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Procedura : 2010/2110(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0030/2011

Testi presentati :

A7-0030/2011

Discussioni :

PV 07/03/2011 - 26
CRE 07/03/2011 - 26

Votazioni :

PV 08/03/2011 - 9.9
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0083

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 7 marzo 2011 - Strasburgo Edizione GU

26. Agricoltura e commercio internazionale (breve presentazione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0030/2011), presentata dall’onorevole Papastamkos a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sull’agricoltura e il commercio internazionale dell’Unione europea [2010/2110(INI)].

 
  
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  Georgios Papastamkos, relatore. – (EL) Signor Presidente, in un momento in cui l’Unione sta valutando il futuro della PAC, salvaguardare la coerenza tra Politica agricola e Politica per il commercio internazionale è diventato ancora più importante. Il settore agricolo europeo vuole contribuire sempre più alla produzione di beni pubblici attraverso rigide norme in materia di sicurezza e qualità, tutela ambientale e benessere degli animali. È dunque più che logico che i prodotti agricoli importati forniscano le medesime garanzie. Durante i negoziati in sede di OMC, l’Unione europea è stata a lungo, e in un certo senso ancora è, sulla difensiva per quanto riguarda l’agricoltura. È tuttavia necessario formulare una serie di osservazioni in merito ad alcune interpretazioni sbagliate che non tengono conto della radicalità della revisione della PAC. A differenza di altri partner commerciali chiave, l’Unione ha già drasticamente ridotto i propri aiuti che distorcono gli scambi ed ha operato unilateralmente una riduzione sostanziale delle restituzioni all’esportazione, mentre alcuni partner commerciali concorrenti continuano ad avvalersi ampiamente di altre forme di incentivi all’esportazione. L’Unione europea è il più grande importatore al mondo di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo ed ha già formulato un’offerta estremamente generosa per l’agricoltura; ad oggi però non si è visto di contro un pari livello di ambizione da parte di altri paesi sviluppati e in via di sviluppo avanzati. Al contempo, la Commissione sta conducendo negoziati bilaterali e interregionali con numerosi partner commerciali. È però preoccupante l’’impatto sull’agricoltura europea delle singole concessioni, unitamente ai negoziati in corso nel settore dell'agricoltura. In questo contesto, signora Commissario, chiediamo alla Commissione di difendere il ruolo multifunzione dell’agricoltura comunitaria e il modello agroalimentare europeo, componente strategica dell’economia europea. Le concessioni a discapito dell’agricoltura non devono in alcuna circostanza essere moneta di scambio per un maggiore accesso ai mercati da parte di servizi e prodotti industriali. Sottolineiamo comunque la necessità di una valutazione di impatto prima dell’inizio dei negoziati e della presentazione delle offerte.

Esortiamo la Commissione a promuovere attivamente gli interessi agricoli offensivi dell’Unione e il vantaggio competitivo dei prodotti agroalimentari di alta qualità dell’Unione e, aspetto più importante, ad estendere la protezione delle indicazioni geografiche da parte dei nostri partner, sia nel quadro degli accordi commerciali bilaterali sia nell’ambito dell’ACTA e dell’OMC.

Per concludere, l’agricoltura non è solo un’attività economica; fornisce beni pubblici di notevole rilevanza alla società nel suo complesso il cui approvvigionamento non può essere garantito tramite i mercati. La principale sfida diventa quindi la risoluzione efficace delle questioni commerciali e non commerciali. In questo senso, la geografia economica della PAC è tale che vi è un bisogno urgente di coerenza tra la Politica agricola e la Politica per il commercio internazionale dell’Unione, tra gli aspetti interni ed esterni della PAC, tra ciò che definiamo in foro interno e in foro externo, tra la presenza bilaterale e multilaterale dell’Unione nel commercio globale.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE).(EN) Signor Presidente, è opportuno che, proprio mentre discutiamo questa importantissima relazione, per la quale ringrazio il relatore, 30 agricoltori irlandesi stiano mettendo in atto un sit-in di protesta negli uffici della Commissione europea a Dublino con l’intenzione di restarvi per tutta la notte.

La questione è seria. La relazione rispecchia la frustrazione dei membri della commissione per l’agricoltura, dei nostri coltivatori e dei consumatori, per l’incoerenza tra la politica agroalimentare e la politica commerciale europea. Per questo le parole della relazione sono forti; alcuni le trovano eccessive, ma personalmente ritengo che riflettano bene questo senso di frustrazione.

Il settore dell’allevamento bovino irlandese, un settore a basso reddito, verrà in questo modo decimato. Distruggerete il nostro ambiente.

Vorrei aggiungere qualche parola sulla coerenza in tema di cambiamento climatico. L’impronta di carbonio dei bovini brasiliani è quadrupla rispetto a quella irlandese, per cui vi prego di leggere la relazione. Chiedo che venga urgentemente sostenuta.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, per l’Europa è indispensabile garantire un giusto equilibrio tra le esigenze di sostenere un comparto fondamentale, qual è l’agricoltura dei Paesi membri, e la necessità di potenziare la politica commerciale internazionale europea.

Una strategia commerciale fortemente orientata ad inseguire le dinamiche dei mercati globali finirebbe per sacrificare la capacità di competere del settore agricolo europeo. Questo genera danni non solo all’economia del comparto, con pesanti ricadute occupazionali, ma compromette qualsiasi ipotesi di sviluppo delle nostre aree rurali. È necessario difendere la qualità delle produzioni agricole ed imporre, nell’elaborazione di accordi commerciali con paesi terzi, il mantenimento di eguali standard qualitativi in termini di sicurezza alimentare, salute e benessere umano ed animale e diritti sociali.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, la relazione oggetto di discussione cita molti esempi delle disastrose conseguenze della liberalizzazione del commercio mondiale sul settore agricolo, affermando chiaramente che l’agricoltura è stata usata come moneta di scambio per altri interessi nei negoziati condotti in sede di Organizzazione mondiale del commercio, non da ultimo quelli dei grandi gruppi industriali e di servizi dell’Unione europea. Il relatore, tuttavia, non trae le debite conclusioni in merito alle inevitabili conseguenze: il principio guida del commercio internazionale dovrebbe essere la complementarità e non la concorrenza tra produttori e paesi produttori ed è indispensabile un’agricoltura pianificata orientata alla sovranità alimentare e alla sicurezza alimentare di ogni paese. Agricoltura e pianificazione dovrebbero contrastare la pericolosa anarchia che domina la produzione per un mercato liberalizzato. Avevamo bisogno proprio di questo e non di altisonanti e incoerenti dichiarazioni; questo è quanto il relatore non ha potuto o voluto dare…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Diane Dodds (NI).(EN) Signor Presidente, come molti onorevoli colleghi in Aula, ringrazio il relatore per questo documento e mi concentrerò sui negoziati commerciali con il Mercosur, perché possono essere potenzialmente distruttivi per chi proviene dall’Irlanda del nord, soprattutto nei confronti del settore dell’allevamento.

Venerdì ho incontrato alcuni rappresentanti del settore della trasformazione agroalimentare dell’Irlanda del nord, dove questo comparto rappresenta il 16 per cento del PIL con decine di migliaia di posti di lavoro. Il settore ha superato la recessione ed è persino cresciuto nelle circostanze economiche più difficili; in futuro potrà diventare la pietra miliare di un’economia dinamica e un’espansione del settore privato. La liberalizzazione del commercio e, soprattutto, i negoziati con il Mercosur, mettono a repentaglio tutto questo, oltre a decine di migliaia di posti di lavoro e alla sussistenza di molti miei elettori.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(EN) Signor Presidente, come i colleghi irlandesi, anch’io sono molto preoccupato dal fatto che il settore agricolo possa essere sacrificato sull’altare della grande industria. Questa situazione deve terminare.

Sicuramente le proposte riguardanti il Mercosur non sono accettabili; sono state elaborate troppo frettolosamente, senza un’opportuna consultazione del Parlamento e potrebbero decimare il comparto agricolo. Possiamo parlare di risarcimenti, ma non vi è modo di ripagare una società per la perdita dei suoi membri, e soprattutto del suo settore agricolo, perché tale perdita colpisce tutta la società, e le comunità rurali in particolar modo.

Siamo molto preoccupati. L’aspetto degli standard e il confronto tra la produzione estera ed europea devono essere presi in considerazioni, ma in fin dei conti il principale dovere dell’Unione europea è tutelare il proprio settore agricolo, ovvero il comparto agricolo qui, in Europa.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D) . – (FR) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei complimentarmi con l’onorevole Papastamkos per la qualità della sua relazione, nella quale richiama l’attenzione sui criteri fondamentali che i negoziatori europei dovrebbero elaborare, sottolineando che nelle trattative si dovrebbe dare maggiore spazio agli aspetti non commerciali.

Analogamente, non possiamo più consentire che i nostri coltivatori, i quali, come abbiamo appena sentito, sono sottoposti a rigidissimi regolamenti in materia di ambiente e salute, soprattutto nel campo dell’igiene e della produzione, della sostenibilità e del benessere degli animali, siano sacrificati sull’altare del commercio internazionale, vittime di una rivalità iniqua e della distorsione della concorrenza di fronte a paesi terzi che stanno penetrando il mercato europeo con prodotti che non sempre rispettano le norme di produzione interne dell’Unione.

Mi rivolgo a Commissione e Parlamento affinché esercitino un’attenta vigilanza, specialmente in merito agli accordi con il Mercosur che mettono chiaramente a repentaglio l’allevamento europeo, ma anche tutta l’agricoltura e la produzione di beni pubblici dell’Unione, settori ai quali, come ha detto il relatore, il mercato non offre alcun risarcimento.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE). (PL) Signor Presidente, il commercio competitivo su scala globale offre vantaggi a quanti vi partecipano, sebbene in diversa misura. Il settore agricolo è particolarmente vulnerabile in quanto i costi di produzione variano notevolmente a seconda del luogo di produzione, soprattutto in ragione del rispetto delle norme di qualità e produzione.

Nell’Unione europea i nostri standard sono molto elevati, il che rende i nostri prodotti meno competitivi. È una nostra scelta consapevole per tutelare i nostri consumatori e non sorprende quindi che si vogliano fissare requisiti identici anche per i prodotti importati nell’UE da altri paesi. Sinora l’Unione europea ha fatto fin troppe concessioni, in particolare sul mercato dei prodotti agricoli, a spese dei nostri coltivatori, ma questo non dovrebbe…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, proviamo una certa frustrazione non soltanto perché l’Unione europea è il più grande importatore di prodotti alimentari al mondo, ma è anche il più grande esportatore; in questo modo diventa anche il principale beneficiario del commercio internazionale liberalizzato e della concorrenza globale. Sono in totale accordo con i colleghi: la Commissione europea ha commesso un errore quando ha elaborato il mandato. Anche il Presidente della Commissione l’ha ammesso quando mi ha detto che, durante i negoziati in sede di OMC, non ha chiesto il rispetto degli stessi criteri ambientali, fitosanitari e di benessere e salute degli animali da parte dei nostri partner commerciali, il che significa che il mandato è stato definito in maniera inappropriata. Se però commettiamo un errore, dobbiamo porvi rimedio. Il mandato va modificato e in futuro dobbiamo imporre i medesimi requisiti ai nostri partner.

 
  
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  Åsa Westlund (S&D).(SV) Signor Presidente, il commercio internazionale svolge un ruolo molto importante rispetto agli sviluppi nel mondo e ha un notevole impatto anche sulla nostra agricoltura. Forse una delle variabili più decisive per il nostro futuro sono gli sviluppi in Egitto, Tunisia e Libia. Uno dei contributi più importanti che l’Unione può offrire al riguardo consiste, per esempio, nell’aprire i propri mercati al petrolio in maniera da aiutare concretamente i popoli di quei paesi a costruirsi un futuro nelle proprie terre. Chi si preoccupa dei flussi migratori nell’Unione dovrebbe anche garantire che la politica commerciale comunitaria nei confronti di tali paesi sia adeguata, in modo che la gente possa effettivamente immaginare un futuro e non abbia bisogno di emigrare.

Devo aggiungere che, provenendo da un paese che prevede regolamentazioni molto più rigide in tema di benessere degli animali rispetto a quelle comunitarie, mi pare quasi tragicomico sentire parlare di standard elevati in Europa. Dal punto di vista del mio paese, l’Unione ha standard molto bassi in materia, soprattutto per pollame e suini, e vi è ancora molto da fare.

 
  
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  Maria Damanaki, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione accoglie con favore la relazione e ringrazia il relatore, onorevole Papastamkos, nonché i membri delle due commissioni (la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e la commissione per il commercio internazionale) per l’impegno profuso nel trattare un argomento così complesso in maniera esaustiva. Una serie di raccomandazioni contenute nella relazione riecheggia la visione politica e le priorità perseguite dalla Commissione, già descritte nel dettaglio in diverse comunicazioni.

Devo ammettere che la liberalizzazione del commercio pone sfide notevoli all’agricoltura comunitaria e anche alla Commissione europea. Nondimeno, il Parlamento ha riconosciuto che vi sono negoziati in atto in materia di commercio internazionale che aprono nuove opportunità per la nostra agricoltura. Dobbiamo analizzare i benefici più ampi, per l’economia europea nel suo complesso, che si potrebbero ottenere dall’apertura degli scambi.

Nell’insieme è importante mantenere un messaggio coerente. Ne abbiamo bisogno per le trattative che ci vedono attualmente impegnati, che si tratti di Doha, con alcuni partner africani e dell’ASEAN o con i paesi del Mercosur.

Sarebbe pertanto sbagliato prevedere una maggiore apertura soltanto come uno scenario perdente su ogni fronte per l’agricoltura europea. Dato che abbiamo notevoli interessi offensivi in agricoltura, gli accordi commerciali offriranno nuove opportunità derivanti dalle concessioni dei nostri partner. Questa situazione è supportata da fatti incontrovertibili: i dati preliminari per il 2010 dimostrano che l’Unione è un esportatore netto di prodotti agroalimentari con oltre 90 miliardi di euro di esportazioni in tale ambito e un’eccedenza commerciale superiore a 6 miliardi di euro, tendenza che può essere spiegata dalla concentrazione strategica del settore agroalimentare europeo sulla fornitura di prodotti di alta qualità, come si è detto, e alto valore per i quali la domanda mondiale è manifestamente crescente.

Grazie a questo know-how esclusivo e diverso, il settore agroalimentare europeo ha una carta forte da giocare sul mercato globale. Concordo con l’idea che su tale carta sia necessario investire. In tale contesto, il coerente orientamento verso il mercato delle riforme della PAC negli ultimi due decenni ha contribuito a migliorare la competitività del settore agricolo incoraggiando i coltivatori ad adeguarsi alle soluzioni del mercato. Nel contempo, però, la diversità dell’agricoltura nei 27 Stati membri dell’Unione dovrebbe essere pienamente apprezzata. Se l’Unione vuole assicurare il futuro a lungo termine delle sue aree agricole in maniera equilibrata dal punto di vista territoriale e ambientale, dobbiamo rispettarla.

È necessario inoltre comprendere che non possiamo aspettarci dai settori particolarmente delicati che sostengano un livello eccessivo di importazioni aggiuntive che porrebbero ulteriore pressione sulla produzione e i prezzi medi nazionali. La vera sfida, quando si negoziano accordi commerciali multilaterali o bilaterali che incidono sull’agricoltura europea, è dunque trovare il giusto equilibrio tra i nostri interessi offensivi e i nostri interessi difensivi in agricoltura, nonché tra l’agricoltura e altri ambiti delle nostre trattative commerciali.

La Commissione ne è pienamente consapevole e continuerà a perseguire tale obiettivo in stretta collaborazione con il Parlamento. Vorrei quindi che il Parlamento ci aiutasse a trovare il giusto equilibrio e trasmettere il giusto segnale al resto del mondo.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 8 marzo 2011, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (GA) Più di 30 coltivatori stanno protestando con un sit-in nell’ufficio della Commissione europea a Dublino per dimostrare il loro convincimento che gli interessi del settore agricolo sono stati sacrificati per il bene del commercio. Va garantito che gli agricoltori non siano trattati ingiustamente nel nome del commercio né usati come moneta di scambio nei negoziati commerciali.

In tal senso, apprezzo questa relazione energica di grande attualità, nonché le critiche che muove alla resa della Commissione sulle questioni agricole per ottenere un migliore accesso a nuovi mercati. È essenziale per la competitività e la sostenibilità del settore agricolo europeo trovare nuovi mercati per i prodotti di alta qualità dell’Unione. Tali accordi, tuttavia, devono andare a beneficio del settore agricolo comunitario, non a suo discapito, come avverrebbe nel caso dell’accordo commerciale con il Mercosur.

I prodotti agricoli irlandesi sono di alta qualità e, pertanto, molto diffusi, ma gli agricoltori irlandesi non potranno continuare così se si permette che nell’Unione vengano venduti prodotti meno cari di qualità inferiore.

 
  
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  Spyros Danellis (S&D), per iscritto. – (EL) Oggi siamo di fronte a un ennesimo tentativo di violare l’approccio commisurato (basato su una valutazione di rischio) e scientificamente fondato alla questione delicata e importante della sanità pubblica nella regolamentazione dei prodotti a base di tabacco. Il governo brasiliano sta promuovendo una normativa che prevede il divieto totale di produzione e vendita di sigarette contenenti ingredienti misti, note come sigarette di tipo americano. Tale normativa viene promossa senza fornire alcuna prova del fatto che le sigarette in questione siano più ricercate dai giovani rispetto alle sigarette tipo Virginia. Una mossa del genere danneggerebbe produttori ed esportatori di varietà di tabacco orientali e Burley coltivate nell’Unione spazzando via nel contempo la concorrenza per tabacco e sigarette tipo Virginia di cui il Brasile è il più importante produttore ed esportatore al mondo. La Commissione europea è dunque invitata a porre la questione, per quanto concerne le intenzioni del Brasile, alla prossima riunione del comitato per gli ostacoli tecnici agli scambi dell’OMC il 24-25 marzo 2011.

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE), per iscritto. – (HU) In merito all’agricoltura dell’Unione e al commercio internazionale, poiché l’agricoltura non è soltanto un’attività economica e la politica agroalimentare deve perseguire obiettivi fondamentali come l’approvvigionamento e la sicurezza alimentare, la sfida più importante è il coordinamento efficiente delle considerazioni di carattere commerciale e non commerciale. L’Unione europea è il più grande importatore di prodotti agricoli provenienti dai paesi in via di sviluppo e importa più di Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda messi insieme. Garantire un maggiore accesso di mercato a tali paesi potrebbe generare un effetto dannoso, non soltanto per i produttori agricoli europei, ma anche per i paesi in via di sviluppo più bisognosi di aiuto. Proprio per questo l’Unione deve applicare un approccio più equilibrato tra i vari settori nei suoi negoziati commerciali e promuovere i suoi interessi agricoli sia difensivi sia offensivi. Il settore agricolo dell’Unione svolge un ruolo vitale nella strategia Europa 2020 rispetto a varie sfide economiche e sociali. La politica commerciale comunitaria ha un ruolo importante e decisivo nel permettere all’agricoltura di continuare a offrire un proprio apporto positivo alla realizzazione degli obiettivi. Concordo con l’idea che la politica commerciale non debba ostacolare la dinamica del settore agricolo europeo; la politica commerciale e la politica agricola dovrebbero invece sostenersi reciprocamente.

 
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