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Procedura : 2010/0106(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A7-0345/2010

Discussioni :

PV 13/12/2010 - 16
CRE 13/12/2010 - 16

Votazioni :

PV 14/12/2010 - 9.12
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0464

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 13 dicembre 2010 - Strasburgo Edizione GU

16. Accordo di facilitazione del rilascio dei visti UE-Georgia - Accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare UE-Georgia - Regime di liberalizzazione dei visti in Serbia e nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia - Attuazione dell'accordo UE-Russia per la facilitazione dei visti (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione congiunta su:

– la raccomandazione (A7-0345/2010), presentata dall’onorevole Griesbeck, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell’accordo di facilitazione del rilascio dei visti tra l'Unione europea e la Georgia [11324/2010 – C7-0391/2010 – 2010/0106(NLE)];

– la raccomandazione (A7-0346/2010), presentata dall’onorevole Griesbeck, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sul progetto di decisione del Consiglio relativo alla conclusione dell'accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare tra l'Unione europea e la Georgia [15507/2010 – C7-0392/2010 – 2010/0108(NLE)];

– l’interrogazione orale (O-0140/2010 – B7-0568/2010)alla Commissione presentata dall’onorevole Ojuland, a nome del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, sull’attuazione dell’accordo UE-Russia per la facilitazione;

– l’interrogazione orale (O-0172/2010 – B7-0656/2010) alla Commissione, presentata degli onorevoli Weber, Busuttil, Brok e Peterle, a nome del gruppo del Partito popolare europeo, sull’attuazione dell’accordo UE-Russia per la facilitazione dei visti;

– l’interrogazione orale (O-0181/2010 – B7-0654/2010) alla Commissione, presentata dagli onorevoli Busuttil, Weber, Corazza Bildt e Hohlmeier, a nome del gruppo del Partito popolare europeo, sulla corretta applicazione del regime UE di liberalizzazione dei visti in Serbia e nelle ex Repubblica jugoslava di Macedonia.

 
  
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  Nathalie Griesbeck, relatore.(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, sono estremamente lieta di introdurre questa sera queste due relazioni sugli accordi tra l’Unione europea e la Georgia, che presenterò congiuntamente. La prima riguarda la facilitazione del rilascio dei visti, la seconda la riammissione delle persone in posizione irregolare.

Vi ricordo che il primo accordo, relativo agli adempimenti inerenti la riammissione, richiede l’applicazione della totale reciprocità nei confronti dei cittadini di uno di questi paesi e dei cittadini di paesi terzi. Esso stabilisce delle procedure di riammissione – domande di riammissione, informazioni, documentazione fornita, prove, mezzi di prova, scadenze, mezzi di trasferimento, trasporti, transito, ecc. – come nel caso dell’accordo di riammissione UE-Pakistan, al quale, come ricorderete, mi sono fortemente opposta qualche mese addietro. In questo caso desidero esprimere la mia piena soddisfazione nei confronti di questo accordo, per il fatto che, effettivamente, rispetta i diritti umani e che dovrebbe essere possibile garantirne l’applicazione, in quanto la Georgia è uno dei firmatari della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Si tratta, a mio avviso, di due presupposti essenziali per acconsentire alla realizzazione di un tale accordo.

Il secondo accordo, incentrato sulla facilitazione del rilascio dei visti, rende possibile ai cittadini della Georgia, in particolare a coloro che viaggiano, come studenti, giornalisti, ecc., ottenere dei visti di breve periodo per muoversi più facilmente nell’Unione europea e, dunque, anche semplificare notevolmente tutti gli adempimenti per la presentazione della documentazione a sostegno di tale tipologia di domanda.

Desidero, inoltre, ricordarvi che, naturalmente, i due accordi sono correlati, poiché in base a un approccio condiviso, in linea di principio, un accordo sulla facilitazione del rilascio dei visti può essere stipulato solo in presenza di un accordo per la riammissione.

Due sono le questioni importanti da affrontare. Ci troviamo di fronte a un passaggio essenziale per rinsaldare i rapporti tra l’Unione europea e la Georgia, paese che, in questi anni, ha dimostrato chiaramente la propria volontà di avere rapporti di collaborazione più stretti con noi. Questi accordi costituiscono un primo passo verso la costruzione di relazioni privilegiate e rappresentano un segnale forte da parte dell’Unione europea nei confronti della Georgia.

Naturalmente, questi accordi ci interessano anche in un’ottica regionale, poiché contribuiranno agli sforzi posti in essere dall’Unione europea per rafforzare la collaborazione anche con altri paesi del Caucaso meridionale. Certamente ritengo, come noi tutti, che si tratti anche di un modo per incoraggiare la Georgia a dare attuazione a tutte quelle riforme che solo qualche giorno fa il Presidente ha ricordato come necessarie in materia di libertà, sicurezza e giustizia. Questo forse ci consentirà di affrontare insieme, in modo ancor più incisivo la lotta contro l’immigrazione clandestina, e di promuovere, in sostanza, la democrazia.

Pertanto, onorevoli colleghi, vi invito ad approvare i due accordi stipulati con la Georgia. Tuttavia, in conclusione, desidero ricordarle, signora Commissario, che sebbene la nostra collaborazione reciproca funzioni correttamente, qualche mese fa, nella discussione dell’accordo di riammissione con il Pakistan, lei dichiarò solennemente di volersi impegnare per una valutazione degli accordi attuali di riammissione e per la presentazione al riguardo di una relazione in Parlamento, sia per quanto concerne gli accordi conclusi che per quelli in fase di negoziazione. Le chiedo, quindi, di confermare nuovamente di fronte a questa Assemblea, in modo più o meno solenne, che non verremo tenuti in disparte, che non verremo coinvolti solo in modo marginale o scarsamente informato riguardo all’avvio e all’andamento dei negoziati a partire dal pronunciamento di tale dichiarazione. Ritengo tutto questo essenziale per procedere insieme in modo efficace e in sintonia con i nostri valori.

 
  
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  Kristiina Ojuland, autore.(EN) Signor Presidente, devo dire innanzi tutto che sono molto lieta che questa discussione sull’accordo per l’abolizione dei visti tra Unione europea e Russia si svolga oggi in quest’Aula, poiché tale questione compare da tempo nell’agenda politica condivisa tra Unione europea e Federazione russa.

Sono a favore di qualunque progresso politico in tal senso che possa essere stato raggiunto al vertice della scorsa settimana. Tuttavia, presterò molta attenzione alle modalità di attuazione.

Per quanto concerne l’interrogazione alla Commissione sull’attuazione dell’accordo UE-Russia per la facilitazione dei visti da me presentata, a nome del gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, vorrei conoscere quali progressi sono stati realizzati sinora, e se, al momento attuale, sia possibile attendersi una svolta relativamente a questioni tecniche quali l’obbligo di registrazione entro tre giorni presso le autorità competenti per i cittadini dell’UE che soggiornano presso un’abitazione privata in Russia.

Sono del tutto favorevole all’accordo per l’abolizione dei visti quale provvedimento per consentire ai cittadini russi di viaggiare all’interno dell’UE riducendo al minimo le formalità burocratiche, ma vorrei che anche da parte russa fosse adottata la medesima posizione nei confronti dei cittadini dell’Unione europea.

Un’altra preoccupazione che dobbiamo affrontare riguarda la sicurezza delle frontiere esterne della Federazione russa, specie in considerazione dei flussi di immigrazione clandestina provenienti da sud o da altrove. La Russia deve garantire il pieno controllo dei propri confini, così come l’Unione europea deve esercitare controlli accurati alle frontiere. Il futuro accordo per l’abolizione dei visti non deve contemplare ulteriori minacce per l’Unione europea.

Signora Commissario, attendo con grande interesse la sua risposta.

 
  
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  Manfred Weber, autore. (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) desidera cogliere l’occasione della discussione odierna per fare il punto sulla politica dei visti dell’Unione europea.

Innanzi tutto, è importante sottolineare, per rendercene conto noi stessi, il grande valore per l’Unione europea di questa politica dei visti. È solo in quanto l’Europa è una e costituisce uno spazio comune per i nostri popoli, che siamo in grado di dare corpo a una politica comune dei visti. La nostra politica dei visti è dunque anche un simbolo dell’unità europea – un simbolo molto importante – ed è cruciale ribadirlo, specie in tempo di crisi.

In secondo luogo, chiediamo delle regole del gioco chiare in materia di agevolazioni dei visti. Nelle questioni tecniche gli standard devono essere rispettati – tanto alle frontiere esterne quanto nell’emissione dei passaporti e dei documenti di identità – e indicati con precisione. Non possiamo fare alcuna concessione di tipo politico rispetto al mantenimento di questi standard. Nel 2010 abbiamo visto come nei Balcani si è posto inizialmente l’accento sugli standard tecnici, ma in seguito le questioni di tipo politico sono state sollevate con vigore sempre maggiore. In materia di agevolazioni per il rilascio dei visti, tuttavia, non ci si può limitare a un solo paese. Dobbiamo guardare alla regione nel suo insieme. È certamente sempre difficile per noi valutare la situazione a partire da un caso specifico, tuttavia, il nocciolo della questione è che gli standard relativi agli aspetti tecnici debbono essere tutelati e mantenuti. Sostengo, dunque, il nostro Commissario quando dice che gli standard da noi richiesti debbono essere tradotti in provvedimenti concreti. Si tratta di un compito importante per la Commissione, perché solo allora la nostra politica in materia di visti verrà accettata dai nostri cittadini.

Terzo, vorrei menzionare il fatto che siamo lieti che l’ultimo Consiglio Europeo “Giustizia e affari interni” abbia discusso la rapida sospensione o abolizione delle facilitazioni al rilascio dei visti in quei paesi che dovessero venir meno nell’attuazione degli standard. L’esempio della Serbia ha dimostrato che il risultato è stato un forte afflusso di richiedenti asilo.

Giungo all’ultimo punto – almeno per il momento. Nel parlare di Russia e Ucraina, il nostro gruppo è fortemente scettico rispetto alla proposta di una rapida apertura delle frontiere, poiché abbiamo appena visto con il caso della Serbia che vi possono essere anche effetti negativi. Dobbiamo dunque muoverci con grande cautela in materia di politica dei visti.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, onorevoli colleghi, risponderò a tutti i vostri quesiti. Grazie di aver messo all’ordine del giorno questa importante discussione.

Consentitemi di incominciare ringraziando l’onorevole Griesbeck per il suo sostegno e il suo operato presso la commissione Libertà civili, giustizia e affari interni in merito all’accordo tra l’Unione europea e la Georgia a favore dell’acquisizione di un parere favorevole. A seguito della crisi in Georgia nell’estate del 2008 fu deciso in una seduta straordinaria del Consiglio dell’Unione europea di migliorare i rapporti con la Georgia, anche in materia di provvedimenti per la facilitazione del rilascio dei visti.

Come da lei indicato, onorevole Griesbeck, fa parte della prassi comunitaria subordinare un accordo per la facilitazione del rilascio dei visti alla conclusione di un accordo di riammissione. Pertanto, la decisione del Consiglio europeo richiede che i due accordi vengano negoziati e stipulati in parallelo.

Inoltre, sono molto grata all’onorevole Griesbeck per aver anche sottolineato l’importante passo in avanti nelle relazioni tra la Georgia e l’Unione europea rappresentato da questi due accordi. L’accordo di riammissione in questione è analogo agli accordi standard di questo tipo, e i suoi provvedimenti interessano i cittadini dei paesi coinvolti e i cittadini di paesi terzi, e tutelano altresì – così com’è stato detto – il rispetto dei diritti dell’uomo attraverso una “clausola di non applicabilità” e un articolo relativo alla protezione dei dati.

L’accordo prevede inoltre l’istituzione di una commissione congiunta per le riammissioni, con il mandato di vigilare sull’attuazione dell’accordo. Si tratta di un passo importante verso una maggiore mobilità dei popoli della Georgia e dell’Unione europea.

La Georgia ha già abolito la necessità di un visto per i cittadini dell’Unione europea e questo accordo faciliterà la mobilità dei cittadini georgiani, consentendo effettivamente ai cittadini della Georgia – più di 60 000 ogni anno – di ottenere un visto per l’area Schengen in modo più semplice, rapido ed economico.

Altri vantaggi tangibili saranno i tempi di risposta di soli 10 giorni per le domande di visto, e una riduzione del costo dei visti da 60 a 35 euro. Per alcune categorie di richiedenti il costo sarà nullo: studenti, giornalisti, minori, pensionati, disabili, ecc. Gli stessi, inoltre, avranno il vantaggio di poter produrre una documentazione semplificata e godranno di visti multipli qualora abbiano l’esigenza di effettuare ulteriori spostamenti. Inoltre, chiunque viaggi con passaporto diplomatico, sarà esente dall’obbligo di visto, e questo rafforzerà ulteriormente i contatti ufficiali tra l’Unione europea e la Georgia.

L’onorevole Griesbeck ha fatto anche riferimento alla valutazione. In effetti c’è stato un lieve ritardo, ma la presenterò per l’inizio del prossimo anno, spero non più tardi di febbraio. Sarà un piacere per me poterne discutere con la commissione per le libertà civili, e con il Parlamento. Lei ha anche menzionato il programma che riguarda il Pakistan. È operativo solo da 13 giorni e, pertanto, è un po’ presto per poterlo valutare ma, naturalmente, sarò felice di aggiornarvi in merito.

Riguardo alla questione sollevata dall’onorevole Ojuland, ovvero l’accordo di facilitazione del rilascio dei visti tra Unione europea e Russia, questo accordo è in vigore dal 1° gennaio 2007. Si tratta di uno degli otto accordi di facilitazione dei visti da noi stipulati. Un elemento particolarmente importante è che tali accordi abbiano una valenza reciproca, e dunque siano applicabili anche ai cittadini europei, i quali al momento hanno invece l’obbligo di richiedere il visto per recarsi in Russia.

Si tratta, inoltre, di un accordo importante dal punto di vista quantitativo. In base ai dati forniti dalla Russia, nel 2008 sono stati rilasciati più di 1,5 milioni di visti a cittadini dell’Unione europea e nello stesso anno i consolati degli Stati membri hanno emesso 3,5 milioni di visti a cittadini russi, ovvero più di un quarto di tutti i visti per l’area Schengen emessi in tutto il mondo.

Tutti i cittadini europei e russi beneficiano delle agevolazioni generiche previste da questo accordo di facilitazione, quale il costo ridotto a 35 euro. È prevista per un numero di ben definite categorie di richiedenti la possibilità di effettuare viaggi senza visto e di ottenere il rilascio di visti multipli.

La Commissione ha valutato queste facilitazioni, ritenendole molto efficaci. Sono stati, tuttavia, riscontrati anche i difetti di cui si è detto. Per rimediare, un mese fa abbiamo adottato una raccomandazione per delle direttive sulla rinegoziazione delle facilitazioni per il rilascio di visti con la Russia. Sono previste ulteriori facilitazioni in materia di prove documentali e della durata della procedura di richiesta dei visti, l’estensione dei provvedimenti per il rilascio di visti multipli e la possibilità di effettuare viaggi senza visto per un numero di categorie ben definite di richiedenti.

Quanto alla questione specifica dell’attuazione dell’articolo 10 dell’accordo per la facilitazione del rilascio dei visti, che prevede la semplificazione della procedura di registrazione, abbiamo notato in sede di valutazione che la Russia aveva adottato alcune semplificazioni. Ad esempio, è ora possibile effettuare richieste per posta. La tassa di registrazione verrà abolita l’anno prossimo, ma non sono ancora effettivi altri provvedimenti, quali la traduzione in inglese delle registrazioni e la possibilità di effettuare registrazioni online. Stiamo sollevando la questione con i nostri omologhi russi presso le diverse sedi competenti e auspichiamo di ottenere a breve questi risultati.

Per quanto concerne gli altri paesi del partenariato orientale, sono state avviate anche altre iniziative. Anche questo riguarda la sua domanda. Abbiamo un accordo per la facilitazione del rilascio dei visti con la Moldova e l’Ucraina a partire dal 1° gennaio 2008 e questi accordi sono attualmente in fase di rinegoziazione.

Quanto alla Bielorussia, un mese fa sono stati adottati dalla Commissione dei progetti di direttive di negoziato per la facilitazione del rilascio dei visti, e raccomanderemo il ricorso a visti multipli con lunghi periodi di validità per i viaggiatori in buona fede, istituendo delle scadenze per le pratiche di rilascio dei visti, nonché la possibile esenzione dall’obbligo del visto per chi detiene un passaporto diplomatico.

L’anno prossimo, infine, adotteremo dei progetti di direttive negoziali per un accordo di facilitazione del rilascio dei visti con l’Azerbaigian e con l’Armenia.

Quanto alla corretta applicazione del piano di liberalizzazione dei visti citato dall’onorevole Weber, ovvero quello in cui si fa riferimento alla Serbia e alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Consiglio ha deciso, come si è detto, di abolire nel 2009 l’obbligo di visto per la ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Montenegro e la Serbia. Tale decisione è giunta a seguito di un dialogo intenso e di progressi sostanziali da parte di questi paesi su questioni che rientravano nelle trattative per la liberalizzazione dei visti. Tali trattative si sono dimostrate efficaci per l’attuazione di diverse riforme importanti, ma come è anche stato detto, il regime di viaggi senza visto comporta delle responsabilità e i paesi coinvolti debbono prendere provvedimenti atti ad assicurare che non si verifichino abusi a causa dell’abolizione dell’obbligo di visto.

Alcuni Stati membri hanno visto aumentare il numero di richieste di asilo provenienti da questi paesi, in particolare dalla Serbia e dalla ex Repubblica jugoslava di Macedonia. In base alla nostra legislazione queste richieste debbono essere valutate individualmente. Abbiamo preso una serie di misure per affrontare la situazione: sono stati organizzati incontri ad alto livello con i ministri dell’interno su entrambe le questioni e si sono svolte delle visite ad alto livello in entrambe le capitali da parte della Presidenza belga del Consiglio e della Commissione.

Le autorità di questi due paesi hanno adottato provvedimenti al riguardo. Sono state condotte nuove campagne di informazione per i cittadini. La polizia di frontiera ha ricevuto istruzioni di effettuare maggiori controlli sulle persone che escono dal paese, informando i viaggiatori dei rischi connessi alle richieste di asilo infondate.

Quando, all’inizio dell’autunno, abbiamo proposto di abolire l’obbligo di visto per i cittadini di Albania e Bosnia-Erzegovina, entrambi i paesi si sono impegnati a intraprendere campagne di informazione per i loro cittadini sui diritti e i doveri derivanti dall’abolizione del visto e questo è stato fatto. Si tratta di campagne di informazione molto ambiziose. Inoltre, a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, la Commissione si è assunta l’impegno di intensificare il monitoraggio della liberalizzazione successiva alla abolizione dei visti per tutti i paesi dei Balcani occidentali.

Imposteremo il lavoro in due fasi. Da un canto, continueremo a valutare l’attuazione sostenibile delle riforme ad opera dei paesi coinvolti attraverso il processo di stabilizzazione e associazione – in particolare nei settori giustizia, libertà e sicurezza. D’altro canto, fungeremo da meccanismo preventivo contro il verificarsi nuovamente di situazioni in cui affluiscono numerose persone provenienti dalla regione. La raccolta delle necessarie informazioni operative che potrebbe prevenire il verificarsi di tali situazioni è stata fatta all’inizio dell’anno e godremo della partecipazione attiva del Frontex, dell’Europol, degli ufficiali di collegamento dell’immigrazione, degli ufficiali di collegamento della polizia Balcanica, e del segretariato della Convenzione sulla cooperazione di polizia per l’Europa sud-orientale, con il sostegno delle Presidenze entranti di Ungheria e Polonia.

Tutte le informazioni scambiate e raccolte saranno condivise dagli Stati membri dell’UE e, naturalmente, qualora opportuno, anche con i paesi dei Balcani occidentali. Tali informazioni verranno inoltre travasate nella valutazione della Commissione del primo semestre del prossimo anno in materia di monitoraggio della liberalizzazione successiva alla abolizione dei visti. Ritengo che tali provvedimenti dovrebbero contribuire ad evitare il cattivo uso del regime di abolizione dei visti e confido nel fatto che la stretta collaborazione tra i paesi di origine e quelli destinatari dell’UE, con il sostegno della Commissione, rappresenti una risposta efficace. Naturalmente, continueremo a riferire con regolarità al Parlamento europeo e al Consiglio, in merito ai risultati del meccanismo di monitoraggio, a partire dal giugno 2011.

 
  
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  Krzysztof Lisek, relatore per parere della commissione Affari esteri.(PL) Signor Presidente, in qualità di relatore permanente del Parlamento europeo in merito ai rapporti di collaborazione UE-Georgia, nonché di relatore per il parere della commissione Affari esteri relativamente alle relazioni dell’onorevole Griesbeck, desidero commentare questi due accordi – quello per le riammissioni e quello per la facilitazione del rilascio dei visti – tra Unione europea e Georgia. Mi sento in dovere di dire che questi accordi sono stati adottati dalla commissione per gli affari esteri con una maggioranza schiacciante.

Desidero aggiungere il fatto che nel corso della precedente sessione parlamentare tenutasi qui a Strasburgo abbiamo udito l’intervento del Presidente Saakashvili; un intervento che anche coloro che non si considerano suoi sostenitori hanno descritto come pragmatico, equilibrato e razionale. In quell’occasione il Presidente Saakashvili ha non solo affermato di voler rinunciare all’uso della forza, e dichiarato la propria disponibilità al dialogo con la Russia in merito alle questioni controverse, ma ha anche affermato che l’obiettivo principale della politica estera della Georgia sarà, naturalmente, l’integrazione europea e l’adesione alla NATO.

A mio parere, dobbiamo rammentare che la Georgia e i georgiani sono attualmente il paese più europeista di quelli che fanno parte del programma di partenariato europeo, sebbene non dobbiamo, naturalmente, parlare di scadenze in questo momento, poiché farlo sarebbe assolutamente privo di senso. L’Unione europea dovrebbe dare una risposta positiva e altrettanto pragmatica alle ambizioni della Georgia. Dobbiamo essere aperti alla collaborazione con questo paese.

Gli accordi di cui discutiamo oggi non sono, ovviamente, di portata rivoluzionaria, ma tutti noi li riteniamo un passo nella giusta direzione. La questione cruciale è renderli operativi quanto prima, poiché a mio parere sarebbe sbagliato che gli abitanti dell’Abcazia o dell’Ossezia meridionale, regioni che si sono distaccate dalla Georgia e i cui residenti detengono un passaporto russo, godessero oggi di un trattamento migliore degli abitanti della Georgia.

 
  
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  Monica Luisa Macovei, a nome del gruppo PPE.(EN) Signor Presidente, il gruppo PPE è favorevole alle due proposte per un accordo tra l’Unione europea e la Georgia: l’accordo di riammissione e l’accordo per la facilitazione del rilascio dei visti. Vorrei soffermarmi proprio su quest’ultimo.

Questo accordo di facilitazione semplifica la procedura di richiesta dei visti per i cittadini della Georgia. Gli Stati membri seguiranno procedure uniformi e semplificate. Il visto avrà un costo di 35 euro, ovvero inferiore a quello attuale, e consentirà di soggiornare all’interno dell’UE fino a 90 giorni ogni sei mesi. Le richieste di visto dovranno essere smaltite in 10 giorni, o in tre giorni per alcune categorie di cittadini, o addirittura in meno tempo in caso di emergenza. Non sarà necessario ottenere il visto per i passaporti diplomatici.

La libertà di movimento rappresenta un modo per conoscere la democrazia e osservarne il funzionamento. Il contatto diretto tra i popoli porta alla condivisione dei valori e di esperienze e genera fiducia. È per questo motivo che auspico che sempre più cittadini europei si rechino in Georgia e che sempre più georgiani viaggino nell’Unione europea.

 
  
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  Kinga Göncz, a nome del gruppo S&D.(HU) Signor Presidente, desideriamo ringraziare il Commissario Malmström per le informazioni che ci ha fornito. La politica dei visti è uno strumento importante a nostra disposizione in quanto può consentire di facilitare i contatti tra i popoli, avvicinando i paesi in questione all’Unione europea. Da questo punto di vista, l’accordo tra l’Unione europea e la Georgia è molto importante. Desidero spendere qualche parola sulla liberalizzazione dei visti nei paesi dei Balcani occidentali, con particolare riferimento alle problematiche riscontrate rispetto alla situazione della Serbia e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Abbiamo sostenuto tale accordo con una maggioranza molto ampia in Parlamento, e riteniamo l’accordo raggiunto molto importante per i motivi appena esposti.

Questi paesi si sono impegnati seriamente per rispondere alle nostre aspettative, sebbene spesso constatiamo che le loro realtà politiche sono frammentate. Abbiamo riscontrato la collaborazione nei paesi di quest’area. È positivo riscontrare l’aumento del numero di persone che da lì si recano nell’Unione europea. Abbiamo l’impressione che i problemi della Serbia e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia siano principalmente legati alla tratta degli esseri umani, e che il numero di persone coinvolte sia in definitiva inferiore, quantunque questo crei dei problemi molto gravi. Credo che con questi paesi condividiamo una responsabilità. La responsabilità di garantire che anch’essi facciano tutto il possibile, sia per informare i propri cittadini che per intraprendere azioni significative in tal senso. A tale proposito, la Serbia è stata molto rapida ed efficiente.

Credo, tuttavia, che le nostre responsabilità siano anch’esse considerevoli. La Commissione ha la responsabilità di assistere questi paesi nella loro lotta contro la tratta degli esseri umani, di fornire informazioni, di monitorare la situazione nell’area e potenziare l’efficacia di questo importante strumento che intendiamo continuare a utilizzare in futuro, sia con i paesi dei Balcani occidentali che con altri paesi. Inoltre, consentitemi di dichiarare il nostro plauso per il fatto che, sia pur con un certo ritardo e a distanza di un anno, l’Albania e la Bosnia-Erzegovina quest’anno si uniranno ai paesi per i quali è stato abolito l’obbligo di visto.

 
  
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  Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, concordo con l’onorevole Weber del PPE sul fatto che la politica dei visti dell’Unione europea sia estremamente importante e che gli standard tecnici e le condizioni per la facilitazione del rilascio dei visti e per l’abolizione degli stessi debbano essere rispettate.

Non credo, tuttavia, che nel caso dell’abolizione dei visti nei Balcani abbiano prevalso considerazioni di tipo politico rispetto alle considerazioni tecniche. La Commissione ha operato con grande impegno affinché la correttezza dei documenti, l’applicazione della legge e le ispezioni alle frontiere fossero all’altezza delle aspettative. Se credessimo che gli standard tecnici non fossero stati rispettati sminuiremmo la nostra posizione dato che abbiamo votato a favore dell’abolizione dei visti.

Naturalmente, dobbiamo preoccuparci se si verificano degli abusi delle concessioni fatte, ma le risposte debbono essere misurate e proporzionate. I paesi coinvolti, come ha riferito il Commissario Malmström, hanno delle responsabilità e noi abbiamo il compito di ricordarglielo. Il Commissario Malmström ci ha spiegato che si è lavorato intensamente – attraverso incontri di delegazioni ad alto livello, visite nelle rispettive capitali, promozione di campagne di informazione – e che esiste un impegno preciso da parte della Bosnia-Erzegovina e dell’Albania per informare i loro cittadini. Naturalmente, se vi sono problemi per l’attuazione di un accordo per l’abolizione dei visti questo pregiudica la possibilità di altri accordi simili, e pertanto esiste un onere per la responsabilità e la solidarietà da far comprendere a tutti i cittadini interessati, che con le loro azioni potrebbero compromettere le possibilità di altri di viaggiare senza obbligo di visto.

Sono personalmente rassicurata – e credo che lo stesso valga per il mio gruppo – dal fatto che la Commissione intensificherà le proprie attività di monitoraggio relativamente al rispetto delle condizioni dell’accordo, con un meccanismo per la segnalazione dei problemi mediante una collaborazione più stretta con i nostri partner. Spero che tutti i gruppi trovino tutto questo rassicurante e appropriato. Come ha detto la mia vicina, l’onorevole Macovei del PPE, i contatti diretti tra i popoli creano fiducia reciproca. È questo il punto. È questo il motivo per il nostro sostegno alle facilitazioni per il rilascio dei visti e per l’abolizione dei visti.

In Parlamento si è avuto un sostegno ampio e trasversale per questa proposta, perché basata sui valori e sull’esperienza della nostra Unione europea. Evitiamo, dunque, reazioni squilibrate. Ci sono stati dei problemi, certo, ma la Commissione sta seguendo da vicino la questione. Assicuriamoci di non compromettere né il diritto d’asilo né gli accordi per l’abolizione dei visti.

 
  
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  Tatjana Ždanoka, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signor Presidente, il nostro gruppo politico sostiene l’accordo di facilitazione del rilascio dei visti tra UE e Georgia.

Tuttavia, nutriamo delle riserve rispetto all’accordo di riammissione. Abbiamo votato contro in sede di commissione Libertà civili, giustizia e affari interni e abbiamo presentato un parere di minoranza scritto, poiché l’accordo contiene un gran numero di ambiguità che possono essere chiarite all’interno della commissione congiunta per le riammissioni. L’accordo, tuttavia, non include delle tutele stringenti per le violazioni di diritti fondamentali tali da garantire elevati standard di accoglienza, attualmente molto bassi in Georgia. Lo scopo dell’accordo è di rimpatriare le persone in un paese al cui interno la violenza sessuale e di genere è diffusa, e in cui il maltrattamento ad opera della polizia viene tollerato. È inoltre applicabile anche agli ex residenti dell’Abcazia e dell’Ossezia meridionale, che non hanno alcun legame con la Georgia.

Ed ora due parole sull’accordo per i visti con la Russia. Tre anni fa è stata adottata una relazione sulla facilitazione del rilascio dei visti con la Russia, all’interno della quale passò un mio emendamento secondo cui il requisito di una procedura di registrazione obbligatoria rappresenta un serio ostacolo agli spostamenti all’interno della Russia e dell’UE. Sfortunatamente, da allora non è cambiato nulla e questo punto è di cruciale importanza per i miei elettori, i quali si recano in Russia per delle visite private.

 
  
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  Paweł Robert Kowal, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, oggi la Georgia è un paese che, nonostante abbia molti problemi, sta attraversando dei cambiamenti sociali ed economici molto dinamici. Dovremmo accogliere con piacere e senza alcuna ambiguità qualunque modo per dimostrare alla società Georgiana che la forza di questi cambiamenti si riflette nelle reazioni delle nostre istituzioni comunitarie. Anche nel caso della Russia, dovremmo considerare all’interno di quale contesto esaminare la questione del regime dei visti con la Russia. A mio parere tale questione non deve essere affrontata sotto il profilo del prestigio istituzionale – ovvero ritenendo che, con l’abolizione dell’obbligo di visto, le autorità russe affronterebbero in modo più costruttivo i negoziati con l’Unione europea. Dovremmo piuttosto guardare alla questione in una prospettiva diversa, per garantire la modernizzazione del paese e nel contesto delle nostre relazioni con la gente comune in Russia.

Per questo motivo si dovrebbe dichiarare esplicitamente che il processo di abolizione dei visti e l’apertura delle frontiere in presenza di determinate condizioni sono molto positivi e contribuiscono in modo importante alle nostre relazioni con le società dell’est. Dobbiamo sfatare il mito secondo il quale i visti rappresentano una sorta di elemento cruciale per la nostra sicurezza. Dovremmo forse dichiarare in modo particolarmente chiaro all’interno del Parlamento europeo, ripetendolo a ogni occasione, che, invece, i visti innalzano dei muri, di muri non necessari. All’interno della commissione parlamentare UE-Ucraina da me presieduta, abbiamo esaminato una relazione speciale con alcune organizzazioni non governative, all’interno della quale abbiamo affrontato tale questione. La relazione indica con chiarezza come, in effetti, i visti non rappresentino un importante strumento di sicurezza bensì un modo per dividere le società dell’Unione europea da quelle dell’est. È nostro dovere di parlamentari vigilare, invece, che il canale tra queste due realtà rimanga sempre aperto.

 
  
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  Alfreds Rubiks, a nome del gruppo GUE/NGL.(LV) Signor Presidente, a nome del mio gruppo posso dire che sosteniamo la facilitazione del rilascio dei visti, ma allo stesso tempo riteniamo che bisogna fare tutto il possibile per garantire il rispetto dei requisiti tecnici previsti dalla normativa. A nome dei miei elettori in Lettonia sono, inoltre, favorevole alle facilitazioni relative agli spostamenti dalla Russia verso l’Unione europea, poiché queste sono di importanza fondamentale al fine di consentire il ricongiungimento familiare, visto che in Lettonia vi sono molte famiglie miste, i cui componenti abitano in parte in un paese e in parte nell’altro. Inoltre, è una questione essenziale per il turismo, che di recente si sta sviluppando in modo considerevole. Si sono anche avuti riscontri molto positivi su quanto già ottenuto in materia di facilitazione dei visti. Si tratta infatti di una questione fondamentale anche per lo sviluppo dei rapporti commerciali con la Russia. Questi infatti sono aumentati di un fattore 7 per quanto concerne le importazioni e di un fattore 8 nel campo delle esportazioni. Tutto ciò è molto positivo. Auguro ogni successo alla Commissione nell’attuazione di tutto questo.

 
  
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  Nikolaos Salavrakos, a nome del gruppo EFD.(EL) Signor Presidente, come tutti sappiamo, l’esenzione dall’obbligo di visto è stata concessa ai titolari di passaporti biometrici della ex Repubblica jugoslava di Macedonia, della Serbia e del Montenegro a partire del 19 dicembre 2009. Ciononostante, alcuni Stati membri dell’UE esprimono la preoccupazione, ripresa quest’oggi dal Commissario Malmström, rispetto all’aumento del numero di richieste di asilo da parte di cittadini serbi e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia e alla possibilità del verificarsi di una situazione che pregiudichi l’emissione di visti e l’obiettivo stesso del provvedimento.

Il mio paese, la Grecia, ha sostenuto la proposta di abolire l’obbligo di visto per i cittadini di tutti i paesi dei Balcani occidentali, quale effettivo riscontro delle loro aspirazioni europee. La questione è comparsa per la prima volta all’ordine del giorno a Salonicco nel giugno del 2003 e nello spirito dell’iniziativa greca per l’Agenda 2014. Ciononostante, devo esprimere la mia preoccupazione rispetto al fatto che in questi paesi si stiano effettivamente applicando i criteri concordati, e rispetto all’effettuazione di controlli dei flussi migratori provenienti da questi paesi, specie in questo momento in cui l’Europa è scossa dalla crisi finanziaria e non è in grado di sostenere al suo interno il peso di un ulteriore aumento degli immigrati. Dobbiamo comprendere che l’aumento degli accordi di facilitazione dei visti ha come obiettivo il fatto di agevolare gli spostamenti all’interno dell’Unione europea, e non l’immigrazione o altre attività illegali, come la tratta degli esseri umani.

 
  
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  Daniël van der Stoep (NI).(NL) Signor Presidente, il mese scorso la Commissione europea ha giustamente inviato ai governi di Serbia e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia una lettera di monito in merito al preoccupante aumento delle richieste di asilo provenienti da questi due paesi. Signor Presidente, è particolarmente deludente che nello stesso mese questa Assemblea abbia deciso di esonerare dall’obbligo di visto i cittadini dell’Albania e della Bosnia-Erzegovina. Naturalmente questi due paesi hanno immediatamente iniziato a dare prova della stessa condotta che ha reso necessario l’invio di quelle lettere.

Signor Presidente, tutto questo non sarebbe dovuto succedere, ma non è ancora troppo tardi per rimediare. L’esonero dall’obbligo di visto richiede anche una certa dose di senso di responsabilità, e se questa viene meno dobbiamo intervenire. La Commissione deve ora far sentire forte la sua voce con agli ambasciatori serbi e macedoni e pretendere un’azione immediata. Se dipendesse da me, revocherei la deroga all’obbligo di visto oggi stesso, ma la Commissione probabilmente non è dello stesso parere; pertanto, ciò che invece chiedo è che essa dica chiaramente che avrà il coraggio di prendere seri provvedimenti nei confronti dei ripetuti episodi di inadempienza da parte di questi paesi balcanici.

Serbia e Macedonia hanno preceduto Bosnia-Erzegovina e Albania. È giunta l’ora di inviare un chiaro segnale a questi due paesi balcanici e farlo sarebbe molto positivo.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE).(ES) Signor Presidente, l’aumento delle richieste di asilo da parte dei cittadini di Serbia ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia richiede provvedimenti per tutelare l’emendamento del regolamento (CE) n. 539/2001.

I visti sono uno strumento previsto nel quadro delle politiche di immigrazione. Il loro scopo è quello di legalizzare l’ingresso e il soggiorno temporaneo da parte del richiedente in paesi in cui lo stesso non è né residente né ne possiede la nazionalità.

Il regolamento (CE) n. 539/2001 prevede un meccanismo di valutazione per la proroga dei visti che richiede il rispetto di determinati requisiti relativi a immigrazione clandestina, ordine pubblico e sicurezza, alle relazioni esterne dell’UE, alla coesione territoriale e al principio di reciprocità. Questo meccanismo potrebbe anche essere utilizzato in senso contrario.

L’asilo, invece, è uno strumento di tutela che non può essere utilizzato in modo improprio. Dobbiamo precisare che la politica comune dell’Unione europea in questo settore è di preservare l’integrità dello strumento di asilo per la tutela delle vittime di persecuzioni, avendo quali principi guida la Convenzione di Ginevra e il Protocollo di New York, con l’applicazione di criteri comuni per individuare quanti davvero necessitino di una protezione internazionale e garantendo una soglia minima comune di benefici in tutti gli Stati membri per tutelare il benessere di queste persone.

L’asilo rappresenta, pertanto, uno strumento umanitario e di solidarietà dotato di uno scopo e di una natura esclusivi. È per questo che è importante che l’UE reagisca aiutando le autorità della Serbia e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia ad adottare quei provvedimenti necessari per imporre il rispetto dei requisiti da soddisfare al fine di beneficiare dello stato di rifugiato o di protezione sussidiaria evitando così l’utilizzo inadeguato o addirittura fraudolento di questi strumenti.

 
  
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  Corina Creţu (S&D).(RO) Signor Presidente, grazie signora Commissario delle informazioni che ci avete fornito in merito alla normativa sulla facilitazione del rilascio dei visti, in particolare con riferimento alla Georgia, la Repubblica Moldova e i paesi dell’ex Jugoslavia. In effetti, la nostra discussione si svolge contemporaneamente all’introduzione dell’abolizione dei visti per i cittadini della Bosnia-Erzegovina e dell’Albania, compresa la possibilità di sospendere rapidamente l’accordo se dovessero insorgere dei problemi, quale ad esempio un forte afflusso di domande di asilo.

Credo che qualsiasi tentativo di riportare indietro le lancette dell’orologio della politica europea nei confronti dei Balcani occidentali sarebbe un errore. L’abolizione delle barriere che impediscono la libera circolazione può rappresentare un contributo importante per il superamento delle ferite del passato. Allo stesso tempo, credo che una collaborazione più stretta tra Unione europea e questi Stati sia necessaria, in modo da scoraggiare l’afflusso di richieste di asilo, da effettuare controlli più intensivi alle frontiere, fornire informazioni corrette ai cittadini del posto e combattere le reti di criminalità organizzata coinvolte nella tratta degli esseri umani, nell’esportazione della criminalità e della prostituzione. Tutte queste misure possono contribuire a ridurre l’incidenza di tali attività.

 
  
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  Marije Cornelissen (Verts/ALE).(NL) Signor Presidente, ci troviamo in una situazione in cui alcuni incauti cittadini serbi e macedoni hanno fatto domanda di asilo in Belgio, Svezia e Germania in seguito all’introduzione della possibilità di viaggio senza visto. Sono favorevole all’appello del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) affinché si faccia in modo che i cittadini dei Balcani meridionali siano meglio informati, ma vi è anche un altro aspetto che è importante tenere ben presente al riguardo.

Innanzi tutto, esistono anche altre persone che non comprendono cosa significhi davvero la possibilità di effettuare viaggi senza visto. Ho sentito infatti alcuni deputati olandesi parlare molto seriamente e sostenere che orde di richiedenti asilo prenderanno i nostri posti di lavoro, come hanno fatto i polacchi, e non si trattava di una delegazione del Partij voor de Vrijheid, il partito della libertà. Tale affermazione non è solo ridicola, ma potrebbe anche avere effetti nefasti. Chi la pronuncia strumentalizza le paure e l’ignoranza dei nostri cittadini.

In secondo luogo, questi richiedenti asilo sono quasi esclusivamente appartenenti a delle minoranze etniche. L’unica cosa di cui possiamo ritenere responsabili i serbi e i macedoni è che devono ancora fare molta strada per migliorare la situazione di queste minoranze. Dobbiamo dunque garantire che gli abitanti dei Balcani dispongano di maggiori informazioni, ma anche che gli onorevoli membri di questa Assemblea, i cittadini e i ministri dell’Unione europea abbiano accesso a maggiori informazioni su cosa significa davvero la possibilità di effettuare viaggi senza visto.

 
  
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  Jaroslav Paška (EFD). (SK) Signor Presidente, stiamo valutando se l’attuale accordo concluso tra Russia e Unione europea risponde alle nostre aspettative e se il flusso di persone in entrambe le direzioni corrisponda effettivamente al loro interesse a viaggiare.

Signora Commissario, senza alcuna esitazione le dico che l’attuale regime dei visti è carente e danneggia fortemente l’UE. La Russia è cambiata in modo considerevole dai tempi dell’Unione sovietica. La classe media è benestante e desiderosa di conoscere il resto del mondo, di viaggiare, di dedicarsi allo shopping e al proprio benessere. Quando il mio paese ha fatto ingresso nella zona di Schengen abbiamo dovuto imporre delle restrizioni ai cittadini russi che si recano in viaggio in Slovacchia, in osservanza della normativa UE. L’impatto economico di tutto ciò è stato grave, con tour operator e negozi che hanno perso molti clienti. Il regime dei visti europeo scoraggia i cittadini russi onesti dal recarsi in Slovacchia, mentre non rappresenta affatto un deterrente per quelli meno onesti che vogliano emigrare. Credo, dunque, che se abbiamo a cuore i primi dobbiamo tentare di aprire lo spazio economico europeo e sfruttare il potenziale che esiste in Russia per espandere e valorizzare la collaborazione tra i nostri paesi.

 
  
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  Anna Maria Corazza Bildt (PPE).(EN) Signor Presidente, sono molto lieta del fatto che tra due giorni i popoli di Albania e della Bosnia-Erzegovina potranno finalmente festeggiare la concessione del diritto di viaggio senza visto nell’area di Schengen dell’UE – appena in tempo per il Natale. Sento la loro felicità come se fosse la mia. Mi sono impegnata a fondo per sostenere e accelerare il processo di liberalizzazione dei visti per tutti i paesi dei Balcani occidentali. Finalmente i cittadini di quasi tutti questi paesi beneficeranno della possibilità di viaggiare liberamente e studiare nei nostri paesi per tre mesi.

La nostra interrogazione orale alla Commissione è stata vista sotto una luce positiva. Il suo obiettivo, infatti, è di garantire che questa nuova libertà non venga messa in pericolo. Il regime dei viaggi senza visto non ha nulla a che vedere con l’asilo per motivi politici o economici. Né ha nulla a che fare con la residenza permanente, né con i permessi di soggiorno per scopi lavorativi.

Saluto con piacere i passi già intrapresi dal Commissario Malmström – specie con riferimento alle autorità serbe e della ex Repubblica jugoslava di Macedonia – che dimostrano la tenacia della Commissione nel mantenere questo processo nei giusti binari, e nel garantire la corretta applicazione del regime dei visti. Grazie della sua risposta.

Ora dobbiamo continuare a collaborare in modo da prevenire e risolvere casi di errata interpretazione, oppure il verificarsi di malintesi o di usi impropri. La responsabilità resta a carico delle autorità di quella regione. Siamo lieti del fatto che l’Albania e la ex Repubblica jugoslava di Macedonia abbiano già intrapreso con successo delle campagne di informazione, ed esortiamo tutti i paesi dei Balcani occidentali a fare altrettanto e a rafforzare i provvedimenti per la prevenzione degli abusi.

Chiediamo alla Commissione di continuare a vigilare, come sta già facendo, e di tenerci informati. La promozione dei contatti tra i popoli, come è già stato detto, è essenziale per la democrazia e la stabilità della regione. Non rischiamo di compromettere tutto ciò a livello europeo. Il mio impegno personale in tal senso resterà immutato.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Signor Presidente, una condizione essenziale per la completa soppressione dell’obbligo di visto tra la Federazione russa e l’Unione europea è il rispetto degli impegni assunti con l’accordo del 2007. Le autorità russe hanno richiesto ripetutamente l’esonero dall’obbligo di visto per soggiorni brevi. D’altro canto, l’UE preferisce un approccio graduale, impostato sulla base di provvedimenti congiunti. Ritengo che il rispetto dei requisiti tecnici sia una condizione importante prima di dare attuazione a una decisione di liberalizzazione dei visti. Ad esempio migliorando gli standard di gestione delle frontiere, la sicurezza dei documenti o la lotta alla corruzione.

La Russia deve anche confermare nei fatti le proprie intenzioni di raggiungere risultati concreti nella risoluzione dei conflitti ancora aperti nella regione. Essa ha una grande responsabilità a riguardo. La risoluzione del contenzioso in Transnistria è una priorità per il mio paese. Siamo favorevoli alla prosecuzione delle discussioni formali all’interno dei negoziati 5+2, con lo scopo di identificare una soluzione stabile, nel pieno rispetto del diritto internazionale e della sovranità della Repubblica Moldova.

Desidero anche menzionare la situazione dei paesi del partenariato orientale, di cui fanno parte la Georgia e la Repubblica Moldova. È da tempo che questi attendono la liberalizzazione dei visti, e hanno attuato numerose riforme allo scopo. Desidero far notare che la Repubblica Moldova sostiene con vigore questo provvedimento all’interno del partenariato orientale, nonché porre in evidenza come, se la Russia dovesse ottenere un rilassamento del regime dei visti prima dei vicini più prossimi dell’Unione europea questi ne rimarranno molto delusi. Ne risulterebbe che lo status di membro del partenariato orientale non è molto rilevante quando sono in gioco delle concessioni strategiche da parte dell’Unione europea.

 
  
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  Marek Siwiec (S&D). (PL) Signor Presidente, dovremmo parlare di visti, e dovremmo farlo a partire dai dati statistici e di ciò che l’Unione europea ha realizzato. Riscontriamo in quest’Aula un forte senso di soddisfazione. Vorrei che quanti hanno espresso tanta soddisfazione quest’oggi provassero a immaginare di dover stare in fila per 10 ore o anche più, in condizioni umilianti e di disagio, ad esempio sotto una pioggia battente e in condizioni terribili, per potere ottenere un visto. Ci sono persone che si mettono in fila e devono sborsare un terzo del loro stipendio per ottenere un visto, sapendo che i diplomatici dei loro stessi paesi non ne hanno bisogno. E quando finalmente, dopo diversi tentativi – dato che il visto loro devono richiederlo – ne ottengono uno per un unico ingresso – nonostante desiderassero avere un visto per l’intera area di Schengen, e devono rallegrarsi di averlo ottenuto quanto per il paese in questione.

La procedura per il rilascio dei visti dovrebbe gravare pesantemente sulla nostra coscienza. Si tratta di una procedura profondamente umiliante che riguarda milioni di persone – quelle persone che attendono a lungo in fila. Ricordiamoci di questo quando esprimiamo un plauso così convinto come quello a cui abbiamo assistito oggi in quest’Aula. Comprendo che si voglia utilizzare il regime dei visti nell’ottica della politica del bastone e della carota, ma se ciò può avere un senso a livello governativo, dovremmo provare solidarietà per quei cittadini che si mettono in fila.

(EN) Signora Commissario, lei viene dalla Svezia. Come lei sa, negli anni ’70 il suo paese, assieme all’Austria, fu uno dei due soli paesi che non richiedeva il visto per i cittadini dei paesi comunisti. Come cittadino polacco, ho potuto visitare il suo paese nel 1976. Perché? Perché non avevo bisogno di un visto per recarmi in Svezia. Certamente apprezzo il vostro re, la libertà degli svedesi e la vostra economia, ma la prego di ricordare che fintanto che i visti non saranno stati aboliti non potremo non sentirci a disagio.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE).(EN) Signor Presidente, il gruppo del PPE guarda molto positivamente alle facilitazioni per il rilascio dei visti e alle politiche di liberalizzazione dei visti, perché li riteniamo degli strumenti molto efficaci per i paesi terzi, specie per i paesi più vicini a noi. Dunque il nostro punto di partenza è chiaramente favorevole.

Le facilitazioni per il rilascio dei visti rappresentano il primo passo, e questa settimana concederemo queste facilitazioni alla Georgia. Si tratta di un primo passo, ma è un passo importante verso ciò che l’onorevole Corazza Bildt ha chiamato i contatti tra i popoli. Le facilitazioni dei visti vengono solitamente accompagnate dagli accordi di riammissione. Attribuiamo un’importanza enorme agli accordi di riammissione, signora Commissario, poiché vogliamo assicurarci che chiunque si trattenga illegalmente sul territorio dell’Unione europea venga espulso. Questo è l’unico modo per ottenere la fiducia dei cittadini nei confronti di provvedimenti di facilitazione del rilascio dei visti ed, eventualmente, per la liberalizzazione dei visti. I due provvedimenti vanno di pari passo e, dunque, le chiediamo di impegnarsi ulteriormente per rafforzare l’insieme degli accordi di riammissione che da noi stipulati con i paesi terzi.

Quanto alla liberalizzazione dei visti, l’anno scorso abbiamo adottato questo provvedimento con Serbia, Macedonia e Montenegro. Sono lieto che ora anche i nostri amici in Albania e nella Bosnia-Erzegovina ne beneficeranno. Siamo del tutto favorevoli e crediamo che si tratti di un modo eccellente per procedere verso un’ulteriore integrazione europea e per portare i cittadini di quei paesi ancora più in contatto con noi.

Quando prendiamo delle decisioni su tali questioni siamo sempre molto attenti a decidere non per motivi politici, bensì mossi da considerazioni di tipo tecnico. Questi paesi debbono dunque, soddisfare una serie di requisiti tecnici per poter ottenere da noi una decisione positiva. Beninteso, la decisione è comunque anche di carattere politico, ma deve poggiare soprattutto su argomentazioni di carattere tecnico.

Lo ribadisco poiché sta alla Commissione venire in Parlamento a dirci che un dato paese ha superato il vaglio tecnico. Pertanto, in casi di uso improprio delle richieste di asilo nei paesi dell’UE provenienti da cittadini di paesi per i quali abbiamo adottato provvedimenti di liberalizzazione dei visti – come la Serbia o la Macedonia – dobbiamo chiederci se la valutazione tecnica è stata svolta con perizia, poiché il fatto che queste persone entrino nell’Unione europea presentando domanda di asilo è chiaramente incompatibile con la procedura di liberalizzazione dei visti. Il fatto che ciò accada indica che, da qualche parte qualcosa non è andato per il verso giusto. È assolutamente legittimo interrogarci su cosa possa essere stato e cercare di ottenere una risposta.

Infine, dobbiamo cogliere questa occasione per inviare un messaggio chiaro ai paesi interessati – specie a quelli che, come Serbia e Macedonia, sono coinvolti in casi di utilizzo improprio – del fatto che debbono spiegare con grande chiarezza ai loro cittadini il significato della liberalizzazione dei visti. Non si tratta di provvedimenti che consentono agli interessati di recarsi negli Stati membri dell’UE allo scopo di trasferirvisi o di trovare lavoro, ma di una semplice abolizione dell’obbligo di visto per periodi di tempo limitato, unicamente per motivi di viaggio. Questo vale anche per la Commissione europea. È importante che la Commissione collabori efficacemente con questi paesi per assicurarsi che questo messaggio giunga loro con chiarezza

 
  
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  Lara Comi (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, appoggio la richiesta presentata alla Commissione dai colleghi di compiere una valutazione in merito all'attuazione dell'accordo tra l'Unione europea e la Federazione russa sulla facilitazione del rilascio dei visti.

Si manifesta così la comune intenzione delle parti di impegnarsi per la completa soppressione dell'obbligo di visto in una prospettiva a lungo termine, in considerazione dell'impatto che un'adeguata attuazione degli obiettivi di agevolazione e semplificazione delle procedure di rilascio dei visti può esercitare tanto sulle persone fisiche quanto sullo svolgimento dei rapporti economici e commerciali.

Ritengo dunque importante vigilare sull'attuazione di questo accordo; questo consentirebbe un notevole sviluppo di solidi legami personali, culturali, scientifici ed economici tra l'Unione europea e il suo principale interlocutore dell'Europa occidentale.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Signor Presidente, la risposta del Commissario relativamente a Serbia e Macedonia è stata rassicurante, nel senso che dimostra che non vi è intenzione di buttare via il bambino con l’acqua calda. Sarebbe un grave errore introdurre nuovamente l’obbligo di visto per la Serbia e la Macedonia solo perché si sono avuti problemi con questi due paesi. Il Commissario Malmström ha accennato alla questione, e sono convinto anch’io che la Presidenza ungherese del prossimo semestre si dimostrerà un interlocutore sensibile. L’Ungheria, infatti, quale paese confinante con la Serbia, è direttamente interessata alla risoluzione di questi problemi, sia per il mantenimento delle relazioni di buon vicinato che per la tutela della comunità di ungheresi residenti in Serbia, pari a 300 000 persone. Appare evidente come la maggior parte di queste iniziative saranno a carico dei governi di Serbia e Macedonia, come ha sottolineato il Commissario Malmström, poiché sono questi paesi a dover fornire delle informazioni ai loro cittadini. Tuttavia, desidero comunque precisare che gli Stati membri che si confrontano con queste richieste di asilo debbono anche valutare se le loro politiche di asilo siano adeguate, poiché si ritrovano a concedere l’asilo a richiedenti che non ne avrebbero diritto.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KOCH-MEHRIN
Vicepresidente

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI).(EN) Signora Presidente, i provvedimenti di facilitazione del rilascio dei visti e di liberalizzazione dei visti sono sempre introdotti con intento positivo. Tali provvedimenti vengono sempre difesi adducendo il fatto che non hanno nulla a che vedere con l’immigrazione e riguardano, invece, istruzione e turismo – due ulteriori argomentazioni positive.

Potrete accusarmi di cinismo, ma non credo che gli studenti si spostino solo per motivi di studio e che i turisti si trattengono sempre per brevi periodi. Talvolta vengono nell’UE per cercare lavoro e trasferirsi. L’idea che le persone dichiarino sempre il vero rispetto alle proprie intenzioni non è supportata dall’esperienza.

Nella presente crisi il lavoro scarseggia – specie nel settore dei lavori non specializzati – e la domanda di alloggi eccede sempre l’offerta. I posti di lavoro che vengono presi da immigrati clandestini sono spesso posti che potrebbero essere assegnati ai cittadini degli Stati membri e le condizioni retributive sono frequentemente al di sotto del salario minimo. Non possiamo fingere che chiudere un occhio sull’immigrazione clandestina sia un atto di generosità. Conduce, invece, a livelli retributivi inferiori al salario minimo, a condizioni lavorative non sicure, allo sfruttamento e agli abusi.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE).(EL) Signora Presidente, anch’io prendo la parola per sottoscrivere quanto detto dai miei onorevoli colleghi rispetto alla nostra accettazione in linea di principio di questi provvedimenti e all’approccio positivo con cui ci accostiamo alla questione delle esenzioni dall’obbligo di visto. Naturalmente, da quando sono state introdotte queste esenzioni, abbiamo assistito a casi di abuso e di cattivo esempio, nonché a comunicazioni scritte in modo improprio da noi identificate e che ci siamo affrettati a correggere. È cruciale che la Commissione e il Commissario in persona collaborino con le autorità nei paesi che hanno dato origine a questi problemi; mi riferisco ovviamente sia alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia che alla Serbia. Proprio perché stiamo estendendo tali esenzioni anche ad altri paesi – e, voglio ripeterlo, credo che questo sia un passo nella giusta direzione – ritengo che nel farlo dovremmo forse seguire una linea di condotta che preveda una collaborazione più serrata con le autorità di questi paesi, e forse anche azioni specifiche che, accanto all’applicazione di questi accordi di controllo, possano fungere da guida per noi in futuro.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI).(HU) Signora Presidente, onorevoli colleghi, le relazioni tra Russia e Unione europea sono sempre state relazioni speciali, dato che entrambe assurgono al ruolo di superpotenza. A causa di questo status è indubbio che vi saranno posizioni diverse rispetto a talune questioni. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che – e devo metterlo in evidenza – la Russia non appartiene all’Europa solo da una prospettiva geopolitica, ma anche rispetto alla cultura e alla storia di questo paese. Questo legame rende i provvedimenti di facilitazione del rilascio dei visti tra queste due parti indispensabili, e il Jobbik Magyarországért Mozgalom (movimento Jobbik per un’Ungheria migliore) li sostiene. Come alcuni Stati membri dell’UE, la Russia può valutare in modo autonomo i propri obblighi in materia di visto, obblighi che debbono essere improntati alla reciprocità. La situazione della Serbia è lungi dall’essere altrettanto chiara, poiché in quel paese, sfortunatamente, la minoranza ungherese e le altre minoranze soffrono ancora a causa di numerosi svantaggi. Il Parlamento europeo e l’Unione europea debbono in ogni caso indagare in merito.

 
  
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  Lena Kolarska-Bobińska (PPE). (PL) Signora Presidente, contestualmente alla liberalizzazione del regime dei visti dovremmo anche segnalare in modo inequivocabile quali siano i nostri valori. Non si tratta solo di aprire delle frontiere, che naturalmente dobbiamo aprire il più possibile; si tratta anche di promuovere la democrazia nei paesi confinanti con l’Unione europea. Dovremmo, pertanto, sostenere quei paesi che si stanno effettivamente impegnando nel processo di democratizzazione e nel sostenere lo stato di diritto, e che rispettano i valori europei. Tuttavia, mi sembra che dobbiamo anzitutto liberalizzare il regime dei visti con i paesi postcomunisti e solo in un momento successivo con la Russia.

A questo proposito concordo con quanti hanno detto che se liberalizziamo il regime dei visti con la Russia prima di farlo per i residenti dell’Ucraina e di altri paesi dell’ex blocco sovietico lanceremmo un pessimo segnale. Nella Georgia potrebbe accadere che, nelle zone attualmente occupate dalla Russia, molte persone chiedano di ottenere la cittadinanza russa e, ottenutala, dispongano così di un lasciapassare per la Russia. Dobbiamo utilizzare il regime dei visti anche come strumento per la diffusione della democrazia.

 
  
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  Cecilia Malmström, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli eurodeputati per questa discussione. Sono del tutto d’accordo con voi sul fatto che le facilitazioni e la liberalizzazione in materia di visti rappresentino uno strumento molto potente per aumentare il contatto tra i popoli. E non solo tra cittadini comuni, studenti e turisti, ma anche per aumentare le opportunità di business – fatto, questo, particolarmente positivo.

All’interno dell’Unione europea abbiamo deciso di procedere verso una liberalizzazione dei visti con i Balcani occidentali. Questa è di per sé una decisione politica che dimostra una volontà politica, cosa particolarmente importante, ma il raggiungimento di questo scopo può avvenire solo su basi tecniche e molto stringenti. Non possiamo abolire i visti se non abbiamo dei criteri estremamente rigidi.

Stiamo parlando di criteri aperti e improntati alla trasparenza. Criteri uguali per tutti e che stanno conducendo quei paesi che desiderano ottenere delle facilitazioni per il rilascio dei visti, oppure la liberalizzazione dei visti, verso riforme importanti. Certamente, onorevole Busuttil, la Commissione vigila molto attentamente su questo, e le missioni degli esperti comprendono anche dei componenti degli Stati membri. La stesura di tutte le relazioni e il lavoro svolto vengono condotti con la massima trasparenza.

Detto ciò, si sono verificati degli abusi, in particolare in Serbia e nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Questi casi non devono offuscare l’intero processo, il quale in generale funziona bene, sebbene possano verificarsi dei casi di abuso. La Commissione se ne è occupata. Ci siamo recati in quei paesi e abbiamo parlato con i nostri interlocutori. La Presidenza belga è stata molto attiva a tale proposito.

Stiamo cercando di valutare questa problematica. Per lo più si tratta di piccoli gruppi di organizzazioni criminali che incoraggiano gli abitanti di zone remote a viaggiare nell’Unione europea sotto mentite spoglie nella speranza di poter ottenere l’asilo. Naturalmente, vaglieremo queste richieste a una a una, ma in molti casi si tratta di richieste infondate, ed è per questo che dobbiamo affrontare queste organizzazioni. Lo stiamo facendo e stiamo dialogando con le autorità di questi paesi.

Mi sono recata di persona a Tirana e a Sarajevo solo un mese fa, assieme al ministro belga, in modo da rafforzare questo messaggio, ovvero che si tratta di una importante conquista, ma che bisogna prestare attenzione ai casi di abuso. Lo abbiamo detto a tutti i ministri, ai membri del Parlamento e della società civile, alle università e, credo, a tutte le stazioni televisive che siamo riusciti a individuare in questi paesi, in modo da chiarire che si tratta di un’opportunità straordinaria di cui, tuttavia, non si deve abusare.

Disponiamo di un meccanismo di valutazione e monitoraggio e sarò lieta di riferire a voi in merito in primavera per aggiornarvi su come stiamo procedendo.

Per quanto concerne la Russia, sono sorti molti sviluppi positivi, con una maggiore mobilità tra i nostri paesi. In base a tutte le valutazioni, confermate dagli Stati membri, non vi sono indicazioni del fatto che le agevolazioni nel rilascio dei visti abbiano comportato un aumento nelle minacce alla sicurezza oppure all’aumento dell’immigrazione irregolare. Attualmente stiamo definendo una lista comune di misure per la Russia e l’UE, al fine di rendere possibili ulteriori negoziati su come procedere verso la liberalizzazione dei visti.

Per quanto concerne la Georgia, desidero solo ribadire ai miei amici Verdi quanto è stato detto dallo stesso relatore, ovvero che la Georgia ha potuto aderire al Consiglio d’Europa e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla base dell’accordo di riammissione. La normativa dell’UE richiede, inoltre, che gli Stati membri valutino individualmente le richieste d’asilo e che, nel caso di necessità di una protezione internazionale, essi debbano rispettarla in base al diritto comunitario, come anche rispettare il principio di “non respingimento” – vale a dire, che non si deve rimpatriare una persona se vi è la possibilità che questa sia soggetta a comportamenti persecutori o si trovi in grave pericolo nel paese d’origine.

Nel complesso credo che questa sia stata un’ottima discussione. Sarò molto lieta di riferirvi in merito alla valutazione dell’accordo di riammissione. Si tratta, onorevole Busittil, di accordi molto difficili da negoziare ma ci stiamo lavorando. Come ho detto nel mio intervento precedente, all’inizio del prossimo anno verrà svolta una valutazione e sarò lieta di tornare in Parlamento per discuterne le conclusioni e dialogare con voi su come possiamo progredire nella conclusione di questo genere di accordi con i paesi terzi.

 
  
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  Nathalie Griesbeck, relatore.(FR) Signora Presidente, anche io sono altrettanto lieta, come la signora Commissario, della qualità della nostra discussione, che ha dato prova dell’autentico senso di responsabilità di tutte le nostre istituzioni.

Questa responsabilità è anche stata espressa dalle risposte del Commissario e dagli impegni assunti, e sottolineata dalle diverse riunioni di valutazione previste per febbraio e giugno del 2011. Naturalmente non pensavo a un’assunzione di responsabilità immediata nei confronti del Pakistan. Il mio intento era solo di ricordarle le nostre posizioni di fondo. Volevo anche ringraziarla per la volontà che ha espresso in termini di sicurezza reciproca, di risposte alle interrogazioni, di apertura e collaborazione, di apportare delle modifiche e di combattere gli abusi, nonché in termini di rispetto delle diverse circostanze legali.

Sebbene questi accordi giustamente forniscano un quadro giuridico per l’organizzazione delle facilitazioni dei visti e le procedure di riammissione, sulla base di condizioni precise e stringenti, non dobbiamo confondere la questione con la nostra assoluta necessità di definire anche i termini e i parametri di un eventuale diritto di asilo nell’Unione europea.

In conclusione, credo che questa politica assomigli alquanto al Giano Bifronte, la divinità bicefala. Abbiamo parlato di politiche e di procedure. A mio parere, Giano rappresenta i due aspetti, politico e di procedura, dello stesso problema. Esiste, infatti, il lato tecnico delle procedure, delle condizioni poste dalle normative e del loro rispetto, ma anche il lato politico, come detto da alcuni onorevoli colleghi, rappresentato dal consolidamento, dalla collaborazione, e dall’apertura nei confronti dei paesi terzi, apertura che rappresenta i nostri valori. Ma si tratta anche di sondare la disponibilità dei cittadini europei rispetto a tale apertura.

Desidero concludere dicendo che dobbiamo raggiungere un equilibrio tra questi elementi e fare tutto il possibile per rappresentarli con chiarezza ai nostri concittadini. Dobbiamo davvero far comprendere loro il significato di un visto di tre mesi e quindi evitare ambiguità e fraintendimenti. Signora Commissario, contiamo su di lei per questo.

 
  
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  Presidente. – La discussione congiunta è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 14 dicembre.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Kinga Gál (PPE), per iscritto.(HU) Mantenere le esenzioni dall’obbligo di visto è una questione non solo tecnica ma anche squisitamente politica. Tuttavia, le esenzioni dall’obbligo di visto si basano sempre sulla fiducia reciproca e sulla reciproca assunzione di impegni. La discussione odierna trasmette ai paesi interessati il messaggio che la lunga serie di negoziati che li attende, risultante dagli impegni che si sono assunti, non si esaurisce nel momento in cui ottengono l’esenzione dall’obbligo di visto, e che debbono fornire ai loro cittadini anche informazioni su cosa comporti il viaggiare senza visto, al fine di prevenire gli abusi di questa opportunità. L’esenzione concessa alla Serbia e al Montenegro comporterà, principalmente per i giovani che contribuiranno a costruire l’Europa del futuro, la possibilità di acquisire una prospettiva europea. L’esenzione concessa due anni fa ha consegnato a quei paesi un importante messaggio politico e il ripristino dell’obbligo di visto potrebbe avere delle gravi conseguenze. Altrettanto importante è il mantenimento dell’esenzione dall’obbligo di visto per gli ungheresi residenti nella Vojvodina, cittadini che abitano da entrambe le parti del confine, parlano la stessa lingua e condividono legami familiari e culturali molto stretti. Per tutti quei paesi che si stanno affrettando ad aderire all’UE, la creazione di condizioni favorevoli alla convivenza ha una rilevanza speciale, indipendentemente dai confini.

 
  
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  Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto.(PL) Ogni provvedimento di liberalizzazione degli obblighi di visto va incontro alle aspettative delle persone che vivono nei paesi interessati dalle misure in questione. Desidero porre in evidenza che l’accordo di facilitazione del rilascio dei visti tra UE e Giorgia non può essere considerato indipendentemente dall’accordo per la riammissione di immigrati clandestini. In Europa se ne parla da lungo tempo, in quanto la politica dei visti è particolarmente rilevante per l’Unione europea.

La liberalizzazione dei visti significa l’apertura dei paesi dell’UE ai cittadini dei paesi balcanici e, così facendo, si creano delle opportunità di partecipazione al dialogo interno all’Unione europea e di conoscenza della democrazia. Tuttavia, unitamente alla liberalizzazione, dobbiamo anche prendere in considerazione il fatto che agevolare l’attraversamento delle frontiere rende la vita più semplice agli immigrati clandestini e alle organizzazioni criminali. Gli Stati membri debbono applicare procedure uniformi per l’emissione dei visti, dato che Albania e Bosnia-Erzegovina sono in attesa del loro turno. La Commissione europea deve rispettare le condizioni per la liberalizzazione dei visti e vigilare affinché una soluzione positiva non dia adito a difficoltà all’interno degli Stati membri dell’UE. Inoltre, è importante che i paesi coinvolti collaborino e mettano a frutto le esperienze acquisite fin’ora in materia di procedure per la concessione dei visti.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE), per iscritto. (RO) Credo che la Serbia abbia compiuto sforzi enormi per soddisfare le aspettative dell’Unione europea e continuare lungo il cammino verso l’integrazione. I seguenti provvedimenti sono stati presi nel 2009 e 2010: la liberalizzazione dei visti, l’avvio del processo di ratifica dell’accordo di stabilizzazione e associazione, e l’approvazione da parte della Commissione europea per la stesura del parere sulla richiesta della Serbia di adesione all’UE.

È deplorevole, tuttavia, che le autorità serbe non abbiamo diffuso attraverso i media delle spiegazioni adeguate di cosa comporti il regime di viaggi senza visto introdotto nel 2009, al fine di impedire che i suoi cittadini abusassero di questo strumento. Auspico che l’aumento preoccupante delle richieste di asilo nell’UE presentate da cittadini serbi non pregiudichi il processo di adesione della Serbia. Credo fermamente che le autorità serbe risponderanno tempestivamente. Devo anche ricordare che il percorso di adesione dipende dagli sforzi individuali compiuti dalla Serbia per rispettare i criteri di Copenhagen e l’accordo di stabilizzazione e associazione.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. (CS) Rispetto all’argomento generale di questa discussione (i visti) desidero sollevare due questioni molto specifiche ma che, a mio parere, sono della massima importanza. Entrambe le questioni sono cruciali per un’efficace attuazione della politica di buon vicinato dell’Europa. Innanzi tutto, esiste la questione dell’attuazione dell’accordo sulla facilitazione del rilascio dei visti tra Unione europea e Russia. A mio avviso non è sufficiente limitarsi a esprimere delle posizioni critiche, in termini di una valutazione complessiva del funzionamento dell’accordo, rispetto ad alcune misure che anche la Russia ha sfortunatamente dovuto porre in essere nei confronti di cittadini provenienti dall’Unione europea. Questi provvedimenti sono stati necessari a causa della situazione generale della sicurezza nel paese, e alcuni di questi, quali l’obbligo di registrazione, non rappresentano una complicazione per l’agevolazione del rilascio dei visti. La seconda questione riguarda l’apparente preoccupazione rispetto al rilassamento del regime dei visti dell’UE in Serbia, Macedonia e nel Montenegro. Tale preoccupazione si dice derivi dall’aumento nel numero di richieste d’asilo da parte di cittadini di questi paesi, e sono stati adottati alcuni provvedimenti nei confronti degli organismi interni coinvolti, al fine di trovare una soluzione. Tutto ciò è fuorviante e non pertinente. L’UE e la NATO hanno da tempo un’importante influenza sulla situazione politica generale dei Balcani. Queste organizzazioni dovrebbero, innanzi tutto, condurre nei Balcani un genere di politica, e assumere provvedimenti conseguenti, che non costringano la popolazione ad abbandonare questa regione così martoriata.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) “Mai dire gatto se non l’hai nel sacco”. Noi crederemo all’accordo per l’abbattimento delle barriere commerciali con Mosca solo quando sarà stato ratificato e implementato. In questo contesto, dobbiamo semplicemente considerare la decisione russa di ritirarsi dalla firma della Carta dell’energia. Il futuro ci dirà se il Cremlino intenda davvero rispettare le richieste dell’UE per una facilitazione del rilascio dei visti. La liberalizzazione dei visti per i Balcani occidentali, un’area di dimensioni corrispondenti solo una a piccola parte del territorio russo, ha comportato un’ondata di richiedenti asilo. Cosa dobbiamo attenderci, dunque, quando saranno rimosse le restrizioni ai visti del settimo paese più popoloso del mondo? Se un grande numero di islamisti del Caucaso ha la cittadinanza russa, consentiremo a dei potenziali terroristi di entrare nei nostri paesi senza alcun obbligo di visto? Sia nel caso della Serbia, che della Georgia, che della ex Repubblica jugoslava di Macedonia, dobbiamo analizzare la situazione con attenzione e, se necessario, continuare a lavorare per degli accordi di riammissione adeguati. Dobbiamo valutare le esperienze in materia di abolizione dell’obbligo di visto per i paesi dei Balcani, aggiornare il Sistema informativo Schengen II (SIS II) e monitorare l’attuazione dei requisiti per il visto a Mosca. Dobbiamo, inoltre, tenere d’occhio l’aumento del numero di profughi che abbandonano il Caucaso e i paesi dell’Asia centrale per la Russia, unitamente alla crescita del numero di richiedenti asilo di quei paesi che attendono la rimozione delle restrizioni sui visti.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto.(LT) In base ai dati a disposizione dell’agenzia russa di statistiche, nel 2008 sono stati rilasciati più di 1,5 milioni di visti per la Russia a cittadini dell’UE e 3,5 milioni di visti UE sono stati concessi a cittadini russi. Vale a dire più di un quarto di tutti i visti per l’area di Schengen rilasciati in tutto il mondo. La politica dei visti tra UE e Russia è uno strumento importante per approfondire le relazioni interpersonali e consentire l’avvicinamento della Russia all’Unione europea. Desidero attirare l’attenzione sulle difficoltà con cui devono confrontarsi gli abitanti della regione di Kaliningrado della Federazione russa. La maggioranza degli abitanti di quest’isola russa circondata da Stati membri dell’UE, ottiene dei visti a ingresso singolo per brevi soggiorni nei paesi dell’area di Schengen. La maggior parte degli abitanti di Kaliningrado, quando viaggiano negli Stati membri dell’UE confinanti, deve sempre pagare per ottenere un visto e mettersi in fila davanti ai consolati degli Stati membri dell’Unione europea. Recentemente, i rappresentanti di alcune organizzazioni sociali di Kaliningrado hanno tenuto dei picchetti di fronte alla sede della Commissione europea a Bruxelles, chiedendo l’introduzione di condizioni di viaggio speciali per gli abitanti di questa enclave che si recano nei paesi membri, senza per questo collegare tale problema ai negoziati UE-Russia sul regime per i viaggi senza visto.

 
  
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  Iuliu Winkler (PPE), per iscritto.(HU) Negli ultimi anni sono stati avviati dei processi positivi negli Stati dei Balcani occidentali che sembrano cancellare il ricordo che quindici anni fa questa zona era ancora una zona di guerra all’interno dell’Europa. Senza dubbio, l’assistenza esemplare prestata dall’UE a questi paesi nel processo di sviluppo della democrazia, nonché il fatto di aver sempre tenuto in piedi le prospettive di adesione dei paesi di questa regione, hanno contribuito a questi sviluppi positivi. La decisione sulla liberalizzazione dei visti presa un anno fa ha introdotto nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia, in Montenegro e in Serbia la consuetudine europea alla libertà di movimento, e rappresenta un chiaro segnale di attenzione da parte dell’Europa. Senza alcun dubbio la questione dell’immigrazione sta nuovamente diventando una problematica seria di politica interna in alcuni Stati membri, che viene esasperata dalla crisi economica. Tuttavia, credo che la solidarietà europea debba essere esercitata nonostante la crisi, se vogliamo evitare il ritorno dei nazionalismi e del protezionismo. Sebbene i Balcani occidentali non facciano ancora parte dell’UE, la stabilità dell’Europa sudorientale può solo essere raggiunta attraverso l’allargamento dell’Unione europea ai Balcani. L’Unione europea deve vigilare rigorosamente sull’adempimento dei requisiti tecnici relativi alla protezione dei confini ma, nel contempo, deve offrire assistenza per garantire che i cittadini degli Stati dei Balcani occidentali trovino un’opportunità concreta di migliorare il loro tenore di vita e possano considerare l’adesione all’UE un obiettivo raggiungibile. Dobbiamo assistere la regione nel suo viaggio verso lo sviluppo sociale ed economico mediante informazioni più efficienti, una solidarietà ancora maggiore e mezzi economici aggiuntivi, affinché questi cittadini possano trovare la prosperità nei loro paesi.

 
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