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Procedura : 2010/2981(RSP)
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Testi presentati :

O-0190/2010 (B7-0669/2010)

Discussioni :

PV 18/01/2011 - 18
CRE 18/01/2011 - 18

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 18 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

18. Violazione della libertà di espressione e discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale in Lituania (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. − L'ordine del giorno reca la discussione su:

– l'interrogazione orale alla Commissione sulla violazione della libertà di espressione e discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale in Lituania, di Renate Weber, Sophia in 't Veld, Leonidas Donskis, Cecilia Wikström, Alexander Alvaro, Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Sarah Ludford, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE (O-0190/2010 - B7-0669/2010),

– l'interrogazione orale alla Commissione sulla violazione della libertà di espressione e discriminazione fondata sull'orientamento sessuale in Lituania, di Ulrike Lunacek, a nome del gruppo Verts/ALE (O-0204/2010 - B7-0803/2010),

– l'interrogazione orale alla Commissione sulla violazione della libertà di espressione e discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale in Lituania, di Cornelis de Jong, a nome del gruppo GUE/NGL (O-0207/2010 - B7-0804/2010),

– l'interrogazione orale alla Commissione sulla violazione della libertà di espressione e discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale in Lituania, di Michael Cashman, Monika Flašíková Beňová, Claude Moraes, a nome del gruppo S&D (O-0216/2010 - B7-0005/2011).

 
  
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  Sophia in 't Veld, autore.(EN) Signora Presidente, oggi siamo discutendo, e non è la prima volta, di una legge che potrebbe essere approvata dal parlamento lituano e che potrebbe avere conseguenze potenzialmente molto pesanti sulle condizioni delle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali e transgender (LGBT) in Lituania. Credo sia davvero deplorevole che si stia discutendo di nuovo di questo tema, visto che il Parlamento ha già approvato una risoluzione in materia.

Reputo che la risoluzione che abbiamo proposto e che sarà votata domani sia molto chiara. Invitiamo i nostri colleghi lituani a riflettere ulteriormente su questo tema e ad accertarsi che qualunque sia la legge che approveranno, essa non sia discriminatoria nei confronti delle persone LGBT.

Non ho molto da dire sulla risoluzione, ma mi sembra stia emergendo sempre più chiaramente che l’Unione europea ha bisogno di strumenti giuridici più forti che garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali. Recentemente abbiamo discusso della controversa legge ungherese sui mezzi di comunicazione e ora stiamo affrontando problematiche molto simili.

Abbiamo affermato questi principi – valori condivisi da 500 milioni di cittadini – nei trattati europei ma, quando si tratta poi di applicarli nella pratica, non mancano le difficoltà. Per questo, signora Commissario, vorrei sentire il suo punto di vista sulla nostra proposta di pubblicare una tabella di marcia europea per i diritti delle persone LGBT. L’Unione europea in passato ha fatto molto per l’uguaglianza di genere, per la quale vengono in effetti pubblicate regolarmente tabelle di marcia. Disponiamo di ogni sorta di strategia per combattere il razzismo e la xenofobia, per combattere l’esclusione sociale e per rafforzare i diritti fondamentali, ma non per le persone LGBT. Credo che sia urgente e assolutamente necessario disporre di una strategia di questo tipo, tesa a combattere pregiudizio, ignoranza, discriminazione e odio e a rafforzare i diritti delle persone LGBT.

Molti sono gli esempi che illustrano il problema. Oggi stiamo discutendo degli emendamenti presentati al parlamento lituano. Questa discussione però non deve farci dimenticare che l’omofobia esiste in tutti gli Stati membri.

Vorrei segnalare un altro fatto, signora Commissario, e sentire il suo parere in merito alla politica europea in materia di asilo: in uno Stato membro, che ora non citerò le persone che chiedono asilo perché perseguitate a causa del loro orientamento sessuale sono obbligate a sottoporsi al cosiddetto test fallometrico, che è particolarmente umiliante. È una pratica che non può e non deve assolutamente trovare posto nell’Unione europea e vorrei sentire cosa intende fare la Commissione in proposito.

 
  
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  Ulrike Lunacek, autore.(EN) Signora Presidente, la mia collega, onorevole in ’t Veld, ha già esposto il contenuto della risoluzione ed io condivido in tutto e per tutto la domanda che le ha rivolto, signora Commissario: perché non pubblicare una tabella di marcia per i diritti delle persone LGBT nell’Unione europea?

Vorrei però seguire una prospettiva diversa sperando in questo modo di convincere i colleghi che non hanno ancora deciso di votare a favore della risoluzione. Sa una cosa? La scorsa estate, quattro europarlamentari (la sottoscritta, l’onorevole in ’t Veld, l’onorevole Cashman e l’onorevole Fjellner), in rappresentanza di quattro gruppi, quindi la maggioranza del Parlamento, sono stati in Lituania, in occasione del primo Baltic Pride programmato a Vilnius, con l’obiettivo di sostenere e assicurare maggiore riconoscimento alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender in questa città. Noi eravamo presenti e sotto la bandiera europea abbiamo detto a tutti: “questa bandiera ci protegge, protegge le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, anche in Lituania”.

Ma a questo punto che cosa succederebbe a noi e ai lituani che l’anno prossimo magari potrebbero volere manifestare a favore della parità dei nostri diritti a Vilnius nel caso in cui questa legge fosse approvata al Seimas? Potrebbero ricevere una multa fino a 2 900 euro per pubblica promozione dell’orientamento sessuale, in questo caso l’omosessualità, perché immagino che tutto ciò non si applichi all’eterosessualità. Ma è davvero questo che questo Parlamento vuole? È davvero questo che il parlamento lituano vuole, il parlamento di un paese che 20 anni fa lottava per la propria libertà, una libertà per la quale hanno combattuto anche lesbiche e gay?

Mi fa molto piacere che il Presidente lituano, Dalia Grybauskaitė, peraltro ex Commissario, e il governo della Lituania abbiano già dichiarato che la legge proposta viola gli obblighi nazionali emananti sin dalla costituzione del paese. Spero sia chiaro a tutti che forme diverse di sessualità, di orientamento sessuale, di stili di vita hanno fatto parte di tutte le culture e di tutte le società e quindi anche di quelle lituane. Il tentativo di nascondere queste realtà ai giovani non è altro che un esempio di incitamento all’odio, a espressioni di odio e a reati di stampo razziale. Credo che nessuno voglia assistere a fenomeni di questo tipo né in questo Parlamento né al parlamento lituano.

Spero che la risoluzione incontri il sostegno del Parlamento e del Commissario. Anche se non ne abbiamo bisogno, me lo auguro.

 
  
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  Cornelis de Jong, autore.(NL) Signora Presidente, vorrei aggiungere la mia voce a quella degli oratori precedenti, sottolineando al contempo un altro aspetto del problema: l’introduzione degli emendamenti proposti potrebbe avere gravi conseguenze per molti e non solo per la comunità LGBT in Lituania. È l’ennesimo esempio di una legge che potrebbe essere utilizzata per negare il riconoscimento di unioni civili e matrimoni di coppie dello stesso sesso provenienti da altri Stati membri. Ne abbiamo già discusso in quest’Aula, nel settembre dello scorso anno e, dato che alcune domande erano rimaste allora senza risposta, noi e altri europarlamentari abbiamo inviato una lettera per richiedere chiarimenti. Il Commissario ci ha cui risposto dicendo, tra le altre cose, che il diritto di soggiorno di queste coppie è riconosciuto dalla legislazione europea. Le vorrei rivolgere questa domanda: diffiderete anche la Lituania nel caso in cui uno dei partner della coppia non sia cittadino di uno Stato membro? Gradirei una risposta precisa.

Ho letto nel programma di lavoro della Commissione che, nel 2013, la Commissione elaborerà una proposta legislativa sul riconoscimento reciproco degli effetti di alcuni atti di stato civile. La mia domanda è questa: la proposta include anche il riconoscimento reciproco dei matrimoni e delle unioni civili? Se così fosse, la notizia di per sé è sicuramente buona, ma perché dobbiamo aspettare fino al 2013?

La Commissione ha annunciato l’adozione delle misure necessarie dopo che i suoi funzionari avranno esaminato la legislazione lituana. Ecco quindi la mia domanda: l’esame è già stato condotto? In quest’analisi, i vostri funzionari hanno valutato quelle che potrebbero essere le conseguenze per il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso provenienti da altri Stati membri?

Quali azioni intraprenderà la Commissione nei confronti della Lituania e come si comporterà per esempio con la Romania, la cui legislazione esclude esplicitamente il riconoscimento?

Infine, signora Commissario, in occasione della discussione di settembre, ci aveva promesso una rapida risposta alla relazione dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali sull’omofobia. Nella sua lettera ha fatto però riferimento solamente alla relazione annuale della Commissione. Non crede che, alla luce degli sviluppi in Lituania, questo tema dovrebbe meritare maggiore attenzione? Ci può promettere che la Commissione pubblicherà al più presto una relazione distinta sull’omofobia nell’Unione europea?

 
  
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  Monika Flašíková Beňová, autore.(SK) Signora Presidente, francamente devo dire che non capisco cosa stia accadendo in Lituania o meglio devo esprimere tutta la nostra indignazione e delusione per quanto sta avvenendo.

Proprio quando sembra che nell’Unione europea si stiano facendo progressi, se non altro perché sappiamo quali sono i diritti umani fondamentali, da uno Stato membro ci arriva un segnale che ci smentisce seccamente

Sentire la necessità di vietare per legge, per esempio, la promozione di relazioni diverse dalle relazioni eterosessuali ci sembra un incredibile passo indietro che vanifica tutti i risultati raggiunti in materia di diritti umani negli ultimi anni dal Parlamento europeo in cooperazione con la Commissione.

La tutela della salute mentale dei bambini non è che un vergognoso pretesto usato da politici insicuri. Dobbiamo e vogliamo proteggere i bambini, ma dobbiamo proteggerli dalla violenza e dalla povertà, e vogliamo garantire loro istruzione, sicurezza e sviluppo personale. Tutti noi, o comunque la maggior parte, sappiamo sulla base della nostra stessa esperienza che né le manifestazioni di affetto e di amore né la promozione di relazioni diverse dalle relazioni eterosessuali possono in alcun modo danneggiare i bambini.

Sono fermamente convinta che al giorno d’oggi non sia più opportuno continuare a discutere con quanti continuano a seguire simili idee, signora Commissario, né continuare a spiegare loro le stesse cose, a spiegare loro che sono convinzioni così drammaticamente sbagliate.

Dobbiamo agire con determinazione e affermare senza alcuna ambiguità che i tentativi di fare passare una legislazione omofoba sono contrari ai principi fondamentali dell’Unione europea e chiaramente in contrasto con i trattati, con la Carta dei diritti umani fondamentali e con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo atteggiamento viola la libertà di espressione e di informazione o la libertà di riunione e non rispetta il divieto di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.

Vorrei rivolgerle una domanda, signora Commissario: nel caso in cui questa legge dovesse essere approvata, la Commissione avvierà una procedura di infrazione nei confronti della Lituania?

 
  
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  Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto sottolineare che la Commissione respinge inequivocabilmente l’omofobia in quanto palese violazione della dignità umana.

Per questo motivo, il 22 novembre 2010, sono stata in Lituania e ho parlato con il Presidente, Dalia Grybauskaitė, e con il ministro della Giustizia in merito al progetto di emendamento al codice amministrativo che introduce un nuovo reato, passibile di sanzione pecuniaria, per “la pubblica promozione di relazioni omosessuali o il suo finanziamento”, nonché la proposta correlata per la modifica del codice penale.

Secondo le più recenti informazioni, l’approvazione da parte del parlamento lituano di questo progetto di emendamento al codice amministrativo è stata rinviata probabilmente alla prossima primavera. Il progetto è pertanto ancora in fase di discussione.

La Commissione sta esaminando le proposte di emendamento ai codici amministrativo e penale lituani, nonché ad altre normative lituane, al fine di verificarne la conformità con il diritto dell’Unione europea in materia.

Nel 2009, la Commissione ha espresso alle autorità lituane gravi preoccupazioni rispetto alla compatibilità con il diritto dell’Unione europea e i diritti fondamentali della legge lituana sulla tutela dei minori sugli effetti dannosi della pubblica informazione. A seguito dell’intervento della Commissione, la legge è stata emendata nel dicembre 2009.

La legge definisce dannose per i minori le informazioni che esprimono disprezzo per i valori della famiglia, incoraggiano la possibilità di contrarre matrimonio e formare una famiglia secondo modalità diverse da quelle sancite dalla costituzione della Repubblica di Lituania e dal codice civile della Repubblica di Lituania. L’applicazione pratica di questa legge potrebbe porre alcuni ostacoli in termini di conformità con le direttive sul commercio elettronico e sui servizi di media audiovisivi e con il principio di non discriminazione. La Commissione sta proseguendo il proprio lavoro di verifica.

Secondo le indicazioni in mio possesso, un emendamento alla legge sull’informazione, entrato in vigore il 18 ottobre 2010, stabilisce che la pubblicità e la comunicazione commerciale audiovisiva non devono contenere manifestazioni o promozione dell’orientamento sessuale. Se tali disposizioni dovessero rimanere in questa legge, avremmo gli stessi problemi in termini di conformità con la direttiva sui servizi di media audiovisivi e una possibile violazione dell’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Nel maggio del 2010, la Commissione ha scritto al governo lituano esprimendo le proprie preoccupazioni in merito alla sospensione all’ultimo minuto della manifestazione Baltic Gay Pride. Credo ve ne ricordiate. In quella lettera ribadivamo che il diritto di riunione pacifica, come stabilito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e dall’articolo 12 della Carta, è uno dei principi fondanti dell’Unione. A seguito di tale intervento, il Baltic Gay Pride si è tenuto l’8 maggio 2010: si tratta dell’evento cui ha già fatto riferimento un altro oratore.

Per quanto riguarda una possibile strategia europea sulla lotta contro l’omofobia, la priorità della Commissione è di fare in modo che la normativa dell’Unione sia pienamente conforme alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, compreso l’articolo 21 che vieta le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale. Come si intende raggiungere questo obiettivo è stato chiaramente spiegato nella comunicazione della Commissione sulla strategia per un’attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali, adottata il 9 ottobre 2010. In primavera riprenderemo questo punto nella relazione annuale sull’applicazione della Carta che riguarda anche i progressi in termini di applicazione dell’articolo 21.

Secondo questa logica, il test fallometrico, in quanto procedura prevista dalla politica in materia di asilo, è naturalmente soggetto al diritto dell’Unione europea e segnatamente all’articolo 21 della Carta che vieta le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale. Questo significa che, se nel diritto europeo o nella sua applicazione a livello nazionale, c’è una discriminazione, l’Unione è autorizzata ad intervenire. È ovvio che l’Unione può intervenire in situazioni simili.

Per concludere, vorrei ribadire il forte impegno della Commissione nella lotta contro l’omofobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. In tale contesto, la Commissione si avvarrà di tutte le competenze conferitele dai trattati.

Per quanto concerne il riconoscimento dello stato civile, non intendiamo proporre alcuna normativa che possa interferire con il diritto di famiglia sostanziale degli Stati membri o modificare le definizioni nazionali di matrimonio. Vale il principio di sussidiarietà. Il nostro Libro verde sul riconoscimento dello stato civile è pensato per le situazioni transfrontaliere (ad esempio in riferimento a certificati di nascita) non riguarda il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Non dobbiamo fare confusione: spetta agli Stati membri stabilire una definizione di matrimonio. Spetta invece all’Unione europea consentire la libera circolazione e la non discriminazione. Sono due cose completamente diverse. Così prevede il diritto europeo e questo viene applicato nella realtà.

 
  
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  Simon Busuttil, a nome del gruppo PPE.(EN) Signora Presidente, il PPE è impegnato a difendere i valori e i principi fondanti dell’Unione europea, in particolare il rispetto dei diritti umani. L’Europa deve lottare contro ogni forma di discriminazione, compresa quella sulla base dell’orientamento sessuale. Al contempo, dobbiamo rispettare il diritto di qualsiasi democrazia, nella misura in cui rispetta i diritti umani e il principio di non discriminazione, di discutere, modificare e approvare leggi nazionali, senza interferire con i dibattiti dei parlamenti nazionali, senza violare il principio di sussidiarietà e senza agire o condannare prima del dovuto uno Stato membro.

Non ci piace l’idea di condannare uno Stato membro, soprattutto perché, in questo caso specifico, gli emendamenti proposti non sono stati votati dal parlamento lituano e sono ancora oggetto di studio da parte delle autorità nazionali. Inoltre, gli emendamenti proposti sono già stati giudicati non conformi al diritto europeo dalle stesse autorità lituane, che hanno dichiarato di intervenire per porre rimedio alla situazione e per rispettare il principio di non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. È quindi probabile che questa proposta di legge alla fine non entri nemmeno più in vigore in Lituania e non c'è quindi ragione di condannare questo Stato membro.

Per concludere, spero che il PPE domani possa comunque appoggiare la risoluzione comune a condizione che non condanni nessuno Stato membro e a condizione che sia modificata e resa più equilibrata.

 
  
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  Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, spero davvero che la Lituania tragga qualche insegnamento dall’esperienza del Regno Unito, che ha avuto i suoi problemi a causa di una legge che vietava la promozione dell’omosessualità nelle scuole. David Cameron, allora leader conservatore e ora Primo ministro, 18 mesi fa ha dichiarato che il suo partito aveva sbagliato a sostenere quella legge del 1988, successivamente abrogata. David Cameron ha anche previsto che il primo Primo ministro britannico gay dichiarato sarebbe stato un tory. Vedremo, ma questa è la sua previsione.

Nel giro di due decenni, si potrebbe assistere ad un profondo cambiamento di mentalità. Questa trasformazione, che il mio collega, onorevole Tannock, conosce molto bene e questo spostamento del centro-destra si riflettono in una risoluzione del PPE piuttosto modesta e moderata così come nelle osservazioni introduttive dell’onorevole Busuttil. Confido che il PPE possa aderire alla risoluzione principale se nella votazione di domani la maggior parte degli emendamenti da loro proposti sarà accettata.

Le cose nel Regno Unito sono cambiate così tanto che i proprietari di una piccola pensione oggi sono stati obbligati a risarcire una coppia gay a cui avevano negato l’ospitalità, in violazione della legge. Come ha osservato il giudice, i proprietari della pensione erano assolutamente liberi di esprimere o discutere le loro opinioni personali sull’omosessualità, ma non potevano assolutamente discriminare sulla base di tali opinioni. Le leggi proposte in Lituania comprometterebbero il diritto di parola, di discussione e di riunione.

Vietare la promozione o l’informazione sull’omosessualità potrebbe avere un effetto raggelante sulla libertà di parola e di discussione, come ha segnalato l’Agenzia dei diritti fondamentali. Mi associo all’onorevole in ’t Veld che nel chiedere una tabella di marcia dell’Unione europea per combattere omofobia e discriminazione ed esorto i colleghi di tutte le formazioni del Parlamento a unirsi in sostegno dei diritti umani.

 
  
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  Marije Cornelissen, a nome del gruppo Verts/ALE.(NL) Signora Presidente, non è la prima volta che la Lituania viola i valori fondamentali dell’Unione europea e il trattato. Il parlamento lituano sembra diventare sempre più spudorato nel modo in cui limita i diritti degli omosessuali.

Dobbiamo intervenire per fermarlo. I valori e le leggi dell’Unione europea non possono essere trattati come un menu à la carte, questo sì, quell’altro no. Chiunque voglia diventare e rimanere membro dell’Unione europea deve rispettare tutta la nostra legislazione e questo vale per la Lituania, come anche per la Francia e i Paesi Bassi. Mettiamo il caso che prima o poi i Paesi Bassi, per esempio, inizino a manipolare i diritti dei migranti; dovremmo e dobbiamo intervenire. Se non lo faremo, nessuno nell’Unione si sentirà davvero protetto.

Mi fa piacere che il Commissario abbia immediatamente avviato un’analisi giuridica a cui spero sarà dato presto seguito. Non possiamo certo accettare una situazione in cui le persone prima sono vittime di queste leggi e poi sono costrette a recarsi negli Stati membri vicini per chiedere il rispetto dei loro diritti di cittadini europei per il tramite della Corte europea dei diritti dell’uomo.

 
  
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  Charles Tannock, a nome del gruppo ECR.(EN) Signora Presidente, l’Unione europea è fondata sul principio per il quale tutti i suoi cittadini godono degli stessi diritti e delle stesse libertà. Qualsiasi paese voglia diventare uno Stato membro dell’Unione europea deve impegnarsi a rispettare tale principio e a sottoscrivere la CEDU, soprattutto per quanto riguarda l’orientamento sessuale.

Quando la Lituania ha aderito all’Unione europea sette anni fa, si è impegnata a rispettare i nostri valori comuni di tolleranza e uguaglianza. Da allora è entrata in vigore la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – e credo i suoi articoli 12 e 21 – ad ulteriore garanzia, a livello istituzionale nell’Unione europea, del divieto di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.

In quanto portavoce per il mio partito e del mio gruppo per le tematiche relative ai diritti dell’uomo all’esterno dell’Unione europea, posso affermare categoricamente che il gruppo ECR sostiene e approva i principi di uguaglianza, tolleranza e diversità ovunque.

Molti europei hanno tuttavia un atteggiamento tradizionale rispetto all’omosessualità, spesso sulla base delle loro convinzioni religiose. Così come cerchiamo di sostenere la legge a tutela dei diritti delle persone LGBT, dovremmo anche fare in modo che chi desideri esprimere rispettosamente opinioni contrarie, entro i limiti della legge sulla libertà di parola, lo possa fare.

La società lituana rimane senza dubbio nel suo complesso conservatrice e dobbiamo capirlo. Tutti hanno diritto ad avere la propria opinione, ma a livello istituzionale e giuridico, non possiamo scendere a compromessi sul principio di uguaglianza. L’uguaglianza è un marchio distintivo della nostra società progressista in Europa e credo che le tutele giuridiche e i diritti individuali garantiti dall’Unione europea abbiano esercitato un effetto calamita per paesi come la Lituania, una volta emersi dal dominio totalitario comunista.

Esorto pertanto le autorità lituane a riflettere sul fatto che l’Unione europea è impegnata nella prevenzione dell’emarginazione, della denigrazione e della prosecuzione delle minoranze, fenomeni tanto comuni in Europa durante la prima metà del XX secolo. La Commissione deve esaminare questa proposta di legge lituana e pronunciarsi in merito alla sua compatibilità o meno con il diritto dell’Unione europea, anche se, come rilevato dall’onorevole Busuttil, è possibile che non diventi legge, dato che la Lituania è una democrazia ed è assolutamente consapevole di quanti e quali problemi solleveremo durante la discussione di stasera.

 
  
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  Joe Higgins, a nome del gruppo GUE/NGL.(EN) Signora Presidente, la legge proposta, tesa a vietare quella che viene definita la pubblica promozione delle relazioni omosessuali, in Lituania è un altro pretesto per calpestare i diritti delle persone gay, lesbiche, transgender e bisessuali.

È una crudele ironia che un paese che si è liberato dal giogo della dittatura stalinista solo 20 anni fa, ora si ritrovi a ripetere uno dei numerosi crimini commessi da quello stesso sistema: la negazione del diritto delle persone di vivere liberamente e in pace secondo la propria identità sessuale.

Apprezzo il coraggio delle centinaia di omosessuali e loro sostenitori che hanno sfidato la campagna di odio messa in atto per impedire la sfilata in occasione del Baltic Pride nella capitale lituana, Vilnius, nel maggio dello scorso anno. È rivoltante vedere politici di destra in Lituania cercare un capro espiatorio negli omosessuali. L’establishment politico di quel paese ha miseramente tradito il proprio popolo, in particolare i giovani. Proprio come è successo in Irlanda, il capitalismo di mercato e la speculazione finanziaria hanno devastato le economie degli Stati baltici, compresa la Lituania, dove la disoccupazione è balzata al 18 per cento e la disoccupazione giovanile ha raggiunto il tasso sconcertante del 35 per cento. In queste circostanze, servirsi delle minoranze, compresi gli omosessuali, come capro espiatorio è una pratica consueta e cinica per distogliere l’attenzione dai fallimenti dell’establishment.

Proprio come nella campagna di odio contro gli omosessuali in Uganda, la campagna omofobica in Lituania cerca di insinuare che gli omosessuali rappresentino una minaccia per i bambini, suggerendo il sospetto di abusi sessuali sui bambini. È una calunnia perniciosa pensata per confondere e ingannare; è una calunnia che può addirittura distogliere l’attenzione dei genitori dai pericoli veri, quando si tratta di proteggere i loro figli. Vengo dall’Irlanda e posso purtroppo confermare che le minacce ai bambini vengono tradizionalmente dall’interno delle istituzioni nelle quali si pensa dovrebbero essere al sicuro, da certe famiglie e da certe aree della chiesa cattolica.

È riprovevole che i giovani in Lituania, nel momento in cui sono alle prese con lo sbocciare della loro sessualità – che è già di per sé un momento difficile – debbano convivere con un clima di intolleranza e di paura. Dovremmo pertanto difendere in uno spirito di solidarietà il diritto di tutti in Lituania, in Russia, in tutta l’Unione europea e altrove, di vivere in pace e secondo la propria identità.

 
  
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  Dimitar Stoyanov (NI). (BG) Signora Presidente, il messaggio principale che emerge dagli interventi rivela che alcuni colleghi suppongono che le modifiche proposte comportino una discriminazione nei confronti degli omosessuali, anche se non ne sono certi. È solo un’ipotesi. Mi viene in mente il film Minority Report, in cui la polizia locale si avvale di chiaroveggenti per condannare le persone prima ancora che avessero commesso un reato.

La Lituania si trova proprio in questa posizione: viene condannata per qualcosa che non ha ancora fatto. E qui sorge un altro problema centrale che ci ossessionerà per gli anni a venire: il conflitto tra i diversi diritti dei vari gruppi.

Sapete per esempio che il diritto di riunione di cui stiamo discutendo ora non è illimitato né assoluto: un’assemblea deve essere pacifica e deve svolgersi in determinate condizioni che non minaccino l’ordine pubblico.

So che questo va oltre il contesto del caso specifico di cui stiamo discutendo, ma non dimenticate che in futuro, questi conflitti tra diritti diventeranno sempre più spesso un problema enorme per l’Unione europea e che, se continueremo ad estendere la portata dei cosiddetti diritti e libertà dei cittadini, raggiungeremo un punto in cui dovremo decidere quali diritti e libertà prevalgono su altri.

 
  
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  Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE).(PL) Signora Presidente, in Lituania attualmente si parla, da una parte, del diritto di ogni governo democraticamente eletto di elaborare le proprie leggi nel proprio paese e, dall’altra, dell’obbligo di rispettare i diritti umani tutelati dal diritto dell’Unione europea e dalle convenzioni internazionali. Il Parlamento europeo ha sicuramente, tra gli altri, anche il compito di esaminare ogni caso in cui si possa configurare una violazione dei diritti umani, in ragione, per esempio dell’appartenenza a determinati gruppi sociali. Il Parlamento ha proposto risoluzioni in materia in numerose occasioni, opponendosi sempre alla violazione di questi diritti.

La discussione odierna nasce anche dal timore che l’emendamento alla legge lituana proposto possa condurre alla limitazione, per esempio, della libertà di parola in Lituania a causa dell’orientamento sessuale. È un timore fondato perché il Parlamento europeo ha ripetutamente individuato e segnalato casi di trattamento selettivo dei diritti umani da parte del governo nazionale in Lituania. Mi riferisco in particolare alle minoranze etniche, che la legge lituana non tratta conformemente al principio di uguaglianza in termini di diritti a loro garantiti. È per questo opportuno rilevare che i progetti di legge di un paese dovrebbero rispettare determinati standard e il diritto dell’Unione europea, che garantisce parità di trattamento a determinate minoranze, incluse le minoranze etniche.

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D).(LT) Signora Presidente, , nell’ambito della discussione odierna su un tema sensibile per il mio paese, la Lituania, vorrei sottolineare che, in quanto Stato membro dell’Unione europea, la Lituania rispetta le libertà, i diritti umani e i valori dell’Unione europea. Purtroppo, vi sono stati casi in cui singoli deputati al parlamento lituano hanno proposto leggi che violano i diritti umani e discriminano certi cittadini. Tengo comunque a precisare che, mercoledì scorso, il governo lituano ha espresso parere contrario alla proposta discussa al parlamento lituano per l’introduzione di sanzioni per la pubblica promozione delle relazioni omosessuali, perché contravviene al diritto internazionale e dell’Unione europea, nonché alle disposizioni della costituzione della Repubblica di Lituania, ed è considerata una discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Avendo ratificato il trattato di Lisbona, la Lituania deve rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che vieta qualsiasi forma di discriminazione, compresa quella sulla base dell’orientamento sessuale. Il progetto di legge è stato condannato dal Presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Grybauskaitė. Vorrei Gli emendamenti proposti nel progetto di legge non sono ancora stati approvati dal parlamento lituano. e la commissione per i diritti umani del parlamento lituano deve ancora presentare le proprie conclusioni in merito. Spero che la Lituania tenga conto delle critiche espresse dall’Unione europea e a livello internazionale, del parere negativo del governo della Repubblica di Lituania e della risoluzione del Parlamento europeo e mi auguro che il parlamento lituano abbia la volontà politica di respingere questa proposta di legge che violerebbe le libertà e i diritti dell’uomo. Spero davvero si ponga fine a qualsiasi discriminazione, compresa quella sulla base dell’orientamento sessuale.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).(EN) Signora Presidente, credo sia piuttosto chiaro che il messaggio che vogliamo trasmettere ai deputati del parlamento lituano – e non solo a loro, ma anche a quanti si permettono ancora di discutere di fatti così basilari – è più urgente che mai. Dobbiamo ricordare ad alcuni colleghi due elementi fondamentali che forse hanno dimenticato: il primo è che l’omosessualità non è più classificata come malattia mentale; il secondo, che è qui particolarmente pertinente, è che nessuna ricerca affidabile indica che informare i bambini sull’omosessualità possa incidere sul loro orientamento sessuale.

Questi sono i fatti e nessun testo giuridico o nessuna legge proposta può contraddirli. Domani con il nostro messaggio vorremo semplicemente ricordare ai nostri colleghi che questi temi non devono più essere oggetto di discussione. Per questo dobbiamo approvare la risoluzione e sostenere gli sforzi del Presidente della Lituania per fermare quanto sta accadendo. Ma insisto: il messaggio non è rivolto solo ai lituani, ma anche a quanti pensano ancora che ogni tanto sia il caso di discutere di questi temi.

 
  
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  Konrad Szymański (ECR). (PL) Signora Presidente, mi sembra che non ci sia al mondo un parlamento più sensibile del Parlamento europeo al tema della protezione dei diritti delle minoranze sessuali. La legge lituana, che è stata malamente riportata nella risoluzione oggetto della votazione, non è stata ancora promulgata. Il Parlamento europeo sta già iniziando a criticare uno dei suoi Stati membri. Credo che non dovremmo interferire con il processo legislativo in Lituania, che è uno Stato sovrano.

Dobbiamo sicuramente avere maggiore fiducia nei confronti del processo legislativo in Lituania e cercare di capire i deputati al parlamento lituano che attualmente stanno richiedendo una maggiore tutela dei bambini e dei giovani contro un’esposizione spesso aggressiva a materiali con un contenuto sessuale. È una discussione del tutto naturale che sembra però trascurare completamente i diritti dei minori. In questa risoluzione non troviamo fiducia, rispetto della sovranità, moderazione nè attenzione ai diritti dei minori. Per questo motivo non possiamo appoggiarla.

 
  
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  Joanna Senyszyn (S&D). (PL) Signora Presidente, la maggioranza dei cittadini dell’Unione europea crede che tutti siamo uguali e che tutti abbiamo gli stessi diritti; in alcuni paesi europei però il livello di tolleranza nei confronti delle minoranze sessuali è ancora troppo basso. Vi sono casi di incitamento all’odio nei confronti degli omosessuali, il divieto di organizzare manifestazioni in difesa dell’uguaglianza e persino normative giuridiche che violano il diritto dell’Unione europea, come questo discriminatorio progetto di legge lituano. L’introduzione di un livello minimo uniforme di tutela delle persone vittime di discriminazione sulla base dell’età, dell’orientamento sessuale, della disabilità, della religione o delle proprie convinzioni nell’Unione europea porrebbe fine a queste pratiche. Quando accadrà? La completa separazione tra Stato e Chiesa è importante, in quanto l’omofobia è particolarmente diffusa nelle regioni in cui la religione ha un peso troppo forte. Ancora oggi, l’omosessualità è illegale in 76 paesi in tutto il mondo e 8 paesi islamici applicano la pena di morte alle relazioni omosessuali. In Europa, abbiamo al massimo disposizioni o progetti di legge che disonorano il mondo libero. Per questo la risoluzione e la direttiva europea antidiscriminazione sono tanto importanti.

 
  
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  Catherine Trautmann (S&D).(FR) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’emendamento attualmente in esame al parlamento lituano che renderebbe reato sanzionabile la pubblica promozione delle relazioni omosessuali è stato elaborato nell’ambito di una legge sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione.

Ma come possiamo, apparentemente in nome della tutela dei minori, mettere a repentaglio la libertà di espressione e d’informazione e soprattutto, di fatto, autorizzare la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale? Sappiamo benissimo che un testo di questo tipo induce a tenere nascosto il proprio orientamento sessuale ed entra in conflitto con i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) che abbiamo difeso, che questo Parlamento ha difeso. In un momento in cui assistiamo ad atti di violenza e aggressioni nei confronti degli omosessuali, costituisce un incitamento a criminalizzare l’omosessualità e un invito alla violenza. Non possiamo dare ai giovani l’immagine di un’Europa come una società chiusa, intollerante, egocentrica e poco attenta al rispetto degli altri.

Per noi questa legge è in aperta contraddizione con i valori europei sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Come è già stato affermato, viola anche tutto il diritto dell’Unione europea in materia di antidiscriminazione che ha contribuito a rendere le nostre leggi nazionali più egualitarie in molti aspetti della vita quotidiana, dall’occupazione all’informazione all’istruzione.

Desidero ringraziarla, signora Commissario, per averci reso una dichiarazione molto chiara e vorrei che tutti i gruppi capissero la sua argomentazione e quella dei miei colleghi. Vorrei chiedere ai colleghi di tutti i gruppi politici di unirsi all’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo (S&D), all’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE), al gruppo Verde/Alleanza libera europea (Verts/ALE) e al gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (GUE/NGL), che hanno preso l’iniziativa di preparare questa risoluzione.

 
  
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  Anna Záborská (PPE). (SK) Signora Presidente, perché il Parlamento si intromette in una questione che riguarda un disegno di legge presentato da un deputato ad un parlamento nazionale? Vorrei sapere da quando spetta a noi dire ai legislatori degli Stati membri di che cosa possono o meno discutere ?

Né questa discussione né la proposta di risoluzione che voteremo domani riguardano una legge attualmente in vigore; riguardano semplicemente un testo non vincolante in esame in seno al parlamento di uno Stato membro dell’Unione europea. La legge che costituisce una potenziale minaccia per la libertà dei mezzi di informazione in Ungheria è una legge già in vigore.

La maggior parte di noi ritiene sostanzialmente che, prima di intrometterci, dovremmo dare al governo ungherese il tempo di emendare la legge, se necessario. Cerchiamo se non altro di essere coerenti.

Onorevoli colleghi, vi propongo di lasciare un attimo in sospeso questa risoluzione, almeno fino a che il parlamento lituano non avrà portato a termine la discussione interna.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE).(LT) Signora Presidente, vengo dalla Lituania e la risoluzione oggetto della discussione odierna si basa su un emendamento al codice dei reati amministrativi. Vorrei sottolineare che si tratta di un processo legislativo che non ha ancora completato il suo iter al parlamento nazionale e con il quale il Parlamento europeo sta cercando di interferire. Siamo in una fase di lettura, non di decisione finale, e non ci sono stati dibattiti né discussioni a livello di commissione parlamentare. Per amor di giustizia, devo dire che le istituzioni incaricate di valutare l’emendamento del nostro gruppo parlamentare hanno espresso parere contrario. Questo significa che il risultato alla fine non sarà probabilmente quello di cui stiamo parlando qui. Non posso pertanto appoggiare la risoluzione, perché costituisce una reazione sproporzionata. Ancora una volta, vorrei rivolgermi al mio amico, onorevole Higgins, chiedendogli di non parlare di cose che non conosce personalmente. Paragonare la Lituania di oggi all’Unione Sovietica è assolutamente inconcepibile.

 
  
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  Alexandra Thein (ALDE).(DE) Signora Presidente, signora Commissario, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vietano la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Gli articoli 6 e 7 del trattato sull’Unione europea e l’articolo 19 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea obbligano gli organismi dell’Unione europea e tutti gli Stati membri a combattere la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.

La Lituania è uno Stato membro dell’Unione europea e si è pertanto impegnata a condividere i valori comuni dei 500 milioni di cittadini dell’Unione. In primo luogo, sono soddisfatta di constatare che, a seguito della nostra prima risoluzione nel 2009, la legge elaborata è entrata poi in vigore in Lituania in una forma meno rigorosa e non siamo ancora al corrente di casi in cui questa legge sia stata effettivamente applicata. Sono lieta che non sia stata applicata per vietare la Christopher Street Day Parade e che la sfilata si sia quindi svolta. Sono a maggior ragione allibita per le nuove misure legislative che prevedono multe fino a 2 900 euro per la pubblica promozione o la diffusione di informazioni sull’omosessualità e che escludono le pari opportunità per gli omosessuali, che almeno rimangono per le donne.

Accolgo con favore la strategia della Commissione tesa a combattere l’omofobia e desidero in particolare ringraziare il Commissario Reding, che, con la sua presenza qui in Plenaria quasi a mezzanotte, ha voluto sottolineare quanto l’importanza della tutela di questi diritti fondamentali.

 
  
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  Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signora Presidente, ho riscontrato un ampio consenso in Aula da parte di tutti i principali gruppi politici sul principio di non discriminazione. Credo che se esistesse una risoluzione in grado di sottolineare concretamente questo principio e la sua applicazione nel diritto nazionale – un obbligo sottoscritto dagli Stati nazionali nei confronti delle norme europee – questo sarebbe un momento molto importante.

Gli onorevoli deputati che ci hanno fatto esplicitamente notare che qui non stiamo parlando di una legge, ma solo di una proposta di alcuni parlamentari lituani, fanno bene a evidenziare questo punto, ma vorrei anche ricordare che sia il Presidente sia il governo lituani si sono chiaramente espressi in senso contrario a queste proposte.

Spero che una decisione quasi unanime nella votazione di domani possa sottolineare questi principi liberamente concordati e accettati da 27 Stati membri; sono i principi alla base delle nostre direttive europee e che sono stati rafforzati dalla Carta dei diritti fondamentali. Non posso che aderire alla posizione forte del Parlamento.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto due proposte di risoluzione(1)conformemente all'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì 19 gennaio 2011.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Kristiina Ojuland (ALDE), per iscritto.(EN) Se critichiamo le violazioni delle libertà civili nei paesi terzi, dobbiamo esercitare lo stesso tipo di controllo anche negli Stati membri. È deludente che il parlamento lituano sia arrivato al punto di criminalizzare la diffusione di informazioni sull’orientamento sessuale con il pretesto di tutelare i minori, le sensibilità religiose e le convinzioni politiche. È una palese violazione della libertà di espressione e non può essere giustificata nemmeno dalla volontà della maggioranza della popolazione. I diritti inviolabili delle minoranze sono sempre un attributo fondamentale della democrazia, ma il parlamento lituano ha confuso il populismo con la democrazia. Vorrei che il parlamento lituano emendasse o revocasse leggi che sono, nella loro essenza, omofobiche e che violano la legge costituzionale lituana, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e il patto internazionale per i diritti civili e politici. Rivolgo un plauso al coraggio del Presidente lituano, Dalia Grybauskaitė, che si è schierata contro la discriminazione in pubblico e spero che altri seguano il suo esempio. Qualora il parlamento lituano non dovesse onorare i propri obblighi internazionali, sarà necessario un intervento a nome dell’Unione europea.

 
  

(1)Cfr. Processo verbale

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