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Procedura : 2008/0098(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A7-0343/2010

Discussioni :

PV 17/01/2011 - 12
CRE 17/01/2011 - 12

Votazioni :

PV 18/01/2011 - 7.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0004

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 18 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – Ora procederemo alle dichiarazioni di voto.

 
  
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

Raccomandazione per la seconda lettura: relazione Stihler (A7-0343/2010)

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE).(PL) Signor Presidente, l’edilizia rappresenta un comparto molto importante per l’economia di ogni paese. Nel lottare per la crescita economica e il miglioramento del tenore di vita, non si può dimenticare un settore di mercato così fondamentale. Tutti comprendono l’importanza di un edificio moderno costruito in base a procedure corrette in termini di sicurezza e di comfort. Al tempo stesso cerchiamo tutti di ridurre i costi di costruzione delle case e delle strutture pubbliche e industriali. La relazione vuole eliminare gli ostacoli al mercato, permettere una vendita efficace dei materiali edili e garantire prezzi competitivi nel settore. Questa iniziativa andrà a vantaggio di tutta l’Europa. Appoggio pienamente anche le proposte dell’autore sull’incremento della sicurezza degli addetti nel settore edile.

 
  
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  Alfredo Antoniozzi (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla relazione Stihler, l'importanza che il settore edile riveste in Europa è evidente. Non potevamo non affrontare i problemi che coinvolgono 12 milioni di cittadini direttamente impiegati in questo settore.

La relazione della collega Stihler rappresenta un utile strumento per abbattere le barriere nazionali di natura amministrativa e tecnica che impediscono la commercializzazione dei prodotti da costruzione all'interno dell'Unione europea e proseguire nella costruzione di un mercato unico in questo settore.

Concordo con il riconoscimento riferito alle piccole e medie imprese nel settore edilizio, così come alla particolare attenzione riservata al problema della necessità di riciclare i prodotti da costruzione, un tema di cruciale importanza nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, voglio cogliere questa occasione per richiamare l'attenzione sulla questione della salute e della sicurezza dei lavoratori impiegati nel settore dell'edilizia. Gli orientamenti inseriti dalla relatrice in proposito sono utili, ma non sufficienti.

È un nostro dovere affrontare e sviluppare maggiormente queste proposte nel futuro immediato, assicurando ai lavoratori impiegati nel settore edile un elevato livello di protezione. La tragedia delle morti bianche sul lavoro è un tema che coinvolge l'intera Europa, mi auguro che con il nostro lavoro riusciremo a porvi rimedio.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).(FI) Signor Presidente, in primo luogo desidero ringraziare l’onorevole Stihler per l’ottima relazione. È molto importante concentrarsi sull’armonizzazione della commercializzazione dei prodotti da costruzione, perché in futuro avremo bisogno di un’edilizia migliore di qualità più elevata.

Ricordiamoci che, pur essendo un settore fortemente competitivo, la cosa più importante non è la concorrenza di per sé, bensì il risultato finale. È importante che gli edifici costruiti in Europa siano sicuri per gli utenti e sicuri anche per i costruttori e gli altri addetti durante il processo di costruzione.

È necessario poi raggiungere l’armonizzazione nella commercializzazione dei prodotti da costruzione, e potere così scambiare le migliori prassi. È vero che in molti paesi europei si fa ancora uso di materiali non salubri per i residenti. Si riscontra, ad esempio, un enorme problema di muffe in molti Stati membri dell’Unione europea: per questo è importante usare le migliori prassi e innovazioni per promuovere, nella commercializzazione dei prodotti da costruzione, la vendita di prodotti salubri e consoni agli utenti.

Ringrazio dunque l’onorevole Stihler per l’ottima relazione. L’Europa necessita di buoni prodotti da costruzione e di un sistema di commercializzazione che tenga conto, nello specifico, dei regolamenti in materia di sicurezza.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR).(EN) Signor Presidente, la scorsa settimana il Primo ministro francese è venuto a Londra dicendo che dovevamo aderire al progetto di assistenza all’euro. Trascuriamo per un momento il fatto che, ancora una volta, dobbiamo farci trascinare nei problemi altrui, e concentriamoci invece sull’errore logico. Egli dice “l’integrazione europea non funziona, quindi promuoviamo l’integrazione europea!’. Sono sicuro che riuscite a capire il problema di questo ragionamento. “Il mio gommone continua a rovesciarsi, quindi vorrei pilotare un transatlantico”. “Ho fatto un incidente con il go-kart, quindi mettetemi alla guida di un autotreno”. Mi sembra che qualunque sia il problema la risposta sia sempre una maggiore integrazione europea.

L’Unione europea è una soluzione in cerca di un problema, ma sicuramente arriverà il giorno in cui non potremo più imporci né ai mercati né all’opinione pubblica. Si sta rompendo l’incantesimo e la magia sciamanica sta perdendo vigore.

 
  
  

Relazione Striffler (A7-0375/2010)

 
  
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  Clemente Mastella (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo. Basti pensare che il suo contributo rappresenta oltre il 40% dell'assistenza umanitaria internazionale. Attraverso la sua politica umanitaria, l'Unione europea dimostra concretamente tutto l'impegno a favore delle popolazioni dei paesi terzi che hanno bisogno di aiuto e si trovano in situazioni di estrema vulnerabilità.

Il consenso umanitario, firmato il 18 dicembre dai Presidenti del Consiglio dell'Unione europea, del Parlamento e della Commissione europea, rappresenta un notevole passo avanti in questa direzione. Mi preme qui ricordare che gli impegni derivanti dal consenso devono valere sia per gli Stati membri sia per la Commissione europea.

In questi ultimi anni abbiamo registrato un crescente coinvolgimento di attori non umanitari nella risposta alle crisi umanitarie. È fondamentale che gli attori politici, militari e umanitari che condividono lo stesso ambiente operativo apprendano a conoscersi meglio e a dialogare, rispettando e non compromettendo i ruoli ed i mandati rispettivi. È chiaro che il ricorso ai mezzi della protezione civile dovrà essere conforme alle direttive internazionali quali enunciate nel consenso europeo.

 
  
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  Antonello Antinoro (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la relazione approvata oggi della collega Striffler, alla quale va il mio ringraziamento e i miei complimenti, sia una comunicazione destinata ad accrescere l'efficacia e la coerenza degli aiuti umanitari.

Il Parlamento europeo invita oggi l'Unione a collaborare più intensamente per raggiungere un consenso volto a potenziare la risposta collettiva alle crisi umanitarie e in particolare a difendere con vigore il pieno rispetto del diritto umanitario internazionale.

Dobbiamo fare in modo, quindi, che gli aiuti e gli operatori umanitari possano raggiungere ancor meglio le popolazioni bisognose, ed essendo queste aumentate nell'ultimo periodo dobbiamo, attraverso la Commissione o attraverso programmi bilaterali, riuscire a fare ancor più di quanto non si sia fatto finora. Se le necessità sono enormi, la distribuzione di aiuti diventa sempre più difficile e anche rischiosa e pericolosa per il quadro internazionale sempre più complesso.

Secondo queste esigenze, quindi, questo accordo promuove un consenso europeo in cui si afferma che gli aiuti dell'Unione sono basati inequivocabilmente sui principi umanitari di neutralità, indipendenza e imparzialità e devono essere forniti rapidamente ed efficacemente alle vittime delle crisi sulla base delle necessità individuate.

 
  
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  Alfredo Antoniozzi (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'aumento esponenziale delle catastrofi naturali, sia nel loro numero sia nella loro intensità, insieme alla moltiplicazione delle crisi complesse ci pongono di fronte ad un aggravamento delle violazioni del diritto umanitario internazionale e ad un restringimento dello spazio umanitario.

Le recenti tragedie accadute ad Haiti e in Pakistan dimostrano nuovamente la necessità di rafforzare gli strumenti a disposizione dell'Unione europea necessari ad affrontare le catastrofi naturali. Sono d'accordo con l'impostazione generale della relazione e, nello specifico, con l'affermazione secondo cui l'Unione europea deve farsi promotrice dei principi umanitari in modo instancabile. L'azione esterna dell'Unione europea è sancita dal trattato di Lisbona; è necessario che essa rispecchi il peso politico dell'Unione e la sua influenza come principale donatore internazionale.

Ho votato a favore della relazione della collega Striffler perché ritengo giusto porci come imperativo il rafforzamento dell'attuazione del consenso e del suo piano d'azione, insieme alla garanzia di un coordinamento e di una perequazione degli oneri a livello mondiale, tenendo conto allo stesso tempo delle responsabilità regionali dei paesi che hanno la capacità di contribuire in maniera sostanziale agli aiuti umanitari.

 
  
  

Relazione Sârbu (A7-0376/2010)

 
  
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  Jim Higgins (PPE).(EN) Signor Presidente, è stato un grande piacere votare a favore di questa relazione, perché il documento conferma che la sicurezza alimentare è un diritto umano di base. Il settore agricolo deve soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione che vuole derrate alimentari sicure e sufficienti, nonostante gli ostacoli posti dalle limitate risorse naturali, i prezzi alti dell’energia e i cambiamenti climatici. Secondo l’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), la produzione alimentare deve aumentare di almeno il 70 per cento per soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione mondiale che, entro il 2050, dovrebbe superare i 9 miliardi.

Inoltre, circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono cronicamente la fame a causa dell’estrema povertà, mentre 2 miliardi di persone non hanno un’autentica sicurezza alimentare a lungo termine a causa dei diversi gradi di povertà. In Europa circa il 16 per cento dei cittadini continua a vivere sotto la soglia di povertà. Fondamentalmente dico questo: bisogna affrontare la questione di petto. È essenziale che il finanziamento della nuova politica agricola comune dopo il 2013 lo riconosca, e come minimo il bilancio dovrebbe essere mantenuto almeno ai livelli attuali.

 
  
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  Jens Rohde (ALDE).(DA) Signor Presidente, oggi il Parlamento ha formalmente scelto di riconoscere l’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare. È una cosa che il gruppo dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa riconosce da molti anni. Analogamente riconosciamo anche il fatto che l’agricoltura è un settore strategico per la qualità dei generi alimentari, la salute pubblica e una crescita economica e sostenibile. Questo però non giustifica i programmi latte e frutta nelle scuole, né giustifica i programmi di sovvenzione al latte sostenuti dal mercato. Sottolineiamo che abbiamo votato contro queste proposte e deploriamo il fatto che siano state approvate.

Ciò non deve tuttavia compromettere il quadro globale, ovvero il fatto che si debbano garantire buone condizioni all’agricoltura. Montagne di burro, laghi di vino e programmi scolastici non sono però la giusta soluzione. Il reddito degli agricoltori non sarà garantito dall’intervento e dalle distorsioni di mercato. Occorre invece investire nella ricerca e dare agli agricoltori l’opportunità di usare nuove tecnologie per forme di reddito alternative. Nel complesso la giudichiamo una relazione positiva, motivo per cui abbiamo votato a favore.

 
  
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  Clemente Mastella (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sicurezza alimentare rappresenta ogni giorno un diritto fondamentale dell'umanità e si realizza in modo concreto solo quando tutti dispongono, in qualsiasi momento, di un accesso fisico, sociale ed economico ad una nutrizione sufficiente.

La nuova politica agricola comune dell'Unione europea non potrà non tener conto di queste nuove esigenze: essa dovrà pertanto essere in grado di rispondere in modo chiaro ed inequivocabile alle sfide poste dalla sicurezza alimentare e da altri fattori, in particolare i cambiamenti climatici, la crisi economica, il mantenimento dell'equilibrio territoriale all'interno dell'Unione.

Abbiamo bisogno di promuovere non soltanto la competitività dei nostri prodotti, ma anche l'agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l'agricoltura biologica e la distribuzione locale. Questi modelli di agricoltura hanno dato da sempre, e continuano a dare, un valido contributo alla sicurezza alimentare perché spesso rappresentano il modo più efficace di utilizzare terreni in diverse regioni geografiche dell'Unione europea attraverso l'uso di metodi che sono stati specificamente sviluppati in diverse regioni e per lunghi periodi di tempo.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE).(PL) Signor Presidente, il nostro ruolo in qualità di deputati al Parlamento europeo è agire per migliorare la vita dei cittadini europei. Garantire loro l’accesso a generi alimentari sicuri della migliore qualità possibile deve essere una priorità assoluta. Le carenze di cibo e i prezzi elevati sono normalmente associati a disordini sociali, e non possiamo lasciare che succeda nel nostro continente. Tenendo conto della popolazione in crescita, dei cambiamenti climatici e delle calamità naturali, la sicurezza alimentare è minacciata. Molte persone sono già ridotte alla fame, e per trovare un rimedio occorre una politica agricola comune giusta e ragionevole, oltre a un sostegno finanziario per il settore. Bisogna accordare uno status speciale all’agricoltura, che consenta di adottare misure speciali e strumenti adeguati da applicare in caso di crisi alimentari.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, certezza nell'approvvigionamento alimentare delle popolazioni e sicurezza alimentare rimangono le sfide centrali dell'agricoltura, non solo europea, ma a livello globale.

Sono molto soddisfatto del contenuto di questa relazione, soprattutto perché si riconosce la sicurezza alimentare come diritto fondamentale dell'umanità. L'obiettivo della sicurezza alimentare si può raggiungere solo se si affronteranno seriamente due questioni importanti: la volatilità del mercato e dei prezzi e il depauperamento delle risorse alimentari. L'Europa deve essere in grado di intervenire con misure comuni ed efficaci per la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare, per evitare le forti asimmetrie ancora esistenti relative agli standard di sicurezza tra i prodotti UE ed extra UE.

 
  
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  Peter Jahr (PPE).(DE) Signor Presidente, sono stato molto contento che la relazione abbia riconosciuto l’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare, perché questo riporta in primo piano l’importanza dell’economia rurale. La prima cosa che ne concludo è che continuiamo ad avere bisogno di una forte politica agricola comune europea. Inoltre, desidero ringraziare la relatrice.

Su un punto però non mi sono trovato d’accordo, ovvero sulla creazione di un programma europeo di aiuto alimentare a livello di Unione europea. Credo che fornire assistenza in loco, cioè fare in modo che nessuno nell’Unione europea soffra la fame, debba rimanere di competenza degli Stati membri, molto semplicemente perché simili problemi devono essere risolti laddove si verificano: negli Stati membri.

 
  
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  Diane Dodds (NI).(EN) Signor Presidente, questa relazione evidenzia la necessità di sicurezza alimentare per i cittadini che rappresentiamo, sottolineando inoltre l’importanza dei beni pubblici prodotti dagli agricoltori, spesso scarsamente riconosciuta. Ho però la sensazione che vi sarà un problema.

Di recente ho sentito grandi discorsi che suggeriscono come, in realtà, la politica agricola comune dovrebbe trasformarsi in una politica ambientale. Credo che questo ci indurrà erroneamente a credere di potere fare a meno degli agricoltori europei, forse limitandoci a importare generi alimentari da paesi terzi.

Non deve essere così. Bisogna incoraggiare i nostri agricoltori a produrre generi alimentari con modalità non nocive per l’ambiente, e per quanto riguarda le importazioni i mercati mondiali sono semplicemente troppo volatili, sia a livello di prezzi che di coerenza dell’offerta.

Ci sono alcune cose che dobbiamo fare. Dobbiamo dotarci di un bilancio solido per la politica agricola comune. Dobbiamo attirare nel settore giovani agricoltori per assicurare loro un futuro. Dobbiamo promuovere più ricerca e innovazione per rendere più efficienti i metodi produttivi e avere meno burocrazia, e sicuramente nessuna burocrazia nel settore ambientale che ostacoli i nostri agricoltori.

 
  
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  Giommaria Uggias (ALDE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, in queste settimane le diverse commissioni parlamentari che stanno affrontando il tema della politica agricola comunitaria stanno trattando questo tema, il tema della riforma che avremo dopo il 2013.

Negli elementi fondamentali dell'agricoltura è sempre chiaro che la sicurezza degli alimenti ne costituisce un elemento integrante. Ecco che questa considerazione deve essere quindi valutata tenendo conto del provvedimento che oggi abbiamo in votazione, laddove la sicurezza è definita un diritto fondamentale e, quindi, in quanto tale deve essere tutelato in tutti i modi possibili.

Questa attenzione, Presidente, deve essere fatta valere sia nei momenti di emergenza, come quella legata allo scandalo della diossina che stiamo vivendo in questi giorni, diossina scoperta nei mangimi utilizzati negli allevamenti animali, ma anche, e soprattutto, nella garanzia di un processo produttivo ordinario che sia rispettoso dell'intera filiera produttiva, della qualità del lavoro degli agricoltori, della qualità dell'ambiente e anche della commercializzazione e, pertanto, dei consumatori.

Questo è un provvedimento che questo Parlamento ha varato nell'ambito di una serie di provvedimenti atti a valorizzare l'agricoltura e in questo senso mi dichiaro soddisfatto.

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE).(HU) Signor Presidente, oggi la produzione alimentare mondiale deve sempre più far fronte a sfide di diversa natura. Una di queste è il cambiamento climatico, che purtroppo può portare a imprevedibili carenze di cibo compromettendo la possibilità di soddisfare le crescenti esigenze della popolazione mondiale, che entro il 2050 dovrebbe superare 9 miliardi di persone. La politica agricola comune deve rispondere in modo inequivocabile alle sfide poste dalla sicurezza alimentare, dai cambiamenti climatici e dalla crisi economica. Bisogna promuovere non solo la competitività, ma anche l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l’agricoltura biologica e i valori locali. A causa dei cambiamenti climatici si verificano sempre più calamità naturali, che ridurranno la possibilità di usare ampie zone di terreni agricoli pregiudicando, in tal modo, la sicurezza alimentare. Per raggiungere i suddetti obiettivi e garantire prezzi ragionevoli per i generi alimentari e il giusto reddito ai produttori agricoli, occorre mantenere il bilancio della PAC almeno ai livelli attuali. Per questo motivo è importante considerare l’agricoltura come un settore strategico dal punto di vista della sicurezza alimentare. Ecco perché anch’io ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).(FI) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei dire che è molto positivo che il Parlamento europeo riconosca l’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare.

È per noi molto importante garantire che i generi alimentari prodotti nell’Unione europea siano soprattutto sicuri e privi di impurità. Temo si tenda a prestare più attenzione alla quantità che alla qualità. L’insistenza sull’efficienza ha in qualche modo avuto la meglio sui requisiti sanitari. Quando si parla di sicurezza alimentare è molto importante garantire che i prodotti alimentari a disposizione dei consumatori europei siano sicuri, di buona qualità e nutrienti.

È altresì indispensabile che i vari Stati membri dell’Unione europea mantengano le proprie pratiche agricole. Di fronte a calamità naturali, è importante disporre di un’economia agricola autosufficiente: così facendo possiamo basarci sull’approvvigionamento alimentare locale per rispondere agli eventuali problemi che insorgono in caso di calamità.

Desidero in particolare sottolineare l’importanza di questi principi, che derivano da considerazioni di natura sanitaria e sono vitali. Spero si tenda sempre più ad acquistare a livello locale. È importante che l’agricoltura sia assolutamente vitale in tutta Europa, e che ogni Stato membro dell’UE sia in grado di praticarla. È un aspetto assolutamente necessario su cui si può costruire il futuro, di cui abbiamo particolarmente bisogno nel settore alimentare.

 
  
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  Salvatore Tatarella (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo aver espresso con convinzione il mio voto favorevole a questa importante relazione, mi piace sottolineare in modo particolare il punto 35 dell'articolato parere della commissione ambiente dove, nel considerare l'importanza dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare nel valutare tutti i rischi associati alla filiera alimentare nell'ambito delle azioni a difesa del cittadino e della salute, si auspica che tutti gli Stati membri provvedano all'istituzione di omologhi organismi nazionali con lo scopo di collaborare con l'Agenzia europea.

Come i recenti e gravi episodi accaduti in Germania dimostrano, è necessario che ogni Stato oggi istituisca un organismo nazionale per la sicurezza alimentare. Sorprende il fatto che il governo italiano, dopo aver istituito l'Agenzia, abbia cambiato opinione per ragioni di bilancio. Credo che la sicurezza alimentare non debba fermarsi davanti a un limite di bilancio.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

Relazione Maštálka (A7-0363/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Considerato che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione contiene una codificazione dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali, concordo con l’adozione in prima lettura.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. – (LT) Concordo con la presente relazione e la proposta della Commissione europea perché credo che sia estremamente importante semplificare e precisare il diritto comunitario in maniera da renderlo più chiaro e accessibile a tutti i cittadini. Tale obiettivo non può essere conseguito finché numerose disposizioni, modificate a più riprese e spesso in maniera sostanziale, restano disperse, per cui occorre un notevole lavoro di ricerca, raffrontando molti strumenti diversi, per identificare le norme correntemente in vigore. La codificazione della legislazione è particolarmente importante nel campo del commercio, il quale, per garantire la continuità e la regolarità della libera circolazione di persone, prodotti e servizi, è disciplinato da numerosi strumenti comunitari. Il consolidamento del diritto che disciplina le fusioni delle società per azioni è un passo apprezzabile per il miglioramento della legislazione comunitaria.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Esistono moltissime aziende in Europa, che si presentano in forme estremamente diverse e sono soggette a moltissime norme. Dal 1978, tuttavia, esiste una legislazione europea per disciplinare le fusioni delle società per azioni di uno stesso Stato membro. È importante disciplinare tali fusioni perché possono incidere in maniera significativa sugli interessi di dipendenti, azionisti e creditori delle società, che per esempio possono subire effetti negativi se la fusione viene successivamente annullata. Su tale questione europea, come su altre, abbiamo bisogno di chiarezza e certezza giuridica. Questo è ciò che stiamo cercando di ottenere con la codificazione della presente direttiva. Ho votato a favore della risoluzione perché credo che la fiducia sia una forza trainante incredibile per la crescita.

 
  
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  George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione perché nella proposta di codificazione della terza direttiva 78/855/CEE del Consiglio, del 9 ottobre 1978, relativa alle fusioni delle società per azioni, la Commissione ha tenuto conto delle modifiche editoriali o formali proposte dal gruppo consultivo dei servizi giuridici che si sono dimostrate giustificate. Per esempio, il gruppo di lavoro consultivo suggerisce che è particolarmente importante che gli azionisti di società delle quali è prevista la fusione siano informati in maniera appropriata e quanto più imparziale possibile tutelandone adeguatamente i diritti. Non è tuttavia necessario che un esperto indipendente analizzi le condizioni proposte per l’operazione. Inoltre, gli organi amministrativi o di gestione di ogni società coinvolta informano l’assemblea generale delle rispettive società e gli organi amministrativi o di gestione di ciascuna delle altre società coinvolte in merito a qualunque cambiamento sostanziale intervenuto tra la data della preparazione delle condizioni proposte per la fusione e la data delle assemblee generali che sono chiamate a decidere su tali condizioni.

 
  
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  Mara Bizzotto (EFD), per iscritto. − Poiché la proposta in questione è stata attentamente vagliata dal gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione che congiuntamente hanno ritenuto il testo un atto di codificazione, cioè mero efficentamento del testo esistente ho sostenuto con il mio voto favorevole la relazione del collega Jiří Maštálka.

 
  
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  Lara Comi (PPE), per iscritto. − In Italia, proprio ieri, è stato presentato uno studio secondo cui le imprese che, al momento, hanno resistito meglio alla crisi sono state quelle che hanno saputo rafforzare il proprio patrimonio. In particolare, secondo questo studio elaborato da una nota Università italiana per conto della più vivace associazione di imprese, le fusioni sono state lo strumento principale di rafforzamento. Non è casuale che le operazioni di finanza straordinaria, tra le quali rientra la fusione, accompagnino la ristrutturazione e la ricerca di efficienza in tutti i comparti produttivi. È dunque compito delle Istituzioni europee, in un contesto di mercato unico, definire delle regole che garantiscano tutti gli attori coinvolti e permettano alle imprese più virtuose di competere al meglio, libere da incertezze normative, da vincoli burocratici e da obbligazioni sorte a causa di meri malintesi. Un'economia moderna, liberale ed efficiente come, a mio avviso, deve essere la nostra, ha la necessità di una normativa apposita per le fusioni purché, come la direttiva qui proposta, sia snella e non invadente e tuteli le libertà e i diritti dei soggetti che potrebbero essere danneggiati da queste operazioni.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) In questa seduta, a seguito di una proposta emendata del Parlamento e del Consiglio, il Parlamento ha analizzato una proposta di risoluzione legislativa sulle fusioni delle società per azioni (versione codificata) avendo adottato la proposta presentata dalla Commissione. Poiché la proposta è semplicemente volta a una codificazione pura e semplice dei testi legislativi senza modificazioni sostanziali, oltre al miglioramento dei metodi di lavoro, e tenuto presente che incorpora le forme suggerite e sostanziate dal gruppo consultivo dei servizi giuridici, voto a favore della proposta in quanto riconosce che si tradurrà in un miglioramento notevole del funzionamento delle società per azioni, segnatamente ammodernandole e semplificandole.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore dell’odierna relazione perché, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione contiene una codificazione pura e semplice dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali e, pertanto, nell’interesse della chiarezza e della razionalità, i testi esistenti dovrebbero essere codificati.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della presente relazione perché, secondo il gruppo consultivo dei servizi legali del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione contiene una codificazione pura e semplice dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Procedere a una codificazione per mantenere chiarezza dopo una serie di modifiche sicuramente rende le cose più semplici. In generale, però, occorre valutare come punto di partenza se questa molteplicità di norme e regolamenti sia effettivamente necessaria. In alcuni ambiti è eccessiva e ormai ai consumatori si attribuisce scarso buon senso, mentre in altri ambiti le prescrizioni si spingono fino alla variazione dei nomi dei prodotti alimentari. Se vogliamo tutelare gli interessi di soci e terzi, coordinare le leggi degli Stati membri in materia di fusioni delle società per azioni rappresenta un metodo idoneo per garantire il rispetto dei diritti di informazione. Non posso votare a favore di taluni emendamenti e, pertanto, ho votato contro la relazione nel suo complesso.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché si limita unicamente a codificare i testi esistenti in materia di fusione delle società per azioni. Il 21 settembre 2010, il gruppo consultivo costituito dai rispettivi servizi giuridici di Parlamento, Consiglio e Commissione, avendo esaminato la proposta di codificazione della terza direttiva 78/855/CEE del Consiglio, del 9 ottobre 1978, basata sull’articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del trattato e relativa alle fusioni delle società per azioni, ha concluso all’unanimità che la proposta rappresenta effettivamente una codificazione pura e semplice dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Nel valutare il progetto di risoluzione legislativa relativo alle fusioni delle società per azioni, ho tenuto conto dei seguenti atti legislativi: la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, la posizione comune definita in prima lettura il 17 giugno 2008, gli articoli 294 e 50 del TFUE a norma dei quali la proposta è stata presentata dalla Commissione al Parlamento, ancora dell'accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi, degli articoli 86 e 55 del suo regolamento ed infine della relazione della commissione giuridica.

Sulla base di ciò ho inteso essere coerente con la posizione in prima lettura del Parlamento quale adattata alle raccomandazioni del gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione soprattutto in vista del fatto che rappresenta una mera codificazione dei testi esistenti, senza modificazioni sostanziali.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta di direttiva emendata sulle fusioni delle società per azioni si limita a una codificazione dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali. Ho pertanto votato a favore della relazione.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Essendo stato chiesto un parere giuridico, i servizi hanno dichiarato che, tenuto conto dell’accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato per la codificazione ufficiale dei testi legislativi e, in particolare, del punto 4 di detto accordo, il gruppo consultivo costituito dai rispettivi servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione si è riunito il 21 settembre 2010 al fine di esaminare, tra l’altro, la proposta presentata dalla Commissione.

In occasione di detta riunione, una disamina della proposta di direttiva emendata del Parlamento europeo e del Consiglio che codifica la terza direttiva 78/855/CEE del Consiglio, del 9 ottobre, 1978, basata sull’articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del trattato e relativa alle fusioni delle società per azioni ha portato il gruppo consultivo a concludere all’unanimità che la proposta è una codificazione pura e semplice dei testi esistenti senza modificazioni sostanziali. Alla luce di ciò, abbiamo deciso di sostenere la proposta.

 
  
  

Raccomandazione Albertini (A7-0373/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Concordo con la firma dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra, per tener conto dell’adesione all’Unione europea della Repubblica di Bulgaria e della Romania il 1° gennaio 2007.

 
  
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  George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Come i colleghi, ho votato a favore della raccomandazione. A parte l’aspetto formale, la raccomandazione è importante dal punto di vista del ruolo globale dell’Europa unita in diverse regioni, e mi riferisco non solo al suo ruolo economico, ma anche al suo ruolo politico. Così facendo, si è confermato che la regione mediterranea è stata ed è ancora una regione di interesse strategico.

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Accolgo con favore l’adozione dell’odierna risoluzione. Sostengo infatti la conclusione di un protocollo integrativo dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione europea.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Il testo della risoluzione legislativa che abbiamo votato è stato sottoposto alla procedura semplificata prevista dall’articolo 46 del regolamento. Credo che ciò sia giustificato vista la natura non controversa del suo oggetto. L’accordo euromediterraneo tra le Comunità europee e la Giordania deve includere la Bulgaria e la Romania, per cui il protocollo proposto è giustamente valido e merita il sostegno unanime del Parlamento europeo.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) L’accordo euromediterraneo istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra. Il protocollo è volto ad aggiornare l’accordo tenuto conto dell’adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione europea applicata a titolo provvisorio dal 1° gennaio 2007. In detta risoluzione legislativa, il Consiglio sottopone al Parlamento una richiesta di approvazione del protocollo. Non avendo nulla da obiettare, ho votato a favore.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione, che è semplicemente uno strumento inteso ad aggiornate l’accordo esistente per tener conto dell’adesione della Bulgaria e della Romania. La proposta non ha alcun effetto sul bilancio comunitario e non presenta alcun aspetto controverso.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Il protocollo raccomandato allinea unicamente l’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra l’Unione europea e la Giordania a ciò che in realtà è in vigore dal 1° gennaio 2007. Mistificazione! La precipitazione nell’attuare la zona di libero scambio euromediterranea entro il 2015 giustifica qualunque inosservanza dei principi democratici. Questi metodi ciechi hanno appena dimostrato i loro limiti in Tunisia. Voterò contro il testo.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio concernente la conclusione di un protocollo integrativo dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica hascemita di Giordania, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione europea perché sono stati soddisfatti tutti i prerequisiti e si è trattato fondamentalmente di un atto formale.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) La presente raccomandazione sul progetto di decisione del Consiglio concernente la conclusione di un protocollo integrativo dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione europea merita il mio voto. È infatti fondamentale adoperarsi per creare una politica di vicinato solida, coerente ed efficace. Poiché il Consiglio, conformemente ai termini giuridicamente sanciti dai trattati, ha presentato una richiesta di approvazione di tale protocollo al Parlamento, nulla osta alla sua adozione.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Gli accordi euromediterranei trovano sempre più spazio nell'attività convenzionale europea. Pertanto nel caso di specie intendo approvare il progetto di risoluzione legislativa del Parlamento europeo relativo alla conclusione di un protocollo dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, rispetto al quale lo stesso Parlamento ha dato la sua approvazione affinché si concludesse il protocollo.

La mia approvazione è oltremodo supportata da una serie di atti quali il progetto di decisione del Consiglio, il progetto di protocollo dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma degli articoli 217 e 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, gli articoli 81, 90, paragrafo 8 e 46, paragrafo 1,del regolamento del PE, la raccomandazione della commissione per gli affari esteri.

Alla luce di tutto ciò mi conformo alla linea cooperativa dell'UE.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della conclusione del presente protocollo perché è pienamente giustificato dalla necessità di includere la Repubblica di Bulgaria e la Romania come parti contraenti nell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra, stipulato a Bruxelles il 24 novembre 1997 ed entrato in vigore il 1° maggio 2002.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Visto il progetto di decisione del Consiglio (06903/2010), visto il progetto di protocollo integrativo dell’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno hascemita di Giordania, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione europea (09373/2008), vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma dell’articolo 217 e dell’articolo 218, paragrafo 6, comma 2, lettera a), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (C7-0384/2010), visti gli articoli 81, 90, paragrafo 8, e 46, paragrafo 1, del suo regolamento e vista la raccomandazione della commissione per gli affari esteri (A7-0373/2010), il gruppo Verts/ALE accetta che il Parlamento dia il proprio benestare alla conclusione del protocollo.

 
  
  

Relazione Koch (A7-0361/2010)

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) La presente è una raccomandazione sulla conclusione dell’accordo tra la Comunità europea e l’Unione economia e monetaria dell’Africa occidentale su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Personalmente ho votato a favore della risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio concernente la conclusione di detto accordo. Attualmente la Comunità ha competenza esclusiva su vari aspetti dell’aviazione esterna. Di conseguenza, il Consiglio ha autorizzato la Commissione a intraprendere negoziati con paesi terzi per sostituire accordi comunitari ad alcune disposizioni contenute negli accordi bilaterali esistenti. La Commissione ha negoziato un accordo con l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale che evita la discriminazione tra vettori aerei comunitari, consente la tassazione del carburante per aerei relativamente ad attività svolte all’interno del territorio dell’Unione europea e allinea le disposizioni legali in materia di concorrenza contenute negli accordi bilaterali, che sono palesemente anticoncorrenziali, segnatamente gli accordi commerciali obbligatori tra compagnie aeree.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Il trasferimento delle competenze degli Stati membri all’Unione europea è la giustificazione per sostituire agli accordi bilaterali sui servizi aerei nuovi accordi dei quali è firmataria l’Unione.

La risoluzione votata riguarda aspetti specifici di tale natura e intende armonizzare gli strumenti giuridici internazionali attualmente in vigore, nonché adeguarli agli ulteriori requisiti derivanti dal diritto comunitario. Il tema in questione è squisitamente tecnico in quanto comporta la sostituzione di accordi precedentemente in vigore con altri senza sollevare aspetti controversi né apportare sostanziali cambiamenti a livello ideologico. Il fatto che il voto in commissione sia stato unanimemente a favore conferma una siffatta interpretazione. Alla plenaria si è chiesto pertanto solo di ratificare una decisione consensuale. Ho votato a favore.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La relazione presentata dall’onorevole Koch propone la conclusione dell’accordo tra la Comunità europea e l’Unione economia e monetaria dell’Africa occidentale su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Lo spirito dell’Unione europea sancito dai trattati è quello di normalizzare le procedure nell’intera Unione. Pertanto, come ha deciso la Corte di giustizia delle Comunità europee, non ha senso che esistano accordi bilaterali sui servizi aerei tra Stati membri dell’Unione e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale. Accolgo dunque con favore l’adozione del presente accordo che rafforzerà i legami di coesione territoriale all’interno dell’Europa e porterà al rispetto del diritto comunitario in materia di concorrenza.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Nel quadro della situazione con la quale l’aviazione civile deve attualmente confrontarsi, riteniamo che questo progetto di accordo desti seri dubbi in merito al suo ambito e alle sue potenziali conseguenze. Sinora, in tale campo, che per una serie di motivi è strategico in termini di salvaguardia degli interessi nazionali, gli Stati membri hanno preso decisioni sovrane per quanto concerne l’organizzazione e l’ambito di applicazione degli accordi, che hanno un chiaro impatto sulle compagnie aeree. Nondimeno, l’intenzione è che, d’ora in poi, anche qui il mercato la faccia da padrone. In particolare, non possiamo sottovalutare il contributo che darebbe la supposta creazione di condizioni di parità per le varie compagnie europee agevolando la concentrazione monopolistica del settore già in atto e la riduzione della capacità degli Stati membri di difendere le proprie compagnie di bandiera.

L’onnipresente e sacrosanta “libera concorrenza” viene difesa a tutti i costi ed è anche in questo caso il pilastro che supporta l’iniziativa. Le conseguenze per il settore non sono sostanzialmente diverse da quelle subite da altri settori: portano tutte alla concentrazione monopolistica che finisce sempre con l’instaurarsi in tali circostanze. Per questo non abbiamo votato a favore della raccomandazione.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della raccomandazione perché la Comunità ha competenza esclusiva su vari aspetti dell’aviazione esterna tradizionalmente disciplinati da accordi bilaterali sui servizi aerei siglati tra Stati membri e paesi terzi, e pertanto accordi comunitari devono subentrare ad alcune disposizioni nei 47 accordi bilaterali esistenti in materia di servizi aerei conclusi tra Stati membri dell’Unione e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale. Per evitare la discriminazione tra vettori aerei comunitari, le tradizionali clausole di designazione, che fanno riferimento a vettori aerei dello Stato membro firmatario dell’accordo bilaterale, vengono sostituite da una clausola di designazione comunitaria, che fa riferimento a tutti i vettori dell’Unione. Sebbene gli accordi bilaterali tradizionali tendano generalmente a esentare il carburante per aerei dalla tassazione, la direttiva 2003/96/CE del Consiglio che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità consente tale tassazione per attività svolte all’interno del territorio dell’Unione europea. Inoltre, le disposizioni contenute negli accordi bilaterali, manifestamente anticoncorrenziali (accordi commerciali obbligatori tra compagnie aeree), vengono allineate al diritto comunitario in materia di concorrenza.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) I paesi africani ubicati in regioni geografiche e climatiche particolarmente difficili richiedono un trattamento particolare. I loro cittadini, tuttavia, non hanno bisogno soltanto di cibo e acqua, bensì anche di istruzione e vogliono lavorare dignitosamente e potersi spostare. L’accordo tra la Comunità europea e l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale, che subentra ad alcune disposizioni contenute in accordi precedenti, agevola notevolmente le procedure di trasporto aereo tra le parti firmatarie rendendole anche più corrette in termini di mercato, impedendo pratiche sleali e monopolistiche e facilitando gli spostamenti dei normali cittadini, oltre a schiudere nuove opportunità di sviluppo del turismo proveniente da tutto il mondo e la corrispondente promozione di tale settore dell’economia africana.

 
  
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  Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Ho votato a favore della raccomandazione relativa alla conclusione dell'accordo tra la Comunità europea e l'Unione economica e monetaria dell'Africa occidentale su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Si tratta di un accordo, negoziato dalla Commissione, volto a sostituire alcune disposizioni contenute nella vigente regolamentazione degli accordi bilaterali conclusi fra gli Stati membri dell'UE e gli Stati membri dell'Unione economica e monetaria dell'Africa occidentale. Fra le novità più importanti relative all'accordo votato oggi, mi preme ricordare le disposizioni introdotte al fine di evitare discriminazioni tra i vettori aerei dell'Unione europea. Proprio a tale scopo, infatti, le clausole di designazione tradizionali riferite ai vettori degli Stati membri firmatari dell'accordo bilaterale sono state sostituite da una clausola di designazione dell'Unione Europea, riferita a tutti i vettori aerei dell'UE.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore dell’accordo. Tale strumento è uno degli accordi orizzontali sui servizi aerei, il cui scopo è allineare al diritto comunitario gli accordi bilaterali esistenti in materia ed è frutto della decisione del 2003 della Corte di giustizia europea che ha conferito alla Comunità competenza esclusiva su vari aspetti dell’aviazione esterna tradizionalmente disciplinati da accordi bilaterali sui servizi aerei. Come nel caso degli altri accordi orizzontali sui servizi aerei, il presente atto prevede una clausola di designazione comunitaria che consente a tutti i vettori dell’Unione di avvalersi del diritto di stabilimento, affronta i temi della sicurezza e della tassazione del carburante per aerei e risolve i potenziali conflitti con le norme europee in materia di concorrenza.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Non contenta di accelerare dissimulatamente la divisione dell’integrazione regionale africana come altrove nel mondo, ora l’Unione europea impone il suo diktat neoliberale anche nei cieli africani. Gli incentivi introdotti dalla Commissione non fanno nulla per nasconderlo.

Il presente accordo non è volto ad aumentare il volume totale del traffico aereo? La totale assenza di controlli su tale aumento di traffico è però certa!

Il presente accordo non impedirà a uno Stato membro di imporre tasse, tributi, dazi, diritti od oneri sul carburante? Nondimeno, l’efficienza energetica è azzerata dalle restrizioni che vi vengono imposte!

Di fatto, negli ambiti in cui gli Stati membri erano usi decidere come organizzare i propri accordi di accesso con le compagnie stesse, ora deciderà soltanto il mercato.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’esistenza di 47 accordi bilaterali tra Stati membri dell’Unione e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale chiaramente non basta per coprire i vari aspetti dei servizi aerei. Il presente accordo va dunque accolto con favore in quanto sostituirà accordi comunitari ad alcune disposizioni contenute negli accordi bilaterali esistenti. Vale la pena di sottolineare i richiami nell’accordo all’esigenza di evitare la discriminazione tra vettori aerei comunitari e la tassazione del carburante per aerei, in linea con la direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, così come merita sottolineare che le disposizioni enunciate negli accordi sono conformi al diritto comunitario in materia di concorrenza.

 
  
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  Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Il presente accordo intende sostituire alcune disposizioni contenute nei 47 accordi bilaterali esistenti in materia di servizi conclusi tra Stati membri dell’Unione e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA). È infatti corretto armonizzare le diverse disposizioni degli accordi esistenti attraverso un accordo orizzontale comunitario che ristabilisca certezza giuridica per gli accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati tra Stati membri dell’UEMOA e Stati membri dell’Unione, consentendo peraltro agli Stati comunitari che non hanno sottoscritto un accordo bilaterale con uno Stato dell’UEMOA di non subire effetti negativi, ed eviterà la discriminazione tra vettori per quanto concerne la designazione o la tassazione del carburante per aerei.

Le disposizioni anticoncorrenziali contenute negli accordi bilaterali sono allineate al diritto comunitario in materia di concorrenza. L’accordo rafforzerà le relazioni UE-Africa nel campo dell’aviazione e promuoverà la cooperazione in tale ambito tra l’Unione e l’UEMOA su una serie di aspetti importanti come la sicurezza dell’aviazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Per creare una base uniforme per i voli diretti verso paesi al di fuori dell’Unione ed essere successivamente in grado di garantire certezza giuridica, tutti gli accordi bilaterali devono essere rivisti. Con l’autorizzazione del Consiglio, la Commissione ha negoziato un accordo con l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale che sostituisce i 47 accordi bilaterali esistenti in materia di servizi aerei conclusi tra Stati membri dell’Unione europea e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale. Voto a favore della relazione perché in tale contesto un accordo di applicazione generale è assolutamente sensato.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Il presente accordo sostituisce i 47 accordi bilaterali esistenti con vari Stati membri e, di conseguenza, l’Unione acquisisce maggiori poteri nel campo della politica estera. Ho pertanto votato contro la relazione.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) La presente relazione si riferisce a un progetto di decisione del Consiglio sulla conclusione dell’accordo tra la Comunità europea e l’Unione economia e monetaria dell’Africa occidentale su tali aspetti dei servizi aerei. Poiché l’Unione attualmente ha competenza esclusiva in tale ambito, il Consiglio ha autorizzato la Commissione a intraprendere negoziati con paesi terzi per sostituire i tradizionali accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati tra Stati membri e paesi terzi. Il progetto di accordo è stato esaminato dalla commissione per i trasporti e il turismo che ha espresso parere favorevole. Proprio in riferimento a tale parere, vorrei sottolineare, tra l’altro, l’introduzione di una clausola di designazione comunitaria per evitare la discriminazione tra vettori aerei comunitari e consentire la tassazione del carburante per aerei relativamente ad attività svolte all’interno del territorio dell’Unione europea. Ho voluto sottolineare questi due elementi del parere favorevole della commissione per i trasporti e il turismo perché sono quelli che mi hanno indotto a votare a favore della relazione.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − La Comunità ha competenza esclusiva in politica esterna in materia di trasporto aereo, tradizionalmente disciplinata da accordi bilaterali relativi ai servizi aerei conclusi tra Stati membri e paesi terzi.

Nel giugno 2003 la Commissione ha avviato negoziati con i paesi terzi al fine di sostituire con accordi comunitari alcune disposizioni figuranti in quelli bilaterali esistenti. Tra questi emerge un accordo che sostituisce i 47 vigenti accordi bilaterali sui servizi aerei conclusi tra gli Stati membri dell'UE e l'Unione economica e monetaria dell'Africa occidentale. I principali punti dell'accordo sono: clausola di designazione, con cui si sostituisce l'accordo bilaterale per il quale si evitano discriminazioni tra vettori aerei dell'Unione europea; tassazione del carburante per aeromobili in generale sul territorio dell'UE; l'art. 6 che conforma alle norme concorrenziali europee gli accordi commerciali tra linee aeree.

L'accordo negoziato dalla Commissione è stato approvato in via provvisoria il 30 novembre 2009. Forte anche della giurisprudenza della Corte di giustizia orientata nel senso di una competenza esclusivamente comunitaria, cari colleghi, sono estremamente favorevole alla rinegoziazione di tali accordi sia perché vanno verso una sempre più indispensabile sovranità comunitaria sia perché tale progetto di decisione si conforma alle norme concorrenziali e budgetarie in ambito UE.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della conclusione del presente accordo che, nell’ambito della competenza esclusiva conferita all’Unione in merito a vari aspetti dell’aviazione esterna, è volto a sostituire alcune disposizioni contenute nei 47 accordi bilaterali esistenti in materia di servizi aerei stipulati tra Stati membri dell’Unione europea e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale per renderli compatibili con il diritto comunitario.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Come ha deciso la Corte di giustizia delle Comunità europee, l’Unione ha competenza esclusiva su vari aspetti dell’aviazione esterna tradizionalmente disciplinati da accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati tra Stati membri e paesi terzi. Di conseguenza, nel giugno 2003, il Consiglio ha autorizzato la Commissione a intraprendere negoziati con paesi terzi per sostituire alcune disposizioni contenute negli accordi bilaterali esistenti con accordi comunitari. Di conseguenza, la Commissione ha negoziato un accordo con l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale che sostituisce alcune disposizioni contenute nei 47 accordi bilaterali esistenti in materia di servizi aerei conclusi tra Stati membri dell’Unione europea e Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale.

Il Parlamento ha il diritto di dare il proprio benestare alla conclusione di tale accordo a norma dell’articolo 81 del regolamento. Il Parlamento prenderà una decisione con votazione unica senza poter presentare emendamenti relativi all’accordo stesso. Sulla base di quanto precede, il relatore ha suggerito che la commissione per i trasporti e il turismo prima e il Parlamento nel suo complesso dopo esprimessero parere favorevole in merito alla conclusione dell’accordo. Il gruppo Verts/ALE si è espresso in tal senso.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. (PT) La competenza esclusiva su tali aspetti dell’aviazione esterna, conferita dalla sentenza del 2003 sui cieli aperti, consente alla Commissione europea di negoziare accordi con paesi terzi per adeguare il mercato europeo dell’aviazione al diritto comunitario e, nel contempo, renderlo concorrenziale e trasparente. Accolgo con favore l’adozione del presente accordo con gli Stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale in quanto reputo essenziale che l’Unione europea presenti una politica coerente nel settore dell’aviazione esterna riducendo progressivamente le varie disposizioni contenute negli attuali accordi bilaterali in materia di servizi aerei stipulati tra le due parti.

Parlando dell’accordo, sottolineerei la clausola sulla non discriminazione dei vettori aerei comunitari, la clausola sulla tassazione del carburante per aerei a norma della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, nonché il fatto che allinea le disposizioni degli accordi bilaterali al diritto comunitario in materia di concorrenza ponendole sotto un controllo normativo. Tali misure consentiranno l’apertura dei mercati e, pertanto, schiuderanno opportunità di investimento per ambedue le parti. Questi accordi dovranno essere interpretati come strumento di rafforzamento della cooperazione strategica tra le due organizzazioni.

 
  
  

Raccomandazione per la seconda lettura: relazione Stihler (A7-0343/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Concordo con l’esigenza di adottare misure riguardanti il settore dell’edilizia, che è alquanto importante per l’economia europea: con il 10 per cento del prodotto interno lordo, rappresenta infatti quasi 65 000 piccole e medie imprese con meno di 250 addetti. La proposta è volta in primo luogo a garantire un livello elevato di sicurezza per i prodotti da costruzione e in secondo luogo a migliorare le condizioni di salute e sicurezza per gli operatori del settore. Attualmente, il commercio sul mercato interno subisce gli effetti negativi delle norme tecniche nazionali che disciplinano la libera circolazione di prodotti e servizi nel settore dell’edilizia, il che pertanto richiede una revisione della direttiva 89/106/CEE sui prodotti da costruzione.

Vista la nuova situazione venutasi a creare a livello di vigilanza sul mercato, e penso anche al nuovo quadro legislativo, la proposta di regolamento concernente condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione potrebbe costituire una pietra miliare lungo la via per l’aggiornamento, la semplificazione e la sostituzione della direttiva.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. – (LT) Mi sono espressa favorevolmente rispetto a questo documento perché, vista l’entità della commercializzazione dei prodotti da costruzione nell’Unione europea e gli ostacoli al commercio nel settore dell’edilizia, è importante agire immediatamente. Tenuto presente che il settore dell’edilizia costituisce una delle maggiori industrie europee, visto che rappresenta il 10 per cento del PIL e occupa direttamente 12 milioni di cittadini europei, una corretta regolamentazione è fondamentale. Credo che questa proposta di regolamento relativa alle condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione agevoli l’aggiornamento, la semplificazione e la sostituzione della direttiva sui prodotti da costruzione alla luce delle mutate circostanze per quel che riguarda, per esempio, la vigilanza sul mercato, ivi compreso il nuovo quadro legislativo.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Sebbene le condizioni di lavoro nel settore dell’edilizia siano migliorate negli ultimi decenni, l’Unione europea deve dotarsi dei mezzi per restare all’avanguardia per quanto concerne la qualità in tale ambito. Proprio partendo da tale presupposto ho votato a favore del presente regolamento che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione. Per garantire un livello elevato di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori e altri utilizzatori dei prodotti da costruzione, la nuova legislazione sulla commercializzazione di tali materiali deve prevedere l’etichettatura delle sostanze pericolose. Il regolamento aggiorna e sostituisce le attuali norme in maniera da ridurre la burocrazia e aumentare la trasparenza soprattutto attraverso nuove procedure semplificate di valutazione delle prestazioni per le piccole imprese.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore del presente documento. Il comparto dell’edilizia è una delle maggiore industrie europee, visto che rappresenta il 10 per cento del PIL e il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi. Il settore occupa direttamente 12 milioni di cittadini dell’Unione con un indotto di altri 26 milioni di posti di lavoro. La recessione economica ha colpito duramente il comparto edile comunitario: molte imprese in tutta l’Unione sono fallite e tanti lavoratori hanno perso i propri mezzi di sussistenza. Nell’Unione permangono ancora barriere al commercio in tale settore perché gli Stati membri ancora si avvalgono di norme tecniche nazionali per osteggiare la libera circolazione di prodotti e servizi in tale ambito. La revisione della direttiva sui prodotti da costruzione in tale contesto è un incentivo estremamente necessario che potrebbe aiutare il settore a eliminare le barriere al commercio per i produttori e, in tal modo, consentire alle imprese di restare in attività e agli addetti di mantenere il posto di lavoro. Abbattendo le barriere amministrative, è essenziale garantire l’indipendenza e la trasparenza degli organi preposti alla valutazione tecnica, per cui appoggio la proposta di fissare norme in materia di trasparenza e garantire la rappresentanza di tutti gli interessati all’interno delle commissioni tecniche degli organismi di normalizzazione europei per evitare conflitti di interessi.

 
  
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  George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Come ho anche sottolineato ieri nel mio intervento, ho votato a favore della presente relazione. Dobbiamo compiere progressi nelle nostre azioni per armonizzare il mercato globale dell’edilizia. Mi riferisco a questioni che riguardano non soltanto la sicurezza dei lavoratori e la loro migrazione, bensì anche la sicurezza dei prodotti da costruzione rispetto alla nostra salute. Per quanto concerne i futuri punti di contatto per i prodotti da costruzione, vorrei che fornissero informazioni imparziali, fossero operativi quanto prima negli Stati membri e ottenessero sostegno finanziario in maniera da essere utili ai cittadini e alle imprese del settore. Spero che il nuovo regolamento produca i suoi effetti quanto prima, il normale cittadino si renda conto che abbiamo compiuto progressi e il comparto dell’edilizia nel suo complesso non sia più uno dei settori di attività più pericolosi.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) L’etichettatura delle sostanze pericolose contenute in prodotti di ogni genere, siano essi prodotti chimici o da costruzione, come anche l’informazione al riguardo, sono uno dei conseguimenti dell’Unione europea.

Dall’entrata in vigore di REACH, l’Unione ha dimostrato il suo valore aggiunto per quel che riguarda la sicurezza e la trasparenza delle sostanze pericolose. Ancora una volta a Strasburgo abbiamo adottato un regolamento che armonizza le condizioni per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e garantito che la “dichiarazione di prestazioni” di ogni materiale contenga informazioni sulle sostanze pericolose.

Salute e sicurezza sono prioritarie e dovremmo accogliere con favore il fatto che le norme europee assicurano tale livello elevato di trasparenza e sicurezza. Nondimeno, benché il nostro mercato interno ora sia protetto, possiamo dire altrettanto del mercato globalizzato sul quale operiamo? Adesso dobbiamo esercitare la nostra influenza sui nostri partner al di fuori dell’Unione, che non necessariamente hanno lo stesso livello di regolamentazione.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’esigenza di agire in tema di commercializzazione dei prodotti da costruzione nell’Unione europea è cruciale, vista la portata del settore. Il comparto dell’edilizia è una delle maggiore industrie europee, visto che rappresenta il 10 per cento del PIL e il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi. Occupa infatti direttamente 12 milioni di cittadini europei con un indotto di altri 26 milioni di posti di lavoro. La recessione economica ha colpito duramente il comparto edile comunitario: molte imprese in tutta l’Unione sono fallite e tanti lavoratori hanno perso i propri mezzi di sussistenza. Ciò vale anche per la Romania dove ora, dopo un boom del mercato dell’edilizia, il numero di commesse è disperatamente calato. Secondo gli esperti, nel 2011 il comparto non si riprenderà, visto che secondo le previsioni potrebbe addirittura raggiungere il livello più basso dell’ultimo decennio.

In questo clima, qualunque misura che possa essere intrapresa per supportare il settore dell’edilizia è un incentivo apprezzabile. La revisione della direttiva sui prodotti da costruzione in tale contesto potrebbe aiutare il settore abbattendo le barriere al commercio con le quali i produttori devono confrontarsi e, di conseguenza, consentire alle imprese di restare in attività e ai lavoratori di mantenere il posto di lavoro.

 
  
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  Zuzana Brzobohatá (S&D), per iscritto. – (CS) In termini di creazione di PIL, l’edilizia rappresenta il 10 per cento della produzione economica dell’Unione europea. Tale mercato continua a confrontarsi con una serie di ostacoli che impediscono il pieno sviluppo di un mercato unificato. Il regolamento sottoposto alla nostra attenzione, il cui scopo è modificare la direttiva esistente e, in tal modo, semplificare le condizioni per la commercializzazione dei prodotti da costruzione, riguarda principalmente la vigilanza sul mercato e un quadro comune per la commercializzazione di detti materiali. L’intento della modifica della direttiva è, in un periodo di recessione economica, aiutare il settore dell’edilizia a eliminare gli ostacoli commerciali, preservando in tal modo i posti di lavoro e sostenendo moltissime imprese edili che altrimenti non sopravvivrebbero alla crisi. Il Consiglio, nella sua posizione in prima lettura, ha scartato le proposte di modifica del Parlamento volte a istituire un obbligo di dichiarazione delle sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione (per esempio, amianto). Reputo ciò molto pericoloso e, pertanto, appoggio la relazione presentata in quanto propone nuovamente un obbligo a carico delle imprese edili di dichiarare le sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione. Dobbiamo salvaguardare la salute dei nostri cittadini. Da ultimo, ma non meno importante, vorrei applaudire agli sforzi profusi per garantire che gli Stati membri assicurino l’indipendenza dei rappresentanti in seno al Comitato permanente per la costruzione, che valuta e verifica le proprietà dei prodotti da costruzione. Tra l’altro, la relazione contiene anche proposte di modifica per migliorare la protezione della salute e della sicurezza, non soltanto per i lavoratori del settore edile, bensì anche per gli utilizzatori effettivi degli edifici. Per i motivi appena illustrati, nonché per altri, ho deciso di appoggiare la relazione.

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente proposta di regolamento in quanto introduce condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione ed è volta ad aggiornare, semplificare e sostituire la direttiva sui prodotti da costruzione alla luce delle mutate circostanze, specialmente per quanto concerne la vigilanza sul mercato, e mi riferisco anche al nuovo quadro legislativo. Vista l’entità del settore dell’edilizia, è fondamentale che si adottino misure in merito alla commercializzazione dei prodotti da costruzione nell’Unione. Sostengo il riconoscimento della necessità di elevati standard di salute e sicurezza per i lavoratori del settore. Tale proposta abbatterà le barriere al commercio esistenti per i produttori aiutando peraltro le imprese a restare in attività e i lavoratori a mantenere il posto di lavoro.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Il regolamento sull’armonizzazione della commercializzazione dei prodotti da costruzione rappresenta un passo avanti verso il miglioramento del funzionamento del mercato interno in tale ambito e la libera circolazione dei prodotti da costruzione. Nel contempo, un elemento da sottolineare è che l’attuazione del regolamento contribuirà a mantenere il più basso possibile il numero di casi di non conformità involontaria dei prodotti da costruzione rispetto alla loro dichiarazione di prestazioni, riducendo così al minimo le perdite di materiale. Evitare il rischio di non conformità è un’esigenza per evitare di immettere sul mercato prodotti destinati alla vendita che non rispettino i requisiti di tale regolamento, garantendo in tal modo che i prodotti da costruzione assicurino prestazioni adeguate e vengano soddisfatti i requisiti di base applicabili alle opere edili.

 
  
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  Robert Dušek (S&D), per iscritto. – (CS) Il progetto di raccomandazione concernente la fissazione di condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione richiede il massimo livello possibile di tutela, sia per i lavoratori sia per coloro che utilizzano le opere così realizzate. Concordo con la posizione della relatrice secondo cui il potere di monitorare le eventuali sostanze pericolose nei prodotti da costruzione è cruciale e sostengo la proposta di modifica concernente l’obbligo di riportare sui prodotti da costruzione le informazioni relative alle sostanze pericolose. Non comprendo invece la posizione del Consiglio che ha stralciato completamente tale provvedimento dalla proposta originale. Per migliorare la conoscenza dei prodotti da costruzione nuovi ed esistenti, si dovrebbero stabilire i cosiddetti punti di contatto, che dovrebbero imparziali, ovverosia indipendenti, a livello di risorse umane e finanziarie, dagli organi collegati alla procedura di ottenimento del marchio CE. Il Consiglio ha formulato troppe eccezioni all’obbligo di apporre un marchio CE ed è essenziale rivedere e limitare tale aspetto il più possibile, altrimenti l’intero sistema di marcatura CE perderà di significato. Appoggio il regolamento proposto nella sua forma emendata e voterò a favore della sua adozione.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché propugna la necessità di abbattere le barriere che ostacolano il commercio nel comparto dell’edilizia. L’attuale recessione economica ha gravemente danneggiato il settore. Il regolamento proposto, che subentrerà alla direttiva attualmente in vigore, contribuirà a ribaltare la situazione. Abbattere le barriere al commercio esistenti per i produttori aiuterà in primo luogo le imprese a restare in attività e in secondo luogo i lavoratori a mantenere il posto di lavoro.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Secondo le informazioni contenute nella relazione, il settore dell’edilizia è una delle maggiori industrie europee, visto che rappresenta 10 per cento del PIL e il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi. Il settore occupa direttamente 12 milioni di cittadini europei con un indotto di altri 26 milioni di lavoratori. Inoltre, all’incirca il 92 per cento dei produttori di prodotti da costruzione, pari a 65 000 imprese, gestisce un’attività piccola o media con meno di 250 addetti. Tali cifre forniscono la scala precisa dell’importanza del comparto dell’edilizia rispetto all’economia europa. Per questo occorrono norme comuni che disciplinino il settore e consentano al mercato interno di funzionare correttamente.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La presente proposta di regolamento è volta ad armonizzare la commercializzazione dei prodotti da costruzione aggiornando e semplificando l’attuale direttiva, tenuto conto nel contempo del nuovo quadro legislativo (regolamento 765/2008/CE e decisione 768/2008/CE). La proposta si concentra su vari aspetti quali la dichiarazione di prestazioni e la marcatura CE, il trasporto delle sostanze pericolose, i punti di contatto nazionali per ottenere informazioni sui prodotti da costruzione, l’indipendenza e la trasparenza di tutti gli organi coinvolti in tale ambito, il riciclaggio dei prodotti da costruzione, il maggiore accento posto sui temi della salute e della sicurezza, il miglioramento della comunicazione elettronica e l’introduzione di nuove tecnologie di informazione. Ho votato a favore del regolamento che sicuramente migliorerà la sicurezza del trasporto di tali materiali, proteggerà la salute e rafforzerà le condizioni di sicurezza di tutti gli operatori del settore, contribuendo anche all’abolizione, per quanto graduale, di pratiche nocive per l’ambiente.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Sebbene la seconda lettura della presente relazione e l’accordo conclusivo con il Consiglio contengano taluni elementi positivi, non dobbiamo dimenticare che al centro vi è il principio del consolidamento del mercato unico.

Nella fattispecie, si tratta di adottare un regolamento volto a fissare condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione, ossia il regolamento definisce le norme che gli Stati membri devono osservare affinché i loro materiali possano essere immessi sul mercato dell’Unione europea.

Credo che tutti possiamo concordare su taluni aspetti, specificamente per quanto concerne la difesa della salute e della sicurezza, anche dei lavoratori, ma anche l’uso di un prodotto durante il suo ciclo di vita, specialmente nel caso delle sostanze pericolose.

Non possiamo tuttavia accettare decisioni che potrebbero finire per mettere a repentaglio la produzione di tali materiali in paesi con economie più fragili o da parte delle piccole e medie imprese, che incontrano difficoltà nell’adattarsi a meno che non vi sia una sorta di preliminare sostegno, al solo scopo di difendere gli interessi di gruppi economici europei che, in realtà, intendono dominare il mercato.

 
  
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  Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − L'evoluzione verso la liberalizzazione dei prodotti da costruzione nel settore edilizio rappresenta una delle istanze di maggior sensibilità da parte delle piccole e medie imprese. Considerata la generalizzata importanza del settore edile in tutti gli Stati membri, ritengo una ulteriore liberalizzazione un passo avanti necessario. Plaudo, in particolare, all'abbattimento di alcuni vincoli burocratici e alla necessaria tracciabilità dei beni contenenti sostanze potenzialmente nocive per la salute umana. Per questo motivo, ritengo di appoggiare la raccomandazione della collega Stihler.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE), per iscritto. – (PL) Il funzionamento del mercato interno è ancora limitato da numerose barriere. Per questo sono particolarmente lieta di accogliere l’adozione della risoluzione che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione. La risoluzione dovrebbe portare a una circolazione più agevole dei prodotti da costruzione tra Stati membri.

La risoluzione introduce inoltre importanti norme che rendono più semplice lo svolgimento dell’attività per le imprese. In primo luogo, la risoluzione impone agli Stati membri di creare punti di contatto presso i quali le imprese potranno ottenere informazioni sui prodotti da costruzione. Saranno altresì disponibili informazioni sui regolamenti che aiuteranno anche le imprese più piccole a rispettare i nuovi requisiti in merito all’elaborazione delle dichiarazioni di prestazioni per gli utilizzatori e all’etichettatura CE. Nondimeno, non dovremmo dimenticare che la risoluzione contiene una serie di nuovi requisiti per quel che riguarda l’apposizione dell’etichettatura CE e l’elaborazione delle dichiarazioni di prestazioni per gli utilizzatori, che dovranno anch’esse riportare informazioni sulle sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione.

Spero che sia la Commissione europea sia gli Stati membri profondano il massimo impegno affinché le informazioni sui nuovi regolamenti raggiungano quanto prima i produttori in maniera che possano iniziare a prepararsi e adeguarsi alle nuove disposizioni della risoluzione nel più breve tempo possibile.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho accolto con favore la proposta perché il settore dell’edilizia è una delle maggiori industrie europee, visto che rappresenta il 10 per cento del PIL e occupa direttamente 12 milioni di cittadini europei con un indotto di altri 26 milioni di posti di lavoro. Inoltre, all’incirca il 92 per cento di imprese che producono prodotti da costruzione è rappresentato da piccole e medie imprese (PMI). Poiché le piccole e medie imprese sono la spina dorsale della nostra economia, la proposta deve riconoscerne ruolo ed esigenze. La revisione della direttiva sui prodotti da costruzione (89/106/CEE) è un incentivo estremamente necessario che potrebbe aiutare il settore a eliminare le barriere al commercio per i produttori, consentendo in tal modo alle imprese di restare in attività e agli addetti di restare occupati. La proposta di regolamento che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione (COM(2008)311) è volta ad aggiornare, semplificare e sostituire la direttiva sui prodotti da costruzione alla luce delle mutate circostanze. Sono lieto che si sia richiamata l’attenzione sulle sostanze pericolose contenute in tali prodotti e si sia dimostrata una particolare preoccupazione al riguardo, e la capacità di ricondurre le sostanze pericolose ai materiali è cruciale. Se sapessimo dove si trova l’amianto negli edifici, i lavoratori addetti alla loro costruzione e, del pari, gli abitanti degli edifici non subirebbero gravi patologie come il mesotelioma. Ripresentare gli emendamenti (emendamenti nn. 7, 17, 49) sulle sostanze pericolose è importante per la futura salute, sicurezza e trasparenza.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE), per iscritto. – (FI) È tempo che la direttiva sui prodotti da costruzione venga riformata e sostituita da un regolamento più utilizzabile che ci consenta di garantire effettivamente la libera circolazione dei prodotti da costruzione nel mercato interno. La Commissione ha ragione nell’intraprendere tale iniziativa per agevolare l’applicazione pratica della direttiva esistente e rendere il processo di attuazione più efficiente. I prodotti da costruzione differiscono chiaramente da altri prodotti la cui circolazione nel mercato interno è controllata da direttive. Sebbene i requisiti di sicurezza per un prodotto siano generalmente normalizzati tra le varie direttive, i prodotti da costruzione sono prodotti intermedi destinati a progetti di costruzione e, grazie a questa peculiarità, le finalità della direttiva sui prodotti da costruzione saranno conseguite riuscendo a stabilire approcci armonizzati per garantire che la dichiarazione di prestazioni di un prodotto sia precisa e affidabile. In proposito, il nuovo regolamento comporterà un notevole miglioramento.

È anche importante tener conto delle diverse circostanze esistenti in Europa al fine di assicurare la sopravvivenza delle micro-imprese che operano localmente. Gli Stati membri, naturalmente, in ragione delle condizioni climatiche, fissano requisiti diversi per le opere edili. È nondimeno importante concentrare l’attenzione sui requisiti di prova inutili ed eliminarli in maniera da ridurre l’onere amministrativo. Penso che tale regolamento migliori sia il funzionamento del mercato interno sia il processo di normalizzazione per i prodotti da costruzione in Europa. Per questo ho votato a suo favore.

 
  
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  Edvard Kožušník (ECR), per iscritto. – (CS) Appoggio questo nuovo approccio perché lo scopo dell’adeguamento giuridico non è definire la sicurezza dei prodotti, bensì creare un ambiente trasparente in cui vengano fornite informazioni affidabili sulle loro proprietà. Plaudo anche al fatto che il Parlamento europeo abbia deciso di optare per i documenti elettronici, specialmente in relazione alle dichiarazioni di prestazioni dei prodotti commercializzati. Nutro tuttavia dubbi in merito al metodo legislativo della proposta di emendamento n. 45, che riguarda l’articolo 17. Benché appoggi il principio proposto di una rappresentanza equa ed equilibrata dei vari partecipanti al processo di elaborazione di norme armonizzate, sono dell’idea che la questione debba essere risolta in maniera completa nell’ambito della revisione del sistema di normalizzazione europeo, non in maniera puntuale con singoli atti giuridici. A mio parere, l’approccio scelto ci porterà a leggi che mancheranno di chiarezza.

 
  
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  Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Ho sostenuto la relazione della collega Stihler in vista dell'adozione del regolamento che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione, perché ritengo il settore edile molto importante per l'economia europea. In tale contesto, la realizzazione di un alto livello di armonizzazione delle regole sui prodotti da costruzione costituisce un obiettivo che l'Europa deve imporsi di raggiungere in breve tempo. Ed in effetti, in un momento come quello odierno, in cui si pone l'esigenza di stimolare la crescita economica, non possiamo trascurare il ruolo strategico di questo settore. L'obiettivo della proposta è quello di garantire informazioni precise e affidabili sui prodotti da costruzione in relazione alle loro prestazioni, al fine di poter fare affidamento su edifici sicuri, costruiti con materiali rispettosi della salute umana. Credo, inoltre, essenziali i passi in avanti compiuti in materia di sicurezza sul lavoro, per tutelare i milioni di cittadini europei impiegati in questo settore, assicurando loro un adeguato livello di tutela.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Desidero complimentarmi con la collega scozzese Stihler per l’ottimo lavoro svolto in merito a questo argomento estremamente tecnico. Ho votato a favore della relazione che dovrebbe garantire maggiore trasparenza agli organismi che elaborano norme nel settore dell’edilizia, pone l’accento sul riciclaggio e consente alle PMI di accedere più agevolmente al mercato unico attraverso procedure semplificate.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Il fatto che, secondo la relatrice, il settore dell’edilizia civile rappresenta un’ampia quota del prodotto interno lordo (PIL) dell’Unione europea, visto che costituisce all’incirca il 10 per cento del PIL e il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi, giustifica le condizioni armonizzate qui adottate. La recente recessione economica ha creato gravi problemi nel settore, con conseguenti licenziamenti collettivi e perdita di posti di lavoro. Pertanto, qualsiasi misura che possa essere intrapresa per aiutare il comparto è estremamente importante. La revisione della direttiva sui prodotti da costruzione 89/106/CEE in tale contesto è un incentivo estremamente necessario che potrebbe aiutare il settore, specificamente eliminando le barriere al commercio per i produttori da un lato e consentendo alle imprese di restare in attività e agli addetti di restare occupati dall’altro.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il settore dell’edilizia è di fatto una delle principali componenti economiche dell’intera Europa. La crisi lo ha però colpito duramente. Le piccole e medie imprese, che spesso fungono da distributrici, hanno subito con particolare durezza le conseguenze negative della recessione e molte hanno dovuto cessare l’attività. Per garantire la sopravvivenza delle imprese e, dunque, preservare l’occupazione, è necessario eliminare le barriere al commercio. In tal modo, si possono creare condizioni più eque che andrebbero a vantaggio di tutti gli interessati. Per questo ho votato contro le proposte formulate dalla commissione competente in seconda lettura.

 
  
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  Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. − Il settore edile rappresenta uno dei settori europei fondamentali sia a livello di occupazione sia di sviluppo delle nostre piccole medie imprese.

È quindi fondamentale sostenere un regolamento che fissa condizioni di armonizzazione per la commercializzazione dei prodotti da costruzione a garanzia della sicurezza dei materiali utilizzati e della salute dei lavoratori. Si continuano a registrare casi di danni fisici e di salute anche per i cittadini che vivono a contatto giornaliero con sostanze pericolose, come l'amianto, utilizzate nella costruzione di edifici urbani.

Sono quindi favorevole al regolamento dell'on. Sthiler, votato oggi in seconda lettura, poiché sottolinea l'importanza, in un mondo globalizzato, della necessità di introdurre regole comuni per la marcatura delle sostanze e dei prodotti utilizzati, in grado così di garantire sicurezza e affidabilità e al tempo stesso ridurre i costi per i produttori, con particolare riguardo alle PMI.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Le misure di armonizzazione contenute nella relazione sono troppo ad ampio spettro. Il comparto dell’edilizia è un settore delicato: è fondamentale per lo sviluppo delle infrastrutture e, quindi, anche per i singoli Stati membri in quanto sedi di attività. Le norme sociali, ambientali e di lavoro sono spesso importanti per tutelare i cittadini e l’ambiente in tale settore. Ogni Stato membro dovrebbe prendere in larga misura decisioni proprie al riguardo, ragion per cui ho votato contro la relazione.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − La proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione è finalizzata a garantire la libera circolazione dei prodotti da costruzione nel mercato interno. Mi sono espresso a favore della proposta di regolamento proprio perché garantire informazioni precise e affidabili (attraverso la Marcatura CE dei prodotti commercializzati) sui prodotti da costruzione è un'ulteriore passo avanti verso un libero mercato competitivo e in grado di tutelare le piccole e medie imprese. Essendo i prodotti da costruzione prodotti intermedi di un'opera finale, con l'armonizzazione di nuove regole europee si garantiscono la sicurezza e la qualità dell'opera, si mettono sullo stesso piano tutte le imprese costruttrici, si migliora il controllo dei materiali già sul mercato e si realizza in via definitiva una migliore trasparenza del commercio dei prodotti da costruzione.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché ritengo che sia necessario ridurre le barriere che ostacolano una maggiore fluidità del commercio nel settore dell’edilizia. Il comparto è stato particolarmente colpito dall’attuale situazione economica e il regolamento proposto è volto a promuovere la circolazione libera, efficace e trasparente di prodotti e servizi in tale ambito. L’abolizione degli ostacoli all’attività transfrontaliera e l’eliminazione delle barriere amministrative e tecniche nazionali svolgono un ruolo decisivo nel comparto dell’edilizia. In tale settore, infatti, gli Stati membri si nascondono dietro le norme tecniche nazionali per osteggiare la libera circolazione di prodotti e servizi. Visto che il comparto dell’edilizia rappresenta il 10 per cento del prodotto interno lordo dell’Unione e sta attualmente vivendo un periodo di grave recessione, tutte le misure che possono essere intraprese per contribuire a promuovere la costruzione sono apprezzabili e avranno il mio voto. Tali misure, infatti, aiuteranno le imprese a restare in attività e i lavoratori a mantenere il posto di lavoro.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Nell'UE esistono ancora troppe barriere per il commercio nel settore edile con cui gli Stati giustificano le norme tecniche messe in atto per limitare la libera circolazione di beni e servizi.

Il settore, in forte espansione, genera il 10 per cento del PIL, il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi, dà lavoro a 12 milioni di cittadini dell'UE ed è costituito per il 92 per cento da PMI, colonna vertebrale della nostra economia.

Ritengo pertanto necessaria sia la messa in atto di misure di armonizzazione del mercato di tali prodotti, sia la garanzia di un elevato livello di sicurezza e di salute per i lavoratori. Alla luce della recessione che ha causato gravi problemi al settore, come il fallimento di società, si rendono necessarie misure di liberalizzazione atte a garantire sopravvivenza economica alle imprese e preservare i posti di lavoro.

La proposta di regolamento in oggetto mira proprio a semplificare, aggiornare e sostituire la direttiva sui prodotti da costruzione alla luce delle mutate circostanze, ad esempio per quanto concerne la vigilanza del mercato. Vuole inoltre dare maggiore tutela in materia di marcatura CE, sostanze pericolose, punti nazionali di contatto prodotti, indipendenza e trasparenza, salute e sicurezza, comunicazione elettronica.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) L’esigenza di agire in tema di commercializzazione dei materiali da costruzione nell’Unione europea è cruciale, vista la portata del settore. Secondo il Comitato europeo di normalizzazione, il comparto dell’edilizia è una delle maggiore industrie europee, visto che rappresenta il 10 per cento del PIL e il 50,5 per cento degli investimenti fissi lordi. Occupa infatti direttamente 12 milioni di cittadini europei con un indotto di altri 26 milioni di lavoratori. Inoltre, all’incirca il 92 per cento dei produttori di materiali da costruzione, vale a dire 65 000 imprese, è rappresentato da piccole e medie imprese con meno di 250 addetti. Poiché le piccole e medie imprese sono la spina dorsale della nostra economia, la presente proposta chiede il riconoscimento del loro ruolo e delle loro esigenze, oltre che un livello elevato di salute e sicurezza per quanti operano nel settore. Ho votato a favore della relazione perché la proposta contribuisce a incentivare la competitività del settore semplificando l’attuale legislazione, aumentando la trasparenza e riducendo l’onere amministrativo che grava sulle imprese, oltre a sostenere l’interesse della Romania per l’introduzione della valutazione obbligatoria delle prestazioni dei prodotti coperti dalle norme armonizzate, l’emissione della dichiarazione di prestazioni e l’apposizione della marcatura CE.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Vista l’importanza del settore dell’edilizia nell’economia europea, è fondamentale abbattere le barriere tecniche al commercio nel campo dei prodotti da costruzione per migliorarne la libera circolazione nel mercato interno. È dunque importante sostenere l’introduzione di specifiche tecniche armonizzate che, considerato il necessario accento posto sui temi della salute e della sicurezza, consentono anche il consolidamento del mercato interno.

 
  
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  Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Si è votato, oggi, in Plenaria sulla raccomandazione "Condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione".

Alla luce della rilevanza del settore, è fondamentale dotarsi di provvedimenti in materia di commercializzazione dei prodotti da costruzione all'interno dell'UE. Secondo il Comitato europeo di normalizzazione (CEN), il settore edile, responsabile del 10% del PIL e del 50,5% degli investimenti fissi lordi, è uno dei più importanti a livello europeo.

Tale proposta di regolamento fissa le condizioni di armonizzazione per la commercializzazione dei prodotti da costruzione. Tramite l'introduzione di regole comuni per la marcatura, mira ad aumentare le garanzie relative alla sicurezza e all'affidabilità dei prodotti e al tempo stesso a ridurre i costi per i produttori, con particolare riguardo alle PMI.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Il presente regolamento giunge dinanzi al Parlamento per la seconda lettura in vista della sua adozione finale. La prima lettura del Parlamento è avvenuta durante il precedente mandato parlamentare. Il Consiglio ha adottato la propria posizione nel 2010 e, successivamente, vi sono stati intenti negoziati informali sotto forma di dialogo trilaterale sotto la Presidenza belga per pervenire a una soluzione di compromesso. Il presente regolamento è molto tecnico, ma è estremamente rilevante dal punto di vista politico perché il suo scopo primario è armonizzare i requisiti concernenti la commercializzazione dei prodotti da costruzione.

Le maggiori preoccupazioni del gruppo Verts/ALE sono state garantire, tra l’altro, che (i) le procedure fossero trasparenti (in particolare, gli organismi di normalizzazione non dovrebbero essere monopolizzati dai rappresentanti delle principali industrie e le preoccupazioni di piccole e medie imprese e altri interessi dovrebbero essere tenute presenti); (ii) le procedure e i requisiti di costruzione fossero in grado di promuovere modelli innovativi e più ecologici; (iii) le speciali procedure per le micro-imprese non permettessero al settore di eludere i requisiti o le procedure.

 
  
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  Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Ho votato a favore di questa risoluzione perché ritengo che in Europa esistano ancora troppe "restrizioni" al commercio nel settore edile. La revisione di questa direttiva dovrebbe favorire l'eliminazione delle barriere commerciali, tutelando i posti di lavoro delle società del settore che rimangono esposte alla crisi economica globale. Sono contemplate nuove misure specifiche per la verifica del riciclaggio di questi prodotti, che ne promuovano l'utilizzo in vista del conseguimento degli obiettivi dell'UE in materia di cambiamento climatico.

Si chiedono inoltre nuove tutele per la salute e la sicurezza degli operatori di questo settore, dove purtroppo ancora oggi si registrano numerosi "morti bianche". Infine, la richiesta della progressiva digitalizzazione della documentazione al posto delle copie cartacee vuole rendere ancora più "unico" il mercato dei prodotti da costruzione.

 
  
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  Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − Nonostante nell'introduzione al regolamento vi siano delle dichiarazioni generali non condivisibili, in particolare sulla totale e libera circolazione di servizi nel settore dell'edilizia, perché fino a che non sarà armonizzato il costo del lavoro tra i vari paesi membri ci saranno rischi di concorrenza sleale, il nostro voto sarà favorevole.

La motivazione è che nel merito, il provvedimento si occupa esclusivamente della normativa sulla commercializzazione dei prodotti destinati al settore delle costruzioni, che in questo periodo di recessione economica ha avuto ripercussioni molto gravi con il fallimento di molte società e perdita di posti di lavoro. La proposta prevede l'armonizzazione e l'etichettatura dei beni che contengono sostanze pericolose, semplifica, aggiorna e sostituisce regole attuali al fine di eliminare alcuni ostacoli normativi a vantaggio sia degli operatori sia delle piccole e medie imprese.

 
  
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  Catherine Stihler (S&D), per iscritto. – (EN) Sono estremamente lieta che la relazione sulla costruzione, per la quale sono stata relatrice, sia stata sostenuta e votata per acquisire forza di legge dai colleghi. Grazie alla relazione, le sostanze pericolose saranno elencate nell’etichettatura dei prodotti da costruzione e seguiranno ulteriori studi in merito da parte della Commissione. Sono inoltre previste disposizioni per consentire alle piccole e medie imprese di immettere più agevolmente i propri prodotti sul mercato interno. La necessità di una maggiore trasparenza nell’approvazione dei prodotti con la marcatura “CE” è stata affrontata e confido nel fatto che le misure siano introdotte nel luglio 2013.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di regolamento che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e abroga la direttiva 89/106/CEE del Consiglio. Il settore dell’edilizia è un grande settore industriale in Europa, che occupa direttamente 12 milioni di cittadini comunitari con un indotto di altri 26 milioni di lavoratori. La recessione economica ha colpito duramente il comparto europeo della costruzione e molti lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Ciò ha comportato un calo pari fino al 14,2 per cento dell’attività del settore tra il 2008 e il 2009. La revisione della direttiva sui prodotti da costruzione (89/106/CEE) in tale contesto rappresenta una misura di sostegno al settore abbattendo le barriere commerciali con le quali i produttori si scontrano, per cui aiuta le imprese a restare in attività e i lavoratori a mantenere il posto di lavoro. Le opere edili, considerate sia nel loro complesso sia separatamente, devono rispondere all’uso previsto tenuto conto, in particolare, della salute e della sicurezza di coloro che sono coinvolti in tutto il loro ciclo di vita. Le opere edili devono inoltre essere efficienti dal punto di vista energetico utilizzando il minimo di energia durante il loro ciclo di vita e, pertanto, comportando il minor costo possibile per gli utilizzatori.

 
  
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  Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Penso che il settore dell’edilizia rifletta in larga misura la situazione economica. Nel secondo semestre del 2010, il comparto lituano ha subito una contrazione massima del 42,9 per cento, uno dei maggiori cali registrati in Europa. Da allora, la situazione è leggermente migliorata, ma non facciamoci illusioni: il recupero del settore lituano dell’edilizia richiede tempo. È dunque troppo presto per parlare di una ripresa stabile. Vi è ancora margine di miglioramento. Per esempio, il comparto nel mio paese si riprenderebbe più rapidamente se si migliorasse l’assorbimento dell’assistenza comunitaria. Il settore dell’edilizia è una delle branche principali dell’industria lituana ed europea. Il settore occupa direttamente 12 milioni di cittadini europei con un indotto di altri 26 milioni di posti di lavoro. Inoltre, il comparto è estremamente importante per la Lituania perché crea molti posti di lavoro, rafforza la domanda interna e porta denaro in bilancio. Il settore è altresì importante per le piccole e medie imprese, caposaldo della nostra economia. All’incirca il 92 per cento delle imprese che producono materiali da costruzione è rappresentato da piccole e medie imprese con meno di 250 addetti. Concordo inoltre con la proposta della relatrice di utilizzare metodi informatici e comunicazione elettronica per migliorare il mercato unico nel campo dei prodotti da costruzione, aspetto importante guardando al futuro.

 
  
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  Derek Vaughan (S&D), per iscritto. – (EN) Il settore della costruzione è un compendio di vari aspetti fondamentali nell’Unione europea, dal suo significativo contributo all’economia alla sicurezza dei cittadini europei nella propria abitazione e presso il luogo di lavoro. Il mio voto a favore del regolamento sui prodotti da costruzione rispecchia l’esigenza di una direttiva ammodernata, sicura e trasparente sui prodotti da costruzione. La proposta chiede il miglioramento delle procedure di salute e sicurezza in tutto il settore e dichiarazioni chiare delle sostanze pericolose. Inoltre, l’apposizione di un marchio “CE” di fiducia sui prodotti darà a quanti attuano i propri oggetti la fiducia che i materiali utilizzati sono sicuri. L’economia europea si basa fortemente sul settore della costruzione, che rappresenta il 10 per cento del PIL europeo e occupa direttamente 12 milioni di suoi cittadini. La maggior parte degli addetti lavorano per piccole e medie imprese, che sono una parte vitale dell’economia europea. L’edilizia resta tuttavia uno degli ambiti lavorativi più pericolosi. Appoggio dunque il presente regolamento per migliorare la sicurezza dei cittadini europei nella propria abitazione e presso il luogo di lavoro, prescindendo dal fatto che attuino progetti in maniera autonoma o per professione.

 
  
  

Relazione Striffler (A7-0375/2010)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna relazione che cerca di rendere più efficace l’assistenza umanitaria dell’Unione. Il consenso europeo sugli aiuti umanitari rappresenta un importante passo avanti. Nondimeno, la revisione del suo piano di azione deve essere più coerente utilizzando obiettivi più misurabili e indicatori più affidabili. Soltanto in questo modo riusciremo a prestare più efficacemente assistenza. Visto il numero crescente e la crescente gravità delle calamità naturali causate dal cambiamento climatico, concordo con l’idea che la posizione formulata sia importante non soltanto per fornire aiuti puntuali, bensì anche per sostenere le capacità di reazione alle catastrofi delle comunità locali: il piano di azione Hyogo deve essere rafforzato.

Occorre altresì concentrare l’impegno sulle questioni legate ai diritti umani derivanti da conflitti interni e crisi complesse migliorando le capacità degli organismi coinvolti di accedere alle popolazioni, il che sarà possibile soltanto operando una chiara distinzione tra il loro militare, quello politico e quello umanitario. Concordo anche con l’applicazione effettiva di una capacità di intervento rapido europea.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore del presente documento perché è fondamentale per fornire aiuti umanitari in maniera più efficace. Il consenso europeo sugli aiuti umanitari è il primo documento comune concernente la politica in materia di aiuti umanitari che sia stato prodotto dall’adozione del regolamento del 1996. È uno strumento di fondamentale importanza, specialmente nel contesto del profondo cambiamento intervenuto negli affari umanitari, come il gran numero di calamità naturali e conflitti armati, che comportano lo sfollamento di moltissime persone, eccetera. Spero che il consenso europeo sugli aiuti umanitari sia un passo importante verso l’attuazione delle azioni comunitarie più efficaci nel campo dell’assistenza umanitaria e contribuisca alla promozione dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale, al coordinamento e alla coerenza nell’erogazione degli aiuti umanitari comunitari, alla chiarificazione dell’uso delle risorse e delle capacità di protezione militari e civili, alla riduzione del rischio di calamità e al rafforzamento del legame tra aiuti di emergenza, ricostruzione e sviluppo.

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) La presente relazione impegna l’Unione europea a intrattenere una stretta collaborazione che ruoti attorno a una visione condivisa degli aiuti umanitari. Penso che la gravità delle calamità naturali sia anche dovuta alle azioni dell’uomo che sono la causa del cambiamento climatico. Incoraggio altresì gli Stati membri a partecipare all’attuazione di questo consenso europeo sugli aiuti umanitari. Appoggio le azioni promosse in tale ambito: la promozione dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale, i miglioramenti in termini di qualità del coordinamento e coerenza nella fornitura di aiuti umanitari comunitari, la chiarificazione dell’uso delle risorse e delle capacità di protezione militari e civili secondo il consenso umanitario e gli orientamenti dell’ONU, la riduzione del rischio di calamità e il rafforzamento del legame tra aiuti di emergenza, ricostruzione e sviluppo. Ho pertanto votato a favore della relazione.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L’Unione europea è un attore globale. Con questa ferma convinzione, gli autori del trattato di Lisbona hanno rafforzato le ambizioni dell’Europa sulla scena mondiale. La dimensione umanitaria svolge un ruolo determinante in questo importante progetto. L’Unione è già il maggiore donatore mondiale, visto che eroga il 40 per cento di tutti i contributi. La dichiarazione comune si fonda su principi e approcci comuni ed è volta a incoraggiare un’azione concertata e coordinata all’interno dell’Unione e con altri attori per migliorare in tal modo la risposta collettiva alle crisi umanitarie. Ho pertanto votato a favore della risoluzione, la quale chiede che gli aiuti umanitari siano forniti in maniera appropriata ed efficace, sottolinea l’importanza di un corretto coordinamento, pone l’accento sulla natura secondaria dell’assistenza fornita dalle capacità di protezione militari e civili e sull’importanza vitale di ridurre i rischi causati dalle calamità naturali e, da ultimo, chiede all’Unione di rafforzare il legame tra aiuti di emergenza, ricostruzione e sviluppo.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione. L’Unione europea è il maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari, visto che eroga oltre il 40 per cento di tutta l’assistenza umanitaria internazionale. Abbiamo assistito a un notevole aumento nel mondo del numero e della gravità delle calamità naturali causate, in particolare, dall’impatto del cambiamento climatico. Il contesto umanitario è cambiato profondamente negli ultimi anni, da cui l’esigenza di migliorare la capacità comunitaria di rispondere alle calamità. Credo che l’Unione europea debba profondere maggiore impegno per ridurre il rischio di calamità e fornire sostegno, oltre all’assistenza puntuale, in maniera da migliorare le capacità di reazione alle calamità delle comunità locali. È preoccupante il fatto che le violazioni del diritto umanitario internazionale divengano sempre più comuni, e la situazione sul campo si sta deteriorando. Concordo con l’idea che l’Unione debba intraprendere azioni per migliorare il coordinamento degli aiuti umanitari e porre termine a qualunque tipo di abuso di tale assistenza.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Nel 2010 abbiamo assistito a molte crisi umanitarie: Haiti, Pakistan e potrei proseguire. Le tragedie che alcune popolazioni, spesso le più svantaggiate, vivono nel mondo richiedono un intervento rapido ed efficace da parte delle organizzazioni internazionali, ma anche da parte dell’Unione europea, importante attore nel campo dell’assistenza allo sviluppo e della gestione delle crisi.

Pertanto, oggi, martedì 18 gennaio, abbiamo adottato la relazione della collega Striffler per chiedere maggiori fondi per gli aiuti umanitari. Dovremmo altresì creare una forza di reazione rapida europea per tutte le crisi. La Commissione europea è ricettiva rispetto a tale idea e dovrebbe presentare una proposta al fine di ottimizzare il sistema di protezione civile esistente.

Chiaramente dovremo usare le risorse già disponibili negli Stati membri, ma nel contempo abbiamo anche bisogno di coordinarci in maniera molto più efficace e concreta. Risposte lente, aiuti duplicati e incoerenze sul campo sono soltanto alcuni degli aspetti che dobbiamo eliminare. Vi è molto margine di miglioramento e la risoluzione adottata dalla Camera intende fornire una risposta iniziale seguendo tali orientamenti.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione del Parlamento concernente l’attuazione del consenso europeo sugli aiuti umanitari: la revisione a medio termine del suo piano di azione e le modalità per procedere. Il consenso europeo sugli aiuti umanitari impegna l’Unione a intrattenere un’intensa cooperazione attorno a una visione condivisa degli aiuti umanitari. Il consenso è volto a migliorare l’efficacia dell’Unione, difendere e promuovere i principi umanitari di base dell’umanità, della neutralità, dell’imparzialità e dell’indipendenza, nonché propugnare il rispetto del diritto umanitario internazionale. Quando è stata svolta la revisione a medio termine, si è riscontrata una mancanza di informazioni specifiche in merito alle azioni intraprese o da intraprendere, nonché il fatto che, a prescindere dai rappresentanti coinvolti nel lavoro umanitario, pochi fossero consapevoli del consenso. Occorre dunque profondere grande impegno per innalzare il profilo del consenso e fare in modo che Stati membri, come altre istituzioni e gli organismi militari, acquisiscano maggiormente familiarità con esso. Il contesto umanitario è cambiato profondamente negli ultimi anni rendendo fondamentale che il consenso europeo sugli aiuti umanitari venga applicato con rigore e risolutezza.

Vorrei sottolineare la necessità di profondere maggiore impegno per la riduzione del rischio di calamità e fornire sostegno, oltre all’assistenza puntuale, per migliorare le capacità di reazione alle calamità delle comunità locali. Inoltre, maggiore impegno dovrebbe essere rivolto all’integrazione, alle risposte umanitarie, al genere e alla protezione dalla violenza sessuale, sempre più utilizzata come arma da guerra.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’Unione europea, con un contributo pari al 40 per cento dell’assistenza globale fornita, è il maggiore donatore al mondo. Nel 2009 più di 100 milioni di persone in più di 70 paesi hanno ricevuto aiuti per quasi 1 miliardo di euro dall’Unione europea. Purtroppo, però, spessissimo si favorisce l’idea di effettuare donazioni a Stati che successivamente scelgono di accettare investimenti stranieri diretti dalla Cina. Donazioni e investimenti forse dovrebbero essere perlomeno coordinati, anziché deplorare il fatto che la Cina è diventata la seconda economia per importanza al mondo. Il contesto umanitario è cambiato profondamente negli ultimi anni rendendo fondamentale che il consenso europeo sugli aiuti umanitari venga applicato con rigore e risolutezza.

In tale mutato contesto, il primo fattore da citare è il notevole aumento del numero e della gravità delle calamità naturali causate principalmente dal cambiamento climatico. Ciò implica la necessità di fornire, oltre ad aiuti puntuali, sostegno alle capacità di risposta alle calamità delle comunità locali. In tal senso si sono assunti impegni politici sotto forma di strategia comunitaria e piano di azione Hyogo, che tuttavia ancora presentano notevoli carenza a livello di attuazione.

 
  
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  David Campbell Bannerman (EFD), per iscritto. – (EN) L’UKIP ritiene che la migliore risposta a una catastrofe umanitaria consista in Stati nazione indipendenti che coordinano i propri sforzi di assistenza volontariamente, anziché soggiacere a impegni stabiliti centralmente da un’Unione ademocratica. Riscontriamo la debacle degli sforzi lenti ed esigui dell’Unione ad Haiti e riteniamo pertanto che per le future crisi umanitarie non si possa avere fiducia nell’Unione.

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché l’Unione europea, con più del 40 per cento di tutta l’assistenza umanitaria internazionale ufficiale, è il maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari. Nel 2009 ha concesso aiuti umanitari a circa 115 milioni di persone in più di 70 paesi per un totale di 950 milioni di euro. Attraverso la sua politica umanitaria, l’Unione ha dimostrato il proprio impegno a sostegno delle popolazioni che versano in situazioni di estrema vulnerabilità nei paesi terzi. Concordo con la revisione a medio termine del consenso umanitario perché ritengo fondamentale compiere uno sforzo per aumentarne la visibilità presso gli Stati membri, le altre istituzioni e gli organismi militari. Solleciterei la Commissione a raddoppiare il proprio sforzo per ridurre il rischio di calamità prestando attenzione alle sempre più numerose violazioni del diritto umanitario internazionale e ai gruppi più vulnerabili come donne, bambini e sfollati. È altresì importante incoraggiare il dialogo tra organismi politici, militari o umanitari operanti nello stesso ambiente di lavoro, unitamente alla creazione di una capacità di reazione rapida europea, segnatamente una forza di protezione civile europea.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione sugli aiuti umanitari per due motivi. In primo luogo, perché insiste nel collegare protezione civile e aiuti umanitari con il servizio europeo per l’azione esterna e la sua politica estera, mentre, come è ovvio, i criteri di intervento dovrebbero essere chiaramente umanitari e soltanto umanitari. In secondo luogo, perché non credo che collegare capacità civili e militari per affrontare situazioni di crisi umanitaria sia un passo nella giusta direzione. Naturalmente, in determinate circostanze, una specifica conoscenza e l’uso di attrezzature speciali, possedute e utilizzate dai militari, sono indispensabili. Pertanto, allo scopo di preservare e salvaguardare la natura squisitamente civile delle missioni umanitarie, si potrebbe finanziare la protezione civile in maniera che sia dotata di specifiche attrezzature e, come è ovvio, in modo che i suoi operatori possano essere formati, anziché continuare a dover sostenere un’ingente spesa militare. Questo è l’unico sistema per fornire un aiuto concreto ed efficace in situazioni di crisi umanitaria senza correre i rischi derivanti da una presenza militare.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Nel condurre la revisione a medio termine del consenso europeo sugli aiuti umanitari, non posso fare a meno di notare quanto sia deprecabile che la consapevolezza da parte del pubblico di tale consenso non abbia raggiunto il livello auspicato e gli Stati membri abbiano fatto ben poco per darvi attuazione. Tuttavia, anziché attribuire colpe, dobbiamo promuovere gli aiuti umanitari e indicare la via da seguire. La situazione umanitaria è cambiata molto negli ultimi anni, con calamità naturali, più sfollati, moltiplicarsi dei vari conflitti interni, crisi alimentari, eccetera. Vi è più che mai un bisogno urgente di una reazione globale equilibrata ed efficace che sia basata sulle esigenze specifiche, sia orientata ai risultati e sia guidata dal principio che risparmiare mezzi di sussistenza significa risparmiare vite, sempre considerando la necessità di autosviluppo e autosufficienza delle zone coinvolte. Per conseguire tale risultato, è fondamentale che il consenso promuova tali valori umanitari e i vari attori ottimizzino le risorse.

Ribadirei ancora una volta che vi è la necessità urgente di creare la forza di protezione civile europea di cui alla relazione Barnier del maggio 2006. Mi complimento con la collega Striffler per il contenuto delle proposte da lei formulate e confermo la mia posizione secondo cui il consenso è uno strumento essenziale e assolutamente rilevante nell’attuale situazione.

 
  
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  Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Il consenso europeo sugli aiuti umanitari è uno strumento chiave che dimostra in particolare il suo valore nell’attuale contesto umanitario profondamente mutato. Abbiamo assistito a un aumento significativo del numero e della gravità delle calamità naturali causate principalmente dall’impatto del cambiamento climatico, alla maggiore incidenza di crisi complesse, specialmente conflitti interni, nonché al cambiamento di natura dei conflitti, molti dei quali comportano lo sfollamento di tantissime persone.

Le violazioni del diritto umanitario internazionale sono sempre più comuni. Un aspetto particolarmente sconvolgente di tali violazioni è il crescente ricorso alla violenza sessuale come arma da guerra. Sostengo la posizione della relatrice e penso che servano misure forti per rafforzare la protezione contro gli atti di violenza sessuale in situazioni di crisi umanitaria. Concordo altresì con la posizione dell’autrice del documento quando afferma che le recenti catastrofi umanitarie ad Haiti e in Pakistan hanno dimostrato ancora una volta la necessità di migliorare la capacità di risposta dell’Unione a tali situazioni in termini di efficacia, rapidità, coordinamento e visibilità.

Appoggio la creazione di una capacità di risposta rapida europea (forza di protezione civile europea).

 
  
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  Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Il consenso europeo sugli aiuti umanitari raggiunto il 18 dicembre 2007 da Parlamento, Consiglio e Commissione ha rappresentato un importante passo avanti in termini di definizione, ambito e spettro degli aiuti umanitari europei. Stiamo procedendo con l’odierna relazione, le cui conclusioni sostengo fermamente, alla sua revisione a medio termine secondo quanto previsto dal piano di azione del maggio 2008. In queste circostanze, vorrei complimentarmi con la collega Striffler per l’eccellente lavoro svolto. Per quel che riguarda le idee espresse nella relazione, vorrei sottolineare l’accento posto sul “coinvolgimento effettivo e continuo dei partecipanti nella gestione dell’aiuto”. Ho sempre sostenuto questo principio, che dovrebbe condurre l’Unione a concentrare la propria attenzione sempre più sulla società civile e le autorità locali. Ciò ridurrà l’attenzione rivolta alle relazioni UE-Stati membri, che dovrebbero continuare a svolgere un ruolo, ma non nell’ambito di un rapporto esclusivo, come sinora si è spesso verificato. Vorrei altresì sottolineare l’esigenza di presentare proposte volte all’istituzione di una forza di protezione civile europea basata sull’ottimizzazione del meccanismo di protezione civile comunitario esistente che integri le risorse nazionali esistenti, il che implicherebbe un aumento del costo marginale per le sinergie ottenute attraverso la capacità già creata negli Stati membri.

 
  
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  Luigi Ciriaco De Mita (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l´aiuto umanitario assume nel tempo attuale una dimensione ed un ruolo di maggiore importanza che nel passato. Le diverse velocità di sviluppo e la crescente disuguaglianza nella distribuzione delle opportunità e delle risorse, sia su base geografica che su base sociale e generazionale, l´incremento del cambiamento climatico (in parte imputabile all´uomo) con conseguente aumento delle calamità naturali, la crescita dell´inquinamento ambientale, lo squilibrio della pressione antropica concentrata nelle grandi aree urbane e lo squilibrio della crescita demografica in alcune aree del pianeta comportano l´aumento dei disastri umanitari in cui la solidarietà diventa elemento fondamentale per il recupero delle condizioni minime di sopravvivenza e della dignità delle persone. In tale ottica, se l´aiuto umanitario deve intervenire nell´interesse delle popolazioni colpite dall´emergenza, diventa necessario che l´eventuale intervento della politica estera dell´UE, peraltro ancora da costruire, non si divida per aree d´influenza e di interesse di ciascun Stato membro, ma assuma una propria dimensione comunitaria.

 
  
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  Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Appoggio la presente relazione concernente l’attuazione del consenso europeo sugli aiuti umanitari. La politica umanitaria dell’Unione è l’espressione concreta del suo impegno a sostegno delle popolazioni bisognose di assistenza quando sono più vulnerabili. L’Unione europea è il maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari. Il suo contributo rappresenta più del 40 per cento di tutta l’assistenza umanitaria internazionale ufficiale. Nel 2009 abbiamo fornito complessivamente 950 milioni di euro a circa 115 persone in oltre 70 paesi. Il consenso europeo sugli aiuti umanitari, firmato il 18 dicembre 2007, dimostra la volontà dell’Unione di cooperare intensamente in tale ambito per essere il più efficace possibile, difendere e promuovere i principi umanitari di base dell’umanità, della neutralità, dell’imparzialità e dell’indipendenza, nonché propugnare attivamente il rispetto del diritto umanitario internazionale. Ci attendono molte sfide. I recenti disastri umanitari ad Haiti e in Pakistan sono stati prova ancora una volta del fatto che la capacità di risposta dell’Unione a tali situazioni deve essere enormemente rafforzata. La riduzione del rischio di calamità deve essere perfettamente integrata nelle politiche per lo sviluppo e l’assistenza umanitaria. Abbiamo altresì bisogno di chiarire l’uso delle risorse di protezione militari e civili e le corrispondenti capacità secondo il consenso e gli orientamenti dell’ONU.

 
  
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  Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Le recenti catastrofi umanitarie ad Haiti e in Pakistan hanno dimostrato ancora una volta la necessità di migliorare la capacità di risposta dell’Unione a tali situazioni in termini di efficacia, coordinamento e visibilità.

Per questo ho votato a favore dell’odierna relazione che propugna l’istituzione di una capacità di reazione rapida europea (forza di protezione civile europea), concetto promosso dal Commissario Barnier a seguito dello tsunami in Asia e sovente riproposto da allora dal Parlamento europeo.

Tale capacità costituirebbe un’ottimizzazione degli strumenti già disponibili, che diventerebbero più efficaci e visibili con lo scopo di consentire, attraverso una cooperazione più intensa, la mobilitazione immediata di tutte le risorse necessarie.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna relazione perché credo che il piano di azione del consenso europeo sugli aiuti umanitari debba essere rivisto. La situazione umanitaria è cambiata notevolmente negli ultimi anni, non da ultimo visto il considerevole aumento del numero e della gravità delle calamità naturali, che sono anche causate dall’impatto del cambiamento climatico. È essenziale integrare perfettamente la riduzione del rischio di calamità nelle politiche per gli aiuti allo sviluppo e gli aiuti umanitari, il che rende fondamentale applicare con rigore e risolutezza il consenso europeo sugli aiuti umanitari.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) È evidente che le situazioni di emergenza causate da calamità e catastrofi umanitarie oggi si stanno moltiplicando in tutto il mondo. L’Unione europea ha assunto un ruolo importante nella lotta a tali flagelli e spero che continuerà a farlo, anche rafforzando per quanto possibile tale ruolo. Tuttavia, non basta dare un pesce a un affamato: è necessario insegnargli a pescare.

Penso che contribuire a dare ai paesi meno abbienti risorse umane e materiali per poter far fronte a future crisi sia importante quanto affrontare le emergenze che si abbattono su di noi. Il consenso europeo sugli aiuti umanitari merita il mio sostegno e spero che il compromesso tra le istituzioni europee si traduca in un uso sempre migliore delle risorse a disposizione dell’Unione, dando comunque e sempre la priorità a chi ha di meno e soffre di più e rispettando una totale neutralità in termini di agenda politica o ideologica.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Negli ultimi anni, il mondo ha assistito a un notevole aumento dei disastri sia in termini di zona geografica colpita sia in termini di numero di vittime. Sebbene la questione rivesta una notevole importanza, non rientra nel tema in discussione affrontare l’impatto del cambiamento climatico su tali calamità. La forma del consenso europeo sugli aiuti umanitari da parte del Consiglio dell’Unione europea, del Parlamento e della Commissione il 18 dicembre 2007 ha rappresentato un passo avanti significativo in termini di assistenza umanitaria, specialmente alla luce del fatto che si era previsto un piano di azione quinquennale che disponeva una revisione a medio termine. Questo è l’obiettivo dell’odierna relazione. L’intero mondo conosce e riconosce il ruolo chiave dell’Unione nell’assistenza umanitaria. Il Parlamento ha affrontato tale tema durante diverse sedute, specialmente attraverso i nostri interventi. In effetti, i recenti avvenimenti in Brasile, ad Haiti, in Pakistan, a Madeira e in altri luoghi ci spingono a riflettere sull’efficacia del sostegno alla protezione civile e all’assistenza umanitaria. Come si è dimostrato nella relazione, nonostante le poche informazioni disponibili, vi sono sviluppi positivi a livello europeo; prova ne è la creazione del gruppo di lavoro del Consiglio sugli aiuti umanitari e l’assistenza alimentare. Tuttavia, molto resta ancora da fare.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) I cosiddetti “aiuti umanitari” dell’Unione europea svolgono un ruolo significativo in quella che sempre più viene definita la sua politica estera. Spesso strumentalizzando esigenze reali di aiuto e cooperazione alle quali è importante rispondere, specialmente in situazioni di emergenza, nella pratica si perseguono obiettivi ben diversi. Le azioni intraprese e i metodi utilizzati, tra cui l’occupazione e l’intervento militare, cercano di riprodurre e approfondire forme di predominio politico ed economico tentando di controllare i mercati e le risorse naturali dei paesi in via di sviluppo. Nell’attuale contesto di aggravamento della crisi della capitalismo, tali intenzioni includono sempre anche il contenimento delle lotte dei cittadini per una maggiore giustizia e un maggior progresso sociale, assumendo in tutto il mondo espressioni e forme diverse.

Celandosi dietro supposti interessi “umanitari”, diverse organizzazioni non governative, società di logistica e altri sono beneficiari e complici di queste politiche, promuovendo i propri interessi e quelli dei loro sostenitori, interessi che possono essere pubblici o privati, di ordine politico, finanziario, religioso o altro. In linea di principio, siamo a favore di specifiche manifestazioni di solidarietà alle vittime di qualunque tipo di calamità o conflitto. Queste manifestazioni devono tuttavia basarsi sugli interessi di tali popolazioni, sul rispetto del diritto internazionale e sull’indipendenza e la sovranità dei rispettivi paesi.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Penso che dobbiamo migliorare gli strumenti a disposizione dell’Unione europea per rispondere al genere di catastrofi che ha colpito Haiti, con un terremoto appena un anno fa al quale è seguita la più recente epidemia di colera. Il mio gruppo e io riteniamo che si debbano promuovere maggiori fondi per gli aiuti umanitari in maniera da permettere più interventi, specialmente per aiutare i più vulnerabili. Nel farlo, è necessario garantire che venga operata una chiara distinzione tra i compiti degli organismi militari e quelli degli organismi umanitari, perché le risorse militari dovrebbero essere utilizzate il meno possibile e come ultima risorsa.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) L’Unione come blocco è il maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari. Nondimeno, le recenti catastrofi hanno posto in luce una serie di lacune nella capacità dell’Unione di reagire in maniera rapida, efficiente e coordinata. La relazione Striffler sottolinea alcune di queste preoccupazioni e speriamo che dal voto odierno emerga un’azione positiva.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho concordato con l’odierna relazione perché non è soltanto un esercizio formale, bensì anche un’opportunità per riflettere oggi sugli aiuti umanitari. Il contesto umanitario è cambiato profondamente negli ultimi anni. In tale mutato contesto, il primo fattore da citare è il notevole aumento del numero e della gravità delle calamità naturali causate principalmente dall’impatto del cambiamento climatico. Ciò implica la necessità di profondere maggiore impegno per ridurre il rischio di calamità e fornire sostegno, oltre all’assistenza puntuale, per migliorare le capacità di reazione alle calamità delle comunità locali. Ulteriori fattori sono la crescente incidenza di crisi complesse, specialmente conflitti interni, e la mutata natura dei conflitti, molti dei quali comportano lo sfollamento di tantissime persone (all’interno e all’esterno del paese), oltre alla maggiore violenza contro i civili. Le violazioni del diritto umanitario internazionale divengono sempre più comuni e la situazione sul campo si sta deteriorando. Un aspetto particolarmente sconvolgente di tali violazioni è il crescente ricorso alla violenza sessuale come arma da guerra. Occorre profondere grande impegno per incorporare la protezione dalla violenza sessuale nelle risposte umanitarie. È pertanto necessario rivolgere un’attenzione più specifica ai gruppi di popolazione più vulnerabili, tra cui donne, bambini, sfollati e profughi. I recenti disastri umanitari ad Haiti e in Pakistan hanno dimostrato ancora una volta la necessità di migliorare la capacità di risposta dell’Unione a tali situazioni in termini di efficacia, coordinamento e visibilità.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) A un anno di distanza dal terremoto di Haiti, ci rendiamo conto che i passi che stiamo intraprendendo o in modo in cui stiamo prestando assistenza non sono perfetti. Per questo, il consenso europeo nato per agevolare l’erogazione di aiuti umanitari non deve essere andare sprecato. L’Unione europea, una delle regioni più ricche e sviluppate al mondo, ha il dovere morale di aiutare i deboli e i bisognosi. In particolare, dobbiamo restare solidali con le vittime di catastrofi e calamità naturali che non sono preparati a ciò che accade loro.

Dovremmo pertanto agire per rafforzare la cooperazione tra Stati membri in tale ambito e agevolare la condivisione delle migliori prassi. Dovremmo fare tutto quanto in nostro potere affinché il sistema degli aiuti sia efficiente ed efficace senza sprecare neanche un centesimo. Occorre dunque collaborare con altri organismi internazionali e organizzazioni non governative che offrono anch’essi assistenza affinché il sistema divenga più efficace.

 
  
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  Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, onorevoli colleghi, il mio voto in favore della relazione Striffler è dettato dal fatto che c'è ancora tanto bisogno di rimarcare l'importanza, quindi la delicatezza, di un tale argomento. Con il suo voto, il Parlamento ha voluto ribadire la necessità che l'obiettivo dell'Unione europea diventi quello di difendere i diritti umani di neutralità, imparzialità ed indipendenza. Nell'ambito della solidarietà non si è mai del tutto pronti o dotati di piani eccellenti; occorre spingere sempre più tutti gli attori del panorama europeo, tra i quali la Commissione e i singoli Stati membri, a incoraggiare la promozione della diffusione del rispetto dei diritti umanitari. Dal canto mio, continuerò a sostenere tale modus vivendi, anche all'interno della commissione per i bilanci, di cui sono membro, supportando tutte le azioni di aumento degli aiuti finanziari a sostegno di quelle attività più specificamente volte alla tutela di tali importanti diritti, affinché l'Unione europea continui i propri sforzi in materia di aiuto e sostegno alle fasce di popolazione più bisognose.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Recentemente abbiamo assistito a un drammatico aumento del numero e della gravità delle calamità naturali, siano esse causate dall’uomo o meno, oltre a un aumento dell’impatto negativo delle violazioni del diritto internazionale e del malgoverno. Come è noto, l’Unione europea è il principale donatore di aiuti umanitari al mondo con un 40 per cento circa dell’assistenza umanitaria internazionale ufficiale. Tale percentuale è data dai 115 milioni di beneficiari di aiuti in circa 70 paesi, che hanno usufruito di un contributo complessivo pari grossomodo a 1 miliardo di euro. Ho votato a favore del consenso perché penso che l’Unione dimostri nell’azione, attraverso la propria politica umanitaria, l’impegno profuso per chi è veramente bisognoso di assistenza. In proposito, ci occorrono risorse umane e materiali sufficienti e dobbiamo sostenere un maggiore coordinamento tra le istituzioni e le organizzazioni coinvolte nel processo.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Sostengo fermamente la relazione che formula suggerimenti sulle possibilità di rafforzamento del consenso europeo sugli aiuti umanitari indicando una serie di ambiti che richiedono maggiore attenzione, tra cui la promozione dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale, la questione della qualità, del coordinamento e della coerenza nella fornitura di aiuti umanitari comunitari, la chiarificazione dell’uso delle risorse e delle capacità di protezione militari e civili secondo il consenso umanitario e gli orientamenti dell’ONU e il rafforzamento del legame tra aiuti di emergenza, ricostruzione e sviluppo.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) La relazione presentata è una risposta estremamente tempestiva alle tante calamità naturali che abbiamo subito negli ultimi anni. È fondamentale che l’Unione impari dall’esperienza maturata fornendo efficacemente assistenza in occasione di precedenti catastrofi, per esempio in Australia, ad Haiti e in Russia, affinché si giunga a risorse e procedure perfettamente chiare per erogare aiuti umanitari efficaci. Sinora il continente europeo non ha subito catastrofi su scala così vasta, ma ciò non significa che non dobbiamo predisporre una serie efficace di strutture e risorse. L’esperienza degli ultimi anni dimostra che non è possibile garantire il trasporto nelle zone colpite senza il sostegno tecnico e organizzativo di unità militari. Le organizzazioni umanitarie non governative non dispongono di tali capacità.

È evidente che gli abitanti delle zone interessate spesso restano tagliati fuori in termini di collegamenti di trasporto con il resto del paese e la capacità delle risorse dell’aviazione civile è limitata. Se l’uso di forze militari è giustificabile e accettabile ovunque, lo è sicuramente nel caso delle calamità naturali o delle catastrofi umanitarie.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Negli ultimi tempi le calamità naturali sono divenute sicuramente più gravi. Va detto inoltre che l’Unione europea è uno dei principali attori globali in termini di aiuti umanitari ed è importante che tale ruolo venga mantenuto nonostante le crisi che stiamo vivendo. Credo nondimeno che, oltre ad aiutare i più svantaggiati e quanti sono colpiti da tali catastrofi, sia anche necessario fornire ai paesi più poveri, e dunque quelli più vulnerabili a questo genere di situazioni, risorse umane e fondi in maniera che l’assistenza esterna non sia così cruciale. Tale risultato può essere conseguito soltanto attraverso politiche di sviluppo e aiuti a favore di tali paesi concepiti sulla base di una prospettiva a medio e lungo termine.

 
  
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  Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Il contesto umanitario è sempre più complesso e difficile: il diritto umanitario viene spesso violato, la confusione esistente a livello di ruoli implica che gli operatori sono sempre più nel mirino e le calamità naturali sono sempre più numerose e gravi. Nel 2010 abbiamo assistito a tre delle catastrofi umanitarie più gravi degli ultimi anni: il terremoto ad Haiti, la siccità nel Sahel e l’alluvione in Pakistan. Tuttavia, come ha detto la signora Commissario Georgieva, la qualità dei nostri aiuti umanitari è della massima importanza. Consente di risparmiare circa 140 milioni di vite all’anno.

Alla luce di tali considerazioni, concordo con la relatrice quando sollecita un aumento sostanziale dei fondi per gli aiuti umanitari e osserva che il consenso europeo sugli aiuti umanitari non è abbastanza noto. Dobbiamo continuare a diffondere la consapevolezza e promuovere i principi umanitari e i principi del diritto internazionale. Dobbiamo, come ho già avuto l’opportunità di fare, propugnare la creazione di una capacità di reazione rapida europea. Dobbiamo concentrare maggiormente l’attenzione sulla prevenzione del rischio di calamità.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) La relazione concernente l’attuazione del consenso europeo sugli aiuti umanitari contiene alcune importanti proposte che in futuro dobbiamo realizzare. Un esempio è lo sviluppo di capacità e risorse per la protezione civile, ambito nel quale l’idea fondamentale è creare una forza di protezione civile europea. Parimenti importante è un miglior coordinamento, non soltanto tra Stati membri, ma anche a livello internazionale, con le Nazioni Unite. L’approccio che consiste nel fornire cibo e affini nelle situazioni di crisi, sostenendo in tal modo l’economia locale, è anche un’idea sensata. Purtroppo, in qualche ambito, la relazione non è sufficientemente specifica né ambiziosa, ragion per cui ho scelto l’astensione.

 
  
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  Rolandas Paksas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della relazione perché, in quanto maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari, l’Unione deve prestare maggiore attenzione all’assistenza umanitaria nelle aree in cui è assolutamente urgente, visto che si è registrato un drammatico aumento del numero di calamità naturali e conflitti interni. Gli Stati membri dovrebbero contribuire più efficacemente al processo di attuazione di tale consenso includendolo nelle strategie umanitarie nazionali. Considerato che gli aiuti umanitari sono indispensabili, è necessario stanziare maggiori fondi a tal fine rendendo possibile il finanziamento rapido ed efficace degli interventi.

Concordo con la proposta di mantenere una chiara distinzione tra compiti degli organismi militari e compiti degli organismi umanitari in maniera che risorse e capacità militari siano utilizzate soltanto in casi estremamente limitati e come ultima spiaggia, in particolare nelle regioni in cui sono in atto conflitti armati. Inoltre, per garantire un coordinamento appropriato ed efficace dell’assistenza umanitaria, occorre creare una forza di protezione civile europea e una capacità di reazione rapida europea.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − L'Unione Europea è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo, il suo contributo rappresenta oltre il 40% dell'assistenza umanitaria internazionale ufficiale. Attraverso la sua politica umanitaria l'Ue sta dimostrando il suo impegno verso le popolazioni di paesi che hanno bisogno di aiuto. Dopo la firma da parte dell'UE del consenso umanitario, molte azioni sono state adottate per cooperare in tale settore, al fine di ottimizzare la sua efficacia e promuovere i principi fondamentali di umanità, neutralità, imparzialità di adoperarsi per i più bisognosi. Ciò nonostante, sembra che il consenso umanitario resti ancora misconosciuto, occorre pertanto uno sforzo maggiore per rafforzare la visibilità. Credo che in un settore così delicato come quello degli aiuti umanitari, sia importante prendere coscienza di come il contesto sia mutato negli anni, ricordando l'aumento significativo del numero e dell'intensità dei disastri naturali. Di conseguenza, vedrei opportuno rafforzare gli sforzi in materia di riduzione dei rischi di catastrofi e prevedere un sostegno alle capacità proprie delle comunità. Affinché gli aiuti umanitari possano seguire un percorso costante verso la loro completa attuazione, non si deve smettere di perorare la protezione dello spazio umanitario. Votando a favore della relazione Striffler spero si possa procedere all'adozione di un concreto piano d'azione.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea, attraverso la Commissione e gli Stati membri, è il maggiore donatore al mondo di aiuti umanitari e allo sviluppo. Il suo contributo rappresenta più del 40 per cento di tutta l’assistenza umanitaria internazionale ufficiale. Una rigorosa revisione a medio termine dell’attuazione del consenso europeo sugli aiuti umanitari può soltanto portare a concludere che è necessario incoraggiare una maggiore consapevolezza di tale meccanismo, nonché un maggiore coordinamento e una maggiore efficienza tra tutti gli organismi coinvolti. I contributi economici, da soli, possono risultare infruttuosi se non sono accompagnati da un coordinamento efficace e rigoroso in tutte le fasi e per tutte le forme di assistenza comunitaria. Stiamo vivendo un momento critico: il contesto umanitario è cambiato profondamente negli ultimi anni rendendo fondamentale che il consenso europeo sugli aiuti umanitari venga applicato con rigore e risolutezza. Voto a favore della relazione chiedendo una politica di dialogo sistematico, maggiore cooperazione sul campo, migliore gestione e impegno per prevenire le catastrofi. Sostengo inoltre la creazione di una forza di protezione civile europea sulla scia di quanto proposto dalla relazione Barnier pubblicata nel maggio 2006.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − L'UE, primo donatore di aiuti umanitari al mondo, fornisce oltre il 40 per cento di assistenza umanitaria internazionale.

Il consenso umanitario firmato il 18 dicembre 2007 da Consiglio, Parlamento e Commissione europea, sulla base di un piano di azione di cinque anni, impegna l'UE e gli Stati membri a cooperare strettamente in tale settore. L'azione n. 33 prevede la revisione di metà percorso del piano d'azione per far fronte al mancato riconoscimento del settore umanitario, ai profondi cambiamenti climatici, alla moltiplicazione delle crisi complesse ed alla crescita della violenza.

Pertanto si raccomanda la creazione di una capacità europea di reazione rapida (forza europea di protezione civile), idea di Michel Barnier, al fine di ottimizzare gli strumenti disponibili, dato l'obiettivo di giungere alla mobilitazione immediata di tutti i mezzi necessari attraverso un coordinamento rafforzato.

Alla luce dei dati riportati e del trattato di Lisbona che introduce una vera politica di aiuto umanitario nell'UE, sono pienamente d'accordo sulla necessità di una revisione di metà percorso volta a rafforzare il piano d'azione su promozione dei principi umanitari, all'erogazione dell'aiuto umanitario, al chiarimento dell'utilizzo dei mezzi militari e civili, alla riduzione dei rischi di catastrofe e al rafforzamento del rapporto tra l'aiuto d'urgenza e lo sviluppo.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna relazione, che presenta una panoramica dell’attuazione del consenso europeo sugli aiuti umanitari formulando proposte volte a contribuire al rafforzamento della sua visibilità e a una maggiore efficienza nel conseguimento dei suoi obiettivi. Tale strumento ha assunto un’importanza ancora maggiore nell’attuale contesto umanitario, contraddistinto da un significativo aumento del numero e della gravità delle catastrofi naturali, ed è vitale che si profondano sforzi per assolvere pienamente gli impegni che ne derivano, come anche che gli Stati membri siano maggiormente coinvolti nella sua attuazione.

 
  
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  Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Si è votato, oggi, in plenaria sulla relazione "Consenso europeo in materia di aiuto umanitario".

L'Unione europea, comprendente la Commissione europea e gli Stati membri, è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo. Il suo contributo rappresenta oltre il 40% dell'assistenza umanitaria internazionale ufficiale. Attraverso la sua politica umanitaria, l'Unione europea dimostra concretamente il suo impegno a favore delle popolazioni di paesi terzi che hanno bisogno di aiuto in situazioni di estrema vulnerabilità.

È importante sottolineare che l'erogazione dell'aiuto deve fondarsi unicamente sui bisogni accertati e il grado di vulnerabilità e che la qualità e la quantità dell'aiuto sono determinate innanzitutto dalla valutazione iniziale, che deve ancora essere migliorata, in particolare per quanto riguarda il livello dell'applicazione dei criteri di vulnerabilità, specialmente per quanto riguarda donne, minori e portatori di disabilità.

Premessa essenziale inoltre il coinvolgimento effettivo e continuo – e ove possibile la partecipazione – dei beneficiari alla gestione dell'aiuto, che garantisce la qualità della risposta umanitaria, segnatamente in caso di crisi di lunga durata.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il 1° dicembre 2009, le attività umanitarie dell’Unione sono disciplinate dall’articolo 214 del TFUE, il quale istituisce una politica comunitaria specifica per l’assistenza umanitaria come competenza condivisa tra gli Stati membri e l’Unione. Pertanto, quando si rivedrà il regolamento (CE) n. 1257/96 del Consiglio, del 20 giugno 1996, concernente gli aiuti umanitari nel quadro della procedura di codecisione, avrà una sua propria base giuridica. Il trattato di Lisbona prevede anche la creazione del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE). La commissione DEVE ha espresso preoccupazione quanto al fatto che l’assistenza umanitaria non debba essere strumentalizzata nell’ambito di detto servizio e chiede che si mantenga l’indipendenza della DG ECHO sollecitando altresì un chiarimento dei ruoli delle signore Commissario Ashton e Georgieva.

Poiché la revisione a medio termine offre l’opportunità di intensificare l’impegno profuso dall’Unione in una serie di ambiti, la relazione richiama tra l’altro l’attenzione sui seguenti temi: la promozione dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale, le questioni della qualità, del coordinamento e della coerenza nella fornitura di aiuti umanitari comunitari, la chiarificazione dell’uso delle risorse e delle capacità di protezione militari e civili secondo il consenso umanitario e gli orientamenti dell’ONU, la riduzione del rischio di calamità e il rafforzamento del legame tra aiuti di emergenza, ricostruzione e sviluppo.

 
  
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  Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − L'Unione europea, insieme alla Commissione e agli Stati membri, è il primo donatore di aiuti umanitari al mondo, con un contributo pari ad oltre il 40% dell'assistenza internazionale ufficiale.

Solo nel 2009 la Commissione europea ha fornito aiuti a circa 115 milioni di persone in oltre 70 paesi, per un importo totale di 950 milioni di euro. Attraverso le sue politiche l'UE dimostra concretamente il suo impegno tangibile a favore delle popolazioni che vivono in situazioni di estrema vulnerabilità. Il nostro obiettivo è di riuscire a pianificare un coordinamento rafforzato, sia civile sia militare, in grado di intervenire in modo sempre più efficace soprattutto nei confronti delle catastrofi naturali. Questi tragici eventi si verificano sempre con maggior frequenza e negli ultimi anni hanno causato centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo.

Particolare attenzione deve essere rivolta a donne e bambini, specialmente rifugiati e profughi, poiché le violazioni del diritto umanitario internazionale nei loro confronti sono sempre più numerose. Oltre ad essere più efficaci nell'intervento, molto deve essere fatto nella prevenzione attiva e passiva e le comunità a maggior rischio devono essere più preparate a questo genere di fenomeni, favorendo tutte le politiche di sviluppo sostenibile volte a minimizzare i danni.

 
  
  

Relazione Sârbu (A7-0376/2010)

 
  
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  John Stuart Agnew e David Campbell Bannerman (EFD), per iscritto. – (EN) 14/1: Ho votato favorevolmente al riguardo in quanto lo percepisco come un indebolimento delle normative comunitarie che potrebbe agevolare l’importazione di soia non geneticamente modificata nel Regno Unito, elemento fondamentale per il nostro settore del pollame.

14/2: Ho votato favorevolmente al riguardo perché ridurrà l’impatto negativo delle normative comunitarie sui carichi di soia non geneticamente modificata destinati al Regno Unito.

14/3: Mi sono astenuto al riguardo perché, sebbene possa essere un’aspirazione auspicabile (per un governo britannico libero dal controllo dell’Unione), a mio giudizio non è ancora una questione fondamentale e non intendo ampliare il potere dell’Unione.

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) L’Unione europea dovrebbe optare per iniziative innovative che in primo luogo utilizzino le eccedenze alimentari e in secondo luogo permettano di nutrire chi è in stato di necessità: sono elementi che si dovrebbero tenere presenti nel rivedere la politica agricola comune. La speculazione è stata responsabile quasi del 50 per cento dei recenti aumenti di prezzo, per cui si dovrebbe adottare una strategia concertata all’interno del G20 per incoraggiare la creazione di strumenti di stabilizzazione dei prezzi all’interno dei consessi internazionali. L’Unione deve guidare un movimento internazionale volto a creare un accordo in seno alle Nazioni Unite per cercare di fornire costantemente ed efficacemente cibo ai paesi in cui si registrano carenze.

Vorrei infine sottolineare l’importanza di sostenere la credibilità del settore agricolo, segnatamente promuovendo tale attività presso giovani formati e intraprendenti come attività che può essere legata all’innovazione e alla ricerca.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore dell’odierna risoluzione in cui si riconosce che la sicurezza alimentare è un diritto umano. Tale diritto si concretizza quando chiunque, sempre, ha accesso fisico, sociale ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le proprie esigenze nutrizionali e preferenze alimentari al fine di condurre una vita attiva e sana. È importante richiamare l’attenzione sul fatto che le scorte globali di alimenti di base sono molto più limitate rispetto al passato, essendo scese a un livello record di scorte alimentari globali sufficienti per 12 settimane durante la crisi alimentare del 2007. Nel contempo, la produzione alimentare mondiale è sempre più vulnerabile agli eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico che possono causare carenze alimentari improvvise e imprevedibili. L’Unione deve dare dunque il proprio contributo a questo sistema globale di scorte alimentari.

Penso che sia estremamente importante promuovere non solo la competitività del settore agricolo, bensì anche l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l’agricoltura biologica e la distribuzione locale. Inoltre, nel contesto dell’invecchiamento della popolazione rurale, ritengo che sia fondamentale garantire ai giovani coltivatori accesso alla terra e al credito.

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) La recente volatilità dei prezzi dei cibi e dei prodotti alimentari di base ha destato gravi preoccupazioni in merito al funzionamento della catena dell’approvvigionamento alimentare a livello europeo e mondiale. Gli aumenti dei prezzi degli alimenti hanno più duramente le fasce più vulnerabili della popolazione. L’odierna relazione incoraggia la fornitura ai consumatori di cibo sano e di buona qualità a prezzi ragionevoli e la salvaguardia del reddito degli agricoltori, che sono due dei principali obiettivi dell’Unione europea. Ho votato a favore della relazione. L’Europa può contribuire alla sicurezza alimentare globale diventando più competitiva.

 
  
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  Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L’agricoltura, prima politica a essere attuata e principale voce di spesa fino a poco tempo fa, occupa un posto centrale nel progetto europeo. Negli ultimi decenni abbiamo sicuramente assistito a una sorta di declino del settore a beneficio di altri comparti importanti, ma non dobbiamo perdere di vista il fatto che l’indipendenza agricola dell’Europa è una sfida strategica importante. Il presidente del gruppo PPE Joseph Daul lo ha peraltro sottolineato all’inizio di questo nuovo anno: la alimentare sarà il tema principale del 2011. Le carenze alimentari mondiali e le conseguenti crisi devono infatti essere per noi monito della gravità della situazione: un drastico aumento dei prezzi e uno scarso approvvigionamento di risorse essenziali. L’Europa deve rispondere a questa nuova sfida. Le questioni ambientali si sommano alla complessità e alla portata del problema. Per questo ho votato a favore dell’odierna risoluzione, che cerca di garantire il riconoscimento della natura strategica della questione sottolineando il ruolo che l’Unione può svolgere nella gestione delle scorte globali e l’idoneità della PAC rispetto a tali sfide richiamando altresì l’attenzione sull’impatto dannoso della speculazione sui prezzi dei prodotti di base.

 
  
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  Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (GA) Attualmente 900 milioni di persone nel mondo soffrono la fame che accompagna l’assoluta indigenza e ben 2 miliardi non hanno la certezza dell’approvvigionamento alimentare perché vivono a rischio di povertà.

Visto che occorre un aumento perlomeno del 70 per cento per rispondere alle esigenze della popolazione mondiale in aumento, il settore agricolo deve essere rafforzato. Appoggio pertanto questa importante relazione sull’agricoltura e l’approvvigionamento alimentare. È necessario sviluppare una politica agricola comune forte e dotata di fondi per fornire cibo di alta qualità a un costo ragionevole per far fronte alla domanda di alimenti nell’Unione e nel mondo.

I programmi che prevedono la distribuzione di frutta e latte nelle scuole, così come il programma per gli indigenti, devono essere potenziati. I cittadini europei devono poter accedere a cibo sano in quantità sufficiente, nonostante le difficoltà economiche.

È motivo di preoccupazione il fatto che le scorte alimentari globali non siano abbondanti come in passato e, considerata la minaccia posta dal cambiamento climatico e dalle calamità naturali, sostengo quanto affermato dalla relazione in merito alla creazione di un sistema globale per lo sviluppo delle scorte alimentari.

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore del presente documento. Vista la rapida crescita della popolazione mondiale, il settore agricolo deve rispondere a un bisogno crescente di cibo sicuro e sufficiente, nonostante gli ostacoli posti dalla limitatezza delle risorse naturali, dai prezzi elevati dell’energia e dal cambiamento climatico. Secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), la produzione alimentare deve aumentare perlomeno del 70 per cento per rispondere alla domanda crescente di una popolazione mondiale in aumento, che dovrebbe superare i 9 miliardi entro il 2050. Inoltre, circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono di fame cronica a causa della loro situazione di indigenza, mentre ben 2 miliardi non possono contare su una reale sicurezza alimentare a lungo temine perché vivono in una condizione più o meno a rischio di povertà. Pertanto, l’accessibilità del cibo resta una questione fondamentale da affrontare. Concordo con l’idea che la nuova PAC da introdurre dopo il 2013 debba promuovere non soltanto la competitività, ma anche l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l’agricoltura biologica e la distribuzione locale per contribuire alla sicurezza alimentare. Inoltre, nel contesto dell’invecchiamento della popolazione rurale, ritengo che sia fondamentale garantire ai giovani coltivatori accesso alla terra e al credito e mantenere prezzi ragionevoli per i consumatori e un reddito sufficiente per gli agricoltori.

 
  
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  George Becali (NI), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione perché fame e povertà permangono nell’Unione europea. Settantanove milioni di cittadini comunitari ancora vivono al di sotto della soglia di povertà. I miei emendamenti sottolineano il fatto che il diritto di nutrirsi è un diritto umano fondamentale che trova realizzazione quando chiunque ha accesso fisico, sociale ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le proprie esigenze nutrizionali in maniera da poter condurre una vita sana e attiva. Vorrei sottolineare in particolare l’importanza della diversità dell’agricoltura europea, ragion per cui occorre garantire la coesistenza dei diversi modelli agricoli, nonché la diversità e la qualità del cibo e della nutrizione nell’intera Europa.

 
  
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  Bastiaan Belder (EFD), per iscritto. – (NL) Ho votato a favore della risoluzione. Nel suo programma, il mio partito, la delegazione del partito politico riformato olandese (Staatkundig Gereformeerde Partij, SGP), ha chiaramente messo in luce l’interesse strategico del settore agricolo e l’agricoltura è stata addirittura definita la base della sicurezza aumentare. Tuttavia, per quanto nobili possano essere le idee, desidero formulare due osservazioni a margine sul testo. L’Unione non dovrebbe interferire con i programmi per la distribuzione di frutta o latte nelle scuole. Lasciamo la scelta agli Stati membri se così intendono operare. Ho inoltre votato anche contro il paragrafo relativo alla liberalizzazione e alla promozione delle importazioni di organismi geneticamente modificati. Il mio partito è dell’idea che gli OGM non rappresentino la soluzione alla questione dell’approvvigionamento alimentare globale. Non si è dimostrato alcun nesso tra modificazione genetica e rese superiori. A nostro parere, dobbiamo inoltre porci interrogativi etici in merito alla modificazione genetica.

Mi compiaccio, a ogni modo, per il tono complessivo della risoluzione che ancora una volta ha dimostrato quanto sia importante garantire un finanziamento adeguato e solido della PAC dopo il 2013. Penso inoltre che l’invito rivolto ai paesi in via di sviluppo affinché utilizzino la loro terra per garantire l’approvvigionamento alimentare innanzi tutto delle loro stesse popolazioni rivesta grande importanza e sia estremamente urgente.

 
  
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  Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Assicurare accesso al cibo a tutti, in un contesto di domanda globale crescente e carenze alimentari per diversi miliardi di persone nel mondo, è una sfida impegnativa e fondamentale. Nella sola Unione europea, il 16 per cento dei cittadini vive al di sotto della soglia di povertà e combatte per soddisfare le esigenze più basilari: alloggio, salute e, ovviamente, cibo.

Proprio alla luce di tale situazione e per alimentare il dibattito, abbiamo votato per una risoluzione che riconosce l’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare. In un momento in cui stiamo valutando il futuro della PAC, pare necessario non sottovalutare tale esigenza e tale diritto, che dovrebbe essere universale, al cibo per tutti.

Uno dei nostri obiettivi è combattere la speculazione nel settore agricolo: chiediamo una revisione della normativa sugli strumenti finanziari. Abbiamo bisogno di meno volatilità dei prezzi e più trasparenza. Proponiamo altresì l’idea di un sistema globale mirato di scorte alimentari per gestire più efficacemente le crisi e invitiamo la Commissione a riflettere su questo tipo di misura.

 
  
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  Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) È un dovere dell’Unione europea raccogliere le sfide poste dalla sicurezza alimentare, dalla fornitura di cibo di alta qualità, dalla salvaguardia dell’ambiente, dalla diversità delle zone rurali e dal mantenimento dell’equilibrio territoriale attraverso il miglioramento delle condizioni di vita di tali zone. La politica agricola comune offre risposte e soluzioni a tali sfide del futuro. È importante che gli obiettivi e gli strumenti identificati da tale politica si adoperino per rispondere quanto più è possibile al bisogno di integrare una dimensione nazionale specifica nella struttura della politica agricola comune. I coltivatori hanno ovviamente bisogno di un cospicuo sostegno diretto, anche in futuro. Tuttavia, le attuali disparità tra Stati membri in termini di pagamento diretto non possono più sussistere perché ciò ha un impatto diretto sulla competitività dei produttori agricoli nel mercato unico.

La PAC deve assumersi la responsabilità del modo in cui viene speso il denaro comunitario concentrando i pagamenti unicamente sulle zone coltivate e, nel caso dell’allevamento, unicamente sugli animali effettivamente presenti in azienda nell’esercizio corrispondente ai pagamenti. Il primo pilastro della PAC dovrebbe coprire le indennità alle zone meno favorite dal punto di vista agricolo e i pagamenti agroambientali, contribuendo in tal modo a evitare che i terreni agricoli siano abbandonati e ricompensando i benefici ambientali derivanti da pratiche agricole estensive.

 
  
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  Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna relazione in quanto la sicurezza alimentare è un diritto umano realizzato quando chiunque ha accesso a cibo sano, sicuro e nutriente in grado di soddisfare le proprie esigenze per condurre una vita attiva e sana. In Europa, il 16 per cento dei cittadini ancora vive al di sotto della soglia di povertà e l’accessibilità del cibo resta un tema fondamentale da affrontare. La sicurezza alimentare richiede pertanto una politica agricola comune (PAC) solida. La nuova PAC, che dovrebbe entrare in vigore dopo il 2013, deve raccogliere la sfida della sicurezza alimentare e altre sfide, tra cui, in particolare, il cambiamento climatico, la crisi economica e il mantenimento dell’equilibrio territoriale nell’Unione. D’altro canto, gli obiettivi ambiziosi dell’Unione in tema di energia hanno incoraggiato la coltivazione di biocombustibili su larga scala, ma la produzione di biocombustibili è in concorrenza con la produzione alimentare per la terra, il che ha un impatto potenzialmente negativo sulla sicurezza alimentare.

 
  
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  Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione nonostante contenga alcuni seri elementi positivi e riconosca il ruolo dell’agricoltura per la salvaguardia della sicurezza e dell’adeguatezza alimentare. La relazione presenta tuttavia una grave lacuna che non può essere sottovalutata. È stato adottato un punto specifico nel quale il Parlamento europeo chiede alla Commissione di proporre una procedura di approvazione più rapida all’interno dell’Unione per l’importazione di nuove varianti di mangimi geneticamente modificati nel momento in cui si è dimostrato che sono sicuri. La nostra posizione contro l’importazione e l’impiego di qualunque materiale modificato, sia esso cibo o mangime, resta ferma e non avrei potuto in alcun caso votare per una relazione che, per la prima volta, formula una posizione positiva per conto del Parlamento europeo sugli organismi modificati che il Commissario Barroso sta tentando con tanta pervicacia di introdurre in Europa.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) La sicurezza alimentare è un diritto umano fondamentale. Oggi si stima che circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono di fame cronica, mentre molte altre non hanno cibo sano sufficiente perché vivono in una condizione più o meno a rischio di povertà. La sicurezza alimentare si realizza quando chiunque, sempre, ha accesso fisico ed economico a cibo sicuro e sufficiente che soddisfi le proprie esigenze nutrizionali. La sicurezza alimentare richiede una politica agricola comune solida, ma che sia anche coerente e affronti le preoccupazioni sociali. Deve essere coerente nel senso che non deve permettere eccedenze nella produzione che distorcono il mercato e causano problemi ambientali e socialmente impegnata nel senso che deve garantire a tutti l’accesso a cibo di qualità, prescindendo dal contesto sociale.

D’altro canto, apprezzo il modo in cui ci si è accostati alla questione della diversità dell’agricoltura europea: competitività e innovazione possono e devono andare di pari passo con l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l’agricoltura biologica e la distribuzione locale. Investire finanziariamente in tali settori sarà fondamentale per un uso efficace della terra nelle diverse regioni, unitamente a investimenti a livello energetico, che riducono la dipendenza tra sicurezza alimentare e sicurezza energetica.

 
  
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  Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) La proposta di risoluzione sul riconoscimento dell’agricoltura quale settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare è estremamente necessaria e attuale, come è emerso proprio quando si è osservato un aumento sempre più rapido dei prezzi di parecchi prodotti alimentari. Le raccomandazioni contenute nella relazione sono realistiche e pertinenti in quanto affrontano i problemi che realmente esistono in tale ambito. Vorrei citare l’importanza attribuita alla formazione e all’incentivazione di nuove generazioni di coltivatori nell’Unione, iniziative fondamentali visto l’invecchiamento della popolazione, così come ribadirei l’attenzione rivolta al mantenimento della diversità dell’agricoltura nell’Unione per dare un’altra possibilità anche all’agricoltura tradizionale.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) Poiché il diritto alla sicurezza alimentare è un diritto umano fondamentale, penso che l’Unione europea debba creare condizioni migliori per la realizzazione di programmi di nutrizione negli Stati membri, così come programmi di distribuzione di frutta e latte nelle scuole.

 
  
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  Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Si tratta di una relazione di iniziativa della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale che contiene idee e suggerimenti provenienti da tutti i gruppi politici. Pertanto, al fine di giungere a compromessi praticabili, abbiamo formulato un testo estremamente completo legato da un denominatore comune con il quale in generale concordo. Oltre a ritenere che la sicurezza alimentare sia un diritto umano fondamentale, credo anche che l’agricoltura sia un settore strategico assolutamente essenziale per il futuro del nostro continente. In altre parole, la considero una parte inalienabile della nostra sovranità come unione di popoli e paesi. Nel dirlo, intendo affermare che il diritto alla sicurezza alimentare, oltre a essere un diritto umano fondamentale, deve essere garantito dalla nostra produzione interna. È dunque essenziale una politica agricola comune (PAC) per conseguire tale obiettivo. Vorrei pertanto ribadire che l’obiettivo fondamentale della PAC dovrebbe essere mantenere la competitività dell’agricoltura europea e sostenere l’agricoltura nell’Unione in maniera da garantire la produzione alimentare, principalmente a livello locale, e uno sviluppo territoriale equilibrato. Ritengo infine che si debbano assicurare giusti ritorni nel settore agricolo perché è possibile stimolare sistemi produttivi sostenibili ed etici soltanto se i coltivatori sono debitamente ricompensati per l’investimento effettuato e l’impegno profuso.

 
  
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  Luigi Ciriaco De Mita (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l´agricoltura ha un ruolo strategico nello sviluppo delle comunità. La qualificazione dei relativi prodotti quale settore primario in ambito produttivo non corrisponde solo alla sequenza storica del relativo sviluppo, ma soprattutto al ruolo che esso riveste nella stabilità delle società e delle relative economie. Una equilibrata produzione agricola deve prestare attenzione non solo alle quantità prodotte, ma anche e soprattutto alla qualità delle produzioni, affinché esse favoriscano un sano sviluppo delle persone. In tale prospettiva, quindi, la sicurezza delle produzioni alimentari riveste un ruolo strategico e la relativa tutela, soprattutto nei confronti dei prodotti tipici e locali, incrementa le opportunità di sviluppo diffuso nel territorio. La correlazione positiva tra sicurezza alimentare e qualità e sanità delle produzioni agricole comprende anche il rafforzamento dell´ecocompatibilità delle stesse, con particolare attenzione all´effetto domino dell´introduzione non controllata degli OGM, affinché preliminarmente vi siano le opportune certezze sulle conseguenze a medio e lungo termine che tali prodotti possono avere sulla salute e sulle economie locali.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Siamo a un bivio nella definizione di ciò che la futura riforma della politica agricola comune dovrebbe essere. È una questione che riguarda naturalmente gli europei, ma anche i cittadini di tutto il mondo. La nuova politica dovrebbe dunque rientrare in una visione globale ponendosi una sfida importante: riuscire a rispondere al raddoppiamento della domanda di produzione e approvvigionamento alimentare che si verificherà entro il 2050 in un contesto contraddistinto da scarsità di acqua, diminuzione delle terre coltivabili e nuova situazione energetica dettata dalla lotta al cambiamento climatico. L’organizzazione globale dei mercati agricoli deve essere ripensata tenuto conto delle due principali aspirazioni della politica agricola comune: garantire la sicurezza alimentare e risparmiare il sangue vitale dei piccoli coltivatori e delle loro famiglie, sia sul nostro territorio sia nei paesi più poveri del mondo. Ciò ci porta anche alla questione della creazione di un sistema globale mirato di scorte alimentari consistente in scorte di emergenza per ridurre la fame e scorte da utilizzare per regolamentare i prezzi dei prodotti di base, sistema che dovrebbe essere gestito dall’ONU attraverso la sua Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

 
  
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  Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) Novecento milioni di persone nel mondo soffrono di fame cronica a causa dell’estrema povertà. Nonostante l’apparente sufficienza degli approvvigionamenti, una quota significativa della popolazione mondiale non è in grado di permettersi i prodotti alimentari di base di cui ha bisogno. L’accessibilità del cibo resta un tema fondamentale da affrontare.

L’obiettivo della sicurezza alimentare non può essere conseguito senza affrontare due delle questioni più importanti e di maggiore attualità: la volatilità dei mercati e dei prezzi e la riduzione delle scorte alimentari. In tale contesto, dovremmo appoggiare una revisione della normativa esistente sugli strumenti finanziari, che dovrebbe prevedere forme di commercio più trasparenti e soglie minime per gli operatori che possono negoziare su tali mercati.

Per di più, le scorte mondiali di alimenti di base sono molto più limitate di quanto fossero in passato, con le riserve alimentari globali calate a un livello record. Da ultimo, è necessario che la PAC risponda chiaramente e inequivocabilmente alla sfida posta dalla sicurezza alimentare e altre sfide, tra cui, segnatamente, il cambiamento climatico e la crisi economica nell’Unione europea.

 
  
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  Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sul riconoscimento dell’agricoltura quale settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare perché formula importanti proposte su come la politica agricola comune da introdurre dopo 2013 dovrà rispondere alle sfide poste, tra l’altro, dalla sicurezza alimentare, dal cambiamento climatico, dalla crisi economica e dal mantenimento dell’equilibrio territoriale nell’Unione.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) ha recentemente lanciato un monito in merito a un possibile aumento dei prezzi degli alimenti 2011 dopo che avevano raggiunto nuovi picchi storici nel 2010 sulla scia della crisi alimentare del giugno 2008. L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari della FAO, che compendia 55 prodotti di base, è aumentato per il sesto mese consecutivo raggiungendo 214,7 punti, più del precedente picco storico di 213,5 punti raggiunto nel giugno 2008.

I prezzi di zucchero e carne stanno raggiungendo nuovi record epocali e, a meno che non si registri un aumento perlomeno del 2 per cento della produzione di cereali, i prezzi di questi prodotti di base continueranno ad aumentare. Tale iniziativa dovrebbe pertanto essere accolta con favore e, come ho sottolineato in un’interrogazione posta alla Commissione europea la scorsa settimana, visto che la volatilità dei prezzi interessa chiunque sia coinvolto nel mercato, credo che si debbano intraprendere misure specifiche rispetto alla politica agricola comune per aumentare la produzione, approvvigionare meglio i mercati e garantire una maggiore stabilità dei prezzi, oltre a garantire che la produzione risponda alle esigenze produttive dell’Europa. Come ho già affermato, l’agricoltura andrebbe vista come un settore strategico, specialmente nei momenti di crisi.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Poiché la sicurezza alimentare è un diritto umano, è necessario che le istituzioni dell’Unione europea vi prestino particolare attenzione. Oltre all’esigenza che il settore agricolo garantisca un approvvigionamento alimentare sicuro, è anche fondamentale che tale approvvigionamento sia sufficiente. Per questo non possiamo dimenticare le raccomandazioni dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite in merito all’urgenza di un aumento della produzione alimentare perlomeno del 70 per cento per nutrire una popolazione mondiale che, si prevede, entro il 2050 raggiungerà i 9 miliardi. Sono lieto che questa risoluzione sia stata adottata perché riconosce il ruolo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare quale organismo responsabile del monitoraggio e della segnalazione dei rischi intrinseci della catena alimentare incoraggiando gli Stati membri a istituire analoghi organismi con i quali collaborare. Vorrei altresì sottolineare il riconoscimento dell’agricoltura tradizionale, specialmente agricoltura biologica e piccoli allevamenti, che esistono nelle regioni più svantaggiate e rappresentano non soltanto un patrimonio economico, bensì, soprattutto, un patrimonio ambientale poiché sono essenziali per preservare la biodiversità. Spero che la nuova politica agricola comune risponda in maniera efficace ai temi che principalmente interessano il settore: cambiamento climatico, stabilità dei prezzi al consumo e garanzia dei redditi dei coltivatori.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relatrice affronta un tema scottante sottolineando i problemi corrispondenti che minacciano la sicurezza alimentare come la volatilità dei prezzi a causa della speculazione finanziaria, l’usurpazione delle terre nei paesi in via di sviluppo o l’insufficienza delle scorte alimentari. Nondimeno, l’approccio assunto nei confronti di ciascuno di questi problemi, come nei confronti di altri riguardanti la sicurezza alimentare, è molto incompleto, talvolta contraddittorio e, a tratti, sbagliato. Le conseguenze delle attuali politiche agricole, specificamente la politica agricola comune e le sue successive riforme, sono omesse, come lo sono la liberalizzazione dei mercati e lo smantellamento degli strumenti normativi con conseguente rovina di migliaia di produttori piccoli e medi, i quali devono confrontarsi con prezzi dei loro prodotti che spesso non coprono i costi di produzione.

Si afferma sempre più spesso che dovremo avvalerci di tutte le forme di agricoltura per poter nutrire l’Europa e i paesi terzi: questa è un’argomentazione implicitamente a favore di modelli di produzione insostenibili che producono intensivamente e per l’esportazione, nonché di colture geneticamente modificate. La relazione chiede anche che il processo di approvazione dell’importazione di tali prodotti geneticamente modificati sia snellita e accelerata. Infine, la relatrice accoglie con favore la proposta di regolamento della Commissione sugli strumenti derivati [OTC], proposta che il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo condanna in quanto non evita la speculazione.

 
  
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  Carlo Fidanza (PPE), per iscritto. − Mi esprimo a favore della relazione della collega Sârbu. Proprio in questo periodo, in cui ci apprestiamo a riformare la Politica Agricola Comune post-2013, il voto di oggi indica la direzione che il Parlamento intende intraprendere: per assicurare un approvvigionamento sicuro di prodotti alimentari a prezzi accessibili, l'UE deve dotarsi di una forte politica agricola comune che scoraggi la speculazione su materie prime alimentari e aiuti i giovani a intraprendere l'attività d'agricoltore. Ritengo importante sottolineare come la PAC del futuro dovrà anche offrire ai cittadini l'accesso a un adeguato approvvigionamento di cibo, permettere la diffusione d'informazioni nutrizionali e migliorare le condizioni per la realizzazione di programmi quali "Latte nelle scuole" e "Frutta nelle scuole". Inoltre, con il voto di oggi si indica alla Commissione di valutare come realizzare un "sistema globale mirato di riserve alimentari" con riserve di emergenza per combattere la fame e riserve invece da utilizzare per regolare i prezzi delle materie prime. Particolare attenzione va inoltre riservata al tema degli OGM: in quanto questione delicata, bisogna usare una certa cautela, evitando un'apertura indiscriminata e selvaggia.

 
  
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  Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Il raggiungimento della sicurezza e dell'indipendenza alimentare in Europa è fondamentale, ed è per questo motivo che mi sono espresso favorevolmente in tal senso. Plaudo al fatto che si faccia riferimento ad una visione della PAC ambiziosa. Dobbiamo ricordare che la Politica Agricola Comune é fondamentale per il sostegno degli agricoltori che, oltre a produrre materie prime e beni pubblici, mantengono e curano i nostri territori. Per far fronte alle nuove sfide alimentari che si prospettano per il futuro dobbiamo fare in modo di diventare dei produttori autosufficienti, importando sempre meno prodotti agricoli da paesi terzi, in quanto non solo non rispettano le normative sul rispetto dell'ambiente e della salute, ma neanche i diritti dei lavoratori.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE), per iscritto. − Il miglioramento della sicurezza alimentare è una delle sfide che dovrà affrontare la riforma della PAC dopo il 2013.

La capacità di garantire provvigioni alimentari in quantità sufficienti ai propri cittadini deve tenere conto del notevole aumento della domanda mondiale di cibo previsto per il 2050. In quest'ottica è prioritario che l'Unione europea continui a farsi garante di questo diritto umano fondamentale all'interno e all'esterno delle sue frontiere, cercando di aumentare la produttività dell'agricoltura e assicurando al tempo stesso un approvvigionamento sicuro e a prezzi accessibili, oltre che la tutela ormai imprescindibile dell'ambiente rurale europeo.

Non possiamo permettere che la speculazione finanziaria continui a determinare un incontrollato rialzo dei prezzi e la volatilità dei mercati dei generi alimentari a livello globale. Per salvaguardare la produzione europea, è necessario riequilibrare le relazioni contrattuali tra i produttori e la distribuzione moderna.

Non dobbiamo sottovalutare che spesso, infatti, le diseguaglianze del potere contrattuale, le pratiche anticoncorrenziali e la mancanza di trasparenza sono alla base di distorsioni di mercato con pesanti ricadute sulla competitività della catena di approvvigionamento alimentare nel suo complesso.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Sì, il settore agricolo è un settore strategico e la sicurezza alimentare è un imperativo. Ci sono voluti decenni affinché l’Europa se ne rendesse conto. Il titolo della relazione è però fuorviante. Non denuncia in alcun punto le conseguenze devastanti del libero scambio globale e della logica di mercato.

Continueremo a mangiare fragole in inverno prescindendo dal fatto che provengano dall’emisfero meridionale o da serre che succhiano energia e acqua. Continueremo a promuovere l’importazione dei fagiolini africani a spese delle colture alimentari locali e in concorrenza con i nostri produttori.

Continueremo a chiedere la regolamentazione dei mercati dei prodotti agricoli e dei loro derivati anche se quest’ultima nozione è assurda e dovremmo promuovere un’agricoltura di qualità e circuiti alimentari corti perseguendo impietosamente gli abusi degli intermediari e dei grandi rivenditori.

Resteremo impotenti mentre i paesi stranieri, esaurito il loro potenziale, assumono il controllo delle terre coltivabili dei paesi più vulnerabili lasciandoci sempre più preoccupati, ma incapaci di agire di fronte a quella che potrebbe rivelarsi una situazione esplosiva.

Avete compiuto progressi, ma la strada è ancora lunga. Rifiutandovi di affrontare il sistema che ha generato questi nostri problemi, siete destinati a fallire.

 
  
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  Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) La sicurezza alimentare è un tema centrale al quale l’Unione europea deve rispondere in maniera efficace. Per questo ho avallato la relazione della collega socialdemocratica che sostiene una PAC forte e responsabile rivolta ai giovani coltivatori, propone di combattere la speculazione sui mercati agricoli e la volatilità dei prezzi che ne deriva e ribadisce che la lotta alla povertà nell’Unione europea e nel mondo deve diventare una priorità rendendo la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo un diritto umano fondamentale. L’Unione deve affrontare le odierne sfide alimentari e anticipare le future difficoltà in tale ambito. Per questo l’idea di creare un sistema globale mirato di scorte alimentari dal mio punto di vista è assolutamente pertinente, anche se non di facile attuazione.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho votato contro la relazione Sârbu nonostante contenga diversi elementi validi. Il cibo è un tema fondamentalmente importante, che assumerà una rilevanza crescente. È essenziale che l’Unione assuma una posizione coordinata in merito al suo settore agricolo per affrontare le sfide che la attendono. Non ritengo tuttavia che gli OGM possano svolgere un ruolo legittimo in vista del conseguimento della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e non potrei appoggiare una relazione che propone di dare il via libera alla modificazione genetica.

 
  
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  Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Concordo con la presente relazione perché la sicurezza alimentare è un diritto umano che garantisce una vita attiva e sana. Molte persone nel mondo soffrono di fame cronica o non possono contare su una vera sicurezza alimentare a lungo termine. Nonostante l’apparente sufficienza degli approvvigionamenti, una quota significativa della popolazione mondiale non è in grado di permettersi i prodotti alimentari di base di cui ha bisogno. L’accessibilità del cibo resta un tema fondamentale da affrontare con urgenza. È importante essere certi che il cibo sia accessibile a tutte le fasce sociali della popolazione. L’obiettivo della sicurezza alimentare non può essere conseguito senza affrontare due delle questioni più importanti e di maggiore attualità: la volatilità dei mercati e dei prezzi (fortemente influenzata dalla speculazione sui mercati dei prodotti di base) e la riduzione delle scorte alimentari. Non possiamo in alcun caso tollerare che vi sia speculazione sui prezzi dei prodotti alimentari. Dobbiamo promuovere non soltanto la competitività, bensì anche l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti, l’agricoltura biologica e la distribuzione locale, garantendo la diversità agricola in tutta Europa. Inoltre, nel contesto dell’invecchiamento della popolazione rurale, ritengo che sia fondamentale garantire ai giovani coltivatori accesso alla terra e al credito. Il nostro obiettivo è mantenere prezzi ragionevoli per i consumatori e un reddito dignitoso per i coltivatori. Tuttavia, non approverò in alcun caso l’impiego di materiali geneticamente modificati, la loro importazione per il consumo e altre attività né l’autorizzazione di tecniche di produzione applicate in paesi terzi perché non esistono dati che ci inducano ragionevolmente a credere che non nuoceranno alla salute umana o all’ambiente.

 
  
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  Karin Kadenbach (S&D), per iscritto. – (DE) Purtroppo, a causa dei voti dei membri conservatori, nel testo è stata inserita una clausola che propone un processo di approvazione più rapido nell’Unione europea per l’importazione di una nuova variante di mangime geneticamente modificata una volta che si è dimostrato che è sicura. La domanda di cibo, tuttavia, non deve essere in alcun caso soddisfatta con metodi di ingegneria genetica. Continuo a essere categoricamente contraria agli alimenti geneticamente modificati e vorrei rammentare alla Commissione europea il principio di precauzione: anche laddove sussistano studi scientifici che reputano gli alimenti geneticamente modificati non nocivi per la salute, forse non disponiamo di metodi di prova giusti per confermarlo. In ultima analisi, dobbiamo rispettare i desideri dei consumatori, che respingono questo tipo di alimenti.

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. – (DE) L’agricoltura è straordinariamente importante per la sicurezza alimentare globale e, pertanto, dobbiamo agire. Garantire i redditi dei coltivatori e un approvvigionamento adeguato di cibo di buona qualità deve pertanto essere un obiettivo fondamentale della politica agricola comune. Le fluttuazioni dei prezzi di mercato nel settore agricolo rappresentano anch’esse fattori di incertezza che vanno affrontati. Appoggio la relazione che dimostra chiaramente come la sicurezza alimentare sia una preoccupazione fondamentale anche dell’Unione europea e impone il coordinamento degli ambiti delle singole politiche. Si potranno ottenere miglioramenti soltanto se gli ambiti della politica agricola, della politica per lo sviluppo, della politica commerciale, della politica finanziaria e della politica energetica, nonché della ricerca, lavoreranno insieme.

 
  
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  Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione Sârbu perché garantire approvvigionamenti alimentari costanti ma anche sicuri: questo è il ruolo principale che la società attribuisce all'agricoltura. La sicurezza alimentare è un diritto fondamentale dell'umanità attraverso il quale tutti dovrebbero avere, in qualsiasi momento, un accesso fisico, sociale ed economico ad una nutrizione sufficiente, sana e nutriente tale da svolgere una vita attiva. Si tratta di un diritto spesso contrastato, in alcune aree del mondo, e poco garantito, in altre, per effetto di molteplici cause ed elementi che concorrono a mettere seriamente a repentaglio la salute dei consumatori. In una fase come quella attuale, caratterizzata dal dibattito sulla PAC post 2013, attraverso questa relazione, possiamo tracciare alcune linee guida circa il ruolo etico, sociale ed economico che l'agricoltura deve svolgere anche per il prossimo futuro, puntando il dito verso i fattori di rischio che la minacciano e cogliendo le opportunità per renderla il baluardo per la lotta globale alla fame.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (S&D), per iscritto. – (PL) Ho votato a favore della relazione Sârbu sul riconoscimento dell’agricoltura come settore strategicamente importante nel contesto della sicurezza alimentare. Storicamente, la sicurezza alimentare è stata tra le massime priorità di tutti i governi. Pertanto, i fattori decisivi non possono essere i criteri finanziari ed economici.

La produzione di cibo di buona qualità a un prezzo accessibile è molto importante dal punto di vista del mercato e del potere di acquisto dei cittadini, specialmente quelli con basso reddito. Ancora più importante, tuttavia, è la capacità di produrre cibo. Non possiamo tollerare una situazione in cui importiamo cibo soltanto perché qualcuno in quel momento ce lo vende a un prezzo inferiore. Possiamo importare, ma dobbiamo mantenere la nostra capacità di produrre la quantità di cibo che ci occorre.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Nell’attuale congiuntura in cui i prezzi degli alimenti stanno costantemente aumentando e sempre più si parla di una futura crisi alimentare, una larga fetta della popolazione dell’Unione vive al di sotto della soglia di povertà e per noi è fondamentale garantire che sia disponibile cibo per ogni ceto sociale. Ho votato a favore dell’odierna relazione perché ritengo che l’Unione europea abbia bisogno di una politica agricola forte basata sull’innovazione e principalmente volta a creare stabilità sui mercati incoraggiando e sostenendo i coltivatori. Nel contempo, i consumatori europei hanno il diritto di accedere a cibo sano e di alta qualità a prezzi ragionevoli, che sono i principali obiettivi della politica agricola comune (PAC) e gli obiettivi fondamentali dell’Unione europea.

 
  
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  David Martin (S&D), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione, ma mi sono astenuto sulle tre parti dell’emendamento n. 14 riguardanti gli OGM. Non sono intrinsecamente contrario agli alimenti geneticamente modificati, ma mi preoccupa questo tentativo di accelerare l’importazione di materiale geneticamente modificato e l’uso di tecniche di produzione applicate in paesi terzi. Le conferme scientifiche della sicurezza del materiale geneticamente modificato devono essere fondate e il pubblico deve avere piena fiducia nel fatto che le autorità competenti hanno adottato tutte le precauzioni di sicurezza del caso e svolto prove rigorose. Non possiamo essere precipitosi.

 
  
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  Marisa Matias (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione ribadisce che la sicurezza alimentare è un diritto umano fondamentale. In tale contesto, due dei temi principali che tale diritto dovrebbe affrontare sono la volatilità dei prezzi sui mercati, fortemente influenzata dalla speculazione, e la riduzione delle riserve alimentari. La relazione osserva che la speculazione è stata responsabile del 50 per cento dei recenti picchi dei prezzi e, pertanto, avalla una revisione della normativa sugli strumenti finanziari esistente nell’interesse della trasparenza, ponendoli al servizio dell’economia e della produzione agricola ed evitando che la speculazione metta a repentaglio le aziende agricole efficienti. In una situazione in cui il prezzo del cibo è notevolmente influenzato dagli speculatori che non hanno alcun interesse per l’agricoltura, la relazione appoggia la limitazione dell’accesso ai mercati agricoli.

Nondimeno, la finanziarizzazione dei mercati agricoli non viene messa in discussione in termini strutturali. La relazione propone altresì di creare un sistema globale di scorte alimentari gestito dalle Nazioni Unite, esortando inoltre la Commissione ad accelerare l’autorizzazione dell’importazione di alimenti geneticamente modificati, idea con la quale sono in totale disaccordo. Alla luce di ciò, ma al fine di incoraggiare le buone intenzioni e i validi suggerimenti contenuti nella relazione, ho scelto l’astensione.

 
  
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  Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Osservare che la sicurezza alimentare è un diritto umano fondamentale che va garantito, chiedere che i coltivatori siano ricompensati per i loro sforzi e proporre un sistema di scorte alimentari gestito dalle Nazioni Unite sono tutte concessioni alle nostre tesi. Le accolgo con favore. Tenere conto della differenza, tra i prodotti finanziari, dei derivati sulle materie prime e limitare l’accesso dei mercati finanziari agricoli agli operatori legati alla produzione agricola sono elementi a anch’essi indicativi di un diverso atteggiamento.

Tuttavia, la rilocalizzazione e la fine del produttivismo, necessarie per garantire l’autosufficienza alimentare e preservare la biodiversità, sono ancora lontane. La finanziarizzazione dei mercati agricoli non viene fondamentalmente rimessa in discussione. Peggio ancora, emergono autorizzazioni a varianti geneticamente modificate. Per incoraggiare le buone intenzioni, opto pertanto per l’astensione.

 
  
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  Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Il concetto di sicurezza alimentare è molto chiaro e si concretizza quando tutti, sempre, hanno accesso fisico, sociale ed economico a cibo sufficiente, sicuro nutriente per rispondere alle proprie esigenze dietetiche e preferenze alimentari al fine di condurre una vita attiva e sana. Non vi è pertanto dubbio quanto al fatto che il costante aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a seguito dell’aumento dei prezzi delle materie prime è una preoccupazione sempre più pressante per l’Unione. D’altro canto, il settore agricolo deve rispondere alle esigenze alimentari di un numero crescente di persone, nonostante debba far fronte alla diminuzione delle risorse maturali e all’aumento dei costi di produzione. In vista delle future esigenze, non vi è dubbio quanto al fatto che l’agricoltura debba diventare un settore strategico o comunque un settore cruciale per lo sviluppo economico dell’Unione e dell’intero mondo.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Parlando in particolare di sicurezza alimentare, vi è il problema che gli Stati membri dell’Unione stanno sempre più perdendo la propria autosufficienza. Non si è ancora dimostrato possibile porre un freno alla preoccupante tendenza all’abbandono della terra o dell’agricoltura a tempo pieno da parte dei coltivatori per svolgerla come attività collaterale. Se discutiamo di sicurezza alimentare, abbiamo bisogno di formulare piani per comprendere come arrestare questa preoccupante tendenza e migliorare la conoscenza dei prodotti regionali da parte dei consumatori. In tale contesto, è necessario in particolare controllare le sovvenzioni dell’Unione per poter valutare come ridurre il trasporto dei prodotti alimentari in transito nell’Unione, il che andrebbe non solo a beneficio dell’ambiente, rispetto al quale contribuirebbe ad attuare gli obiettivi di Kyoto concernenti la riduzione delle emissioni, ma conterrebbe anche l’inquinamento acustico, specialmente per chi vive o lavora lungo le vie di transito.

Da ultimo, ma non meno importante, dovremmo considerare in che misura possiamo promuovere meglio sistemi di propulsione alternativi, perché la produzione di biocombustibili sta iniziando a minacciare l’agricoltura convenzionale spingendola verso carenze alimentari e prezzi più elevati. Tali aspetti non sono affrontati nella relazione, ragion per cui ho scelto di astenermi.

 
  
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  Claudio Morganti (EFD), per iscritto. − La relatrice sottolinea l’importanza dell’agricoltura in relazione alle nuove sfide alimentari.

La FAO ha dichiarato che la produzione alimentare dovrà crescere di almeno il 70%, in quanto nel 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi. Così la sicurezza alimentare continua a richiedere una forte PAC.

I principali obiettivi della PAC sono stati: aumentare la produttività dell'agricoltura, aiutare gli agricoltori a raggiungere uno standard di vita equo, stabilizzare i mercati e garantire un approvvigionamento sicuro di prodotti alimentari a prezzi accessibili. Tuttavia il suo successo ha portato ad una sovrapproduzione non intenzionale e ad eccedenze che hanno distorto il mercato e hanno sollevato preoccupazioni ambientali. Per questo la nuova PAC dovrà migliorare il sistema alimentare con l’aumento della produttività e nel contempo incoraggiare una produzione alimentare ecologicamente sostenibile. La relazione sottolinea che è essenziale che il finanziamento della PAC rifletta la sua visione ambiziosa e i suoi obiettivi politici.

La PAC deve essere mantenuta ai livelli attuali garantendo prezzi supportabili dei prodotti alimentari e soprattutto un reddito dignitoso per gli agricoltori con l'obiettivo di assicurare la sicurezza alimentare. Migliorare e rafforzare i controlli di sicurezza alimentare nell'Unione e nei paesi terzi è indispensabile e per questo esprimo il mio parere positivo sulla risoluzione.

 
  
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  Cristiana Muscardini (PPE), per iscritto. − La sicurezza alimentare è un diritto dell'uomo e la politica agricola comune deve avere come obiettivo una facile accessibilità per tutti di derrate alimentari tenendo conto dell'aumento della popolazione, dei cambiamenti climatici, dei costi alti dell'energia e degli ostacoli posti dalle limitate risorse naturali.

Condivido e sostengo la relatrice Sârbu nel progetto di rendere la nuova PAC, dopo il 2013, capace di rispondere alle esigenze e alle sfide poste dalla sicurezza alimentare. È importante quindi favorire la diversificazione della produzione agricola, che va dalle grandi catene commerciali all'agricoltura tradizionale e ai piccoli allevamenti; garantire credito ai giovani agricoltori e favorire lo sviluppo di programmi di gestione delle scorte di prodotti alimentari, utili al commercio mondiale e alla riduzione dei prezzi sui mercati internazionali.

Sono però contraria allo sviluppo di OGM e del loro utilizzo come varianti dei mangimi fin quando non sia accertata la loro sicurezza per gli animali d'allevamento e per i consumatori europei.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione. Mi rammarico tuttavia per il fatto che alcune importanti disposizioni siano state stralciate al momento della votazione come quella che comportava l’analisi della possibilità di autorizzare l’attuazione di tecniche di produzione applicate in paesi terzi per quanto concerne gli organismi geneticamente modificati. Alcuni Stati hanno compiuto enormi progressi in tal ambito, mentre l’Unione europea è rimasta al traino e non sta sfruttando l’intero potenziale disponibile. Mi dispiace anche che sia stato eliminato il punto riguardante il problema delle vaste aree di terra non coltivata in alcuni Stati membri.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) La relazione contiene alcune iniziative estremamente positive, come gli incentivi all’agricoltura organica e tradizionale, il sostegno ai piccoli coltivatori in particolare e la protezione dei coltivatori europei dalla pressione concorrenza dei paesi terzi con standard di qualità notevolmente inferiori. D’altro canto, la relatrice propugna l’uso degli OGM. Per questo mi sono astenuto dal voto.

 
  
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  Wojciech Michał Olejniczak (S&D), per iscritto. – (PL) La sicurezza alimentare è una sfida fondamentale per l’agricoltura, non soltanto nell’Unione europea, ma in tutto il mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Secondo la FAO, la domanda alimentare mondiale sarà raddoppiata entro il 2050 e la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 miliardi a 9. La produzione alimentare globale dovrà pertanto aumentare di conseguenza in un contesto di pressione sulle risorse naturali. La produzione alimentare globale dovrà crescere riducendo nel contempo l’uso di acqua, energia, fertilizzanti, pesticidi e terreni. È preoccupante apprendere che vi è complessivamente più di 1 miliardo di persone che muore di fame, mentre nell’Unione più di 40 milioni di nostri concittadini vivono al di sotto della soglia di povertà. Anche per questo, credo che si debba sfruttare il progresso scientifico se è in grado di fornire soluzioni appropriate volte ad arginare la fame nel mondo, specialmente mediante un uso più efficace delle risorse. L’Unione deve continuare a garantire la sicurezza alimentare dei suoi cittadini e contribuire all’approvvigionamento alimentare dell’intero mondo. La cooperazione con il resto del mondo e, in particolare, con i paesi in via di sviluppo deve essere più intensa e coerente per aiutarli a giungere a uno sviluppo sostenibile a lungo termine dei settori agricoli. Anche per questo ho votato a favore dell’adozione della relazione sul riconoscimento dell’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare.

 
  
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  Rolandas Paksas (EFD), per iscritto. (LT) Ho votato a favore della presente proposta di risoluzione del Parlamento concernente il riconoscimento dell’agricoltura come settore strategico nel contesto della sicurezza alimentare perché, in ragione dell’aumento del numero di consumatori, del gran numero di persone che soffrono la fame, della situazione con la quale devono confrontarsi i coltivatori, delle fluttuazioni dei prezzi dei prodotti alimentari e della speculazione sui titoli, è particolarmente importante avvalersi di alcune misure per regolamentare il settore agricolo. Soprattutto, è necessario compiere ogni sforzo, attraverso incentivi finanziari, per promuovere l’agricoltura tradizionale, i piccoli allevamenti o l’agricoltura biologica al fine di garantire la continuità della sicurezza alimentare. Visti i rischi per la salute pubblica posti dai materiali geneticamente modificati, non concordo con la proposta di autorizzare l’importazione di prodotti non geneticamente modificati nei quali vi è una presenza, per quanto ridotta, di materiali geneticamente modificati.

Dobbiamo intraprendere tutte le misure necessarie per garantire che l’importazione di una nuova variante di mangime geneticamente modificata nell’Unione europea e la possibilità di impiegare tecniche di produzione applicate in paesi terzi non siano approvate. Non possiamo risolvere i problemi che circondano l’accessibilità del cibo violando i requisiti della sicurezza alimentare e mettendo a repentaglio la salute dei consumatori. Visto il crescente invecchiamento della popolazione rurale e per richiamare e incoraggiare i giovani affinché si dedichino all’agricoltura, è necessario prevedere condizioni preferenziali per l’ottenimento di credito a favore dei giovani coltivatori.

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − La sicurezza alimentare è un diritto fondamentale dell'umanità che si realizza quando tutti dispongono di un accesso fisico, sociale ed economico ad una nutrizione sufficiente. Nonostante la produzione di derrate alimentari sicure e sufficienti, una percentuale significativa della popolazione mondiale non può permettersi i prodotti alimentari di base di cui ha bisogno; circa 900 milioni di persone al mondo soffrono la fame a causa dell'estrema povertà. L'accessibilità dei prodotti alimentari permane un problema basilare da affrontare. La sicurezza alimentare continua a richiedere una forte politica agricola comune che possa aumentare la produttività, stabilizzare i mercati, ma soprattutto garantire un approvvigionamento sicuro dei prodotti alimentari a prezzi accessibili. Tuttavia, tale obiettivo non può essere raggiunto senza affrontare la volatilità del mercato e dei prezzi. Essendo il tema dell'alimentazione molto importante ho votato favorevolmente la relazione Sârbu, approvando inoltre un processo più rapido nell'UE per l'importazione di nuove varianti di mangimi geneticamente modificati, tenendo conto della possibilità di autorizzare tecniche di produzione applicate in paesi terzi. Il mio voto si pone inoltre a favore della presenza di piccole quantità di OGM nei prodotti importati nell'UE.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Sârbu perché l’agricoltura è un settore importante in crescita che dovrebbe avere la priorità nell’agenda politica in ragione del suo ruolo strategico nel contesto della sicurezza alimentare. La revisione della politica agricola comune per il 2013 dovrebbe formulare proposte al riguardo. La recente volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e di base ha destato notevoli preoccupazioni in Europa e nel mondo. La crisi finanziaria e i fenomeni meteorologici sempre più estremi che si sono verificati nel 2010, con siccità prolungata e incendi in Russia e gravi alluvioni in Pakistan, hanno contribuito a un’instabilità notevole. L’Unione non può continuare a dipendere dalle decisioni protezionistiche di paesi come Russia e Ucraina, che esportano circa il 30 per cento del grano del mondo, o Argentina, grande produttore mondiale di carne. Credo che l’Unione abbia il dovere di nutrire i cittadini europei e la popolazione mondiale, che si prevede aumenterà di 2 miliardi, per cui avrà bisogno di un aumento del 70 per cento dell’approvvigionamento alimentare entro il 2050. La maggiore produzione dovrà rispondere ai criteri previsti per l’ambiente, la sicurezza alimentare, il benessere degli animali e il lavoro. La distribuzione si è spostata nei paesi meno sviluppati, che tuttavia non sembrano avere la capacità di rispettare tali criteri.

 
  
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  Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − La sicurezza alimentare è un diritto fondamentale ostacolato dalle limitate risorse naturali, dai prezzi alti dell'energia e dai cambiamenti climatici.

Secondo la FAO la produzione dovrà aumentare del 70 per cento entro il 2050 dato che circa 900 milioni di persone al mondo soffrono la fame e solo in Europa il 16 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. È indispensabile una forte politica agricola comune e la PAC si è orientata in questo senso, ma occorre una riforma della stessa che da un lato crei una "PAC sostenibile" e dall'altro migliori la sicurezza alimentare. Tale obiettivo può essere raggiunto solo risolvendo il problema della volatilità dei prezzi (causato da speculazione) e il depauperamento delle risorse alimentari.

In questo contesto il testo sostiene la necessità di revisionare la vigente normativa in materia di strumenti finanziari e la creazione di un sistema di sicurezza globale delle scorte alimentari per favorire il mercato globale in casi di impennate di prezzi ed eventuali protezionismi. La nuova PAC dopo il 2013 dovrà essere pronta a tutto ciò ed è per questo che sostengo il testo in favore di competitività, agricoltura tradizionale, accesso alla terra e al credito per i giovani, maggiore integrazione di derrate alimentari ed energia.

 
  
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  Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. – (SV) Su un pianeta che presto avrà 9 miliardi di abitanti, il futuro approvvigionamento alimentare è un tema fondamentale. La presente relazione si concentra su questa enorme sfida e pone diversi interrogativi importanti, per esempio rispetto al problema dell’accaparramento della terra, e questo è ovviamente un aspetto che sosteniamo. Nel contempo, la relazione purtroppo contiene richieste riguardanti alcune misure congiunte come un programma nutrizionale europeo, i programmi di distribuzione di frutta e latte nelle scuole, nonché un aumento di bilancio per tali programmi, che riteniamo siano invece appannaggio dei singoli Stati membri. Al voto finale abbiamo pertanto scelto di astenerci.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), la produzione alimentare deve aumentare perlomeno del 70 per cento per rispondere alla domanda crescente della popolazione mondiale, che dovrebbe superare i 9 miliardi entro il 2050. Inoltre, circa 900 milioni di persone soffrono di fame cronica a causa della loro situazione di indigenza, mentre ben 2 miliardi non possono contare su una reale sicurezza alimentare a lungo temine perché vivono in una condizione più o meno a rischio di povertà. Poiché la domanda alimentare è in costante aumento e il 16 per cento dei cittadini dell’Unione vive al di sotto della soglia di povertà, il diritto e l’accesso al cibo stanno diventando prioritari. Per questo, al fine di giungere alla sicurezza alimentare, abbiamo costantemente bisogno di una politica agricola comune (PAC) forte, orientata al mercato, disaccoppiata e responsabile dal punto di vista ambientale, che abbia anche una notevole componente di sviluppo rurale e affronti altre sfide, in particolare il cambiamento climatico, la crisi economica e il mantenimento dell’equilibrio territoriale nell’Unione. L’obiettivo della sicurezza alimentare non può essere conseguito senza affrontare due delle questioni più importanti e di maggiore attualità: la volatilità dei mercati e dei prezzi e la riduzione delle scorte alimentari.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho sottolineato la natura fondamentale della questione della sicurezza alimentare in più occasioni. Nell’attuale contesto, gli Stati membri non dovrebbero vedere l’agricoltura come una semplice questione economica, bensì come una questione di difesa strategica. A tal fine, è fondamentale, come ribadisce la stessa relatrice, garantire che la nuova politica agricola comune post 2013 possa dare una risposta adeguata alle difficili sfide con le quali oggi il settore è chiamato a confrontarsi, soprattutto in termini di stabilità dei prezzi, e sia in grado di salvaguardare gli interessi dei coltivatori e rafforzare le riserve alimentari.

 
  
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  Crescenzio Rivellini (PPE), per iscritto. − Mi congratulo con la collega Sârbu. Per assicurare un approvvigionamento sicuro di prodotti alimentari a prezzi accessibili, l'UE deve dotarsi di una forte Politica agricola comune (PAC) che scoraggi la speculazione su materie prime alimentari e aiuti i giovani a intraprendere l'attività di agricoltore.

Infatti, la PAC di domani dovrà assolutamente fare di più per i giovani agricoltori. Solo il 7% degli agricoltori europei ha meno di 35 anni, mentre l'UE avrà bisogno di 4.5 milioni di agricoltori nei prossimi 10 anni. Chiedo pertanto di rafforzare le misure esistenti per attrarre i giovani verso l'agricoltura, come i premi d'installazione e i tassi d'interesse agevolati sui prestiti.

Inoltre, al fine di garantire che gli strumenti finanziari esistenti aiutino gli agricoltori a far fronte alle crisi, piuttosto che aiutare gli speculatori a provocare una volatilità estrema dei prezzi, chiedo una revisione della legislazione europea in materia di prodotti finanziari per rendere le negoziazioni più trasparenti ed esorto la Commissione europea a introdurre urgentemente misure forti e permanenti per mettere chiari paletti alla speculazione e contrastare l'instabilità dei mercati dei generi alimentari.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) La relazione è stata adottata senza il sostegno del gruppo Verts/ALE che ha votato contro. Tale voto negativo è stato determinato dal fatto che nel testo è rimasto il paragrafo 14 in cui “invita la Commissione a proporre una soluzione tecnica al problema della presenza di piccole quantità di OGM nelle importazioni di prodotti non OGM e a proporre un processo di approvazione più rapido all'interno dell'Unione europea per l'importazione di nuove varianti di mangimi geneticamente modificati una volta dimostratane la sicurezza, tenendo conto al contempo della possibilità di autorizzare tecniche di produzione applicate in paesi terzi”.

 
  
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  Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − La sicurezza alimentare è un diritto fondamentale dell'umanità e può dirsi realizzata solo quando è possibile soddisfare il fabbisogno energetico di una persona per permetterle di svolgere una vita sana e attiva.

Soprattutto in previsione della revisione del Piano agricolo comune prevista per il 2013, il sostegno che verrà accordato agli agricoltori europei dovrà sempre e comunque permettere loro il pieno rispetto degli standard in materia di sicurezza alimentare ed ambientale. Nonostante l'efficienza delle produzioni europee, ancora oggi circa 80 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà e molte di loro sono aiutate attraverso programmi di aiuti alimentari. Una PAC forte è in grado di preservare non solo il ruolo economico degli agricoltori in quanto produttori di alimenti, ma anche di garantire il sostentamento e l'occupazione ad oltre 28 milioni di cittadini impiegati nelle zone rurali europee.

Anche alla luce della crisi economica, sarà doveroso mantenere i pagamenti diretti agli agricoltori dopo il 2013, per stabilizzarne il reddito e aiutarli a resistere alla volatilità del mercato. Infine saranno previste iniziative specifiche per incoraggiare i giovani ad entrare nel settore agricolo, rendendo più agevole l'accesso ai prestiti, promuovendone la formazione professionale e l'istruzione tecnica specifica, oltre alla divulgazione delle "buone prassi" nel settore dell'agricoltura su scala europea.

 
  
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  Oreste Rossi (EFD), per iscritto. − A parte la dubbia citazione di dati relativi all'aumento della popolazione mondiale, che non tiene conto della recente riduzione della natalità di diversi paesi extraeuropei, la sicurezza alimentare è sicuramente legata al buon uso dell'agricoltura.

È quindi chiaro che una PAC che punta ad aumentare l'attività dell'agricoltura nel rispetto della qualità e dell'ambiente e ad aiutare gli agricoltori a raggiungere un adeguato livello di vita è auspicabile. Anche in riferimento alle politiche energetiche, che entrano nel settore agricolo per l'uso dei biocombustibili, è un argomento che va ulteriormente approfondito in quanto è una produzione in competizione con quella alimentare. Anche la conclusione della relazione è condivisibile, non possiamo pensare di ridurre il bilancio destinato alla PAC.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) Nel complesso la relazione rappresenta un valido contributo alla discussione sul ruolo dell’agricoltura nell’approvvigionamento alimentare. Il Parlamento ha giustamente identificato i problemi con i quali i coltivatori devono confrontarsi in un momento di estrema volatilità dei prezzi e dei mercati richiamando l’attenzione sulle difficoltà che i coltivatori stanno attualmente vivendo al riguardo. La Commissione deve formulare misure rigorose e durature per affrontate la volatilità dei mercati agricoli. Ciò è fondamentale per mantenere la produzione nell’Unione europea. I notevoli aumenti dei prezzi sui mercati finanziari per i prodotti agricoli di base sono stati in larga misura causati dalla speculazione. Il comportamento speculativo rappresenta quasi il 50 per cento dei recenti aumenti di prezzo.

È un bene che il Parlamento europeo abbia appoggiato le conclusioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo in merito al ruolo disastroso dei grandi investitori istituzionali come i fondi di copertura, i fondi pensionistici e le banche di investimento, perché incidono sugli indici dei prezzi delle materie prime attraverso le loro attività sui mercati degli strumenti derivati. Il Parlamento ha prodotto un’analisi generalmente fondata della situazione, ma poi ha totalmente mancato l’obiettivo omettendo di formulare nella relazione le necessarie osservazioni sul ruolo nell’agricoltura degli organismi modificati. Questa discussione viene condotta altrove e non ci appartiene, ragion per cui ho infine votato contro la relazione.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI), per iscritto. – (HU) Non posso appoggiare un’iniziativa che agevola o accelera l’importazione di materiale vegetale geneticamente modificato. Le caratteristiche eccellenti dei terreni agricoli nell’Unione europea permette a molti paesi, tra cui Ungheria, Polonia, Italia e Francia, di produrre mangime di buona qualità. Non abbiamo bisogno di varianti di mangime geneticamente modificate. Non appoggio neppure l’importazione di prodotti geneticamente modificati nell’Unione europea a causa del loro effetto nocivo a lungo termine sulla salute.

 
  
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  Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) L’espressione “sicurezza alimentare” sottolinea la necessità di intraprendere misure concrete per aumentare le scorte alimentari globali, un diritto umano che include l’accesso fisico ed economico a cibo sano, sufficiente e nutriente. Considero l’adozione della presente relazione che sottolinea la rilevanza del settore agricolo sia estremamente importante. La crescita della popolazione prevista e la persistente povertà significano che serve un aumento perlomeno del 70 per cento della produzione alimentare per soddisfare le esigenze della popolazione. I fenomeni climatici, la speculazione e la volatilità dei prezzi hanno prodotto un impatto negativo sulla capacità dei coltivatori.

Occorre una politica agricola comune dopo il 2013 che sia in grado di garantire il diritto alla sicurezza alimentare impegnandosi fortemente per la competitività e l’innovazione, oltre che per l’aumento del numero di giovani agricoltori in grado di rispondere alle nuove sfide globali. La politica agricola deve essere adeguata e promuovere l’agricoltura locale e tradizionale, non da ultimo gli alimenti biologici prodotti in loco.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha adottato una relazione sul riconoscimento dell’agricoltura in merito alla quale ho dovuto optare per l’astensione. La relazione tiene conto delle tante preoccupazioni che rivestono un’importanza fondamentale per i coltivatori come l’assistenza alla produzione su piccola scala, i giovani coltivatori e la lotta alla speculazione sui prezzi. La relazione sottolinea inoltre la necessità che si mettano a disposizione fondi cospicui per la futura politica agricola comune.

Tuttavia, anche se la relazione nel complesso è positiva, contiene una misura inaccettabile: l’accelerazione delle procedure di autorizzazione degli OGM da parte della Commissione.

Tale misura si rifiuta di considerare adeguatamente l’esigenza di valutare i prodotti prima che siano immessi sul mercato e non cita in alcun modo i rischi, denunciati ripetutamente, che derivano dalla commercializzazione degli OGM.

La misura non tiene minimamente conto della sicurezza alimentare né del principio di precauzione. È dunque una misura pericolosa ed è scandaloso che sia stata inserita in una relazione volta a tener conto dell’importanza strategica dell’agricoltura.

La questione degli OGM dovrebbe essere l’oggetto di una discussione in separata sede che le istituzioni europee si rifiutano di condurre.

 
  
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  Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della presente risoluzione, che sottolinea la necessità per la politica europea di dare la priorità all’agricoltura. I cittadini europei formulano richieste sempre più pressanti rispetto alla sicurezza alimentare, che deve essere garantita in tutta la catena di produzione trasformazione e distribuzione. Le sfide da affrontare per garantire un’agricoltura sostenibile, sicura ed equa sono molteplici: adeguamento al cambiamento climatico, controllo degli effetti della globalizzazione, preservazione della biodiversità, mantenimento del tenore di vita dei coltivatori e garanzia della nostra autosufficienza alimentare in un mercato globale sottoposto a forti pressioni. L’agricoltura è parte integrante del nostro patrimonio e ha sempre forgiato la nostra identità, il nostro stile di vita e i nostri paesaggi. Apprezzo l’impegno dell’Unione in campo agricolo, ma occorre ancora svolgere un lavoro importante in relazione alla riforma della PAC. Invito pertanto l’Unione a concentrare i propri sforzi sui piccoli coltivatori, che rappresentano il gruppo più numeroso, ma soprattutto più vulnerabile. Riconoscere che l’agricoltura è un settore strategico dovrebbe essere un’occasione per rafforzarne la dimensione sociale, alla quale sinora si è prestata scarsa attenzione. Anche i coltivatori hanno bisogno di sicurezza.

 
  
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  Artur Zasada (PPE), per iscritto. – (PL) Sono abbastanza sicura che il riconoscimento dell’agricoltura quale settore strategico consentirà di creare condizioni migliori per l’attuazione di programmi di assistenza e informazione. Non vi può essere dubbio quanto al fatto che per le componenti più povere della società si dovrebbero introdurre programmi di aiuto alimentare. Spesso dimentichiamo che quasi 80 milioni di persone nell’Unione europea vivono al di sotto della soglia di povertà.

Oltre a programma di assistenza, dovremmo anche sviluppare programmi che promuovano un’alimentazione sana, soprattutto per i bambini e gli alunni delle scuole secondarie. Le conseguenze derivanti dalla disattenzione per tali aspetti sono visibili con estrema chiarezza negli Stati Uniti, dove il numero di adolescenti obesi negli ultimi anni si è triplicato. È particolarmente importante che i programmi di promozione del consumo di frutta e latte siano attuati negli istituti scolastici in quanto acquisire corrette abitudini alimentari avrà un impatto positivo sulla salute dei giovani europei, riducendo così la futura spesa sociale e sanitaria. Nella realizzazione di programmi del genere si dovrebbe coinvolgere il maggior numero possibile di produttori e distributori di alimenti locali perché ciò rafforzerebbe la posizione delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni.

 
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