Presidente. – L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Teresa Jiménez-Becerril Barrio (PPE). – (ES) Signor Presidente, il mese scorso ho organizzato un’audizione in questo Parlamento concernente le vittime del terrorismo, a cui hanno partecipato il Presidente del Parlamento e vari membri del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano).
Le vittime si sono rivolte a noi, quali loro rappresentanti in Europa, per garantire loro il diritto alla giustizia, che è stato frequentemente calpestato nei loro paesi, quali la Spagna, in cui il governo Zapatero continua a mentire al popolo spagnolo in merito a un processo negoziale con un gruppo terroristico che non ha ancora abbandonato le armi.
È per questa ragione che non sono ancora stati indagati a fondo incidenti gravi quali la soffiata nel caso del Bar Faisán, in cui i terroristi erano stati avvertiti dell’operazione organizzata per arrestarli.
I governi democratici non possono voltare le spalle alle vittime del terrorismo; hanno già pagato il prezzo più alto nella lotta per la libertà.
Il Parlamento deve insistere per far approvare una Carta europea che riconosca le richieste legittime delle vittime, quali non negoziare con i terroristi e accertarsi che scontino per intero le pene detentive cui vengono condannati.
Ádám Kósa (PPE). – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell’ultima settimana lavorativa dell’anno vorrei fornirvi un resoconto della mia esperienza con l’amministrazione del Parlamento europeo. In linea col parere del Mediatore europeo del 6 dicembre, vorrei sottolineare che i collaboratori e il personale del Parlamento europeo meritano un elogio per il lavoro svolto al fine di promuovere le pari opportunità e, in particolare, per migliorare la situazione dei disabili. Spero che in futuro non faremo passi indietro su tali questioni. Vorrei ringraziare tre persone. In primo luogo, per ragioni di adattamento, vorrei ringraziare Erica Landi e Pierre Debaty, responsabili dell’unità competente per la formazione, e Rosa Brignone, responsabile dell’unità competente per le pari opportunità e la diversità, per aver assunto al Parlamento europeo 61 disabili. Il programma offre loro un impiego e un’assistenza adeguata. Vorrei chiedere al Presidente Buzek di continuare a prendere in considerazione tali programmi per il bene dell’Unione europea futura.
Csaba Sógor (PPE). – (HU) Signor Presidente, mi riempie di soddisfazione constatare che la vincitrice rumena del Premio giornalistico 2010 per l’Anno europeo conferito dalla Commissione europea appartenga alla comunità nazionale ungherese della Romania. La vincitrice del premio si è aggiudicata il riconoscimento della Commissione con un articolo scritto in ungherese, sua lingua madre. L’ungherese non è una lingua ufficiale in Romania, ma per la comunità ungherese di un milione e mezzo di persone che vive in quel paese rappresenta la lingua in cui ci si informa degli eventi che accadono nel mondo circostante. Sono riconoscente alla Commissione per aver capito che non può essere motivo di esclusione il fatto che un candidato non partecipi al concorso con una pubblicazione redatta nella lingua ufficiale del suo paese. Ho tuttavia anche la sensazione di essermi perso qualcosa, in quanto le comunità nazionali che non parlano una lingua ufficiale dell’UE – quali catalani, baschi, corsi, e l’elenco potrebbe continuare – non avevano la possibilità di partecipare al concorso se fornivano informazioni alle loro comunità nella propria lingua madre. È tempo che in tutte le decisioni della Commissione si tenga conto della realtà europea, del multilinguismo e della coesistenza delle culture.
Antonio Masip Hidalgo (S&D). – (ES) Signor Presidente, come si evince dagli arresti terroristici sotto il governo Zapatero, è evidente che le accuse che sono state formulate oggi contro il governo spagnolo sono chiaramente infondate.
Tuttavia, per passare al mio punto, in questi giorni si celebra il centenario del poeta Miguel Hernández, una perdita insostituibile nella guerra civile spagnola e una voce straordinaria che scaturisce con purezza dal cuore delle persone. Pastore di “capre e dolori”, era contemporaneo di Neruda e Aleixandre, vincitori del Premio Nobel.
In questa sede, che dovrebbe essere un luogo di libertà, tolleranza, pace e cultura, vorrei leggervi questi versi: “Sono una finestra aperta che ascolta/come scorre tenebrosa la vita/Ma c’è un raggio di sole nella lotta/che sempre lascia l’ombra sconfitta”.
In questi giorni cupi, andiamo avanti nella speranza del raggio di sole del poeta, che sconfiggerà le tenebre, le tenebre di quei giorni e per sempre. Parafrasando Miguel Hernández, “Dobbiamo parlare di molte cose”, o citando la poesia di Vallejo, menzionata da Vargas Llosa la scorsa settimana a Stoccolma, “Fratelli, c’è molto da fare” in questa Europa …
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Daciana Octavia Sârbu (S&D). – (RO) Signor Presidente, la scorsa settimana la Commissione europea ha pubblicato una relazione sull’attuazione della strategia del 2007 sulla nutrizione e l’obesità. Tale relazione poneva l’accento non soltanto su alcune azioni specifiche adottate nella lotta contro le diete poco sane e l’obesità nell’Unione europea, ma anche sul fatto che molti degli obiettivi prefigurati dalla strategia non sono stati raggiunti. La strategia prevedeva azioni per ampliare e sostenere l’educazione alimentare dei bambini. Tuttavia, a livello comunitario è stato fatto troppo poco per onorare tali impegni. Ad esempio, il programma europeo per il consumo di frutta nelle scuole contiene elementi didattici, ma si rivolge solamente a un numero limitato di bambini. Benché l’impatto sia comunque positivo, la nostra sensazione è che sia piuttosto ridotto.
Un’altra questione rilevante è la pubblicità alimentare rivolta ai bambini. Nel 2007 la Commissione ha elaborato codici di condotta per regolamentare la commercializzazione di prodotti alimentari destinati ai bambini. Purtroppo, ancora oggi in alcuni Stati membri circolano annunci pubblicitari diretti di alimenti poco sani indirizzati ai bambini, e si riscontrano inoltre interpretazioni completamente diverse delle linee guida concernenti il codice di condotta.
Ivo Vajgl (ALDE). – (SL) Signor Presidente, vorrei che oggi noi membri del Parlamento europeo rivolgessimo la nostra attenzione e interesse all’allarme sul processo di pace in Medioriente lanciato al pubblico mondiale da 26 uomini e donne che in passato ricoprivano cariche prestigiose in seno ai governi dell’Unione europea.
Parlo di figure individualmente autorevoli a livello internazionale e che sono pertanto in grado di attrarre pubblicità. Ritengo che sarebbe opportuno che noi membri di questa stessa Assemblea prestassimo particolare attenzione alle parole di questo monito, che ci esortano a impegnarci di più per rafforzare le iniziative di pace in questa regione e, se necessario, per adottare una posizione più risoluta nel portare Israele al tavolo dei negoziati e nell’assicurare la pace non solo nella regione, ma anche nello Stato di Israele e per i suoi cittadini.
Michail Tremopoulos (Verts/ALE). – (EL) Signor Presidente, il meccanismo europeo di sostegno attribuisce alla Commissione obblighi aggiuntivi nei confronti della difesa dello stato di diritto europeo. Mi ha tuttavia sorpreso constatare che sta accadendo l’esatto contrario. Ho in mano una risposta scritta del Commissario Rehn riguardante il memorandum con la Grecia. Ha sottoscritto personalmente questa risposta, che dichiara che l’iniziativa e la responsabilità dei termini spettano esclusivamente al governo greco. Possiedo inoltre un’altra risposta scritta del Commissario Almunia in cui afferma esplicitamente che non considera necessario fornirci le informazioni che gli abbiamo chiesto sull’esercizio del controllo parlamentare.
La Commissione dà l’impressione di voler creare intenzionalmente delle zone grigie nell’applicazione dello stato di diritto europeo e delle politiche europee per tutta una serie di paesi. Il controllo democratico viene eluso, in quanto i governi nazionali si nascondono dietro la Commissione e la troika per le misure più basilari, mentre la Commissione rimanda tali questioni ai governi nazionali. Pertanto, da custode dei trattati, la Commissione si sta tramutando in una custode di uno stato informale di emergenza che ha personalmente e tacitamente dichiarato. In queste circostanze difficili, mettere in atto il meccanismo di sostegno non può significare esautorare lo stato di diritto europeo.
Georgios Toussas (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, la politica antipopolare dell’Unione europea, del Fondo monetario internazionale e dei governi borghesi degli Stati membri è degenerata in una guerra contro gli stipendi di base, i diritti sociali e del lavoro che la classe operaia tanto ha faticato a conquistare.
La disoccupazione di massa, la povertà, l’abolizione dei contratti collettivi nazionali, i tagli drastici delle retribuzioni e delle pensioni, le età pensionabili più elevate, l’abolizione delle professioni pesanti e poco salutari, l’incremento dell’IVA, i redditi delle fasce basse decurtati del 25 per cento nei settori privato e pubblico, la svendita delle aziende pubbliche, l’acuirsi dell’autocrazia e la repressione selvaggia della classe operaia e dei movimenti popolari. Esempi tipici in tal senso sono l’imposizione della misura deplorevole della politica che prevede di richiamare i marinai disoccupati in Grecia, la dichiarazione dello stato di emergenza ai danni dei controllori del traffico aereo disoccupati in Spagna, gli alunni e studenti inglesi vittima di percosse e la messa in discussione delle libertà fondamentali di base in generale.
Al contempo, tuttavia, abbiamo un pacchetto di sovvenzioni e agevolazioni fiscali ingiuriose …
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Nikolaos Salavrakos (EFD). – (EL) Signor Presidente, si sta per concludere un anno difficile sia per l’umanità sia per l’Europa, un’Europa messa alla prova sul fronte della valuta comune e della coesione. Sono state create e messe all’opera nuove istituzioni di tutela e sostegno per difendere la moneta unica e aiutare due paesi importanti con economie completamente diverse: la Grecia e l’Irlanda. Ritengo che tutti noi, e in particolare i leader europei, abbiamo tratto insegnamenti da questa crisi, e che adesso siamo uniti da un senso di solidarietà più solido. Sono certo che sia così. Credo pertanto che verranno intraprese le iniziative giuste per mantenere la coesione sociale nel 2011, senza gli estremi causati dalla rigorosa austerità di bilancio. Devo rilevare che negli Stati Uniti vige una politica economica opposta. Dobbiamo accettare che nella zona dell’euro vanno adottate misure volte a creare le condizioni ideali per una ripresa fluida dei mercati in Grecia, Irlanda e Portogallo e ad evitare problemi analoghi in Spagna.
Csanád Szegedi (NI). – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi sei mesi il governo ungherese, con una maggioranza di due terzi, ha lanciato un’offensiva contro le istituzioni democratiche. Nell’ambito di questo processo, è stato soppresso l’ente di vigilanza dei media, che in precedenza si basava sul criterio della parità, al posto del quale è stato istituito un organo composto solamente da delegati del partito al governo. Ai sensi della cosiddetta costituzione dei media adottata di recente in Ungheria, il governo ha inoltre la possibilità di censurare a propria discrezione determinati siti Internet, sulla falsariga del modello di censura cinese. La presidente dell’autorità per i media, Annamária Szalai, si è vantata con orgoglio di tale possibilità durante un’intervista. A titolo di esempio, ha citato il portale di notizie di destra con il maggior numero di lettori, www.kuruc.info, che, in virtù dell’anonimato garantito da Internet, era uno dei mezzi principali di denuncia delle violazioni commesse dal governo precedente. Chiedo al Parlamento europeo e alla Commissione di esortare il partito Fidesz a porre termine quanto prima ai processi antidemocratici attualmente in corso in Ungheria. L’unica arma che è rimasta all’opposizione ungherese è il potere dell’opinione pubblica, e adesso ci vogliono privare anche di quello.
Barbara Matera (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, è trascorso più di un mese dalla condanna per blasfemia a carico della contadina cattolica pakistana Asia Bibi.
Non possiamo non ricordare l'importanza della tutela dei diritti inviolabili dell'essere umano, tra i quali annoveriamo, nelle nostre Carte dei diritti, la libertà di espressione.
In paesi come il Pakistan l'accusa di blasfemia ha già causato la morte, negli ultimi dieci anni, di 46 persone, alimentando sempre di più l'intolleranza religiosa e, quindi, l'integralismo islamico. Tutte queste persone sono state uccise fuori dal carcere in seguito ad accuse di blasfemia oppure sono state trovate morte in prigione. Asia Bibi rischia la vita non solo in applicazione della legge del Pakistan, ma anche per mano di qualche fanatico. La legge pakistana alimenta quindi questo clima di persecuzione e di morti ingiuste.
Concludo ed esorto la comunità internazionale tutta affinché solleciti fermamente l'abolizione della legge sulla blasfemia del codice penale pakistano e affinché tutti i condannati per reati che ledono la libertà di espressione siano resi liberi in breve tempo.
Mariya Nedelcheva (PPE). – (BG) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, oggi verrà resa pubblica una dichiarazione sottoscritta da me e da quattro colleghi in cui viene chiesta una distribuzione equa delle sovvenzioni per l’agricoltura tra gli Stati membri vecchi e nuovi dopo il 2013. Ai sensi dell’attuale politica agricola comune, tutti gli agricoltori dell’Unione europea sono soggetti agli stessi obblighi, che comportano investimenti ingenti. Tuttavia, nonostante gli obblighi siano i medesimi, i diritti sono diversi. Ritengo pertanto che a decorrere dal 2013 il sistema dei pagamenti diretti debba garantire la parità di trattamento di tutti gli agricoltori dell’Unione europea. Dobbiamo archiviare il modello storico, definire criteri comuni e tener conto delle esigenze specifiche dell’agricoltura nelle singole regioni. Occorre inoltre istituire un sistema che autorizzi un trasferimento dei fondi dal secondo al primo pilastro, per consentire a un numero più cospicuo di produttori agricoli dei nuovi Stati membri di beneficiare delle misure e strumenti di sostegno. È giunto il momento di porre fine alle distinzioni operate dalla PAC tra Stati membri vecchi e nuovi, e spero sinceramente che appoggerete tutti questa causa.
Maria Da Graça Carvalho (PPE). – (PT) Signor Presidente, il tornado che si è abbattuto sul Portogallo martedì scorso ha causato danni enormi nella regione di Tomar. Questo tipo di catastrofe naturale sta purtroppo diventando sempre più frequente. È importante mettere a disposizione meccanismi di emergenza che consentano interventi tempestivi per soccorrere le popolazioni sinistrate.
Il ruolo dell’Unione europea è di importanza vitale, in quanto essa dispone di meccanismi e strumenti volti a rispondere a questa problematica specifica, quali il Fondo di solidarietà. Tuttavia, è assolutamente imprescindibile che tali meccanismi vengano attivati e applicati in maniera tempestiva, flessibile e semplice. Chiedo pertanto alla Commissione e al Consiglio di rendere più flessibile il Fondo di solidarietà per poterlo applicare con la tempestività richiesta da questo e da altri casi analoghi.
George Sabin Cutaş (S&D). – (RO) Signor Presidente, nel periodo precedente l’adesione della Romania all’Unione europea, la Commissione europea ha sottoposto a controlli rigorosi la situazione concernente le adozioni internazionali e ha raccomandato di porre fine a tali attività quando sono venute alla luce pratiche di adozione irregolari. Tuttavia, nel 2009, nel contesto della conferenza organizzata dalla Commissione europea e dal Consiglio d’Europa sul tema delle problematiche associate alle procedure di adozione in Europa, ho inviato a Jacques Barrot una lettera tesa a richiamare l’attenzione sulle ripercussioni della riapertura del mercato delle adozioni internazionali. Chiedevo inoltre alla Commissione europea di essere coerente.
In seguito a un’inchiesta condotta da un quotidiano rumeno, è emersa la possibilità che la Commissione europea abbia commesso un abuso di potere, dimostrato dal fatto che la Commissione ha imposto la chiusura della relazione ufficiale della conferenza, in cui si raccomandava l’istituzione di un’agenzia europea per le adozioni. Ritengo che l’immagine dell’Unione europea verrebbe offuscata dal coinvolgimento della custode dei trattati europei in un tentativo di falsificazione di un documento ufficiale. Per questo mi attendo una risposta chiara e motivata dalla Commissione europea, una risposta che elimini il punto interrogativo associato alla sua struttura verticale.
Gianni Pittella (S&D). - Signor Presidente, onorevole colleghi, da oltre un mese un gruppo di 250 persone, fra cui 80 eritrei, sono tenuti in ostaggio da trafficanti nel deserto del Sinai, in Egitto. Una parte di questo gruppo era stata precedentemente respinta dalle coste di alcuni paesi europei. Per il loro rilascio i rapitori chiedono 8.000 dollari di riscatto e intanto li sottopongono alle forme più atroci di abusi e privazioni. Già vi sono stati i primi sei 6 morti, mentre si parla anche di espianto di organi, immessi sul mercato illegale.
È tempo che la comunità internazionale e l'Unione europea dicano "Basta!", è tempo di parole chiare sulla garanzia del diritto di asilo ovunque, è tempo di riconsiderare per alcuni governi le fallaci politiche di respingimento! Lo ha chiesto il Santo Padre, lo hanno chiesto fondazioni, associazioni e personalità politiche.
Noi chiediamo che lei, signor Presidente, insieme al Commissario Ashton, si attivi immediatamente per far cessare questo calvario.
Csaba Sándor Tabajdi (S&D). – (HU) Signor Presidente, a decorrere da gennaio l’Ungheria sarà il terzo Stato membro di recente adesione ad assumere la Presidenza di turno dell’UE. Sarà un banco di prova importante e una sfida per l’Ungheria. L’assunzione della Presidenza avverrà in concomitanza con l’avvio della governance economica dell’UE, il primo semestre finanziario, e la modifica del trattato di Lisbona per l’istituzione di un meccanismo permanente per la gestione delle crisi. Auspichiamo che si concludano i negoziati di adesione con la Croazia e che Romania e Bulgaria entrino a far parte dello spazio Schengen. I partiti democratici ungheresi, ad eccezione dell’estrema destra, sono concordi e intendono cooperare per la buona riuscita della Presidenza ungherese. Tuttavia, questo Parlamento dovrebbe anche occuparsi della contraddizione insita nel fatto che la Presidenza ungherese debba vigilare sul rispetto delle libertà fondamentali nell’UE mentre l’attuale governo del paese impone restrizioni gravi ai danni della democrazia, della libertà di parola e dei diritti sindacali. Mi auguro che il governo ungherese scelga di adottare per l’Europa una condotta diversa da quella intrapresa a livello nazionale.
Kristiina Ojuland (ALDE). – (EN) Signor Presidente, una delle questioni affrontate al vertice UE-Russia della scorsa settimana a Bruxelles è stata lo stato di diritto nella Federazione russa.
Mi preme ricordarvi che il verdetto sul secondo processo a carico di Mikhail Khodorkovsky e di Platon Lebedev verrà emesso nella mattinata del 15 dicembre.
I membri della comunità internazionale, tra cui l’UE, hanno seguito con attenzione il processo, e sono convinta che l’esito dello stesso ci consentirà di trarre alcune conclusioni concrete sullo stato di diritto in Russia. Poiché la prossima riunione della commissione di cooperazione parlamentare UE-Russia si terrà questa settimana a Strasburgo, auspico di poter sollevare la questione con i colleghi della Duma russa e del consiglio della federazione, e vorrei invitare i miei onorevoli colleghi a fare lo stesso.
Pat the Cope Gallagher (ALDE). – (GA) Signor Presidente, l’Unione europea ha svolto un ruolo importante per la promozione del processo di pace e riconciliazione in Irlanda del Nord e nelle regioni di confine del paese. L’Unione europea ha investito complessivamente 1,3 milioni di euro in tre programmi PEACE dal 1994. Dal 1989, l’Unione ha investito 349 milioni di euro nel Fondo internazionale per l’Irlanda. Tale Fondo ha sostenuto oltre 6 000 progetti in Irlanda.
(EN) Il sostegno comunitario ha permesso alle comunità dell’Irlanda del Nord e delle regioni di confine di sfruttare le opportunità derivanti dal processo di pace. Il ripristino della pace e della riconciliazione è un processo a lungo termine ed io sono fermamente convinto che sia ancora necessario proseguire con il sostegno offerto da Peace III e dal Fondo internazionale per l’Irlanda (IFI). Accolgo con favore la posizione adottata di recente dagli Stati Uniti e condivisa dalle autorità britanniche e irlandesi di valutare l’opportunità di proseguire il programma IFI dopo il 2010 in una maniera limitata e mirata. Per concludere, continuare a sostenere il programma per la pace è essenziale.
Oriol Junqueras Vies (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, la direttiva del 1989 “televisione senza frontiere” stipulava che gli Stati membri non debbano ostacolare le trasmissioni audiovisive degli altri Stati membri.
La revisione della direttiva nel 2007 si è tradotta in un rafforzamento e adeguamento di questa finalità alle nuove tecnologie e ai mutamenti della struttura del mercato audiovisivo. Tuttavia, il confine di Stato della Catalogna settentrionale continua a rappresentare una barriera culturale e linguistica che viola tali direttive. In pratica, ci si trincera dietro criteri tecnici per escludere sistematicamente le radio e televisioni in catalano dall’ambito delle trasmissioni regolamentate.
Le istituzioni europee dovrebbero pertanto far applicare le loro direttive, e le emittenti con vocazione transfrontaliera dovrebbero poter erogare i propri servizi a tutta la loro comunità linguistica e culturale se la stessa, come nel caso della Catalogna, abbraccia il territorio di più Stati.
Grazie mille.
Bairbre de Brún (GUE/NGL). – (GA) Signor Presidente, accolgo con favore gli accordi raggiunti a Cancún in seno al COP 16. Non dovremmo tuttavia illuderci di aver raggiunto il nostro traguardo. Occorre ora stabilire obiettivi più concreti, chiari e vincolanti.
I governi devono partire dal lavoro svolto a Cancún per dare vita a un accordo ambizioso e vincolante il prossimo anno, in Sudafrica. Dobbiamo anche impegnarci sul fronte interno.
Ci deve essere un consenso immediato sulla riduzione di almeno il 30 per cento della rilocalizzazione della CO2 in Europa – non solo per rispettare l’accordo internazionale, ma anche per il nostro bene – per poter essere competitivi a partire da adesso.
L’Europa deve garantire una maggiore efficienza in termini di consumo energetico. Il fatto che l’obiettivo del 20 per cento di efficienza energetica non sia stato conseguito rappresenta un nostro fallimento in tal senso. Le cose devono cambiare.
Slavi Binev (NI). – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione sui problemi che affliggono gli autotrasportatori bulgari, che rischiano di precipitare nell’indigenza se consentiremo l’imposizione di altri obblighi in materia di inquinamento atmosferico, emissioni di rumore e altro. Il settore è in crisi e aumentando tali obblighi si rischia non solo di acuire la crisi, ma anche di impedire al settore di rinnovare la flotta. In veste di cittadino bulgaro, mi oppongo ai calcoli effettuati dalla Commissione, che non hanno tenuto in considerazione le differenze in termini di ubicazione territoriale dei singoli Stati membri. La Bulgaria si trova in periferia del territorio comunitario, e gli autotrasportatori bulgari sarebbero i maggiormente penalizzati da questi oneri aggiuntivi. Basta esaminare i dati delle ricerche per constatare che l’economia bulgara è destinata a essere penalizzata da tutti questi scenari.
Onorevoli colleghi, spero che il Parlamento europeo abbia la volontà politica di impedire che i problemi che affliggono i paesi di confine dell’Unione europea si aggravino.
Nadezhda Neynsky (PPE). – (BG) Signor Presidente, qualche giorno fa il Presidente Barroso ha fatto presente che l’Europa si trova faccia a faccia con una nuova ondata di populismo e nazionalismo. Si è rivolto ai leader europei affinché combattano le manipolazioni che fanno leva sulle paure delle persone e su argomentazioni irrazionali che, a suo avviso, hanno permesso al populismo di prosperare in molti paesi. Il suo intervento mi ha fornito la motivazione per richiamare la vostra attenzione sui rischi che la democrazia corre nei paesi ex comunisti. È proprio in questi paesi, più che in altri, che i leader europei non devono scendere a compromessi di fronte ai tentativi di compromettere il diritto alla proprietà privata. La nazionalizzazione parziale dei contributi versati a titolo personale in fondi pensione professionali e il loro trasferimento agli enti previdenziali statali ne è un esempio. L’Europa deve inoltre vigilare sul diritto alla libera scelta e impedire che venga compromesso in qualsiasi forma. I leader europei devono essere intransigenti soprattutto nei confronti dei tentativi di manipolare l’opinione pubblica e dell’utilizzo diffuso di apparecchiature speciali per la sorveglianza, nonché della rivelazione ufficiale di informazioni riservate per mettere sotto pressione le persone e violare i diritti umani.
Jim Higgins (PPE). – (GA) Signor Presidente, sto per intavolare una questione importante. Sussiste una differenza chiara e ingente tra i profitti realizzati dagli agricoltori e gli utili incassati dalle catene di supermercati.
Nel mio paese, circa 22 000 persone lavorano nell’industria casearia. Solo in Irlanda, il mercato caseario vale un miliardo di euro l’anno. Non credo che l’Unione europea si stia impegnando a sufficienza per aiutare gli agricoltori; e non parlo delle sovvenzioni – le sovvenzioni sono accettabili.
Ci sono molte cose che non vanno in questo mercato. Ad esempio, gli agricoltori dovrebbero venir pagati per i loro prodotti entro 30 giorni. Siamo molto lontani da questo traguardo. Inoltre, il supermercato vende il latte scontato, ma è l’agricoltore che ci perde.
Mi delude che non ci sia l’intenzione di trattare tali problemi. Dobbiamo fare molto di più per proteggere gli agricoltori dal potere dei supermercati.
Ioan Enciu (S&D). – (RO) Signor Presidente, i diritti fondamentali costituiscono i principi di base dell’Unione europea. Tutte le istituzioni europee hanno il dovere primario di vigilare sull’osservanza di tali diritti.
In Romania, un paese membro dell’Unione europea, stiamo assistendo a violazioni gravi dei diritti fondamentali. Dopo aver mandato in bancarotta il paese dal punto di vista economico e sociale, il governo rumeno attuale sta ora attuando misure assurde, che costituiscono una violazione grave dei diritti fondamentali riconosciuti nell’Unione europea – il diritto a percepire una pensione, i diritti sindacali, il diritto a una retribuzione e i diritti delle giovani madri. Mi preme inoltre sottolineare che in Romania sono in corso preparativi per emendare la legge in materia di protezione e promozione dei diritti dei disabili. L’approvazione della proposta di legge presentata dal governo rumeno non farà che complicare la vita dei disabili, rendendoli dipendenti dallo Stato invece che aumentare la loro protezione e promuoverne l’inclusione sociale. Ne conseguiranno ripercussioni deleterie di ampio respiro ai danni degli interessi e della dignità dei disabili.
Alexander Mirsky (S&D). – (LV) Signor Presidente, vorrei chiedervi che cosa significa l’espressione “pilota per i collaudi”. Significa pilota incaricato di collaudare l’aeromobile durante il volo. Che cos’è un “passeggero per i collaudi”? Tale concetto è stato coniato di recente dalla compagnia aerea lettone airBaltic. Purtroppo, però, airBaltic non ha informato i passeggeri del fatto che stavano partecipando a un collaudo. Ad esempio, airBaltic fa accomodare i passeggeri a bordo e poi, durante il volo, si scopre che il velivolo ha problemi tecnici, in seguito ai quali effettua un atterraggio di emergenza. A mio parere, un aeromobile dovrebbe essere approntato prima di volare, non durante il volo, soprattutto se trasporta dei passeggeri.
Ultimamente la airBaltic ha dovuto affrontare numerose situazioni di emergenza. Vorrei richiamare l’attenzione degli eurodeputati e della Commissione europea sul problema della sicurezza aerea. Un atteggiamento irresponsabile può avere conseguenze tragiche. Grazie.
Charles Goerens (ALDE). – (FR) Signor Presidente, mi è stato riferito due volte che un’interrogazione orale concernente il referendum sul futuro del Sudan meridionale non verrà reinserita nell’ordine del giorno.
Vorrei ricordarvi che, ai sensi dell’accordo di pace globale del 2005, il Sudan meridionale, dopo un quinquennio, ha la possibilità di esprimere con un voto la propria volontà di rimanere o meno parte dello Stato sudanese.
Il referendum è in programma per il prossimo 9 gennaio. Tuttavia, quest’Assemblea avrebbe dovuto organizzare una discussione su tutta una serie di questioni ancora in sospeso, segnatamente la compilazione delle liste elettorali, la risoluzione delle controversie concernenti il confine tra la parte settentrionale e meridionale, per non parlare delle misure di sicurezza che devono essere adottate in caso di necessità.
Se continueremo a rinviare la discussione all’infinito, ci autopriveremo del diritto di conferire slancio politico al processo. Vi ho espresso il mio punto di vista. Continuo a credere che sarebbe più saggio tentare di prevenire le situazioni di conflitto invece che starsene in disparte e aspettare che si tramutino in tragedie.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, in base a dati Eurostat recenti, il Portogallo è uno dei paesi con i livelli più elevati di precarietà del posto di lavoro: il 22 per cento dei lavoratori svolge lavori precari, mentre la media dell’Unione europea è del 13,5 per cento.
Le donne e i giovani sono i più colpiti. Più del 23 per cento dei giovani al di sotto dei 25 anni è disoccupato e la povertà ha raggiunto il 18 per cento in Portogallo, e in questa percentuale rientrano sempre più frequentemente lavoratori indigenti che non guadagnano a sufficienza per sfuggire alla povertà.
Pertanto, com’è possibile pensare di comprendere le pressioni inaccettabili a cui la Commissione europea sta sottoponendo il governo portoghese affinché cambi il diritto del lavoro e agevoli ancor di più il licenziamento delle persone? Quel che serve è un sostegno maggiore alla creazione di posti di lavoro corredati da diritti e retribuzioni dignitose.
Miguel Portas (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, malgrado l’austerità dei bilanci, malgrado il Fondo monetario internazionale, malgrado il Fondo di stabilizzazione e malgrado un meccanismo di coordinamento economico basato su sanzioni, proseguono gli attacchi contro l’euro sotto forma di attacchi speculativi ai debiti sovrani di diversi paesi.
Va riconosciuto che l’errore può soltanto risiedere nelle decisioni politiche che sono state prese. Ogniqualvolta il Cancelliere Merkel e il Presidente Sarkozy speculano in pubblico, gli speculatori si affrettano a ringraziarli e a speculare di conseguenza. È evidente che ogni volta che dicono “no” agli eurobond in particolare, gli speculatori li ringraziano, riconoscenti per il prezzo, e a sua volta il prezzo di queste speculazioni crea divisioni in Europa.
Questa è un’Europa senza solidarietà e un’Europa in cui i paesi periferici stanno diventando sempre più emarginati. Le cose devono cambiare, signor Presidente.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signor Presidente, sono da tempo un acceso sostenitore dell’euro, ma adesso è in gioco il suo futuro. I capi di governo europei non hanno il coraggio di smetterla di buttare i soldi al vento. Dobbiamo finirla di dire: “Rimandiamo il problema di un paio d’anni”. Occorre invece dimostrarsi sufficientemente coraggiosi e responsabili da tagliare il debito. Solo allora si potrà attribuire la responsabilità alle banche. Verranno colpite anche persone come noi – attraverso i nostri fondi pensione e le assicurazioni sulla vita. Tuttavia, meglio stringere i denti adesso che non prolungare l’agonia. È qui che si annida il problema principale. A tale proposito, vorrei esortare tutti i miei onorevoli colleghi a partecipare alle iniziative della commissione per gli affari economici e monetari, in particolare per quanto riguarda financewatch.org, cosicché in futuro si possa trovare un modo per perseguire le banche, i lobbisti che purtroppo continuano a dettare legge qui, e ottenere informazioni indipendenti.
Cătălin Sorin Ivan (S&D). – (RO) Signor Presidente, l’adesione di Bulgaria e Romania allo spazio Schengen è di importanza fondamentale per la stabilità della frontiera orientale dell’UE. In secondo luogo, altrettanto importante è il fatto che si tratta di un passo naturale dopo che entrambi i paesi sono diventati membri a pieno titolo dell’Unione europea nel 2007.
La decisione si deve tuttavia fondare su dati tecnici concreti e non su sentimenti o passioni. Alcuni partiti al governo presenti nell’Unione europea ritengono di poter avere la meglio su determinate argomentazioni elettorali se si oppongono a questa decisione e incolpano la Romania e la Bulgaria del fatto che l’integrazione dei rom a livello comunitario presenta delle difficoltà.
D’altro canto, se l’esito della relazione sarà favorevole e l’ispezione condotta di recente in entrambi gli Stati membri indicherà che sono tutti e due pronti ad aderire allo spazio Schengen, ritengo che sarà estremamente importante per noi continuare a sostenerli, soprattutto perché abbiamo loro fornito una valutazione positiva non molto tempo fa.
Marisa Matias (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, all’indomani dell’ennesima conferenza sul cambiamento climatico, ritengo che, se siamo onesti con noi stessi, il massimo che possiamo riuscire ad affermare è che è andata meglio della conferenza di Copenaghen perché sono stati raggiunti dei risultati e messi a segno dei progressi. È andata meglio perché si è raggiunto un compromesso, ancora una volta sotto l’egida delle Nazioni Unite. È andata meglio perché alla conferenza di Cancún l’Unione europea ha dato di sé un’immagine migliore ed è stato un processo molto più trasparente del precedente. Ma questo non basta essere una consolazione, e dobbiamo riconoscere che è un risultato piuttosto esiguo.
Sono state gettate le basi per continuare a lavorare, ma dobbiamo anche ammettere che tali basi, benché positive, rimangono delle semplici promesse. I governi devono fare molto di più per soddisfare le esigenze dei cittadini e quelle di una crisi reale con vittime autentiche. Sono lieto che approfondiremo quest’argomento qui domani. Commemorare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo avrà ben poca utilità se continueremo a trascurare tali diritti. Dovremmo già sapere che il mercato non risolve tutto e che è tempo di mettere le persone al primo posto.
Rui Tavares (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, qualche giorno fa, nel Congresso statunitense, il rappresentante Ron Paul ha posto un interrogativo cruciale: quando una guerra inizia con una bugia, è più importante mantenere il segreto o rivelare alla gente la verità? Condivido la preoccupazione del mio omologo sull’altra sponda dell’Atlantico a proposito del caso WikiLeaks. Vi sono segreti che sono giustificati e necessari. I problemi insorgono quando i segreti diventano la norma invece dell’eccezione e, negli ultimi anni, abbiamo visto diffondersi una cultura della segretezza che sta mettendo radici, eludendo il controllo democratico e difendendo con tenacia i propri privilegi, come abbiamo visto dalle reazioni di alcuni governi e società al caso WikiLeaks.
Sulla scia delle pressioni politiche, Amazon, Visa, MasterCard e persino una banca svizzera che aveva intrattenuto rapporti con WikiLeaks hanno tagliato i ponti con quest’ultima. Un ministro francese ha preteso che la Francia non autorizzi questo sito Internet a funzionare sul territorio francese. Onorevoli colleghi, non c’è nessuna base giuridica per pressioni del genere. La fiducia è una strada a due corsie e i governi possono pretendere la fiducia dai cittadini solo se sono pronti ad avere fiducia in loro.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signor Presidente, sono trascorsi esattamente sei mesi da quando si sono tenute le elezioni parlamentari federali in Belgio. Mi preme precisarlo, in quanto non era mai successo che una Presidenza comunitaria venisse detenuta da un governo di transizione per tutti i sei mesi del mandato.
Oggi il Consiglio non è politicamente rappresentato in questa sede. È un po’ un peccato, perché questa situazione surreale merita di essere discussa. L’entità artificiosa che è il Belgio continua a essere ingovernabile come sei mesi fa e non c’è nulla da fare in proposito, in quanto Fiandre e Vallonia si sono evolute tanto da diventare due paesi distinti con culture politiche e socioeconomiche totalmente diverse.
Signor Presidente, la situazione in Belgio è a un vicolo cieco, tanto che l’Unione europea farebbe meglio a prepararsi all’emergere di due nuovi Stati membri: Fiandre e Vallonia.
Corina Creţu (S&D). – (RO) Signor Presidente, le modifiche apportate di recente al codice di diritto del lavoro rumeno aggraveranno ulteriormente la situazione dei dipendenti, già gravemente colpiti dalla recessione. Verranno prolungati sia i termini di preavviso che dovranno rispettare i dipendenti che si sono licenziati sia i periodi di prova, il che significa che i contratti di assunzione potranno essere risolti senza preavviso durante tale periodo o al termine dello stesso, mentre potranno essere impiegate più di tre persone una di seguito all’altra per il medesimo posto di lavoro. Tuttavia, la misura più scorretta, che viola palesemente i diritti umani fondamentali, si propone di sospendere per legge un contratto di assunzione individuale di un dipendente che abbia preso parte a uno sciopero.
Desidero semplicemente protestare contro questo tentativo di trasformare i dipendenti in schiavi dei rispettivi datori di lavoro. Chiederei inoltre alle forze politiche e istituzioni europee di intervenire e arrestare il declino dello status dei lavoratori rumeni.
Presidente. – La discussione su questo punto è chiusa.