Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, per proteggere in modo efficace la salute pubblica è fondamentale che i pazienti possano avere facile accesso a informazioni puntuali sui medicinali. L’armonizzazione del diritto in questa sfera ci consente di conseguire un buon grado di informazione tra i pazienti europei e di appianare talune differenze tra gli Stati membri in ambito sanitario. Rendere la normativa più particolareggiata a prevedere l’obbligo di accesso alle informazioni da parte dei pazienti impedirà alle società farmaceutiche di ricorrere a metodi sleali per la promozione dei loro prodotti. Al momento attuale la procedura non è sottoposta ad un adeguato scrutinio. Occorre prevedere una normativa separata sui medicinali e garantire la sua efficace attuazione presso tutti gli Stati membri. Ho votato a favore della relazione.
Jens Rohde (ALDE). – (DA) Signor Presidente, desidero innanzi tutto complimentarmi con l’onorevole Fjellner per questo splendido risultato. I Liberali danesi hanno deciso di votare a favore della direttiva relativa alle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica. È importante che i cittadini UE possano avere accesso a informazioni chiare su tali medicinali e siamo dell’opinione che questa ottima relazione riesce a porre il paziente al centro.
Fermo restando quanto ho appena detto, ci siamo sentiti in dovere di non esprimere un voto sulla direttiva stessa. Questo non perché siamo contrari a garantire ai cittadini UE un accesso a informazioni chiare sui medicinali soggetti a prescrizione medica, bensì perché alcune parti della proposta risultano essere anticostituzionali in diversi paesi. Ancora prima che fossero presentate le confezioni dei medicinali, svariati paesi avevano fatto presente alla Commissione che sussistevano problemi di ordine giuridico quanto alla costituzionalità della proposta. La verifica a monte, da parte delle autorità, delle informazioni diffuse al grande pubblico contravviene alla libertà di espressione così come viene intesa in numerosi paesi. Non possiamo pertanto esprimere un voto favorevole sul controllo che l’Agenzia europea per i medicinali dovrebbe esercitare su taluni tipi di informazioni prima che sia data loro ampia diffusione. Nondimeno presumiamo che il Consiglio e la Commissione cercheranno di trovare una soluzione a questo problema prima della seconda lettura e speriamo che alla fine potremo esprimere un voto favorevole.
Licia Ronzulli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta legislativa votata oggi, che ho sostenuto, delinea l'importanza delle industrie farmaceutiche nel delicato ruolo di fonti di informazioni non promozionali dei loro prodotti.
Rendere più informati i pazienti deve responsabilizzare l'industria farmaceutica, che dovrà svolgere questa mansione in modo chiaro e rigoroso contribuendo a evitare un consumo eccessivo di medicinali indotto da motivi commerciali. Questo voto, infatti, enfatizza l'importanza di come le informazioni riguardanti i medicinali devono essere accessibili anche attraverso Internet o materiale cartaceo, secondo regole specifiche uguali per tutti i paesi membri.
Questo, però, non toglie agli operatori sanitari il loro ruolo fondamentale di essere fonte primaria e insostituibile di informazioni per i cittadini in materia di salute e di cure. Il rapporto di agenzia tra medico e paziente rimane unico e insostituibile e la comunicazione verbale viene confermata alla base di qualsiasi trattamento sanitario. Inoltre, permette ai pazienti di essere meglio informati circa i medicinali che assumono, li coinvolge nella terapia a cui devono sottoporsi, rendendoli attori protagonisti nel loro processo di guarigione.
Paolo Bartolozzi (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, le relazioni Fjellner puntano a integrare e completare la precedente normativa comunitaria in materia, attualizzandola e rendendola in grado di far fronte alle sfide che lo sviluppo tecnologico ha creato e pone alla salute pubblica.
Al centro, secondo noi, si trovano il cittadino nella sua veste di paziente e il suo diritto a essere informato e ad avere accesso a un'informazione scientifica, che adesso diventa qualitativamente e quantitativamente migliore e deve essere monitorata partendo da una più precisa e puntuale distinzione tra informazione scientifica e pubblicità.
Infatti, nelle relazioni si stabiliscono, sulla base di criteri precisi e uniformati, le tipologie di informazione da fornire, quali dati siano o meno facoltativi, nonché i canali tramite i quali questi debbano essere resi disponibili, fissando quindi gli obblighi per le case farmaceutiche e gli Stati membri.
Con questo intendimento noi esprimiamo il nostro sostegno a questa relazione, riconoscendone i meriti non solo in ambito strettamente sanitario ma anche in quello sociale.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signor Presidente, naturalmente ho votato a favore della relazione Fjellner che, oltre a occuparsi delle informazioni sui fogli informativi destinati ai pazienti e del confezionamento individuale dei medicinali, si concentra principalmente sul comportamento tenuto dalle case farmaceutiche. Fino a poco tempo fa diverse società farmaceutiche inframmezzavano le informazioni relative al medicinale con comunicazioni di tipo promozionale. Credo che in questo modo i pazienti fossero indotti a scegliere un certo prodotto sulla base di criteri non obiettivi.
Desidero che i pazienti dispongano delle informazioni migliori e più attuali, approvate nello stesso momento in cui viene immesso nel mercato un nuovo farmaco, per esempio, e credo che abbiamo fornito un contributo importante in tal senso. Certo, queste informazioni di elevato livello qualitativo devono essere disponibili nelle rispettive lingue madri sull’Internet, che è il nuovo mezzo di comunicazione. Con l’adozione di questa relazione siamo riusciti a ridurre il ritardo dei paesi UE che sono meno progrediti in questo ambito e mi compiaccio che ciò sia avvenuto senza pregiudicare la relazione medico-paziente che rimane la principale fonte di informazione.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, desidero ringraziare innanzi tutto l’onorevole Fjellner per questo lavoro eccellente. Bisogna riconoscere che è estremamente importante modificare la legislazione esistente e attualizzarla. Inoltre le informazioni sui medicinali e i dati scientifici sulla loro composizione sono molto importanti anche per la sicurezza dei pazienti.
Considerato il ruolo sempre più incalzante della pubblicità, è essenziale stabilire criteri che consentano a pazienti e consumatori di essere perfettamente consapevoli e certi degli effetti di questi medicinali. Tali informazioni devono basarsi su dati scientifici piuttosto che di fantasia e non devono essere trasmesse attraverso le modalità tipiche della pubblicità. All’interno dell’Unione europea si sente in generale la necessità di una siffatta legislazione aggiornata a salvaguardia del paziente.
Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione dell'informazione relativa ai medicinali soggetti a prescrizione è un argomento molto delicato perché influisce in maniera importante sulla tutela del diritto alla salute e al benessere di ciascun cittadino.
Dalla Commissione europea era giunta una proposta sulla revisione della direttiva che rischiava di aprire uno squarcio nella legislazione, uno squarcio che avrebbe permesso alle case farmaceutiche di sfruttare una non chiara distinzione tra le definizioni di informazione e pubblicità per fare promozione ai medicinali soggetti a prescrizione, il tutto a danno delle persone.
Certamente tanto si deve ancora fare con riferimento a un'adeguata strategia per l'informazione relativa ai medicinali, ma fortunatamente stavolta il Parlamento europeo ha reagito come sempre dovrebbe. Si è schierato per tutelare i cittadini e per difendere il diritto a una migliore informazione per i pazienti e non ha ceduto alle pressioni delle case farmaceutiche.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, la restrizione nell’uso e in taluni casi l’obbligo di prescrizione per medicine alternative, erbe curative, integratori vitaminici e minerali ad elevato dosaggio sono uno scandalo per la legislazione europea.
Non ho idea di quanto siano efficaci queste cure. Mia moglie ripone in loro una fiducia cieca, io sono un poco più scettico ma, come ha detto il saggio Re Salomone, in una casa è meglio un piatto di erbe amare con l’amore che un bue grasso con l’odio. Raramente questo proverbio sulle erbe amare si dimostra così calzante come nell’argomento in discussione.
Non sappiamo se questi rimedi siano davvero utili, ma di certo non fanno male alla salute. Perché mai l’Unione europea ha voluto criminalizzare una pratica innocua cui ricorrono quasi 20 milioni di europei? La risposta è semplice: a causa delle lobby delle multinazionali farmaceutiche che hanno colto l’occasione per gettare sul lastrico i piccoli produttori di rimedi naturali – come è accaduto nella mia circoscrizione elettorale. Non sarebbero mai riusciti a fare approvare una simile normativa dai parlamenti nazionali. Per l’ennesima volta la macchina di Bruxelles si trasforma in un racket gestito dalle grandi imprese.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signor Presidente, colgo l’opportunità per oppormi alla sua decisione odierna di negare all’onorevole Bloom l’accesso all’Aula. Ammetto che ha utilizzato un linguaggio non appropriato a un parlamento. Questa volta il destinatario degli epiteti è stato l’onorevole Schulz. Ma l’onorevole Schulz stesso utilizza con una certa frequenza l’appellativo “fascista”…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Presidente. – Onorevole Claeys, la sua non era una mozione d’ordine in merito alla relazione Fjellner e non le permetterò di proseguire. Come ho già detto, l’onorevole Gollnisch potrà presentare questa mozione la prossima volta che la seduta sarà presieduta dal Presidente e questo è il modo in cui procederemo.
Anna Rosbach (EFD). – (DA) Signor Presidente, intervengo in merito alla relazione Fjellner (A7-0289/2010) per l’istituzione dell’Agenzia europea per i medicinali che reca una serie di iniziative importanti e valide. Il mio voto è stato dunque favorevole. Non è stato facile decidere di votare a favore, perché in genere sono contraria all’istituzione di nuove agenzie nell’UE. Tuttavia la creazione di un’agenzia generale per la valutazione dei medicinali e la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano e veterinario soggetti a prescrizione medica mi sembra senz’altro sensata, in particolare se consideriamo che al giorno d’oggi i medicinali sono spesso prodotti sia all’interno che all’esterno dell’UE.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, quando lo scorso anno alcuni deputati esibivano dei cartelli con la scritta “referendum”, l’onorevole Watson disse che gli ricordavamo i nazionalsocialisti nel Reichstag tedesco. L’onorevole Schulz stesso ha affermato che il nostro comportamento gli faceva venire in mente Adolf Hitler. Vedo che lei si trova in una difficile…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Presidente. – Onorevole Hannan, posso intuire dove vuole andare a parare. Ho spiegato che l’onorevole Gollnisch ha chiesto un richiamo al regolamento su questo punto. Ciò avverrà in presenza del Presidente. Ritengo che questo sia il modo più adatto di affrontare la questione. Se lei non ha niente da aggiungere sulla relazione Fjellner, passerò la parola all’onorevole Březina.
Ho sentito ciò che mi ha detto. Ha detto che l’onorevole Gollnisch non parla in sua vece. Informerò l’Assemblea di questo. L’onorevole Gollnisch fa parte del gruppo tecnico dei deputati indipendenti. In realtà si tratta solo di un gruppo tecnico e non effettivo, ma egli interviene in rappresentanza di un’ampia fetta dei suoi membri. Io ne ho preso atto e per questo ho consigliato all’onorevole Gollnisch di richiamarsi al regolamento in presenza del Presidente.
Non sono favorevole a lasciarla parlare, onorevole Hannan, perché se lo consento a lei, tutti vorranno dire la loro su questo incidente tanto delicato e importante, mi dispiace. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sulla relazione Evans.
Jan Březina (PPE). – (CS) Signor Presidente, questa direttiva costituisce senz’altro un progresso verso una minore produzione di rifiuti e un utilizzo limitato di sostanze pericolose. Nondimeno, l’inclusione del PVC nell’elenco dei materiali da sottoporre a una revisione legislativa in via prioritaria ai sensi della direttiva mi sembra alquanto opinabile. Ai sensi della normativa UE, il PVC (cloruro di polivinile) non è classificato come materiale o rifiuto pericoloso. Pur riconoscendo che la legislazione sui materiali pericolosi e i relativi studi sono ormai datati di dieci anni e possono risultare obsoleti sotto alcuni punti di vista, studi precedenti dimostrano chiaramente che il PVC può essere riciclato e la sua sostituzione con materiali alternativi potrebbe invece avere ricadute negative sull’ambiente. Non si può accettare l’argomentazione più volte proposta, secondo cui l’utilizzo del PVC nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche andrebbe scoraggiato perché questo materiale rilascia diossina quando viene incenerito a cielo aperto. Questa tesi non tiene in alcun modo conto del fatto che l’incenerimento dei rifiuti in senso lato è una pratica inopportuna.
Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Signor Presidente, le apparecchiature elettroniche sono destinate prima o dopo a trasformarsi in rifiuti che purtroppo contengono determinate sostanze pericolose. Gli Stati membri incontrano talvolta delle difficoltà nello smaltimento di queste apparecchiature elettroniche ed è essenziale privilegiare gradualmente il principio secondo cui “prevenire è meglio che curare”. Grazie alla gestione uniformata delle sostanze chimiche tramite il regolamento per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e la direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose (RoHS), possiamo procedere verso una progressiva standardizzazione anche per le altre sostanze pericolose utilizzate nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Certo l’armonizzazione non è totale e agli Stati membri viene sempre lasciato un certo margine d’interpretazione, ma almeno si possono appianare le forti disparità che attualmente esistono tra gli Stati membri. La limitazione d’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettroniche e i provvedimenti approvati oggi devono tuttavia tenere conto di due considerazioni. Prima di tutto, queste restrizioni non devono causare problemi a dismisura per la piccola impresa. In secondo luogo, l’elenco delle sostanze vietate non deve penalizzare lo sviluppo tecnologico. Non dobbiamo nutrire pregiudizi contro sostanze che sono ancora in fase di sperimentazione e che in futuro potrebbero consentire progressi straordinari nel settore della tecnologia e dell’elettronica.
Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione Evans sulla revisione della direttiva perché sono fortemente rammaricata del fatto che nel testo di compromesso, approvato a causa delle forti pressioni delle lobby industriali, sia scomparso qualsiasi riferimento al PVC e ai ritardanti di fiamma alogenati, nonostante tutti gli studi effettuati dalla Commissione dimostrino già dal 2000 che lo smaltimento di queste sostanze pone seri rischi per la salute umana e per l'ambiente.
Quello di riversare i costi dell'industria sull'ambiente e sui cittadini è un approccio che non possiamo condividere perché, oltre ad alterare il libero mercato, rappresenta un inaccettabile baratto tra la qualità della vita delle persone e i profitti delle imprese.
Mi auguro che al prossimo aggiornamento della direttiva, che avverrà fra tre anni, verranno posti in primo piano il diritto alla salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente.
Daniel Hannan (ECR). – (EN) Signor Presidente, forse mi permetterà una considerazione generale sul fatto che in una società libera il diritto di parola prevale sul diritto di non essere insultati e che in una democrazia gli unici ad avere il diritto di decidere se dobbiamo o meno sedere e legiferare in un’assemblea sono i nostri elettori.
L’espulsione di un deputato può incidere in maniera determinante sui risultati di voto.
Orbene, se vogliamo applicare il regolamento in maniera imparziale, dobbiamo censurare le allusioni biasimevoli a prescindere dallo schieramento da cui originano. Eppure penso che subentri un pizzico di arbitrarietà e iniquità quando si permette che agli euroscettici venga affibbiato l’epiteto di nazisti…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Presidente. – No, onorevole Hannan, lei ha sconfinato dal generale al particolare. L’onorevole Kamall sulla relazione Evans. Non divaghi altrimenti la interromperò.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, sono assolutamente certo che tenterà di interrompermi, come fa ogni volta che è in gioco la libertà di parola, ma questa volta intendo realmente parlare di sostanze pericolose e tossicità. Tutti noi siamo d’accordo sul grado di pericolosità e tossicità delle sostanze utilizzate in questo tipo di apparecchiature e io posso confermarlo in qualità di ex ingegnere elettronico. È senz’altro corretto tentare di affrontare questo problema. Ma vorrei parlare anche della tossicità che oggi permea la discussione e il processo democratico del Parlamento europeo. Di certo quando parla un cittadino tedesco, un socialista …
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, ho votato con piacere a favore della soluzione di compromesso per la direttiva sulle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tutti noi abbiamo a cuore la protezione della natura e della salute pubblica, ma è doveroso porre la questione nella giusta prospettiva. Oggi, nel bel mezzo di una crisi economica, non è opportuno appesantire la spesa a carico delle piccole imprese e dei consumatori mediante un provvedimento tanto severo. Ho apprezzato che l’équipe interistituzionale abbia chiesto alla Commissione di rivedere l’elenco originale delle sostanze pericolose piuttosto che bandirle tout court, giacché ciò avrebbe avuto un impatto negativo sulle PMI e sulla situazione socio-economica dell’UE.
Proposta di risoluzione B7-0617/2010 (Accordo commerciale anticontraffazione)
Clemente Mastella (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore di questa risoluzione perché rappresenta il frutto di un difficilissimo negoziato tra Commissione europea e alcuni altri Stati, tra cui Canada, Giappone, Stati Uniti, Australia e Messico.
La lotta alla contraffazione deve essere una nostra priorità, un obiettivo di tutte le politiche a livello nazionale e internazionale, e la cooperazione tra gli Stati membri è di conseguenza essenziale per conseguire risultati efficaci.
L'accordo raggiunto sicuramente non potrà risolvere la complessa situazione sui mercati internazionali, ma rappresenta un passo nella giusta direzione. Ora il nostro compito è quello di continuare a lavorare per la tutela civile e doganale di tutte le nostre indicazioni geografiche che subiscono i danni provocati da una concorrenza a dir poco sleale dovuta al costante utilizzo di nomi e sigle che richiamano i più noti marchi europei. I danni più evidenti sono destinati a concretizzarsi per le nostre industrie e per i nostri produttori del settore agroalimentare, del design, della moda e dei prodotti di lusso.
Io credo che la Commissione si sia impegnata a fornire informazioni complete al Parlamento europeo durante tutte le fasi dei negoziati sugli accordi internazionali. Vorrei qui reiterare la nostra richiesta a concedere al pubblico e al Parlamento l'accesso ai testi. In conclusione, invito la Commissione europea a continuare a informare il Parlamento pienamente e a tempo debito in merito a tutte le iniziative future che intende adottare al riguardo.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signor Presidente, nell’ambito della protezione dei diritti di proprietà intellettuale credo che occorra prestare la giusta attenzione al diritto alla salute che, in ultima analisi, è strettamente connesso al diritto alla vita.
Giudico del tutto inaccettabile negare l’accesso ai medicinali di base a intere fasce della popolazione, specialmente nei paesi in via di sviluppo, sotto il pretesto di una strenua salvaguardia dei diritti di proprietà intellettuale che in alcuni casi appare quasi esagerata. Invito la Commissione a promuovere i principi fondamentali della tutela della salute pubblica e dell’accesso ai medicinali in occasione dei negoziati tecnici per l’accordo commerciale anticontraffazione.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, la lotta contro la contraffazione di prodotti e marchi riveste una grande importanza. Vent’anni fa si poteva ancora ridere di qualcuno che comprava un Rolex falso per appena dieci dollari. Infatti ciò non metteva certo in pericolo il mercato dei prodotti di altissima gamma. Oggi, la situazione è ben diversa. Le contraffazioni riguardano anche e soprattutto i prodotti di fascia medio-bassa, comprese le magliette, i giocattoli, l’abbigliamento antinfortunistico e pure la proprietà intellettuale. Oltre agli interessi economici, qui vengono messi a repentaglio anche le condizioni di lavoro, l’ambiente, la tutela della salute e gli standard sociali. Per affermare la giustizia nel mondo dobbiamo lottare con determinazione la contraffazione di marchi e prodotti.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, non possiamo ovviamente accettare o considerare lecita la concorrenza sleale che sta inondando il mercato europeo con prodotti contraffatti da tutto il mondo. Inoltre vorrei fare presente che il testo non è sufficientemente chiaro quando si riferisce all’obbligo di vigilanza sui fornitori di servizi Internet. Ciò è contrario al diritto alla privacy e assomiglia a un tentativo di censura. Una simile imposizione è sfavorevole al commercio elettronico, dunque a una parte dell’economia che vorremmo sviluppare in maniera dinamica attraverso metodi sempre più innovativi ma che continuiamo a limitare con restrizioni sempre nuove. Le decisioni assunte oggi sull’argomento rappresentano un modesto miglioramento rispetto a prima.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione comune sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA), prendendo le distanze dal mio schieramento politico, perché anch’io credo che dobbiamo incoraggiare la Commissione a realizzare degli studi in grado di rispondere agli ultimi punti di domanda circa gli effetti dell’ACTA sulla cittadinanza europea e a fornire finalmente le informazioni negate in passato per una questione di riservatezza dei testi negoziati. Adesso si attende il parere del Garante europeo della protezione dei dati, gli studi d’impatto sulla legislazione europea in vigore e la garanzia che saranno salvaguardate le deroghe per i fornitori di servizi Internet. Comunque sono rimasta alquanto sconcertata quando ho letto che l’accordo contempla ancora la possibilità di verificare i computer e altri generi personali di singoli viaggiatori all’attraversamento delle frontiere.
Ho sostenuto di buon grado la risoluzione del PPE che offre una versione equilibrata e ben costruita, anche se ovviamente non comprende l’importante pressione sulla Commissione prima dei negoziati cruciali sulla versione finale dell’accordo.
Syed Kamall (ECR). – (EN) Signor Presidente, immagino che sia già pronto a premere il pulsante. Molte persone mi chiedono cosa sia l’ACTA e io sono stato uno dei relatori ombra per l’accordo commerciale anticontraffazione.
Mi rendo conto che dopo gli avvenimenti odierni qualcuno avrà dubbi in merito alla trasparenza, democrazia e libertà di parola che vigono qui, ma preferisco concentrarmi sui cinque motivi che ci avevano indotti a prendere le distanze dalla risoluzione. Ho apprezzato molto la risoluzione comune PPE/ECR. Prima di tutto il documento non si spinge oltre l’acquis communautaire. In secondo luogo, la Commissione è stata trasparente e, terzo, l’accordo non è stato negoziato all’interno dell’OMC perché la Cina e l’India erano contrarie fin dal principio. Quarto, esso non riguarda i medicinali generici in transito attraverso l’UE e infine i paesi in via di sviluppo possono aderire all’ACTA su base volontaria. Tali paesi non hanno deciso di aderirvi, si tratta di un meccanismo aperto cui possono partecipare se vogliono. È davvero un peccato che non ci atteniamo ai medesimi principi di libertà di parola anche all’interno di quest’Assemblea.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) In seguito alle alluvioni del 2002 che hanno provocato ingenti danni materiali e alle persone in Austria, Francia, Germania e Repubblica Ceca, il Consiglio dell’Unione europea ha creato uno strumento che consente di mobilitare rapidamente dei fondi per aiutare le regioni colpite da catastrofi naturali. Oggi questo meccanismo andrà a beneficio dell’Irlanda, colpita anch’essa da alluvioni. Ho votato a favore di questa rettifica del bilancio UE al fine di consentire l’erogazione degli aiuti ai nostri amici irlandesi. Questo voto è il simbolo della solidarietà europea dinanzi alle catastrofi naturali. Una situazione che oggi tocca l’Irlanda, ma domani potrebbe essere il turno della Francia. In effetti il nostro paese riceverà a breve un aiuto finanziario per mitigare le conseguenze dell’uragano Cinzia del febbraio 2010.
Diogo Feio (PPE) , per iscritto. – (PT) Le inondazioni che hanno colpito l’Irlanda nel novembre 2009 hanno causato danni ingenti, stimati in oltre 520 milioni di euro. La rettifica di bilancio prevede la mobilitazione del Fondo di solidarietà a copertura delle perdite subite per complessivi 13 022 500 EUR in stanziamenti d’impegno e di pagamento. Come ho detto ieri, ritengo che la mobilitazione del fondo sia del tutto giustificata, perché va in aiuto delle persone più colpite da questa catastrofe naturale. La proposta di rettifica è conforme al bilancio UE.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Il 24 settembre 2010, la Commissione europea ha proposto una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla mobilitazione del Fondo di solidarietà basata sulle disposizioni del punto 26 dell’accordo interistituzionale (AII) del 17 maggio 2006. Questa è stata la prima proposta di mobilitazione del Fondo di solidarietà per l’esercizio 2010. L’AII consente di mobilitare il fondo di solidarietà fino a un limite massimo annuale di 1 miliardo di euro. È importante osservare che l’obiettivo del Fondo non è di indennizzare i privati per i danni subiti, bensì di garantire il ripristino delle infrastrutture; si tratta inoltre di uno strumento di rifinanziamento.
Le autorità irlandesi stimano i danni complessivi diretti causati dalla catastrofe in 520,9 milioni di euro. La Commissione propone di mobilitare EUR 13 022 500 entro il massimale di 1 miliardo di euro in stanziamenti d’impegno e di pagamento in relazione alle conseguenze delle inondazioni in Irlanda. Essendo stati rispettati i requisiti di legge, approvo la presente rettifica del bilancio.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato a favore della mobilitazione del Fondo di solidarietà UE per l’Irlanda in relazione alle inondazioni che hanno colpito il paese lo scorso novembre. Nondimeno, anche in questo caso, critichiamo il ritardo con cui viene mobilitato il fondo. Trascorrono sempre diversi mesi tra l’evento calamitoso e il momento in cui lo Stato membro colpito riceve effettivamente gli aiuti; in questo caso è passato oltre un anno. Questo fondo come pure altri, in diverse circostanze, dovrebbero essere mobilitati con maggiore rapidità al fine di rendere più celeri ed efficaci gli interventi d’emergenza. Le conseguenze delle calamità dovrebbero essere affrontate tenendo conto di una dimensione di coesione, al fine di ridurre le disparità tra le diverse regioni e Stati membri dell’UE. Ribadiamo inoltre l’importanza di rafforzare la prevenzione delle catastrofi tramite l’applicazione delle raccomandazioni varate di recente dal Parlamento.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor presidente, onorevoli colleghi, ho contribuito all'approvazione del progetto di bilancio rettificativo n. 8/2010 in quanto indispensabile per poter procedere allo stanziamento di 13 022 500 EUR per la mobilitazione del Fondo di solidarietà a favore dell'Irlanda, con riferimento a delle forti precipitazioni che hanno provocato gravi inondazioni nel novembre 2009.
Credo che il Fondo di solidarietà sia uno strumento prezioso per l'UE, attraverso cui dimostrare la propria solidarietà alle popolazioni delle regioni colpite da catastrofi naturali, apportando un sostegno finanziario per contribuire a ripristinare rapidamente condizioni di vita il più possibile normali. Il bilancio annuale complessivo disponibile per il Fondo di solidarietà è di 1 000 milioni di euro. Nel 2010, non è stato ancora stanziato alcun importo per richieste precedenti e, di conseguenza, rimane disponibile l'intero importo di 1 000 milioni di euro.
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa proposta di storno di 13 022 500 EUR dal FSE a una linea di bilancio per fornire assistenza all’Irlanda dopo le gravi inondazioni che hanno colpito il paese nel novembre 2009.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Questo progetto di bilancio rettificativo si fonda su motivazioni valide, considerata la finalità cui è destinata la dotazione del Fondo di solidarietà. Le inondazioni che hanno colpito l’Irlanda nel novembre 2009 hanno provocato danni ingenti, in particolare all’agricoltura, all’edilizia residenziale e alle aziende, alla rete viaria e ad altre infrastrutture. Tuttavia mi pare opportuno sottolineare il ritardo con cui si procede alla mobilitazione di questo strumento. La procedura amministrativa deve essere snellita e accelerata affinché in avvenire si possa reagire con maggiore prontezza alle situazioni calamitose.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Ho espresso un voto favorevole perché credo che ogni nazione dell’UE debba sentirsi parte di un’Unione europea coesa. Nondimeno, sarebbe auspicabile che la prossima volta il relatore non si limitasse a comunicare l’assegnazione della dotazione ma chiarisse anche nel dettaglio le opere e i provvedimenti che vengono finanziati tramite un così ingente stanziamento di 13 022 500 EUR. Altrimenti diventano inevitabili l’utilizzo improprio degli stanziamenti e altri illeciti. Gli importi devono essere indicati nel dettaglio e motivati.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il Fondo europeo di solidarietà dispone ogni anno di un miliardo di euro. Nel presente anno solare il fondo non è stato ancora mai mobilitato. Le sue possibilità d’impiego sono stabilite nel dettaglio; l’obiettivo del Fondo non è infatti di indennizzare i privati per i danni subiti, bensì di garantire il ripristino delle infrastrutture. Gli aiuti richiesti dall’Irlanda serviranno a riparare i danni provocati dall’inondazione. Esprimo il mio voto favorevole, perché il Fondo non è stato ancora mai mobilitato quest’anno, il bilancio può essere impiegato con profitto e l’Irlanda ottempera a tutti i criteri.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Onorevoli colleghi, ho votato a favore di questa relazione. Come già evidenziato ieri nel corso del voto favorevole alla relazione del collega Böge, ritengo sia un dovere dell'Unione europea intervenire in sostegno e in solidarietà di alcune regioni colpite da calamità e catastrofi naturali. Ritengo che il concetto di solidarietà sia connesso all'idea e ai valori alla base dell'Unione europea. Si tratta di uno dei valori cardine che hanno dato vita all'Unione e hanno fatto sì che questa prosperasse e si allargasse nel tempo, ragion per cui questo stanziamento non solo è giustificato e fondato ma "quasi" dovuto. Mi auguro, poi, che un simile intervento verrà attuato anche per le regioni italiane duramente colpite dalle recenti alluvioni che hanno messo in ginocchio l'economia di quelle zone.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Considerato che il progetto di bilancio rettificativo n. 8/2010 per l’esercizio 2010 concerne la mobilitazione del Fondo di solidarietà UE per complessivi 13 022 500 EUR in stanziamenti d’impegno e di pagamento in relazione alle conseguenze delle inondazioni che hanno colpito l’Irlanda e la corrispondente riduzione degli stanziamenti di pagamento pari a 13 022 500 EUR dalla linea 04 02 01 – Completamento del Fondo sociale europeo (FSE) Obiettivo 1 (2000-2006), ho votato a favore della posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 8/2010.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Onorevoli colleghi, ringrazio il collega on. Surján per l'ottimo lavoro svolto. Ho espresso favorevolmente il mio voto e concordo sull'approvazione del progetto di bilancio rettificativo n. 8/2010, che prevede importi di aiuto al Fondo di solidarietà e al Fondo di solidarietà dell'Unione europea-Stati membri e la riassegnazione di un importo pari a 13 022 500 EUR in stanziamenti di pagamento provenienti dal settore 4 "Occupazione e affari sociali".
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Sono favorevole a questo progetto di bilancio rettificativo che prevede la mobilitazione del Fondo di solidarietà europeo per un importo di 13 022 500 EUR in stanziamenti d’impegno e di pagamento al fine di offrire assistenza all’Irlanda in seguito alle inondazioni avvenute nel novembre 2009 che hanno causato danni ingenti all’agricoltura, alle imprese e alle infrastrutture, in particolare alla rete viaria e di approvvigionamento idrico, nonché nelle aree residenziali, per un totale di oltre 520 milioni di euro.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ai sensi dell’articolo 37, paragrafo 1 del regolamento finanziario, la Commissione ha la facoltà di presentare progetti di bilancio rettificativo “in caso di circostanze inevitabili, eccezionali o impreviste”. Tra i diversi punti del progetto di bilancio rettificativo n. 8/2010, la relazione che abbiamo approvato si concentra in particolare sulla mobilitazione del Fondo di solidarietà UE. La Commissione ha proposto, il 24 settembre 2010, una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla mobilitazione del Fondo di solidarietà basata sulle disposizioni del punto 26 dell'accordo interistituzionale (AII) del 17 maggio 2006. Le condizioni di ammissibilità ai benefici del Fondo sono precisate qui come anche nel regolamento n. 2012/2002 del Consiglio che istituisce il FSEU. È importante osservare, da un lato, che l'obiettivo del Fondo non è di indennizzare i privati per i danni subiti bensì di garantire il ripristino delle infrastrutture e, dall'altro, che si tratta di uno strumento di rifinanziamento.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) La Commissione europea ha avviato la discussione sulla revisione della politica europea di vicinato al fine di delineare le relazioni che l’UE intratterrà in futuro con i suoi vicini orientali e meridionali. L’iniziativa per il Partenariato orientale dell’Unione europea si propone ldi promuovere i comuni valori europei e pone l’accento sulla presenza di istituzioni democratiche funzionanti e sul rispetto delle libertà e dei diritti umani. Ho votato a favore di questa relazione che sancisce i principi generali per la partecipazione della Repubblica moldava ai programmi e alle agenzie comunitari. Credo che la conclusione di un protocollo consenta un’apertura graduale o una partecipazione rafforzata della Moldavia ad alcuni programmi comunitari, offrendo a questo paese la possibilità di promuovere ulteriormente le relazioni in campo culturale, dell’istruzione, ambientale, tecnico e scientifico, oltre a consolidare le relazioni politiche. È fondamentale che la Moldavia proceda con l’attuazione del Piano d’azione PEV e delle riforme al fine di conseguire gli obiettivi della stabilità politica e dello sviluppo democratico.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della raccomandazione Watson perché la conclusione di un protocollo offre alla Moldavia nuove opportunità di coinvolgimento nei programmi comunitari di suo interesse. La graduale apertura dei programmi e delle agenzie UE ai paesi che aderiscono alla politica europea di vicinato sosterrà questi paesi nella realizzazione di riforme e nella loro modernizzazione. La cooperazione con l’UE in settori importanti come le dogane, i trasporti o la competitività ne uscirà rafforzata. Credo che la partecipazione della Moldavia alle varie iniziative contribuirà a stabilire un collegamento tra politiche nazionali ed europee. Il protocollo infonderà anche nuova forza al processo negoziale per la firma di un nuovo accordo di associazione, verso il quale sono già stati registrati progressi soddisfacenti. Plaudo anche all’intenzione del Consiglio di continuare a garantire l’assistenza macrofinanziaria alla Moldavia e la consulenza di esperti al governo di Chişinău.
Come illustrato nella relazione intermedia stilata dalla Commissione europea, la Moldavia ha compiuto sforzi significativi verso la realizzazione di efficienti riforme strutturali, come suggerito nelle raccomandazioni dell’UE. Inoltre l’atteggiamento favorevole all’integrazione europea dell’amministrazione attuale ha conferito un dinamismo sorprendente ai rapporti con l’UE. Appare quindi naturale, in questo progressivo avvicinamento agli standard europei, rafforzare la partecipazione della Moldavia nei programmi e nelle agenzie comunitari.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della conclusione del protocollo che consentirà alla Repubblica di Moldavia di rafforzare la partecipazione a determinati programmi comunitari, offrendo a questo paese l'opportunità di promuovere la cooperazione in campo culturale, dell'istruzione, ambientale, tecnico e scientifico, oltre a rafforzare le relazioni politiche attraverso il partenariato orientale e intensificare i negoziati del nuovo accordo di associazione. La stabilità politica e lo sviluppo democratico sono essenziali per consentire un'attuazione complessiva del protocollo e la conclusione del necessario memorandum d'intesa. L'attuale impasse costituzionale in Moldavia è pertanto un aspetto che suscita preoccupazione e dovrebbe essere affrontato con efficienza e rapidità. È essenziale che la Moldavia proceda con l'attuazione del Piano d'azione PEV e delle riforme illustrate nel documento "Ripensare la Moldavia". Lo svolgimento di elezioni, come richiesto dalla costituzione, è indispensabile per la futura stabilità e prosperità della Moldavia e per lo sviluppo delle sue relazioni con l'Unione europea.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) L’aspirazione della Repubblica di Moldavia di seguire un percorso europeo come membro dell’Unione e la sua preparazione a tale adesione sono resi possibili dall’accordo di partenariato e cooperazione siglato con l’UE nell’ambito della politica europea di vicinato. Sono favorevole alla partecipazione della Moldavia a determinati programmi comunitari allo scopo di promuovere la cooperazione in campo culturale, dell'istruzione, dei media, ambientale, tecnico e scientifico, nonché di rafforzare le relazioni politiche attraverso il partenariato orientale e intensificare i negoziati del nuovo accordo di associazione.
Diogo Feio (PPE) , per iscritto. – (PT) La scarsa affluenza degli elettori all’ultimo referendum sul meccanismo per l’elezione del Presidente della Moldavia e l’insediamento di un presidente ad interim sono prova delle difficoltà di governo del paese e della disillusione della popolazione. La situazione in Transdniestria sta peggiorando, con un conseguente aumento delle tesioni tra le autorità e nella cittadinanza. Il paese deve compiere ancora una lunga strada prima di conseguire la stabilità delle istituzioni e il pieno rispetto dello Stato di diritto. Per questo merita un sostegno e un’attenzione speciali da parte dell’Unione europea. La partecipazione della Moldavia nei programmi UE è un elemento importante di questo percorso.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) L'accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee e la Repubblica di Moldavia, è stato concluso il 28 novembre 1994 e dal 2004 la Moldavia è stata inclusa nella politica europea di vicinato (PEV). La proposta di raccomandazione verte in particolare sulla partecipazione della Moldavia ai programmi dell’Unione. Il 18 giugno 2007 il Consiglio ha impartito direttive alla Commissione affinché negoziasse accordi quadro con tredici paesi PEV sui principi generali della loro partecipazione ai programmi comunitari. I negoziati con la Repubblica di Moldavia sono iniziati nel marzo 2008.
La Repubblica di Moldavia contribuirà finanziariamente ai programmi specifici ai quali parteciperà. Le implicazioni finanziarie variano da programma a programma e sono stabilite nel memorandum d'intesa. La conclusione del protocollo consentirà la graduale apertura o una rafforzata partecipazione della Moldavia ad alcuni programmi comunitari, offrendo al paese l’oppoprtunità di promuovere ulteriormente le relazioni in campo culturale, educativo, ambientale, tecnico e scientifico, oltre a rafforzare le relazioni politiche attraverso il partenariato orientale e intensificare i negoziati del nuovo accordo di associazione. La stabilità politica e la democrazia sono essenziali per consentire un’attuazione complessiva del protocollo.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L'accordo di partenariato e di cooperazione CE-Moldavia è stato concluso il 28 novembre 1994 e dal 2004 la Moldavia è stata inclusa nella politica europea di vicinato (PEV).
Il 18 giugno 2007 il Consiglio ha impartito direttive alla Commissione affinché negoziasse accordi quadro con tredici paesi PEV sui principi generali della loro partecipazione ai programmi comunitari e i negoziati con la Repubblica di Moldavia sono iniziati nel marzo 2008.
Il protocollo contiene un accordo quadro sui principi generali per la partecipazione della Repubblica di Moldavia ai programmi e alle agenzie della Comunità. La Repubblica di Moldavia ha contribuito finanziariamente ai programmi specifici ai quali partecipa. Le implicazioni finanziarie variano da programma a programma e sono stabilite nel memorandum d'intesa.
Un problema insorge quando l’UE invoca “la stabilità politica e lo sviluppo democratico”, tentando così di ingerire negli affari interni di un paese e sostenendo apertamente quelle forze in Moldavia che fanno gli interessi dei gruppi economici comunitari, in uno spirito contrario all’indipendenza e alla sovranità del paese, nonché alla volontà del suo popolo. Per questo motivo sono contraria alla risoluzione adottata.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho espresso un voto favorevole a sostegno della raccomandazione Watson e considero positivo il proseguimento della cooperazione UE-Moldavia.
Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. – (EN) Ho sempre sostenuto e incoraggiato le finalità che l’UE persegue nella Repubblica di Moldavia. Credo in una cooperazione forte con un paese che di recente ha dato prova di voler seguire la via europea. La partecipazione della Moldavia a determinati programmi comunitari incoraggerà questo paese limitrofo a realizzare le riforme, offrendo al paese l’opportunità di promuovere ulteriormente le relazioni in campo culturale, educativo, ambientale, tecnico e scientifico, oltre a rafforzare le relazioni politiche attraverso il partenariato orientale e intensificare i negoziati del nuovo accordo di associazione. Sostengo la raccomandazione dell’onorevole Watson, perché promuove la partecipazione della Moldavia a svariati programmi e agenzie comunitari e sostiene gli sforzi compiuti da questo paese verso le riforme e la modernizzazione.
Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) La Repubblica di Moldavia è uno dei paesi europei più poveri. Secondo alcuni studi, la maggioranza della popolazione moldavia vive in condizioni di povertà estrema. Le riforme interne che potrebbero risollevare l’economia vengono di solito bloccate da conflitti politici o etnici. È importante che l’Unione europea aiuti la Moldavia e contribuisca a migliorare la situazione di questo paese in termini di stabilità, sicurezza e benessere.
Una politica europea potrebbe sbloccare le difficoltà costituzionali della Repubblica di Moldavia, agevolando così ulteriori cambiamenti positivi. La Moldavia manifesta il desiderio di partecipare ai programmi della politica europea di vicinato e la sua contribuzione finanziaria lo dimostra. L’Unione europea deve incrementare il sostegno a questi paesi. In quest’ottica, il rafforzamento della cooperazione con la Repubblica di Moldavia è più che giustificato.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) La conclusione di questo protocollo consente di rafforzare la cooperazione con la Moldavia nell’ambito di determinati programmi. La Moldavia e l’UE si avvicineranno in una reciproca integrazione. Considerato che numerosi cittadini moldavi vivono e lavorano in Irlanda e sono ormai parte del tessuto sociale irlandese, questo è un passo positivo per il futuro dell’Europa.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Il provvedimento più efficace per promuovere le riforme, la modernizzazione e la transizione nei paesi limitrofi all’Unione europea, compresa la Repubblica di Moldavia, consiste nell’apertura graduale di determinati programmi, istituzioni e agenzie comunitari ai paesi partner della politica europea di vicinato. Ho votato a favore della relazione perché credo che l’Unione europea debba sostenere la Repubblica di Moldavia e agevolare la sua partecipazione ad alcuni programmi comunitari. La cooperazione tra l’Unione e la Moldavia ne uscirà rafforzata in diversi campi come quello economico, scientifico, culturale e dell’istruzione.
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione sul protocollo all’accordo di partenariato e cooperazione tra la CE e la Moldavia. Pur nutrendo gravi preoccupazioni per la situazione dei diritti umani in Moldavia, ho ricevuto un’impressione positiva dalle recenti osservazioni di Amnesty International e in particolare dalla ratifica dello Statuto di Roma che istituisce il Tribunale penale internazionale che è senz’altro incoraggiante.
Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) Quale membro della commissione parlamentare di cooperazione UE-Moldavia, sono favorevole a qualsiasi progresso che contribuisce o potrebbe contribuire al consolidamento della situazione politica in Moldavia e a migliori condizioni di vita per la popolazione. Le raccomandazioni che votiamo oggi rappresentano un passo positivo verso il rafforzamento di una politica europea di vicinato davvero orientata all’integrazione. Come indicato dal relatore, concordo che l’attuale crisi in Moldavia è un problema da risolvere con rapidità e sopra tutto ricorrendo solo a mezzi legittimi. Bisogna stralciare dal testo l’espressione “una soluzione europea”, perché fuorviante e poco trasparente. Il relatore si riferisce senz’altro a una soluzione conforme agli accordi e ai documenti del Consiglio d’Europa, nonché ai principi democratici universalmente riconosciuti. Ma è importante che noi tutti respingiamo con forza ed enfasi qualsiasi ingerenza deliberata negli affari interni della Repubblica di Moldavia. In caso contrario non si farebbe che acuire le tensioni nel paese, anziché contribuire a una soluzione positiva dei problemi che sono in parte dovuti all’approccio poco equilibrato adottato in passato dall’UE.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) L’indice di sviluppo umano della Moldavia è tra i più bassi della regione. Le politiche di liberalizzazione a ritmo forzato sono state in larga misura volute dalle élite finanziarie dell’Unione europea che ne hanno tratto anche il maggiore profitto. Il controllo esercitato dalla Commissione europea e dal FMI tramite la futura assistenza macrofinanziaria non farà che aggravare la situazione.
In queste condizioni, tollerare che il governo moldavo obblighi la popolazione a finanziare programmi e agenzie europei poco affidabili, come il programma quadro per la competitività e l’innovazione o il programma SESAR, quando la Moldavia non è neppure un membro dell’Unione mi sembra una dimostrazione di cinismo. Ho votato contro questa relazione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Negli scorsi anni, la Moldavia ha tentato di avvicinarsi agli standard europei di libertà, democrazia e buon governo. Questi sforzi hanno dimostrato l’interesse costante della Moldavia al percorso che potrebbe portare all’allargamento.
Le ultime elezioni non si sono svolte nelle migliori delle condizioni e l’insediamento di un presidente ad interim alla guida del paese non lascia certo presagire che il consolidamento della cultura democratica sia avviato nella giusta direzione. A ciò si aggiunge la questione della Transnistria, passibile di causare una certa instabilità. L’UE deve proseguire i propri sforzi affinché le riforme da realizzare in Moldavia possano continuare nella giusta direzione, ossia nella direzione indicata in questo protocollo di partenariato e cooperazione.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) La partecipazione rafforzata della Moldavia ai programmi comunitari consentirà di promuovere ulteriormente le relazioni in campo culturale, dell'istruzione, ambientale, tecnico e scientifico, oltre a rafforzare le relazioni politiche attraverso il partenariato orientale e i negoziati del nuovo accordo di associazione. Tuttavia, l'attuazione del protocollo presuppone delle condizioni di stabilità politica e lo sviluppo democratico in Moldavia. C'è da rammaricarsi per il fallimento del referendum costituzionale del 5 settembre 2010. È essenziale che la Moldavia proceda con l'attuazione del Piano d'azione della politica europea di vicinato e delle riforme illustrate nel documento "Ripensare la Moldavia". Lo svolgimento delle elezioni politiche questo 28 novembre è una tappa indispensabile per la futura stabilità e prosperità della Moldavia e per lo sviluppo delle sue relazioni con l'Unione europea. È importante che le elezioni contribuiscano a far avanzare il paese in questa direzione e siano condotte nel pieno rispetto delle norme internazionali in materia di libere e legittime elezioni.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Purtroppo la Moldavia si trova oggi in una fase assai instabile di mutamento politico ed economico. Il protocollo all'accordo di partenariato e di cooperazione Unione europea-Moldavia sulla partecipazione della Moldavia ai programmi UE infonde nella popolazione moldava la speranza di una svolta positiva. La conclusione del protocollo favorisce il rafforzamento della cooperazione nel campo culturale, dell’istruzione e in altri ambiti. Ho votato a favore perché spero che questo partenariato contribuirà all’integrazione della Moldavia con l’Unione europea.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Come la maggioranza di questo Parlamento, ho votato a favore della raccomandazione che considero positiva perché lancia un segnale forte di sostegno e incoraggiamento all’atteggiamento filoeuropeista della Repubblica di Moldavia. Questo paese ai confini dell’Unione europea non sarebbe in grado di uscire dall’attuale impasse senza questo tipo di messaggi che rafforzano nella popolazione moldava la convinzione che l’Europa è la scelta giusta. La raccomandazione non potrebbe capitare a un momento più adatto, giacché tra pochi giorni nel paese si terranno le elezioni legislative anticipate.
Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. – (LT) Sono favorevole al protocollo che sancisce i principi generali per la partecipazione della Moldavia ai programmi e alle agenzie comunitari. A questo paese si aprono nuove opportunità per il rafforzamento delle relazioni con gli Stati membri UE in campo culturale, dell’istruzione, ambientale, tecnico e scientifico. Sono certo che le relazioni politiche tra l’UE e la Moldavia saranno rafforzate attraverso il partenariato orientale e i negoziati del nuovo accordo di associazione. La stabilità politica e lo sviluppo democratico del paese sono essenziali per consentire la piena partecipazione della Moldavia ai programmi comunitari. È dunque essenziale che si ponga fine al lungo periodo di disordini e instabilità con le prossime elezioni parlamentari.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Le relazioni con la Moldavia hanno seguito un canale preferenziale dal 1994, anno in cui è stato sottoscritto l’accordo di partenariato e di cooperazione CE-Moldavia. Nel 2004, la Moldavia è stata inclusa nella politica europea di vicinato. La cooperazione istituzionale tra l’UE e i paesi vicini può, ma non deve necessariamente, preludere alla procedura di adesione di tali paesi all’UE. A prescindere dal risultato finale, l’Unione in quanto entità sopranazionale è governata da una serie di valori improntati alla pace, alla libertà e alla democrazia che sono considerati fondamentali per la prosperità del continente europeo.
Nella cooperazione con i paesi vicini, è essenziale che l’Unione presti particolare attenzione alla stabilità di tali paesi, senza alcuna ingerenza, e sostenga le loro istituzioni nell’applicazione efficace dello Stato di diritto e nel rispetto dei diritti umani. La ratifica da parte della Moldavia dello Statuto di Roma che istituisce il Tribunale penale internazionale lo scorso ottobre è di certo un passo nella direzione giusta.
In questo contesto ho deciso di sostenere la risoluzione legislativa relativa alla conclusione di un protocollo supplementare all’accordo di partenariato e di cooperazione CE-Moldavia, riguardante un accordo quadro fra l'UE e la Moldavia sui principi generali della partecipazione della Repubblica moldova ai programmi dell'Unione.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Onorevoli colleghi, ringrazio il collega Watson per l'ottimo lavoro svolto. Ho espresso un voto favorevole, concordando sulla necessità che la Moldavia debba procedere con l'attuazione del Piano d'azione PEV e delle riforme illustrate nel documento "Ripensare la Moldavia".
Lo svolgimento di elezioni, come richiesto dalla Costituzione, è indispensabile per la futura stabilità e prosperità della Moldavia e per lo sviluppo delle sue relazioni con l'Unione europea. Tutte le parti interessate dovrebbero unirsi per trovare una soluzione e riflettere la fiducia della popolazione moldava in una soluzione europea. L'Unione europea e il Consiglio d'Europa hanno fornito notevole assistenza e dovrebbero continuare a farlo per superare rapidamente questa situazione di stallo.
Mario Pirillo (S&D), per iscritto. − L'adozione del protocollo sui principi generali della partecipazione della Repubblica di Moldavia ai programmi dell'Unione europea è di fondamentale importanza per proseguire sulla strada di una più organica collaborazione, che dovrà ragionevolmente concludersi in futuro con un accordo di associazione.
L'attuale impasse costituzionale in Moldavia potrebbe pregiudicare l'attuazione complessiva del protocollo e dei relativi memorandum d'intesa. Dopo il fallimento del referendum dello scorso settembre ha grande rilevanza l'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche in vista delle prossime elezioni del 28 novembre. La stabilità politica è conditio sine qua non per un maggior coinvolgimento nei programmi comunitari. Una convinta scelta europeista potrà parimenti contribuire a facilitare il percorso di sviluppo non solo economico ma anche democratico della Moldavia.
Ecco perché, signor Presidente, oggi ho votato a favore di questa risoluzione del Parlamento europeo, sperando che tutti i processi attivati in Moldavia siano accompagnati da un supporto tecnico e scientifico da parte dell'Europa.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Nel quadro della politica europea di vicinato, la graduale partecipazione dei paesi partner PEV a determinati programmi e agenzie comunitari si inserisce nel contesto delle numerose iniziative volte a promuovere le riforme, la modernizzazione e la transizione nei paesi che confinano con l’Unione europea. Nel marzo 2008 fu deciso di avviare con la Repubblica di Moldavia i negoziati che si sono adesso conclusi. Questo progetto di protocollo include un accordo quadro sui principi generali di partecipazione della Moldavia ad alcuni programmi e agenzie comunitari in determinati ambiti come per esempio i trasporti, la sicurezza alimentare, le dogane, la sicurezza aerea e altri. Ho votato a favore della relazione perché questa iniziativa sostiene la Repubblica di Moldavia, un paese ai confini dell’UE, nei suoi sforzi di riforma e modernizzazione.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della conclusione di questo protocollo all’accordo di partenariato e di cooperazione tra l’Unione europea e la Moldavia perché mi rendo conto che gli aiuti prestati dall’UE alla Moldavia sono essenziali per consentire a tale paese di realizzare le riforme necessarie e conseguire la stabilità politica desiderata nel pieno rispetto dei principi democratici e dello Stato di diritto.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Questa relazione verte sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un protocollo all'accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Moldavia, dall'altra, riguardante un accordo quadro fra l'Unione europea e la Repubblica moldova sui principi generali della partecipazione di tale paese ai programmi dell'Unione. Con il suo voto favorevole, il Parlamento europeo acconsente alla conclusione del protocollo.
Traian Ungureanu (PPE), per iscritto. – (EN) In qualità di relatore ombra dell’EPP sugli accordi UE-Repubblica di Moldavia, accolgo con estrema soddisfazione il voto espresso a grande maggioranza in favore della conclusione del protocollo all’accordo di partenariato e cooperazione tra l’UE e la Moldavia riguardante la partecipazione della Moldavia ai programmi comunitari. Ancora prima della conclusione di un accordo di associazione, si offre alla Moldavia l’opportunità di una cornice legale entro cui partecipare ai programmi e alle agenzie comunitari in vista del suo progressivo avvicinamento agli standard UE, in particolare nel campo dei trasporti, della sicurezza alimentare, delle dogane e della sicurezza aerea. Alla vigilia delle elezioni legislative in Moldavia, il Parlamento europeo trasmette un segnale forte a sostegno delle riforme filoeuropee in questo paese confinario e ribadisce l’importanza del loro compimento. Con piacere posso dire che il Parlamento europeo ha espresso un consenso unanime trasversale agli schieramenti in ogni fase della procedura in quest’Aula, addivenendo a una posizione univoca sulla necessità di concludere questo protocollo quanto prima per offrire alla Moldavia tutte le possibilità e i vantaggi derivanti dalle relazioni con l’UE.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) L’Unione europea comprensiva dei nuovi Stati membri, come la Lituania, ha il dovere di tenere conto degli interessi dei paesi posti lungo il confine orientale. Il rafforzamento della cooperazione tra l’UE e la Moldavia e l’inclusione di questo paese nei programmi comunitari favorirà il suo avvicinamento agli standard e alle norme UE. L’accordo di partenariato e di cooperazione promuove lo sviluppo di nuove e più strette relazioni tra l’UE e la Moldavia nei campi culturale, dell’istruzione e tecnologico. Per l’UE è importante in special modo dimostrare ai giovani moldavi i vantaggi che porterà la futura adesione all’UE. Gli emigrati moldavi che lavorano in altri paesi europei, talvolta in maniera irregolare, hanno contribuito per il 19 per cento al PIL della Moldavia. La povertà, la corruzione e la tratta di esseri umani sono problemi che vanno risolti insieme. In preparazione all’adesione UE, la Moldavia deve affrontare diverse e importanti riforme strutturali.
L’UE deve continuare a sostenere gli sforzi compiuti dal paese. Il rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto sono prioritari. Il conflitto nella Transnistria è un problema per l’Europa ma anche un’opportunità per approfondire la cooperazione dell’UE con Moldavia, Russia e Ucraina. Non dobbiamo trascurare questo aspetto. Mi auguro che le elezioni parlamentari del 28 novembre consentiranno alla Moldavia di guardare al futuro.
Damien Abad (PPE) , per iscritto. – (FR) Il Parlamento ha adottato oggi in prima lettura due relazioni legislative: un regolamento riguardante aspetti peculiari dell’Unione europea e una direttiva sulle norme che gli Stati membri devono applicare a livello nazionale. Gli Stati membri avranno la responsabilità di garantire normative nazionali che mettano a disposizione del pubblico informazioni obiettive e imparziali. Queste comprendono le informazioni indicate sulle confezioni, la relazione di valutazione del prodotto e le informazioni sulla prevenzione dalle malattie. I pazienti devono avere un migliore accesso a informazioni di qualità sui medicinali soggetti a prescrizione medica, ovvero le informazioni sulle caratteristiche del farmaco e le patologie che tratta. Abbiamo il dovere di tutelare i consumatori e fare in modo che siano informati con trasparenza. La nostra attività di deputati comprende anche la costruzione di un’Europa che tuteli e informi e per questo ho votato a favore di entrambi i testi.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto – (FR) La direttiva 2001/83/CE stabilisce un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano e definisce le norme sulle informazioni da allegare ai medicinali, che ne descrivono le caratteristiche e l’uso; non fornisce però un quadro normativo armonizzato sui contenuti e sulla qualità delle informazioni non promozionali per i pazienti. L’esperienza ci insegna come diverse interpretazioni dei testi possano generare situazioni in cui il pubblico viene esposto alla pubblicità occulta, in particolare su Internet. La Commissione ha proposto una direttiva che modifica l’attuale legislazione allo scopo di migliorare le modalità di diffusione al pubblico delle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica. L’obiettivo è di creare un quadro normativo che regoli la diffusione al pubblico di informazioni specifiche sui medicinali da parte dei titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio. Il progetto di risoluzione legislativa del Parlamento europeo è più ambizioso della proposta della Commissione. Ho votato a favore di questo testo perché migliora le informazioni messe a disposizione dei pazienti e le rende un po’ più sicure.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore di questa importante risoluzione che mira ad informare maggiormente i pazienti in merito ai medicinali che vengono loro prescritti. Vi sono notevoli problemi legati all’attuale quadro normativo e alla situazione in Europa rispetto all’accesso dei pazienti alle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica. fanno sì che i pazienti che risiedono in diverse parti d'Europa abbiano un accesso diverso a informazioni di elevata qualità sui medicinali . In alcuni Stati membri i pazienti non possono neppure accedere facilmente alle informazioni più basilari sui medicinali che sono loro prescritti. Alla luce delle diverse interpretazioni della direttiva negli Stati membri, ritengo che sia necessario fare maggiore chiarezza nelle disposizioni affinché tutti i cittadini dell’Unione europea possano ottenere le informazioni di cui hanno bisogno riguardo ai prodotti farmaceutici. Gli emendamenti adottati dal Parlamento europeo garantiscono che le informazioni sul medicinale soggetto a prescrizione vengano fornite al pubblico esclusivamente attraverso specifici canali di comunicazione, tra cui siti web specializzati e certificati, orientati alla tutela degli interessi dei pazienti e al contenimento delle occasioni di pubblicità per le aziende farmaceutiche.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Offrire ai pazienti un migliore accesso a informazioni di qualità riguardo al trattamento loro prescritto aumenta le probabilità di comprensione da parte dei pazienti stessi delle decisioni che li riguardano in prima persona. L’intenzione è ottima, ma questa iniziativa deve essere inserita in una più ampia strategia di educazione sanitaria, che ponga al centro il paziente e non l’azienda farmaceutica. L'attuale quadro giuridico e la situazione europea presentano molti problemi per quanto concerne l'accesso dei pazienti alle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Le differenze di interpretazione della direttiva da parte degli Stati membri fanno sì che i pazienti che risiedono in diverse parti d'Europa abbiano un accesso diverso a informazioni di elevata qualità sui medicinali . In alcuni Stati membri i pazienti non possono neppure accedere facilmente alle informazioni più basilari sui medicinali che sono loro prescritti. Questo comporta sanitario disparità sul piano della salute. Tramite Internet i pazienti già hanno, in pochi secondi, un accesso illimitato a informazioni non controllate e spesso non corrette sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Essi devono invece avere accesso a informazioni controllate e sicure che non li confondano ulteriormente. È quindi necessario aggiornare le diposizioni relative alle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. – Mi congratulo con il relatore e collega Fjellner per l'elaborazione di questa relazione. Ho espresso voto positivo in quanto ritengo fondamentale garantire ai pazienti l'accesso alle informazioni per i medicinali soggetti a prescrizione medica.
Da tempo sia il Parlamento europeo che le organizzazioni dei pazienti richiedono un adeguamento dell'attuale normativa che, così com'è, non garantisce le necessarie informazioni. Infatti, lo sviluppo tecnico e la facile reperibilità su Internet delle informazioni relative all'uso dei medicinali si dimostrano troppo spesso fallaci e non veritieri.
Concordo con lo spirito di fondo di questa relazione che vuole inserire al centro della legislazione il "diritto del paziente all'informazione" e, di conseguenza, raccomanda alle case farmaceutiche di comunicare alcune informazioni fondamentali ai pazienti.
Auspico dunque una maggiore certezza del diritto, che spesso viene meno anche a causa della diversa applicazione che gli Stati membri hanno fatto della precedente direttiva. È quindi necessario aggiornare le diposizioni relative alle informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione e adottare nuove norme, promuovendo una maggiore alfabetizzazione sanitaria e coinvolgendo maggiormente l'industria sanitaria nello svolgimento di un ruolo fondamentale per il miglioramento della salute pubblica.
Alain Cadec (PPE), per iscritto. – (FR) Nel campo della salute, l’accesso a informazioni complete e di qualità garantisce migliori risultati, poiché i pazienti sono più inclini a seguire un trattamento che sono in grado di comprendere. Mi unisco al relatore nel rimarcare la difficoltà di accedere a questo tipo di informazioni in alcuni paesi europei, dovuta alle diverse interpretazioni da parte degli Stati membri della direttiva relativa alle informazioni sui medicinali e alla fumosità e inattendibilità di queste ultime. Dobbiamo rendere le informazioni più accessibili nel rispetto del diritto del paziente all’informazione. Per evitare la creazione di squilibri tra gli Stati membri, è fondamentale individuare i canali di diffusione di queste informazioni ed evitare di privilegiare alcune informazioni rispetto ad altre. Infine è essenziale operare una distinzione chiara tra informazioni e pubblicità e impedire alle aziende farmaceutiche di sfruttare le campagne informative per promuovere i loro prodotti.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho espresso voto favorevole sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo alla proposta della Commissione relativa alle informazioni sui medicinali, poiché ritengo fondamentale che il pubblico possa accedere agevolmente alle informazioni sui medicinali, in particolare attraverso Internet, dove si possono reperire informazioni in tutte le lingue europee.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho espresso voto contrario al testo, poiché non possiamo permettere alle aziende farmaceutiche e alla Commissione di trasformare la salute in un prodotto commerciale qualsiasi. Al cuore del dibattito troviamo ancora una volta il legame tra l’industria farmaceutica in Europa e la farmacovigilanza. Non possiamo permettere alle case farmaceutiche di informare il pubblico a loro discrezione, né possiamo autorizzare una pubblicità diretta al pubblico sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Gli interessi commerciali di queste aziende sono incompatibili con gli obiettivi di interesse generale delle nostre politiche sanitarie e sarebbe pericoloso ignorare questo fatto.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta iniziale della Commissione europea di una direttiva relativa alle informazioni rivolte al pubblico sui medicinali soggetti a prescrizione medica ha spalancato le porte alla pubblicità dei medicinali da parte delle aziende farmaceutiche. Oggi in plenaria è stata modificata la proposta iniziale della Commissione, fatta su misura per l’industria farmaceutica. Ho votato a favore di tutti gli emendamenti, che hanno migliorato notevolmente il testo originale, mettendo al centro della legislazione non più il diritto dell’industria farmaceutica di pubblicizzare i suoi prodotti, bensì il diritto dei pazienti di ottenere informazioni attendibili, obiettive e indipendenti. Ho inoltre votato a favore degli emendamenti che vietano la trasmissione di informazioni sui medicinali in televisione, alla radio e sui giornali. Nonostante i miglioramenti raggiunti, il confine tra informazioni e pubblicità è ancora incerto e il testo si presenta a tratti ancora fragile e lacunoso. Mi sono astenuto dal voto finale, poiché ritengo che la migliore soluzione sia una revisione della proposta di direttiva da parte della Commissione sulla base degli orientamenti forniti oggi. Non è un caso il fatto che gli Stati membri abbiano assunto quasi all’unanimità un atteggiamento di distacco rispetto a questo fascicolo in Consiglio.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Ritengo che i pazienti debbano avere accesso a migliori informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Questo implica il fornire informazioni obiettive sulle caratteristiche dei medicinali e le patologie per le quali si raccomanda il loro uso, nonché impedire la comunicazione di informazioni non richieste o la pubblicità occulta.
Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. – (FR) Per tutelare il pubblico, è essenziale operare una distinzione tra informazioni e pubblicità riguardo ai medicinali. Per questo motivo ho votato a favore della relazione Fjellner, che prevede che nella confezione dei medicinali venga inserita una descrizione obiettiva ad uso dei pazienti. Essa contempla inoltre un accesso potenziato a informazioni chiare e attendibili, che saranno reperibili in tutte le lingue dell’Unione europea sui siti autorizzati e negli opuscoli ufficiali. Accolgo con favore l’adozione di questa proposta che segna un reale progresso verso una maggiore trasparenza in materia di salute.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la relazione, alla quale mi sono sempre fermamente opposta. Se da un lato approvo l’idea di fornire migliori informazioni ai pazienti, dall’altro non approvo i mezzi proposti per farlo. L’obiettivo dell’industria farmaceutica non sarà mai la filantropia ed tra informazione e pubblicità esiste una linea molto sottile. È vero che il testo, adottato quasi all’unanimità, non ha niente a che vedere con l’idea iniziale della Commissione, che avrebbe spalancato le porte alla pubblicità, celata dietro l’etichetta di “informazione”. La proposta corrispondeva alle chiare intenzioni del settore farmaceutico di aggirare il divieto giuridico sulla pubblicità per i medicinali. La relazione adottata oggi contiene molte più garanzie: in particolare, le informazioni fornite dalle aziende farmaceutiche a scopo di diffusione saranno sottoposte a controlli preliminari e non saranno divulgate dai mezzi di comunicazione. Ciononostante, l’autorizzazione a pubblicare un estratto dei foglietti illustrativi significa che vi saranno alcuni elementi che saranno enfatizzati e altri, ad esempio gli effetti collaterali, che saranno regolarmente omessi negli estratti perché non fanno “vendere” bene. Non si tratta già di una mossa promozionale? Era questo l’obiettivo? Il gioco valeva davvero la candela?
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/83/CE concernente le informazioni al pubblico sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Questa direttiva stabilisce un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano e garantisce il diritto del paziente ad avere informazioni attendibili, accessibili, indipendenti e approvate dalle autorità competenti sui medicinali disponibili.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (ES) La direttiva 2001/83/CE stabilisce un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano e prevede un quadro normativo armonizzato per la pubblicità dei medicinali a livello comunitario, la cui applicazione rimane di competenza degli Stati membri. La legislazione vieta la pubblicità al pubblico dei medicinali soggetti a prescrizione medica.
Non sussiste però una regolamentazione delle disposizioni relative alle informazioni sui medicinali, poiché la direttiva stabilisce solo che le informazioni relative ad alcune attività di fornitura siano esenti dalle disposizioni sulla pubblicità. La legislazione dell’Unione non impedisce quindi agli Stati membri di definire approcci individuali nella fornitura di informazioni sui medicinali, a patto che vengano osservate le suddette norme relative alla pubblicità. Condivido la proposta del relatore di impedire ogni possibilità di divulgazione delle informazioni delle aziende farmaceutiche attraverso giornali, riviste e pubblicazioni analoghe, televisione o radio.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa proposta di direttiva modifica la direttiva precedente relativa alle informazioni da fornire al pubblico sui medicinali soggetti a prescrizione medica. A grandi linee, essa pone innanzi tutto l’accento sulla responsabilità delle aziende farmaceutiche di informare il pubblico facendo attenzione a non fornire informazioni di natura promozionale. In secondo luogo, attribuisce alla Commissione un ruolo di controllo e decisione – attraverso atti delegati – in merito alle definizioni di informazione e pubblicità. Riteniamo che questo approccio preveda una concentrazione eccessiva di ruoli in materia di informazione nelle mani delle aziende farmaceutiche e della Commissione, ruoli che dovrebbero essere svolti in base al principio della sovranità, con il coordinamento e l’approvazione di autorità nazionali competenti al fine di fornire migliori informazioni ai pazienti e al pubblico, nella tutela dei loro diritti.
Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione della nuova normativa in materia di informazioni su medicinali rappresenta un ulteriore passo avanti per garantire ai pazienti un'informazione più limpida e più efficace sui farmaci che assumono e che sono loro prescritti.
È necessario un quadro legislativo armonizzato a livello europeo che, oltre a mantenere il divieto di pubblicità per i medicinali soggetti a prescrizione medica, tenga conto del "diritto del paziente all'informazione". Non è questione di poco conto, dal momento che il confine talvolta labile tra "promozione di un prodotto" e "informazione su un prodotto" rischia di confondere il paziente.
Dobbiamo ricordarci che in tutta l'Unione europea è in costante crescita il ruolo attivo dei pazienti nel settore della salute. Pertanto, un migliore accesso alle informazioni non promozionali può aiutare i cittadini a comprendere meglio i trattamenti che sono loro prescritti e a facilitarne la guarigione, il tutto naturalmente nell'interesse della loro salute.
Per concludere, vorrei sottolineare l'importanza di definire con trasparenza le tipologie di informazioni sui farmaci e i canali attraverso cui possono essere trasmesse. Occorre arginare il rischio di pubblicità occulte e, se e quando necessario, il rischio di un eccesso di informazioni non controllate e fuorvianti.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Signor presidente, cari colleghi, ho espresso il mio voto favorevole sulla proposta di direttiva relativa alla comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, perché ritengo che l'armonizzazione delle leggi in tale settore sia uno strumento fondamentale attraverso cui tutelare la consapevolezza dei pazienti europei. Ed in effetti, si tratta di una materia molto delicata, in quanto attinente alla protezione della salute, diritto fondamentale dell'uomo. Condivido pienamente l'appello rivolto dal Parlamento affinché si attui una netta distinzione tra informazione terapeutica e pubblicità. Le case farmaceutiche, infatti, non devono utilizzare il diritto all'informazione del paziente come veicolo per occultare intenzioni promozionali ma, all'opposto, usarlo per garantire ai consumatori europei una reale consapevolezza sui prodotti, attraverso l'indicazione scientifica delle loro caratteristiche, l'etichettatura e le relazioni di valutazione. Va, inoltre, rilevato che un maggiore accesso alle informazioni, sia in formato elettronico, e quindi tramite internet, sia in formato cartaceo, è anche in grado di contribuire al raggiungimento di migliori risultati sanitari, in quanto il paziente informato sui medicinali soggetti a prescrizione é un soggetto in grado di partecipare attivamente e con maggiore consapevolezza al processo terapeutico di guarigione
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione che fa parte di un pacchetto che modificherà l’attuale direttiva 2001 sui medicinali per uso umano. Essa è specificamente incentrata sulla comunicazione al pubblico delle informazioni relative ai medicinali soggetti a prescrizione medica. Gli obiettivi dichiarati della direttiva sono la garanzia di un migliore accesso alle informazioni per i pazienti e un chiarimento delle norme in materia, attualmente interpretate in modo diverso nell’Unione europea, con conseguenti disparità a livello sanitario. Viene fatto cenno anche alle informazioni in Internet, argomento non ancora disciplinato e particolarmente critico, poiché di ardua regolamentazione.
Marisa Matias (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta adottata oggi a larga maggioranza in Parlamento rappresenta un importante passo avanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione, poiché offre maggiore sostegno ai diritti del paziente all’informazione. Nonostante gli evidenti miglioramenti contenuti nella relazione del Parlamento, mi sono astenuta dal voto perché alcune delle garanzie necessarie affinché il pubblico abbia accesso a informazioni chiare e indipendenti sui medicinali sono a mio avviso ancora deboli.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Non tutti gli emendamenti presentati in quest’Aula alla proposta della Commissione e del Consiglio vanno nella giusta direzione: aderiscono rigorosamente al principio del mercato unico per i medicinali e considerano i prodotti da banco una merce qualsiasi. Gli autori parlano persino di “consumatori”, anziché di pazienti. Gli emendamenti non propongono di impedire alle aziende farmaceutiche di produrre informazioni per il pubblico sui loro medicinali.
Ai relatori va comunque il merito di contribuire per quanto possibile alla regolamentazione da parte degli Stati membri della diffusione delle informazioni pubblicate dalle aziende. In particolar modo garantiscono loro il diritto di condannare pubblicamente le aziende che pubblicano informazioni non conformi ai dati ufficiali degli Stati o che diffondono le informazioni in modo ingannevole. Meglio di niente. Non posso tuttavia votare a favore di un testo che presenta queste fragilità e mi asterrò quindi dal voto.
Nuno Melo (PPE) , per iscritto. – (PT) Un accesso a informazioni di qualità sui medicinali soggetti a prescrizione medica contribuirà al raggiungimento di risultati sanitari migliori per i pazienti, poiché più i pazienti sono informati, meglio possono comprendere le decisioni relative ai trattamenti cui sono sottoposti. Questa proposta non può mirare solo ad armonizzare la legislazione europea, ma deve anche promuovere la salute migliorando le conoscenze in questo settore. All’industria farmaceutica spetta l’importante ruolo di promuovere l’alfabetizzazione sanitaria, che deve essere però chiaramente definita. È auspicabile inoltre una severa regolamentazione della partecipazione nel settore per impedire che le osservazioni di natura commerciale conducano a un eccessivo consumo di medicinali.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Agli anziani e in particolare ai pazienti con patologie croniche vengono prescritti numerosi medicinali che potrebbero presentare interazioni negative, poiché di certo un medico non sa cosa è stato prescritto da un suo collega. Nel frattempo aumenta il numero di prodotti, dall’aspirina ai farmaci per il raffreddore e l’insonnia, che vengono venduti senza prescrizione medica. Qualcuno si chiede se sussiste l’eventualità che anche prodotti naturali a base di erbe possano interagire con diversi medicinali? I pazienti alimentano la confusione in questo senso: non si parla mai, infatti, dei medicinali prescritti che assumiamo al momento sbagliato o delle cure che decidiamo autonomamente di interrompere o cambiare e altro ancora. I danni economici derivanti dalla scarsa osservanza delle istruzioni sui trattamenti sanitari si calcolano in miliardi; pertanto la netta distinzione, auspicata dal relatore, tra pubblicità e informazioni risulta essere fondamentale. Da questo si spera possa derivare una maggiore chiarezza sul fatto che anche i farmaci non soggetti a prescrizione medica possono interagire con i medicinali soggetti a prescrizione. Il medico che prescrive la cura deve rimanere la fonte primaria di informazioni, poiché è il solo in grado di decidere il medicinale adeguato per il paziente, sulla base di criteri di età, genere, peso, intolleranze note, e così via. Alla luce di queste considerazioni, mi sono astenuto dal voto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Onorevoli colleghi, ho votato a favore della proposta del collega in quanto ritengo estremamente importanti il messaggio e le indicazioni fornite. I consumatori europei spesso si trovano persi dinanzi ai foglietti illustrativi dei medicinali, trovandoli poco semplici e contenenti informazioni che spesso li confondono.
La proposta di direttiva relativa alla comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica ha proprio l'obiettivo di fornire informazioni semplici, di facile comprensione e utilizzo, evitando invece forme di pubblicità. È importante, inoltre, che le informazioni siano accessibili non soltanto attraverso i foglietti illustrativi, per cui in tal senso ben venga la pubblicazione su Internet.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE) , per iscritto. – (PT) Ritengo che operare una distinzione tra informazioni e pubblicità riguardo ai medicinali sia fondamentale per la tutela dei cittadini. Il mio voto favorevole alla relazione Fjellner è motivato dai chiari miglioramenti introdotti nella direttiva 2001/83/CE. Il documento è stato approvato a larga maggioranza, nella convinzione che il diritto del paziente all’informazione vada tutelato e il lavoro svolto dal Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per migliorare la proposta presentata inizialmente dalla Commissione europea merita di essere rimarcato.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. – Onorevoli colleghi, ringrazio il collega Christofer Fjellner per l'ottimo lavoro svolto. Ho espresso favorevolmente il mio voto, con cui concordo che le informazioni non promozionali sui medicinali devono essere messe a disposizione dei pazienti e del pubblico dai titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio secondo il principio della ricerca attiva ("pull principle"), in base al quale i pazienti o il pubblico hanno accesso alle informazioni se ne hanno bisogno (contrariamente al "push principle", in base al quale i titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio diffondono le informazioni ai pazienti e al pubblico).
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Le informazioni fornite ai pazienti dovrebbero presentare le seguenti caratteristiche principali:
- attendibilità: le informazioni per i pazienti devono essere fondate sulle conoscenze scientifiche più recenti, di cui dovrebbero essere citate chiaramente le fonti;
- indipendenza: deve essere specificato chiaramente chi fornisce e chi finanzia le informazioni affinché i consumatori possano individuare potenziali conflitti di interesse;
- le informazioni devono essere facilmente accessibili ai consumatori e orientate al paziente, devono essere comprensibili e facilmente reperibili e tenere in considerazione le particolari esigenze dei consumatori in termini di età, differenze culturali e necessità di ottenere le informazioni in tutte le lingue europee. Le informazioni fornite ai pazienti riguardo ai medicinali soggetti a prescrizione medica devono rientrare in una più ampia strategia di “informazioni al paziente”, nonché di educazione sanitaria.
I pazienti e chiunque ne abbia interesse devono avere la possibilità di ottenere informazioni precise e imparziali su uno stile di vita sano, sulla prevenzione delle malattie e delle patologie specifiche e sui diversi trattamenti possibili. Ritengo quindi che questa proposta debba essere accompagnata da un codice di condotta sulle informazioni fornite ai pazienti, da redigere in collaborazione con le organizzazioni dei pazienti. Questo permetterà di “dare voce ai pazienti”.
Paulo Rangel (PPE) , per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione poiché accolgo positivamente il fatto che le soluzioni di compromesso introdotte nella proposta presentata inizialmente dalla Commissione abbiano contribuito in maniera determinante a garantire ai pazienti l’accesso a informazioni attendibili e indipendenti sui medicinali soggetti a prescrizione medica disponibili sul mercato.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Permane il divieto di pubblicizzare i medicinali soggetti a prescrizione medica all’interno dell’Unione europea. Le aziende farmaceutiche devono osservare chiare norme di obiettività nella diffusione di informazioni non promozionali. Sono questi i due messaggi di maggiore rilievo trasmessi all’ora di pranzo con l’adozione del pacchetto legislativo sulle informazioni ai pazienti. Il voto consensuale del Parlamento (558 voti contro 48) conferma il voto unanime, meno uno, della Commissione sull’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Sono state introdotte numerose tutele e il divieto proposto dalla Commissione europea di trasmettere informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica in televisione o per radio è stato esteso dal Parlamento europeo anche alla carta stampata. I produttori devono adempiere a molti obblighi: descrizione delle caratteristiche del prodotto, etichettatura ancora più rigorosa e autorizzazione preventiva da parte delle autorità sanitarie. Non mi capacito di tutto il “trambusto” suscitato dalla questione, soprattutto nel Belgio francofono, tra le associazioni dei consumatori e le mutue, sostenute da alcuni deputati che già prima dell’inizio delle discussioni avevano condannato queste due leggi. Credo che questo atteggiamento politico di leggerezza sia deplorevole, se pensiamo alle elevate aspettative dei pazienti che devono affrontare la malattia e al fatto che, senza queste leggi, il pubblico sarebbe alla mercé dei ciarlatani in Internet.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) La decisione di esprimere voto favorevole o astenerci dipendeva dal risultato della terza parte dell’emendamento 31, che stabilisce che le aziende farmaceutiche possano fornire materiale informativo esclusivamente agli operatori sanitari per uso proprio e non per divulgazione al paziente. Questo punto era cruciale per il gruppo Verde/Alleanza Libera Europea. In seguito alla sua adozione, abbiamo deciso di esprimere il nostro sostegno alla relazione al voto finale.
Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE), per iscritto. – Il voto favorevole a questo provvedimento è una conseguenza della distinzione formale che è stata operata tra informazione sul farmaco e pubblicità.
La maggiore divulgazione di informazioni sui farmaci trova la nostra condivisione se ciò serve a fornire maggiore consapevolezza ai pazienti. Non ci trova e non ci troverà mai d'accordo ogni provvedimento che, in maniera chiara o in maniera surrettizia, intenda introdurre forme di pubblicità, trasformando il farmaco etico in un prodotto commerciale. È pertanto apprezzato il fatto che le informazioni sui farmaci non saranno pubblicabili su giornali e riviste, né tanto meno divulgabili attraverso la radio e la televisione.
È inoltre positivo che il progetto di direttiva chiarisca quali e quante siano le informazioni che possano e debbano essere divulgate, includendo quelle di tipo scientifico ed escludendo chiaramente quelle di carattere commerciale.
L'emendamento che introduce anche la certificazione e il controllo sui siti Internet che pubblicheranno dette informazioni ci rassicura ulteriormente sul fatto che non si tratterà di pubblicità. La farmacia è e deve restare un presidio sanitario di base e come tale un ambiente protetto rispetto alle regole del commercio della concorrenza. Riteniamo che questa norma coadiuvi il sistema delle farmacie nello svolgimento del suo delicato ruolo nell'ambito della farmacovigilanza e dell'educazione al corretto uso del farmaco.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Nell’era attuale, caratterizzata da una ricerca autonoma delle informazioni, occorre fornire ai pazienti informazioni chiare, obiettive, attendibili e corrette sugli effetti dei medicinali. Nonostante sia vietato pubblicizzare i medicinali all’interno dell’Unione, la Commissione ha aperto una breccia. La sua proposta – che non ho appoggiato – non presentava una reale strategia, né una distinzione netta con la pubblicità. La Commissione attribuiva inoltre troppi diritti e troppa responsabilità all’industria farmaceutica. Dopo le sostanziali modifiche apportate dal Parlamento posso ad ogni modo appoggiare la proposta; sono stati introdotti limiti riguardo all’utilizzo dei documenti ufficiali da parte delle aziende (estratti informativi sui prodotti, relazioni di valutazione) e ai canali tramite i quali le informazioni vengono rese disponibili: giornali, riviste sulla salute, siti web e lettere ai pazienti non sono più autorizzati. Qualsiasi suggerimento sui medicinali deve essere vagliato e approvato preventivamente dalle autorità competenti. Non è ammessa pertanto l’autoregolamentazione, che la proposta originale escludeva. Nutro ancora parecchi dubbi riguardo alla fattibilità della proposta, in quanto ritengo che una strategia vincolante del governo sulle informazioni avrebbe maggiore incisività rispetto alle politiche aziendali controllate dal governo. Ho votato comunque a favore della proposta legislativa poiché, tutto sommato, garantisce ai pazienti una migliore informazione.
Marc Tarabella (S&D), per iscritto. – (FR) La relazione Fjellner in merito alle informazioni sui medicinali suscita legittime preoccupazioni riguardo alla possibilità delle aziende farmaceutiche di pubblicizzare i prodotti ai pazienti. Gli onorevoli colleghi della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare hanno sicuramente migliorato il testo rifiutandosi di appoggiare vari tipi di pubblicità occulta e suggerendo un controllo da parte delle autorità sanitarie degli Stati membri sulle comunicazioni trasmesse dalle aziende farmaceutiche al pubblico riguardo ai medicinali soggetti a prescrizione medica. Rimango però molto cauto riguardo al confine estremamente fumoso tra i concetti di informazione e pubblicità.
Sono ad esempio fermamente contrario al fatto di autorizzare le aziende a pubblicizzare i propri prodotti ai pazienti attraverso il personale medico: non voglio che i medici subiscano pressioni e si trasformino in rappresentanti dell’industria farmaceutica. Per questo motivo, nonostante i rigorosi controlli disposti dagli onorevoli colleghi, mi sono astenuto dal voto su un testo che mi è sembrato davvero problematico.
Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione poiché rappresenta un passo avanti chiaro e netto nell’informazione ai pazienti riguardo ai medicinali. Permane il divieto di pubblicità per i medicinali. La relazione medico-paziente non è influenzata negativamente dalla direttiva e l’autorità del fornitore di servizi di prescrivere medicinali rimane salda. Nell’insieme abbiamo una valida proposta di direttiva dal pacchetto farmaceutico per la seconda lettura.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. – (DE) Questa direttiva introdurrà per la prima volta norme uniformate riguardanti la tipologia di informazioni da fornire al pubblico sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Occorre fornire informazioni che illustrino ai pazienti i benefici e i rischi associati ai medicinali soggetti a prescrizione medica e che permettano loro di prendere decisioni informate. In seguito alle consultazioni con le organizzazioni dei pazienti e gli operatori sanitari, tra gli altri, la Commissione adotterà criteri di qualità per le informazioni. Questi criteri garantiranno l’attendibilità dei dati forniti – inclusi quelli pubblicati sui siti web e i portali in Internet – e attribuiranno all’industria farmaceutica la responsabilità per le informazioni trasmesse.
Gli emendamenti dell’onorevole Fjellner raccomandano l’organizzazione di campagne informative per sensibilizzare il pubblico riguardo ai rischi dei medicinali contraffatti, che hanno già avuto esiti fatali in alcuni Stati membri, quali il Regno Unito. Da anni le autorità doganali dell’Unione europea registrano un rapido aumento delle importazioni di medicinali contraffatti, in particolare antibiotici, analgesici e perfino farmaci antitumorali. Contrariamente a quanto riportato dai mezzi di comunicazione, la direttiva riguarda esclusivamente i medicinali soggetti a prescrizione medica. Nulla da temere per le tisane.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, il regolamento (CE) n. 726/2004 istituisce procedure comunitarie per l’autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e istituisce l’Agenzia europea per i medicinali. L’emendamento alla direttiva 2001/83/CE pone l’accento sul miglioramento delle informazioni fornite ai pazienti, in particolare per quanto riguarda la distinzione tra informazioni e pubblicità. Alla luce di questo emendamento, anche il regolamento dovrebbe essere modificato affinché alcuni elementi informativi relativi ai prodotti che esso disciplina siano oggetto di un monitoraggio preventivo da parte dell’Agenzia europea per i medicinali. Tenendo a mente quest’obiettivo, la Commissione europea ha presentato una proposta di emendamento al regolamento, che riguarda la comunicazione al pubblico d’informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica. Il Parlamento europeo, invitato a esprimere un parere sulla proposta, ha presentato diversi emendamenti al testo della Commissione europea. Queste sono le motivazioni che mi hanno portato a votare a favore della risoluzione che modifica la direttiva 2001/83/CE. Si tratta di due normative strettamente correlate, che condividono l’obiettivo di migliorare le informazioni fornite ai pazienti sui medicinali che vengono loro prescritti.
Charalampos Angourakis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Signor Presidente, il partito comunista greco ha votato contro entrambe le proposte di regolamento e le corrispondenti relazioni del Parlamento europeo, perché la responsabilità di fornire ai pazienti informazioni attendibili, accurate e affidabili passa dai dipartimenti governativi alle case farmaceutiche multinazionali. Le informazioni riservate ai pazienti rappresentano una responsabilità governativa, non individuale. I profitti generati dai gruppi farmaceutici monopolistici e la tutela della salute pubblica sono concetti mutualmente esclusivi. La recente truffa legata al vaccino contro la pandemia della presunta “nuova influenza” è un esempio tipico di come informazioni mirate si traducano in profitti di miliardi di euro per le case farmaceutiche internazionali. Riteniamo che la responsabilità di fornire informazioni ai cittadini sui medicinali in generale, e non solo su quelli soggetti a prescrizione medica, come prevede il regolamento, debba rimanere di competenza dello Stato. Si tratta del minimo necessario per tutelare pazienti e lavoratori: i medicinali, la ricerca e i mezzi per divulgare conoscenza e informazioni sono nelle mani delle multinazionali, il cui unico criterio è il profitto e i lavoratori e gli operatori sanitari non possono essere certi della qualità ed efficacia dei medicinali né delle conoscenze e delle informazioni che ricevono. Si tratta di una politica che va contrastata, per eliminare gli interessi commerciali dal settore della salute e dei medicinali. Necessitiamo di agenzie governative per i medicinali e di servizi sanitari nazionali gratuiti.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Signor Presidente, ho votato a favore di questa relazione, che cerca di garantire gli obiettivi chiave dell’Unione europea: il corretto funzionamento del mercato interno per i medicinali per uso umano e una migliore tutela della salute dei cittadini dell’UE. Il documento adottato quest’oggi creerà le condizioni per istituire un quadro chiaro per le informazioni sui medicinali soggetti a prescrizione medica fornite ai consumatori, con l’obiettivo di promuovere scelte più informate, e garantirà che la pubblicità diretta presso i consumatori dei medicinali soggetti a prescrizione continui a essere vietata. Secondo la proposta del Parlamento europeo, nell’Unione europea va istituita una banca dati sui medicinali che sia accessibile al pubblico in tutte le lingue ufficiali dell’Unione, con garanzie circa il suo aggiornamento nonché su una gestione indipendente dagli interessi commerciali delle case farmaceutiche. La creazione della banca dati semplificherà la ricerca d’informazioni e ne permetterà la comprensione anche a un pubblico non specializzato.
Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, ho votato contro la relazione, nei confronti alla quale mi sono sempre fermamente opposta. Se da un lato approvo l’idea di fornire migliori informazioni ai pazienti, dall’altro non approvo i mezzi proposti per farlo. L’obiettivo dell’industria farmaceutica non sarà mai la filantropia e tra informazione e pubblicità esiste una linea molto sottile. È vero che il testo, adottato quasi all’unanimità, non ha niente a che vedere con l’idea iniziale della Commissione, che avrebbe spalancato le porte alla pubblicità, celata dietro l’etichetta di “informazione”. La proposta corrispondeva alle chiare intenzioni del settore farmaceutico di aggirare il divieto giuridico per la pubblicità dei medicinali. La relazione adottata oggi contiene molte più garanzie: in particolare, le informazioni fornite dalle aziende farmaceutiche a scopo di diffusione saranno sottoposte a controlli preliminari e non saranno divulgate dai mezzi di comunicazione. Ciononostante, l’autorizzazione a pubblicare un estratto dei foglietti illustrativi significa che vi saranno elementi che saranno enfatizzati e altri, ad esempio gli effetti collaterali, che probabilmente saranno regolarmente omessi dagli estratti perché non fanno “vendere” bene. Non si tratta già di una mossa promozionale? Era questo l’obiettivo? Il gioco valeva davvero la candela?
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, il regolamento (CE) n. 726/2004 che istituisce procedure comunitarie per l’autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario e istituisce un’Agenzia europea per i medicinali, contribuendo a garantire il diritto dei pazienti a ricevere informazioni affidabili, accessibili e indipendenti, convalidate dalle autorità competenti, sui prodotti medicinali a disposizione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, dal momento che l’adesione alla terapia da parte del paziente e una corretta somministrazione dei medicinali sono fondamentali per la buona riuscita del trattamento, è vitale che il pubblico, ovvero i pazienti, abbia accesso a informazioni di buona qualità e non promozionali, informazioni che siano veritiere, aggiornate, non fuorvianti e conformi al riassunto delle caratteristiche del prodotto. L’organo che è nella migliore posizione per fornire informazioni aggiornate e accurate per ogni medicinale è il titolare dell’autorizzazione d’immissione sul mercato. Il Parlamento ha giustamente deciso di concentrarsi sugli interessi dei pazienti e tutelarli. Non potrei essere più d’accordo con quest’impostazione, sebbene non condivida la necessità di limitare le possibilità concesse dalla proposta della Commissione sulla divulgazione di informazioni da parte dell’industria farmaceutica, ai sensi del “push principle”, il principio delle informazioni non richieste. Si tratta di una proposta equilibrata che tiene in considerazione gli interessi di entrambe le parti, coinvolgendo gli operatori sanitari e tutelando il pubblico dalla pubblicità di medicinali soggetti a prescrizione medica, pratica che giustamente continua a essere proibita. Non credo che il testo appena adottato modificherà davvero la realtà dell’accesso dei pazienti alle informazioni, il che mi sembra costituisca un’opportunità mancata.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Signor Presidente, è importante che i pazienti siano meglio informati su ogni medicinale che assumono e che ricevano informazioni obiettive; l’industria farmaceutica non deve rendere più confusa la linea tra informazione e pubblicità. La commissione per i problemi economici e monetari (ECON) ha effettuato un buon lavoro nell’emendare la proposta e ho quindi potuto dare il mio sostegno alla relazione.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) Signor Presidente, non sono d’accordo con la pubblicità diretta presso i consumatori per quanto riguarda i medicinali. È importante che i pazienti abbiano accesso alle informazioni sui medicinali che utilizzano, ma ritengo che questo tipo di pubblicità sminuirebbe il ruolo di controllo dei medici e potrebbe danneggiare la loro responsabilità nei confronti dei pazienti.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Fjellner per l'importante lavoro svolto in tema di comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica e, più in particolare, sulle procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali.
L'attuale quadro giuridico comunitario relativo all'informazione scientifica dei consumatori europei presenta numerose problematiche, soprattutto con riferimento alle diverse interpretazioni della normativa da parte dei singoli Stati membri.
La relazione approvata oggi punta al miglioramento del livello di armonizzazione delle normative di settore per cercare di colmare le lacune e di eliminare le disparità oggi esistenti in materia di protezione del diritto alla salute, il tutto inserito in una più ampia azione di alfabetizzazione sanitaria, che miri a una pratica e agevole possibilità di accesso alle informazioni scientifiche sui farmaci soggetti a prescrizione medica da parte dei cittadini europei.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione perché ho particolarmente a cuore le questioni sanitarie, soprattutto un accesso equo da parte dei pazienti all’assistenza medica e alle informazioni. Attualmente, il livello di informazioni sui medicinali disponibili sul mercato varia notevolmente in Europa, il che non è giusto nei confronti dei pazienti, che devono godere del diritto di ottenere informazioni complete e corrette sui medicinali. Le proposte dell’onorevole Fjellner si sono mosse esattamente in questa direzione, accordando quindi la priorità ai pazienti. Gli emendamenti introdotti dal Parlamento europeo sulla proposta legislativa della Commissione sottolineano che i produttori di medicinali devono fornire informazioni di base come le caratteristiche del prodotto, un’etichetta, un foglietto illustrativo per il paziente e mettere a disposizione del pubblico una versione della relazione di valutazione. Ciononostante, per garantire che le informazioni siano affidabili, ritengo che le autorità nazionali debbano monitorare con rigore i siti specializzati che forniscono simili dettagli.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, la relazione consiste in un promemoria di quanto l’Agenzia europea per i medicinali dovrebbe essere. Non è possibile opporsi a un progetto di documento che afferma ovvietà, come la necessità di “porre l’accento sui diritti e sugli interessi dei pazienti”, la necessità di obbligare le imprese a elencare pubblicamente gli effetti collaterali dei loro medicinali e la necessità di pubblicare informazioni in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea.
Ciononostante, è possibile rimanere sconcertati di fronte al fatto che tali luoghi comuni devono ancora essere ripetuti anche 15 anni dopo la creazione dell’Agenzia. Il Parlamento deve denunciare la mancanza di trasparenza dell’Agenzia e dichiarare forte e chiaro che essa va riformata, nell’interesse di tutti.
Nuno Melo (PPE) , per iscritto. – (PT) Signor Presidente, l’accesso a informazioni di qualità su medicinali soggetti a prescrizione medica contribuirà al raggiungimento di risultati migliori in termini di salute dei pazienti, poiché quanto più essi saranno informati, meglio capiranno le decisioni connesse con il loro trattamento. L’obiettivo di questa proposta non può quindi essere limitato all’armonizzazione della legislazione europea, ma deve anche promuovere la salute, attraverso un miglioramento delle conoscenze in questo settore.
L’industria farmaceutica deve svolgere un ruolo importante nella promozione dell’alfabetizzazione nel settore della salute, ma si tratta di un ruolo che va definito con chiarezza, e la partecipazione nel settore va regolamentata con rigore, per evitare che le considerazioni commerciali portino a un consumo eccessivo di medicinali. È anche necessario evitare pubblicità fuorvianti e cercare di fornire informazioni migliori ai consumatori (pazienti), che attraverso Internet hanno accesso a un’ampia gamma di dati non controllati, il che non si verificherebbe con le informazioni affidabili fornite dai laboratori farmaceutici.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, per salvaguardare i diritti e gli interessi dei pazienti, essi dovrebbero essere in grado di avvalersi di informazioni sui medicinali di buona qualità, obiettive, affidabili e non promozionali. Se vogliamo tutelare la salute, i foglietti illustrativi devono essere il più chiari e completi possibile e devono soddisfare criteri di qualità basilari. Sempre nell’ambito della volontà di tutelare i pazienti e fornire informazioni al pubblico, è necessario promuovere un facile accesso alle informazioni, in particolare riassumendo le caratteristiche del prodotto e fornendo un foglietto informativo sia in formato cartaceo sia elettronico. Ecco perché dovremmo garantire la disponibilità di siti web certificati e registrati, che offrano molte informazioni indipendenti, obiettive e non promozionali.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Fjellner arriva al momento opportuno. La pubblicità velata di medicinali non è ammissibile; i medici devono essere in grado di fornire ai propri pazienti raccomandazioni sui farmaci, devono regolamentare e prescrivere i medicinali ai pazienti, per evitare speculazioni e concorrenza tra i produttori. Le case farmaceutiche dovrebbero limitarsi a fornire assistenza tramite informazioni, ma in nessun caso deve esser permesso loro di imporre i propri prodotti sui pazienti. I medici sono i responsabili del trattamento e devono quindi decidere anche quali medicinali vanno somministrati al paziente durante uno specifico trattamento.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Signor Presidente, alla luce del fatto che, nella sola Germania, ogni anno circa 25 000 persone muoiono a causa degli effetti collaterali negativi e interazioni e il 3 per cento degli incidenti va attribuito a medicinali soggetti a prescrizione medica, è chiaro che è necessario fornire ai pazienti informazioni migliori. Potremmo prendere la Francia come esempio, dove ogni effetto collaterale è indicato con chiarezza sulla confezione. Dobbiamo informare i pazienti, ma dobbiamo anche aiutarli a districarsi nella giungla dei medicinali, ad esempio definendo una routine giornaliera, modelli di confezioni o un’etichettatura particolare. In questo modo si risparmierebbero miliardi dalle casse statali e i pazienti non avrebbero interazioni ed effetti collaterali. La proposta contiene alcune iniziative tese a permettere ai pazienti di essere meglio informati circa i medicinali che sono stati loro prescritti e circa il loro utilizzo. Se poi i pazienti effettivamente utilizzeranno questo accesso migliorato a informazioni di alta qualità rimane un punto dubbio, alla luce del comportamento di molti, ma è certamente importante che le informazioni siano messe a disposizione in tutta l’Unione europea. Per questo motivo ho votato a favore della relazione.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ponendo al centro "il diritto del paziente all'informazione", sostengo in toto la relazione che prevede importanti elementi di novità.
Il primo riguarda Internet, in merito al quale il Parlamento, da un lato, intende sensibilizzare i consumatori sui rischi della compravendita dei farmaci online e, dall'altro, sta spingendo affinché venga proposto un atto legislativo ad hoc relativo a tale modalità di vendita.
Il secondo riguarda invece il divieto alla pubblicità dei farmaci soggetti a prescrizione medica, perché è importante la distinzione tra farmaci generici e non, non solo dal punto di vista delle informazioni da dare ai pazienti, ma soprattutto in merito al rispetto delle buone prassi di fabbricazione dei principi attivi, specie fuori dall'Europa.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE) , per iscritto. – (PT) Signor Presidente, la relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 726/2004 per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni su medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica introduce nuove norme in materia di trasparenza ed efficacia delle informazioni, ponendo l’accento sugli interessi dei pazienti e tutelandoli; su questo si basa il mio voto a favore. Aspetti importanti sono l’istituzione di un’Agenzia europea per i medicinali e un chiaro contributo verso la garanzia che i pazienti abbiano accesso a informazioni affidabili, accessibili e indipendenti, convalidate dalle autorità pertinenti per le medicine disponibili.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Signor Presidente, esistono numerose fonti di informazioni indipendenti e basate su riscontri pratici riguardanti le opzioni terapeutiche disponibili in seno all'Unione europea. Queste fonti tengono conto delle specificità culturali e dei diversi contesti umani, compresi i determinanti della salute. Un maggiore accesso a informazioni di qualità contribuirà al raggiungimento di risultati sanitari migliori per i pazienti, poiché il paziente meglio informato è più incline a proseguire i trattamenti necessari ed è in grado di comprendere meglio le relative decisioni; se la proposta sarà formulata e applicata in modo adeguato, apporterà quindi un valore aggiunto.
Il regolamento oggetto di discussione non prende in considerazione gli sviluppi tecnici, né le opportunità e sfide create da Internet. I pazienti in Europa già dispongono, in pochi secondi, un accesso illimitato a informazioni non controllate e spesso non corrette sui medicinali soggetti a prescrizione medica. Tuttavia, per la maggior parte dei pazienti l'accesso a informazioni sicure e controllate sui medicinali tramite Internet è molto limitato e questo costituisce un problema soprattutto per quanti necessitano di informazioni nella propria lingua madre. La proposta non può mirare solo all'armonizzazione della legislazione europea, ma deve essere volta anche a migliorare la salute mediante migliori conoscenze nel settore.
Paulo Rangel (PPE) , per iscritto. – (PT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, il regolamento (CE) n. 726/2004 che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l'Agenzia europea per i medicinali. Credo sia essenziale garantire che i pazienti abbiano accesso a informazioni affidabili e indipendenti sui medicinali soggetti a prescrizione medica che sono a disposizione sul mercato.
Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. – Si è votato oggi in plenaria, in prima lettura, la proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio sulle informazioni sui medicinali (procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali). Il Parlamento e le organizzazioni dei pazienti da tempo hanno richiesto la presentazione di tale proposta, al fine di consentire ai pazienti di essere meglio informati circa i medicinali che assumono e sono loro prescritti.
La normativa in vigore non è adeguata allo sviluppo tecnico, né alle possibilità e alle sfide poste da Internet. I pazienti in Europa hanno già, in pochi secondi, un accesso illimitato a informazioni non controllate e spesso non corrette sui medicinali soggetti a prescrizione medica.
Il relatore ha proposto di spostare l'orientamento della proposta e di obbligare le case farmaceutiche a comunicare alcune informazioni ai pazienti, mettendo quindi al centro della legislazione il "diritto del paziente all'informazione". Un maggiore accesso a informazioni di qualità contribuirà al raggiungimento di risultati sanitari migliori per i pazienti, poiché il paziente meglio informato è più incline a proseguire i trattamenti necessari ed è in grado di comprendere meglio le decisioni a essi relative. Pertanto, la proposta apporterà un valore aggiunto.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Signor Presidente, la relazione accoglie con favore la proposta della Commissione relativa all’informazione del paziente sui medicinali soggetti a prescrizione [COM(2008)0662-0663]. Il Parlamento e le organizzazioni di pazienti da tempo richiedono la presentazione di una simile proposta, al fine di consentire ai pazienti di essere meglio informati circa i medicinali che assumono e sono loro prescritti. Un maggiore accesso a informazioni di qualità contribuirà al raggiungimento di risultati sanitari migliori per i pazienti, poiché il paziente meglio informato è più incline a proseguire i trattamenti necessari ed è in grado di comprendere meglio le relative decisioni; se la proposta sarà formulata e applicata in modo adeguato, apporterà un valore aggiunto. La proposta non può mirare solo all'armonizzazione della legislazione europea, ma deve essere volta anche a migliorare la salute mediante una maggiore alfabetizzazione sanitaria. L'industria farmaceutica deve svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere l'alfabetizzazione sanitaria e la buona salute, ma tale ruolo deve essere definito in modo chiaro e la sua partecipazione deve essere disciplinata in modo rigoroso, allo scopo di evitare un consumo eccessivo di medicinali dovuto a motivi commerciali.
Christel Schaldemose (S&D), per iscritto. – (DA) Signor Presidente, noi, i socialdemocratici danesi al Parlamento europeo (Dan Jørgensen, Christel Schaldemose, Britta Thomsen e Ole Christensen) ci siamo astenuti dal voto sulla relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, il regolamento (CE) n. 726/2004 che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l'Agenzia europea per i medicinali. Sebbene la relazione contenga alcune buone proposte, non riteniamo di poter votare a favore di una proposta contraria alla costituzione danese.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Signor Presidente, ho votato a favore della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico di informazioni sui medicinali per uso umano soggetti a prescrizione medica, il regolamento (CE) n. 726/2004 che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l'Agenzia europea per i medicinali affinché garantisca in futuro un quadro giuridico europeo che permetta ai cittadini europei un accesso equo a informazioni chiare e corrette sui medicinali.
La relazione presentata dalla Commissione il 20 dicembre 2007 sulle “attuali prassi in materia di comunicazione e di informazioni sui medicinali ai pazienti” giunge alla conclusione che gli Stati membri hanno adottato norme e pratiche divergenti in materia di informazione, il che genera una situazione in cui i pazienti e il pubblico in generale non hanno un accesso paritario alle informazioni sui medicinali. I cittadini europei hanno il diritto di accedere a informazioni chiare e corrette sui medicinali. Credo sia importante che il regolamento salvaguardi gli interessi dei pazienti e garantisca che si utilizzino i mezzi di comunicazione più recenti per fornire al pubblico informazioni corrette, accessibili e facilmente comprensibili, in modo trasparente e indipendente dagli interessi commerciali delle case farmaceutiche.
Göran Färm (S&D), per iscritto. – (SV) Dato che nella mia precedente esperienza lavorativa ho svolto il ruolo di consulente per una delle parti interessate, oggi mi sono astenuto dal voto relativo alle relazioni in oggetto, vale a dire la A7-0289/2010 e la A7-0290/2010.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Ogni anno, in Europa, secondo le stime, i rifiuti di apparecchiature elettroniche si attestano intorno ai 9,3 milioni di tonnellate. Tali apparecchiature contengono spesso un quantitativo considerevole di materiali altamente inquinanti. Questi rifiuti costituiscono una sfida di notevole portata dal punto di vista ambientale. Al di là del ritrattamento, risulta fondamentale imporre restrizioni a monte sull’uso di queste sostanze pericolose. Alcuni grandi gruppi industriali hanno già iniziato ad introdurle. Ciononostante, abbiamo bisogno di regole chiare volte a definire un quadro comune per questa importante missione. Ho dunque votato a favore della risoluzione legislativa del Parlamento europeo sull’adozione di una direttiva sulla restrizione dell’uso di queste sostanze. Tuttavia, non è stato un voto facile. La proposta, infatti, contiene una serie di deroghe, in particolare per quanto concerne i pannelli fotovoltaici. Dato che consentono di ridurre le emissioni di gas serra, abbiamo ritenuto opportuno tollerare le sostanze che contengono. Tuttavia questo punto ha dato ovviamente adito a una discussione sulle priorità della politica ambientale dell’Unione che, sfortunatamente, si trova confrontata ad aspetti in contraddizione tra loro.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore di questa relazione. Secondo le stime, solo nell’Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni. Con la continua espansione del mercato e l’accorciarsi dei cicli di innovazione, le apparecchiature sono sostituite con maggiore frequenza, contribuendo ad accrescere sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Si stima che tali rifiuti raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020. I RAEE contengono svariate sostanze pericolose che possono essere rilasciate nell’ambiente e provocare danni alla salute umana, specialmente se non trattate in maniera adeguata. Tali problemi non sono stati risolti con la direttiva RoHS 1.0.
Appoggio le proposte avanzate dal documento secondo cui la Commissione europea dovrebbe potenziare le azioni di prevenzione dell’uso di sostanze pericolose e sottoporre a revisione periodica il divieto di uso di altre sostanze pericolose, prevedendo la loro sostituzione con alternative maggiormente ecocompatibili o con tecnologie atte a garantire un livello adeguato di tutela della salute umana e dell’ambiente.
Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR)
Il Parlamento europeo ha ratificato l’accordo con il Consiglio in virtù della procedura legislativa ordinaria adottando, in prima lettura, la rifusione della direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. È una buona notizia per i consumatori europei: le apparecchiature elettriche ed elettroniche vendute nell’Unione europea rappresentano una quota consistente dei prodotti di consumo venduti. Secondo le stime, solo nell’Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche. La sostituzione, sempre più frequente, di questi prodotti pone il problema dei rifiuti generati e delle sostanze pericolose in essi contenute. È necessario, per motivi di sicurezza e salute pubblica, limitarne l’uso. L’idea soggiacente alla rifusione dell’attuale direttiva, risalente al 2003, consiste nel porre ulteriori restrizioni all’uso di sostanze pericolose. La Commissione dovrà inoltre rivedere la sua legislazione tra tre anni, al fine di adattarla alle innovazioni future.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. – Mi congratulo con la relatrice per il lavoro svolto e per il buon risultato di compromesso che è riuscita a raggiungere tra i nostri gruppi politici.
Il testo votato, una revisione della direttiva attualmente in vigore, ha l'ambizione di fissare parametri più ambiziosi nell'utilizzo degli AEE. È da notare che negli ultimi anni le istituzioni comunitarie hanno registrato, con molti sforzi, notevoli progressi al fine di rendere lo smaltimento e la produzione delle apparecchiature elettroniche più rispettosi dell'ambiente e della salute umana.
Ho votato a favore di tale provvedimento, che si iscrive in questo contesto e che rappresenta certamente un onere ma anche un'opportunità per le aziende e le PMI. Infatti, la capacità di offrire prodotti meno inquinanti ai consumatori è una buona occasione per le imprese per migliorare sia i processi aziendali sia la loro competitività a livello globale. Infine, i nuovi parametri contemplati in questa relazione garantiranno una maggiore tutela dei consumatori europei e un maggior rispetto dell'ambiente.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (rifusione) dato che ritengo che l’accordo raggiunto con il Consiglio sia in linea con l’obiettivo di contribuire alla tutela della salute umana e dell’ambiente, semplificando la legislazione attualmente in vigore e conferendole una maggiore coerenza.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Secondo la Commissione, solo nell’Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni. Con la continua espansione del mercato e l’accorciarsi dei cicli di innovazione, le apparecchiature sono sostituite con maggiore frequenza, contribuendo ad accrescere sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Si stima che tali rifiuti raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020.
La rifusione della direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose è volta ad ampliare l’ambito di applicazione della direttiva e a potenziarne la funzione preventiva, in modo tale da correggere i danni ambientali in via prioritaria alla fonte, in linea con l’articolo 174, paragrafo 2 del trattato. Tuttavia, questa direttiva si concentra essenzialmente sui grandi distributori, trascurando l’impatto finanziario che può sortire sulle piccole e medie imprese (PMI) produttrici di AEE. Inoltre non offre soluzioni a fronte della proposta COM(2008)0809 e della relazione sulla BioIntelligence, secondo cui, in virtù del nuovo schema, le PMI che producono apparecchiature di supervisione e monitoraggio in ambito medico possono trovarsi confrontate a dei problemi.
José Manuel Fernandes (PPE) , per iscritto. – (PT)
Questa rifusione della direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RoHS) è necessaria, secondo la Commissione, a causa dell’incertezza relativa all’ambito di applicazione, di una mancanza di chiarezza in merito alle disposizioni legali e delle disparità tra Stati membri in materia di conformità dei prodotti in questione.
Prima della votazione, mi è stato chiesto da più parti di non inserire il PVC nell’elenco delle sostanze individuate ai fini della revisione delle priorità nell’ambito dell’allegato III della direttiva RoHS. Vorrei sottolineare che non concordo con tale inserimento dato che un elenco di una serie di prodotti sospetti, tra cui il PVC, che non sia fondato su alcun criterio, è privo di senso. Affermare a priori che un prodotto potrebbe essere passibile di divieto in futuro senza alcun fondamento scientifico dà adito ad una situazione inaccettabile, caratterizzata dalla mancanza di una definizione legislativa. Nel caso del PVC, una valutazione iniziale svolta in virtù del regolamento REACH è giunta alla conclusione che non si tratta di un prodotto molto pericoloso e non corrisponde a una sostanza da inserire in via prioritaria nell’allegato III. Ho votato a favore di questa relazione dato che, durante la fase negoziale che ha preceduto la votazione in plenaria, l’elenco è stato ritirato. La Commissione dovrebbe effettuare una nuova valutazione trascorsi tre anni dall’entrata in vigore della legislazione.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Considerando il quantitativo di apparecchiature elettriche ed elettroniche vendute nell’UE e l’inevitabile aumento dei rifiuti da esse derivanti, risulta evidente la necessità di sostituire determinate sostanze pericolose che contengono, in modo tale da ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente e da garantire la tutela dei consumatori e della salute pubblica. Ci rendiamo conto di tale necessità e riteniamo che la ricerca di soluzioni in grado di fornire una risposta sia valida. Per tale motivo abbiamo votato a favore di questa relazione. Nel corso del processo di discussione che si è svolto negli ultimi mesi, il Consiglio ha raggiunto un accordo con il Parlamento a seguito di una fase negoziale che si è concentrata su alcuni degli aspetti più controversi e complessi. A nostro avviso, il fatto che il testo finale proposto abbia escluso il cloruro di polivinile dall’ambito di applicazione della direttiva, che consente di mantenere la produzione in alcuni settori industriali, rappresenta un fattore positivo, dal momento che tali settori avrebbero potuto subire gravi conseguenze qualora tale sostanza fosse stata inserita.
Robert Goebbels (S&D), per iscritto. – (FR) Mi sono astenuto dal voto sulla relazione Evans sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche dato che ritengo bizzarro l’approccio adottato dal Parlamento. Da un lato, la relazione si oppone strenuamente, senza alcuna prova scientifica, alle nanoparticelle, che, essendo piccole, non possono che essere pericolose. Dall’altro, la proposta di direttiva, affermando di voler promuovere lo sviluppo di tecnologie di energia rinnovabile, esclude i rifiuti dei pannelli solari. O le sostanze elettriche sono pericolose, o non lo sono. Se l’obiettivo consiste nell’imporre il “principio di precauzione”, tale principio dovrebbe applicarsi anche alla tecnologia solare.
Matthias Groote (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RoHS) dato che l’ampliamento dell’ambito di applicazione, volto a coprire tutte le apparecchiature elettroniche, rappresenta un chiaro miglioramento. Tuttavia, il fatto che vi siano così tante eccezioni è, a mio avviso, problematico. In particolare, nel settore delle energie rinnovabili, i moduli fotovoltaici, che consistono di composti di tellururo di cadmio, non sono oggetto della direttiva. Questa sostanza non solo è dannosa per la salute, ma è anche pericolosa. Pertanto dovrebbe essere inserita nell’ambito di applicazione della direttiva RoHS. Il rischio derivante da un suo inserimento – la scomparsa totale degli impianti fotovoltaici dai tetti – non è reale. Anzi, sul mercato vi sono diverse alternative al tellururo di cadmio. Al riguardo, quindi, non mi trovo d’accordo con la decisione della maggioranza del Parlamento e del Consiglio.
Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche continuano ad aumentare e contengono svariate sostanze pericolose. Tali sostanze, se non trattate adeguatamente, possono essere rilasciate nell’ambiente e causare danni alla salute umana.
Questa direttiva consentirà a numerose società di compiere ulteriori passi avanti nella progettazione di nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche più sicure, promovendo l’innovazione tecnologia. La riduzione a monte delle sostanze pericolose si tradurrà inoltre in una diminuzione dei costi di riciclaggio. Infine, elemento essenziale, abbiamo ottenuto una deroga per i pannelli solari al fine di promuovere lo sviluppo delle tecnologie con energie rinnovabili in Europa.
Małgorzata Handzlik (PPE), per iscritto. – (PL) La Polonia è uno dei principali paesi produttori di televisori, radio ed elettrodomestici in Europa. È anche un paese in cui la vendita di questi prodotti aumenta di anno in anno. Lo sviluppo della tecnologia e l’incremento della domanda di prodotti di questo tipo, inoltre, stanno causando un aumento dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il trattamento di questi rifiuti risulta problematico e si ripercuote sull’inquinamento ambientale. Pertanto, le nuove disposizioni della direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose rivestono una particolare importanza per i produttori di questo tipo di apparecchiature. Essi, infatti, sono tenuti a smaltire le sostanze pericolose e ad innalzare gli standard di sicurezza per apparecchiature destinate all’uso quotidiano. Questa è una buona notizia anche per i consumatori, dato che le nuove norme introducono l’obbligo di ricorrere a sostanze sicure per la salute e l’ambiente, applicabili a tutti i produttori di apparecchiature elettriche nell’Unione europea.
Jutta Haug (S&D), per iscritto. – (EN) Per quanto non particolarmente ambizioso, il compromesso raggiunto in prima lettura apporta un miglioramento all’attuale legislazione. Ho votato dunque a favore. Oltre alla nuova metodologia applicabile ai fini della restrizione d’uso di determinate sostanze, un miglioramento importante riguarda l’ambito di applicazione aperto: tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, comprese quelle per la generazione di correnti elettriche, a medio termine rientreranno nell’ambito di applicazione della direttiva RoHS. Un aspetto negativo importante, tuttavia, è rappresentato dal lungo elenco di deroghe, tra cui rientrano i pannelli fotovoltaici. Escludendo questa fondamentale tecnologia “pulita” dalla legislazione ambientale si trasmetterà un segnale sbagliato, sia a livello europeo che globale. L’obiettivo deve consistere nella definizione di un quadro normativo efficace per investimenti sostenibili coerenti! Sebbene la produzione di pannelli fotovoltaici con sostanze pericolose come il tellururo di cadmio possa essere più efficiente sotto il profilo dei costi, esistono da tempo alternative meno problematiche, che si sono dimostrate ottime in termini di funzionamento. Pertanto non vedo la necessità di coprire tetti e campi con rifiuti potenzialmente pericolosi, lasciando sulle spalle delle future generazioni il fardello dello smaltimento. A questo proposito, mi trovo in profondo disaccordo con la posizione e la decisione della maggioranza del Parlamento europeo e del Consiglio.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Il compromesso raggiunto dalla collega, l’onorevole Evans, costituisce un passo avanti in questo ambito del diritto. La certezza giuridica che offre consentirà di compiere ulteriori progressi sul piano della tutela ambientale. Di conseguenza, ho votato a favore della relazione.
Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) Il costante aumento della produzione di televisori, radio ed elettrodomestici è il risultato dello sviluppo delle tecnologie moderne e dell’incremento della domanda di questo tipo di prodotti. In quanto consumatori, ci attendiamo da essi funzionalità ed ergonomia, ma soprattutto dovremmo esigere che siano conformi alle norme applicabili, volte a disciplinare gli standard di sicurezza sia per l’utente che per l’ambiente. Sostituiamo le apparecchiature usate con altre nuove, producendo quantitativi allarmanti di rifiuti e le sostanze pericolose utilizzate per la produzione stanno causando un danno irreversibile all’ecosistema.
Pertanto è indispensabile introdurre opportune normative atte a limitare l’uso di sostanze dannose nella produzione dei prodotti che entrano nelle nostre case e a sostenere, al contempo, i produttori nell’introduzione di misure innovative ed ecologiche.
Alan Kelly (S&D), per iscritto. – (EN) L’attuale direttiva RoHS impone restrizioni all’uso di sei sostanze pericolose che, un tempo, erano contenute in alcune apparecchiature elettriche ed elettroniche. La direttiva è oggetto di rifusione a fini di semplificazione. Inoltre, grazie alla rifusione, per i produttori sarà più semplice capire quali sostanze sono vietate, in modo tale da evitare confusioni che potrebbero essere pericolose per il consumatore e sprecare la risorse delle società.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. – Signor presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea aveva bisogno di una normativa dettagliata in tema di uso di determinate sostanze considerate nocive nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tale esigenza è resa palese da alcuni dati resi noti dalla Commissione, secondo cui attualmente, solo nell'UE, si vendono 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) all'anno.
Con la continua espansione del mercato e l'accorciarsi dei cicli di innovazione che conducono alla frequente sostituzione delle apparecchiature, infatti, si accresce sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti derivati dalle stesse. Dopo un breve periodo di transizione utile alle imprese per adeguarsi alla nuova normativa, l'uso delle sostanze pericolose sarà proibito su tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, seppur con qualche eccezione costituita, ad esempio, dai pannelli fotovoltaici. Il provvedimento prevederà, inoltre, il rispetto, da parte delle industrie concorrenti extraeuropee, degli stessi obblighi richiesti alle nostre imprese, con l'espressa indicazione secondo cui i prodotti importati dovranno rispettare i medesimi standard di sicurezza garantiti dalle regole comunitarie.
Credo pertanto, in definitiva, prioritarie le esigenze di tutela di alcuni beni primari, quali la sanità pubblica e l'ambiente, seppur nella consapevolezza di agire in un contesto fortemente caratterizzato dalla grave crisi economica che ha colpito l'Europa ed il mondo.
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’attuale direttiva RoHS impone limitazioni all’uso di sei sostanze pericolose nella produzione di alcune apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’intento consiste nell’evitare l’accumulo di rifiuti tossici una volta concluso il ciclo di vita di un prodotto e nel garantire che i telefoni cellulari, i computer e i frigoriferi non più utilizzati in Europa causino danni all’ambiente o alla salute umana a seguito dell’infiltrazione di sostanze chimiche nelle discariche o del rilascio di vapori tossici durante l’incenerimento. La direttiva è oggetto di semplicazione.
Marisa Matias (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche rappresenta un problema di considerevole portata per la salute pubblica, l’ambiente e la gestione dei rifiuti. Questi rischi sono addirittura maggiori quando si eseguono operazioni di riciclaggio e recupero in condizioni non rispondenti alle norme nei paesi in via di sviluppo, in particolare in caso di esportazione illegale a fini di smaltimento in discariche nei paesi più poveri. Con questa proposta di legislazione, tutte le sostanze in questione rientreranno nell’ambito di applicazione della direttiva. In futuro, pertanto, tutte le sostanze dovranno essere conformi alle disposizioni della direttiva se ritenuto necessario nell’ambito di una valutazione ambientale.
Questa direttiva contribuisce alla definizione di regole chiare all’interno degli Stati membri in materia di commercializzazione e riuso successivo di queste sostanze. La direttiva si tradurrà in un considerevole miglioramento della situazione attuale, ragion per cui ho votato a favore. Ritengo, tuttavia, che alcune sostanze pericolose che sono state escluse dalla direttiva dovrebbero invece esservi incluse entro un arco di tempo di tre anni a seguito della revisione e della valutazione del loro impatto.
Nuno Melo (PPE) , per iscritto. – (PT) L’aumento dell’uso di apparecchiature elettriche ed elettroniche, accanto al considerevole sviluppo tecnologico che le ha interessate, si è tradotto in un’ulteriore riduzione del loro ciclo di vita. Questa circostanza, a sua volta, ha causato l’insorgere di gravi problemi relativi all’uso di sostanze pericolose all’interno di questi prodotti, nonché di difficoltà nella gestione di quantitativi sempre più ingenti di rifiuti. Pertanto, la direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose (RoHS) è volta ad ampliare l’ambito di applicazione della direttiva e a potenziarne la funzione preventiva, in modo tale da correggere i danni ambientali in via prioritaria alla fonte, in linea con l’articolo 174, paragrafo 2 del trattato. Questa rifusione è quindi essenziale per garantire il contenimento di tali sostanze pericolose in questo tipo di apparecchiature.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) Appoggio appieno la relazione dell’onorevole Evans. Tuttavia vorrei aggiungere che alla questione dovrebbe essere prestata maggiore attenzione. L’uso di piombo, magnesio, mercurio e metalli delle terre rare nell’elettronica e nella tecnologia industriale è inevitabile. Il nostro compito consiste nel costringere i produttori a ricorrere a materiali meno nocivi. Laddove ciò non sia possibile, è essenziale che il pubblico sia informato dell’effetto potenzialmente deleterio sui consumatori di tutti le sostanze dannose utilizzate.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) La direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose (RoHS) disciplina l’uso di sostanze pericolose in dispositivi e componenti. Essa costituisce altresì un importante strumento per la definizione di uno standard europeo e globale per i produttori. L’ampliamento dell’ambito di applicazione della direttiva è inoltre volto a tener conto del trattamento dei rifiuti di sostanze pericolose. Mi sono astenuto dal voto dato che la relazione non risolve completamente tutti i problemi associati alla gestione di sostanze pericolose.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Si è assistito sicuramente ad una rapida crescita del mercato delle apparecchiature elettriche, in particolare nei settori delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni. Questo sviluppo, accanto all’ulteriore riduzione dei cicli di innovazione, si traduce in un aumento costante dei quantitativi di rifiuti elettrici. La rifusione della direttiva RoHS è volta a prevenire l’uso di sostanze nocive che possano causare danni all’ambiente o alla salute umana. Alcune delle proposte avanzate sono controverse: da una parte, grosse aziende produttrici di computer, come HP, ACER o Sony Ericsson si sono pronunciate a favore di un divieto dell’uso di tutti i ritardanti di fiamma bromurati nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Dall’altra, i risultati degli studi della Commissione non sono, chiaramente, molto conclusivi, per lo meno per quanto riguarda il potenziale danno all’ambiente. Inoltre, l’industria ha espresso preoccupazioni in merito al divieto dell’uso di PVC, in particolare nel comparto dei cavi. Gli effetti negativi del PVC vengono contestati e si teme un aumento dei costi in caso di divieto sui cavi rivestiti in PVC. Queste argomentazioni devono essere ben ponderate prima di proclamare divieti specifici. Mi sono pertanto astenuto dal voto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. – Ho espresso il mio sostegno alla relazione per una serie di motivi. Concordo con l'esclusione delle installazioni fisse e dei pannelli fotovoltaici dal ambito di applicazione della direttiva. Altro elemento di soddisfazione è rappresentato dall'adozione di una metodologia per la revisione delle sostanze pericolose contenute nell'Allegato IV, che permette di stralciare l'elenco delle sostanze da sottoporre all'esame della Commissione (Allegato III). Ritengo giusta poi la definizione, non eccessivamente ampia, di dipendenza dall'energia elettrica per il funzionamento delle apparecchiature. Inoltre, credo prematuro inserire in una normativa la valutazione dei nanomateriali, oggetto di studio da parte della Commissione. Plaudo infine al fatto che il ambito di applicazione sia "aperto" per includere tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE) , per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (rifusione) in considerazione dei miglioramenti introdotti a seguito dell’accordo raggiunto con il Consiglio, che dovrebbe consentirci di compiere ulteriori passi avanti nella tutela della salute pubblica e dell’ambiente, nonché nella gestione dei rifiuti. Vorrei sottolineare la semplificazione e la maggiore coerenza introdotte dalla nuova legislazione. La riorganizzazione e la restrizione dell’uso di sostanze pericolose erano fondamentali se si considera il notevole aumento delle vendite di apparecchiature elettriche ed elettroniche all’interno dell’UE.
Con questa legislazione, stiamo contribuendo ad evitare che i rifiuti derivanti dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche, come telefoni cellulari, computer e frigoriferi, causino danni all’ambiente e alla salute pubblica a seguito dell’introduzione di prodotti chimici nell’ambiente, che avvenga tramite discariche o attraverso il rilascio di gas tossici dovuti all’incenerimento.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. – Onorevoli colleghi, ringrazio la collega Jill Evans per l'ottimo lavoro svolto. Ho espresso favorevolmente il mio voto, con cui concordo sulla necessità che la rifusione della direttiva RoHS sia inserita nel contesto degli obblighi internazionali dell'UE tesi alla riduzione totale delle emissioni di diossine e furani, con l'obiettivo di continuare a ridurle e, ove fattibile, di eliminarle definitivamente.
Rimane poco chiara la sorte finale dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). L'incenerimento ad alte temperature resta l'eccezione. Permane il rischio che quantità considerevoli di RAEE continuino a essere smaltite in modo non conforme nell'UE o in paesi terzi. Il problema delle emissioni di diossine e furani può essere affrontato soltanto mediante scelte concrete nella fase di progettazione
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Secondo le stime, solo nell’Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni. Con la continua espansione del mercato e l’accorciarsi dei cicli di innovazione, le apparecchiature sono sostituite con maggiore frequenza, contribuendo ad accrescere sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Si stima che tali rifiuti raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020.
Gli aspetti principali della rifusione di questa direttiva sono le seguenti:
- l'ambito di applicazione aperto
- la distinzione tra RoHS e REACH
- la modifica dei criteri per le deroghe
- i criteri per stabilire la durata di un periodo di deroga/moratoria
- la codecisione anziché la comitatologia per le future restrizioni
- disposizioni specifiche per i nanomateriali.
Accolgo con favore l’accordo raggiunto in prima lettura. Ho votato a favore di questa relazione dato che la nuova proposta di direttiva è più semplice e offrirà ai produttori uno strumento più agevole per classificare i propri prodotti nelle categorie previste dalla direttiva. Inoltre, essa tiene conto dell’impatto socioeconomico legato alla tutela della salute e dell’ambiente quando si apportano modifiche ai criteri relativi alle deroghe.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Secondo la Commissione, è auspicabile riformulare l’attuale direttiva sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, adottata nel 2003, per motivi di chiarezza e certezza giuridica. Questa rifusione, ovviamente, comporta la necessità di ampliare l’ambito di applicazione della direttiva, in modo tale da contribuire alla tutela della salute umana e alla gestione in un’ottica ecologicamente corretta delle attività di riciclaggio e smaltimento dei rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Per quanto riguarda questa questione, ora è fondamentale tener conto del potenziale impatto delle soluzioni raccomandate sulle piccole e medie imprese.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Quasi otto anni fa, il Parlamento europeo ha approvato una direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose (RoHS) rispondendo, in tal modo, a una richiesta espressa con vigore dai consumatori: disporre di prodotti di consumo di uso quotidiano sicuri e non dannosi. Quest’approccio, incentrato sul concetto di sicurezza, è stato attuato essenzialmente introducendo un divieto sull’uso di piombo, mercurio e cadmio in prodotti di diverso tipo, dagli elettrodomestici alle radio, dai televisori ai trenini elettrici, passando per i videogiochi. Accolgo con favore la revisione adottata oggi, che amplia l’ambito di applicazione della direttiva ad altri prodotti, ma senza andare a discapito di sostanze importanti come il PVC. Analogamente, era importante rivedere la posizione restrittiva sui nanomateriali adottata dalla commissione per l’ambiente in giugno. Questa rivoluzione nel mondo dell’infinitamente piccolo merita di più di una posizione semplicista – a favore o contro – come nel caso degli organismi geneticamente modificati (OGM). Inoltre è essenziale che la direttiva RoHS sia applicabile nel concreto. Da questo punto di vista, quindi, accolgo con favore alcuni elementi: il fatto che si sia tenuto conto dei potenziali effetti di queste sostanze sulla salute e sull’ambiente; la definizione di una metodologia e la garanzia di complementarietà con la direttiva sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH).
Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. – Ho votato a favore, oggi in plenaria, della revisione della direttiva sull'uso delle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Il testo, una rifusione legale della direttiva del 2003, cerca di introdurre, anche alla luce delle nuove conoscenze scientifiche in materia, delle restrizioni nell'impiego di materiali come ad esempio il cadmio, il cloro, il mercurio e il cloruro di polivinile (PVC) che abbiano mostrato di essere nocivi per la salute umana.
Pur nella consapevolezza della forte opposizione delle industrie manifatturiere del settore, in particolar modo contrarie alle limitazioni sull'utilizzo del PVC, credo sia dovere primario della politica, e di conseguenza di parlamentari democraticamente eletti, cercare di arginare l'utilizzo di sostanze che, anche solo potenzialmente, possano arrecare danno alla salute umana, e allo stesso tempo sia necessario incoraggiare, nei limiti della tecnica disponibile, l'utilizzo di sostanze alternative e sostitutive.
Di particolare rilievo credo sia la questione della sorte finale dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, specialmente nei casi in cui questi contengano al proprio interno materiali successivamente riconosciuti come pericolosi. In questi casi, infatti, le procedure di smaltimento devono essere ancora più rigorose e attente
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto.– (EN) Secondo la Commissione, solo nell’Unione europea si vendono annualmente 9,3 milioni di tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), di cui la maggior parte sono grandi elettrodomestici e apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni. Con la continua espansione del mercato e l'accorciarsi dei cicli di innovazione, le apparecchiature sono sostituite con maggiore frequenza, contribuendo ad accrescere sempre più rapidamente il flusso dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Si stima che tali rifiuti raggiungeranno i 12,3 milioni di tonnellate entro il 2020. I RAEE sono un flusso di rifiuti complesso, che comprende diverse sostanze pericolose. Tali sostanze, o i loro prodotti di trasformazione, possono essere rilasciati nell’ambiente e provocare danni alla salute umana, specialmente se non trattati in maniera adeguata. I rischi per la salute umana e l'ambiente aumentano ulteriormente a causa delle operazioni di riciclaggio/recupero non rispondenti alle norme nei paesi in via di sviluppo. In base all'articolo 174, paragrafo 2, del trattato, i danni causati all’ambiente devono essere corretti in via prioritaria alla fonte. La gerarchia dei rifiuti stabilita dalla direttiva quadro sui rifiuti assegna in primo luogo la priorità alla prevenzione, che è definita, tra l’altro, come una serie di misure che riducono il contenuto di sostanze pericolose nei materiali e nei prodotti. Spero davvero che questa relazione contribuisca a risolvere questi problemi.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (EN) Il flusso di rifiuti prodotto dalle apparecchiature elettroniche registra il più alto tasso di crescita di tutta Europa e il contenimento del rilascio di sostanze tossiche e cancerogene che ne deriva deve essere una priorità assoluta. L’ambito di applicazione aperto della legislazione, raccomandato dalla commissione per l’ambiente, rappresenta un approccio molto più efficace rispetto a quello proposto dalla Commissione. Un elenco definitivo di prodotti specifici potrebbe escludere nuovi prodotti dal regolamento, mentre il nostro compito consiste nel garantire che la legislazione non solo agevoli, ma tenga anche il passo con l’innovazione industriale. Inoltre è incoraggiante osservare come diverse società stiano abbandonando l’uso di queste sostanze potenzialmente pericolose nei loro prodotti. Non possiamo tuttavia esimerci dall’adottare una legislazione ambiziosa che spinga il resto del settore a seguire l’esempio di altri e ad innovare per garantire una più efficace tutela dell’ambiente.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Ho appoggiato la relazione sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questa relazione rappresenta un passo nella giusta direzione, ampliando la categoria di apparecchiature, fra le altre, a quelle medicali. Oltre a metalli pesanti come il mercurio e il piombo, sono stati vietati svariati ritardanti di fiamma bromurati. La relazione, inoltre, prevede un ambito di applicazione aperto. In tal modo tutte le apparecchiature elettroniche, fatta salva una serie di deroghe specifiche, ed altre sostanze pericolose potranno rientrare nell’ambito di applicazione della direttiva in futuro. A tal fine sono stati definiti dei criteri chiari. Tuttavia, mi rammarico nel constatare come non sia stato incluso il divieto sul PVC, come aveva proposto il gruppo Verde/Alleanza libera europea. È molto importante giungere a una riduzione delle sostanze pericolose nei rifiuti elettronici. Sebbene la legislazione europea vieti l’esportazione di rifiuti elettronici a fini di riciclaggio, gli studi hanno dimostrato che più di due terzi dei rifiuti elettronici europei viene esportato. Spesso questi rifiuti vengono scaricati illegalmente in zone come l’Africa occidentale, dove il trattamento delle acque si colloca al di sotto degli standard, causando gravi problemi di salute e inquinamento ambientale. Si può guadagnare molto da un mercato in constante crescita come quello dei rifiuti. Ecco perché è necessario svolgere una rigorosa attività di supervisione e monitoraggio per contrastare l’esportazione illegale di rifiuti elettronici.
Marianne Thyssen (PPE), per iscritto. – (NL) È diventato impossibile immaginare la nostra vita quotidiana senza apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il sistema europeo di restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose (RoHS), volto a disciplinare l’uso di sostanze nocive nelle apparecchiature elettroniche, è diventato di fatto un sistema universale, utilizzato in almeno 28 paesi esterni all’UE. Ad oggi, in base all’attuale direttiva RoHS, sono già state imposte restrizioni su mercurio, piombo, cadmio e una serie di ritardanti di fiamma. Il rapido progresso della tecnologia e lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ci hanno costretti a procedere a una rifusione della direttiva, necessaria anche per renderla uno strumento efficace e flessibile. Effettivamente, d’ora in poi, sarà possibile escludere le sostanze pericolose con maggiore rapidità, a tutto vantaggio dell’uomo e dell’ambiente. Inoltre è stato definito il rapporto tra la direttiva sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e la direttiva RoHS, in modo tale da evitare una doppia regolamentazione. Per tali motivi, oggi ho sostenuto con convinzione l’accordo che il Parlamento è stato in grado di concludere con il Consiglio. Spero che si possa raggiungere con altrettanta rapidità un accordo in merito alla direttiva sui rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Dopotutto, i due strumenti legislativi sono inestricabilmente correlati.
Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. – (DE) Questa è una buona relazione, che tiene conto in maniera equilibrata della maggior parte delle preoccupazioni espresse dall’industria e dei timori per l’ambiente. Anche se non sarà sicuramente possibile ottenere piena soddisfazione a fronte di una questione così complessa, con questa relazione ci si avvicina molto.
Kathleen Van Brempt (S&D), per iscritto. – (NL) Ho votato a favore della relazione Evans dato che l’equilibrio globale dell’accordo raggiunto con il Consiglio è positivo. Ciononostante, in veste di relatore ombra, vorrei esprimere il mio disappunto nel constatare che i pannelli solari sono stati esclusi dall’ambito di applicazione della direttiva, dopo un’intesa attività di pressione da parte del settore. Di conseguenza, il cadmio continuerà ad essere presente all’interno dei pannelli solari distribuiti sul mercato europeo per un periodo (minimo) di dieci anni, mentre non sarà consentito in nessun’altra apparecchiatura elettrica o elettronica. Esprimo tutto il mio disappunto osservando come un settore, che dovrebbe essere la forza motrice nella nostra transizione verso un’economia verde, sia stato così ansioso di chiamarsi fuori da una legislazione ambientale così importante e constatando come una maggioranza nel Parlamento e nel Consiglio si sia piegata agli interessi di un particolare tipo di tecnologia (l’uso di pannelli solari a film sottile con tellururo di cadmio).
Artur Zasada (PPE), per iscritto. – (PL) Nella votazione di oggi ho appoggiato la relazione sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Di recente abbiamo potuto renderci conto dell’importanza assunta dal problema oggetto della legislazione adottata, osservando come milioni di famiglie in tutta l’Unione europea abbiano sostituito i propri televisori a tubo catodico con moderni schermi LCD. Oggi tutte queste famiglie stanno pensando di abbandonare i televisori LCD per passare ad apparecchi LCD-LED.
Secondo gli esperti, è il flusso di rifiuti prodotto dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche usate a registrare il più alto tasso di crescita. Non solo: le analisi svolte dall’istituto di ricerca Öko-Institut hanno dimostrato gli effetti negativi del PVC e dei ritardanti di fiamma alogenati sull’ambiente e sulla salute umana. Sono sicuro che il documento adottato oggi contribuirà a ridurre i quantitativi di sostanze pericolose di questo tipo.
Proposta di risoluzione B7-0617/2010 (Accordo commerciale anticontraffazione)
Damien Abad (PPE), per iscritto. – (FR) Oggi il Parlamento ha adottato la proposta di risoluzione sull’Accordo internazionale anticontraffazione (ACTA) per garantire una migliore applicazione internazionale delle misure anticontraffazione. L’ACTA è uno strumento per rendere più efficaci i regolamenti esistenti e assicurare una maggiore protezione dalle violazioni di diritti d’autore, marchi commerciali, brevetti, disegni, modelli e indicazioni geografiche. Ho votato a favore della risoluzione presentata dal mio gruppo politico, il PPE, in quanto ritengo che l’ACTA rappresenti uno scudo protettivo per l’industria europeo. In tal modo, saremo in grado di garantire la tutela del diritto d’autore, nonché della creatività e dell’innovazione in campo culturale e scientifico. Dovremmo infatti fermarci a riflettere su come combattere meglio la pirateria e questo accordo internazionale costituisce un passo verso un’applicazione più efficace delle misure anticontraffazione.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune presentata dal gruppo PPE/ECR sull’Accordo commerciale anticontraffazione, noto come “ACTA”. Il presente accordo è volto a combattere il dilagare della contraffazione e l’aumento del numero di prodotti piratati “tutelati da diritto d’autore” stabilendo una nuova struttura di governo internazionale. Reputo fondamentale proteggere la creatività dal furto, perché è questo ciò che la pirateria e la contraffazione realmente rappresentano. L’Unione, che intende diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo, non può restare indifferente di fronte a tale importante problema. Per questo accolgo con favore l’adozione dell’odierna risoluzione. È un testo forte che avrebbe dovuto unire tutti i parlamentari, mentre, purtroppo, è stato adottato soltanto da una maggioranza risicata. Sebbene la Commissione europea offrisse solide garanzie in merito al rispetto dei diritti fondamentali, la sinistra in Parlamento ha preferito rimanere ancorata a infondati slogan di protesta. Dal mio punto di vista, l’Unione europea deve farsi promotrice di questa lotta contro la negligenza e la mancanza di impegno di cui Cina e Russia si rendono spesso colpevoli in tale ambito. È in gioco la nostra competitività nell’economia globalizzata.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) La lotta alla contraffazione è un elemento essenziale della strategia politica comunitaria, volta a garantire equità, condizioni omogenee ai nostri produttori, occupazione ai nostri cittadini e rispetto dei principi dello Stato di diritto. Con l’emergere delle tecnologie digitali, la contraffazione ha assunto una dimensione internazionale incontrollabile, per cui la cooperazione internazionale è il principale strumento per combattere il fenomeno. Ho appoggiato la proposta di risoluzione che enuncia gli obiettivi e le priorità del Parlamento europeo nei negoziati multilaterali sull’Accordo commerciale anticontraffazione, inteso, per la prima volta, a istituire un quadro internazionale completo per combattere più efficacemente le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Ritengo importante garantire che le misure di applicazione dei diritti di proprietà intellettuale non rappresentino una barriera alle innovazioni e alla concorrenza, evitando di interferire con le restrizioni imposte ai diritti di proprietà intellettuale e la protezione dei dati personali, limitare il libero flusso di informazioni od ostacolare ingiustificatamente gli scambi legittimi.
Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato contro il testo oggi sottoposto alla nostra attenzione: il diritto europeo ha ceduto alle richieste di alcuni governi e alla pressione delle industrie della cultura a spese dei diritti fondamentali dei cittadini europei. Il PPE ha eliminato con un colpo di spugna tutti i meccanismi di salvaguardia che abbiamo chiesto alla Commissione, trasmettendole un segnale negativo in vista dei negoziati di Sydney della prossima settimana. Inoltre, la definizione vaga di “scala commerciale” in relazione all’incrudimento delle sanzioni penali nel campo delle violazioni del diritto d’autore on-line potrebbe incoraggiare gli Stati ad adottare normative che portano alla criminalizzazione degli utenti privati e degli intermediari tecnici. L’ACTA non deve consentire all’Unione europea di effettuare perquisizioni personali, oppure introdurre sistemi di risposta flessibili o simili. Infine, la Commissione deve effettuare rapidamente una valutazione di impatto, prima anziché dopo l’attuazione dell’ACTA, in merito alla sua applicazione e alle sue conseguenze sui diritti fondamentali, la protezione dei dati e la direttiva sull’e-commerce.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) L’odierna risoluzione consentirà il rafforzamento della cooperazione internazionale nella lotta alla contraffazione creando uno strumento per salvaguardare efficacemente i diritti di proprietà intellettuale. Il testo non è inteso a creare nuovi diritti, bensì a garantire il rispetto dei diritti esistenti attraverso misure repressive e l’istituzione di un quadro internazionale completo di assistenza alle parti. È un accordo difficile, con interessi in conflitto che lasciano spazio a interpretazioni controverse per quanto concerne i suoi effetti. È fondamentale tutelare i diritti di proprietà intellettuale, ma d’altro canto è essenziale garantire un equilibrio in maniera da non minacciare la libertà di espressione e l’innovazione e non limitare la capacità dell’individuo di esercitare le proprie libertà civili e fondamentali. La contraffazione è un problema serissimo che comporta rischi enormi per l’industria, l’economia e l’innovazione europea.
Spero che l’accordo rappresenti un passo nella giusta direzione e negli imminenti negoziati sia possibile risolvere le ambiguità e le omissioni che ancora caratterizzano il testo, come nel caso del riferimento a luoghi geografici falsi. Vorrei complimentarmi con la Commissione per l’impegno profuso per migliorare la trasparenza dei negoziati e confido nel fatto che confermerà tale posizione tenendo il Parlamento regolarmente al corrente dello stato di avanzamento dei negoziati.
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sull’Accordo commerciale anticontraffazione proposto dal gruppo ALDE, unitamente ad altri tre gruppi politici dell’organo legislativo europeo. L’intento della risoluzione era sia rispettare le libertà fondamentali e i diritti individuali sia mantenere il libero accesso a Internet. La risoluzione si è inoltre adoperata per garantire l’accesso ai farmaci nei paesi in via di sviluppo. È deplorevole che la risoluzione non abbia conquistato il voto della Camera perché la posizione socialista appoggiava gli interessi dei cittadini europei.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Concordo con l’intera proposta di risoluzione, riguardante l’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA), approvata dopo lunghi mesi di dibattito e impegno per trovare una soluzione di compromesso tra i vari gruppi politici, purtroppo non raggiunta. Per il funzionamento sano dei mercati, la protezione del mercato unico, la competitività delle aziende europee in un’economia globale, nonché la creazione di posti di lavoro e il loro mantenimento nell’Unione europea, è importante che all’interno della sua politica interna e internazionale l’Unione renda prioritaria l’azione contro la contraffazione nelle sue varie forme. Pur consapevole del fatto che l’ACTA non prevede una soluzione a un problema complesso e sfaccettato quale è quello della contraffazione, come si evince dal paragrafo 3, ritengo comunque che tale accordo rappresenti uno strumento valido per rendere più efficaci gli standard esistenti, andando così a beneficio delle esportazioni provenienti dall’Unione europea e tutelando i titolari di diritti quando operano sul mercato globale, dove vari titolari di diritti di proprietà industriale e intellettuale sono attualmente vittime di violazioni sistematiche e generalizzate di diritti d’autore, marchi commerciali, brevetti, disegni, modelli e indicazioni geografiche.
Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato contro l’odierna risoluzione che dichiara la posizione del Parlamento europeo in vista della sottoscrizione dell’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) perché la maggioranza conservatrice in Aula si è rifiutata di sollevare la necessità di meccanismi di salvaguardia di base per i nostri cittadini rispetto a tale accordo globale sul diritto d’autore. Il Parlamento non ha ancora avuto prova del fatto che la base giuridica per tale negoziato sia coerente con il trattato di Lisbona prima della sottoscrizione dell’accordo. La Commissione deve inoltre dimostrarci che la cooperazione tra fornitori di servizi e titolari di diritti d’autore non interferisce con i diritti fondamentali dei cittadini, specialmente il diritto alla privacy, il diritto alla libertà di espressione e il diritto a un giusto processo. Ciò richiede una valutazione dell’impatto dell’ACTA sulla protezione dei dati e sui diritti fondamentali. Ci occorre un’assicurazione da parte del Consiglio e della Commissione che l’ACTA non richiederà alcuna modifica del diritto comunitario per quanto concerne le misure penali relative all’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Anche le disposizioni di applicazione civili sui brevetti potrebbero incidere negativamente all’accesso ai farmaci generici e la Commissione dovrebbe affrontare tale preoccupazione. Dovremmo negare il nostro consenso all’ACTA finché non otterremo garanzie scritte su tali aspetti fondamentali.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Resta aperto un interrogativo sul contenuto dell’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA). Lo scopo principale dell’accordo, negoziato per anni nella massima segretezza da una decina di paesi, è combattere la contraffazione e tutelare i diritti di proprietà intellettuale. Va nondimeno notato che né Cina né Brasile né India hanno partecipato a tali negoziati. Inoltre, sebbene la contraffazione vada combattuta, le ben note disposizioni contenute nel trattato in questione implicano l’introduzione di misure che potrebbero considerarsi attacchi alle libertà individuali: supervisione dei fornitori di accesso a Internet, rafforzamento dei controlli alle frontiere, maggiori difficoltà nel trasporto di farmaci generici a basso costo nei paesi in via di sviluppo. Sono tutte preoccupazioni espresse da molti parlamentari che non intendono riporre una “cieca” fiducia nei negoziati condotti dalla Commissione europea. La risoluzione, adottata da una maggioranza risicata, niente di più di questo, non può ritenersi un sostegno poiché permangono dubbi in merito alla conformità del testo all’acquis communautaire e alla sua compatibilità con il rispetto dei diritti fondamentali.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho scelto l’astensione all’atto della votazione sulla risoluzione riguardante l’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) perché ritengo che, sebbene il testo contenga alcuni elementi importanti, sia eccessivamente critico rispetto all’accordo in questione. Nel complesso, ritengo che l’ACTA sia favorevole agli interessi economici dell’Unione e trovi un equilibrio tra la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e la garanzia dei diritti fondamentali.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Dopo molta insistenza da parte del Parlamento, vi è stato un sostanziale aumento nel grado di trasparenza dei negoziati sull’Accordo commerciale anticontraffazione e dal round negoziale in Nuova Zelanda il Parlamento è stato tenuto debitamente al corrente. Il testo negoziato rispecchia le principali preoccupazioni manifestate dal Parlamento, specialmente su temi quali il rispetto dei diritti fondamentali, la protezione della privacy e dei dati, il rispetto dell’importanza di una rete libera, l’utilità della salvaguardia del ruolo dei fornitori di servizi e la necessità di tutelare l’accesso ai farmaci. La lotta alla contraffazione è una priorità e la cooperazione internazionale è fondamentale per conseguire tale obiettivo. Vista la possibilità che nuovi paesi emergenti e in via di sviluppo aderiscano all’accordo, promuovendo in tal modo una tutela generalizzata dei diritti di proprietà intellettuale, l’ACTA sarà in grado di conseguire il necessario multilateralismo.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) L’accordo negoziato rappresenta un passo importante nella lotta alla contraffazione ed è un elemento fondamentale della strategia politica dell’Unione per garantire giustizia, parità di condizioni per i produttori europei, mantenimento dei posti di lavoro per i cittadini e rispetto dello Stato di diritto. La lotta alla contraffazione dovrebbe essere una delle priorità della strategia politica interna e internazionale, e la cooperazione internazionale è fondamentale per conseguire tale obiettivo.
L’ACTA è uno strumento che rende più efficaci gli standard esistenti, andando dunque a beneficio delle esportazioni provenienti dall’Unione e tutelando i titolari di diritti quando operano nel mercato globale. Vorrei sottolineare l’importanza della protezione delle indicazioni geografiche per le aziende europee e l’occupazione nell’Unione e accolgo con favore gli sforzi profusi dalla Commissione per includere tale protezione nell’ambito dell’ACTA. Vorrei infine sottolineare l’importanza di una conferma da parte della Commissione del fatto che l’applicazione dell’ACTA non avrà alcun impatto sui diritti fondamentali e sulla protezione dei dati né sull’impegno che l’Unione europea sta attualmente profondendo per armonizzare le misure attuative per i diritti di proprietà intellettuale.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Se non avessi deciso di boicottare la seduta dopo il deplorevole episodio di totalitarismo social-eurocratico al quale abbiamo appena assistito, avrei votato a favore della proposta di risoluzione comune dei gruppi della sinistra sull’accordo anticontraffazione. Lo avrei fatto non perché le mie idee politiche siano cambiate, bensì perché ritengo che l’accordo non sia sufficiente per tutelare le nostre industrie dalla contraffazione, non garantisca il rispetto delle indicazioni geografiche, serva a ben poco se non coinvolge la Cina, la più grande contraffattrice al mondo, e metta a repentaglio i diritti e le libertà dei cittadini per quanto concerne i diritti di proprietà “immateriali”. Sono altresì favorevole a tutte le richieste di preliminare informazione, valutazione di impatto e così via contenute nella risoluzione In sintesi, così come è formulato, l’accordo è inutile e potenzialmente nocivo. Non dovrebbe essere neppure negoziato e tanto meno, visti i temi che copre, dalla sola Commissione europea.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la proposta di risoluzione sull’Accordo commerciale anticontraffazione presentata dal gruppo PPE/ECR perché il testo non è assolutamente in grado di tutelare le libertà individuali. I parlamentari hanno sistematicamente manifestato numerose preoccupazioni in merito alla negoziazione di questo accordo internazionale e prima della ratifica definitiva dell’accordo da parte degli Stati membri e dell’Unione europea era importante sollevare una serie di problemi, specialmente quelli riguardanti l’accesso ai farmaci, la responsabilità dei fornitori di accesso a Internet e le perquisizioni dei bagagli personali dei viaggiatori alle frontiere. Purtroppo, la proposta di risoluzione comune presentata dai gruppi ALDE, Verts/ALE e GUE/NGL, per la quale ho votato e che esprimeva tali perplessità, non ha potuto essere adottata per insufficienza del numero di voti richiesti.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Sono deluso dal fatto che la risoluzione sostenuta dal mio stesso gruppo oggi non sia stata adottata. L’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) può avere potenzialmente un effetto molto negativo sulle libertà civili e il voto odierno non fa nulla per fugare tali timori.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della proposta di risoluzione presentata dal gruppo PPE/ECR sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA). La risoluzione esprime le stesse preoccupazioni manifestate dai cittadini dell’Unione in merito alla protezione dei dati respingendo recisamente un regolamento dei “tre colpi”, discusso come misura utilizzabile in caso di violazioni del diritto d’autore. La risoluzione sottolinea altresì che l’accordo deve essere allineato all’acquis communautaire, in altre parole al corpus comune del diritto dell’Unione. I prodotti contraffatti e le violazioni internazionali del diritto d’autore arrecano danno all’economia europea, mettendo in tal modo a repentaglio i posti di lavoro nell’Unione. Per contrastare il fenomeno, occorre intraprendere misure risolute.
Edvard Kožušník (ECR), per iscritto. – (CS) Plaudo al fatto che la maggior parte delle disposizioni controverse sia stata eliminata dalla formulazione finale di questo accordo internazionale, come quelle in materia di responsabilità di terzi, controlli obbligatori delle memorie dei computer all’attraversamento delle frontiere e applicazione obbligatoria della “ghigliottina digitale”. Sebbene apprezzi lo sforzo profuso per assicurare maggiore protezione ai diritti di proprietà intellettuale, non sono convinto che la formulazione dell’accordo sottopostoci in questa sede sia del tutto ottimale. Mi preoccupa molto il fatto che paesi come Cina e Russia non siano firmatari. Il maggiore accento posto dall’accordo sulla tutela dei titolari dei diritti e non sugli effettivi autori desta in me perplessità quanto al fatto che l’accordo possa realmente proteggere i diritti di proprietà intellettuale in generale e non soltanto tutelare i diritti di un gruppo ristretto di soggetti aventi sede principalmente negli Stati Uniti.
Inoltre, l’impossibilità di includere le indicazioni geografiche nell’accordo è un’ulteriore conferma dei miei timori. Forse non è necessario commentare ulteriormente il metodo di negoziazione dell’accordo, ma ritengo che una forma non trasparente di negoziato come quella scelta per l’ACTA non debba ripetersi e in futuro il Parlamento vada informato con debito anticipo in merito alla procedura negoziale per accordi analoghi e al contenuto di tali accordi.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) ha reso e rende più efficaci le norme che promuovono le esportazioni dell'Unione europea e proteggono quei soggetti che, quando operano sul mercato globale, sono sempre più spesso sottoposti a diffuse violazioni dei loro diritti di proprietà intellettuale.
Come efficacemente sottolineato nella proposta di risoluzione comune, la lotta alla contraffazione a livello globale rappresenta un elemento chiave nella strategia politica dell'Unione europea, al fine di poter garantire condizioni uniformi di concorrenza per tutti i produttori europei. Ritengo che in questo settore, così come in altri, l'essenzialità della cooperazione tra Stati sia un dato ormai pacificamente acquisito. La protezione del diritto d'autore, dei marchi, dei brevetti, delle progettazioni e delle indicazioni geografiche è materia sicuramente delicata, in quanto attinente al rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, ma quello odierno costituisce un serio invito a proseguire nella giusta direzione. La Commissione dovrà, infatti, impegnarsi affinché possa garantirsi l'inclusione di pratiche esecutive efficaci per le indicazioni di origine geografica, la cui tutela è di fondamentale importanza per le imprese e per l'occupazione dei cittadini europei.
Constance Le Grip (PPE) , per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di risoluzione presentata sull’Accordo commerciale anticontraffazione presentata dal gruppo PPE/ECR. Questa risoluzione del PPE/ECR sottolinea che la lotta alla contraffazione è una priorità della strategia politica interna e internazionale dell’Unione e la cooperazione internazionale è un elemento fondamentale per il perseguimento globale di tale obiettivo. Facendo proprie le preoccupazioni del Parlamento europeo e dei nostri concittadini, come il rispetto dei diritti fondamentali, la protezione della privacy e dei dati personali, il riconoscimento del ruolo cruciale di un accesso illimitato a Internet, l’importanza di salvaguardare il ruolo dei fornitori di servizi e la necessità di tutelare l’accesso ai farmaci, l’atto rende più efficaci le norme correnti. Il testo è volto ad assicurare una maggiore protezione da tutte le violazioni di diritti di proprietà intellettuale, marchi commerciali, disegni, modelli e brevetti nell’interesse delle esportazioni comunitarie e dei titolari di tali diritti. Contrariamente a quanto affermato dai suoi detrattori, l’accordo è pienamente compatibile con l’acquis communautaire non introducendo, per esempio, la cosiddetta procedura dei “tre colpi”.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) perché: 1. è perfettamente allineata all’acquis communautaire; 2. comporterà un impatto positivo sulle misure per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale nel mondo e la protezione da altri territori come Asia, Australia, regione del Pacifico e così via; 3. salvaguarderà la concorrenza a livello comunitario e la diversità culturale, oltre a contribuire alla creazione di posti di lavoro.
David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore dell’odierna risoluzione sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA). L’ACTA riguarda l’applicazione del diritto in materia di proprietà intellettuale a livello internazionale e concerne le violazioni del diritto d’autore in ambito commerciale, tema estremamente delicato in relazione al quale dobbiamo assicurare ai titolari dei diritti un’adeguata tutela e un ritorno ragionevole sui loro investimenti senza, d’altro canto, violare le libertà civili, limitare l’accesso ai farmaci o criminalizzare i singoli per banali violazioni del diritto d’autore. La sede giusta per procedere a tale valutazione è la commissione per il commercio quando stabilirà se il Parlamento dovrà dare o meno il proprio consenso all’ACTA.
Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) La protezione dalla contraffazione e la tutela della proprietà intellettuale sono indubbiamente un elemento importante su scala internazionale. Dall’accordo ACTA proposto non emerge tuttavia alcun significato chiaro in termini di alta qualità e, specialmente, di tutela equilibrata degli interessi di tutti i cittadini degli Stati membri. In tale accordo, la cui formulazione ha richiesto molto tempo, è mancata trasparenza a vari livelli nelle fasi preparatorie ed è strutturato, per quanto concerne il suo contesto, più nell’interesse di un solo gruppo. Sebbene l’accordo annunci anche, tra l’altro, un rafforzamento della sorveglianza da parte degli organi competenti delle merci in transito e del regime di esportazione o dei negoziati ex officio, si pone un interrogativo circa l’ambito e altre possibilità di applicazione dell’accordo in quanto i suoi effetti paiono discutibili senza la concordata ratifica da parte di un gran numero di importanti paesi del mondo.
Rispetto alla capacità di garantire di fatto la tutela della proprietà intellettuale, si può dire che su scala globale ora esiste tutta una serie di strumenti, istituzioni e accordi contrattuali riconosciuti, operanti e sufficientemente collaudati, che attualmente tutelano dalle contraffazioni. Nel contempo, l’assicurazione che non è necessario modificare l’acquis communautaire, per un documento di una siffatta importanza e natura, meriterebbe la presentazione di un’analisi giuridica più accurata.
Marisa Matias (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna proposta di risoluzione perché costituisce un passo importante nella lotta alla contraffazione senza mettere in discussione aspetti quali il trasporto di farmaci generici e garantisce i diritti fondamentali come il diritto alla privacy e alla protezione dei dati.
Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) L’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) è stato negoziato alle spalle dei nostri cittadini e in contrasto con l’ONU e la sua Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, unico organo che può legittimamente introdurre un siffatto accordo. Nel caso dell’ACTA, un gruppo ristretto di paesi ha negoziato al suo interno le norme che devono prevalere nel campo dei diritti di proprietà intellettuale. Questo abuso del diritto internazionale a vantaggio dei paesi più ricchi e dei loro alleati più vicini è assolutamente intollerabile.
Inoltre, alla luce dell’incertezza in merito alla possibile brevettabilità degli esseri viventi e dei potenziali ostacoli alla circolazione dei farmaci generici, è urgente non deplorare questo o rimpiangere quello accettando di essere stati messi di fronte al fatto compiuto. Voto contro il testo.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La presentazione del progetto di Accordo commerciale anticontraffazione il 2 ottobre 2010, dopo il round negoziale di Tokyo, è estremamente importante. È anche necessario che la Commissione metta a disposizione del Parlamento e del pubblico il testo definitivo dell’accordo ACTA dopo la riunione di negoziazione degli aspetti tecnici avvenuta a Sydney dal 30 novembre al 3 dicembre 2010.
La lotta alla contraffazione è una delle massime priorità della strategia politica interna e internazionale e la cooperazione internazionale è fondamentale per conseguire tale obiettivo. Siamo perfettamente consapevoli del fatto che l’accordo negoziato non risolverà il complesso e sfaccettato problema della contraffazione, ma rappresenta un passo nella giusta direzione per porre fine a questo drammatico fenomeno, responsabile di gravi perdite per l’economia dell’Unione e il prodotto interno lordo degli Stati membri.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (LV) È fondamentale che questo accordo entri in vigore quanto prima. Qualunque ritardo aprirà le porte al furto puro e semplice della proprietà intellettuale. I costi dei produttori superano ogni importo immaginabile. La pirateria in Internet è oggigiorno di estrema attualità. Molti fornitori di servizi Internet e cittadini dell’Unione europea sono coinvolti in attività eticamente discutibili. In tale contesto, dobbiamo regolamentare tutte le operazioni associate allo scaricamento e al cosiddetto scambio di informazioni. L’inerzia nella prevenzione della contraffazione promuove l’impunità e appare cinica. Sono pienamente a favore dell’odierna proposta di risoluzione.
Vital Moreira (S&D), per iscritto. – (PT) Ho scelto l’astensione all’atto del voto sulla proposta di risoluzione comune presentata dai gruppi S&D, ALDE, Verts/ALE e GUE/NGL sull’Accordo commerciale anticontraffazione in quanto ritengo che il testo in questione sia soverchiamente critico e dovrebbe essere più equilibrato. Nella versione presentata vi è una chiara indicazione del fatto che la nostra posizione finale sarà contraria all’adozione dell’accordo. Credo che l’accordo sia in generale favorevole agli interessi economici dell’Unione europea, specialmente alla luce del fatto che vogliamo che la nostra economia sia basata sull’innovazione, la ricerca e lo sviluppo, ovverosia la “crescita intelligente”.
Ritengo pertanto che una maggiore tutela dei diritti di proprietà industriale, compresi i brevetti, sia essenziale per la competitività europea. D’altro canto, penso che le preoccupazioni iniziali in merito ai farmaci generici, alla salvaguardia del diritto di accesso a Internet e alla protezione delle indicazioni geografiche, o delle denominazioni di origine, siano state superate in maniera soddisfacente nei negoziati conclusivi. Non possiamo ignorare i progressi compiuti. Ovviamente non tutto risponde pienamente alle aspettative, ma un accordo internazionale deve essere giudicato nel suo complesso.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di risoluzione del gruppo PPE/ECR e contro le altre perché l’accordo internazionale ACTA consente di combattere più efficacemente la contraffazione, il che consentirà di migliorare la tutela del diritto d’autore e, di conseguenza, concorrerà a proteggere l’industria europea. L’ACTA contribuirà inoltre a salvaguardare i consumatori dai prodotti contraffatti, che stanno diventando sempre più diffusi sui mercati europei.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Onorevoli colleghi, ho votato a favore della risoluzione del Partito popolare europeo in materia di ACTA, in quanto ritengo fondamentale che l'accordo venga posto in essere. Occorre fare in fretta, non si può più rimandare e perdere tempo, altrimenti si rischia uno stallo dei negoziati a detrimento dei produttori, ma anche dei consumatori europei.
L'Europa ha l'obbligo di continuare a concentrare gli sforzi su due temi. Il primo tema è l'obbligatorietà della tutela civile e doganale per le indicazioni geografiche europee che oggi subiscono un danno a carico non solo dell'industria agro-alimentare, i cui prodotti contraffatti subiscono la concorrenza sleale caratterizzata dall'utilizzo di nomi che copiano e richiamano noti marchi europei, ma anche delle industrie che operano in settori quali il design e la moda. Il secondo tema è l'obbligatorietà di regole comuni di controllo sulle vendite online, settore nel qule si registra un aumento della compravendita di libri, film, musica e milioni di beni contraffatti a danno non solo del consumatore ma anche del produttore europeo.
Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore della proposta di risoluzione presentata dal gruppo PPE/ECR sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) perché è un accordo volto a salvaguardare la giustizia e una sana concorrenza. L’accordo istituisce un quadro internazionale completo per rafforzare la lotta alle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale promuovendo l’adesione all’accordo di altri paesi in via di sviluppo, in quanto non vi è alcuna limitazione a livello di partecipazioni.
Ora i negoziati sull’accordo tengono conto delle principali preoccupazioni dell’Unione, tra cui il rispetto dei diritti fondamentali e della privacy, la protezione dei dati, il rispetto del ruolo di una rete web libera, la difesa del ruolo dei fornitori di servizi e la necessità di salvaguardare l’accesso ai farmaci e tutelare la salute pubblica.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Sono convinta che questa proposta di risoluzione rappresenti un passo importante nella lotta alla contraffazione, pur mantenendo il necessario equilibrio tra valori in conflitto. L’accordo non rimette in discussione la libertà di espressione e l’innovazione, oltre a garantire i diritti fondamentali come il diritto alla privacy e alla protezione dei dati.
Sussistono interessi contrapposti che rendono difficile il consenso, ma ciò che è stato raggiunto in questo caso con un certo successo è un accordo che sostanzialmente compendia una serie di desideri comuni. La trasparenza adottata dalla Commissione durante i negoziati tenendo informato il Parlamento va elogiata e spero che, negli imminenti negoziati, sia possibile risolvere le ambiguità e le omissioni che tutti ancora sottolineano. Credo che l’accordo raggiunto rafforzerà la cooperazione internazionale nella lotta alla contraffazione creando uno strumento per la tutela efficace dei diritti di proprietà intellettuale e la garanzia dei diritti fondamentali. È inoltre essenziale garantire il rispetto dei diritti esistenti attraverso misure repressive e l’istituzione di un quadro internazionale completo di assistenza alle parti coinvolte.
Miguel Portas (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna proposta di risoluzione perché costituisce un passo importante nella lotta alla contraffazione senza mettere in discussione aspetti quali il trasporto di farmaci generici e garantisce i diritti fondamentali come il diritto alla privacy e alla protezione dei dati.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) La lotta alla contraffazione, fenomeno globale, richiede un approccio multilaterale basato sul rafforzamento della cooperazione tra le principali coinvolte a livello mondiale. Di conseguenza, sebbene sia consapevole del fatto che l’accordo negoziato non risolverà il complesso problema della contraffazione, sono persuaso che rappresenti un passo nella giusta direzione.
Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Oggi ho approvato l'accordo internazionale contro la contraffazione e la pirateria (ACTA), recentemente finalizzato.
L'obiettivo del nuovo accordo multilaterale ACTA fra UE, USA, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera è di rinforzare la protezione della proprietà intellettuale e contribuire alla lotta contro la contraffazione e la pirateria di prodotti quali l'abbigliamento di grandi marche, la musica e i film.
Sono consapevole che l'accordo negoziato non risolverà il problema complesso e multidimensionale della contraffazione, ma ritengo che esso costituisca un passo avanti nella giusta direzione. Tuttavia, chiedo alla Commissione europea di confermare che il testo non ha ripercussioni sulle libertà fondamentali e la legislazione comunitaria. Ricordo inoltre che Parlamento ha diritto di veto sugli accordi internazionali.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Il Parlamento europeo ha mancato di poco l’adozione di una risoluzione in cui si chiede alla Commissione di chiarire e valutare le conseguenze dell’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA). Il risultato è stato 306 voti favorevoli, 322 voti contrari e 26 astensioni. La risoluzione è stata presentata dal gruppo Verde (compreso il partito Pirata), i socialdemocratici, i liberali e la sinistra. Viceversa, una risoluzione alternativa promossa dal gruppo PPE e dai conservatori è stata adottata. La risoluzione sostanzialmente apprezza ciò che i negoziatori hanno fatto sinora senza formulare richieste specifiche alla Commissione in merito a ulteriori chiarificazioni o valutazioni. È stata una sconfitta, ma non certo l’ultima parola sull’argomento. La risoluzione non ha alcun effetto formale: è unicamente un’espressione dei sentimenti del Parlamento. Il voto decisivo (probabilmente) avverrà all’inizio del prossimo anno, quando al Parlamento verrà chiesto di dare il suo consenso all’accordo. Se allora il voto sarà contrario, l’accordo sarà bocciato. Il voto odierno ci ha ricordato che dovremo continuare a lavorare duramente per ottenere maggiori informazioni sugli effetti dell’accordo ACTA in modo che il Parlamento europeo possa prendere una decisione all’atto del voto di consenso finale.
Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE), per iscritto. – (FR) L’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) è un accordo che tutela i nostri cittadini, i nostri creatori, i nostri artisti e le nostre aziende. Per questo lo appoggio. L’accordo, infatti, contribuisce a chiarire i mezzi di ricorso a disposizione in caso di flagranti violazioni dei diritti di proprietà intellettuale in uno dei paesi firmatari. La Commissione è stata trasparente. L’ACTA non può andare oltre l’acquis communautaire né travalicare alcuna delle misure intraprese nell’ambito delle direttive europee, così come non può in alcun caso violare i diritti fondamentali. L’accordo è stato negoziato al di fuori delle tradizionali istituzioni internazionali (Organizzazione mondiale del commercio e così via) perché Cina e India erano contrarie a qualunque accordo. Infine, l’ACTA è un accordo aperto e tutti gli Stati che intendono parteciparvi liberamente possono unirsi a noi in modo che insieme si possa assicurare una protezione giuridica, ma anche fisica, ai nostri concittadini dal danno arrecato dalla contraffazione. Ho pertanto votato a favore dell’odierna proposta di risoluzione.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. – (SV) Il Parlamento europeo ha manifestato il proprio parere sull’accordo ACTA in numerose occasioni. Per esempio, ho votato a favore di una proposta di risoluzione del Parlamento nel marzo 2010 che riguarda l’assenza di esame pubblico e trasparenza nei negoziati e ho firmato la dichiarazione scritta del Parlamento sull’ACTA. All’epoca la Commissione aveva motivo di essere criticata, come lo è adesso, per la mancanza di trasparenza nei negoziati sia nei confronti dei membri di questo Parlamento sia nei confronti dei cittadini europei. Penso che, così come stanno le cose, i pareri precedenti del Parlamento siano adeguati e ho votato contro tutte le proposte di risoluzione. È importante che il Parlamento si assuma la propria responsabilità rispetto agli accordi internazionali con estrema serietà. La Commissione negozia e firma gli accordi. Il Parlamento ha il diritto di essere pienamente e immediatamente informato durante il processo e, dopo che la Commissione ha sottoscritto l’accordo, ha il diritto di approvarlo o respingerlo. È ragionevole che il Parlamento renda chiara la propria posizione, cosa che abbiamo fatto in molti modi, per garantire che la Commissioni non negozi accordi non sostenuti dal Parlamento. La proposta di risoluzione comune prevedeva che la Commissione presentasse una serie di analisi, molto dispendiose in termini di tempo, prima di firmare l’accordo, il che avrebbe corso il rischio di creare una situazione in cui altre parti avrebbero iniziato a dubitare del fatto che l’Europa sia realmente una parte seria con la quale stipulare accordi commerciali internazionali. Ciò avrebbe nuociuto alla possibilità per l’Europa di partecipare in futuro a negoziati su accordi internazionali di libero scambio.
Bogusław Sonik (PPE), per iscritto. – (PL) Ho avallato la proposta di risoluzione del Parlamento europeo sull’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) perché ritengo che nell’ambito della lotta alla pirateria sia necessario stabilire principi comuni per l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Il problema della contraffazione dei prodotti e dell’uso non autorizzato della proprietà intellettuale di altri è ancora molto diffuso. La questione è particolarmente difficile nel caso della proprietà immateriale come il diritto d’autore su brevetti e opere musicali e letterarie e brevetti. L’ACTA sarà uno strumento valido per creare una piattaforma giuridica comune il cui obiettivo sarà la lotta alla contraffazione e alla pirateria.
Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. – (DE) Sono molto lieto che la relazione del gruppo PPE/ECR sia stata adottata. Di conseguenza, il lavoro demagogico, avvelenato, dell’opposizione non ha avuto scampo. Complimenti agli autori, al nostro coordinatore, onorevole Caspary, e all’intero gruppo per aver dato prova di unità in quest’occasione su tale tema importante.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di risoluzione del mio gruppo perché la lotta alla contraffazione è fondamentale e, per essere efficace, deve essere mondiale. La contraffazione è un’economia parallela in espansione, un’economia che consente il riciclaggio di denaro su vasta scala. Inoltre, le nostre industrie, già penalizzate in termini di esportazione dallo yuan e dalla debolezza del dollaro, non possono anche tollerare di vedere contraffazioni prodotte al di fuori dell’Unione competere in maniera sleale con i loro prodotti sul mercato interno. Questo furto organizzato a livello mondiale ha un grave impatto sulla creatività e l’innovazione, oltre che conseguenze disastrose sulla nostra occupazione e la sicurezza dei consumatori raggirati. Il nostro modello di sviluppo, incentrato com’è sull’economia della conoscenza, richiede la protezione sul piano internazionale del diritto fondamentale che è rappresentato dalla proprietà intellettuale. Questo voto apre dunque la via alla ratifica dell’Accordo commerciale anticontraffazione, che consentirà più agevolmente di adire le vie legali nei casi in cui sono stati violati diritti di proprietà intellettuale in uno degli Stati firmatari. In tal modo, stiamo ponendo le basi per una strategia multilaterale che proteggerà ciò che rende dinamico il nostro sviluppo economico: le nostre invenzioni, i nostri marchi e le nostre opere artistiche.