Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione del Vicepresidente della Commissione europea e Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulla situazione in Bielorussia.
Catherine Ashton, Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. – (EN) Signor Presidente, siamo rimasti tutti scioccati dagli eventi successivi alle elezioni del 19 dicembre in Bielorussia. La forza usata dalle autorità contro i propri cittadini ha sollevato dichiarazioni di apprensione e condanna in tutto il mondo.
I miei colleghi ed io abbiamo incontrato molte delle persone colpite, membri del movimento di opposizione, della società civile, delle famiglie di coloro che sono stati incarcerati e della popolazione in generale. Abbiamo potuto esprimere la nostra partecipazione e solidarietà ed ascoltare. Tuttavia, onorevoli deputati, è giunto il momento di agire.
Apprezzo molto il fatto che i membri di questo Parlamento abbiano già contribuito alle nostre riflessioni sulla questione e che la settimana scorsa il mio collega, il commissario Füle, sia riuscito a presentare la nostra posizione attuale alla commissione per gli affari esteri. Sono impaziente di studiare la risoluzione comunitaria che emergerà dalle discussioni. Per tutti noi è importante rimanere il più concentrati possibile, data l’urgenza della situazione che stiamo affrontando.
Ho trascorso un po’ di tempo con alcuni rappresentanti dell’opposizione e con la gente comune in Bielorussia, inclusi i parenti – come ho accennato – di coloro che sono stati incarcerati. Ho anche incontrato il ministro degli esteri Martynov. Tali conversazioni non hanno lasciato spazio in me ad alcun dubbio sul fatto che gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito sono stati un oltraggio al rispetto dei diritti umani, alle libertà fondamentali e alla democrazia come noi li concepiamo. Non solo vi è stato un uso ingiustificato della forza, ma anche il processo elettorale nel suo complesso è stato chiaramente compromesso dalla carcerazione di rappresentanti della società civile e dell’opposizione. La valutazione dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE avvalla tale conclusione.
Molti dei detenuti sono stati rilasciati nelle ultime settimane. Un gruppo numeroso tuttavia – 30 persone – è accusato di reati che potrebbero portare a pesanti condanne e, come gli onorevoli deputati ben sanno, tale gruppo include alcuni candidati alla presidenza.
Signor Presidente, ho già condannato i provvedimenti repressivi adottati dalle autorità di Minsk e richiesto l’immediato rilascio di tutti i detenuti per motivi politici, così come la riapertura dell’ufficio dell’OSCE a Minsk.
Ho ribadito tale messaggio in una dichiarazione congiunta con il segretario di stato americano Hillary Clinton.
Durante il mio incontro con il ministro degli esteri Martynov ho sottolineato che l’Unione europea si aspetta una risposta immediata da parte delle autorità bielorusse alle richieste della comunità internazionale. Per decidere quali passi compiere nell’immediato futuro, dobbiamo cominciare dai principi fondamentali.
Il primo tra questi è che la sicurezza degli attivisti pacifici, inclusi i candidati alla presidenza, deve essere il nostro primo pensiero, sempre.
Il secondo è che i bielorussi sono nostri vicini e partner, e i loro interessi dovrebbero essere preminenti. Mentre esprimiamo la nostra preoccupazione alle autorità, non possiamo isolare la popolazione.
Il terzo principio è che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali è alla base della politica estera dell’Unione e del partenariato orientale e fa parte di un insieme di valori comuni che condividiamo con i nostri partner più prossimi. Collaboreremo con detti partner, così come abbiamo fatto con gli Stati Uniti, per massimizzare la forza del messaggio inviato dalla comunità internazionale alla Bielorussia.
Signor Presidente, la nostra valutazione porta ad una chiara conclusione: occorre utilizzare i nostri canali per inviare una risposta rapida e decisa. Tale risposta dovrebbe essere un chiaro segnale per le autorità bielorusse per quanto riguarda la nostra posizione, senza isolare i cittadini e la società civile. Dovremmo rispondere in modo equilibrato. Da un lato dobbiamo considerare provvedimenti mirati contro le autorità bielorusse e, credo, rivedere le sanzioni. Dall’altro dobbiamo intensificare il dialogo con la società civile e i cittadini, e dar loro il nostro sostegno; in termini pratici ciò significa continuare con l’assistenza alle ONG, ai media e agli studenti, e forse adoperarci maggiormente per accrescere la mobilità dei cittadini che desiderano recarsi nell’Unione europea.
A breve, qualora i detenuti non vengano rilasciati, la reintroduzione di un divieto di viaggio per il Presidente Lukashenko, e l’estensione di tale divieto ad altri specifici individui, è certamente una delle opzioni possibili.
Riguardo all’intensificazione del sostegno alla società civile, ho chiesto al servizio di azione esterna di preparare, in collaborazione con la Commissione, alternative per provvedimenti urgenti su ONG, media e studenti. So che il Parlamento europeo ha la possibilità di fornire borse di studio agli studenti espulsi dall’università e mi auguro, Signor Presidente, che si possa ricorrere a tale risorsa. Cercheremo naturalmente di reperire altrove, anche negli Stati membri, ulteriori fondi.
Ho già accennato alla questione della mobilità, mi riferivo in particolare alla facilitazione dei visti: Desidero incoraggiare i consolati degli Stati membri a Minsk a facilitare il rilascio di visti come provvedimento ad hoc nell’interesse dei cittadini bielorussi.
Signor Presidente, i provvedimenti a breve termine che ho appena descritto dovranno ovviamente venire esaminati dal Consiglio Affari esteri del 31 gennaio, ma non è troppo presto per riflettere su alcuni aspetti più a lungo termine dei nostri rapporti con la Bielorussia.
Innanzi tutto ho già dichiarato che occorre collaborare con altri partner internazionali sulla questione, e questo giustificherebbe la partecipazione della Bielorussia al percorso multilaterale di cui disponiamo e spiega la necessità di impegnarsi in modo risoluto con i paesi del partenariato orientale per costruire consenso sulla questione.
In secondo luogo, per quanto riguarda il sostegno finanziario bilaterale da parte dello strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), dovremmo concentrarci maggiormente sulle necessità della popolazione e della società civile.
Infine, l’anno scorso è stato redatto un piano comune ad interim, che tracciava lo sviluppo dei nostri rapporti con la Bielorussia sul medio termine. Credo sia necessaria una pausa in questo processo. Il che non significa abbandonare il piano comune ad interim, ma occorrono ulteriori consultazioni, anche con la società civile, e – se necessario – una revisione.
Signor Presidente, questo è l’ambito nel quale ci stiamo muovendo al momento. Ora sono molto interessata a sentire i pareri dei membri del Parlamento.
Jacek Protasiewicz, a nome del gruppo PPE. – (PL) Signor Presidente, non vi era spazio per alcun dubbio nelle menti degli osservatori internazionali e non ci dovrebbe essere spazio per dubbi di alcun genere in noi. Le recenti elezioni presidenziali tenute in Bielorussia a dicembre non si sono svolte in modo regolare e pertanto non possiamo più continuare con la politica che abbiamo seguito dal 2008 nei confronti delle autorità bielorusse, una politica basata sul dialogo e sull'apertura. Non è il momento di continuare a fare affari come al solito, è giunto il momento di nuove decisioni, una nuova politica e una linea dura nei rapporti con il regime bielorusso, e con questo intendo anche sanzioni politiche, senza escludere quelle economiche, e pure restrizioni sui visti. Dovremmo naturalmente fare un uso intelligente di tali sanzioni – inclusa la sospensione della Bielorussia dal partenariato orientale – e sceglierle in modo tale da non ledere le vite delle persone comuni in Bielorussia, ma non dovremmo neanche esitare nell’imporle.
Poiché le elezioni non si sono svolte in modo corretto, i risultati non sono attendibili. Possiamo pertanto affermare in tutta serenità e pienamente consapevoli dei fatti che l’opposizione democratica della Bielorussia può rivendicare una vittoria morale in queste elezioni. Dovremmo pertanto dare il nostro sostegno all’opposizione nei suoi tentativi di creare una rappresentanza politica qui a Bruxelles, per rappresentare sia i suoi interessi che quelli di tutta la Bielorussia libera nei suoi rapporti con l'Unione europea e gli Stati membri a livello politico. Dovremmo infine esigere il rilascio di coloro che sono stati arrestati, sia i candidati alla presidenza che gli attivisti politici, i giornalisti indipendenti, gli studenti e i docenti universitari. Essi devono venire tutti rilasciati prima che l’UE prosegua nei colloqui con i rappresentanti della Bielorussia.
Kristian Vigenin, a nome del gruppo S&D. – (BG) Signor Presidente, Lady Ashton, onorevoli deputati, il gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo esprime il proprio immenso rammarico per il fatto che queste elezioni presidenziali si sono trasformate in un’altra occasione persa per il paese di imboccare con fermezza ed impegno la strada della democrazia.
Possiamo tuttavia affermare che in sostanza la politica dell’Unione europea di vincolare gradualmente la Bielorussia a determinate condizioni abbia dato dei risultati, occorre pertanto essere cauti nel richiedere un radicale cambiamento della nostra politica.
È grazie al nostro impegno che la campagna presidenziale ha in definitiva compiuto passi avanti, e questo potrebbe essere anche il motivo per cui ben più persone di quante gli organizzatori non si aspettassero si sono adunate in piazza a Minsk. In altre parole, probabilmente abbiamo generato un’atmosfera di maggiore libertà che i cittadini bielorussi hanno forse interpretato correttamente.
D’ora in poi, tuttavia, dobbiamo essere innanzi tutto sufficientemente chiari e fermi nelle nostre richieste alle autorità bielorusse di liberare coloro che sono detenuti e di smettere immediatamente di perseguitare tutti coloro che hanno organizzato le proteste o vi hanno partecipato in un modo o nell’altro. Non possiamo accettare compromessi a riguardo, e dobbiamo essere chiari in merito a ciò che vogliamo.
Altro è quanto possiamo fare a medio e lungo termine. Innanzi tutto dobbiamo evitare di gettare il paese di nuovo nell’isolamento perché questo significa – come hanno sottolineato i rappresentanti dell’opposizione e della società civile – l’isolamento dei suoi cittadini.
Nell'ambito della politica che già perseguiamo nei confronti della Bielorussia, occorre cercare di adottare dei provvedimenti atti ad adeguare detta politica, di modo che essa vada a beneficio dei cittadini del paese e sostenga i media, la società civile e l’opposizione. In questo modo potremo creare un ambiente nel quale siano possibili elezioni imparziali e democratiche.
Sono del parere che occorra lavorare in questa direzione con i paesi confinanti con la Bielorussia e non appartenenti all'Unione europea, la Russia e l’Ucraina, e che, come Parlamento, occorra cercare di utilizzare le opportunità offerte dal partenariato orientale e da Euronest al fine di vincolare gli altri cinque paesi del partenariato in attività comuni per democratizzare la Bielorussia.
(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo149, paragrafo 8, del regolamento)
Marek Henryk Migalski (ECR). – (PL) Signor Presidente, so di avere solamente 30 secondi a disposizione.
L’interpretazione forse non è stata molto chiara, onorevole Vigenin, ma l’ho veramente sentita dire che lei considera la dimostrazione svoltasi dopo le elezioni, o, in altre parole, la dimostrazione che in effetti è stata tenuta per protestare contro la falsificazione delle elezioni e tutte le irregolarità avvenute, una prova del fatto che le elezioni e la situazione stanno migliorando? Così sembrava. Trovo estremamente difficile in effetti accettare che le sue parole siano state interpretate correttamente.
Kristian Vigenin (S&D). – (BG) Forse non sono stato sufficientemente chiaro o alcune sfumature sono andate perdute con la traduzione. Ciò che intendevo affermare è che la situazione in Bielorussia è mutata nel senso che sempre più persone comprendono la necessità della democrazia e di combattere per ottenerla. In questo senso interpreto positivamente il fatto che più persone di quante nessuno si aspettasse si siano adunate in piazza a Minsk.
Questo intendevo, e non – in alcun modo – che fosse stato il regime in Bielorussia a rendere questo possibile.
Presidente. – Forse è un problema dell’interpretazione inglese. Vi è un problema con l’interpretazione inglese? Vi prego di controllare. No, non è l’interpretazione. È un problema di microfono. Risolto?
Kristian Vigenin (S&D). – (EN) Signor Presidente, cerco sempre di esprimermi nella mia lingua, ma talvolta penso che non dovrei farlo, se si tratta di questioni così delicate.
Tentavo di trasmettere l’idea che credo che la situazione stia migliorando, nel senso che sempre più persone in Bielorussia si rendono conto che il paese ha bisogno di democrazia e sempre più persone si rendono conto di dover lottare per la democrazia in Bielorussia. Per questo motivo ho dichiarato di considerare un segnale positivo il fatto che così tante persone, ben più di quante gli organizzatori non si aspettassero, fossero in piazza a Minsk. Spero di essermi spiegato.
Kristiina Ojuland, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, siamo soddisfatti di quanto ha dichiarato l’Alto rappresentante e condividiamo pienamente le sue parole. È estremamente importante che l’Unione europea sia stata in grado di reagire al fallimento delle elezioni presidenziali in Bielorussia.
Vorrei che avessimo anche il coraggio di essere così decisi, risoluti e fermi nei nostri principi nel caso di un paese confinante con la Bielorussia, ove la soppressione dell’opposizione democratica e le violazioni dello stato di diritto e dei diritti umani sono divenuti pure un fatto comune.
Il deterioramento della democrazia in Russia potrebbe pure essere il vero motivo per cui il Cremlino ha riconosciuto le elezioni presidenziali in Bielorussia e descritto la violenta repressione come una ‘questione interna’ della Bielorussia. Tale indifferenza rispetto alla spaventosa situazione in Bielorussia è un eloquente segnale delle tendenze in Russia.
Il Parlamento europeo ha presentato una forte risoluzione che propone visti mirati e sanzioni economiche contro il regime criminale di Lukashenko. È di vitale importanza che l’Unione europea sia unita sulla questione e che gli Stati membri cessino di perseguire qualunque iniziativa bilaterale con Lukashenko e il suo regime. Dobbiamo sospendere il partenariato orientale e le altre forme di cooperazione fino a quando non saranno stati rilasciati i prigionieri politici. Al contempo dobbiamo rafforzare il sostegno alla società civile, alle ONG, ai media indipendenti in Bielorussia, al fine di prepararli alla costruzione della Bielorussia dopo la caduta di Lukashenko, che mi auguro avvenga tramite elezioni democratiche.
Pertanto, Alto rappresentante, intendo appoggiare la richiesta di un foro paneuropeo sul futuro della Bielorussia.
Heidi Hautala, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, ritengo che l’Alto rappresentante rifletta pienamente i nostri sentimenti quando afferma di essere sotto shock.
Dopo il 19 dicembre eravamo veramente scioccati, in quanto molti di noi già si auguravano una graduale apertura della Bielorussia nei confronti dell’Unione europea. Credo che per il momento molte di quelle speranze siano svanite. È allarmante ricevere – quasi ogni ora – notizie della repressione in atto a Minsk e in altre parti della Bielorussia.
Proprio ieri continuavano le vessazioni nei confronti dell’organizzazione per i diritti umani Viasna, con irruzioni nelle abitazioni, arresti e carcerazioni. Si tratta di un’organizzazione che con molto coraggio sta difendendo i diritti umani in Bielorussia. Le autorità non hanno ancora consentito la sua registrazione.
Il Comitato Helsinki in Bielorussia ha ricevuto un avvertimento dopo aver contattato il relatore speciale Onu sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati. Esso ha motivo di ritenere che coloro che sono stati accusati di questi reati gravi non otterranno un processo equo.
Oggi abbiamo anche ricevuto notizie sull’ex candidato alla presidenza Sannikov, su sua moglie Iryna Khalip, giornalista e corrispondente della Novaya Gazeta a Minsk, e sul loro figlio – notizie che hanno colpito tutto il mondo. Abbiamo saputo che al bambino sarà consentito di stare con i nonni, in quanto i genitori sono in carcere. Vorrei solo avvertire tuttavia che queste non sono ancora buone notizie. Dobbiamo ancora ricevere conferma, conferma che potrebbe arrivare la prossima settimana.
Perché in Bielorussia la repressione è così dura? Dobbiamo davvero insistere su un’inchiesta internazionale indipendente che indaghi su quanto avvenuto, per comprendere tutti i retroscena e capire se ad istigare la violenza – che ora è stata dichiarata criminale – siano stati dei provocatori, e non coloro che in realtà stavano solo invocando la democrazia in Bielorussia. Sono del parere che l’organo più adatto a condurre tale inchiesta sarebbe l’OSCE e, altrimenti, le Nazioni Unite.
E nuove elezioni? Dovremmo essere cauti nel chiedere troppo presto nuove elezioni perché dobbiamo salvaguardare il percorso tracciato verso le riforme democratiche. Occorre garantire la libertà di stampa, di associazione e di riunione. Senza tutto questo non guadagneremmo molto, anche se tenessimo nuove elezioni oggi stesso in Bielorussia.
PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS Vicepresidente
Ryszard Czarnecki, a nome del gruppo ECR. – (PL) Signor Presidente, stiamo discutendo della situazione in Bielorussia, non giochiamo a scaricabarile. È facile lanciare accuse contro il regime di Lukashenko, che se le merita, in verità dovremmo accusarlo e denunciarlo. L’Europa dovrebbe tuttavia anche addossarsi parte delle responsabilità. Non è forse vero che la visita del primo ministro Berlusconi è servita a dare credito al regime? Non è forse vero che la visita della Presidente lituana, Grybauskaitė, è servita a dare credito al regime? Non è forse vero che la visita dei ministri degli affari esteri tedesco e polacco, Westerwelle e Sikorski, è servita a dare credito al regime, e in verità si è rivelata molto utile al regime? La verità è che i politici degli Stati membri dell’Unione europea hanno concesso a Lukashenko un certo spazio di manovra da punto di vista politico, senza chiedere assolutamente nulla in cambio. Oggi dobbiamo chiedere il rispetto dei diritti umani, ma dobbiamo anche assumerci le nostre responsabilità.
Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, Baronessa Ashton, il mio gruppo non ha sottoscritto la risoluzione di compromesso sulla Bielorussia. Desidero tuttavia chiarire che questo non significa che accettiamo il risultato elettorale, gli arresti e le rappresaglie contro coloro che hanno un’opinione differente. Riteniamo che delle elezioni trasparenti, democratiche e imparziali – la libertà dei dissenzienti per citare Rosa Luxemburg – siano un requisito fondamentale per stabilire rapporti con la Bielorussia e tutti gli altri Stati. Ciò include il rilascio immediato di tutti i detenuti politici.
Dubito tuttavia che eventuali sanzioni sarebbero realmente efficaci per giungere al rilascio immediato dei prigionieri politici e a cambiamenti radicali nel sistema democratico in Bielorussia. In passato le sanzioni sono state poco efficaci in Bielorussia e altrove. Onorevoli deputati, siamo tutti consapevoli di ciò. Credo che un approccio migliore sia presentare a coloro che detengono il potere le nostre ragioni e richieste nel contesto di un dialogo politico, non dare loro la possibilità di gettar discredito sulle critiche provenienti dalla società civile facendo riferimento a critiche esterne, stabilire un sistema politico trasparente e coordinare i nostri sforzi con tutti i nostri partner di politica estera in Bielorussia. Forse un tale approccio è anche più onesto rispetto ai nostri stessi argomenti, come ha dimostrato la discussione di questa mattina sulla presidenza ungherese.
Bastiaan Belder, a nome del gruppo EFD. – (NL) Signor Presidente, la brutale repressione di qualsiasi alternativa politica al regime del Presidente Lukashenko dopo le elezioni del 19 dicembre 2010 ha chiaramente ridotto lo spazio di manovra di Minsk all’estero. La Bielorussia ha improvvisamente interrotto – di propria iniziativa – le attività diplomatiche che aveva condotto tra Mosca e Bruxelles negli ultimi tre anni. Al momento il Presidente Lukashenko riesce a mantenere forti legami politici ed economici con il Cremlino. Ed è proprio questo rapporto di dipendenza che esige un maggiore impegno europeo nella società civile in Bielorussia.
Occorre pertanto assolutamente continuare con la strategia del cambio di mentalità come fase indispensabile per un cambio di regime. Dimostriamo coi fatti la solidarietà europea. Riduciamo ad esempio quanto prima il costo dei visti per i bielorussi. Avviamo poi una discussione strategica critica con l’opposizione politica bielorussa e, in questo contesto, prestiamo particolare attenzione alle forze riformiste all’interno dell’apparato di potere. Questa è politica equilibrata. Bruxelles non deve abbandonare Minsk adesso. Non lasciamo i bielorussi soggetti alla legge russa o cinese; tracciamo un percorso indipendente per loro, verso una società libera e uno stato di diritto democratico.
Traian Ungureanu (PPE). – (EN) Signor Presidente, Alexander Lukashenko non ha mai perso occasione per dimostrarsi un dittatore. Le elezioni in dicembre sono state in realtà un rituale di rinomina. Ma noi in Europa ci siamo illusi che Lukashenko sarebbe miracolosamente cambiato. In effetti abbiamo affermato che avremmo aspettato le elezioni di dicembre. Le elezioni ci sono state, Lukashenko non è cambiato e l’opposizione si trova o in ospedale o in prigione.
Credo sia giunto il momento di rivedere l’approccio dell’Unione europea alla Bielorussia. È evidente che non vi è posto per la Bielorussia nel partenariato orientale. La Bielorussia dovrebbe venire sospesa. L’unico nostro partner dovrebbe essere la società civile. Attendo l’esito del Consiglio Affari esteri del 31 gennaio, mi auguro che sia Lady Ashton che il commissario Füle raccomandino la sospensione.
Infine, riguardo alle implicazioni per l’assemblea parlamentare Euronest, non possiamo più dare il veto a Lukashenko su Euronest. La Bielorussia era solita bloccare Euronest. Si evince pertanto che è necessario lanciare Euronest con urgenza.
Justas Vincas Paleckis (S&D). – (LT) Signor Presidente, Alto rappresentante, la risoluzione del Parlamento europeo che voteremo domani deve inviare un segnale forte ai bielorussi, a tutta l’Europa e al mondo intero. Occorre ritornare quanto prima almeno alla situazione antecedente il 19 dicembre e impegnarsi insieme per garantire che la Bielorussia segua la strada della democrazia e del rafforzamento dei diritti umani. Oggi l’obiettivo più importante è il rilascio dei prigionieri politici e la cessazione degli attacchi contro l’opposizione, le organizzazioni non governative e la stampa libera. Concordo tuttavia con l’Alto rappresentante che quando colpiamo il regime in Bielorussia, non dobbiamo colpirne i cittadini. Dobbiamo calcolare con precisione matematica se danneggeremo la popolazione, oppure i legami di mutuo beneficio -con gli Stati membri europei- in materia di affari, cultura, istruzione e turismo, che sono essenziali per l’apertura della Bielorussia in Europa.
La recente politica di dialogo con la Bielorussia ha dato qualche frutto: ora quasi metà della popolazione è favorevole a rapporti più stretti con l’Unione europea. Dobbiamo reagire a quanto avviene a Minsk in modo da far crescere ulteriormente questo dato a partire dal prossimo anno. Sarebbe una dolorosa ricompensa per gli organizzatori del 19 dicembre. Concludendo, vorrei citare nuovamente il muro di Berlino finanziario, legato ai visti, che purtroppo si è venuto a creare tra l’Unione europea e i suoi vicini orientali, e che in Bielorussia sembra ancora più difficile da superare. È giunto il momento di abbattere questo muro e consentire a ucraini, bielorussi, georgiani e russi di avere accesso ai visti per l’Unione europea e di ottenerli senza difficoltà. Quei milioni di euro che si ottengono da costi incomprensibilimente elevati per i visti non vengono compensati, anzi approfondiscono il divario ereditato dal passato tra gli Stati membri dell’Unione europea e i paesi confinanti. Non dovrebbe essere così.
Gerben-Jan Gerbrandy (ALDE). – (NL) Signor Presidente, nella vita, e certamente in politica, la speranza è molto importante. La speranza offre una prospettiva, la speranza permette alle persone di credere che la situazione migliorerà in futuro, e la speranza è ciò che manca in Bielorussia dal 19 dicembre. La speranza che queste elezioni sarebbero state più democratiche delle precedenti. La speranza che l’opposizione questa volta avrebbe avuto più probabilità e la speranza che i media bielorussi avrebbero presentato un quadro più equilibrato ai cittadini. Tutte queste speranze sono state infrante.
Proprio per questo motivo l’Unione europea dovrebbe cambiare la sua politica nei confronti della Bielorussia. La politica di riavvicinamento al regime purtroppo non ha funzionato. L’Unione europea dovrà imporre sanzioni nei confronti della leadership bielorussa. Sanzioni contro i suoi leader, non contro i cittadini. Sanzioni quali il ritiro dei visti di tutti i leader e dei loro familiari. Quest’ultimo punto è importante se vogliamo spezzare i complessi legami tra il potere politico ed economico in Bielorussia.
Fortunatamente Lady Ashton sembra seguire la giusta strada. La Commissione ha anche risposto in modo adeguato, esigendo l’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici. Anche il nostro Parlamento potrebbe contribuire, inviando quanto prima una missione in Bielorussia al fine di dimostrare il nostro sostegno all’opposizione, ai media liberi e alle ONG. Solo con l’aiuto di questi ultimi e grazie al loro impegno la nuova Bielorussia riuscirà a prender forma.
Concludendo, l’Unione europea dovrebbe dare nuovo impulso al programma di vicinato. Finora tale programma non ha tenuto fede alla propria promessa. Non dobbiamo limitarci a dare il nostro sostegno ai cittadini di Moldova, Ucraina, Georgia, Armenia e Azerbaigian per il loro sviluppo. Allo stesso modo potremmo anche dimostrare ai bielorussi quanto è importante anche per il futuro del loro paese cercare un riavvicinamento all’Europa. Così facendo assicureremo il ritorno della speranza tra le persone in Bielorussia.
Werner Schulz (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, baronessa Ashton, le nostre speranze che la Bielorussia si sarebbe avvicinata alla democrazia sono rimaste amaramente deluse dopo le elezioni presidenziali. Malgrado tutte le nostre esperienze negative e le riserve in merito al governo di Lukashenko, negli ultimi mesi l’Unione europea ha teso la mano alla Bielorussia. In che misura la cooperazione proposta dipendesse dalle elezioni era stato chiarito perfettamente e per un po’ era sembrato che le elezioni sarebbero state almeno in parte corrette, imparziali e libere.
Tuttavia le minime concessioni hanno chiaramente scosso il sistema repressivo in modo tale che il Presidente si è rivelato ancora una volta per quello che è: un dittatore spietato. La sua presunta elezione è una spaventosa mistificazione, il suo potere non è legittimo e la violenza nei confronti dell’opposizione è un brutale reato. La frode elettorale e la soppressione delle proteste rappresentano un notevole passo indietro per la Bielorussia. Vige nuovamente un’atmosfera di paura e repressione nel paese. Coloro che hanno truffato le elezioni hanno dichiarato spudoratamente che erano intervenuti i servizi segreti e diplomatici stranieri , quando, in effetti, era stato il sistema stesso a inviare i sobillatori. È anche scandaloso che i servizi segreti, controllati dal Presidente e che si chiamano ancora KGB, utilizzino metodi risalenti all’epoca di Stalin per terrorizzare l’opposizione e la società civile.
Questa violazione dei diritti umani fondamentali da parte di un membro dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) è inaccettabile. Il regime postcomunista è diventato intollerabile. Abbiamo redatto una risoluzione parlamentare che costituisce una buona base per le discussioni tra i ministri degli esteri europei. La risoluzione è fondamentalmente incentrata sul rilascio immediato dei detenuti, sull’assistenza medica per i feriti, sul ritiro delle assurde accuse e sull’istituzione di una commissione indipendente d’inchiesta, e anche su sanzioni politiche ed economiche mirate che incideranno su coloro che sono al potere, ma non sulla popolazione.
Ora dobbiamo sostenere nel paese le forze proeuropee – di cui abbiamo fatto nascere le speranze – che vogliono un cambio di governo e che hanno votato. Esse vedono il futuro del proprio paese nell’Unione europea e non in rapporti più stretti con la Russia. Il fatto che i primi leader a congratularsi con Lukashenko per la sua vittoria elettorale siano stati il Presidente russo Medvedev, il Primo ministro russo Putin e il President dell’Ucraina Yanukovych dimostra quale sia la loro interpretazione della democrazia e le tetre prospettive che attendono la Bielorussia.
Marek Henryk Migalski (ECR). – (PL) Signor Presidente, intendo esordire con alcune notizie per l’onorevole Hautala. Mi auguro che abbia nuovamente le cuffie. Ebbene, onorevole Hautala, vi è ancora qualcosa da aggiungere alle informazioni che ci ha dato riguardo all’organizzazione Viasna. Non solo all’organizzazione non è stato consentito di registrarsi, ma di recente la polizia ha rimosso tutti i loro computer, e lunedì – queste le notizie per lei – ho dato il via a una raccolta di laptop in Polonia da inviare loro.
Signor commissario, mettiamoci al lavoro ora. E comincerò ripetendo le sue parole: è giunto il momento di agire. È vero. La sua seconda affermazione molto importante è stata che non dobbiamo isolare la società bielorussa. I provvedimenti che adotteremo dovrebbero rispettare tale principio, devono essere provvedimenti veramente ‘blandi’ o, in altre parole, costruire la società civile, sostenere i media e gli studenti e abolire i visti. Occorre appoggiare simili provvedimenti e, in particolare, destinarvi maggiori risorse. Concordo tuttavia che occorrono anche provvedimenti più incisivi, quali quelli proposti dagli onorevoli Protasiewicz e Ojuland. In questo caso I due tipi di provvedimenti andrebbero adottati coerentemente.
Jacek Saryusz-Wolski (PPE). – (EN) Signor Presidente, ritengo che la diagnosi fatta e la terapia prevista siano corrette. Il problema non è il fatto che in passato avessimo una diagnosi e una terapia di cura così diverse, ma il fatto che ben poco è stato fatto. Pertanto forse dovremmo chiederci se questa volta siamo sufficientemente determinati ad agire in modo diverso.
Occorre ovviamente esprimere la nostra condanna ed esigere la liberazione dei detenuti, imporre sanzioni e prendere in considerazione una sospensione ma, se non andiamo oltre alla presente condanna verbale e al sostegno morale, non vi saranno frutti da cogliere. Occorre una strategia e interventi a lungo termine, sarà un vero e proprio test per la nuova politica estera che Lady Ashton sta ora guidando.
Non si tratta solo della Bielorussia. Il modo in cui affronteremo la questione della Bielorussia determinerà la vera dinamica politica dell’intera regione: in Moldovia, in Ucraina, ma anche nei confronti della Russia e di altri Stati. Al momento, in termini geopolitici, il corso degli eventi sta allontanando la Bielorussia dall’Europa, e l’Europa si sta ritirando, anche dall’Ucraina. Abbiamo naturalmente ragione di raccomandare un duplice approccio: sanzionare e isolare il regime, aumentare l’assistenza alla società. Propongo di sostituire le politiche di carota e bastone rivolte finora al regime con: il bastone nei confronti del regime e la carota nei confronti della società. Occorre ricordare tuttavia che il nostro partner è soprattutto la società, non il regime.
Lady Ashton ha affermato che occorre continuare con gli aiuti. Dovremmo smettere di fare poco come in passato. Abbiamo fatto tutto quanto avremmo dovuto? No, l’assistenza fornita è stata ridicolmente modesta, è necessario un cambiamento.
Richard Howitt (S&D). – (EN) Signor Presidente, mentre discutiamo qui oggi, sembra che Alexander Lukashenko stia facendo approvare in tutta fretta progetti per un’inaugurazione questo venerdì, senza ospiti internazionali, proprio perché la comunità internazionale non riconosce le elezioni bielorusse come libere, imparziali o trasparenti. Se il piano va in porto, sarà un venerdì nero che seguirà quella che è stata definita la domenica di sangue, il 19 dicembre, quando 700 manifestanti democratici sono stati arrestati, inclusi sette dei nove candidati alle elezioni presidenziali, uno dei quali ha riportato entrambe le gambe fratturate, mentre un altro è stato picchiato dalla polizia antisomossa fino a riportare lesioni al cervello.
Chiedo al Vicepresidente/Alto rappresentante e agli Stati membri dell’Unione europea di sostenere le proposte polacche di un divieto di visto e, come chiarisce la nostra risoluzione, appoggiare il principio di ulteriori sanzioni economiche mirate.
In questo contesto, ciò che può fare l’Unione europea è esprimersi chiaramente e semplicemente per il rilascio di tutti i detenuti politici, per la cessazione delle minacce di divieto o restrizione da parte delle autorità nei confronti del Comitato Helsinki in Bielorussia e per una rapida organizzazione di nuove elezioni.
Per il futuro concordo con quanto è stato affermato oggi sia da Catherine Ashton che dal mio gruppo, e cioè che occorre mantenere aperto il percorso multilaterale e dare risalto e sostegno alla società civile. Non si tratta tuttavia semplicemente di un momento critico per la democrazia e i diritti umani in Bielorussia: È un test per la stessa politica europea di vicinato. È vero, cerchiamo una cooperazione e un partenariato chiari e più stretti con i nostri vicini, per incoraggiare un processo volto ad aumentare la congruenza con coloro ai nostri confini che dimostrano un genuino impegno reciproco a riguardo, ma questo non avrà esito positivo se non si agisce, manca l’impegno reciproco e la situazione peggiora.
Il dolore di cui dovremmo preoccuparci nella presente discussione non è quello provocato dalle sanzioni intelligenti proposte da parte dell’Europa contro la Bielorussia, ma il dolore fisico delle percosse inflitte alle persone che condividono l’impegno europeo nei confronti della democrazia e dei diritti umani e che hanno bisogno di noi solidali al loro fianco affinché i lunghi anni di dolore della Bielorussia possano finire.
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, baronessa Ashton, desidero ringraziarla per la rapida risposta agli avvenimenti di Minsk. Ammiro anche la bozza da lei presentata. Essa rappresenta un buon equilibrio tra le sanzioni contro i responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani e i provvedimenti a sostegno della popolazione in Bielorussia.
Desidero anche ringraziare la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che ha annullato l’invito al Presidente Lukashenko, inviando così un chiaro segnale: nelle commissioni internazionali non vi è posto per i dittatori, che non devono essere legittimati da inviti a partecipare alle riunioni.
Il riconoscimento internazionale di un Presidente che si è autoproclamato indebolisce l’opposizione nel paese e potrebbe essere considerato il riconoscimento internazionale di elezioni non democratiche. Ecco perché la risposta della Conferenza è stata quella giusta.
Sappiamo di dover attendere a lungo prima di vedere un cambiamento politico nel paese. Sappiamo anche che il Presidente Lukashenko è al potere da molto tempo e la sua reazione è tipica. Non possiamo però attendere quando si tratta della situazione umanitaria in Bielorussia, Baronessa Ashton. Dobbiamo agire rapidamente e assicurare il rilascio dei prigionieri politici e la riunificazione tra genitori e figli. Non hanno fatto nulla, se non manifestare in favore dei loro diritti democratici ed esprimere nelle strade i loro sentimenti a riguardo. La reazione alle loro azioni è ingiustificata.
Baronessa Ashton, la invito ad agire rapidamente e a chiarire in qualunque dichiarazione che si tratta di prigionieri politici e non di criminali. Vorrei inviare i miei saluti ad Andrei Sannikov e agli altri che si trovano in carcere. Devono sapere che hanno la nostra solidarietà.
Edvard Kožušník (ECR). – (CS) Signor Presidente, il mese scorso il regime totalitario di Cuba ha negato a Guillermo Farinas, insignito del Premio Sacharov, il permesso di recarsi a Strasburgo. Pochi giorni dopo abbiamo assistito ad una serie di atti di repressione, dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia. Non vi è alcun dubbio, suppongo, che il regime di Lukashenko sia un regime autoritario, ma è anche un regime totalitario, proprio come quello di Castro a Cuba.
Oggi stiamo discutendo in quest’Aula sull’eventualità di impedire agli alti rappresentanti del regime di Lukashenko di accedere all’Unione europea. Sono favorevole ad una nostra maggiore apertura nei confronti dei cittadini della Bielorussia, che non hanno mai saputo cosa siano libertà e democrazia. Qualsiasi forma di isolamento politico andrà solamente a vantaggio di Lukashenko. Bisognerebbe accogliere i cittadini della Bielorussia nell’Unione europea. D’altro canto dovremmo snobbare i rappresentanti del regime totalitario di Lukashenko ed essere molto duri nei loro confronti. Per le persone che non rispettano i valori democratici non vi è posto in una società rispettabile e onesta.
Jacek Olgierd Kurski (ECR). – (PL) Signor Presidente, la politica condotta di recente nei confronti della Bielorussia da parte di determinati governi europei, incluso purtroppo il governo del mio stesso paese, la Polonia, ha avuto un esito assolutamente disastroso. Il Presidente Lukashenko, l’ultimo dittatore d’Europa, si sta prendendo gioco di noi e, incoraggiato dalla nostra stessa apatia, sta perseguitando e mettendo in carcere i suoi avversari politici. Una politica di consenso e tolleranza non porterebbe agli effetti auspicati. Ancora una volta il nostro parlamentare con la dittatura è stato interpretato in Bielorussia come sostegno al Presidente Lukashenko, e le nostre illusioni si sono infrante in dicembre con i brutali pestaggi, le aggressioni e gli arresti di centinaia di attivisti dell’opposizione.
È di vitale importanza che noi membri del Parlamento europeo inviamo un chiaro messaggio alla Bielorussia. L’Europa non tollererà la soppressione della libertà da parte della dittatura bielorussa. Le sanzioni devono essere ben mirate e colpire i rappresentanti del regime, non le persone comuni. Al contrario le persone, così come le organizzazioni della comunità, i media indipendenti e l’opposizione, hanno bisogno del nostro aiuto. Possiamo fornire assistenza reale in materia di istruzione e di facilitazione dei visti. Il partenariato orientale deve venire sospeso nel caso della Bielorussia, oppure reso più rigido in modo da assicurare che il regime non veda più neanche un euro. Quanto maggiore sarà la presenza dell’Europa in Bielorussia, tanto più rapida sarà la caduta dell’ultimo dittatore del nostro continente.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signor Presidente, credo che uno dei maggiori sviluppi del mondo moderno sia la transizione dal totalitarismo alla democrazia nei paesi dell’Europa orientale. L’Ungheria – della cui presidenza che resterà nella storia abbiamo discusso questa mattina – ne è un esempio e il nostro stesso Presidente, l’onorevole Buzek, è un brillante esempio di tale sviluppo.
Vi sono tuttavia altri paesi nei quali la transizione non è avvenuta senza complicazioni o incidenti. La Bielorussia ne è purtroppo un esempio, e Lady Ashton in particolare ha riassunto ciò che occorre fare per affrontare la situazione.
Nella migliore delle ipotesi si potrebbe affermare che la Bielorussia ha abbracciato la democrazia facendo due passi avanti e uno indietro. Nelle recenti elezioni probabilmente ha fatto tre passi indietro e nessuno avanti, ma ritengo che ella abbia ragione quando afferma che occorre lavorare con la società civile, le ONG e i nostri partner internazionali per esercitare pressione sul Presidente Lukashenko e per porre fine alle sue repressioni e alla sua dittatura.
Andrzej Grzyb (PPE). – (PL) Signor Presidente, quanto avvenuto in Bielorussia il 19 dicembre è stata una violazione della libertà e delle libertà democratiche. L’arresto di 700 persone, inclusi tutti i candidati alla presidenza non merita alcun commento. Le elezioni sono state inique. Si tratta di una prova per l’Unione europea, e anche per quei paesi con i quali l’Unione europea ha un rapporto privilegiato, come la Russia che ha riconosciuto il risultato elettorale.
Dobbiamo dare il nostro sostegno all'opposizione e inviare un chiaro segnale: prima che si possa discutere di qualsiasi argomento nell’ambito dei rapporti con la Bielorussia, e, in particolare, con il governo del paese, i detenuti devono essere rilasciati. Qualunque restrizione non deve tuttavia incidere sui cittadini del paese. Dobbiamo seguire l’esempio della Polonia e allentare il regime dei visti. Occorre prestare assistenza a coloro che hanno perduto il proprio posto di lavoro e consentire agli studenti che sono stati cacciati dall’università di studiare in altri paesi. I media indipendenti, incluse le stazioni radio e l’emittente televisiva Belsat, hanno bisogno del nostro sostegno. Questo vale non solo per la Lituania e la Polonia, ma anche per gli altri Stati membri e le istituzioni europee. Chiedo questo nel modo più fermo.
Kyriakos Mavronikolas (S&D). – (EL) Signor Presidente, ovviamente in Bielorussia la situazione è terribilmente involuta, rispetto ai nostri principi e il nostro credo. Lukashenko guida il paese e l’opposizione si trova in carcere. Ciò che le persone si aspettano da noi è che ci rivolgiamo alla società civile nella quale – come è stato spiegato correttamente prima – l’Unione europea e i suoi principi vengono tenuti in grande considerazione, e che richiediamo libertà di stampa e il rilascio dei leader dell’opposizione detenuti e, soprattutto, che elaboriamo una politica come quella alla quale ha fatto riferimento Lady Ashton, che condivido pienamente, in modo da creare nuove condizioni per ristabilire i rapporti con la Bielorussia.
Charles Tannock (ECR). – (EN) Signor Presidente, le elezioni per la presidenza in Bielorussia sono state molto deludenti per coloro tra noi che hanno osservato il paese per diversi anni. Ho incontrato l’ambasciatore bielorusso a Londra, che mi ha rassicurato che questa volta sarebbe stato tutto diverso, che sarebbero stati rispettati gli standard internazionali e che l’OSCE avrebbe potuto dichiarare che le elezioni si erano svolte in modo libero e corretto.
Purtroppo gli istinti di Homo Sovieticus di Lukashenko si sono dimostrati più forti di qualsiasi altro fattore. Il suo comportamento poco ortodosso non è stato previsto dai suoi stessi alti funzionari, inclusi gli ambasciatori. Anch’io mi unisco ora all’appello per il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici e per indire nuove elezioni – con una missione di osservazione a lungo termine dell’Unione europea e con la piena approvazione dell’OSCE – che soddisfino tutti gli standard necessari per essere essenzialmente libere e imparziali.
È estremamente improbabile che Minsk accetti, ma occorre almeno fare un tentativo. Altrimenti bisognerà imporre nuovamente e subito più sanzioni mirate, congelare il patrimonio di Lukashenko – se lo troviamo – e imporre un divieto di viaggio a lui e a tutti i suoi alti funzionari.
Alfreds Rubiks (GUE/NGL) . – (LV) Signor Presidente, da parte mia intendo sostenere la relazione dell'Alto rappresentante Ashton per l’atteggiamento misurato che adotta riguardo a quanto è accaduto in Bielorussia. Spesso ricorriamo a valutazioni puramente emotive basate sulle nostre emozioni. Parliamo di prigionieri politici che devono venire rilasciati. Tuttavia deve ancora aver luogo il processo. Non sappiamo ancora quale sarà il verdetto. Per questo motivo chiedo nuovamente ai colleghi deputati di adottare un atteggiamento misurato riguardo a questo tipo di eventi. Lo stesso è accaduto due anni fa in Lettonia: a nessuno era vietato riunirsi finché ciò non è avvenuto. Quando tuttavia la folla, chiaramente incitata da un provocatore, è arrivata e ha cominciato a fare a pezzi l’edificio del parlamento, è intervenuta la polizia. Lo stesso in Bielorussia. Vorrei veramente sapere (e finisco subito) da dove proviene il denaro che sostiene l’opposizione in Bielorussia. Così potremmo aiutarli. Grazie.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, abbiamo letto più volte nei media che reintrodurre le sanzioni nei confronti del Presidente Lukashenko della Bielorussia – sanzioni che sono state allentate più di due anni fa – equivarrebbe ad ammettere che il nostro lungo operato per un riavvicinamento è fallito.
Sono del parere che i nostri interventi fossero già falliti, al più tardi all’epoca delle elezioni presidenziali o quando sono stati chiusi gli uffici di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Il comportamento dell’ultimo dittatore in Europa dimostra ancora una volta che l’Unione europea ha un problema quando si tratta di violazioni dei diritti umani. Lo scandalo dei voli CIA o l’approccio contraddittorio al conflitto tra integrità territoriale degli Stati e diritto all’autodeterminazione dei popoli, ad esempio nei Balcani, hanno danneggiato l’immagine dell’Unione europea come patrocinatore dei diritti umani. La credibilità dell’Unione europea risulta danneggiata anche quando essa – in contrasto con gli ammirevoli principi di Copenhagen – intrattiene negoziati di adesione con la Turchia, un paese che detiene un ben misero primato per quanto riguarda i diritti umani.
Ma il dado è tratto in Bielorussia, senz’altro con l’aiuto di Lukashenko in persona.
Jarosław Kalinowski (PPE). – (PL) Signor Presidente, considerando le sempre maggiori azioni di repressione imposte dal regime di Lukashenko, è nostro dovere esprimere solidarietà al popolo bielorusso. Occorre sostenere i media indipendenti consentendo loro, tra l’altro, di operare sul territorio comunitario: un buon esempio è la rete televisiva Belsat in Polonia. Borse di studio per gli studenti sono anche un buon mezzo per offrire sostegno, considerato che molti giovani sono stati espulsi dalle università e dalle scuole per ciò che viene definita attività di opposizione. Lo stesso vale per i visti, che al momento sono semplicemente troppo costosi per i bielorussi: bisogna porvi rimedio senza ulteriori indugi. Bisogna offrire ai cittadini della Bielorussia assoluta libertà di circolazione nell’Unione europea, ad eccezione ovviamente dei rappresentati del regime. Il sostegno della società civile è un’assoluta priorità, in quanto una società genuinamente civile porterà al cambiamento in Bielorussia e le assicurerà un futuro migliore.
Elena Băsescu (PPE). – (RO) Signor Presidente, le elezioni presidenziali del 19 dicembre hanno segnato un passo indietro, sia per lo sviluppo delle democrazia in Bielorussia che per i rapporti con l’Unione europea. L’utilizzo della forza e l’arresto dei rappresentanti dell’opposizione non risolvono affatto i conflitti politici. Anzi. Negare all’opposizione il diritto di rappresentanza in parlamento inasprisce le tensioni sociali.
Vista la situazione ritengo che il regime autoritario di Minsk non abbia diritto di godere dei benefici derivanti dal partenariato orientale. Inoltre, la Bielorussia non ha confermato il proprio impegno in materia di tale politica così come hanno fatto altri paesi della regione, in particolare la Georgia e la Repubblica di Moldova. Sospendere la Bielorussia dal partenariato orientale sarebbe davvero una sanzione diretta, tangibile contro il governo. Mi auguro che il prossimo Consiglio Affari Esteri faccia menzione di tali sanzioni nella posizione comune.
Krzysztof Lisek (PPE). – (PL) Signor Presidente, Alto rappresentante, desidero porre una domanda alquanto indisceta a lei, Baronessa Ashton. Lei sa cos’era solito fare la sera, nel 1982, Jerzy Buzek? O che cosa facevano Janusz Lewandowski o Donald Tusk? Accendevano tutti la radio e ascoltavano Radio Free Europe o Voice of America o la BBC, per scoprire la verità su quanto stava accadendo in Polonia. Ho un’altra domanda importante per lei: come ha potuto sopravvivere Lech Wałęsa, e come ha potuto sopravvivere chiunque degli attivisti dell’opposizione dopo essere stati licenziati dai loro posti di lavoro dal regime comunista polacco? Sono tutti sopravvissuti perché i membri dei sindacati americani hanno inviato aiuti finanziari. Coloro che ascoltavano la radio potevano farlo perché le stazioni radio ricevevano sostegno e fondi. Oggi è nostra la responsabilità di garantire che la verità giunga ai bielorussi, e che gli aiuti finanziari raggiungano l’opposizione bielorussa.
Peter Šťastný (PPE). – (EN) Signor Presidente, concordo pienamente con i colleghi deputati che propongono sanzioni contro gli altolocati amici intimi di Lukashenko e sostegno e aiuti all’opposizione, alle ONG e ai comuni cittadini in Bielorussia.
La proposta di risoluzione comune menziona l’eventuale spostamento del campionato mondiale di hockey su ghiaccio del 2014 dalla Bielorussia, se non verranno rilasciati i prigionieri politici. Tale strumento è ragionevole ed estremamente efficace. Lukashenko è un appassionato dell’hockey così come lo sono gli abitanti della Bielorussia. Tale spostamento susciterebbe senz’altro l’attenzione e solleverebbe molte domande in tutto il paese.
La Federazione internazionale dell'hockey su ghiaccio (IHF) è l’organo preposto a prendere una simile decisione. Potrebbe essere un’opportunità per migliorare la loro immagine, offuscata a causa dell’ammissione nel Consiglio dell’IHF di un ex alto funzionario del KGB e spia comunista negli USA, una persona che ha contribuito a defraudare centinaia di migliaia di cittadini di miliardi di dollari. Quando sarà il momento, mi auguro che l’IHF prenda la decisione giusta.
Sari Essayah (PPE). – (FI) Signor Presidente, è un fatto positivo che diversi di noi in questa sede abbiano ammesso apertamente che la cosiddetta politica del dialogo dell’Unione europea e di molti Stati membri abbia fallito. Lukashenko, che è uno scaltro attore politico, è riuscito a sfruttare il programma per la sua campagna, si è servito di tutti i benefici politici ed economici e, allo stesso tempo, ha continuato a parlare con disprezzo di democrazia e diritti umani. È perfino riuscito ad incantare alcuni politici qui in quest’Aula, come l’onorevole Rubiks, la cui massima preoccupazione – data la situazione – sembra essere se l’opposizione otterrà aiuti dall’estero.
Le sanzioni che la risoluzione chiede devono assolutamente venire attuate contro la leadership politica. Al contempo occorre però garantire che gli aiuti giungano alle persone comuni che hanno perduto il proprio posto di lavoro o di studio nella speranza che arrivasse la democrazia. Adesso è veramente l’ultima occasione per l’Unione europea di mostrare la propria vera natura, sostenendo il popolo bielorusso nella sua lotta per la democrazia e dimostrando che intendiamo cacciare l’ultimo dittatore d’Europa.
Presidente. – Onorevoli deputati, permettetemi di affermare in generale che sarebbe molto apprezzato se coloro che chiedono la procedura catch the eye fossero presenti durante tutta la discussione. Questo faciliterebbe enormemente una discussione animata.
Piotr Borys (PPE). – (PL) Signor Presidente, oggi è il momento della verità per noi, per quanto riguarda la solidarietà con la Bielorussia. Come tutti sappiamo la Bielorussia è l’ultima dittatura in Europa, e dovremmo mostrarci pienamente solidali. Siamo anche consapevoli del fatto che gli Stati Uniti forniscono solo aiuti limitati in quest’area. La proposta che intendiamo presentare oggi è un ragguardevole programma di risorse finanziarie mirate al sostegno di opposizione, media e organizzazioni non governative, ma anche e soprattutto della giovane elite. Mi riferisco qui principalmente alle centinaia o perfino migliaia di studenti bielorussi che al momento sono impossibilitati a proseguire gli studi. Desidero presentare una proposta molto specifica: che venga predisposto uno speciale programma Erasmus, nell’ambito del sistema Erasmus già esistente, rivolto esclusivamente agli studenti bielorussi. Sappiamo di poter risparmiare ingenti fondi ricorrendo a tale programma, che non richiederà un grande impegno; e la creazione di un futuro giovane e moderno per uno stato democratico potrebbe rivelarsi efficace sul lungo termine. Chiedo pertanto al commissario di assicurare che sia così.
Catherine Ashton, Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare lei e tutti gli onorevoli deputati che hanno partecipato a questa importante discussione, mirata e ponderata di oggi. Studierò certamente la risoluzione del Parlamento sulla presente importante e difficile questione.
È passato solo un mese dall’inizio di questa crisi e gli eventi si susseguono rapidamente. Mi auguro ovviamente che evolvano in una direzione positiva, in linea con gli obiettivi che noi tutti condividiamo. I detenuti dovrebbero venire rilasciati e la Bielorussia dovrebbe porre le basi per dare inizio a un processo comprensivo di riforme. Ribadisco l’augurio che la cooperazione parlamentare continui ad avere un ruolo importante in tale processo.
Molto onorevoli deputati hanno appoggiato le idee che ho esposto all’inizio: la necessità di essere assolutamente chiari riguardo all’inaccettabilità di quanto è successo, chiari sul fatto che intendiamo agire a riguardo e che intendiamo appoggiare la società civile, i giovani, i media e gli studenti – le categorie di cui hanno parlato molti onorevoli deputati.
Prenderò coraggio dai commenti fatti. Andremo avanti, per assicurarci che tutto questo accada.
Infine, quando ho incontrato le famiglie e i leader dell’opposizione che hanno voluto incontrarmi sono stata assolutamente chiara con loro sul fatto che ci aspettiamo che le persone detenute vengano rilasciate e che la Bielorussia progredisca, come tutti vorremmo, in direzione di una vera democrazia.
Ho anche espresso dei commenti molto diretti al ministro degli esteri. Spetta a loro ribaltare la loro posizione e fare ciò che sanno devono fare. Se non lo faranno la comunità internazionale dovrà intervenire e interverrà.
Presidente. – Ho ricevuto sei proposte di risoluzione presentate in virtù dell’articolo 110, paragrafo 2 del regolamento.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 20 gennaio 2011.
– Signora Vicepresidente/Alto rappresentante, mi rendo conto che lei è in quest’Aula dalle 15:00 e ora sono le 18:15. Desidera una pausa di cinque minuti per rilassarsi? Come desidera, altrimenti continuiamo.
Catherine Ashton, Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. – (EN) Signor Presidente, devo partire per recarmi in Turchia per i negoziati con l’Iran, pertanto il mio caro collega ed amico Stefan Füle mi sostituirà in quest’ultima parte della discussione.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Indrek Tarand (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) La situazione in Bielorussia è estremamente preoccupante e l’Unione europea deve adottare i giusti provvedimenti. A riguardo desidero raccontarvi una teoria di cospirazione che circola e mi è stata raccontata ieri da un uomo d’affari bielorusso.
Egli sosteneva che l’attuale situazione non è quella che lo stesso Presidente Lukashenko voleva avere dopo le elezioni, ma è il risultato di una collaborazione tra i servizi segreti bielorussi e russi rivolti a minare qualsiasi tentativo di cooperazione tra l’Unione europea e la Bielorussia.
È chiaramente impossibile dimostrare teorie come questa, ma dovremmo comunque considerare il fatto che imponendo sanzioni sulle parti bielorusse responsabili potremmo danneggiare anche i cittadini, la società civile, eccetera. Considerato il coinvolgimento probabile, seppur silenzioso, della Russia in questa situazione, e il fatto che la Francia ha deciso di vendere una nave da guerra classe Mistral alla Russia, vorrei ribadire un concetto già espresso da me in quest’Aula: sono sicuro che la Francia se ne pentirà.