Tibet - piani per l'introduzione del cinese quale principale lingua di insegnamento
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, autore. – (PL) Signora Presidente, in ottobre, abbiamo assistito alle proteste pacifiche di migliaia di tibetani contro i piani delle autorità cinesi tesi a modificare la politica in materia di istruzione. L’attuale modello di bilinguismo, che consente alle minoranze etniche di studiare nella propria lingua nazionale, oltre che in cinese, sarà sostituito da un modello in virtù del quale il cinese diventerà la principale lingua di insegnamento.
Il segretario del partito comunista cinese della provincia di Qingai, Qiang Wei, in un articolo recentemente pubblicato ha dichiarato che, entro il 2015, il cinese mandarino standard diventerà la principale lingua di insegnamento nelle scuole primarie. I tibetani e i rappresentanti di altri gruppi etnici devono ovviamente poter essere efficacemente impiegati sul mercato del lavoro cinese e studiare quindi il cinese senza dovere per questo rinunciare alla possibilità di fruire di un’adeguata istruzione nella propria lingua madre.
Va ricordato che i diritti per quali combattono i tibetani sono sanciti dall’articolo 4 della costituzione della Repubblica popolare cinese e dall’articolo 10 della legge sull’autonomia regionale. I tibetani chiedono che il rispetto di diritti che sono già stati riconosciuti e il Parlamento deve sostenerli con convinzione nel loro impegno per tutelare la propria cultura, di cui la lingua è un elemento fondamentale. Credo che tutti condividiamo le parole di Dokru Choedaka, attivista impegnato per la difesa della lingua tibetana, quando dice che le scuole e la lingua costituiscono il tessuto dell’identità nazionale.