidere se sia meglio avere una migliore collaborazione o no. La buona notizia è che intervengono con maggior decisione e rapidità nel caso dell’Irlanda, dove un’azione tempestiva è fondamentale e ben accetta. Non si tratta solamente di salvare un paese, ma è in gioco anche la credibilità dell’intera eurozona. È il mondo che ci sta mettendo alla prova.
Siamo pronti e capaci di agire? La fiducia del mondo nell'eurozona è fondamentale per la stabilità della nostra moneta e da questa stessa fiducia dipende il valore del denaro nelle nostre tasche. Invito quindi i politici nazionali a smettere di aggrapparsi alla carta del populismo e di strappare pubblicamente banconote in euro; dovrebbero invece assumersi la responsabilità e la titolarità della nostra moneta unica.
Vorrei concludere con una parola in merito alle misure di austerità, spesso criticate e in alcuni casi addirittura accusate di danneggiare l’economia. Dobbiamo naturalmente agire con cautela, ma queste misure sono necessarie per risanare le finanze pubbliche sul lungo periodo e sono un segnale di stabilità tra i paesi dell’eurozona. Credo che non dovremmo parlare solamente delle spese, ma anche delle entrate perché anche da questo lato le riforme sono necessarie e attese da tempo, in relazione al mercato del lavoro, alle pensioni o alla previdenza sociale.
Peter van Dalen (ECR). – (NL) Signora Presidente, il 2009 è stato per la Banca centrale europea l’anno più ricco di accadimenti dall’introduzione dell’euro e la crisi ha comportato, e ancora comporta, ingenti spese. Credo che dovremmo mantenere un approccio migliore e più forte nel fronteggiare la crisi, dato che l’istituzione del Fondo europeo per le emergenze non costituisce una soluzione strutturale. Esistono ancora enormi debiti che paesi come la Grecia e l'Irlanda non saranno mai in grado di ripagare; saranno quindi realmente d’aiuto una rigida disciplina di bilancio e le conseguenti sanzioni automatiche. La relazione dell’onorevole Balz è molto chiara su questo punto e il Consiglio deve assumere questo stesso approccio nell’adozione del Patto di stabilità e crescita. I tagli delle spese sono fondamentali per uscire dalla crisi e questo principio va applicato anche alla maggior parte del bilancio europeo: accettare un aumento del budget del 2,9 per cento è un compromesso già piuttosto ampio. Nessun cittadino comprenderà mai la decisione del Parlamento cercare altri e più ampi compromessi, quindi, non fatelo!
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Signora Predisente, secondo il verbale dei negoziati tra i ministri delle Finanze dei paesi dell'eurozona dall'inizio di settembre, pubblicati dall'agenzia di stampa Reuters, lei ha affermato, Presidente Trichet, che, se avesse saputo che la Slovacchia non intendeva fornire assistenza finanziaria volontaria al governo greco, non ne avrebbe mai permesso l’adesione all’eurozona. Il progetto in questione aveva l’obiettivo si proteggere i grandi istituti finanziari dalle ingenti perdite che si sarebbero generate dall’incapacità della Grecia di ripagare i suoi debiti; per quanto mi ricordo, lei via ha fatto esplicitamente riferimento come una manifestazione volontaria di solidarietà.
Forse, signor Presidente, nel gestire quotidianamente miliardi di euro, le è sfuggito che l’importo che riceve ogni mese per il suo servizio è sufficiente, nel mio paese, per coprire le spese mensile di circa 100 famiglie.
Presidente Trichet, se davvero ritiene che queste famiglie vivono con 600-700 euro al mese, o che i pensionati che vivono con 300 euro al mese, debbano ridurre la spesa per il cibo solamente per permettere ai suoi colleghi delle banche e dei fondi finanziari di continuare ad avere i loro soliti profitti, assegnare ingenti bonus e gongolarsi in una ricchezza sempre maggiore, allora per favore non la chiami solidarietà.
So bene che la situazione in Europa è molto complessa, ma la Slovacchia non è decisamente un paese che può in alcun modo criticare
Elisa Ferreira (S&D). – (PT) Signora Presidente, l’intervento in Irlanda dimostra in ultima istanza che l’Unione europea deve trovare prima di tutto una soluzione comune per le banche europee, soprattutto quelle più grandi. Oggi stiamo praticamente discutendo del fallimento di interi Stati e non abbiamo ancora una valida proposta per risolvere la situazione delle banche europee.
L’intervento in Grecia e il suo sviluppo dimostrano che l’Europa ha bisogno di soluzioni europee e le proposte sinora individuate si basano principalmente sugli aiuti bilaterali, nei quali ogni paese è soggetto al giudizio dei suoi partner in base a criteri poco chiari e instabili. La BCE è stata un punto fermo in questa situazione, rimediando ad alcune mancanze soprattutto in termini di vulnerabilità del debito sovrano. Non lasciamoci però ingannare: non possiamo continuare così anche sul medio periodo.
Vorrei porre al Presidente della BCE tre domande: innanzi tutto qual è la posizione della BCE in relazione a un modello stabile per costruire un sistema reale di solidarietà tra gli Stati membri per quanto riguarda il debito pubblico? Abbiamo bisogno di questo meccanismo e non dobbiamo rifiutarci di affrontare la realtà. Seconda domanda: quali sono le differenze, se le possiamo identificare, che hanno spinto la BCE a non sostenere tutte le raccomandazioni della relazione della task force guidata dal Presidente Van Rompuy? Terza e ultima domanda: la BCE crede che l’Unione europea possa sopravvivere con le crescenti divergenze tra gli Stati membri per quanto riguarda la crescita e senza uno strumento comune che riporti a convergere queste strategie?
Seán Kelly (PPE). – (GA) Signora Presidente, in quanto rappresentante dell’Irlanda, non posso dire di essere orgoglioso di quanto sta accadendo nel mio paese, ma sono sicuro che la maggior parte dei nostri cittadini è pronta a fare tutto il necessario per risolvere la situazione.
(EN) Due elementi sono necessari per risolvere la situazione in Irlanda: in primo luogo, dobbiamo purtroppo rivolgerci al sostegno a breve termine della BCE e del FMI; in secondo luogo, fattore ancora più importante, la struttura di controllo delle autorità in Europa deve funzionare in modo efficiente in modo che in futuro non vi siano nuovamente strette relazioni tra banche inaffidabili, regolatori inattivi e governi deboli. Vorrei infine chiedere a tutti accantonare per un momento le imposte sulle società per tre morivi: si tratta innanzi tutto di una questione di sussidiarietà; in secondo luogo anche altri Stati membri hanno simili tassi e infine in questo modo si acuirebbe la già difficile situazione attuale dell’Irlanda.
(GA) So bene che gli irlandesi fremono per tornare al lavoro e che la situazione migliorerà, a tempo debito.
Proinsias De Rossa (S&D). – (EN) Signora Presidente, il Commissario Rehn e il Presidente Trichet che hanno fornito più informazioni questa sera di quanto ci abbia mai comunicato il governo irlandese, che ci ha fuorviato e mentito per mesi, Preoccupandosi più di proteggere il proprio patrimonio storico che di tutelare il futuro delle vite dei nostri cittadini nonché la valuta irlandese ed europea.
Mi appello stasera al Commissario Rehn e al Presidente Trichet affinché garantiscano che il periodo stabilito per gli aiuti e gli obiettivi per i deficit e i debiti tengano in considerazione gli obiettivi dell’Europa e non mettano in pericolo la capacità dell’Irlanda di far crescere la propria economia e di creare nuovi posti di lavoro.
Concordate infine sul fatto che aumentare del 12,5 per cento l’imposta fissa sulle società in Irlanda non è la soluzione alla crisi irlandese, né alla crisi europea, ma potrebbe invece creare un vuoto economico e di posti di lavoro nel paese?
Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Signora Presidente, vorrei ringraziare il Presidente Trichet e il Commissario Rehn per il loro ineccepibile operato in questo turbolento periodo. Vorrei porre a entrambi una domanda piuttosto specifica. Nel mio paese, che non appartiene all'eurozona, è in corso una discussione su questo tema: “Questo spiega esattamente il significato del nostro voto contro l’euro nel 2001. Dimostra che abbiamo ragione: l’euro non può funzionare”.
Si giunge ovviamente alle conclusioni sbagliate e vorrei quindi chiedervi quanto segue: credo che si tratti di una questione fondamentale e che sia vostra responsabilità spiegarci perché l’Europa e l’eurozona sono finite in questa difficile situazione. È forse perché l’eurozona e la moneta unica stanno avendo problemi o è forse perché ci sono politici che non stanno facendo il proprio dovere nel loro paese, ad esempio in Irlanda, Portogallo, Spagna e Grecia? Abbiamo bisogno di una spiegazione, altrimenti non saprò cosa dire i miei cittadini una volta rientrata nel mio paese.
Joe Higgins (GUE/NGL). – (EN) Signora Presidente, vorrei fare una domanda al Presidente Trichet: in veste di Presidente della Banca centrale europea, perché, assieme alla Commissione europea, siete stati completamente sconfitti dagli speculatori e dai vari squali dei mercati finanziari internazionali? Avete permesso loro di creare il panico nei mercati a partire dalla crisi irlandese, un panico progettato per spingervi ad intervenire per assicurare ai possessori di obbligazioni i miliardi di euro che avevano scommesso con pesanti debiti. Loro vi hanno minacciato di attaccare Portogallo e Spagna e voi e il Commissario Rehn siete capitolati di fronte a una dittatura di mercato non eletta, senza ritegno e incontentabile.
Vi chiedo una giustificazione a tutto questo. Gli speculatori privati e i possessori di obbligazioni hanno scommesso decine di miliardi in affari privati con operatori e banche privati in Irlanda per ottenere un profitto privato; quando si perde la scommessa, però, voi sostenete il patetico governo irlandese nel far ricadere i costi della scommessa sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati e dei poveri. Avete ora fatto scendere in campo il FMI, come le truppe per il capitalismo neoliberale, per far sì che gli irlandesi paghino.
Dal punto di vista morale, e sotto tutti gli aspetti, non devono pagare e devono resistere al disastroso attacco ai loro servizi, agli standard di vita e alla democrazia.
Gerard Batten (EFD). – (EN) Signora Presidente, i miei elettori a Londra non possono permettersi di pagare il prezzo stimato di 288 sterline per famiglia come contributo ai sette miliardi per salvataggio dell’Irlanda: gli irlandesi sono i responsabili delle loro disgrazie. Il loro governo ha gestito male l’economia nazionale e alimentato un boom dell’edilizia scollegato dalla realtà, ma soprattutto, e questa è la cosa peggiore, ha aderito alla moneta unica europea.
Il primo passo per risolvere i problemi dell’Irlanda è abbandonare l’euro, ma l’Irlanda ha invece scelto di sottomettersi alla governance finanziaria dell’Unione europea. Più aspetta a lasciare l’euro, peggiori saranno le conseguenze dell’uscita dall’eurozona; lo stesso vale naturalmente anche per Portogallo, Italia, Spagna, Grecia e per tutti gli altri Stati membri. L’unica azione sensata dell’ultimo e non rimpianto governo laburista è stata di tenere la Gran Bretagna fuori dall’eurozona; un altro passo assennato che il governo di coalizione può seguire è smettere di continuare a sprecare denaro per niente.
Mairead McGuinness (PPE). – (EN) Signora Presidente, l'onorevole Batten ha pienamente ragione: il governo irlandese ha gestito in modo terribile il nostro paese ed è triste per gli irlandesi essere ricordati in quest’Aula per queste particolari circostanze. In questo momento abbiamo bisogno di solidarietà, ma forse l’onorevole Batten non comprende questa parola e nemmeno il fatto che le economie di Irlanda e Gran Bretagna abbiano bisogno l’una dell’altra.
Siamo strettamente legati e non dobbiamo dimenticarcene.
Vorrei porre alcune domande, perché in questo periodo abbiamo bisogno di sangue freddo e informazioni chiare.
Perché stasera non abbiamo parlato delle prove di stress delle banche, visto che le banche irlandesi sembrano essere sovraccariche e sotto pressione?
In secondo luogo vorrei chiedere alla BCE di rispondere in relazione al suo mandato. Credo sia già stato anticipato nelle osservazioni iniziali, in quando vi sono strette relazioni tra tutte le banche; gli istituti bancari in Germania, Francia e altri paesi che hanno investito nelle banche irlandesi devono riflettere sulle loro azioni e sulle ragioni alla base di tali azioni.
Infine, stasera abbiamo parlato dell’instabilità politica in Irlanda ed è spiacevole, ma necessario, indire nuove elezioni generali.
Liisa Jaakonsaari (S&D). – (FI) Signora Presidente, Robert Schumann, fondatore dell’Unione europea, disse che l’UE si sarebbe sviluppata attraverso una serie di crisi; questo sviluppo dovrebbe ora essere molto rapido visto che siamo circondati da numerose crisi, che pongono una enorme sfida al sistema politico dell’unione europea e degli Stati membri.
Va ricordato che i problemi dell’Irlanda sono in parte dovuti al fatto che il paese ha un governo debole; la classe politica deve prestare ora molta attenzione a che la cura non sia peggio della malattia. I rappresentanti del gruppo Verde/Alleanza libera europea, per esempio, hanno affermato qui che l’imposta sui redditi delle società in Irlanda debba essere portata al livello europeo, ma questo potrebbe rappresentare il colpo di grazia per il paese, per la sua crescita e per l’occupazione. L’idea è quella di recuperare il denaro sottoforma di crescita e occupazione in Irlanda e non di punire il paese. Dobbiamo aiutare l’Irlanda e non penalizzarla.
Wolf Klinz (ALDE). – (DE) Signora Presidente, Presidente Trichet, sappiamo tutti che il compito principale della Banca centrale europea è garantire la stabilità monetaria e lei può raggiungere questo obiettivo più facilmente godendo di indipendenza politica e in questo noi lo abbiamo sempre sostenuto.
Le crisi degli ultimi due anni hanno dimostrato che ha un ulteriore compito: garantire la stabilità dei mercati e del sistema finanziario. Anche in questo impegno ha dimostrato grande professionalità e determinazione, ma bel farlo ha dovuto accettare di essere soggiogato assieme ai governi coinvolti. In altre parole, non è stato in grado di agire con piena indipendenza politica, ma ha dovuto invece collaborare con i governi.
Vorrei sapere in che modo vorrebbe gestire il suo ruolo in futuro per garantire, innanzi tutto, di essere indipendente e, in secondo luogo, di lavorare nel modo corretto senza che i governi si approfittino di questa opportunità per minare la sua indipendenza.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signora Presidente, gli squilibri e le disparità tra le economie nell’eurozona si sono aggravati, nonostante tutte le promesse e proposte avanzate; nasce spontaneo domandarsi se non ritiene sia giunto il momento di rivedere le politiche. Non vede che, insistendo affinché i paesi con economie deboli rispettino rigidamente gli irragionevoli criteri del Patto di stabilità e crescita, si stanno ottenendo solamente maggiori disparità, squilibri, disoccupazione e povertà?
Non crede sia giunto il momento di prestare attenzione alla sostenibilità sociale? La situazione in Portogallo ne è un chiaro esempio: ai lavoratori viene detto di indire uno sciopero generale questa settimana per protestare contro le cosiddette misure di austerità, ovvero contro i tagli agli stipendi e agli investimenti, che alimenterebbero solamente una più severa recessione. non crede sia giunto il momento di cambiare le politiche e dare la priorità alla sostenibilità sociale, attraverso la creazione di meccanismi sociali, in particolare…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Olli Rehn, membro della Commissione. – (FI) Signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto ringraziarvi per questa discussione così responsabile.
L’onorevole Jaakonsaari ha detto che da sempre l’Unione europea si evolve superando una serie di crisi. Per lo più ciò corrisponde al vero, anche in questa occasione in cui, specie in una prospettiva di breve periodo, siamo chiamati a fare i pompieri e a estinguere gli incendi attualmente in corso e che minacciano la stabilità in Europa. Al momento stiamo lavorando, soprattutto in Irlanda, per salvaguardare la stabilità dell’economia europea. Nel contempo, cerchiamo di costruire un’architettura europea di più lungo periodo, che riesca effettivamente a consolidare l’unione economica e a rafforzare l’unione monetaria, attualmente comunque robuste, attraverso la realizzazione di un’unione economica solida e autentica che, in altre parole, richiede l’attuazione dell’obiettivo originale dell’unione economica e monetaria.
In entrambi i casi si tratta di compiti importanti, e non possiamo permetterci di trascurarne alcuno. Dobbiamo, invece, fare continuamente i pompieri, estinguendo gli incendi nei boschi mentre, contemporaneamente, costruiamo una nuova architettura europea per una migliore regolamentazione dei mercati finanziari e per un funzionamento ancora più efficace dell’unione economica.
L’Irlanda è in difficoltà. L’onorevole Jaakonsaari sa bene che in Finlandia abbiamo un modo di dire che si tradurre all’incirca così: “Aiuta l’uomo quando è nei pasticci, non quando non lo è”. Naturalmente, si può dire lo stesso delle donne. È estremamente importante riuscire a mantenere la calma per sostenere l’Irlanda mentre attraversa questo periodo di difficoltà. Non solo per l’Irlanda stessa, ma anche per la stabilità europea, in modo da evitare che i primi germogli della ripresa si deteriorino a causa della situazione attuale. È importante consentire all’economia dell’Unione di crescere in modo sostenibile, e di essere meglio in grado di assicurare l’occupazione. La posta in gioco è questa: la crescita sostenibile dell’economia europea e l’occupazione.
(EN) Desidero ringraziarvi per la sostanza della discussione, e devo dire che concordo con l’onorevole Gauzès sul fatto che dobbiamo spiegare meglio perché facciamo ciò che stiamo facendo e rassicurare i nostri cittadini. Viviamo in tempi duri e confusi, esposti alle tensioni e alla disinformazione. Pertanto, ciascuno deve fare la propria parte nel comunicare in modo efficace le sfide che abbiamo di fronte. In tal senso, il Parlamento europeo e voi tutti, in quanto rappresentanti dei cittadini, avete un ruolo fondamentale da svolgere.
Non si tratta di trovare qualcuno a cui attribuire la colpa; si tratta piuttosto di rafforzare la costruzione europea, che ha protetto i cittadini europei da conseguenze molto peggiori. Chiunque osi parlare dello smantellamento del progetto europeo è un irresponsabile. Tutti gli Stati membri si sarebbero trovati in una situazione molto più difficile senza lo scudo protettivo dell’Unione europea. L’euro è – e continua a essere – la pietra miliare dell’Unione europea: non si tratta solo di uno strumento monetario in senso stretto, bensì del progetto politico centrale dell’Unione europea. Pertanto, è davvero essenziale che facciamo del nostro meglio, compiendo ogni sforzo possibile, per proteggere e rafforzare la costruzione europea.
Desidero concludere dicendo che l’onorevole Goulard ha sollevato una questione molto importante quando ha fatto riferimento all’obiettivo originario di quanti hanno istituito l’Unione economica e monetaria: giungere a una dimensione politica molto forte, ovvero, a un’unione politica. Il Presidente Trichet può testimoniarlo meglio di me, giacché era presente in quell’occasione. Io sono tendenzialmente d’accordo, ed è per questo motivo che nella nostra proposta legislativa, che ora abbiamo affidato a voi e al Consiglio, vogliamo integrare una forte unione monetaria con la creazione di un’autentica unione economica. A mio parere è davvero giunta l’ora di dare sostanza alla “E” dell’acronimo UEM e, in ultima analisi, è questo che vogliamo fare con il pacchetto legislativo per il rafforzamento della governance economica.
membro della Commissione. – (in risposta all’onorevole De Rossa, il quale aveva preso la parola a microfono spento.) Signora Presidente, come lei ben sa, sono disposto a incontrare gli eurodeputati irlandesi per discutere di questioni che riguardano l’Irlanda, ma – per quanto importante e difficile sia la situazione irlandese al momento – la discussione odierna riguarda la Banca centrale europea e la relazione del Parlamento sulla BCE.
Nel corso di questa discussione si sono avute così tanti interrogativi sull’Irlanda da rendere impossibile rispondere a ciascuna di essi. Come ho detto sono disposto a incontrare gli europarlamentari irlandesi, e spero davvero di potervi vedere tutti domani, in modo da discutere la questione in modo più dettagliato.
Jean-Claude Trichet, Presidente della Banca centrale europea. – (FR) Innanzi tutto, consentitemi di dire che gli interrogativi posti sono estremamente pertinenti e coprono in modo esauriente tutte le questioni importanti del momento attuale.
(EN) Risponderò contemporaneamente a diversi eurodeputati, poiché molte delle vostre domande sono convergenti.
Innanzi tutto desidero ribadire che siamo responsabili per la “M” dell’acronimo UEM, ovvero l’unione monetaria. Abbiamo, ovviamente, un’opinione in merito alla “E”, l’unione economica, ma siamo responsabili della “M”, e i popoli europei, per mezzo dei parlamenti che hanno ratificato il trattato di Maastricht, ci hanno richiesto di raggiungere la stabilità dei prezzi. È questo il nostro mandato: ci è stata concessa l’autonomia necessaria per garantire la stabilità dei prezzi a 330 milioni di concittadini.
Come ho spiegato un istante fa, abbiamo garantito la stabilità dei prezzi in linea con la nostra definizione di stabilità, in continuità con la migliore definizione esistente a livello mondiale. Infatti, la nostra definizione di stabilità dei prezzi sembra oramai essere diventata il benchmark mondiale di riferimento. Abbiamo ottenuto la stabilità dei prezzi per i quasi 12 anni dell’euro e, in base alle informazioni a nostra disposizione, godremo di credibilità almeno per i prossimi dieci anni.
Dunque, devo essere molto chiaro perché, come ha detto il Commissario Rehn, molte delle domande che mi sono state rivolte riguardano l’unione economica, che naturalmente fa parte dell’UEM, ma noi non siamo direttamente responsabili dell’unione economica. Abbiamo delle idée; abbiamo delle proposte; abbiamo una nostra analisi e diagnosi e, naturalmente, tornerò su questo argomento.
La seconda osservazione che faccio è la seguente: stiamo attraversando la peggiore crisi a livello globale dalla Seconda guerra mondiale. Se le banche centrali e la stessa BCE e i governi non avessero reagito prontamente e coraggiosamente, avremmo vissuto la peggiore crisi, non dalla seconda guerra mondiale, ma dalla prima guerra mondiale, e avremmo dovuto affrontare una grande depressione. Il fatto di essere riusciti a evitare una nuova grande depressione a livello mondiale ha richiesto uno sforzo enorme da parte dei governi e dei parlamenti.
In base alla nostra analisi, il rischio a carico del contribuente messo in gioco per evitare una grave recessione, è all’incirca lo stesso su entrambe le sponde dell’Atlantico in termini di PIL – circa il 27 per cento. Non è stato utilizzato in termini di spesa, lo è stato ancor meno, consentitemelo, in termini di perdite. Nondimeno, è stato profuso uno sforzo enorme. Altrimenti avremmo subìto una crisi drammatica. Naturalmente, questo significa che la finanza e l’economia globale sono molto fragili, e dobbiamo trovare a livello globale il modo di neutralizzare questa fragilità.
Ma questa non è una crisi europea. Stiamo parlando delle ripercussioni in Europa, e sulla governance dell’Europa, di una crisi globale, e si sta riflettendo allo stesso modo su cosa fare anche negli USA e in Giappone, per citare solo altre due economie avanzate. Anche questi paesi si confrontano con problematiche di massima importanza, e vorrei dunque che evitassimo di trasformare una riflessione legittima su come gestire meglio le grandi economie avanzate in una critica dell’euro, moneta che, come ho già accennato, ha risposto in modo del tutto conforme alle aspettative.
Devo dire che, nel guardare la situazione finanziaria e fiscale, ovvero la posizione fiscale delle principali economie avanzate, mi sento di dire che da un punto di vista del deficit finanziario pubblico, l’Europa nel suo complesso e l’Unione europea in particolare versano in una situazione migliore – come detto dall’onorevole Goebbels rispetto al Giappone o agli USA. Forse siamo intorno al 6 per cento, o anche un po’ di meno, in termini di posizione fiscale consolidata per l’anno prossimo, mentre nelle altre due principali economie avanzate lo stesso valore si attesta intorno al 10 per cento.
Dico ciò anche per noi, per avere un’idea degli ordini di grandezza con cui ci dobbiamo confrontare. Ci troviamo quindi di fronte a delle cattive prassi da parte di un certo numero di paesi che stanno creando dei problemi al loro interno e che stanno provocando l’instabilità finanziaria. Non è l’euro a essere a rischio; è la stabilità finanziaria a esserlo, compromessa dalle cattive prassi all’interno delle politiche fiscali che, naturalmente, interagiscono con i mercati, che sono un fattore sempre presente, essendo le nostre delle economie di mercato. Ancora una volta, la nostra diagnosi è che l’anomalia nel funzionamento dell’Europa è stata rappresentata da una governance carente, specie per quanto concerne l’unione economica.
Devo, ahimé, dire che la cosa non mi stupisce, poiché il Patto di stabilità e crescita è stato erroneamente criticato da alcuni sin dal suo esordio. E devo ricordarvi che io stesso sono venuto a riferire in Parlamento in merito alla nostra battaglia quando alcuni paesi importanti volevano farlo saltare o per lo meno indebolirlo seriamente. Purtroppo, si trattava di paesi importanti dell’area dell’euro, mentre i paesi di dimensioni medio-piccole si adoperavano per resistere a tali tentativi. Ciò avveniva nel 2004 e 2005. Ricorderete la feroce battaglia che giunse sino alla Corte di giustizia e alla Commissione – e devo rendere omaggio alla Commissione europea, che diede prova di grande lucidità, molto più del Consiglio in quella occasione – con il nostro pieno sostegno. Ci tenevo a ricordarvi tutto ciò.
Ho sentito diverse domande su cosa esattamente richiediamo in questa fase. Devo dire che abbiamo già dichiarato, in occasione della proposta della Commissione, di ritenerla insufficiente.
Tenuto conto delle nostra percezione, e di quanto possiamo constatare rispetto al funzionamento dell’Europa nel suo complesso, l’Europa dei 27 e dei 16 (che domani diventeranno 17), abbiamo ritenuto che la prima proposta della Commissione fosse troppo debole dal punto di vista degli automatismi e in termini di rigore della governance, sia per quanto concerne il monitoraggio fiscale che per gli indicatori di competitività, ovvero degli squilibri.
Pertanto, nella misura in cui lo stato attuale della proposta del Consiglio indebolisce ulteriormente la proposta della Commissione, non possiamo, onorevoli parlamentari, dirvi altro che confidiamo di essere all’altezza della situazione, la quale richiede un monitoraggio forte e una governance salda.
Nel 2005, a nome del Consiglio direttivo, ho dichiarato di non essere affatto soddisfatto di quella che, all’epoca, era la posizione del Consiglio, che successivamente è stata adottata.
Non intendo andare oltre, poiché avremo un certo numero di occasioni di contatto con il Parlamento. Naturalmente, ho preso nota di quanto detto dall’onorevole Goulard sul grande lavoro del Parlamento, unitamente al Consiglio e alla Commissione, per l’identificazione della posizione dell’Europa. Tuttavia, anche in questo caso, il nostro messaggio a riguardo è estremamente chiaro.
Desidero ora parlarvi brevemente della comunicazione. Evidentemente, dobbiamo migliorarla continuamente. Ed è quanto stiamo cercando di fare. Devo dire, tuttavia, che per quanto concerne la nostra comunicazione, abbiamo dato una definizione chiara della stabilità dei prezzi, in modo da consentire a tutti di giudicare in tempo reale il nostro operato.
Inoltre, devo dire che siamo stati la prima banca centrale importante a organizzare delle conferenze stampa alla conclusione di un Consiglio direttivo. Siamo stati i primi a pubblicare una dichiarazione introduttiva quale diagnosi della situazione. Dunque, dal punto di vista della comunicazione, cerchiamo di tenere una linea quanto più possibile improntata alla responsabilità e alla trasparenza.
L’unica cosa che non facciamo è pubblicare il parere dei singoli membri del Consiglio direttivo. Riteniamo che questo sia molto importante in un’istituzione che emette valuta per conto di 16 paesi che si sono uniti in Europa, ma che rimangono tutt’ora degli Stati sovrani, che sia il Consiglio direttivo nel suo complesso a essere identificato come responsabile delle decisioni.
Ho sentito porre diverse domande molto importanti. Voglio solo commentare il fatto che noi siamo responsabili per la “M”. Nella misura in cui la “E” è a carico dei governi e della Commissione, dobbiamo, in questo campo, tenerne conto, così come fa qualunque banca centrale indipendente: se la politica fiscale è solida e ragionevole, il compito della politica monetaria di raggiungere la stabilità dei prezzi è meno gravoso. Le decisioni che la banca centrale deve adottare risulterebbero, invece, aggravate nel caso in cui la nostra politica fiscale non fosse adeguata.
Desidero dire che per noi l’interazione con i governi funziona in modo analogo, ma teniamo enormemente alla nostra indipendenza. Il fatto di aver dovuto intraprendere un certo numero di provvedimenti straordinari, come ho precedentemente spiegato, è stato per consentirci di imprimere nel miglior modo possibile degli impulsi alla nostra politica monetaria, in circostanze in cui i mercati non stavano funzionando correttamente e, pertanto, le decisioni che stavamo assumendo sui tassi di interesse non venivano trasmesse in modo adeguato all’economia nel suo insieme.
L’essenza dei provvedimenti straordinari è proprio di contribuire a ripristinare un funzionamento più regolare dei canali di trasmissione della politica monetaria. Abbiamo operato una chiara distinzione – come ho ripetuto in un recente colloquio a cui ha partecipato anche il Presidente Bernanke – tra i provvedimenti standard, che sono quelli che contano nel definire la nostra posizione in termini di politica monetaria, e i provvedimenti straordinari, volti ad agevolare la trasmissione della politica monetaria stessa.
Consentitemi quanto meno di dire che ho preso nota dell’importante domanda…
(FR) Riguardo alla domanda dell’onorevole Gauzès sulla comunicazione, che direi è stata ripresa anche da altri oratori, vi è una tendenza in alcuni media a considerare l’Europa come una sorta di capro espiatorio. Se qualcosa non funziona la colpa è dell’Europa. Sappiamo che questo non è vero e, naturalmente, il Parlamento europeo lo sa meglio di chiunque altro.
Si tende, inoltre, a dire che se le cose non vanno bene è colpa della Commissione, oppure della Banca centrale europea, oppure – meglio ancora – che è colpa dell’euro. È un esempio perfetto di sindrome da capro espiatorio. L’euro è una valuta che ha mantenuto in modo straordinariamente efficace la propria stabilità interna e esterna. Aggiungerei a questo qualcosa che non ho ancora detto, perché ho voluto lasciarlo come ultimo punto: l’euro è il risultato più straordinario raggiunto negli ultimi 50 anni da qualsiasi banca centrale dei paesi fondatori. Ritengo che abbiamo una valuta che di fatto è solida, anche da un punto di vista storico. Dunque, stiamo attenti alla sindrome da capro espiatorio.
Devo dire che dobbiamo tutti impegnarci intensamente sul fronte della comunicazione, e nel dire questo mi rivolgo anche alla Banca centrale europea e al sistema dell’euro nel suo complesso. In altre parole, mi riferisco anche a tutte le banche centrali dell’area dell’euro. Direi che questo della comunicazione è senza alcun dubbio un problema per i 27 Stati membri e dunque, un problema per l’Unione europea nel suo insieme.
(Applausi)
Presidente. – Grazie Presidente Trichet per la sua risposta così dettagliata. Credo, infatti, che in questa fase sia necessario dare risposte più precise rispetto a quanto avviene di solito in quest’Aula.
Burkhard Balz, relatore. – (DE) Signora Presidente, anch’io desidero esprimere un sentito ringraziamento al Presidente Trichet, al Commissario Rehn e, soprattutto, ai deputati di quest’Assemblea, per questa discussione così aperta, esauriente e improntata all’oggettività, sebbene verso la conclusione gli eurodeputati irlandesi abbiano lasciato talvolta trapelare le loro emozioni – il che è piuttosto comprensibile.
Nel breve tempo a mia disposizione desidero menzionare tre punti. Il primo è l’indipendenza della Banca centrale europea. Credo sia stato giusto e cruciale che – sotto la guida di Helmut Kohl, riverito cittadino europeo e, all’epoca, Cancelliere tedesco – i capi di stato e di governo abbiano insistito sull’indipendenza della Banca centrale europea. La BCE è guardiana dell’euro. Credo che l’euro sia stato stabile come lo è stato negli ultimi mesi della crisi proprio perché la Banca centrale europea è così come la conosciamo. Dunque, Presidente Trichet, le chiedo di proseguire con altrettanta indipendenza nei mesi a seguire. Se qualcuno le comunicherà il proprio parere lei, naturalmente, può ascoltarlo; ma alla fine il Presidente della BCE e il Consiglio direttivo devono salvaguardare l’indipendenza della banca.
In secondo luogo, dobbiamo essere più trasparenti verso i cittadini dell’Unione europea. Si tratta di una questione importante. Dobbiamo soprattutto smettere di dare sempre ai cittadini informazioni nel linguaggio di Bruxelles, per il quale siamo stati criticati anche in passato. Dobbiamo invece dare informazioni in modo tale che possano essere davvero comprese dai destinatari dei nostri messaggi: i popoli d’Europa. Per quanto mi riguarda la ritengo una questione molto rilevante.
Infine, il Presidente Trichet ha citato Basilea III. Questo è un altro aspetto su cui desidero soffermarmi. Vogliamo dare pronta attuazione a Basilea III. Tuttavia, credo sia giusto dare immediata implementazione a Basilea III solo se tutti i membri del G20 faranno altrettanto contemporaneamente. Non possiamo accettare di vedere nuovamente l’Europa dare il buon esempio e fare da pioniere, a forte scapito della nostra competitività internazionale. Sostengo, dunque, che l’Europa dovrebbe dare attuazione a Basilea III assieme ai suoi partner a livello mondiale, oppure riflettere su quali siano le alternative.
Presidente – La discussione congiunta è chiusa.
La votazione si svolgerà domani.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Anch’io desidero congratularmi con l’onorevole Balz per il suo impegno nella stesura di questa relazione. I pacchetti di austerità proposti per uscire dalla crisi non devono condurre a misure che possano pregiudicare la ripresa economica. Credo che si debba raggiungere un equilibrio tra il processo di consolidamento economico e la protezione degli investimenti attraverso l’occupazione e lo sviluppo sostenibile. La lezione impartita dagli Stati membri che sono entrati nell’area dell’euro senza essere pronti deve indurci a riflettere seriamente su come fare per imporre delle scadenze realistiche. Nella situazione attuale, un ritardo di uno o due anni potrebbe essere accettabile. L’allargamento deve proseguire a condizione di rispettare i criteri di Maastricht. In tal senso, credo che l’adozione dell’euro non debba essere vista come una soluzione provvisoria, ma come parte integrante di una strategia politica di ampio respiro e di medio periodo.
Edward Scicluna (S&D), per iscritto. – (EN) Accolgo con favore questa relazione che desidero sostenere con il mio voto. Dovremmo, tuttavia, ricordare che, una volta terminata la discussione sul consolidamento fiscale, la regolamentazione e la governance macroeconomica, dobbiamo esaminarne gli effetti sull’attività economica – ovvero la sostanza di qualunque discussione. La realtà è che abbiamo bisogno di normative buone ed efficaci, e di una governance economica migliore, affinché le piccole e medie imprese, la principale forza propulsiva della crescita economica, possano svilupparsi e crescere. La triste verità è che queste imprese hanno molto sofferto negli ultimi due anni. Di conseguenza, abbiamo un livello elevato e crescente di disoccupazione. La politica della Banca centrale europea di pompare miliardi di dollari per aiutare a salvare le banche indebitate è stata la cosa giusta da fare in passato, ma ora alcune banche sono eccessivamente dipendenti dalla liquidità della BCE. Ci troviamo, dunque, in una situazione in cui le banche che concedevano crediti in modo fin troppo facile negli anni della crescita economica ora si rifiutano di dare credito alle piccole e medie imprese. Se questa situazione non muterà non potremo raggiungere i livelli di crescita necessari per ridurre i deficit di bilancio e il debito pubblico. La disoccupazione aumenterà e la performance economica dei nostri paesi rimarrà bloccata. Cerchiamo di agire con saggezza, se non vogliamo deludere nuovamente i popoli d’Europa.
14. Sistema comune di imposta sul valore aggiunto e durata di applicazione dell’aliquota normale minima (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0325/2010) presentata dall’onorevole Casa, a nome della commissione Problemi economici e monetari, sulla proposta per una direttiva del Consiglio che modifica la Direttiva 2006/112/EC relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto, in relazione alla durata di applicazione dell’aliquota normale minima [COM(2010)0331 – C7-0173/2010 – 2010/0179(CNS)].
David Casa, relatore. – (MT) Signora Presidente, innanzi tutto desidero attirare l’attenzione di quest’Assemblea sul fatto che è in corso una votazione importante all’interno della commissione Problemi economici e monetari. Pertanto, devo giustificare i molti onorevoli colleghi che non saranno presenti in Aula, dato che si sta facendo tardi e la procedura di voto è appena all’inizio.
Come ha giustamente dichiarato la Presidenza, la mia relazione è estremamente importante poiché riguarda il sistema dell’IVA che stiamo cercando di modificare. Come tutti sanno, i negoziati per modificare il sistema permanente dell’IVA sono in corso da qualche tempo, senza che siano stati compiuti progressi significativi. Il sistema transitorio in uso dal 1993 viene continuamente prorogato e tutti noi sappiamo che questa situazione non è più sostenibile e che dobbiamo trovare una soluzione realmente duratura.
L’attuale sistema transitorio non sta portando i risultati desiderati sul fronte del mercato interno. Tale sistema riduce l’efficienza delle imprese e, inoltre, ne compromette l’efficacia delle transazioni transfrontaliere. Inoltre, trovo preoccupante il fatto che questo sistema consente forme piuttosto complesse di frodi, come le cosiddette “frodi carosello”, recentemente discusse in questa stessa Assemblea. Queste frodi hanno un impatto fortemente negativo sulle entrate degli Stati membri. Il problema che abbiamo di fronte non è facile, e la soluzione giusta potrà essere adottata solo in seguito a una discussione approfondita e dopo un lungo periodo di consultazioni.
Siamo tutti a conoscenza dell’impegno recentemente assunto dalla Commissione di redigere entro breve un libro verde, al fine di favorire un dibattito su questo argomento. La relazione di cui mi sono fatto carico richiede che la Commissione garantisca che tale processo sia efficiente e che si faccia tutto il possibile affinché, innanzi tutto, il nuovo sistema migliori l’efficacia del mercato interno; in secondo luogo, che riduca gli oneri a carico delle imprese; terzo che combatta le frodi nel modo più efficace possibile.
Questa relazione, che come sappiamo è già stata approvata dalla commissione per i problemi economici e monetari, richiede anche alla Commissione di garantire che le proposte concrete vengano rese pubbliche entro il 2013. Consentitemi di sottolineare quest’ultimo punto: non sto proponendo che entro il 2013 si individui e si approvi un nuovo sistema. Dico solo che le proposte devono essere rese pubbliche entro il 2013.
Tuttavia, ciò che desidero, e a questo proposito credo di interpretare anche il parere dei miei onorevoli colleghi di quest’Assemblea, è che il nuovo sistema entri in vigore prima della fine della legislatura, affinché l’attuale sistema transitorio non debba essere nuovamente prorogato. Sebbene intendiamo approvare la proroga del nuovo sistema, ci aspettiamo che si compiano senza indugi concreti passi in avanti nella riflessione su queste nuove proposte.
Desidero ringraziare i miei colleghi, specie i relatori ombra, per questa relazione, e auspico che si svolgano ulteriori discussioni feconde su tale argomento e che queste conducano a una rapida soluzione.
PRESIDENza dell’on. VIDAL-QUADRAS Vicepresidente
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Parlamento europeo e, in particolare, l’onorevole Casa per la sua relazione costruttiva e tempestiva per la proroga di cinque anni delle regole esistenti sull’aliquota normale minima dell’IVA. Si tratta di una proposta semplice e non controversa.
Un rapido parere del Parlamento europeo sulla proposta della Commissione consentirà al Consiglio di adottarla prima della fine dell’anno, appena in tempo rispetto alla scadenza della normativa attualmente in vigore. La proposta è di fatto già stata discussa e non è sembrato sussistere alcun ostacolo a una sua rapida approvazione.
Come dichiarato dall’onorevole Casa, la proposta del Consiglio fornirà alle imprese la necessaria certezza del diritto, e consentirà ulteriori valutazioni sull’appropriato livello di aliquota IVA normale all’interno dell’UE.
In effetti, la Commissione aprirà ben presto un ampia discussione sul futuro dell’IVA, in modo da valutare e affrontare i molti difetti del regime dell’imposta sul valore aggiunto nell’UE, quali la sua complessità, gli elevati oneri amministrativi a carico delle imprese e le frodi.
Prima della fine dell’anno, proporrò ai miei colleghi Commissari la pubblicazione di un libro verde sulla valutazione dell’attuale sistema e sui percorsi preferenziali verso il futuro. Attendo con grande interesse le reazioni su questioni quali il modo per giungere a un sistema di imposta sul valore aggiunto semplificato e più robusto, che riduca gli oneri di riscossione e i costi di adeguamento per le imprese, in particolare le piccole e medie, arginando nel contempo le frodi e dando flessibilità agli Stati membri. Sulla base dei risultati ottenuti, la Commissione definirà la sua futura politica dell’IVA in una comunicazione su come procedere al termine del 2011.
Gli emendamenti presentati dimostrano chiaramente l’interesse del Parlamento a partecipare alla discussione sulla strategia futura in ambito IVA. Sono lieto di tale dimostrazione di interesse e spero che avremo insieme una discussione proficua in un momento successivo su questa importante questione. Tuttavia, ritengo che questi emendamenti esulino dall’ambito della proposta oggetto della discussione odierna, che si limita a prorogare il periodo nel corso del quale si applica l’aliquota normale minima. Inoltre, alcuni degli emendamenti proposti anticipano la discussione che dovremo avere sulla base del libro verde. Questo è particolarmente vero nel caso dell’emendamento che richiede alla Commissione di giungere a una proposta sulla regolamentazione definitiva delle aliquote IVA entro il 2013.
In questa fase la Commissione non può impegnarsi a giungere a una proposta sulle aliquote IVA entro una certa data. Essa, infatti, non è in grado di prevedere il risultato delle consultazioni, che investiranno un ambito più vasto delle aliquote IVA. Mi auguro che queste consultazioni forniscano un’idea chiara delle priorità per il futuro dell’IVA. Dunque, i programmi della Commissione per le proposte legislative future dipenderanno in buona misura dal risultato di questa consultazione.
Sari Essayah, a nome del gruppo PPE. – (FI) Signor Presidente, la proposta della Commissione è incentrata sull’idea di proseguire con il sistema attuale fino al 2015 e sullo sforzo di limitare le fasce di aliquote entro il 10 per cento. Questo è molto importante perché, altrimenti, si verificherebbero delle distorsioni della concorrenza tra Stati membri in determinati settori.
Al centro di questa relazione parlamentare abbiamo l’idea che non passerà molto tempo prima che la Commissione avvii un ampio programma di consultazioni per stabilire un nuovo sistema di tassazione sul valore aggiunto. A mio parere, gli emendamenti proposti dai miei onorevoli colleghi sono, contrariamente quanto pensa il signor Commissario, estremamente importanti, poiché anche in questa fase, desideriamo delineare il percorso verso il nuovo sistema dell’IVA. In futuro, dobbiamo alleggerire gli oneri amministrativi associati all’IVA e rendere il più facile possibile alle imprese, in particolare le piccole e le medie, produrre le dichiarazioni IVA, e contemporaneamente lottare efficacemente contro le frodi in materia di IVA.
In diversi paesi europei la finanza pubblica attualmente versa in una situazione disastrosa, e una delle soluzioni proposte è di incominciare a innalzare le aliquote dell’IVA. Tuttavia, ciò non sarà di alcun aiuto nei paesi in cui l’evasione dell’IVA è un fenomeno diffuso. In tal senso desidero richiamarmi alla relazione dell’onorevole Casa adottata poc’anzi in quest’Aula. Essa era particolarmente incentrata sulle modalità di lotta all’evasione dell’IVA in collegamento con beni e servizi che sono suscettibili di tale tipo di abuso. Spero che la Commissione incomincerà a fare qualcosa in merito in futuro.
George Sabin Cutaş, a nome del gruppo S&D. – (RO) Signor Presidente, come indicato nella proposta di direttiva del Consiglio, l’aliquota minima dell’IVA ha contribuito a mantenere il sistema in funzione a un livello accettabile.
Credo che dovremmo considerare la possibilità di avere un quadro normativo comune che includa le conclusioni raggiunte a seguito dell’esperienza degli squilibri di bilancio messi in evidenza dalla crisi. È necessaria una nuova strategia europea dell’IVA, volta a ridurre la burocrazia e gli ostacoli fiscali che rappresentano un freno per le imprese, specie quelle piccole e medie. Dobbiamo, inoltre, considerare la necessità di prevenire e combattere le frodi. Tuttavia, fino a quando questa strategia non sarà stata approntata, credo che la decisione di prorogare i provvedimenti transitori sull’aliquota minima dell’IVA fino al 31 dicembre 2015 sia intesa a rassicurare le imprese, a prevenire gli squilibri strutturali nell’Unione europea e a incoraggiare l’armonizzazione delle normative fiscali.
In attesa del libro verde della Commissione sulla revisione del sistema dell’IVA, desidero porre in evidenza la tendenza di alcuni governi ad affrontare la recessione aumentando l’aliquota IVA al 24-25 per cento, com’è accaduto in Romania e in Ungheria. Fin’ora è stato rispettato l’impegno relativo di mantenere l’aliquota massima dell’IVA entro il 10 per cento in più del limite del 15 per cento. Tuttavia, credo che abbiamo bisogno di un divieto assoluto per prevenire violazioni della soglia del 25 per cento. Non dimentichiamo che al di là delle statistiche, dobbiamo confrontarci con il tenore di vita dei cittadini comuni, che viene sempre più colpito dalle politiche di austerità e dall’eccessiva pressione fiscale.
Desidero concludere dicendo che l’imposizione fiscale eccessiva non è un rimedio adeguato per un’economia in sofferenza. Serve solo a prolungarne l’agonia.
Olle Schmidt, a nome del gruppo ALDE. – (SV) Signor Presidente, signor Commissario, desidero ringraziare molto il relatore. In linea di principio credo che dovremmo evitare di controllare i consumi per mezzo delle aliquote IVA. Tuttavia, fintanto che le eccezioni e le aliquote IVA ridotte non interferiscono in modo evidente con il libero mercato, in passato abbiamo scelto di accettare le differenze tra gli Stati membri dell’UE. Come saprete, invece, il Professor Monti dichiara nella sua relazione sul mercato unico che le attuali differenze possono avere ripercussioni negative sullo stesso mercato unico. È dunque importante per noi richiedere un sistema definitivo di aliquote IVA e indicare chiaramente che una revisione della direttiva sull’imposta sul valore aggiunto deve conformarsi alla strategia del mercato unico, piuttosto che agli interessi divergenti dei singoli paesi membri.
Come dice il signor Commissario, per concentrarci sulla riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, specie le medie e le piccole, è anche importante rimuovere le barriere fiscali e migliorare l’ambiente economico, nonché garantire nel contempo che stiamo istituendo un sistema in grado di opporsi con fermezza alle frodi.
Naturalmente, le tasse sono una questione di competenza squisitamente nazionale, all’interno del quale l’autodeterminazione delle nazioni è un fattore importante. Allo stesso tempo, è altrettanto importante ricordare che un mercato interno ben funzionante probabilmente richiede una collaborazione più stretta, anche in campo fiscale, di quanto non avvenga ora. Mi auguro, dunque, che la Commissione e il signor Commissario abbiano l’audacia di affrontare queste questioni nelle prossime proposte che presenteranno, e che queste prendano quale punto di partenza un mercato interno funzionante, nonostante l’opposizione delle singole nazioni. In tempi difficili, le domande difficili richiedono un’analisi dettagliata.
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Signor Presidente, nella proposta presentata, la Commissione propone di applicare un’aliquota minima del 15 per cento per ancora 5 anni, sino al 2015. Sebbene io comprenda l’argomento della Commissione, che con questa direttiva vuole dare alle imprese la certezza del diritto, credo che l’analisi del regime dell’IVA richieda un lavoro molto ampio. A mio parere, infatti, molte imprese e molti casi di perdite fiscali nel commercio transfrontaliero dimostrano che il sistema europeo dell’IVA è molto male organizzato.
Non si tratta solo di un problema di aliquota corrente; si tratta del problema delle regole da applicare all’interno dei mercati nazionali e nel commercio internazionale, che in molti casi consentono di operare queste truffe in modo alquanto legittimo. Pertanto, desidero con il mio intervento richiedere la revisione dell’intero sistema dell’IVA, il che soddisferebbe sia gli interessi delle nostre economie che delle nostre imprese. Ritengo che la scadenza del 2013 sia alquanto realistica, e che dovremmo semplicemente progredire verso la soluzione di questo problema, non riorganizzando le aliquote, bensì riorganizzando le regole.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signor Presidente, le tasse sono, nella migliore delle ipotesi, un male necessario, e dovrebbero sempre riflettere le esigenze di spesa. Un’aliquota fiscale che viene decisa prima di quantificare le esigenze di spesa è come prendere i soldi alla gente prima di decidere come spenderli, ovvero una ricetta sicura per lo sperpero.
L’armonizzazione delle aliquote IVA verso uno standard comune e verso un’aliquota ridotta comune, proposta dalla Commissione nel lontano 1993, ridurrebbe ulteriormente il potere degli Stati membri. L’imposizione fiscale rappresenta una delle caratteristiche che definiscono uno stato sovrano. In questo modo si compierà un ulteriore passo verso un’Unione europea quale Stato sovrano, con gli Stati membri quali sue appendici impotenti. La lotta alle frodi e l’alleggerimento degli oneri delle imprese sono solo specchietti per le allodole. L’armonizzazione dell’IVA riguarda la centralizzazione e il consolidamento del potere dell’UE.
Elena Băsescu (PPE). – (RO) Signor Presidente, lo scopo della nuova strategia dell’IVA deve essere la riduzione degli oneri amministrativi, la rimozione degli ostacoli fiscali e il miglioramento del clima economico per le imprese, in particolare per le piccole e medie. Esiste uno squilibrio chiaramente percepibile rispetto allo sviluppo del mercato interno. Per questa ragione, le imprese europee si sono trovate in una posizione di svantaggio. Inoltre, il regime dell’IVA, così come è attualmente disegnato e implementato dagli Stati membri, presenta delle debolezze strutturali che chiunque abbia intenti fraudolenti può sfruttare a proprio vantaggio.
Desidero chiedere alla Commissione di presentare i risultati delle proprie analisi, e, inoltre, di organizzare delle consultazioni con tutti gli stakeholder sulla nuova strategia per l’IVA. A tale riguardo dovranno essere affrontati alcuni aspetti comuni, come le aliquote IVA ridotte, le esenzioni rispetto al sistema, l’opzione per fissare un’aliquota minima e, dulcis in fundo, la sede impositiva delle forniture intraeuropee.
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziarla per i commenti e le opinioni da lei espresse nel corso di questa discussione. Sono lieto di constatare che il Parlamento europeo e la Commissione condividono l’opinione sull’esigenza di ripensare l’attuale sistema dell’imposta sul valore aggiunto.
Come ho indicato nei miei commenti di apertura, accolgo con favore lo spirito degli emendamenti in relazione al futuro dell’IVA. Ciononostante, la Commissione considera che questa proposta tecnica riguardi solo la proroga periodica del livello minimo dell’aliquota normale dell’IVA.
Il risultato delle consultazioni per una nuova strategia dell’IVA viene citato solo in modo da giustificare il motivo per il quale è attualmente prematuro fissare il livello di un’aliquota normale permanente. Pertanto nell’attuale contesto e in questa fase, non vi è alcuna necessità di fare riferimento agli scopi e al quadro della nuova strategia dell’IVA.
Desidero, inoltre, ripetere che la Commissione oggi non può impegnarsi a rispettare una data per la presentazione della proposta legislativa inerente le aliquote. Prima dovremo svolgere la discussione sul futuro dell’IVA, per identificare con chiarezza le priorità della Commissione. Il risultato di questa consultazione guiderà la pianificazione della Commissione nella futura proposta legislativa.
Stiamo ultimando il lavoro sul libro verde e nel corso delle prossime settimane elaboreremo quelli che effettivamente saranno le questioni da sollevare nella discussione con tutte le parti interessate: il pubblico, i membri del Parlamento europeo, gli stakeholder e gli Stati membri. Le tematiche che verranno sollevate riguarderanno sicuramente le questioni emerse nella discussione odierna.
Sono ansioso di svolgere un proficuo dibattito nei mesi a venire, in modo da consentire alla Commissione di sviluppare in futuro una strategia davvero migliore per l’IVA.
David Casa, relatore. – (MT) Signor Presidente, sono davvero molto lieto che il signor Commissario abbia compreso che stiamo chiedendo la stesura senza rinvii di un libro verde per alimentare una discussione più approfondita sulle proposte della Commissione. Come hanno detto i miei onorevoli colleghi, dobbiamo rapidamente eliminare dal sistema tutte le tipologie di frode, ed aiutare quanto più possibile le imprese ad abbattere le barriere create dal sistema attualmente in vigore. Vogliamo, inoltre, un mercato interno più efficace.
Oggi non abbiamo discusso quali soluzioni siano necessarie. Ciò che chiediamo alla Commissione è di avanzare a breve delle proposte in modo da dare il via a una discussione sul nuovo sistema, consentendoci così di migliorare quanto prima quello attuale. Comprendo che lo scopo di questa relazione sia, in effetti, di prorogarne la durata. Tuttavia, desidero attirare l’attenzione della Commissione sul fatto che siamo ansiosi di ricevere le sue proposte prima possibile, poiché questo ci consentirà di condividere con essa a nostra volta le nostre idee, ottenendo in questo modo un sistema più equo per tutti.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani alle 11:30.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Per la maggior parte degli Stati membri e dei paesi terzi aventi mercati internazionali interconnessi, l’IVA (imposta sul consumo) è una delle principali fonti di finanziamento per lo Stato. L’imposta sul consumo è, dunque, almeno altrettanto importante delle imposte dirette. Il fatto di mantenere un’aliquota minima normale del 15 per cento per i prossimi 5 anni aiuterà la concorrenza sul mercato interno e garantirà alle imprese la certezza del diritto. Quanto alle aliquote IVA ridotte nell’Unione europea, nel caso di riduzione delle aliquote IVA su taluni servizi, quali le riparazioni e i trattamenti presso parrucchieri ed estetisti, la Commissione deve anche fare attenzione a evitare le distorsioni della concorrenza. Tali forme di esenzione hanno un impatto negativo sulle piccole imprese austriache, le quali, ad esempio, potrebbero non essere in grado di affrontare la concorrenza di chi presta gli stessi servizi in Slovacchia e in Ungheria. La soluzione a questo problema è dunque la seguente: dire di sì a tali provvedimenti a sostegno delle piccole e medie imprese, anche attraverso un’imposta al consumo, ma nel contempo, evitare le distorsioni della concorrenza tra gli Stati membri.
Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sugli aiuti d’urgenza ad Haiti.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione è profondamente preoccupata circa la recrudescenza dell’epidemia di colera ad Haiti.
Il numero di vittime tra le persone ricoverate cresce esponenzialmente di giorno in giorno, i degenti si attestano a oltre 20 000; alla fine della scorsa settimana oltre 1 100 persone avevano già perso la vita. Si teme però che questi dati siano nettamente inferiori reali alla realtà. Il tasso di mortalità è molto elevato e dimostra che le persone raggiungono troppo tardi i centri sanitari.
Il trattamento del colera è molto semplice, ma è fondamentale intervenire tempestivamente per limitare il numero delle vittime. La cura dei pazienti affetti da colera richiede anche molte risorse umane e il sistema sanitario pubblico di Haiti è messo a dura prova, nonostante il significativo sostegno da parte della comunità internazionale.
Medici Senza Frontiere, una delle organizzazioni mediche in prima linea, sta facendo appello a tutti i gruppi e alle agenzie presenti ad Haiti affinché accrescano l’entità e la rapidità del proprio impegno.
L’intero paese si trova in una situazione di emergenza: nella capitale, Port-au-Prince, l’epidemia si sta diffondendo a una velocità allarmante e i quartieri poveri, come Cité Soleil, sono molto esposti al contagio a causa delle scarse condizioni igieniche e del difficile accesso all’acqua pulita.
Il nostro obiettivo è salvare vite umane intervenendo tempestivamente sulle persone contagiate, migliorando l’accesso all’acqua pulita, promuovendo migliori abitudini igieniche e incentivando la sorveglianza epidemiologica, per avere cognizione delle aree e delle modalità di diffusione dell’epidemia.
La Commissione ha rafforzato la propria presenza umanitaria mettendo a disposizione grande esperienza medica e mobilitando fondi per 12 milioni di euro per sostenere i propri partner ad Haiti.
Il centro di monitoraggio e informazione della Commissione europea ha attivato il Meccanismo europeo di protezione civile, che ha già cofinanziato il trasporto dell’assistenza in natura fornita dalla Francia.
Si sta per attuare un’altra proposta dell’Austria: una squadra di protezione civile e supporto tecnico con gli esperti degli Stati Membri presterà servizio dall’inizio della prossima settimana. La DG SANCO ha inviato alcuni esperti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, affinché possano valutare il modo migliore per rafforzare la sorveglianza epidemiologica ad Haiti e si stanno vagliando ulteriori collaborazioni.
In seguito ai recenti incidenti causati da disordini civili a Cap Haitien e Port-au-Prince, stiamo seguendo da vicino la situazione della sicurezza con i nostri partner e le agenzie ONU competenti, in particolare in vista delle elezioni del 28 novembre.
La Commissione era in contatto con la baronessa Amos, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari e coordinatrice delle emergenze. Concordiamo con lei sull’importanza di permettere agli operatori umanitari nazionali e internazionali di portare avanti in modo costante le attività di soccorso.
Alla luce del rapido e serio aggravamento dell’epidemia di colera, sono necessari ulteriori contributi per colmare le carenze a livello sanitario, idrico, fognario, igienico e logistico. Le priorità includono anche il personale medico e altri esperti in materia di acqua, sistemi fognari, igiene, scorte di medicinali, letti, sistemi e pastiglie per la depurazione dell’acqua. La Commissione è in contatto con la Presidenza belga e gli Stati membri per incentivare, in questo momento particolarmente critico e difficile, un ulteriore sostegno ad Haiti da parte dell’Unione europea, che potrebbe essere fornito attraverso il Meccanismo europeo di protezione civile.
L’impegno profuso dagli operatori umanitari haitiani e internazionali per affrontare le sfide attuali è lodevole, ma l’entità della crisi richiede maggiore disponibilità di beni e risorse. Stiamo lavorando duramente assieme ai nostri partner per migliorare la nostra risposta alle emergenze, ma ci aspettano tempi difficili a causa della rapida evoluzione della situazione.
La solidarietà costante della comunità internazionale nei confronti del popolo haitiano rimane di fondamentale importanza. Per questo motivo vi chiedo di garantire il massimo sostegno agli Stati Membri, al fine di evitare una catastrofe umanitaria ancora più grande.
Michèle Striffler, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, l’epidemia di colera ha già causato più di 1 200 vittime e oltre 52 000 infetti. Nonostante la forte presenza delle organizzazioni internazionali ad Haiti, la situazione deteriora giorno dopo giorno e l’epidemia potrebbe colpire 400 000 persone nei prossimi mesi.
Sono a favore dei 12 milioni di euro elargiti dalla Commissione europea e mi unisco all’appello del Commissario Georgieva agli Stati membri, affinché forniscano assistenza in natura per la depurazione dell’acqua e le attrezzature necessarie. Acqua potabile e servizi igienici sono strumenti indispensabili per ridurre il numero delle vittime.
Rassicurare la popolazione spaventata per la malattia, poco conosciuta nel paese, è di prioritaria importanza. La comunicazione con la popolazione è fondamentale per diffondere informazioni sulla malattia ed evitarla, ma anche per prevenire il diffondersi della violenza, soprattutto in vista delle imminenti elezioni nel paese.
Questa nuova crisi ha sottolineato ancora una volta l’incapacità delle autorità haitiane e del sistema sanitario ad affrontare l’emergenza. Il paese è stato colpito per anni numerosi disastri e il terremoto ha dimostrato la quasi totale incompetenza delle autorità locali. Dopo il terremoto si è fatta largo un’autentica volontà politica di ricostruire Haiti in modo diverso, affiancate da numerose promesse di donazioni. A quasi un anno dalla tragedia, la ricostruzione è iniziata a stento e chi è coinvolto nello sviluppo è pessimista. La Commissione europea deve guidare il processo di ricostruzione, affinché Haiti possa finalmente riemergere dal caos.
Corina Creţu, a nome del gruppo S&D. – (RO) Signor Presidente, accolgo con favore il rapido intervento umanitario dell’Unione europea, ma al contempo, ritengo che il nostro impegno ad Haiti si debba concentrare sulla creazione di una struttura statale operativa minima, poiché in questo momento il governo del paese è solamente fittizio e non ottempera ai propri doveri fondamentali, quali l’organizzazione di campi profughi, il mantenimento dell’ordine, la creazione di condizioni igieniche adeguate e l’accesso all’acqua potabile. Questa vulnerabilità ha facilitato la rapida diffusione della malattia, causando la morte di oltre 1 200 persone.
Haiti necessita di un governo in grado di aiutare la popolazione in condizione di povertà: tre haitiani su quattro sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno e oltre 1,5 milioni di cittadini vivono in campi profughi, mettendo a rischio la salute e la sicurezza pubbliche.
La debolezza dello Stato di Haiti costituisce il principale fattore di rischio e, a causa di questa mancanza di autorità, il malcontento della popolazione ricade sulle forze dell’ONU. Le ONG rischiano di non riuscire più a portare avanti la propria missione; le elezioni del 28 novembre sono dunque di fondamentale importanza e non devono essere posticipate, nonostante alcune proposte in tal senso.
Charles Goerens, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, una serie di fattori concomitanti hanno senza dubbio contribuito alla diffusione del colera ad Haiti. Questa non è una risposta, ma una spiegazione: la reazione a questo flagello deve essere duplice.
Per il momento, gli operatori umanitari in loco ci hanno confermato la necessità di sapone, sostanze per rendere l’acqua potabile e un’adeguata educazione all’igiene; si sta inoltre agendo anche sul lungo termine. In un paese in cui tutto deve essere ancora fatto o rifatto, la ricostruzione dopo il terremoto è fondamentale e deve privilegiare le infrastrutture destinate al miglioramento dell’igiene individuale e collettiva.
Spero che, a otto mesi dalla conferenza di New York sulla ricostruzione di Haiti, non ci si possa più nascondere dietro una mancanza di fondi per giustificare gli scarsi progressi registrati sinora, poiché tutti erano concordi sul protrarre la fase umanitaria ancora per molti mesi. Sarà necessario fare il nome dei responsabili di questo lento progresso, senza girarci troppo intorno.
Franziska Keller, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, l’operazione umanitaria ad Haiti è una delle più imponenti della storia. Dobbiamo essere certi di non perdere questa battaglia e di riuscire a ottenere risultati e aiutare gli haitiani a costruire il proprio futuro.
Un eventuale fallimento rappresenterebbe una catastrofe individuale per milioni di persone e un regresso della comunità internazionale nell’ambito dell’impegno e delle capacità di portare avanti congiuntamente gli aiuti umanitari. Dobbiamo mettere in campo tutta la nostra esperienza (quanto abbiamo appreso ad Haiti e altrove) e stanziare i fondi necessari. Accolgo con favore l’allocazione da parte della Commissione di ulteriori 12 milioni di euro per la lotta contro il colera.
Dobbiamo essere certi che questo sostegno giunga ad Haiti immediatamente, nella sua totalità e non solo in parte, e dobbiamo sostenere le giuste iniziative per renderlo efficace. Non possiamo trascurare la ricostruzione dopo il terremoto, perché in caso contrario non sarà possibile combattere la malattia.
Ho due domande per la Commissione: in primo luogo, desidero sapere se il denaro promesso è arrivato e se è stato già erogato e assorbito; in secondo luogo, vorrei conoscere la sua opinione in merito al rinvio delle elezioni, un punto nuovamente all’ordine del giorno.
La rivoluzione haitiana non è mai riuscita a entrare nei libri di storia. Speriamo che il periodo difficile che il paese sta attraversando sarà ricordato come punto di partenza per un futuro migliore per tutti gli haitiani. Mi auguro anche che rimanga nella memoria l’importante ruolo svolto dall’Unione europea.
James Nicholson, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, due mesi fa ho copresieduto la delegazione recatasi ad Haiti nell’ambito dei paesi ACP ed è stata una delle esperienze più commoventi della mia vita. Mi hanno colpito sia le molte persone che si dedicano con passione al proprio lavoro per cercare di aiutare gli haitiani, sia gli stessi abitanti di Haiti: un popolo molto coraggioso ed è importante riconoscerlo sin dall’inizio della nostra discussione.
Il Presidente e il Primo ministro ci avevano detto che gli haitiani erano fortunati perché avevano un buon sistema sanitario e a non avevano malattie; è triste ora constatare che proprio una terribile malattia ha colpito il paese. Non si tratta di un problema difficile da curare, ma ci si deve recare sul posto per vedere le condizioni in cui lavorano gli operatori umanitari e, signor Presidente, per quanto riguarda i centri sanitari mi spiace dover constatare che Haiti non dispone di un sistema come il nostro e lei lo sa: la popolazione dipende da Medici Senza Frontiere, dalla Croce Rossa britannica e da molte altre organizzazioni internazionali.
È vero che Haiti non ha bisogno delle elezioni in questo momento, ma finché non sarà guidata da un Presidente e un Primo ministro in grado di governare non potrà fare progressi. Desidero congratularmi con i brillanti collaboratori dell’Ufficio della Commissione europea: posso testimoniare in prima persona che, nonostante la difficile situazione, cercano di mantenere una costante presenza europea a Port-au-Prince e hanno fatto un ottimo lavoro.
Marie-Christine Vergiat, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare tutti gli onorevoli colleghi e, in particolare, la Conferenza dei presidenti per aver accettato di discutere oggi della situazione ad Haiti proposta dal mio gruppo: si tratta di un’emergenza.
Lo scorso gennaio, dopo il terremoto, la comunità internazionale si è strenuamente impegnata per sostenere Haiti, ma sembra vi sia stata una certa discrepanza, per non dire un abisso, tra le promesse fatte e gli aiuti effettivamente arrivati in loco. Lo scorso marzo la baronessa Ashton si è impegnata a nome dell’Unione europea a fornire aiuti pari a 1,235 miliardi di euro per aiutare il popolo haitiano a costruire un futuro migliore.
Commissario, sin dallo scorso luglio le ONG e, in particolare, MSF hanno suonato il campanello d’allarme, denunciando il rischio di contagio di centinaia di migliaia di persone. La situazione è cambiata poco da allora, ma ci si stupisce della velocità di diffusione dell’epidemia di colera e la comunità internazionale torna di nuovo ad impietosirsi. Sono stati registrati oltre mille decessi e il numero degli infetti continua ad aumentare, sebbene, secondo gli specialisti, le misure da adottare per evitare che la malattia diventi fatale siano relativamente semplici. Gli operatori sanitari però hanno poca esperienza con questa malattia e non è semplice portare i medicinali di base dove sono più necessari.
In questa situazione, non è difficile comprendere i motivi delle sommosse: la popolazione di Haiti si sente impotente e non p semplice continuare ad avere fiducia nella comunità internazionale. Le mie domande sono molto semplici, Commissario.
Dove sono esattamente tutti gli aiuti, e non solo quelli umanitari, che l’Unione europea ha promesso ad Haiti?
Non pensa che quest’ulteriore tragedia si sarebbe potuta evitare se gli aiuti fossero arrivati più rapidamente?
Com’è possibile che, ancora una volta, le conferenze internazionali hanno portato solo promesse non mantenute?
Per quale motivo l’impegno del Presidente Preval di trasformare Minustah in un sostegno per la ricostruzione non trova eco?
La popolazione di Haiti vuole le elezioni, ma in che condizioni avranno luogo e che tipo di sostegno offrirà l’Unione europea?
PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS Vicepresidente
Licia Ronzulli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante tutti gli appelli rivolti per non abbassare la guardia sul destino di Haiti dopo il terremoto di gennaio, le notizie degli ultimi giorni sembrano dimostrare che l'isola è stata abbandonata dalla comunità internazionale proprio nel momento più delicato, quello della ricostruzione.
Si sta infatti propagando in questi giorni il virus del colera, qualcosa che ad Haiti pochi conoscono e a cui tutti finiscono per attribuire un valore mistico, religioso. Si accusano i caschi blu delle Nazioni Unite di essere gli untori del contagio. È bastato che un soldato nepalese sull'isola finisse contagiato per indurre centinaia di persone, donne e bambini, a cingere d'assedio il quartier generale delle forze di pace. Anche gli operatori umanitari si sentono minacciati e molti stanno lasciando il paese.
La tensione è altissima e gran parte delle macerie provocate dal violentissimo terremoto del 12 gennaio restano sulle strade e nelle piazze. Abbiamo sentito che manca l'acqua e quindi è impossibile lavarsi e proteggersi dai contagi.
Il vibrione si sta diffondendo rapidamente e i morti crescono in modo esponenziale. I numeri sono stati già detti, ma voglio ripeterlo: ad oggi le vittime sono 1.130, il numero dei ricoverati è salito in un mese a oltre 18.000, ma ce ne sono altre migliaia che denunciano i sintomi del contagio ogni giorno.
Qualsiasi ulteriore indugio da parte della comunità internazionale non è più possibile. La soluzione deve essere trovata subito, altrimenti ogni ulteriore contagiato rimarrà per sempre sulle nostre coscienze.
Michael Cashman (S&D). – (EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con il Commissario Georgieva per l’efficace lavoro di coordinamento e per il dialogo con la baronessa Amos alle Nazioni Unite.
La cosa più semplice e conveniente che il Parlamento possa fare ora è criticare. Mi rivolgo a tutti gli onorevoli membri di questa Camera: dovremmo essere positivi e fare pressione dove serve e sui nostri Stati membri, affinché elargiscano più aiuti e assistenza in natura. Se guardiamo la lista di paesi, si tratta di Stati (Spagna, Irlanda, Italia, Francia, Austria, Ungheria) che stanno affrontando una situazione difficile dal punto di vista economico, ma che si sono comunque impegnati molto. Vorrei dunque esortare gli onorevoli colleghi a prendere contatti con il proprio governo e chiedere impegno. Se ancora si dubita se gli aiuti giungano o meno a destinazione, dobbiamo sviluppare la capacità di farli arrivare.
Desidero infine ringraziare e congratularmi con il Commissario per l’impegno a elargire ulteriori 12 milioni di euro. Il terremoto è stato un enorme dramma e ora l’epidemia di colera costituisce una tragedia persino più devastante.
Niccolò Rinaldi (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, prima l'epicentro di un terribile terremoto, esattamente nel punto più povero e peggio governato dell'emisfero americano, e ora il colera nel paese che ha una maggiore assistenza internazionale pro capite. Che paradosso! Non è solo una terribile combinazione della cattiva sorte: ad Haiti, tra queste strade piene di bambini e di tende stipate tra i rifiuti, non si sa da che parte cominciare.
La classe politica locale è spesso avida e concentrata sui giochi di potere anziché prendere in mano la ricostruzione e la macchina burocratica, decimata dal terremoto, ha una cultura amministrativa debole e in alcuni casi è arrivata perfino a ostacolare la ricezione degli aiuti. Le organizzazioni internazionali sono tante, spesso poco coordinate, e di fatto hanno fallito nella protezione della popolazione.
Già lo scorso giugno, visitando il paese con la delegazione del Parlamento europeo, era chiaro che la concentrazione di campi sfollati, macerie non rimosse e rifiuti lasciava intravedere gli scenari peggiori. E ora è arrivato il colera.
La Commissione ed ECHO hanno fatto finora quanto dovuto, ma adesso occorre raddoppiare gli sforzi. La mia impressione è che ad Haiti occorra ormai non solo un'energica azione di risanamento, ma anche una maggiore tutela a livello politico internazionale.
Nirj Deva (ECR). – (EN) Signor Presidente, è difficile parlare di questa tragedia. Quando, a gennaio dello scorso anno, Haiti è stata colpita dal disastro, la comunità internazionale è intervenuta in modo plateale con elicotteri militari che sollevavano i pesanti pezzi dei palazzi crollati. Poi se ne sono andati tutti, sono spariti improvvisamente e quei blocchi di cemento bloccano ora le strade e gli accessi, la rete stradale è paralizzata. Il Commissario Georgieva ha cercato di coordinare le attività.
Perché è accaduto tutto questo? Per quale motivo queste persone (tra cui il Sottosegretario di Stato Clinton, comparsa improvvisamente a gennaio) sono svanite? Perché si chiede alle Nazioni Unite di andarsene? Quando sarà chiesto anche all’Unione europea di sparire? È ridicolo. La comunità internazionale deve tornare a lavorare come prima e gli haitiani dovrebbero essere sottratti all’influsso della politica e alle assurdità che hanno luogo nella capitale.
Anna Záborská (PPE). – (SK) Signor Presidente, signora Commissario, desidero ringraziarla per la relazione sull’attuale situazione ad Haiti. Dovevamo aspettarci lo scoppio di un’altra epidemia nel paese; sin dall’inizio dello scorso anno, dal terremoto, abbiamo lavorato molto duramente, ma il nostro lavoro non è avanzato così rapidamente come speravamo e spesso si è parlato della situazione in cui versava Haiti prima del terremoto.
Certamente sarebbe stato tutto più semplice se Haiti fosse stato uno paese funzionante, ma non lo è e non lo sarà per molto tempo. Il lavoro da fare è ancora molto ed è ora necessario agire con urgenza, poiché si rischia una nuova epidemia e ulteriore violenza.
Signora Commissario, c’è la reale necessità di riunire a Bruxelles i migliori esperti in materia di salute ed elaborare un piano strategico di aiuti per Haiti. Dobbiamo trovare una soluzione a livello di sicurezza, economia e, soprattutto, sanità.
Kriton Arsenis (S&D). – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, desidero congratularmi con lei per lo straordinario lavoro messo in atto per l'emergenza ad Haiti e quanto ha fatto in Pakistan. Sappiamo che sarà presente in ogni emergenza.
Quello di Haiti è davvero una catastrofe di dimensioni epocali: oltre 1 000 morti e 15 000 infetti e questi dati sono in continuo aumento. Vi sono moltissime cose da fare e capiamo che i fondi a disposizione non sono sufficienti. Emerge sempre più chiaramente la reale necessità di nuovi strumenti finanziari, prima tra tutte un’imposta sulle transazioni. Abbiamo bisogno di nuovi meccanismi di finanziamento per affrontare necessità umanitarie sempre maggiori.
Dobbiamo capire come muoverci per evitare un altro episodio di contagio da parte dei collaboratori delle Nazioni Unite.
Bastiaan Belder (EFD). – (NL) Signor Presidente, questo pomeriggio ho ricevuto le ultime informazioni da parte di un’agenzia umanitaria olandese presente da molti anni ad Haiti, che conferma l’immagine tragica ma realistica descritta dalla Commissione. Allo stesso tempo, l’agenzia umanitaria olandese ha dichiarato di riporre grande fiducia nell’Unione, in quanto principale donatore. Cosa si aspettano da noi? Solamente una piccola parte dell’ingente somma promessa in occasione della Conferenza internazionale dei donatori è stata effettivamente ricevuta; ora le Nazioni Unite hanno richiesto ulteriori risorse, ma gran parte del denaro promesso non è ancora giunto a destinazione. Confido in un impegno concreto da parte dell’Unione europea, affinché i fondi giungano realmente, perché la situazione ad Haiti è molto grave. La prevenzione e l’acqua potabile sono di prioritaria importanza e spero che l’Unione si impegni per garantire un buon approvvigionamento idrico ad Haiti. La presenza di esperti, gli scavi per pozzi d’acqua, l’acqua potabile pulita e l’assistenza medica sono aspetti fondamentali ma, , purtroppo, ancora carenti. Faccio appello ai Paesi Bassi e alle istituzioni europee affinché si occupino immediatamente degli aiuti ad Haiti in questa situazione estrema di emergenza.
Ricardo Cortés Lastra (S&D). – (ES) Signor Presidente, innanzi tutto desidero congratularmi con la Commissione per il lavoro svolto ad Haiti.
La situazione, tuttavia, richiede una risposta urgente e molto più forte: più risorse e un maggiore impegno a livello internazionale, a prescindere dalle difficoltà riscontrate per la mobilitazione dei fondi nell’attuale contesto economico. Non è possibile che siano disponibili fondi per altri problemi e non per questa grave situazione umanitaria.
Vi sono una serie di priorità a livello sanitario e umanitario: fornire informazioni sulla malattia alla popolazione, procurare tende, migliorare il sistema igienico-sanitario in tutte le aree e garantire l’accesso all’acqua pulita. Tutti questi sono compiti urgenti ed è necessario un grande impegno da parte della Commissione e di tutti gli Stati membri.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario Georgieva per il lavoro svolto dalla Commissione. È molto importante che il ruolo dell’Unione europea ad Haiti sia forte e visibile, ma la priorità ora sono le vite umane, il nostro prossimo. Abbiamo una responsabilità nei loro confronti perché sono stati vittime di una catastrofe senza precedenti: prima un terremoto e ora un’epidemia di colera.
I fondi e gli aiuti inviati ad Haiti devono giungere a destinazione rapidamente. Molte organizzazioni umanitarie cristiane stanno svolgendo un buon lavoro e sembra dispongano di canali efficaci per fornire prontamente aiuti a chi ne ha più bisogno. Mi auguro che la Commissione possa appoggiarsi anche alle organizzazioni umanitarie e cristiane e al loro ottimo operato. In questo modo sarà possibile far giungere gli aiuti a destinazione e ottenere il miglior risultato possibile.
Kristalina Georgieva, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti per l’impegno profuso e per la discussione su un tema che, purtroppo, ci accompagnerà anche in futuro. Non sarà semplice risolvere questa crisi.
Abbiamo ricevuto alcune previsioni circa l’entità del problema nei prossimi mesi (anche dai nostri esperti) e concordo con quanti sostengono di ricorrere all’esperienza del Centro europeo per il controllo delle catastrofi. Secondo le stime, prima della fine di questa ondata di epidemia saranno contagiate tra le 500 000 e le 720 000 persone.
La stima dell’Organizzazione panamericana della sanità di 400 000 contagi è leggermente inferiore, ma dello stesso ordine di grandezza. Dobbiamo agire: concordo con gli onorevoli parlamentari che hanno parlato di mobilitazione e aiuti immediati.
Permettetemi di illustrare quattro punti, innanzi tutto come possiamo fornire aiuto nel modo migliore: in questo momento dobbiamo ricorrere a vere organizzazioni partner e fornire loro risorse immediate per agire ed esortare gli Stati membri a fornire assistenza in natura. A partire da giovedì scorso, quando mi sono rivolta ai paesi membri, il sostegno è aumentato, ma è necessario fare di più in termini di professionisti sanitari, pastiglie per la purificazione dell’acqua e campagne di sensibilizzazione, perché, come molti hanno detto, non vi sono in loco sufficienti conoscenze sulla malattia e sui migliori metodi di cura; i decessi registrati sinora potevano quindi essere evitati, ma gli haitiani hanno paura di recarsi nei centri sanitari, perché temono di contrarre la malattia anziché essere curati.
In secondo luogo, molti onorevoli parlamentari hanno parlato del denaro promesso e di quello che sta accadendo con la ricostruzione ad Haiti. La promessa della Commissione è stata mantenuta: sono stati impegnati 460 milioni di euro e li stiamo consegnando secondo i tempi prestabiliti. L’Alto rappresentante e Vicepresidente, Baronessa Ashton, e il Commissario Piebalgs faranno il punto della situazione con gli Stati membri in relazione ai fondi promessi. Garantisco che la questione sarà presa molto seriamente, perché è in gioco la reputazione della comunità internazionale in un momento molto delicato.
Il mio terzo punto, molto importante, riguarda la limitata capacità di assorbimento di Haiti, e credo di averne già parlato con qualcuno di voi. Quando sono arrivata per la prima volta ad Haiti, ho pensato che, per quanto questa catastrofe potesse essere terribile, non era comunque il problema più grave, che è costituito invece dai decenni passati senza sviluppo, senza uno Stato funzionale e, quindi, senza un sistema sanitario funzionale.
Ho visto persone nei campi che facevano la coda di fronte a un medico, non perché fossero malate, ma perché non avevano mai visto un medico in vita loro e volevano approfittare del servizio sanitario offerto.
Questa totale assenza di uno Stato funzionale, abile e capace aggrava la situazione dell’epidemia. Ci stiamo ancora impegnando per ottenere un’autorizzazione governativa per uno spazio adibito allo smaltimento dei cadaveri, senza il quale l’epidemia continuerà a diffondersi, e per smantellare le latrine al fine di migliorare il sistema igienico-sanitario. Non ribadirò mai abbastanza l’importanza di comprendere che i problemi di Haiti non sono di facile risoluzione, perché affondano le proprie radici in decenni di mancanza di sviluppo e di uno Stato funzionale.
È stato chiesto se si debbano tenere o meno le elezioni: le autorità haitiane preferiscono attenersi alle scadenze ed è quindi difficile per me dare una risposta. Non sono ancora stata ad Haiti, ma ho la sensazione che cancellare o posticipare le elezioni potrebbe destabilizzare una situazione già precaria. Potrebbero esserci aspetti positivi nel tenere le elezioni ma, come ho detto, mi baso su quello che ho sentito, non su quello che ho visto.
Il mio quarto punto riguarda l’impegno. È stato chiesto alla Commissione di impegnarsi direttamente: lo stiamo facendo e continueremo a farlo. La baronessa Ashton sarà ad Haiti domani e anche io mi ci recherò quanto prima perché in questo momento abbiamo bisogno di mobilitazione, coordinamento e di infondere speranza nelle persone e nei nostri collaboratori. I nostri uomini stanno affrontando una situazione molto difficile: si trovano in luoghi in cui i responsabili della sanità pubblica si sono spaventati per l’epidemia e scappano e devono curare un numero sempre maggiore di casi.
Dobbiamo essere sicuri di mantenere una presenza pacifica e di gestire la situazione per ridare speranza alla popolazione. Come sostenuto da un onorevole parlamentare, il popolo haitiano è determinato e per questo merita il nostro aiuto in questo momento molto difficile.
Presidente. – La discussione è chiusa.
16. Piano a lungo termine per lo stock di acciuga nel Golfo di Biscaglia e per le attività di pesca che sfruttano tale stock - Piano pluriennale per lo stock occidentale di sugarello e per le attività di pesca che sfruttano tale stock - Divieto di selezione qualitativa e restrizioni applicabili alla pesca della passera pianuzza e del rombo chiodato praticata nel Mar Baltico, nei Belt e nell’Øresund - Impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
– la relazione (A7-0299/2010), presentata dall’onorevole Bilbao Barandica a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un piano a lungo termine per lo stock di acciuga nel Golfo di Biscaglia e per le attività di pesca che sfruttano tale stock [COM(2009)0399 - C7-0157/2009 - 2009/0112(COD)];
– la relazione (A7-0296/2010), presentata dall’onorevole Gallagher a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un piano pluriennale per lo stock occidentale di sugarello e per le attività di pesca che sfruttano tale stock [COM(2009)0189 - C7-0010/2009 - 2009/0057(COD)];
– la relazione (A7-0295/2010) presentata dall’onorevole Gróbarczyk a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 2187/2005 del Consiglio per quanto riguarda il divieto di selezione qualitativa e le restrizioni applicabili alla pesca della passera pianuzza e del rombo chiodato praticata nel Mar Baltico, nei Belt e nell’Øresund [COM(2010)0325 - C7-0156/2010 - 2010/0175(COD)]; e
– la relazione (A7-0184/2010), presentata dall’onorevole João Ferreira a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 708/2007 relativo all’impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti [COM(2010)0393 - 2009/0153(COD)].
Izaskun Bilbao Barandica , relatore. – (ES) Signor Presidente, desidero innanzi tutto riconoscere che il comparto pesca costiera del Golfo di Biscaglia ha tenuto un comportamento responsabile del quale lo ringrazio e mi congratulo.
Signora Commissario, il settore ha urgente bisogno di questo piano per raggiungere l’obiettivo di continuare a svolgere un’attività redditizia senza compromettere il futuro delle aree di pesca. A tal fine è necessario mantenere gli stock di acciughe nel Golfo di Biscaglia a un livello che consenta uno sfruttamento sostenibile a livello economico, ambientale e sociale e si riuscirà a farlo più efficacemente calcolando i rendimenti sulla base di pubblicazioni scientifiche piuttosto che assoggettando i calcoli sul totale delle catture ammesse (TAC) a negoziati politici poco chiari.
Il piano in questione dovrà quindi prevedere regole sullo sfruttamento che fissino le quote per le catture sulla base delle stime per gli stock ottenute da studi scientifici.
Signora Commissario, questa iniziativa è stata presentata alla Commissione nel luglio del 2009. Abbiamo cominciato a lavorarci in settembre stabilendo una procedura di lavoro assieme al settore francese e a quello spagnolo, rappresentati da organizzazioni di pescatori, da istituti scientifici e dal Consiglio consultivo regionale per le acque sud-occidentali. Seguendo tale procedura abbiamo collaborato alla stesura di una proposta congiunta che ha ottenuto un ampio sostegno in Parlamento.
Dato l’alto livello di consenso ottenuto e consapevoli dell’imminente entrata in vigore del trattato di Lisbona e dell’incertezza che circondava la sua applicazione in procedimenti già avviati, il 30 novembre abbiamo indetto una votazione orientativa in seno alla commissione per la pesca. Il nostro approccio, aperto e partecipativo, si è scontrato con un atteggiamento molto diverso da parte del Consiglio e della Commissione.
Tanto per cominciare, mentre stavamo lavorando abbiamo appreso che si stava preparando un regolamento di controllo che avrebbe inciso sulla nostra relazione e in merito al quale ci sono state fornite solo scarse informazioni: ciò ci ha gettato in un’incertezza che avrebbe potuto facilmente essere evitata. Dopo il voto della commissione per la pesca e nel corso della Presidenza spagnola ho negoziato l’iniziativa con il Consiglio. Abbiamo deciso di indire un trilogo ma, con nostra sorpresa, il giorno stesso della riunione la Presidenza spagnola ha annunciato inaspettatamente che, su richiesta del governo francese, il governo spagnolo aveva deciso di posticipare la questione perché non era convinto della sua base giuridica. Dopo mesi di lavoro siamo giunti a un punto morto. La Presidenza spagnola non era riuscita a raggiungere un accordo e non vi era la possibilità di indire un trilogo.
Ho chiesto alla nuova Presidenza se intendesse proseguire i negoziati e mi è stato risposto di non essere impaziente, di non avere troppa fretta. Data la completa assenza di volontà di avanzamento da parte del Consiglio, abbiamo indetto una nuova votazione su raccomandazione dei servizi giuridici.
Nella seconda votazione sono stati respinti tre emendamenti di importanza vitale per il settore che erano stati approvati nella votazione orientativa.
Il primo riguarda il tasso di sfruttamento e l’opportunità di fissarlo allo 0,4.
Il secondo concerne l’inclusione delle esche vive nel totale delle catture ammesse: sarebbe infatti sbagliato conteggiarle nella quota del pescato.
Il terzo emendamento, infine, propone una revisione delle catture.
Se la commissione scientifica non è in grado di elaborare stime sulla biomassa attuale, a causa della mancanza di informazioni sufficienti non bisogna penalizzare doppiamente il settore, riducendo del 25 per cento il totale delle catture ammesse rispetto all’anno precedente. La Commissione aveva già stabilito che il totale delle catture ammesse avrebbe dovuto subire una riduzione del 10 per cento e, in ogni caso, non avrebbe dovuto essere inferiore alle 7 000 tonnellate. I poteri del Parlamento sono stati ampiamente ignorati dal Consiglio e dalla Commissione e il fatto che persino ora, mentre stiamo discutendo dell’iniziativa, ci giungano informazioni non ufficiali di una richiesta di ritiro della stessa da parte del Consiglio dà una chiara indicazione dell’atteggiamento di tale istituzione.
Chiedo al Commissario se ciò corrisponde a realtà e di spiegarmene il motivo. Cosa intendete fare? Vorrei avere oggi una risposta e desidero anche che la Presidenza belga mi spieghi come mai ha chiesto di ritirare l’iniziativa. Voglio avere risposte chiare in merito. Abbiamo lavorato per 14 mesi e ora c’è solo una grande confusione.
Le iniziative del Consiglio e della Commissione stanno minando la credibilità delle istituzioni europee agli occhi di un settore stanco di questo modo di affrontare i problemi da risolvere.
Dovete rafforzare la vostra credibilità agli occhi del settore o perlomeno recuperare la credibilità che avete cominciato a perdere nel settembre del 2009.
Il Parlamento ha intenzione di esercitare i poteri di codecisione conferitigli dal trattato di Lisbona e voi li dovete rispettare. Il vostro comportamento non è conforme ai principi guida di trasparenza e partecipazione che dovrebbero caratterizzare la leadership del XXI secolo. Vi preghiamo di attenervi a questi principi perché solo così il progetto europeo potrà progredire.
Pat the Cope Gallagher, relatore. – (GA) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, innanzi tutto ringrazio calorosamente tutti coloro che mi hanno aiutato a preparare questa importante relazione sul sugarello. Mi riferisco ai relatori ombra, alla segreteria della commissione per la pesca, al comitato consultivo regionale per gli stock pelagici, al consigliere politico del gruppo e al consigliere del mio ufficio. Ringrazio inoltre anche la Commissione e il Consiglio per l’aiuto e il sostegno che ci hanno fornito. È in virtù della collaborazione, della discussione e dell’apporto di idee da parte di tutti coloro che ho nominato che oggi posso presentarvi questa relazione, e spero che otterrà un consenso generale.
(EN) Lo stock di sugarello è uno dei più importanti per il settore della pesca in Europa e la nostra proposta si basa sul piano di attuazione concordato dalla Commissione europea e dal vertice mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 2002.
In occasione di tale vertice la Commissione si è impegnata ad assicurare livelli per gli stock ittici che possano garantire la massima resa sostenibile. La successiva proposta della Commissione europea è stata redatta a stretto contatto con il gruppo per la valutazione delle risorse pelagiche, il RAG, che aveva inizialmente presentato la proposta. Dal 2007 ogni tre anni viene condotta un’indagine sulle uova del sugarello ma l’insufficienza dei dati raccolti non ha consentito agli studiosi di effettuare una valutazione esaustiva della salute dello stock.
Il piano di gestione proposto affronta tali difficoltà stabilendo una formula per i pescherecci dediti alla pesca del sugarello. La formula è nota con il nome di norma di cattura appropriata e fornisce una procedura che consente di calcolare il tetto annuale massimo per i totali delle catture ammesse per il sugarello in una determinata area. Il piano sarebbe dovuto diventare operativo verso la fine del 2009 ma si sono verificati ritardi a seguito dell’approvazione del trattato di Lisbona.
Ovviamente ho il massimo rispetto per la prerogativa del Consiglio di stabilire e assegnare possibilità di pesca. Ho incontrato i rappresentanti della Presidenza belga prima di chiedere alla commissione per la pesca di approvare la mia relazione ed essi hanno avanzato una proposta che garantirebbe al Consiglio un certo livello di flessibilità in relazione al totale rimovibile nella definizione dei totali delle catture ammesse. Credo che tale proposta della Presidenza belga, successivamente approvata dalla commissione per la pesca, tuteli il diritto esclusivo del Consiglio previsto dai trattati di stabilire e assegnare le possibilità di pesca.
Desidero soffermarmi sugli emendamenti proposti dai gruppi politici PPE, S&D e GUE/NGL in relazione all’Area 8C, vale a dire il Golfo di Biscaglia, per informare quest’Aula che, in qualità di relatore, sono favorevole all’emendamento presentato dai socialisti ma non a quelli del PPE e del GUE/NGL e ve ne spiegherò il motivo.
Il parere degli studiosi è chiaro: lo stock in oggetto è presente in tutta area geografica. Se il Parlamento dovesse adottare la proposta del PPE e del GUE/NGL invaliderebbe il piano di gestione con l’introduzione di due aree separate per un unico stock. Se ciò accadesse creeremmo un precedente pericoloso e molto grave per i futuri piani di gestione sugli sgombri. Non siamo favorevoli alla suddivisione di un unico stock ittico.
Chi sostiene tali emendamenti lo fa per motivi propri o per volontà degli Stati membri di appartenenza ma voglio ricordare che esiste una politica comune della pesca cui dobbiamo attenerci. Ho preso atto delle preoccupazioni espresse dai colleghi spagnoli e portoghesi inserendole nell’emendamento n. 7 del progetto di relazione; tale emendamento stabilisce che il piano andrà applicato tenendo conto delle flotte artigianali e dei diritti storici.
Sottolineo infine che questo emendamento è accettabile sia per il Consiglio, sia per il gruppo per la valutazione delle risorse pelagiche e tiene conto delle opinioni espresse dai colleghi spagnoli e portoghesi; la politica nel suo complesso non va però modificata.
Marek Józef Gróbarczyk, relatore. – (PL) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare sentitamente tutti coloro che mi hanno aiutato a preparare la relazione. Mi riferisco alla Commissione europea, a tutti i relatori ombra e ai membri della commissione per la pesca che ci hanno sostenuto nel corso dei lavori. Abbiamo raggiunto un completo accordo con l’approvazione all’unanimità della relazione da parte della commissione parlamentare per la pesca. Ancora una volta ringrazio tutti sinceramente.
La relazione, il cui scopo è quello di regolamentare la pesca dei pesci piatti nel Mar Baltico e di porre fine alla pratica della selezione qualitativa mantenendo il modello di gestione della pesca basato sul totale delle catture ammesse (TAC), conferma che il sistema funziona adeguatamente ed è praticabile per talune specie ittiche. Ecco perché va sottolineata l’importanza dell’introduzione dell’articolo 15 bis nel regolamento (EC) n. 2187/2005. L'articolo 15 bis pone pertanto le basi per lo sfruttamento sostenibile degli stock ittici, senza che sia necessario abbassare il livello delle norme di commercializzazione. Le specie ittiche catturate potrebbero avere uno scarso valore di mercato o potrebbero essere inadatte all’alimentazione umana. Va inoltre sottolineato che questa disposizione consente il rigetto in mare di esemplari di passere pianuzze catturate che non hanno alcun valore commerciale nei periodi in cui sono in vigore le restrizioni protettive. Ecco perché l’articolo consentirà lo sfruttamento sostenibile delle risorse acquatiche vive.
Il piano d’azione approvato in base alla mia relazione dovrà porre fine ai rigetti nel Mar Baltico introducendo, per esempio, l’eventuale divieto assoluto di rigetto per la pesca in quel mare al fine di assicurare una gestione sostenibile e più efficiente delle risorse marine. Risulta pertanto inopportuno introdurre un divieto assoluto sui rigetti nel caso della passera pianuzza o di altri pesci appartenenti alla stessa famiglia, poiché questo avrà un impatto negativo sugli stock ittici in questione. Tenendo conto della necessità che le attività di pesca rimangano stabili e prevedibili e che lo sfruttamento degli stock ittici si mantenga entro determinati limiti, potrebbe esserci il pericolo che il divieto di rigetto possa essere utilizzato per legalizzare, nel Mar Baltico, la pesca industriale su vasta scala di merluzzi sottodimensionati. Data la mancanza di dati scientifici affidabili sulla base dei quali poter valutare le catture accessorie di merluzzo nella pesca industriale, è essenziale introdurre immediatamente una documentazione completa relativamente alle catture, unitamente a un controllo scrupoloso delle imbarcazioni impiegate per le attività di pesca. Si devono effettuare controlli integrali sulle catture industriali al momento dello sbarco; in caso contrario, la politica di tutela degli stock ittici del Baltico risulterebbe irrealistica e sarebbe vanificata l'utilità del piano di gestione a lungo termine delle riserve di merluzzo.
L’Unione deve adottare immediatamente provvedimenti nel quadro della politica comune della pesca per risolvere il problema della pesca industriale nel Mar Baltico tenendo in considerazione che, da una prospettiva ambientale, questo tipo di pesca è deleterio per l’ecosistema del Baltico, soprattutto perché è stato classificato dal Comitato per la protezione dell'ambiente marino dell'Organizzazione marittima internazionale come "area marittima particolarmente sensibile", il che lo annovera tra gli ecosistemi marini più preziosi e più sensibili del mondo. Alla luce dei cambiamenti climatici del Baltico, cui le diverse specie ittiche stanno adattandosi modificando persino le proprie abitudini migratorie e di deposizione delle uova, occorrerà prevedere la revisione delle aree di tutela marittima del Mar Baltico e l’introduzione di un piano per la gestione a lungo termine delle varie specie di pesci piatti. Data la mancanza di dati attendibili e aggiornati non è possibile prevedere l’esclusione dalle misure di tutela di alcune aree del Mar Baltico; occorrerà invece tenere conto dei cambiamenti che stanno avvenendo ed effettuare una revisione delle aree protette.
João Ferreira, relatore. – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, l’introduzione di specie esotiche è uno dei principali elementi di turbativa per gli ecosistemi e una delle principali cause della perdita di biodiversità a livello globale.
Come sottolinea la stessa Commissione, l’introduzione di specie esotiche nelle acque costiere e interne europee è legata in molti casi a pratiche di acquacoltura e di popolamento. La modifica al regolamento proposta dalla Commissione relativa all’impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti si basa sui risultati di un progetto di ricerca, il progetto Impasse, che ha riunito diverse istituzioni europee in un’azione concertata sull’impatto ambientale delle specie esotiche in acquacoltura.
Il progetto propone una definizione operativa di impianto di acquacoltura chiuso più precisa e rigorosa rispetto a quella attualmente in uso. In linea con questa definizione e di concerto con le conclusioni del progetto “il grado di rischio associato con le specie esotiche potrebbe essere notevolmente ridotto, fino a raggiungere possibilmente un livello accettabile, se si riducessero le possibilità di fuga di organismi bersaglio e non bersaglio mediante l’adozione di opportune misure durante il trasporto e l’applicazione di protocolli chiaramente definiti negli impianti riceventi”.
Alla luce dei risultati del progetto la Commissione propone di dispensare gli operatori dalle attuali formalità amministrative, esonerando dall’obbligo di autorizzazione l’introduzione e le traslocazioni in impianti di acquacoltura chiusi. Va sottolineato che, mentre il processo di valutazione del rischio si basa su indagini tecniche e scientifiche, il verdetto sull’accettabilità del rischio è subordinato a una decisione politica. Crediamo quindi che la semplificazione della procedura per l’introduzione di specie esotiche in acquacoltura debba andare di pari passo con una definizione più rigorosa possibile dei requisiti che gli impianti di acquacoltura chiusi saranno tenuti a rispettare, conformemente ai risultati del progetto Impasse.
Va inoltre assicurato il necessario controllo degli impianti di acquacoltura in modo da garantire che tutti i requisiti tecnici proposti dagli specialisti siano debitamente tenuti presenti e rispettati nel funzionamento degli impianti stessi. Lo stesso vale per l’attenzione da prestare durante il trasporto di specie bersaglio e non bersaglio da e per i suddetti impianti. Questi sono stati i principali aspetti sui quali ci siamo soffermati nel redigere la relazione e le proposte di emendamento al documento originale della Commissione.
Consentitemi di fare un’ulteriore osservazione. Lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura richiede il sostegno concreto della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico per quanto concerne l’allevamento di specie autoctone, in modo da consentire una diversificazione della fornitura alimentare e un miglioramento qualitativo, oltre a garantire maggiore sicurezza a livello ambientale.
L’iniziativa legislativa dovrà quindi essere appoggiata con forza su questo tema. È necessario sfruttare il potenziale dell’acquacoltura ma anche superare i limiti di tale pratica in modo ecologicamente sostenibile. È inoltre importante rivedere le priorità del programma quadro sulla ricerca al fine di consentire una copertura adeguata a questo importante settore.
Desidero infine ringraziare per la collaborazione tutti i relatori ombra, grazie ai quali abbiamo potuto svolgere un lavoro completo e proficuo, nonché i servizi della Commissione e del Consiglio, la precedente Presidenza spagnola e quella attuale belga per il lavoro svolto nel corso degli ultimi mesi.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, intendo esprimermi brevemente circa il piano a lungo termine sull’acciuga, ma prima di tutto ringrazio la relatrice, l’onorevole Bilbao, e tutti i membri della commissione per la pesca per il lavoro svolto sulla proposta. Vorrei ricordare all’onorevole Bilbao che, pur senza negare che ci sia stato un ritardo nell’adozione della proposta, la Commissione ha fatto tutto il possibile per sbloccare la situazione.
Nel 2005 lo stock di acciughe del Golfo di Biscaglia ha rischiato il collasso e ciò ha portato all’introduzione di un fermo delle attività di pesca, che sono state nuovamente consentite nel gennaio del 2010, solo cinque anni più tardi. Lo scorso luglio gli studiosi hanno confermato che lo stock era ritornato a livelli sicuri, sopra i limiti precauzionali, e ciò mi ha permesso di proporre il TAC attualmente in vigore di oltre 15 000 tonnellate. Il TAC segue le norme sulle catture previste dal piano e sono lieta di rilevare che la proposta ci sta già aiutando a gestire correttamente lo stock.
Ovviamente il lungo fermo ha provocato gravi danni economici a quanti dipendono da questo tipo di pesca e dovremo assolutamente evitare che ciò si ripeta in futuro. Riusciremo a farlo solo sfruttando lo stock compatibilmente con il suo rendimento massimo sostenibile e mantenendo basso il rischio di imposizione di un fermo di pesca. La nostra proposta dimostra che è possibile farlo fornendo al contempo sostenibilità all’industria. Se vogliamo evitare fermi di pesca occorre quindi mantenere il tasso di sfruttamento al 30 per cento.
Desidero ringraziare la commissione per la pesca che ha appoggiato sia la relazione stessa che i poteri delegati della Commissione. Posso sostenere questi emendamenti così come quelli concernenti l’allineamento della proposta con il nuovo regolamento di controllo in vigore dal gennaio del 2010.
La sola eccezione riguarda la riduzione dei tempi di notifica per l’entrata in porto da quattro ore a un’ora. Questo emendamento modifica la norma del nuovo regolamento di controllo che prevede un periodo di quattro ore. Come sapete il nuovo regolamento di controllo è entrato in vigore all’inizio di quest’anno e non sono favorevole a modificarlo così presto, specialmente perché consente agli Stati membri costieri di prevedere eccezioni specifiche, se giustificate. Esiste quindi un margine di manovra e non è quindi necessario modificare il regolamento di controllo così presto. La decisione comunque spetta a voi.
Passo ora alla seconda relazione: il piano pluriennale per il sugarello. Consentitemi di sottolineare che l’onorevole Gallagher, il relatore, e tutti i membri della commissione per la pesca hanno svolto un ottimo lavoro sulla proposta: desidero rivolgere a tutti loro i miei sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto e l’approccio costruttivo seguito.
Lo stock di sugarello occidentale è di gran lunga quello più importante tra i tre dello stesso pesce presenti nelle acque comunitarie. Attualmente lo stock si trova stabilmente a un buon livello e di conseguenza il totale delle catture ammesse per il 2011 per questa specie ittica è rimasto quasi costante. Una decisione annuale sul totale delle catture ammesse per questo stock presa in base alle più recenti valutazioni scientifiche non è il nostro obiettivo, desideriamo invece assicurare una gestione a lungo termine vincolante e prevedibile. Questo piano mi sta quindi a cuore come tutti i piani a lungo termine, perché vorrei evitare che ogni anno si ripeta la contrattazione con il Consiglio su quando si possa pescare. Dobbiamo assicurare maggiore pianificazione e stabilità all’industria della pesca tramite l’approvazione di piani a lungo termine.
Il sostegno che ci avete fornito sulla sostanza della relazione e sui poteri delegati dimostra che condividiamo lo stesso obiettivo. Sono favorevole sia ai vostri emendamenti sia a quelli concernenti l’allineamento della proposta con il nuovo regolamento di controllo in vigore dal gennaio del 2010. Il piano, inoltre, non dovrebbe fissare le aree per il totale delle catture ammesse per poi consentire di modificare tali aree ogni anno, quando vengono prese le decisioni per il TAC in base a valutazioni scientifiche.
Vi è un unico emendamento, però, che non si spinge nella direzione giusta: mi riferisco a quello sull’accettazione da parte del Parlamento del compromesso della Presidenza del Consiglio, pari a circa 5 000 tonnellate. Tale cifra non ha alcun fondamento scientifico. Come è stata decisa? Perché non 6 000 o 7 000 tonnellate? Avere la possibilità di aumentare o diminuire il totale delle catture ammesse in una strategia di gestione a lungo termine non mi sembra un approccio efficace.
Passo ora alla terza relazione, quella sulle misure tecniche da adottare nel Baltico. Desidero cogliere l’opportunità per ringraziare il relatore, l’onorevole Gróbarczyk, per l’ottimo lavoro svolto sulla relazione che è stata approvata all’unanimità e per esprimere ancora una volta la mia riconoscenza alla commissione per la pesca per il pieno sostegno accordato. Con la proposta assicureremo continuità giuridica alla nostra politica di selezione qualitativa, introdotta nel Mar Baltico lo scorso anno, e anche alle restrizioni sulla pesca di talune specie.
Passo infine all’ultima relazione, quella sull’impiego in acquacoltura di specie esotiche e di specie localmente assenti. Desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Ferreira, per il suo lavoro, unitamente a tutta la commissione per la pesca.
Come sapete la Commissione si impegna a promuovere lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nell’Unione europea tramite la nuova strategia in materia, che prevede un alto livello di tutela ambientale ma anche l’introduzione di condizioni atte ad agevolare questa attività. Si tratta di misure necessarie. La modifica del regolamento sull’introduzione di specie esotiche negli impianti di acquacoltura chiusi agevolerà sicuramente le attività in questo settore, eliminando inutili fardelli amministrativi e al contempo assicurando una tutela adeguata dell’habitat acquatico. Non si tratta dell’unica misura possibile, naturalmente, e quindi accolgo molto favorevolmente la proposta dell’onorevole Ferreira che ci invita a sforzarci maggiormente nella promozione della ricerca in materia di acquacoltura. Faremo del nostro meglio, utilizzando il budget a nostra disposizione e tramite la riforma della politica comune della pesca.
Sono molto lieta che i dibattiti tenutisi in seno alla commissione per la pesca abbiamo consentito una definizione più chiara di “impianto di acquacoltura chiuso”.
Desidero inoltre sottolineare che la proposta iniziale era stata approvata dalla Commissione un mese prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, e anche in quel caso si era prospettato lo stesso problema. La commissione per la pesca aveva presentato alcuni emendamenti volti ad allineare il regolamento di base con le nuove disposizioni sulla comitatologia previste dal trattato di Lisbona, e noi abbiamo ritenuto opportuno assicurare tale allineamento, come proposto dal Parlamento. D’altro canto, al fine di introdurre emendamenti sostanziali si è reso necessario modificare formalmente la nostra proposta, e questo spiega il ritardo di cui si è parlato.
Concludendo, desidero ringraziare ancora una volta tutti i relatori della commissione per la pesca per le relazioni e per il lavoro svolto su questi importanti temi.
Carmen Fraga Estévez, a nome del gruppo PPE. – (ES) Signor Presidente, ringrazio sentitamente gli autori delle relazioni per l’eccellente lavoro svolto. Desidero intervenire a proposito dei piani gestionali, anche se non mi soffermerò su alcun aspetto concreto dato che lo hanno già fatto i relatori. Desidero invece mettere in risalto le importanti sfide istituzionali che tali piani stanno creando e per le quali è necessario trovare una soluzione.
Dopo più di un anno di negoziati con il Consiglio, il Parlamento ha deciso in modo responsabile di portare le relazioni in prima lettura allo scopo di esercitare una pressione volta a sbloccare la situazione, per quanto concerne sia le due proposte in oggetto, sia quelle che ci verranno presentate a breve.
Il Parlamento intende trovare una soluzione di compromesso con il Consiglio e la Commissione ma affinché ciò avvenga è necessario che il Consiglio riconosca e accetti che il nucleo fondamentale dei piani gestionali a lungo termine rientri nell’ambito della procedura legislativa ordinaria, e cioè debba sottostare alla base giuridica dell’articolo 43, paragrafo 2 del trattato.
È incomprensibile il fatto che prima del trattato di Lisbona, quando il Consiglio aveva competenza esclusiva in materia di TAC e di quote, venisse interpellato il Parlamento per avere un parere consultivo su tali aspetti, mentre ora il Consiglio pretende l’esclusività su tali temi nonostante il fatto che, stando al parere di tutti gli esperti in materia legale, l’articolo 43, paragrafo 3 debba essere interpretato in maniera restrittiva.
Chiedo quindi al commissario di tenere conto della posizione del Parlamento anche nei casi in cui – credo che la domanda dell’onorevole Bilbao a questo riguardo non abbia ricevuto risposta – le proposte siano state ritirate o sostituite con nuovi testi. Se questo non avverrà ci vedremo costretti a riferire la questione alla Corte di giustizia e a bloccare i futuri piani a lungo termine, cosa che andrebbe evitata in quanto tali piani sono uno strumento essenziale per la gestione delle attività di pesca.
Kriton Arsenis, a nome del gruppo S&D. – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, esistono moltissimi aspetti tecnici nei testi oggi in discussione che però contengono tutti un chiaro messaggio: il Parlamento europeo chiede alle altre istituzioni, alla Commissione e al Consiglio, di tenere in considerazione i dati scientifici ogni qualvolta viene approvata una decisione in materia di pesca e di modalità di cattura.
Non possiamo negoziare su base politica le decisioni sulle modalità di cattura delle diverse specie ittiche. Il Consiglio e il Parlamento non possono negoziare su base politica problemi che debbono essere valutati in base a dati scientifici. È solo in base a tali dati, infatti, che si può stabilire cosa resta nei nostri mari e quali pesci possiamo pescare senza conseguenze irreversibili per la vita marina e per le attività di pesca.
Ci attende la revisione della politica comune della pesca: ciò che chiediamo nelle relazioni è di affrontare con coraggio tale revisione facendo sì che le decisioni adottate per tutelare un futuro accettabile per i nostri mari e che le attività di pesca si basino su dati scientifici.
Carl Haglund, a nome del gruppo ALDE. – (SV) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, mi soffermerò sulla relazione relativa alla pesca dell’acciuga nel Golfo di Biscaglia e sull’opinione del nostro gruppo a riguardo. Si tratta di una questione estremamente importante e un esempio del modo in cui andrebbero affrontati i problemi pratici in materia di pesca. È importante ricordare che le attività di pesca di cui stiamo discutendo hanno subito un crollo nel 2005 a causa di uno sfruttamento eccessivo dello stock.
Ora la pesca dell’acciuga è nuovamente possibile e viene effettuata correttamente, cioè in base al principio precauzionale. Anche il nostro gruppo ritiene che questo sia il solo approccio sostenibile a lungo termine. L’industria della pesca si augurerà forse di poter pescare più intensamente nell’immediato, ma nel lungo periodo sarà meglio adeguarsi alle decisioni in procinto di essere prese adesso. Il nostro gruppo ritiene sia questo il modo di affrontare problemi simili, sia adesso, sia in futuro.
Isabella Lövin, a nome del gruppo Verts/ALE. – (SV) Signor Presidente, onorevoli deputati, il trattato di Lisbona ha modificato i poteri del Parlamento in materia di politica sulla pesca. I piani di gestione sui quali dovremo votare domani costituiscono il primo banco di prova su come il Parlamento affronta questa responsabilità. Ritengo che nel complesso abbiamo dimostrato di essere all’altezza della sfida, ciò nondimeno sono emersi alcuni rischi. Esiste sempre la tentazione per chi decide di scendere a compromessi sulle valutazioni scientifiche a causa di una percezione errata dell’industria della pesca. Qualcuno, inoltre, ha la memoria corta. Nonostante il fatto che la pesca dell’acciuga nel Golfo di Biscaglia abbia subito un crollo solo pochi anni fa, nel 2005, e che l’industria della pesca abbia dovuto fermarsi completamente, esistono ancora incentivi finanziari poco lungimiranti che pregiudicano la sostenibilità a lungo termine degli stock. Per fortuna in commissione la cautela ha avuto la meglio sull’azzardo.
Contare i pesci non è difficile, è come contare gli alberi: la differenza è che i pesci si muovono e non sono visibili. È ciò che ha detto scherzosamente il biologo marino di levatura mondiale Willy Kristensen nel film Al capolinea - The End of the Line sull’esaurimento degli stock ittici degli oceani, per sottolineare che c’è molta incertezza nelle stime sugli stock ittici. È importante ricordare che l’Unione europea e il mondo intero hanno deciso di assicurarsi il rendimento massimo sostenibile per tutte le specie commerciabili di pesce per un periodo di cinque anni circa.
Desidero sottolineare che è assolutamente impossibile ottenere il rendimento massimo sostenibile per tutte le specie ittiche ovunque e contemporaneamente. Occorre quindi modificare i margini di sicurezza. Gli ecosistemi vanno considerati nel loro insieme e il rendimento massimo sostenibile deve essere concepito come limite massimo e non come obiettivo. Mi auguro che nella futura politica sulla pesca si tenga conto di tale concetto e lo si rispetti nei piani di gestione sia in seno al Parlamento che al Consiglio. Occorre introdurre rapidamente piani di gestione a lungo termine per tutti gli ecosistemi marini europei. Desidero infine sottolineare che sono pienamente d’accordo con il relatore, onorevole Gallagher, che la suddivisione in quote di un unico stock di sugarello si scontra decisamente con il parere scientifico.
Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signor Presidente, le questioni sollevate nel corso del dibattito odierno non riguardano solo le aree in oggetto ma anche i pescherecci del Mare del Nord.
Venerdì scorso ho incontrato i pescatori di Whitby, nello Yorkshire, anch’essi preoccupati per problemi analoghi che potrebbero comportare il fallimento di ciò che resta dei pescherecci della flotta britannica. La minaccia più immediata è rappresentata dall’eventuale proposta di una riduzione del numero di giorni in cui la pesca è consentita da 135 a 90. Ho chiesto loro a quale riduzione sarebbero in grado di far fronte per non fallire ed essi mi hanno risposto che non sono in grado di far fronte ad alcuna riduzione.
La politica che obbliga i pescherecci a strascico a scartare i pesci morti o agonizzanti per evitare di sbarcare esemplari sottodimensionati e di superare le quote fissate per specie è assolutamente assurda. Tutto il pesce catturato che non può sopravvivere dev’essere sbarcato. Il rigetto non è una forma di tutela ma uno spreco. La selezione qualitativa rappresenta una risposta all’iniquo sistema delle quote e potrebbe scomparire con una riforma del sistema. Le quote si possono acquistare e vendere sul libero mercato e i più ricchi e potenti possono specularvi: ciò provoca un aumento del valore delle quote che vengono cedute ai pescatori a prezzi esorbitanti. Occorre mettere fine alle speculazioni di ogni genere.
Paulo Rangel (PPE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, in riferimento alla relazione Gallagher e, in particolare, al piano pluriennale per lo stock del sugarello, è essenziale sostenere l’emendamento proposto dal gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) redatto dall’onorevole Patrão Neves che riguarda i tre obiettivi del Libro verde e della riforma della politica comune della pesca: l’obiettivo ambientale, ben rispettato nella relazione, l’obiettivo economico e quello sociale, concernenti sia la produttività che la necessità di garantire un tenore di vita accettabile agli operatori del settore.
È molto importante operare una distinzione a questo riguardo: quando si parla dello stock occidentale di sugarello è importante distinguere tra la zona VIII C, l’area attorno al Golfo di Biscaglia, essenzialmente finalizzata ad attività di pesca artigianale che consentono a una larga fetta della popolazione portoghese, spagnola e francese di sopravvivere, e la zona settentrionale dove si svolge la pesca industriale, essenzialmente finalizzata alla redditività economica. Proprio per questo motivo occorre introdurre un emendamento alla relazione al fine di armonizzarla non solo con gli obiettivi fondamentali del Libro verde sulla politica comune della pesca e sulla riforma della stessa, ma anche con le raccomandazioni presentate dal Consiglio in relazione al regolamento sul totale dei contingenti di cattura ammissibili per il 2011. Il regolamento in oggetto considera il sugarello una specie destinata alla pesca artigianale nell’ambito della zona VIII C del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare mentre l’area settentrionale all’interno della zona occidentale è di particolare interesse per la pesca industriale. Questo approccio, che guarda alla natura specifica e alle finalità delle diverse aree dove vive il sugarello, è il solo in grado di tutelare veramente gli obiettivi della politica comune della pesca.
Josefa Andrés Barea (S&D). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, mi congratulo con i quattro relatori. Anch’io desidero soffermarmi sul tema dei piani di gestione per gli stock di acciuga e di sugarello.
La proposta di sfruttamento degli stock di acciuga che inizialmente avrebbe dovuto essere finalizzata allo sfruttamento sostenibile di questa specie ittica alla fine è divenuta una proposta complessa ed è attualmente bloccata dal Consiglio. Si tratta del settore che ha subito i danni più ingenti. Siamo a un punto morto e la situazione non si sblocca perché il Consiglio, e anche la Commissione, non hanno ancora preso alcuna decisione.
Desidero evidenziare la posizione della delegazione socialista spagnola che ha appoggiato le richieste unanimi del settore nel corso di tutto il procedimento. Tale posizione è supportata – lo sottolineo, è supportata – da relazioni scientifiche e dal Consiglio consultivo regionale. Si tratta della stessa posizione assunta anche in relazione ai problemi sollevati dalla futura riforma della politica comune della pesca.
Visto il momento di stallo chiediamo al Commissario di ritirare, se necessario, la proposta, di tenere conto della posizione del Parlamento e di avanzare una nuova proposta.
Per quanto riguarda il sugarello, l’onorevole Gallagher ha illustrato diversi aspetti e le proprie opinioni in merito, che condividiamo: mi riferisco all’introduzione di programmi pluriennali, al totale delle catture ammesse e alle raccomandazioni scientifiche. Il relatore ha inoltre proposto un emendamento che il gruppo socialista reputa importante e che anche il gruppo socialista spagnolo ritiene essenziale dato che in Spagna la pesca del sugarello, un prodotto consumato fresco il giorno stesso della cattura, è un’attività tradizionale. La mancanza di riconoscimento al settore provocherà danni socio-economici e sicuramente indebolirà la prospettiva di un miglioramento gestionale.
Per questo motivo credo che l’onorevole Gallagher avrebbe dovuto tenere conto della nostra richiesta, prevedendo una distinzione in caso di pesca costiera.
Britta Reimers (ALDE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, ringrazio i relatori. Dato il volume del pesce e dei prodotti ittici importati nell’Unione europea è essenziale salvaguardare e sostenere sia i pescatori locali sia il settore locale dell’acquacoltura. Occorre migliorare subito i metodi di cattura in modo da garantire la sopravvivenza a lungo termine sia dei nostri mari che dei nostri pescatori.
È altrettanto importante consentire l’ulteriore espansione dell’acquacoltura. Vi è l’urgente necessità di raccogliere dati in modo più efficace e di intensificare la ricerca perché solo una volta compreso cosa accade potremo prendere le decisioni giuste per il futuro.
Il motivo per cui non riusciamo a coniugare economia ed ecologia, concetti poi non così lontani tra loro, è spesso da ricercarsi nell’eccessiva burocrazia e nella mancanza di conoscenza.
PRESIDENZA DELL’ON. ROUČEK Vicepresidente
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, desidero sottolineare l’importanza della discussione sull’acciuga e il fatto che essa rappresenti un punto di svolta non soltanto per il settore, e nello specifico per le acciughe, ma anche per i rapporti tra Commissione, Parlamento e Consiglio.
Desidero quindi affermare con molta chiarezza che il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica sostiene le proposte presentate dalla Commissione con un atteggiamento di maggiore cautela.
Siamo fondamentalmente a favore di tre aspetti delle proposte: mi riferisco alla norma sullo sfruttamento che noi, come la Commissione, crediamo non debba superare lo 0,3, al totale delle catture ammesse che riteniamo debba includere le esche vive e alla riduzione del suddetto totale nella misura perlomeno del 25 per cento, se necessario.
Abbiamo ritenuto ragionevole sostenere la Commissione su questi tre aspetti perché per una volta vorremmo si agisse come medici olistici, che curano la malattia piuttosto che come medici legali che si limitano a constatare il decesso. Credo sia importante essere chiari e ritengo vi sia l’opportunità di agire come si deve.
Werner Kuhn (PPE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, il mio intervento riguarda il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul divieto di selezione qualitativa e le restrizioni applicabili alla pesca della passera pianuzza e del rombo chiodato praticata nel Mar Baltico, nei Belt e nell’Øresund. Non ci preoccupa solo il fatto che un regolamento possa essere modificato, ma anche che nel nostro mercato interno ci sia urgente bisogno di queste due specie ittiche eccellenti e molto importanti per l’alimentazione umana. Ancora una volta emerge chiaramente che scienza e industria devono lavorare fianco a fianco per far sì che le loro esperienze vengano considerate e valutate con buonsenso, specialmente in materia di rigetti e di gestione degli stock, ma anche per quanto concerne le catture accessorie. Conosciamo le restrizioni imporre applicabili – l’onorevole Gróbarczyk le ha illustrate perfettamente. È essenziale che l’articolo 15 bis sia incluso nel regolamento e il relatore, anche in questo caso, ne ha spiegato con molta chiarezza il motivo. L’obiettivo comune che siamo riusciti a raggiungere in commissione è di ridurre le catture accessorie e i rigetti.
Per alcune specie ittiche, però, e tra queste rientrano la passera pianuzza e il rombo chiodato, è possibile il rigetto di esemplari sottodimensionati e di quelli troppo giovani. Naturalmente per pescare in modo selettivo e rispettare i periodi di fermo è anche essenziale avvalersi un’ottima attrezzatura. Le due specie ittiche in oggetto hanno modificato costantemente le proprie zone di riproduzione e si è quindi proceduto a stabilire con chiarezza le zone di pesca e a descrivere con precisione le zone e i periodi di riproduzione.
I parametri di produzione non devono essere modificati per difetto trasformando questa eccellente specie ittica in un prodotto da cui ricavare solo farina di pesce. Questo non è il nostro obiettivo. Vogliamo essere al servizio del mercato ed è per questo che abbiamo modificato il regolamento.
Ulrike Rodust (S&D). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, sono molto lieta che questa settimana si sia riusciti ad approvare quattro importanti regolamenti in materia di politica sulla pesca e a trovare un accordo tra di noi, con il Consiglio e con la Commissione sulle relazioni relative all’acquacoltura e alle misure tecniche da adottare nel Mar Baltico.
Purtroppo non si può dire lo stesso per i due regolamenti sui piani di gestione a lungo termine. La formula giusta per la gestione degli stock di sardine è sempre stata oggetto di dibattito in commissione. Ritengo molto positivo che i piani siano stati presentati nella seduta plenaria odierna e mi fa piacere che anche il gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) sembra averlo compreso, dato che non ha presentato ulteriori emendamenti. Immagino che domani voterete a favore.
Abbiamo invece un problema molto più grave per quanto riguarda il Consiglio. Ignorando il parere dei loro stessi esperti in materia giuridica a un anno intero di distanza dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, la maggior parte degli Stati membri rifiuta ancora di accettare il potere di codecisione del Parlamento europeo. Lo ritengo scandaloso e ho quindi consigliato al Presidente della nostra commissione di inviare una lettera ai ministri europei competenti in materia di pesca.
Mi piacerebbe poter raggiungere un accordo nei prossimi giorni in modo da dimostrare tutti insieme quanto sia determinato il Parlamento. Non permetteremo al Consiglio di sbarazzarsi così facilmente di noi.
Ian Hudghton (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, sono favorevole all’approccio seguito dall’onorevole Gallagher nella sua relazione e domani voterò di conseguenza.
Il principio di piano pluriennale è sensato e consente ai pescatori e al settore che si occupa della lavorazione del pesce di operare un’opportuna pianificazione. Come sapete rimangono però alcuni aspetti molti negativi nel modo in cui viene gestita la pesca nell’Unione europea. Credo fermamente che debbano essere le stesse nazioni dedite alla pesca – quelle che godono di diritti su aree marine particolari – a dover decidere in materia di tutela e gestione.
Diversi oratori hanno nuovamente fatto riferimento allo scandalo dei rigetti: in Scozia si sta prendendo coscienza del fatto che i rigetti sono la conseguenza diretta di un regolamento comunitario e in particolare del piano di ricostituzione del merluzzo bianco. Spero che il Commissario ne tenga conto e adotti provvedimenti per affrontare lo scandalo dei rigetti di questa specie ittica che si sarebbe potuto evitare modificando alcuni dei regolamenti inapplicabili attualmente in vigore.
Gabriel Mato Adrover (PPE). – (ES) Signor Presidente, ho intenzione di soffermarmi, nel mio intervento, su due relazioni i cui elaborazione e risultato finale costituiscono un esempio di cosa andrebbe e non andrebbe fatto. Mi riferisco al piano per gli stock di acciuga e all’impiego di specie esotiche in acquacoltura.
Per quanto riguarda le acciughe, esempio di modo di operare sbagliato, dopo aver discusso l’argomento per più di un anno abbiamo purtroppo spostato il dibattito sui poteri che il trattato di Lisbona conferisce al Parlamento e sula base giuridica delle proposte della Commissione, invece di discutere su cosa sia meglio per i pescatori, le industrie e la pesca. Si è trattato di un dibattito lungo e inutile, ai danni di un settore che è rimasto a guardare attonito mentre eravamo immersi in discussioni e mentre il tanto atteso piano di gestione non faceva passi avanti e rischiava di non vedere la luce del giorno.
Gli operatori del settore della pesca dell’acciuga si lamentano giustamente degli impedimenti amministrativi che il piano dovrebbe affrontare, mentre sarebbe essenziale evitare ulteriori interruzioni alle attività di pesca di questa specie.
Credo sinceramente che, data la situazione di incertezza, la Commissione debba cercare di inviare un segnale positivo oggi in Parlamento.
Quanto all’impiego di specie esotiche, ritengo invece che l’accordo raggiunto dal Parlamento in prima lettura sia un buon compromesso. La Commissione, il Consiglio e il Parlamento sono riusciti a raggiungere un accordo rapidamente e senza grandi dissensi né di carattere giuridico, né di fondo.
L’accordo non solo introduce una definizione precisa di impianto di acquacoltura chiuso, ma fornisce anche maggiore chiarezza del diritto per gli operatori del settore e, cosa più importante, riduce una burocrazia già abbastanza pesante per gli europei.
Sono convinto che i procedimenti amministrativi debbano essere ridotti al minimo indispensabile. I cittadini europei sono costretti a fare i conti con una burocrazia eccessiva, che rende estremamente difficile avviare o portare aventi qualsiasi attività. Le relazioni miranti all’eliminazione delle procedure amministrative, come quella odierna, non dovrebbero solo rappresentare una buona notizia per il settore dell’acquacoltura, ma anche essere una costante del nostro modo di operare.
Antolín Sánchez Presedo (S&D). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario,, mi soffermerò sulle relazioni Gróbarczyk e Ferreira. Desidero congratularmi con i relatori per aver raggiunto un accordo con il Consiglio in prima lettura sulla revisione di due regolamenti che adeguano la politica sulla pesca al trattato di Lisbona e sottolineano l’impegno dell’Unione europea per una gestione sostenibile della pesca e la tutela della biodiversità.
Il divieto di selezione qualitativa e le restrizioni sulla pesca della passera pianuzza e del rombo chiodato nel Mar Baltico sono misure essenziali per una gestione efficace e adeguata di queste risorse e sarà quindi opportuno includerle in via definitiva nel regolamento sulle misure tecniche per queste acque. Lo stesso approccio potrebbe essere esteso a tutte le acque comunitarie ed essere impiegato anche nella politica anti-rigetto della futura riforma della politica comune della pesca.
È inoltre essenziale che l’Unione europea aggiorni la definizione e le condizioni operative per gli impianti di acquacoltura chiusi, valuti come pubblicarne l’elenco e stabilisca, ai sensi del trattato di Lisbona, le procedure per lo sviluppo e l’applicazione comunitaria delle norme volte a evitare che l’inquinamento legato a tali attività possa danneggiare i nostri ecosistemi o ripercuotersi su di essi.
Alain Cadec (PPE) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, mi congratulo innanzi tutto con i colleghi, gli onorevoli Bilbao, Gallagher, Gróbarczyk e Ferreira, per le loro relazioni.
Desidero sottolineare quanto sia lieto che il Parlamento completi la prima lettura dei due piani a lungo termine per le acciughe e il sugarello. In effetti, con l’adozione del trattato di Lisbona, il Parlamento è diventato un codecisore su questi temi.
Per quanto concerne gli stock di acciuga sono soddisfatto del testo adottato nella commissione per la pesca, volto a una gestione a lungo termine di specie molto pescate. Il piano consentirà l’introduzione di misure gestionali congiunte da parte dei principali paesi che praticano la pesca.
Le quote terranno conto delle esche vive e ciò permetterà di verificare le quantità pescate nel modo più equo possibile. Sono inoltre favorevole all’introduzione di misure di verifica nella pesca di questa specie. Il sistema di controllo dei pescherecci deve essere lo stesso in tutti gli Stati membri che sfruttano lo stesso stock.
Mi congratulo con l’onorevole Gallagher per la relazione che sono certo approveremo domani. La relazione rende possibile lo sfruttamento socio-economico ed ambientale dello stock di sugarello. Il piano introduce un nuovo metodo decisionale per il totale delle catture ammesse che consentirà di garantire la sostenibilità dello stock sul lungo periodo. Desidero anche ricordarvi l’importanza del principio di stabilità relativa che mi sta particolarmente a cuore.
I relatori sottolineano la necessità di affrontare il problema dei rigetti e non possiamo che rallegrarcene. Come i miei colleghi mi rammarico che il Consiglio si opponga al nuovo potere di codecisione del Parlamento in materia di piani di gestione a lungo termine. Ritengo che il problema della base giuridica debba essere risolto dato che sta ritardando l’applicazione di piani che sono essenziali per la tutela delle risorse e per la regolamentazione della pesca.
Occorrerà inoltre definire una volta per tutte i concetti di pesca industriale e non industriale, perché in tal modo si garantirà che la riforma della politica comune della pesca venga intrapresa su basi solide e concrete. Questo è anche il suggerimento contenuto nella relazione dell’onorevole Gróbarczyk, che ringrazio per il livello qualitativo del suo lavoro. Un divieto assoluto di rigetto non è realistico, come sappiamo. Spero che la Commissione europea voglia sostenere il settore che sta introducendo un’attrezzatura selettiva e assicurando una pesca sostenibile dal punto di vista economico e ambientale.
Guido Milana (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un minuto quattro relazioni sono troppe, per cui mi complimento con gli altri tre relatori ma mi limiterò a parlare della relazione dell’on. Ferreira.
Mantenere saldi i principi della biodiversità deve divenire un imperativo degli atti che l’Unione europea compie quando si parla di pesca e di acquacoltura. L’emendamento di compromesso è frutto di un buon lavoro condotto dal collega Ferreira che coglie puntualmente queste preoccupazioni.
Non bisogna avere pregiudizi nella ricerca in direzione del miglioramento degli standard del pesce allevato, ma occorre essere rigorosi nei controlli e nell’applicazione di norme il più possibile puntuali per evitare rischi di modificazione degli equilibri ambientali.
In questa direzione, il maggior sostegno alla produzione biologica è una scelta garantista e contiene in sé la tutela della biodiversità. È proprio quella più in grado di tutte di valorizzare la produzione autoctona.
Caro Commissario, mi auguro che questo ulteriore provvedimento sull’acquacoltura possa essere ricompreso, nell’ambito della riforma della politica comune della pesca, in un unico e semplificato regolamento. Questo semplifica molto e mi auguro che un regolamento unico sull’acquacoltura possa semplificare ancora di più tutte le procedure.
Jarosław Leszek Wałęsa (PPE). – (PL) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Gróbarczyk per il suo contributo. Sono molto contento che nella relazione sia stato incluso un punto molto importante, la richiesta alla Commissione di preparare un piano completo di gestione per la passera pianuzza nelle acque del Mar Baltico.
Desidero cogliere l’opportunità per richiamare l’attenzione del Commissario sul fatto che le autorità polacche propongono da anni l’adozione di un sistema completo pluriennale di gestione degli stock di pesci piatti nel Baltico e non hanno ancora ricevuto alcun riscontro concreto da parte della Commissione europea.
Bisogna predisporre un sistema omogeneo di gestione dei pesci piatti, ovunque essi si trovino. Questa specie ha una grande importanza economica per i pescatori del Baltico, inclusi quelli polacchi, e merita quindi maggiore attenzione da parte delle istituzioni europee competenti in materia di pesca rispetto a quella che è stata loro rivolta finora.
Brian Crowley (ALDE). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare i relatori, e in particolare l’onorevole Gallagher, per il lavoro svolto. Vi sono due aspetti che mi hanno colpito nella discussione odierna. Il primo è l’estrema irresponsabilità del concetto stesso di prevedere la possibilità di suddividere un unico stock ittico all’interno del totale delle catture ammesse, un concetto che dobbiamo respingere con forza.
In secondo luogo, per quanto riguarda la questione dei rigetti, forse è arrivato il momento di creare un mercato grigio per tale prodotto. Si tratta di catture accessorie alle normali operazioni di pesca che, invece di essere gettate a mare, potrebbero essere sbarcate e vendute al costo di cattura – quindi non a un prezzo di mercato. Si potrebbe utilizzare tali risorse al posto delle migliaia di tonnellate di pesce importato dall’Estremo Oriente e da altri paesi per soddisfare alcuni mercati all’interno dell’Unione europea.
La soluzione potrebbe essere vantaggiosa per tutti dato che ridurrebbe i rigetti consentendo al contempo ai pescatori di non gettare a mare un prodotto di valore.
Nick Griffin (NI). – (EN) Signor Presidente, è positivo che l’Unione europea cerchi di tutelare gli stock ittici a rischio, ma prima di compiacerci troppo delle proposte presentate occorre ricordare che molte delle norme comunitarie in materia di pesca si sono dimostrate del tutto fallimentari in passato. Le politiche europee hanno consentito di pescare nelle acque territoriali britanniche rasentando quasi l’estinzione di talune specie. In realtà sarebbe meglio affidare la tutela degli stock ittici ai pescatori locali e agli studiosi in materia dei governi nazionali piuttosto che ai burocrati dell’Unione europea.
Il parere di coloro che lavorano in ciò che ancora resta della flotta britannica è semplice: i sistemi basati sulle quote che provocano rigetti e selezione qualitativa vanno eliminati introducendo invece limiti di cattura basati sul peso; in tal modo tutto il pesce catturato verrebbe sbarcato e destinato al consumo alimentare umano o alla trasformazione in mangimi animali o per i pesci. Occorre sostituire il sistema delle quote apertamente commerciabili e impedire ai finanzieri, ai supermercati e ai più ricchi di speculare sui mezzi di sostentamento dei pescatori. Le quote di ogni genere – e per tutti i mari – dovrebbero appartenere ai pescatori dei porti legati per tradizione a quelle acque e dovrebbero poter essere commercializzate soltanto tra pescatori che hanno il medesimo diritto di pescare per legami personali, familiari o comunitari.
Seán Kelly (PPE). – (GA) Signor Presidente, non sono competente in materia ma siccome provengo da una nazione insulare so che la pesca è molto importante per le comunità costiere di tutta l’Irlanda.
(EN) Lo stimato collega irlandese, l’onorevole Gallagher, che è considerato un’autorità in materia e non soltanto in Irlanda, ha sollevato alcuni punti molto pertinenti nel sottolineare quanto sia assurdo avere quote comuni in due aree separate per un’unica specie ittica. Il mio gruppo, quello del PPE, è di diverso avviso ma ciò che l’onorevole Gallagher dice sembra essere logico dato che il sugarello è una specie in movimento. Vorrei una risposta da parte del Commissario su questo particolare aspetto – non un’opinione personale ma una risposta basata su argomentazioni scientifiche. Sono inoltre d’accordo con i colleghi sul tema dei rigetti e vorrei che sviluppassimo maggiormente l’acquacoltura.
(GA) poiché in futuro la domanda di pesce crescerà, e mi auguro che tutti possano avere la possibilità di accedere a qualsiasi specie ittica.
Gerard Batten (EFD). – (EN) Signor Presidente, recentemente ho cercato di calcolare quanto costa la politica comune della pesca all’economia britannica. La stima più ottimistica per quanto concerne le sole catture perse è pari ad almeno 3,6 miliardi di sterline all’anno; il costo dell’aumento dei prezzi alimentari è di circa 4,7 miliardi, quello delle sovvenzioni, della disoccupazione, dello spreco di risorse, della burocrazia eccetera di circa 2,8 miliardi. Tutte queste voci vanno a sommarsi per un totale di 11,1 miliardi di sterline all’anno.
L’industria della pesca è stata devastata e dal 1973 ha perso, considerando anche l’indotto, più di 97 000 posti di lavoro. Le conseguenze a catena sui costi economici e umani sono incalcolabili e l’impatto ecologico della politica comune della pesca è disastroso. Ogni anno nel Mare nel Nord vengono gettati a mare più di 880 000 pesci morti. La soluzione per il Regno Unito sarebbe, naturalmente, quella di uscire dall’Unione europea, riprendendosi il controllo delle proprie acque territoriali e facendo rivivere l’industria nazionale della pesca.
Ricardo Cortés Lastra (S&D). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, la pesca dell’acciuga nel Golfo di Biscaglia ha subito un arresto nel 2005 a causa dell’esiguità degli stock, e l’obiettivo del piano proposto è di assicurare una pesca sostenibile stabilendo quote basate su criteri scientifici. Il piano ha il sostegno di un settore cui occorre stabilità. Chiedo alla Commissione di ritirare la propria proposta e di tenere conto dell’iniziativa del Parlamento.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio tutti i deputati per il loro contributo: la discussione è stata veramente interessante.
Desidero innanzi tutto replicare alle osservazioni fatte dall’onorevole Fraga, intervenuta a nome del gruppo PPE, e da altri deputati sui problemi istituzionali che ci troviamo ad affrontare in relazione al nuovo quadro istituzionale previsto dal trattato di Lisbona. Devo ammettere che l’applicazione del trattato ha creato una nuova era alla quale dovremo adattarci. Voglio dire in modo molto esplicito che la Commissione comprende e sostiene l’idea che il Parlamento debba dire ciò che pensa sulle catture e sul ruolo del piano di gestione a lungo termine.
Crediamo che i trattati siano molto chiari in merito. Questa è la nostra posizione ma, come sapete, si è verificata una reazione da parte del Consiglio. Alcuni Stati membri vi si sono opposti con forza e in generale il nuovo approccio ha provocato una certa resistenza. Dovremo trovare una soluzione al problema, perché in caso contrario non sarà possibile introdurre i piani di gestione a lungo termine che, come certamente comprenderete, rappresentano il nostro futuro. Non si può continuare introducendo nuovamente una politica dettata da scelte a breve termine e soggetta alle contrattazioni politiche cui siamo abituati.
C’è quindi bisogno di una soluzione che sblocchi la situazione e io intendo trovare una via d’uscita indicendo un incontro trilaterale. Ho intenzione di proporre al Parlamento e al Consiglio di sederci tutti insieme attorno a un tavolo per trovare almeno una soluzione di compromesso: ne abbiamo bisogno prima possibile poiché non si può continuare in questo modo.
Tutti i piani di gestione a lungo termine sono attualmente bloccati e io ho alcune nuove proposte importanti in relazione, ad esempio, al salmone e agli stock pelagici. Si tratta di fondamentali piani di gestione a lungo termine già pronti e in attesa che venga trovata una soluzione istituzionale a questi problemi estremamente delicati.
Per quando riguarda il contributo degli altri gruppi, desidero congratularmi con gli onorevoli Arsenis, Haglund e Lövin, intervenuti a nome del proprio gruppo: Sono d’accordo con loro sulla necessità di disporre di piani di gestione a lungo termine e di pareri scientifici.
Intendo essere molto chiara in merito: comprendo le richieste e i problemi del settore ma oggi stiamo affrontando un problema specifico che costituisce un chiaro esempio della situazione in cui ci troviamo. Il piano per l’acciuga e il fatto che si sia reso necessario vietare la pesca per alcuni anni dimostrano chiaramente che non si può andare avanti ignorando i pareri scientifici.
Capisco i problemi ma dobbiamo trovare una sintesi, una soluzione. Ritengo – e questo sarà uno dei temi principali della nostra riforma della politica della pesca – che occorra continuare a tenere conto dei pareri scientifici cercando al contempo di trovare una soluzione nel caso in cui tali pareri non siano abbastanza chiari o non si sia in possesso di dati sufficienti per farsi un’opinione precisa.
Voglio inoltre sottolineare che la relazione dell’onorevole Gróbarczyk è importante per la nostra politica così come l’introduzione di misure tecniche atte a evitare la pesca selettiva. Come già detto in precedenza, c’è bisogno di una politica sulla passera pianuzza e sui pesci piatti e noi intendiamo preparare tale politica.
Vi è anche bisogno di una politica coraggiosa sui rigetti, un argomento su cui sono intervenuti molti di voi. Non penso ci si possa permettere di gettare a mare pesce così prezioso. Forse i rigetti rappresentavano una soluzione quando le nostre acque erano ricche di pesce, ma ora esistono problemi concreti. Non si può gettare via il pesce.
Occorrerà quindi trovare una soluzione e accolgo favorevolmente le proposte di prevedere una compensazione del costo di cattura per i pescatori in caso di catture accessorie. Possiamo trovare qualche soluzione ma nella nostra riforma della politica dobbiamo anche avvicinarci all’obiettivo di eliminare i rigetti. Bisognerà naturalmente tenere conto di tutte le misure tecniche necessarie a questo fine, ma questa è la direzione in cui occorre muoversi.
Ho un’ultima osservazione da fare per quanto concerne i problemi dell’acquacoltura. Anch’io ritengo che occorra ridurre gli impedimenti burocratici che ostacolano questa attività. Sono d’accordo con il relatore, con l’onorevole Milana e con gli altri deputati che hanno sollevato il problema.
Posso confermare che stiamo cercando di perseguire questo obiettivo nella riforma della politica comune della pesca. Desidero inoltre sottolineare che abbiamo intenzione di intensificare la ricerca scientifica sulle specie allevabili in acquacoltura perché occorre procedere sulla strada della produzione di massa per tali prodotti se vogliamo che l’acquacoltura diventi una vera alternativa alla pesca.
Izaskun Bilbao Barandica, relatore. – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, avrei apprezzato una risposta chiara da parte sua quando le ho chiesto se intendeva cedere ai desideri del Consiglio, riconoscendo – le sono grato per tale riconoscimento – i problemi relativi all’accettazione dei poteri che il trattato di Lisbona conferisce al Parlamento.
La commissione per la pesca ha votato per la seconda volta e non ha chiesto al Commissario di ritirare la proposta. Ciò che chiediamo oggi al Commissario è di dirci se ha intenzione o meno di piegarsi al volere del Consiglio.
Il settore, che ha agito in modo responsabile e ha lavorato per più di due anni assieme a istituti scientifici e alla Commissione per poter stabilire e formulare la norma sullo sfruttamento contenuta nella proposta, ha bisogno di un piano. Si tratta di un settore responsabile che ha subito un fermo di pesca per cinque anni, e non dobbiamo dimenticare che è stato il settore stesso a chiedere tale fermo. L’anno precedente al fermo il settore era riuscito a pescare 7 000 tonnellate stabilendo giorno per giorno la quota ammessa in modo da rendere più redditizia tale piccola quota. Successivamente ha deciso unilateralmente di informare la Commissione che avrebbe smesso di pescare in quanto erano stati raggiunti i limiti stabiliti.
È questo il settore di cui stiamo parlando, un settore che ci ha chiesto a più riprese di prendere decisioni e di essere trasparenti e che – posso garantirlo personalmente – ha lavorato con responsabilità e rigore per ottenere il piano di cui ha bisogno.
Adottare il piano significa allontanarsi da decisioni politiche poco chiare in materia di quote e di totale delle catture ammesse, a volte prese senza sapere su quali basi. Abbiamo convissuto per molti anni con questa scarsa chiarezza ma il XXI secolo non è il secolo della mancanza di trasparenza, perché non è questo che meritano i cittadini europei e un settore che ha dimostrato di essere responsabile.
Per fortuna l’ultima relazione dell’AZTI, l’istituto scientifico basco, e lo studio Juvena hanno dimostrato che vi saranno molte più acciughe il prossimo anno. Vorrei però avere una risposta più chiara da parte sua, signora Commissario.
Pat the Cope Gallagher, relatore. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario e i colleghi deputati per i loro contributi, così come i relatori ombra, la segreteria della commissione per la pesca, il Consiglio, la Commissione, il consigliere politico del mio gruppo e il mio stesso consigliere.
So che il Consiglio, a livello tecnico, è diviso sull’opportunità che la decisione sulla norma di cattura sia di propria pertinenza esclusiva, e so anche che i 27 ministri comunitari devono ancora discutere del documento nel suo complesso e di questo particolare aspetto. Mi auguro comunque che prevalga il buonsenso.
In relazione alle difficoltà del Commissario sulle 5 000 tonnellate previste vorrei sottolineare che si è trattato di una decisione pragmatica. Lavoriamo al documento da più di un anno e questa è la soluzione che proponiamo. Credo che a volte occorra essere pragmatici per poter superare le difficoltà.
Desidero dire ai deputati del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici che non c’è assolutamente ambiguità nella mia posizione sul vostro emendamento, che sicuramente raccomanderò di sostenere. Per quanto riguarda la proposta del gruppo del Partito Popolare Europeo vorrei invitare il gruppo a rifletterci ancora. Sono stato molto attento a includere le preoccupazioni espresse dal gruppo nell’emendamento n. 7, che tratta di pesca artigianale e diritti storici nel Golfo di Biscaglia.
Tutti coloro che sono favorevoli devono ricordare che verranno presentate molte altre relazioni in Parlamento e se adesso sosterrete qualcosa di sbagliato potreste essere costretti farlo, per coerenza, anche in futuro. È completamente sbagliato da un punto di vista scientifico suddividere il totale delle catture ammesse, e non si tratta solo della mia opinione personale. Se lo facessimo ora dovremo farlo anche in futuro per la pesca di un unico stock. I piani pluriennali sono vitali per consentire l’avanzamento del settore. Se tutto andrà bene domani prevarrà il buon senso e metteremo a punto una relazione sostenibile.
Marek Józef Gróbarczyk, relatore. – (PL) Signor Presidente, ringrazio sinceramente ancora una volta tutti i relatori ombra e in particolare quelli presenti in Aula, gli onorevoli Rodust, Kuhn e Ferreira; ringrazio inoltre gli onorevoli Kuhn e Cadec per le loro parole di apprezzamento sulla mia relazione. Vi ringrazio molto.
Anch’io spero che la relazione possa garantire la continuità delle soluzioni accettate e, soprattutto, rappresentare l’inizio di un lavoro di regionalizzazione. La regionalizzazione è il nostro obiettivo e ciò che vogliamo ottenere tramite la politica comune della pesca: in futuro la regionalizzazione determinerà il successo concreto di questa politica.
João Ferreira, relatore. – (PT) Signor Presidente, desidero ringraziare chi è intervenuto sulla mia relazione e utilizzare il tempo a mia disposizione per fare alcune considerazioni sul piano pluriennale per lo stock occidentale di sugarello e sulla proposta di emendamento alla relazione Gallagher che ho presentato a nome del gruppo confederale della Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica.
L’obiettivo del nostro emendamento, che l’emendamento n. 7 del relatore non garantisce completamente, è di precisare la specificità delle diverse flotte giustificando la necessità di tenere conto di esse e della destinazione finale del pesce quando si stabiliscono i totali ammissibili di cattura. La pesca costiera su scala ridotta e quella artigianale, tra l’altro, hanno caratteristiche sociali ed economiche diverse da quelle della pesca industriale. Le restrizioni introdotte in materia di pesca destinata a fornire pesce fresco per il consumo alimentare non devono coincidere con quelle relative alla pesca industriale, finalizzata alla lavorazione del pesce.
Anche in questo caso non condivido la posizione del relatore per quanto concerne le diverse flotte e la questione tecnica che è stata sollevata. Stiamo effettivamente parlando dello stesso stock, della stessa risorsa, ma com’è stato già detto tale risorsa si sviluppa in aree di pesca distinte. La pesca costiera e quella artigianale operano preferibilmente in un’area costiera specifica, quella industriale in un’altra. Stiamo quindi parlando di aree che hanno confini ben definiti e che riteniamo compatibili. Crediamo quindi necessario che i totali ammissibili di cattura vadano adattati a ciascuna delle diverse aree di pesca in modo da assicurare una gestione razionale dello stock. Come è già stato osservato in questa sede una gestione razionale dello stock dovrebbe tenere conto non solo degli aspetti ambientali e biologici ma anche dei fattori economici e sociali. Non si dovrebbe trattare esattamente allo stesso modo questioni essenzialmente diverse.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani (martedì 23 novembre 2010).
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Robert Dušek (S&D), per iscritto. – (CS) La relazione sul divieto di pesca selettiva della passera pianuzza e del rombo chiodato nel Mar Baltico, nei Belt e nell’Øresund richiede l’introduzione di nuove disposizioni nei regolamenti sulla pesca per le aree in questione. Il Mar Baltico è considerato “area marittima particolarmente sensibile” ed è uno degli ecosistemi marini più preziosi ma anche più sensibili del nostro pianeta. Per questo motivo concordo con il relatore sulla necessità di abbandonare – e non solo in questo caso – la pesca su scala industriale. Potremo contribuire a tutelare la pesca e a mantenere un livello sostenibile delle specie attualmente esistenti per le generazioni future solo tramite una pesca equilibrata dal punto di vista economico e ambientale e l’utilizzo di metodologie di pesca corrette. Per quanto concerne i cambiamenti climatici, si è verificato un forte spostamento di pesci nel Mar Baltico e si rende quindi necessario effettuare regolarmente una revisione delle aree marine protette. Chiedo quindi alla Commissione di effettuare tale revisione a intervalli regolari. È inoltre essenziale che la normativa incoraggi le imprese di pesca ad avvalersi della miglior attrezzatura attualmente disponibile in termini di selettività, al fine di evitare di catturare grandi quantità di pesce sottodimensionato, di specie diverse e di catture accessorie. Il Parlamento europeo dovrebbe cercare di includere questo aspetto nella riforma proposta per la politica comune della pesca del 2011, che sosterrò prontamente.
17. Informazioni sui prodotti farmaceutici (codice comunitario relativo ai medicinali) - Informazioni sui medicinali (procedure comunitarie per l'autorizzazione e la vigilanza dei medicinali) (discussione)
Presidente. – L'ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
– la relazione (A7-0290/2010) presentata dall’onorevole Fjellner, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano [COM (2008) 0663 - C6-0516/2008 - 2008/0256 (COD)]; e
– la relazione (A7-0289/2010) presentata dall’onorevole Fjellner, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, il regolamento (CE) n. 726/2004 che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l'Agenzia europea per i medicinali [COM (2008) 0662 - C6-0517/2008 - 2008/0255 (COD)].
Christofer Fjellner, relatore. – (SV) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, siamo arrivati finalmente alla discussione plenaria sulla nuova normativa in materia di informazioni sui medicinali. Quanto ci accingiamo a discutere è l'ultima parte di quella che alcuni definiscono la più controversa questione nel pacchetto medicinali e segnatamente le informazioni sui medicinali. Ammetto che appena un anno fa, probabilmente non avrei mai pensato che saremmo arrivati in plenaria con un accordo così ampio quanto quello che abbiamo raggiunto qui in Parlamento. La realtà è che il merito va in gran parte ai miei relatori ombra: sono state le loro proposte costruttive e la loro volontà di trovare un compromesso ad averci aiutato a raggiungere un accordo e auspicabilmente ad adottare questa relazione in seduta plenaria con un largo sostegno.
Non si tratta solo di disponibilità al compromesso; è forse ancora più importante aver compreso che qui in Parlamento vogliamo le stesse cose e stiamo lavorando per ottenerle. In primo luogo noi tutti vogliamo che i pazienti europei dispongano di informazioni migliori e più accessibili sui medicinali. In secondo luogo nessuno di noi vuole pubblicizzare i medicinali soggetti a prescrizione medica e in terzo luogo le informazioni che arrivano ai pazienti e che vengono diffuse dalle aziende devono essere controllate e approvate dalle autorità competenti. Sono principi ampiamente condivisi e che hanno reso più facile raggiungere un accordo e anche per questo ci siamo sentiti in qualche modo costretti a riformulare la proposta della Commissione.
Vorrei evidenziare cinque punti su cui ci siamo concentrati nel riformulare l’originaria proposta legislativa della Commissione. In primo luogo abbiamo cercato di cambiare la prospettiva della normativa: dall’iniziale attenzione al diritto delle case farmaceutiche di diffondere le informazioni, all’attuale attenzione al diritto dei pazienti di avere accesso alle informazioni e, con questo, all'obbligo per le aziende di pubblicarle e renderle disponibili. In secondo luogo abbiamo cercato di rendere più severe tutte le eccezioni esistenti al fine di evitare possibili scappatoie per la pubblicità, cosa che nessuno di noi vuole. In terzo luogo, abbiamo garantito che le informazioni sui prodotti medicinali provenienti dalle aziende siano controllate ed attendibili in quanto devono essere sottoposte ai controlli di un'autorità sui farmaci. In quarto luogo abbiamo affermato che tutte le informazioni che potrebbero provenire dalle aziende farmaceutiche non dovrebbero essere ricevute dai pazienti, o dal pubblico in generale, se non ne viene fatta richiesta; nessuno deve ricevere informazioni non richieste sui medicinali. Abbiamo quindi rifiutato i cosiddetti canali “push”, come ad esempio la pubblicità in televisione, alla radio o sui giornali. L'ultimo punto che vorrei sottolineare è che le aziende rappresentano solo un anello nella catena dell'informazione; in molti paesi europei il sistema sanitario e la società devono assumersi responsabilità maggiori rispetto a quelle attuali.
Su alcuni punti non siamo d'accordo e, a questo proposito, vorrei semplicemente porre una domanda e invito i colleghi ad accettare di fatto l'eccezione sulle informazioni fornite dai medici ai pazienti che hanno in cura, informazioni che non devono passare attraverso lo stesso processo di controllo delle altre. Senza questa eccezione specifica, potrebbero insorgere problemi e vi porto un esempio in proposito: un medico in Svezia non potrebbe dare ad un paziente che non capisce lo svedese un foglietto illustrativo in inglese perché quest’ultimo non potrebbe mai essere approvato in Svezia, dato che l'inglese non è una lingua ufficiale del paese.
Desidero concludere ricordando al Consiglio, che purtroppo non è presente, un aspetto che è già stato ripetuto più volte. Mi dispiace per l'assenza del Consiglio, volevo tenere conto dei pareri e delle argomentazioni del Consiglio al fine di agevolare il dibattito, ma finora ho ricevuto quasi solamente rifiuti. È difficile ascoltare chi non fornisce alcuna informazione.
Siamo riusciti a raggiungere un accordo in materia e sono sicuro che anche il Consiglio, se inizia a discutere l’argomento nei dettagli, giungerà più o meno alle stesse condizioni di accordo che abbiamo creato qui. Il Consiglio non deve comunque centellinare le informazioni al fine di risparmiare denaro. Non è a questo che puntiamo, non crediamo che pazienti peggio informati siano in alcun modo più semplici da trattare o che sia più conveniente negare le informazioni. Invito il Consiglio a raccogliere il testimone in modo da assicurare, insieme, che l'Europa disponga di migliori informazioni sui medicinali, per il bene dei pazienti.
John Dalli, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, durante la mia audizione in qualità di Commissario designato, ho chiarito che per me le informazioni ai pazienti rappresentano un argomento di fondamentale importanza. I pazienti sono molto interessati alla propria salute e al proprio benessere, ma oggi la disponibilità di informazioni sui farmaci in Europa è ben poco omogenea: si potrebbe persino dire che è molto scorretta.
Per i pazienti la possibilità di ottenere informazioni pertinenti dipende dalle lingue, dalle conoscenze informatiche e spesso anche dalla classe e dalle reti sociali. Questa situazione non è accettabile in un'Europa che cerchi di migliorare lo stato di salute e porre rimedio alle disuguaglianze attuali. L'ambizione chiave della proposta iniziale della Commissione resta quindi giustificata: mi congratulo con il Parlamento e, in particolare, con il relatore onorevole Fjellner, per aver avanzato questa importante proposta.
Sono fermamente convinto, come ho sottolineato anche durante la mia audizione, che dobbiamo affrontare questo argomento dal punto di vista del paziente e chiederci quali siano le informazioni di cui i pazienti hanno bisogno e non quali informazioni l'industria può voler fornire. Dobbiamo assicurarci di non scivolare verso quella pubblicità diretta al consumatore che i pazienti chiaramente non desiderano.
Sono lieto che il Parlamento abbia ancora una volta assunto esattamente questa posizione, permettendo in questo modo alla Commissione di accettare molti dei vostri emendamenti chiave quando presenteremo le nostre proposte di modifica. Queste riguardano, in particolare, l'obbligo di pubblicare le informazioni, quali informazioni sono trattate, i canali di distribuzione delle informazioni e i meccanismi di controllo.
In primo luogo, appoggio l'emendamento con cui si afferma che l'industria deve avere l'obbligo e non solo il diritto di rendere disponibili determinate informazioni sui medicinali. Si tratta di un cambiamento molto importante.
In secondo luogo, per quanto riguarda quali informazioni pubblicare, concordo in linea generale sul fatto che non debbano essere inseriti confronti tra i medicinali, in quanto la si può considerare una forma di promozione. Naturalmente, queste informazioni sono molto rilevanti per i pazienti e gli operatori sanitari, ma, a causa del potenziale abuso promozionale, necessitano di un quadro rigoroso. Stiamo cooperando con gli Stati membri per un quadro normativo nel settore della valutazione delle tecnologie sanitarie.
Concordo sull’indicazione che le proposte riguardino le informazioni messe a disposizione dall’industria e non da terzi come giornalisti e scienziati. Sappiamo comunque che esiste una zona grigia che lascia spazio agli abusi e per questo le parti terze dovrebbero avere l’obbligo di dichiarare se hanno ricevuto dall'industria benefici finanziari o di altro tipo.
In terzo luogo, sono parzialmente d'accordo con gli emendamenti per quanto riguarda i canali di informazione, precisando che però non tutti usano Internet: non dobbiamo rimarcare le disuguaglianze già esistenti, escludendo chi non utilizza strumenti di comunicazione digitale per accedere a informazioni mediche. L'industria deve progettare il materiale stampato di propria iniziativa e non solo su richiesta, in modo tale che queste informazioni possano essere utilizzate su richiesta dal pubblico o tramite professionisti del settore sanitario.
In quarto luogo, per quanto riguarda il controllo delle informazioni, sono d'accordo che le informazioni non approvate durante il processo di autorizzazione all'immissione in commercio debbano, per una questione di principio, essere approvate preliminarmente dalle autorità competenti. L'Europa dovrebbe comunque prestare particolare attenzione alle preoccupazioni costituzionali sollevate da alcuni Stati membri per quanto riguarda la compatibilità tra valutazione preliminare e libertà di espressione. Questi Stati membri dovrebbero poter effettuare un controllo a campione, indipendentemente dal fatto che siano già dotati di controlli del genere.
Diversi emendamenti del Parlamento riguardano le informazioni provenienti da fonti diverse da quelle industriali. A questo proposito, vorrei sottolineare che concordo pienamente con l'ambizione politica di collocare le proposte per le informazioni sui medicinali provenienti dalle industrie – oggetto della discussione odierna – all’interno di un più ampio programma globale in materia di informazioni per i pazienti. Sì, ci sono altre fonti molto importanti che devono essere sfruttate nel modo più completo possibile, ma le proposte non sono il contesto adatto per discuterne.
La Commissione è già tenuta a redigere una relazione sulla leggibilità del foglietto illustrativo ed eventuali modifiche su questo tema sarebbero premature. Allo stesso modo non è possibile introdurre, per ogni studio clinico citato nella sintesi della relazione di valutazione pubblica europea, un link alla banca dati Eurydice sulle sperimentazioni cliniche; un collegamento generale tra i database può essere sufficiente.
La sintesi della relazione pubblica di valutazione non deve essere allegata all'autorizzazione europea di immissione in commercio, in quanto è già disponibile al pubblico sul sito dell’Agenzia europea per i medicinali (EMEA). Riconosco che, oltre alle informazioni fornite dall'industria, esistono già numerose banche dati europee e nazionali e di portali che forniscono informazioni sui medicinali; queste fonti però non sono collegate tra loro. Propongo quindi che il futuro portale europeo sui medicinali, istituito di recente dalla direttiva sulla farmacovigilanza, venga utilizzato come punto centrale di accesso alle informazioni.
In questo contesto, riconosco pienamente la necessità di maggiore informazione sulle malattie e sulla loro prevenzione, poiché i pazienti sono interessati a tutte le diverse opzioni di trattamento, non solo alla conoscenza dei medicinali. Questo però non è paragonabile alle proposte in esame che si concentrano sui farmaci. La Commissione riveste una posizione adeguata per svolgere le funzioni di un punto informativo europeo; il nostro è un ruolo di collegamento tra le altre fonti attendibili di informazioni, quali gli Stati membri o le organizzazioni dei pazienti. L'azione europea può apportare un valore aggiunto e sono già attivi molti strumenti di informazione, quali il portale sulla sanità dell'Unione europea.
Onorevoli colleghi, non sorprende che la Commissione, dopo attenta riflessione, abbia deciso di non sostenere alcuni emendamenti. Il diritto dei cittadini di presentare reclami, ad esempio, è un principio fondamentale dell'Unione europea; ribadirlo non è né opportuno né necessario. Il livello delle sanzioni deve essere determinato a livello nazionale e non a livello legislativo europeo. È stato messo a disposizione del Parlamento un elenco delle posizioni della Commissione su tutti gli emendamenti proposti.
Vorrei concludere ringraziando ancora una volta il Parlamento, l’onorevole Fjellner e i relatori ombra per il loro importante contributo. Mi auguro che il voto di questa settimana contribuisca a rafforzare l'accesso dei pazienti alle informazioni e a convincere il Consiglio della necessità di avviare un dibattito approfondito sulle proposte.
António Fernando Correia De Campos, relatore per parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia. – (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Dalli, i pazienti devono avere il diritto di conoscere quanto più possibile circa la loro malattia e i farmaci disponibili per curarla. Ma come possiamo distinguere le informazioni dalla pubblicità? Dove e come è possibile ottenere informazioni oggettive e imparziali? Vi sono varie interpretazioni dei testi attualmente in vigore ed è quindi necessario armonizzarle, rafforzando la sovranità individuale. Le informazioni devono essere affidabili, convalidate dalle autorità, indipendenti, accessibili e mirate a un pubblico medio non esperto, al fine di assicurare all'utente finale una cittadinanza più consapevole e responsabile. La data limite per la tacita approvazione dell’EMEA dovrebbe essere estesa da 60 a 120 giorni; l'obbligo di motivare un rifiuto vi conferisce autorità e dà equilibrio al risultato finale. L’EMEA svolge un ruolo vitale come fonte preferenziale di informazioni obiettive. Vorrei concludere congratulandomi con il relatore, onorevole Fjellner, per il lavoro svolto e sono lieto che abbia accettato quasi tutte le proposte che ho presentato in qualità di relatore per parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori.
Cristian Silviu Buşoi, relatore per parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. – (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con il relatore e gli altri colleghi che hanno contribuito a questa relazione, nonché con il Commissario Dalli. Penso che abbiamo raggiunto un buon risultato e adesso la relazione è molto più rivolta al paziente rispetto alla proposta iniziale.
Al giorno d'oggi, i pazienti tendono sempre più a cercare informazioni sanitarie in modo da poter essere coinvolti attivamente nelle decisioni riguardanti la propria salute. I pazienti tendono anche a cercare informazioni online. Non è facile controllare le informazioni su Internet, ma prima o poi dovremo fronteggiare il problema, che non scomparirà se ci limiteremo a non fare nulla perché è troppo complicato.
Sostengo la necessità di imporre regole severe per la registrazione e il monitoraggio dei siti web, oltre a rendere disponibile un elenco di siti registrati in modo che i pazienti possano avere la certezza dell’affidabilità delle fonti di informazione. La relazione indica anche le necessarie misure di salvaguardia, limitando le informazioni che si possono mettere a disposizione a quelle approvate dalle autorità competenti.
A tal fine, in seno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori abbiamo adottato una serie di emendamenti riguardanti la pubblicità, concentrandoci su come modificare la formulazione da “diffusione” a “messa a disposizione” nel contesto dell’informazione non pubblicitaria, in base al principio della ricerca attiva (“pull principle”) secondo le informazioni dovrebbero essere messe a disposizione dei pazienti che le stanno cercando.
Horst Schnellhardt, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, se consideriamo come abbiamo discusso questa proposta della Commissione nel corso della scorsa legislatura – dal rifiuto assoluto al riconoscimento di quanto di positivo è emerso strada facendo – allora devo ammettere la mia soddisfazione per la relazione presentata. Vorrei quindi ringraziare il relatore e i suoi correlatori per aver riunito opinioni divergenti in un’unica e coerente posizione. Credo che qui l’espressione chiave sia “orientate ai pazienti”; significa che non ci siamo lasciati distrarre da questioni marginali, ma ci siamo interrogati sulle necessità dei pazienti. Ritengo giusto aver stabilito che i pazienti siano in grado di ottenere informazioni non da una sola ma da una varietà di fonti, ma tengo a ribadire che il medico deve comunque rimanere il contatto di fiducia per il paziente e deve senza dubbio avere un'influenza sulle decisioni. A questo scopo abbiamo deciso di la pubblicità e assicurare che i pazienti ricevano informazioni verificate e autorizzate da un'autorità. Questo significa innanzi tutto che l'informazione si basa su fatti scientifici e sia dunque affidabile.
È vero che non tutti sono in grado di reperire informazioni su Internet e per questo disponiamo di canali informativi diversi, la cui diffusione è talmente ampia da permetterci, credo, di non preoccuparcene. Spero solo che il Consiglio abbia finalmente il coraggio di affrontare la questione. È molto importante: occorre agire rapidamente. I nostri pazienti se lo aspettano. Allora avremo svolto un buon lavoro.
Gilles Pargneaux, a nome del gruppo S&D. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, all’alba del ventunesimo secolo i pazienti hanno particolarmente bisogno di informazioni adeguate, per essere pienamente coinvolti nel percorso di trattamento, sapere dove trovarlo, decidere con gli operatori sanitari quale sia il migliore e seguire alla lettera quello previsto.
Al giorno d'oggi i pazienti chiedono informazioni indipendenti e comparative, disegnate sulle esigenze individuali. Purtroppo, le proposte per la revisione della direttiva presentata dalla Commissione europea non soddisfano adeguatamente le esigenze espresse dai cittadini europei, ma aprono invece la strada alla pubblicità diretta da parte delle aziende farmaceutiche, soluzione che ritengo non abbia alcun senso se intesa come risposta alle reali necessità dei pazienti.
In questo modo non ci guadagnano né il pubblico né gli Stati membri; significa anzi maggiore burocrazia, maggiori costi e rischi per i pazienti.
Per questi motivi abbiamo proposto di respingere questi testi, chiedendo alla Commissione di rivedere le proprie proposte. Questo approccio, adottato anche dal mio collega, onorevole Schlyter, del gruppo Verdi/Alleanza libera europea, ha permesso al relatore, onorevole Fjellner – a cui rendo omaggio – di avviare una profonda revisione delle proposte della Commissione.
Al contempo abbiamo presentato circa 60 emendamenti con l'obiettivo di una migliore tutela della salute dei nostri cittadini e per facilitare il loro accesso a informazioni indipendenti e comparative, a misura delle esigenze individuali. L'adozione di tali emendamenti da parte della commissione per l'ambiente ci ha permesso di porre maggiormente l'accento sui diritti all’informazione dei pazienti, invece lasciare alle industrie farmaceutiche la scelta se fornire o meno tali informazioni.
Alla luce degli emendamenti di compromesso raggiunti e delle positive modifiche apportate negli ultimi mesi alla sostanza del testo, abbiamo deciso di ritirare la nostra proposta di respingere i testi. Il progetto di relazione, così modificato, è riuscito a controbilanciare le proposte iniziali della Commissione europea.
Continueremo comunque a pronunciarci contrari all’utilizzo degli operatori sanitari per distribuire ai pazienti opuscoli e informazioni forniti dalle aziende farmaceutiche senza alcun controllo da parte delle autorità sanitarie. Allo stesso modo, per quanto riguarda i vaccini ci opporremo all'autorizzazione di campagne industriali, in particolare alle campagne di informazione.
L'informazione non deve essere fornita liberamente dalle aziende farmaceutiche. L'esperienza insegna che dobbiamo essere molto vigili (e quanto è successo con il farmaco Mediator dimostra quanto dobbiamo stare attenti) e adoperarci per raggiungere un equilibrio, come abbiamo cercato di fare con questo progetto di relazione.
Antonyia Parvanova, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, a nome del relatore ombra del mio gruppo, vorrei congratularmi con l'onorevole Fjellner per l’ottimo lavoro svolto.
Il gruppo ALDE accoglie con favore questa relazione che definisce finalmente un quadro chiaro per mettere a disposizione dei pazienti le informazioni sui medicinali. I pazienti devono essere informati oggettivamente e ci deve essere una netta separazione tra informazione e pubblicità. Pertanto, le informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione devono essere regolamentate in modo restrittivo.
Particolare attenzione è stata rivolta anche ai nuovi media – soprattutto ai siti Internet – definendo tutele chiare, lo sviluppo di meccanismi per il monitoraggio dei contenuti e disposizioni specifiche per assicurarne la corretta applicazione.
Desidero fare un’osservazione personale per quanto riguarda il materiale fornito agli operatori sanitari per la distribuzione ai pazienti: non vi è alcuna ragione oggettiva per escludere tali materiali dalla disposizione concernente altri contenuti, soprattutto sapendo che i medici rappresentano le più attendibili fonti d’informazione per i pazienti.
Voterò quindi contro l'emendamento n. 88 e spero che la coerenza ci guiderà nella votazione al fine di conservare le migliorie che questa relazione apporterà alla proposta della Commissione.
Miroslav Ouzký, a nome del gruppo ECR. – (CS) Signor Presidente, vorrei iniziare sottolineando che appoggio pienamente questa relazione. Durante tutta la mia carriera ho condotto una campagna perché ogni cittadino si faccia carico della propria salute, ma lo possono fare solamente se vengono informati in modo adeguato.
Come l’onorevole Schnellhardt ha già ricordato in questa sede, dopo l'ultima sessione legislativa ci siamo adoperati per migliorare questo standard. L’eterno dibattito sulla nostra incapacità di distinguere tra pubblicità e informazione adesso mi sembra ridicolo, se mi si permette l'espressione: siamo tutti capaci di distinguere tra le informazioni richieste e quelle che ci arrivano forzatamente. Dobbiamo spalancare le porte a tutte le informazioni richieste. Non dimentichiamoci che viviamo in un mondo globalizzato: cerchiamo di non obbligare i cittadini europei a cercare informazioni sui siti web degli Stati Uniti.
PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI Vicepresidente
Jiří Maštálka, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Signora Presidente, al pari dell'onorevole Ouzký, anch'io ho dedicato la mia carriera professionale di medico a come informare meglio i miei pazienti. Tuttavia, è consuetudine iniziare riconoscendo il buon lavoro svolto dal relatore e intendo farlo, seppure con una piccola critica cui farò riferimento in seguito.
Quando abbiamo iniziato a negoziare questa proposta abbiamo dovuto affrontare due problemi legati all'elezione della nuova Commissione: in primo luogo, la questione è stata trasferita a un nuovo Commissario e, in secondo luogo, abbiamo discusso se continuare il lavoro iniziato o buttare il documento esistente e ricominciare da capo.
Proprio come la maggior parte di voi e come il Commissario Dalli, ho convenuto che la proposta originaria della Commissione non era buona, in quanto non affrontava le necessità dei pazienti e dei consumatori. Non volendo perdere tempo a lavorare insieme sul vecchio documento, abbiamo deciso di respingere la campagna commerciale orchestrata dalle imprese farmaceutiche, abbiamo escluso la stampa come canale di comunicazione e abbiamo convenuto sul fatto che i pazienti avevano diritto di sapere chi forniva le informazioni e sul fatto che le aziende sono pienamente responsabili delle informazioni che diffondono.
Sono piuttosto sorpreso che l'onorevole Fjellner abbia nuovamente presentato in plenaria la proposta di emendamento che abbiamo respinto in sede di commissione e che rappresenta un passo indietro, in contrasto con il testo modificato. Se tale proposta dovesse essere adottata, avrei difficoltà a votare a favore di quello che nel complesso è un documento dignitoso.
Anna Rosbach, a nome del gruppo EFD. – (DA) Signora Presidente, signor Commissario, sono d'accordo con il relatore sulla necessità di concentrarsi sulla sicurezza dei pazienti e sul fornire loro le informazioni. I pazienti, gli infermieri e i medici devono avere accesso alle migliori informazioni possibili su un determinato medicinale. I medici con cui parlo vogliono un migliore accesso a informazioni imparziali sui medicinali, per se stessi, per i pazienti e per gli altri professionisti, e chiedono che le descrizioni dei medicinali vengano standardizzate; i medici utilizzano Internet principalmente per trovare informazioni sugli effetti dei medicinali e confrontano i principi attivi della stessa medicina prodotta da aziende farmaceutiche diverse, in patria e all'estero. È quindi estremamente importante che le aziende farmaceutiche comprendano le proprie responsabilità e l'importanza che le informazioni siano effettivamente corrette dal punto di vista tecnico e che non siano elaborate come pubblicità. Le case farmaceutiche devono vendere i loro prodotti, lo sappiamo, ma l’affidabilità aumenta realmente la fiducia dei consumatori nei confronti di un farmaco.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signora Presidente, l’elemento chiave è il benessere dei pazienti. Al fine di tutelarsi, le aziende farmaceutiche spesso includono nel foglietto illustrativo tutte le controindicazioni possibile e questo, com’è ovvio, complica notevolmente la comprensione: i pazienti sono confusi e tendono a modificare le dosi di propria iniziativa o a interrompere l’assunzione del farmaco.
Inoltre, le informazioni disponibili online, alcune delle quali sono affidabili e altre meno, accrescono ulteriormente la confusione e l’incertezza. I siti certificati sono un passo nella giusta direzione, ma non sono ancora sufficienti. Un'altra priorità è rendere le informazioni comprensibili anche a chi non ha qualifiche mediche o farmaceutiche: il foglietto illustrativo deve essere inequivocabile e leggibile. Bisogna aumentare la dimensione del carattere tipografico, in particolare a favore delle persone anziane.
Mi spiace dover ammettere che alcuni paesi terzi traggono profitto dall’elevato livello di tutela nel settore farmaceutico europeo: tanto i farmaci originali quanto quelli falsi sono liberamente disponibili in grandi quantità nei bazar turchi. Queste disposizioni devono dunque essere estese anche a questi paesi terzi per mettere fine al mercato nero.
Salvatore Tatarella (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la direttiva che stiamo discutendo intende armonizzare il contenuto e la qualità delle informazioni farmaceutiche accessibili a tutti i cittadini dell'Unione. Pur ribadendo il diritto di pubblicità, viene finalmente affermato il diritto del paziente all'informazione. Dobbiamo dare a tutti i cittadini europei la stessa possibilità di accesso alle informazioni sui medicinali.
L'obiettivo principale di questa direttiva è quello di rendere i pazienti cittadini più informati, permettendo loro di avvicinarsi in maniera più cosciente al farmaco. Noi tutti, e in primo luogo l'industria farmaceutica, dobbiamo avere lo stesso obiettivo, vale a dire quello di diffondere informazioni corrette e utili e, allo stesso tempo, ugualmente fruibili da parte di tutti i cittadini.
Considero due i punti più importanti della direttiva. In primo luogo, attraverso un'informazione corretta, dare ai cittadini la possibilità di usare i farmaci in maniera appropriata, in modo da migliorare gli effetti benefici sulla salute, riducendo contestualmente al minimo i rischi legati a una loro assunzione impropria. In secondo luogo, un'informazione corretta ed efficace può accrescere nei cittadini la coscienza del peso della spesa farmaceutica sulla spesa corrente.
Tuttavia, su alcuni aspetti occorre essere molto attenti e rigorosi. Mi riferisco soprattutto al pericolo che l'informazione sui farmaci si trasformi in pubblicità occulta. Dobbiamo impedire il rischio che dietro un'informazione apparentemente scientifica si celi in verità l'intento assai meno nobile di influenzare e indirizzare il paziente verso l'acquisto di un farmaco. Sono pertanto indispensabili efficaci strumenti di controllo delle informazioni, specialmente di quelle che il paziente può procurarsi via Internet.
In conclusione, auspico quindi che la Commissione preveda forme e modalità di controllo delle informazioni in modo da garantire la loro correttezza. Questi controlli dovrebbero essere affidati a organizzazioni dedicate e indipendenti, in modo da avere maggiori garanzie di imparzialità.
Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, lo stesso Commissario Dalli ha detto nel suo intervento che dobbiamo concentrarci sul paziente. Sebbene la proposta originaria della Commissione tendesse a mettere al centro il mercato, siamo riusciti – attraverso una serie di emendamenti approvati a larga maggioranza – a mettere al centro le persone, tenendo quindi conto di quanto affermato dal Commissario Dalli.
Il diritto del paziente a ricevere informazioni non promozionali di elevata qualità sui benefici e sui rischi dei medicinali soggetti a prescrizione è fondamentale; abbiamo bisogno di questo regolamento. Io stesso provengo dal mondo della pubblicità – il mio background professionale nasce dalla pubblicità e dalle pubbliche relazioni – e so che essa ha uno scopo, cioè vendere; il nostro compito, invece, è fornire informazioni. Credo che la presente relazione e le relative modifiche prendano in debita considerazione questa nostra responsabilità.
Signor Commissario, i costi dei prodotti farmaceutici rappresentano una grande percentuale della spesa sanitaria e per questo la esorto a lavorare per garantire che i pazienti siano ben informati e a continuare, nelle vostre iniziative, a concentrarvi e a perseguire la prevenzione e la promozione della salute. Insieme potremo allora riuscirci.
Marina Yannakoudakis (ECR). – (EN) Signora Presidente, quante volte ci interroghiamo sugli effetti collaterali dei farmaci che stiamo assumendo? Quante volte desideriamo maggiori informazioni sui prodotti e sulle malattie? Questa relazione si occupa proprio di questo e sulla necessità del pubblico di essere informato.
Il cambio di prospettiva nelle proposte originarie del Consiglio è stato importante, al pari dell'accento posto sul diritto del paziente di accedere alle informazioni in opposizione alla possibilità delle aziende farmaceutiche di fornirle. Abbiamo raggiunto questo obiettivo mediante un divieto della pubblicità diretta al consumatore solo per quei farmaci soggetti a prescrizione medica.
Un altro importante risultato ottenuto è il riconoscimento delle autorità nazionali competenti e degli operatori sanitari come principale fonte di informazioni.
La direttiva sulle informazioni ai pazienti lancia un messaggio forte in merito ai loro diritti.
Mi congratulo con il relatore per aver affrontato un argomento difficile e per aver prodotto una direttiva esaustiva che, spero, tutti sosterremo.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Signora Presidente, nell'Unione europea lottiamo per il principio della consapevolezza del consumatore, in questo caso del paziente, e puntiamo a che i cittadini si assumano in parte la responsabilità della propria salute. È comunque nostro dovere di politici proteggere i pazienti dalle informazioni inesatte e fuorvianti ed è quanto stiamo facendo oggi.
Per quanto riguarda l'accesso del pubblico alle informazioni sui prodotti farmaceutici, sembra che nell'Unione europea sia presenti una situazione piuttosto disomogenea e la distinzione tra informazione e pubblicità sta diventando sempre più sottile. Appoggio la posizione del Parlamento che mira a una più chiara definizione di informazione e pubblicità. È importante che i pazienti ottengano informazioni attendibili e obiettive nella propria lingua madre, concepite per un pubblico non specializzato e di facile comprensione e accesso, tenendo conto delle particolari esigenze dei consumatori. Al pari dei pazienti, dobbiamo proteggere anche i medici dalla pubblicità occulta, dato che il rapporto tra medico e paziente è di particolare importanza nel corso del trattamento.
Viviamo in un'epoca in cui i confini stanno scomparendo e le informazioni possono muoversi liberamente proprio come le persone. Dobbiamo quindi applicare determinate tutele per assicurare il benessere dei pazienti europei. Mi congratulo con il relatore per l'ottimo lavoro svolto e spero che saremo tutti più in salute e che avremo più facilmente accesso alle informazioni.
Milan Cabrnoch (ECR). – (CS) Signora Presidente, la direttiva sui medicinali non è stata modificata per quasi dieci anni e una revisione era dunque attesa da tempo. Appoggio il diritto dei pazienti ad essere pienamente informati e ad essere messi sullo stesso piano dei medici, assumendosi anch’essi la propria parte di responsabilità per quanto riguarda simili decisioni.
In questo processo, giocherà un ruolo fondamentale l’accesso alle informazioni, che comprendono chiaramente le informazioni sui prodotti farmaceutici, compresi quelli soggetti a prescrizione medica. I pazienti devono avere accesso alle informazioni su un prodotto non solo in forma cartacea, ma anche digitale; devono ricevere informazioni indipendenti, obiettive, esaustive, concrete e accessibili in forma intelligibile e comprensibile. Vorrei ringraziare il relatore per l'ottimo lavoro svolto. Appoggio la sua proposta.
Anja Weisgerber (PPE). – (DE) Signora Presidente, desidero ringraziare il relatore, onorevole Fjellner, e i relatori ombra. Con questa relazione hanno davvero raggiunto un ottimo risultato in condizioni difficili e con un forte vento contrario. La proposta della Commissione è stata notevolmente migliorata. Il divieto assoluto di pubblicità è rimasto: non ci saranno informazioni in televisione, alla radio o sulle riviste, ma i pazienti cercheranno invece le informazioni in modo attivo. La mia posizione si basa sull'idea che i pazienti sono persone responsabili, vogliono essere informati e mi piacerebbe molto aiutarli a raggiungere questo obiettivo. Desidero che il paziente sia al centro delle informazioni. Vorrei concentrarmi su due punti chiave. Io stesso ho detto senza mezzi termini – anche alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare – che mi piacerebbe disporre di portali Internet sulla salute e di informazioni simili stampate sui mezzi di comunicazione. I nostri cittadini spesso cercano dati online, dove però trovano di frequente informazioni scadenti e non verificate: dobbiamo offrire un’alternativa: un’informazione controllata. La farmacovigilanza ha rappresentato un primo successo mediante l'adozione di portali sulla sicurezza dei farmaci che comprendono foglietti illustrativi e informazioni sui medicinali. Tuttavia, signor Commissario, mi piacerebbe andare oltre e sarei lieto di vedere portali Internet completi, che forniscano anche informazioni sulle malattie e sulla prevenzione. Se ho ben capito, lei appoggia in linea di principio questo aspetto, ma forse non l’ha affermato in questo testo; vorrei che il Commissario dichiarasse esplicitamente se sostiene o meno questo aspetto. Ritengo che si tratti di una questione molto, molto importante.
Françoise Grossetête (PPE) . – (FR) Signora Presidente, desidero congratularmi con il relatore, onorevole Fjellner, per l'eccellente lavoro svolto in molti mesi su queste due relazioni. Lo dico soprattutto perché abbiamo atteso questo testo per anni. I deputati che sono in quest’Aula da più lunga data ricorderanno che, quando ancora la legislazione farmaceutica era in fase di revisione, desideravamo discutere su come far conoscere ai pazienti i medicinali e i trattamenti, ma che purtroppo vi era già una certa confusione tra informazione e pubblicità.
Al giorno d’oggi non dobbiamo permettere che le informazioni siano mascherate da pubblicità e, di fatto, in queste relazioni l’attenzione viene focalizzata non più sul diritto delle aziende di trasmettere informazioni, ma sul diritto dei pazienti di accedervi. La logica è quindi completamente rovesciata e per questo motivo i pazienti rappresentano la priorità. Ci opponiamo inoltre alle informazioni non richieste, una scelta che ridurrà i canali di distribuzione e di conseguenza i rischi di pubblicità.
I pazienti stessi cercheranno le informazioni che desiderano e non saranno costretti a riceverle attraverso la radio o la televisione, i giornali o le riviste, ed è proprio questo a fare la differenza rispetto alla pubblicità. Alcune informazioni dovranno essere controllate preventivamente in modo accurato da parte delle autorità nazionali, al fine di consentire la creazione di siti web specialistici e oggettivi e l'utilizzo di specifici materiali stampati, come ha spiegato il Commissario Dalli.
Esistono quindi tutti i presupposti per garantire un’informazione di qualità e oggettiva, un’informazione che i pazienti hanno atteso a lungo. Per questo motivo il Consiglio deve assolutamente ottemperare alle proprie responsabilità e concordare con la relazione, perché non possiamo permetterci che le informazioni siano reperibili solo sui siti web. Abbiamo aspettato per dieci anni: il Consiglio ha impiegato dieci anni per prendere una decisione.
Alajos Mészáros (PPE). – (HU) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Fjellner per la relazione, visto che da tempo c’era bisogno di una proposta per offrire ai pazienti maggiori e migliori informazioni sui prodotti medicinali soggetti a prescrizione, che vengono loro prescritti e che assumono. Un’informazione di qualità è molto importante e contribuisce a migliorare le condizioni di assistenza sanitaria. Quando i pazienti vengono adeguatamente informati sono più propensi a seguire la cura prescritta in quanto comprendono meglio le decisioni relative al loro trattamento.
Non solo abbiamo bisogno di armonizzare le normative europee, ma dobbiamo anche assicurare un miglioramento della salute pubblica mettendo a disposizione di informazioni corrette, risultato per il quale anche le aziende farmaceutiche svolgono un ruolo importante. Dobbiamo però assicurarci al contempo che non vi sia un eccessivo consumo di farmaci a seguito della promozione commerciale.
L’offerta di informazioni sui medicinali negli Stati membri dell'Unione europea solleva attualmente numerosi problemi: in alcuni Stati membri, i pazienti hanno difficoltà ad accedere anche alle informazioni di base sui farmaci soggetti a prescrizione, con conseguenti gravi disuguaglianze nell’assistenza sanitaria all’interno dell'Unione europea. Oltre alle informazioni disponibili su Internet, dobbiamo fornire linee guida anche attraverso i canali tradizionali. Il nostro obiettivo non è assicurare che le aziende farmaceutiche abbiano il diritto di fornire informazioni, ma fornire ai pazienti la possibilità di ottenerle. Abbiamo bisogno di distinguere tra informazione e pubblicità. A mio avviso, è fondamentale la comunicazione tra pazienti e medici, poiché questi ultimi – al momento di prescrivere un farmaco – sono la fonte primaria di informazione per il paziente. Gli altri canali di informazione servono poi solamente a completare le informazioni ricevute.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signora Presidente, mi congratulo vivamente con il relatore per il suo lavoro sui regolamenti per migliorare l'accessibilità e la qualità delle informazioni sui farmaci per i pazienti europei. Come medico, posso dire che le informazioni sui foglietti illustrativi dei medicinali sono affidabili e comprensibili per i medici; devono però essere altrettanto comprensibili anche ai profani. Nel testo si mira anche a porre fine alla pubblicità ingannevole su Internet che incoraggia le persone a comprare prodotti che non solo non curano, ma possono anzi essere dannosi per i pazienti. Non è facile controllare i contenuti del web in un contesto digitale globalizzato. Vorrei sottolineare ancora una volta che la soluzione è di attuare al più presto la proposta di introdurre marchi di affidabilità per i siti web sicuri; solo allora sarà possibile assicurare contenuti online attendibili per quanto riguarda i medicinali, indipendentemente da dove si trovino nel mondo i gestori del sito. Questa proposta è inclusa anche nella mia relazione sulla fiducia dei consumatori in ambito digitale.
Mario Pirillo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, la relazione in discussione è di estrema importanza, perché permetterà di armonizzare la legislazione europea sull'accesso alle informazioni sui medicinali e, soprattutto, perché garantirà ai pazienti di ottenere maggiori informazioni sui farmaci da prescrizione.
La presenza di queste informazioni sui siti web deve essere trasparente e indipendente. Per garantire ciò, è necessario che tutte le informazioni vengano vagliate dalle autorità nazionali o europee competenti, al fine di evitare che diventino una promozione occulta dei medicinali, magari ad opera delle società produttrici.
Sollecito infine la medesima attenzione anche sulle informazioni contenute nelle brochure dei farmaci da prescrizione. A questo proposito, preferirei che fossero i medici o i farmacisti a informare in maniera dettagliata i pazienti, affinché vi sia tutta la consapevolezza necessaria sulla somministrazione dei farmaci.
Oreste Rossi (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, riteniamo che il regolamento sia positivo in quanto ha lo scopo di fornire un quadro normativo armonizzato in merito alle informazioni non promozionali sui medicinali soggetti a prescrizione medica, che le case farmaceutiche possono comunicare al pubblico mantenendo inalterato il divieto di pubblicità.
Tale proposta mette in risalto la differenza tra pubblicità e informazione. La messa a disposizione delle informazioni si basa sui principi di ricerca attiva. Il principale canale di informazione sui medicinali deve continuare a essere il medico. Gli altri canali, intesi come complementari, vanno mantenuti, e tra questi sono inclusi riviste e giornali.
Al centro dell'attenzione è stato posto il diritto del paziente all'informazione, con un coinvolgimento attivo delle organizzazioni che rappresentano i cittadini e in particolare i pazienti. Il nostro voto è favorevole.
Mairead McGuinness (PPE). – (EN) Signora Presidente, tutti noi vorremmo vedere pazienti che utilizzano le informazioni esistenti a loro disposizione. Dobbiamo creare consapevolezza tra i cittadini in merito all'uso delle informazioni attualmente disponibili.
Sostengo i colleghi che affermano che non dovremmo pubblicizzare i prodotti e ricordo alle aziende coinvolte che la comunicazione di informazioni di qualità ai consumatori è la migliore forma di pubblicità, perché se un prodotto funziona per il cittadino, allora questo è un messaggio chiaro che verrà utilizzato laddove necessario. Certo, abbiamo bisogno di medici generici che forniscano informazioni mediche e scientifiche ai propri pazienti e spesso questo non avviene nel miglior modo possibile.
Dobbiamo anche essere chiari su come i medicinali vengono prescritti ai cittadini di diverse fasce di età: attualmente vengono prescritti senza riesaminare il caso per un anno. Questa procedura è molto pericolosa e dobbiamo attivare una valutazione molto più rigorosa di come i pazienti vengono curati su base regolare, altrimenti avremo problemi medici.
John Dalli, membro della Commissione. – (EN) È davvero gratificante constatare l’impegno profuso su un tema tanto importante e l'accordo generale sulla fiducia riposta nei principi e nei concetti di base per sviluppare questa proposta.
Come ho affermato in precedenza, è stato molto importante spostare l’attenzione della proposta originaria verso i pazienti, tenendo conto del loro punto di vista.
Ho seguito assiduamente il dibattito in Parlamento ed ho parlato con molti di voi per comprendere meglio l’argomento; ritengo che ora– come ho affermato nelle mie osservazioni iniziali – disponiamo di un documento molto positivo sul quale costruire per raggiungere un accordo finale.
Vorrei fare alcuni brevi commenti su quanto avete detto. Per quanto riguarda i controlli ex ante da parte dell’EMEA citati dall'onorevole Correia, credo che 120 giorni sarebbero un po’ eccessivi e, di fatto, proporremo un periodo di circa 60 giorni.
Internet è una difficile sfida, ma è fondamentale controllare i siti web contenenti informazioni per i pazienti; sappiamo tutti bene che si tratta di un compito arduo. I punti sollevati dagli onorevoli Buşoi e Grossetête, relativi a norme rigorose riguardanti Internet, sono molto importanti ed li dobbiamo sviluppare.
È molto importante anche il fondamentale ruolo che il medico deve continuare a rivestire nel rapporto con il paziente, come affermato dall’onorevole Schnellhardt e, a loro modo, dagli onorevoli Pargneaux e Parvanova.
Concordo sul fatto che l’industria farmaceutica non debba strumentalizzare i medici, ma, d'altro canto, un medico rappresenta un canale attraverso il quale devono passare le informazioni. In questo caso, come ha affermato l'onorevole Rosbach, va garantito che anche le informazioni di cui dispongono i medici siano obiettive.
Il mio ultimo punto riguarda il portale completo sulle malattie citato dall’onorevole Weisgerber. Devo dire che, nel caso dei medicinali, questo è già coperto dalla legislazione sulla farmacovigilanza che stiamo proponendo; nel caso delle malattie è un obiettivo più difficile. Disponiamo già di un portale sulle malattie rare, ma abbiamo iniziato ad affrontare la questione anche in relazione a tutte le altre malattie. Questo passaggio si sta rivelando estremamente complesso e, come avrete capito, copre un ambito molto vasto.
Desidero quindi ringraziarvi per il lavoro svolto su questo dossier. Vorrei ringraziare nuovamente il relatore e i correlatori di per il lavoro svolto e mi auguro, come ho detto, che disporremo finalmente di un documento sul quale poter lavorare ancora.
Posizione della Commissione sugli emendamenti del Parlamento:
Christofer Fjellner, relatore. – (SV) Signora Presidente, sono lieto che la Commissione abbia iniziato sottolineando proprio il fatto che, in tutta Europa, l'attuale accesso alle informazioni sui medicinali è molto varia, perché ci siamo impegnati al fine di assicurare un accesso valido e armonico a tutti. Al contempo, vorrei avanzare una mia richiesta, ovvero che le informazioni non siano peggiori o più frammentarie in alcuni paesi rispetto ad altri. So che questo aspetto preoccupava molte persone in determinati Stati, tra cui la Svezia, dove per molto tempo abbiamo avuto un sistema chiamato Fass. Mi rivolgo direttamente a questi cittadini per dire che la votazione Parlamento significa non solo che è possibile mantenere il Fass, ma che è possibile introdurre sistemi analoghi anche per altri paesi.
Sotto altri aspetti, naturalmente, le regole attuali in Europa sono piuttosto strane, nel senso che chiunque può dire la sua sui prodotti medicinali soggetti a prescrizione medica ad eccezione di chi li produce, ovvero chi ne sa di più. Sono quindi lieto che abbiamo stabilito che i produttori non solo hanno il diritto, ma hanno anche il dovere di divulgare alcune informazioni di base. Sta anche a loro contribuire perché, dopo tutto, detengono una gran quantità di informazioni.
Vorrei dire al Commissario che sono lieto di constatare che concordiamo su tutti i punti per me fondamentali di questo lavoro. Credo che la Commissione e il Parlamento siano ormai giunti a un accordo. Questo esercita una notevole pressione sul Consiglio affinché affronti la questione in modo costruttivo e continui a lavorarvi. Ad essere onesti, anche per quanto riguarda i punti della proposta su cui la Commissione ha avanzato obiezioni, ritengo che gli obiettivi siano un effetti molto simili, per esempio per quanto riguarda il materiale stampato e la possibilità di aiutare paesi con problemi costituzionali, tra i quali la Svezia, a risolverli attraverso la proposta.
Vorrei infine rivolgermi a quei deputati convinti che non dovremmo esentare i medici e le informazioni che sono tenuti a fornire. Personalmente, ritengo che un medico autore di uno studio clinico pubblicato da una società debba avere il diritto di consegnarlo ad un paziente qualora ritenga che le informazioni siano pertinenti, o che un medico che trova un foglietto illustrativo in una lingua diversa dalla lingua ufficiale degli Stati membri debba avere il diritto di stampare tali informazioni e di fornirle a un paziente. In questo caso, però, dobbiamo votare affinché sia il medico stesso a decidere e non sia questa direttiva a stabilire le informazioni che i medici devono fornire ai pazienti. La responsabilità è sempre dei medici e non dobbiamo regolare questo ambito.
Presidente. – La discussione congiunta è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 24 novembre 2010.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
John Attard-Montalto (S&D), per iscritto. – (EN) Le informazioni sui prodotti di consumo sono diventate essenziali e le informazioni sui farmaci sono particolarmente delicate. Occorre tracciare una netta distinzione tra informazione e pubblicità. Il Parlamento europeo, nel discutere questa relazione, sta offrendo una serie di garanzie per quanto riguarda i farmaci; una esempio è la disposizione che prevede che il materiale stampato sia presentato per il controllo all’EMEA 90 giorni prima di essere distribuito ai consumatori. Un elemento importante che però non viene affrontato è l'informazione sui prezzi. Durante questa legislatura, ho insistito sui costi elevati dei medicinali a Malta rispetto agli stessi medicinali in altre parti dell'Unione europea. La differenza di prezzo non è minima, ma è anzi incredibile: alcuni farmaci a Makta costano il doppio rispetto al resto d’Europa. Quando ho presentato interrogazioni in merito alla Commissione, mi è sempre stato risposto che questo è un problema di competenza nazionale. Sono fermamente convinto che l’EMEA non debba tutelare i consumatori solamente in relazione alle informazioni sui farmaci, ma, qualora i consumatori devono pagare palesemente troppo per i medicinali e i governi nazionali non sono in grado di fronteggiare il problema, l’EMEA deve avere la capacità di affrontare la questione.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (EN) Accolgo con favore le disposizioni proposte nella relazione sulle informazioni sui medicinali che si incentrano sul diritto dei consumatori all'informazione. A questo proposito, vorrei richiamare la vostra attenzione sulla consultazione pubblica online lanciata dall’Unione europea in relazione ai prossimi emendamenti alla direttiva sui prodotti del tabacco. Questa iniziativa è indubbiamente lodevole e la sostengo.
Mi piacerebbe tuttavia conoscere la posizione del Parlamento e del Consiglio perché, dopo aver analizzato le proposte, direi che alcune sono estreme, irragionevoli e in qualche misura sono anche sorpreso siano state incluse nella discussione. Mi riferisco segnatamente ad alcune opzioni proposte, quali l'introduzione di procedure semplificate di confezionamento uniforme, senza distintivi, al divieto di esposizione di prodotti in vendita e al divieto dell’uso di additivi nella produzione del tabacco.
Ritengo che nella stesura di nuovi regolamenti sia necessario tener conto della realtà. Occorre trattare con cautela i divieti estremi e le misure restrittive di regolamentazione sul tabacco. Si tratta di un problema in aumento e non voglio che non venga discusso. La Commissione avanza proposte che però non sempre sono le migliori per tutti gli Stati membri. In questo caso è obbligatorio un dibattito!
Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. – (ET) Ritengo positivo che, a seguito della presente proposta, si sia spostato l’accento della direttiva e del regolamento dai produttori ai pazienti. È estremamente importante sensibilizzare questi ultimi sui farmaci soggetti a prescrizione, al fine di evitare un eccessivo consumo di medicine per considerazioni di tipo commerciale. Purtroppo, in molti Stati membri, è diventata la norma per le aziende farmaceutiche esercitare forti pressioni offrendo una serie di vantaggi che certamente influiscono sulle decisioni dei medici. Inutile dire che gli interessi commerciali non sempre corrispondono agli interessi dei pazienti e per questo è necessaria la modifica della direttiva 2001/83/CE e del regolamento (CE) n. 726/2004 per creare un quadro chiaro per la diffusione di informazioni sui farmaci soggetti a prescrizione. Un quadro chiaro aiuterebbe a promuovere un uso razionale dei medicinali nell'interesse dei pazienti. Sicuramente dovrebbe esistere una più netta distinzione tra pubblicità e informazione, sebbene la pubblicità diretta ai consumatori per i farmaci soggetti a prescrizione rimane vietata anche in base alle attuali proposte.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (EN) La commissione per l’ambiente ha apportato alcuni importanti miglioramenti alla proposta della Commissione che, nella sua forma originale, non avrebbe impedito tutte le forme di pubblicità sui farmaci soggetti a prescrizione rivolte direttamente ai pazienti. I medicinali soggetti a prescrizione non sono uguali ai beni di consumo ordinari; devono essere prescritti da esperti clinici e non commercializzati come le automobili o i cosmetici. Accolgo quindi con favore il mantenimento del divieto alla pubblicità in televisione, alla radio e sulla stampa per quanto riguarda i medicinali soggetti a prescrizione. Il personale sanitario rimane la fonte più attendibile di informazioni sui farmaci. Non posso sostenere l'emendamento del relatore che consentirebbe agli operatori sanitari di distribuire direttamente ai pazienti ulteriori materiali non approvati dalle aziende farmaceutiche in quanto questo rappresenterebbe una chiara opportunità di fare pubblicità, cosa che vogliamo evitare e che sarebbe incompatibile con la nostra posizione. È particolarmente fuori luogo perché, agli occhi del paziente, il materiale fornito direttamente dalla casa farmaceutica legittimerebbe il medico a distribuirlo. Nel complesso, la relazione, rispetto alla proposta della Commissione, costituisce un miglioramento per i pazienti e non dobbiamo questo successo consentendo alle aziende farmaceutiche di pubblicizzare direttamente i propri prodotti nell’ambulatorio del medico.
18. Restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (discussione)
Presidente. − L'ordine del giorno reca la relazione di Jill Evans, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (rifusione) (COM(2008)0809 – C6-0471/2008 – 2008/0240(COD)) (A7-0196/2010).
Jill Evans, relatore. – (EN) Signora Presidente desidero in primo luogo ringraziare tutti gli onorevoli colleghi che hanno reso possibile questo accordo in prima lettura e ovviamente, in particolare tutti i relatori ombra, la Commissione, le Presidenze spagnola e belga, la commissione per l'ambiente, il personale e gli assistenti. Siamo riusciti a giungere ad un accordo grazie a un duro e costruttivo lavoro, che ha comportato talvolta compromessi molto difficili.
Al fine di contestualizzare questa discussione è opportuno sottolineare che, solo nell’Unione europea, si vendono annualmente oltre 9 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche, di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni. La continua espansione del mercato contribuisce ad accrescere sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti di questo tipo nell’UE che si stima raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020. Questo flusso complesso di rifiuti comprende diverse sostanze pericolose.
La gerarchia dei rifiuti assegna in primo luogo la priorità alla prevenzione che prevede la sostituzione delle sostanze pericolose nei prodotti che non consentono il riciclaggio o che comportano rischi per la salute e l’ambiente nel corso del trattamento dei rifiuti. Secondo le stime della Commissione, l’attuale direttiva RoHS ha consentito di ridurre di 100 000 tonnellate la quantità di alcuni metalli pesanti e di due gruppi di ritardanti di fiamma bromurati, smaltiti e potenzialmente rilasciati nell’ambiente. La RoHS ha fissato uno standard a livello mondiale, ma era necessaria maggiore chiarezza e questa rifusione ci ha conferito l’ulteriore responsabilità di garantire l’adozione di una legge più trasparente e ambiziosa.
Ritengo che la direttiva attuale sia stata migliorata sotto diversi aspetti: dispone ora di una nuova metodologia trasparente, con criteri per le decisioni in materia di nuove restrizioni, complementare e autonoma rispetto a REACH. L’ambito di applicazione è stato esteso per comprendere tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche entro otto anni, se non specificamente escluse. Inoltre è previsto un riesame delle esclusioni aggiuntive entro tre anni e un esame prioritario di tre ftalati e di un ritardante di fiamma bromurato. Sarà possibile concedere deroghe di durata limitata sulla base di criteri trasparenti e scadenze per la richiesta; i futuri riesami delle restrizioni porranno l’accento in modo particolare sui nanomateriali.
Viste le mie ambizioni in merito a questa relazione, gli onorevoli deputati non saranno sorpresi nel sapere che non mi ritengo completamente soddisfatta del risultato finale. La direttiva RoHS doveva affrontare le problematiche specifiche correlate ad un flusso di rifiuti in particolare e credo si sia persa l’opportunità di migliorarla in maniera sostanziale attraverso l’inserimento di ulteriori restrizioni. Siamo stati tuttavia in grado di mantenerne l’identità e abbiamo rafforzato la proposta della Commissione sotto diversi aspetti.
Il mio gruppo sostiene la necessità di rendere obbligatorie le tavole di concordanza per gli Stati membri, ma si tratta di una questione orizzontale che riguarda l'intera legislazione europea e che non è possibile risolvere solo con questo testo. Per contribuire a trovare una soluzione, nell’emendamento 105 ho proposto l’adozione di una dichiarazione che inviti la Commissione a presentare una relazione sulla prassi seguita dagli Stati membri nell’elaborazione di tavole di concordanza e sul modo in cui la prassi attuale influisce sul ruolo della Commissione piuttosto che insistere sulla necessità di renderle obbligatorie. In questo modo sarà possibile avere un quadro più nitido per le discussioni future.
Siamo stati in grado, in sostanza, di rafforzare una proposta alquanto vaga e scarsamente ambiziosa e di trasformarla in una nuova RoHS che garantirà un maggiore livello di protezione per la salute umana e per l'ambiente, ora e nel prossimo futuro.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, il Commissario Potočnik, responsabile di questo testo, è qui accanto a me, ma purtroppo dovrà rimanere in silenzio a causa di un problema alla gola. So che ha dedicato molto tempo e impegno per l'elaborazione di questo testo e dunque farò del mio meglio per esprimermi in sua vece.
Stiamo per raggiungere un accordo in prima lettura sulla rifusione della direttiva sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, l’accordo RoHS, e non ci troveremmo a questa importante svolta se non fosse stato per il grande impegno profuso dal Parlamento europeo in merito a questo testo così importante. Desidero ringraziare e congratularmi con la relatrice, l’onorevole Evans, e con la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per l'eccellente lavoro svolto per questa proposta.
A partire dalla sua adozione nel 2003, la RoHS si è rivelata un efficace strumento di legge che ha permesso di evitare che migliaia di tonnellate di sostanze vietate fossero smaltite e potenzialmente rilasciate nell’ambiente. La direttiva ha comportato notevoli cambiamenti nella progettazione delle apparecchiature elettriche a livello comunitario e mondiale; anche altri paesi, tra cui i principali partner commerciali dell’Unione, hanno infatti seguito il nostro esempio attuando leggi analoghe.
Utilizziamo quantitativi molto elevati e in constante aumento di apparecchiature elettroniche contenenti numerose risorse di metalli; in un computer, ad esempio, vi sono oltre 60 tipi di materie prime. Ogni cittadino europeo produce in media 25 kg di rifiuti elettrici ed elettronici ogni anno e questa normativa garantirà l’eliminazione delle sostanze pericolose dalle apparecchiature elettriche, agevolando così il riciclaggio di questo notevole flusso di rifiuti. Questa legge contribuirà inoltre a rendere l’Unione molto più efficiente in termini di risorse, in linea con la nostra strategia Europa 2020.
Il comparto industriale e gli Stati membri hanno evidenziato il rischio di un'attuazione o applicazione inadeguate o insufficienti della direttiva. Lo status quo risulta inadatto non solo in termini di tutela dell’ambiente, ma anche per la creazione di pari condizioni all’interno dell’UE; è dunque importante chiarire e semplificare questa normativa. L’allineamento a REACH rappresenta un elemento di importanza cruciale per la Commissione, ma è possibile ottenere benefici concreti per l'ambiente solo con una adeguata attuazione della legge a livello nazionale. Mi auguro che l’introduzione in questa legge di definizioni comuni e strumenti di verifica del nuovo quadro normativo per la commercializzazione dei prodotti possa notevolmente migliorare la situazione.
L'ambizione ambientale della direttiva è stata migliorata attraverso l’ampliamento delle categorie dei prodotti da essa disciplinate, in primo luogo ai dispositivi medici e agli strumenti di monitoraggio e controllo e, nell’arco di otto anni, a tutti gli apparecchi elettronici. Ulteriori ampliamenti al campo di applicazione della normativa incrementeranno i benefici per l’ambiente, ma dovrà essere concesso agli operatori economici tempo a sufficienza per adattarsi. Tutti i cambiamenti in quest’ambito devono basarsi su informazioni concrete e per questo la Commissione riesaminerà le modifiche al campo di applicazione della normativa attualmente in vigore non ancora sottoposti a valutazioni di impatto e intende definire la questione attraverso due dichiarazioni.
Una prima dichiarazione riguarderà il campo di applicazione; secondo l'interpretazione della Commissione ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 1 bis,durante il periodo di transizione di otto anni gli Stati membri abbiano l’obbligo di consentire che le apparecchiature elettriche ed elettroniche che non rientravano nell’ambito di applicazione della direttiva 2002/95/CE ma previste nella nuova direttiva continuino ad essere disponibili sul mercato.
Con la seconda dichiarazione, in merito al riesame ai sensi dell’articolo 19, la Commissione intende svolgere una valutazione d’impatto dei cambiamenti al campo di applicazione entro i tre anni successivi all’entrata in vigore di questa direttiva. La revisione potrebbe portare la Commissione a effettuare una proposta legislativa conformemente al suo diritto di iniziativa legislativa sancito dai trattati.
Desideriamo, inoltre, esprimere le seguenti dichiarazioni in merito ai nanomateriali. La Commissione sta ancora lavorando per giungere a una definizione comune dei nanomateriali e, nel prossimo futuro, intendiamo adottare una raccomandazione pertinente per tutti i settori legislativi. La Commissione ritiene che le disposizioni della RoHS disciplinino differenti forme di sostanze attualmente vietate, comprese le nanoforme, e le sostanze che, in futuro, saranno sottoposte a un riesame prioritario nell’ambito della direttiva.
La Commissione, infine si rammarica dell’assenza di sostegno alla disposizione, incluso per la sua proposta di rendere obbligatoria la creazione di tavole di concordanza. La Commissione, al fine di agevolare il raggiungimento di un accordo di prima lettura, ha accettato la sostituzione della disposizione obbligatoria con un considerando che invita gli Stati membri a seguire questa prassi, ma ritiene che questo non debba costituire un precedente. Proseguiremo il nostro lavoro con i colegislatori per trovare una soluzione orizzontale a questa problematica istituzionale orizzontale.
La Commissione può accettare le misure di compromesso al fine di raggiungere un accordo in prima lettura su questa direttiva ed esorto il Parlamento ad adottare la stessa posizione.
Bogusław Sonik , a nome del gruppo PPE. – (PL) Signora Presidente, vorrei in primo luogo esprimere i miei più fervidi ringraziamenti alla relatrice, onorevole Evans, per l’eccellente lavoro svolto nell'elaborazione di questa relazione: senza il suo impegno e la sua determinazione non sarebbe stato possibile raggiungere un compromesso in prima lettura tra i gruppi politici e le istituzioni. La direttiva RoHS appartiene a quella serie di atti legislativi che pongono l’ambiente e lo sviluppo sostenibile su un piano paritario rispetto al flusso ininterrotto di merci. Il suo impegno in materia di tutela dell'ambiente ha condotto, fino ad oggi, a grandi passi in avanti nell’imposizione di limiti ai metalli pesanti nel flusso di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e all’emergere di innovazioni tecnologiche.
Durante il lavoro di revisione della direttiva RoHS la nostra priorità è stata di elevare gli standard di sicurezza per le apparecchiature elettriche e i dispositivi elettronici in vendita nell'Unione europea. Le nuove normative obbligheranno tutti i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche ad utilizzare sostanze testate e non nocive per la salute e l’ambiente. L’apertura del campo di applicazione della direttiva comporterà benefici per l’armonizzazione del mercato interno comunitario e per la circolazione delle merci, offrendo al contempo certezza giuridica agli imprenditori europei.
Ritengo che il compromesso negoziato sia soddisfacente e vantaggioso sia per la protezione dell’ambiente sia per l'eliminazione di sostanze tossiche dalle apparecchiature e dai rifiuti di questo tipo. Inoltre, la direttiva RoHS emendata fornisce al settore industriale e agli imprenditori il tempo necessario per attuare i cambiamenti e gli adattamenti richiesti. La metodologia proposta per l'identificazione delle sostanze interessate da un riesame prioritario è basata su REACH e conferisce coerenza giuridica alla legislazione comunitaria.
Jo Leinen, a nome del gruppo S&D . – (DE) Signora Presidente, spero che il Commissario riacquisti presto la sua voce perché abbiamo bisogno di lui alla conferenza sui cambiamenti climatici di Cancún. Sono stato abbastanza sorpreso nel notare che l’onorevole Damanaki sia intervenuta qui sul riesame della direttiva sulle sostanze pericolose dopo aver parlato anche del riesame delle direttive sulla pesca e vorrei quindi ringraziarla per questo suo duplice impegno.
Il Parlamento ha ottenuto quanto desiderava e ci rammarichiamo che l'Allegato 3 sia stato eliminato. Continueremo comunque a prestare particolare attenzione a tali sostanze e, quando tra tre anni avrà luogo il riesame, sarà necessario presentare a quest'Assemblea le valutazioni d'impatto e le prove dei problemi esistenti per ciascuna sostanza. Vi sono poi così tante esenzioni da rendere questa direttiva un vero colabrodo ed è necessario verificare le lacune e i difetti in relazione alla salute umana e all’ambiente. La questione dei pannelli solari, ad esempio, è stata molto controversa perché, se vogliamo eliminare la presenza di cadmio dall’ambiente, dobbiamo tenere presente che questi pannelli ne rilasciano 100 000 tonnellate ed è dunque necessario monitorare attentamente la situazione.
Sono soddisfatto delle concessioni garantite dalla Commissione nelle sue quattro dichiarazioni e, per il momento, godremo dei progressi compiuti nel 2010 in attesa del riesame che avrà luogo tra tre anni. Desidero ovviamente ringraziare i relatori e i relatori ombra.
Holger Krahmer, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, questa direttiva è stata approvata in tempi sorprendentemente rapidi. Sono davvero sbalordito che si sia già raggiunto un compromesso che il mio gruppo, e ci tengo particolarmente a sottolinearlo, considera accettabile.
In fin dei conti, questa normativa ha avuto un passaggio complicato in questa Camera: ne abbiamo esteso il campo di applicazione per poi restringerlo subito dopo e abbiamo cercato incidentalmente di dichiarare alcune sostanze altamente pericolose. Dovremmo forse chiederci se questa normativa rappresenti il contesto appropriato per tali discussioni. Personalmente, non ritengo sia una buona idea includere il PVC e i nanomateriali in una direttiva sulle “sostanze pericolose” e credo, pertanto, sia stato ragionevole non agire in questo modo nell’ambito del compromesso.
Come già ricordato dall’onorevole collega che è intervenuto prima di me, è lodevole da parte nostra considerare con estrema attenzione ogni singolo grammo di sostanze inquinanti, anche se a volte arriviamo ad essere molto irrazionali nelle nostre discussioni. Sembra che, per ragioni politiche, l’Europa stia cercando di proteggere alcune industrie, quali ad esempio le imprese del settore dell'energia rinnovabile. È incomprensibile, infatti, che esse siano state prontamente e completamente escluse dal campo di applicazione della normativa, affermando di dover tollerare la loro quota di inquinamento ambientale in nome della protezione del clima e dei nostri obiettivi in materia di energia rinnovabile. Non ha assolutamente senso.
Spero che questa Camera non agisca allo stesso modo in materia di rifiuti elettronici, su cui la decisione è prossima, perché sarebbe ancor più sorprendente.
Julie Girling, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare la relatrice e il suo staff. Dopo una lunga negoziazione, è stato possibile raggiungere un accordo che il mio gruppo può sottoscrivere.
Vorrei comunque cogliere questa opportunità per esprimere un paio di considerazioni. La rifusione aveva come obiettivo il miglioramento di alcune questioni e ritengo che, proprio per definizione, tale debba essere il suo intento. Il suo obiettivo era di semplificare le prescrizioni e i requisiti per i produttori, ma guardando al risultato mi sembra che, per molti aspetti, un passo avanti sia stato accompagnato da due indietro. Sono lieto che l’Allegato 3 sia stato eliminato in quanto creava, di fatto, una lista nera per numerose sostanze, ma mi rammarico dell’incapacità di concordare sulla scelta del criterio della disponibilità, che è stata oggetto di un dibattito molto prolungato.
In secondo luogo, la rifusione aveva l'obiettivo di creare una certezza giuridica e, a tal riguardo, desidero fare riferimento all'ampliamento del campo di applicazione. Ho sostenuto fin dall’inizio che questo avrebbe creato incertezza e comportato la formulazione di nuove richieste di esenzioni ed eccezioni. Mi sembra che, prima di procedere all'accordo sulla rifusione, fosse stato richiesto alla Commissione di produrre una valutazione d'impatto completa. Non ho cambiato idea in merito, ma ammetto di non essere riuscita nel mio intento. I meccanismi di controllo inseriti nelle normative comporteranno diverse sfide e accolgo con favore l’impegno della Commissione nel monitorarli in seguito alla loro inclusione. Sarebbe comunque stato meglio averlo fatto prima e mi domando come questo ampliamento del campo di applicazione possa effettivamente apportare maggiore certezza giuridica e trasparenza.
Vorrei, infine, sottolineare l'effettivo rischio di eccessiva regolamentazione perché votando per la rifusione della RoHS stiamo perseguendo una doppia procedura di regolamentazione e approvazione comunitaria per le sostanze chimiche e pericolose. Le normative REACH sono in vigore e, secondo quanto recentemente affermato dalla commissione, la loro attuazione sta procedendo in maniera soddisfacente. Sarà dunque necessario, ad un certo punto, affrontare la questione e lasciare che sia il regime REACH a prevalere, come previsto. Spero che la Commissione se ne occupi a breve.
Sabine Wils, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, desidero in primo luogo ringraziare la relatrice, che ha svolto un ottimo lavoro e ha conservato quanto possibile nonostante la forte opposizione del Consiglio e della maggior parte di questa Camera. L’ampliamento del campo di applicazione è uno dei punti di forza di questa nuova versione. Ritengo che l’approccio adottato sia esemplare e sono lieto dell'accordo raggiunto. La mancata inclusione di sostanze quali i ritardanti di fiamma bromurati e clorurati, dei ftalati e del PVC nella lista delle sei sostanze già vietate rappresenta, tuttavia, un elemento negativo; nonostante il rischio che queste sostanze comportano per la salute si stato ampiamente dimostrato, non saranno vietate nel 2011, ovvero quando entrerà in vigore la nuova versione.
Alcuni grandi produttori di apparecchiature elettroniche da anni hanno volontariamente iniziato ad immettere nel mercato prodotti come telefoni cellulari, televisori e computer portatili che non contengono questi agenti inquinanti, senza registrare particolari aumenti nei costi. Abbiamo dunque mancato una buona opportunità per rendere l’industria delle apparecchiature elettriche ed elettroniche un po' più rispettosa dell’ambiente.
I grandi produttori ci hanno mostrato il percorso da seguire e, anziché sostenerli attraverso iniziative efficaci, l'UE resta indietro. Saranno i più indigenti del mondo a pagarne le conseguenze; in fondo, ogni anno scarichiamo su di milioni di tonnellate di rifiuti tossici elettrici ed elettronici. I poveri non devono pagare i danni per i lobbisti dell'Unione europea.
Oreste Rossi, a nome del gruppo EFD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, sulla proposta di direttiva ci siamo espressi in commissione in modo contrario perché la relatrice aveva radicalmente modificato la proposta della Commissione in senso restrittivo, aprendo il campo d'applicazione, proponendo la progressiva eliminazione di altre 33 sostanze aggiunte all'allegato III, comprendenti ritardanti di fiamma, bromurati e clorurati, nonché il PVC e i suoi additivi, restringendo le possibilità di esenzione e i tempi di adeguamento, e introducendo una normativa stringente per i nanomateriali.
Se tale scelta, non suffragata da sufficienti prove scientifiche, avesse dovuto ottenere un voto favorevole in Aula, avrebbe arrecato un danno gravissimo per l'economia, con forti ripercussioni sull'occupazione.
Fortunatamente, grazie a una serie di triloghi ai quali ho partecipato in qualità di relatore ombra, si è raggiunto un compromesso più che soddisfacente, con l'impegno di una verifica e di un'eventuale revisione entro tre anni.
Un altro argomento complesso era la definizione dettagliata dei nanomateriali, che è stata rinviata in attesa di una proposta della Commissione. Il testo, così come uscito dai triloghi, può essere sottoscritto e votato favorevolmente.
Anja Weisgerber (PPE). – (DE) Signora Presidente, desidero esprimere i nostri sinceri ringraziamenti alla relatrice. La direttiva sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche si è rivelata molto controversa e vi erano notevoli divergenze di opinione su diversi aspetti. Sono dunque lieta che si sia raggiunto un accordo che, dal mio punto di vista, rappresenta l'ottimo risultato dei negoziati a tre.
Vorrei soffermarmi su due questioni in particolare e la prima è il campo di applicazione. Quali apparecchiature dovrebbero essere effettivamente disciplinate dalla direttiva? È importante non dimenticare che originariamente riguardava gli elettrodomestici bianchi, mentre il campo di applicazione aperto comprende ora nuovi gruppi di apparecchiature, incluse le tecnologie per l'energia rinnovabile. È doveroso sottolineare che questa direttiva aveva, tuttavia, un obiettivo ben diverso. è necessario applicare norme più stringenti e standard più elevati agli elettrodomestici rispetto ai prodotti tecnologici disinstallati, riciclati, ecc., da personale specializzato.
Ho pertanto sostenuto l'esenzione per le energie rinnovabili. Non ero a favore dell'ampliamento del campo di applicazione, ma poi ho visto che la maggioranza si muoveva in tale direzione. Ritengo che l’inclusione delle energie rinnovabili in questa direttiva sarebbe stata controproducente e avrebbe condotto a uno svantaggio concorrenziale e dunque credo sia stata presa la decisione giusta.
Per quanto attiene all’Allegato 3, vorrei esprimere i miei timori in merito all’inclusione, in assenza di giustificazioni valide per la salute, di altre 37 sostanze nella lista delle sostanze prioritarie per poi vietarle. Una simile disposizione sarebbe stata avventata. Credo dunque sia sta presa la decisione giusta e mi compiaccio anche di questo particolare aspetto del risultato ottenuto.
Kathleen Van Brempt (S&D). – (NL) Signora Presidente vorrei, in primo luogo, congratularmi con la relatrice, onorevole Evans, grazie alla cui strenua determinazione è stato oggi possibile raggiungere un compromesso che il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo (S&D) è in grado di sostenere. Utilizzo questa espressione perché sono stati apportati a questa importante normativa notevoli miglioramenti in merito, ad esempio, all’ampliamento del campo di applicazione, anche se avremmo preferito un’introduzione più rapida. Un ulteriore risultato è il fatto di disporre ancora di una direttiva distinta e a sé stante, indipendente da REACH, non escludendo chiaramente il necessario coordinamento. In terzo luogo, ritengo particolarmente importante che, grazie a questi progressi, disponiamo ora di una metodologia efficace, che ha creato difficoltà in fase di negoziazione in seno a questa Camera, ma che dovrebbe garantire che le sostanze siano sottoposte nuovamente ad un riesame per capire i loro possibili effetti. Infine, vi sono alcune sostanze, le HBCDD per la precisione – guardando qui sulle mie carte – che comprendono i ritardanti di fiamma bromurata più comunemente usati e controversi e tre importanti tipi di ftalati, che devono essere esaminate in via prioritaria. Ovviamente sono state prese azioni anche in merito ai nanomateriali. Avremmo voluto compiere ulteriori progressi, ma siamo comunque soddisfatti della decisione della Commissione di emettere una dichiarazione che riteniamo molto importante. Avremmo voluto spingerci oltre? La risposta, ovviamente, è affermativa in quanto non siamo soddisfatti di alcuni aspetti. Naturalmente il nostro gruppo avrebbe voluto vietare anche altre sostanze, un riesame più rapido e un numero minore di esenzioni. In merito a quest'ultimo punto, intendo tornare a parlare brevemente dei pannelli solari. Il gruppo S&D è stato l’unico a opporsi fino alla fine all’idea completamente errata di non includere i pannelli solari nel campo di applicazione. È emersa una lobby particolare a tal riguardo, in modo del tutto ingiustificato a parer mio, perché si permetterà così che il cadmio, una sostanza vietata già dal 2003, rimanga in circolazione per almeno altri dieci anni. Ritengo sia una scelta infelice, soprattutto per un settore che dovrebbe assumere un ruolo trainante. Il gruppo S&D è comunque lieto di sostenere questo compromesso, ma mi auguro che il gruppo Europa della Libertà e della Democrazia non abbia ricevuto i documenti sbagliati, perché non ho notato un grande coinvolgimento da parte loro nei triloghi.
Horst Schnellhardt (PPE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, la versione di rifusione della direttiva dovrebbe contribuire a migliorare la protezione dei consumatori e dell’ambiente. Abbiamo raggiunto questo scopo creando un quadro realistico basato sui rischi effettivi per i consumatori e per l’ambiente e che offre alle imprese certezza giuridica per gli investimenti e le innovazioni, aspetti di fondamentale importanza per le piccole e medie imprese che svolgono ricerche in settori specifici. È confortante sapere di essere riusciti a concordare su orientamenti adeguati ai rischi in merito a una questione così importante e, a tal proposito, desidero ringraziare la relatrice e i relatori ombra.
Molti onorevoli colleghi hanno espresso il loro rammarico per la mancata inclusione dei pannelli solari. Onorevoli deputati, non si parla qui di cadmio ma di tellururo di cadmio e l’innovazione e gli investimenti rappresentano la posta in gioco. È necessario, infatti, prendere in considerazione le questioni separatamente, in quanto questi dispositivi non sono apparecchiature elettriche ma servono per generare elettricità. Questa distinzione è di cruciale importanza perché non è possibile generalizzare affermando che "si tratta indistintamente di sostanze tossiche". Del resto anche il mio corpo, ad esempio, contiene un certo quantitativo di zolfo, sostanza che sicuramente non sarei così incline ad ingerire volontariamente. Tuttavia, la situazione è ben diversa quando si parla di composti chimici e, perciò, sono lieto che sia stata finalmente esaminata la questione del PVC. Le imprese produttrici hanno condotto numerose ricerche nel corso degli ultimi anni ed è sufficiente considerare i recenti sviluppi per capire cosa accade nel mondo. Non è necessario ritornare su una discussione che dura ormai da dieci anni.
Sono soddisfatto di questa versione del testo e sono sicuro che ci permetterà di ottenere maggiori benefici per l’ambiente e per i consumatori, promuovendo al contempo l’innovazione.
Salvatore Tatarella (PPE). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi anni abbiamo registrato notevoli sforzi delle istituzioni comunitarie finalizzati a rendere la produzione, l'uso e lo smaltimento dei prodotti elettronici più rispettosi dell'ambiente e della salute umana.
La direttiva RoHS è un tassello di questa politica. La conformità alle direttive rappresenta indubbiamente una sfida e un onere per le aziende, ma anche un'opportunità. Infatti, la capacità di offrire prodotti meno inquinanti diventa per le nostre aziende un elemento di differenziazione molto importante, tale da assumere la valenza di un vero e proprio vantaggio competitivo. Le aziende non debbono vedere nelle norme e nelle prescrizioni della direttiva soltanto obblighi penalizzanti, ma anche occasioni per migliorare i processi aziendali e la qualità dei prodotti.
Cionondimeno, alcune esenzioni si sono rese necessarie – alcune dovute all'attuale momento di grave crisi economica, altre perché saranno oggetto di una successiva e specifica direttiva. È il caso dei nanomateriali, dei settori spaziali e della sicurezza, delle installazioni fisse, dei mezzi di trasporto e macchine semoventi, delle apparecchiature mediche per impianti nel corpo umano, dei pannelli fotovoltaici e delle apparecchiature destinate ad applicazioni di ricerca e di sviluppo.
Infine, colgo l'occasione per auspicare una maggiore coerenza fra la direttiva RoHS e il regolamento REACH, evitando ogni pericolo di confusione e di sovrapposizione, perché aziende e operatori hanno bisogno di norme chiare e certe.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signora Presidente, ritengo doveroso sostenere l'intento di base della direttiva. La commissione si è finalmente assunta le sue responsabilità e ha apportato notevoli miglioramenti alla proposta della Commissione, sebbene vi siano ancora un paio di questioni sui cui è necessario discutere.
In primo luogo, è fondamentale tenere sempre in considerazione nel nostro operato la dimensione internazionale. Non ha senso, infatti, che l'Unione europea rimanga immacolata, ma permetta ancora di importare sostanze pericolose.
In secondo luogo, le piccole e medie imprese devono poter rispettare i regolamenti e, soprattutto, le prescrizioni burocratiche correlate .
In terzo luogo, suppongo che il processo avviato presenti una natura dinamica piuttosto che statica e, pertanto, questa problematica dovrà essere sottoposta all'attenzione del Parlamento europeo a intervalli regolari.
Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signora Presidente, signori Commissari, ritengo che questo sia solo un piccolo passo, ma è un passo nella direzione giusta. L’emendamento presentato è stato almeno in grado di raggruppare tutte le eccezioni previste. Ritengo che questo testo fornirà delle importanti linee guida al settore delle imprese.
Tuttavia, per quanto riguarda questi orientamenti, ritengo sia di cruciale importanza che i consumatori siano informati, ora e in futuro, circa i potenziali agenti inquinanti cui vengono in contatto acquistando apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questo è l’unico modo per garantire che siano seguite le corrette procedure per la nostra prossima direttiva in merito allo smaltimento di queste apparecchiature.
È importante che la Commissione e gli Stati membri forniscano ora queste informazioni perché il periodo di transizione di otto anni è un periodo molto lungo.
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Signora Presidente, nei paesi industrializzati il ciclo di vita delle apparecchiature elettriche ed elettroniche si sta progressivamente riducendo, con il conseguente aumento del tasso di sostituzione e rendendo i rifiuti derivanti da questi dispositivi un fardello sempre più oneroso per l'ambiente.
Tali rifiuti sono complessi e spesso contengono sostanze pericolose che non riescono ancora ad essere smaltite in modo soddisfacente. È dunque opportuno considerare la possibilità di sostituire queste sostanze già nella fase di produzione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Secondo le informazioni a disposizione, il nostro obiettivo deve essere di trovare gradualmente sostituti non nocivi per i ritardanti di fiamma alogenati e per il PVC, largamente usato e poco costoso. Proprio per il PVC dovremo adottare un approccio efficace per trovare un giusto compromesso tra i requisiti obiettivi di tutela ambientale e gli interessi del settore produttivo.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, onorevoli deputati, desidero congratularmi nuovamente con la relatrice per il duro lavoro svolto, grazie al quale sembra che quest’Aula stia raggiungendo un accordo molto importante. Abbiamo ora una serie di normative stabilite dal Parlamento grazie alle quali gli Stati membri potranno garantire che le apparecchiature elettroniche presenti nei mercati europei non contengano determinate sostanze pericolose. Questa proposta è un compromesso ed si sa che i compromessi portano sempre ad altri compromessi, è ovvio. Allo stesso modo sappiamo che il Parlamento, la Commissione e quanti sono stati coinvolti in questo processo hanno mostrato una notevole buona volontà che ha portato ad un risultato accettabile dalla maggioranza di questa Camera.
La Commissione ha molto da dire a riguardo: avremmo voluto che il testo di compromesso e il campo di applicazione fossero stati più chiari in merito agli obblighi degli Stati membri e degli operatori economici nel corso del periodo di transizione di otto anni. Le dichiarazioni della Commissione evidenziano la nostra interpretazione del testo in merito al campo di applicazione e desidero quindi assicurarmi che siano inserite negli atti del Parlamento. Ciononostante, prendiamo molto sul serio il nostro obbligo di condurre una valutazione d'impatto di tutti i cambiamenti al campo di applicazione rispetto alla direttiva attuale e cominceremo a lavorare con l'entrata in vigore della direttiva rivista.
Per quanto attiene all’attuazione, riteniamo che le disposizioni per la valutazione di conformità e la marcatura siano efficaci in quanto stabiliscono obblighi chiari sia per il modo in cui gli operatori economici dimostrano la conformità dei loro prodotti sia per il modo in cui gli Stati membri sono tenuti a verificarla.
Il nostro lavoro non è certamente concluso e vorrei ringraziare gli onorevoli deputati per il loro contributo e per i suggerimenti che la Commissione prenderà in debita considerazione.
Jill Evans, relatore. – (EN) Signora Presidente, vorrei in primo luogo ringraziare gli onorevoli colleghi per il loro contributo. Le notevoli divergenze tra i gruppi e le difficoltà incontrate da questo processo sono evidenti a quanti hanno assistito alla discussione, ma abbiamo infine ottenuto il sostegno di tutti i gruppi e mi auguro che questo possa riflettersi nella votazione di mercoledì.
Sono lieto degli impegni presi dalla Commissione alla quale sarà affidato il futuro della direttiva stessa, nel caso in cui il testo fosse approvato mercoledì. Non avremo ulteriori poteri codecisionali e in futuro la Commissione potrà riesaminare il campo di applicazione ed eventuali restrizioni. Invito quindi la Commissione ad assegnare la priorità alle limitazioni future in modo da ripulire questo notevole flusso di rifiuti che ancora pone numerosi problemi alla salute umana e all'ambiente.
Come alcuni onorevoli colleghi hanno precisato questa sera, prevenire è meglio che curare e vi sono sostanze ben più nocive dei metalli pesanti e dei ritardanti di fiamma bromurati, le cui limitazioni sono già contemplate nell’attuale direttiva RoHS. La necessità di applicare altre restrizioni in futuro è stata inoltre ampiamente dimostrata.
La discussione è stata seguita con grande interesse da molti, compresi il settore dell’industria e le organizzazioni non governative. Ritengo che questo sia il compromesso definitivo in quanto abbiamo tenuto fede agli obiettivi della RoHS e disponiamo ora di una normativa ancora più efficace, che il Parlamento deve appoggiare mercoledì.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 24 novembre 2010.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Sergio Berlato (PPE), per iscritto. Signora Presidente, onorevoli colleghi, secondo dati recenti nell'Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche, di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni. Con l'espansione del mercato e l'accorciarsi dei cicli d'innovazione le apparecchiature sono sostituite con maggiore frequenza, contribuendo ad accrescere il flusso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si stima che tali rifiuti raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020.
La direttiva RoHS, adottata nel 2003, aveva come obiettivo la progressiva eliminazione di una prima serie di sostanze pericolose e ha consentito di ridurre la quantità delle sostanze smaltite e potenzialmente rilasciate nell'ambiente. La revisione di questa direttiva è stata prevista con l'obiettivo di introdurre norme più severe in materia di restrizione delle sostanze pericolose. Ritengo che il pacchetto di compromesso, raggiunto dopo un lungo negoziato tra Consiglio e Parlamento, rappresenti un importante passo in avanti per una maggiore chiarezza e semplificazione della direttiva. Tra gli aspetti regolamentati assume particolare rilevanza l’esclusione dal campo di applicazione della direttiva di tutte quelle sostanze che, senza alcun riscontro scientifico, sarebbero state vietate, concorrendo in tal modo a danneggiare le numerose imprese che operano sul mercato.
Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. – Cari Colleghi, considerata l'importanza di primo piano della revisione di questa Direttiva, occorre tenere ben presente che il suo scopo principale é quello di prevedere norme più rigorose e anche più severe in materia di restrizione all'utilizzo di materie pericolose. Ora, ritengo che questo pacchetto di compromesso rappresenti un notevole progresso verso una maggiore chiarezza e semplificazione della direttiva RoHS. Tra i molteplici aspetti che vengono presi in considerazione al fine di essere regolamentati, vorrei sottolineare in particolare l'esclusione dal campo di applicazione della direttiva di tutte quelle sostanze - come ad esempio il PVC e i nanomateriali - che sarebbero andate incontro ad un divieto di produzione. E ciò, cari colleghi, non solo in mancanza di un oggettivo riscontro scientifico, ma a detrimento del progresso tecnologico legato alla produzione di tali materiali. Per questo, nel complesso possiamo ritenerci soddisfatti dell'accordo di negoziato. Da un lato questo accordo rafforza le istanze di protezione dell'ambiente proibendo sostanze ritenute pericolose in seguito ad accertamenti scientifici affidabili; dall'altro, invece, esclude che altri materiali, la cui pericolosità non trova riscontro a livello scientifico, vengano inclusi in black list a scapito dei produttori e dei ricercatori, ma soprattutto a scapito dei consumatori.
Pavel Poc (S&D), per iscritto. – (CS) Le fonti energetiche rinnovabili hanno l’obiettivo di proteggere l’ambiente; creare nuovi pericoli ambientali e per la salute umana è in netto contrasto con questo obiettivo. La direttiva RoHS e la risoluzione del Consiglio del 28 gennaio 1988 concernente un programma d’azione della Comunità contro l’inquinamento dell’ambiente da cadmio sono contrari all’impiego di questa sostanza, visto che l'Europa è una regione particolarmente esposta ai rischi del cadmio, sostanza cancerogena. Mi oppongo fermamente all’emendamento n.12 che propone di escludere i pannelli fotovoltaici dal campo di applicazione della direttiva RoHS, non sostenendo le tecnologie solari. In questo modo si legalizza di fatto la produzione di celle basate sul tellururo di cadmio che permettono ai produttori di raggiungere profitti più elevati rispetto all’impiego di celle di silicone. Approvare questa proposta significa sostenere la produzione di celle CdTe a discapito di quelle in silicone, che hanno un'illimitata riserva di materie prime e non contengono materiali tossici. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che, escludendo dalla direttiva RoHS le celle fotovoltaiche, non sarà possibile riesaminare la decisione per diversi anni. La ricerca nel campo delle tecnologie fotovoltaiche non tossiche riceverà ora un’accelerazione solo se i produttori di pannelli solari dovranno conformarsi alle prescrizioni della direttiva RoHS, come chiunque altro.
Richard Seeber (PPE), per iscritto. – (DE) Il riesame della direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche pone particolari sfide, sebbene sia assolutamente necessario procedere a una rifusione per eliminare le incertezze in merito al campo di applicazione, alla mancanza di chiarezza delle disposizioni giuridiche e delle definizioni, nonché alla luce delle differenze tra gli Stati membri e delle potenziali sovrapposizioni procedurali con altri atti giuridici comunitari, quali REACH ad esempio. La proposta iniziale della Commissione era nettamente a favore dei grandi produttori, mentre la versione attuale prende in ben più ampia considerazione la capacità economica delle piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale della competitività europea. Sono state definite chiaramente la procedura di deroga e le scadenze per la decisione della Commissione. È doveroso sottolineare che si è stabilito di procedere al riesame della direttiva entro dieci anni, al fine di adattarla al progresso tecnologico; il riesame dovrà tenere particolarmente conto della disponibilità e dell’affidabilità di prodotti alternativi e dell’impatto socioeconomico.
19. Richiesta di revoca dell'immunità parlamentare: vedasi processo verbale
Presidente. – L'ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE). – (RO) Signora Presidente, desidero esprimere la mia preoccupazione per l’eccessivo livello di politicizzazione che ho riscontrato recentemente in relazione all’ingresso della Romania nell’area Schengen.
Non ritengo corretto fondere i criteri specifici per la riforma del sistema giudiziario con quelli per l’adesione all’area Schengen. La Romania è pronta e rispetta i requisiti tecnici, che in realtà sono gli unici criteri da applicare per la valutazione.
La Romania non è, né sarà mai, un paese esportatore di criminalità. È inaccettabile che questioni riguardanti esclusivamente comunità di immigrati di origine rumena siano estese a tutti i cittadini. Se da un lato siamo coscienti che il voto della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, previsto per la primavera prossima, avrà carattere politico, dall’altro crediamo anche che questo voto debba basarsi su una valutazione equa e oggettiva senza alcuna considerazione di natura elettorale.
Maria Eleni Koppa (S&D). – (EL) Signora Presidente, la nuova linea strategica della NATO, approvata durante il vertice di Lisbona, segna l’inizio di una nuova era di impegni per far fronte alle nuove sfide. In questo contesto è importante riconoscere l’unicità del partenariato tra la NATO e l’Unione europea e la necessità di adottare un approccio ancor più coeso in materia di sicurezza europea e di tutti gli aspetti a essa legati. La cooperazione tra le due organizzazioni deve basarsi in ogni caso sulla trasparenza, la complementarietà e il rispetto della reciproca indipendenza.
È fondamentale operare in sinergia ed evitare sovrapposizioni, in particolare nelle missioni politiche, che comportano uno spreco di energie e di risorse umane sia per l’Unione europea che per gli Stati membri della NATO, soprattutto se vogliamo puntare all’efficienza e al risparmio.
Grande importanza rivestono le questioni legate all’organizzazione della cooperazione istituzionale tra i due organismi e alla creazione di un meccanismo di consultazione affidabile che definisca le modalità e i mezzi per un’azione comune. Desidero pertanto incoraggiare un dibattito approfondito in merito.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE) . – (RO) Signora Presidente, il 28 novembre nella Repubblica moldova si terranno le elezioni parlamentari anticipate.
Da oltre un anno l’Alianţa pentru Integrare Europeană (Alleanza per l’integrazione europea) è alla guida del paese e sono stati fatti importanti passi avanti per riformare la società e l’economia della Repubblica moldova.
L’Alianţa pentru Integrare Europeană ha anche mostrato un sincero interesse nell’intraprendere definitivamente il cammino che porta in Europa.
Riconoscendo l’impegno e i progressi compiuti, l’Unione europea ha sostenuto e continua a sostenere la Repubblica moldova, sia politicamente, sia finanziariamente.
Spero sinceramente che le elezioni di domenica confermino in modo definitivo il cammino intrapreso dalla Repubblica moldova verso la piena democrazia, lo stato di diritto e un’economia di mercato efficiente, perché questo cammino conduce alla grande famiglia europea, di cui mi auguro la Repubblica moldova farà presto parte a tutti gli effetti.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, desidero esprimere il mio disappunto per il deplorevole comportamento del segretariato del Comitato delle Regioni relativamente alla mostra fotografica organizzata dall’amministrazione in esilio del distretto di Kyrenia, a Cipro, attualmente occupato dalle forze armate turche.
Le fotografie esposte illustrano la distruzione di vari monumenti, ivi inclusi edifici sacri appartenenti ai tre millenni di storia di Kyrenia. L’abbattimento di questi edifici è chiaramente finalizzato a eliminare qualsiasi testimonianza della presenza di abitanti di cultura greca e credo cristiano nella città. Le persone allontanate a forza dalle proprie case sono riuscite, sebbene sradicate come rifugiati, a insediarsi nuovamente a Kyrenia 36 anni più tardi.
Era previsto che la mostra venisse inaugurata dal Segretario generale del Comitato delle Regioni, che però alla fine non si è presentato a causa delle pressioni da parte delle forze di occupazione turche, in quanto la mostra illustra l’invasione di Cipro da parte della Turchia nel 1974 e la distruzione del suo bagaglio culturale da parte delle forze occupanti. Il segretariato del Comitato delle Regioni in realtà ha persino chiesto che la mostra fosse chiusa. Condanno tale comportamento inaccettabile.
John Bufton (EFD). – (EN) Signora Presidente, probabilmente gli aiuti all’Irlanda non saranno gli ultimi a essere dispensati all’interno dell’area dell’euro, sebbene si affermi il contrario. Nonostante la crisi del debito che sta affliggendo l'Unione economica e monetaria (UEM), le autorità ci tengono a sottolineare che il problema dell’Irlanda è diverso da quello che ha colpito la Grecia sette mesi prima.
Mentre nel caso di Atene si trattava di irresponsabilità fiscale e di corruzione all’interno del settore pubblico, il debito di Dublino è causato da attività bancarie sconsiderate. Il Portogallo non sembra particolarmente colpito da nessuna delle due, eppure sta lottando per non affondare, al pari della Spagna.
Cosa accomuna questi due paesi? La moneta unica, che non è idonea al suo scopo e che è fondata su un idealismo ideologico piuttosto che su una vera base economica. Sembra proprio che stiamo puntando tutto su una carta sola.
Quali sono i paesi più benestanti d’Europa? La Norvegia e la Svizzera, che controllano direttamente le proprie risorse ed economie, eppure continuano a intrattenere scambi commerciali con i propri vicini, membri dell'Unione europea, sapendo di poter rivolgersi altrove se l’UE dovesse abbandonare il progetto.
Salvare il Portogallo alzerebbe il costo complessivo alla soglia dei 300 miliardi di euro e porterebbe il capitale dell’Eurozona allo stremo. Non c’è dubbio che l’unica scelta ragionevole rimasta sia l’EU-tanasia.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, desidero spendere qualche parola in merito alla situazione irlandese. Spiegel Online scrive che la tigre celtica è in terapia intensiva e noi dobbiamo chiederci come si sia arrivati a tanto. Non vi è dubbio che le radici della crisi finanziaria siano da ricercarsi nel nostro sistema monetario, ossia nel modo in cui si crea denaro. Le banche commerciali private immettono enormi quantità di moneta nel sistema, incentivando la speculazione, aumentando l’inflazione e portando a un indebitamento spropositato delle parti coinvolte. Ne consegue che siamo di fronte a una crisi sistemica non risolvibile investendo miliardi in un sistema bancario sgangherato, neppure se si iniettasse questo denaro nell’economia irlandese. È necessaria una forma reale di creazione di denaro. Dobbiamo pertanto restituire tale facoltà al settore pubblico, il che ci consentirebbe di reintrodurre centinaia di miliardi nelle economie europee. Inoltre, la creazione pubblica di moneta sarebbe compatibile con una libera economia di mercato. Decisioni di portata così grande richiedono tuttavia coraggio e forza da parte dei nostri politici, di conseguenza non si può più permettere alle banche di condurre il Parlamento in danze sfrenate.
László Tőkés (PPE). – (HU) Signora Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che il Parlamento europeo non possa esimersi dal commemorare il 95° anniversario del genocidio armeno in Turchia. In ottemperanza alla decisione del 18 giugno 1987, il Parlamento europeo deve ricordare il massacro che ha coinvolto dal milione e mezzo ai 2,75 milioni di civili innocenti e condannare senza riserve, in base agli stessi criteri validi per l’olocausto e i genocidi perpetrati dai comunisti, i crimini contro l’umanità commessi dall’Impero ottomano nel 1915 ai danni della minoranza armena e della comunità cristiana.
Fino a oggi, sono complessivamente ventidue gli stati che hanno riconosciuto il fatto storico dell’olocausto armeno. È deplorevole che la relazione Messerschmidt di quest’anno in merito alla questione alla fine non abbia ricevuto il sostegno di cui necessitava. Desidero pertanto proporre che il Presidente Buzek prenda l’iniziativa di far riconoscere all’unanimità il genocidio armeno a tutti gli Stati membri dell’UE, di renderne punibile il diniego e inoltre di inserire la questione quale punto obbligatorio dei negoziati per l’adesione della Turchia.
Rovana Plumb (S&D). – (RO) Signora Presidente, il 91 per cento dei giovani tra i 18 e i 27 anni ritiene che la situazione economica del paese sia peggiorata. Solo il 33 per cento dei giovani non vuole lasciare la Romania. A causa della propria politica di tagli, l’attuale governo di Bucarest sta incoraggiando la fuga di cervelli all’estero.
Ogni mese dobbiamo constatare che i giovani formati per iniziativa del Governo rumeno e grazie al programma avviato dai socialdemocratici nel 2004, vengono licenziati dall’amministrazione pubblica oppure stentano a trovare lavoro, pur avendo l’esperienza necessaria e la motivazione per dare un contributo concreto al sistema.
Sono a favore della mobilità nel mercato del lavoro, ma il governo di Bucarest deve creare nuovi posti per trarre vantaggio dall’esperienza di questi giovani.
Desidero esprimere il nostro pieno appoggio agli studenti e alle associazioni studentesche in Romania, come ad esempio l’associazione degli studenti romeni all’estero (LSRS).
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE). – (ES) Signora Presidente, i pescherecci operanti nell’oceano Indiano sono alla mercé di un’ondata di attacchi da parte dei pirati. Nelle ultime due settimane ben dieci attacchi hanno colpito le imbarcazioni Intertuna III, Demiku, Elai Alai, Playa de Anzoras, Albacan, Erroxape, Campolibre Alai e Playa de Aritzatxu.
Gli attacchi avvengono sempre più al largo, perché i pirati stanno utilizzando imbarcazioni già sequestrate come barche di appoggio logistico. Anche se i pescherecci sono protetti da un servizio privato di sicurezza, risultano comunque molto vulnerabili, perché inviano le coordinate sulla propria posizione ma nessuno le intercetta.
Bisogna migliorare il coordinamento, in quanto le forze navali dell’Unione europea non sono intervenute in occasione di alcuno degli attacchi, e non sappiamo in che modo rispondano a questi allarmi.
La risoluzione che abbiamo approvato nel novembre dello scorso anno al Parlamento deve trovare applicazione, così come serve un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite e di altri paesi. È necessario inoltre stanziare ulteriori risorse per l’operazione Atlanta, organizzare al contempo blocchi navali più efficaci sulle coste somale e infine concludere altri accordi con gli stati costieri al fine di perseguire i pirati.
La pirateria ha ripercussioni sia sulla flotta mercantile e peschereccia, sia per i paesi con i quali sottoscriviamo accordi, il cui sviluppo, o tracollo, è anche legato alla sicurezza della pesca nell’area.
Oreste Rossi (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, voglio denunciare al Parlamento quanto è successo relativamente alla mostra "Promozione dei valori culturali attraverso la protezione del patrimonio culturale della Cipro occupata" in corso presso il Comitato delle regioni dal 17 al 26 novembre scorsi.
Il giorno 17 novembre, dopo l'inaugurazione, il capo unità della DG Comunicazione Wolfgang Petzold ha ordinato agli espositori di sospendere immediatamente la mostra, adducendo come motivazione che i pannelli riportavano didascalie diverse da quelle concordate.
Mi sono fatto inviare il carteggio della richiesta di autorizzazione e ho verificato che non c'era nessuna differenza tra quanto autorizzato dallo stesso ufficio e quanto esposto. Risulta inoltre che al curatore della mostra sia stato detto, dallo stesso capo unità, di cancellare i termini "occupazione" e "invasione turca". Ho contattato telefonicamente più volte il capo unità per chiarire quanto successo, ma né il dirigente in oggetto né i suoi collaboratori hanno accettato di parlarmi. Poche ore dopo aver denunciato questi fatti la mostra è stata riaperta.
Onorevoli colleghi, ritengo quanto successo al Comitato delle regioni un fatto grave e lesivo dei diritti di uno Stato membro dell'UE.
Corneliu Vadim Tudor (NI). – (RO) Signora Presidente, sfortunatamente la Romania è diventata la frontiera selvaggia dell’Europa. Se prima, durante la dittatura comunista, la situazione era seria, adesso con la dittatura della mafia è precipitata.
I tentacoli più grandi della piovra controllano la giustizia e le forze dell’ordine, affette dal male della corruzione.
Non si conoscono gli autori degli oltre 5 000 crimini commessi in Romania dal gennaio 1990. Questo paese non solo è un paradiso per i gruppi del mondo criminale, protetti dal sistema giudiziario e dalla polizia, ma è anche un punto nevralgico per i pedofili, i geni della truffa e gli agenti stranieri più smaliziati.
Se da un lato la caduta del muro di Berlino ha rappresentato un evento positivo, dall'altro non lo è, dato che il muro è caduto sopra le nostre teste, le teste delle popolazioni dell’Europa dell’est.
Nel dicembre 1989 alcuni personaggi importanti in cerca di emozioni hanno risvegliato Dracula dal sonno, e adesso non sappiamo come liberarcene.
Georgios Koumoutsakos (PPE). – (EL) Signora Presidente, la nuvola nera che si è recentemente estesa sopra l'Europa si sta progressivamente addensando. L’ascesa elettorale di estremisti di destra, di xenofobi e spesso di fazioni e partiti razzisti ha influenzato gli sviluppi politici in numerosi Stati membri, persino in Svezia. Si tratta di un segnale che non possiamo trascurare.
La crisi economica senza precedenti e il crescente problema dell’immigrazione si stanno mescolando in un cocktail esplosivo che alimenta estremismi ed eccessi. Ci troviamo ovviamente di fronte a un problema estremamente complesso e di difficile soluzione.
Per questo motivo il partito europeo di centro-destra e i socialdemocratici al Parlamento europeo, il gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) e i socialisti hanno una grande responsabilità e una missione da compiere: disperdere la nuvola prima che scoppi il temporale. Devono perciò sfruttare al meglio il potenziale di intesa e di coordinamento in modo da poter intraprendere azioni più efficaci per affrontare problematiche specifiche che richiedono uno sforzo collettivo, quali l’immigrazione. In seno al Parlamento europeo dobbiamo dare l'avvio a una nuova iniziativa comune e forte contro xenofobia e razzismo in quest’Europa afflitta dalla crisi.
Alan Kelly (S&D). – (EN) Signora Presidente, quale eurodeputato irlandese sono al corrente del fatto che al momento gli occhi dell’Europa siano puntati sulle difficoltà economiche del mio paese. La crisi in Irlanda è stata provocata dall’avidità dell'élite politica e imprenditoriale, che ha sperperato la ricchezza prodotta da una popolazione energica e innovativa. È pertanto tale élite da additare come responsabile dell'accaduto.
La crisi però è stata anche causata da una legislazione poco rigorosa nei confronti del settore bancario, e questo fallimento riguarda anche il resto d’Europa. Vanno ricordate infatti le prove di stress per sostenute dalle banche lo scorso luglio, quando la Commissione ha avvallato il futuro proprio delle banche irlandesi all’origine della crisi. Come è potuto accadere? Sono molto contrariato nel vedere il mio paese arrivare a tanto, davvero molto contrariato.
Accolgo con molto favore la solidarietà manifestata dai nostri colleghi in Europa, in particolare ai contributi finanziari per stabilizzare la nostra economia. Credo tuttavia che siamo a un punto di svolta per quanto riguarda il futuro dell’UE. L’Irlanda è in tutto e per tutto una nazione sovrana e qualsiasi imposizione dall’Europa in tema di politica fiscale oltrepasserebbe una linea pericolosa nei rapporti tra UE e gli stati più piccoli al suo interno.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signora Presidente, anch’io desidero intervenire in merito all’attuale crisi economica, ma da una diversa prospettiva. Oggi abbiamo ascoltato Jean-Claude Trichet e Olli Rehn parlare in merito alla necessità di integrità fiscale e invitare l’Irlanda, il Portogallo e altri paesi ad aderire al Patto di stabilità e crescita.
Un’indagine Eurobarometro, i cui risultati sono stati resi noti oggi, ha chiesto a oltre 27 000 cittadini all’interno dell’UE e a 1 000 cittadini in Irlanda un’opinione su come sia possibile risollevarsi dalla crisi.
Limitandoci a due soli aspetti, una domanda chiedeva ai cittadini di elencare in ordine di preferenza le modalità per uscire rapidamente dalla crisi. Mentre il 29 per cento dei cittadini UE e un terzo di quelli irlandesi ha optato per la riduzione della spesa pubblica, due terzi dei cittadini europei e il 57 per cento dei cittadini irlandesi hanno dato la preferenza agli incentivi all’economia oppure a una combinazione di entrambi gli approcci.
Una domanda sulle priorità politiche ha mostrato come oltre il 50 per cento dei cittadini sia europei, sia irlandesi, riconosca che in primo luogo vadano affrontate le questioni della povertà e dell’esclusione sociale. Diventa quindi chiara la divergenza tra le due prospettive. Non stiamo rispondendo adeguatamente alle preoccupazioni dei cittadini e credo che dovremmo rivedere le nostre priorità.
Gerard Batten (EFD). – (EN) Signora Presidente, domani, il 23 novembre, ricorre il quarto anniversario della morte a Londra del mio elettore, Alexander Litvinenko. Litvinenko è stato assassinato da elementi legati al governo russo in un atto di terrorismo di stato. I tre principali sospettati, ricercati dalla polizia londinese, Andrei Lugovoi, Dmitry Kovtun and Vyacheslav Sokolenko, sono ancora a piede libero in Russia. Nel frattempo la dignitosa vedova di Litvinenko, Marina, si vede negata giustizia. Fino a oggi, nessuna commissione di medicina legale è stata istituita per investigarne la morte, nonostante la prassi in casi di morte violenta come questi lo preveda.
Colgo pertanto l'occasione per invitare le autorità britanniche sia a nominare al più presto una commissione di medicina legale per stabilire e rendere pubbliche le circostanze e la causa del decesso, sia a indicare ufficialmente i nomi degli indagati per l'assassinio.
Litvinenko era un cittadino britannico ed è stato assassinato su suolo britannico: si tratta quindi del minimo cui lui e la sua famiglia possono aspirare o avere diritto di ricevere.
Anna Záborská (PPE). – (SK) Signora Presidente, una settimana fa sono state pubblicate le relazioni sul processo di adesione nei paesi dei Balcani. Non mi sembra corretto imporre delle condizioni per l’avvio dei negoziati con paesi candidati a diventare Stati membri e poi non avviarli dopo che tali criteri sono stati soddisfatti. Perché la Macedonia non viene trattata equamente?
La Macedonia è un paese dove le riforme stanno portando a buoni risultati. Oltre l’80 per cento dei licenziandi delle scuole superiori nel paese intraprende gli studi universitari e inizia a studiare inglese all’età di sei anni.
Nella relazione della Commissione si parla di progressi nella lotta alla corruzione, di un governo stabile e di dialogo politico. La Macedonia ha rispettato tutti i criteri di Copenaghen e pertanto merita di avere l’opportunità di avviare le trattative per diventare uno degli Stati membri dell’UE. Le questioni irrisolte possono essere discusse in sede negoziale, ma il mancato avvio dei negoziati indebolirebbe la fiducia nell'Europa.
Estelle Grelier (S&D) . – (FR) Signora Presidente, quale risultato della politica di austerità portata avanti dal governo Cameron, il Regno Unito ha appena stabilito l’interruzione dei finanziamenti ai grandi rimorchiatori pensati per prestare soccorso e assistenza alle navi nella Manica, una decisione unilaterale che è stata criticata dalle autorità portuali, marittime, commerciali e politiche dell’area.
L’annunciata iniziativa del Regno Unito potrebbe avere ripercussioni tragiche per la sicurezza marittima di questo settore che, con oltre 250 mila imbarcazioni l’anno, costituisce la rotta commerciale più trafficata al mondo. Nel corso degli ultimi dieci anni, sono stati registrati quasi 300 incidenti e gli esperti sostengono che il posizionamento preventivo di navi di salvataggio molto potenti abbia impedito che diversi incidenti assumessero proporzioni gravi.
Dal momento che la sicurezza marittima ha ripercussioni sull’intero territorio dell’UE e sulla tutela dell’ambiente, il servizio dei rimorchi di emergenza è responsabilità delle autorità pubbliche con il sostegno finanziario degli armatori, e non deve essere privatizzato a beneficio di società private.
La Commissione europea ha pertanto il dovere di affrontare la questione, visto che l’Europa deve potersi permettere le risorse per attuare la grande politica marittima integrata che sta ufficialmente promuovendo.
Giommaria Uggias (ALDE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, voglio portare a conoscenza dei colleghi, dei cittadini e delle associazioni che abbiamo presentato la dichiarazione scritta 0086/2010 chiedendo la protezione dell'acqua come bene pubblico.
L'acqua non è solo un bene comune, ma un diritto umano universale, e la gestione del servizio idrico quale servizio pubblico locale è fondamento di una buona azione di governo. Sono questi i nostri principi ispiratori e sono gli stessi principi che hanno mosso migliaia di cittadini italiani a sottoscrivere tutte le richieste di referendum per evitare la sottrazione di un bene primario alla sfera pubblica.
Riteniamo infatti che l'iniziativa non abbia carattere di esclusività per chi l'ha proposta, poiché questa è una battaglia che appartiene a tutti. A conferma di ciò va detto che la dichiarazione è stata proposta insieme a colleghi dei gruppi politici dei verdi, degli amici socialisti e democratici e della sinistra europea e sta riscontrando un ampio consenso in seno a tutto il Parlamento.
L'obiettivo è di raccogliere almeno la metà delle firme dei componenti del Parlamento, affinché la dichiarazione diventi la posizione ufficiale del Parlamento europeo e possa salvaguardare l'acqua come diritto e non come profitto.
Monica Luisa Macovei (PPE). – (RO) Signora Presidente, domenica si terranno elezioni politiche anticipate nella Repubblica moldova che vedono competere forze democratiche e comuniste.
Il successo elettorale delle forze democratiche, attualmente unite nell’Alianţa pentru Integrare Europeană (Alleanza per l’integrazione europea), garantirebbe continuità ai progressi compiuti lo scorso anno, in direzione di un governo democratico, del diritto e del benessere delle persone. Le forze democratiche devono pertanto restare unite prima e dopo le elezioni.
Le elezioni di domenica devono svolgersi all’insegna della correttezza e della libertà, e gli elettori devono avere accesso alle fonti di informazione. Non si possono ripetere gli eventi violenti dell’aprile 2009: i governi democratici non si formano con la frode, la violenza o la paura.
Naturalmente sono i cittadini della Repubblica moldova a votare domenica, non noi. Noi in questo Parlamento sosteniamo coloro che portano a un cambiamento democratico, e a queste persone va la nostra solidarietà e il nostro incoraggiamento.
Luis de Grandes Pascual (PPE). – (ES) Signora Presidente, recentemente la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad è stata attaccata e 58 persone, soprattutto donne e bambini, hanno perso la vita per il semplice fatto di essere cristiani. Al-Qaeda ha rivendicato con orgoglio l’attacco. Non si tratta di un caso isolato, quanto piuttosto dell’apice delle persecuzioni e degli attacchi ai danni dei cristiani nei paesi a maggioranza musulmana. Vi sono state espulsioni dal Marocco, minacce in Turchia e attacchi in India e in Nigeria. In gennaio sei cristiani sono stati massacrati all’ingresso di una chiesa nei pressi del Cairo. Per quanto tempo le democrazie occidentali intendono accettare questa situazione rimanendo in silenzio?
Fortunatamente il Presidente Buzek ha rilasciato una dichiarazione a nome del Parlamento. In questa dichiarazione dell’Alto rappresentante, la baronessa Ashton, si condanna l’attacco solo come atto terroristico. Per quale motivo non si è fatta menzione della vera causa, ossia del fatto che le vittime erano di fede cristiana, movente inequivocabile degli attacchi?
Non ho sentito dichiarazioni né da parte di Zapatero, né del Primo ministro Erdogan. Qual è dunque lo scopo dell’Alleanza delle civiltà? Mi vergogno della nostra ingenuità e codardia. Non posso astenermi dal ricordare la defunta e incompresa Oriana Fallaci, che aveva annunciato l’arrivo di Eurabia ed era stata bersagliata per aver avuto il coraggio di condannare gli eventi in corso in questa Europa nevrotica.
Iliana Malinova Iotova (S&D). – (BG) Signora Presidente, istruzione e scienza sono un obiettivo prioritario della strategia economica per il 2020. Che questo programma rimanga solo sulla carta o che venga trasformato in azioni concrete dipende solo da noi. Per riuscire in questa impresa, le istituzioni europee e gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità. Il governo bulgaro invece sta portando avanti una politica che non solo va contro la politica nazionale in materia di ricerca scientifica e istruzione, ma anche a quella europea. Se l’Europa ha destinato il tre per cento a ricerca e sviluppo fino al 2020, la Bulgaria raggiunge solamente un modesto 0,6 per cento.
Dopo una serie di soluzioni fallimentari, l’Accademia bulgara delle scienze, un’istituzione con oltre 140 anni di storia, istituita sotto le dure condizioni del dominio ottomano, riconosciuta in tutto il mondo e che oggi produce il 55 per cento della ricerca scientifica in Bulgaria, sta per essere liquidata. Ha ricevuto oltre 30 milioni di euro per oltre 400 progetti europei andati a buon fine.
Nonostante il coinvolgimento delle istituzioni europee a livello politico e specialistico, il governo bulgaro chiaramente non riesce a trovare il modo di collegare la scienza all’uscita dalla crisi. La questione deve pertanto trovare spazio nel programma del Consiglio e della Commissione. Non si tratta infatti solo di una questione bulgara: la realizzazione del programma strategico e delle priorità europee rischia di essere compromessa.
Róża Gräfin von Thun und Hohenstein (PPE). – (PL) Signora Presidente, desidero richiamare la sua attenzione sull'inadeguatezza delle consultazioni sociali portate avanti dalla Commissione europea relativamente alla direttiva sulle opere orfane, ovvero opere per le quali non è possibile trovare il detentore dei diritti d’autore.
La discussione in Parlamento da me organizzata la scorsa settimana in merito ha evidenziato quanto interesse vi sia e quanti punti interrogativi susciti la direttiva su cui la Commissione sta attualmente lavorando. Il processo è però ancora avvolto nel mistero. Certamente gli esperti e gli enti direttamente coinvolti dovrebbero per lo meno essere messi al corrente sulla direzione che sta prendendo il progetto. Circa il 40 per cento della produzione artistica in Europa è interessato dal problema dell’assenza di paternità delle opere. La data di pubblicazione della direttiva è stata rinviata al primo trimestre dell’anno prossimo, quindi c’è ancora tempo per le consultazioni. Dobbiamo pertanto impegnarci di più per coinvolgere i nostri cittadini, esperti inclusi, nel processo legislativo in modo da migliorarlo il più possibile.
Matthias Groote (S&D). – (DE) Signora Presidente, la partecipazione democratica dei dipendenti nel settore dell’imprenditoria rappresenta uno degli elementi portanti della politica sociale dell’Unione europea. Da un mese a questa parte gli operai presso gli impianti Atlas a Ganderkesee, Delmenhorst e Vechta hanno scioperato notte e giorno proprio in nome di questi diritti. Gli operai stanno lottando per ottenere un contratto collettivo che garantisca il mantenimento di posti di lavoro validi e sicuri. Purtroppo la direzione ha categoricamente escluso la possibilità di negoziare con il locale sindacato dei metalmeccanici e con i comitati interni dei lavoratori. Da quando sono sorte le vertenze la direzione ha seriamente minacciato gli impiegati e li ha messi sotto pressione. Desidero pertanto invitare la direzione, e in particolare il signor Filipov, a riaprire il dialogo e a ritornare al tavolo delle trattative perché la partecipazione democratica non può restare bloccata all’esterno dei cancelli degli stabilimenti. Un sistema di assunzioni e licenziamenti liberi genera paura e semina scontento sociale. Si tratta di sistemi dannosi per la nostra democrazia e per i quali non ci può essere posto in Europa.
Cristian Dan Preda (PPE) . – (FR) Signora Presidente, vorrei spendere qualche parola sulle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, poiché sono a capo della missione di osservazione elettorale dell’Unione europea nel paese. Da ottobre a oggi in realtà si sono avvicendati circa 100 osservatori provenienti da 26 paesi, distribuendosi in tutta la Costa d’Avorio.
Il primo turno di votazioni si è svolto il 31 ottobre in modo abbastanza ordinato, senza violenze o brogli. Anche se la pubblicazione dei risultati elettorali ha subìto un piccolo ritardo, in generale non ci sono stati grossi problemi.
Il secondo turno invece è previsto per domenica prossima e si annuncia più difficile, perché si sono verificati scontri per le strade e il tono della campagna elettorale si è fatto aggressivo anche nei confronti dei nostri osservatori. Per di più questi ultimi a volte non riescono a svolgere il proprio lavoro di monitoraggio dei preparativi per la campagna. È meglio dunque placare gli animi per consentire che le votazioni si svolgano nella normalità. È di fondamentale importanza proteggere i nostri osservatori fino a domenica e anche in seguito.
Presidente. – La discussione è chiusa.
22. Servizio pubblico di radiodiffusione nell’era digitale: il futuro del sistema duale (breve presentazione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0286/2010), presentata dall’onorevole Belet, a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sul servizio pubblico di radiodiffusione nell’era digitale: il futuro del sistema duale [2010/2028(INI)].
Ivo Belet, relatore. – (NL) Signora Presidente, buonasera Commissario, onorevoli colleghi, la risoluzione che speriamo di adottare qui giovedì trasmette a mio avviso un segnale molto importante, un segnale che dimostra che in quest’Aula vige un forte consenso per il nostro modello di media tipico europeo, che lascia spazio sia alle emittenti commerciali da un lato, sia alle emittenti pubbliche dall’altro, vale a dire imprese mediatiche pubbliche. Questo modello, signora Presidente, è tipicamente europeo, perché non lo si ritrova, se non in rare occasioni, negli Stati Uniti e in Giappone, per non parlare della Cina. Nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea, questo modello duale di media ha dimostrato di offrire le migliori garanzie in termini di pluralismo dei media, indipendenza editoriale e libertà di stampa in generale. Tuttavia, questo modello è purtroppo soggetto a crescenti pressioni nell’Unione europea. Le pressioni provengono da diverse fonti. Ne sono responsabili i tagli pesanti che si trovano a dover affrontare le autorità competenti, nazionali e regionali, ma molte pressioni sulle emittenti pubbliche vengono anche esercitate dalle imprese mediatiche private, che ritengono che le emittenti pubbliche pratichino una concorrenza sleale, soprattutto su Internet. A causa di questa situazione generale, le emittenti pubbliche di diversi Stati membri dell’Unione europea faticano a sopravvivere. Qui entra in gioco il delicato equilibrio del sistema duale, che è in pericolo. Dobbiamo fare il possibile per garantire che il nostro modello di media europeo si conservi intatto in questo periodo tormentato e che possa ricevere un sostegno adeguato anche per il futuro. A tal fine, occorrono svariati interventi, che abbiamo illustrato nella risoluzione. Il primo punto che vorrei sollevare, e non sono certo che l’Aula ne sia consapevole, è che in un’occasione, nel quadro del Consiglio d’Europa, tutti gli Stati membri dell’Unione europea si sono formalmente impegnati a garantire la libertà di stampa. Tale impegno comportava un mandato ben definito e l’obbligo di finanziare la radiodiffusione pubblica. I finanziamenti a lungo termine sono importanti. È giunto il momento che noi, come Parlamento europeo, rammentiamo a tutti e 27 i paesi membri che allora hanno assunto determinati impegni che devono anche essere onorati. Il mio secondo punto è che il pluralismo dei media e la libertà di stampa in generale costituiscono una parte irrinunciabile della nostra democrazia. Per questo vogliamo introdurre il ruolo dell’Osservatorio del pluralismo dei media. Signor Commissario, si tratta di uno strumento messo a punto su iniziativa della Commissione. È uno strumento molto utile che può fungere da guida in molti Stati membri, in molte regioni in cui la diversità e il pluralismo dei media rischiano di essere messi sotto pressione. Infine, ma non da ultimo, ritengo che la sfida più grande per tutti i media sia assicurarsi una presenza online, una presenza digitale su Internet. Il nervosismo crescente – potremmo anche dire l’ostilità crescente – nei confronti delle iniziative su Internet delle emittenti pubbliche è molto fastidioso. Alcuni politici, in particolare a livello nazionale, ma anche nei media, sembrano aver dimenticato gli impegni chiari assunti lo scorso anno sulle attività online delle emittenti pubbliche, ed è essenziale che vengano rispettati. Seguendo questa linea di pensiero, signora Presidente, credo che sia anche opportuno sviluppare modelli che consentano ai motori di ricerca e ai fornitori di servizi Internet di offrire il proprio contributo. In conclusione, ritengo che non ci possiamo più permettere di stare in disparte, altrimenti un bel giorno scopriremo che Google, YouTube a anche Apple hanno conquistato il nostro panorama mediatico, uno sviluppo decisamente indesiderabile.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signora Presidente, occorre che a livello di Unione europea vengano presi provvedimenti per garantire l’equilibrio e la pluralità dei punti di vista; a tal fine, sarebbe estremamente utile creare un equilibrio tra il servizio pubblico e i media commerciali presenti sul mercato. Per quanto riguarda il mantenimento della diversità culturale, della libertà di espressione e di una sana concorrenza, non dobbiamo ovviamente adottare una soluzione unica, e dobbiamo pertanto rispettare gli sforzi dei singoli Stati membri per risolvere la questione dell’aumentare la quota dei media per il servizio pubblico a livello nazionale.
A mio parere, la creazione di un rapporto bilanciato tra i media di servizio pubblico e i media commerciali anche su Internet dovrebbe essere una priorità sia per le strategie nazionali, sia per la politica mediatica europea nel prossimo futuro. È inoltre necessario incoraggiare le parti interessate pubbliche a cooperare con creatività per migliorare la qualità delle informazioni fornite sul mercato dei media, e per produrre innovazione in questo settore. Vorrei concludere ribadendo che il pluralismo e la libertà dei media sono una pietra miliare della democrazia.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, anch’io sono del parere che il sistema mediatico duale possa rivelarsi un’arma vincente qui in Europa, e ritengo che sia importante avere emittenti pubbliche da un lato e canali privati dall’altro, tutti che operano in base alla libera concorrenza in un’economia di mercato libero. Purtroppo, la realtà dei fatti è un po’ diversa. Si riscontra una tendenza marcata al monopolio, soprattutto nel settore privato. Dobbiamo intervenire per contrastare tali sviluppi. La tendenza in questione è particolarmente pericolosa, in quanto si sviluppa in un contesto di gravi difficoltà economiche.
D’altro canto, vi sono imprese di radiodiffusione pubblica che non ottemperano ai loro doveri di servizio pubblico, in quanto permettono agli apparati e alle segreterie di partito di decidere i temi e i contenuti dei loro contributi redazionali. Non possiamo permetterlo. Vorrei portarvi l’esempio dell’ORF in Austria: questa emittente opera come se fosse una divisione dell’amministrazione statale, ma non in termini di efficienza economica. Al momento non c’è alcun liberalismo o pluralismo nei media, né libertà editoriale, o per lo meno non nella misura in cui sarebbe auspicabile. Cosa può fare l’UE? Sono convinto che un sistema di allarme preventivo per identificare i monopoli come quello già presentato tempo fa al Parlamento europeo rappresenti una soluzione valida.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signora Presidente, vorrei esprimere altre due osservazioni sulla discussione. La direttiva adottata in passato concernente i servizi audiovisivi migliora la cooperazione tra gli enti di vigilanza e garantisce una protezione elevata dei bambini da trasmissioni e pubblicità inadeguate. Tuttavia, gli Stati membri non la attuano in maniera disciplinata. Ad esempio, nel mio paese è entrata in vigore soltanto lo scorso giugno. Inoltre, l’armonizzazione delle norme in materia di diritti d’autore è ancora incompleta. Occorre sia semplificare l’ottenimento di licenze transfrontaliere per le opere audiovisive di autori collettivi, sia esonerare l’archivio delle opere audiovisive dall’applicazione di determinati diritti d’autore nel caso delle cosiddette “opere orfane”. Mi è giunta conferma che la Commissione presenterà una nuova legislazione il prossimo anno, ma che vuole limitarla solamente alle opere musicali e non estenderla alle audiovisive. Esorto pertanto la Commissione a confermare se intende rimediare a questo errore fondamentale o se spetterà a noi correggerlo in seno alle nostre commissioni. La questione viene menzionata al punto 33 della relazione.
Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Signora Presidente, vorrei esordire plaudendo agli sforzi del relatore di avviare una discussione sull’ambiente dei media in seno al Parlamento europeo. Si tratta di un tema molto utile secondo me, soprattutto nell’era della digitalizzazione, ricca di cambiamenti rivoluzionari in questo settore.
L’ambiente mediatico varia enormemente da paese a paese. Vi sono paesi in cui tale ambiente è dominato dai media commerciali, mentre quelli di servizio pubblico rappresentano sostanzialmente una realtà di sfondo. In alcuni paesi, i media commerciali sono più deboli, sparpagliati o frammentari e non riescono a esercitare forti pressioni o a dare vita a un panorama mediatico compatto, cosicché i media di servizio pubblico hanno gioco facile a fornire maggiori informazioni e a influenzare l’opinione pubblica in maniera più incisiva.
Constatiamo tuttavia che gli enti pubblici interferiscono spesso con le attività dei media di servizio pubblico in particolare, proprio come i proprietari interferiscono con le attività dei media commerciali, e influiscono pertanto pesantemente sulle informazioni fornite e sull’opinione pubblica.
Per raggiungere l’obiettivo della libertà dei media, una libertà autentica indipendente dal denaro, che si tratti di fondi privati o pubblici, bisogna impegnarsi a fondo per garantire che i giornalisti siano liberi e non soggetti a forme di controllo o automonitoraggio che li obbligherebbero di fatto alla lealtà ai propri datori di lavoro. A mio parere, è questo il problema più grave che emerge attualmente nel nostro panorama mediatico, e in futuro dovremo apportare dei cambiamenti.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la Commissione accoglie con favore la relazione del Parlamento europeo dal titolo “Servizio pubblico di radiodiffusione nell’era digitale: il futuro del sistema duale”. La relazione è equilibrata, in quanto appoggia il sistema duale esistente, basato sulla coesistenza di emittenti di servizio pubblico ed emittenti commerciali in Europa. Come recita un considerando della direttiva sui servizi mediatici audiovisivi, tale coesistenza è una caratteristica che distingue il mercato europeo dei media audiovisivi dagli altri mercati, e la relazione ne prende debitamente atto.
Il protocollo sul sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri, allegato ai trattati comunitari, riconosce la libertà degli Stati membri di definire il mandato del servizio pubblico per quanto riguarda l’organizzazione della radiodiffusione del servizio pubblico e il suo finanziamento, nella misura in cui tali finanziamenti non inficino le condizioni commerciali e la concorrenza nella Comunità. Pertanto, spetta agli Stati membri determinare la forma e le condizioni di finanziamento dei loro media di servizio pubblico, a condizione che vengano rispettate le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato.
Concordiamo con la linea di fondo della relazione, vale a dire che le emittenti pubbliche dovrebbero poter cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalla diversificazione delle piattaforme di distribuzione, in linea col principio di neutralità tecnologica. Tale concetto è stato riconosciuto nella comunicazione rivista pubblicata dalla Commissione nel 2009 e concernente l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato alla radiodiffusione di pubblico servizio. Abbiamo qualche osservazione in merito soprattutto a due elementi della relazione.
In primo luogo, per quanto riguarda la vigilanza sul rispetto degli standard del Consiglio d’Europa, non è prevista alcuna responsabilità a livello comunitario nei confronti dell’indipendenza politica dei media di servizio pubblico. Inoltre, gli Stati membri non possono assegnare un mandato all’Osservatorio audiovisivo europeo senza il consenso dei paesi terzi. Nemmeno la Commissione è autorizzata a farlo.
In secondo luogo, la relazione afferma che determinati Stati membri non hanno preso alcun provvedimento per promuovere le opere europee in radiodiffusione. Tale affermazione non è confortata dalle cifre della recente relazione della Commissione sull’applicazione delle disposizioni della direttiva. In base a tale relazione, in generale le emittenti europee stanno conseguendo ottimi risultati nella promozione di programmi europei.
Le emittenti di servizio pubblico, se vogliono tenere il passo con le tendenze e le sfide provenienti dall’esterno, dovrebbero essere pioniere nel campo dell’innovazione e guidare lo sviluppo di nuovi format e della qualità, in termini sia di trasmissione sia tecnici. A quanto pare, siamo pienamente d’accordo su questi punti, e attendo con impazienza di collaborare col Parlamento su tali questioni nell’ambito del quadro giuridico fornito dai trattati.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 25 novembre 2010.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Iosif Matula (PPE), per iscritto. – (RO) Nell’era della transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale, e alla luce dell’importanza crescente dei nuovi media anche in formato 3D, dobbiamo tener conto di tutta una serie di fattori nelle politiche da formulare. In primo luogo, ritengo che sia utile per noi adottare misure che agevolino la transizione al sistema digitale, considerando nel contempo la possibilità di offrire voucher o altre misure per compensare il pubblico in generale. Un’altra misura importante consisterebbe nell’organizzare seminari di formazione per i giornalisti e i dirigenti delle emittenti pubbliche, viste le somme che vengono costantemente stanziate per questa voce dai media privati. Inoltre, ritengo che valga la pena, per il futuro, prendere in considerazione la possibilità di allestire un servizio radiofonico pubblico europeo. Al contempo, credo che sarebbe utile per le emittenti televisive pubbliche degli Stati membri fornire programmi di interesse europeo da trasmettere nei canali di Euronews. Alla luce della diffusione inarrestabile delle produzioni in 3D e anche degli allarmi lanciati dai medici sull’impatto di tali trasmissioni sulla salute dei telespettatori, esorto la Commissione europea a elaborare con urgenza uno studio che esamini i possibili rischi per la salute europea della televisione in 3D nelle condizioni tecniche attuali.
Emil Stoyanov (PPE), per iscritto. – (BG) Mi preme innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Belet per la sua eccellente relazione su questo tema così importante. Vorrei anche ringraziarlo per aver accolto le mie idee e proposte sul tema. Ritengo che abbiamo elaborato una relazione equilibrata tesa a garantire una concorrenza leale tra i media pubblici e privati.
In virtù di una tradizione pluriennale, i bilanci nazionali, vale a dire i contribuenti, sostengono le emittenti televisive pubbliche partendo dal presupposto che il loro unico fine sia quello di tutelare l’interesse pubblico, mentre le emittenti private servirebbero soltanto a tutelare gli interessi privati e commerciali. Tuttavia, la realtà dei fatti in Bulgaria e in tutta Europa ha da tempo dimostrato che le cose non stanno sempre così nei media pubblici o privati.
Attingendo ai molti anni di esperienza da me accumulati nel settore dei media, ho proposto degli emendamenti alla relazione, il cui obiettivo consiste nel creare condizioni di parità tra media pubblici e privati, per consentire loro di fornire informazioni di maggiore qualità e rilevanti per il pubblico. I cittadini europei hanno il diritto di ricevere le migliori informazioni possibili su questioni sia europee sia nazionali. A tal fine occorrono sforzi da parte dei media sia pubblici sia privati, mentre le autorità normative devono garantire che operino in condizioni di perfetta parità. Grazie dell’attenzione.
23. Cooperazione civile-militare e sviluppo di capacità civili militari (breve presentazione)
Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A7-0308/2010) presentata dall’onorevole Ehler, a nome della commissione per gli affari esteri, sulla cooperazione civile-militare e lo sviluppo di capacità civili-militari [2010/2071(INI)].
Christian Ehler, relatore. – (DE) Signora Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, a livello internazionale gli Stati membri dell’Unione europea si sono impegnati a fornire un contributo ingente alle capacità di gestione delle crisi civili e militari in tutto il mondo. Tuttavia, in molti casi, alle parole non seguono i fatti per quanto riguarda quest’iniziativa, che viene formulata diverse volte nell’obiettivo primario di Helsinki e altrove. Diciamo le cose come stanno: il 25% delle posizioni approvate dagli Stati membri per le missioni civili attualmente attive dell’Unione europea, quali UELEX o UEPOL, non sono ancora coperte. Gli obiettivi e le strutture per la capacità civili militari dell’Unione europea, formulati più volte dagli Stati membri, non potrebbero essere più lontani dalla realtà. Per questo il Parlamento europeo ha deciso di formulare una relazione di iniziativa sullo sviluppo e il coordinamento di strutture civili militari nell’Unione europea.
Nello specifico, il Parlamento afferma ancora una volta nella relazione che le capacità civili militari particolari dell’Unione europea sono uno degli strumenti più importanti per la sua politica estera e per la politica di sicurezza e difesa comune. Abbiamo seguito un percorso insolito per adempiere alle responsabilità del Parlamento nel contesto del processo di Lisbona. Non siamo partiti da una relazione, ma abbiamo esordito creando le basi empiriche per la relazione stessa. Abbiamo formulato proposte molto specifiche sulla base di questi dati, ed è per questo che godiamo del sostegno di un’ampia maggioranza della commissione per gli affari esteri: a livello strategico, abbiamo presentato proposte concrete per la creazione di una struttura di partenariato alla pari tra i bracci militari e civili del nuovo servizio europeo per l’azione esterna, mentre a livello operativo abbiamo deciso di stabilire un quartier generale europeo permanente, che impiegherà personale proveniente dagli Stati membri e si occuperà della questione di creare un sistema di incentivi efficace per incoraggiare gli esperti nazionali a partecipare a tali operazioni e per costituire riserve di personale per il futuro.
Abbiamo formulato proposte specifiche per l’addestramento del personale civile e militare. Vi sono proposte concrete per le modalità di finanziamento iniziale delle missioni, ad esempio mediante la costituzione di un fondo iniziale ai sensi dell’articolo 41 del trattato. Altre proposte riguardano gli strumenti di gestione delle crisi, in particolare la questione di una maggiore cooperazione futura tra la polizia e i contingenti militari. Un esempio di ciò è rappresentato dalla Forza di gendarmeria europea. Sorge tuttavia spontanea la domanda di come collegare tra loro questi due strumenti in casi operativi specifici e di come gestire la questione della separazione tra le operazioni puramente militari e quelle civili.
Abbiamo elaborato proposte per il futuro dei gruppi tattici. Chiediamo un nuovo approccio alla questione. Vorremmo che tali gruppi tattici venissero finanziati in base al meccanismo Athena. Proponiamo un ulteriore sviluppo delle capacità dei gruppi tattici in linea con le direttive di Oslo, il rafforzamento della capacità dei gruppi tattici di garantire le missioni civili, e un ampliamento della definizione delle missioni di tali gruppi. Prendiamo inoltre in considerazione la questione della ricerca e della tecnologia, la questione del doppio uso e l’inserimento delle missioni civili e militari nel programma di ricerca sulla sicurezza come parte del programma di ricerca dell’Unione europea. Ci occupiamo di questioni concrete correlate all’attrezzatura e allo stoccaggio, nonché della cooperazione internazionale con le Nazioni Unite e la NATO. Il nostro obiettivo primario è evitare i doppioni, migliorare l’utilizzo delle strutture esistenti, la questione del consolidamento delle capacità condivise di trasporto aereo e la questione dell’attuazione degli accordi “Berlin plus” per migliorare la cooperazione tra le due organizzazioni nell’eventualità di una crisi.
In altre parole, il Parlamento è stato all’altezza dei suoi nuovi compiti e obblighi. La relazione ha ottenuto l’appoggio di un’ampia maggioranza di tutti i gruppi in seno alla commissione per gli affari esteri, e la consideriamo un contributo importante per l’insediamento futuro di strutture civili militari nell’Unione europea.
Csanád Szegedi (NI). – (HU) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il punto principale e più importante da chiarire è se riteniamo che sia importante che le forze civili e militari collaborino in maniera adeguata. Per me personalmente e per il mio partito, Jobbik (Magyarorszàgért Mozgalom) la risposta è ovviamente sì: consideriamo importante la cooperazione tra le autorità civili e militari. Un esempio eccellente di ciò in Ungheria è stata la Magyar Gárda (guardia ungherese), fondata nel 2007 e che ha dato prova di un’ottima collaborazione – se volete – con le autorità militari, sia per il soccorso durante le inondazioni, per l’assistenza alle vittime delle inondazioni di fango rosso, per le donazioni di sangue e la distribuzione del pane, in altre parole per risolvere le problematiche sociali. Vi chiederete giustamente quale ricompensa sia stata attribuita a tale corpo – onori di Stato o forse un riconoscimento? Non hanno ricevuto nulla, e invece di ringraziare queste persone per i sacrifici fatti, il governo ungherese ha preso la decisione sconcertante di sciogliere la guardia ungherese. Per tale ragione, al fine di avviare la cooperazione tra le forze civili e militari, dobbiamo rendere omaggio alle persone che partecipano a organizzazioni quali la guardia ungherese. Le persone che scelgono di aderire a tali organizzazioni in nome dell’amore per il proprio paese e nazione, per proteggere l’ambiente, devono avere la possibilità di lavorare e devono essere considerati membri preziosi della nostra società.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, l’unione tra poteri civili e militari non è affatto una novità. Prendiamo ad esempio il Sitcen, da tempo esistente in seno al Consiglio, e che provvede alla raccolta di informazioni militari e civili. Il Sitcen verrà ora trasferito al servizio per l’azione esterna. Ritengo sia utile porre soprattutto l’accento sul fatto che l’Unione europea si è guadagnata un alto profilo sul fronte internazionale per i suoi meccanismi civili, il che si è tradotto in un riconoscimento estremamente positivo per l’Unione europea. Ritengo tuttavia che ci debba essere una separazione netta tra poteri civili e militari.
A questo punto vorrei riallacciarmi a un’affermazione di poco fa dell’onorevole Szegedi. Vorrei esprimere seri dubbi a proposito della marcia organizzata di recente dal partito Jobbik ungherese nel Land austriaco del Burgenland, in cui campeggiavano fucili e baionette in canna. Non lo reputo assolutamente accettabile. Vorrei esprimere la mia evidente disapprovazione di tali azioni. Non c’è dubbio che siano contrarie allo spirito europeo.
(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione “cartellino blu” ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)
Csanád Szegedi (NI). – (HU) Signora Presidente, vorrei rispondere in maniera molto molto concisa. Quello che ha detto il mio onorevole collega non risponde semplicemente a verità. Sia lo Jobbik (Magyarorszàgért Mozgalom) sia la guardia ungherese non hanno mai commesso alcun reato – è un’affermazione facile da dimostrare – né hanno mai violato alcuna legge, e pertanto questa è soltanto propaganda politica neoliberale che mira a metterli in una cattiva luce, in quanto la guardia ungherese e i membri dello Jobbik non sono mai entrati in conflitto con la legge, e intendiamo continuare ad agire nel rispetto delle leggi.
Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, non ho mai insinuato che il partito Jobbik si sia macchiato di reati penali. Ho tuttavia sostenuto che nel Burgenland è stata organizzata una mobilitazione mirata con fucili e baionette in canna. E lei non ha negato che sia successo proprio questo.
Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, mi concentrerò sulla relazione, in quanto si tratta di un documento estremamente utile e importante. Vorrei ringraziare l’onorevole Ehrenhauser per il suo contributo.
la relazione è utile perché è giustamente incentrata sull’elemento chiave della cooperazione civile-militare, che coincide esattamente con la priorità della Commissione. Si occupa degli aspetti principali correlati all’approccio generale dell’UE alla gestione delle crisi. L’istituzione del servizio europeo per l’azione esterna è l’espressione esatta di questa priorità. Il concetto stesso del servizio messo in campo dall’Alto rappresentante va nella medesima direzione indicata dalla relazione, in particolare mediante l’integrazione in tale servizio di azione esterna della PESD.
Appoggiamo appieno lo sviluppo di capacità civili per instaurare un equilibrio adeguato tra le risorse. Sono state ora convenute le modalità di reclutamento, e ora il servizio per l’azione esterna può coinvolgere le competenze del caso. Come tutti sapete, in passato ciò non era possibile.
La relazione ha preso in esame diversi punti e ha lanciato azioni specifiche. Mi riferisco in particolare alle promozione delle sinergie civili-militari, a un utilizzo più mirato dei gruppi tattici europei, all’addestramento, al finanziamento e alla cooperazione con i partner chiave, segnatamente la NATO e le Nazioni Unite. Sosteniamo inoltre il rafforzamento dei rapporti tra UE e Nazioni Unite.
Abbiamo già fatto molta strada insieme. Lo scorso sabato, a Lisbona, l’Alto rappresentante ha incontrato di nuovo il Segretario generale dell’ONU. Il rapporto tra l’UE e la NATO è una questione importante, come sottolineato proprio ieri in occasione del vertice della NATO di Lisbona. Siamo inoltre favorevoli all’attuazione di tutte le misure pratiche atte a rafforzare una cooperazione concreta tra l’UE e la NATO, e in particolare per garantire la loro cooperazione quando si trovano ad operare entrambe sul medesimo fronte.
La Commissione e l’Alto rappresentante in persona attendono con impazienza di collaborare col Parlamento europeo sull’importante questione della cooperazione civile-militare.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 23 novembre 2010.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto. – (PL) La cooperazione civile-militare e lo sviluppo del potenziale civile-militarè è una delle componenti più importanti della PESD. Purtroppo, molti aspetti ad essa correlati non vanno oltre la fase di pianificazione. Nelle discussioni sul tema, gli Stati membri convengono che a tal fine dovrebbero essere stanziate ingenti risorse. In realtà, i piani non sono stati attuati e non disponiamo ancora di strutture pienamente formate. Alla luce delle minacce crescenti rappresentate dalla catastrofi naturali, dagli attacchi terroristici e dai conflitti al di fuori dei confini dell’UE, mi auguro che la relazione porti allo sfruttamento del potenziale civile-militare e della cooperazione civile-militare. La relazione contiene raccomandazioni pratiche in materia e fa tra l’altro riferimento all’istituzione di strutture civili-militari in seno al servizio europeo per l’azione esterna, all’impiego dei gruppi tattici e della Forza di gendarmeria europea, all’ottimizzazione della gestione delle crisi e all’impiego di fondi del prossimo programma quadro. Lo scopo di tutto ciò è un impiego più adeguato dei fondi per dare vita a una cooperazione civile-militare a pieno titolo. Un altro scopo importante è evitare la duplicazione degli sforzi durante le missioni in cui la NATO affianca le forze europee. Spero che la relazione costituisca un incentivo convincente ad adoperarsi per la formazione di strutture civili-militari efficaci. La baronessa Ashton dovrebbe vigilare sulla rapida attuazione dei suggerimenti contenuti nella relazione.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) L’Unione europea deve reagire tempestivamente alle situazioni di crisi, e necessita pertanto di un coordinamento più efficiente delle sue strutture civili e militari. L’istituzione di un quartier generale operativo europeo permanente, che affianchi la Capacità civile di pianificazione e condotta, massimizzerebbe i vantaggi derivanti dal coordinamento civile-militare. Per quanto riguarda la richiesta della relazione rivolta agli Stati membri, a cui viene chiesto di mettere a disposizione capacità civili per mettere a segno progressi concreti nel minor tempo possibile, vorrei sottolineare che, sul fronte civile, la Romania contribuisce attivamente all’adempimento dell’obiettivi primario civile del 2010. Grazie al suo coinvolgimento attivo nelle missioni comunitarie civili, la Romania ha conquistato il terzo posto della classifica europea in termini di partecipazione a tali missioni e di fornitura di competenze valide e diversificate rappresentate da agenti di polizia, agenti di polizia militare, soldati, diplomatici, magistrati ed esperti di diritti umani. La Romania è inoltre a buon punto del processo di adozione di una strategia nazionale per le capacità civili.
24. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale