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Discussioni
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Mercoledì 15 dicembre 2010 - Strasburgo Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Presentazione del Programma di lavoro della Commissione per il 2011 (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
 3. Il futuro del partenariato strategico UE-Africa alla vigilia del terzo vertice UE-Africa (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
 4. Misure di attuazione (articolo 88 del regolamento): vedasi processo verbale
 5. Preparativi in vista del Consiglio europeo (16 e 17 dicembre 2010) - Creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria nella zona euro (discussione)
 6. Iniziativa dei cittadini (discussione)
 7. Turno di votazioni
  7.1. Attivazione dello strumento di flessibilità a favore del programma per l’apprendimento permanente, del programma per la competitività e l’innovazione e per la Palestina (A7-0367/2010, Reimer Böge) (votazione)
  7.2. Progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2011 quale modificato dal Consiglio (votazione)
  7.3. Posizione del Parlamento sul nuovo progetto di bilancio 2011 quale modificato dal Consiglio (A7-0369/2010, Sidonia Elżbieta Jędrzejewska i Helga Trüpel) (votazione)
 8. Consegna del Premio Sacharov (seduta solenne)
 9. Turno di votazioni (proseguimento)
  9.1. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: Noord Holland ICT, Paesi Bassi (A7-0353/2010, Barbara Matera) (votazione)
  9.2. Legge applicabile al divorzio e alla separazione personale (A7-0360/2010, Tadeusz Zwiefka) (votazione)
  9.3. Agenzie di rating del credito (A7-0340/2010, Jean-Paul Gauzès) (votazione)
  9.4. Abrogazione delle direttive relative alla metrologia (A7-0050/2010, Anja Weisgerber) (votazione)
  9.5. Iniziativa dei cittadini (A7-0350/2010, Zita Gurmai/Alain Lamassoure) (votazione)
  9.6. Presentazione del Programma di lavoro della Commissione per il 2011 (B7-0688/2010) (votazione)
  9.7. Il futuro del partenariato strategico UE-Africa alla vigilia del terzo vertice UE-Africa (B7-0693/2010) (votazione)
  9.8. Diritti fondamentali nell’Unione europea (2009) - Applicazione effettiva dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona (A7-0344/2010, Kinga Gál) (votazione)
  9.9. Effetto della pubblicità sul comportamento del consumatore (A7-0338/2010, Philippe Juvin) (votazione)
  9.10. Piano d’azione per l’efficienza energetica (A7-0331/2010, Bendt Bendtsen) (votazione)
 10. Dichiarazioni di voto
 11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
 12. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 13. Governance economica e articolo 9 del trattato di Lisbona (discussione)
 14. Diritti umani nel mondo nel 2009 e politica dell'Unione europea in materia (discussione)
 15. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
 16. Una nuova strategia per l’Afghanistan (discussione)
 17. Esito del Vertice NATO di Lisbona (discussione)
 18. Situazione in Costa d’Avorio (discussione)
 19. Controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (discussione)
 20. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 21. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK
Presidente

 
1. Apertura della seduta
Video degli interventi
 

(La seduta inizia alle 8.35)

 

2. Presentazione del Programma di lavoro della Commissione per il 2011 (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale

3. Il futuro del partenariato strategico UE-Africa alla vigilia del terzo vertice UE-Africa (proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale

4. Misure di attuazione (articolo 88 del regolamento): vedasi processo verbale

5. Preparativi in vista del Consiglio europeo (16 e 17 dicembre 2010) - Creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria nella zona euro (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

- le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sui preparativi in vista del Consiglio europeo (16-17 dicembre 2010),

- l’interrogazione orale (O-0199/2010) alla Commissione, dell’onorevole Bowles a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria nella zona euro (B7-0659/2010).

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli parlamentari, a nome del Consiglio vorrei ringraziarla, signor Presidente, per l’opportunità offertami di illustrare al Parlamento i temi che saranno discussi dal Consiglio europeo.

La riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani sarà decisiva sotto ogni profilo per il rafforzamento del pilastro economico dell’unione economica e monetaria. Il principale punto all’ordine del giorno sarà infatti il rafforzamento della stabilità finanziaria. Viviamo in un’epoca straordinaria, che ha posto e continuerà a porre notevoli sfide a governi e cittadini. Dobbiamo fare tutto il necessario per garantire che l’attuale crisi finanziaria sia superata e si ricrei fiducia.

Sin dall’inizio della crisi abbiamo dato prova della nostra volontà di adottare i provvedimenti necessari per preservare la stabilità finanziaria e promuovere il ritorno a una crescita sostenibile. La crisi ha sottolineato in particolare la necessità di un ulteriore strumento per preservare la stabilità nella zona euro. Abbiamo dovuto istituire un meccanismo ad hoc, che abbiamo appena utilizzato per sostenere l’Irlanda. Abbiamo però realmente bisogno di un meccanismo permanente a medio termine.

A tal fine, e in stretta collaborazione con il Presidente del Consiglio europeo, in occasione della prossima riunione del Consiglio europeo di domani, il governo belga formulerà una proposta di decisione per modificare il trattato allo scopo di introdurre un meccanismo per salvaguardare la stabilità finanziaria nell’intera zona euro emendando l’articolo 136. Il Consiglio europeo sarà chiamato a esprimere il proprio consenso a tale proposta di decisione e all’avvio della procedura di revisione semplificata prevista dall’articolo 48.6 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’obiettivo è l’adozione formale della decisione nel marzo 2011 e la sua entrata in vigore il 1° gennaio 2013.

Inoltre, l’attuazione della relazione della task force sul governo economico avallata dal Consiglio europeo in ottobre rappresenta un passo importante verso una maggiore disciplina fiscale, una sorveglianza economica più ampia e un coordinamento più rigoroso. Tale questione, alla quale attribuiamo notevole importanza, è attualmente dinanzi al Parlamento e al Consiglio e dovrebbe concludersi entro la prossima estate.

Vorrei infine ribadire l’importanza della nuova strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione, che svolge un ruolo importante per consentirci di superare la crisi. La Presidenza belga si è impegnata per promuoverne l’attuazione in maniera da aprire la via a una ripresa economica sostenibile.

Al di là di questi aspetti economici, vorrei tuttavia formulare due ulteriori commenti. Il Consiglio europeo si occuperà delle relazioni dell’Unione con i suoi partner strategici. Il Consiglio “Affari esteri” presieduto dalla Baronessa Ashton ha predisposto relazioni sullo stato di avanzamento delle relazioni con tre di essi, Stati Uniti, Cina e Russia. Il Consiglio europeo ascolterà dunque con attenzione la presentazione della Baronessa Ashton sulle tali relazioni. La Baronessa sarà inoltre invitata ad assumere detto approccio anche con altri partner, come Ucraina, Africa, India e Brasile, nonché a presentare una relazione nel marzo 2011 che descriva la situazione dei suoi personali contatti con i nostri partner.

La mia osservazione conclusiva riguarda la domanda di adesione all’Unione europea del Montenegro. Il Consiglio “Affari generali” ha accolto con favore il parere della Commissione sul Montenegro. Il paese ha compiuto progressi nel rispetto dei criteri politici fissati dal Consiglio europeo di Copenaghen e i requisiti del processo di stabilizzazione e associazione. Occorrono nondimeno ulteriori sforzi, specialmente per attuare le sette priorità principali indicate nel parere della Commissione. Tenuto conto della proposta della Commissione, il Consiglio ha raccomandato che al Montenegro si conceda lo status di paese candidato e la questione sarà esaminata dal Consiglio europeo.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. − (EN) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli parlamentari, il Consiglio europeo di questa settimana si concentrerà su due obiettivi principali: concordare le future caratteristiche di un futuro meccanismo europeo permanente di stabilità per la zona euro e una modifica limitata del trattato che renderà tale meccanismo giuridicamente inattaccabile. Spero e confido pertanto che questo Consiglio europeo si concentri sui risultati stabilizzando il corso e rafforzando il consenso. Nel pervenire a un accordo, il Consiglio europeo trasmetterà inoltre un segnale di unità, solidarietà e inequivocabile sostegno al progetto europeo, sebbene il raggiungimento di tale esito richieda molto lavoro e impegno.

Tutti sappiamo che attualmente la posta in gioco è alta per l’Unione europea e la zona euro in particolare. Molti volgono lo sguardo all’Unione europea in cerca di risposte: i mercati per un verso, i nostri partner nel mondo per un altro, ma soprattutto i nostri cittadini. Che cosa si aspettano? Come possiamo rassicurarli al meglio? Per me la risposta è chiara. Dobbiamo dimostrare che l’Unione europea controlla gli eventi, abbiamo deciso come agire e rispettiamo le scelte operate, parliamo a una sola voce e operiamo in maniera unitaria. Ciò che non ci serve è un concorso di bellezza tra leader, una cacofonia di scenari divergenti, annunci non seguiti da azioni.

Indubbiamente dobbiamo confrontarci con sfide impegnative. Tuttavia, se prendiamo le distanze e guardiamo ai fatti, quest’anno l’Unione europea sta affrontando tali sfide a testa alta. Abbiamo affrontato due problemi specifici con la Grecia e l’Irlanda. In entrambi i casi, abbiamo preso le decisioni necessarie. La realtà è che in ambedue le situazioni l’Unione è riuscita ad agire, ma è necessario attuare riforme lungimiranti per garantire che in futuro situazioni del genere non si ripetano più.

A tal fine, un prerequisito indispensabile è un vero governo economico europeo. Il pacchetto sul governo economico andrebbe dunque visto come elemento costitutivo fondamentale di un sistema che dia agli europei e ai mercati fiducia nella presenza di strutture appropriate. Spero che questo Parlamento continui a considerare prioritarie tali proposte della Commissione in maniera che possano essere pienamente attuate entro la metà del prossimo anno.

Il nostro futuro sistema sarà un sistema fondato sugli sforzi collettivi e individuali, la responsabilità e la solidarietà. Ci stiamo movendo rapidamente in questa direzione. Nel contempo vanno consolidate le finanze pubbliche. Per ricreare fiducia, tanto essenziale per la crescita, occorrono finanze pubbliche sane. In molti Stati membri, l’attuale corso della politica fiscale grava notevolmente sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e richiede interventi correttivi.

Ovviamente dobbiamo guardare oltre il consolidamento fiscale verso la promozione della crescita e attraverso la strategia Europa 2020 stiamo piantando i semi della futura crescita europea, offrendo una concreta prospettiva di crescita all’Europa. Sempre più Stati membri stanno cogliendo appieno il potenziale di tale strategia. Partiamo da tale base accelerando le riforme che promuovono la crescita. Se attuata seriamente, la strategia Europa 2020 può guidare le nostre economie locali, nazionali ed europea verso le fonti di crescita del futuro.

Stiamo lavorando duramente per presentare il primo studio annuale sulla crescita entro un mese. Confido nel fatto che ciò possa costituire un tema importante per il Parlamento il prossimo anno. Lo stesso dicasi per il futuro bilancio dell’Unione e le modalità per sfruttarne il grande potenziale contribuendo alla promozione della crescita e dell’occupazione.

Dobbiamo altresì analizzare il nostro sistema bancario e intraprendere le azioni necessarie per garantire che le banche siano in grado di finanziare adeguatamente l’economia, specialmente le piccole e medie imprese. In tema di stabilizzazione delle economie, gran parte delle nostre azioni sono state puntuali o temporanee. Un altro elemento importante del nostro approccio per riforme lungimiranti deve essere un meccanismo di stabilità permanente.

Questo è l’obiettivo del meccanismo europeo di stabilità. Dopo intense consultazioni, proseguite con notevole successo, siamo riusciti a formulare una definizione di massima di tale meccanismo alla fine dello scorso mese. Confido nel fatto che sia avallato dal Consiglio europeo questa settimana, sebbene i contorni precisi debbano essere elaborati nel corso delle prossime settimane.

Il meccanismo dovrebbe essere inoltre sostenuto dalla decisione di procedere a una modifica limitata e mirata del trattato. Ora che vi è un consenso tra gli Stati membri in merito all’opportunità di intraprendere la via di una modifica del trattato, tale approccio deve essere tempestivamente adottato. Lo scopo della modifica del trattato è molto specifico. Si tratta di un emendamento semplice, pragmatico per rispondere a un’esigenza specifica. È sufficiente una lieve modifica per attuarlo. Resistiamo dunque alla tentazione di indulgere in eccessive complicazioni o creare collegamenti artificiali con altri ambiti. Non lasciamoci distrarre dal compito che dobbiamo svolgere. L’euro è sostenuto da una forte volontà politica. Sia il meccanismo temporaneo sia ora il meccanismo permanente sono decisioni fondamentali che dimostrano come gli Stati membri siano disposti come sempre a far sentire il proprio peso per raggiungere la stabilità e l’integrità dell’euro.

Tutti questi elementi – governo economico, consolidamento fiscale, garanzia di riforme che promuovano la crescita, efficienza delle banche, strumento europeo di stabilità finanziaria e, il suo successore, meccanismo europeo di stabilità – sono interconnessi. Vanno affrontati come insieme costituito in maniera articolata al fine di dare una risposta completa alla crisi e garantire che una situazione del genere non possa mai più ripetersi.

L’azione assunta dalla Banca centrale europea rappresenta, come è ovvio, un contributo fondamentale al conseguimento di tale obiettivo.

Tutti concordano nell’affermare che l’azione intrapresa quest’anno, soprattutto per Grecia e Irlanda, è anche nell’interesse più ampio dell’intera Unione europea e di tutti i suoi Stati membri e si fonda risolutamente sui principi fondamentali della solidarietà, della responsabilità collettiva, della condivisione dei rischi e del mutuo soccorso in caso di necessità. So che tali principi sono vicini al cuore di questo Parlamento. Sono vicini anche al mio cuore, per cui comprendo il motivo per il quale sono state avanzate altre idee per dar forma a tali principi attraverso altri meccanismi possibili.

Su questo punto vorrei essere chiaro: le eurobbligazioni di per loro rappresentano un’idea interessante. La stessa Commissione l’ha proposta già nel 2008, quando ha valutato i primi dieci anni dell’unione economica e monetaria, ma siamo in una situazione di crisi e già disponiamo di meccanismi finanziari per affrontarla, come lo strumento europeo di stabilità finanziaria, meccanismi che sono ben lungi dall’essere esauriti e possono essere migliorati e adattati sicuramente in maniera più rapida di qualunque alternativa, per quanto interessante possa essere.

Di conseguenza, sebbene comprenda il desiderio del Parlamento di esplorare ogni soluzione possibile, ora è tempo di agire immediatamente. Non accantoniamo l’idea per il futuro, ma in questa fase concentriamoci su quella che può essere la soluzione per giungere a un consenso tra gli Stati membri, una soluzione attuabile con rapidità e risolutezza.

Lavoriamo insieme per concludere quest’anno con un messaggio di fiducia: l’Unione ha una visione unificata per la sua economia e la sta attuando. Facciamolo con un chiaro senso dell’obiettivo che intendiamo raggiungere e chiariamo anche tale obiettivo: una zona euro forte e stabile in un’Unione europea ancora più integrata.

 
  
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  Presidente. – Vorrei ringraziare il Presidente in carica del Consiglio Chastel e il Presidente della Commissione per aver introdotto la discussione. Affrontiamo un tema estremamente importante. Superare la crisi e creare occupazione sono obiettivi prioritari per i nostri cittadini. Domani e dopodomani il Consiglio europeo rivolgerà la propria attenzione innanzi tutto proprio a questo tema.

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Consiglio europeo che si apre questa settimana si svolge in un contesto particolare: attacchi speculativi contro l’euro, revival dell’euroscetticismo e avvio delle riflessioni sulle finanze europee, mentre il Parlamento si prepara a votare sul bilancio 2011.

Questi aspetti sono, come è ovvio, strettamente legati. La crisi dell’euro e le misure di solidarietà hanno un impatto sul potere di acquisto dei cittadini europei, che si domandano se valga la pena di compiere tutti questi sforzi e se stiano portando a risultati, da cui l’euroscetticismo anche in paesi sinora tradizionalmente proeuropeisti. È un fenomeno sfruttato da fazioni politiche populiste ed estremiste che si alimentano delle paure e delle tentazioni di ripiegamento, fazioni che, quando sono al governo, non hanno rimedi miracolosi.

Inizierò dall’euro, che dobbiamo proteggere e rafforzare, ponendoci nel contempo alcune domande fondamentali.

La mia prima domanda è la seguente: l’Europa ha mai avuto una valuta stabile come l’euro? Lo dico per i nostalgici delle valute nazionali: un passo indietro avrebbe conseguenze catastrofiche per l’Europa.

La mia seconda domanda è: chi si cela dietro gli attacchi sferrati da mesi contro l’euro? Chi approfitta del crimine, se mi consentite l’espressione? Non credo alla teoria delle cospirazioni, ma nei miei colloqui con leader politici e analisti finanziari, i percorsi convergono sulla fonte dei nostri problemi. Quando impareremo? Penso che possiamo parlare direttamente ai nostri amici.

La mia terza domanda è la seguente: perché l’euro viene ancora scambiato a più di 1,30 dollari? Ciò costituisce un notevole handicap per le nostre esportazioni e tutti dicono che l’euro è spacciato. Perché i nostri paesi sono gli unici a praticare una rigida politica di ortodossia, mentre i nostri concorrenti sfruttano le proprie valute deboli per promuovere le proprie economie? Questo ci chiedono i nostri cittadini. Queste sono le domande che mi sono state poste nelle ultime due settimane alle riunioni con i politici eletti.

Onorevoli colleghi, ci occorre un messaggio di fiducia sulla nostra capacità di superare la crisi, ci servono misure per incoraggiare un ritorno alla crescita, misure concrete come quelle intraprese di recente dalla Commissione Barroso per rilanciare il mercato interno e rendere più etici i mercati finanziari. Ciò di cui abbiamo bisogno, e la crisi dell’euro lo ha dimostrato, è convergenza nelle nostre politiche sociali e fiscali. Occorre coraggio. Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, è necessario procedere oltre più rapidamente e risolveremo diversi problemi.

Nei prossimi anni ci occorrerà molto coraggio se vogliamo rafforzare i nostri paesi sulla scena della concorrenza globale e intendiamo usare il denaro dei contribuenti nella maniera più efficace possibile. Tale sforzo per semplificare la spesa deve essere compiuto a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale ed europeo. Le priorità politiche e finanziarie dell’Unione vanno riesaminate e le finanze pubbliche europee fondamentalmente riviste. Dobbiamo porci le domande reali e, a seconda delle risposte che vi diamo, adeguare il nostro quadro di bilancio per il periodo 2014-2020.

Questo è il dibattito fondamentale chiesto dal Parlamento europeo e proprio a queste discussioni sostanziali noi, rappresentanti eletti da 500 milioni di europei, intendiamo partecipare pienamente, anche se dovesse dispiacere ad alcuni governi che vogliono negarci tale diritto.

Chiedo al Consiglio europeo di manifestarci il suo accordo e, ove del caso, votare in modo che chi vuole negarci tale opportunità di partecipare al dibattito si assuma le proprie responsabilità. Per noi non si tratta di potere, bensì della possibilità di contribuire a un dibattito cruciale sul futuro della costruzione europea. Dobbiamo curare l’ascesso, dobbiamo prendere le decisioni giuste, le decisioni necessarie per garantire che il bilancio europeo diventi sempre più un bilancio di investimento.

Se i nostri Stati membri, preoccupati dalle restrizioni di bilancio, possono investire meno in istruzione, formazione, ricerca e innovazione, investiamo noi a livello europeo unendo le nostre risorse e ottenendo in tal modo economie di scala.

Per il gruppo PPE la discussione sulle finanze europee non deve ridursi a una querelle tra Stati membri che rivogliono il loro denaro. Il dibattito dovrebbe invece riguardare la riconciliazione dei nostri cittadini con l’Europa mostrando loro il valore aggiunto che un’azione europea concertata e visionaria può rappresentare.

Sto attualmente facendo il giro delle capitali e posso dirvi che il dibattito sta prendendo piede. Non perdiamo questa opportunità. Presto sarà Natale e Capodanno e questa Presidenza a breve concluderà il suo mandato. Vorrei dunque ringraziare la Presidenza belga per la sua ottima collaborazione con il Parlamento e il Presidente della Commissione Barroso, che ha avuto il coraggio di impegnarsi nella presentazione di un documento sui requisiti fondamentali entro la fine di giugno. Credo che dobbiamo proseguire insieme in tale direzione e i capi di Stato e di governo non ci abbandoneranno, ma dobbiamo mostrare loro la via.

(Applausi)

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, raramente ci siamo riuniti alla fine dell’anno con un motivo di preoccupazione più serio. Siamo molto preoccupati perché l’Europa si trova al centro di una crisi di fiducia che si sta aggravando e diffondendo. Tale crisi di fiducia ha una serie di concause che oggi vorrei tentare di descrivere in questa sede. Ritengo che ci troviamo di fronte a un approccio duplice. Vi è l’approccio assunto da chi tenta di nascondere la situazione reale ai cittadini di un paese. La fiducia dei cittadini è gravemente compromessa quando i governi dicono loro: “Va tutto bene, non ci sono problemi, è tutto sotto controllo” e poi improvvisamente si presentano spiegando di aver bisogno di miliardi e miliardi di euro di assistenza. È successo due volte sinora. Non so se ricapiterà che un governo dica di avere tutto sotto controllo ed essere in grado di finanziare le proprie obbligazioni, anche se i tassi di interesse aumentano, per poi cambiare improvvisamente idea e dire: “Abbiamo bisogno di un pacchetto di salvataggio. Aiutateci!”. Questo non deve accadere. Abbiamo bisogno di un inventario degli effettivi debiti nazionali e delle banche. Penso che creerebbe più fiducia se spiegassimo la reale situazione, per quanto negativa possa essere. Se giochiamo a carte scoperte, è più facile cercare soluzioni.

Vi è tuttavia un altro approccio, quello che si manifesta quando i paesi forti dicono: “Non abbiamo bisogno di aiuto”. Traspare un sentimento di rinazionalizzazione: “Non siamo disposti a pagare per gli altri”, nonostante i paesi che lo dicono sappiano che, alla fine, dovremo tutti unirci e far fronte al problema. L’approccio duplice che consiste nel non dire ai cittadini la verità pur sapendo che sarà necessario pagare nel proprio interesse è estremamente nocivo per la fiducia.

Ci stiamo attualmente preparando a una riunione del Consiglio europeo. Come si esprimono le varie voci in quella sede? Uno è favorevole alle eurobbligazioni, un altro contrario. Uno chiede che si stabilizzi il pacchetto di salvataggio e lo si rafforzi, un altro dice di non rafforzarlo. Mi domando dove stia la logica nello spiegare che sono tutte misure soltanto temporanee perché abbiamo tutto sotto controllo, mentre nel contempo si chiede che vengano inserite nel trattato in maniera che siano disponibili a lungo termine. È una contraddizione in termini, che mina anche la fiducia dei cittadini. La fiducia è inevitabilmente compromessa quando un governo sottopone le proprie banche a uno stress test in estate e solo qualche mese dopo si rende conto che in realtà non si è trattato di uno stress test per le banche, bensì per l’euro.

Siamo nel mezzo di una crisi di fiducia e devo dirle, signor Presidente della Commissione, che per quanto possa essere vero ciò che lei ha detto stamattina, l’impressione è che non ricercheremo le migliori soluzioni e le attueremo, bensì discuteremo il consenso minimo ottenibile venerdì. Questo non è abbastanza. La crisi di fiducia si aggraverà. Una politica che a breve termine rappacifichi i mercati nazionali non è sufficiente. Ci serve una politica che stabilizzi i mercati e l’euro. Perché nessuno in questa Camera o in sede di Consiglio europeo parla del valore esterno dell’euro? Oggi l’euro viene scambiato a 1,34 dollari. Il suo valore più basso durante la crisi è stato 1,20 e quando è stato introdotto valeva 1,15. L’euro è una valuta stabile. Nella concorrenza intercontinentale in cui le regioni del mondo competono l’una con l’altra in termini economici, non contano più le singole valute nazionali, bensì la struttura valutaria dell’intera regione. In termini economici e sociali, la zona euro è sicuramente la regione più forte del mondo, una regione resa politicamente più debole soltanto da decisori politici che attuano politiche volte a smorzare a breve termine il dibattito nazionale. L’euro è forte e potrebbe esserlo ancora di più se coloro che fungono da suo quadro politico e coloro che ne sono responsabili assolvessero infine i propri obblighi e prendessero decisioni audaci e coerenti sui temi sociali ed economici ponendo fine alla crisi di fiducia. Basti guardare a ciò che sta accadendo a Londra, Parigi e Roma. Se non poniamo termine a questa crisi di fiducia, nei prossimi anni avremo problemi gravissimi.

Per questo vorrei dire al Consiglio che sono favorevole alle eurobbligazioni. Se esiste un’altra misura idonea, adottiamola, ma è necessario giungere infine a un accordo sulla stabilizzazione dell’euro all’interno dell’Unione perché all’esterno è sufficientemente forte.

 
  
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  Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, penso che nella vita esista una regola applicabile in ogni circostanza: quando un gruppo viene attaccato, deve reagire con unità e solidarietà. Nel 2010 è accaduto esattamente il contrario quando l’euro è stato attaccato perché, dalla crisi greca, abbiamo assistito soltanto a disaccordi nei dibattiti. Sicuramente niente unità, sicuramente non abbastanza solidarietà.

Ora dobbiamo avere il coraggio, e mi rivolgo anche al Presidente della Commissione, di riconoscere che tutte le misure temporanee non sono semplicemente sufficienti. Questa non è la mia analisi, bensì quella del Fondo monetario internazionale (FMI), dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) e del Presidente della Banca centrale europea Trichet, il quale dopo tutto è a capo dell’organismo che è il custode monetario dell’euro e per il quale tutte le misure intraprese e tutte quelle che si intendono intraprendere non si spingono abbastanza oltre.

Tutti dicono che occorre agire su quattro fronti: in primo luogo, un patto di stabilità con veri meccanismi sanzionatori; in secondo luogo, un fondo di crisi allargato, permanente, e non sono colui che lo propone, poiché il Presidente Trichet afferma che deve essere allargato, i capi di Stato e di governo non vogliono allargarlo e noi vogliamo che si ristabilisca fiducia sui mercati; in terzo luogo, un vero governo economico e fiscale e una vera unione economica; infine, in quarto luogo, un mercato unico delle eurobbligazioni.

Queste sono le quattro azioni da intraprendere perché non vi è luogo al mondo, onorevoli colleghi, in cui la valuta non sia sostenuta da un governo, una strategia economica e un mercato obbligazionario. Una situazione del genere non esiste al mondo. Che cosa ci viene detto oggi? Ci viene detto: “Sì, è una buona idea, ma dobbiamo attendere ancora un po’”. Che cosa dobbiamo attendere? Forse dobbiamo attendere il caos completo o la scomparsa dell’euro.

È giunto dunque il tempo di prendere questa decisione e non mi aspetto che la Commissione, signor Presidente, oggi ci dica: “Sì, sarà difficile, ma dobbiamo proseguire queste discussioni sulle eurobbligazioni; è una buona idea, ma non è il momento perché abbiamo il fondo di crisi che ora renderemo permanente”. Le due cose non hanno alcun rapporto. Adesso il fondo di crisi è necessario per contrastare gli attacchi sferrati all’euro, ma le eurobbligazioni sono anch’esse necessarie per la stabilità a medio e lungo termine dell’euro. Non vi è contraddizione tra i due meccanismi. Sono ambedue necessari, come avviene in tutto il mondo.

Credo pertanto che, unitamente ai capi di Stato e di governo che domani e dopodomani discuteranno e diranno: “Sì, adatteremo il trattato; quanto al fondo di crisi, che normalmente dovrebbe essere allargato ed è quello che tutti gli altri chiedono, può essere reso permanente”, sia giunto il momento per la Commissione di formulare quanto prima un pacchetto molto più significativo, coraggioso, globale e coerente per quanto concerne tale approccio. In merito al patto di stabilità e crescita, che prevede veri meccanismi sanzionatori, il Parlamento può svolgere il proprio lavoro perché il pacchetto è qui e torneremo alle proposte iniziali della Commissione. Quanto agli altri tre aspetti, un fondo di crisi allargato, sono concorde, ma proponetelo. Proponetelo! Assumete una posizione al riguardo e dite che il fondo di crisi deve essere allargato. Perché? Perché disporre di un fondo di crisi allargato porrà fine alle speculazioni ai danni dell’euro. Proponete poi un pacchetto globale su un’unione economica e fiscale e, infine, non abbiate timore di proporre un mercato unico delle eurobbligazioni. Sappiamo che, quando tutto questo sarà stato detto e realizzato, sarà ciò che stabilizzerà l’euro a lungo termine.

 
  
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  Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, vi è comunque qualcosa di strano in tutto questo. Signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha parlato del prossimo vertice. Avrebbe potuto parlarci dell’incertezza che caratterizza tale attesa. Avrebbe potuto dirci che sarà necessario moderare alcuni dibattiti.

Signor Presidente Barroso, penso che non avanzeremo, non avanzeremo più con tutte queste esitazioni. Il collega Schultz ha ragione: dobbiamo descrivere la realtà della crisi e parlarne in maniera concreta, ma dobbiamo anche descrivere la realtà della nostra impotenza politica e delle ragioni di tale impotenza. È inutile dire soltanto che abbiamo preso le decisioni giuste. Lo sapete come lo so io e lo sanno tutti in questa Camera che le abbiamo prese sempre troppo tardi. Facciamo un passo avanti e due passi indietro. Non sto affermando che è colpa vostra. Penso viceversa che la Commissione sia stata un punto di stabilità in un momento in cui la lucidità faceva difetto. Ora però, e credo che il collega Verhofstadt abbia posto la vera domanda, quale dovrebbe essere la nostra strategia nei mesi a venire?

Per come la vedo io, la strategia è abbastanza semplice: la Commissione dovrebbe proporre un patto di stabilità, del quale già dispone, definendo la necessaria stabilità e, dunque, la responsabilità di tutti nei confronti dell’euro, e un patto di stabilità che definisca la solidarietà di cui abbiamo bisogno. Non vi è stabilità senza solidarietà. Le discussioni tra la signora Cancelliere Merkel e tale o tal’altro interlocutore non ci interessano più. Sì, la posizione di alcuni paesi, compresa la Germania, che dicono che vi deve essere stabilità e ciò che è accaduto non deve ripetersi mai più, è giusta. Sì, purché non si dica nel contempo che la solidarietà ci obbliga a creare un’opportunità di tutelare l’euro con eurobbligazioni per investire, continuare a operare la trasformazione ecologica ed economica. Abbiamo bisogno di investire. A livello nazionale, però, non è più possibile. Abbiamo una moneta a due facce: stabilità da un lato e solidarietà dall’altro con la responsabilità nel mezzo.

Signor Presidente della Commissione, formuli una proposta per riformare le funzioni dell’Unione in maniera da ottenere stabilità e solidarietà con le eurobbligazioni in modo che non vi possano più essere speculazioni contro i debiti di alcuni paesi e, con le eurobbligazioni, si abbia nel contempo la possibilità di investire.

Il Commissario Oettinger ci dice di aver bisogno di 1 000 miliardi di euro per riformare il settore energetico, ma dove reperirà tali fondi? Giocherà alla lotteria o cos’altro? È completamente assurdo affermare di aver bisogno di 1 000 miliardi di euro senza dirci come si mobiliteranno i fondi necessari per questa trasformazione economica indispensabile.

La strategia è dunque semplice: la Commissione propone, il Parlamento modifica e decide e vi sarà una posizione della Commissione e del Parlamento europeo a favore o sfavore del Consiglio, che dovrà reagire a tale posizione. Questo è quanto. L’unica soluzione possibile nell’odierno dibattito. Se aspettiamo che la signora Cancelliere Merkel si risolva a prendere una decisione un quart’ora prima del momento di prenderla, possiamo attendere sino alla fine dei nostri giorni. Se aspettiamo che prenda tale decisione, avremo perso il treno. Naturalmente potreste dirmi che, non essendo l’ultimo treno, poco importa, potremo sempre prendere il successivo, ma non è così. Gorbaciov ha avuto ragione nell’affermare: “I pericoli aspettano soltanto coloro che non reagiscono alla vita”.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

Non voglio che la storia punisca l’Europa. Affrontate le vostre responsabilità. Noi stiamo affrontando le nostre e dobbiamo dimostrare al Consiglio che la stabilità politica di cui abbiamo bisogno è qui, in Commissione e in Parlamento, e sfideremo l’instabilità del Consiglio.

(Applausi)

 
  
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  Timothy Kirkhope, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, condivido la speranza che in occasione del Consiglio europeo si concordino misure per rassicurare i mercati e ricreare stabilità nella zona euro perché, parlamentari o no, dovrebbe essere interesse di tutti.

In vista della riunione ci viene detto che parte della soluzione sarà rappresentata da un maggior numero di sanzioni, ma per essere efficaci le sanzioni devono essere credibili e i risultati raggiunti dall’Unione al riguardo sono tutt’altro che degni di nota. Renderle automatiche difficilmente le renderà più credibili se permane la convinzione che si potrebbe trovare una soluzione politica per evitarle. Ciò che occorre realmente per i membri della zona euro è la volontà politica di assolvere i rispettivi obblighi attuali.

Sentiamo dire che una parte fondamentale della soluzione sarà rappresentata dalla condivisione da parte del settore privato dell’onere di futuri salvataggi finanziari. Sarebbe però un terribile paradosso se la conseguenza principale di tale iniziativa dovesse essere un aumento dei costi di finanziamento per alcuni degli Stati membri più deboli della zona euro, il che contribuirebbe alla prossima crisi.

Non appena concluso un importante processo di riforma del trattato, ci era stato detto che un pacchetto di riforme avrebbe chiuso la partita della modifica del trattato per una generazione. Orbene, ora, trascorsi pochi mesi, stiamo verosimilmente per intraprendere un’ulteriore modifica.

Per rassicurarci ci viene detto, anche dal Presidente della Commissione, che i cambiamenti saranno soltanto limitati, ma questo non sembra essere ciò che crede il governo tedesco. Il Ministro delle finanze tedesco Schäuble pare aver aperto la porta a un nuovo round di integrazione verso un’unione fiscale e, in ultima analisi, un’unione politica.

Dove si andrà a parare? Sicuramente non un altro decennio sprecato a concentrarsi sul tipo di riforma sbagliato? L’Europa ha bisogno di riforma economica, disciplina delle finanze pubbliche, approfondimento del mercato interno, cambiamenti nel campo del diritto del lavoro per promuovere l’occupazione e un pacchetto di misure affinché il programma Europa 2020 abbia successo.

Si tratta di riforme fondamentali, audacemente e correttamente indicate dal Presidente Barroso nel programma per la sua Commissione, ma già temo che questa opportunità possa sfuggirci. Il rischio terribile è che, nonostante tutto quanto si è detto a proposto della costruzione dell’Europa, tale costruzione possa di fatto essere compromessa e, pur sperando in un’Europa più forte, non affrontare i suoi problemi economici soggiacenti la renda in realtà soltanto più debole.

Crediamo che le priorità del Consiglio europeo debbano consistere nel concordare un numero limitato di misure specifiche in maniera che i membri della zona euro possano aiutarsi l’un l’altro nella crisi immediata senza imporre oneri a Stati membri che hanno scelto di restare al di fuori e poi riaffermare l’importanza fondamentale di affrontare la crisi a lungo termine con la quale ci stiamo confrontando: il rischio di un crollo permanente della nostra competitività economica.

 
  
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  Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci occupiamo della crisi economica e finanziaria globale ormai da tre anni. Una delle conclusioni da trarre da questa lunga discussione è che le nostre misure non stanno evidentemente attaccando le radici della crisi limitandosi soltanto a trattarne i sintomi. Vorrei ribadire che le decisioni a livello comunitario non devono essere dettate dai mercati finanziari. Non dobbiamo consentire alle banche di uscirne senza pagare lo scotto, continuare a speculare e lasciare che gli Stati membri si facciano carico della responsabilità delle transazioni rischiose che esse hanno intrapreso. I rigidi pacchetti di austerity imposti alla Grecia e all’Irlanda imporranno ai cittadini il costo di una crisi che non hanno provocato. In tal modo, si ridurrà la capacità di spesa dei consumatori e si impedirà che la necessaria ripresa economica abbia luogo. Le drastiche misure di risparmio porranno altri paesi attualmente a rischio, come Portogallo e Spagna, nella stessa situazione di Grecia e Irlanda.

Un semplice riadeguamento degli strumenti finanziari o l’introduzione di nuove reti di sicurezza non sarà di aiuto. Un meccanismo permanente per preservare la stabilità finanziaria deve includere misure che regolamentino le attività dei mercati, tra cui anche l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie e l’obbligo di rispettare gli standard sociali minimi. È inoltre importante modificare lo statuto della Banca centrale europea per permetterle di erogare assistenza finanziaria diretta agli Stati in difficoltà eludendo le banche.

Questi sono i primi passi che dovremmo intraprendere, attesi ormai da lungo tempo. Per parlare senza mezzi termini, un approccio nazionale miope sta bloccando le regolamentazioni necessarie per un controllo effettivo dei mercati finanziari. I capi di Stato e di governo ci impediscono di compiere progressi nella giusta direzione. Tra questi includo il Cancelliere tedesco.

 
  
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  Nigel Farage, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signor Presidente, il 2010 sarà ricordato come l’anno in cui sono emerse gravi lacune nel progetto dell’euro e il pubblico europeo ha preso atto della totale stoltezza dei suoi leader.

Abbiamo dunque un altro vertice, un’altra crisi, e la fiducia nell’euro che entro la fine della settimana sarà ulteriormente compromessa. È come guardare un incidente automobilistico al rallentatore e ora volete un meccanismo di salvataggio finanziario permanente. Pensate che potendo contare su un fondo, diciamo, di un miliardo di euro tutto andrà bene. Ebbene, non è così. Il fallimento dell’euro non ha nulla a che vedere con la speculazione. Non ha nulla a che vedere con i mercati, siano essi valutari od obbligazionari. Dipende invece dal fatto che il nord e il sud dell’Europa non possono oggi, né in alcun altro momento, far parte di una sola unione monetaria. Non funzionerà.

Dal punto di vista politico occorre poi modificare il trattato. Il motivo è che i quattro professori tedeschi vinceranno a Karlsruhe e dimostreranno che i salvataggi finanziari già attuati sono stati di fatto illegali secondo i trattati.

Certo, da molti punti di vista apprezzo questa modifica del trattato perché significherà che in Irlanda si dovrà indire un referendum e, non si sa mai, David Cameron potrebbe anche tener fede alla sua promessa e indirne uno nel Regno Unito. Sono certo che, come democratici, apprezzereste un referendum sull’Unione europea nel Regno Unito.

Dovremmo anche riflettere, alla fine del 2010, non soltanto sullo stato dell’Unione, ma anche sullo stato del Belgio. Per sei mesi la Presidenza in carica belga si è seduta dinanzi a noi a dirci che dobbiamo integrarci maggiormente. Che farsa! Non avete un governo nel vostro paese da giugno. Abbiamo qui una non nazione che tenta di abolire la nostra nazione. È veramente una farsa completa, ma nessuno osa ammetterlo. Tutti negano. Il Belgio è un microcosmo dell’intera Unione europea. Il Belgio sta per andare in frantumi e il resto seguirà. Buon Natale a tutti.

 
  
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  Sharon Bowles, autore. − (EN) Signor Presidente, stiamo nuovamente esaminando il cerotto domandandoci se sia abbastanza grande e resistente per coprire la ferita. Lo scorso luglio ho chiesto quando la Commissione prevedesse di presentare l’attesa proposta legislativa riguardante un meccanismo permanente di gestione della crisi del debito sovrano e quale sarebbe stata la sua base giuridica. Ho chiesto anche altro, come per esempio la classificazione relativa dei diversi fondi e le proporzioni secondo cui sarebbero stati utilizzati. Gli avvenimenti ci hanno dimostrato che la risposta era che in realtà non lo sappiamo e “reciteremo a soggetto”.

Da un certo punto di vista non mi dispiace perché esploriamo un nuovo territorio e dobbiamo elaborare nuovi piani. Ma, lo ripeto, se non diamo seguito alle parole, che si tratti di Commissione o Consiglio, negheremo il beneficio delle conclusioni. Le risposte alle mie domande di luglio sono emerse soltanto dal salvataggio irlandese, del quale penso dobbiamo rammaricarci, non da ultimo visto il fatto che il fondo più esiguo, proveniente dal bilancio comunitario, viene usato nella stessa proporzione dei fondi più grandi. Il Parlamento non è stato consultato, nonostante le mie precedenti interrogazioni.

Oggi sono a chiedere in questa sede ulteriori dettagli dopo le conclusioni del Consiglio di ottobre in cui alla Commissione è stato chiesto di adoperarsi per una modifica limitata del trattato, necessaria per istituire un meccanismo permanente di gestione delle crisi. Si è anche detto che vi sarebbe dovuta essere la partecipazione del settore privato, il che ha intimorito il mercato perché le spiegazioni non sono state sufficienti, ponendo anche in luce il problema normativo, di cui ho parlato, della ponderazione a rischio zero per il debito sovrano della zona euro, che ha minato la disciplina dei mercati creando incentivi perversi.

Dopodiché l’Eurogruppo ha annunciato che il meccanismo permanente si sarebbe basato sullo strumento europeo di stabilità finanziaria e avrebbe potuto coinvolgere il settore privato caso per caso secondo la prassi del FMI. In primo luogo, come possiamo avere adesso dettagli più precisi sulla modifica del trattato e il corrispondente iter? Il Parlamento ha bisogno di sapere che sarà adeguato. Altri piccoli interventi insignificanti attorno all’articolo 136 non rappresentano una risposta. In secondo luogo, il nuovo strumento si baserà su un approccio intergovernativo, visto che così funziona attualmente il FESF, o in realtà si baserà sulla Comunità, come noi riteniamo che dovrebbe essere? In terzo luogo, quali sono le alternative e le condizioni tecniche? È fondamentale che il meccanismo si basi su realtà tecniche e sia robusto, credibile e duraturo, qualità alle quali aggiungerei anche economicamente attuabile. In quarto luogo, gli Stati membri che non fanno ancora parte della zona euro saranno invitati a unirsi al meccanismo? Ciò sembra particolarmente rilevante per quelli che stanno costituendo debiti in euro.

Abbiamo chiesto quando avverrà e ci è stato detto nel gennaio 2013, ma quale ruolo la Commissione vede per il Parlamento? Il Parlamento e la mia commissione sono infatti determinati a svolgere il proprio ruolo, tanto più alla luce del fatto che siamo stati sempre precursori delle idee in tutto il processo. Se non saremo debitamente consultati e informati, che cosa ne sarà dei parlamenti nazionali e dei cittadini? La questione è indissolubilmente legata al pacchetto sul governo economico. Le misure per migliorare il patto di stabilità e crescita, la sorveglianza e il semestre europeo sono tutti volti a prevenire un’altra crisi e contribuire a monitorare la ripresa dall’attuale crisi economica.

Tale meccanismo non è un amuleto che possiamo appendere alla parete per evitare la disciplina dei mercati. La soluzione per l’euro consiste invece nel riconoscere la necessità di una disciplina politica a tutti gli effetti abbinata a una totale disciplina dei mercati. Siamo in una situazione di crisi perché ambedue in passato sono state compromesse.

 
  
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  Olli Rehn, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, vorrei ringraziare l’onorevole Bowles per la sua interrogazione e la proposta di risoluzione sul meccanismo permanente. Cercherò di esprimere la posizione della Commissione sulle cinque domande contenute nella sua interrogazione orale.

Il Consiglio europeo di ottobre ha invitato il Presidente Rompuy ha intraprendete consultazioni, unitamente alla Commissione, su una modifica limitata del trattato che consenta l’istituzione di un meccanismo permanente per la soluzione delle crisi. Resta inteso che una modifica limitata del trattato implica il ricorso alla procedura di revisione semplificata basata sull’articolo 48 del trattato.

I vincoli di tale procedura consistono, in primo luogo, nel fatto che consente soltanto modifiche del tipo che non aumenta le competenze conferite all’Unione e, in secondo luogo, nel fatto che permette solamente di intervenire sulla terza parte del trattato che disciplina il funzionamento dell’Unione europea, quella che riguarda le politiche e le azioni interne della Comunità.

Pare che gli Stati membri preferiscano una modifica del trattato estremamente limitata, che presumibilmente avrà luogo a norma dell’articolo 136, le cui disposizioni sono specifiche per gli Stati membri della zona euro. La questione sarà ovviamente discussa durante il Consiglio europeo di questa settimana. Qualunque modifica venga suggerita, il Parlamento sarà formalmente consultato in merito.

A seguito della decisione del Consiglio europeo di ottobre, l’Eurogruppo ha convenuto, in occasione della sua riunione straordinaria di novembre, i principi fondamentali di un meccanismo europeo di stabilità, detto anche ESM. Secondo l’accordo dell’Eurogruppo, il meccanismo europeo di stabilità sarà un meccanismo intergovernativo il cui governo si baserà sul modello dello strumento europeo di stabilità finanziaria.

I dettagli concreti del meccanismo di finanziamento devono essere ancora decisi e verosimilmente saranno elaborati durante il primo trimestre del prossimo anno. I fondi saranno ovviamente un aspetto fondamentale. Il futuro strumento dovrà essere sufficientemente robusto e godere di una forte credibilità sui mercati.

Qualunque sostegno prestato dal meccanismo si baserà su una rigida condizionalità. L’assistenza fornita a uno Stato membro della zona euro dovrebbe fondarsi su un rigoroso programma di valutazione economica e fiscale e un’attenta analisi della sostenibilità del debito condotta dalla Commissione unitamente al FMI, in collaborazione con la Banca centrale europea.

Nonostante la natura intergovernativa del braccio finanziario del meccanismo, le condizioni politiche resteranno saldamente ancorate al trattato in maniera da garantire piena coerenza con il quadro comune multilaterale di sorveglianza sul quale di fatto si basa l’intera unione economica e monetaria.

Per rispondere a una delle cinque domande dell’onorevole Bowles, al momento non è stata presa alcuna decisione in merito all’eventuale partecipazione degli Stati non membri della zona euro al meccanismo. Pare nondimeno che la maggior parte degli Stati membri preferisca un quadro chiaro e trasparente in cui gli Stati membri non appartenenti alla zona euro siano coperti dal meccanismo della bilancia dei pagamenti, mentre gli Stati membri appartenenti alla zona euro siano coperti dal meccanismo europeo di stabilità.

Ciò premesso, dovrebbe essere ancora possibile coinvolgere alcuni Stati membri non appartenenti alla zona euro in un’operazione di sostegno attraverso contributi bilaterali, come accade già oggi, nel caso dell’Irlanda, del Regno Unito, della Svezia e della Danimarca.

Vorrei inoltre commentare la discussione sulle eurobbligazioni. Non dimentichiamo che, nel contesto dell’introduzione delle garanzie finanziarie lo scorso 9 maggio, Giornata di Schuman, e la sera successiva, la Commissione ha formulato una proposta concernente un meccanismo europeo di stabilità finanziaria, strumento comunitario che di fatto è stato adottato fino a 60 miliardi di euro, basata su garanzie di finanziamento da parte del bilancio comunitario secondo la decisione concernente le risorse proprie.

Oltre al bilancio comunitario, abbiamo proposto che il meccanismo si fondi su garanzie di finanziamento prestate dagli Stati membri, che sarebbero incanalate attraverso tale meccanismo per i paesi bisognosi di assistenza finanziaria a causa dell’instabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso.

La proposta è stata respinta dal Consiglio “Ecofin” il 9 e 10 maggio. Perché? Perché molti Stati membri hanno ritenuto che la proposta somigliasse troppo all’eurobbligazione.

Ciò ha poi condotto alla creazione dello strumento europeo di stabilità finanziaria, che è un accordo intergovernativo, e ora per l’Irlanda utilizziamo sia il meccanismo sia lo strumento.

Pertanto, sebbene la questione delle eurobbligazioni sia sicuramente importantissima, dobbiamo anche tener presente il fatto che questa proposta è stata recentemente respinta dal Consiglio nelle discussioni di maggio sul meccanismo europeo di stabilità finanziaria.

Per concludere, vorrei sottolineare che il futuro meccanismo europeo di stabilità farà parte di una risposta completa per arginare la crisi e stabilizzare l’economia europea. Il meccanismo integrerà il nuovo quadro di governo economico rafforzato che si concentrerà innanzi tutto sulla prevenzione e ridurrà sostanzialmente la probabilità che in futuro si manifesti una crisi.

Questo è lo scopo essenziale generale del nuovo sistema di governo economico e sono molto grato per il sostegno dimostrato in proposito alle proposte della Commissione.

 
  
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  Werner Langen (PPE).(DE) Signor Presidente, ascoltando la prima serie di interventi vi sarete fatti un’idea di chi sia stato responsabile della crisi di fiducia ed è vero che proprio questo ora è diventata. In primo luogo ne è stata responsabile la Commissione, in secondo luogo gli speculatori e in terzo luogo il Consiglio, soprattutto nella persona della signora Cancelliere Merkel. La questione è abbastanza semplice.

Per fortuna, alcuni hanno sottolineato – e mi riferisco alla presidenza del gruppo S&D – che l’euro è stabile, non soltanto esternamente, bensì anche interamente, con i tassi di inflazione più bassi. La speculazione non può essere la causa del problema. L’euro è una valuta stabile. La causa sono stati i termini di base del trattato e il tumulto nel Consiglio “Ecofin”, che ora si rinnova in ogni riunione “Ecofin”.

Il Commissario Rehn ha appena precisato che la Commissione ha proposto l’uso di un meccanismo europeo, ma il Consiglio non era pronto a parteciparvi. Ora diciamo che la Commissione non ha agito. Non sono uno di quelli che elogia continuamente la Commissione, ma nel 2008 è stato giusto che la Commissione abbia elaborato un inventario accurato, dopo i primi 10 anni di vita dell’euro.

Tale inventario faceva riferimento a quattro aspetti da risolvere: in primo luogo un meccanismo europeo di supervisione coerente, in secondo luogo un governo economico, o comunque lo si voglia chiamare, coerente, in terzo luogo una rappresentanza esterna coerente e in quarto luogo un meccanismo di crisi coerente. Tutti questi elementi ora sono sul tavolo. Vorrei ribadire il fatto che sono stati altri a non tenerli presenti. Se siamo alla ricerca dei responsabili, vi è una parte colpevole che non dobbiamo dimenticare. Alludo agli Stati membri che si sono indebitati fino al collo e non hanno sfruttato i vantaggi dell’introduzione dell’euro per attuare riforme e ridurre i loro livelli di indebitamento vivendo invece al di sopra dei loro mezzi.

Sottolineerei peraltro che si tratta di un tema ricorrente per tutti questi Stati membri. Senza fare riferimento a Stati specifici, tutti hanno avuto governi socialdemocratici per un lungo periodo e alcuni ancora li hanno, tra cui Portogallo, Spagna, Regno Unito, Ungheria e Lettonia. In Grecia le stesse sciocchezze si sono ripetute per quattro anni. Il risultato è questo. Se non parliamo apertamente della causa principale dei livelli eccessivi di indebitamento degli Stati membri, non saremo in grado di risolvere i problemi.

(L’oratore accetta un’interrogazione con cartellino blu a norma dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ROUČEK
Vicepresidente

 
  
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  Martin Schulz (S&D).(DE) Onorevole Langen, può sedere nuovamente. Ha parlato in maniera estremamente eloquente ed esposto le sue idee. Ho una domanda per lei. Per quanto ne so, l’Irlanda non è un paese dell’Europa meridionale. È un paese dell’Europa settentrionale. L’Irlanda ha ingenti debiti. Può spiegarci da dove derivano i debiti irlandesi? Potrebbe essere così gentile da dirci quale partito è stato al governo in Irlanda negli ultimi 30 anni?

 
  
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  Werner Langen (PPE).(DE) Signor Presidente, sono lieto di rispondere alla domanda. Il governo irlandese ha commesso l’errore di concedere garanzie senza chiedere che il settore bancario fosse riformato, decisione irresponsabile che ha portato a un disavanzo di bilancio del 32 per cento. Lo sappiamo. Non si dovrebbero tuttavia confondere i problemi di altri Stati con quelli dell’Irlanda. L’Irlanda è un caso completamente diverso perché riguarda il secondo livello della crisi bancaria e non è un problema strutturale come in altri paesi. Onorevole Schulz, le lo sa come lo so io. La prego di non sviare la nostra attenzione.

(L’oratore accetta un’interrogazione con cartellino blu a norma dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Victor Boştinaru (S&D).(RO) Signor Presidente, errare è umano. Perseverare è diabolico. Sapete chi era il Primo ministro greco sotto il cui governo si sono accumulati tutti quei debiti eccessivi che hanno provocato la crisi in Grecia? Sicuramente non Papandreou. Ricordate a quale famiglia politica apparteneva quel Primo ministro? Karamanlis.

 
  
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  Werner Langen (PPE).(DE) Signor Presidente, dopo quattro anni di governo … (Tumulto). No, i problemi strutturali della Grecia risalgono a ben prima. Nel 2000 questo Parlamento ha discusso se la Grecia dovesse aderire alla zona euro. I socialdemocratici, il governo tedesco, lo avevano chiesto. Con il vostro aiuto abbiamo raggiunto una maggioranza di due terzi in Parlamento a favore dell’adesione della Grecia alla zona euro, dato che in realtà non ha nulla a che vedere con il nazionalismo.

Vorrei quindi rispondere alla domanda dell’onorevole Schulz sui debiti in Germania e Spagna. Ovviamente il livello di indebitamento nazionale della Spagna è inferiore a quello della Germania. La Spagna non ha dovuto finanziare un processo di riunificazione. Tuttavia, il governo Zapatero in Spagna ha altri problemi. Ha permesso l’ingresso di 6 milioni di persone e ha 2 milioni di queste ha concesso la cittadinanza spagnola. Ora la disoccupazione è superiore al 20 per cento. È un problema strutturale causato da una sola persona: Zapatero.

 
  
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  Stephen Hughes (S&D).(EN) Signor Presidente, in Consiglio e Commissione molti ritengono che possiamo avere successo nell’economia globale soltanto se comprimiamo i diritti dei lavoratori, i nostri sistemi di contrattazione collettiva e le nostre pensioni. In altre parole, dobbiamo diluire, ci viene detto, il nostro modello sociale. Le finanze pubbliche devono essere riorganizzate unicamente con l’obiettivo di ridurre il debito pubblico a un arbitrario 60 per cento del PIL eliminando sostanzialmente i disavanzi.

Questo è lo stesso Consiglio che, se la memoria non mi inganna, ha accettato una strategia Europa 2020, ma non sembra preoccuparsi della provenienza del denaro per attuarla. Se dobbiamo ridurre notevolmente il nostro debito pubblico da un anno all’altro, se dobbiamo evitare disavanzi superiori all’1 per cento, come propone la Commissione, e se dobbiamo fare tutto questo in un ambiente con scarsa crescita e disoccupazione elevata, come possiamo ottenere risultati dalla strategia Europa 2020?

È una strategia economica di competitività dei costi e austerità fiscale estrema mal orientata che porterà l’Europa al declino in un momento cruciale della sua storia. Il Presidente Barroso adesso non è qui, ma penso che debba manifestare al Consiglio la necessità di ridefinire l’agenda politica perlomeno in tre ambiti.

In primo luogo, dobbiamo completare l’unione economica e monetaria creando un’agenzia europea di stabilità per le eurobbligazioni comuni, e mi compiaccio del fatto che il Presidente Barroso non abbia escluso oggi l’idea delle eurobbligazioni. In tal modo, porremo termine agli attacchi speculativi, porteremo liquidità sul mercato per il debito nazionale e taglieremo il costo complessivo dell’indebitamento per la zona euro.

In secondo luogo, dobbiamo riequilibrare la legislazione proposta in tema di governo economico. Concordiamo sul fatto che la disciplina fiscale richiede norme rigide e un’attuazione rigorosa, ma dobbiamo anche allinearla alla corretta attuazione degli obiettivi della strategia Europa 2020 in ogni paese, il che deve riflettersi nella corrispondente normativa.

Infine, ci occorrono nuove fonti di finanziamento pubblico. La crisi ha spazzato via anni di sforzi di bilancio. Un’imposta sulle transazioni finanziarie è attesa da tempo ed è uno scandalo che il Consiglio paia cristallizzato sulle sue posizioni e incapace di prendere una decisione al riguardo. Sono riforme di cui abbiamo urgentemente bisogno.

 
  
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  Sylvie Goulard (ALDE). – (FR) Signor Presidente, nella storia dei parlamenti raramente si sono conferiti loro poteri. Quando ai parlamenti sono stati offerti più poteri, generalmente li hanno assunti. La discussione di questa mattina mi porta a credere che noi, relatori del pacchetto sul governo economico, abbiamo ragione a spingerci oltre ciò che viene proposto perché, signor Commissario, in sostanza la Commissione ci dice: “Abbiamo provato, senza successo”. Il Consiglio, dal canto suo, sostiene: “Non vogliamo andare oltre”. Orbene, per fortuna, esiste il Parlamento. È stato inoltre il Consiglio a voler estendere i diritti del Parlamento, non il Parlamento a esercitare indebitamente poteri. Secondo il trattato di Lisbona, siamo colegislatori.

Sono dunque lieta di annunciare che la relazione che presento questa mattina tratta anche le eurobbligazioni, perché il dibattito deve svolgersi qui, in plenaria. Non ammetto che il Presidente Barroso ci dica: “Oh là là, è tutto molto complicato; abbiamo già fatto molte sciocchezze in Consiglio, per cui adesso dovreste tacere”. Faremo esattamente il contrario. Ne parleremo nel contesto della democrazia.

In secondo luogo, vi è anche l’idea di un fondo monetario europeo perché, in realtà, tutte queste soluzioni che, come ha detto il collega Schulz, sono transitorie non coincidono necessariamente con quanto si aspettano i cittadini. Potete stare a guardare i treni che passano o darvi da fare. Questo Parlamento cercherà di darsi da fare. Non abbiamo un modello, non pretendiamo di essere depositari della verità assoluta, ma ritengo che sia assolutamente inaccettabile che il dibattito abbia luogo su The Financial Times o Die Zeit e non in sede di Parlamento europeo. Assolveremo pertanto il nostro compito.

(Applausi)

 
  
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  Philippe Lamberts (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, accolgo con estremo favore l’esortazione formulata dall’onorevole Schulz di cercare di ricreare la fiducia dei nostri cittadini, il che significa dire la verità e non ricorrere a un’eccessiva semplificazione.

La prima semplificazione eccessiva consiste nell’affermare che le eurobbligazioni esimono gli Stati membri dalla loro responsabilità, il che è manifestamente falso perché nessuno ha mai chiesto che gli Stati membri mettano in comune il 100 per cento dei loro debiti. In ogni caso, in un regime di eurobbligazioni, gli Stati membri dovranno comunque presentarsi direttamente sui mercati per alcuni dei loro debiti e potranno giudicare la qualità della loro firma, che si rifletterà nei tassi di interesse da pagare. Questa è dunque una semplificazione eccessiva che dobbiamo evitare.

La seconda semplificazione eccessiva consiste nell’affermare: “Voliamo in soccorso di questi greci, questi irlandesi un po’ incapaci”. Vorrei tuttavia sottolineare che ciò che stiamo facendo è prestare denaro, e lo stiamo prestando a tassi particolarmente favorevoli ai finanziatori. È un buon business. Vi sono dunque due possibilità: o riteniamo che con i nostri prestiti Grecia e Irlanda non rappresentino più un rischio, per cui dovremmo finanziare i due paesi a un tasso corrispondente al rischio zero o perlomeno a un rischio estremamente limitato, o riteniamo che sussista un rischio di inadempimento. L’ascesso va curato. Questi debiti devono essere ristrutturati e dobbiamo porre fine all’incertezza.

Concluderei rivolgendo qualche parola agli amici tedeschi, specialmente il CDU. Onorevole Langen, lei ha giustamente parlato di riunificazione. Quando la Germania è stata riunificata, l’intera area del marco tedesco a cui il Belgio apparteneva e a cui la Francia, in fin dei conti, era molto leale ha pagato per tale riunificazione sotto forma di tassi di interesse estremamente elevati. È stata la cosa giusta da fare. È stato giusto sia storicamente, perché la riunificazione della Germania ha rappresentato la riunificazione dell’Europa per come la conosciamo, sia economicamente, perché alla fine tutti avrebbero tratto beneficio dal ritmo di crescita più rapido che ne sarebbe derivato.

Pertanto, oggi dico al CDU: “Tenetelo presente” e chiediamo che la Germania faccia lo stesso.

(Applausi)

 
  
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  Martin Callanan (ECR).(EN) Signor Presidente, sembra per qualche verso ironicamente appropriato che il Consiglio europeo discuta in merito a un meccanismo permanente di gestione delle crisi in quanto pare che oggi l’euro passi inesorabilmente da una crisi all’altra. Sebbene molti di noi nel Regno Unito pensino sempre che l’euro sia stato un errore epocale, sia per il nostro paese sia per l’Europa nel suo complesso, ovviamente non siamo affatto contenti di questa situazione. Vogliamo che venga risolta a livello europeo con un ritorno deciso alla disciplina fiscale in tutt’Europa.

Il problema non sarà risolto prestando più denaro né a livello europeo né a livello locale. Ma siamo chiari sui responsabili di questa situazione dell’euro. È dovere di ogni Stato membro della zona euro assolvere i propri impegni nei confronti di detta zona ed è compito degli altri Stati partecipanti garantire che così facciano. Questo è uno dei motivi fondamentali per i quali vi è una riunione distinta dei ministri della zona euro. Per dirla senza mezzi termini, la gestione stabile della zona euro è soprattutto responsabilità dei membri di tale zona. Il resto di noi può offrire sostegno politico, ma non molto altro. Non vi può essere giustificazione alcuna per ulteriori oneri o sanzioni imposti agli Stati membri che hanno scelto di non compiere l’errore iniziale di aderire alla zona euro.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, è passato esattamente un anno da quando l’economia greca ha iniziato a crollare e la Grecia si è trovata coinvolta nel disastroso protocollo e meccanismo di sostegno. A distanza di un anno, onorevole Langen, il paese è sull’orlo della bancarotta: in primo luogo, bancarotta sociale, visto che la disoccupazione potrebbe raggiungere, secondo le previsioni, il 15 per cento il prossimo anno, mentre proprio ieri il governo ha varato una legge che abolisce i contratti collettivi e oggi l’intero paese è in sciopero; in secondo luogo, bancarotta economica, e questa volta il disavanzo non è stato gonfiato dai “greci bugiardi” del PASOK e della Nuova Democrazia, bensì dai Commissari alchimisti usando a proprio piacimento le statistiche Eurostat in maniera da aumentare i debiti dei deboli e ridurre i debiti dei forti.

Pertanto, se viene adottato un meccanismo come quello utilizzato per la Grecia, siamo sicuramente destinati al fallimento. Se il Consiglio sta predisponendo un siffatto meccanismo, farà sprofondare i paesi nella recessione creando disoccupazione e favorendo banche e grandi aziende. Mi domando: è questa la visione europea di cui il Presidente Barroso, che non è qui a fornisci spiegazioni, ha parlato all’inizio?

 
  
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  Timo Soini (EFD).(FI) Signor Presidente, a mio parere ogni paese è responsabile della propria economia. I paesi non sono responsabili dei debiti degli altri, principio sancito peraltro dall’articolo 125 del trattato. Quando va bene alla gente il trattato viene rispettato, quando non va bene viene ignorato. Lo abbiamo visto nei referendum: la Francia dice no, i Paesi Bassi dicono no e l’Irlanda dice no. Due di questi risultati sono stati gestiti a livello parlamentare, uno mediante un altro referendum. L’interpretazione degli articoli del trattato sembra dipendere dalla direzione del vento.

Il governo finlandese ha imposto ai suoi contribuenti il tipo di responsabilità inique del garante che alla fine dovremo pagare. Non capiamo perché i lavoratori e i piccoli imprenditori finlandesi debbano sudare sangue per pagare i debiti di giocatori d’azzardo e bugiardi. Semplicemente non è giusto.

Quando sono sorti problemi nell’Unione sovietica, si è chiesto più socialismo. La gente si è riunita a Mosca: più socialismo. Quando sorgono problemi in Europa, la gente si riunisce a Bruxelles: più integrazione. Il risultato finale sarà esattamente lo stesso. Non funzionerà.

Le società sane si costruiscono dal basso verso l’alto. La democrazia si costruisce dal basso verso l’alto e non dall’alto verso il basso, da una torre di avorio sovrastante. Proprio così vanno le cose. Una politica economica comune per l’Europa non funzionerà. L’Europa può funzionare soltanto come spazio economico e di libero scambio, forma che dovrebbe riacquisire.

Aggiungerei infine qualche parola sulle eurobbligazioni. Mi sono recato da Mellunmäki a Helsinki per parlare delle eurobbligazioni e quando ho spiegato ciò che significano le donne hanno stretto forte al petto la borsa e gli uomini si sono chiesti se avevano ancora il portafoglio. Non funzionerà.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, abbiamo appena udito una tragica accusa contro la Germania, un ignominioso strascico della fine degli anni Venti.

Proeuropeista entusiasta e fermo sostenitore dell’euro, vorrei chiedervi: vi siete resi conto che state affossando l’Unione europea, questo grande progetto di pace e prosperità economica? L’onorevole Cohn-Bendit ha detto giustamente che reagiamo sempre troppo tardi e sempre retroattivamente. Ora dobbiamo guardare al futuro. Vi siete resi conto di quanto accade all’esterno? I cittadini non sono più interessati alle scaramucce tra socialisti e conservatori né nel mio paese di origine né qui, in Parlamento. Sono interessati alle soluzioni; si preoccupano che il loro denaro sia ancora al sicuro. Dobbiamo avere l’onestà di dire loro che non è più così.

Dobbiamo compiere il passo successivo e ammettere che abbiamo bisogno del coraggio per cancellare i debiti; dobbiamo infine fare in modo che le banche paghino, anche se questo incide sulle nostre polizze assicurative, e dobbiamo introdurre un nuovo progetto politico europeo sul quale non gravino i problemi del trattato di Lisbona.

Siamo rimasti intrappolati. Se emendiamo questo articolo, scopriremo che l’Irlanda voterà no a un referendum. Possiamo aspettarci che la stessa cosa accada nel mio paese. Abbiamo inoltre un grave problema nel Regno Unito. Onorevoli colleghi, svegliatevi e prendete coscienza di quanto sta accadendo.

 
  
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  Corien Wortmann-Kool (PPE).(NL) Signor Presidente, in quest’epoca di crisi non dovremmo perdere di vista il fatto che, negli ultimi dieci anni, l’euro ci ha portato molta prosperità e stabilità, oltre che molti posti di lavoro. Vale dunque decisamente la pena di difenderlo. Ciò però richiederà un vertice europeo risoluto e molta più unità. L’unità è ciò che manca disperatamente, non soltanto quando si parla del meccanismo di crisi permanente, ma anche quando si parla di un governo finanziario solido.

In questa discussione, signor Presidente, le “eurobbligazioni” sembrano la parola magica, come se potessero far scomparire i problemi del debito pubblico, scioglierli come neve al sole. Tuttavia, chi in questa Camera chiede le eurobbligazioni dovrebbe anche prendere atto del fatto che comportano obblighi notevoli e una rigorosa disciplina di bilancio, ben più rigorosa delle proposte di rafforzamento del patto di stabilità e crescita ora sottoposte alla nostra attenzione.

Il Presidente Trichet ha parlato di “unione fiscale”. Coloro che in quest’Aula chiedono le eurobbligazioni sono preparati all’unione fiscale? Nutro seri dubbi in proposito.

Signor Presidente, dobbiamo mettere la nostra energia nelle proposte che stiamo esaminando per rafforzare le fondamenta dell’euro. La questione è urgente e noi in Parlamento stiamo lavorando duramente per conseguire tale obiettivo. Parimenti ci occorre un approccio maggiormente basato sulle norme nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita perché prevenire è meglio che curare. Dobbiamo inoltre garantire un maggiore livello di responsabilità condivisa tra gli Stati membri, non soltanto per i vantaggi, bensì anche per gli obblighi e l’impegno che derivano dal patto di stabilità e crescita.

 
  
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  Udo Bullmann (S&D).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nelle situazioni difficili l’Europa ha sempre trovato un modo per superare la crisi, non perché diversi interessi si sono contrapposti, ma perché abbiamo unito i nostri interessi, il che ci ha permesso di intraprendere nuovi percorsi.

Mi sarebbe piaciuto porre al Presidente Barroso una domanda, ma purtroppo non è più presente. Presto, come è ovvio, vi saranno importanti conferenze stampa sul modo in cui possiamo salvare l’Europa usando il minimo comune denominatore, ma forse il Commissario Rehn potrebbe riferirgli la mia domanda. Non capisco perché non stiamo intraprendendo la strada seguente. Le eurobbligazioni sono una soluzione avveduta. L’onorevole Schulz l’ha detto a nome del nostro gruppo e in Germania, dove il tema è cruciale, il mio partito afferma lo stesso concetto. Il governo tedesco in particolare manifesta riserve e vi sono riserve anche in altri paesi che stanno pagando interessi inferiori. Perché non procediamo così? Diciamo che questi problemi possono essere risolti. Adesso stiamo programmando il lancio di eurobbligazioni, ma stiamo definendo un pacchetto giudizioso. Di che cosa abbiamo bisogno per consentire all’Europa di agire? Come possiamo mettere denaro nei forzieri? Come possiamo creare più tassazione potenziale per un’economia a lungo termine prudente? Stiamo lanciando le eurobbligazioni e stiamo legando questo lancio all’introduzione dell’imposta sulle transazioni finanziarie nell’Unione europea. Questo pacchetto potrebbe comportare una situazione vincente per tutti, che consentirebbe a tutti di trarne beneficio. Chiedete alla signora Cancelliere Merkel al vertice europeo se è pronta a farlo. Perché non è possibile? Perché la Commissione non formula una proposta del genere? Aiuterebbe tutti e consentirebbe l’avvio di un importante nuovo progetto affinché l’Europa riemerga dalla crisi. Attendo che la Commissione avanzi tale proposta.

Dovete smetterla di cercare di sottrarvi. È tempo che agiate nell’interesse dei cittadini europei e degli Stati membri in maniera da permetterci di ritrovare un percorso di crescita ragionevole. Il nostro destino è nelle vostre mani, ma dovete avere il coraggio di assumere l’iniziativa adesso.

 
  
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  Carl Haglund (ALDE).(SV) Signor Presidente, penso che lo scorso anno dimostri come una valuta comune richieda norme di base chiare e comuni ed è evidente che tali norme al momento non esistono. Parimenti evidente è che la zona euro soffre di una mancanza certa di credibilità agli occhi sia dei cittadini sia del mercato finanziario. Non concordo con l’onorevole Bullman. Credo invece che la Commissione abbia fatto un buon lavoro e abbia presentato proposte ambiziose. Per quanto concerne le sfide con le quali ci stiamo attualmente confrontando, ritengo che il problema non stia nella Commissione, bensì nel Consiglio. Ovviamente, nei prossimi giorni il Consiglio avrà una riunione alquanto complessa.

Vorrei dire quanto sia lieto che la Commissione adesso abbia presentato una proposta che ci consentirà in futuro di correggere gli squilibri macroeconomici. Sinora ci siamo concentrati unicamente sulle finanze e i disavanzi delle città, il che è completamente inadeguato, come dimostra palesemente il caso dell’Irlanda.

Mi compiaccio meno invece del modo in cui lavora il Consiglio, esemplificato dal mercanteggiamento tra il Presidente Sarkozy e la signora Cancelliere Merkel per rendere meno vincolanti le solide proposte della Commissione, il che significherà che la proposta non porterà ad alcun miglioramento. Dovremmo ricordare quanto accaduto nel 2005, quando si è annacquato il patto di stabilità e crescita. Sono stati gli stessi paesi ad aver creato all’epoca una situazione che, a lungo termine, ha potuto condurre a ciò che adesso è successo in Grecia. Spero che il Consiglio prenda atto delle circostanze e si renda conto del tipo di decisione che ci occorre, altrimenti non usciremo da questa situazione.

 
  
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  Derk Jan Eppink (ECR).(DE) Signor Presidente, il politico fiammingo Bart De Wever, in un’intervista per la rivista Der Spiegel, ha affermato che il Belgio è diventato una società di trasferimenti. Questo è il cuore del problema in Belgio, non la questione della lingua. La solidarietà è diventata una strada a senso unico.

L’Unione europea è in procinto di fare esattamente la stessa cosa. Stiamo trasformando una società di servizi in una società di trasferimenti e l’euro è un mezzo per conseguire tale obiettivo. Stiamo aprendo la via al denaro facile in una serie di paesi. Come ha detto il Presidente del Consiglio dell’Unione Van Rompuy, è diventato un sonnifero che sta minando la capacità competitiva di vari paesi. Ora molti politici europei chiedono l’introduzione di un altro sonnifero: le eurobbligazioni, e il divario diventerà ancora più ampio. Se continuiamo in questo modo, nell’arco di qualche anno l’Unione europea si ritroverà nella stessa situazione attuale del Belgio: una società di trasferimenti le cui fondamenta politiche stanno cedendo.

Durante le vacanze natalizie leggerò il libro Save our Money, scritto dall’ex presidente della Federazione dell’industria tedesca Henkel. Forse dovreste fare altrettanto per scoprire ciò che pensano i tedeschi.

 
  
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  Mario Borghezio (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo le rivelazioni del New York Times, negli USA si indaga sul Club segreto di nove banche – una europea – i cui dirigenti si riuniscono ogni mercoledì per concordare gli interventi sui derivati. La commissione "Crisi" ne era all'oscuro, l'Europa sta a guardare.

La FED ha dovuto dare i dettagli sui 13 triliardi di dollari per i salvataggi delle banche. Volete dirci cosa ha chiesto la FED per i salvataggi delle banche europee? È la situazione critica delle banche – e non dei bilanci pubblici – a dover necessitare il raddoppio della cifra di fondo del salvataggio europeo e di approntare un paracadute di 2.000 miliardi?

Cosa si aspetta a richiedere alla BCE un rendiconto di trasparenza, com'è stato fatto negli Stati Uniti per la FED, con tutti i dettagli? Questo servirebbe a fugare i sospetti che abbia agito e agisca con discrezionalità e non nell'interesse comune dei popoli e dei contribuenti degli Stati membri dell'Unione europea.

Come mai non si discute sull'adozione di misure per separare realmente ed effettivamente le banche commerciali da quelle di speculazione, come nella legge Glass–Steagall?

(Il Presidente interrompe l'oratore)

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordiamo tutti sull'esigenza di creare uno strumento capace di intervenire in caso di crisi. Tale strumento deve necessariamente collegarsi a politiche di bilancio rigorose e attente da parte degli Stati. In tal modo, mi auguro non si ripetano crisi come quella che stiamo vivendo in questi mesi.

Il dibattito odierno ruota intorno al miglior modo di finanziare tale strumento. Come tutti sappiamo, il settore privato ha avuto delle responsabilità nella crisi di alcuni paesi e in casi del genere è giusto che ne assuma la responsabilità, ma l'eventuale partecipazione va valutata caso per caso.

Ritengo tuttavia necessario trovare strumenti nuovi e innovativi per finanziare lo strumento anticrisi. Un esempio potrebbe essere dato dagli eurobond, che alcuni vedono come un nuovo gravame sui bilanci nazionali. Ma non è così, tutt'altro, con l'emissione di eurobond, lo strumento anticrisi si finanzierebbe sul mercato attingendo da capitali stranieri e da chi vuole fare investimenti.

Un meccanismo basato unicamente sulla contribuzione per quote sotto forma di mero accantonamento di riserve comporterebbe un forte aggravio per gli Stati, che dovrebbero trovare mezzi e capitali da dover depositare senza però portare alcun rendimento o ritorno. In una situazione come quella attuale in cui, da un lato, si chiede agli Stati di attuare politiche rigorose in materia di bilanci per ridurre deficit e debito e, dall'altro, si chiedono contributi per la partecipazione al fondo anticrisi, si rischia davvero il collasso.

Non può esserci il rilancio dell'economia europea se, allo stesso tempo, non si utilizza la forza dell'euro sui mercati internazionali e la crescita del merito di credito indotta al proprio risanamento.

 
  
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  Elisa Ferreira (S&D).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, avete udito un messaggio estremamente chiaro dal Parlamento, una richiesta affinché la Commissione agisca, intervenga. La Commissione è esortata ad astenersi dal limitarsi ad avallare il consenso minimo possibile tra gli Stati membri, il che equivale a dire che la Commissione deve smetterla di essere limitata dalla volontà dei più potenti. La Commissione deve assolvere il proprio dovere e obbligo di assumere l’iniziativa.

Mi dispiace dire che le conclusioni previste del prossimo vertice non porteranno a una soluzione, soprattutto perché l’annunciato meccanismo di intervento deve essere adottato all’unanimità da tutti gli Stati membri e ci occorre una dimensione europea anziché una dimensione che consenta ogni genere di distorsioni e il controllo di alcuni paesi da parte di altri. D’altro canto, rivedere il trattato in questo momento aprirà un vaso di Pandora e, in ogni caso, avrei voluto ottenere risposta a una domanda: il nuovo meccanismo potrà acquistare obbligazioni di Stato?

Signor Commissario, serve una revisione approfondita e la Commissione non può ignorare l’attuale dibattito sulle eurobbligazione non dando risposta alle iniziative che vari attori stanno nel frattempo intraprendendo, segnatamente Juncker, Mário Monti, alcuni esponenti di questo Parlamento e vari think tank. La Commissione deve presentare una proposta ed essere in grado di difenderla.

Da ultimo, un commento conclusivo: la zona euro non ha un problema globale, o per meglio dire ha un problema globale, ma un problema concentrato sulla sua crescita insufficiente, anziché su una crescita disomogenea al suo interno. Dove sono i mezzi che devono esistere unitamente al governo economico e al sanzionamento per promuovere efficacemente la strategia Europa 2020 e permetterle di dare i suoi frutti?

 
  
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  Wolf Klinz (ALDE).(DE) Signor Presidente, l’onorevole Schulz ha ragione. Siamo nel mezzo di una grave crisi di fiducia e i membri del Consiglio stanno ingannando i cittadini dicendo loro che tutto è sotto controllo e abbiamo bisogno soltanto di apportare lievi modifiche al trattato attraverso l’introduzione di un meccanismo permanente di stabilità per risolvere il problema. In realtà, la situazione non è sotto controllo. Gli Stati membri stanno reagendo anziché intraprendere azioni effettive. Stanno combattendo disperatamente l’incendio senza riuscire a estinguere le fiamme. I mercati si chiedono: chi controlla di fatto l’Europa e la zona euro?

L’Unione è giunta a una svolta cruciale. Se ora non scegliamo la giusta via, non riusciremo neanche a mantenere lo status quo e finiremo col compiere un passo indietro. Ci occorrono altri passi verso l’integrazione. Abbiamo bisogno di più Europa. Dobbiamo concludere la costruzione del mercato interno, anche nel settore dei servizi. Accanto all’unione monetaria, abbiamo bisogno di un’unione economica, fiscale e di bilancio, così come abbiamo bisogno di una Commissione forte che abbia il diritto e il potere di controllare e monitorare questa unione economica e comminare automaticamente sanzioni nei casi in cui sono giustificate. Se compiamo questi ulteriori passi verso una maggiore integrazione, potremo parlare dell’introduzione delle eurobbligazioni. A quel punto avremo creato le fondamenta per introdurle. Tuttavia, durante l’intero processo, dobbiamo assicurarci i fondi di investimento a lungo termine necessari, nonostante tutte le misure di austerity giustificabili, per garantire la capacità competitiva dell’Unione a medio e lungo termine.

Dobbiamo infine dire ai cittadini la verità. Abbiamo bisogno di soluzioni senza paraocchi. Dobbiamo discutere le questioni senza interferenze ideologiche smettendola di cercare di cavarcela. Ci occorrono azioni a lungo termine, non reazioni a breve termine.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ROTH-BEHRENDT
Vicepresidente

 
  
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  Vicky Ford (ECR).(EN) Signora Presidente, iniziamo dalle buone notizie. Ebbene sì, vi sono segnali di una certa ripresa in alcuni settori dell’economia europea in senso più ampio. Tale ripresa è tuttavia minacciata dal protrarsi dell’incertezza che rischia di prosciugare i fondi e far ristagnare gli investimenti. Tutti in Europa, compreso il Regno Unito, hanno un chiaro interesse nella forza dell’economia della zona euro.

Una pianificazione economica solida e trasparente per controllare la spesa dissoluta dei governi e livelli di indebitamento insostenibili rappresenta una parte vitale di ciò per tutti i 27 Stati membri. I paesi della zona euro hanno preso atto della necessità di una soluzione permanente delle crisi, ma vi sono molte questioni, alcune delle quali affrontate nell’odierna risoluzione del Parlamento.

In primo luogo, quale dovrebbe essere la natura del coinvolgimento del settore privato? Apprezzo il suggerimento di seguire il precedente del FMI per proteggere il denaro pubblico con lo status di creditore privilegiato. In secondo luogo, di quali modifiche del trattato state parlando? Tale aspetto va chiarito.

Infine, il meccanismo permanente per la soluzione delle crisi è stato descritto come uno strumento per rafforzare la zona euro. I paesi che chiedono di aderire all’euro dovrebbero avere la possibilità di partecipare, ma quanti di noi hanno scelto di non aderire non dovrebbero essere costretti a contribuire.

 
  
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  Alain Lamassoure (PPE).(FR) Signora Presidente, ciò che preoccupa tanto i cittadini europei quanto i mercati finanziari è il dubbio. Ora che gli europei hanno un destino comune sono in grado di affrontarlo in uno spirito di solidarietà?

Oggi la solidarietà si sta manifestando nella gravità della crisi, il che è ineccepibile, ma non è sufficiente. Uniti nell’avversità, gli europei devono anche dimostrare di agire solidalmente nel tracciare la via per procedere perché, se la crisi ha colpito l’Europa più a lungo di altri continenti, ciò dipende dal fatto che la nostra economia era già stata indebolita da dieci anni di crescita lenta, soltanto dell’l per cento all’anno in media. I dieci anni della strategia di Lisbona sono stati un decennio sprecato.

Nell’agenda 2020, i leader europei hanno presentato un piano per rilanciare la nostra economia, senza tuttavia dire come sarebbe stato finanziato e controllato o quali sarebbero stati gli incentivi o le possibili sanzioni. Per questo è giunto il momento di integrare il patto di stabilità e crescita con un patto di solidarietà, come è stato già detto qui, in plenaria.

Il termine “solidarietà” ricorre 23 volte nel trattato: traduciamo la parola in azione. Stiamo istituendo una procedura per il coordinamento delle politiche fiscali per garantire stabilità evitando i disavanzi. Ebbene, ampliamone l’ambito, coordiniamoci gli uni con gli altri per garantire il futuro finanziamento. Dobbiamo spendere meno, ma spendere meglio, non ciascuno di noi da solo, a casa propria, sotto la minaccia di sanzioni, ma tutti insieme. Se vogliono evitare il peggio, gli europei devono essere uniti per preparare il meglio.

 
  
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  Zoran Thaler (S&D).(SL) Signora Presidente, noi europei stiamo vivendo un interessante paradosso. Da un lato, durante i suoi 12 anni di esistenza, l’euro si è dimostrato la valuta globale più stabile. Secondo i dati ufficiali forniti dalla Banca centrale europea di Francoforte, l’inflazione media durante questo periodo è stata dell’1,97 per cento, soltanto 3 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo del 2 per cento. Il valore dell’euro rispetto al dollaro è rimasto a tutti gli effetti e per tutti gli scopi pratici superiore a quello che era quando si è introdotta la moneta europea. D’altro canto, però, abbiamo sentito dire ultimamente che l’euro potrebbe persino correre il rischio di crollare. Come siamo potuti giungere a una situazione del genere?

Ci ha portato a questo punto il comportamento grottesco e irresponsabile causato dalle politiche populiste sia della sinistra sia della destra. Tuttavia, nel difendere la nostra valuta, consentiremo veramente che la democrazia si dimostri più debole di regimi relativamente autoritari? Dobbiamo assumere un comportamento responsabile. È necessario che le nostre politiche racchiudano le cinque regole d’oro del comportamento responsabile. Adottiamole qui, in Parlamento. Decidiamo come misureremo la responsabilità del comportamento, come valuteremo un comportamento che vada a vantaggio del bene comune promosso dalle politiche dei nostri Stati membri.

L’imposta sulle transazioni finanziarie e le eurobbligazioni dovrebbero dunque rappresentare la pietra miliare. Questo è il nostro dovere oggi, adottare tali politiche, a difesa della nostra moneta comune.

 
  
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  José Manuel García-Margallo y Marfil (PPE).(ES) Signora Presidente, ciò di cui adesso abbiamo bisogno sono regole chiare, mentre quello che stiamo facendo è esattamente l’opposto. Formulerò dunque alcune proposte per ristabilire chiarezza.

Nel semestre europeo, il Parlamento intende concentrarsi su una serie di discussioni, attualmente disperse e poco apprezzate dall’opinione pubblica. Vogliamo che le risposte politiche alle raccomandazioni formulate agli Stati membri negli ultimi sei mesi siano tenute presenti quando si definiscono le sanzioni previste dal pacchetto legislativo sul governo.

Il mio gruppo vorrebbe chiarire che non esistono soluzioni magiche nel pacchetto legislativo per farci superare la crisi. Esistono metodi noti di disciplina di bilancio e riforme strutturali per mantenere la competitività.

Per quanto concerne il meccanismo di gestione delle crisi, come lei ha detto ieri, signor Commissario, il Presidente Barroso ci ha promesso in questa sede che sarebbe stato un meccanismo europeo. Oggi il Consiglio propone un meccanismo intergovernativo. Si tratta di un meccanismo europeo, per richiamare le parole del Presidente Barroso, perché pare che il fondo avrà sede in Europa, non nelle isole Cayman, oppure la Commissione intende aiutarci a creare un meccanismo secondo la procedura comunitaria nell’ambito della quale il Parlamento deve dare il proprio apporto?

In merito alle eurobbligazioni, la Commissione, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) e gli esperti dicono che è un’idea valida, ma prematura, per cui siamo in ritardo.

Propongo alla Commissione di avviare un dibattito per forgiare un sistema di eurobbligazioni che conceda fondi ragionevoli ai paesi che agiscono in maniera corretta e punisca quelli che non lo fanno costringendoli ad accedere ai mercati a tassi che siano veri e proprio deterrenti. Questo è l’unico modo possibile per abbinare disciplina fiscale e crescita economica.

Non ricominciamo a chiederci se sia troppo presto o tardi perché ora sappiamo che siamo sempre stati in ritardo. Vediamo se per una volta, cambiando le regole, riusciamo a essere in anticipo.

 
  
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  Catherine Trautmann (S&D). – (FR) Signora Presidente, l’euro è il nostro patrimonio comune e oggi i sindacati hanno detto al Parlamento di essere preoccupati per il fatto che gli stessi dipendenti stessero pagando il prezzo della crisi attraverso un euro debole, un euro attaccato, e non un euro in grado di promuovere la crescita e creare posti di lavoro.

È pertanto essenziale non perseguire una semplice revisione tecnica dei trattati affrontando due importanti disfunzioni della zona euro emerse dalla crisi.

Il primo approccio consiste nell’introdurre le eurobbligazioni, come abbiamo sentito dire. Le eurobbligazioni non soltanto stabilizzeranno il livello dell’euro, ma contrasteranno anche nell’immediato l’attacco speculativo.

Il secondo approccio per introdurre la giustizia fiscale e far pagare il prezzo della crisi al mercato finanziario consiste precisamente nell’introdurre un’imposta sulle transazioni finanziarie in maniera che non siano i dipendenti a pagare per la crisi a causa dell’ingiustizia fiscale.

Occorre infine istituire un’agenzia europea del debito, in grado di mettere in come parte del debito sovrano degli Stati membri.

Vorrei infine anche manifestare il mio sostegno al Presidente dell’Eurogruppo Juncker e dire che incrementare il fondo di stabilità, proposta formulata da Strauss-Kahn, Direttore generale del Fondo monetario internazionale (FMI), è un’idea interessante.

Intervenire precocemente, come abbiamo sentito dire, e non essere in ritardo, scegliere di diventare forti e non deboli, ci consentirebbe di compiere un atto di governo che ristabilirebbe la fiducia chiesta a gran voce dal nostro Presidente Schultz.

(Applausi)

 
  
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  Paulo Rangel (PPE). (PT) Signora Presidente, il primo aspetto che vorrei chiarire in questa sede ed è importante ribadire in questo Parlamento è che, contrariamente a quanto leggiamo talvolta leggiamo sulla stampa e nelle dichiarazioni di alcuni leader europei, l’euro come valuta è stato fondamentale per la nostra risposta all’attuale crisi. Senza l’euro, ci troveremmo in una situazione estremamente difficile in cui potenzialmente le valute dei paesi più deboli potrebbero doversi confrontare con una svalutazione notevole e il marco tedesco con una rivalutazione impossibile per sostenere l’economia tedesca ed europea. L’euro ha dunque rappresentato un fattore stabilizzante, non soltanto per i paesi della zona euro, bensì anche per le valute dei paesi che non hanno voluto aderirvi.

Lo ribadisco: dato che abbiamo bisogno di difendere questa Comunità che è riuscita a rispondere a una crisi come mai è accaduto prima e considerato che vedremo, per esempio, ciò che accadrà in futuro al dollaro e agli Stati Uniti, ci accorgeremo che, in realtà, l’euro presenta i suoi vantaggi.

In questo Consiglio ora è nostro dovere fare tutto il possibile per difendere l’euro, segnatamente creando un fondo di stabilizzazione che segua la metodologia comunitaria e sia in grado di introdurre responsabilità nei paesi che si trovano nella situazione più fragile e solidarietà in quelli che hanno assolto i propri obblighi e non sempre si sono dimostrati in grado, perlomeno nelle dichiarazioni esterne, di adottare una posizione di solidarietà nel contesto della zona euro.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D).(ES) Signora Presidente, l’anno che sta giungendo al termine, il 2010, è stato descritto più di una volta come l’anno in cui abbiamo vissuto pericolosamente. Penso pertanto che questa discussione debba essere sfruttata per mettere in luce le lezioni del 2010 in maniera da poter trarre conclusioni per il 2011.

La prima conclusione riguarda gli squilibri insostenibili esistenti nel settore finanziario dell’economia europea e le distorsioni presenti nella sua economia reale.

La seconda concerne lo squilibrio insostenibile esistente nella moneta unica e la necessità di un coordinamento delle politiche economiche, fiscali e di bilancio, ancora fragili.

La terza conclusione, quella principale, riguarda lo squilibrio esistente tra la velocità della crisi e la lentezza dei tempi di reazione. Dal punto di vista economico, ciò significa che la Banca centrale europea deve essere più attiva nella risposta agli attacchi speculativi sferrati contro il debito sovrano e nel 2011 dovremo creare le basi per un’agenzia europea del debito che possa emettere eurobbligazioni.

Analogamente, per quanto concerne il patto di stabilità e crescita, è necessario un dibattito sulla necessaria tassazione, l’imposta sugli istituti bancari e l’imposta sulle speculazioni, ossia transazioni speculative a breve termine, oltre che sulla necessità di risorse proprie dell’Unione europea.

Tuttavia, la discussione importante per il Parlamento è quella riguardante le conseguenze politiche della crisi perché il motto dell’Unione è, lo ricordo ancora una volta, “Uniti nella diversità” e mai “Divisi dall’avversità”. Il Parlamento deve dunque contrapporsi a quanti cercano di stigmatizzare alcuni Stati membri rispetto ad altri, dividendo l’opinione pubblica europea e aizzando gli europei gli uni contro gli altri.

Il Parlamento rappresenta 500 milioni di europei in un’Unione con 27 Stati membri e, come nella fattoria degli animali di Orwell, nessuno è più uguale degli altri.

 
  
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  Othmar Karas (PPE).(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, stiamo parlando del vertice del 16 dicembre. Sarebbe positivo se il Consiglio potesse dirci dopo il vertice: “Siamo consapevoli delle lacune e degli errori; sappiamo di aver sbagliato e comprendiamo i limiti del trattato”.

L’autocompiacimento e le accuse di colpevolezza, i tentativi di passare sopra agli errori e un approccio superficiale non risolveranno i problemi né creeranno fiducia. Smettiamola di giocare con l’Europa. Perché proprio dell’Europa si tratta. Avallo tutto quanto affermato dall’onorevole Klinz.

Poiché mancano soltanto pochi giorni a Natale, vorrei dire: “Accendiamo una candela per la determinazione e l’interesse comune, una candela che rappresenti la nuova serietà, onestà e fiducia nel futuro dell’Unione europea. Accendiamo una candela per un cambiamento del corso politico in Europa, un passaggio dalla crisi alla competitività, dallo spirito di Deauville all’unione politica, dal risparmio all’investimento e alla riforma, dall’unione monetaria all’unione politica”.

A causa dei problemi costituzionali della Germania, l’aggiunta al trattato è soltanto un escamotage politico per l’ulteriore sviluppo del pacchetto di salvataggio, né più né meno. Non rappresenta una soluzione. Non cerchiamo di renderla più importante di quanto sia in realtà. Smettiamola con la politica costruita un giorno dopo l’altro e formuliamo un concetto completo in risposta alla crisi che ci porti all’unione politica. Mettiamo fine alla discordia. Basta, non basta e, di fatto, non sappiamo dove le cose stanno andando a parare. Dobbiamo esortare la Commissione a elaborare un concetto per un’unione economica, sociale e finanziaria in maniera da poter compiere il passo successivo verso l’integrazione alla fine del prossimo anno e agire realmente in maniera corretta.

 
  
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  Anni Podimata (S&D).(EL) Signora Presidente, signor Commissario, domani assisteremo all’inizio di uno dei Consigli europei più importanti della storia dell’Unione europea nel suo complesso e dell’unione economica e monetaria in particolare. La domanda è se i capi di Stato e di governo saranno all’altezza del compito. Ne dubitiamo seriamente perché la filosofia che alcuni capi hanno introdotto nel Consiglio europeo non è una filosofia di superamento della crisi sulla base della solidarietà e, ovviamente, della responsabilità. È una filosofia di gestione della crisi, una filosofia che si concentra sui dettagli di un meccanismo permanente e a questi si limita. Il Consiglio europeo non sarà all’altezza del compito perché non trasmetterà il messaggio di coesione economica e politica che va trasmesso non soltanto per convincere i mercati, bensì anche per convincere soprattutto i cittadini europei trincerati, che si guardano l’un l’altro con sospetto e hanno iniziato a diventare xenofobi, per convincerli del valore della visione europea e ricordare loro che le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(EN) Signora Presidente, non capisco perché i socialisti stiano cercando di sottrarsi alla responsabilità delle politiche socialiste. È vero che le cause dei disavanzi esistenti in Europa sono diverse. È parimenti vero che i governi socialisti si sono ritrovati con problemi di disavanzo di bilancio a seguito di una politica deliberata di aumento della spesa e dei deficit.

Abbiamo tenuto questa discussione in Parlamento nella primavera del 2009 e l’abbiamo tenuta in vari Stati membri. Ricordo che i socialdemocratici svedesi hanno criticato il governo svedese per non aver aumentato il disavanzo e la spesa.

Poi abbiamo visto ciò che è accaduto. Questo per me è un motivo per il quale abbiamo bisogno di norme stabili per quanto concerne il patto di stabilità e crescita, ma anche di norme stabili per quel che riguarda le conseguenze. Non possiamo avere una situazione in cui gli Stati membri che stanno causando problemi ai sistemi finanziari e provocando l’aumento dei tassi di interesse possono sottrarsi alle conseguenze lasciando che altri cittadini paghino per quei tassi.

Abbiamo bisogno di stabilità e le eurobbligazioni non rappresenteranno una soluzione al problema. Possiamo introdurre le eurobbligazioni forse per altri motivi. Quanto al meccanismo finanziario, deve essere finanziato e basato sui rischi che gli Stati membri stanno creando. Se si assume un rischio maggiore, se si gestisce un deficit superiore, è anche necessario contribuire maggiormente al meccanismo finanziario. Questo è un modo per assumersi la responsabilità di politiche deliberate. Non dimentichiamo che le conseguenze alle quali assistiamo in una serie di paesi sono quelle delle discussioni intrattenute nei parlamenti nazionali e in questo Parlamento, dove alcuni di noi hanno chiesto una maggiore spesa, e ne vediamo gli amari risultati.

(L’oratore accetta un’interrogazione con cartellino blu a norma dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Martin Schulz (S&D).(DE) Signora Presidente, capisco, onorevole Hökmark, la sua necessità di esporre un bell’intervento per i suoi connazionali in Svezia. Lo pregherei tuttavia di rispondere a una domanda: quale paese nell’Unione europea ha il livello di indebitamento nazionale a lungo termine più alto e quale partito è al governo in quel paese?

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(L’onorevole Schulz continua a parlare con il microfono spento) (EN) Signora Presidente, spero di poter procedere senza ulteriori interventi. In primo luogo, il mio messaggio si rivolge a lei, onorevole Schulz, perché vorrei ricordarle ciò che lei ha asserito qui, in Parlamento, due anni fa. Lei ha affermato che l’Unione europea e gli Stati membri avrebbero dovuto aumentare la propria spesa. Il problema è che alcuni Stati membri hanno avuto governi socialisti e, in tutti quei governi, in tutti quei paesi, abbiamo visto il disavanzo aumentare a seguito delle politiche da lei sostenute. Onorevole Schulz, può negarlo?

(L’oratore accetta un’interrogazione con cartellino blu a norma dell’articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Martin Schulz (S&D).(DE) Signora Presidente, poiché il collega non ha risposto alla domanda, risponderò io al suo posto. Il paese in questione è l’Italia e il suo Primo ministro è Berlusconi. I democristiani sono al potere in Italia pressoché ininterrottamente dal 1946.

 
  
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  Liisa Jaakonsaari (S&D).(FI) Signora Presidente, anch’io vorrei chiedere al collega come i socialisti in Irlanda e Grecia possano aver causato l’indebitamento dei propri paesi. Poiché lei adesso rappresenta il partito politico attualmente leader in Europa e la Commissione tende a destra, non è compito della destra mostrarci ora anche la via per superare la crisi e non incolpare precedenti governi o i governi ai quali è subentrata?

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(EN) Signora Presidente, vorrei ricordare ai colleghi in Aula che ho detto che vi sono ragioni diverse per i nostri problemi di disavanzo, ma ho anche detto che è vero, e né l’onorevole Schulz né i suoi colleghi lo hanno negato, che tali problemi si sono manifestati in tutti i governi socialisti a seguito di una politica deliberata. Concordo assolutamente con l’affermazione, parlando per esempio dell’Irlanda, che sono stati commessi gravi errori, ma l’aspetto interessante è che vi è stata una politica deliberata per aumentare la spesa e il disavanzo al fine di affrontare la crisi e i problemi, e ora ne vediamo i risultati. Questo è il messaggio all’onorevole Schulz e altri.

(L’oratore accetta tre interrogazioni con cartellino blu a norma dell’articolo 149, paragrafo 8, del regolamento)

 
  
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  Presidente. − Colleghi, giusto per chiarire all’oratore e tutti gli altri quanto sta accadendo, ora altri tre parlamentari hanno chiesto di porre un’interrogazione con cartellino blu. Poiché tale possibilità è stata introdotta dal gruppo di lavoro sulla riforma parlamentare, sono molto incline a darvi seguito e disponiamo di tempo sufficiente per farlo. Devo nondimeno chiedere al collega se è disposto ad accettare tutte le suddette interrogazioni. Chiederei infine ai colleghi se le interrogazioni possano essere poste l’una di seguito all’altra pregando poi all’onorevole Hökmark di rispondervi. Dopodiché definiremo la parte del tempo di parola.

 
  
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  Philippe Lamberts (Verts/ALE).(EN) Signora Presidente, vorrei dire all’onorevole Hökmark che il commento da lui formulato in merito ai governi socialisti è forse vero in una certa misura, ma i governi di destra fondamentalmente scelgono di operare nella stessa maniera accumulando debito privato anziché debito pubblico. Questa soluzione non è certo migliore per l’economia ed è di fatto un modo diverso per operare esattamente nella stessa maniera, il che è insostenibile.

 
  
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  Werner Langen (PPE).(DE) Signora Presidente, volevo chiedere all’onorevole Hökmark, visto che è qui da qualche tempo, se rammenta che Belgio, Grecia e Italia avevano debiti pari a più del 130 per cento del loro prodotto interno all’inizio dell’unione monetaria e la percentuale in Grecia è aumentata, mentre in Belgio e Italia è diminuita rispettivamente di più del 30 e del 25 per cento. Lo ricorda?

 
  
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  Anni Podimata (S&D).(EL) Signora Presidente, ho una semplice domanda da porre agli onorevoli Langen e Hökmark, che amano idealizzare la crisi del debito e, come è ovvio, colpevolizzano collettivamente i governi socialisti.

Avete mai interrogato i vostri colleghi del gruppo PPE al governo nel mio paese fino a un anno fa in merito al fatto che hanno fornito a voi e alla Commissione europea – ed è possibile chiedere conferma al Commissario Rehn – statistiche ufficiali secondo cui il disavanzo della Grecia nel 2009 sarebbe stato pari al 6,9 per cento e non al 15 per cento recentemente confermato da Eurostat?

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE).(EN) Signora Presidente, questa discussione ha chiarito alcuni aspetti che dobbiamo ricordare.

Non dimentichiamo il mio primo commento, ossia – ed è interessante notare come nessuno dei colleghi socialisti l’abbia negato – che tutti i governi socialisti che hanno attuato politiche socialiste si sono ritrovati in una grave crisi del disavanzo. Ora la crisi sta dilagando da un paese all’altro a causa di una politica deliberata che l’onorevole Schulz e altri hanno difeso in questo Parlamento due anni fa. Se ripercorressimo i verbali del Parlamento, ci renderemmo conto che questo è esattamente ciò che è stato detto in questa sede da lei, onorevole Schulz, e dai suoi colleghi. Ora ne vediamo l’amaro esito. Volevo sottolinearlo. L’unica vostra replica è: “Sì, ha ragione, ma anche altri paesi hanno problemi”, il che però non confuta la mia osservazione principale, ossia che le vostre politiche hanno creato i problemi. Vale la pena di rammentarlo e credo che vada messo agli atti.

Anche l’onorevole Lamberts richiama l’attenzione su tali problemi. L’aspetto interessante è tuttavia che, benché sia vero che diversi paesi hanno problemi a causa della crisi finanziaria, è altrettanto vero, come penso che l’onorevole Lamberts riconoscerà e apprezzerà, che nella maggior parte dei paesi che stanno assumendo una posizione stabile in materia di finanze pubbliche i governi non sono socialisti. Non penso che lei né chiunque altro in questa Camera sia in grado di indicare un governo socialista che non si sia ritrovato con problemi di disavanzo.

 
  
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  Ioannis Kasoulides (PPE).(EN) Signora Presidente, ciò che conta sono le politiche e non chi le ha attuate. Chi è senza peccato scagli la prima pietra... La crisi dell’euro potrebbe non finire con l’Irlanda e probabilmente non abbiamo ancora visto il peggio.

I predatori del mercato continueranno ad attaccare ogni spiraglio vulnerabile, nonostante le dolorose misure di austerity adottate da tutti gli Stati membri. Tuttavia, se l’Unione europea vincerà questa battaglia e supererà l’avversità dimostrando la volontà di compiere tutto il necessario in termini di solidarietà e sforzo concertato per contrastare le autorità di regolamentazione e convincere i mercati, sarà il trionfo dell’integrazione europea e una grande vittoria.

Tale obiettivo sarà conseguito come risultato di una saggezza collettiva. Dimostriamo che quanti predicono la fine dell’euro e il ritiro di paesi forti e deboli dalla zona euro hanno torto. La disciplina fiscale, il governo economico e il salvataggio dell’euro saranno incompleti senza un piano reciprocamente concordato a livello europeo per stimolare la crescita. In passato, un piano Marshall americano ha salvato l’economia europea. Oggi la sfida è rappresentata da un piano equivalente degli europei per gli europei.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE).(EN) Signora Presidente, oggi la Camera dei rappresentanti irlandese, il Dáil, voterà il pacchetto di assistenza finanziaria UE-FMI. Sono stati tempi molti difficili per l’Irlanda, con aumenti delle imposte e tagli della spesa. Il bilancio della scorsa settimana è stato soltanto un mero riflesso delle difficoltà che attualmente tantissimi irlandesi stanno affrontando e segue tagli delle retribuzioni pari al 14 per cento nel settore pubblico e privato.

Credo però fermamente che il pacchetto finanziario UE-FMI aiuterà l’Irlanda a ricreare fiducia attraverso la capitalizzazione delle banche e la ripresa dei finanziamenti, nonché risanando le finanze pubbliche. Non necessariamente condivido l’accettazione dei dettagli del piano, ma le cifre nel loro complesso sono sostenute dal Fine Gael. Le tendenze economiche soggiacenti in Irlanda sono relativamente positive. Occorrerà un governo sano con la supervisione del Dáil per garantire che le nostre finanze non ci sfuggano mai più di mano.

Parimenti occorrerà una riflessione a livello di Unione e Banca centrale europea sul contributo dato dai tassi di interesse bassi all’inflazione immobiliare. Sono stato una voce solitaria in questa Camera quando per due anni e mezzo ho interrogato il Presidente della Banca centrale europea Trichet in merito a questa difficoltà specifica. Con l’istituzione di un successore permanente al meccanismo europeo di stabilità finanziaria, dal quale l’Irlanda riceverà 22,5 miliardi di euro di prestiti se li assorbirà tutti, il pacchetto UE-FMI è un intervento positivo per la zona euro.

Vorrei concludere dicendo che vi sono molti qui che si ritengono federalisti, eppure vogliono una qualche armonizzazione della tassazione. Negli Stati Uniti più del 50 per cento delle aziende nel settore del copyright si registrano in Delaware. Perché? Per la situazione fiscale in Delaware. In questo Parlamento vengono formulati commenti profondamente ignoranti da parte di egoisti che vogliono promuovere la propria causa nazionale attraverso dichiarazioni imprecise che saranno confutate.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE).(EN) Signora Presidente, la crisi finanziaria ha indicato che vi è un’esigenza ancora maggiore di più Europa. La lezione da trarne è che agire prevalentemente sulla base delle considerazioni nazionali non aiuta alcuno Stato membro. Domani, pertanto, è un’opportunità per promuovere un’azione congiunta, il consolidamento fiscale e un patto di stabilità accompagnato da sanzioni.

Sarà anche il momento di risolvere il perdurante paradosso dell’Europa. L’Unione europea si basa su un mercato unico, ma questo mercato non è ancora completo. Ora è tempo di instaurare il mercato unico digitale. Dobbiamo creare un meccanismo permanente di gestione delle crisi, preferibilmente basato su gruppi. In secondo luogo, dovremmo condurre un’azione in materia di prevenzione e intervento precoce ed è necessario armonizzare meglio le condizioni per attuare tale intervento, nonché per attivare i meccanismi di gestione delle crisi, evitando, come è ovvio, nel contempo l’eccessiva regolamentazione. In terzo luogo, si dovrebbe definire chiaramente lo scopo dei fondi di gestione delle crisi, il cui obiettivo è garantire la stabilità macrofinanziaria, fondi che non dovrebbero essere impiegati per risolvere altri problemi correnti. In quarto luogo, sarebbe necessario definire con maggiore precisione i diritti di supervisione a livello europeo, come nel caso del possibile intervento delle attività degli istituti finanziari, tra cui il diritto di sospendere la distribuzione dei dividendi o le attività che pongono rischi ingiustificati.

 
  
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  Jean-Paul Gauzès (PPE).(FR) Signora Presidente, signor Ministro, signor Commissario, ho ascoltato questo lungo dibattito come cittadino.

Direi che le proposte del Presidente Barroso sono molto interessanti. Vorremmo che fossero attuate. Una volontà politica chiara e comprensibile e un discorso di verità sono i requisiti necessari per ristabilire la fiducia dei nostri cittadini. È fondamentale non mascherare le realtà. Vi è la spesa pubblica, che dobbiamo coprire o ridurre. Vi sono i debiti pubblici e privati, che dobbiamo ripianare.

Numerosi esperti hanno idee su ogni argomento. Chi non si è reso conto dell’arrivo della crisi ora è pieno di brillanti soluzioni. Tuttavia, in una situazione difficile, ricorriamo al buon senso. Non riproduciamo nella gestione delle finanze pubbliche gli errori e gli sbagli del settore privato che hanno portato alla crisi finanziaria e del settore bancario. Soluzioni sofisticate non creano valore e ricchezza. Creano illusioni e, spesso, vanno a vantaggio soltanto degli speculatori.

La realtà di fatto è che gli Stati membri hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi. Dobbiamo avere il coraggio di trarre le necessarie conclusioni e garantire che l’onere della ripresa sia distribuito equamente.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signora Presidente, innanzi tutto un reclamo. Lei ha detto che questo dibattito è importante ed effettivamente lo è. Trovo alquanto inaccettabile che il Presidente Barroso e molti leader politici abbiano lasciato l’Aula non appena concluso il proprio intervento. Per equità nei confronti dell’onorevole Schulz, devo sottolineare che è stato qui dall’inizio alla fine e per questo mi complimento con lui.

In secondo luogo, vorrei dire che, in fin dei conti, una delle cause principali della crisi finanziaria sta nel fatto che i governi non sono riusciti a governare e i leader politici non sono riusciti a guidare. Per fortuna, la situazione sta tornando sotto controllo con la nuova architettura di supervisione che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio, la relazione sulle agenzie di rating del credito che abbiamo discusso l’altra sera e l’odierno meccanismo permanente di stabilità finanziaria. Sono tutte soluzioni da vedere con favore.

Se il Presidente Barroso fosse qui, vorrei chiedergli se è in grado di garantire che in Irlanda e altrove non sia necessario un referendum per apportare le modifiche minime del trattato di cui ha parlato.

Vorrei infine dire a chi ha chiesto che i parlamentari firmino una dichiarazione scritta che questo è un attacco diretto all’imposta sulle società in Irlanda. Non dovrebbe essere fatto.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Signora Presidente, onorevoli colleghi, qui si è tenuto un dibattito ideologico, anche se si potrebbero citare vari esempi del modo in cui il governo Schröder ha attuato una politica di riforma molto seria o del modo in cui in Ungheria il governo di destra attualmente al potere ha sfruttato ogni mezzo per ostacolare l’allora governo di sinistra nell’imposizione della disciplina di bilancio dopo il 2006. Discussioni come questa non portano ad alcun risultato. Ciò che importa è che l’Unione europea dovrebbe infine impegnarsi in una politica proattiva, anziché reattiva. Sarebbe positivo se il vertice di questo fine settimana riuscisse a pervenire a un accordo in merito al meccanismo europeo di stabilità. La Presidenza ungherese, il governo ungherese che assumerà la Presidenza a rotazione dell’Unione europea in gennaio, si adopererà al meglio per accelerare il processo di ratifica e garantire che l’Unione europea possa affrontare temi sostanziali come il miglioramento del dinamismo dell’Europa.

 
  
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  Ildikó Gáll-Pelcz (PPE).(HU) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, gli Stati membri tentato di reagire alla crisi in cui versano attraverso soluzioni individuali e risposte proprie. Dopo aver definito un orientamento strategico, il Consiglio e la Commissione dovrebbero consolidare e coordinare le soluzioni degli Stati membri. Ciò significa che sanzionare gli Stati membri non basta quando si parla di governo economico. Ovviamente sarebbe stato un bene vedere la coerenza e il rigore oggi dimostrati esercitati anche da alcuni Commissari quando hanno chiuso un occhio sulla falsificazione dei dati. Sono dell’idea che la responsabilità del mancato rispetto del patto di stabilità e crescita non sia soltanto degli Stati membri, perché la stessa Commissione ha ammorbidito i propri meccanismi di controllo. Dobbiamo riconoscere che la politica di austerity praticata sinora non ha avuto successo in alcun paese. Dovrete dunque fornire risposte nuove e chiare, soluzioni innovative e motivanti. Posso assicurarvi, onorevoli colleghi, che l’imminente Presidenza ungherese assumerà tale ruolo di coordinamento.

 
  
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  Proinsias De Rossa (S&D).(EN) Signora Presidente, l’Irlanda è stata citata molte volte in questa discussione. Vorrei esordire chiarendo che sostengo un governo economico più approfondito in un’economia europea di mercato sociale. Dovremmo ringraziare i partner dell’Irlanda in Europa per la loro solidarietà in questo momento di crisi, una crisi creata in larga misura negli anni da governi conservatori incompetenti.

Non sorprende che la solidarietà sia presentata dagli euroscettici come perdita dell’indipendenza dell’Irlanda, distorsione accentuata dall’incapacità della Commissione e del Consiglio di impegnarsi con il Parlamento in merito al protocollo di intesa con l’Irlanda. Quando, signor Commissario, tale protocollo sarà portato dinanzi al nostro Parlamento?

Signor Commissario, uno degli obblighi e dei requisiti minimi contenuti nel protocollo di intesa è l’obbligo di tagliare la retribuzione minima in Irlanda di 2 000 euro all’anno. Il governo irlandese sostiene che lei ha chiesto tale taglio, signor Commissario. Può chiarire la questione all’Aula?

Un secondo aspetto incomprensibile dell’accordo è il margine del 3 per cento da lei richiesto...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL). (PT) Signora Presidente, non è accettabile che si debbano continuare a rimandare misure essenziali, misure che ignorano l’aumento della disoccupazione, la povertà, la disuguaglianza, la disparità e la recessione economica che questi piani di austerity causeranno, mentre gruppi economici e finanziari continuano a trarne profitti sempre più ingenti. Ciò solleva ulteriori quesiti.

Perché lo statuto e gli orientamenti della Banca centrale europea non sono stati modificati per quanto concerne i prestiti concessi direttamente agli Stati membri a un tasso dell’1 per cento, lo stesso accordato alle banche private, che poi impongono tassi tre, quattro o cinque volte superiori aggravando così il debito sovrano? Perché non si è deciso di applicare un’imposta sui movimenti di capitale e non si sono assunte le misure necessarie per porre fine ai paradisi fiscali e ai mercati dei derivati in maniera che cessi la speculazione sul debito sovrano? Perché non si è deciso di incrementare il bilancio comunitario per una reale politica di coesione economica e sociale che sia volta ad aumentare la produzione e creare posti di lavoro accompagnati da diritti…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Signora Presidente, stiamo discutendo una proposta di strumento di stabilità finanziaria per la zona euro, strumento che dovrebbe aiutare i nostri amici nei paesi attualmente non in grado di onorare i propri debiti.

Tutti qui parlano della creazione di un meccanismo comune di stabilità finanziaria garantito da tutti i paesi della zona euro e ci aspettiamo che chi è riuscito a mantenere il proprio debito sotto controllo dia prova di solidarietà a coloro che non sono riusciti in tale intento.

Dopo aver assistito alle soluzioni attuate a oggi per sostenere la Grecia e all’estemporaneo bastione protettivo eretto l’ultima volta, mi domando che cosa succederebbe se i maghi finanziari dei mercati prendessero in mano le calcolatrici e iniziassero a stimare il valore effettivo della soluzione scoprendo infine che neanche questa è abbastanza affidabile da indurli a rischiare di investire il proprio denaro in tale zona?

Mi chiedo se abbiamo predisposto soluzioni e passi successivi. La credibilità della soluzione in questo momento, inserita in tale scenario, è molto scarsa.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI).(EN) Signora Presidente, la maggior parte delle persone normali vede le crisi come tragedie. Gli eurocrati le vedono come opportunità per estendere i tentacoli del proprio potere. Il Consiglio europeo dovrà decidere in merito a un meccanismo permanente per la soluzione delle crisi al fine di salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso, ovviamente supportato da modifiche del trattato. Secondo fonti attendibili, tali controlli e, naturalmente, tali modifiche del trattato varranno anche per i paesi che non appartengono alla zona euro.

Il governo di coalizione del Regno Unito ha promesso un referendum in caso di ulteriori trasferimenti di potere all’Unione europea, promessa tuttavia credibile e onestamente rispettata tanto quanto l’impegno dei conservatori di indire un referendum sul trattato di Lisbona. Per i conservatori le promesse sono tattica, non obblighi.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE).(PL) Signora Presidente, la fine dell’anno si avvicina. Sarebbe utile analizzare più da vicino ciò che abbiamo fatto. Valutiamo ciò che abbiamo deciso e detto rispondendo a una semplice domanda: che cosa abbiamo fatto al riguardo? Ciascuno di noi dovrebbe esaminare attentamente le nostre decisioni negli ambiti di cui siamo stati responsabili. È un bene voler inserire nel trattato alcune disposizioni che impongano disciplina su ciò che facciamo. Nondimeno, dopo tutto abbiamo ancora il patto di stabilità e crescita, che continua a essere in vigore. Perché non ne rispettiamo le disposizioni? Perché la Commissione e i suoi servizi non hanno reagito prima nel caso della Grecia e dell’Irlanda?

L’Unione europea è un’istituzione democratica che comprende molti Stati membri. Non è dunque in grado di agire unilateralmente come fanno i singoli Stati. Penso, per esempio, alla Cina, agli Stati Uniti e ad altre nazioni. Per questo è mancata un’azione risoluta per proteggere l’euro. È dunque necessario sviluppare un nuovo approccio al governo economico per creare una vera unione economica, migliorare il coordinamento e armonizzare la politica finanziaria e anche fiscale.

 
  
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  George Sabin Cutaş (S&D).(RO) Signora Presidente, come è stato anche detto in precedenti interventi, l’Unione europea non ha evidentemente compiuto sinora progressi sufficienti per garantire la stabilità finanziaria dei suoi mercati. In un contesto in cui gli speculatori stanno mettendo ogni giorno a repentaglio la stabilità della moneta unica isolando gli Stati membri ed esercitando pressioni su di essi, la soluzione può essere attuata soltanto mantenendo la solidarietà a livello europeo. La creazione di un meccanismo di salvaguardia della stabilità finanziaria della zona euro è diventata di fatto una necessità e dovrà essere coordinata utilizzando il metodo comunitario.

Gli interessi dei cittadini sono protetti al meglio quanto le istituzioni comunitarie sono pienamente partecipi del processo decisionale e il bene generale ha la priorità sugli interessi dei singoli… Nel contempo, dobbiamo ricordare che è vitale per tutti i 27 Stati membri essere coinvolti in questo futuro meccanismo come parte del mercato unico. L’instabilità di altre valute avrà sempre un impatto notevole sulla posizione dell’euro.

 
  
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  Diogo Feio (PPE). – (PT) Signora Presidente, la prossima riunione del Consiglio è di fatto estremamente importante, importante nella sua risposta a una crisi estesa e internazionale, importante anche nella sua risposta a una crisi specifica dei governi che non hanno ottemperato per tempo ai propri impegni, hanno speso troppo e non hanno attuato le necessarie riforme strutturali. Per questo sono venuto qui a sostenere il bisogno di uno strumento stabile per difendere l’euro.

La risposta non può e non deve essere data caso per caso. Proprio per questo sostengo l’idea che si operi secondo il metodo comunitario, non secondo il metodo intergovernativo, ricompensando in ultima analisi i governi per non aver agito per tempo come avrebbero dovuto. Sottolineo l’esigenza di un ruolo crescente per il Parlamento europeo nella discussione su tali argomenti con dibattiti come quello tenuto oggi in questa sede: animato, caratterizzato da varie divergenze, ma sempre in difesa di un’Unione europea più forte e un euro sempre migliore.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D). – (LT) Signora Presidente, in verità concordo con tutte le idee oggi espresse in merito alla creazione di un meccanismo per la gestione delle crisi e ulteriori misure che ritengo sia il Consiglio europeo sia il Parlamento in futuro discuteranno. Oggi abbiamo udito molte valutazioni contrastanti e forse anche alcune accuse rispetto a errori precedentemente commessi. Gli errori sono stati commessi su ogni fronte. Ne hanno commessi gli Stati membri, ne hanno commessi la Commissione europea e il Consiglio, ne hanno commessi anche le banche commerciali, le cui attività, penso, saranno anch’esse attentamente controllate in futuro. Vorrei concludere soffermandomi su un altro aspetto. Ho apprezzato l’idea espressa dal Presidente Barroso secondo cui in questa difficile situazione dobbiamo operare insieme all’unisono, fianco a fianco, e, signor Commissario, vorrei sinceramente chiederle di compiere ogni sforzo per garantire che tutti i paesi possano partecipare al neoistituito meccanismo per la gestione delle crisi, prescindendo dal fatto che appartengano o meno alla zona euro. Poiché abbiamo aperto i nostri mercati quando abbiamo aderito all’Unione europea, dobbiamo versare lo stesso denaro nel bilancio e in molte altre ulteriori iniziative.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL). (PT) Signora Presidente, non vi è alcun meccanismo di stabilità che affronti le cause principali dell’instabilità nell’Unione europea. Le politiche che ci hanno portato alla crisi sono le stesse che si vogliono proseguire e sviluppare: un’unione economica e monetaria istituita nell’interesse di alcuni e a discapito di altri, perdendo il controllo sulla speculazione finanziaria, dando la priorità al movimento di capitali libero, ossia incontrollato, all’imposizione del mercato in tutti gli ambiti della società, alla svalutazione del lavoro come fonte creatrice di ricchezza e, dunque, di diritti.

All’inizio del secondo decennio del XXI secolo, questa Unione europea non si sta liberando del suo legame con il più grande declino sociale al quale l’Europa abbia assistito negli ultimi decenni, esito di un attacco senza precedenti ai diritti e alle condizioni di vita dei cittadini. I gruppi economici e finanziari continuano ad accumulare profitti enormi, la disoccupazione continua a dilagare e milioni di lavoratori pur lavorando diventano più poveri. Questo è il messaggio che riecheggia nelle proteste in tutta Europa ed è tempo di ascoltarlo.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI). – (DE) Signora Presidente, la fiducia dei cittadini nell’Europa e nell’euro è stata gravemente compromessa dalla crisi finanziaria e dalle manovre politiche. I cittadini europei hanno bisogno di prospettive chiare e facilmente comprensibili alle quali sia possibile affidarsi a lungo termine per la sicurezza della loro moneta. Il patto di stabilità e crescita definisce le soglie superiori dei deficit e dell’indebitamento complessivo. È tuttavia relativamente inefficace. Nuovi pacchetti di salvataggio saranno ampiamente accettati dai cittadini, come è necessario che sia, soltanto se offriranno anche controlli e sanzioni efficaci. Per quanto concerne i controlli, Eurostat deve essere ulteriormente rafforzato, mentre i meccanismi sanzionatori devono essere facilmente attuabili ed efficaci. Il sistema esistente prevede possibilità di sanzionamento. I futuri pacchetti di salvataggio dovranno prevedere controlli continui, un approccio rapido e coordinato e sanzioni efficaci.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, lei proporrà la creazione di questo meccanismo permanente a norma dell’articolo 136. Mi rammarico per il fatto che non si sia utilizzato l’articolo 122 che ci avrebbe consentito di includere tutti gli Stati membri, ma stiamo avviando in dibattito politico visto che il Parlamento sarà consultato a norma dell’articolo 48 sulle procedure di revisione semplificate, per cui vorrei sollevare due questioni politiche.

In primo luogo, la zona euro di per sé non è sufficiente. Perlomeno, signor Commissario, dovremmo includere tutti gli Stati membri che sono obbligati immediatamente ad avere l’euro come loro moneta, e si tratta di 25 Stati membri.

La seconda questione riguarda il controllo politico parlamentare. Non si tratta di un meccanismo di emergenza. È un meccanismo permanente. Vi dovrebbe pertanto essere, per logica, una forma di controllo politico parlamentare attuato in condizioni appropriate, condizioni che dovreste proporci perché è compito dei parlamenti, specialmente del Parlamento europeo, esercitare il controllo sull’esecutivo per quel che riguarda tale disposizione.

 
  
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  Edite Estrela (S&D). (PT) Signora Presidente, formulare accuse non risolve i nostri problemi e, in alcuni casi, rivela la mancata conoscenza delle varie situazioni. Abbiamo bisogno di misure per arrestare la speculazione sul debito sovrano. Molto si dice sulla situazione portoghese, ma una relazione pubblicata questo mese dal Fondo monetario internazionale ha concluso che il Portogallo è stato uno dei paesi che ha attuato il maggior numero di riforme per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e della sicurezza sociale.

Prima della crisi, nel 2007, il Portogallo ha registrato una crescita economica pari al 2,4 per cento del PIL e un disavanzo del 2,6 per cento. Tra il 2005 e il 2010, il Portogallo è stato uno dei paesi che ha aumentato maggiormente le proprie esportazioni; ciò che ci occorre è più unità, più responsabilità e più solidarietà in maniera che i mercati si calmino.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (S&D).(PL) Signora Presidente, ci stiamo concentrando sulla zona euro, ma 150 milioni di cittadini restano al di fuori di tale zona, il che significa un cittadino europeo su tre. Per questo per noi è importante poter contare su un euro sano e una zona euro sana. Vogliamo dirlo con estrema chiarezza: meno governi nazionali, più Unione, più Parlamento.

In Polonia, l’opinione del Cancelliere tedesco è molto più importante di quella del Presidente in carica del Consiglio Van Rompuy e l’altisonante voce del Ministro Cameron è più importante del parere del Presidente Barroso. Ci serve dunque un patto di stabilizzazione, un patto per una solidarietà europea stabile. L’onorevole Schulz ha ragione nel volere più Europa nel nostro pensiero e nuovi strumenti per il nostro lavoro, come un’imposta sulle transazioni finanziarie, le eurobbligazioni, la supervisione delle banche e una disciplina di bilancio coordinata degli Stati membri.

 
  
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  Olli Rehn, membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, vorrei esordire ringraziandovi per il dibattito estremamente pregno di contenuti e responsabile sulla risposta europea all’attuale crisi. Questo ultimo stadio della crisi finanziaria si sta dimostrando infatti sempre più sistemico, il che richiede una risposta parimenti sistemica da parte dell’Unione europea.

La risposta politica dell’Europa deve quindi essere completa, coerente e risoluta, una risposta che necessariamente dovrà abbinare misure più ampie applicabili all’intera Unione europea a misure specifiche intraprese dagli Stati membri.

Che cosa si dovrebbe fare? A giudizio della Commissione, sono cinque i principali ambiti in cui intervenire. In primo luogo, abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo risoluto per ottenere esiti dagli impegni di bilancio concordati. Ogni Stato membro dovrebbe rispettare i propri obiettivi fiscali. La migliore difesa contro il contagio consiste nel circoscrivere le nostre posizioni di bilancio. Per esempio, Spagna e Portogallo stanno prendendo decisioni molto convincenti in tal senso.

In secondo luogo, dobbiamo far avanzare il prossimo round di stress test per le banche ed eseguirli in maniera più completa e rigorosa rispetto all’ultima volta sfruttando la nuova architettura europea di regolamentazione e supervisione finanziaria che entrerà in vigore dal gennaio del prossimo anno.

In terzo luogo, abbiamo bisogno di garanzie finanziarie effettive. Per questo in maggio l’Unione ha creato il meccanismo europeo di stabilità finanziaria e uno strumento avente una durata temporanea di tre anni. Ben presto il meccanismo europeo permanente di stabilizzazione sarà istituito con effetto dalla metà del 2013.

Per spingerci oltre e più in profondità, recentemente sono state avanzate diverse iniziative in tema di eurobbligazioni. A livello concettuale, l’eurobbligazione è un ampio ombrello che copre tutta una serie di applicazioni possibili. Al momento, l’elaborazione delle politiche si concentra giustamente e ragionevolmente su una maggiore efficacia e agilità dello strumento europeo di stabilità finanziaria esistente per aiutarci a rispondere immediatamente all’attuale stadio della crisi.

Sicuramente, però, dovremo proseguire le discussioni e analizzare le alternative razionali che possono aiutare l’Europa a superare la crisi sistemica migliorando il funzionamento dei mercati obbligazionari, agevolando il consolidamento fiscale attraverso costi di finanziamento più ragionevoli, fornendo una base per un migliore coordinamento di bilancio tra Stati membri e rafforzando gli incentivi alla prudenza fiscale negli Stati membri.

Il quarto elemento della risposta completa deve essere rappresentato da misure strutturali, come indicato nella strategia Europa 2020, che sono di infatti necessarie per incrementare la nostra crescita potenziale e creare un’occupazione sostenibile. Dobbiamo sfruttare al meglio il nostro mercato unico, specialmente nel campo dei servizi e dell’energia, fare in modo che i sistemi fiscali e previdenziali conducano maggiormente alla crescita dell’occupazione, effettuare investimenti più mirati in conoscenza e innovazione e semplificare il nostro ambiente normativo.

In quinto luogo, un fattore essenziale della nostra risposta sistemica, largamente nelle vostre mani, onorevoli parlamentari, è l’adozione rapida e ambiziosa del pacchetto legislativo su un governo economico rafforzato che la Commissione ha proposto in settembre. Sono lieto che Parlamento e Consiglio abbiano convenuto di finalizzare il pacchetto entro la prossima estate. È in gioco la credibilità dell’unione economica e monetaria dell’Unione europea nel suo complesso ed è anche un meccanismo di prevenzione delle crisi decisamente efficace in quanto rafforza la fiducia a lungo e breve termine nell’economia europea, oltre che la fiducia nell’immediato futuro.

Inoltre, in risposta all’onorevole Karas, è anche una pietra miliare essenziale del completamento dell’unione economica e monetaria poiché integra finalmente una forte unione monetaria con una vera e propria unione economica funzionale. È giunto infatti il momento che la “E” dell’unione economica e monetaria prenda vita attraverso la creazione di un’unione economica vera ed efficace quale passo finale dell’integrazione delle politiche economiche europee.

membro della Commissione. – (FI) Signora Presidente, vorrei ancora formulare un paio di commenti in finlandese a seguito dell’intervento dell’onorevole Soini. Forse è rientrato in Aula, visto che ha lasciato la riunione qualche tempo fa. Siamo riusciti ad accostarci agli interventi dell’onorevole Soini, come dovuto, con un certo senso dell’umorismo. Tuttavia, visto che negli ultimi tempi ha raccolto un certo sostegno, ovviamente dobbiamo cominciare a prenderli sul serio.

In primo luogo, non ritengo che sminuire i greci come ha fatto l’onorevole Soini sia molto utile né professionalmente appropriato. La Grecia sta attualmente introducendo riforme importanti, addirittura epocali, che meritano il nostro rispetto, non certo il nostro disprezzo.

Penso che l’onorevole Soini dovrebbe ricordare il vecchio detto finlandese secondo cui sarebbe auspicabile occuparsi della propria situazione nel rispetto degli altri. Questo è un modo sicuramente migliore per costruire un’Europa pacifica basata sulla cooperazione.

Ciò premesso, non reputo neanche professionale paragonare l’Unione europea all’Unione sovietica, come ha fatto l’onorevole Soini. Chi non ha senso dell’umorismo potrebbe persino pensare che sia un insulto. Libertà, democrazia e Stato di diritto non sono stati i segni distintivi dell’Unione sovietica, ma sono i valori di base dell’Unione europea che i finlandesi hanno difeso in tutta la storia, onorevole Soini. La capacità di comprensione dei finlandesi non dovrebbe neanch’essa essere sottovalutata, neanche quella dei sostenitori del Partito dei veri finlandesi. La gente sicuramente sa che l’Unione europea non è l’Unione sovietica.

(Applausi)

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D).(DE) Signora Presidente, immagino che lei concordi con me nell’affermare che è estremamente scortese da parte di alcuni parlamentari porre domande e lasciare l’Aula. Vorrei porgere le mie scuse al Commissario Rehn perché è realmente oltraggioso per lui dare risposte dettagliate dopo che alcuni parlamentari sono già andati via. Credo che dovremmo lavorare insieme per garantire che in futuro ciò non accada più, perlomeno non così spesso.

 
  
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  Presidente. − Onorevole Swoboda, sono pienamente d’accordo con quanto lei ha appena detto. È veramente scortese e irrispettoso. Onorevole De Rossa, un richiamo al regolamento?

 
  
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  Proinsias De Rossa (S&D).(EN) Signora Presidente, d’altro canto, il Commissario Rehn non ha ancora risposto alle mie domande, nonostante io sia ancora qui.

 
  
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  Presidente. Si trattava soltanto di un richiamo al regolamento. Commissario Rehn, lei non è tenuto a rispondere. Ovviamente può farlo, ma questo non è il tempo delle interrogazioni alla Commissione. Il prossimo intervento è da parte del Presidente in carica del Consiglio Chastel.

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli parlamentari, personalmente trovo che la Commissione abbia contribuito con un gran numero di risposte a questo dibattito estremamente costruttivo, tanto più visto che il Parlamento è profondamente coinvolto nella risposta alla crisi. In aggiunta a quanto detto dalla Commissione, vorrei affrontare due questioni riguardanti ciò che è in gioco domani e dopodomani durante il vertice.

In primo luogo, desidererei formulare un commento sul governo economico e il coinvolgimento del Parlamento europeo. Come sapete, la Presidenza ha già stabilito un contatto con il Parlamento, con i responsabili del governo economico a livello parlamentare. La Presidenza intende inoltre giungere alla migliore collaborazione possibile con il Parlamento, specialmente attraverso la consultazione informale, prima che inizi la fase formale dei negoziati. Alla luce dell’importanza della questione e delle potenziali ripercussioni sui mercati, la Presidenza, come è stato detto, si è impegnata a intraprendere una procedura rapida, assecondando i desideri del Consiglio europeo. Inoltre, per accelerare il lavoro, la Presidenza ha istituito un gruppo di lavoro che si occuperà espressamente della questione, gruppo che ha iniziato le proprie deliberazioni alla fine di novembre, dando seguito all’attenzione prestata al tema dalla commissione per gli affari economici e monetari.

Il secondo elemento sul quale domani e dopodomani si concentreranno i nostri capi di Stato e di governo è il futuro meccanismo permanente di gestione delle crisi. Capisco bene una serie di domande sul meccanismo, sulla portata della risposta da dare alla crisi. Ieri a mezzogiorno, insieme al Presidente Van Rompuy, in sede di Consiglio “Affari generali”, molti di noi avevano ancora quesiti irrisolti. Posso testimoniarvi quanto gli Stati membri desiderino rispondere alla crisi, quanto siano consapevoli del fatto che la posta in gioco oggi è rappresentata dal mercato europeo nel suo complesso e dall’euro. Non è semplicemente una questione che interessa un paese dopo l’altro. La risposta deve essere completa ed è necessario adoperarsi al meglio per ridurre le incertezze che incombono sul mercato.

Tuttavia, a mio parere, dobbiamo anche evitare di alimentare o creare aspettative che adesso non possono essere soddisfatte. Tutti pertanto hanno contribuito esponendo la propria nuova idea sul modo per rispondere alla crisi. Sapendo di dover mettere d’accordo un certo numero di Stati membri su qualunque nuova idea, questa non sembra oggi la migliore soluzione possibile. Devo dirvi che ciò che sarà importante domani, dopodomani, venerdì, al termine di questo Consiglio europeo sarà innanzi tutto poter trasmettere un segnale chiaro ai mercati circa la volontà degli Stati membri di rispondere oggi alla crisi finanziaria, alla crisi dell’euro e in secondo luogo affermare la nostra volontà di istituire un meccanismo semplice per la modifica dei trattati. Sapete bene perché deve trattarsi di un meccanismo semplice, viste le ratifiche che devono aver luogo nei diversi Stati membri. Sarà infine necessario dimostrare la volontà di istituire il futuro meccanismo permanente di gestione delle crisi, che deve essere anch’esso trasparente in quanto è necessario che sia inattaccabile, specialmente dinanzi alla Corte di Karlsruhe.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente (discussione)

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 115, paragrafo 5, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 16 dicembre 2010.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto. – (PL) All’imminente vertice del Consiglio europeo probabilmente si prenderanno decisioni in merito alla forma del meccanismo permanente di prevenzione delle crisi che dovrà salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro dopo il 2013 e avvierà il processo di modifica dei trattati costitutivi. Sebbene comprenda la necessità di adottare misure eccezionali rese necessarie dalla crisi economica, nutro nondimeno preoccupazioni circa la rapidità dei cambiamenti e il modo in cui alcuni Stati membri stanno tentando di imporre talune soluzioni ad altri. Alcune idee come, per esempio, le eurobbligazioni sono respinte senza essere attentamente valutate. Penso che, nonostante l’eccezionalità della situazione, le decisioni importanti per l’Unione europea debbano essere prese con calma e nel rispetto del principio della solidarietà e della parità di diritti tra tutti gli Stati membri. Vorrei inoltre avallare la posizione del governo polacco in merito alle modifiche che si intendono apportare al modo in cui viene calcolato il livello del debito pubblico. La Polonia e altri 10 Stati membri hanno intrapreso riforme dei loro sistemi pensionistici, riforme che stanno attualmente generando costi notevoli per i bilanci nazionali. Nel caso della Polonia, l’introduzione della riforma è stata resa necessaria dalla crescente inefficienza del vecchio sistema, fonte di costi ancora maggiori. L’attuale debito, pertanto, non è un segnale di mancanza di prudenza, bensì l’effetto dei cambiamenti, il cui obiettivo a lungo termine è la riduzione della spesa di bilancio stanziata per i pagamenti pensionistici. Spero che i rappresentanti degli Stati membri accettino le modifiche suggerite dalla Polonia. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Iliana Ivanova (PPE), per iscritto. – (EN) La creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per l’Unione europea al fine di rafforzare la stabilità finanziaria è un passo nella giusta direzione. Unitamente a un governo economico più forte e coordinato, il meccanismo permanente di gestione delle crisi potrebbe garantire e di fatto garantirebbe la stabilità nella zona euro. Anche la specifica situazione dei nuovi Stati membri dovrebbe essere tenuta presente nel momento in cui si istituisce il meccanismo. Tali paesi dovrebbero essere attivamente coinvolti nel dibattito e avere la possibilità di partecipare al meccanismo se desiderano farlo. Nel contempo, gli Stati membri dovrebbero mantenere le loro politiche fiscali nazionali. È importante preservare la concorrenza fiscale come strumento per agevolare la coesione e promuovere la crescita economica dell’Unione. Trasformare le politiche per andare verso un’armonizzazione fiscale o un gettito fiscale consolidato comune non farà che accentuare ulteriormente i divari nello sviluppo economico e ostacolare la coesione. Gli Stati membri che pongono un maggiore rischio con il loro disavanzo e l’onere del loro indebitamento dovrebbero contribuire maggiormente ai fondi del meccanismo di crisi, il che incoraggerebbe sicuramente una rigorosa disciplina fiscale e migliorerebbe il valore aggiunto di una politica fiscale ed economica corretta.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE), per iscritto. – (FR) Sebbene gli avvenimenti degli ultimi mesi abbiano imposto ai governi di assumere misure e decisioni di emergenza che potessero essere applicate direttamente, la creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro deve fondarsi su basi giuridiche inconfutabili. È dunque evidente che il Parlamento europeo deve intervenire in veste di colegislatore per attuare le riforme fondamentali divenute necessarie al fine di stabilizzare l’unione economica e monetaria. Una soluzione puramente intergovernativa non può essere la risposta giusta.

La riforma dell’unione economica e monetaria (UEM) è un compito essenziale, un compito con notevoli implicazioni. Siamo tutti consapevoli del valore della moneta unica per il progetto europeo. Tuttavia, l’attuale fragilità dell’UEM richiede soluzioni coraggiose e innovative.

In un siffatto contesto, il ricorso alle “eurobbligazioni” è una possibilità che merita di essere esplorata e discussa, non trattata come un’area off limits. Nondimeno al momento vi sono molti ostacoli. Dobbiamo essere coscienti del significato a livello istituzionale, giuridico e finanziario dell’introduzione di un siffatto strumento, che cambia la natura dell’Unione europea. Contrariamente a quanto credono alcuni suoi sostenitori, comporterebbe una disciplina e un rigore ancora maggiori.

 
  
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  Ulrike Rodust (S&D), per iscritto. – (DE) Vorrei richiamare l’attenzione del Consiglio su un problema che sta rischiando di paralizzare la cooperazione tra le due istituzioni sul tema della politica per la pesca. Mi riferisco ai regolamenti per i piani di gestione a lungo termine. Tali regolamenti sono al centro della politica comune per la pesca. Il Consiglio e una maggioranza degli Stati membri non accettano che il trattato di Lisbona abbia conferito al Parlamento europeo il diritto di codecisione su tali testi. I ministri stanno agendo in contrasto con il Consiglio e il suo servizio legale, in contrasto con il parere della Commissione e in contrasto, ovviamente, con la volontà del Parlamento europeo. Il Consiglio attualmente ha due piani di gestione che non possono essere adottati. La Commissione non può presentare altri piani, che sono urgentemente necessari nell’interesse dei nostri pescatori e dei nostri mari, da lungo tempo predisposti e sepolti in un cassetto. Questa situazione è inaccettabile. Mi rivolgo alla Presidenza belga e alla futura Presidenza ungherese affinché intraprendano immediatamente negoziati con il Parlamento in maniera da poter trovare una soluzione. Siamo pronti a iniziare le discussioni. Grazie infinite.

 
  
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  Edward Scicluna (S&D), per iscritto. – (EN) Non dimentichiamo che la crisi della zona euro è principalmente una crisi del debito sovrano esacerbata da due avvenimenti di rilievo. Uno è rappresentato dal salvataggio degli istituti finanziari privati, i cui debiti privati sono stati assunti dal debito sovrano; l’altro è costituito dai pacchetti di incentivazione utilizzati dai governi per rallentare il declino economico. Noi ignoriamo questi due avvenimenti e trattiamo tutti i paesi come se fossero un gruppo di svagati vacanzieri pigramente distesi al sole del Mediterraneo. Qualunque meccanismo introdotto per la prevenzione delle crisi e la ripresa dovrebbe tenere presente che, in circostanze normali, i paesi rispettavano debitamente i piani per ridurre il disavanzo e, conseguentemente, il debito. I paesi inadempienti erano l’eccezione e non la regola. Rafforziamo sicuramente il meccanismo di sorveglianza e introduciamo alcune sanzioni ragionevoli, senza però perdere di vista ciò che vogliamo conseguire a medio termine: crescita e occupazione. Questi obiettivi non vengono realizzati con l’imposizione di sanzioni e misure di austerity. Vengono invece ottenuti quando si comprende come si creano e si riducono gli squilibri e si lavora insieme per conseguirli. Questo è quanto i cittadini dell’Unione si aspettano da noi.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) La riunione del Consiglio europeo prevista per il 16 e 17 dicembre discuterà e adotterà le misure necessarie per rafforzare il pilastro economico dell’unione economica e monetaria consolidando la stabilità finanziaria dell’Unione. In tale contesto, dobbiamo anche esaminare le misure necessarie per garantire che il sistema bancario europeo possa finanziare l’economia europea, specialmente le piccole e medie imprese.

I cittadini europei si aspettano misure più robuste dalle istituzioni comunitarie, volte non soltanto a creare la stabilità finanziaria, ma anche, in particolare, a ritornare a una crescita economica sostenibile.

Nel 2008, 116 milioni di europei sono stati esposti al rischio di povertà ed esclusione sociale, numero aumentato a causa della crisi economica e finanziaria. Giovani e anziani sono i gruppi più esposti a tale rischio.

La principale preoccupazione dei cittadini europei riguarda ancora il mantenimento del posto di lavoro e la garanzia di una vita dignitosa. La crisi economica e finanziaria ha avuto un impatto notevole sui bilanci nazionali e causato un declino nei sistemi di istruzione, sanità e protezione sociale. È tempo che l’Unione adotti le misure necessarie per garantire una crescita economica sostenibile attraverso l’investimento in una politica industriale che crei posti di lavoro e assicuri competitività, nonché attraverso un investimento adeguato in ricerca, istruzione e sanità.

 
  

(1) Cfr. processo verbale.


6. Iniziativa dei cittadini (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0350/2010), presentata dagli onorevoli Gurmai e Lamassoure a nome della commissione per gli affari costituzionali, concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull’iniziativa dei cittadini [COM(2010)0119 – C7-0089/2010 – 2010/0074(COD)].

 
  
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  Zita Gurmai, relatore. − (EN) Signora Presidente, l’iniziativa dei cittadini europei è un’opportunità unica. È la prima volta che i cittadini europei possono riunirsi e farci sapere, a una sola voce, se pensano che noi, decisori europei, non stiamo svolgendo adeguatamente il nostro lavoro o stiamo ignorando temi importanti.

Ne abbiamo veramente bisogno. In un momento in cui soltanto il 42 per cento dei cittadini aventi diritto di voto alle elezioni europee si preoccupa effettivamente di votare, ogni nuovo strumento europeo, specialmente uno strumento come l’iniziativa dei cittadini europei, riveste grande importanza. Ci rendiamo tuttavia conto che le notevoli aspettative che circondano l’iniziativa possono portare a delusione e frustrazione. Possiamo evitarlo con un regolamento che preveda un suo utilizzo sicuro ed efficiente, e possiamo contribuire a colmare il famoso divario tra noi e i cittadini europei. Vorrei altresì porgere il benvenuto in questa sede ai cittadini.

Gli onorevoli Lamassoure, Wallis, Häfner e io eravamo tutti consapevoli della grande responsabilità che gravava sulle nostre spalle. Durante le discussioni sono stati sollevati molti punti e abbiamo dovuto basare il nostro lavoro sulla forte capacità di compromesso di ciascuno. In questo abbiamo avuto la fortuna di poter contare su partner validi che hanno dato prova di una ragionevole flessibilità e avevamo lo stesso obiettivo dei relatori del Parlamento, segnatamente pervenire a un accordo quando prima, pur mantenendo la qualità del nostro lavoro e facendo in modo che a un anno di distanza dal trattato di Lisbona si potesse disporre di un regolamento per la disposizione più basata sui cittadini dell’intero trattato.

Vorrei ringraziare il Commissario Šefčovič e la Presidenza belga, specialmente il Presidente in carica del Consiglio Chastel, nonché i loro collaboratori. Non dovremmo altresì dimenticare la Presidenza spagnola, che ha contribuito a far avanzare il dossier proprio all’inizio del processo.

Oggi vi presentiamo un testo di compromesso sostenuto dalla Commissione e adottato anche dal Coreper. Se decideremo di approvarlo e il Consiglio lo adotterà, cosa che speriamo, il regolamento potrà entrare in vigore il 1° gennaio ed essere applicabile 12 mesi dopo nel 2012.

Siamo lieti di dire che le richieste principali del Parlamento sono state accolte nelle discussioni. Il controllo di ammissibilità su un’iniziativa si fonderà su criteri chiari al momento della registrazione, non dopo che sono state già raccolte molte firme. Per garantire che le iniziative siano fondate e abbiano una dimensione europea, la registrazione di un’iniziativa richiederà la costituzione di un comitato di cittadini formato perlomeno da sette membri provenienti da sette Stati membri.

Oltre a limitare il rischio di iniziative non serie, il comitato di cittadini offre vantaggi incontestabili anche agli organizzatori. Se i promotori di un’iniziativa dei cittadini europei dovessero essere disorganizzati all’inizio del processo, disporranno di una rete e avranno molte versioni linguistiche della loro iniziativa, per cui incontreranno molte meno difficoltà nel raccogliere un milione di firme.

È chiaro che, sebbene la necessità di un comitato di cittadini inizialmente possa apparire un vincolo, in realtà semplificherebbe la restante procedura. La Commissione aiuterà gli organizzatori di un’iniziativa fornendo una guida semplice e istituendo un punto di contatto. Se un’iniziativa dovesse riuscire a raccogliere un milione di firme, si garantirà un idoneo seguito, tra cui un’audizione pubblica in Parlamento.

La revisione del regolamento riveste un’importanza fondamentale perché questo strumento è il primo del genere. Come abbiamo suggerito, è estremamente utile per quanto concerne la difficile questione della verifica delle firme. Spetta agli Stati membri farlo, ma abbiamo domandato loro di richiedere il minor numero possibile di informazioni personali. Gli Stati membri disporranno di una certa flessibilità nella scelta delle informazioni richieste in ogni paese, ma sono lieta di confermare che molti di loro opteranno per meno dati di quelli inizialmente previsti. Riteniamo che il regolamento che si rispecchia nel testo di compromesso sia vicino ai cittadini e non crei obblighi onerosi per gli organizzatori né frustrazione in loro.

 
  
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  Alain Lamassoure, relatore. – (FR) Signora Presidente, oggi l’Unione europea si sta aprendo alla democrazia partecipativa. Non è ancora democrazia diretta; i cittadini non prenderanno personalmente le decisioni, ma acquisiscono il diritto di mettere in discussione direttamente, pubblicamente e numerosi coloro che prendono le decisioni in Europa al di sopra del loro governo e dei loro rappresentanti eletti.

D’ora in poi, i cittadini godranno dello stesso potere di iniziativa politica goduto qui dal Consiglio dei ministri e dal Parlamento europeo. Abbiamo potuto contare, come ha detto la collega Gurmai, su un’eccellente lavoro preparatorio svolto dal Commissario Šefčovič e dai suoi collaboratori, nonché sul sostegno intelligente ed efficiente della Presidenza belga.

Da parte del Parlamento, il testo è frutto dell’operato della “banda dei quattro”, un team di quattro relatori, compresa lei, signora Presidente. Siamo stati onorati dalla sua presenza.

Volevamo giungere alla procedura più semplice e vicina ai cittadini per il pubblico. Chi potrà partecipare? I cittadini, ossia le persone fisiche, tutti i cittadini, compresi, eventualmente, i rappresentanti eletti, ma soltanto cittadini europei. Il trattato non lascia dubbi al riguardo.

Il diritto di partecipare all’iniziativa dei cittadini è adesso un ulteriore privilegio conferito ai cittadini in tutta Europa. Chi può assumere l’iniziativa? Bastano soltanto sette cittadini riuniti in un comitato organizzatore, non 300 000 come proposto dalla Commissione, né 100 000 come ipotizzato dal Consiglio, bensì sette cittadini di sette paesi diversi, ossia un quarto degli Stati membri.

Chi va contattato per informazioni se si intende assumere un’iniziativa? La Commissione stessa pubblicherà una guida all’iniziativa dei cittadini e istituirà un punto di contatto specializzato. Qual è l’iter? L’iter è straordinariamente semplice. Un’unica richiesta di registrazione dell’iniziativa e il controllo della sua ammissibilità. Quali sono i criteri di ammissibilità? Il trattato, l’intero trattato e null’altro se non il trattato, compresa la carta dei diritti fondamentali. Quale sostegno può essere utilizzato per un’iniziativa? Qualunque tipo di sostegno: politico, finanziario, locale, nazionale, europeo, internazionale, lobby, organizzazioni non governative, chiese e così via.

Una condizione soltanto: la trasparenza totale. Coloro che sono invitati a firmare devono sapere ciò che vi è dietro l’iniziativa. Spetta pertanto ai cittadini assumersi le proprie responsabilità. Quali sono le formalità per la raccolta delle firme? Incredibilmente semplici. Firme su carta, ma anche attraverso Internet. Ovviamente soltanto gli Stati membri possono monitorarle, ma siamo stati attenti, come ha detto l’onorevole Gurmai, a garantire che i moduli siano il più possibile armonizzati.

A lungo termine, è un vero e proprio sistema unico europeo che dovrà essere adottato in tutti i 27 paesi e un terzo degli Stati membri è già pronto a farlo.

Infine, quali saranno gli esiti politici? Vi è un punto sul quale il Parlamento ha insistito molto. In effetti, secondo il trattato, la Commissione sarà l’unico giudice preposto a valutare se dare un seguito legislativo a un’iniziativa riuscita. La Commissione va pertanto tutelata da pressioni politiche volte a far proliferare le normative in un momento in cui l’Unione regolamenta già troppo. Tuttavia, nel contempo, i cittadini vanno protetti dal rischio che non vi sia seguito politico nei casi in cui la Commissione ritiene inappropriate ulteriori normative. Da ciò l’introduzione di due nuovi diritti a beneficio degli autori di iniziative accolte: il diritto di essere ricevuti dalla Commissione per presentare la propria proposta e il diritto a un’audizione pubblica, che può avere luogo dinanzi allo stesso Parlamento europeo.

In sintesi, disponiamo di una procedura semplice, innovativa e democratica. La parola adesso ai cittadini.

(Applausi)

 
  
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  Gerald Häfner, relatore per parere della commissione per le petizioni. – (DE) Signora Presidente, come ogni forma di politica, la politica europea non deve escludere i cittadini, operare sulle loro teste o alle loro spalle. La politica europea deve essere fatta dai cittadini, per i cittadini e attraverso i cittadini. Vogliamo colmare il divario tra i cittadini e la politica, tra i cittadini e le istituzioni. Per conseguire tale obiettivo, abbiamo bisogno di procedure che consentano ai cittadini di essere coinvolti nel processo decisionale ed esprimere le proprie opinioni. Siamo riusciti a creare più democrazia nell’Unione europea, ma non abbiamo fatto abbastanza per consentire ai cittadini di partecipare in maniera più effettiva alle decisioni e alle discussioni europee. L’odierna decisione di introdurre l’iniziativa dei cittadini europei colmerà tale lacuna. I negoziati sono stati complessi e abbiamo ottenuto molti miglioramenti sostanziali.

Onorevoli colleghi, se analizzate il documento che oggi voteremo, vi renderete conto che ovunque esso contiene un testo coraggioso, e l’onorevole Lamassoure lo ha appena sottolineato. Questo è il testo che abbiamo proposto e sostituisce i risultati dei negoziati, il progetto iniziale della Commissione. Noterete che abbiamo riformulato circa due terzi del testo e introdotto notevoli miglioramenti nel documento che la Commissione ci ha entusiasticamente sottoposto. Citerò soltanto i punti più importanti. Abbiamo ridotto notevolmente le barriere. In particolare, le firme dovranno essere raccolte soltanto almeno in un quarto degli Stati membri, non in un terzo. Ovviamente preferiremmo che le firme fossero raccolte in tutta Europa, ma qui parliamo di livelli minimi. Aspetto fondamentale, siamo riusciti a eliminare pressoché completamente la barriera che, sin dall’inizio, rischiava di affossare il progetto poiché prevedeva lo svolgimento di un controllo di ammissibilità dopo 300 000 firme prima che i cittadini potessero continuare a raccoglierne altre. “Pressoché completamente” significa che abbiamo proposto l’idea di coinvolgere inizialmente un comitato di promotori per garantire che non tutta la corrispondenza pervenuta alla Commissione avente come oggetto le parole “Iniziativa dei cittadini” sia sottoposta all’iter amministrativo. Le iniziative devono essere ragionevolmente serie. In altre parole, chiunque voglia raccogliere un milione di firme deve prima coinvolgere nella sua proposta perlomeno sette paesi.

Abbiamo introdotto una maggiore trasparenza e audizioni obbligatorie alla fine del processo. Tali audizioni avranno luogo al Parlamento europeo alla presenza del Parlamento e della Commissione e daranno ai cittadini l’opportunità di spiegare le proprie preoccupazioni, il che rappresenta un importante passo avanti. Abbiamo combattuto per questo non nel nostro interesse, e non dobbiamo mai dimenticarlo, bensì nell’interesse dei cittadini europei, dei loro diritti e di un processo più semplice ed efficace per il coinvolgimento dei cittadini nell’Europa.

Vi sono alcuni risultati che non abbiamo conseguito e molti di questi ora sono contenuti negli emendamenti presentati dalla sinistra. In ogni caso, i negoziati ormai sono conclusi. Siamo pervenuti a un accordo con Consiglio e Commissione. Su alcuni punti abbiamo dovuto cedere, ma anche la controparte ha fatto notevoli concessioni e sappiamo che gli emendamenti riguardano più la forma che la sostanza. Ciò significa che non vi sarà possibilità di modificare gli esiti. Potremo però farlo durante la revisione fra tre anni.

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno collaborato, compresi dipendenti, segretariati, correlatori, Commissione e Consiglio, per aver lavorato insieme in maniera così efficace. Credo che questo genere di collaborazione oltre gli ambiti circoscritti di commissioni e gruppi possa rappresentare un modello per il futuro. Nell’insieme, vorrei vedere un’Europa per i cittadini in cui i cittadini si considerino parte dell’Europa e siano coinvolti più attivamente di quanto lo siano stati in passato.

 
  
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  Presidente. − Vorrei dire soltanto che è stato un grande privilegio per me partecipare al team parlamentare per quello che considero un documento straordinario nell’interesse dei cittadini europei.

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli parlamentari e specialmente i relatori, una delle promesse più importanti del trattato di Lisbona era quella di avvicinare l’Europa ai cittadini.

Non credo che occorra enumerare in questa circostanza gli esempi che ci hanno dimostrato, prima e dopo la firma del trattato di Lisbona nel dicembre 2009, quanto sia necessario un ravvicinamento di siffatta natura. Non sorprende pertanto che qualunque misura volta a promuovere l’obiettivo di interessare e coinvolgere i cittadini nell’integrazione europea sia una priorità per tutte le istituzioni, compreso il Consiglio.

Ci tengo dunque particolarmente a rivolgermi a voi in merito al regolamento che attua l’iniziativa dei cittadini, questa innovazione faro del trattato di Lisbona per quanto concerne una migliore partecipazione dei cittadini alle decisioni prese a livello europeo.

Tale regolamento è stato, come è ovvio, una delle priorità della Presidenza belga del Consiglio perché forse questa iniziativa è il simbolo più eloquente del nuovo ruolo post-Lisbona del cittadino nell’Unione. Attraverso un’iniziativa dei cittadini, come hanno detto i relatori poc’anzi, un milione di cittadini europei potranno sottoporre alla Commissione una proposta legislativa con l’obbligo in capo alla Commissione di esaminarla ed esprimere il proprio parere in merito.

Dovremmo soffermarci per un momento sull’apprezzamento di tale innovazione che oggi stiamo introducendo, che è soltanto il primo elemento, come ha detto l’onorevole Lamassoure, di una democrazia partecipativa. È dunque una novità assoluta non soltanto a livello europeo, bensì anche a livello mondiale.

Ma ritorniamo alla questione legislativa di cui oggi ci occupiamo. Mi compiaccio del compromesso raggiunto in merito a tale regolamento nel corso dei negoziati tra le tre istituzioni e anch’io naturalmente accolgo con estremo favore lo spirito di collaborazione e la volontà di compromesso che hanno prevalso nelle tre istituzioni durante l’intero processo negoziale.

Vorrei dunque ringraziare personalmente i relatori della commissione per gli affari costituzionali (AFCO) e della commissione per le petizioni (PETI), nonché ovviamente gli onorevoli Gurmai, Lamassoure, Wallis e Häfner, per il loro impegno e i loro contributi costruttivi alla formulazione del regolamento.

Sono quindi particolarmente lieto dell’esito del voto di lunedì in commissione AFCO, che ha confermato il testo approvato dalle istituzioni. Se l’imminente votazione confermerà lo stesso testo ratificato dalla commissione AFCO, potremo considerare tale accordo in prima lettura come modello di una legislazione rapida ed efficiente a livello europeo. Come potremmo in proposito non estendere i nostri elogi anche al Commissario Šefčovič per la sua disponibilità e proattività?

In sintesi, ritengo che in tale ambito abbiamo tutti beneficiato dei numerosi pareri espressi al tavolo negoziale. Il cittadino europeo è risultato vincitore in questo dialogo trilaterale e in questo accordo.

Sono convinto che il compromesso raggiunto tra le istituzioni sia valido, non soltanto perché ogni istituzione è riuscita a ottenere ciò che le stava a cuore, come abbiamo appena sottolineato, ma anche perché sfocerà in un regolamento solido che consentirà di organizzare in maniera flessibile ed efficiente iniziative dei cittadini.

Per conto del Consiglio, apprezzo la volontà delle altre due istituzioni di tener conto delle esigenze e dei vincoli cui devono soggiacere gli Stati membri nell’assolvere il compito assegnato loro, quello del controllo delle firme che devono ovviamente essere autentiche, nonché quello di garantire che non vi siano frodi né manipolazioni quando vengono raccolte.

Inoltre, agli Stati membri dovevano avere il tempo necessario per adottare le misure di diritto nazionale necessarie per l’applicazione del regolamento. Certamente comprendo la preoccupazione del Parlamento di vedere l’iniziativa dei cittadini adottata quanto prima, una preoccupazione che condivido. D’altro canto, è chiaro che vi devono essere misure nazionali se tale iniziativa deve svilupparsi lungo le linee giuste e, pertanto, occorre concedere loro il tempo necessario per adottarle secondo il quadro normativo esistente.

Il Consiglio infatti ha sempre ritenuto che l’iniziativa dei cittadini, come elemento della partecipazione dei cittadini alle decisioni europee, vada di pari passo con un altro l’elemento, vale a dire l’elezione del Parlamento europeo.

Infine, per riassumere, mi compiaccio del compromesso raggiunto nei negoziati e, come è ovvio, non posso che raccomandarvi di adottarlo all’odierna votazione augurando all’iniziativa dei cittadini il successo che è prevedibile che abbia. Noto che le prime iniziative sono già in fase di preparazione e spero che molte di esse proporranno nuove idee e imprimeranno nuovo slancio all’integrazione europea.

Concludo con un sentito ringraziamento a chiunque abbia collaborato in tal senso.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − La ringrazio infinitamente per la sua leadership durante la Presidenza in vista del buon esito di tale processo.

 
  
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  Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signora Presidente, sono anch’io particolarmente lieto di essere qui con voi questa mattina perché insieme abbiamo conseguito ottimi risultati. Trascorso un solo anno dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, stiamo tenendo una discussione sull’imminente adozione del regolamento sull’iniziativa dei cittadini. Come ha rammentato l’onorevole Lamassoure, stiamo introducendo un livello totalmente nuovo di democrazia partecipativa che integra la democrazia rappresentativa nel cui ambito operiamo nell’Unione europea.

Per la prima volta, tuttavia, offriamo ai cittadini un modo innovativo di esprimere i propri auspici interagendo con le istituzioni e forgiando l’agenda dell’Unione europea. Credo che sia molto importante come mezzo per ampliare lo spazio europeo ed è molto importante per portare più argomenti europei nelle capitali nazionali e dar vita a un dibattito realmente europeo. Noi tutti sappiamo che l’Unione europea ne ha estremo bisogno.

Per ottenere i potenziali benefici che il trattato di Lisbona e l’iniziativa dei cittadini possono offrirci, dobbiamo istituire una procedura chiara. È stato evidente sin dall’inizio, dalle consultazioni pubbliche e da quelle con il Parlamento europeo, che avevamo bisogno di una procedura semplice, comprensibile, vicina ai cittadini ed equilibrata. Penso che tale obiettivo sia stato conseguito, ciò grazie soprattutto alle approfondite discussioni che abbiamo intrattenuto spesso in questa sede, nel Parlamento europeo. Vorrei pertanto ringraziarvi per aver organizzato una serie di audizioni, non soltanto in sede di commissione per gli affari costituzionali (AFCO) e commissione per le petizioni (PETI), ma anche all’interno della maggior parte dei gruppi politici, poiché tali audizioni sono state importantissime per tutti noi. Posso garantirvi che hanno rappresentato una fonte determinante di ispirazione e nuove idee creative che, alla fine, ci hanno aiutati a migliorare la proposta iniziale della Commissione.

Apprezzo inoltre il modo innovativo in cui il Parlamento europeo ha affrontato tale iniziativa. Abbiamo avuto quattro relatori di due diverse commissioni. L’onorevole Lamassoure li ha chiamati la “banda dei quattro”, una banda, devo dire, molto simpatica. È stato un piacere lavorare con tutti voi. È stato un piacere per me accogliere il vostro nuovo input creativo nel nostro pensiero comune perché ciascuno di voi si è accostato al tema da un’angolazione diversa mettendo a disposizione la propria esperienza per migliorare la proposta iniziale della Commissione. Lo apprezzo realmente.

Grazie a questo approccio nuovo e innovativo abbiamo raggiunto un ampio consenso all’interno del Parlamento europeo e sono particolarmente lieto del voto chiarissimo espresso in sede di commissione AFCO.

Una delle idee importanti emerse dai relatori è stato il tipo di seguito che dovremmo dare all’iniziativa dei cittadini. Credo che l’idea che un rappresentante della Commissione di livello adeguatamente elevato debba ricevere gli organizzatori dell’iniziativa dopo il suo accoglimento sia emersa dal Parlamento europeo. L’idea di organizzare audizioni come stadio obbligatorio durante il quale discutere più diffusamente gli obiettivi dell’iniziativa è provenuta anch’essa da questa Camera.

Vorrei sottolineare che siamo particolarmente lieti e soddisfatti che tali audizioni pubbliche siano organizzate su un terreno neutrale, qui, in Parlamento, perché ciò garantirà che la Commissione non venga a trovarsi nella posizione scomoda di giudice e, al tempo stesso, giuria. La Commissione sarà rappresentata in dette occasioni da un livello adeguatamente elevato, ove possibile dal Commissario o dal Direttore generale responsabile dell’argomento, e seguirà con attenzione il dibattito.

Vorrei assicurarvi, come anche assicurare tramite voi a tutti i cittadini europei, che noi della Commissione siamo perfettamente consapevoli dell’importanza e del valore di un milione di cittadini che sostengono una specifica proposta. La tratteremo con rispetto e con la massima attenzione.

L’unico rammarico che ho in questo dibattito è che dovremo attendere un po’ prima che l’iniziativa dei cittadini possa essere pienamente utilizzata. Dobbiamo però riconoscere che, se vogliamo offrire ai nostri cittadini un servizio migliore, è necessario modificare alcune norme interne negli Stati membri e sviluppare il software per il sistema di raccolta online. Sono sicuro che lo faremo comunque nei tempi previsti e i cittadini europei avranno la possibilità di avvalersi di tale iniziativa quanto prima.

Apprezzo dunque enormemente il fatto che puntiamo a un accordo in prima lettura, poiché questo consentirà ai nostri cittadini di utilizzare il nuovo strumento molto più presto di quanto originariamente previsto.

Consentitemi di ringraziarvi ancora una volta per l’eccellente collaborazione con tutti i relatori, l’onorevole Gurmai, la nostra Presidenza, l’onorevole Wallis, l’onorevole Häfner e l’onorevole Lamassoure. Come ho detto, tutti hanno proposto idee estremamente innovative e importanti per rendere la proposta migliore della proposta iniziale della Commissione.

Ringrazierei inoltre personalmente il Presidente in carica del Consiglio Chastel perché ha dato prova della sua straordinaria capacità di costruire un consenso. So quanto difficile sia stato in seno al Consiglio, quante divergenze abbia dovuto superare, ed è proprio grazie al suo impegno e all’eccellente lavoro della Presidenza belga che ora possiamo contare su un ampio consenso anche in seno al Consiglio.

 
  
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  Róża Gräfin von Thun und Hohenstein, relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione. – (PL) Signora Presidente, vorrei porgere i miei sentiti ringraziamenti ai relatori per l’elaborazione del testo che oggi votiamo. Spero che oggi metteremo tale meccanismo nelle mani dei cittadini, come spero che la Commissione lo sviluppi ulteriormente. Sono ovviamente d’accordo. È stato reso il più semplice possibile. Ciò che oggi voteremo è frutto di un compromesso talvolta difficile, e comprendo che l’onorevole Lamassoure e gli altri relatori abbiano raggiunto per nostro conto un risultato conseguibile e attuabile. Personalmente mi rammarico per il fatto che si sia dovuto rinunciare alla disposizione in cui si conferiva ai sedicenni il diritto di firmare un’iniziativa, ma appoggerò il testo nella forma negoziata perché sono certa che non si debba indugiare oltre e l’iniziativa debba essere messa nelle mani dei cittadini.

Sono infatti sicura che oggi stiamo creando la parte successiva del sistema per sviluppare ulteriormente un concetto più volte affermato in quest’Aula dal defunto Bronisław Geremek. L’Europa è unita ed è giunto il momento che gli europei siano attivi. Oggi stiamo compiendo un passo costruttivo in tale direzione. Qui non stiamo scrivendo la Bibbia. Nell’arco di tre anni, le iniziative oggi proposte potranno essere riesaminate e migliorate a condizione che siano utilizzate, cosa che incoraggio fortemente i cittadini a fare.

 
  
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  Kinga Göncz, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. − (HU) Signora Presidente, essendo uno dei rappresentati della commissione LIBE, vorrei unirmi al coro di complimenti rivolti ai relatori e ringraziare la Commissione per il suo lavoro, come anche personalmente il Commissario Šefčovič e il Presidente in carica del Consiglio Chastel per il loro operato in sede di Consiglio, poiché hanno contribuito notevolmente alla creazione di un testo solido e sostenibile che rappresenta realmente un passo verso la semplificazione e penso possa ottenere un ampio sostegno. Vi sono stati dibattiti intensi e sono state presentate moltissime proposte valide. Il gran numero di proposte valide ha anche fatto sì che sia stato necessario consolidarle per rendere la proposta finale quanto più semplice possibile. Raccogliere un milione di firme è un risultato straordinario che richiede un impegno colossale. Vorremmo anche raggiungere quanti non possono contribuire online, ma preferirebbero esprimere il proprio parere sulla carta. Saremmo lieti se potessimo ricevere un feedback, così come lo saremmo se potessimo risolvere quanto prima eventuali problemi che dovessero sorgere nel processo. È certo che l’Europa trarrà grande beneficio da questo strumento.

 
  
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  Cecilia Wikström, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – (SV) Signora Presidente, prima della decisione di adottare il trattato di Lisbona, i politici avevano parlato con estremo favore dell’opportunità che le iniziative dei cittadini avrebbero potuto offrire. Ora dobbiamo garantire che tale opportunità diventi un potente strumento di riforma per la democrazia al di là delle parole sulla carta.

Sono stata relatrice per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e ho avuto il piacere di presentare proposte volte a semplificare le cose ai cittadini. Per esempio, volevamo coinvolgere i giovani e, pertanto, abbiamo proposto un limite di età di 16 anni per formulare un’iniziativa. Si è optato per un limite di età di 18 anni, cosa che potrei rimpiangere, ma comunque sempre di giovani parliamo. Volevamo anche estendere l’arco temporale a 24 mesi. Si è deciso per 12, ma sono lieta nondimeno di avere un compromesso, perché sono fondamentalmente una persona positiva.

D’altro canto, notiamo che coloro che sottopongono un’iniziativa dovranno svolgere un lavoro notevole, ma spero che raccoglieremo la sfida garantendo che le iniziative dei cittadini siano accolte dalle istituzioni comunitarie con rispetto e in uno spirito positivo e costruttivo.

Concluderei dunque ringraziando tutti i colleghi per l’eccellente collaborazione prestata in merito a questa importante iniziativa.

 
  
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  Íñigo Méndez de Vigo, a nome del gruppo PPE. – (ES) Signora Presidente, il gruppo PPE voterà entusiasticamente a favore di questa relazione e vorrei complimentarmi con i relatori, la Commissione e il Consiglio per l’accordo raggiunto.

Onorevoli colleghi, negli anni Ottanta abbiamo coniato l’espressione “deficit democratico” con la quale intendevamo dire che le decisioni a livello comunitario erano prese soltanto dal Consiglio dei ministri in base alle proposte dalla Commissione. Il Parlamento aveva soltanto un ruolo consultivo.

Il Parlamento ha combattuto dagli anni Ottanta, attraverso i trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza, attraverso il trattato costituzionale e quello di Lisbona, per colmare tale deficit democratico e credo che, attraverso il trattato di Lisbona, con i nuovi poteri del Parlamento e la partecipazione dei parlamenti nazionali, si sia conseguito l’obiettivo.

Oggi lo stiamo arricchendo con questa iniziativa dei cittadini, frutto, nel lavoro della convenzione, della fruttuosa collaborazione tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo. Ricorderei dunque oggi in questa sede i seguenti nomi: Jürgen Meyer, il nostro collega socialdemocratico tedesco, e Alain Lamassoure, che hanno sottoposto l’iniziativa alla plenaria della convenzione ottenendone l’approvazione.

Credo pertanto che il cerchio sia stato chiuso, signora Presidente. Penso che oggi, con l’adozione dell’iniziativa, abbiamo firmato la condanna a morte dell’idea di un “deficit democratico”.

Ora tocca a noi agire in maniera responsabile, onorevoli colleghi, e oggi abbiamo l’opportunità di farlo. Adottando il bilancio dell’Unione, assolveremo il ruolo che ci si aspetta da noi, quello di un Parlamento responsabile con poteri di codecisione.

Onorevoli colleghi, credo che oggi sia una giornata positiva per l’Europa.

 
  
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  Enrique Guerrero Salom, a nome del gruppo S&D. – (ES) Signora Presidente, Democracy: The Unfinished Journey è il titolo di un libro pubblicato da un noto analista dei cambiamenti teorici e pratici che stanno intervenendo nelle democrazie contemporanee.

Siamo infatti nel bel mezzo di un viaggio ancora in atto del quale molte fasi sono state portate a termine, ma siamo in un’epoca di rischi, insicurezza e molti dubbi. Tra questi dubbi, però, abbiamo anche alcune certezze.

La prima è che la struttura che ha resistito è stata la democrazia rappresentativa: le nostre istituzioni. Senza parlamenti liberi basati sulla volontà del popolo, la democrazia non sarebbe mai sopravvissuta.

È nondimeno anche vero che la democrazia ora ha bisogno di innovazione, riforme e cambiamenti per migliorare la propria qualità, pur mantenendo le strutture che sinora sono state al nostro servizio e preservando la solidità delle loro fondamenta.

Quale tipo di cambiamento ci occorre? Dobbiamo orientarci maggiormente verso uno stile di democrazia che rafforzi la partecipazione in maniera che i cittadini siano più che semplici elettori ogni quattro o cinque anni. Abbiamo bisogno di una democrazia che ampli lo spazio per il dibattito, in cui i cittadini discutano, ragionino e si scambino punti di vista, una democrazia che incrementi il capitale sociale, in cui i cittadini non siano più isolati e possano integrarsi nella comunità. Per questo stile di democrazia abbiamo anche bisogno di una dimensione europea.

Credo che tale risultato sia stato conseguito con la proposta dell’odierna normativa sull’iniziativa dei cittadini. Non vi sono più due tipi di legittimazione. Vi sono piuttosto due voci per i cittadini: una qui, nel Parlamento, l’altra nell’iniziativa dei cittadini, il che ci permetterà di giungere a una democrazia più forte, più partecipativa e più legittima.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signora Presidente, vorrei ringraziare tutti per la collaborazione. È stato un processo di cooperazione straordinariamente diretto. L’iniziativa dei cittadini è un corollario della cittadinanza attiva che non possiamo non accogliere con favore. Spero che sia importante per stimolare il dibattito politico. Non tutte le iniziative otterranno un sostegno sufficiente, ma potranno contribuire con nuove prospettive alla discussione.

Il Parlamento voleva rendere l’iniziativa dei cittadini quanto più semplice possibile, risultato che ha fondamentalmente conseguito. Mi compiaccio particolarmente del fatto che la Commissione e il Parlamento dovranno organizzare un’audizione pubblica una volta raccolto un milione di firme. Ciò obbligherà le istituzioni comunitarie ad ascoltare effettivamente ciò che i firmatari intendono proporre. Nel contempo, la Commissione dovrà giustificare debitamente ai firmatari un suo eventuale diniego.

Avrei gradito la possibilità che l’iniziativa dei cittadini fosse firmata non soltanto da detti cittadini, ma anche da coloro che risiedono in ogni paese. Il sostegno in tal senso non è stato però sufficiente.

Il valore dell’iniziativa non sarà visibile finché non entrerà in vigore. Spero che un giorno susciterà un dibattito sugli affari comunitari più ampio di quello che sinora abbiamo intrattenuto.

 
  
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  Indrek Tarand, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ET) Signora Presidente, sono lieto che questa controversia, che non molto tempo fa sembrava una storia infinita, ora abbia trovato una soluzione. Come il foxtrot con il nostro amato servizio europeo per l’azione esterna, ci è voluto troppo tempo. Un foxtrot lento fa venire il mal di schiena e per il partner potrebbe essere deludente. Qui i partner però sono proprio i nostri cittadini. Spero che questa nuova forma di democrazia abbia successo e non si disattendano le aspettative dei cittadini. Per me la cosa più triste dell’intero dibattito è stata che troppo spesso abbiamo visto sfiducia nei confronti dei cittadini, il timore che i cittadini avrebbero formulato idee insensate. Tale timore è infondato, come avremo effettivamente modo di vedere.

Signor Commissario, vorrei che anche la Commissione cominciasse ad avere maggiore fiducia nei suoi cittadini. Come rappresentante dell’Estonia, desidero ringraziare parimenti il Consiglio, che ha accolto la possibilità della firma digitale, perché è fondamentale per il mio popolo. L’Europa attende con ansia le idee creative dei suoi cittadini. Vi ringrazio.

 
  
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  Emma McClarkini, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signora Presidente, l’iniziativa dei cittadini europei è un segnale tanto atteso dell’impegno dell’Unione e una grande opportunità per rafforzare la partecipazione democratica in Europa e rafforzare i legami tra cittadini e politici.

Nonostante l’ostacolo rappresentato dall’obbligo di fornire il numero di passaporto permanga in due terzi degli Stati membri, io e altri membri del gruppo ECR abbiamo contribuito a rendere l’iniziativa dei cittadini più semplice eliminando il doppio controllo di ammissibilità, estremamente burocratico, proposto dalla Commissione e garantendo che l’iniziativa potesse essere assunta anche dai movimenti popolari e non soltanto dai grandi gruppi di interesse organizzati.

Ora iniziative provenenti realmente dalla base hanno la possibilità di essere accolte, anche se non seguono lo spirito del federalismo europeo, e aspetto ancora più importante, la Commissione sarà obbligata a spiegare i motivi esatti del diniego di un’iniziativa, oltre a segnalare esattamente il seguito che intende dare a un’iniziativa accolta. La trasparenza in tale processo è fondamentale.

È giunto il tempo che l’Unione europea inizi a riconoscere adeguatamente i punti di vista dei cittadini europei e ascolti la voce del popolo. Spero che tale sistema generi un maggiore senso di democrazia e responsabilità democrazia nella Commissione ispirando la discussione sul futuro corso dell’Unione europea.

 
  
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  Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, è già diventato chiaro questa mattina, nel corso della discussione sull’imminente riunione del Consiglio europeo, che nell’Unione abbiamo un problema di legittimazione, le cui radici affondano principalmente nel fatto che la politica troppo spesso elude gli interessi quotidiani dei cittadini, cittadini che giustamente si aspettano di essere maggiormente coinvolti nell’elaborazione delle politiche. Le proteste in atto in molti paesi europei ne sono un’espressione eloquente. L’introduzione dell’iniziativa dei cittadini europei che oggi voteremo significa che per la prima volta nella storia dell’Unione vi sarà uno strumento che consentirà ai cittadini europei di esprimere le proprie aspettative ed esigenze in maniera diretta, assumere immediatamente iniziative, darvi seguito e partecipare direttamente alla formulazione delle politiche.

L’attuale regolamento è valido, ma il mio gruppo è del parere che potrebbe e dovrebbe essere ancora migliorato. L’uso dell’iniziativa dei cittadini da parte dei cittadini e dei residenti europei dipenderà in ultima analisi da noi qui, in Parlamento. Con quanta serietà stiamo assolvendo al nostro compito autoimposto di sostenere il necessario approccio aperto? Saremo pronti e in grado nell’arco di tre anni di esortare Consiglio e Commissione a sviluppare ulteriormente l’iniziativa? Gli argomenti sono già contenuti nell’attuale regolamento e su tali punti oggi vogliamo nuovamente votare. Il valore dell’iniziativa dei cittadini non sarà misurato in termini di compromesso interistituzionale raggiunto tra Consiglio e Commissione, bensì in termini di utilizzo effettivo di tale iniziativa. Il fatto che l’odierno risultato sia notevolmente migliore, e ringrazierei specificamente gli onorevoli Gurmai, Wallis, Lamassoure e Häfner per aver operato in stretta collaborazione e compiuto progressi indubbiamente apprezzabili nel perfezionamento del regolamento, è anche attribuibile ai tanti esponenti della società civile che hanno sottoposto le nostre considerazioni e le nostre discussioni a ripetuti controlli di realtà e praticabilità. Cogliere dunque questa opportunità anche per ringraziare la società civile.

Esorto i cittadini europei ad assumere l’iniziativa.

 
  
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  Morten Messerschmidt, a nome del gruppo EFD. – (DA) Signora Presidente, dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona un anno fa, un potere senza precedenti è stato trasferito alle istituzioni dell’Unione europea e nel corso dell’anno passato abbiamo visto come in particolare il Parlamento europeo sia stato capace di sfruttare tale situazione privando gli Stati membri di un potere enorme.

Vi sono stati due spiragli di luce quando il trattato di Lisbona è entrato in vigore. Uno di questi è stato l’iniziativa dei cittadini. Anche per questo, a nome del mio partito in Danimarca e del mio gruppo qui, in Parlamento, ho intrapreso i negoziati, precisamente allo scopo di introdurre l’iniziativa dei cittadini che, nonostante tutto, rappresentava un piccolo barlume in un’Unione per il resto molto oscura e federale.

Vi sono stati ambiti in cui siamo stati in disaccordo. Diversi relatori hanno già rammentato che alcuni vogliono estendere il diritto di presentare un’iniziativa dei cittadini a persone che non hanno la cittadinanza, mentre altri vogliono poter decidere in merito all’età prestabilita per l’esercizio del voto in altri Stati membri e così via, temi sui quali non è stato possibile raggiungere un accordo. Tuttavia, il quadro ora concordato contiene nondimeno elementi positivi e, pertanto, in uno spirito di democrazia e per promuovere gli elementi positivi che, nonostante tutto, sono contenuti nel trattato di Lisbona, anche il mio gruppo sosterrà tale iniziativa.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI).(FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’iniziativa dei cittadini, come proposta dai trattati ed enunciata nell’odierno regolamento, è una parodia della democrazia. In primo luogo, l’iniziativa induce i cittadini a credere che la loro voce possa essere udita dall’eurocrazia, nonostante il fatto che quest’ultima si sia sistematicamente rifiutata di ascoltarli quando hanno affermato chiaramente, mediante referendum, che non volevano la costruzione di un super-Stato europeo. Iniziate pertanto ad ascoltare il pubblico quando dice “no” o “stop”.

È inoltre una parodia della democrazia in termini di limitazioni imposte all’ammissibilità. Le iniziative dei cittadini devono essere conformi ai trattati e ai cosiddetti principi che vi sono sottesi. Pertanto, nel nome dei principi della libertà di circolazione sanciti dai trattati, vi sarà un impietoso diniego di qualunque richiesta di tutelare le nostre economie, un diniego dell’introduzione di qualunque freno alla globalizzazione finanziarizzata della quale ora stiamo subendo gli effetti devastanti, un diniego dell’inversione dei flussi migratori. Qualunque iniziativa che tenti di sospendere i negoziati con la Turchia probabilmente subirà la stessa sorte, visto che possiamo chiedere alla Commissione di agire, ma non di smettere di agire. Se un’iniziativa raccoglie un numero sufficiente di firme, la Commissione non è tenuta a porla in essere, bensì soltanto a giustificare la propria decisione. È una vera e propria parodia della democrazia.

 
  
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  Mariya Nedelcheva (PPE). – (FR) Signora Presidente, in primo luogo vorrei rendere il merito dovuto all’enorme lavoro svolto dai relatori. Onorevoli colleghi, accade di vivere momenti senza precedenti nel Parlamento europeo. Oggi è uno di quelli. Volevamo offrire ai cittadini uno strumento chiaro, semplice ed efficace per avvicinarli alle istituzioni.

Innanzi tutto, dobbiamo sottolineare gli sforzi che sono stati compiuti per semplificare la procedura. Ora la fase di registrazione è rapida e chiara. È nostro dovere divulgare i criteri che un’iniziativa deve rispettare per essere registrata: rispetto dei valori dell’Unione e rispetto dei poteri della Commissione in relazione all’applicazione dei trattati.

In secondo luogo, vorrei richiamare la vostra attenzione sul termine di un anno stabilito per gli Stati membri. Il fatto che stiamo rispettando tale termine e garantendo la protezione dei dati trasmetterà un segnale forte ai nostri cittadini.

In terzo luogo, vorrei esprimere soddisfazione per il termine di tre mesi, nonché per le argomentazioni politiche e giuridiche e l’iter che la Commissione deve rispettare per organizzare audizioni pubbliche congiuntamente con il Parlamento. Sicuramente, con questi tre punti, si può dire che presto i cittadini europei potranno contare su uno strumento più semplice del previsto, più chiaro di quanto apparisse a prima vista e presumibilmente più efficace.

Infine, continuerò a vigilare sui possibili effetti perversi del finanziamento dell’iniziativa da parte dei partiti politici, aspetto in merito al quale ancora credo che i cittadini forse potranno essere in condizioni di rimproverarci. Detto ciò, conto su tutti noi affinché si suoni il campanello di allarme ai primi segnali di strumentalizzazione perché questo è innanzi tutto il nostro impegno e voteremo per uno strumento di democrazia partecipativa che appartenga esclusivamente ai cittadini.

 
  
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  Victor Boştinaru (S&D).(EN) Signora Presidente, vorrei esordire complimentandomi per il suo contributo in veste di correlatrice della nostra commissione per le petizioni.

Come sapete, l’iniziativa dei cittadini era una priorità fondamentale del nostro gruppo S&D. In primo luogo, vorrei complimentarmi con tutti i quattro correlatori della commissione per gli affari costituzionali e della commissione per le petizioni per il lavoro congiunto da loro svolto in vista dell’elaborazione di questa straordinaria relazione, come anche per il modo in cui hanno negoziato con Consiglio e Commissione al fine di ottenere un risultato così positivo. Ricorderei anche il ruolo molto particolare svolto dal Vicepresidente della Commissione europea, il Commissario Šefčovič, e la sua disponibilità, la sua apertura e il suo impegno a negoziare con Consiglio e Parlamento.

Sono lieto di votare oggi, soltanto a qualche mese di distanza dall’inizio della procedura, su questo strumento unico e fondamentale per la democrazia partecipativa nell’Unione europea. Il Parlamento europeo ha contribuito moltissimo a questo testo. Due terzi del testo provengono dal Parlamento, il che dimostra ancora una volta il suo costante impegno per coinvolgere i cittadini europei nel dibattito politico e avvicinare l’Unione ai suoi cittadini.

Ritengo che tale documento sia equilibrato e contribuisca al nostro obiettivo comune, ossia affidare all’iniziativa dei cittadini un ruolo importante nella pratica della democrazia europea e migliorare la capacità dei cittadini europei di incidere sulle politiche europee. Tale strumento è infatti studiato per promuovere un dibattito approfondito in tutta la società civile. Come il nostro gruppo ha sottolineato sin dall’inizio, questo strumento è accessibile e pensato in maniera semplice, oltre a essere chiaro e dettagliato per evitare di creare frustrazione.

Vorrei dunque ringraziarvi infinitamente e augurarvi il successo che meritate dopo questo straordinario esordio.

 
  
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  Andrew Duff (ALDE).(EN) Signora Presidente, contrariamente alle ipotesi di alcuni colleghi intervenuti in precedenza, personalmente penso che l’iniziativa dei cittadini sia stata sempre intesa come utilizzabile dai cittadini per chiedere alla Commissione di proporre una modifica dei trattati.

Sono lieto che la formulazione finale dell’articolo 2 del regolamento fedelmente riproduca la formulazione dell’articolo 11, paragrafo 4, del trattato stesso. Una proposta di modifica dei trattati da parte della Commissione sicuramente equivale a un funzionamento legale della Commissione entro l’ambito dei suoi poteri, e tutti sappiamo in base all’esperienza che spesso è necessario modificare i trattati affinché i loro obiettivi possano essere pienamente conseguiti.

I cittadini, pertanto, dovrebbero essere coraggiosi e sfruttare appieno questo grande nuovo esperimento di democrazia post-nazionale.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signora Presidente, come ha affermato la collega McClarkin, il nostro gruppo politico sosterrà tale sistema perché e valido e dovrebbe essere avallato all’atto del voto. Mi compiaccio del fatto che durante il lavoro sull’iniziativa dei cittadini sia stato possibile eliminare alcuni elementi che destavano preoccupazione, tra cui, per esempio, la protezione dei dati personali, che è stata rafforzata, e l’età minima per sostenere un’iniziativa, che è stata innalzata da 16 a 18 anni, risultato a mio avviso positivo.

Desidero tuttavia formulare alcune critiche. In primo luogo, come ha asserito la collega McClarkin, è in realtà la Commissione che deciderà se un’iniziativa sia ammissibile o meno, per cui la voce dei cittadini dipenderà ancora da funzionari, anche se agiscono in buona fede. Un’altra osservazione riguarda il fatto che si dovrebbe valutare se i 300 000 voti necessari per un’iniziativa e il quarto di Stati membri che devono essere rappresentati non costituiscano una soglia troppo bassa. In Polonia, un’iniziativa del genere richiede la firma di 100 000 persone. Sulla scala più grande dell’intera Unione europea, i polacchi rappresentano soltanto l’8 per cento della popolazione. Penso che tale aspetto sia opinabile. Nondimeno, malgrado questi dubbi, il sistema merita di essere sostenuto e i conservatori e riformisti europei sicuramente lo avalleranno.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL).(GA) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare sia lei sia i relatori, il cui lavoro rappresenta un notevole miglioramento della proposta della Commissione.

Mi delude tuttavia il fatto che alcuni aspetti della proposta portino a escludere persone che dovrebbero essere coinvolte. Chiederei dunque al Parlamento di prendere seriamente in esame gli emendamenti adottati ad ampia maggioranza dalla commissione per le petizioni e nuovamente ripresentati in plenaria. Mi riferisco agli emendamenti nn. 71, 72, 73 e 74. Dovremmo garantire in particolare che ai residenti nell’Unione europea che non hanno ottenuto la cittadinanza non si suggerisca che il loro punto di vista non è necessario o gradito. Analogamente, i giovani dovrebbero essere incoraggiati a partecipare alle questioni riguardanti le politiche comunitarie.

Nell’attuale situazione, non tutti i residenti dell’Unione, compresi i residenti a lungo termine, potranno firmare un’iniziativa dei cittadini. La partecipazione sarà aperta soltanto a quelli aventi la cittadinanza dell’Unione.

Lo scopo degli emendamenti nn. 72 e 73, presentati nuovamente in plenaria, è dunque quello di garantire che le firme dei residenti siano incluse nel milione di firme che chiedono alla Commissione di agire.

 
  
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  Daniël van der Stoep (NI).(NL) Signora Presidente, non so come comportarmi nei confronti di questa iniziativa dei cittadini. Coinvolgere maggiormente i cittadini nel processo decisionale sembra un’idea interessante, nonostante sarebbe ovviamente meglio consentire a questi stessi cittadini di votare sul trattato di Lisbona in un referendum.

Affermare che un trattato che gli europei hanno dovuto letteralmente mandar giù sia un dialogo con i cittadini è, a mio parere, al tempo stesso cinico e ironico. Signora Presidente, temo che l’iniziativa dei cittadini si dimostrerà unicamente un colossale esempio di esibizionismo. La Commissione ha carta bianca nella valutazione delle proposte che può tranquillamente respingere. È chiaro che i cavalli a dondolo dell’élite eurofila della sinistra, che evidentemente rappresentano una posizione proeuropeista, saranno accettati.

Può la Commissione fugare queste mie preoccupazioni? Supponiamo che vengano proposte iniziative dei cittadini per sospendere i negoziati con la Turchia o abolire questa Camera, il che sarebbe ovviamente fantastico. La Commissione le considererà seriamente? Vorrei ascoltare le vostre riflessioni in merito.

Signora Presidente, la fiducia dei cittadini nell’Unione europea è arrivata al fondo. Sospetto che questa iniziativa dei cittadini farà ben poco per modificare la situazione, il che in realtà non mi preoccupa perché quanti più cittadini riconoscono il crollo dell’Unione europea, tanto meglio sarà.

 
  
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  Anna Maria Corazza Bildt (PPE).(EN) Signora Presidente, in veste di relatrice ombra della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ho profuso grande impegno per contribuire a forgiare questo nuovo diritto di iniziativa politica per i cittadini europei al fine di deferire realmente poteri al popolo.

Sostengo il compromesso finale e mi complimento con l’onorevole Lamassoure. Il compromesso rende lo strumento semplice, accessibile e perfettamente utilizzabile dai cittadini. Apprezzo in particolar modo la trasparenza per quanto concerne il sostegno sia politico sia finanziario. Mi rammarico tuttavia per il fatto che si sia consentito il finanziamento da parte di gruppi e partiti politici e la possibilità prevista che i politici siano promotori di un’iniziativa.

Non voglio rovinare la festa, onorevoli colleghi, ma siamo realisti. Sussiste un rischio che il processo democratico in Europa possa non soltanto essere accelerato, ma anche deragliare e l’iniziativa dei cittadini possa essere sfruttata, se non strumentalizzata, da estremisti e populisti.

Credo che tutti ora dobbiamo assumerci la nostra responsabilità condivisa e accertarci che l’iniziativa sia realmente usata per i cittadini. Esorto i politici eletti negli Stati membri a rispettare il fatto che hanno la democrazia rappresentativa per esprimere le loro posizioni. Questa iniziativa è per i cittadini. Esorto inoltre la Commissione a informare adeguatamente i cittadini affinché non si alimentino false aspettative, oltre a essere rigida per quanto riguarda i criteri di ammissione.

Invito infine i mezzi di comunicazione a svolgere il loro ruolo fornendo informazioni corrette e gli Stati membri a rispettare i dati personali in maniera che i cittadini possano avere sufficiente fiducia nel partecipare. Spero realmente che riusciremo a offrire ai nostri cittadini l’opportunità di essere partecipi di questo dibattito e usufruire di questo strumento.

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D).(DE) Signora Presidente, non sono membro di alcuna commissione direttamente coinvolta, ma nondimeno ho manifestato alla nostra relatrice, onorevole Gurmai, il mio pieno sostegno e vorrei ringraziare tutti i relatori. Penso che abbiamo compiuto un passo avanti notevole verso il processo di democratizzazione dell’Unione europea.

So che molti sono preoccupati da un possibile uso improprio dello strumento. Spetta tuttavia a noi prendere in esame nelle nostre politiche le perplessità e i problemi dei cittadini, che in tal modo non potranno utilizzare impropriamente l’iniziativa dei cittadini. È compito nostro sfruttare le nostre politiche per opporci alle iniziative dei cittadini se riteniamo che vadano nella direzione sbagliata. Opporsi è sicuramente più utile che ignorare.

A differenza dell’onorevole Corazza Bildt, ritengo che si sia giunti a un compromesso valido. Credo che i partiti politici non debbano usare lo strumento dell’iniziativa perché per questo esistono i partiti politici e il Parlamento. È ovviamente più che giusto che i politici non debbano essere esclusi dalla discussione. Ritengo pertanto che tale strumento rappresenti un passo nella giusta direzione.

Ora è compito dei partiti politici attuare le politiche corrette sotto l’occhio vigile dei cittadini e dell’iniziativa dei cittadini, far propri desideri e preoccupazioni dei cittadini, portarli in Parlamento e intraprendere un dialogo molto più approfondito con i cittadini. Tale strumento costringe inoltre i politici ad agire in maniera più sensata e forgiare l’Europa in maniera che sia realmente vicina ai cittadini e non lontana da loro, critica giustamente rivolta da molti.

Vorrei nuovamente ringraziare i relatori per il difficile lavoro svolto. Penso che si tratti di un importante passo verso la democrazia in Europa e, in ultima analisi, ciò per cui noi parlamentari combattiamo: un’Europa democratica.

 
  
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  Tadeusz Cymański (ECR).(PL) Signora Presidente, vorrei aggiungere la mia voce al coro di manifestazioni di sostegno e approvazione per questo strumento. D’altro canto, l’espressione di alcuni dubbi e commenti non equivale a una mancanza di sostegno. È semplicemente il riflesso del desiderio che il sistema sia usato nella maniera corretta. Vorrei sottolineare in questa sede che molte opportunità, speranze e anche paure di cui si parla – e l’onorevole Migalski, tra gli altri, vi ha fatto riferimento – riguardano l’auspicio che tale strumento, che è estremamente necessario e tanto farà per rafforzare ed estendere la democrazia, non sia in pratica utilizzato impropriamente.

Paradossalmente, nella pratica lo strumento potrebbe essere facilmente utilizzato in maniera impropria, e non soltanto dagli estremisti, bensì anche da gruppi di interesse molto forti e potenti. Lo dico perché riteniamo che una soglia di 1 000 000 di manifestazioni di sostegno non sia molto elevata rispetto al potenziale demografico dell’Unione. Se poi rammentiamo che la decisione di accoglimento o diniego di un’iniziativa comunque dipenderà in larga misura da una valutazione arbitraria, anche questo può dar luogo a serie critiche da parte dei cittadini stessi. In sintesi, penso che dovremmo accelerare il lavoro sullo strumento e renderlo prioritario, ma occorre anche che il sistema sia sottoposto a un’analisi molto accurata, prudente e ponderata.

 
  
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  Diane Dodds (NI).(EN) Signora Presidente, parlo in veste di democratica, una persona che crede che una maggiore partecipazione al processo democratico vada incoraggiata. Siamo onesti: vi è uno scollamento tra decisori politici e cittadini. È dunque molto importante che la voce del normale cittadino sia udita.

L’iniziativa dei cittadini europei rappresenta teoricamente un concetto valido. Tuttavia, il mio entusiasmo è smorzato dal fatto che la Commissione mantiene ancora un potere notevole. Non possiamo inoltre ignorare il fatto che il meccanismo di raccolta delle firme per un’iniziativa dei cittadini, anche prevedendo un obbligo di partecipazione ridotto a un quarto degli Stati membri, potrebbe significare che sarebbe molto difficile per chiunque, a parte le grandi lobby che già operano su base paneuropea, raccogliere le firme necessarie. Questo deve essere veramente uno strumento dei cittadini e non delle organizzazioni non governative.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE).(PT) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Consiglio, volevo dire che l’odierna iniziativa dei cittadini rappresenta un passo importantissimo verso il riconoscimento della natura costituzionale dell’Unione europea. Soltanto un’entità costituzionale, prescindendo dal fatto che abbia una costituzione scritta, è in grado di offrire ai suoi cittadini uno strumento avente questa capacità, e riconosco nella nostra azione qualcosa che assume un grande valore: il valore di dotare l’Unione europea di tale natura costituzionale.

Desideravo inoltre aggiungere che questo è un passo importantissimo per i cittadini e la solidarietà tra cittadini. Avendo fissato un quarto dei paesi come requisito minimo per lanciare un’iniziativa, stiamo anche creando un movimento transeuropeo e paneuropeo perché è molto più difficile che possano appropriarsene lobby o interessi di parte. Contrariamente a quanto affermato in questa sede, è molto più difficile se esigiamo che firmino l’iniziativa i cittadini di sette od otto paesi, per cui sono persuaso sarà anche un modo per rafforzare la solidarietà tra gli Stati europei e tra i cittadini degli Stati europei, solidarietà che in questo momento, a due giorni dalla riunione del Consiglio europeo di dicembre, sarà così decisiva, solidarietà di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.

 
  
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  Roberto Gualtieri (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, in democrazia la procedura è sostanza e quindi l'attuazione dell'Iniziativa dei cittadini non costituiva un esercizio meramente tecnico bensì imponeva scelte cruciali, da cui sarebbe dipesa la possibilità di fare dell'Iniziativa dei cittadini uno strumento effettivamente capace di contribuire all'edificazione di un vero spazio politico europeo.

Il Parlamento ha senza dubbio esercitato le sue prerogative in modo esemplare, migliorando sensibilmente la proposta originaria. I risultati principali sono già stati ricordati e non è necessario che io li richiami. Ne vorrei però sottolineare uno ulteriore, al quale il nostro gruppo ha contribuito in misura particolare: anche i partiti politici europei potranno promuovere un'Iniziativa dei cittadini, e questo è un risultato di grande importanza perché ha a cuore le sorti della democrazia europea, perché una vera democrazia transnazionale non ci sarà fino a quando i partiti politici europei non assumeranno un ruolo effettivo nel processo democratico. Oggi facciamo un passo avanti in questa direzione e anche per questo è un bel giorno per la democrazia europea.

 
  
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  Erminia Mazzoni (PPE). – Signora Presidente, Commissario Šefčovič, onorevoli colleghi, presidente Chastel, ringrazio tutti i relatori per la tempistica del lavoro svolto e per l'alto compromesso raggiunto. In quanto presidente della commissione per le petizioni, consentitemi di ringraziare in particolare il presidente Wallis e il collega Häfner, oltre ai relatori ombra che – in una squadra numericamente consistente – hanno saputo egregiamente raccogliere tutte le sensibilità emerse nel dibattito in seno alla commissione per le petizioni.

Ritengo che abbiamo lavorato con la piena consapevolezza dell'alto compito che stavamo svolgendo. L'iniziativa popolare è, infatti, un traguardo significativo nel processo di costruzione dell'Europa dei popoli, dell'Europa democratica e dell'Europa realmente partecipata.

Come commissione per le petizioni abbiamo condotto i lavori con questa consapevolezza, in cooperazione con la commissione per gli affari costituzionali, applicando la procedura dell'articolo 50 del regolamento. Come ribadito da molti colleghi e dai relatori, gli obiettivi perseguiti sono stati quelli di rendere la procedura il più fruibile possibile, il meno onerosa possibile, più trasparente e più efficace possibile.

Abbiamo lavorato in quest'ottica per imporre degli obblighi alla Commissione e per circoscrivere il suo spazio di valutazione nell'ambito dei criteri di ammissibilità che abbiamo introdotto. Vorrei rassicurare i colleghi che hanno parlato di legittime e comprensibili preoccupazioni, di cui ci siamo fatti carico nel corso del dibattito e a molte abbiamo cercato di dare delle risposte.

Vorrei infine sottolineare, per la particolare vicinanza a questo tema, l'importanza dell'introduzione di un'audizione pubblica dei rappresentanti dell'iniziativa popolare, che verrà svolta dalla Commissione insieme al Parlamento europeo. In quanto presidente della commissione per le petizioni esprimo soddisfazione perché, grazie a un accordo delle parti in causa, questo compito all'interno del Parlamento dovrebbe essere affidato alla commissione da me presieduta.

 
  
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  Matthias Groote (S&D).(DE) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno reso questo risultato possibile e, in particolare, l’ex Vicepresidente Kaufmann, che ha svolto molto del lavoro preliminare durante il precedente mandato parlamentare per garantire che sarebbe giunto il giorno in cui l’iniziativa dei cittadini europei sarebbe divenuta realtà.

Talvolta i cittadini dell’Unione hanno l’impressione che l’Europa e le sue istituzioni siano molto lontane. Questo strumento, l’iniziativa dei cittadini europei, avvicinerà le istituzioni ai cittadini. È uno strumento eccellente che rafforzerà la democrazia, coinvolgerà maggiormente i cittadini e consentirà loro di assumere l’iniziativa. Penso che nei prossimi mesi due elementi saranno estremamente importanti. Il primo è la creazione dell’accesso, anche digitale, all’iniziativa dei cittadini in Internet in maniera che il suo uso risulti semplice, ma anche sicuro. Il secondo è che se un’iniziativa dei cittadini dovesse essere accolta, dovrebbe essere seguita da un atto giuridico. La mia domanda alla Commissione è dunque la seguente: come decideremo in futuro quali iniziative sfoceranno in un atto giuridico e quali semplicemente in un’audizione? Forse potrebbe spiegarcelo, signor Commissario. Concluderei ringraziando nuovamente il Commissario per il suo operato, come anche il Consiglio per il lavoro svolto.

 
  
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  György Schöpflin (PPE).(EN) Signora Presidente, il lancio dell’iniziativa dei cittadini è incontestabilmente uno degli sviluppi più importanti del processo di integrazione europea. È una ridistribuzione qualitativa del potere all’interno dell’Unione europea che può potenzialmente generare un’innovazione notevole nella politica europea.

Porre i cittadini allo stesso livello del Parlamento e del Consiglio offrendo loro il diritto di rivolgersi alla Commissione per promuovere normative ha implicazioni lungimiranti. Giusto per citare un esempio, la nuova istituzione crea spazio per mettere in discussione una delle caratteristiche fondamentali del modo in cui l’intero processo di integrazione è stato concepito, segnatamente il fatto che, sin dall’inizio, è stato guidato da un’élite. Sotto molti profili, i risultati sono stati eccellenti, ma vi sono parimenti pochi dubbi in merito al fatto che, senza il sostegno attivo dei cittadini, il processo di integrazione si scontra con una serie di ostacoli. Vi sono infatti sempre più riprove del fatto che i cittadini considerano l’Unione lontana, complessa e impenetrabile. Hanno avuto ben poche ragioni per impegnarsi nell’Unione perché i mezzi per farlo sono stati assenti.

Questa è proprio la lacuna che l’iniziativa dei cittadini andrà a colmare, iniziativa che istituisce uno strumento in grado di fungere da ponte tra l’Unione e i cittadini. È nell’interesse di tutti che lo strumento ora funzioni e lo faccia nel mondo più efficace possibile.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D).(FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto complimentarmi con tutti i relatori, specialmente la collega e vicina onorevole Gurmai, per il loro straordinario lavoro su tale tema.

La creazione dell’iniziativa dei cittadini è una delle innovazioni più interessanti del trattato di Lisbona. Dal mio punto di vista, costituisce un nuovo potere legislativo all’interno delle istituzioni europee posto nelle mani dei cittadini.

In un contesto in cui il sentimento di appartenenza all’Unione è ancora troppo debole e, sopratutto, i tassi di astensionismo alle elezioni europee sono particolarmente preoccupanti, questo nuovo strumento consentirà ai cittadini europei di diventare protagonisti a pieno titolo della democrazia europea. Inoltre, l’argomento desta molta curiosità e indubbio interesse.

Pertanto, sottolineare unicamente i rischi che le iniziative dei cittadini potrebbero porre trasmetterebbe un segnale sbagliato. Sebbene sia ovviamente necessario affrontare tale disposizione in maniera appropriata, non dobbiamo temere le discussioni che potrebbero scaturirne.

Il compromesso tra Parlamento e Consiglio è perfettamente equilibrato e, una volta adottato il testo, la questione sarà garantire che lo strumento entri in vigore quanto prima perché questo si aspettano i cittadini da noi e si tratta di un’opportunità importante.

(Applausi)

 
  
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  Carlo Casini (PPE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, intervengo come presidente della commissione per gli affari costituzionali soprattutto per ringraziare tutti i membri della mia commissione che hanno ben lavorato, in particolare gli onorevoli Lamassoure e Gurmai, che hanno svolto un grande lavoro realizzando l'obiettivo di mettere in opera una delle più importanti innovazioni del Trattato di Lisbona.

La commissione ha ascoltato anche il parere di tutti i Parlamenti nazionali e degli esperti, lavorando in stretto contatto con la Commissione – per questo ringrazio di cuore il Commissario Šefčovič – e con un'apertura al dialogo da parte del Consiglio, per la quale cui ringrazio il Presidente Chastel.

Ha anche ben funzionato l'applicazione dell'articolo 50 del nostro regolamento, consentendoci un'efficace collaborazione con la commissione per le petizioni.

Ho sostenuto personalmente l'esigenza di un termine annuale per l'entrata in vigore della regolamentazione, e questo non certo per ritardarne l'utilizzazione ma, al contrario, per consentire la completezza e la serietà del primo avvio, in modo che tutti gli Stati, senza alcuna eccezione, possa adempiere alla necessaria predisposizione degli strumenti di partecipazione e di verifica.

Credo che l'effetto positivo maggiore del nuovo istituto sia quello di aumentare la consapevolezza della cittadinanza europea, che si arricchisce ora del potere di partecipare, sia pure nella forma dello stimolo, al processo legislativo. Sono anche certo che i meccanismi previsti garantiscano, per un verso, una facile partecipazione dei cittadini e, per altro verso, di evitare abusi.

In definitiva credo che, a pochi giorni dalle feste natalizie, l'approvazione di questo regolamento costituisca un buon regalo per i cittadini europei e per la stessa Europa.

 
  
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  Jo Leinen (S&D).(DE) Signora Presidente, sono lieto di poter intervenire dopo il mio successore in commissione per gli affari costituzionali perché ho appoggiato questo progetto per 10 anni e l’iniziativa dei cittadini europei è stata inserita nel testo del trattato quasi all’ultimo secondo. All’epoca sono stati i membri di questo Parlamento e dei parlamenti nazionali a prendere l’iniziativa nella convenzione. Ciò apre un nuovo capitolo nelle relazioni tra cittadini e istituzioni europee. Noi tutti speriamo che in tal modo si riduca la distanza tra la gente e la politica in Europa. L’iniziativa dei cittadini non è la panacea per tutti i mali, ma può essere di grande aiuto. Soprattutto vorrei vedere più apertura in Europa sotto forma di dibattito transfrontaliero sui temi correnti che interessano i cittadini. Nel mio campo, l’ambiente, posso pensare a una serie di argomenti che potrebbero essere messi all’ordine del giorno dell’Unione europea utilizzando questo strumento e, in particolare, all’ordine del giorno della Commissione nel suo ruolo di governo o esecutivo europeo. Vorrei inoltre chiedere alla Commissione come si sta preparando a queste future iniziative. Non dobbiamo deludere i cittadini.

Vorrei ringraziare tutti e specialmente i relatori onorevoli Gurmai e Lamassoure per il loro eccellente lavoro.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE).(LT) Signora Presidente, questo è un giorno veramente felice e importante per il Parlamento europeo. Spero proprio che approveremo questo meccanismo che consentirà ai nostri cittadini di partecipare alla creazione del futuro dell’Unione europea, non soltanto eleggendo il Parlamento europeo, bensì anche prendendo parte attivamente al processo di creazione. È molto importante che le voci dei cittadini siano udite. Qualche anno fa ho avuto personalmente modo di rappresentare decine di migliaia di cittadini dell’Unione europea quando ho presentato una petizione al Parlamento europeo e sono stata molto lieta che all’epoca il Parlamento europeo abbia adottato una risoluzione sulla base di quella petizione. È bello quando senti che la tua voce, la tua voce di cittadino, viene ascoltata dalle istituzioni dell’Unione. Vi deve essere un dialogo tra la Commissione europea e i cittadini e non si devono creare situazioni che li demotivino. Questo è un passo verso una collaborazione più stretta non soltanto tra le istituzioni e i cittadini, ma tra gli stessi cittadini. Si tratta di riconoscere e individuare taluni problemi e di fornirvi una soluzione unica, ma il processo deve essere sicuro e trasparente e va applicato il principio della sussidiarietà.

 
  
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  Ioan Enciu (S&D).(EN) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei complimentarmi con i colleghi Gurmai e Lamassoure per questa relazione. Accolgo con estremo favore il meccanismo dell’iniziativa dei cittadini. È un’iniziativa della base molto positiva che contribuirà a ridurre enormemente il deficit democratico tra i cittadini e le istituzioni dell’Unione europea. Segnatamente, l’iniziativa offre ai cittadini una piattaforma per manifestare e proporre idee per normative europee. Il requisito di un minimo di un quarto di tutti gli Stati membri per raccogliere le firme per l’iniziativa garantisce che rappresenti il bisogno di una proposta legislativa da parte di un segmento trasversale della società.

Vorrei infine sottolineare che è importante poter contare sulla piena trasparenza per quanto concerne il finanziamento dell’iniziativa e il sostegno finanziario agli organizzatori.

 
  
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  Izaskun Bilbao Barandica (ALDE).(ES) Signora Presidente, vorrei complimentarmi con i relatori perché il loro lavoro darà alle donne e agli uomini europei la possibilità di trasformare le loro preoccupazioni in iniziative nel Parlamento europeo.

Oggi stiamo migliorando la democrazia, avvicinando i processi decisionali ai cittadini e rendendo tali processi più aperti e deliberativi, con l’attenzione sempre rivolta alla gente.

Questo regolamento, che rientra nella politica Europa 2020 ed è uno strumento fondamentale per gestire le conoscenze e i talenti disponibili nella società, ci imporrà anche di apprendere nuove competenze in maniera da poter diventare più visibili leader politici in comunità virtuali, nella società digitale, e porre in essere la nostra opera di guida in un modo diverso, più vicino alla gente, più umano. È un passo verso l’innovazione politica, che deve aiutarci a essere più trasparenti e ricreare la fiducia della gente nella politica.

Infine, l’iniziativa dei cittadini sarà un’opportunità per le regioni di superare la mancanza di riconoscimento nell’attuale struttura istituzionale dell’Unione. Sono certo che, con determinazione e immaginazione, le regioni sapranno usare anche questo strumento per formulare le loro proposte direttamente alla Camera.

 
  
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  Oreste Rossi (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea, fino al trattato di Lisbona, non era aperta alle istanze dei cittadini, sia perché due dei suoi organi principali – Commissione e Consiglio – sono di nomina e non elettivi come il Parlamento, sia perché non era prevista la partecipazione popolare.

Con l'entrata in vigore del nuovo trattato, i cittadini europei possono, raccogliendo un adeguato numero di firme, fare proposte d'iniziativa. Siamo abbastanza favorevoli al regolamento in quanto migliora il testo iniziale della Commissione. La procedura di ammissibilità della proposta viene accorpata a quella di registrazione e, a seguire, la raccolta e la verifica delle firme.

Purtroppo, la relazione è carente a causa dell'assenza di un meccanismo che possa verificare dell'autenticità delle firme. Ciò potrebbe comportare la presentazione di false sottoscrizioni e inficiare quindi il valore popolare democratico dell'Iniziativa.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI).(EN) Signora Presidente, l’iniziativa dei cittadini ha molte interpretazioni. È una petizione? Sì, ma una petizione non liberamente formulata. Al richiedente viene detto prima ciò che può chiedere, che è qualcosa che rientra nella sfera di competenza della Commissione, e ciò che non può chiedere, che è qualcosa che, a parere della Commissione, non è serio o è contrario ai cosiddetti valori europei.

È un referendum? Assolutamente no. È stata erroneamente descritta come esempio di democrazia diretta. Tuttavia, non vi sarà voto popolare che coinvolga tutti i cittadini. Anche se si dovesse raccogliere un milione di firme, la Commissione non sarà tenuta ad agire su tale base.

Non sarà neanche realmente un’iniziativa dei cittadini. È improbabile che i normali cittadini si organizzino autonomamente. Soltanto per gli interessi potenti sarà facile mobilitare l’opinione pubblica. Soprattutto, sarà uno strumento cosmetico quasi democratico per un’istituzione ademocratica.

Ciò significa che siamo contrari? No. Confido nel fatto che gli oppositori interessati la utilizzeranno per smantellare il progetto europeo.

 
  
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  Jarosław Leszek Wałęsa (PPE).(PL) Signora Presidente, l’iniziativa dei cittadini europei deve essere uno strumento che consente ai cittadini di partecipare più pienamente alla vita dell’Unione e ciò, a sua volta, deve rafforzare la comunicazione palesemente compromessa tra l’Unione europea e i cittadini. Nome, indirizzo, nazionalità e firma: sono pienamente d’accordo sul fatto che questo dovrebbe essere sufficiente per garantire che il firmatario esiste e non ha firmato due volte. Rinunciare al requisito dell’identificazione utilizzando un documento di riconoscimento, decisione che purtroppo non è stata presa, potrebbe influire notevolmente sulla creazione di uno strumento vicino al cittadino.

In un’epoca in cui la protezione dei dati personali crea particolari preoccupazioni, la raccolta di dati personali riservati come i numeri identificativi può scoraggiare molti cittadini dal firmare un’iniziativa. I funzionari che hanno promosso l’obbligo di esibire un documento identificativo ovviamente non hanno valutato tale aspetto. Consentire ai cittadini europei di formulare proposte per una nuova legislazione su un tema di importanza sociale è una parte preziosa della democrazia e mi sento onorato di poter far parte del processo di conferimento di questo strumento ai residenti in Europa.

 
  
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  Kriton Arsenis (S&D).(EL) Signora Presidente, vorrei complimentarmi con i relatori per il loro eccellente lavoro. Abbiamo deciso di includere il diritto dei cittadini di richiedere iniziative legislative alla Commissione nella nostra costituzione europea, il trattato di Lisbona. I nostri cittadini se ne sono appropriati e hanno già messo in moto la prima iniziativa raccogliendo oltre un milione di firme. Il tema che hanno scelto è uno che realmente ci preoccupa tutti, un tema sul quale, anche senza firme, la Commissione dovrebbe assumere l’iniziativa. I cittadini hanno sollevato la questione dell’indipendenza dell’EFSA rispetto agli interessi delle imprese di biotecnologia, un tema che la Commissione Dalli ha riconosciuto, e hanno chiesto una moratoria sulle coltivazioni finché non si potranno istituire meccanismi di controllo affidabili per accertare l’impatto degli organismi modificati sulla salute umana, la biodiversità e la sicurezza alimentare. Esorto la Commissione ad assumere tale iniziativa.

 
  
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  Constance Le Grip (PPE).(FR) Signora Presidente, anch’io vorrei ringraziare i quattro relatori che hanno svolto un lavoro straordinario introducendo un notevole valore aggiunto, per conto del Parlamento, nel testo inizialmente proposto dalla Commissione.

L’iniziativa dei cittadini che noi del gruppo PPE ci accingiamo ad adottare entusiasticamente è un passo avanti importante rispetto al trattato di Lisbona. È incontestabile: questo strumento può veramente modificare il paesaggio politico europeo, purché lo si utilizzi in maniera intelligente e coraggiosa. È uno strumento che può contribuire a permettere ai cittadini europei di partecipare direttamente al dibattito politico europeo, concorrendo a stimolare l’opinione pubblica europea, segnatamente l’opinione di uomini e donne europei che si riuniscono per discutere, adottano una posizione comune e si coagulano su temi realmente europei. Non deludiamo però i nostri cittadini.

Esortiamo i nostri Stati membri ad adottare rapidamente le misure applicative, ove del caso; non deludiamo i nostri cittadini perché il rafforzamento della democrazia europea dipende da questo.

 
  
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  Judith A. Merkies (S&D).(NL) Signora Presidente, anch’io vorrei complimentarmi con tutti, specialmente i nostri cittadini, esprimendo l’auspicio che si possa lavorare insieme in maniera costruttiva.

È vero in realtà che abbiamo bisogno in particolare di garantire il mantenimento di una soglia bassa, e ciò significa permettere a tutti di partecipare a un’iniziativa dei cittadini. È dunque un peccato che ai giovani con meno di 18 anni si sia negata tale possibilità perché sono esattamente i cittadini che vogliamo decisamente coinvolgere nella politica.

È parimenti un peccato che si sia lasciata agli Stati membri la possibilità di decidere se presentare o meno iniziative online. Sicuramente non ci si può aspettare da noi che continuiamo a lavorare sulla carta in quest’epoca in cui una presenza in rete si è dimostrata uno strumento molto efficiente per organizzare i cittadini, sia politicamente sia in termini dei loro interessi.

Che cosa esattamente ci aspettiamo di poter ottenere con l’iniziativa dei cittadini? Penso che la Commissione debba essere in grado di dire, con largo anticipo, se talune proposte, come quelle formulate in questa sede, per esempio in merito all’abolizione del Parlamento, costituiranno realmente un’iniziativa dei cittadini o meno. Che cosa potete fare in merito? Chi svilupperà questo iter e quando possiamo aspettarci una proposta legislativa?

Noi politici viviamo in case di vetro. La gente può guardare dentro e ora potrà anche entrare e partecipare. Attendo con ansia che si instauri una qualche forma di collaborazione costruttiva.

 
  
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  Presidente. − Per i parlamentari che intendevano partecipare alla discussione con la procedura catch the eye, non potrò accettare ulteriori interventi, ma vi ricordo che, secondo il regolamento, potete presentare una dichiarazione scritta che sarà allegata al verbale della discussione, per cui vi esorto a farlo qualora doveste desiderarlo.

 
  
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  Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare gli onorevoli parlamentari per il loro grande sostegno al presente regolamento, così come vorrei ringraziarli per l’energia europea estremamente positiva irradiata da questa Camera durante la discussione. Come abbiamo visto stamattina, quest’anno è alquanto impegnativo per l’Europa, ma penso che la discussione abbia dimostrato che oggi è un giorno molto felice per i cittadini europei e l’Europa. Vorrei sottolineare che la Commissione vuole che questa importante iniziativa sia un successo e la affronteremo con uno spirito molto costruttivo.

In risposta ad alcune domande poste dai deputati, vorrei garantire che intendiamo aiutare gli organizzatori. Allestiremo punti di contatto e helpdesk attraverso i quali forniremo consulenza agli organizzatori in merito a ciò che è possibile, ciò che non lo è, il tipo di regolamenti che si intendono adottare, il tipo di iniziative che si stanno organizzando o il tipo di proposte concorrenti o contrarie che abbiamo ricevuto da altri comitati organizzatori. Cercheremo di essere quanto più è possibile vicini agli utilizzatori e vicini all’iniziativa dei cittadini.

Prendiamo molto seriamente le preoccupazioni sollevate dagli onorevoli Corazza e Casini. Pertanto, durante l’intero iter insisteremo sull’importanza di preservare l’equilibrio istituzionale nel regolamento e il diritto esclusivo di iniziativa della Commissione perché la Commissione è responsabile nei confronti di tutti i cittadini, non soltanto nei confronti degli organizzatori, ma anche degli interessi europei in generale. Questo è ciò che dovremo anche verificare nel processo.

In risposta all’onorevole Groote, vorrei assicurargli che una volta che l’iniziativa dei cittadini europei sarà stata accolta, seguiremo la procedura stabilita dal regolamento. Riceveremo gli organizzatori al livello appropriato, ossia a livello di Commissario o Direttore generale, dopodiché saremo presenti al massimo livello possibile alle audizioni organizzate dal Parlamento europeo. Entro tre mesi forniremo motivazioni molto precise nella comunicazione se intendiamo dare seguito alle proposte legislative, se abbiamo bisogno di studiare ulteriormente la questione o, nel caso in cui l’iniziativa dovesse essere troppo controversa, se non intendiamo procedere con successive proposte.

Spero che questo nuovo strumento ci aiuti ad avere un dibattito europeo migliore in Europa e più argomenti europei nelle capitali nazionali. Mi auguro che l’iniziativa dei cittadini europei sia un progetto molto riuscito e lo vedremo quando lo riesamineremo la prima volta. Grazie per il vostro sostegno.

(Applausi)

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio. – (FR) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, vorrei dire qualche parola dopo il Commissario Šefčovič.

Come la discussione ha dimostrato, l’argomento è appassionante. Alcune domande restano senza risposta e non tutti i timori sono stati fugati. È un vero compromesso.

Diamo vita all’iniziativa dei cittadini. Valutiamo il regolamento a lungo termine, perché ovviamente questo ci consentirà di svilupparne il meccanismo.

Vi ringrazio nuovamente per la vostra collaborazione. Auguro all’iniziativa dei cittadini il successo che merita.

 
  
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  Zita Gurmai, relatore. − (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare i miei colleghi per tutte le loro osservazioni. Sono molto felice che la maggioranza di noi sia favorevole all’aggiunta di un nuovo livello alla nostra democrazia europea.

È del tutto naturale e giusto aspettarsi che vi siano timori, ma se sperimentiamo qualcosa di completamente nuovo non possiamo rispondere a tutte le domande e fugare le paure anzitempo. Confido tuttavia nel fatto che il regolamento che oggi presentiamo raccolga molte delle sfide che abbiamo potuto immaginare durante la sua preparazione.

Non dovremmo avere timore di questa nuova sfaccettatura della democrazia. Ascolteremo più attentamente le voci dei cittadini europei e non dovremmo avere paura di farlo. Questo è uno degli obiettivi a lungo termine, non è così? Dovremmo soltanto temere che l’iniziativa dei cittadini europei non venga utilizzata nello spirito del trattato, non venga utilizzata per il suo scopo previsto, ma lo sia abusivamente o non lo sia affatto.

Abbiamo fatto del nostro meglio per arginare tale rischio nel regolamento con l’aiuto dell’onorevole Kaufmann, che ha stilato la prima relazione sull’iniziativa in questo Parlamento. Vorrei inoltre ringraziare tutti i collaboratori del Commissario Šefčovič e dell’onorevole Lamassoure, nonché tutti gli altri nostri colleghi, così come vorrei ringraziare per la collaborazione il team che lavora per la Presidenza ungherese dell’Unione europea.

Sottolineerei che l’attuazione del regolamento è di fondamentale importanza e, a tal fine, vorrei offrire il mio aiuto e la mia collaborazione alla Presidenza ungherese entrante.

Confido nel fatto che la votazione che avrà luogo tra un’ora appoggi il compromesso raggiunto tra le istituzioni europee. Questo è l’unico modo per offrire un bel regalo di Natale ai cittadini europei: un regolamento solido sull’iniziativa dei cittadini europei. Non facciamoli aspettare oltre.

Vi ringrazio sentitamente per la vostra attenzione e vi auguro, come a tutti i cittadini che sono stati testimoni di questo avvenimento, buon Natale e felice anno nuovo.

 
  
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  Alain Lamassoure, relatore. − (EN) Signora Presidente, a questo punto tutto è stato detto e sono lieto di lasciare a voi l’ultima parola sulla questione, che conoscete tanto bene quanto me.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà a breve.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Desidero complimentarmi con gli autori della relazione per l’esito della votazione in commissione. L’iniziativa dei cittadini riveste un notevole valore simbolico e rappresenta uno dei modi più efficaci per rafforzare la democrazia nell’Unione europea. I cittadini devono trovare il nuovo strumento facile da utilizzare, accessibile e credibile. Vorrei ricordare che durante i negoziati con il Consiglio, la Romania è riuscita a raggiungere un equilibrio tra l’accessibilità dell’iniziativa e la definizione di disposizioni che ne impediscono un utilizzo abusivo. Penso che gli ultimi emendamenti comprendano un’“ammissibilità” più rapida per il controllo delle proposte, una soglia inferiore per il numero di paesi partecipanti e un processo più semplice per la firma delle petizioni. Vorrei sottolineare quanto importante sia regolamentare questo strumento in tutta Europa. Dobbiamo ricercare una soluzione che incoraggi il coinvolgimento del pubblico in generale. In quest’ottica, le attività di comunicazione e le campagne di informazione rivestono un ruolo importante.

 
  
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  Dominique Baudis (PPE), per iscritto. – (FR) L’iniziativa dei cittadini finalmente vedrà la luce del giorno. Questa incredibile innovazione democratica creerà le fondamenta per una nuova cittadinanza europea diventando lo strumento che consentirà al pubblico europeo di dare espressione diretta alle sue preoccupazioni su argomenti che possono essere cruciali per il nostro futuro comune. L’ambito di intervento è importante quanto il mandato esteso dell’Unione. Il Parlamento europeo sta incoraggiando un’attuazione rapida ed efficace. L’iniziativa è stata introdotta dal trattato di Lisbona e spettava sempre alle istituzioni europee giungere a un accordo sulle disposizioni pratiche. Le condizioni per organizzare un’iniziativa, che il Parlamento voleva fosse flessibile (un milione di persone almeno da un quarto degli Stati membri, ossia attualmente sette paesi), offrirà ai cittadini interessati tutto ciò di cui hanno bisogno per chiedere alla Commissione di proporre un nuovo testo legislativo. Il prossimo anno questo diventerà una possibilità.

 
  
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  Piotr Borys (PPE), per iscritto. – (PL) Con il trattato di Lisbona abbiamo conferito la nazionalità ai residenti dell’Unione. Il prossimo passo consiste nell’offrire loro comunitari l’iniziativa dei cittadini. È un raro momento in cui un’autorità legislativa o un esecutivo trasferisce alcuni suoi poteri ai cittadini. È una prova di grande maturità. È la nostra risposta al deficit democratico.

Il nostro lavoro non si basa unicamente sulla democrazia rappresentativa, bensì anche sulla democrazia partecipativa. La precedente politica di sviluppo e le precedenti consultazioni con i cittadini nel processo decisionale non hanno sempre risposto alle aspettative dei residenti dell’Unione. L’iniziativa dei cittadini, frutto di un compromesso difficile, ha innanzi tutto garantito piena trasparenza. In secondo luogo, abbiamo semplificato l’intero sistema introducendo un’innovazione sotto forma di possibilità di presentare manifestazioni di sostegno online. Oggi importanti sforzi per promuovere l’iniziativa dei cittadini ci aspettano e dovranno essere profusi dalla Commissione, dal Parlamento, ma anche dagli Stati membri. Dovremmo inoltre valutare se l’apertura all’iniziativa dei cittadini possa essere minacciata da proposte demagogiche o populiste. Personalmente non penso che ciò accadrà. Ogni iniziativa formulata dai cittadini necessariamente comporterà una maggiore responsabilità da parte della Commissione e del Parlamento.

 
  
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  Zuzana Brzobohatá (S&D), per iscritto. – (CS) Il trattato di Lisbona ha creato la base per la nuova iniziativa dei cittadini, sinora assente nel processo decisionale dell’Unione europea. Personalmente apprezzo questa opportunità, che risponde alle frequenti critiche secondo cui il funzionamento dell’Unione europea presenterebbe un deficit democratico nei suoi processi decisionali. Questo nuovo strumento consente ai cittadini comunitari di rivolgersi direttamente alla Commissione per chiederle di presentare una proposta legislativa che affronti una specifica questione. Ciò approfondisce il rapporto tra i cittadini dell’Unione e le istituzioni comunitarie in quanto elimina il tanto criticato deficit democratico nei processi decisionali e coinvolge direttamente i cittadini in tali processi. A mio parere, l’iniziativa dei cittadini europei avvicina le istituzioni europei ai cittadini e, pertanto, rispetta il principio della sussidiarietà come principio basilare dei meccanismi decisionali dell’Unione europea. Vorrei inoltre rammentare che il Comitato delle regioni ha affermato che le autorità locali e regionali sono interessate all’iniziativa. Tali organismi potrebbero essere coinvolti nel processo in veste di organizzatori o sostenitori. Dopo tutto, sono i più vicini ai cittadini dell’Unione. Questo è solamente uno dei tanti motivi per i quali sostengo l’introduzione dell’iniziativa dei cittadini europei.

 
  
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  Jim Higgins (PPE), per iscritto. – (EN) Ero ansioso che i cittadini europei usufruissero di questo potente strumento quanto prima e sono lieto di assistere alla fine della procedura legislativa a un anno di distanza dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona. L’iniziativa dei cittadini è un’importante innovazione del trattato di Lisbona che conferisce ai cittadini europei un nuovo diritto in virtù del quale un milione di cittadini può chiedere alla Commissione europea una nuova legislazione comunitaria, avvicinando dunque l’Europa ai suoi cittadini. L’iniziativa dei cittadini è uno strumento prezioso con il quale i cittadini possono ottenere risultati ambiziosi attraverso un lavoro di squadra, che è l’essenza del progetto europeo. Tale iniziativa garantirà che le istituzioni continuino a lavorare sui temi che stanno più a cuore dei cittadini, incoraggiando nel contempo il dibattito transfrontaliero sui temi europei. È un lavoro in divenire e la Commissione presenterà una relazione ogni tre anni sull’attuazione dell’iniziativa.

 
  
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  Martin Kastler (PPE), per iscritto. – (DE) Il voto odierno sull’iniziativa dei cittadini europei è una pietra miliare per la democrazia in Europa. Apprezzo il compromesso e lo sosterrò perché la relazione prodotta dagli onorevoli Lamassoure e Gurmai rappresenta il primo passo nella giusta direzione. Onorevoli colleghi, non dobbiamo temere il fatto che i cittadini abbiano più opportunità di esprimere la propria volontà. Dobbiamo conferire ai cittadini europei più diritti di codecisione, non soltanto ogni cinque anni alle elezioni europee. Ciò richiede coraggio, perseveranza e forza. Coraggio per continuare a tornare al dialogo. Perseveranza perché le decisioni non possono necessariamente essere prese più rapidamente. Forza perché la nostra democrazia rappresentativa contiene, alla fine, a mio parere, più elementi partecipativi. Il nostro obiettivo deve essere quello di intensificare il dialogo in Europa tra i cittadini e i politici. Sono lieto del fatto che oggi, con l’iniziativa dei cittadini europei, ci stiamo avvicinando di un passo all’Europa dei cittadini. Sono persuaso che un giorno noi europei prenderemo decisioni europee congiunte sotto forma di decisioni dei cittadini.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto. – (EN) Il modo per avvicinare l’Europa ai cittadini e i cittadini all’Europa è uno dei temi di discussione principali probabilmente sin dagli esordi della Comunità europea. La convenzione sul futuro dell’Europa ha elaborato la base per l’attuale trattato di Lisbona creando anche le fondamenta per il meccanismo dell’iniziativa dei cittadini. Ora abbiamo tale iniziativa concretamente sul tavolo e in un futuro molto prossimo tutti i cittadini dell’Unione avranno la possibilità di sottoporre questioni per loro importanti all’attenzione dei decisori europei. Questa iniziativa è una delle misure più forti per unire i cittadini in Europa, un’iniziativa che richiede azione congiunta, cooperazione, coordinamento e la volontà di lavorare insieme per un obiettivo europeo comune. Ogni voce nella società conta, ma soltanto una voce unita può fare realmente la differenza. Esorto la Commissione e gli Stati membri a promuovere tale iniziativa e garantire che sia facilmente accessibile a tutti. Apprezzo in particolare la proposta di organizzare audizioni congiunte con Commissione e Parlamento. È estremamente importante che il Parlamento europeo, eletto direttamente, sia fortemente coinvolto e segua le preoccupazioni e i problemi dei cittadini.

 
  
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  Ádám Kósa (PPE), per iscritto. – (HU) È estremamente importante che i cittadini abbiano l’opportunità quanto prima di assumere iniziative in relazione ai temi che influiscono maggiormente sulla loro vita in maniera predefinita ed entro un quadro appropriato. Come è noto, sono a capo di uno dei gruppi più antichi che rappresentano le persone con disabilità in Ungheria, l’ultracentenaria Associazione per i non udenti e gli ipoudenti. Sulla base dell’esperienza acquisita con il mio precedente lavoro in quell’ambito, oserei dire già a questo punto che il lavoro degli onorevoli Lamassoure e Gurmai produrrà risultati tangibili sotto forma di iniziative dei cittadini. Noto con particolare rammarico che l’iniziativa million4disability lanciata nel 2007 dalla comunità di 80 milioni di persone con disabilità che vivono nell’Unione europea, che ha prodotto 1,35 milioni di firme autentiche, non ha avuto alcun esito. Tale iniziativa ora avrebbe conseguenze e risultati, per cui ringrazio tutti coloro che si sono adoperati al riguardo.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE), per iscritto. - (FI) L’iniziativa dei cittadini è un corollario della cittadinanza attiva che non possiamo non accogliere con favore. Unitamente all’effettiva iniziativa giuridica, svolgerà un ruolo importante provocando il dibattito politico.

L’ambito di applicazione dell’iniziativa dei cittadini, però, non è ancora ben definito. L’iniziativa dei cittadini europei dovrebbe essere un modo per richiedere emendamenti dei trattati comunitari. Con il trattato di Lisbona, anche la Commissione ha la facoltà di formulare proposte in tal senso. Per questo l’iniziativa dei cittadini dovrebbe anche poter avanzare iniziative. Si potrebbero elaborare iniziative nel campo delle questioni sociali, per esempio, la cui giustificazione potrebbe essere forse individuata nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La discussione sull’esigenza di emendare i trattati non dovrebbe dunque concludersi con un’interpretazione ristretta dell’iniziativa dei cittadini: è necessario che sia più flessibile e tenga conto del punto di vista del pubblico.

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE), per iscritto. – (RO) Il lancio dell’iniziativa dei cittadini europei dimostra che avvicinare l’Unione europea ai suoi cittadini, uno dei principali obiettivi del processo di revisione dei trattati sfociato nell’adozione del trattato di Lisbona, è più che una semplice nozione astratta. L’iniziativa dei cittadini europei darà un apporto significativo per rendere il sistema politico europeo più democratico poiché stabilisce un legame diretto tra i cittadini degli Stati membri e le istituzioni comunitarie. Il testo del Parlamento risponde ai requisiti per offrire ai cittadini uno strumento semplice e facilmente accessibile, e l’opportunità di raccogliere firme online dimostra la capacità di adattarsi alla realtà delle società moderne. L’iniziativa offrirà ai partiti politici europei la possibilità di trasformarsi da strutture che riuniscono partiti nazionali in organizzazioni che mobilitano la volontà dei cittadini in progetti congiunti. Tuttavia, l’impatto dell’iniziativa dei cittadini europei deve essere misurato non soltanto su scala europea, ma anche su scala nazionale. In effetti, il fatto che d’ora in poi almeno 24 750 cittadini rumeni potranno unire le forze per proporre siffatte iniziative con altri cittadini provenienti almeno da un quarto degli Stati membri non può essere scisso da un altro dato di fatto, ossia che, secondo la costituzione rumena, occorrono almeno 100 000 cittadini rumeni per presentare un’iniziativa legislativa in un contesto strettamente nazionale.

 
  
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  Algirdas Saudargas (PPE), per iscritto. – (LT) Sono lieto che a un anno scarso di distanza dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona si sia giunti a un accordo sul regolamento concernente l’iniziativa dei cittadini. Tale regolamento è un grande risultato che rafforza i principi della democrazia nell’Unione europea. Il diritto di avviare il processo legislativo conferito a un milione di cittadini stimolerà l’interesse per le politiche europee e la partecipazione in tali politiche. È molto importante che il Parlamento sia riuscito a semplificare le procedure per sottoporre e organizzare iniziative. Un’iniziativa avrà successo soltanto se sarà facilmente attuabile e accessibile a tutti. Dovrà essere chiara e comprensibile e i cittadini dovranno essere in grado di parteciparvi e desiderosi di farlo. D’altro canto, è anche necessario garantire trasparenza nell’organizzazione e nel finanziamento dell’iniziativa e l’iniziativa dovrà restare un’espressione dei cittadini stessi, anziché di gruppi politici o di altra natura. Credo che il testo finale del regolamento sul quale voteremo domani contribuirà a garantire tale equilibrio. Uno degli obiettivi del trattato di Lisbona è avvicinare i cittadini all’Europa e l’iniziativa dei cittadini contribuirà a conseguire tale obiettivo istituendo questa nuova forma unica di partecipazione dei cittadini alla politica.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D), per iscritto. – (CS) Definire le condizioni per il funzionamento dell’iniziativa dei cittadini europei è stato un processo di negoziazione e compromesso complesso che ha comportato molti dibattiti in Parlamento, Commissione e Consiglio. Il settore non profit è stato coinvolto anch’esso. Durante la discussione sono emersi alcuni ambiti problematici, come per esempio il modo per mantenere la dimensione europea dell’iniziativa, la trasparenza, il metodo per la raccolta delle firme e altre questioni procedurali. Tuttavia, l’aspetto più importante è l’approccio generale all’iniziativa dei cittadini. Se vogliamo sfruttare al meglio questa nuova risorsa, non dobbiamo avere paura di porre termine al dibattito aperto e tradurlo effettivamente nel concreto. Certo vi saranno lo spettro populista e altre questioni spinose, ma proprio per questo sarà così importante disporre del processo di registrazione di un’iniziativa prima che si raccolgano le firme. Il processo valuterà se le proposte rispettano i valori fondamentali dell’Unione europea. In quanto relatrice ombra della commissione per la cultura e l’istruzione, apprezzo il compromesso raggiunto, specialmente la riduzione del numero minimo di paesi necessario per la registrazione di un’iniziativa a un quarto degli Stati membri e il fatto che il Parlamento europeo svolgerà un ruolo attivo nell’audizione pubblica delle proposte di iniziativa accolte. Ovviamente, sono del parere che anche i rappresentanti eletti debbano avere l’opportunità di partecipare all’organizzazione delle iniziative. Credo fermamente che l’iniziativa dei cittadini europei in futuro diverrà una vera espressione della cittadinanza europea.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK
Presidente

 

7. Turno di votazioni
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  Presidente . – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.

(Per i risultati dettagliati della votazione vedasi processo verbale)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE) . – (FR) Signor Presidente, desidero intervenire, ai sensi degli articoli 146 e 148 del regolamento interno,in merito al multilinguismo e al suo deterioramento all’interno del Parlamento europeo.

Approfitto del fatto che la risoluzione sul programma di lavoro della Commissione europea, insieme agli emendamenti dal 19 al 28 non sono ancora stati tradotti in francese, alle 12:40, per farvi notare l’inaccettabile stato di deterioramento del multilinguismo in seno al Parlamento europeo.

(Applausi)

 
  
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  Presidente . – La ringrazio. In futuro lo terremo a mente e presteremo attenzione a questioni rilevanti come questa.

 

7.1. Attivazione dello strumento di flessibilità a favore del programma per l’apprendimento permanente, del programma per la competitività e l’innovazione e per la Palestina (A7-0367/2010, Reimer Böge) (votazione)

7.2. Progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2011 quale modificato dal Consiglio (votazione)
 

– Prima della votazione sull’emendamento n. 13:

 
  
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  Martin Schulz (S&D) . – (DE) Signor Presidente, a nome del mio gruppo, vorrei chiarire la nostra posizione in merito all’emendamento 13. L’emendamento in questione è stato presentato alla commissione per i bilanci a nome del nostro gruppo dal mio collega, l’onorevole Färm. Noi non l’abbiamo ripresentato, ma lo ha fatto il gruppo Verde/Alleanza libera europea con 40 firme. Noi ci asterremo dalla votazione relativa a questo emendamento, sebbene io abbia comunque raggiunto un’intesa con i Verdi e siamo esattamente dello stesso parere. Dal momento che il mio gruppo ha deciso di non presentare altri emendamenti, ci asterremo dalla votazione. Vorrei chiarire, comunque, che sosteniamo l’imposta sulle operazioni finanziarie e ci auguriamo che, nel prossimo futuro, i membri dall’altra parte dell’Assemblea ci sosterranno con il loro voto.

 

7.3. Posizione del Parlamento sul nuovo progetto di bilancio 2011 quale modificato dal Consiglio (A7-0369/2010, Sidonia Elżbieta Jędrzejewska i Helga Trüpel) (votazione)
 

–Prima della votazione:

 
  
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  Sidonia Elżbieta Jędrzejewska (PPE) . – (PL) Signor Presidente, ritengo che gli onorevoli parlamentari meritino una spiegazione. Voteremo il progetto presentato dal Consiglio, senza alcuna modifica, perché coincide perfettamente con la posizione adottata dalla commissione per i bilanci la settimana scorsa. È il risultato di lunghi negoziati durati 10 mesi.

Colgo l’occasione per ringraziare in particolare i relatori specializzati delle commissioni del Parlamento europeo. Vi ringrazio per la fiducia e il sostegno che ci manifestate continuamente e per aver reso possibile l’adozione odierna, da parte del Parlamento, del bilancio 2011, che potrà così entrare in vigore all’inizio di gennaio del prossimo anno.

 
  
 

– Dopo la votazione:

 
  
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  Olivier Chastel, Presidente in carica del Consiglio. (FR) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, il Parlamento ha infine approvato la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio 2011 senza alcun emendamento. È chiaro che non posso che essere lieto, a nome del Consiglio, che si sia raggiunto un accordo comune sul bilancio 2011.

(Applausi)

 
  
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  Presidente . – Vi prego di prestare attenzione a questo intervento, poiché è importante. Per la prima volta nella storia, abbiamo applicato la procedura indicata nel trattato di Lisbona. L’anno scorso, avevamo seguito una procedura semplificata. Oggi abbiamo quindi seguito per la prima volta la procedura completa prevista dal trattato di Lisbona e desidero, al proposito, fare la seguente dichiarazione. Il Parlamento europeo ha adottato la posizione del Consiglio del 10 dicembre 2010 sul progetto generale di bilancio presentato dalla Commissione il 26 novembre 2010. La procedura di bilancio è stata completata ai sensi dell’articolo 314 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. In conformità con questo articolo, e in particolare con il punto 4 bis, dichiaro che il bilancio per l’anno 2011 è stato adottato in via definitiva e mi appresto a firmare ufficialmente il documento.

 
  
 

Onorevoli colleghi, vorrei infine ringraziare e congratularmi con tutti i 27 colleghi del comitato di conciliazione del Parlamento europeo per il loro duro lavoro e per aver raggiunto un risultato positivo.

Invito ad avvicinarsi per una foto i tre attori principali: Alain Lamassoure, presidente della commissione per i bilanci, e i due relatori, gli onorevoli Jędrzejewska e Trüpel.

(Applausi)

Permettetemi di esprimere la mia gratitudine alla Presidenza del Consiglio, la Presidenza belga, per la grande collaborazione e per il suo operato, e in particolare il Primo ministro Leterme e il Sottosegretario di Stato Wathelet,, che non sono presenti qui oggi, per l’intenso lavoro svolto a nome della Presidenza belga.

Ringrazio anche il Presidente della Commissione Barroso, che oggi non è presente, e il Commissario Lewandowski per aver preparato il bilancio e per aver facilitato l’accordo odierno. Vi pregherei adesso di avvicinarvi per la foto.

(Applausi)

 

8. Consegna del Premio Sacharov (seduta solenne)
Video degli interventi
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  Presidente . Signor Presidente in carica Chastel, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, signora Ashton, onorevoli deputati,

 
  
 

(PL) Il Premio Sacharov rappresenta il Parlamento europeo nella sua lotta a favore del rispetto dei diritti umani nel mondo. La sedia vuota al centro dell’Aula testimonia la necessità di questa lotta, nonché il bisogno di prestare attenzione agli esempi più eclatanti delle persone che oggi, in giro per il mondo, lottano per la libertà di espressione. Ho scritto al Presidente di Cuba, chiedendogli di permettere al signor Fariñas di raggiungerci a Strasburgo ma, purtroppo, non è servito a raggiungere il risultato sperato. Anche a Oslo, venerdì, c’era una sedia vuota, riservata al dissidente cinese vincitore del premio Nobel per la pace, ora in carcere, Liu Xiaobo. In precedenti occasioni, altri vincitori del Premio Sacharov– il cinese Hu Jia e le cubane “Damas de blanco” – non hanno avuto la possibilità di ritirare il premio di persona. Oleg Orlov, che ha ricevuto il Premio Sacharov l’anno scorso a nome di Memorial, non è presente qui oggi, nonostante fosse stato invitato alla cerimonia.

Onorevoli deputati, il premio è stato assegnato a Guillermo Fariñas per la sua lotta volta a ripristinare la libertà di espressione a Cuba. Per anni, si è opposto attivamente alla censura ha rischiato la vita e la salute, ricorrendo 23 volte allo sciopero della fame e ha trascorso 11 anni in prigione. Recentemente, durante uno sciopero della fame, ha quasi rischiato la morte, ma solo allora sono stati liberati alcuni membri dell’opposizione e alcuni prigionieri di coscienza a Cuba. Gran parte del merito va, in questo caso, alla Chiesa cattolica. Come succedeva un tempo nel mio paese, la Chiesa sta svolgendo il ruolo delle istituzioni della società civile per la popolazione di Cuba. Purtroppo, 11 persone sono ancora detenute in carcere e, tra queste, vi sono i mariti di alcune delle “Damas de blanco”. Qui e ora, a nome di tutti noi, lancio un appello per il loro immediato rilascio.

(Vivi e prolungati applausi)

Riprendo le parole della risoluzione che abbiamo adottato in marzo, in cui richiediamo all’Alto rappresentante e al vicepresidente della commissione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e al Commissario per la cooperazione internazionale di organizzare immediatamente un dialogo con la società civile cubana e con coloro che sostengono una transizione pacifica a Cuba. Oggi dobbiamo affrontare un dibattito sulla relazione Andrikienė sui diritti umani nel mondo 2009 e la relativa politica europea. Riusciremo, quindi, a capire quali sono i piani della baronessa Ashton per irrobustire la politica per i diritti dell’uomo dell’Unione.

Onorevoli parlamentari, nonostante persone come Guillermo Fariñas siano ancora perseguitate e imprigionate, le loro voci non possono essere messe a tacere. Il ruolo del Parlamento europeo e il ruolo di tutti noi è di dare forza a quelle voci. Pertanto,, sono estremamente lieto di informarvi che tra poco ascolteremo un breve messaggio registrato dal vincitore del Premio Sacharov di quest’anno, Guillermo Fariñas, al momento della consegna del certificato al vincitore. Purtroppo, sarò costretto a porre il certificato su una sedia vuota, ma mi auguro che mi permettiate, a nome di tutti noi, di augurare al vincitore molta forza e salute, di avere successo nella sua lotta per la libertà e, infine, di potersi recare qui, al Parlamento europeo, in futuro per ricevere personalmente questo certificato e il premio. Molte grazie.

(Vivi e prolungati applausi)

 
  
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  Guillermo Fariñas (PPE) . – (ES) Messaggio al Parlamento europeo, Santa Clara, 14 dicembre 2010.

Signor Presidente del Parlamento europeo, signor Buzek,

vicepresidenti e onorevoli membri di questo foro multinazionale e democratico,

purtroppo, per amore di quella tolleranza, tanto necessaria su questo nostro pianeta tormentato, non posso essere presente tra voi in qualità di rappresentante del popolo cubano in rivolta e dei cittadini cubani che non hanno più paura del governo totalitario che ci reprime ignobilmente da 52 anni e la cui vittima più recente è il martire Orlando Zapata Tamayo.

Sfortunatamente per i cattivi governanti della nostra terra natale, il fatto che io non possa lasciare o far ritorno volontariamente nell’isola in cui sono nato è di per sé la prova inconfutabile che, purtroppo, niente è cambiato nel sistema autocratico che governa il mio paese.

Nelle menti degli attuali governanti cubani, noi cittadini cubani siamo come gli schiavi da cui io discendo, rapiti dall’Africa e portati nelle Americhe con la forza. Affinché io, o un qualsiasi altro cittadino, possa viaggiare all’estero, ho bisogno della Carta de Libertad, ovvero la carta della libertà, proprio come gli schiavi: solo che oggi si chiama Carta Blanca, ovvero carta bianca.

Mi auguro vivamente che voi non vi lasciate ingannare dal canto delle sirene di un regime crudele, che pratica una forma di “comunismo selvaggio”, la cui unica aspirazione, oltre a fingere di apportare apparenti cambiamenti economici, è che l’Unione europea e il Parlamento europeo revochino la posizione comune e che permettano al regime di tratte beneficio dai prestiti e dagli investimenti utilizzati per aiutare i paesi del Terzo mondo, in conformità con gli accordi di Cotonou.

Tra di voi saranno sicuramente seduti degli ex prigionieri politici o di coscienza recentemente rilasciati dal “comunismo selvaggio”. Sarebbe un errore pensare che siano stati liberati, poiché loro e le rispettive famiglie subiscono un “esilio psicologico”, dato che i loro cari sono stati ricattati dal governo neostalinista cubano.

Noi oppositori pacifici residenti a Cuba affrontiamo con stoicismo e razionalità le difficoltà materiali e spirituali cui siamo sottoposti, oltre a rischiare di perdere la nostra libertà e persino le nostre vite, facendo parte della fascia più svantaggiata della popolazione. Qui, a Cuba, soffriamo tutti, ma non ci lamentiamo. Per questo ci auguriamo di poter contare sul vostro sostegno.

Onorevoli membri del Parlamento europeo, vi chiedo di non cedere alle richieste dell’élite cubana al potere, a meno che non vengano rispettati le seguenti cinque condizioni:

Primo: continuare a liberare, senza poi esiliare, tutti i prigionieri politici e di coscienza e impegnarsi pubblicamente a non incarcerare mai gli oppositori politici non violenti.

Secondo: porre fine immediatamente alle violenze e alle minacce cui sono sottoposti gli oppositori pacifici all’interno del paese, perpetrate dai seguaci militari e paramilitari del regime.

Terzo: annunciare che saranno vagliate e abrogate tutte le leggi cubane che contravvengono alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Quarto: fornire i mezzi, su base quotidiana, per la formazione di partiti politici di opposizione, mezzi di comunicazione non subordinati al sistema socialista statale, sindacati indipendenti e altri organismi sociali pacifici.

Quinto: accettare pubblicamente che tutti i cubani che vivono nella diaspora abbiano il diritto di prendere parte alla vita culturale, economica, politica e sociale di Cuba.

In questo momento cruciale per la storia del mio paese, voi e tutti gli uomini di buona volontà del mondo dovete prestare attenzione alle rivolte sociali e alle proteste scoppiate all’interno del paese a causa della frustrazione di fronte alla prepotenza di un governo che potrebbe dare l’ordine di assassinare i miei compatrioti.

Prego Dio affinché non scoppi un’inutile guerra civile tra cubani, dovuta a un cieco rifiuto ad accettare che il modello politico del socialismo di Stato sia già fallito in passato e continui a essere un fallimento in qualsiasi luogo in cui si sia tentato di introdurlo, come riconosciuto di fronte alla stampa straniera dallo storico leader di quella che è stata definita erroneamente la rivoluzione cubana.

Gli anziani governanti di Cuba, nel disprezzare quotidianamente chi governano, si rifiutano si capire che dovrebbero essere al servizio dei cittadini funzionari e che, in virtù di questo ruolo, dovrebbero offrire ai loro compatrioti la possibilità di sostituirli o di sostenerli. Nessun governante dovrebbe cercare di farsi servire da coloro che governa, come avviene a Cuba.

Insieme alle mie sorelle e ai miei fratelli di lotta che condividono gli stessi ideali democratici, insieme a coloro che sono ancora in carcere, a coloro che sembrano godere di una libertà apparente per le strade e a coloro che sono partiti per affrontare un duro esilio, continuerò la nostra lotta ad armi impari e non violenta contro gli oppressori castristi e, con l’aiuto di Dio, vinceremo la battaglia senza spargimenti di sangue.

Io ed i miei compagni dissidenti eliminiamo sempre dalla nostra anima qualsiasi rancore nei confronti dei nostri avversari politici. Durante questa lotta ho imparato a lasciarmi guidare dalle parole del primo dissidente conosciuto, Gesù Cristo: “Amate i vostri nemici”, e questo mi rende un essere umano migliore e pronto ad affrontare il compito di ricostruire il mio paese.

Ringrazio il Parlamento europeo per non aver abbandonato il popolo cubano nella sua lotta cinquantenaria per la democrazia. Accetto il Premio Andrei Sacharov 2010 per la libertà di coscienza che mi è stato assegnato, perché mi sento di rappresentare una piccola parte dello spirito ribelle che anima il popolo al quale sono orgoglioso di appartenere.

Ringrazio di cuore voi, onorevoli membri del Parlamento europeo, perché con questo gesto dimostrate di non aver dimenticato la nostra sofferenza e avvicinate la luce della libertà al mio paese.

Voglia Dio che presto Cuba veda la riconciliazione tra i Suoi figli e che il paese sia benedetto con la democrazia.

Guillermo Fariñas Hernández

Laureato in psicologia

Bibliotecario e giornalista indipendente, per tre volte prigioniero politico

(Applausi)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS
Vicepresidente

 

9. Turno di votazioni (proseguimento)
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  Nicole Sinclaire (NI) . (EN) Signor Presidente, oltre a congratularmi vivamente con il signor Fariñas per aver vinto il premio e fargli i miei più sentiti auguri, vorrei ricordare al Parlamento che, un anno fa, erano qui presenti dei rappresentanti di Memorial, che si sono meritati allo stesso modo il premio. Da allora, due di loro sono stati arrestati, mentre la Russia si è aggiudicata la prestigiosa Coppa del mondo di calcio del 2018, superando cinque paesi dell’Unione europea.

Perché il Parlamento europeo non ha espresso la sua preoccupazione? Se questo premio ha un qualche valore, allora dovete prendere una posizione contro tali violazioni dei diritti dell’uomo.

 

9.1. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: Noord Holland ICT, Paesi Bassi (A7-0353/2010, Barbara Matera) (votazione)

9.2. Legge applicabile al divorzio e alla separazione personale (A7-0360/2010, Tadeusz Zwiefka) (votazione)
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Tadeusz Zwiefka, relatore. – (PL) Signor Presidente, un paio di mesi fa, il Parlamento europeo ha espresso, per la prima volta, il suo consenso al Consiglio per mettere in moto una procedura di cooperazione rafforzata. Per la prima volta nella storia dell’Unione europea. Si tratta di un passo estremamente importante, che getta delle basi completamente nuove per la cooperazione tra un gruppo di Stati membri dell’Unione europea in situazioni in cui non è possibile raggiungere il consenso tra tutti e 27 gli Stati membri. Una decisione, questa, molto importante e oggi abbiamo avuto la conferma che tale procedura funziona bene.

Vorrei esprimere i miei più sentiti ringraziamenti al Consiglio, in particolare per la posizione adottata nel contesto del suo lavoro con il Parlamento europeo, che è un esempio di perfetta cooperazione interistituzionale. Durante la stesura della risoluzione, il Parlamento si è limitato ad assumere il ruolo di organo consultivo, mentre gli incontri frequenti e la decisione del Consiglio di includere nel documento finale tutte le proposte presentate dal Parlamento europeo e votate dalla commissione giuridica sono un dato incoraggiante e promettente per il futuro della procedura di cooperazione rafforzata. Ringrazio anche il Consiglio per aver sostenuto con convinzione la nostra proposta di effettuare una rapida revisione del regolamento Bruxelles II bis, essenziale per trovare delle soluzioni dettagliate, per esempio, su questioni relative alla necessità di una norma sul forum necessitatis. Tale norma permette agli Stati membri di essere sicuri del funzionamento dei sistemi giuridici interni e, al contempo, offre ai cittadini la speranza di poter, in futuro, scegliere liberamente non solo la legge applicabile, ma anche il foro competente. Vorrei anche ringraziare i relatori ombra della commissione giuridica e i relatori delle commissioni a cui è stato chiesto un parere.

 

9.3. Agenzie di rating del credito (A7-0340/2010, Jean-Paul Gauzès) (votazione)
 

- Prima della votazione sull’emendamento n. 81:

 
  
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  Jean-Paul Gauzès, relatore.(FR) Signor Presidente, questo emendamento è di natura puramente tecnica e ha l’unico scopo di prendere in considerazione la data in cui entrerà in vigore il regolamento che stabilisce l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e il fatto che tale regolamento potrà entrare in vigore solo in una data successiva.

Di conseguenza, dovremmo adattare un considerando e un articolo del testo che voteremo. Nel considerando 22, dovremmo eliminare la seconda frase e suggerisco, inoltre, di stralciare anche la seconda frase del secondo articolo. Questo emendamento orale è stato oggetto di un elemento di informazione e di un accordo tra i diversi gruppi che hanno firmato l’accordo di compromesso. Il testo che voteremo oggi completa il regolamento delle agenzie di rating del credito e rientra nella politica dell’Unione europea mirata a migliorare la gestione dei servizi finanziari.

Colgo quest’occasione per ringraziare il Commissario Barnier e la Presidenza belga per l’impegno dimostrato su questa questione.

 
  
 

(L’Assemblea manifesta il suo assenso alla presentazione dell’emendamento orale)

 

9.4. Abrogazione delle direttive relative alla metrologia (A7-0050/2010, Anja Weisgerber) (votazione)

9.5. Iniziativa dei cittadini (A7-0350/2010, Zita Gurmai/Alain Lamassoure) (votazione)

9.6. Presentazione del Programma di lavoro della Commissione per il 2011 (B7-0688/2010) (votazione)
  

- Prima della votazione sull’emendamento n. 7:

 
  
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  Doris Pack (PPE) . – (DE) Signor Presidente, vorrei che venisse riformulata la parte finale dell’emendamento. La formulazione della frase non è adeguata e vorrei proporre la seguente alternativa:

L'iniziativa “Gioventù in movimento” sottolinei l'importanza di tali programmi.

 
  
 

(L’Assemblea manifesta il suo assenso alla presentazione dell’emendamento orale)

- Prima della votazione sull’emendamento n. 14:

 
  
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  József Szájer (PPE) . (EN) Signor Presidente, vorrei semplicemente comunicarvi che desideriamo ritirare l’emendamento 14.

 
  
 

- Prima della votazione sull’emendamento n. 16:

 
  
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  Hannes Swoboda (S&D) . – (DE) Signor Presidente, intervengo in merito all’Unione per il Mediterraneo. Sappiamo che attualmente attraversa un fase di stallo e desideriamo ridarle vita. La formulazione scelta non esprime questo concetto in modo sufficientemente chiaro, quindi vorremmo aggiungere il testo seguente:

L’impasse in cui si trova attualmente l’Unione per il Mediterraneo.

(DE) Sono cosciente che si crei una contraddizione. Forse sarebbe possibile riformulare la frase in altro modo, ma noi proponiamo il seguente:

L’impasse in cui si trova attualmente l’Unione per il Mediterraneo.

 
  
 

(L’Assemblea respinge la presentazione dell’emendamento orale)

 

9.7. Il futuro del partenariato strategico UE-Africa alla vigilia del terzo vertice UE-Africa (B7-0693/2010) (votazione)
  

- Prima della votazione sul paragrafo 8:

 
  
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  Michael Gahler (PPE).(DE) Signor Presidente, intervengo solo per correggere un nome a cui si fa riferimento nel testo. La corretta dicitura è: iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive. Invece, il testo riportava un errore.

 
  
 

(L’Assemblea respinge la presentazione dell’emendamento orale)

 
  
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Paul Rübig (PPE) . – (DE) Signor Presidente, potrebbe comunicarci il nome della persona, nel segretariato, responsabile per l’assegnazione dei posti a sedere e indicarci se è presente in Aula?

 
  
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  Presidente . Mi risulta che siano i gruppi politici in plenaria ad occuparsi dell’assegnazione dei posti a sedere.

 

9.8. Diritti fondamentali nell’Unione europea (2009) - Applicazione effettiva dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona (A7-0344/2010, Kinga Gál) (votazione)

9.9. Effetto della pubblicità sul comportamento del consumatore (A7-0338/2010, Philippe Juvin) (votazione)

9.10. Piano d’azione per l’efficienza energetica (A7-0331/2010, Bendt Bendtsen) (votazione)

10. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, le numerose dichiarazioni di voto ci impongono un rispetto estremamente rigoroso dei tempi. Dopo un minuto sarò costretto a interrompervi. Mi scuso, ma non si può fare altrimenti.

 
  
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

Progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2011 quale modificato dal Consiglio

 
  
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  Ashley Fox (ECR). - (EN) Signor Presidente, voglio spiegare le motivazioni del mio voto contrario sul bilancio 2011. Ritengo che in un periodo di austerità l’Unione europea dovrebbe dare prova di moderazione e dovremmo ridurre le nostre spese, non aumentarle. A mio avviso è deplorevole che la Commissione abbia proposto inizialmente un aumento del 6 per cento e che il Parlamento abbia sostenuto questa proposta.

Il Primo ministro britannico, David Cameron, ha svolto un grande lavoro abbassando la percentuale di incremento al 2,9 per cento ma sappiamo che si è trattato di un compromesso. I conservatori britannici non sono molto soddisfatti di questo compromesso e sono fiero di aver votato contro gli eccessi dell’Unione europea.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE). - (FI) Signor Presidente, è significativo che per la prima volta il Parlamento abbia avuto l’opportunità di approvare il bilancio. Nella conseguente politica di bilancio ritengo che il Parlamento debba garantire alcune priorità, ovvero l’aumento della capacità contributiva dell’Unione europea, un bilancio capace di promuovere l’efficienza materiale e la politica sul cambiamento climatico attraverso politiche selezionate autonomamente e il conseguente raggiungimento della strategia Europa 2020 e di un’economia più sostenibile.

 
  
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  Syed Kamall (ECR). - (EN) Signor Presidente, come molti altri conservatori britannici, condivido la preoccupazione dell’onorevole Fox.

In un periodo di austerità, in cui i governi dell’Unione europea – e in realtà i governi di tutto il mondo – sono impegnati a tirare la cinghia e contenere le spese, come possiamo permetterci di chiedere ai contribuenti un aumento delle tasse? Di sicuro questo è il momento in cui dobbiamo stringere la cinghia e dare l’esempio. Non avremmo dovuto chiedere un aumento e neppure un congelamento, bensì una riduzione del bilancio dell’Unione europea; in questo modo la classe politica guadagnerebbe credibilità agli occhi dei contribuenti all’interno dell’Unione, che si sentirebbero compresi in questo momento particolarmente difficile e non guarderebbero a noi come a un’élite al potere senza riguardo per le persone che ci hanno votato.

 
  
  

Relazione Jędrzejewska e Trüpel (A7-0369/2010)

 
  
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  Peter Jahr (PPE). (DE) Signor Presidente, il diritto di redigere il bilancio è uno dei diritti principali di un parlamento e questo vale anche per il Parlamento europeo. Responsabilità, fiducia e partenariato sono i tre aspetti caratteristici della cooperazione tra il Parlamento, la Commissione e il Consiglio. Il processo di consultazione sul bilancio 2011 non ha contribuito a creare un clima di fiducia e invito quindi la Commissione e in particolare il Consiglio a rispettare i diritti del Parlamento europeo, poiché, come ho già detto, il diritto di redigere il bilancio è uno dei diritti principali del Parlamento europeo.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). - (EN) Signor Presidente, ieri mi sono chiesto se non fossi per caso precipitato in un tunnel spazio-temporale tornando indietro nel tempo fino agli anni Settanta; oggi mi chiedo se mi trovo nel 1770.

Vorrei citare un commento di Thomas Jefferson riguardo al governo distante. Egli disse: “A una tale distanza e da sotto gli occhi degli elettori i governanti devono per necessità tendere alla corruzione, al saccheggio e allo sperpero”. È una descrizione perfetta di quello che sta succedendo al bilancio dell’Unione europea, che presenta conti non approvati, un’errata allocazione delle risorse e cifre in costante aumento, nonostante i tentativi dei 27 Stati membri di contenere le spese. Ecco cosa succede quando c’è uno scollamento tra tassazione, rappresentanza e spesa, e quando l’Unione europea si attende solo elogi per il denaro che spende e nessuna critica per il denaro che riscuote.

L’unico modo per riallineare queste cifre all’opinione pubblica è ripristinare la responsabilità in materia di bilancio nei parlamenti e nei parlamentari nazionali che devono rendere conto ai loro elettori, ovvero i loro contribuenti.

 
  
  

Relazione Gauzès (A7-0340/2010)

 
  
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  Cristiana Muscardini (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo favorevoli al provvedimento e ringraziamo il relatore, che è stato molto puntuale.

Riteniamo che questo lavoro debba però imporre alle istituzioni europee di continuare in futuro a monitorare gli sviluppi di questa nuova disciplina, perché nel passato, purtroppo, troppe volte sono accadute situazioni poco chiare, che hanno influito negativamente sul sistema finanziario a danno delle imprese e dei risparmiatori.

Un nuovo sistema europeo per le agenzie e il controllo di tutte le autority delle banche centrali, affinché i rating siano, rispondano efficacemente al sistema finanziario moderno e utile ai cittadini è per noi estremamente importante.Per cui ringrazio il relatore.

 
  
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  Peter Jahr (PPE).(DE) Signor Presidente, la domanda è: chi sorveglia le autorità di vigilanza? Persino gli arbitri di calcio sono sottoposti a procedure di controllo o approvazione e se questo vale per il calcio, deve sicuramente valere anche per i mercati finanziari. Il processo di valutazione della capacità di credito e della solidità dei prodotti finanziari, delle banche e perfino di interi paesi è stato affidato alle agenzie di rating del credito. Quando però queste agenzie detengono il monopolio e riescono a eludere qualsiasi tipo di sorveglianza diventano divinità da venerare. Dobbiamo impedire che questo accada. La Bibbia dice: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Questa relazione tenta di accomodare la situazione introducendo la sorveglianza per le agenzie di rating del credito. Al momento opportuno il Parlamento deve chiedersi se questi provvedimenti hanno prodotto risultati concreti.

 
  
  

Relazione Jędrzejewska e Trüpel (A7-0369/2010)

 
  
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  Barbara Matera (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la votazione di quest'oggi sul bilancio 2011 sancisce la chiusura di una procedura nuova, allo stesso tempo sofferta, ma che ha dato prova di responsabilità e concretezza da parte delle autorità di bilancio.

Si tratta di una soluzione di compromesso che ha comportato rinunce sia da parte del Parlamento che da parte del Consiglio, ma che ha scongiurato un sistema di dodicesimi che avrebbe determinato gravi conseguenze sul finanziamento dei programmi comunitari.

Questo Parlamento è soddisfatto degli obiettivi raggiunti. Tuttavia, punta il dito su chi ha fatto fallire l'accordo sul programma ITER e sulla flessibilità. L'Unione, infatti, perde credibilità nei confronti dei partner internazionali, rischiando di non finanziare gli impegni presi e non soddisfare i nuovi ambiti di azione derivanti da Lisbona.

A partire da gennaio 2011, bisogna dunque fissare delle priorità e renderle sostenibili finanziariamente per gli anni futuri.

 
  
  

Relazione Weisgerber (A7-0050/2010)

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la necessità di ammodernare i sistemi di misurazione migliorando nel contempo la regolamentazione spinge ad abrogare direttive europee in materia di metrologia.

Sono convinto anch'io che questo sia il primo passo per avviare una radicale e più puntuale riforma in questa materia. Non vi è parimenti dubbio che vi sia la necessità di accordare una tempistica sufficiente per consentire a tutti i paesi membri di valutare gli effetti che l'abrogazione di queste normative determinerà sulla propria legislazione e per provvedere ad eventuali correttivi.

Infine, la scelta dell'abrogazione delle varie direttive risponde perfettamente a quell'esigenza, particolarmente sentita in tutti i comparti, di una maggiore semplificazione. Speriamo però che il rimedio non sia peggiore del male.

 
  
  

Relazione Gurmai e Lamassoure (A7-0350/2010)

 
  
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  Clemente Mastella (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il trattato di Lisbona ha introdotto una fondamentale innovazione nel funzionamento democratico dell'Unione, prevedendo questo nuovo strumento concreto per la partecipazione civile al dibattito e alla costruzione europea.

L'iniziativa dei cittadini europei introduce, infatti, un nuovo concetto di democrazia transnazionale e apporta all'Unione europea una nuova forma di democrazia partecipativa. Tutti i nostri cittadini potranno rivolgersi direttamente alla Commissione europea affinché presenti un atto legislativo.

Accogliamo con favore la proposta della Commissione, in quanto il coinvolgimento della società civile e la formulazione di politiche nell'elaborazione di decisioni rafforza la legittimità democratica delle nostre istituzioni e avvicina l'Unione europea ai suoi cittadini.

 
  
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  Oriol Junqueras Vies (Verts/ALE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto esprimere la mia [ ] nella commissione per la cultura e l'istruzione, lamentando nel contempo che questo Parlamento non abbia votato due questioni che ritengo fondamentali: il diritto dei giovani di età superiore a 16 anni a firmare questa iniziativa e il voto dei residenti.

Sappiamo che queste iniziative non sono previste dal trattato di Lisbona e queste sono alcune delle ragioni per le quali ci siamo opposti a questo trattato.

 
  
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  Jens Rohde (ALDE).(DA) Signor Presidente, oggi il partito liberale danese ha votato a favore dell’iniziativa dei cittadini che incoraggia la partecipazione dei cittadini e renderà quindi l’Unione europea molto più accessibile. Il Parlamento ha stabilito una serie di condizioni standardizzate che mirano a garantire l’accessibilità dell’iniziativa dei cittadini, indipendentemente dallo Stato membro in questione, e la semplicità di utilizzo di questo strumento. I cittadini devono provenire da almeno un quarto degli Stati membri; il numero minimo in ciascuno Stato membro deve essere pari, moltiplicato per 750, dei membri del Parlamento europeo eletti in quello Stato membro; e i cittadini devono avere raggiunto l’età minima alla quale acquisiscono il diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo. Riteniamo che queste condizioni siano fondamentali in quanto conferiscono all’iniziativa dei cittadini la validità necessaria per essere percepita come un reale contributo allo sviluppo della democrazia.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, vorrei pronunciarmi in merito all’iniziativa dei cittadini. È vero, con il trattato di Lisbona abbiamo ottenuto una nuova iniziativa che favorisce la partecipazione democratica dei nostri cittadini. Quando un milione di cittadini firma una petizione, la Commissione la accoglie e poi cosa succede? La cosa finisce lì? A mio avviso si tratta di un’ottima iniziativa, ma dobbiamo riflettere su come portarla avanti.

Premetto che i nostri cittadini possono partecipare al processo democratico principalmente attraverso il voto alle elezioni; in questo modo possiamo approfondire le questioni che stanno più a cuore alle persone. Se da un lato quindi questa iniziativa vedrà un maggiore coinvolgimento dei cittadini, dall’altro mi rendo conto che potrebbe portare a una situazione in cui la Commissione semplicemente risponde alle iniziative senza raggiungere risultati concreti. Dobbiamo quindi rivalutare come possiamo realmente favorire la partecipazione dei cittadini al processo politico decisionale.

 
  
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  Morten Løkkegaard (ALDE).(DA) Signor Presidente, rispetto a quanto è stato già detto sul sostegno del partito liberale danese, vorrei aggiungere che, come si è detto, ci troviamo di fronte a un’iniziativa estremamente importante. Si tratta di un esperimento che, a mio avviso, necessita di essere monitorato da vicino e seguito anche dopo i tre anni previsti per l’iniziativa. Dobbiamo capire se si tratta davvero di un’iniziativa dei cittadini o – permettetemi l’espressione – di una strumentalizzazione per raggiungere altri fini. Affinché l’iniziativa abbia successo, come tutti ci auguriamo, è fondamentale che gli attori di questa iniziativa siano semplicemente i cittadini. A questo proposito, vorrei anche aggiungere che spero personalmente che i cittadini vorranno sollevare alcune questioni progressiste, costruttive e positive riguardo al progetto dell’Unione di modo che un’iniziativa di questo tipo non venga ancora una volta monopolizzata dal partito del “no”.

 
  
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  Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito con molta attenzione la procedura legislativa per l'iniziativa popolare europea e sono contenta, anche sulla base delle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione, che tra un anno potranno essere lanciate le prime raccolte delle firme.

Sono tra l'altro orgogliosa di poter annunciare al Parlamento europeo che in Italia, all'indomani dell'approvazione della scandalosa direttiva sulla sperimentazione degli animali, è nato un movimento trasversale di cittadini, associazioni e comitati che durante quest'anno non resteranno in attesa ma lavoreranno per preparare una proposta per la Commissione. Una proposta per dare all'Unione europea una legislazione moderna e civile e che sancisca un "no" alla sperimentazione sugli animali, pratica cruenta e scientificamente inefficace, e imprima un forte impulso ai metodi alternativi.

Il "no" alla vivisezione deve rappresentare un obiettivo dell'Unione europea in quanto è un desiderio dei cittadini.

 
  
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  Ashley Fox (ECR). - (EN) Signor Presidente, riconosco l’utilità dell’iniziativa dei cittadini come strumento di dialogo diretto con la Commissione. Resta però da vedere quale sarà la reazione della Commissione di fronte alle proposte non gradite.

Prevedo che saranno presentate alla Commissione numerose iniziative affinché questa raddoppi i suoi sforzi e ci sia più Europa, alle quali la Commissione reagirà senza dubbio con entusiasmo.

Come reagirà però di fronte alle proposte che chiedono meno Europa o un’Europa che lavori meglio, che spenda meno o forse a una dichiarazione che sancisce che non ci sarà mai una tassazione europea? Sono ansioso di vedere la reazione della Commissione a queste proposte. Le tratterà con il dovuto rispetto? Se darà una risposta solo alle proposte che le vanno a genio, quest’iniziativa sarà stata inutile.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(GA) Signor Presidente, sono lieto di aver votato a favore di queste proposte e ritengo che i relatori abbiano svolto un ottimo lavoro, non solo per l’Unione europea ma per tutti i nostri cittadini.

(EN) Sebbene l’iniziativa dei cittadini costituisca un tassello fondamentale del trattato di Lisbona, approvato in Irlanda poco più di un anno fa, per diverso tempo è sembrato che l’intero processo fosse ostacolato da complicazioni e norme. Grazie al lavoro svolto dai relatori, il processo è stato semplificato ed è encomiabile l’idea che sia un comitato composto di sette persone provenienti da sette paesi diversi ad avviare il processo. Questa e altre iniziative permetteranno di sviluppare le tematiche che stanno realmente a cuore ai cittadini da un lato e dall’altro di contrastare gli interessi personali.

(GA) Vorrei concludere con un proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Noi abbiamo cominciato bene.

 
  
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  Nicole Sinclaire (NI). - (EN) Signor Presidente, non è questa una vera beffa alla democrazia? È davvero deplorevole che non abbiate voluto ascoltare il popolo europeo prima di attuare il trattato di Lisbona, che ha introdotto l’iniziativa dei cittadini.

Vorrei rispondere a quanto ha detto l’onorevole Fox poco fa. Dopo una prima fase, la Commissione potrebbe decidere che l’iniziativa non è valida, quindi il problema è l’assenza di un mandato vincolante e la conseguente possibilità che la Commissione non tenga conto dell’iniziativa. Ancora una volta ci accorgiamo che l’Unione europea non tiene in considerazione le esigenze del popolo europeo. Per l’amor del cielo, prestiamo ascolto al popolo perché non è questo quello che vuole.

 
  
  

Proposta di risoluzione RC-B7-0688/2010

 
  
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  Jim Higgins (PPE). - (EN) Signor Presidente, approvo il programma di lavoro della Commissione per il 2011, sul quale ho espresso voto favorevole.

La grande sfida della crisi finanziaria va affrontata con decisione e auguro alla Commissione di riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati. Per quanto concerne l’euro, è fondamentale – per l’integrità e la coesione dell’Unione, nonché per la solidarietà all’interno dell’UE – che ci sia la moneta unica e che venga tutelata in ogni modo possibile.

Per quanto riguarda l’occupazione e l’economia, concordo sul fatto che a gennaio 2011 la Commissione presenterà la sua prima analisi annuale della crescita, che evidenzierà la situazione economica dell’Unione, compresi i suoi potenziali squilibri e rischi sistemici. Ritengo si tratti di un passo fondamentale per la trasformazione dell’Europa in un’economia intelligente e sostenibile.

Ultimo ma non per importanza, siamo una comunità di 500 milioni di persone: dobbiamo dare più del massimo sulla scena europea e internazionale. Auguro ogni successo alla Commissione per il prossimo anno.

 
  
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  Philip Claeys (NI). - (NL) Ho espresso voto contrario alla proposta per diversi motivi. Il paragrafo più singolare è quello che stabilisce che il Parlamento debba imporre agli Stati membri di destinare lo 0,7 per cento del loro reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo e che la Commissione debba monitorare il seguito dato a tale impegno.

Resta ancora da capire se gli aiuti allo sviluppo abbiano realmente un senso e ci troviamo di fronte a una grave violazione del principio di sussidiarietà. Il paragrafo 52 è singolare anche perché esorta la Commissione a favorevole mantenere lo slancio per il processo di ampliamento. Quale sarebbe questo slancio? Ci si riferisce forse alle continue provocazioni della Turchia o alle gravi violazioni ai diritti dell’uomo che avvengono in questo paese, o forse alla crescente islamizzazione?

 
  
  

Proposta di risoluzione RC-B7-0693/2010

 
  
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  Philip Claeys (NI). - (NL) Questa risoluzione presenta senza dubbio alcuni elementi positivi, quali condanna della partecipazione di un criminale, il Presidente Mugabe, al vertice di Lisbona e il riferimento alle conseguenze nefaste della fuga dei cervelli dal continente africano.

La risoluzione rimarca inoltre a giusto titolo l’importanza vitale di sviluppare la capacità agricola. è necessario rimuovere lo standard assurdo dello 0,7 per cento: gli aiuti allo sviluppo pari a un miliardo di dollari destinati all’Africa in questi 60 anni hanno soltanto fatto sprofondare ulteriormente il continente nella miseria. Anziché continuare a fornire aiuti, dobbiamo concentrare gli sforzi sulla lotta ai flussi illeciti di capitali, come evidenziato, tra l’altro, anche dalla risoluzione.

Non mi è piaciuto neanche il paragrafo sui flussi migratori e per questo ho deciso in ultima analisi di esprimere voto contrario alla proposta di risoluzione.

 
  
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  Syed Kamall (ECR). - (EN) Signor Presidente, quando vediamo in quali condizioni di povertà versano molte nazioni africane, noi che viviamo negli Stati membri dell’Unione europea sentiamo il desiderio di aiutare queste nazioni ad affrancarsi dalla povertà. Dovremmo tuttavia utilizzare gli aiuti in maniera più intelligente. In situazioni di emergenza, gli aiuti sono assolutamente fondamentali nel breve termine, ma a volte non vengono distribuiti correttamente in un’ottica di sviluppo a lungo termine.

Non è giusto che i contribuenti dei vari Stati membri dell’Unione europea inviino denaro ai governi africani, che non governano il loro paese in maniera adeguata, e che quindi questo denaro non arrivi nelle mani di chi ne ha realmente bisogno. Il modo migliore per contribuire allo sviluppo consiste nel fornire aiuti agli imprenditori dei paesi più poveri che sono in grado di creare ricchezza nelle loro comunità e affrancare quindi i loro amici e i loro vicini dalla povertà.

Rendiamo i nostri mercati accessibili, puntiamo a favorire il commercio e lo sviluppo attraverso i nostri aiuti, anziché limitarci a inviare denaro.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). - (EN) Signor Presidente, insieme ad altri colleghi del Parlamento ho partecipato di recente al vertice ACP (Africa-Caraibi-Pacifico) a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, che è ufficialmente il secondo peggior paese al mondo; secondo l’indice di felicità delle Nazioni Unite, infatti, la Repubblica democratica del Congo è seconda solo allo Zimbabwe. I congolesi però, a differenze degli abitanti dello Zimbabwe, non possono dire che la situazione migliorerebbe se cambiasse il governo: hanno, infatti, avuto le elezioni pluripartitiche, una costituzione approvata a livello internazionale e altro ancora.

La Repubblica democratica del Congo esaspera e racchiude in sé la tragedia dell’Africa. L’esperienza coloniale vissuta qui va condannata maggiormente rispetto a quella vissuta nei paesi vicini, senza dover per forza ripercorrere l’intera tragedia dello Stato libero del Congo. Certo, esiste il problema legato alle risorse naturali, che porta allo scollamento tra tassazione e spese e trasforma la politica in una corsa all’onore e alla ricchezza. Si avverte soprattutto l’eterogeneità, la mancanza di un sentimento nazionale e la mancanza di una comunione di intenti a livello linguistico o etnico. “Se ami il tuo paese, paga le tasse”, riportava un triste cartello di Kinshasa. Ovviamente nessuno lo fa.

Credo sia chiaro a tutti perché parlo di questo. Il Presidente del Consiglio europeo ha detto che il patriottismo conduce alla guerra; ebbene, vorrei portarlo in un luogo dove non vi è traccia di patriottismo per vedere cosa succede lì.

 
  
  

Proposta di risoluzioneRC-B7-0688/2010

 
  
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  József Szájer (PPE).(HU) Signor Presidente, sappiamo tutti che, a causa della crisi finanziaria, il pilastro statale del sistema previdenziale, capace di offrire un grado di sicurezza maggiore, sta guadagnando terreno in diversi paesi europei. Molti paesi stanno rivedendo i loro sistemi e sono quindi impegnati a rafforzare il sistema previdenziale statale. Sebbene la questione del sistema previdenziale rientri nella sfera di competenza degli Stati, l’accento che si dà alla discussione di simili questioni in Europa riveste comunque una certa importanza. A questo proposito, accolgo con favore il punto 30 della decisione sul programma di lavoro della Commissione, adottato grazie al sostegno dei tre maggiori gruppi (popolare, socialista e liberale) del Parlamento europeo, che sottolinea la necessità di un rafforzamento del primo pilastro ovvero il sistema previdenziale. L’atto che l’Ungheria, il mio paese d’origine, ha adottato ieri ha permesso al paese di compiere un passo importante in questa direzione. Il dibattito sulle pensioni all’interno dell’Unione europea in relazione al Libro bianco e, di conseguenza, al Libro verde deve proseguire in questo spirito. Questo è quanto il Parlamento richiede alla Commissione e sono molto contento di questa proposta.

 
  
  

Relazione Gál (A7-0344/2010)

 
  
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  Clemente Mastella (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la nuova architettura istituzionale prevista dal trattato di Lisbona sottolinea che una protezione e una promozione effettive dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono alla base della democrazia e dello stesso Stato di diritto nell'Unione europea.

Ho sostenuto questa relazione perché convinto della necessità di una nuova definizione di politiche interne in materia di diritti umani per l'Unione che sia efficace e organica, capace di prevedere effettivi meccanismi di responsabilità, sia a livello nazionale che a livello di Unione, per far fronte alle numerose violazioni che quotidianamente registriamo.

Intendiamo ribadire che l'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha radicalmente cambiato il volto giuridico dell'Unione europea. La Carta dei diritti fondamentali ha oggi lo stesso valore giuridico dei trattati e rappresenta la codificazione più moderna dei diritti fondamentali, offrendo un buon equilibrio fra diritti e solidarietà, includendo diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, così come diritti di terza generazione.

 
  
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  Antonello Antinoro (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho deciso di votare a favore di questa relazione non solo perché così ha deciso il mio gruppo politico, ma anche perché sono assolutamente convinto che questa relazione abbia un carattere istituzionale di grande importanza ed è necessaria in un momento in cui i poteri del Parlamento sono definiti ma pian piano si vanno strutturando.

A testimonianza della prima volta in cui approviamo il bilancio ai sensi del trattato di Lisbona, abbiamo voluto dare chiaramente un'importanza notevole a questo evento. Era dunque necessario stabilire una posizione comune da parte di tutti i membri e da qui lo sforzo del relatore di trovare emendamenti di compromesso, per evitare divisioni che non farebbero che allontanare una linea definitiva sull'applicazione del trattato di Lisbona.

Ringrazio quindi il collega Gal per il lavoro svolto, con l'auspicio che questa relazione possa portare a un miglioramento congiunto delle attività delle Istituzioni europee.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, innanzi tutto colgo l’occasione per complimentarmi con l’onorevole Gal per l’ottima relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Si tratta però solo di una relazione e non dobbiamo dimenticarci che c’è ancora molto da fare all’interno dell’Unione europea. Purtroppo i diritti fondamentali non vengono applicati effettivamente per tutti, sebbene in teoria si sostenga il contrario. Il caso della numerosissima minoranza rom, i cui diritti fondamentali non vengono rispettati in alcun modo, è rappresentativo di quanto detto.

Vi sono problemi anche per quanto riguarda la libertà di opinione. In nome della libertà di opinione abbiamo conferito il Premio Sacharov a un dissidente cubano, ma i problemi in questo senso non sono ancora risolti in Europa, dove in alcuni luoghi non è ancora permesso parlare liberamente o rendere nota la propria opinione. Proprio qui al Parlamento europeo troviamo un esempio concreto di questi problemi: uno dei nostri colleghi è scortato dalle guardie del corpo poiché teme per la propria sicurezza. Dobbiamo difendere i diritti fondamentali in Europa e dobbiamo lottare affinché la libertà di espressione sia garantita a tutti nell’Unione europea.

 
  
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  Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è noto come l'attività del governo italiano rappresenti una costante violazione della Carta dei diritti fondamentali. Basti pensare all'accordo Italia-Libia, che riesce a violare decine di articoli della Carta, o al disegno di legge-bavaglio che voleva porre il guinzaglio alla stampa e alla giustizia.

Stiamo parlando di un governo sostenuto da un Parlamento eletto in maniera antidemocratica, senza la possibilità per i cittadini di esprimere una preferenza, un governo che ieri ha ottenuto la fiducia con i voti di parlamentari di schieramenti di opposizione, gli stessi che avevano denunciato pubblicamente di essere stati avvicinati con promesse di ricandidature e soldi in cambio del voto.

(L'oratrice è interrotta da una deputata)

La prova dell'avvenuta corruzione è nei fatti. Nulla di nuovo in casa del corruttore Berlusconi, come dimostrano le sentenze definitive Mondadori e Mills.

(Le vajasse sono anche al Parlamento europeo?).

Il 9 dicembre il Parlamento europeo festeggiava la Giornata contro la corruzione. Ieri il Parlamento italiano lanciava la prima giornata a favore della legalizzazione della corruzione dei deputati.

 
  
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  Presidente − Onorevole Ronzulli, la invito a sedersi e a fare silenzio. Il suo non è un atteggiamento consono al Parlamento europeo. Non ha la parola e non le è consentito interrompere gli altri oratori in questo modo. La prego di osservare le regole. Onorevole Alfano, prego, continui. Le darò altri 30 secondi.

 
  
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  Sonia Alfano (ALDE). - Il 9 dicembre il Parlamento europeo festeggiava la Giornata contro la corruzione. Ieri il Parlamento italiano lanciava la prima giornata a favore della legalizzazione della corruzione dei deputati.

 
  
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  Presidente − Onorevole Ronzulli, glielo ripeto per l’ultima volta. Se si alza ancora e interrompe la seduta, le chiederò di lasciare la Camera. Sono stato chiaro? La smetta una volta per tutte.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE). - (FI) Signor Presidente, con l’adozione del trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali, ora vincolante per tutti, diventa uno dei cardini del benessere dei nostri cittadini. Il prossimo passo per le istituzioni europee è il controllo e la promozione dei diritti fondamentali in tutte le aree politiche dell’Unione e in tutti gli Stati membri nel modo più vincolante ed efficace possibile.

A questo scopo, è fondamentale che le persone e le istituzioni si adoperino per garantire l’avanzamento della direttiva sulla parità di trattamento, giunta a un punto di stallo al Consiglio, che ci doterà degli strumenti giuridicamente vincolanti per intervenire in caso di discriminazione negli Stati membri.

Vorrei aggiungere che è particolarmente importante intervenire sia nei casi di discriminazione silenziosa, che riguarda ad esempio gli anziani, sia in quelli di discriminazione manifesta.

 
  
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  Philip Claeys (NI). - (NL) Signor Presidente, naturalmente ho espresso voto contrario a questa relazione politicamente corretta. In qualità di nazionalista fiammingo, ritengo totalmente inaccettabile che il Parlamento associ automaticamente il nazionalismo alla xenofobia e alla discriminazione.

Ritengo sicuramente pericolosa la proposta di affiancare alle procedure di infrazione contro gli Stati membri una procedura che blocchi alcuni provvedimenti politici in attesa che la Commissione decida se è il caso di aprire una procedura formale di infrazione. Questo non porta a niente, se non a sorvegliare da vicino gli Stati membri. Non è una situazione accettabile.

In futuro la Commissione europea sarà in grado di bloccare un’efficace politica di espulsione e in questo modo si spingerà ben oltre i confini della sua autorità. L’attuazione e l’esercizio di questi compiti devono rientrare nelle competenze dei singoli Stati membri, non della Commissione europea.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). - (EN) Signor Presidente, nell’appendice a 1984, George Orwell scrisse un capitolo sulla “neolingua” nel quale descriveva come la lingua possa essere viziata e modificata, cambiando così il nostro pensiero. Addusse l’esempio della parola “libero”, che secondo lui poteva essere usata nella neolingua solamente in frasi come questo “cane è libero da pulci”, “questo campo è libero da erbacce”; poiché quindi non esistevano più parole per esprimerlo, il concetto di libertà intellettuale o politica si estinse. Questo esempio suona come un curioso presagio in quanto descrive all’incirca quello che è successo alla parola “libero” nel nostro tempo.

Il significato in origine era quello di libertà contro la coercizione dello Stato: libertà di parola, libertà di associazione, libertà di culto; ora esprime un diritto. Ho la libertà di lavorare, ho la libertà di usufruire del sistema sanitario nazionale o altro ancora. Questa relazione sui diritti umani ha traslato il concetto di diritto che, dal significato di garanzia di libertà personale, ha assunto il significato di rivendicazione. Anziché garantire i nostri diritti alla parità di trattamento sancisce i diritti alla diversità di trattamento. Non vi è una crisi dei diritti umani in Europa, bensì una crisi della democrazia che non supereremo con un passaggio di potere dai rappresentanti eletti ai giuristi non eletti.

 
  
 

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  Licia Ronzulli (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi scuso per prima, ma da italiana non posso sopportare un certo tipo di atteggiamento. Sono stufa perché l'onorevole Alfano continua a utilizzare minuti della dichiarazione di voto per raccontare menzogne, distorsioni della realtà su quello che accede in Italia. Ieri, al Parlamento italiano è stata votata la fiducia, con chiamata uninominale e in assoluta democrazia. Quindi rinuncio alla mia dichiarazione di voto dicendo che avevo votato a favore della relazione Juvin.

 
  
  

Relazione Juvin (A7-0338/2010)

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono anch'io convinto del ruolo importante che la pubblicità può svolgere per stimolare la concorrenza, la competitività tra aziende per diversificare l'offerta ai consumatori.

Occorre tuttavia che l'Europa riesca a regolamentare in termini più stringenti un settore che diversamente rischia di divenire sempre più invasivo, soprattutto a seguito dell'utilizzo delle nuove tecnologie. Sempre più spesso, infatti, il consumatore fornisce dati sensibili senza essere conscio degli effetti che ne derivano.

Per questo giudico positivamente la relazione del collega Juvin, anche in considerazione dell'attenzione prestata ai soggetti più vulnerabili, come i bambini, incapaci di autovalutare le offerte commerciali derivanti da una pubblicità sempre più aggressiva.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE). - (FI) Signor Presidente, la pubblicità costituisce spesso un’utile fonte di informazioni per i consumatori e li aiuta a fare scelte consapevoli. L’industria ha avviato eccellenti procedure di autocontrollo sui codici di comportamento che stabiliscono che tipo di pubblicità può essere ammessa.

Negli ultimi anni però questa pratica è stata abbandonata. È facile notare infatti che la pubblicità utilizza i bambini e si rivolge a loro. Per questo ritengo che il Parlamento debba intervenire sulla questione e, in un secondo momento, valutare – sulla base di questa eccellente relazione – l’eventuale necessità di rivedere la direttiva e renderla più rigorosa.

 
  
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  Anna Maria Corazza Bildt (PPE). - (EN) Signor Presidente, la pubblicità è fondamentale per il buon funzionamento del mercato interno poiché promuove la concorrenza e offre ai consumatori la possibilità di scegliere. Ho votato a favore della relazione sulla pubblicità, in cui non vengono proposte nuove norme o una regolarità di diffusione, né controlli o limitazioni riguardo a Internet.

La relazione contribuisce ad accrescere la consapevolezza riguardo alla necessità di una pubblicità responsabile per contrastare le pratiche commerciali sleali in campo pubblicitario e rispettare i dati personali e la privacy dei consumatori.

Invito il mondo del commercio ad assumersi la sua parte di responsabilità attraverso l’autoregolamentazione e azioni spontanee volte a vietare la pubblicità ingannevole, occulta e invasiva. Faccio un appello speciale affinché i bambini siano liberati dalla pubblicità: smettetela di usare Batman, Spiderman e Bamse contro i nostri bambini.

 
  
  

Relazione Bendtsen (A7-0331/2010)

 
  
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  Jim Higgins (PPE).(EN) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione Bendtsen, sulla quale ho espresso voto favorevole. Dobbiamo rimarcare l’importanza del risparmio energetico per la riduzione della domanda di energia e il raggiungimento dell’efficienza energetica nell’Unione europea. Parliamo spesso di fonti energetiche rinnovabili, ma dimentichiamo facilmente i nostri consumi di elettricità. Ho votato a favore di questa relazione poiché riveste una grande importanza e colgo l’occasione per complimentarmi con il relatore.

 
  
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  Jens Rohde (ALDE). - (EN) Signor Presidente, la prego di notare l’aggressione del collega italiano.

La scorsa settimana molte persone hanno affrontato il lungo viaggio fino a Cancún, ma non sono andate molto lontano nella lotta ai cambiamenti climatici. Il voto di oggi sull’efficienza energetica ci ha permesso di compiere un reale passo avanti. Come evidenzia giustamente la relazione, l’efficienza energetica rappresenta il modo più conveniente e rapido per ridurre le emissioni di CO2, ma i provvedimenti adottati negli Stati membri non sono assolutamente sufficienti. Osservando gli sforzi che stiamo compiendo oggi, possiamo prevedere di arrivare appena a metà strada rispetto all’obiettivo del 20 per cento entro il 2020. Abbiamo quindi bisogno di un obiettivo vincolante sull’efficienza energetica. Questa relazione contiene molte soluzioni; si tratta ora di attuarle. Colgo l’occasione per ringraziare l’onorevole Bendtsen e complimentarmi per l’eccellente lavoro svolto in questa relazione.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). - (EN) Signor Presidente, colgo l’occasione per complimentarmi con il relatore Bendtsen per questa importantissima relazione sulla revisione del piano d’azione per l’efficienza energetica. Ho votato a favore della relazione poiché ritengo sia importante non solo da un punto di vista economico ma anche alla luce della conferenza di Cancún. A Cancún siamo riusciti a trovare un terreno comune, consci della priorità di portare avanti il lavoro di riduzione delle emissioni di CO2 avviato dall’Unione europea. L’efficienza energetica è una delle strade più appropriate, ma gli Stati membri devono disporre di efficaci piani d’azione nazionali in questo settore, che includano meccanismi finanziari. È necessario un accordo tra Stati membri e Commissione europea sull’assistenza specifica. Tutti gli europei trarranno benefici da decisioni come quella di oggi, perché sono molti i settori coinvolti, quali i trasporti, le nuove tecnologie e l’efficienza degli edifici, nonché le infrastrutture produttive e di trasporto. Questo documento riunisce provvedimenti che mirano non solo a tutelare l’ambiente, ma anche ad assistere le economie nazionali.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, anch’io ho votato a favore della relazione dell’onorevole Bendtsen sull’efficienza energetica. All’interno dell’Unione europea il programma Europa 2000 ha definito il nostro impegno nei confronti dell’efficienza energetica, il risparmio energetico e l’uso delle fonti rinnovabili. Dobbiamo ricordarci però che quando ci prefiggiamo simili obiettivi, ognuno di noi si deve impegnare per la loro realizzazione. La situazione in Europa si è rivelata problematica perché, sebbene gli obiettivi fossero validi, gli Stati membri non si sono impegnati per raggiungerli.

Certamente si spera che i nostri discorsi su un utilizzo efficiente dell’energia non si fermino ai confini dell’Europa, ma si estendano anche oltre. L’efficienza energetica e i risparmi energetici non devono in alcun modo ostacolare la competitività: dobbiamo garantire la nostra concorrenzialità sui mercati globali, assicurando prosperità e competitività all’Europa. Come ho detto prima, è importante onorare gli impegni presi.

 
  
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  Sonia Alfano (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che l'Unione europea non possa tirarsi indietro nella sfida energetica che deciderà le sorti del pianeta.

Bisogna sfatare il mito che lo sviluppo economico di un paese sia strettamente collegato a un aumento dei consumi energetici. L'Europa deve essere pioniera di un nuovo modello economico sostenibile, basato su un minore utilizzo di risorse, energia compresa, con una produttività maggiore. Bisogna in tal senso sganciare la crescita economica dall'aumento di energia venduta alle industrie e ai cittadini e basarla su un aumento dei servizi energetici che creano occupazione ed efficienza energetica.

Per queste ragioni sono del parere che l'efficienza energetica rappresenti il percorso prioritario per il futuro dell'UE, sia a livello economico che a livello ambientale, e mi auguro che la Commissione prenda immediatamente le misure necessarie per realizzare gli obiettivi vincolanti che il Parlamento ha oggi fissato.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE). - (FI) Signor Presidente, ho votato a favore di una politica più vincolante e ambiziosa in questo piano d’azione per l’efficienza energetica e sono molto soddisfatta della posizione finale assunta dal Parlamento sulla questione.

Gli impegni e le dichiarazioni internazionali non bastano a prevenire i cambiamenti climatici: è necessario formulare una soluzione pratica per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Il miglioramento dell’efficienza energetica costituisce un progetto fondamentale nell’ambito di questa sfida. Per realizzarlo abbiamo bisogno di una politica ampia e organica a favore dell’efficienza energetica, che sia vincolante e, se necessario, sostenuta finanziariamente, e che preveda sanzioni. Questo piano d’azione è un passo importante in questa direzione.

 
  
 

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  Presidente − Onorevole Silvestris, sta applaudendo o il suo è un richiamo al regolamento durante le dichiarazioni di voto? È una cosa insolita, ma proceda pure.

 
  
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  Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente sto applaudendo, approfittando anche per fare un richiamo al regolamento.

Signor Presidente, intende prendere provvedimenti anche contro quei colleghi che – bontà loro! – usano il tempo a loro disposizione per offendere i governi del loro paese?

C'è stato un collega che, in sua presenza, ha appena offeso il governo italiano che ieri aveva ottenuto la fiducia del Parlamento italiano, così come gode di quella dei cittadini italiani. Questo può dispiacere al collega in questione, ma è un problema suo, che può risolvere con i suoi amici. Dunque, questo collega ha approfittato del suo tempo qui per offendere il governo del suo paese, che è anche il mio, anziché fare la sua dichiarazione di voto.

Signor Presidente, le chiedo se lei intende tollerare queste cose malgrado il regolamento, perché se è così io ora mi iscrivo a tutte le prossime dichiarazioni di voto per parlare a favore del governo che legittimamente, col consenso del paese e del Parlamento, guida l'Italia.

 
  
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  Presidente − Spero che apprezzerà il fatto che le abbia dato la parola nonostante lei non abbia fatto un vero richiamo al regolamento. Il mio compito non è controllare ciò che dicono i deputati, ma garantire che parlino nei tempi che sono loro concessi, invece di interrompersi a vicenda in un modo che definirei piuttosto sgarbato e rumoroso. Grazie per il suo commento. In qualità di Presidente, esigerò che i deputati mantengano un comportamento civile verso i colleghi e mi adopererò affinché vengano osservati i limiti di tempo previsti. Quanto i deputati dicono in Aula, in un’Aula democratica come questa, è affar loro e non mi riguarda.

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  Seán Kelly (PPE).(GA) Signor Presidente, vorrei fare alcune considerazioni su questa questione.

(EN) Ritengo che finora nella lotta ai cambiamenti climatici sia stato dato risalto quasi esclusivamente alle energie rinnovabili che rivestono certamente una grande importanza. A mio avviso però si potrebbe fare molto di più nell’ambito dell’efficienza energetica e accolgo quindi con favore questa relazione.

Per quanto riguarda gli edifici, si potrebbe fare davvero molto di più, e mi riferisco in particolare a questo edificio, agli edifici a Bruxelles e a molti altri edifici pubblici. È fondamentale aumentare la loro efficienza energetica e lo stesso vale anche per tanti mezzi di trasporto. Pensiamo ai consumi stratosferici di alcuni enormi motori diesel. I produttori dovrebbero essere obbligati a renderli più efficienti da un punto di vista energetico.

Un gruppo in particolare però merita un plauso. Nel mio paese le scuole svolgono un lavoro meraviglioso nell’ambito della bandiera verde, che andrebbe riconosciuto e incoraggiato perché permette di accostarsi ai bambini e ai loro genitori e costruire un atteggiamento positivo.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

Relazione Böge (A7-0367/2010)

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) La prassi di bilancio dell’Unione europea soddisfa una serie di principi, tra cui quello di specializzazione: una somma allocata a una determinata politica può essere utilizzata esclusivamente a favore della stessa. Questo principio, assieme ad altri, garantisce una buona gestione finanziaria dell’Unione, rendendo però inflessibile il bilancio. Il bilancio annuale e il quadro finanziario pluriennale, però, non possono prevedere tutte le spese che l’Unione dovrà affrontare. Per questo motivo, già da qualche anno, è stato attivato lo “strumento di flessibilità”: una riserva finanziaria inclusa nel bilancio annuale che consente di finanziare politiche e progetti il cui costo non era previsto. La relazione Böge incentiva il ricorso allo strumento di flessibilità per il finanziamento del programma per l'apprendimento permanente, del programma per la competitività e l'innovazione e per l’assistenza finanziaria a favore della Palestina. Non esito a votare a favore del presente testo, poiché sono fermamente convinta dell’effetto positivo esercitato dall’Unione in queste tre aree.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (LT) Concordo con la decisione del Parlamento europeo di allocare ulteriori risorse per l’attuazione del programma per l’apprendimento permanente e del programma per la competitività e l’innovazione nel 2011. Tramite tali programmi, infatti, è possibile raggiungere l’obiettivo sancito nella strategia di Lisbona: trasformare l’Unione europea nell'economia basata sulla conoscenza più competitiva del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.

Al fine di migliorare la competitività internazionale dell’Unione è necessario prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese, fornendo loro l’assistenza e il sostegno finanziario necessari. Gli investimenti nell’innovazione verde e la ricerca scientifica stimolerebbero inoltre l’uso di fonti di energia rinnovabili, con una conseguente creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili in vari settori, come quello energetico, manifatturiero e dei trasporti.

 
  
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  Bastiaan Belder (EFD), per iscritto. − (EN) La relazione Böge non potrà contare sul mio sostegno. La proposta della Commissione europea manca di una giustificazione appropriata per quanto riguarda questo finanziamento supplementare. In generale, non sono a favore dell’uso dello strumento di flessibilità; è auspicabile ridurre altre linee di bilancio per permettere il finanziamento di ambiti in cui siano necessarie spese supplementari.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Lo strumento di flessibilità consente il finanziamento di spese chiaramente identificate che non potrebbero essere finanziate all’interno dei massimali disponibili di una o più rubriche del quadro finanziario pluriennale. Il suo utilizzo nell’ambito del bilancio 2011 è pertanto legato alla necessità di finanziare il programma per l’apprendimento permanente e il programma per la competitività e l’innovazione (nell’ambito della strategia Europa 2020), l’assistenza finanziaria a favore della Palestina, del processo di pace e dell'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente). In virtù dell’importanza di questi programmi, voto a favore della proposta.

 
  
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  Mario Mauro (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione Böge sulla mobilitazione dello strumento di flessibilità in favore del programma per l'educazione e la formazione durante tutto l'arco della vita, del programma per la competitività e l'innovazione e la Palestina dev’essere senza dubbio valutata in modo positivo dal parlamento. Concordo con la necessità e la conseguente allocazione di alcune risorse supplementari, eccedenti il massimale della rubrica 1 e 4. Vista la situazione economica attuale, si tratta di spese vitali sotto diversi punti di vista, per combattere la crisi, ma anche per la nostra credibilità internazionale.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) È inammissibile che siano raggruppati in un solo testo l’assistenza finanziaria a favore della Palestina, i programmi per l’istruzione e la formazione e quelli a servizio della competitività e della libera concorrenza. L’intento malizioso è palese e questa combinazione mi impone l’astensione. Ribadisco il mio pieno sostegno alla causa del popolo palestinese.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Ho votato a favore della presente relazione per garantire la mobilitazione dei fondi europei, per un totale di circa 70 milioni di euro, in stanziamenti di impegno e di pagamento provenienti dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea per le calamità naturali in Portogallo (paese che ha presentato una richiesta di fondi in seguito alla catastrofe causata dagli smottamenti e dalle inondazioni sull’isola di Madeira) e in Francia (che richiesto la mobilitazione del Fondo in seguito alla catastrofe causata dalla tempesta Xynthia). Dobbiamo mostrare il nostro sostegno a questi Stati membri, affinché possano affrontare e ridimensionare le conseguenze dei fenomeni naturali che li hanno colpiti. Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea è stato creato per dimostrare solidarietà alle popolazioni delle regioni devastate da catastrofi; ho votato a favore della presente relazione perché richiede la mobilitazione di fondi a tale scopo e mira a un uso corretto del meccanismo disponibile.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Le cifre riportate nella relazione Böge sono assolutamente utopistiche. A prescindere dal fatto che l’attuale Quadro finanziario dovrebbe essere ampiamente sufficiente per il raggiungimento degli obiettivi, un eventuale incremento dovrebbe prevedere somme nettamente inferiori. L’adeguamento del quadro finanziario proposto dalla relazione non aumenta la flessibilità dell’Unione ma la riduce; per questo motivo, ho votato contro la presente relazione.

 
  
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  Wojciech Michał Olejniczak (S&D), per iscritto.(PL) Mi rallegra l’accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sul finanziamento del programma per l’apprendimento permanente e per la competitività e l’innovazione. Desidero soffermarmi sul primo, costituito a sua volta da quattro programmi settoriali. Dal mio punto di vista, è particolarmente significativo l’Erasmus, che facilita lo scambio universitario su grande scala, estremamente importante per l’acquisizione di nuove competenze e abilità, per fare nuovi incontri e conoscere le culture degli Stati membri. Il programma Comenius svolge un ruolo simile per l’età scolare.

Questi programmi non solo giovano all’economia europea, ma garantiscono anche la creazione di una cognizione europea basata su una rete di conoscenze internazionali. Essi dovrebbero godere di una priorità elevata, a prescindere dalla situazione del bilancio; sono un investimento di cui l’Unione potrà beneficiare in molti ambiti, non solo a livello economico ma anche in ambito culturale e politico. L’assistenza finanziaria a favore della Palestina è importante per altri motivi, e ritengo che anch’essa sia giustificata.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − La Commissione Europea ha presentato una proposta di mobilitazione dello strumento di flessibilità nell’ambito della nuova “manovra” di bilancio per il 2011, successiva al fallimento della Conciliazione. Ho votato a favore soprattutto perché l'aumento riguarda due programmi quali il "Lifelong Learning" e i programmi "Competitività e Innovazione" (CIP) che meritano il più grande sostegno e le più ampie risorse da parte dell'UE. Lo strumento di flessibilità è previsto dall’Accordo Interistituzionale sulla disciplina di bilancio e consente, previo accordo dei due rami dell’Autorità di bilancio (Parlamento Europeo e Consiglio) il finanziamento, oltre i massimali delle Prospettive Finanziarie, di esigenze non prevedibili al momento della fissazione del quadro finanziario pluriennale per un ammontare massimo di 200 000 000 euro l’anno. Si tratta di un importante risultato per il PE, in quanto segna un successo nel dialogo col Consiglio nel contesto del bilancio.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Accolgo favorevolmente l’accordo raggiunto in fase di conciliazione sull’utilizzo dello strumento di flessibilità per finanziare, in particolare, il programma per l’apprendimento permanente. Credo sia estremamente importante che l’Unione europea investa nell’istruzione di qualità e nella formazione e incoraggi l’eccellenza. Solo il rigore e l’insegnamento di qualità possono rendere l’Europa più competitiva.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) L'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 autorizza il ricorso allo strumento di flessibilità per consentire il finanziamento di spese chiaramente identificate che non potrebbero essere finanziate all'interno dei massimali disponibili di una o più rubriche del quadro finanziario pluriennale. Per il bilancio 2011 occorre una spesa supplementare che superi i massimali della rubrica 1a e della rubrica 4. Si propone pertanto di attivare lo strumento di flessibilità, conformemente al punto 27 dell'accordo interistituzionale. È necessario mobilitare i seguenti importi: 18 milioni di euro a favore del programma per l'apprendimento permanente a titolo della rubrica 1a; 16 milioni di euro a favore del programma per la competitività e l'innovazione a titolo della rubrica 1a; 71 milioni di euro a favore della Palestina a titolo della rubrica 4. Si rammenta ai due rami dell'autorità di bilancio che la data di pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea non deve essere successiva a quella di pubblicazione del bilancio 2011.

 
  
  

Progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2011 quale modificato dal Consiglio

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Il bilancio comunitario per il 2011 presenta 141,8 miliardi di spesa per le autorizzazioni e 126,5 miliardi di spesa per i pagamenti. Il Parlamento ritiene prioritari l’approvazione e il rafforzamento dei finanziamenti indirizzati all’istruzione e all’innovazione. Nell’ambito della rubrica 1a (competitività per la crescita e l’occupazione), si registra dunque un aumento pari a 18 milioni di euro per il programma per l’apprendimento permanente e nella rubrica 3b (cittadinanza) sono previsti ulteriori 3 milioni di euro per il programma “Gioventù in azione”.

Mi rallegra l’impegno preso dalle prossime quattro presidenze dell’UE (Ungheria, Polonia, Danimarca e Cipro) per coinvolgere il Parlamento europeo nelle discussioni future e nei negoziati sul quadro finanziario pluriennale (QFP).

Accolgo favorevolmente l’impegno della Commissione europea a presentare una proposta formale verso la fine di giugno 2011, volta a garantire che le proposte relative alle proprie risorse siano discusse contestualmente al QFP. Il coinvolgimento del Parlamento europeo in tali questioni è sancito anche dal trattato di Lisbona (articoli 312, n. 5, 324 e 311).

Spero che il voto all’unanimità richiesto al Consiglio per l’adozione del quadro finanziario pluriennale e per le nuove risorse proprie non si trasformi in un blocco.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (S&D), per iscritto.(PL)

Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto un accordo sul bilancio per il 2011. Ho votato a favore dell’adozione del bilancio in considerazione dei principi politici e istituzionali retrostanti, che mirano, tra l’altro, a rafforzare il ruolo del Parlamento europeo nei negoziati sul nuovo quadro finanziario dopo il 2013 e la partecipazione alla discussione sulle nuove entrate, tra cui l’eurotassa. Un ulteriore vantaggio è costituito dalla maggiore flessibilità del bilancio in caso di imprevisti. Abbiamo scongiurato il rischio di operare basandoci su un bilancio di previsione e di paralizzare in modo significativo il lavoro dell’Unione. Si tratterebbe di una situazione particolarmente controproducente, soprattutto in un momento in cui è necessario lottare intensamente contro la crisi economica e attuare il trattato di Lisbona. Dobbiamo molto alla posizione del gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE), per iscritto.(PL) L’adozione del bilancio 2011 dimostra che è possibile trovare un compromesso nell’Unione europea. Il progetto del piano finanziario per il 2011 è stato accettato e approvato grazie all’impegno di tutte le istituzioni che hanno contribuito a elaborarlo. Questo compromesso dovrebbe essere apprezzato in modo particolare, perché le procedure decisionali derivanti dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona sono nuove e, per la prima in assoluto, il Parlamento europeo ha partecipato a una decisione congiunta sulla spesa, sullo stesso piano del Consiglio e della Commissione. Forse non si tratta del bilancio ideale, ma le spese sono state allocate in modo intelligente e coprono tutte le priorità dell’Unione. Votando a favore dell’adozione del bilancio 2011 ho espresso anche il mio sostegno per lo sviluppo e per l’integrazione europea.

 
  
  

Relazione Jędrzejewska e Trüpel (A7-0369/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché il bilancio comunitario per il 2011, presentato dalla commissione parlamentare per i bilanci durante la tornata, incrementa i finanziamenti destinati alle priorità sancite dal Parlamento europeo (l’istruzione, l’innovazione, il processo di pace in Medio Oriente e in Palestina, il programma per l’apprendimento permanente, il programma di ricerca “Persone” e il programma per la competitività e l’innovazione). Desidero congratularmi con il Parlamento, il Consiglio e la Commissione per aver trovato un accordo sulla stesura di eventuali bilanci rettificativi nel 2011, qualora si rivelassero necessari stanziamenti supplementari per ottemperare agli obblighi giuridici dell’Unione europea, poiché dal punto di vista giuridico, il bilancio UE non può essere in deficit. Oltre al bilancio, il Parlamento aveva presentato alcune richieste circa l’attuazione delle disposizioni del trattato di Lisbona e, nella fattispecie, di un nuovo sistema di risorse proprie. La Commissione europea ha annunciato un’iniziativa formale prevista per la fine di giugno 2011, assicurando che le proposte relative alle risorse proprie saranno discusse contemporaneamente alle future prospettive finanziarie.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della presente risoluzione e del bilancio UE per il 2011. Accolgo favorevolmente l’accordo finalmente raggiunto tra Consiglio, Commissione e Parlamento; spero sia un bilancio sostenibile, pienamente e prevedibilmente attuabile sin dall’inizio dell’esercizio finanziario. Con l’adozione della presente risoluzione, il Parlamento europeo garantisce il finanziamento e la continuità del bilancio concordato dal Consiglio e dalla commissione per i bilanci. È necessario allocare più fondi all’istruzione, alla ricerca e all’innovazione: l’Unione deve aumentare la propria efficienza e competitività per sollevarsi dalla crisi economica e finanziaria. In vista di tale obiettivo, l’UE deve elaborare una strategia a lungo termine e il presente bilancio dovrebbe farne parte.

 
  
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  Charalampos Angourakis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) L’approvazione del bilancio comunitario per il 2011 da parte del Parlamento europeo, a pochi giorni dal rifiuto, dimostra che siamo in presenza di un gioco volto al disorientamento, a partire dalla vera essenza del bilancio: fare gli interessi della grande industria nel tentativo di accollare il fardello della crisi economica ai lavoratori, aumentando interventi sempre più imperialisti. Allo stesso tempo, questo gioco ben ideato sottolinea la competizione tra gli imperialisti e gli organi comunitari, che stanno sgomitando per aggiudicarsi la palma di miglior servitore degli interessi della plutocrazia dopo l’adozione del trattato di Lisbona. Qualche tempo fa si era già presa la decisione di ridurre gli stanziamenti minimi che potevano essere allocati ad agricoltori, lavoratori e liberi professionisti in difficoltà e di aumentare quelli incanalati direttamente ai gruppi di monopolio, a servizi e infrastrutture per gli interventi civili-militari e alla persecuzione e repressione della classe lavoratrice e dei movimenti popolari.

I portavoce politici del capitale non riusciranno a sottrarsi alle calunnie con trucchi come questo, il loro ruolo è sempre più chiaro. La classe lavoratrice e il popolo si stanno avviando alla lotta contro le politiche dell’Unione europea e dei governi borghesi, creando nuove prospettive per un’economia popolare che sia a servizio loro, non del capitale.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Il bilancio annuale per il 2011 ha nuovamente richiesto negoziati politici veri e propri tra gli europarlamentari e i governi degli Stati membri. Dato l’attuale scenario di tagli al bilancio, il Consiglio dell’Unione europea, portavoce dei governi degli Stati membri, desiderava che l’Unione prendesse parte alle misure di austerità che i paesi si stanno autoimponendo. Sebbene il Parlamento europeo, come la Commissione, preferisse che la crisi venisse affrontata con politiche di tipo volontaristico, si è schierato con il Consiglio, mostrando solidarietà agli Stati membri. In cambio di questa concessione, il Parlamento ha chiesto una discussione sulle risorse dell’Unione e, in particolare, sulla possibilità di avere fondi propri, indipendentemente dai contributi degli Stati membri. Il Consiglio si è dimostrato dapprima intransigente, per poi cedere a queste richieste legittime. Per questo motivo, io e i miei onorevoli colleghi abbiamo concesso il nostro appoggio al presente bilancio, la cui ambizione è limitata al breve termine, ma permette di aprire prospettive future alle politiche dell’Unione.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (LT) Ho votato a favore del bilancio per il 2011, rafforzato dalle nuove procedure sancite nel trattato di Lisbona. I negoziati lunghi e complessi necessari al raggiungimento di un accordo dimostrano che, con l’entrata in vigore dei nuovi principi di bilancio, saremo costretti a trovare compromessi istituzionali razionali sulle aree più importanti della politica europea. Per la prima volta dall’attuazione del nuovo trattato il Parlamento europeo ha fatto uso dei poteri conferitigli per partecipare a pieno titolo nella redazione del bilancio dell’Unione. Il primo tentativo fallimentare di raggiungere un accordo tenendo conto delle legittime richieste del Parlamento testimonia un conflitto ancora presente tra le istituzioni, che però non dovrebbe esistere, in quanto ostacola un’efficiente cooperazione interistituzionale. L’obiettivo delle istituzioni europee è garantire l’adozione efficiente di accordi particolarmente importanti per l’UE e i suoi cittadini. Ritengo dunque che in futuro siano necessari cambiamenti radicali nei principi operativi delle istituzioni e che si debba attribuire importanza all’inclusione del Palamento a tutti i livelli dei negoziati, affinché vengano applicati i principi di democrazia rappresentativa.

 
  
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  Dominique Baudis (PPE), per iscritto. (FR) L’Unione europea deve avere un bilancio all’altezza delle proprie ambizioni, non deve lasciarsi condizionare dalla crisi e affrontare invece sfide di fronte a cui si trova. Con il trattato di Lisbona, il Parlamento opera sullo stesso piano del Consiglio ed è diventato una forza proattiva. Ho votato a favore del bilancio 2011 poiché, in quanto europarlamentari, dobbiamo indirizzare l’Europa verso una linea politica chiara. Nel 2011 l’Unione si concentrerà sulle priorità stabilite e sarà in grado di correggere verso l’alto il fabbisogno finanziario necessario per l’attuazione delle sue nuove competenze. Il Parlamento è riuscito a ottenere un notevole impegno da parte degli Stati membri nonostante la difficile situazione economica.

Su proposta del Parlamento, la Commissione avvierà nel 2011 una discussione sulle diverse risorse proprie, necessarie per l’autonomia finanziaria dell’Europa in futuro. Mi preoccupa tuttavia che il Parlamento non abbia raggiunto un consenso circa il finanziamento supplementare di cui avrà bisogno il progetto ITER a partire dal 2012. Il reattore termonucleare sperimentale, progetto faro della ricerca internazionale e simbolo di dinamismo scientifico europeo, avrebbe potuto beneficiare di una parte eccedente e inutilizzata del bilancio 2011.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. (FR), Dopo aver dato buona prova di sé nei negoziati con il Consiglio sul bilancio 2011, sulle condizioni per l’elaborazione del nuovo quadro finanziario pluriennale e sulle risorse proprie dell’Unione, il Parlamento ha perso la battaglia. Adottando il bilancio 2011 durante la sessione plenaria di dicembre, abbiamo dato ragione al Consiglio. Le preoccupazioni del Parlamento non riguardavano le spese, ma le esigenze politiche; non abbiamo dimenticato le sette rivendicazioni adottate durante la precedente sessione plenaria. È positivo che la Commissione presenti una proposta nella primavera 2011 circa le risorse proprie. Il Parlamento sarà incluso in tali discussioni e in quelle relative all’elaborazione delle prospettive finanziarie. Le modalità devono essere ancora definite: la lotta per il rispetto della codecisione in quest’ambito è appena iniziata.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) L’adozione del bilancio UE per il 2011 da parte del Parlamento dimostra che, grazie al dialogo tra la Commissione e il legislativo, è possibile trovare soluzioni che tengano conto degli interessi reciproci. La Commissione ha compreso che il Parlamento ha ora una voce più forte in merito alle finanze europee e ha deciso, in un secondo tempo, di rispettare questa situazione. In termini pratici, il bilancio rimane nei limiti stabiliti dal Consiglio, ma include anche alcune priorità legislative. Prima di raggiungere l’accordo, si era in presenza di una serie di strategie e programmi che non rientravano nelle previsioni di bilancio per l’anno successivo. Essi non possono tuttavia rimanere solo su carta poiché servirebbero solo a sottolineare l’incoerenza e la mancanza di fiducia negli atti adottati dall’Unione europea stessa.

Senza i fondi necessari non è possibile elaborare programmi a favore dei giovani, dell’innovazione e della ricerca, così come non è possibile svolgere un ruolo di primo piano nella politica estera a livello mondiale. Il Parlamento ha dimostrato al Consiglio la necessità di effettuare valutazioni regolari sui benefici della nuova legislazione e sui relativi finanziamenti. In qualità di rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei, dobbiamo garantire che i soldi dei contribuenti siano ben spesi.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. (PT) Sono lieta dell’odierna approvazione del bilancio perché conserva le priorità adottate dal Parlamento a ottobre, volte a rafforzare aree chiave quali l’istruzione, i giovani, la ricerca e l’innovazione. È fondamentale fornire all’UE un bilancio sostenibile che possa essere attuato in modo completo e prevedibile sin dall’inizio dell’esercizio finanziario, a differenza del regime dei dodicesimi provvisori, che metterebbe a rischio l’attuazione delle politiche. In tempi di crisi è importante redigere un bilancio lungimirante, che rafforzi aree fondamentali per la crescita economica e la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, come la scienza e l’innovazione. Solo con un bilancio ambizioso potremo dare il via a una ripresa economica in Europa.

 
  
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  Frédéric Daerden (S&D) per iscritto. – (FR) Il bilancio 2011 è stato approvato con sentimenti contrastanti: responsabilità, amarezza e convinzione. Responsabilità: il gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici e il Parlamento europeo si sono assunti le proprie responsabilità votando a favore del presente bilancio per evitare un blocco istituzionale e il ricorso al regime dei dodicesimi provvisori. Amarezza: la codecisione nelle questioni di bilancio è una battaglia persa in partenza. Nonostante le concessioni accordate dal Parlamento, alcuni Stati membri che, a differenza mia, non credono nel valore aggiunto del bilancio europeo, sono rimasti inflessibili. Convinzione: il futuro dell’Unione dipende dalle nuove risorse proprie e dalla tassa sulle transazioni finanziarie. Abbiamo bisogno della Commissione e del suo impegno se vogliamo trasformare questo obiettivo fondamentale in realtà. Ci servono agevolazioni al commercio e ai trasporti (TTF) e un bilancio per il 2011, pertanto mi sono astenuto sull’emendamento in materia rimesso in discussione dai Verdi, simbolico ma irresponsabile. Le agevolazioni al commercio e ai trasporti sono troppo importanti perché si scherzi con strategie politiche che fanno ricorso a emendamenti non propri e che prevedono una linea di bilancio pari a zero. Questo emendamento, di origine socialista, si prefiggeva di far avanzare la presente discussione durante le procedure di bilancio, ma l’adozione odierna avrebbe comportato un’Unione senza bilancio.

 
  
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  Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore di un bilancio con un incremento quasi nullo rispetto al 2010 per dimostrare che il Parlamento può dare prova di maturità e responsabilità in un momento di crisi economica che blocca fortemente i governi nazionali. Non è opportuno aumentare il bilancio 2011 quando la maggior parte degli Stati membri attraversa un periodo di severi controlli. Sono lieta che i difficili negoziati tra le varie istituzioni abbiano portato a un compromesso, evitando così una crisi di bilancio per il 2011.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Jędrzejewska-Trüpel perché rafforza il finanziamento di aree definite prioritarie dal Parlamento europeo: l’istruzione, l’innovazione, la competitività e la coesione per la crescita e l’occupazione, così come la conservazione e la gestione delle risorse naturali.

 
  
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  Göran Färm (S&D), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi oggi abbiamo votato a favore del progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio finanziario 2011. Si tratta di un bilancio sobrio, che comprende però anche investimenti importanti per la ricerca, le iniziative per i giovani e gli aiuti a favore della Palestina, e che consente di creare un nuovo servizio europeo per l’azione esterna e di stabilire nuove autorità per il controllo finanziario.

Ci siamo astenuti tuttavia dal voto sul testo e sulle linee di bilancio proposte per le risorse proprie dell’Unione. Siamo a favore di una revisione del sistema di risorse proprie e del vaglio di una tassa sulle transazioni finanziarie, ma le informazioni attualmente disponibili sono troppo ridotte per prendere una posizione in merito.

A prescindere dalla forma che potrebbe assumere il nuovo sistema per le entrate dell’Unione europea, desideriamo sottolineare che deve essere neutrale rispetto al bilancio e che deve rispettare le competenze degli Stati membri in materia di tassazione.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Il bilancio per il 2011 sarà il primo a essere approvato dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Sebbene il presente accordo (raggiunto nell’ambito della nuova procedura di codecisione) non affronti tutte le preoccupazioni del Parlamento, costituisce la base di una comprensione comune circa le priorità di bilancio dell’Unione. Alla luce delle nuove sfide, è fondamentale che ci sia una struttura che permetta alla Commissione di modificare il bilancio laddove i finanziamenti stabiliti siano insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi strategici nell’ambito delle priorità stabilite nella strategia Europa 2020.

Sarà compito del Parlamento europeo e del Consiglio trovare terreno comune per una risposta rapida ed efficace, creando le condizioni per un’Unione più egualitaria e competitiva, all’altezza delle nuove sfide.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Il risultato della discussione sul bilancio per il 2011 era prevedibile (prendendo in considerazione le responsabilità del Consiglio e dei principali gruppi politici del Parlamento), sia per la definizione e l’approvazione dell’attuale quadro finanziario pluriennale, sia per l’approvazione dei bilanci che questo dovrà coprire.

Quello che questo accordo non cancella, e anzi rafforza, sono le numerose critiche nei confronti del bilancio in questione, su cui abbiamo sorvolato. Dato il deterioramento della crisi economica e sociale, della disoccupazione e delle condizioni di vita di milioni di cittadini (cui contribuiscono in modo significativo i piani di terrorismo sociale che l’Unione intende imporre agli Stati membri), riscopriremo ancora una volta cosa significa la decantata espressione solidarietà europea: un bilancio che non supera l’1 per cento del RNL (reddito nazionale lordo), incapace di assolvere alla sua funzione di redistribuzione della ricchezza, di garantire una coesione economica e sociale e che, senza dubbio, accentuerà gli effetti negativi delle politiche europee. Esiste un’alternativa a questo bilancio, che non solo è possibile, ma è necessaria: si deve incrementare in modo significativo il bilancio comunitario sulla base dei contributi equi degli Stati membri, in linea con il proprio RNL.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. (GA) Accolgo favorevolmente l’accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e i governi dei 27 Stati membri, in particolar modo perché senza di esso verrebbero ritardati i pagamenti destinati agli agricoltori irlandesi per il prossimo anno.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto.(PL) L’eventuale introduzione di un bilancio di previsione per il 2011 ha portato il Parlamento e il Consiglio a intensificare le discussioni; il risultato (il progetto di bilancio per cui si è votato oggi) può essere considerato un compromesso pragmatico. I negoziati tra le istituzioni hanno consentito di includere molte proposte del Parlamento; il Consiglio ci ha garantito che si mostrerà collaborativo durante l’elaborazione del quadro finanziario per il 2014-2020, rispettando le disposizioni del trattato di Lisbona. Il Parlamento ha raggiunto un accordo su tale questione anche con i Primi ministri di Ungheria, Polonia, Danimarca e Cipro, gli Stati membri che nei prossimi due anni ricopriranno la Presidenza del Consiglio dell’UE. Accogliamo favorevolmente la decisione del Consiglio di mantenere il meccanismo di flessibilità nel bilancio dell’Unione a un livello dello 0,03 per cento del PIL dell’UE. Questi fondi permetteranno di sovvenzionare spese fondamentali non previste durante i negoziati sul precedente quadro finanziario, come il servizio europeo per l’azione esterna e il sistema Galileo. Il Parlamento ha concesso il rinvio della discussione sulle future fonti finanziarie dell’Unione europea, un punto richiesto anche dalla Commissione. L’idea di utilizzare i contributi nazionali a favore del bilancio dell’Unione non è stata accolta favorevolmente da un gruppo di Stati membri che temeva la reazione dell’opinione pubblica. Ritorneremo certamente su questa discussione nell’estate del 2011, quando la Commissione presenterà le nuove opzioni per il finanziamento dell’UE.

 
  
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  Julie Girling (ECR), per iscritto. (EN) (a nome della delegazione dei Conservatori del Regno Unito) I Conservatori del Regno Unito oggi hanno votato contro l’aumento 2,9 per cento del bilancio. Riteniamo che, in un momento in cui i governi nazionali cercano di ridurre il proprio deficit e di migliorare la situazione economica, sia poco opportuno richiedere l’aumento della spesa europea. Il bilancio UE non può, come sostengono alcuni europarlamentari, essere utilizzato in modo supplementare ai bilanci nazionali in un periodo di austerità; esso dovrebbe piuttosto rispecchiare la difficile situazione in cui versano gli Stati membri. Per questo motivo, i Conservatori hanno proposto un emendamento volto a congelare a lungo termine i pagamenti sui livelli del 2010, una decisione che rassicurerebbe i cittadini sul fatto che l’Unione europea stia svolgendo il proprio ruolo per riportare la spesa pubblica a lungo termine sotto controllo e per renderla più sostenibile.

 
  
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  Estelle Grelier (S&D), per iscritto. (FR) L’adozione odierna del bilancio per il 2011 ha sottolineato il duplice fallimento del Parlamento. Il bilancio adottato è troppo esiguo: +2,91 per cento, molto meno rispetto alla prima lettura (+6 per cento) e alla proposta iniziale della Commissione (+5,8 per cento). Le cifre adottate sono quelle proposte del Consiglio, senza alcun margine di negoziazione, e sono poco rassicuranti in termini di negoziabilità di bilanci futuri. Sin dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento ha lavorato con il Consiglio sulle questioni di bilancio seguendo la procedura di codecisione: senza impegni prestabiliti sul ruolo del Parlamento nell’elaborazione del prossimo quadro finanziario e nella riflessione circa le nuove risorse proprie, rischiamo che il Consiglio abbia un ruolo da regista sul futuro del progetto europeo. Data la posizione di alcuni Stati membri, sussiste il reale rischio di paralizzare tale progetto. Sono costernata in particolar modo dall’atteggiamento degli europei quando, all’inizio dei negoziati, erano pronti a ritirarsi nell’istante in cui capi di Stato o di governo hanno iniziato a far squillare i telefoni. Ciascuno si farà la propria idea sulla coerenza politica di tale inversione di rotta.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE), per iscritto.(PL) Accolgo favorevolmente l’adozione, con una chiara maggioranza di voti, del bilancio UE per il 2011. L’accordo raggiunto da Parlamento e Consiglio scongiura il ricorso al bilancio di previsione, che potrebbe minare il perseguimento delle politiche agricole e di coesione dell’Unione. Questa notizia è particolarmente positiva per le autorità locali polacche, così come per gli agricoltori e per gli imprenditori che si avvalgono con frequenza dei fondi dell’Unione perché, nonostante la crisi economica, i fondi subiranno un incremento pari al 2,91 per cento rispetto al 2010. Sono a favore dell’aumento delle risorse per le aree prioritarie individuate dal Parlamento: giovani, istruzione, ricerca e innovazione.

 
  
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  Constance Le Grip (PPE) , per iscritto. (FR) Ho votato a favore del nuovo bilancio e sono lieta che le istituzioni europee abbiano finalmente trovato un terreno comune. Tramite questo voto, il Parlamento europeo cerca di fornire all’Unione un bilancio solido, che possa essere introdotto immediatamente all’inizio del 2011, senza ricorrere al regime dei dodicesimi provvisori, che avrebbe messo a rischio l’attuazione di molte politiche europee. Trovo tuttavia sconvenienti la mancanza di flessibilità che questo bilancio impone e la scelta effettuata da alcuni gruppi politici, in particolare dai socialisti, di mettere in pericolo ITER (l’unico progetto di ricerca importante a lungo termine in cui l’Unione europea svolge un ruolo primario), rimandando il voto sul suo finanziamento. Rinunciando ai 600 milioni di euro disponibili per il finanziamento del progetto ITER in uno scenario di crisi e di difficoltà economica, i socialisti hanno mostrato la propria irresponsabilità e incoerenza, mettendo a rischio un progetto strategico che crea posti di lavoro.

 
  
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  Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto.(PL) Sono lieta che, nonostante le numerose complicazioni, sia stato possibile raggiungere un accordo e adottare il bilancio UE per il 2011 dopo gli emendamenti del Consiglio. È una decisione molto importante, non solo perché si è evitato il bilancio di previsione, ma soprattutto perché possiamo programmare con certezza le spese per la politica di coesione, che è fondamentale per i cittadini dell’UE e per i beneficiari dei fondi. Desidero inoltre sottolineare che le risorse per tale politica sono state aumentate del 10 per cento. È importante aver raggiunto un accordo: in questo modo abbiamo dimostrato la solidarietà europea, ottenendo nel contempo una stabilità economica per il 2011.

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. (FR) Oggi ho votato a favore del bilancio per il 2011. Dopo lunghi negoziati, siamo riusciti a raggiungere un accordo che soddisfi il Parlamento, il quale aspetta l’attuazione delle disposizioni del trattato di Lisbona. Conformemente al trattato, la nostra istituzione deve essere coinvolta nei negoziati sul bilancio a lungo termine e questo cambiamento dovrebbe essere accettato a ogni livello. Il Parlamento voleva mantenere alcune riserve sul bilancio per il 2011, tra cui la somma di 425 000 euro messa in riserva sul bilancio dell’accademia europea di polizia (CEPOL), che potrà essere allocata solo a determinate condizioni. L’agenzia, in seguito al rifiuto del Parlamento di avallarne il bilancio, dovrà adottare le raccomandazioni degli europarlamentari perché sia approvata l’allocazione completa del bilancio CEPOL nel 2011.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Il bilancio 2011, il primo che il Parlamento ha potuto analizzare, non ha fatto altro che dimostrare gli scarsi poteri della nostra Assemblea. Non soddisfatto di legittimare controriforme liberali e di lavorare per i mercati finanziari invece che per i cittadini da cui è stato eletto, questo Parlamento arriva persino a capitolare in nome dell’urgenza. Non faciliterò quest’operazione deplorevole con il mio voto.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Dopo negoziati intensi, è stato finalmente possibile raggiungere un accordo per il bilancio del 2011; non è forse il bilancio ideale ma rimane un documento che permetterà di raggiungere gli obiettivi perseguiti dall’Unione. Il bilancio adottato oggi in sessione plenaria rafforza le priorità individuate dal Parlamento europeo: istruzione, innovazione e il processo di pace in Medio Oriente e in Palestina.

 
  
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  Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. (EN) Tenendo in considerazione gli innumerevoli burocrati del Parlamento e della Commissione, la presente risoluzione permette alla Comunità europea di avvicinarsi a una distribuzione ben ponderata ed efficace delle proprie risorse nel corso del tempo. Ho esaminato con attenzione le altre dichiarazioni contenute nella relazione e sono lieto di scoprire che qualcuno in Parlamento comprende la necessità di utilizzare il denaro in tempo, non quando è troppo tardi. Il mio voto è favorevole.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Come nel caso dell’ultima proposta volta ad aumentare il bilancio per il 2011, anche questa volta il mio voto è contrario, nell’interesse dei cittadini europei. È impossibile comprendere come l’UE possa aumentare il proprio bilancio quando in tutta Europa vengono introdotti programmi di austerità. L’ultimo aumento era giustificato dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona e dalle nuove istituzioni cui ha dato vita, come il servizio europeo per l’azione esterna. Con grande lungimiranza, il Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della libertà austriaco) ha votato contro il trattato di Lisbona che, a eccezione di alcuni benefici, ha comportato in generale un aumento della burocrazia e dei costi per i cittadini. Per questo motivo ho votato contro il bilancio per il 2011.

 
  
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  Elisabeth Morin-Chartier (PPE), per iscritto. (FR) Sostengo il voto del Parlamento europeo di mercoledì 15 dicembre 2010 durante la seduta di Strasburgo a favore dell’adozione del bilancio 2011 dopo la discussione di martedì. Il bilancio adottato include più fondi per la maggior parte delle aree definite “prioritarie” dal Parlamento, rispettando i limiti generali imposti dal Consiglio. Durante i negoziati di quest’anno, i miei onorevoli colleghi sono giunti a un accordo con il Consiglio e la Commissione su una serie di questioni politiche relative al bilancio.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Il progetto di bilancio modificato dal Consiglio europeo non rispecchia pienamente le necessità e le richieste delineate dal Parlamento, ma non si può lasciare l'Unione Europea, nei primi mesi del 2011, senza un bilancio approvato; per questo nel trilogo dello scorso 6 dicembre Commissione, Consiglio e Parlamento hanno trovato il giusto compromesso per un bilancio che possa essere attuato in maniera esaustiva fin già dall'inizio dell'esercizio finanziario 2011. Il mio voto favorevole riflette una linea di responsabilità coerente con l'impegno parlamentare per dare ai cittadini dell'Unione le adeguate risorse finanziarie confermate dall'approvazione della dichiarazione comune sugli stanziamenti di pagamento.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento perché ritengo che, nonostante il progetto di bilancio emendato dal Consiglio non soddisfi pienamente la reale necessità di un bilancio europeo sostenibile, coerente ed efficace, sia stato raggiunto l’obiettivo del Parlamento di fornire all’Unione un bilancio attuabile in modo pieno e prevedibile, sin dall’inizio dell’esercizio finanziario.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento perché nonostante il progetto di bilancio emendato dal Consiglio non soddisfi pienamente la reale necessità di un bilancio europeo sostenibile, coerente ed efficace, è stato raggiunto l’obiettivo del Parlamento di fornire all’Unione un bilancio attuabile in modo pieno e prevedibile, sin dall’inizio dell’esercizio finanziario.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (FR) Quando lo scorso mese tutti i gruppi politici si sono dichiarati pronti a raggiungere un accordo politico, sia sul bilancio per il 2011, sia sul finanziamento futuro dell’Unione, ha rappresentato un momento speciale. Dopo la confusione generata durante i negoziati, giunti alla fase finale i tre principali gruppi politici hanno ceduto. Il Parlamento europeo, forte delle proprie nuove competenze, ha perso l’occasione di imporsi nel suo ruolo decisionale sulle questioni finanziarie. La lettera del Primo ministro belga, mostrataci dalla Presidenza, che garantisce l’ottemperanza al trattato e il coinvolgimento del Parlamento nelle discussioni future, non offre alcuna garanzia per risultati politici positivi. Il nostro voto contrario rispecchia questa mancata opportunità e la clausola di revisione a tempo che ne conseguirà.

Lo strumento migliore per raggiungere questo obiettivo è (utilizzando lo stesso metodo della Convenzione) riunire il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali, i governi nazionali e la Commissione. Per quanto riguarda il progetto ITER, che continua a richiedere finanziamenti esorbitanti, non ci dispiace che sia stato rinviato. Cercheremo di dimostrare nuovamente lo spreco finanziario che rappresenta non appena sarà discusso dalla commissione per i bilanci.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) Stiamo per approvare il bilancio dell’Unione europea per il 2011, per la prima volta in conformità con il regime sancito dal trattato di Lisbona. Accolgo favorevolmente l’affermazione del ruolo del Parlamento europeo in quest’ambito e sostengo le priorità sottolineate nel documento oggetto di voto. Una particolare attenzione dovrà essere riservata nel 2011 ai temi gioventù, istruzione e mobilità, una priorità presa in considerazione in tutte le sezioni del bilancio. Dobbiamo investire nei nostri giovani e nella formazione per tutti i cittadini europei, tramite il programma per l’apprendimento permanente, Erasmus Mundus e il programma Eures.

È fondamentale incentivare altresì gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione e promuovere il ruolo svolto dalle PMI come motore dell’economia. Considerando l’importanza della politica di coesione come elemento trasversale rispetto alle altre politiche europee, ritengo sia giusto inserirla nel documento, cosa essenziale per la sua buona attuazione. Date le ragioni esposte e poiché l’Unione europea sta attraversando un periodo che richiede uno sforzo significativo per rendere l’Europa più forte e competitiva, salvaguardando un rafforzamento del dialogo interistituzionale, voto a favore del presente progetto presentato dal Parlamento.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore della presente relazione; il Parlamento ha mostrato i denti durante i negoziati con il Consiglio. Lo scorso anno, nell’ambito del trattato di Lisbona, il Consiglio ha accordato concessioni significative al Parlamento, mentre in questa decisione sul bilancio il Parlamento è andato incontro alla posizione del Consiglio. Questo compromesso sembra essere praticabile.

 
  
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  Derek Vaughan (S&D), per iscritto. (EN) Il bilancio per il 2011 è stato elaborato durante un periodo impegnativo e di forte instabilità. In un momento in cui si riscontrano severi tagli ai bilanci degli Stati membri, è più che mai importante garantire che l’Europa fornisca le risorse necessarie a fronteggiare gli effetti della crisi. È possibile vedere i benefici derivanti dai fondi UE nella mia circoscrizione elettorale, dove tali fondi andranno in aiuto a chi sarà colpito dalle politiche di tagli indiscriminati perseguite nel Regno Unito.

Non sono però d’accordo su alcune parti di questo bilancio: ad esempio, non credo sia appropriato erogare cospicui sussidi agricoli e aumentare le spese di rappresentanza. È importante mostrare moderazione nelle spese in questo periodo di incertezza economica. Per questo motivo ho deciso di astenermi sul voto per il bilancio 2011.

 
  
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  Glenis Willmott (S&D), per iscritto. (EN) Gli europarlamentari laburisti hanno votato contro l’adozione del bilancio perché, in un momento in cui si stanno effettuando tagli radicali alle spese pubbliche nazionali, non crediamo sia opportuno incrementare il bilancio UE.

Certamente non sosteniamo il modo in cui molti governi mettono a repentaglio la propria economia tagliando le spese pubbliche, ma questo non significa che siamo a favore di un aumento generale delle spese nell’Unione.

L’UE farà molte cose importanti il prossimo anno, spesso fornendo sostegno alle aree maggiormente colpite dai tagli interni. Laddove siano richieste ulteriori spese, però, riteniamo che sarebbe stato possibile attingere a risparmi da investire in progetti importanti.

Data l’attuale pressione sulle economie nazionali, questi negoziati sul bilancio potevano rappresentare un’opportunità per persuadere i leader europei a occuparsi delle ingenti spese dell’Unione, come i sussidi agricoli, che spesso mettono a repentaglio proprio le economie dei paesi che il bilancio europeo per gli aiuti internazionali si prefigge di aiutare. Questo pacchetto, però, non va a toccare tali sussidi.

In questa situazione, gli europarlamentari laburisti non hanno potuto votare a favore di un incremento del bilancio UE.

 
  
  

Relazione Matera (A7-0353/2010)

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. (PT) Considerando che i Paesi Bassi hanno richiesto assistenza in relazione a 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 46 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland, Paesi Bassi, ho votato a favore della presente risoluzione perché concordo con la proposta della Commissione e con gli emendamenti del Parlamento europeo. Sono d’accordo anche sul fatto che il funzionamento e il valore aggiunto del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) dovrebbero essere esaminati nel contesto della valutazione generale dei programmi e degli altri strumenti creati dall’accordo interistituzionale del 17 maggio 2006, nell’ambito della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale 2007-2013.

 
  
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  Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) L’assistenza ai lavoratori in esubero a causa della ristrutturazione e della delocalizzazione dovrebbe essere dinamica e flessibile, così da poter essere attuata in modo rapido ed efficace. Alla luce dei cambiamenti strutturali nel commercio internazionale, è importante che l’economia europea sia in grado quanto prima di applicare gli strumenti volti a sostenere i lavoratori che ne sono colpiti, fornendo loro allo stesso tempo le abilità richieste per ritornare rapidamente sul mercato del lavoro. L’assistenza finanziaria dovrebbe pertanto essere fornita su base individuale. È importante sottolineare che tale assistenza non sostituisce la responsabilità delle imprese né mira al finanziamento e alla ristrutturazione delle società. Poiché i Paesi Bassi hanno richiesto assistenza in relazione a 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 18 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland, voto a favore della presente relazione, ovvero, della mobilitazione del FEG a sostegno dei Paesi Bassi.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) La crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, congiuntamente ai continui cambiamenti del mercato del lavoro causati da alterazioni alla struttura del commercio internazionale, ha causato innumerevoli vittime della disoccupazione, la quale, in molti casi, è di lungo periodo. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è stato creato per far fronte a situazioni come questa. Nella fattispecie, stiamo parlando della mobilitazione di poco più di 2 500 000 euro per i Paesi Bassi, a sostegno di 613 esuberi in due imprese commerciali e di vendita al dettaglio tra il primo maggio 2009 e il 31 gennaio 2010. Poiché la Commissione, dopo aver esaminato tale richiesta, l’ha ritenuta appropriata e conforme ai requisiti in materia e ne raccomanda l’approvazione, voto a favore.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Dato l’impatto sociale della crisi economica mondiale, che ha esercitato un effetto particolare sull’occupazione, l’utilizzo corretto del FEG è di fondamentale importanza per alleviare le sofferenze di molti cittadini e famiglie europei, contribuendo alla loro reintegrazione sociale e al loro sviluppo professionale, fornendo allo stesso tempo nuove risorse che soddisfino le necessità delle industrie e diano impulso all’economia. È in questo contesto che viene portato avanti l’intervento per i Paesi Bassi, in relazione ai 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 46 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland, Paesi Bassi. Spero che le istituzioni europee rafforzino il proprio impegno per l’attuazione di misure per velocizzare e migliorare il tasso di utilizzo di una risorsa così importante come il FEG, che attualmente registra livelli di mobilitazione molto bassi. Quest’anno è stato richiesto solo l’11 per cento dei 500 milioni di euro disponibili.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea rappresenta un’area di solidarietà e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione ne è parte integrante. Tale sostegno è di fondamentale importanza per aiutare i disoccupati e le vittime della delocalizzazione di aziende, un fenomeno frequente nell’era della globalizzazione. Sempre più imprese hanno optato per la delocalizzazione, beneficiando del basso costo della manodopera in molti paesi (soprattutto Cina e India) e danneggiando gli Stati che rispettano i diritti dei lavoratori. L’obiettivo del FEG è di aiutare i lavoratori vittime della delocalizzazione aziendale e di facilitare l’accesso a un nuovo posto di lavoro. Il FEG è stato utilizzato in passato da altri Paesi UE; è giusto dunque aiutare ora i Paesi Bassi, che hanno presentato la richiesta per la mobilitazione del Fondo in relazione a 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 46 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland, Paesi Bassi.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) I lavoratori che hanno perso il proprio posto di lavoro in seguito alla crisi finanziaria ed economica dovrebbero avere l’opportunità di tornare rapidamente nel mondo del lavoro. Gli Stati membri sono obbligati ad adottare misure appropriate per sostenere questi cittadini. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione elargisce fondi a tale scopo e gli Stati membri possono presentare richiesta per ottenerli. Voto a favore della presente relazione, poiché la mobilitazione del Fondo per i Paesi Bassi è pienamente giustificata e sono stati rispettati tutti i requisiti necessari.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. (PT) Poiché i Paesi Bassi hanno richiesto assistenza in relazione a 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 46 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland, nei Paesi Bassi, ho votato a favore della risoluzione, in quanto mi trovo d’accordo con la proposta della Commissione europea e con gli emendamenti discussi dal Parlamento. Concordo anche sul fatto che:

- il Fondo dovrebbe sostenere il reinserimento professionale dei singoli lavoratori in esubero; desidero ribadire che il contributo del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in forza della legislazione nazionale o dei contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

- il funzionamento e il valore aggiunto del FEG dovrebbero essere esaminati nel contesto della valutazione generale dei programmi e degli altri strumenti creati dall'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006;

Accolgo favorevolmente la proposta della Commissione europea di stabilire una fonte di stanziamenti di pagamento diversa dai fondi non utilizzati del Fondo sociale europeo, dopo che il Parlamento europeo ha ricordato a più riprese che il FEG è stato creato quale strumento specifico e distinto, con obiettivi e scadenze proprie, e che occorre pertanto individuare adeguate linee di bilancio per gli storni.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono perfettamente d'accordo con la relatrice on. Barbara Matera che con soddisfazione constata che la Commissione si attiene alle numerose richieste formulate in passato dal Parlamento europeo identificando fonti alternative per gli stanziamenti di pagamento, diverse dai fondi FSE non utilizzati.

Concordo inoltre con la relatrice che la scelta operata negli ultimi casi esaminati (ossia la linea di bilancio destinata al sostegno dell'imprenditorialità e dell'innovazione), non è soddisfacente, date le gravi carenze con cui la Commissione si scontra in sede di attuazione dei programmi in materia di competitività e innovazione. In un periodo di crisi economica, infatti, tali stanziamenti dovrebbero piuttosto essere aumentati. La relatrice invita quindi la Commissione a proseguire gli sforzi volti a individuare in futuro linee di bilancio più idonee per i pagamenti.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) La richiesta di assistenza presentata dai Paesi Bassi nell’ambito del FEG in relazione a 613 esuberi in due imprese operanti nella divisione 46 (Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocicli) della NACE Rev. 2, nella regione NUTS II Noord Holland soddisfa tutte le condizioni di ammissibilità sancite dalla legge. Certamente, nell’ambito del regolamento (CE) n. 546/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, che ha emendato il regolamento (EC) n. 1927/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 dicembre 2006 e ha creato il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, lo spazio di manovra del FEG è stato temporaneamente ampliato, poiché poteva intervenire in situazioni come questa nel caso in cui, come causa diretta della crisi mondiale economica e finanziaria, si verificasse “il licenziamento di almeno 500 dipendenti nell'arco di nove mesi, in particolare nelle piccole o medie imprese che operano nella divisione NACE Rev. 2 in un'unica regione o in due regioni contigue di livello NUTS II”. Ho votato pertanto a favore della presente risoluzione e spero che la mobilitazione del FEG contribuisca a una buona integrazione dei lavoratori nel mercato del lavoro.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Con questo voto il Parlamento europeo: (1) chiede alle istituzioni interessate di compiere gli sforzi necessari per accelerare la mobilitazione del FEG; (2) ricorda l'impegno delle istituzioni volto a garantire una procedura agevole e rapida per l'adozione delle decisioni relative alla mobilitazione del FEG, apportando un aiuto specifico, una tantum e limitato nel tempo ai lavoratori in esubero a causa della globalizzazione e della crisi finanziaria ed economica e sottolinea il ruolo che il FEG può svolgere ai fini del reinserimento dei lavoratori in esubero nel mercato del lavoro; (3) sottolinea che, in conformità dell'articolo 6 del regolamento FEG, occorre garantire che il Fondo sostenga il reinserimento professionale dei singoli lavoratori in esubero e ribadisce che il contributo del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in forza della legislazione nazionale o dei contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento sulla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) per i lavoratori in esubero nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC), nella regione Noord Holland, nei Paesi Bassi.

Il settore TIC in Europa è stato colpito dalla crisi economica e finanziaria e dai cambiamenti strutturali avvenuti a livello mondiale nel mercato delle tecnologie dell’informazione, in particolar modo a causa della delocalizzazione della produzione verso Cina e India, rilevata anche dall’indice TIC 5.

Questo indice somma i principali risultati della ricerca relativi al ciclo economico, alla spesa e all'elaborazione del bilancio nel settore TIC. Tale indicatore, per l’Europa occidentale, è passato da un valore di circa 160 ad agosto 2008 a un valore pari a 30 ad aprile 2009.

I Paesi Bassi hanno elaborato un pacchetto coordinato di servizi personalizzati per i 613 lavoratori in esubero delle due imprese appartenenti alla società Randstad, che prevede l’aiuto per il passaggio da un posto di lavoro all’altro, la creazione di centri di mobilità, il collocamento di personale in esubero, la formazione professionale e le ricerche sull’occupabilità. Il bilancio totale richiesto è pari a 3 934 055 euro e i Paesi Bassi hanno presentato domanda in data 8 aprile 2010 per ottenere dal FEG un contributo finanziario pari a 2 557 135 euro.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore della relazione Matera. Ancora una volta siamo in grado di aiutare i lavoratori in esubero a causa delle difficoltà affrontate dalle proprie aziende a trovare nuovi posti di lavoro.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) La presente è solo una delle numerose richieste recentemente presentate dai Paesi Bassi e approvate dalla commissione per i bilanci. Ho votato a favore della relazione Matera sulla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) per sostenere i lavoratori in esubero della regione Noord Holland. L’obiettivo del FEG è di mettere a disposizione fondi a favore di singoli cittadini che hanno perso il proprio posto di lavoro come risultato della globalizzazione. Durante i negoziati per il bilancio nelle scorse settimane, il governo dei Paesi Bassi ha superato sé stesso con la sua risposta ostinata alle legittime posizioni assunte dal Parlamento europeo, che è sempre pronto al compromesso: sembra essere compatibile con la prospettiva politica nazionale fare, da un lato, domanda per ricevere decine di milioni di euro di aiuti europei e, dall’altro lato, rifiutare una discussione legittima sui punti sollevati dal Parlamento.

 
  
  

Relazione Zwiefka (A7-0360/2010)

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. (LT) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione perché ritengo che nell’Unione europea sia necessario istituire una cooperazione rafforzata nel settore della legge applicabile al divorzio e alla separazione personale. Credo che la normativa UE nel settore deve presentare un carattere universale, vale a dire che le norme uniformi di conflitto di leggi possono designare indifferentemente la legge di uno Stato membro partecipante, le legge di uno Stato membro non partecipante o la legge di uno stato non membro dell’Unione europea.. L’obiettivo prioritario dell’Unione è la salvaguardia e lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia garantita la libera circolazione cittadini delle persone; pertanto, affinché i coniugi possano scegliere una legge applicabile con cui hanno legami stretti o, in mancanza di scelta, affinché al loro divorzio o separazione personale si possa applicare una siffatta legge, è opportuno che questa si applichi anche se non è la legge di uno Stato membro partecipante. Incrementare la mobilità dei cittadini richiede più flessibilità e maggiore certezza giuridica, che possono essere migliorate dal nuovo regolamento europeo.

 
  
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  Roberta Angelilli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esigenza di istituire un quadro giuridico chiaro e completo in materia di legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, nasce dalla urgente necessità di affrontare i problemi che nascono nel caso dei divorzi "internazionali". Fino ad ora la disparità delle norme nazionali non ha favorito la salvaguardia delle pari opportunità tra i coniugi e neanche la tutela dell'interesse superiore dei minori coinvolti, al contrario ha contribuito ad incentivare la cosiddetta "corsa al tribunale". In qualità di Mediatore del Parlamento europeo per i minori contesi tra genitori di differenti nazionalità e sulla base dell'esperienza acquista nel corso dell'attività svolta, sostengo questa proposta di regolamento volta a creare una certezza del diritto per le coppie interessate e a garantire nel contempo trasparenza e flessibilità.

Tra le proposte innovative contenute nel testo del regolamento, c'è la possibilità di consultare un mediatore familiare prima, durante e dopo il procedimento di divorzio, non solo perché si tratta di una figura di grande aiuto nell'informare i coniugi in merito alle diverse forme e condizioni di divorzio e nel dirimere eventuali divergenze tra questi, ma anche perché tutela i diritti dei minori coinvolti, aiutando i genitori a fare scelte appropriante ed amichevoli a tutela del benessere della prole.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Signor Presidente, quando si tratta di migliorare la coerenza tra le norme europee sulle questioni matrimoniali, è difficile arrivare a un consenso tra i 27 Stati membri. Fortunatamente, dal trattato di Amsterdam del 1997 gli Stati membri che lo desiderano possono associarsi per progredire in un settore specifico, attraverso la “cooperazione rafforzata”, in modo da poter istituire un nucleo di Stati leader che portino avanti l’Unione. I problemi affrontati da coniugi per quanto riguarda il riconoscimento del loro matrimonio in tutta l’Europa, in particolare in caso di divorzio o di separazione personale, hanno portato alcuni Stati ad associarsi per migliorare il coordinamento delle normative nazionali. Tengo molto all’attuazione di questa cooperazione rafforzata, nella quale la Francia desidera essere coinvolta. A mio parere, si tratta di un’iniziativa che porterà a un ravvicinamento dei cittadini europei in un settore che riguarda noi tutti, e nel quale la certezza del diritto è fondamentale. Ho quindi votato a favore della proposta di regolamento concernente l’attuazione di tale cooperazione rafforzata, che andrà in futuro applicata ogni volta che risulterà necessario.

 
  
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  Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), per iscritto. (ES) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione perché l’obiettivo del regolamento è creare maggiore certezza del diritto per le coppie appartenenti a diversi Stati membri che desiderano divorziare o separarsi, garantendo loro prevedibilità e flessibilità.

In quest’ambito, l’iniziativa approvata rappresenta un passo in avanti, ma è deplorevole che si sia persa l’opportunità di ampliare l’ambito d’applicazione al riconoscimento di matrimoni, annullamenti, custodia dei figli ed eredità. Non viene nemmeno affrontata, inoltre, l’esistenza di altri tipi di unione, come quella tra persone omosessuali, riconosciute invece in alcuni Stati membri.

In secondo luogo, è altrettanto deplorevole che solo 15 dei 27 Stati membri siano disposti a sottoscrivere tale cooperazione rafforzata, con evidenti svantaggi per i cittadini dei paesi che decidono di non aderire.

Mi auguro e chiedo che in futuro l’ambito di applicazione e il numero di paesi favorevoli all’applicazione di questa cooperazione rafforzata aumenti: lo dobbiamo ai cittadini che rappresentiamo.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione del Parlamento europeo sulla cooperazione rafforzata nel settore della legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, perché è necessario stabilire una base giuridica chiara ed esplicita secondo per l’applicazione delle norme relative alla legge applicabile. Desidero sottolineare che uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea è la salvaguardia e lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia garantita la libera circolazione delle persone. Nel caso del divorzio o della separazione personale nell'ambito di matrimoni binazionali la base giuridica a livello europeo è attualmente quanto mai fluida per quanto riguarda la questione della legge applicabile. Per questo motivo si assiste spesso a una “corsa ai tribunali”, con la quale un coniuge inizia col chiedere la separazione e si assicura in tal modo che la procedura si svolgerà secondo un ordinamento giuridico che tuteli meglio innanzi tutto i propri interessi. Vorrei sottolineare che l'obiettivo della proposta di regolamento è quello di creare maggiore certezza del diritto per le coppie interessate e garantire nel contempo trasparenza e flessibilità.

 
  
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  Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con l'onorevole collega Zwiefka per l'elaborazione di questa relazione, che ho visto favorevolmente. L'obiettivo di questo provvedimento è istituire un quadro giuridico chiaro e completo in materia legislativa di divorzio e di separazione personale, introducendo una certa autonomia tra le parti. Il carattere diversificato di tali norme nei paesi membri può, infatti, creare problemi nel caso dei divorzi "internazionali".

Infatti, oltre all'incertezza giuridica sull'individuazione delle norme che si applicheranno caso per caso, si può verificare la cosiddetta "corsa in tribunale" per adire alla legislazione che meglio tutela uno dei due coniugi. È perciò necessario, da parte dell'Unione europea, limitare tali rischi e tali carenze introducendo tra le parti la possibilità di scegliere di comune accordo la legge applicabile. Condivido quindi la necessità di assicurare, quanto prima, alle parti una corretta e precisa informazione tale da renderle consapevoli delle loro scelte.

 
  
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  Zuzana Brzobohatá (S&D), per iscritto.(CS) Signor Presidente, ai sensi del trattato di Lisbona, gli Stati membri possono ora stipulare una cooperazione rafforzata nel settore della libertà, sicurezza e giustizia, e più specificatamente per quanto riguarda questioni relative al divorzio e alla separazione personale. Il regolamento definisce una cooperazione rafforzata tra alcuni Stati membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Ungheria,). L’obiettivo principale è di escludere chiaramente qualsiasi discriminazione basata sul sesso, salvaguardare le pari opportunità tra i coniugi e rendere centrale l'interesse della prole. I coniugi spesso “concorrono” tra loro cercando di presentare per primi la richiesta di divorzio, in modo da assicurarsi che la procedura si svolgerà secondo un ordinamento giuridico che tuteli meglio innanzi tutto i propri interessi. L’obiettivo del regolamento è di migliorare la certezza del diritto per le coppie coinvolte, e nel contempo garantire la flessibilità e la prevedibilità del procedimento. Ho votato a favore del regolamento, anche se per il momento non riguarda la Repubblica ceca. In generale, ritengo che l’adozione di questo regolamento servirà da buon esempio per gli altri Stati membri, incluso il mio. In futuro, altri Stati membri potranno sottoscrivere il regolamento e trarre vantaggio dall’esperienza dei paesi che per primi hanno tentato questa strada.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Signor Presidente, la proposta non cerca di armonizzare il diritto sostanziale applicabile ai divorzi e alle separazioni personali, ma di stabilire norme armonizzate per la risoluzione di conflitti giuridici internazionali. Questo significa che dobbiamo operare nell’ambito del diritto privato internazionale e non in quello sostanziale del diritto di famiglia, nel quale ogni Stato continuerà ad avere le proprie leggi.

Ecco perché è importante ricordare, ad esempio, che la proposta di regolamento, attraverso l’emendamento dell’articolo 7 bis, non richiede a uno Stato di riconoscere come matrimonio (anche se solo per garantirne lo scioglimento) un atto che non è considerato tale dalla legislazione nazionale, o che sarebbe contrario al principio di sussidiarietà. Questo, tuttavia, non potrà limitare i diritti delle persone le cui unioni non sono riconosciute in uno Stato, punto su cui è necessario trovare una soluzione di compromesso.

Alla luce di quanto esposto, non posso fare altro che considerare il conferimento di maggiore certezza giuridica per quanto concerne la risoluzione di conflitti giuridici internazionali nel contesto del diritto di famiglia, in particolare per quanto riguarda lo scioglimento del matrimonio e la separazione personale, come un passo importante per creare uno spazio di libertà e giustizia, nel quale la libera circolazione delle persone sia una realtà.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, sono estremamente soddisfatto dell’adozione della relazione, che permetterà alle coppie formate da cittadini provenienti da Stati membri differenti o residenti in un paese che non è il proprio di scegliere il diritto applicabile al loro divorzio.

Nel 2007 nell’Unione europea sono stati pronunciati un milione di divorzi, il 13 per cento dei quali riguardava coppie composte da partner di nazionalità differente. Durante questi procedimenti, i cittadini europei hanno dovuto far fronte a problemi giuridici che concernevano la loro separazione.

Vorrei segnalare che il Portogallo partecipa al processo di cooperazione rafforzata che permetterà di registrare progressi sulla questione, bloccata al Consiglio.

Vorrei sottolineare la necessità che la relazione non comporti l’obbligo per gli Stati membri di riconoscere come matrimonio – anche ai soli fini dello scioglimento – una situazione che non è riconosciuta come tale dalla legislazione dello Stato stesso, o che sarebbe contraria al principio di sussidiarietà.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto.(PL) Signor Presidente, mi congratulo con il relatore per aver affrontato in modo così accurato un argomento estremamente complicato come la questione della scelta del diritto applicabile al divorzio e alla separazione personale. È possibile comprendere la delicatezza della questione dal fatto che Roma III rappresenta il primo esempio nella storia dell’Unione europea di cooperazione rafforzata portata avanti conformemente alle procedure stabilite nei trattati. L’ambito di applicazione territoriale del regolamento, pertanto, sarà limitato a 14 dei 27 Stati membri e la Polonia non è tra questi. Introducendo un principio che permette alle parti di scegliere il diritto applicabile in caso di divorzio, Roma III contribuirà a una maggiore prevedibilità e certezza del diritto. Ciononostante, alla luce della portata limitata del regolamento, che riguarderà soltanto il diritto applicabile a questioni relative a divorzi internazionali, è essenziale stabilire qual è il tribunale competente che può prendere le decisioni in casi particolari.

Quest’ultima questione è oggetto di un altro regolamento europeo, ovvero Bruxelles IIa.Come il relatore, ritengo sia necessario rivedere il regolamento in questione il prima possibile per introdurre la norma del forum necessitatis e dissipare in questo modo i timori di molti Stati membri per quanto riguarda l’eventuale situazione in cui i loro tribunali saranno obbligati a prendere decisioni sul divorzio di coppie che il loro sistema giuridico non riconosce come sposate, incoraggiandoli quindi ad adottare principi europei generali nel settore del divorzio internazionale, senza dubbio facilitando la vita a molti cittadini europei.

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. (FR) Signor Presidente, se due persone di nazionalità diversa o semplicemente due persone che non risiedono più nello stesso Stato membro intendono divorziare, devono sapere qual è il tribunale competente e in quale paese si trova. D’ora in poi, chi intende divorziare potrà scegliere quale sistema giuridico dell’Unione europea disciplinerà il divorzio. Un altro passo in avanti molto specifico verso la creazione di un’“area giuridica comune europea”, direttamente applicabile nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Se da un lato accolgo con favore la relazione e il ricorso per la prima volta alla cosiddetta procedura di cooperazione rafforzata, deploro che sia stato necessario usare tale procedura e che non sia stato possibile raggiungere un accordo tra tutti gli Stati membri. Spero, però, che presto anche altri Stati membri siano coinvolti nella cooperazione.

 
  
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  Edvard Kožušník (ECR), per iscritto.(CS) Signor Presidente, la Repubblica ceca è rappresentata al Parlamento europeo, ma non ha sottoscritto il meccanismo di cooperazione rafforzata nel settore della compatibilità delle norme applicabili per quanto concerne il conflitto di leggi perché non ritiene che la proposta di regolamento sia una misura necessaria per il corretto funzionamento del mercato interno. Analogamente, la Repubblica ceca dubita del regolamento alla luce del principio di sussidiarietà, dal momento che non apporta alcun valore aggiunto che giustifichi l’intromissione nelle disposizioni nazionali degli Stati membri in materia di diritto di famiglia. La Repubblica ceca, inoltre, ritiene che la proposta sia dubbia alla luce del principio di proporzionalità, dal momento che l’atto giuridico selezionato, un regolamento, non rappresenta uno strumento adeguato per garantire la compatibilità delle norme sul conflitto di leggi nel settore del diritto internazionale di famiglia. Detto questo, non intendo far sì che il mio voto blocchi gli Stati che hanno scelto la cooperazione rafforzata come strumento per garantire la compatibilità delle norme sul conflitto di leggi, per quanto concerne la determinazione del diritto applicabile in questioni matrimoniali, dal strada portare avanti la loro decisione.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto.(CS) Signor Presidente, la proposta di regolamento sulla cooperazione rafforzata nel settore del diritto applicabile al divorzio e alla separazione personale contribuisce ad affrontare le questioni ricorrenti, complesse e sensibili, associate ai procedimenti di divorzio per i matrimoni validi stipulati da persone di nazionalità diversa. Si chiarisce la situazione delle coppie che divorziano e si permette loro di scegliere il diritto applicabile. Aumenta, inoltre, la loro certezza giuridica fin dall’inizio. Considerando che la legislazione adottata si spinge oltre l’acquis comunitario, l’applicazione del meccanismo di cooperazione rafforzata è un passo che permette agli Stati membri partecipanti di affrontare alcuni dei problemi giuridici della cooperazione internazionale associati allo scioglimento di questo tipo di matrimoni.

Gli altri Stati membri che non prendono parte a questa fase avranno sufficienti opportunità per valutare gli effetti positivi e negativi della proposta di regolamento nel tempo e di prendere in considerazione l’adesione. Per diversi anni, e in diversi casi debitamente giustificati, nella Repubblica ceca è stato applicato il diritto estero in procedimenti di divorzio analoghi.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, il nuovo regolamento permetterà alle coppie binazionali (coppie con nazionalità diverse, che vivono in paesi diversi o che vivono insieme in un paese diverso rispetto a quello d’origine) di scegliere il diritto nazionale applicabile al loro divorzio, sempre che uno dei partner abbia un collegamento con il paese in questione, ad esempio la residenza abituale o la nazionalità. Le nuove regole chiariscono anche il diritto applicabile nel caso di mancato accordo tra i partner. Il nuovo regolamento permetterà, ad esempio, a una coppia spagnolo/portoghese che vive in Belgio di scegliere se il diritto applicabile al loro divorzio debba essere quello spagnolo, belga o portoghese.

 
  
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  Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. (EN) Signor Presidente, il divorzio è una questione seria e spesso comporta piatti rotti e divisioni di beni immobili. In tutta onestà, ammiro l’idealismo del relatore, l’onorevole Zwiefka. Csuccede osa accade se un marito tedesco vuole divorziare in Germania, ma la moglie vuole farlo in Sicilia, perché sua madre è siciliana? Come suddividere un aspirapolvere e una lavastoviglie se non c’è accordo? L’idea è buona, ma va rifinita. Il 90 per cento dei divorzi è caratterizzato da tragedie e scandali. Sono “a favore”, ma analizziamo i dettagli quando prendiamo in considerazione documenti di questo tipo. Abbiamo bisogno di leggi, non regole.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, la separazione e il divorzio sono sempre questioni complicate e portano con sé tutta una serie di conseguenze giuridiche e tutto diventa ancor più problematico quando marito e moglie vengono da paesi diversi. Abbiamo cercato una soluzione all’interno dell’Unione europea, ma siamo stati in grado soltanto di accordarci su una procedura di cooperazione rafforzata, che semplifica di poco la situazione per le persone coinvolte, parole ovvero per le coppie da diversi Stati membri che divorziano. Non è stata specificata la portata della procedura che, quindi, non risulta del tutto chiara.

Ovviamente, cooperazione non significa che le sentenze, come quelle in caso di divorzio, debbano essere riconosciute in uno Stato membro in assenza di disposizioni giuridiche che lo giustifichino. Analogamente, la procedura non può offrire un’opportunità per obbligare con un sotterfugio gli Stati membri a riconoscere il matrimonio omosessuale. Poca attenzione, inoltre, è stata dedicata ai diritti dei genitori in caso di separazioni transfrontaliere. Per queste ragioni mi sono astenuto dal voto.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, ho votato a favore della relazione in quanto credo sia necessario avere un quadro giuridico chiaro e completo in materia di legge applicabile al divorzio e alla separazione personale. Per la prima volta, con l'introduzione dell'articolo 3 bis, viene data la possibilità ai coniugi di designare di comune accordo la legge applicabile al procedimento del divorzio. Credo, inoltre, che occorrerebbe assicurare che la scelta operata dalle parti sia informata, ossia che entrambi i coniugi siano stati debitamente informati riguardo alle conseguenze pratiche della loro scelta. A tal proposito, è necessario che le informazioni siano precise e complete. Ritengo importante la tutela dei rapporti nella coppia affinchè il momento della separazione possa avvenire in maniera chiara, trasparente e consensuale da entrambe le parti che diventano in tal modo decisori con pari autorità.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. (PT) Signor Presidente, il Portogallo partecipa, insieme a altri 13 paesi UE (Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Romania, Slovenia, Spagna e Ungheria) al primo tentativo di cooperazione rafforzata nella storia dell’Unione europea, nel settore del diritto applicabile ai divorzi e alle separazioni giuridiche di persone e proprietà.

Ho votato a favore della relazione sul regolamento che stabilisce chiare norme procedurali per le coppie internazionali (in cui i coniugi sono di nazionalità diversa) che richiedono il divorzio o la separazione giuridica di persone o proprietà nei loro paesi d’origine o di residenza. Si tratta di una questione totalmente consensuale, che faciliterà la vita a numerosi europei, e di un momento simbolico: per la prima volta si applica la cooperazione rafforzata tra Stati membri dell’Unione europea.

L’obiettivo delle disposizioni è di rafforzare la certezza del diritto e la prevedibilità per quanto riguarda il divorzio e la separazione giuridica di persone e proprietà. L’accordo prevede soltanto l’armonizzazione di situazioni conflittuali e non l’armonizzazione delle regole nazionali fondamentali.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea è la salvaguardia e lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia garantita la libera circolazione delle persone. Nel caso del divorzio o della separazione personale nell'ambito di matrimoni binazionali la base giuridica a livello europeo è attualmente quanto mai fluida per quanto riguarda la questione della legge applicabile. Per questo motivo si assiste spesso a una "corsa ai tribunali", con la quale un coniuge inizia col chiedere la separazione e si assicura in tal modo che la procedura si svolgerà secondo un ordinamento giuridico che tuteli meglio innanzi tutto i propri interessi. L'obiettivo della proposta di regolamento è quello di creare una certezza del diritto per le coppie interessate e garantire nel contempo trasparenza e flessibilità. Pertanto, non posso non concordare con il relatore on. Tadeusz Zwiefka, che appoggia il contenuto della regolamentazione del diritto applicabile al divorzio e alla separazione personale.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Signor Presidente, Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia (che ha ritirato la propria richiesta il 3 marzo 2010), Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Romania, Spagna, Slovenia e Ungheria hanno presentato una richiesta alla Commissione, esprimendo l’intenzione di istituire una cooperazione rafforzata nel settore della legge applicabile in questioni matrimoniali e hanno invitato la Commissione a presentare al Consiglio una proposta in merito. La sempre maggiore mobilità dei cittadini necessita da un lato di maggiore flessibilità e dall’altro di maggiore certezza del diritto. Per raggiungere quest’obiettivo, il regolamento deve incrementare l’autonomia delle parti in materia di divorzio e di separazione personale, fornendo ai coniugi la possibilità di scegliere la legge applicabile nel loro caso.

Il regolamento si applicherà soltanto allo scioglimento di matrimoni e alla cessazione di obblighi matrimoniali (separazione personale) e non a questioni legate alla capacità giuridica delle persone fisiche, all’esistenza, validità e riconoscimento di un matrimonio, all’annullamento di un matrimonio, al nome dei coniugi, agli effetti patrimoniali del matrimonio, alla potestà dei genitori, alle obbligazioni alimentari, alle amministrazioni fiduciarie e alle successioni, anche se si presentano semplicemente come una questione preliminare nell'ambito di un procedimento di divorzio o separazione personale.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, lo sviluppo di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia garantita la libera circolazione delle persone è uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione europea. Pertanto, accolgo con favore la proposta, che introduce maggiore certezza del diritto per quanto riguarda l’identificazione della legge applicabile ai divorzi nazionali e alle separazioni. Vorrei che anche altri Stati membri unissero le proprie forze per raggiungere la compatibilità nelle norme nazionali nei conflitti giuridici in materia.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Signor Presidente, il testo si propone di risolvere problemi come il seguente. A e B sono cittadini di due diversi Stati membri, che stipulano un matrimonio omosessuale in uno degli Stati membri il cui ordinamento ammette tale tipo di unione matrimoniale. I due coniugi risiedono abitualmente per tre anni in uno Stato membro che non riconosce i matrimoni omosessuali, ma che ha partecipato all'adozione del regolamento sulla legge applicabile nell'ambito della procedura di cooperazione rafforzata. A e B desiderano sciogliere il proprio matrimonio.

Ai sensi del regolamento (CE) n. 2201/2003 relativo alla competenza, gli unici tribunali competenti in queste circostanze sono quelli dello Stato membro in cui i coniugi risiedono abitualmente. Quella descritta è una palese ingiustizia nei confronti della coppia in questione, che sarebbe esposta a difficoltà e considerevoli perdite di tempo per trasferire la propria causa di divorzio presso un altro tribunale competente.

 
  
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  Alf Svensson (PPE), per iscritto. (SV) Signor Presidente, quando il Parlamento europeo ha votato oggi la proposta di regolamento del Consiglio relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata nel settore della legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, ho deciso di astenermi dalla votazione. A mio parere, il diritto di famiglia, così come la normativa sui divorzi, è un settore in cui il principio di sussidiarietà va mantenuto e in cui ogni Stato membro deve prendere le proprie decisioni. La cooperazione discussa nella relazione è su base volontaria per gli Stati membri dell’Unione europea e, per come stanno ora le cose, sono 14 i paesi partecipanti. La Svezia non è uno di questi. A mio parere, non è opportuno che io, deputato svedese al Parlamento europeo, prenda posizione su una legislazione che riguarda soltanto una forma di cooperazione nella quale la Svezia non è coinvolta.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, con 16 milioni di matrimoni tra partner di nazionalità diversa nell’Unione europea, dei quali si stima che 140 000 terminano con un divorzio ogni anno, era essenziale negoziare e trovare un accordo per garantire ai cittadini la necessaria certezza del diritto. Dopo che numerose iniziative nel settore sono state oggetto di veto da parte di singoli Stati membri, la procedura di cooperazione rafforzata ha ora dato per lo meno a 14 paesi la possibilità di stabilire i criteri necessari.

 
  
  

Relazione Gauzès (A7-0340/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. (PT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione perché la crisi finanziaria mondiale, alla quale le agenzie di rating del credito hanno in parte contribuito, ha mostrato la necessità di introdurre un meccanismo per la loro classificazione e la supervisione. Concordo con la relazione quando incoraggia la creazione, a livello europeo, di un sistema di registrazione e di vigilanza delle agenzie di rating del credito che pubblicano i rating in uso nell’Unione europea, e stabilisce le condizioni di utilizzo nell'Unione europea dei rating emessi da agenzie di paesi terzi. L’accordo raggiunto sull’architettura europea di vigilanza, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2011, permette ora l'effettiva attuazione del sistema di vigilanza delle agenzie di rating. È essenziale che già dall’inizio l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) sia in grado di esercitare i propri poteri per garantire una vigorosa vigilanza delle agenzie di rating del credito attive nell’Unione europea e in paesi terzi i cui rating sono autorizzati nell’UE, in piena cooperazione con le loro autorità nazionali. Accolgo con favore, inoltre, il fatto che anche gli Stati Uniti abbiano deciso di elaborare norme di vigilanza più rigorose nel settore, visto che la Commissione sta prendendo in considerazione il perseguimento di una maggiore armonizzazione internazionale.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. (LT) Signor Presidente, ho votato a favore di questa risoluzione perché ritengo necessario istituire un meccanismo per l’inquadramento e la vigilanza delle agenzie di rating del credito. La crisi finanziaria mondiale, alla quale le agenzie di rating del credito hanno contribuito, ha influenzato questa iniziativa. Mi trovo d’accordo con la proposta della Commissione europea di organizzare l’accreditamento e la vigilanza delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA). è comunque indispensabile che l'ESMA sia in grado di esercitare fin da subito le proprie competenze per garantire una vigilanza efficace delle agenzie di rating del credito attive nel territorio dell'Unione europea nonché di quelle di paesi terzi autorizzate a emettere rating nell'UE.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Signor Presidente, inizialmente le agenzie di rating del credito pubblicano pareri indipendenti sull’affidabilità creditizia di un’entità, un debito, un’obbligazione finanziaria o uno strumento finanziario. I pareri delle agenzie possono talvolta avere un grave impatto sull’economia del paese la cui regolarità finanziaria viene valutata. Nel 2009, l’Unione europea ha adottato il regolamento (CE) n. 1060/2009 che ha l’obiettivo di disciplinare le attività delle agenzie in modo da tutelare gli investitori e i mercati finanziari europei dal rischio d’irregolarità. Il testo stabilisce le condizioni per pubblicare rating di credito, nonché le norme che disciplinano la registrazione e la vigilanza delle agenzie di rating del credito. Nel frattempo, una relazione pubblicata da un gruppo di esperti ha concluso che il quadro della vigilanza deve essere migliorato per ridurre il rischio e la portata di crisi finanziarie future. Il regolamento “ESMA” (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha istituito l’Autorità di vigilanza europea. Per garantire che l’Autorità operi senza problemi e sia adeguatamente integrata nel quadro generale del regolamento finanziario, si è reso necessario emendare il regolamento (CE) n. 1060/2009. Ho votato a favore della relazione, poiché migliora il controllo sulle agenzie di rating del credito.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE), per iscritto. (FR) Signor Presidente, sulla base della relazione dell’eccellente collega e amico, l’onorevole Gauzès del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), ho votato a favore della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica al regolamento del 2009 relativo alle agenzie di rating del credito e che conferisce alla nuova Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) poteri di vigilanza su tali entità. Sostengo i miglioramenti proposti dal relatore, in particolare il trasferimento di nuovi poteri, che la Commissione voleva riservarsi, all’ESMA, soprattutto per quanto concerne le sanzioni. Ritengo sia importante che l’Autorità possa delegare parte delle proprie funzioni alle autorità nazionali. Mi rammarico invece che non si menzioni (nonostante l’emendamento normativo non sia probabilmente il mezzo adatto) la questione del rating degli Stati e la vigilanza specifica che deve essere presente quando si procede al rating degli Stati. Propongo di creare un’agenzia pubblica europea per il rating degli Stati, che garantirebbe la tecnicità e l’indipendenza necessarie.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. (LT) Signor Presidente, la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito. È necessario disporre di una vigilanza e di un controllo comune delle agenzie di rating del credito a livello europeo e per questo ho votato a favore di questo importante documento. Nel 2009 è stato adottato il regolamento (CE) n. 1060/2009 relativo alle agenzie di rating del credito, che ha permesso la creazione a livello europeo di un sistema di registrazione e di vigilanza delle agenzie di rating del credito che pubblicano i rating in uso nell’Unione europea e stabilito stabilisce altresì le condizioni di utilizzo nell’Unione europea dei rating pubblicati da agenzie di paesi terzi. È necessario disporre di un sistema di controllo e vigilanza affidabile; sostengo, pertanto, gli emendamenti proposti, che rafforzeranno l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Questa istituzione deve essere integrata nel sistema di vigilanza delle agenzie di rating del credito operative nell’Unione europea e deve esercitare il proprio mandato in maniera efficace.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione, poiché la crisi economica e finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito. Per questo la Commissione europea ha presentato una proposta intesa a organizzare l’accreditamento e la vigilanza delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA). A quest'ultima saranno conferiti poteri propri in termini di vigilanza come pure poteri di indagine e di sanzione in caso di mancata applicazione del presente regolamento. Concordo con la posizione del Parlamento europeo circa la necessità di stabilire una vigilanza integrata delle agenzie di rating del credito nonché un controllo comune dei loro prodotti a livello di Unione europea. Il Parlamento, inoltre, suggerisce di concentrarsi sull’introduzione dell’ESMA nel sistema di vigilanza delle agenzie e sulla definizione dei suoi nuovi compiti e poteri. È indispensabile che l'ESMA sia in grado di esercitare fin da subito le proprie competenze per garantire una vigilanza efficace delle agenzie di rating del credito attive nel territorio dell'Unione europea nonché di quelle di paesi terzi autorizzate a emettere rating nell'UE.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Signor Presidente, mi sono astenuto dal voto sulla relazione sulle agenzie di rating del credito, le quali servono apertamente gli interessi degli speculatori internazionali. Fin dall’inizio della crisi hanno svolto un ruolo negativo e continuano a farlo tuttora. Il loro declassamento mirato e arbitrario dei rating di credito di alcuni paesi, sia all’interno che all’esterno dell’Unione europea, ha spinto questi Stati in un circolo vizioso di speculazione e prestiti. L’incremento degli spread fa aumentare i problemi finanziari degli Stati e arricchisce i mercati a loro spese. Nell’area dell’euro, in particolare, il ruolo e le pratiche delle agenzie di rating del credito hanno un impatto negativo anche sulla stabilità dell’euro. L’Unione europea ha una grande responsabilità politica, dal momento che ha concesso loro la possibilità di pubblicare rating sia delle imprese che delle economie degli Stati membri. Ritengo sia necessario introdurre immediatamente misure rigorose per porre fine alla natura speculativa delle agenzie di rating e, di conseguenza, emendare radicalmente il regolamento (CE) n. 1060/2009. La relazione contiene alcune proposte positive ma deboli e accenna soltanto timidi passi in questa direzione.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, la necessità di procedere con questo cambiamento proviene dal doveroso adattamento del regolamento (CE) n. 1060/2009 alla nuova architettura europea di vigilanza e dall’introduzione di un nuovo meccanismo per la centralizzazione delle operazioni delle agenzie di rating.

A tale fine, l’Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati – ESMA) riceverà poteri propri in termini di vigilanza e poteri di indagine e di sanzione. Dobbiamo ora garantire che l'ESMA sia in grado di esercitare le proprie competenze e che assicuri una vigilanza efficace delle agenzie di rating del credito attive nel territorio dell'Unione europea nonché di quelle di paesi terzi autorizzate a emettere rating nell'UE.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. (GA) Signor Presidente, la relazione consiste in un emendamento tecnico alla direttiva esistente e conferirà poteri alla nuova Autorità di vigilanza, l’EMSA, a partire dal gennaio 2011. Dobbiamo tenere a mente che ci si aspetta un miglioramento più ampio delle agenzie di rating del credito nella primavera del 2011.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’attività delle agenzie di rating del credito è già, in teoria, oggetto di vigilanza e regolamentazione a livello europeo. Eppure, il dominio delle tre agenzie americane che fanno il bello e il brutto tempo sui mercati europei, i debiti sovrani e, di conseguenza i tassi ai quali gli Stati europei possono prendere in prestito denaro è stato per caso chiamato in causa? Temo di no, ma questo non ha fermato la Standard & Poor dal minacciare, nuovamente di recente, di declassare il rating del Belgio e lo stesso ha fatto Moody’s con la Spagna e Fitch con l’Irlanda.

Nessuna di queste agenzie è stata penalizzata, né dai clienti né dal fatto di avere la reputazione macchiata, per non avere lavorato in modo adeguato durante la crisi Enron e dei mutui subprime. Ora pretendono di svolgere un ruolo politico: la minaccia al Belgio è un tentativo di forzare la costituzione di un governo; l’assenza di minacce contro la Francia vuole prevenire artificialmente la frammentazione della zona dell’euro. La verità è che queste agenzie hanno potere soltanto perché i mercati non sono regolamentati e i vostri testi, per i quali ho comunque votato a favore, non miglioreranno di molto la situazione.

 
  
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  Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Signor Presidente, il regolamento riguarda sia la vigilanza delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati sia il controllo dell’utilizzo dei rating di credito da parte di entità individuali monitorate a livello nazionale. Le autorità di vigilanza nazionali continueranno a essere responsabili per la vigilanza dell’uso dei rating di credito da parte di tali entità individuali, ma non avranno il potere di adottare misure di vigilanza contro le agenzie di rating del credito che violano il regolamento. Stiamo esaminando la proposta proprio su questo punto in termini di conformità con il principio di proporzionalità. La proposta istituisce un sistema di controllo, ma, nel contesto dell’attuale ambiente neoliberista, non vi sono disposizioni per una sua reale e completa applicazione; si tratta semplicemente di un’azione nuova, psicologicamente diretta all’opinione pubblica generale.

La proposta non è progettata per sostituire un sistema precedente, ma piuttosto per introdurre un nuovo sistema di controllo che non esisteva in passato, nemmeno in questa forma, il che ha permesso alle agenzie di rating del credito di avanzare noncuranti. In questo senso, è forse meglio disporre di questo sistema piuttosto che di niente.

 
  
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  Jiří Havel (S&D), per iscritto.(CS) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione sull’introduzione della vigilanza centralizzata delle agenzie di rating del credito. Sono pienamente d’accordo con il contenuto della relazione dell’onorevole Gauzès sulla proposta di regolamento che delinea un modello per la vigilanza centralizzata delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), in particolare alla luce della considerevole mobilità dei servizi forniti dalle agenzie di rating del credito e del loro impatto istantaneo sui mercati finanziari. Una vigilanza centralizzata potrebbe portare a una maggiore trasparenza nel mondo delle agenzie di rating del credito e promuovere una maggiore concorrenza tra le diverse agenzie. Per queste ragioni ho votato a favore della relazione, ma sono comunque preoccupato per il fatto che il periodo proposto per introdurre le modifiche relative al trasferimento di competenze e doveri dagli enti di vigilanza negli Stati membri all’ESMA sia troppo breve e ritengo quindi vada prolungato.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Signor Presidente, ho sostenuto la relazione perché la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito, in parte responsabili della crisi. A questo scopo è stato adottato nel 2009 il regolamento relativo alle agenzie di rating del credito, che ha permesso la creazione a livello europeo di un sistema di registrazione e vigilanza delle agenzie di rating del credito che pubblicano i rating in uso nell’Unione europea e stabilisce altresì le condizioni di utilizzo nell’Unione europea dei rating emessi da agenzie di paesi terzi. L’accordo raggiunto sull’architettura europea di vigilanza, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2011, conferisce all’ESMA poteri di vigilanza autonomi, relativi in particolare alle agenzie di rating del credito. È pertanto necessario emendare il regolamento in materia, per organizzare l’accreditamento e la vigilanza delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. A quest'ultima saranno conferiti poteri propri in termini di vigilanza come pure poteri di indagine e di sanzione in caso di mancata applicazione del presente regolamento. Le sanzioni saranno riscosse dagli Stati membri.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (S&D), per iscritto.(PL) Signor Presidente, è necessario un meccanismo per l’inquadramento e la vigilanza delle agenzie di rating del credito. Dobbiamo ammettere che le agenzie di rating del credito hanno contribuito, in parte, alla crisi. Nel 2011 riceveremo una proposta dalla Commissione relativa a diverse misure supplementari sui rating, che potremo introdurre dopo l’adozione della relazione. Le considerazioni espresse mi hanno convinto a sostenere la relazione, a dimostrazione della mia convinzione che essa entrerà in vigore rapidamente con risultati positivi.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. (FR) Signor Presidente, le agenzie private di rating del credito hanno ricevuto nuovi diritti d’intervento normativo e promesse di delega di poteri dalle autorità pubbliche. La loro dipendenza dai partner privati non conosce limiti come neppure la loro natura arbitraria. Le autorità pubbliche hanno gettato la spugna. È vergognoso.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, è necessario procedere verso questo cambiamento, affinché il regolamento (CE) n. 1060/2009 possa essere adattato alla nuova architettura di vigilanza europea e affinché si possa introdurre un nuovo meccanismo per la centralizzazione delle operazioni delle agenzie di rating. L’Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati – ESMA) riceverà in questo modo poteri propri in termini di vigilanza come pure poteri di indagine e di sanzione. È fondamentale che l'ESMA possa esercitare le proprie competenze e assicuri una vigilanza efficace delle agenzie di rating del credito attive nel territorio dell'Unione europea.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Signor Presidente, non ho potuto sostenere la relazione, poiché sebbene io sia favorevole su molti punti e sulle proposte generali relative a una maggiore trasparenza e una migliore informazione e vigilanza delle agenzie di rating del credito e di altri enti finanziari, la proposta andrà nell’interesse degli investitori, che sono professionisti molto lontani da quella che è stata descritta come “l’economia reale”, dal momento che si fornisce loro maggiore sicurezza giuridica. Pertanto, sebbene concordi con la proposta sulla necessità di lavorare per cercare di raggiungere maggiore trasparenza e sul diritto di disporre di chiare informazioni nel sistema finanziario, ritengo sia più necessario porre fine alla speculazione finanziaria e cercare di arrivare a un regolamento che assoggetti i mercati finanziari alla vigilanza degli Stati membri. La relazione cerca di raggiungere trasparenza, informazione e un livello di vigilanza degli agenti finanziari, ma lo fa in modo cauto e da una prospettiva filocapitalista che cerca di accontentare l’industria finanziaria, approccio che non condivido né sostengo.

 
  
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  Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. (EN) Signor Presidente, si tratta di uno strumento molto importante per informare i cittadini dell’Unione europea sulla situazione nelle imprese e nelle banche, ma anche per raffrontare la competitività di diverse marche e articoli. Ho votato a favore. Spero che in futuro il regolamento sarà completato con il controllo dei tassi dei partiti politici e dei mass media per prevenire ogni manipolazione dell’opinione pubblica a scopo di lucro. Le agenzie di rating del credito non lavorano duramente per raccogliere le informazioni e analizzarle; sono pronte a mostrare i risultati favorevoli a chi è disposto a pagare. Tutti coloro che manipolano l’opinione pubblica e quindi tradiscono la società si meritano una punizione severa.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, più che qualsiasi altra cosa la crisi finanziaria ci ha chiarito che le agenzie di rating del credito detengono un pericoloso monopolio, che le loro valutazioni non sempre sono adeguate e sono talvolta altamente rischiose. è dunque importante istituire un meccanismo per il loro inquadramento e vigilanza. Dal momento che fanno parte di un sistema estremamente complesso di mercati finanziari, si è deciso di tener conto della situazione introducendo un doppio sistema. La relazione, inoltre, stabilisce le condizioni di utilizzo nell'Unione europea dei rating emessi da agenzie di paesi terzi.

È fondamentale che il sistema di vigilanza permetta di imporre sanzioni e il futuro ci dirà in che misura esse saranno effettivamente applicate. Sono ora stati istituiti numerosi enti di vigilanza europei e questo comporta un aumento dell’attività amministrativa e dei costi; questa situazione non va a vantaggio dei contribuenti europei ed ho preso in considerazione questo aspetto nel mio voto.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. (PT) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione del Parlamento, poiché sono d’accordo con i seguenti punti:

- la registrazione e vigilanza permanente delle agenzie di rating del credito nell’Unione deve essere unicamente responsabilità dell’Autorità europea di vigilanza (ESA), vale a dire l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), che deve godere di poteri esclusivi per quanto riguarda la stipula di accordi di cooperazione sullo scambio di informazioni con le autorità pertinenti nei paesi terzi;

- l’ESA (ESMA) deve essere responsabile per la registrazione e la vigilanza permanente delle agenzie di rating del credito e deve godere del diritto di cercare, attraverso una semplice richiesta o decisione, tutte le informazioni di cui necessita da parte di suddette agenzie, individui coinvolti nelle loro attività, organizzazioni che sono oggetto di rating e parti terze a queste collegate, parti terze alle quali le agenzie di rating del credito hanno subappaltato mansioni operative ed entità di qualsiasi altro tipo che siano strettamente e considerevolmente collegate alle agenzie di rating del credito o alle loro attività;

- la registrazione di un’agenzia di rating del credito approvata da un’autorità pertinente deve essere valida in tutta l’Unione in seguito al trasferimento dei poteri di vigilanza dalle autorità pertinenti all’ESA (ESMA).

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito, in parte responsabili della crisi. A questo scopo era stato adottato nel 2009 il regolamento (CE) n. 1060/2009 relativo alle agenzie di rating del credito.

Tale regolamento ha permesso la creazione a livello europeo di un sistema di registrazione e di vigilanza delle agenzie di rating del credito che pubblicano i rating in uso nell'Unione europea. Il regolamento stabilisce altresì le condizioni di utilizzo nell'Unione europea dei rating emessi da agenzie di paesi terzi, applicando un duplice sistema di equivalenza e di avallo dei rating. Dunque, esprimo un voto positivo e appoggio il relatore on. Jean- Paul Gauzes che propone di concentrare la riflessione sull'introduzione dell'ESMA nel sistema di vigilanza delle agenzie nonché sulla definizione dei suoi nuovi compiti e poteri. È infatti indispensabile che l'ESMA sia in grado di esercitare fin da subito le proprie competenze per garantire una vigilanza efficace delle agenzie di rating del credito attive nel territorio dell'Unione europea nonché di quelle di paesi terzi autorizzate a emettere rating nell'UE.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione del Parlamento, poiché concordo sul fatto che la trasparenza delle informazioni fornite dagli emittenti di strumenti finanziari valutati da un’agenzia di rating del credito appositamente nominata possa potenzialmente rappresentare un considerevole valore aggiunto per il funzionamento del mercato e la tutela degli investitori.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Signor Presidente, la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito, in parte responsabili della crisi. A questo scopo era stato adottato nel 2009 il regolamento (CE) n. 1060/2009 relativo alle agenzie di rating del credito. Tale regolamento ha permesso la creazione a livello europeo di un sistema di registrazione e di vigilanza delle agenzie di rating del credito che pubblicano i rating in uso nell'Unione europea. Il regolamento stabilisce altresì le condizioni di utilizzo nell'Unione europea dei rating emessi da agenzie di paesi terzi, applicando un duplice sistema di equivalenza e di avallo dei rating. Nelle discussioni precedenti l'adozione del regolamento (CE) n. 1060/2009, il relatore aveva insistito sulla necessità di stabilire una vigilanza integrata delle agenzie di rating del credito nonché un controllo comune dei loro prodotti a livello di Unione europea.

Il principio era stato accettato e la Commissione si era impegnata a formulare una proposta legislativa in questo senso. L'accordo raggiunto sull'architettura europea di vigilanza, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2011, permetterà l'effettiva attuazione del sistema di vigilanza delle agenzie di rating. Il regolamento CE che istituisce l'ESMA sottolinea che tale autorità eserciterà i propri poteri di vigilanza autonomi, relativi in particolare alle agenzie di rating del credito.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Signor Presidente, il regolamento riguarda sia la vigilanza delle agenzie di rating del credito da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati sia il controllo dell’utilizzo dei rating di credito da parte di entità individuali monitorate a livello nazionale. Le autorità di vigilanza nazionali continueranno a essere responsabili per la vigilanza dell’uso dei rating di credito da parte di tali entità individuali, ma non avranno il potere di adottare misure di vigilanza contro le agenzie di rating del credito che violano il regolamento. È questo il punto su cui si esamina la proposta in termini di conformità con il principio di proporzionalità.

La proposta istituisce un sistema di controllo, ma, nel contesto dell’attuale ambiente neoliberista, non vi sono disposizioni per una sua applicazione effettiva ed essenziale che vadano oltre la natura di azione nuova, psicologicamente diretta all’opinione pubblica generale. Ciononostante, la proposta non è progettata per sostituire un sistema precedente, ma piuttosto per introdurre un nuovo sistema di controllo che non esisteva in passato, nemmeno in questa forma, il che ha permesso alle agenzie di rating del credito di avanzare noncuranti. In questo senso, è forse meglio disporre di tale sistema piuttosto che di niente.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, è stato un piacere per me votare a favore della relazione. Il processo graduale di regolamentazione dei mercati finanziari sta iniziando a prendere forma. La tutela degli investitori è stata migliorata e la trasparenza aumentata. La legislazione è ora più ampia e di maggiore portata e fornisce, quindi, una migliore protezione ai coinvolti.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la necessità di istituire un meccanismo di inquadramento e di vigilanza delle agenzie di rating del credito, in parte responsabili della crisi. Per questo motivo, il 1°gennaio 2011 sarà istituita l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).

Nel contempo, il proseguimento della crisi e le costanti nuove scoperte sui meccanismi di mercato rendono necessario adattare regolarmente e, se opportuno, ampliare le mansioni e le competenze dell’Autorità. Accolgo dunque con estremo favore le dettagliate spiegazioni e i chiarimenti sulle competenze dell’ESMA in relazione agli enti nazionali pertinenti. Per questo motivo ho votato a favore della relazione.

 
  
  

Relazione Weisgerber (A7-0050/2010)

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto.(LT) Signor Presidente, ho votato a favore di questo documento, perché contribuisce alla necessaria semplificazione del quadro giuridico comunitario. Ritengo che le otto direttive attualmente in vigore nel campo della metrologia rappresentino un ostacolo più che un aiuto alle attività nel settore. Condivido altresì la posizione della relatrice sulla necessità di più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto che richiederà un'armonizzazione delle norme a livello europeo. Propendo, pertanto, per una soluzione che contempli l'abrogazione delle direttive, ma preveda anche un periodo sufficiente per analizzare le possibili conseguenze nel contesto più ampio della revisione del principale strumento giuridico in materia.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) Signor Presidente, la metrologia è la scienza delle misure. Fin dall’epoca antica, gli europei hanno adottato numerosi sistemi di misurazione in ogni settore (lunghezza, volume, tasso alcolico e così via). L’adozione del sistema metrico, ad esempio, ha portato a un miglioramento della cooperazione tra i diversi operatori economici sul continente e, in seguito, a livello mondiale. Ciononostante, alcuni settori continuano a essere caratterizzati da una varietà di misure e sistemi di misurazione. Al fine di rimuovere tutte queste barriere alla cooperazione tra gli europei, l’Unione dispone di una politica di lunga data sull’armonizzazione dei sistemi di misurazione e a direttiva 2004/22/CE ha rappresentato un importante passo in questa direzione. Mentre ci prepariamo a revisionare questa normativa, diversi strumenti sembrano ormai obsoleti e vanno rimossi per migliorare la leggibilità. Ho sostenuto il testo, poiché fornisce un gradito adattamento della normativa sulla metrologia.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) Signor Presidente, concordo con la necessità di semplificare l’acquis comunitario e aggiornare le direttive che non sono più valide, adattandole all’epoca in cui viviamo. Le direttive in questione sono obsolete e non contribuiscono a una migliore regolamentazione. Secondo la Commissione non è necessario armonizzare la legislazione sulla metrologia, poiché ritiene che vi sia una cooperazione sufficiente tra gli Stati membri e che la situazione attuale del riconoscimento comune di regole basate su parametri internazionali dei diversi Stati membri sia soddisfacente. Dobbiamo comunque considerare il fatto che sarebbe nocivo avere un vuoto nella normativa in materia e che non possiamo contribuire alla creazione di incertezza giuridiche.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, la relazione oggetto di discussione discute della possibilità di abrogare otto direttive relative alla metrologia, relative a sei settori diversi, al fine di semplificare l’acquis comunitario: contatori d’acqua fredda (direttiva 75/33/CEE); alcolometri e tavole alcolometriche (direttive 76/765/CEE e 76/766/CEE); pesi di precisione media e superiore alla media (rispettivamente direttiva 71/317/CEE e 74/148/CEE); manometri per pneumatici degli autoveicoli (direttiva 86/217/CEE); misurazioni del peso ettolitrico dei cereali (direttiva 71/347/CEE); stazzatura delle cisterne di natanti (direttiva 71/349/CEE).

Dall'esame delle varie opzioni per le otto direttive nel settore della metrologia (abrogazione tout court, abrogazione associata a talune condizioni, nessuna azione) la Commissione conclude che non emerge “un'opzione preferita”. Tuttavia, ai fini del miglioramento della regolamentazione, la Commissione preferisce l'abrogazione tout court di tutte le direttive, vale a dire favorisce una nuova regolamentazione della materia nel quadro della direttiva sugli strumenti di misura.

Sono favorevole alla scelta della Commissione dal punto di vista dell’eccellenza legislativa, sebbene ritenga che gli Stati membri debbano avere il tempo sufficiente per analizzare le possibili conseguenze nel contesto più ampio della revisione del principale strumento giuridico relativo a questa materia, ossia la direttiva sugli strumenti di misura (2004/22/CE).

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto.(PT) Signor Presidente, un acquis comunitario semplice e aggiornato è uno degli obiettivi dell’Unione europea. Non ha senso mantenere norme del tutto obsolete. Per quanto riguarda la metrologia, sembra non sia necessario procedere con l’armonizzazione, poiché la legislazione in vigore consiste nel riconoscimento comune delle normative nazionali basate sugli standard internazionali degli Stati membri. è comunque importante non creare un vuoto normativo sulla questione, affinché non vi siano incertezza giuridiche.

 
  
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  Willy Meyer (GUE/NGL), per iscritto. – (ES) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga otto direttive del Consiglio relative alla metrologia poiché, analogamente alla relatrice, sostengo l’obiettivo generale del miglioramento della regolamentazione. Sostengo, inoltre, il parere che “sia opportuno accordare più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto”. Ritengo che le direttive sugli strumenti di misura vadano abrogate e semplificate, revisionando la base giuridica per la metrologia, ovvero la direttiva sugli strumenti da misura. In generale, credo si tratti di un passo positivo verso la semplificazione della legislazione europea, poiché migliorerà l’accesso dei cittadini alla legislazione in questione e renderà possibile lavorare in maniera più efficiente nel settore.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, otto direttive europee disciplinano attualmente il settore della metrologia in sei diversi ambiti. Per migliorare la regolamentazione, la Commissione propone di abrogare queste direttive. Stando alla Commissione, l’armonizzazione non è necessaria, dato che l'attuale riconoscimento reciproco delle normative nazionali funziona in modo soddisfacente. La relatrice ritiene tuttavia che sia opportuno accordare più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto. Ho votato a favore della relazione, poiché i problemi di incertezza del diritto saranno presi in considerazione dalla relatrice.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Abrogare delle direttive europee è essenzialmente lasciare un vuoto normativo nel sistema comunitario, ma modernizzare un sistema come quello delle direttive sulla metrologia è di certo un passo avanti verso un sistema comune più ampio e moderno. Per questo ho votato a favore della relazione che abroga le 8 direttive del Consiglio relative alla metrologia. Il principio condiviso da Consiglio e Commissione verte comunque su equilibri delicati perché ogni Stato membro dovrà fare affidamento sul riconoscimento reciproco delle normative nazionali, evitando di creare problemi alle imprese di settore che si affidano alle disposizioni sulla metrologia, finché non verrà approvata la revisione della direttiva sugli strumenti di misura che armonizzerà a livello europeo la legislazione a riguardo.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. (PT) Signor Presidente, concordo con la posizione della relatrice quando sostiene un miglioramento della regolamentazione per quanto riguarda la metrologia.

La Commissione era favorevole all’abrogazione tout court delle otto direttive sulla metrologia, ma il parere della relatrice è più equilibrato: ritiene, infatti, che sia opportuno accordare più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto che richiederà un'armonizzazione delle norme in materia di metrologia a livello europeo. Si stabilisce, quindi, un periodo transitorio per analizzare le possibili conseguenze dell’abrogazione delle direttive e analizzare la necessità di revisionare la direttiva fondamentale in materia (direttiva 2004/22/CE).

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo, con la relatrice on. Anja Weisgerber che guarda con favore all'obiettivo generale del miglioramento della regolamentazione. Tuttavia, con riferimento alla proposta in esame non è chiaro quale sia l'opzione migliore. Nella sua valutazione d'impatto, la Commissione conclude che dall'esame delle varie opzioni per le otto direttive nel settore della metrologia (abrogazione tout court, abrogazione associata a talune condizioni, nessuna azione) non emerge "un'opzione preferita".

Tuttavia, ai fini del miglioramento della regolamentazione, la Commissione preferisce l'abrogazione tout court di tutte le direttive (e fa affidamento sul riconoscimento reciproco delle normative nazionali) all'armonizzazione (ossia a una nuova regolamentazione della materia nel quadro della direttiva sugli strumenti di misura). Ribadisco, concordo con relatrice, che ritiene che sia opportuno accordare più tempo gli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto che richiederà un'armonizzazione delle norme a livello europeo.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Signor Presidente, abrogare tutte e otto le direttive porterà probabilmente a un aumento degli oneri amministrativi, poiché gli Stati membri potranno introdurre disposizioni nazionali sugli strumenti di misura disciplinati dalle direttive abrogate. Né le direttive abrogate né quelle che continueranno a essere in vigore aumenteranno il livello comune di tutela dei consumatori, ma solo una serie di emendamenti tale garantirà il raggiungimento di questo obiettivo. Ritengo sia opportuno accordare più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto che richiederà un'armonizzazione delle norme a livello europeo. Sostengo anche la proposta della relatrice di completare il processo entro il 1° maggio 2014. Ho pertanto votato a favore della relazione, che propende per l'abrogazione delle direttive, ma accorda tuttavia tempo sufficiente per analizzare le possibili conseguenze nel contesto più ampio della revisione del principale strumento giuridico relativo a questa materia, ossia la direttiva sugli strumenti di misura (2004/22/CE).

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Signor Presidente, accolgo con favore l'obiettivo generale del miglioramento della regolamentazione nel settore della metrologia. Credo comunque sia meglio riflettere ulteriormente, poiché una standardizzazione affrettata potrebbe portare a più problemi e incertezze del diritto che benefici.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Signor Presidente, con questo voto, il Parlamento europeo dimostra di sostenere l’obiettivo generale del miglioramento della regolamentazione. Per quanto riguarda la proposta non è però chiaro quale sarebbe l’opzione migliore. Nella sua valutazione d'impatto, la Commissione conclude che dall'esame delle varie opzioni per le otto direttive nel settore della metrologia (abrogazione tout court, abrogazione associata a talune condizioni, nessuna azione) non emerge “un'opzione preferita”. Tuttavia, ai fini del miglioramento della regolamentazione, la Commissione preferisce l'abrogazione tout court di tutte le direttive (e fa affidamento sul riconoscimento reciproco delle normative nazionali) all'armonizzazione, ossia a una nuova regolamentazione della materia nel quadro della direttiva sugli strumenti di misura. Il Parlamento europeo ritiene sia opportuno accordare più tempo agli Stati membri per valutare se l'abrogazione delle direttive determinerà una situazione di incertezza del diritto che richiederà un'armonizzazione delle norme a livello europeo.

Si propende quindi per una soluzione che contempli l'abrogazione delle direttive, ma preveda tempo sufficiente per analizzare le possibili conseguenze nel contesto più ampio della revisione del principale strumento giuridico relativo a questa materia, ossia la direttiva sugli strumenti di misura (2004/22/CE).

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE), per iscritto. − (DE) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione, perché contribuisce in maniera significativa alla riduzione della burocrazia, aspetto su cui si insiste costantemente, e permette di abrogare oltre 20 direttive obsolete o non più necessarie. Si tratta dell’approccio corretto per raggiungere un’Europa più semplice ed efficiente.

 
  
  

Relazione: Zita Gurmai, Alain Lamassoure (A7-0350/2010)

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. (LT) Ho appoggiato questa importante relazione perché sono convinta che l’iniziativa dei cittadini europei costituirà un importante strumento per la definizione dell’agenda dell’Unione europea e promuoverà il moltiplicarsi dei dibattiti transfrontalieri nell’UE. L’iniziativa dei cittadini europei garantisce ai cittadini il diritto di avanzare una proposta legislativa. Perché l’iniziativa possa avere buon esito, i suoi organizzatori dovrebbero unirsi in un comitato dei cittadini composto di persone fisiche provenienti da diversi Sati membri. Questa soluzione assicura che la dimensione delle problematiche sia realmente europea e, contemporaneamente, presenta il valore aggiunto di contribuire alla raccolta delle firme fin dall’inizio. È mia opinione che l’iniziativa dei cittadini europei avrà successo solamente se il regolamento dell’Unione europea sarà accessibile per i cittadini ed eviterà di creare obblighi onerosi e frustrazione negli organizzatori. È inoltre fondamentale che il processo rispetti i requisiti europei in materia di protezione dei dati personali e che sia pienamente trasparente, dall’inizio alla fine. L’iniziativa dei cittadini europei è un nuovo strumento di democrazia partecipativa su scala continentale e particolare attenzione, pertanto, dovrebbe essere prestata alle campagne di comunicazione e informazione tese a darle pubblicità.

 
  
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  Charalampos Angourakis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Il compromesso raggiunto dal Parlamento e dal Consiglio sul regolamento sulla cosiddetta iniziativa dei cittadini europei, che è stata accompagnata da ridicoli interventi trionfalistici a proposito del rafforzamento delle istituzioni democratiche dell’UE, non è altro che un tentativo offensivo di manipolare e ingannare i cittadini. L’iniziativa dei cittadini – titolo fuorviante – non è solo inutile; può rivelarsi pericolosa per i cittadini. A prescindere dai requisiti procedurali che prevedono la raccolta di 1 000 000 firme per chiedere alla Commissione di elaborare una proposta legislativa, la situazione rimane, di fatto, la stessa: la Commissione non è tenuta in alcun modo a presentare tale proposta né la impegna il suo contenuto.

Al contrario, questa “iniziativa dei cittadini”, guidata e manipolata dai meccanismi del capitale e del sistema politico borghese, può essere usata dagli organismi dell’Unione europea per far passare come richieste popolari le decisioni più reazionarie e antipopolari dell’UE e dei suoi monopoli. Questa specie di “iniziativa”, inoltre, sarà usata per opporre firme, memorandum e richieste ai movimenti organizzati di cittadini e di lavoratori, alle dimostrazioni di massa, alle proteste e alle diverse forme di lotta. Alcune “iniziative dei cittadini” non potranno nascondere il volto reazionario dell’Unione europea né arrestare il cammino della lotta di classe e delle battaglie popolari.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. (FR) L’iniziativa dei cittadini era una delle promesse del trattato di Lisbona e ora è stata finalmente realizzata. Questa nuova forma di partecipazione alla definizione delle politiche dell’Unione europea permette ai cittadini europei di avere un contatto diretto con la Commissione per chiederle di presentare proposte su temi di loro interesse, purché questi temi rientrino fra le competenze dell’UE. Mancava soltanto un regolamento interno perché questo nuovo diritto dei cittadini europei diventasse una realtà. Il regolamento è arrivato e ho appoggiato la proposta durante la votazione. L’iniziativa può essere registrata presso la Commissione da un “comitato dei cittadini” composto di persone provenienti da almeno sette Stati membri. Può quindi cominciare il processo di raccolta delle firme su supporto cartaceo oppure online. Il milione di firme richieste deve essere raccolto in almeno un quarto degli Stati membri in un periodo di 12 mesi. Gli Stati membri hanno la responsabilità della verifica delle dichiarazioni di sostegno. Possono firmare solo i cittadini che hanno l’età per partecipare alle elezioni del Parlamento europeo. Infine, spetterà alla Commissione, custode dei trattati, decidere se la procedura legislativa proposta debba essere accolta.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto (LT) Appoggio la decisione adottata dal Parlamento europeo sul diritto dei cittadini europei a presentare proposte legislative. È convinzione comune che l’introduzione di questa iniziativa creerà un legame diretto fra i cittadini e le istituzioni, colmando in tal modo ogni divario e garantendo l’impegno dell’Unione europea ad affrontare i problemi concreti che i cittadini hanno a cuore. Grazie all’iniziativa dei cittadini europei, questi ultimi possono rivolgersi direttamente alla Commissione perché elabori una proposta legislativa. Spetta alla Commissione decidere in merito al seguito da dare alle iniziative dei cittadini che sono state accolte. Il Parlamento europeo potrà contribuire al raggiungimento di questi obiettivi con l’organizzazione di audizioni pubbliche o l’adozione di risoluzioni. Poiché quella in esame è una nuova iniziativa, sarebbe utile che la Commissione presentasse una relazione sulla sua attuazione ogni tre anni e, se necessario, proponesse una revisione del regolamento. Si dovrebbero evitare procedure amministrative eccessivamente complicate per garantire un’applicazione efficace dell’iniziativa. È altresì indispensabile che il processo attuato soddisfi i requisiti previsti dall’Unione europea in materia di protezione dei dati.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. (FR) Una larghissima maggioranza del Parlamento ha adottato la relazione dopo il raggiungimento di un compromesso sulle norme che disciplinano l’iniziativa dei cittadini europei: 628 voti a favore e solo 15 contrari e 24 astensioni. Mi rallegro del risultato della votazione che permette ai cittadini europei, a partire dal 2012, di far sentire con maggior forza la propria voce. L’idea è semplice, si tratta di una sorta di petizione a livello europeo: un comitato dei cittadini composto di persone provenienti da almeno sette Stati membri disporrà di un anno di tempo per raccogliere un milione di firme su un tema di interesse pubblico che richiede l’attenzione della Commissione. La Commissione è poi chiamata a decidere entro tre mesi in merito all’appropriatezza di una proposta legislativa sull’argomento e deve giustificare la propria decisione. Alcune delle condizioni ottenute dagli Stati membri possono non piacerci, ad esempio il requisito di cittadinanza e non di residenza nell’Unione europea per poter firmare una petizione o ancora la possibilità per gli Stati membri di richiedere le carte di identità per verificare le firme. Ciononostante l’iniziativa dei cittadini è un’idea valida, un passo avanti verso una democrazia partecipativa che è giunto il momento di realizzare.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. (LT) Ho votato a favore della relazione perché l’iniziativa dei cittadini europei, introdotta dal trattato di Lisbona, rappresenta un passo importante verso relazioni più strette fra l’Unione europea e i suoi cittadini. La nuova iniziativa conferirà ai cittadini gli stessi poteri di iniziativa politica del Parlamento e del Consiglio. Inoltre, fornirà loro uno strumento per far sentire la propria voce grazie alla possibilità di indicare alle istituzioni europee alcuni temi di loro interesse. Questo flusso bidirezionale è vantaggioso per entrambe le parti. L’introduzione dell’iniziativa garantisce che le istituzioni si occupino dei problemi concreti che i cittadini giudicano importanti. Il Parlamento, inoltre, potrà aiutare i cittadini a raggiungere questi obiettivi utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere quelle iniziative che ritiene più opportune, ad esempio per mezzo di audizioni pubbliche o l’adozione di risoluzioni.

L’Unione europea, tuttavia, deve garantire che il processo rispetti i requisiti europei in materia di protezione dei dati e che sia pienamente trasparente dall’inizio alla fine. È solo offrendo ai cittadini un ambiente sicuro per la presentazione delle loro proposte che riusciremo a guadagnarci la loro fiducia e a promuovere il loro interesse verso il lavoro dell’Unione europea.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. (RO) L’iniziativa dei cittadini, che conferisce a un milione di europei il diritto a proporre iniziative legislative, introduce nell’Unione europea quel concetto di democrazia partecipativa che è, di fatto, sancito dal trattato di Lisbona. Questo è un passo nuovo e importante dell’Unione europea e il Parlamento riceverà quindi un riscontro della bontà del proprio operato dai cittadini che rappresenta. Sono lieto degli sforzi che il Parlamento ha profuso per assicurare che la procedura di iniziativa legislativa sia quanto più semplice possibile per i cittadini perché saranno loro a utilizzarla. Non sarebbe servita una procedura complicata che avrebbe solo generato un sentimento di frustrazione nei cittadini europei.

Le richieste fondamentali del Parlamento sono state accolte. Mi riferisco, ad esempio, al controllo di ammissibilità svolto all’inizio anziché dopo aver raccolto 300 000 firme. È poi una vittoria per il Parlamento e per i cittadini il fatto che le firme debbano essere raccolte in un numero minimo di Stati membri pari a un quarto, e non a un terzo come inizialmente proposto. Mi auguro che, quando la decisione del Parlamento entrerà in vigore nel 2012, siano numerosissime le iniziative presentate dai cittadini europei.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Ho votato a favore della relazione sull’iniziativa dei cittadini pur nella consapevolezza che si tratta semplicemente di un mezzo di espressione della volontà dei cittadini europei e non di uno strumento potente di partecipazione o rovesciamento delle politiche attuali. La Commissione ha tentato fino all’ultimo di limitare questo diritto civile e il testo finale, pertanto, non riflette le vere ambizioni iniziali; ne sono un esempio le procedure particolarmente complesse previste per l’esercizio di questo diritto. Gli importanti emendamenti proposti dal gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica sono stati purtroppo respinti e, di conseguenza, i cittadini residenti nell’Unione europea ma senza la nazionalità di uno Stato membro non possono firmare iniziative – impedendo in tal modo l’equa partecipazione dei cittadini residenti nell’Unione europea a prescindere dalla loro nazionalità – né esistono garanzie che le firme raccolte corrispondano ai numeri delle carte d’identità dei firmatari.

Il testo finale è comunque una versione di gran lunga migliore rispetto alla proposta iniziale giacché porta a un quarto il numero minimo di Stati membri, propone la registrazione immediata delle iniziative e richiede che la Commissione organizzi un’audizione pubblica per ogni iniziativa accolta e garantisca piena trasparenza in relazione al finanziamento di ciascuna iniziativa.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. (PT) Ho sempre considerato questa iniziativa come una delle innovazioni più importanti del trattato di Lisbona. La possibilità offerta a un milione di cittadini provenienti da un numero significativo di Stati membri di presentare un’iniziativa legislativa dovrebbe contribuire al rafforzamento della cittadinanza europea della società civile organizzata a livello dell’Unione europea. Ho avuto modo di sottolineare l’importanza di questo provvedimento in considerazione del fatto che i membri del Parlamento non dispongono del diritto di iniziativa legislativa. Auspico che l’applicazione pratica di questa iniziativa non risulti essere eccessivamente burocratica e scoraggi così il ricorso a questo nuovo strumento.

 
  
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  Cornelis de Jong (GUE/NGL), per iscritto). (EN) Sebbene io appoggi senza riserve l’iniziativa dei cittadini europei, ho votato contro la risoluzione finale perché sono rimasto deluso dagli scarsi risultati conseguiti rispetto a questo strumento promettente. In particolare non sono d’accordo con la disposizione che nella maggior parte degli Stati membri richiede ai firmatari di indicare il numero del documento personale d’identità. Sono inoltre contrario a che la partecipazione all’ICE sia limitata ai soli cittadini dell’Unione europea.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. (FR) L’adozione delle norme fondamentali della “iniziativa dei cittadini” prevista dal trattato di Lisbona rappresenta un ulteriore passo avanti verso una democrazia diretta in Europa. In futuro la Commissione dovrà valutare la possibilità di redigere una nuova normativa europea laddove a chiederglielo è un milione di cittadini provenienti da almeno un quarto degli Stati membri. Questo nuovo strumento permette quindi ai cittadini europei di influire realmente sul processo legislativo portando all’attenzione del livello europeo una richiesta o una preoccupazione sollevata dai cittadini. È una vittoria del nostro movimento che ha sempre insistito sulla necessità di avvicinare l’Unione europea ai suoi cittadini creando un’Europa più solida, più trasparente e più accessibile.

 
  
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  Christine De Veyrac (PPE), per iscritto. (FR) Con piacere, insieme a una grande maggioranza dei membri del Parlamento, ho votato a favore della relazione sulla “iniziativa dei cittadini” che introduce un livello senza precedenti di partecipazione popolare al processo legislativo nell’Unione europea. Conferendo a un milione di cittadini il diritto di iniziativa politica, il Parlamento si profila come un vero esempio di democrazia partecipativa. Questa è la strada che l’Unione europea deve ora imboccare per il futuro avvicinandosi sempre più ai suoi cittadini.

 
  
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  Martin Ehrenhauser (NI), per iscritto. − (DE) Sono stati introdotti piccoli miglioramenti rispetto alla versione originale. Ho dunque votato a favore della relazione. Cionondimeno, desidero ricordare che, anche dopo l’introduzione di questa inefficace iniziativa dei cittadini, permane ancora un grave deficit democratico nell’Unione europea che non conosce alcuna forma di democrazia diretta. Il prossimo passo deve pertanto essere l’introduzione di referendum obbligatori per le iniziative accolte. Particolarmente auspicabile è l’inclusione di audizioni pubbliche obbligatorie per i promotori delle petizioni con la partecipazione del Parlamento e della Commissione. Tocca ora agli Stati membri dare rapidamente attuazione all’iniziativa dei cittadini evitando di perdere tempo e di introdurre eccessiva burocrazia.

Non sarà necessario effettuare un controllo delle carte di identità da parte delle autorità locali – come accade nel caso delle petizioni nazionali per l’istituzione di un referendum – per la valutazione delle dichiarazioni di sostegno. Le autorità elettorali nazionali dovrebbero affidarsi a un controllo a campione così come proposto dal Parlamento europeo.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l’iniziativa dei cittadini, una delle disposizioni più importanti introdotte dal trattato di Lisbona e che permette a un milione di cittadini di chiedere alla Commissione di avanzare proposte legislative. I suggerimenti adottati dal Parlamento europeo dovrebbero permettere una maggiore chiarezza, semplicità e facilità di applicazione delle norme relative all’iniziativa dei cittadini.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. (PT) L’iniziativa dei cittadini approvata oggi rappresenta un ulteriore passo avanti la creazione di un’Europa costruita per i cittadini e dai cittadini, con un più forte contenuto democratico e una maggiore trasparenza, stimolata ad avvicinarsi ai suoi cittadini e affiancata da una società civile attiva, interessata e partecipativa. Da oggi i cittadini europei potranno chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa su un determinato argomento purché tale richiesta provenga da un numero minimo di firmatari che rappresentano almeno un quinto degli Stati membri.

Devo tuttavia esprimere il mio sconcerto per l’esclusione di entità collettive e organizzazioni dalla definizione di “organizzatori” (articolo 2, punto 3); mi riferisco in particolare alle ONG e ai partiti politici, organizzazioni fondanti della democrazia rappresentativa. Mi sconcerta anche la terminologia scelta, con l’uso di “comitato dei cittadini” per indicare il gruppo degli organizzatori.

Mi lascia inoltre perplesso il tentativo di fissare a 16 anni l’età minima dei firmatari quando, nella maggioranza degli Stati membri, il diritto di voto attivo e passivo si acquisisce al raggiungimento della maggiore età, al compimento dei 18 anni. Questo dovrebbe essere il riferimento, così come proposto dalla Commissione nei considerando 7 e 2 dell’articolo 3 della proposta.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Mi rallegro dell’adozione di questa relazione sull’iniziativa dei cittadini europei introdotta dal trattato di Lisbona che si prefigge di attribuire ai cittadini gli stessi poteri di iniziativa politica di cui godono oggi il Consiglio e il Parlamento.

Per ciascuna iniziativa si disporrà di 12 mesi di tempo per raccogliere un milione di firme di cittadini provenienti da almeno un quarto degli Stati membri, oggi sette. Il numero minimo di firme per paese va da 74 250 in Germania a 3 750 a Malta. Nel caso del Portogallo il numero minimo di firme richieste a sostegno di un’iniziativa sarà di 16 500.

Toccherà agli Stati membri verificare la validità delle dichiarazioni di sostegno. In Portogallo servirà una carta di identità o un passaporto per poter aderire. I firmatari devono essere cittadini dell’Unione europea e aver raggiunto l’età alla quale si acquisisce il diritto di voto alle elezioni europee (18 anni in Portogallo).

Spetta poi alla Commissione prendere in esame l’iniziativa e decidere entro tre mesi in merito all’opportunità di presentare una proposta legislativa europea sull’argomento. L’esecutivo dell’Unione europea dovrà poi “esporre l’eventuale azione che intende intraprendere e i suoi motivi per agire o meno in tal senso”. Tali motivi saranno resi pubblici.

 
  
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  Carlo Fidanza (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, accolgo con favore la relazione dei colleghi Lamassoure e Gurmai riguardante l'iniziativa dei cittadini. Grazie a questo voto, sono state approvate e addirittura facilitate le regole di base per il funzionamento dell'iniziativa popolare europea, prevista dal trattato di Lisbona.

Un "comitato di cittadini" composto di persone provenienti da almeno sette Stati membri potrà registrare un'iniziativa e iniziare a raccogliere il milione di firme necessario, su carta o online, dopo la verifica di ammissibilità che spetta alla Commissione. Si tratta di un esempio di democrazia partecipativa che ha potenzialità' molto positive, grazie al quale i cittadini sono coinvolti in prima persona unendosi, in un certo senso, al nostro lavoro.

Il lavoro congiunto dei due co-relatori ha dimostrato come, lavorando bene e nell'interesse dei cittadini, si riescono a superare anche le divisioni ideologiche; una posizione di fondo che caratterizza il gruppo PPE, sempre propositivo, aperto al dialogo e alla collaborazione, ma allo stesso tempo ancorato a valori solidi e imprescindibili.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Questa è senza dubbio un’iniziativa demagogica, propaganda dell’Unione europea, il cui unico scopo è di cercare di nascondere l’impoverimento della democrazia oggi in atto e farci dimenticare che sono stati coloro che guidano l’Europa a impedire un referendum sul trattato di Lisbona che ha anticipato la cosiddetta iniziativa dei cittadini.

Nel frattempo, proprio il trattato sull’Unione europea pone dei limiti a tale iniziativa nel suo articolo 11 laddove recita che è necessario un milione di firme di cittadini provenienti da un numero significativo di Stati membri e prosegue stabilendo che è possibile solo invitare la Commissione a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati.

In altre parole, dopo aver raccolto tutte le firme e soddisfatto tutte le condizioni previste dalla proposta di regolamento, non esistono garanzie che i desideri dei cittadini siano presi in considerazione. La relazione adottata dal Parlamento costituisce, in ogni caso, un leggero miglioramento rispetto alla proposta della Commissione, ma deve rispettare i requisiti del Trattato che già in partenza limita, di fatto, ogni approfondimento dell’iniziativa dei cittadini. Questo è il motivo della nostra astensione.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE), per iscritto. (GA) Ciascuna iniziativa dei cittadini deve essere firmata da più di un milione di cittadini dell’Unione europea provenienti da un quarto degli Stati membri: questo era l’elemento più importante del regolamento. Il governo irlandese intende procedere al controllo delle firme incrociandole con le liste elettorali nazionali per le elezioni del Parlamento europeo.

 
  
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  Robert Goebbels (S&D), per iscritto. (FR) Mi sono astenuto dal voto sul regolamento per l’attuazione dell’iniziativa dei cittadini europei. A mio giudizio il Parlamento sbaglia a voler promuovere il più possibile queste iniziative e sbaglia, in particolare, a ridurre il numero di Stati membri dai quali devono provenire le firme. Continuo a essere un sostenitore della democrazia partecipativa. L’iniziativa dei cittadini non contribuirà a risolvere i problemi economici, ambientali e sociali dell’Unione europea. Ciò che chiamiamo iniziativa dei cittadini andrà sostanzialmente a vantaggio di forze politiche estremiste che sfrutteranno questo strumento per invocare il ripristino della pena capitale, impedire la costruzione di minareti, fermare “l’islamizzazione strisciante” dell’Europa, e sostenere altre campagne populiste.

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE), per iscritto. (FR) Eravamo tutti ad attenderlo dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona lo scorso anno: il regolamento sull’iniziativa dei cittadini, che stabilisce le norme d’attuazione, i principi e le procedure fondamentali e che, soprattutto, consentirà l’utilizzo di questo nuovo strumento. Da oggi in poi un milione di cittadini, ovvero solo lo 0,2 percento della popolazione dell’Unione europea, potrà chiedere alla Commissione di avanzare proposte legislative su taluni argomenti: si tratta di un passo importante verso una democrazia partecipativa, che dovrebbe consentire e stimolare il dibattito in Europa giacché le iniziative devono essere promosse dai cittadini che risiedono nei diversi Stati membri; un passo significativo verso un legame più forte fra i cittadini europei, nella speranza che utilizzino concretamente questo nuovo strumento, che possa rivelarsi efficace e che la Commissione possa accogliere le proposte avanzate dai cittadini.