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Procedura : 2010/2107(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0331/2010

Testi presentati :

A7-0331/2010

Discussioni :

PV 14/12/2010 - 18
CRE 14/12/2010 - 18

Votazioni :

PV 15/12/2010 - 9.10
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0485

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 14 dicembre 2010 - Strasburgo Edizione GU

18. Piano d’azione per l’efficienza energetica (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0331/2010), presentata dall’onorevole Bendtsen a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sulla revisione del Piano d’azione per l’efficienza energetica [(2010/2107(INI)].

 
  
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  Bendt Bendtsen, relatore.(DA) Signor Presidente, l’obiettivo che l’Unione europea vorrebbe raggiungere – il 20 per cento in termini di efficienza e risparmio energetici entro il 2020 – rischia di diventare l’ennesima profezia di Lisbona. Con le iniziative attuali, possiamo pensare di arrivare al 10 o all’11 per cento: non è abbastanza. Dobbiamo investire nell’efficienza energetica per motivi economici, commerciali, ambientali e sociali. Una maggiore attenzione all’efficienza energetica significa, in primo luogo, utilizzare meno energia, con i risparmi che ne conseguono: secondo i dati della Commissione, i benefici finanziari che otterremo, se riusciremo a raggiungere l’obiettivo del 20 per cento, ammontano a circa 1 000 euro all’anno per nucleo familiare.

Mentre oggi la Cina e gli Stati Uniti effettuano notevoli investimenti in questo settore, in Europa la situazione è assai meno vivace: ci siamo fatti staccare. In Cina lo Stato sovvenziona queste industrie, e gli Stati Uniti offrono alle imprese condizioni quadro veramente eccezionali; i cittadini europei, invece, pensano solo a godersi lo stipendio mensile. Non si dedica attenzione sufficiente all’innovazione, né alla realizzazione di risultati concreti. Da un punto di vista politico, dobbiamo dedicarci ad alcuni settori che ci possono consentire di lasciare questo mondo in condizioni migliori di quelle in cui lo abbiamo trovato; settori che, peraltro, garantiranno anche un cospicuo ritorno economico, creeranno nuovi posti di lavoro e miglioreranno la nostra competitività.

L’efficienza energetica offre poi un vantaggio supplementare: dà lavoro alle piccole e medie imprese europee. I tre pilastri fondamentali della politica di efficienza energetica dell’Unione europea sono, a mio avviso, i piani d’azione nazionali, la politica di prodotto e l’edilizia. Si tratta di tre tipi di politiche assai diversi: cominciamo dai piani d’azione nazionali, che non si sono dimostrati molto efficaci ma dispongono comunque di un ampio potenziale. Occorre perciò snellirli e offrire alla Commissione l’opportunità di utilizzarli attivamente come strumenti. La Commissione avrà la possibilità di respingere i piani d’azione che non siano sufficientemente ambiziosi: in tal modo sarà garantita la trasparenza a favore dei cittadini. E’ però importantissimo conservare l’indipendenza degli Stati membri e garantire loro la facoltà di decidere autonomamente dove indirizzare i propri sforzi. In alcuni paesi il potenziale risparmio energetico dell’edilizia è maggiore che in altri, e paesi che si trovano in una situazione totalmente diversa si dedicheranno presumibilmente a incrementare i risparmi energetici connessi alla produzione.

Il secondo pilastro è la politica di prodotto, che comprende sia l’introduzione di standard che l’etichettatura. Gli standard sono di gran lunga il più importante dei due elementi, e non è affatto difficile dimostrare l’entità dei risparmi che si effettueranno grazie agli standard; anche in questo caso, ciò stimolerà l’innovazione.

Anche la politica edilizia è importante. Gli obiettivi verranno fissati in relazione alla tabella di marcia 2050. L’edilizia è un elemento assolutamente essenziale della politica energetica e climatica: il 40 per cento del nostro consumo energetico è causato dagli edifici. Si tratta di un settore in cui si possono effettuare risparmi che risulteranno evidenti al momento di fare i conti definitivi. Sono convinto che questi tre settori forniranno una solida base alla competitività e all’innovazione per molti anni a venire. La relazione raccomanda quindi di istituire uno strumento finanziario per stimolare gli investimenti nei progetti relativi all’efficienza energetica. In alcuni paesi europei esistono modelli che permettono di offrire agli investimenti ripetuti interventi di stimolo, e occorre chiedersi se anche l’Unione europea non debba gestire le proprie finanze in tal modo. Mi auguro che il Parlamento decida di adottare questa relazione con un’ampia maggioranza politica, poiché essa riguarda un settore importante, e anzi importantissimo per l’Europa e per le nostre imprese.

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, in primo luogo esprimo la mia gratitudine alla commissione del Parlamento per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, alla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e alla commissione per lo sviluppo regionale per l’intenso dibattito e per la relazione che ci accingiamo a discutere oggi. I miei ringraziamenti vanno in particolare all’onorevole Bendtsen, ma anche agli altri deputati che ormai da molto tempo si occupano di questo tema, dimostrando un elevato livello di competenza.

Analizziamo la situazione provvisoria dei tre obiettivi del 20 per cento che ci siamo posti: CO2, energie rinnovabili nel mix energetico e maggiore efficienza energetica. Per quanto riguarda il CO2 e le energie rinnovabili stiamo registrando lusinghieri progressi, ma in fatto di efficienza energetica siamo appena agli inizi; se non ci decidiamo ad agire non riusciremo a raggiungere l’obiettivo. In altre parole, benché il Parlamento, il Consiglio e tutte le istituzioni europee abbiano fissato un obiettivo, i nostri progressi – in particolare dopo la crisi – difficilmente produrranno un incremento del 20 per cento dell’efficienza energetica; anzi, vista la situazione in cui ci troviamo ora, nel giro di dieci anni sarebbe possibile ottenere al massimo un 8, 9 o 10 per cento.

In secondo luogo vorrei osservare che il termine efficienza energetica non mi sembra del tutto soddisfacente, perché è incomprensibile per chiunque tranne che per noi. Provate a chiedere ai vicini o agli amici: capiranno esattamente cosa vuol dire risparmio energetico, ma l’espressione efficienza energetica rimarrà un astruso termine tecnico. In realtà, per quanto riguarda quest’obiettivo, il problema sta nel fatto che non abbiamo ancora deciso definitivamente quale sia il concreto traguardo da raggiungere. Disponiamo di una valutazione complessiva dei consumi energetici per il 2005, integrata da dati per il 2007 – a causa dell’adesione di Romania e Bulgaria – e quell’anno rappresenta il punto di partenza. Il livello di consumi cui si fa riferimento in quella sede è ben noto. A quell’epoca – non ero ancora in carica – tutte le decisioni riflettevano previsioni normali, o in altre parole una domanda energetica in crescita, da cui si sottraeva poi il 20 per cento. Mi chiedo ora se la domanda di energia sia effettivamente destinata a crescere, qualora non si effettuino risparmi energetici. Nel mio paese – la Germania – probabilmente no; ma nei nuovi Stati membri è sicuramente destinata a crescere – basti pensare ai veicoli a motore, al numero di automobili per abitante, alle dimensioni delle abitazioni, allo sviluppo industriale. Finora, però, nessuna relazione obiettiva ha valutato tali previsioni: il venti per cento, ma non sappiamo di quanto. Abbiamo PRIMES e altri modelli, ma rimango scettico su parecchie previsioni quantitative. Per esempio, alcuni Stati membri fondatori affermano che, senza risparmi energetici, la loro domanda di energia sarebbe destinata a salire bruscamente da qui al 2020. Una riduzione del 20 per cento ci riporta esattamente ai dati del 2005; è palesemente impossibile. Ne consegue, in primo luogo, che abbiamo bisogno di cifre, prospettive e previsioni attendibili: intendiamo elaborarle entro febbraio o marzo.

Mi aspetto che, in febbraio, i capi di Stato e di governo affrontino questo problema con la stessa serietà di cui avevano dato prova prima della crisi; ritengo infatti che – nella situazione attuale – gli Stati membri non siano disposti a votare obiettivi vincolanti. Su questo punto si potrà forse raggiungere una maggioranza in Parlamento, ma gli Stati membri intendono lavorare su base volontaria e sono ancora ben lontani dall’accettare gli obiettivi vincolanti decisi due o tre anni fa. Dobbiamo perciò stabilire chiaramente quale sia la previsione per il 2020 senza efficienza energetica – più che altro da un punto di vista puramente teorico – e poi operare una semplice riduzione del 20 per cento.

Dobbiamo poi chiederci: da dove cominciare? In primo luogo dal parco immobiliare. Nei settori dell’edilizia, del lavoro e dell’industria sono gli edifici esistenti quelli su cui occorre intervenire in maniera più massiccia. A tal proposito, penso che l’esempio debba venire dai proprietari pubblici: amministrazioni comunali, Stati. In altre parole, l’efficienza va ricercata anzitutto in tutte le situazioni in cui il proprietario è lo Stato. In secondo luogo, disponiamo di programmi strutturali a livello europeo e di programmi di ristrutturazione diversi nei diversi paesi: dobbiamo collegare questi due elementi. Forse avremo meno denaro per finanziare la pavimentazione delle piazze del mercato e la costruzione di circonvallazioni, però cofinanzieremo in misura maggiore l’efficienza energetica. Mi sembra che ciò costituisca un obiettivo cruciale anche per il prossimo periodo di bilancio a livello europeo.

Viene poi il tema dei trasporti. E’ superfluo dire che in questo settore dobbiamo effettuare dei risparmi: sappiamo infatti che in alcuni Stati membri vi sono 550 automobili – con motore a benzina e diesel – per ogni 1 000 abitanti, mentre in altri ve ne sono 100 o 120. E’ una situazione destinata a uniformarsi, ma ciò non significa che la Germania scenderà a 100 automobili per 1 000 abitanti, bensì che in tutta Europa vi saranno 400 o 500 automobili per 1 000 abitanti. Nel settore dei trasporti occorre quindi maggiore efficienza energetica. Per inciso, la forma di trasporto più efficiente è quella che si riesce a evitare. In terzo luogo c’è poi l’industria, e al quarto il settore energetico.

La questione della natura vincolante di tali misure è stata ampiamente discussa in seno al Parlamento europeo. Alcune settimane fa abbiamo sollevato il problema nel corso di una colazione di lavoro informale del Consiglio “Energia”. Posso riferirvi che gli Stati membri e i ministri per l’Energia stanno affrontando il problema dell’efficienza energetica con grande cautela e senso di responsabilità, ma non sono ancora pronti ad adottare una decisione in materia di obiettivi vincolanti. Per inciso, pensiamo a uno Stato membro emergente come la Polonia: riuscirà ad assorbire una diminuzione del 20 per cento? Ne dubito. Oppure consideriamo Stati membri già saturi come la Germania, l’Austria o l’Italia: come indurre l’Austria o la Germania, per esempio, ad accettare un taglio del 30 per cento per dare modo alla Polonia di adeguare agli obiettivi il proprio sviluppo economico, il numero di automobili per abitante o qualsiasi altro fattore? A tale riguardo ci aspettano ancora aspre discussioni concernenti le modalità di applicazione dettagliata di questo Piano nei vari settori – industria, settore energetico, edilizia e trasporti – e negli Stati membri.

Ora esaminerò la relazione, del cui contenuto vi ringrazio. Voglio discutere questo problema il 4 febbraio, in seno al Consiglio europeo, per verificare ancora una volta con precisione il grado di serietà con cui i governi affrontano il tema, e poi tornerò in Parlamento recando una proposta concreta per un nuovo piano per l’efficienza energetica. Sono certo che allora, nel corso della primavera e dell’estate, avremo sufficienti opportunità di discutere tutti i dettagli, compresa la questione degli obiettivi vincolanti.

Alla luce del principio di sussidiarietà, l’approccio corretto potrebbe consistere in un piano a due fasi. La fase 1 sarebbe volontaria. Ci attendiamo che i piani d’azione nazionali per l’efficienza energetica vengano presentati a scadenza annuale e indicheremo le nostre aspettative annuali rispetto alla realizzazione del risultato, ma non intendiamo aspettare fino al 2020. Anzi, se sarà il caso, dopo due anni passeremo a obiettivi vincolanti, se avremo constatato che nei primi due anni la fase volontaria non avrà dato luogo a progressi verso l’obiettivo del 20 per cento negli Stati membri. Vi ringrazio molto per il dibattito odierno.

 
  
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  Peter Liese, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.(DE) Signor Presidente, Commissario Oettinger, onorevoli colleghi, devo in primo luogo fare una correzione: la traduzione tedesca mi attribuisce il titolo di presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ma non è esatto; sono il relatore. In tale ruolo, comunque, desidero esprimere sinceri ringraziamenti all’onorevole Bendtsen per il suo ottimo lavoro e per l’eccellente cooperazione che ci ha garantito. Egli ha presentato una strategia ambiziosa in tema di efficienza energetica nell’Unione europea. L’efficienza energetica è il metodo più efficace, sotto il profilo dei costi, per ridurre le emissioni e diminuire la nostra dipendenza dalle importazioni di energia. Ciò consentirà la creazione di posti di lavoro, e il denaro da noi investito non prenderà più la strada della Russia, del Medio Oriente o di altre regioni, ma rimarrà nella nostra economia.

La commissione per l’ambiente ha adottato un parere ampio e articolato. Non è necessario che io ne ripeta qui l’intero contenuto, ma anch’esso è assai ambizioso. Non tutte le sue parti sono di uguale importanza, ma vorrei sottolineare ancora una volta due punti. In primo luogo – ne abbiamo già parlato, signor Commissario – proponiamo che l’Unione europea si prefigga un obiettivo di lungo termine in materia di efficienza energetica; infatti, se pianifichiamo fino al 2050, dobbiamo anche sapere almeno approssimativamente quanto consumiamo. In secondo luogo, anche noi abbiamo messo in rilievo i problemi connessi alla definizione. A mio avviso dovremmo prendere come base la quantità di energia consumata, che è un fattore misurabile per cui disponiamo di dati. Per esempio, non abbiamo dati per alcun altro elemento, in termini di misurazione per unità. E’ questo quindi, a mio avviso, l’approccio corretto, e spero che nei prossimi mesi potremo integrarlo nella strategia in maniera corrispondente.

 
  
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  Lena Kolarska-Bobińska, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale.(PL) Signor Presidente, signor Commissario, l’efficienza energetica è una delle sfide più importanti che l’Unione europea dovrà affrontare nel corso dei prossimi dieci anni; ed è anche un elemento cruciale della nostra strategia energetica. Attualmente, è prioritario che gli Stati membri attuino le indicazioni costruttive contenute nella relazione e la strategia energetica della Commissione. A tale scopo, è prima necessario risolvere parecchi problemi. A livello di Unione europea, siamo ancora alle prese col problema di misurare l’efficienza energetica. Attualmente, a questo fine utilizziamo le previsioni per il 2020; ma non sarebbe ragionevole adottare obiettivi giuridicamente vincolanti sulla base di tali previsioni. Per quanto riguarda il futuro, non siamo certo dei veggenti. Di conseguenza, è necessario sviluppare una tecnologia nuova e più perfezionata, come già si è rilevato nella discussione odierna. Tale tecnologia ci permetterà di realizzare il nostro obiettivo.

E’ importante altresì tener conto delle differenze regionali: il modo in cui si utilizza l’energia a Copenaghen è diverso da quello cui si fa ricorso nella Polonia orientale. Non esiste un unico piano d’azione adatto a tutte le circostanze, e dobbiamo assicurarci che tali piani siano compatibili con la realtà. Le autorità regionali e locali saranno responsabili dell’attuazione delle politiche per l’efficienza energetica, e perciò la Commissione europea e gli Stati membri devono coordinare la propria attività con le autorità locali. In caso contrario, si guadagneranno la fama di mostri burocratici capaci solo di scaricare su regioni e cittadini costi enormi. Se non ricorreremo a una gestione a più livelli e non stanzieremo finanziamenti, l’intero progetto sarà destinato al fallimento.

 
  
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  Herbert Reul, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero in primo luogo ringraziare coloro che hanno lavorato a questa relazione e soprattutto l’onorevole Bendtsen. Vorrei soffermarmi su due aspetti che dovrebbero, forse, offrire materia di riflessione. Tutti siamo d’accordo sul fatto che l’efficienza energetica, cioè un uso economicamente razionale dell’energia, è la soluzione più semplice e più ragionevole. La domanda però è questa: come realizzare tale obiettivo? E vorrei aggiungere un’altra domanda: quale risultato ha veramente ottenuto il nostro Parlamento tornando costantemente ad annunciare ai cittadini nuove e più alte percentuali? Abbiamo davvero ottenuto qualcosa di più, o effetti più tangibili? Perché e in quali settori abbiamo usato l’energia in maniera più efficiente? Apprendo che l’industria – che consuma grandi quantità di energia – sta utilizzando l’energia in maniera più efficiente perché in tal modo risparmia denaro e ne ottiene effetti positivi. Apprendo pure che i cittadini, quando notano che una particolare apparecchiatura consuma più o meno energia – ossia se possono constatarlo concretamente e scorgere un vantaggio per se stessi – decidono a favore dell’efficienza energetica. Forse partire dalle percentuali è un criterio completamente sbagliato e dovremmo invece adottare un approccio che faccia leva sugli incentivi.

Ed ecco la mia seconda domanda: il Commissario ci ha illustrato con lucida eloquenza quanto sia arduo spiegare cosa sia veramente l’efficienza energetica. In effetti, in che cosa consiste? Quanto sono diversi i criteri di attuazione cui ricorrono gli Stati membri? La collega che mi ha preceduto ha osservato che gli Stati membri si trovano in situazioni diversissime – totalmente diverse – dal punto di vista economico e geografico. Utilizzare un unico dato vincolante è davvero la soluzione giusta, o forse dovremmo pensare a un metodo diverso? In fatto di politica energetica, a mio avviso, dovremmo in una certa misura staccarci dal dibattito del passato, che ha tentato di ottenere risultati ricorrendo a un armamentario di nude cifre, obiettivi vincolanti e soluzioni miracolose, perché è chiaro che i risultati sono stati deludenti. Forse, per una volta, dovremmo esplorare una via alternativa che passi per soluzioni varie e differenziate, tenendo conto delle differenti situazioni ma giungendo anche a risultati concreti. Ciò che conta è la meta cui si giunge, piuttosto che le nostre circostanze particolari.

(L’oratore accetta di rispondere a una domanda “cartellino blu” ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8 del regolamento)

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D) . – (DE) Signor Presidente, vorrei porre un’unica domanda all’onorevole Reul. Non è possibile fissare obiettivi vincolanti nel corso dello sviluppo e considerarli però differenziati? Lei pone a contrasto i concetti di “vincolante” e “differenziato”, mentre io son convinto che sia possibile unificarli. Approvo senza riserve alcune delle misure proposte dalla Commissione, ma forse possiamo trovare il modo di procedere con un criterio differenziato sulla base dei fattori geografici e di altro tipo, conservando però alla fine obiettivi vincolanti.

 
  
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  Herbert Reul (PPE) . – (DE) Signor Presidente, anch’io sono favorevole a soluzioni differenziate e come lei, onorevole Swoboda, sto riflettendo sul modo migliore per individuare tali soluzioni. Per quanto riguarda il settore in cui intervenire, non dobbiamo precluderci alcuna possibilità. Partirò dalla situazione odierna: mi sembra che procurarci una scappatoia a suon di percentuali e obiettivi vincolanti sia essenzialmente un approccio sbagliato. Invito piuttosto tutti noi a ripensare obiettivi e modalità per raggiungerli con un criterio graduale. Mi rammarico che non siamo riusciti a ottenere risultati più cospicui; forse proprio per questo dovremmo scegliere un approccio diverso.

 
  
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  Britta Thomsen, a nome del gruppo S&D.(DA) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, per prima cosa vorrei ringraziare l’onorevole Bendtsen e gli altri relatori per la proficua cooperazione che hanno sviluppato su questa relazione.

Siamo riusciti a raggiungere un accordo in molti settori: non ultimo, l’ambizione di cogliere il frutto, da lungo tempo maturo, prodotto dall’incremento dell’efficienza energetica. Ci sono stati però anche punti di contrasto: non siamo d’accordo sull’opportunità di fissare obiettivi ambiziosi e vincolanti in fatto di efficienza energetica.

A mio parere, è essenziale battersi senza cedimenti per l’obiettivo minimo di un incremento del 20 per cento dell’efficienza energetica. E’ questa la via da seguire se vogliamo realizzare un’economia verde e sostenibile che possa creare in Europa un milione di nuovi posti di lavoro. E’ altrettanto cruciale, però, che tali obiettivi di efficienza energetica siano vincolanti per gli Stati membri, poiché tutti possono constatare che in moltissimi settori le raccomandazioni e gli obiettivi dell’Unione europea rimangono disattesi appunto perché non sono vincolanti.

Allo stesso tempo, abbiamo osservato che gli obiettivi vincolanti effettivamente funzionano. E’ ovvio, perciò, che lo stesso ragionamento debba valere anche per le misure in materia di efficienza energetica. Come sappiamo, questo è il metodo di gran lunga più economico per ridurre le emissioni di CO2, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e insieme far sì che i consumatori debbano sostenere costi minori per il riscaldamento; una spesa minore per il riscaldamento rappresenterebbe un importante passo in avanti per i molti europei vittime di quella che potremmo definire povertà energetica.

E’ vittima della povertà energetica chi deve spendere una percentuale relativamente alta del proprio reddito per il riscaldamento dell’alloggio. Attualmente non esistono definizioni comuni di povertà energetica, né sono state varate adeguate iniziative politiche allo scopo di ridurla; ma le conseguenze di tale povertà sono disastrose. Essa provoca il deterioramento della salute e delle condizioni di vita complessive dei gruppi a basso reddito. Di conseguenza dobbiamo erogare prestiti a buon mercato a favore degli investimenti nel settore dell’efficienza energetica delle abitazioni private, utilizzando a tale scopo anche i Fondi strutturali.

Attendo con ansia il voto di domani, augurandomi che esso dia per risultato un’ampia maggioranza a sostegno della relazione e di una decisa azione di lotta contro la povertà energetica.

 
  
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  Fiona Hall, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor  Presidente, desidero rendere omaggio all’onorevole Bendtsen, che ha profuso in questa relazione un impegno intensissimo, collaborando strettamente con i relatori ombra degli altri partiti. Egli è riuscito a condurre i deputati a una posizione unitaria su questo tema, e merita calorose congratulazioni.

Il tema del risparmio energetico si collega a un numero vastissimo di altri problemi. Il primo è il cambiamento climatico; Cancún ci ha ricordato quanto lavoro resti ancora da fare, e il risparmio energetico è il metodo più semplice e più economico per ottenere una riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas a effetto serra. Il secondo è la sicurezza energetica; la settimana scorsa mi trovavo a Zagabria, per discutere il tema dell’adesione della Croazia insieme ai colleghi liberali, ed essi mi hanno informato che la Croazia importa il 50 per cento della propria energia; per di più, essa consuma una quantità di energia doppia di quella che le basterebbe se adottasse adeguate misure di efficienza energetica.

Ora, con il trattato di Lisbona, l’energia è una competenza comune europea, e di conseguenza anche l’efficienza energetica deve diventare una responsabilità comune.

Intensificare gli sforzi in materia di risparmi energetici significa anche affrontare i problemi estremamente pratici con cui i cittadini sono alle prese nella vita quotidiana. Troppa gente vive nella povertà energetica, e deve lottare per riscaldare case dotate di un isolamento inadeguato. Rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico vuol dire lasciare ai cittadini più denaro da spendere nell’economia locale in questo periodo di difficoltà finanziarie ed economiche; e si avrebbe pure l’effetto di creare molte migliaia di posti di lavoro nell’economia locale.

Alla luce di tutte queste ricadute positive, è sconcertante dover constatare che l’obiettivo del 20 per cento di efficienza energetica è proprio quella parte del pacchetto 2020 che oggi pare destinata al fallimento, come ci ha annunciato il Commissario. In effetti, secondo i dati più recenti ci stiamo avviando a raggiungere solo il 9 per cento, anziché il 20 per cento previsto per il 2020.

E’ giunto il momento, mi sembra, di ammettere sinceramente che nel 2008 ci siamo sbagliati: avremmo dovuto rendere gli obiettivi vincolanti già in quell’occasione. Ora dobbiamo veramente rompere gli indugi e trovare il modo di rendere possibile questo passo.

Ringrazio il Commissario, che ci ha informato in merito alle iniziative che sta preparando per l’anno prossimo. Mi sembra ormai tempo di prendere una decisione politica: dobbiamo darci un obiettivo vincolante in materia di risparmio energetico, poiché l’assenza di tale obiettivo mette a repentaglio tutti i nostri sforzi relativi all’economia, alla sicurezza energetica e al cambiamento climatico.

 
  
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  Yannick Jadot, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, desidero in primo luogo congratularmi con il relatore per la qualità del lavoro e in linea di principio, chiaramente, dichiararmi favorevole ad adottare domani la relazione già adottata in sede di commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.

Passiamo ora all’incredibile potenziale offerto dai risparmi energetici – un’osservazione che è già stata formulata in questa sede. I documenti della stessa Commissione europea mostrano che se bloccassimo l’eccessivo consumo di energia e riducessimo lo spreco di energia del 20 per cento, potremmo creare un milione di posti di lavoro, risparmiare quasi 1 000 euro per ogni famiglia europea e ridurre nettamente la nostra bolletta energetica esterna.

In Europa, una riduzione o un risparmio energetico del 20 per cento equivale, in termini energetici, a 15 gasdotti Nabucco; attualmente quest’obiettivo ci sta sfuggendo. Questa osservazione è stata formulata dall’onorevole Hall, e a mio parere abbiamo difficoltà di calcolo. Se oggi le relazioni indicano che siamo ben lontani dal traguardo del 20 per cento, possiamo valutare i risparmi che riusciamo (o non riusciamo) a fare ogni anno. Sappiamo pure che l’approccio dell’etichettatura energetica e dell’ecoprogettazione per le automobili, e così via, non porta a una coerenza complessiva e non ci permette di raggiungere i risultati che ci siamo prefissi.

Il dibattito che stiamo tenendo mi sorprende un poco. Mi scusi, signor Commissario, ma quando lei afferma che abbiamo difficoltà a definire l’efficienza energetica questo sarà forse vero dal punto di vista teorico, ma il pacchetto clima-energia è chiarissimo per quanto riguarda l’obiettivo. Esso afferma che il consumo di energia deve essere ridotto del 20 per cento al di sotto di un livello di riferimento. Questo problema non ha nulla a che vedere con la definizione di efficienza energetica. Vi sono livelli di energia cui dobbiamo tornare: ecco ciò che afferma il pacchetto clima-energia.

Ci vengono a dire che un obiettivo vincolante non è necessario; ebbene, ne fissiamo uno per le energie rinnovabili. Pochi giorni fa, a Cancún, la Commissione europea ha negoziato un accordo vincolante sul cambiamento climatico cercando di difendere il protocollo di Kyoto, e in quest’Aula ora facciamo riecheggiare le argomentazioni di Stati Uniti e Cina quando affermiamo: “Indicheremo obiettivi volontari e poi, se un giorno ci accorgeremo che non funzionano, fisseremo obiettivi vincolanti”.

Per quanto riguarda la relazione in esame, alcuni colleghi hanno proposto di rafforzare la parte sull’edilizia. C’è spazio per adottare un iniziativa europea su vasta scala nel settore dell’edilizia, che tuttavia è responsabile del 40 per cento del nostro consumo energetico; possiamo fare molto di più nel campo delle ristrutturazioni.

Infine, sui cittadini incombe oggi il freddo; pagano una bolletta energetica molto alta. Se l’Europa uscirà dalla crisi, l’energia diventerà molto più costosa a livello internazionale, e i cittadini dovranno fare i conti con un doppio aumento dei prezzi. Dobbiamo accelerare il ritmo della nostra azione, e le chiedo, signor Commissario, di insistere presso il Presidente Van Rompuy affinché la riunione del 4 febbraio sia dedicata anche al consumo energetico. Da questo punto di vista, la tabella di marcia che egli ci propone oggi è indecorosa.

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, desidero soprattutto ringraziare il relatore per la cooperazione aperta ed estremamente costruttiva che ci ha offerto nel corso della preparazione della relazione. Nel mio intervento vorrei occuparmi essenzialmente di un problema: il nostro gruppo politico non sarà in grado di accettare l’introduzione di obiettivi vincolanti di efficienza energetica nel sistema europeo. In primo luogo, non disponiamo di una metodologia comune per misurare l’efficienza; sono troppi gli indicatori non comparabili. Occorre fissare obiettivi separati per ciascun paese, per tener conto del diverso potenziale di risparmio come pure dei risultati già raggiunti in questo settore. Porto come esempio il mio paese: dal 1990 la Polonia ha migliorato la propria efficienza energetica del 50 per cento, ma nonostante ciò rimane un paese a bassa efficienza in confronto alla media europea. L’introduzione di un obiettivo vincolante e uniforme, politicamente dannosa, provocherà una ripartizione disuguale del costo dei cambiamenti tra gli Stati membri.

 
  
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  Marisa Matias, a nome del gruppo GUE/NGL.(PT) Signor Presidente, anch’io vorrei esordire osservando che, a mio parere, questo è il momento opportuno per presentare una proposta di revisione del Piano d’azione per l’efficienza energetica; se ancora sussistessero dei dubbi, il dibattito in cui siamo impegnati oggi li dissiperà. La politica per l’efficienza energetica è assolutamente fondamentale in un ampio ventaglio di settori: dall’edilizia alle infrastrutture energetiche, dalla tecnologia dell’informazione e della comunicazione ai trasporti e alle questioni finanziarie; tutti questi temi e molti altri, anzi, tutti gli altri settori. E’ essenziale dotarci di politiche coordinate e articolate, poiché altrimenti non potremo raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi. Come ho già ricordato, la politica per l’efficienza energetica è indispensabile pure per metterci in grado di combattere il cambiamento climatico, in rapporto alla riduzione delle emissioni – problema cui dobbiamo dare una risposta.

Non possiamo tenere, da un lato, un dibattito a sostegno della riduzione di emissioni, e dall’altro un altro dibattito in materia di efficienza energetica, in cui ne proclamiamo l’impossibilità. Vorrei perciò mettere in rilievo alcuni punti che mi sembrano fondamentali nel quadro di questo dibattito. In primo luogo, è importante per noi fissare obiettivi vincolanti. Come ho osservato in precedenza, affidandoci ai criteri volontari siamo giunti al punto in cui ci troviamo ora: non possiamo fissare obiettivi vincolanti perché sarà impossibile raggiungere il traguardo del 20 per cento per l’efficienza energetica entro il 2020, e alla fine annunceremo all’opinione pubblica europea di aver fatto promesse a vuoto – in realtà il traguardo non sarà raggiunto perché ci siamo fermati al 9 per cento appena. Mi sembra un’argomentazione inaccettabile e contraddittoria, poiché la mancata realizzazione dell’obiettivo del 20 per cento per l’efficienza energetica dipende proprio dalla rinuncia a fissare obiettivi vincolanti in questo senso. Se gli obiettivi hanno quest’effetto, hanno pure l’effetto di fornire una motivazione a politiche e progetti. Se non vogliamo agire in questo campo ci comportiamo da vili, e non possiamo affidarci alla buona volontà; dobbiamo affidarci – purtroppo, in questo caso – alla volontà politica.

Mi auguro che domani la volontà politica sia incline a fissare l’obiettivo del 20 per cento per l’efficienza energetica entro il 2020, e non solo perché la realizzazione di tale traguardo consentirebbe di creare un milione di posti di lavoro: nuovi posti di lavoro, e nella situazione in cui ci troviamo non possiamo certo trascurare l’opportunità di creare occupazione. Il quadro che abbiamo di fronte – con il rifiuto di assumere un impegno comune – è identico a quello cui si assiste per la politica economica a livello europeo.

L’Unione europea si sta dimostrando incapace di dotarsi di una politica economica per la creazione di posti di lavoro; e si dimostra altrettanto incapace di dotarsi di una politica comune per l’efficienza energetica. Mi auguro che le cose cambino; mi auguro che possiamo giungere al successo non solo in questo settore, ma anche in quello dell’edilizia; e spero vivamente che domani saremo in grado di dare una risposta che non sia solo coordinata e articolata, ma costituisca una risposta efficace alla crisi che stiamo attraversando.

 
  
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  Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD.(SK) Signor Presidente, la revisione negoziata del Piano d’azione per l’efficienza energetica illustra molti metodi tramite i quali l’Unione europea può cercare di realizzare una riduzione programmata dei volumi di gas a effetto serra entro il 2020.

La filosofia del testo presentato si basa sulla logica per cui è possibile ottenere drastici tagli dei costi di produzione e dell’inquinamento ambientale con una gestione razionale dell’energia e con l’adozione di misure necessarie e sostenibili per limitare gli sprechi di energia in tutti i settori di consumo energetico. Le misure proposte non riguardano solo le infrastrutture energetiche – ossia la produzione e la trasmissione di energia – ma anche il settore edilizio, la produzione industriale e i trasporti. Le misure stesse vengono generalmente descritte come postulati di base, i cui previsti benefici non è necessario precisare. E’ indubbiamente positivo che l’Unione europea abbia compilato un elenco sintetico di misure suscettibili di incrementare gradualmente l’efficienza energetica. Per quanto riguarda però la scadenza posta all’impegno dell’Unione di ridurre il volume delle emissioni di gas a effetto serra, prodotte in Europa, del 20 per cento entro il 2020, sarebbe forse opportuno riflettere su misure, portata, costo e risultati finali che siamo preparati a sostenere entro 10 anni nel quadro di opzioni e poteri attualmente vigenti.

Non sto affermando che dovremmo rinunciare a promuovere cambiamenti o a incrementare l’efficienza della produzione e trasmissione di energia, bensì che – alla luce dei costi e del tempo necessari per la pianificazione, il progetto e l’attuazione – non penso che si possano registrare cambiamenti importanti in questo settore entro il 2020, e neppure per una serie di altre misure proposte. Di conseguenza, sono fermamente convinto che, a partire dall’ampio documento prima ricordato, la Commissione dovrebbe selezionare alcune misure praticabili dal punto di vista organizzativo, finanziario e dei tempi; su tali misure dovremmo poi concentrarci per imprimere un forte impulso iniziale all’adozione di una filosofia di gestione dell’energia che si inserisca dapprima nella mentalità della comunità degli esperti, e poi dell’opinione pubblica in generale. Dopo tutto, signor Commissario, stiamo già cercando di fornire un sostegno al riscaldamento degli edifici, e di incoraggiare i cittadini a cambiare beni di consumo o automobili, per acquistarne di migliori e più efficienti. Continuiamo su questa strada in maniera più perentoria, e forse più sofisticata, incoraggiando in maniera ancor più decisa l’introduzione di misure nuove e razionali. E’ questo, a mio avviso, il modo migliore per promuovere l’efficienza energetica.

 
  
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  Arturs Krišjānis Kariņš (PPE) . – (LV) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ho una domanda. Chi conosce il quantitativo di petrolio e gas che importiamo in Europa? Chi conosce il quantitativo di petrolio e gas che viene estratto in Europa? La riposta è che, pur estraendo un certo quantitativo in Europa, rispetto alle nostre necessità, noi importiamo petrolio e gas su vasta scala dal Medio Oriente e dalla Russia. Tale dipendenza dalle importazioni, che tende a crescere, ci rende poi sempre più difficile dare una base oggettiva ai nostri rapporti con questi paesi terzi. In ogni caso, onorevoli colleghi, riflettiamo per un attimo sul significato di tale importazione di petrolio e di gas. Quale significato ha per le nostre popolazioni? Si tratta, in effetti, dell’esportazione di denaro europeo verso questi paesi terzi; importando petrolio e gas, noi in realtà esportiamo denaro.

Che cosa sappiamo del futuro? Sappiamo che in futuro il prezzo che paghiamo per il petrolio e il gas sarà inesorabilmente destinato ad aumentare, poiché tali risorse diventano sempre meno accessibili ed estrarle è sempre più costoso. Ciò significa che in futuro, se non modifichiamo il nostro comportamento, continueremo a esportare crescenti quantità del nostro denaro dall’Unione europea verso paesi terzi.

Onorevoli colleghi, c’è un metodo semplice per bloccare questa massiccia esportazione di denaro dall’Unione europea, un metodo anzi semplicissimo: la conservazione. Bisogna conservare l’energia. Conservare l’energia significa in realtà guadagnare denaro che potremo poi investire non in paesi terzi ma nelle nostre economie. Invito perciò tutti i colleghi a sostenere la relazione dell’onorevole Bendtsen sull’efficienza energetica, che costituisce un metodo per venire concretamente in aiuto alla nostra economia. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Marita Ulvskog (S&D) . – (SV) Signor Presidente, anch’io desidero per prima cosa ringraziare l’onorevole Bendtsen. La conclusione della relazione è chiarissima: dobbiamo dotarci al più presto possibile di obiettivi vincolanti in materia di efficienza energetica. Una simile misura è importante per una lunga serie di ragioni: ragioni economiche e ragioni relative alla concorrenza, all’occupazione, all’ambiente e al clima.

Il Commissario Oettinger si è soffermato su un problema linguistico, connesso alla distinzione tra risparmio energetico ed efficienza energetica; la domanda è: di che cosa stiamo veramente parlando? Nel mio paese si usa dire che è sciocco lasciare che il fuoco scappi dal camino; in altre parole, non dobbiamo usare le nostre risorse energetiche in modo da ricavarne un beneficio insufficiente. E’ una considerazione lapalissiana, e parecchi di voi hanno menzionato l’equilibrio da rispettare tra produzione di energia e costi connessi alla produzione, i rischi che ne derivano e il consumo di energia. E’ chiaro che dobbiamo agire con la maggior sagacia possibile.

Come misurare gli obiettivi che il Commissario ha ricordato? Come in tutti gli altri contesti in cui abbiamo ambizioni comuni a livello globale o europeo, dobbiamo concordare un metodo di misurazione comune e poi decidere in merito a obiettivi vincolanti. In questo momento stiamo sperimentando l’inefficienza di un approccio che ha rinunciato a obiettivi vincolanti e, utilizzando il metodo dei piccoli passi, rimanda i cambiamenti al futuro. A mio avviso dobbiamo abbandonare quest’approccio e sostenere invece l’onorevole Bendtsen.

 
  
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  Jorgo Chatzimarkakis (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, l’efficienza energetica è sempre stata la più importante risorsa a noi offerta; è un gigante addormentato che può donare all’economia energetica europea un potenziale nascosto ma immenso. E’ tutto vero, e l’aspetto più affascinante è la mancanza di qualsiasi ipoteca ideologica; soprattutto, è un problema che si può affrontare con un approccio tecnologicamente neutrale.

Ciò che ci interessa in questa sede – ed è chiaramente un punto su cui si manifestano alcuni contrasti – è la questione dell’eventuale carattere vincolante degli obiettivi. A tale riguardo, signor Commissario, devo manifestare il mio apprezzamento per l’approccio in due fasi da lei proposto, che in un primo tempo dà fiducia agli Stati membri e cerca di concludere accordi volontari, per imporre poi obblighi qualora si constati l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi entro il 2020. E’ l’approccio più corretto.

Nel complesso questa relazione si muove nella direzione giusta; si possono formulare ben poche critiche. Vorrei però sollevare una questione, ossia il ruolo dei Fondi regionali; ne ha parlato anche lei, signor Commissario. Con i Fondi regionali e con il Fondo di coesione, disponiamo nell’Unione europea di uno strumento preziosissimo che però non utilizziamo. In materia di efficienza energetica, potremmo finalmente creare un valore aggiunto europeo da impiegare in maniera innovativa per affrontare il problema dell’efficienza energetica con metodi non ancora sperimentati in passato. Nella mia qualità di attuale relatore per il discarico di bilancio per la Commissione, posso constatare gli sciagurati sprechi di denaro che abbiamo commesso nel campo della coesione. Finiamola con questi sprechi! Apprezzo l’attenzione che lei dedica a questo tema, Commissario Oettinger, nonché il suo tentativo di ottenere un maggior uso di tali fondi, anche a favore dello strumento per l’efficienza energetica. E’ l’unico modo che abbiamo per garantire una reale coesione, almeno nel settore energetico.

Devo deplorare le campagne diffamatorie, cui abbiamo assistito per esempio nei casi delle lampadine e dei soffioni per doccia; campagne di questo tipo disgustano i cittadini. Dobbiamo perciò tendere all’efficienza energetica in generale senza cedere a campagne diffamatorie di stampo ideologico che in ultima analisi cancellano nella mente dei cittadini l’immagine positiva dell’Unione europea.

 
  
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  Bas Eickhout (Verts/ALE) . – (NL) Per prima cosa desidero ringraziare il relatore, onorevole Bendtsen, per la relazione da lui elaborata, che getta le basi delle iniziative che dobbiamo intraprendere.

Cerchiamo però di situare tutti gli elementi in prospettiva. Come tutti sanno, entro il 2050 l’Unione europea deve ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra dell’80 per cento o addirittura, come noi vorremmo, del 95 per cento: è una sfida formidabile. Dove possiamo operare i risparmi più cospicui? Si risparmia di più se si consuma ancor meno energia; allora dovremmo importare meno energia, sostituire meno energia – ossia sviluppare un minor numero di alternative – ed è quindi questa la via più economica da seguire. Di conseguenza è assurdo che, mentre già sappiamo che l’Europa si avvia a perdere la corsa a questo obiettivo di conservazione energetica, noi – e in particolare la Commissione – continuiamo a insistere su obiettivi concernenti la riduzione e le energie rinnovabili. Ciò significa che la conservazione dell’energia – cioè il consumo di minori quantità di energia – è a sua volta un obiettivo che non riusciremo a cogliere.

Una quantità immensa di energia si potrebbe però risparmiare in tutti gli aspetti dell’ambiente che ci circonda. Pensiamo per esempio al parco immobiliare. Esso consuma circa il 40 per cento della nostra energia, e il 99 per cento di tale consumo si deve agli edifici esistenti, che vanno perciò ristrutturati per renderli più efficienti dal punto di vista energetico. In Europa, l’attuale tasso di ristrutturazione è dell’1,4 per cento all’anno: in altre parole, ci vorranno 60 anni per ristrutturare l’intero parco immobiliare. Saremo così giunti al 2070, ma nel frattempo abbiamo fissato obiettivi che dovremo raggiungere entro il 2050!

Proprio questo dovrebbe essere il punto: dobbiamo accelerare fortemente, per esempio, il ritmo dei risparmi energetici nel parco immobiliare, e per tale motivo abbiamo presentato un emendamento relativo a una European Building Initiative. Farà risparmiare denaro a tutti, è un’opzione più economica, servirà a prepararci per il futuro e soprattutto servirà a risparmiare il denaro dei cittadini, i quali non dovranno più spendere somme così cospicue per l’energia. E’ un aspetto di cui non si sente parlare quasi mai, ma in ultima analisi i cittadini comuni spenderanno meno denaro per l’energia. Dovrebbe essere questo il punto!

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR) . – (PL) Signor Presidente, dal settembre 2009 i cittadini europei hanno cominciato a sostituire le tradizionali lampadine, cui erano ormai abituati, con quelle prodotte in base a una nuova tecnologia che consente il risparmio energetico. La necessità di tale cambiamento è stata giustificata tramite slogan sul risparmio energetico, e la sostituzione è avvenuta benché non mancassero gli indizi che i costi per i cittadini dell’Unione sarebbero stati eccessivi, soprattutto in un lasso di tempo così breve. Non è un segreto per nessuno che i dati presentati a suo tempo dalla Commissione europea in merito agli effetti di tale sostituzione provenivano dal materiale pubblicitario dei produttori delle lampadine a nuova tecnologia; numerose prove lo dimostrano.

Nella relazione di cui stiamo discutendo scorgiamo un’analoga impostazione di ottimismo eccessivo. Si trascurano le differenze di sviluppo tra gli Stati membri dell’Unione europea e di conseguenza i costi che essi dovranno sopportare se le raccomandazioni verranno applicate. Se gli stabilimenti industriali dovranno migliorare ogni anno il risparmio energetico del 2 per cento, come si afferma, e contemporaneamente ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ne risulterà un aumento dei costi di produzione e il trasferimento della produzione stessa fuori dall’Europa.

 
  
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  Jacky Hénin (GUE/NGL) . – (FR) Signor Presidente, cercare di effettuare risparmi è una vera sfida – una sfida che ci consentirà di ridurre la dipendenza dell’Europa, una sfida che ci consentirà di liberare notevoli risorse finanziarie che potranno finanziare la ricerca in nuove forme di produzione energetica; una sfida, infine, che ci consentirà di rivitalizzare le nostre regioni.

Mentre l’efficienza energetica degli edifici deve restare la più importante delle nostre preoccupazioni, è d’altra parte essenziale che obiettivi e azioni dell’Unione e degli Stati membri si concentrino sull’edilizia sociale, poiché sono i più poveri coloro che devono trarre il massimo vantaggio dai nostri sforzi in materia di efficienza energetica. Dobbiamo porre fine all’attuale scandalosa situazione, per cui i più poveri pagano le bollette energetiche più care, mentre allo stesso tempo, in nome proprio dell’efficienza energetica, si apprestano scappatoie fiscali che consentono ai più ricchi di ridurre la propria bolletta pagando meno tasse.

Un’autentica politica dell’efficienza energetica dovrebbe prevedere la possibilità di vendere l’elettricità a minor prezzo a ferrovie, metropolitane e tram, come avveniva in Francia prima che le direttive europee sul mercato unico dell’energia lo proibissero.

Di conseguenza, una delle prime misure da adottare dovrebbe essere l’abolizione del mercato unico dell’energia all’interno dell’Unione, poiché la concorrenza – per un prodotto come l’elettricità, che non si può immagazzinare ed è difficile da trasportare – dal punto di vista dell’efficienza energetica è un’aberrazione.

Infine, l’efficienza energetica non potrà creare posti di lavoro di elevata qualità se non verrà fondata su un’autentica iniziativa industriale strategica dell’Unione europea, svincolata dalle limitazioni del libero mercato.

 
  
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  Bogdan Kazimierz Marcinkiewicz (PPE) . – (PL) Signor Presidente, concordo con il relatore: è necessario dedicare maggiore attenzione all’innovazione sistemica – cioè a fattori come le reti intelligenti, i contatori intelligenti, una più facile integrazione delle fonti energetiche rinnovabili, nonché lo sviluppo di una strategia esauriente per produttori e distributori di energia termica. A mio avviso, però, per ottenere i vantaggi più notevoli e la massima efficienza occorrerà promuovere la responsabilità personale di ciascun cittadino dell’Unione europea. Proprio come abbiamo imparato a risparmiare acqua, dobbiamo imparare a rispettare l’energia e a utilizzarla in maniera efficiente. E’ necessario snellire e accelerare tutte le procedure concernenti la concessione di permessi per nuove infrastrutture, così da massimizzare i potenziali risparmi.

L’efficienza e la sicurezza in campo energetico saranno le priorità dell’imminente Presidenza ungherese dell’Unione europea. La Polonia, cui l’Ungheria passerà il testimone della Presidenza, ha inserito la questione della sicurezza energetica nel proprio programma e intensificherà a sua volta il dibattito su moderne soluzioni legislative e non legislative che consentano al settore energetico europeo di mantenersi competitivo migliorando contemporaneamente l’efficienza energetica.

Ora devo rilevare che, dal mio personale punto di vista, una questione sempre più critica è rappresentata dall’attendibilità delle previsioni e dalla qualità del modello PRIMES utilizzato dall’Unione europea, soprattutto alla luce dell’impossibilità di coagulare un consenso a Cancún. E’ un tema che dovrebbe essere oggetto di una discussione separata, ma vorrei subito invitare a prendere in esame un nuovo approccio, da adottare dopo la crisi, al problema della domanda e del consumo di energia nell’Unione europea. I trasporti sembrano offrire lo strumento più adatto per l’adozione di soluzioni moderne ed efficienti dal punto di vista energetico. L’efficienza energetica nell’Unione va piegata in direzione della domanda, che è direttamente connessa alla spesa e al mutare delle abitudini dei cittadini. A mio avviso, i mutamenti saranno indotti da benefici tangibili a vantaggio dei consumatori e da incentivi adeguati uniti a forme di finanziamento a lungo termine per i produttori.

 
  
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  Francesco De Angelis (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione del collega Bendtsen è positiva per almeno quattro motivi:

– ribadisce che l'efficienza energetica è il modo più efficace e rapido per ridurre le emissioni climalteranti e che un deciso impegno di risorse e investimenti in questo ambito produrrà crescita economica e posti di lavoro per le piccole e medie imprese;

– avanza proposte valide in merito agli strumenti finanziari utilizzabili e invita la Commissione a puntare con decisione alla formazione professionale, all'accesso all'informazione per le piccole e medie imprese e alla ristrutturazione degli edifici esistenti;

– propone obiettivi concreti, conferma lo strumento del contratto per l'efficienza energetica, in base al quale si acquistano risparmi energetici garantiti, un volano questo per la creazione di posti di lavoro e per la riduzione del prezzo delle bollette per i cittadini europei;

– infine, la relazione sarà tanto più utile quanto saprà fissare senza "se" e senza "ma" obiettivi vincolanti sulle emissioni.

Dobbiamo rendere raggiungibile l'obiettivo del 20 percento, non possiamo rinunciare a questa opportunità che sarebbe un segnale incoraggiante per l'Europa.

 
  
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  Vladko Todorov Panayotov (ALDE) . – (BG) Signor Presidente, giungere a un elevato livello di efficienza energetica è un fondamentale obiettivo politico dell’Unione europea, in quanto parte integrante della strategia generale tesa a costruire un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio, che stimoli l’attività imprenditoriale e incrementi l’occupazione creando un gran numero di nuovi posti di lavoro. Con il voto di domani sul Piano per l’efficienza energetica, il Parlamento europeo invierà alla Commissione e al Consiglio un netto segnale sulla necessità di adottare in questo campo misure urgenti e mirate.

In primo luogo, invito la Commissione europea a effettuare una meticolosa analisi dell’efficacia della legislazione vigente sulla ristrutturazione del parco immobiliare esistente e sui più elevati standard energetici per i nuovi edifici. La creazione di un’infrastruttura energetica efficace e lo sviluppo di tecnologie moderne per i veicoli rappresentano altre priorità importanti che – mi auguro – verranno inserite nel nuovo Piano per l’efficienza energetica proposto dalla Commissione per il 2011.

Concludo notando che l’efficienza energetica può e deve diventare un’attività economica remunerativa; può giungere a questo traguardo con i propri mezzi e produrre un elevato ritorno sul piano sociale.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL) . – (PT) Signor Presidente, la realtà dimostra che non basta adottare un Piano d’azione per l’efficienza energetica. Occorre anche compiere una valutazione dei risultati del Piano del 2006, e varare politiche che contribuiscano alla realizzazione degli obiettivi, diversificando i metodi per migliorare l’efficienza energetica. La crisi non può essere tolta a pretesto per non rispettare l’obiettivo del 20 per cento nel 2020, né per tarpare le ali alle soluzioni del grave problema della povertà energetica.

E’ importante diffondere le esperienze positive di altri paesi – senza dimenticare la Cina e gli Stati Uniti – e investire nel finanziamento di misure che incrementino l’efficienza energetica degli edifici, dell’edilizia sociale, dei trasporti e dell’industria. Occorre inserire nel bilancio dell’Unione europea le risorse necessarie per sostenere gli Stati membri e le famiglie che devono sopportare le difficoltà più gravi. L’efficienza energetica, poi, incrementa l’occupazione, riduce la povertà ed è un fattore di progresso e sviluppo sociale; è un settore in cui è necessario investire.

 
  
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  Richard Seeber (PPE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, lei ci ha presentato un Piano assai valido, che l’onorevole Bendtsen è persino riuscito a migliorare. Dobbiamo riuscire a smentire l’equazione “più crescita economica uguale più consumo di energia”. E’ un problema che rappresenta una sfida particolarmente importante per noi esponenti politici, in quanto disponiamo di un normale progresso tecnologico, caratterizzato naturalmente da prodotti e modi di attività economica più efficienti dal punto di vista energetico. Dobbiamo però riuscire a ridurre la nostra bolletta energetica pur in presenza di una crescita economica più vivace; a tale scopo è necessario portare avanti soluzioni veramente innovative ed elaborare un’adeguata politica di incentivi. Come ci insegna anche la storia economica, le società che hanno colto i maggior successi nel lungo periodo sono appunto quelle che a tale efficienza si sono costantemente ispirate, sia nel settore delle materie prime che in quello dell’energia. E’ una sfida che riguarda in maniera particolare noi europei, dato il nostro elevato tenore di vita.

Se vogliamo realisticamente sperare di raggiungere i nostri obiettivi in materia di clima, dobbiamo promuovere l’efficienza energetica. Mi permetto pure di ricordarvi che ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili rimane un importante obiettivo politico. Inoltre, il capitale liberato grazie al minor costo delle bollette energetiche reca un notevole potenziale ai consumi, che può anche contribuire alla crescita economica nel lungo periodo.

Fatta questa premessa, ritengo che l’approccio da lei scelto, il quale evita di fissare gli obiettivi in forma vincolante, sia quello corretto. Non dobbiamo smarrirci in discussioni su definizioni e problemi di misurazione; è importante piuttosto tracciare il percorso su cui dovremo avanzare. A questo proposito la Commissione e il relatore stanno adottando l’approccio migliore; quest’obiettivo deve rimanere non vincolante, ma ciò non significa diminuire le nostre ambizioni. Per le ragioni esposte, tali ambizioni devono restare elevate, ma scegliere una strada che ci permetterebbe di perseguirle solo tramite un obiettivo vincolante non è il metodo giusto, e di conseguenza il nostro gruppo respingerà tale approccio.

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D) . – (DE) Signor Presidente, desidero in primo luogo congratularmi con l’onorevole Bendtsen per la sua ottima relazione. In sostanza ho un solo commento da fare, signor Commissario, ossia che lei proviene da un ambiente di politica regionale, da un grande Land tedesco, mentre io provengo dalla politica a livello locale. Non raggiungeremo gli obiettivi – vincolanti o non vincolanti, e io sono favorevole agli obiettivi vincolanti – se non ci rivolgiamo direttamente a Stati, regioni e comuni per illustrare loro nei dettagli le iniziative che si possono adottare. Penso alla ristrutturazione degli alloggi, alla politica dei trasporti – che, grazie a Dio, lei ha ripetutamente menzionato – e alla lotta contro la povertà energetica: tutti questi settori non sono regolamentati a livello nazionale, bensì essenzialmente a livello locale, regionale e comunale. Occorre perciò attivarsi a tale livello; sarebbe un’occasione d’oro per guadagnare l’adesione delle città e dei comuni al nostro grande progetto europeo di efficienza e risparmio in campo energetico, oltre che, naturalmente, agli altri aspetti della politica energetica.

Le chiedo dunque di agire di conseguenza e magari anche di riflettere sui metodi migliori per giungere ai cittadini soprattutto tramite città, comuni e regioni, dal momento che si tratta di un collegamento assolutamente indispensabile per far veramente accettare tali obiettivi – in forma vincolante o non vincolante.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE) . – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, l’efficienza energetica è essenziale per incrementare la sicurezza dell’approvvigionamento, migliorare la qualità dell’aria, ridurre le emissioni di gas a effetto serra e rendere più competitiva la nostra società. Efficienza energetica significa essenzialmente fare di più con risorse minori. Questa relazione articola una visione ambiziosa nel campo dell’efficienza energetica, grazie per esempio all’introduzione di obiettivi individuali e incentivi positivi. Si propongono elementi importanti in fatto di ammodernamento delle infrastrutture energetiche, come reti intelligenti, efficienza energetica nei settori dei trasporti e dell’edilizia, uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sviluppo della ricerca scientifica nel settore dell’energia.

Questa relazione sottolinea la necessità di raddoppiare i finanziamenti per la ricerca scientifica nel campo dello sviluppo tecnologico e per la dimostrazione nel settore dell’energia. Per quanto riguarda i finanziamenti, la relazione incoraggia l’uso dei Fondi strutturali a sostegno dell’efficienza energetica, chiedendo che ciò rappresenti una priorità nel bilancio dell’Unione europea dopo il 2013.

Alla luce di tali considerazioni, mi congratulo con il relatore, onorevole Bendtsen, per l’eccellente lavoro che ha svolto e per l’equilibrio che è riuscito a cogliere; vi esorto tutti a sostenere questa importante relazione.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D) . – (LT) Signor Presidente, sebbene nel settore dell’efficienza e del risparmio energetici siano state introdotte numerose misure, non tutte stanno producendo i risultati auspicati. Secondo la ricerca scientifica, all’attuale ritmo di progresso, il traguardo del 20 per cento che ci siamo posti non verrà raggiunto neppure a metà. Di conseguenza, è necessario adottare misure più vincolanti e instaurare un controllo più rigoroso negli Stati membri. A mio avviso, nella revisione del Piano d’azione per l’efficienza energetica la Commissione europea deve considerare attentamente il fatto che gli Stati membri non stanno sfruttando a sufficienza le opportunità di risparmio energetico, cosa che impedisce di incrementare l’indipendenza energetica. E’ necessario che anche i singoli Stati membri fissino obiettivi vincolanti in materia di efficienza energetica, monitorandone l’applicazione; altrimenti, l’immenso potenziale di risparmio energetico non verrà sfruttato.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE) . – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, formulo volentieri alcune commenti su questa relazione. E’ un ottimo testo, che ci permetterà di cogliere contemporaneamente molteplici risultati: non solo obiettivi ambientali e di riduzione del CO2, ma anche obiettivi sul piano della produzione e di altro genere, concepiti per mantenere la nostra competitività. Questa relazione farà bene all’ambiente e anche al portafoglio.

Signor Commissario, lei ha manifestato l’ambizione di presentare un Piano d’azione in tempi brevi. Mi consenta però tre osservazioni: la prima riguarda i piani d’azione nazionali per l’efficienza energetica. In questo campo vi sono vastissimi margini di miglioramento ed è necessario che essi passino al vaglio critico della Commissione europea. Signor Commissario, lei ci ha annunciato l’intenzione di articolare il suo lavoro su due fasi; la prima comporterà una consultazione, insieme a un certo grado di pressione, mentre la seconda comporterà forse un certo grado di coercizione. Nei colloqui che ho già avuto con il Commissario e negli emendamenti che ho presentato ho insistito sull’opportunità di esercitare pressioni; sono lieto quindi che questo tema stia ora acquistando rilievo.

Al Commissario vorrei rivolgere un’unica domanda: possiede gli strumenti adatti per mantenere la rotta durante il passaggio alla fase della coercizione? Può fornirci un’analisi di questo problema, ora o nel prossimo futuro, o magari nello stesso Piano d’azione?

La mia seconda osservazione riguarda la politica regionale, tema già toccato dall’onorevole Swoboda. Quei fondi consentirebbero iniziative di respiro ben più ampio; ma in gran parte dei paesi essi non vengono affatto usati per migliorare l’efficienza energetica. Ho presentato quindi un emendamento all’articolo 81, per renderne più chiara la formulazione. Non si tratta sempre di stanziare più denaro; occorre anche spendere con oculatezza le risorse esistenti.

Passo infine all’ultima osservazione (anche su questo punto concordo con l’onorevole Swoboda): dobbiamo coinvolgere più a fondo cittadini, autorità locali e imprese nelle iniziative di conservazione dell’energia, tramite misure come i marchi di qualità, i patti con i sindaci e gli accordi con l’industria. Nello Stato membro da cui provengo – i Paesi Bassi – è bastato un accordo con l’industria per produrre subito un miglioramento annuale del 2 per cento nell’efficienza energetica. Ecco un esempio concreto dei risultati che possiamo ottenere! La ringrazio, le auguro il miglior successo, e ringrazio anche il relatore.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D) . – (RO) Signor Presidente, un numero di cittadini europei compreso tra 50 e 125 milioni è colpito dalla povertà energetica. Ecco il motivo per cui riteniamo prioritario varare politiche di efficienza e risparmio energetici nel settore dell’edilizia sociale.

Nel 2020 appena l’1 per cento degli edifici esistenti sarà costituito da edifici nuovi. Per tale motivo, se discutiamo di edifici esistenti non possiamo pensare a obiettivi vincolanti senza stanziare risorse finanziarie adeguate. Di conseguenza stimiamo necessario introdurre piani di finanziamento innovativi, accompagnati da agevolazioni fiscali che rendano invitanti gli investimenti nell’efficienza energetica e offrano un sostegno istituzionale di lungo periodo.

Signor Commissario, di recente si è tenuta in Parlamento una riunione del gruppo del programma CONCERTO, cinque anni dopo la sua costituzione. Purtroppo, i 400 rappresentanti delle autorità locali e regionali ci hanno segnalato che, a livello locale e regionale, non è ancora noto il fatto che tutti gli Stati membri hanno l’opportunità di utilizzare il 4 per cento degli stanziamenti erogati a livello nazionale dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale a favore dell’efficienza energetica negli edifici.

Per tale motivo, signor Commissario, concludo chiedendole di utilizzare la revisione intermedia per destinare una parte più cospicua dei finanziamenti ai programmi di efficienza energetica, in particolare promuovendo le opportunità di destinare all’efficienza energetica fino al 15 per cento del Fondo europeo per lo sviluppo regionale nella futura prospettiva finanziaria.

 
  
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  Antonio Cancian (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, esprimo la mia gratitudine al relatore Bendtsen per la sua puntualità nell'elaborazione della relazione.

Il Commissario ha aperto questa seduta dicendo – affermazione che condivido – che parlando di efficienza oggi si fa un po' dell'accademia; che esiste l'incertezza del 20 percento, visto che vi è stata già una riduzione della metà e non sappiamo in riferimento a cosa. Io aggiungo che non c'è la cultura del risparmio, dell'efficienza energetica.

Ci troviamo quindi in un clima e in un momento dove è assolutamente necessario girare pagina. Come? Credo che si debba anzitutto andare verso l'innovazione e le nuove tecnologie nei due settori, quello dell'efficienza energetica degli edifici e –soprattutto – quello dell'efficienza energetica nei trasporti.

Vorrei inoltre soffermarmi sull'importanza di risorse adeguate per arrivare a questi obiettivi. Credo che dobbiamo spendere per risparmiare. Oggi, in Aula, il Presidente Barroso ha dichiarato che gli eurobond non passano e che ha in serbo altri strumenti finanziari.

Signor Commissario, abbiamo recentemente votato una relazione che istituisce un fondo tramite l'utilizzo dei residui non spesi dai precedenti recovery plans per finanziare anche l'efficienza energetica. Seppure con una dotazione finanziaria anche limitata, esso è a, mio avviso, decisivo a livello simbolico per stabilire un principio che è quello di attrarre capitali privati in una logica del PPP, razionalizzando i fondi che di cui già disponiamo – quelli di coesione ed altri – immessi in un contenitore capace di attrarre e non conceda denaro gratuito, ma lo dia in prestito attraverso la valorizzazione dei progetti importanti; dovrebbe trattarsi di un fondo di rotazione che dia un significato a tutto questo.

Questo credo sia il sistema giusto per andare in cerca di risorse e fare in modo che l'efficienza un sia più un tabù.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la revisione del piano d'azione per l'efficienza energetica deve seguire un approccio olistico, in grado di mettere insieme le molteplici direttrici strategiche europee.

Se, da un lato, investire nell'efficienza energetica è fondamentale perché contribuisce a raggiungere entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni, dall'altro è opportuno insistere su quelle iniziative che consentono di sfruttare meglio il potenziale di risparmio energetico dell'Unione europea, tuttora inutilizzato.

Sono soddisfatto che un ampio spazio sia stato dedicato all'efficienza energetica degli edifici, in tal senso vanno intraprese iniziative anche a livello europeo. Le nostre aziende dovrebbero ripensare a un modo più efficiente sia i loro processi produttivi che i loro prodotti.

Infine, è positiva l'indicazione di obiettivi obbligatori di efficienza, senza i quali sarà arduo raggiungere risultati ambiziosi all'interno dell'Unione.

 
  
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  Anni Podimata (S&D) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei tornare su un punto: l’importanza dell’adozione di un obiettivo vincolante in materia di efficienza energetica per l’economia europea. Date le difficili condizioni economiche di una serie di Stati membri, che necessitano di forti incentivi per la crescita e per la protezione e la creazione di posti di lavoro, un obiettivo vincolante riuscirà a creare un ambiente adeguato, dal punto di vista degli investimenti, per rafforzare la competitività e il potenziale di esportazione delle imprese europee – soprattutto delle piccole e medie imprese che si occupano di servizi e tecnologia nel campo dell’efficienza energetica.

Gli Stati membri acquisiranno gli incentivi necessari per rafforzare, in ciascuna economia, i mercati nei quali possono offrire il massimo valore aggiunto e creare il maggior numero di posti di lavoro. Inoltre famiglie, imprese e settore pubblico fruiranno di notevoli vantaggi economici comparativi, poiché pagheranno bollette energetiche inferiori. Mi congratulo quindi con il relatore per il testo da lui presentato e invito la Commissione europea ad attuare le proposte contenute nella relazione Bendtsen aiutando così, nello stesso tempo, le nostre economie a uscire dalla crisi.

 
  
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  Peter Jahr (PPE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, l’efficienza energetica è chiaramente un tema di grande importanza, e naturalmente dobbiamo amministrare i combustibili fossili con grande parsimonia. E’ ovvio che i dati essenziali richiesti devono rappresentare una sfida, ma devono altresì mantenere un opportuno senso delle proporzioni: devono sempre essere realistici. Devono essere efficienti per la società ma anche per il singolo cittadino, e i costi per i proprietari non devono essere eccessivi. L’intero processo deve risultare comprensibile e spiegabile ai cittadini, e soprattutto dev’essere alla loro portata dal punto di vista economico. Infatti non vi può essere protezione del clima senza adesione dell’opinione pubblica. Quest’aspetto, in particolare, mi sembra assente dalla relazione.

 
  
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  Kriton Arsenis (S&D) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, i negoziati di Cancún hanno fatto registrare un relativo successo. I negoziati in tema di cambiamento climatico stanno procedendo. Paesi come la Cina non hanno atteso il risultato di Cancún; hanno iniziato ad adottare misure già dall’epoca del fallimento di Copenaghen. Se rinunciamo a investire in settori come l’efficienza e il risparmio energetici, perderemo per due volte. Da un lato famiglie, imprese e servizi pubblici continueranno a pagare costi assurdi, e dall’altro rischiamo di veder svanire la posizione di avanguardia dell’economia verde europea.

Ecco quindi la riflessione che dobbiamo fare: se già ora abbiamo difficoltà a competere con paesi come la Cina, come potremo in futuro competere con una Cina verde? Proprio per tale motivo è veramente importante, da parte nostra, sostenere un obiettivo vincolante per l’Unione europea, allo scopo di raggiungere il traguardo del 20 per cento dei risparmi energetici.

 
  
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  Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, con le politiche di efficienza energetica finora poste in essere dai vari Stati membri per il 2020 non riusciremo a raggiungere l'obiettivo del 20 percento di riduzione dei consumi energetici, ma a malapena il 10 percento – un risultato decisamente deludente.

Se il consumo energetico continuerà a crescere, si rischia di mettere in pericolo anche il raggiungimento del target del 20 percento sulle energie rinnovabili, visto che tale obiettivo è calcolato sul consumo energetico finale dell'UE. Sono decisamente a favore della fissazione di un obiettivo vincolante anche sull'efficienza energetica per assicurare che le politiche energetiche climatiche europee si rafforzino mutualmente.

Purtroppo, dati alla mano, puntare sulla buona volontà dei singoli Stati membri non è una strategia premiante. L'Unione europea ha il compito di tracciare la strada da percorrere con politiche e obiettivi chiari ed efficaci. Smettiamo di investire su nuovi impianti per produrre più energia, destiniamo fondi e sforzi all'energia più pulita del mondo, quella che possiamo evitare di utilizzare!

Invito infine a sostenere l'emendamento numero 2 che chiede alla Commissione di lanciare un'iniziativa nel 2011 per l'efficienza energetica degli edifici esistenti.

 
  
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  Oreste Rossi (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'efficienza energetica è la parola chiave dell'economia del futuro, ma non va imposta, va favorita: è indispensabile intervenire nei confronti degli Stati membri, affinché chi sceglie di migliorare l'efficienza della propria azienda o della propria abitazione sia agevolato.

Non possiamo pensare di obbligare i soggetti privati a investire senza esserne convinti o favoriti: migliorare l'efficienza energetica significa aiutare l'ambiente, risparmiare risorse, ma è fondamentale abbinare queste scelte in un campo così delicato con delle politiche europee che mirino a un mercato unico ed europeo dell'energia.

Gli obiettivi vincolanti comportano solo delle spese inutili e molte volte inefficaci, è meglio convincere i cittadini, le istituzioni e gli enti che risparmiare in questo settore significa risparmiare anche in sicurezza e qualità della vita.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI) . – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro punto di vista è che alla radice del cambiamento climatico, i cui effetti si fanno sentire oggi in misura sempre più marcata, non vi è unicamente l’inquinamento ambientale causato dall’umanità. Tutti noi condividiamo però la responsabilità di porre fine alla distruzione dell’ambiente – sia sul piano locale che su quello globale – per restituirlo, usando ogni nostra capacità, al suo originario stato di salute. Di conseguenza, va accolto anche l’appello a battersi per l’efficienza energetica. Gli edifici che usiamo sono responsabili all’incirca del 40 per cento del consumo mondiale di energia; perciò è estremamente importante affrontare il problema posto da tali edifici. Dobbiamo avviarci verso l’obiettivo di un nuovo parco immobiliare a livello zero di emissioni di CO2, e individuare pure una soluzione per migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti. Dobbiamo inoltre ridurre costantemente i consumi e le emissioni inquinanti dei veicoli, cercando di ottenere al più presto l’introduzione di tecnologie ibride e completamente elettriche. Sono fermamente convinto che tocchi a noi – deputati di questo Parlamento ed esponenti politici – dare l’esempio nel campo dell’efficienza energetica.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE) . – (RO) Signor Presidente, anch’io giudico importante promuovere l’efficienza energetica, che può offrire notevoli vantaggi all’economia intera. Occorre però ricordare anche i vantaggi sociali, tra cui la creazione di nuovi posti di lavoro entro il 2020.

A mio avviso è essenziale sviluppare e commercializzare nuove tecnologie all’avanguardia; si tratta del metodo migliore per preservare la competitività delle imprese europee ad alto consumo di energia esposte alla concorrenza globale. Sono favorevole a un accordo su una metodologia comune per la misurazione degli obiettivi nazionali di efficienza energetica e il monitoraggio dei progressi compiuti verso la loro realizzazione.

Apprezzo inoltre i lavori svolti dalla Commissione “verso una rete energetica completamente integrata”, da cui dovrebbero scaturire proposte pratiche per semplificare e accelerare le procedure di autorizzazione per i progetti infrastrutturali.

 
  
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  Catherine Stihler (S&D) . – (EN) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Bendtsen per aver ricordato, nel suo intervento introduttivo, il settore dell’edilizia. Vorrei rammentargli che la mia relazione sui prodotti da costruzione verrà votata in gennaio; anche in quella relazione abbiamo discusso il tema dell’efficienza energetica.

Mi limito a due rapide osservazioni. L’onorevole Swoboda ha accennato all’importanza delle autorità locali; attiro l’attenzione dell’Assemblea sul problema – in questo momento delicatissimo, almeno nel Regno Unito – dei tagli al bilancio che colpiscono le autorità locali. E’ un elemento, mi sembra, che è necessario introdurre nel dibattito e nelle discussioni che ne seguiranno.

Desidero inoltre porre una domanda alla Commissione. Nella relazione ci soffermiamo sull’importanza dei contatori intelligenti, indicando la data della fine del 2011 per la definizione di funzionalità minime comuni. Riusciremo a rispettare questa scadenza, signor Commissario? Noto con rammarico che questa sera non è presente alcun rappresentante della Presidenza, ma il problema mi pare importante. Mi unisco agli oratori precedenti che hanno posto in rilievo il tema della povertà energetica, su cui è importantissimo insistere, come tutti i colleghi – ne sono certa – saranno pronti ad ammettere.

 
  
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  Günther Oettinger, membro della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, esordisco associandomi all’onorevole Swoboda, il quale ci ha ricordato che l’attuazione avviene sul campo, a livello regionale e locale. In effetti abbiamo all’attivo molteplici esperienze di programmi di ristrutturazione, quasi sempre positive: spesso ogni euro di denaro pubblico attira sei o sette euro di investimenti privati. Dovremo pure verificare se sia possibile coinvolgere in questo processo i nostri programmi regionali. Stento a immaginare che un’amministrazione locale si rivolga direttamente alla Commissione per ottenere finanziamenti, ma indirizzare in maniera più decisa i programmi regionali verso una robusta ristrutturazione del parco immobiliare mi sembra una misura importantissima, da adottare al più tardi nel prossimo periodo di finanziamento.

C’è poi il problema della riduzione dei tassi di interesse sui prestiti. Desideriamo utilizzare banche strutturali pubbliche per ridurre i tassi d’interesse di prestiti relativi alla ristrutturazione di edifici? Per quanto riguarda il parco immobiliare vorrei aggiungere un’altra considerazione. Si è detto ripetutamente che migliorare l’efficienza energetica significa risparmiare denaro; è vero, ma non nel breve periodo. Se esaminiamo il parco immobiliare europeo, notiamo che in media le ristrutturazioni necessarie per ogni abitazione – dalle finestre all’isolamento attivo e passivo, fino a un impianto elettrico adeguato e adeguate migliorie all’impianto di riscaldamento – ammonterebbero a una cifra oscillante fra i 30 000 e i 60 000 euro. Nel corso del primo anno non si risparmia denaro; ne consegue che occorre investire per i prossimi 10 anni, così da ridurre le spese energetiche e reinvestire per i 40 anni successivi. Si tratta in sostanza di un contratto intergenerazionale alla rovescia. Fino a oggi la mia generazione ha accumulato debiti enormi, come dimostrano i problemi valutari che attualmente ci affliggono. Ora, per la prima volta, abbiamo la possibilità di investire, per mezzo dell’efficienza energetica, in modo che nei prossimi decenni i nostri figli ne raccolgano i frutti grazie a minori spese energetiche. Ci riusciremo? Siamo pronti a farlo? Conto su di voi. Dobbiamo fissare le nuove priorità relative alle questioni di bilancio. Se si vogliono far rientrare le ristrutturazioni a scopo di efficienza energetica nell’ambito del bilancio europeo, bisogna affrontare anche le conseguenze della questione. Non riceveremo altro denaro, quindi da dove vogliamo cominciare la riorganizzazione? Questo sarà l’aspetto cruciale del problema anche a livello di bilancio europeo.

Devo poi sollevare un secondo punto. Due deputati dell’Assemblea, gli onorevoli Jadot ed Eickhout, hanno affermato che il livello di riferimento sarebbe chiaro. Devo dissentire: non è affatto chiaro, e lo dico con le decisioni del Consiglio alla mano. Per inciso, l’ultima decisione del Consiglio europeo, del marzo di quest’anno, che affermava – cito – “and moving towards 20 % increase in energy efficiency”, rappresenta di per sé una posizione meno coerente: infatti avvicinarsi al 20 per cento, significa che potrebbero bastare anche il 18, il 19 o il 17 per cento. Io rimango fedele al 20 per cento senza tentennamenti, anche se in marzo, per la prima volta, il Consiglio europeo si è in un certo senso ritirato da questa posizione. La decisione del marzo 2007 si riferisce a proiezioni del consumo energetico per il 2020, che si doveva tagliare del 20 per cento.

L’organismo che fornisce all’Europa gli studi su questi argomenti è PRIMES. Vi citerò tre colonne di dati per illustrarvi quali siano i problemi che dobbiamo affrontare a questo riguardo, e che finora non sono stati sollevati. Il consumo energetico dell’Italia nel 2007 è stato di 173 milioni di tonnellate; la proiezione per il 2020 prevedeva un aumento a 208 milioni di tonnellate, da cui sottrarre poi il 20 per cento. In tal modo l’Italia resta più o meno al punto di prima. La proiezione sale e poi si toglie il 20 per cento.

Oppure prendiamo l’esempio di un paese veramente piccolo: il Lussemburgo. Nel 2007 il consumo energetico del Lussemburgo è stato di 4,6 milioni di tonnellate; la domanda prevista sale a 5,6 milioni di tonnellate, ridotte poi nuovamente a 4,5 milioni. Passiamo al Portogallo: nell’anno di riferimento il consumo è stato di 23,8 milioni di tonnellate, aumentate a 30 milioni prima di essere riportate a 24 milioni. E’ urgente discutere le proiezioni; è anzi il punto cruciale, cui finora la discussione generale ha dedicato troppo scarsa attenzione, paese per paese.

Molti di voi si sono pronunciati a favore degli obiettivi vincolanti; io sono ottimista e realista insieme. Se la Commissione presentasse un obiettivo vincolante per ogni Stato membro, oggi tali obiettivi sarebbero respinti dagli Stati membri medesimi, di cui tutti siamo cittadini. Non è quindi possibile agire in questo modo, poiché non otterremmo nulla. Un piano a due fasi, nel cui ambito unire a noi gli Stati membri, sarebbe forse più realistico e pertinente. In tale piano, suggerirei agli Stati membri di elaborare adesso piani nazionali per l’efficienza energetica su base volontaria, mentre il 20 per cento continuerebbe ad applicarsi in generale. Se nell’arco di due anni constateremo di non aver effettuato progressi abbastanza organici, fisseremo allora obiettivi vincolanti, che a quel punto gli Stati membri non saranno verosimilmente in grado di respingere. Vi chiedo di esaminare se non sia forse questa – anche a conoscenza dei vostri governi – la strada europea migliore per raggiungere i nostri obiettivi comuni.

Vincolanti o volontari che siano, i piani d’azione nazionali sono comunque necessari. Possiamo analizzare contenuto, coerenza e impatto dei piani dal punto di vista politico; e sicuramente non accetteremo senza modifiche i piani il cui contenuto non corrisponda alle nostre specifiche. Respingeremmo dal punto di vista politico qualsiasi piano siffatto.

Vi ringrazio tutti vivamente per il dibattito odierno. Sarò lietissimo di ritornare in Parlamento in marzo, per varare ufficialmente il dibattito con una proposta; la relazione rappresenta un eccellente primo passo in tal senso.

 
  
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  Bendt Bendtsen, relatore.(DA) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vi ringrazio per il costruttivo dibattito. Chi ci ascolta potrebbe sospettare che in materia di efficienza energetica regni un clima di forti contrasti. Obiettivi vincolanti oppure no, l’efficienza energetica è un tema su cui dobbiamo prendere posizione, su cui dobbiamo agire. Vorrei rilevare che, nonostante l’ampio dibattito che abbiamo intrecciato su questo tema – gli obiettivi vincolanti –, i relatori hanno naturalmente anche discusso e concordato sull’importanza di rispettare la legislazione comunitaria vigente nel settore. Abbiamo varato provvedimenti legislativi su molteplici argomenti; è importante rispettare e attuare tale legislazione. Ed è importante, pure, da parte nostra, avviare iniziative riguardanti lo sviluppo urbano, l’edilizia, l’uso di nuove tecnologie energetiche e una migliore politica del prodotto. Anche i trasporti sono un settore che richiede una presa di posizione e infine – ultimo punto, ma non per importanza –in futuro sarà essenziale ottenere il finanziamento di molte di queste iniziative energetiche. Dal mio punto di vista, abbiamo a ancora a portata di mano una moltitudine di frutti maturi da cogliere – ossia opportunità per migliorare l’efficienza energetica in Europa.

Perché è così importante agire ora? Non ripeterò le osservazioni già formulate a questo proposito dal collega lettone onorevole Kariņš, ossia che l’Europa riversa ingenti somme di denaro in Medio Oriente e in Russia; questo denaro non si potrebbe utilizzare in maniera più proficua in Europa? Non è tutto: senza dubbio, se l’Europa vuole porsi all’avanguardia in questo settore, è assolutamente necessario investire. Gli investimenti produrranno naturalmente dividendi sotto forma di maggiore occupazione, imprese più innovative e nuovi posti di lavoro – in particolare, posti di lavoro per le piccole e medie imprese europee.

Dopo aver svolto tutte queste argomentazioni, ringrazio tutti coloro che hanno partecipato; ringrazio la Commissione e i servizi interessati. Sottolineo che siete stati tutti disponibilissimi a cooperare, e ringrazio il mio gruppo, che mi ha dimostrato grande fiducia sostenendomi senza riserve lungo tutto il lavoro dedicato alla relazione. Ringrazio infine i relatori ombra che mi hanno offerto una cooperazione assi costruttiva, nella quale hanno dato prova pure di resistenza. Giunti a questo punto, è importante aver inviato un chiaro segnale dal Parlamento alla Commissione, in merito alla strada da percorrere per ottenere in futuro una miglior efficienza energetica.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
  
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  Presidente . – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani (mercoledì, 15 dicembre 2010).

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. (RO) Le misure relative all’efficienza energetica sono essenziali per consentire all’Unione europea di raggiungere gli obiettivi che si è prefissa nella lotta al cambiamento climatico; il nostro obiettivo è quello di ridurre il consumo energetico del 20 per cento. Mentre per gli altri due obiettivi disponiamo di direttive che indicano chiaramente le modalità per realizzare l’obiettivo stesso, per l’efficienza energetica uno strumento analogo ci manca. Per questo motivo insisto sulla necessità di varare una direttiva sull’efficienza energetica.

Inoltre, per riuscire a raggiungere i risultati desiderati occorre promuovere l’efficienza energetica a tutti i livelli, in ogni politica nazionale ed europea. L’innovazione è una delle chiavi per ottenere il successo in questo campo. Penso quindi che il futuro programma quadro per la ricerca debba fare dell’efficienza energetica una priorità.

Ultima ma non meno importante osservazione: ritengo che le autorità pubbliche debbano dare l’esempio in questo senso, rendendo efficienti dal punto di vista energetico gli edifici che possiedono.

Gli Stati membri, inoltre, possono promuovere l’efficienza energetica tramite i requisiti inseriti nelle procedure di appalto pubblico. Bisogna perciò assegnare la priorità alle imprese che utilizzano tecnologie più pulite.

Infine, gli Stati membri possono stimolare la domanda di prodotti verdi ricorrendo a misure fiscali oppure a sovvenzioni compatibili con il mercato interno.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. – Egregio Presidente, il piano d’azione per l’efficienza energetica non è una gara, dove si fissano asticelle e vincoli, ma l’inizio di un percorso culturale, un obiettivo chiave della politica europea destinato ad incidere nei comportamenti dei singoli e delle imprese. E’ un percorso che si agevola non con la rigidità di vincoli che generano costi difficilmente sostenibili sia per i cittadini che per le imprese, ma con incentivi concreti e che si concretizza con infrastrutture energetiche, modificando lo sviluppo urbanistico, i prodotti, gli imballaggi e i trasporti. Ricordo che l’efficienza energetica è ritenuta il metodo più efficace, per quanto riguarda il rapporto costi-benefici, nella gestione delle emissioni del gas serra e di altri tipi di emissioni inerenti la produzione energetica. Inoltre, secondo uno studio di Confindustria, solo in Italia l'efficienza energetica potrebbe avere un impatto socio-economico sul totale dell'economia nazionale pari a circa 238 miliardi di Euro ed un incremento del valore della produzione totale, con una relativa crescita occupazionale di circa 1,6 milioni di unità di lavoro standard, nel periodo tra il 2010 e il 2020. Ritengo quindi fondamentale non solo focalizzare gli investimenti in questo settore, ma anche assicurare un’efficace implementazione e rafforzamento degli strumenti europei a disposizione.

 
  
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  Adam Gierek (S&D), per iscritto.(PL) In termini molto generali, l’efficienza energetica è la limitazione del consumo individuale ottenuta tramite la razionalizzazione dell’uso delle apparecchiature. Le opportunità essenziali per l’incremento dell’efficienza energetica lorda sono però da individuare nei processi industriali di natura fisica e chimica, che si basano su: 1) un utilizzo migliore delle correnti di calore generate da combustibili fossili o nucleari ottenuto a) trasferendo l’inversione del ciclo di Carnot a temperatura e pressione più alte, b) ricorrendo a un adeguato recupero del valore residuo, per esempio nei processi di cogenerazione; 2) riducendo la resistenza in Ohm durante la trasmissione di corrente; 3) riducendo la resistenza al calore negli scambiatori di calore; 4) incrementando la resistenza al calore mediante l’impiego di materiali isolanti nell’edilizia; 5) riducendo la resistenza all’attrito; 6) riducendo le perdite di campo magnetico; 7) accorciando le catene di conversione energetica eccessivamente lunghe.

L’obiettivo politico del 3x20 entro il 2020 non comporta perciò una semplice limitazione dell’uso di energia nella misura del 20 per cento lordo, come risultato – per esempio – di un aumento dei prezzi, perché ciò comporterebbe unicamente un abbassamento del livello di vita; ma comporta invece una razionalizzazione che consentirebbe di ottenere un 20 per cento in più di lavoro utile dalla stessa quantità di energia primaria. Gli Stati membri dovranno perciò utilizzare metodi adeguati per valutare la realizzazione di quest’obiettivo politico.

 
  
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  András Gyürk (PPE), per iscritto.(HU) La revisione del Piano d’azione del 2006 per l’efficienza energetica è divenuta un compito sempre più urgente a mano a mano che – rispetto agli obiettivi 20-20-20 dell’Unione europea, l’assenza di progressi si è resa gradualmente più evidente per gli obiettivi di efficienza energetica. Parecchie iniziative puntano già nella direzione giusta, ma i risultati attuali scompaiono di fronte al vasto panorama delle possibilità non sfruttate. L’Europa ha appena iniziato a riconoscere la mancanza di progressi, e ha compreso di non potersi concedere il lusso di affrontare con leggerezza lo sviluppo dell’efficienza energetica. Tali investimenti possono ridurre le emissioni in maniera più economica di qualsiasi altra soluzione, rafforzando immediatamente l’economia. Il fatto che, in base a una decisione del Parlamento europeo, anche le risorse finora inutilizzate del Piano di ripresa economica si possano destinare allo sviluppo dell’efficienza energetica e agli investimenti verdi è il segnale di una svolta positiva.

La strategia Energia 2020 pubblicata dalla Commissione europea in novembre colloca anch’essa l’efficienza energetica al massimo grado di priorità. Ora la relazione Bendtsen formula raccomandazioni specifiche relative a più efficaci modalità di sfruttamento delle nostre possibilità. Sono lieto che nella relazione compaiano anche soluzioni innovative come le griglie intelligenti e le ESCO, che attuano investimenti tali da produrre un ritorno in termini di efficienza energetica. Il finanziamento rimane in ogni caso il problema più importante. Gli aiuti all’efficienza energetica devono essere inseriti nei futuri bilanci di lungo periodo dell’Unione europea, con particolare riguardo ai programmi di ristrutturazione degli edifici negli ex paesi socialisti. Si tratta di un’area in cui, con mezzi relativamente modesti, si possono ottenere risparmi notevolissimi.

 
  
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  Jiří Havel (S&D), per iscritto. (CS) L’efficienza energetica è una delle principali priorità della strategia Europa 2020 nonché della strategia energetica europea 2011-2020; tale circostanza conferisce importanza e attualità particolari alla relazione in esame, anche alla luce del recente vertice di Cancún. La relazione, che si fonda sul Piano d’azione per l’efficienza energetica del 2006, invita la Commissione ad aggiornare il piano stesso, a rivedere la direttiva sui servizi energetici nonché a stabilire obiettivi vincolanti per un miglioramento del 20 per cento dell’efficienza energetica entro il 2020. La relazione analizza le argomentazioni concernenti i vantaggi di una maggior efficienza energetica: sociali (potenziale creazione di un milione di posti di lavoro o diminuzione della povertà energetica nell’Unione europea), economici (potenziali risparmi energetici che potrebbero toccare i 100 miliardi di euro), strategici (mantenimento della competitività delle imprese europee grazie ai risparmi energetici) e, ultimo ma non meno importante aspetto, di sicurezza energetica (maggiore indipendenza energetica per l’Unione europea). La relazione comprende raccomandazioni in tema di infrastrutture energetiche, sviluppo di edifici e aree urbane, prodotti dell’informazione e delle comunicazioni, appalti e finanziamenti. A mio parere, il ruolo delle fonti di finanziamento (i Fondi strutturali, lo strumento ELENA della Banca europea per gli investimenti, i fondi nazionali per l’efficienza energetica, eccetera) per finanziare i progetti per l’efficienza energetica è particolarmente importante. Nel complesso, ritengo che la relazione presentata dall’onorevole Bendtsen contenga una precisa analisi del problema e puntuali raccomandazioni in materia di efficienza energetica; invito perciò ad approvarla nella forma in cui è stata proposta.

 
  
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  Edit Herczog (S&D), per iscritto.(HU) E’ fondamentale interesse dell’Unione europea e di tutti i suoi Stati membri sfruttare al massimo la minima quantità di energia possibile. Ciò consentirà di ridurre la dipendenza dall’energia esterna e di incrementare la sicurezza energetica nonché la competitività dell’Unione europea. All’efficienza energetica spetta quindi una priorità particolare nell’attuazione della strategia Europa 2020, e nella misura del possibile l’erogazione dei fondi energetici dovrebbe essere condizionata al principio dell’efficienza. Conformemente agli obiettivi sottoscritti nel quadro della strategia Europa 2020 (dal 2005 in poi), il Piano d’azione nazionale dell’Ungheria prevede misure assai impegnative sia per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia per l’efficienza energetica. Il Fondo di credito per l’efficienza energetica (EHA) è operativo dal 1991 e sostiene gli investimenti effettuati dai cittadini nel settore dell’efficienza energetica.

Inoltre, il governo ungherese intende migliorare del 60 per cento l’efficienza energetica dei maggiori consumatori del settore pubblico, rinnovando gli edifici delle istituzioni pubbliche (compresa l’installazione di pannelli solari e l’ammodernamento dei sistemi di isolamento e riscaldamento), sulla base del progetto di programma energetico e di protezione climatica per complessi edilizi. Si tratta di piani di ampio respiro, la cui attuazione però è messa seriamente a repentaglio dalla crisi finanziaria ed economica di cui ancora non si vede la fine. Dobbiamo perciò chiedere alla Commissione di seguire con la massima attenzione i piani d’azione nazionali e la loro attuazione, oltre che di garantire il recepimento nella legislazione nazionale delle direttive finora adottate dall’Unione europea; proprio da questo, infatti, possono dipendere la realizzazione della strategia Energia 2020 e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Infine, si può sperare di progredire in questo settore solo introducendo strumenti finanziari adeguati e istituendo insieme un quadro legislativo adatto.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto.(PL) L’incremento dell’efficienza energetica contribuisce direttamente a migliorare la sicurezza energetica per l’intera Unione europea. La sagace introduzione di cambiamenti porterà a ridurre le emissioni di sostanze inquinanti. Si tratta senza dubbio della strada giusta su cui indirizzare lo sviluppo, a sostegno dei nostri sforzi nella lotta contro il cambiamento climatico. L’impiego di tecnologie aggiornate nell’ammodernamento delle infrastrutture garantirà a sua volta risparmi finanziari e, di conseguenza, la crescita economica negli Stati membri dell’Unione europea. In tal modo, come il relatore stesso non manca di sottolineare, si creeranno nuovi posti di lavoro non solo nelle aree urbane ma anche nei mercati locali e nelle campagne. Naturalmente, all’inizio tutti questi obiettivi esigono risorse e investimenti adeguati. Sono però assolutamente convinto che valga la pena di assicurare all’Europa un’economia ecocompatibile, capace di risparmi e di efficienza energetici.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto.(RO) L’Unione europea deve agire per garantire il futuro del proprio approvvigionamento energetico e tutelare i propri vitali interessi energetici. In tale contesto le misure di efficienza energetica svolgono un ruolo cruciale assicurando che gli obiettivi climatici ed energetici vengano raggiunti al minor costo possibile. Giudico necessario avviare ampie consultazioni con rappresentanti locali e regionali, per definire precise linee guida in materia di efficienza energetica; inoltre, occorre sostenere l’elaborazione di progetti e garantire l’accesso ai 9 miliardi di euro che la Commissione mette a disposizione tramite la politica di coesione. L’uso intelligente di questi fondi ci consentirà di raggiungere il traguardo del 20 per cento di efficienza energetica, e ciò contribuirà ampiamente a cogliere gli obiettivi dell’Unione europea in materia di sostenibilità e competitività. Inoltre, ridurre il consumo grazie all’efficienza energetica è il metodo più sostenibile per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e tagliare energicamente le importazioni (all’incirca del 25-26 per cento).

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE), per iscritto.(HU) Per quanto riguarda la revisione del Piano d’azione per l’efficienza energetica, uno dei mezzi più efficaci per ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas è appunto l’efficienza energetica, che reca pure vantaggi immensi dal punto di vista della creazione di occupazione e della crescita economica. Dall’epoca dell’adozione del Piano d’azione per l’efficienza energetica, nel 2006, l’ambiente economico ha subito notevoli trasformazioni. Di conseguenza, mi sembra indiscutibile che la revisione della politica dell’Unione europea in materia di efficienza energetica e il suo allineamento alle nostre attuali priorità rappresentino un passo necessario. A mio avviso, come base di tale valutazione dovremmo utilizzare il documento che analizza risultati e carenze del Piano d’azione del 2006. Dobbiamo fare ogni sforzo per riuscire a rispettare l’obiettivo del 20 per cento fissato nella strategia Europa 2020.

Mentre è facile misurare i valori concernenti le emissioni e le fonti di energia rinnovabile, i dati sull’efficienza energetica sono più ardui da calcolare. Su questo punto ci occorre l’assistenza della Commissione. Grazie ai dati statistici forniti dalla Commissione stessa, saremo in grado di ricostruire i mutamenti della nostra politica energetica. E’ generalmente noto che l’efficienza energetica degli edifici offre anch’essa considerevoli opportunità; dobbiamo perciò accelerare il rinnovamento degli edifici esistenti, dal momento che le costruzioni di nuovi edifici stanno proporzionalmente diminuendo. Numerosi edifici, soprattutto nei paesi dell’Europa centrale, dopo un adeguato rinnovamento avrebbero un notevole potenziale in termini di efficienza. Quanto alle misure legislative a sostegno delle soluzioni efficienti dal punto di vista energetico, gli Stati Uniti e la Cina sono assai più avanti di noi; dobbiamo fare ogni sforzo per ridurre al minimo tale svantaggio. L’Unione europea e gli Stati membri devono sostenere misure e strumenti per incrementare i finanziamenti in questo settore.

 
  
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  Pavel Poc (S&D), per iscritto.(CS) Benché l’Unione europea abbia fissato obiettivi per la riduzione del consumo energetico del 20 per cento entro il 2020, tali obiettivi non sono vincolanti, a differenza di quelli riguardanti la riduzione delle emissioni e le energie rinnovabili. Di conseguenza, gli Stati membri non sono sufficientemente motivati a raggiungere i migliori risultati possibili nel settore dell’efficienza energetica. La tecnologia e i procedimenti pratici per migliorare tale efficienza esistono già, ma in assenza di obiettivi vincolanti i progetti in materia non fruiranno di finanziamenti adeguati, e di conseguenza non verranno realizzati. Se l’Unione europea dovesse però raggiungere entro il 2020 l’obiettivo fissato, ciò comporterebbe risparmi finanziari che potrebbero giungere a 78 miliardi di euro all’anno. Ciò significherebbe non solo una riduzione della dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas naturale, con i conseguenti effetti positivi per la sicurezza dell’approvvigionamento, ma anche considerevoli risparmi per le famiglie. Quest’ultimo fattore mi sembra assai importante, perché il numero delle persone colpite dalla cosiddetta povertà energetica – cioè la condizione in cui le bollette dell’elettricità e del gas assorbono la maggior parte del bilancio familiare – sta attualmente crescendo. Secondo i dati dell’Unione europea, la definizione di obiettivi vincolanti potrebbe consentire alle famiglie di risparmiare fino a 1 000 euro all’anno. A parte la maggiore competitività, il miglioramento dell’efficienza energetica stimolerebbe anche la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato e porterebbe a ridurre le emissioni di CO2 di 780 milioni di tonnellate, ossia più di quanto richieda il protocollo di Kyoto.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto.(EN) I benefici della riduzione del consumo energetico e della dipendenza in Europa sarebbero insieme economici, ambientali e politici; il Piano d’azione per l’efficienza energetica ha quindi implicazioni di ampia portata. Sono stata relatrice per parere della commissione per l’ambiente sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per agevolare la transizione verso un’economia efficiente sotto il profilo energetico, e so che uno dei compiti più importanti in questo campo è quello di agevolare l’integrazione delle fonti di energia rinnovabili nella fornitura energetica. Le griglie intelligenti possono servire a questo scopo, mentre i contatori intelligenti installati in casa ci possono segnalare quando stiamo risparmiando energia, aiutandoci quindi a ridurre il consumo. La Commissione deve mettere correttamente a fuoco questi due elementi nel Piano d’azione, e gli Stati membri devono sostenere senza riserve l’installazione delle infrastrutture necessarie, se del caso anche tramite contratti di appalto pubblico.

 
  
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  Vladimir Urutchev (PPE), per iscritto.(EN) L’efficienza energetica è una delle misure più razionali, dal punto di vista dei costi, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Un minor consumo di energia ci rende meno dipendenti dalle importazioni di petrolio e di gas e dal fluttuare dei prezzi di queste materie prime. E’ perciò essenziale dirigere gli investimenti verso l’efficienza energetica e limitare la quantità di denaro che spendiamo per importare petrolio e gas: questo denaro potrebbe creare posti di lavoro nelle nostre piccole e medie imprese, nell’agricoltura, nella silvicoltura, e nell’industria. Le stime della Commissione dimostrano che un aumento del 20 per cento dell’efficienza energetica sarebbe potenzialmente in grado di creare qualcosa come un milione di nuovi posti di lavoro in Europa, mentre una famiglia media potrebbe risparmiare almeno 1 000 euro all’anno. Dall’epoca dell’ultimo Piano d’azione per l’efficienza energetica abbiamo ottenuto molti risultati, ma nulla dimostra che entro il 2020 si riesca a raggiungere l’obiettivo. Occorre introdurre, a livello sia nazionale che di Unione europea, nuovi strumenti per la promozione del risparmio energetico, puntando su due settori principali: il rinnovamento degli edifici esistenti e le misure per stimolare i finanziamenti. I vecchi edifici hanno il potenziale più elevato dal punto di vista dell’efficienza, ma non vi sono strumenti finanziari adeguati per sfruttare tale potenziale. In sede di revisione del Piano d’azione per l’efficienza energetica si dovranno affrontare in maniera adeguata questi due punti, se vogliamo effettuare i progressi auspicati.

 
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