Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B7-0019/2011).
Dato il particolare ritardo, prima di iniziare il Tempo delle interrogazioni vorrei fare alcune precisazioni sul modo in cui intendo procedere. Sarei estremamente grata se tutti i presenti prestassero la massima attenzione, inclusi, se posso permettermi, i Commissari che interverranno. Nel momento delle interrogazioni supplementari si accetteranno solamente gli autori delle interrogazioni stesse in quanto, volendo esaminare tutte le interrogazioni, non disponiamo di tempo sufficiente per agire diversamente. Prego gentilmente i Commissari che risponderanno o enunceranno la loro prima risposta di non leggerci una lunga dissertazione. Saranno apprezzate risposte concise e efficaci che possano lasciare spazio al dialogo con l’interrogante.
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Jörg Leichtfried (S&D). – (DE) Signora Presidente, devo ammettere che accolgo favorevolmente le osservazioni espresse in merito al poco tempo a nostra disposizione. Le chiedo tuttavia di non dimenticare che i deputati che desiderano presentare le interrogazioni non sono i responsabili di questo enorme ritardo. Il problema è che la mia interrogazione al Consiglio riguarda una questione che verrà ora trattata come interrogazione n. 2. La mia interrogazione rivolta al Consiglio era identica a questa, ma il Tempo delle interrogazioni al Consiglio è stato cancellato senza essere sostituito. Certamente si tratta di una situazione alquanto spiacevole e per questo desidero domandarle di rivedere la sua posizione ˗ che in altre circostanze sarebbe totalmente logica e comprensibile ˗ unicamente in merito a questo punto.
Presidente. – Le circostanze nelle quali ci troviamo stasera non lasciano spazio ad alternative valide. Sono mortificata per tutti gli interroganti, ma il massimo che posso fare è trattare il maggior numero di interrogazioni possibile, dando agli interroganti la possibilità di intervenire. Non sono a mio agio in questa situazione ma, come credo sappiate, si stanno prendendo provvedimenti per poter condurre il Tempo delle interrogazioni secondo una forma diversa e più efficace, che risponda alle nuove esigenze sorte dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Francamente ritengo che prima tutto ciò avverrà, meglio sarà. Possiamo ora procedere.
Prima parte
Annuncio l’interrogazione n. 15 dell’onorevole Vilija Blinkeviciute (H-000075/11)
Oggetto: Direttiva quadro relativa al reddito minimo nell'Unione europea
L'anno scorso il Parlamento europeo ha approvato una relazione sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva in Europa, in cui sostiene l'opportunità di una direttiva quadro relativa alla garanzia di un reddito minimo nell'Unione europea.
Considerando che in Europa già oltre 85 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, non ritiene la Commissione che occorrerebbe introdurre una direttiva quadro relativa a un sistema che garantisca un reddito minimo adeguato su tutto il territorio dell'Europa?
László Andor, membro della Commissione. – (EN) Spesso si è detto che le società andrebbero giudicate in base al modo in cui trattano i loro membri più deboli. È naturale che se non riusciamo a fornire un adeguato sostegno alle persone che versano in stato di bisogno, con tutta probabilità li escluderemo ulteriormente, rendendone ancora più difficile l’integrazione nella società e l’inclusione nel mercato del lavoro.
La Commissione ritiene che oltre ad agire come stabilizzatori automatici, i sistemi di reddito minimo possano giocare un ruolo determinante nella protezione delle parti più vulnerabili della società dai terribili effetti della crisi fornendo ammortizzatori sociali.
La raccomandazione della Commissione sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro e le conclusioni del Consiglio EPSCO del 17 dicembre 2008 in merito ai principi comuni di inclusione attiva per combattere la povertà in maniera più efficace mettono in luce l’importanza dell’accesso a risorse adeguate, insieme a servizi di qualità e mercati del lavoro inclusivi.
In particolare, la raccomandazione invita gli Stati membri a “riconoscere il diritto fondamentale della persona a risorse e prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana, nel quadro di un dispositivo globale e coerente di lotta contro l’esclusione sociale.”
L’approccio delineato nella raccomandazione si è rivelato un passo nella giusta direzione, specialmente in tempo di crisi economica, ma si deve fare di più per una completa attuazione delle riforme in materia di inclusione attiva.
Come annunciato nella comunicazione sulla Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale, nel 2012 la Commissione presenterà una relazione sull’attuazione dei principi comuni in materia di inclusione attiva, ponendo l’accento, tra le altre cose, sull’efficacia dei sistemi di reddito minimo.
Verrà inoltre proposta un’azione basata su tale valutazione, incluse le possibili modalità per sostenere l’inclusione attiva mediante gli strumenti finanziari dell’Unione europea.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D). – (LT) Signora Presidente, Signor Commissario, la ringrazio per il suo intervento, tuttavia non è stata data una risposta completa alla mia domanda. L’interrogazione era la seguente: intende la Commissione europea realizzare una direttiva quadro che assicuri redditi minimi adeguati? In caso contrario, non sarà certo possibile sconfiggere la povertà. Perfino il 2010, l’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, ha visto aumentare il livello di indigenza economica nei singoli Stati membri. Le pongo un’ultima domanda, signor Commissario: dato che un numero estremamente elevato di anziani si sta impoverendo, come giudica la possibilità, da parte della Commissione, di stabilire criteri uniformi relativi a una pensione minima a livello europeo?
László Andor, membro della Commissione. – (EN) La Commissione è a favore di un reddito minimo così come di un salario minimo, ma qui si parla di competenze e responsabilità degli Stati membri e interviene fortemente il principio di sussidiarietà.
In un periodo di crisi ˗ ne convengo ˗ si deve prestare particolare attenzione agli individui che appartengono ai gruppi più deboli della società, specialmente coloro che hanno perso il lavoro e che quindi sono privi di reddito; si devono tuttavia incoraggiare gli Stati membri a utilizzare mezzi diversi, e ciò è solo un’opzione, per impedire il rischio di povertà.
In tal senso, lo spazio per iniziative legislative è quindi alquanto limitato benché, in certi momenti, la richiesta politica di tali iniziative sia piuttosto significativa.
La questione relativa alla povertà delle persone più anziane è un tema molto complesso per il quale occorre lavorare nel campo dell’occupazione, dei servizi sociali e della protezione sociale; tutto ciò si ricollega alla campagna sull’invecchiamento attivo prevista per il prossimo anno ˗ che sarà appoggiata da varie politiche nell’ambito dell’assistenza sanitaria e della tutela della salute ˗ così come all’apprendimento permanente, in quanto siamo convinti che i maggiori progressi possibili in termini di condizioni di vita e inclusione sociale delle persone anziane si debbano fondare sul potenziamento della loro partecipazione al mercato del lavoro. Solo partendo da tali presupposti, si potranno, in un secondo momento, concepire nuove politiche.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 16 dell’onorevole Silvana Koch-Mehrin (H-000084/11)
Oggetto: Lampadine a basso consumo energetico
La Commissione è a conoscenza dello studio realizzato dall'Agenzia federale per l'ambiente tedesca (Bundesumweltamt), secondo il quale le lampadine a basso consumo energetico comportano, a causa del loro contenuto di mercurio, rischi di intossicazione in caso di rottura accidentale nell'ambiente domestico? Quali conclusioni trae la Commissione da tale studio?
La Commissione è disposta a rivedere la sua decisione di ritirare dal mercato le lampadine a incandescenza tradizionali?
La Commissione è disposta a sospendere il divieto di utilizzo delle lampadine tradizionali, almeno per l'uso domestico?
Günther Oettinger, membro della Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevole Koch-Mehrin, onorevoli colleghi, la Commissione è a conoscenza della relazione prodotta dall'Agenzia federale per l'ambiente tedesca e naturalmente ne ha ancora una volta studiato attentamente i risultati. Desidero delinare brevemente gli antefatti della situazione attuale. In seguito a una decisione del Consiglio europeo del 2007 e a successive risoluzioni del Parlamento europeo e del Consiglio Energia ˗ in altre parole dopo un’ampia consultazione con il Parlamento e gli Stati membri ˗ nel 2009 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento in materia di progettazione ecocompatibile. Tale regolamento includeva anche il passaggio graduale dalle lampadine a incandescenza tradizionali a quelle a basso consumo energetico. Riteniamo infatti che, nell’ambito del mercato dell’illuminazione e delle lampadine, si potrà ottenere un risparmio energetico totale di 40 miliardi di kilowattora, pari a un risparmio tra i 5 e i 10 miliardi di euro in termini di costi di elettricità. La direttiva comprende varie misure di sicurezza, con una particolare attenzione rivolta ai livelli massimi di mercurio. A settembre 2010, tali valori sono stati ancora una volta abbassati notevolmente al fine di ridurre i potenziali rischi per la salute.
Le conclusioni dello studio condotto dall'Agenzia federale per l'ambiente tedesca ci hanno spinti a consultare il Comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali il quale, dopo aver passato in rassegna l’intero panorama della letteratura scientifica, è giunto alla conclusione che molto probabilmente le lampadine compatte fluorescenti non presentano alcun rischio per la salute.
Nonostante ciò rimane un problema da risolvere. Gli studi si basano infatti su esperimenti condotti su persone adulte, ma è evidente che i bambini meritano un discorso a parte e ci si sta avvalendo della collaborazione con l’Agenzia federale per l'ambiente tedesca al fine di ottenere risultati adeguati a questa categoria il più velocemente possibile. I contatti regolari con la suddetta agenzia consentono infatti di valutare rapidamente e congiuntamente ogni nuovo test.
Data la necessità di una maggiore fiducia tra le parti coinvolte, in linea generale riteniamo che si debba proseguire sulla strada della graduale attuazione del regolamento. In futuro non esiteremo, tuttavia, a aggiornare il Parlamento nel caso in cui nuovi risultati conducano a valutazioni di altro tipo. Questo lo stato attuale delle cose.
Silvana Koch-Mehrin (ALDE). – (DE) Signora Presidente, onorevole Oettinger, è positivo ˗ e me ne compiaccio ˗ che abbiate incaricato il Comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali di esaminare nuovamente la questione. Il problema, tuttavia, sussiste. In che modo si può spiegare ai cittadini europei che alcuni regolamenti dell’Unione europea consentono l’utilizzo domestico di oggetti potenzialmente pericolosi per la salute dei loro bambini? Molti di noi hanno figli e sappiamo bene che gli oggetti si rompono con estrema facilità. Nutro grande preoccupazione per questa situazione e ciò è condiviso anche dall’onorevole Leichtfried dall’Austria. Come possiamo rendere chiaro che si tratta di una situazione pericolosa? Non sembriamo capaci di imparare dagli errori passati. D’altra parte lei non è responsabile della decisione iniziale e può quindi mostrare un atteggiamento teso a trarre insegnamenti dal passato senza perdere la faccia. Avrebbe potuto dire che questa interdizione sarà ritirata, almeno per i nuclei domestici. Sarebbe pronto a riconsiderare la sua decisione?
Günther Oettinger, membro della Commissione. – (DE) Signora Presidente, in risposta alla domanda desidero sottolineare che le lampadine disponibili sul mercato dopo il passaggio non presenteranno alcun rischio potenziale. La questione riguarda le lampade compatte fluorescenti (CFL). Occorre pertanto valutare un aumento delle attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alla direttiva in materia di progettazione ecocompatibile, al fine di informare i cittadini sulle luci LED e sulle lampadine alogene di ultima generazione. Ciò consentirà il raggiungimento di un duplice scopo: da un lato gli obiettivi ambientali e di risparmio energetico stabiliti dalla direttiva, dall’altro lato la prevenzione da qualsiasi rischio potenziale. Da parte nostra, saremo lieti di poter approfondire nuovamente la questione.
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 17 dell’onorevole Moraes (H-000079/11)
Oggetto: Pacchetti di misure per i diritti delle vittime
Il miglioramento del sostegno alle vittime di reati è parte integrante del programma di Stoccolma. In particolare, le problematiche concernenti l'assistenza alle vittime di reati transfrontalieri in Europa, preoccupano realmente i cittadini dell'UE. Al momento esistono poche procedure pratiche che offrano sostegno e consulenza alle vittime e alle famiglie che fanno fronte alle conseguenze di reati e gravi lesioni subiti all'estero. L'interrogante sta attualmente aiutando un elettore il cui figlio è stato vittima di un'aggressione violenta durante una vacanza a Creta. È realmente necessaria un'azione dell'UE in quest'ambito per rispettare la promessa della creazione dell'Europa dei cittadini.
Il commissario Reding ha annunciato un pacchetto di misure in relazione alla tutela delle vittime di reati. Alla luce di quanto appena detto, quando intende la Commissione proporre il pacchetto di misure per le vittime di reati? Potrebbe la Commissione fornire ulteriori informazioni sul contenuto che avrà tale proposta legislativa? Potrebbe la Commissione fornire alcuni dettagli sulle misure non legislative che saranno incluse nel pacchetto?
Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signora Presidente, ogni anno più di 30 milioni di persone in tutta Europa è vittima di reato. È quindi fondamentale garantire che tali persone possano accedere ai propri diritti e che ricevano il sostegno e la protezione necessari. Si tratta di una priorità strategica per la Commissione.
Colgo l’occasione per mettere in luce il coraggio della signora Hughes, la quale sta conducendo una campagna in tutta Europa a sostegno di maggiori diritti per le vittime di reato. Ritengo che la sua determinazione debba fungere da esempio per rafforzare tali diritti e la fiducia dei cittadini nei nostri sistemi giudiziari. Occorre una fiducia reciproca più forte per assicurare il riconoscimento e la protezione delle esigenze delle vittime, non solo nei loro paesi d’origine ma anche all’estero. È inoltre necessario garantire che le vittime non siano dimenticate dai sistemi giudiziari e giuridici.
Per questi motivi, a maggio la Commissione proporrà un pacchetto completo per le vittime, che si focalizzerà in particolare sulla qualità del trattamento che tali persone ricevono a seguito di reati e durante i procedimenti penali; inoltre il pacchetto garantirà alle vittime gli stessi standard minimi di trattamento in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, indipendentemente dalla loro nazionalità o dal paese di origine. Le nostre proposte si prefiggono di promuovere un atteggiamento diverso nei confronti delle vittime, fare di più per assicurarne il recupero, nonché ridurre il rischio di ulteriori e ripetute vittimizzazioni durante i procedimenti.
Cosa comporterà tale pacchetto nella pratica? In primo luogo si tratta di una direttiva orizzontale relativa alla posizione delle vittime nei procedimenti penali. Ad esempio, stabilirà chiaramente alcuni diritti applicabili quali servizi di sostegno alle vittime che siano facilmente accessibili in tutti gli Stati membri; diritto all’interpretazione durante gli interrogatori; riduzione al minimo del contatto tra l’autore del reato e la vittima durante i procedimenti, con l’intenzione di prevedere sale di attesa separate per i nuovi tribunali; e diritto a richiedere un riesame del processo in tutti gli Stati membri.
In secondo luogo, verrà proposto un regolamento sul riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia di diritto penale per garantire che ogni vittima a rischio che in uno Stato membro beneficia di una misura di protezione adottata contro un potenziale autore di reato possa contare su tale misura nel momento in cui si trasferisce o viaggia in un altro Stato membro.
Intendiamo altresì introdurre un’ampia serie di misure non legislative per assicurare l’efficacia della nuova legislazione e intendiamo proporre un piano strategico relativo al rafforzamento dei diritti delle vittime al fine di garantire che tali diritti figurino sempre, negli anni a venire, tra le principali preoccupazioni politiche.
Claude Moraes (S&D). – (EN) Come lei sa, la scorsa settimana abbiamo visitato i suoi uffici insieme alla signora Maggie Hughes, una delle migliaia di coraggiose vittime di reato.
Devo ammettere che, dopo aver parlato con i suoi collaboratori, siamo entusiasti di questo pacchetto di misure che potrebbe potenzialmente ristabilire la fiducia dei cittadini e portare vantaggi a coloro che necessitano di aiuto nel momento in cui subiscono un reato.
La signora Hughes e molte altre vittime ci hanno detto di apprezzare le misure da lei proposte, tuttavia desidererebbero vedere una concentrazione delle misure di aiuto. Ad esempio, se vi fosse un ufficio di sostegno alle vittime, dovrebbe essere facilmente accessibile e si dovrebbe prevedere personale ausiliario presso ospedali, celle di polizia e tribunali.
Questo è ciò che i nostri concittadini chiedono e che, fino ad oggi, non hanno ancora ottenuto. Le sto rivolgendo un vero e proprio appello perché tale proposta dalle grandi potenzialità diventi realtà.
Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Sono d’accordo con le parole dell’onorevole Moraes. Io stessa ho percepito che le vittime sono state in un certo qual modo lasciate sole.
Per quanto concerne i diritti processuali, l’attenzione si è sempre fortemente focalizzata sugli autori di un reato: ci si è preoccupati che i loro diritti venissero rispettati, come infatti dovrebbe accadere in una società basata sui diritti. Molto spesso, tuttavia, le vittime sono vittimizzate una seconda volta quando in tribunale nessuno si cura di loro. Si tratta di una situazione estremamente ingiusta che equivale a una negazione dei diritti. Per questa ragione, è auspicabile che il pacchetto di misure per i diritti delle vittime possa mutare non solo le leggi ma anche le mentalità; si auspica inoltre che, ovunque nei tribunali, nelle stazioni di polizia e negli ospedali ˗ come l’onorevole Moraes ha giustamente raccomandato ˗ le persone riservino un’attenzione particolare alle vittime, consci del fatto che non dovrebbero essere trattate come qualsiasi altra persona. È della massima importanza che ciò abbia altresì una valenza transfrontaliera così da tutelare le persone che si trovano in uno Stato membro diverso dal loro paese di origine.
Confido quindi nel Parlamento perché aiuti la Commissione a produrre la migliore legislazione possibile e inoltre, per ciò che concerne gli aspetti codecisionali del pacchetto, confido in un avanzamento rapido dei lavori affinchè si raggiunga un accordo con il Consiglio.
Seconda parte
Presidente. – Annuncio l’interrogazione n. 18 dell’onorevole Harkin (H-000063/11)
Oggetto: Proposte della Commissione relative a una base imponibile consolidata comune per le società
Potrebbe la Commissione fornire delucidazioni sull'attuale situazione delle proposte della Commissione relative a una base imponibile consolidata comune per le società?
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) La base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB) costituisce un'iniziativa importante nel processo di eliminazione degli ostacoli al completamento del mercato unico e figura nell’Analisi annuale della crescita tra le iniziative prioritarie da attuare per stimolare la crescita. Intende infatti rimediare ad alcuni ostacoli fiscali che rappresentano un grave intralcio per la competitività delle società.
Al momento attuale, l’assenza di norme comuni per le società e la divergenza tra i diversi sistemi fiscali nazionali conducono spesso a sovratassazione e doppia imposizione; oltre a ciò, le imprese sono soggette a oneri amministrativi gravosi e a elevati costi per adeguarsi alla normativa. Questa situazione disincentiva gli investimenti nell’Unione e, di conseguenza, è in contrasto con le priorità stabilite dalla strategia Europa 2020.
Fino ad oggi sono stati compiuti progressi significativi in merito agli aspetti tecnici della proposta relativa a una CCCTB. È giunta l’ora di dare alle società un unico insieme di regole fiscali per rendere più facile ed economico operare nel mercato unico.
L’adozione della proposta da parte del collegio dei Commissari è prevista per il 16 marzo 2011. Sono convinto che la proposta finale darà un contributo significativo al miglioramento delle condizioni per le imprese, alla crescita e all’occupazione nell’Unione europea.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Grazie per la sua risposta signor Commissario. Ho tre brevi domande da porle alle quali spero potrà rispondere.
Per prima cosa, prevede una CCCTB facoltativa?
In secondo luogo, ritiene che possano sussistere circostanze tali per cui i tribunali nazionali potrebbero essere privati della loro giurisdizione in materia fiscale nel caso in cui una loro decisione impattasse sulle rendite di un altro Stato membro?
E infine, suppongo che in questa fase sia già stata elaborata una formula relativa alla ripartizione delle imposte che possono essere pagate nei vari Stati membri. La Commissione intende avviare una valutazione d’impatto per definire i “favoriti” e gli “sfavoriti” ˗ in termini finanziari ˗ a seguito dell’eventuale formula?
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Non mi dilungherò sulla questione di una CCCTB facoltativa o vincolante in quanto la risposta è molto semplice. La proposta prevede una scelta volontaria da parte delle società di applicare o meno le regole previste dalla CCCTB la quale, pertanto, sarà facoltativa.
In merito ai tribunali nazionali, la proposta della CCCTB prevede procedure per la composizione delle controversie e il ruolo di tali tribunali non sarà assolutamente minato dalla proposta.
La proposta contempla una formula per ripartire la base imponibile consolidata secondo una divisione uguale tra fatturato, lavoro e attività; inoltre il fattore lavoro sarà suddiviso in due componenti: monte retribuzioni e numero di dipendenti.
Una valutazione di impatto è stata effettivamente svolta e sarà pubblicata unitamente alla proposta. Sono pienamente convinto del beneficio che tale proposta apporterà alle società europee, comprese quelle irlandesi.
Presidente. – Onorevoli colleghi, mi accorgo che alcuni di voi sono arrivati in Aula solo dopo l’inizio del Tempo delle interrogazioni e probabilmente ignorano i ristretti limiti di tempo ai quali siamo sottoposti per cercare di procedere. L’obiettivo è quello di rispondere al maggior numero di interrogazioni possibile. Per questo motivo, è stato deciso in fase iniziale di non prendere in considerazione alcuna interrogazione supplementare, eccetto quelle da parte degli stessi interroganti.
L’intenzione è attualmente quella di prendere in esame le interrogazioni degli onorevoli Jensen, Papanikolaou, Posselt e Ţicău entro le 20.45. Questo programma dipenderà anche, in certa misura, dalla lunghezza delle risposte fornite dalla Commissione.
Annuncio l’interrogazione n. 19 dell’onorevole Jensen (H-000086/11)
Oggetto: Esenzione IVA per i prodotti agricoli in Romania
Le aziende danesi che hanno investito nel settore agricolo in Romania, sono state informate che, in futuro, non dovranno applicare l’IVA sui prodotti venduti agli intermediari. Sulle merci vendute agli utenti finali (ovvero panettieri, altri agricoltori, ecc.), gli agricoltori dovranno continuare ad applicare l'IVA. La proposta d'esenzione dell'IVA sulle vendite agli intermediari dovrebbe essere stata inviata dal governo rumeno alla DG TAXUD.
La Commissione ha approvato la disposizione secondo cui la vendita di prodotti agricoli agli intermediari sarà esente da IVA? In caso affermativo, per quali ragioni? La Commissione ritiene che tale sistema comporterà modifiche strutturali del commercio della produzione agricola in Romania? La Commissione è del parere che fornendo incentivi finanziari agli agricoltori che vendono i propri prodotti a determinati acquirenti si verrebbe a creare una distorsione della concorrenza nell'ambito del mercato interno? La Commissione garantirà che si applichi un regime comune di IVA a tutti i produttori agricoli in Romania?
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Data la situazione di frode IVA in merito ad alcuni prodotti agricoli, la Commissione è in contatto con la Romania per stabilire il modo più adeguato di affrontare il problema.
Una delle possibili soluzioni per far fronte alla cosiddetta frode carosello in questo settore è il meccanismo dell’inversione contabile. In base a tale sistema, che non rientra in un regime di esenzione, si continua a tassare la fornitura, ma il debitore dell’IVA nei confronti del fisco non sarà più il fornitore, bensì il contribuente che riceve la merce.
Il fatto che il destinatario diventa il nuovo debitore d’imposta al posto del fornitore rappresenta l’unica modifica al regime standard, in base al quale un contribuente che fornisce merci a un altro contribuente riscuote l’IVA e la versa allo Stato mentre il contribuente destinatario può dedurre tale somma grazie alla dichiarazione IVA.
Sia nel regime standard sia in quello dell’inversione contabile, nel caso in cui il destinatario fosse il consumatore finale, quest’ultimo non potrà dedurre l’IVA che sarà quindi interamente a suo carico.
L’IVA resterebbe quindi un fattore neutrale per i contribuenti e non si verificherebbe alcuna distorsione della concorrenza. Dato che il destinatario può versare e dedurre il medesimo importo nella propria dichiarazione IVA, tale cambiamento ha il vantaggio di eliminare la necessità di un effettivo pagamento dell’IVA al fisco. Di conseguenza evita sistemi di frode fondati sul mancato pagamento dell’IVA da parte del fornitore, seguito da una deduzione dell’imposta da parte dell’acquirente in possesso di valida fattura.
Aspetto debole del sistema è la possibilità di generare rischi di frode di altro tipo, legati al fatto che l’IVA verrebbe riscossa solamente nell’ultima fase della catena di fornitura.
Per tale ragione, la Commissione ritiene che il sistema dovrebbe essere limitato preferibilmente ai soli prodotti agricoli che di norma sono venduti a intermediari, quindi soggetti passivi d’imposta, e non destinati ai consumatori finali.
Dato che tale sistema si discosta dalle usuali norme IVA stabilite dalla direttiva, occorre che il Consiglio conceda una deroga alla Romania sulla base della direttiva; per questo motivo la Commissione sta ancora esaminando la questione.
Anne E. Jensen (ALDE). – (DA) Grazie signor Commissario. Non sono sicura di aver compreso tutti i dettagli, ma ovviamente posso analizzarli in un secondo momento. Questo nuovo sistema, che a quanto ho capito è stato creato per evitare la frode, può tuttavia generare alcuni problemi per i produttori provenienti da un altro paese che hanno investito in Romania e che, pertanto, hanno spese IVA nel loro paese che non possono essere compensate dalle entrate IVA in Romania, dato che qui non hanno nessuna entrata IVA. Ha la Commissione valutato una soluzione a questo problema dei produttori di un altro paese dell’UE che detengono imprese sia in Romania sia in altri paesi dell’Unione, in modo tale da poter compensare l’IVA versata con quella incassata? Grazie.
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Desidero sottolineare che il meccanismo dell’inversione contabile non è una novità e si può applicare in diversi Stati membri. Ad esempio, in alcuni Stati membri è applicabile anche al sistema di scambio delle emissioni. È vero che il meccanismo dell’inversione contabile comporta la riscossione dell’IVA alla fine della catena di fornitura anziché una riscossione durante tutto il processo.
Quando vengono esaminate le richieste degli Stati membri di applicare il meccanismo di inversione contabile, si devono ovviamente prendere in considerazione tutti i dettagli, tra i quali anche la questione della distorsione del mercato interno. Per questo motivo, le proposte della Commissione non vengono approvate direttamente, ma passano attraverso uno studio più approfondito sulla base del quale si presenta una proposta al Consiglio.
Per quanto concerne la Romania, è già da oltre sei mesi, o persino di più, che stiamo lavorando per trovare una soluzione al problema della frode IVA nel settore dell’agricoltura.
Gay Mitchell (PPE). – (EN) Mi trovo qui dall’inizio del Tempo delle interrogazioni, che avrebbe dovuto iniziare alle 19.30. Molte persone nel mio paese ˗ che da domani avrà un nuovo governo ˗ sono interessate all’interrogazione che ho rivolto al Commissario Rehn. Chiedo quindi, cortesemente, che la mia interrogazione venga accolta e che sia concesso di rispondere al Commissario, anche a costo di restare qualche minuto in più.
President. – Alcuni deputati hanno lasciato l’Aula in seguito alla mia decisione di non accogliere le loro interrogazioni o ulteriori interrogazioni supplementari. È stato un pomeriggio complicato ed è una serata altrettanto difficile. Ho indicato le interrogazioni che intendo trattare fino alle 20.45. Vedremo se rimarrà tempo, ma in ogni caso sto facendo del mio meglio per essere equa nei confronti di tutti gli interessati e dei Commissari che stanno aspettando il proprio turno di parola.
Annuncio l’interrogazione n. 22 dell’onorevole Papanikolaou (H-000061/11)
Oggetto: Dichiarazione del Segretario generale dell'OCSE su un'eventuale ristrutturazione del debito degli Stati membri dell'eurozona e posizione della Commissione
Giovedì 27 gennaio 2011 nell'ambito dei lavori del forum economico mondiale di Davos, il Segretario generale dell'OCSE, Angel Gurría, ha dichiarato che "c'è un paese che ha probabilmente bisogno di una ristrutturazione e esso è la Grecia". Va rilevato che trattasi della prima presa di posizione pubblica sulla questione della ristrutturazione del debito di uno Stato dell'eurozona da parte del Segretario generale di un importante organismo internazionale, il quale coopera strettamente con l'Unione europea su una vasta gamma di temi politici, economici e sociali.
Qual è la posizione della Commissione nella fattispecie e in relazione con la presa di posizione del Segretario generale dell'OCSE?
Olli Rehn, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, congiuntamente con la BCE e il FMI, la Commissione ha concluso di recente la terza revisione del Programma di risanamento economico della Grecia. In linea generale, la nostra valutazione congiunta presenta due aspetti che illustrerò brevemente.
Da un lato il programma ha compiuto ulteriori progressi nella realizzazione dei propri obiettivi. Dall’altro, esistono ancora importanti sfide da superare per assicurare la sostenibilità fiscale, ripristinare la competitività e garantire un settore bancario redditizio.
Mentre si sono registrati ritardi in alcuni settori, le riforme fiscali di base e le altre riforme necessarie alla realizzazione degli obiettivi a medio termine del programma sono invece in fase di attuazione. Le riforme più importanti devono tuttavia essere ancora messe a punto e realizzate al fine di creare la massa critica necessaria a garantire la ripresa economica e la sostenibilità fiscale.
I grandi sforzi di risanamento verranno supportati da un coraggioso programma di privatizzazione, come indicato dal Primo ministro Papandreou. Il governo ha espresso il suo impegno a potenziare in maniera sostanziale il programma con l’obiettivo di realizzare profitti per 50 miliardi di euro entro il 2015. Ciò può portare a una riduzione del livello di indebitamento superiore a 20 punti percentuali del PIL nei prossimi cinque anni. La decisione di implementare il programma di privatizzazione aumenterà inoltre l’efficienza economica e incoraggerà maggiori investimenti ed esportazioni.
Per questi motivi, il totale impegno del governo nel processo di privatizzazione e la sua determinazione a contrastare i privilegi e gli interessi privati saranno di fondamentale importanza per raggiungere gli ambiziosi obiettivi e, quindi, per sfruttarne il potenziale al fine di migliorare in maniera sostanziale l’opinione che il mercato nutre nei confronti della Grecia. La Commissione incoraggia pertanto la Grecia a dimostrarsi determinata nel portare avanti il programma di privatizzazione.
Per quanto riguarda la dichiarazione fatta dal Segretario generale dell’OCSE, il 2011 rappresenta un anno decisivo per la Grecia in termini di recupero della credibilità delle proprie politiche economiche. Ciò costituisce un requisito indispensabile se vorrà accedere di nuovo al mercato nel corso del prossimo anno.
A tal fine, le autorità dovrebbero raggiungere, o persino superare, l’obiettivo fiscale dell’anno in corso e pianificare una strategia di bilancio a medio termine forte.
Nei mesi e nelle settimane a venire, la Grecia dovrebbe altresì compiere un passo avanti decisivo sul piano delle riforme strutturali. Una risoluta attuazione del programma rafforzerà la credibilità e la fiducia sia dei cittadini sia degli investitori.
In conclusione, grazie alla combinazione di tali misure politiche – ossia il rispetto degli obiettivi fiscali e l’attuazione del programma di privatizzazione – con le misure dell’UE riguardanti la proroga dei termini di pagamento del debito e la ridefinizione della politica dei prezzi alla luce della sostenibilità del debito, le questioni concernenti la ristrutturazione del debito possono essere, e verranno, affrontate.
Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, nel 2010 è stato sottoscritto un memorandum congiunto con la Grecia che prevedeva il pagamento del prestito concesso entro i successivi tre anni e mezzo. Oggi, lei ha proposto di estendere tale termine a sette anni, il che significa che è stato commesso un errore di calcolo. Nel contempo, l’agenzia di rating Moody’s ha ingiustamente declassato il rating di credito della Grecia ai livelli dell’Angola e ciò è inaccettabile.
In fin dei conti, signor Commissario, tutti si chiedono cosa si dovrà fare affinché la Grecia si possa rimettere in piedi. Una semplice proroga? Una riduzione dei tassi di interesse, come lei ha menzionato? Una rinegoziazione delle condizioni del memorandum? Eurobbligazioni? Un bond di crescita europea? Tutte queste misure insieme? O forse qualcosa di diverso? Magari maggiori misure di austerità per la Grecia? Cosa è necessario fare, signor Commissario?
Olli Rehn, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la questione essenziale, nonché condizione necessaria, è quella di attenersi agli obiettivi del risanamento del bilancio, attuando riforme strutturali con il massimo della determinazione e nel rispetto del memorandum.
Inoltre, come già sottolineato nel precedente intervento, è di vitale importanza che la Grecia avvii un ambizioso programma di privatizzazione che possa aiutare il paese a ridurre il debito. È altresì necessario, nel contesto della strategia globale che verrà decisa a marzo dall’Unione europea, che gli Stati membri esaminino la questione della sostenibilità del debito. Non mi rimane che esortare gli Stati membri a prorogare le scadenze dei prestiti alla Grecia e a ridefinirne la politica dei tassi.
Jim Higgins (PPE). – (EN) Questa è una vera e propria farsa e invito al rispetto del regolamento. Ci è stato detto che il Tempo delle interrogazioni si sarebbe svolto dalle 19.30 alle 20.30. Lei, o qualcun altro, ha permesso che il precedente dibattito potesse protrarsi, togliendo così spazio al Tempo delle interrogazioni, che rappresenta uno dei pochi momenti per rivolgere interrogazioni ai Commissari. L’Irlanda si trova in una situazione di crisi e, a tale proposito, l’onorevole Mitchell, l’onorevole Gallagher ed io abbiamo alcuni interrogativi da porvi? Chi ha deciso tutto ciò? Voglio sapere adesso – ed è una richiesta legittima – chi ha stabilito che una seduta di venti minuti, e siamo appena all’ottavo minuto, venga ridotta a otto o nove minuti soltanto. Chi lo ha deciso, signora Presidente?
Presidente. – Onorevole Higgins, prima di dare la parola al Commissario stavo per comunicare quale sarebbe stata l’ultima interrogazione in quanto, mi deve credere, io stessa sono molto irritata da questa situazione. Non sono certamente lieta di trovarmi in simili circostanze, costretta a deludere molti deputati e a far attendere diversi membri della Commissione. Le persone alle quali si dovrebbe rivolgere, tuttavia, sono i suoi capigruppo e lo ripeto di nuovo a chiare lettere: sono i capigruppo che definiscono l’ordine del giorno e che, in occasione della settimana di tornata, ci lasciano puntualmente senza il tempo sufficiente per svolgere in modo adeguato il Tempo delle interrogazioni alla Commissione o ˗ quando quest’ultimo viene trattato ܧ al Consiglio. Si tratta di una situazione per nulla soddisfacente. Ho già reso note le mie considerazioni a tale proposito. Invito pertanto coloro che hanno a cuore la questione di rivolgersi ai rispettivi capigruppo per esprimere il proprio pensiero al riguardo. Nel momento in cui si assume la presidenza ci si deve attenere a un ordine del giorno già stabilito in precedenza e la cosa è spiacevole.
Gay Mitchell (PPE). – (EN) Chi ha deciso di sottoporre ben tre interrogazioni al Commissario Šemeta e solo una al Commissario Rehn? L’interrogazione dell’onorevole Higgins e la mia sarebbero state rispettivamente la seconda e la terza interrogazione rivolta al Commissario Rehn. Come è possibile che a un Commissario venga rivolta più di un’interrogazione e a un altro solo una? Non ne comprendo la ragione.
Presidente. – L’onorevole Šemeta ha finora risposto a due interrogazioni e mi accingo a rivolgerne una terza all’onorevole, che in realtà era indirizzata al Commissario De Gucht. Questo è quanto. Devo rispettare un certo ordine e tale situazione mi rincresce. Per questo motivo mi permetto di suggerirvi quanto segue: dal momento che il Commissario Rehn è una persona molto comprensiva, sono sicura che non appena lascerà l’Aula sarà lieto di discutere con voi. Questa è l’unica soluzione che posso proporre, pur consapevole che non è quella ideale.
Pat the Cope Gallagher (ALDE). – (EN) Avendo letto le tre interrogazioni ˗ la n. 23 dell’onorevole Higgins, la n. 24 dell’onorevole Mitchell e la n. 25 dell’onorevole Gallagher ˗ posso solo presumere che il Commissario le avrebbe riunite in un’unica interrogazione. Possiamo quindi, o meglio, lei ha l’autorità di togliere spazio al prossimo dibattito? In quanto, come sempre, è il Tempo delle interrogazioni a essere penalizzato. I signori Commissari sarebbero così gentili da concederci parte del loro tempo dopo le ore 21?
Presidente. – Onorevole Gallagher, non posso sottrarre tempo alla prossima seduta. Ho già comunicato all’onorevole Posselt e all’onorevole Ţicău che avrei accettato le loro interrogazioni. Per quanto riguarda le vostre tre interrogazioni si era invece detto che sarebbero state prese in considerazione per ultime, solo nel caso avessimo rispettato i tempi, ma purtroppo non è così. Ora risulta persino difficile accettare l’interrogazione dell’onorevole Posselt. Mi dispiace molto e, come ho detto, sono estremamente irritata ma questa è la situazione in cui ci troviamo. Avete potuto costatare voi stessi quanto è successo a causa di un simile ordine del giorno e si tratta di una situazione decisamente spiacevole. Se possibile, desidero quindi passare all’interrogazione rivolta al Commissario De Gucht e alla quale risponderà l’onorevole Šemeta. Mi dispiace molto, ma questa sarà l’ultima interrogazione per questa sera.
Annuncio l’interrogazione n. 31 dell’onorevole Posselt (H-000068/11)
Oggetto: Commercio estero e partenariato orientale
Come giudica la Commissione lo sviluppo del commercio tra l'UE e gli Stati dal partenariato orientale e qual è a tale riguardo il ruolo della strategia del Mar Nero rispettivamente degli Stati del Caucaso meridionale?
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) La crisi finanziaria ed economica mondiale ha inciso negativamente sul commercio bilaterale tra l’Unione europea e i paesi del partenariato orientale. In totale, tra il 2008 e il 2010 si è registrata una riduzione del 20per cento del commercio tra l’UE e sei paesi del partenariato orientale.
Occorre ricordare che il partenariato orientale è stato avviato nel pieno della crisi finanziaria; il vertice di lancio ha infatti avuto luogo il 7 maggio 2009. In questo primo periodo, sono state create strutture operative e si sono tenute le prime riunioni delle piattaforme multilaterali, ma il partenariato orientale era ancora troppo giovane per attenuare gli effetti negativi della crisi economica e finanziaria.
Per quanto riguarda il ruolo della Sinergia del Mar Nero nel commercio con l’UE, esso si è rivelato trascurabile dato che l’iniziativa rientra in un quadro di cooperazione regionale e non è un accordo commerciale.
I paesi del Caucaso meridionale, singolarmente o come gruppo, non hanno svolto nessun ruolo di rilievo nello sviluppo del commercio tra l’Unione europea e i paesi del partenariato orientale.
È stata avviata la fase preparatoria dei prossimi negoziati con la Georgia e l’Armenia, intesi a realizzare un’area di libero scambio ampia e integrata, mentre le disposizioni commerciali dell’accordo di partenariato e cooperazione con l’Azerbaigian sono attualmente in fase di potenziamento.
Bernd Posselt (PPE). – (DE) Grazie onorevole Šemeta per questa risposta così dettagliata. Cercherò di essere conciso. Crede vi siano opportunità per incrementare il commercio con i paesi del Caucaso meridionale attraverso, tra le altre cose, una riduzione delle tensioni interne e, in particolare, quelle derivanti dalla politica energetica estera?
Algirdas Šemeta, membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, come ho detto in precedenza, stiamo lavorando a quest’area di libero scambio ampia e integrata e abbiamo presentato alcune raccomandazioni chiave per illustrare a questi paesi le modalità da seguire al fine di avviare i negoziati relativi a tali accordi.
Ovviamente, gli accordi rappresenterebbero un considerevole progresso e se questi paesi opereranno come devono, e alcuni di loro si stanno già impegnando seriemente, allora le prospettive per un’intensificazione del commercio saranno sicuramente migliori.
Brian Crowley (ALDE). – (EN) Signora Presidente, dati i tempi ristretti ho atteso la fine delle interrogazioni per interromperla. Personalmente, in linea con l’opinione dei miei colleghi, desidero che venga messo agli atti che tale situazione rappresenta un ulteriore svilimento di una risorsa fondamentale per i deputati, specialmente per coloro che non svolgono un ruolo di primo piano in seno al Parlamento. Ritengo profondamente ingiusto che lei si veda obbligata a tagliare i tempi. Allo stesso modo, tuttavia, non credo che sia solo colpa dei capigruppo, in quanto lo svolgimento della seduta viene gestito dal Presidente. È chiaro che chi si trovava al suo posto prima di lei ha permesso che si accumulasse questo ritardo, mettendola così in una posizione difficile.
Forse potremmo raggiungere un accordo e lei, con l’Ufficio di Presidenza e i vicepresidenti, potrebbe stabilire che il Tempo delle interrogazioni rappresenta un momento sacrosanto che non può essere modificato. In questo modo, se un dibattito non venisse terminato in tempo, si potrebbe temporaneamente sospendere e riprendere dopo il Tempo delle interrogazioni. Farò presente la cosa al mio capogruppo e auspico che anche gli altri facciano lo stesso. Le chiedo, infine, di sollevare la questione con l’Ufficio di Presidenza.
Presidente. – Discuterò della questione con i presidenti dei gruppi politici poiché, mi dispiace dirlo, la causa del problema è da ricercarsi nella Conferenza dei Presidenti; è in questa sede che vengono infatti decisi gli ordini del giorno che spesso recano troppi punti prima del Tempo delle interrogazioni. Ne convengo, è necessario stabilire una sorta di limite per garantire che il Tempo delle interrogazioni, durante il quale la Commissione e il Consiglio sono chiamati a rendere conto del loro operato, venga rispettato. Condivido le sue parole e le assicuro che domani mattina la prima cosa che farò sarà proprio occuparmi della questione.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D). – (RO) Pocanzi è stato detto che avremmo avuto tempo per la mia interrogazione al Commissario De Gucht. Mi rendo purtroppo conto che il Commissario ha già lasciato l’Aula e io mi sono trattenuta aspettando di ricevere una risposta. Ritengo che non sia stata rispettata nessuna procedura e non capisco cosa sia accaduto.
Presidente. – Onorevole Ţicău, vi era l’intenzione di trattare anche la sua interrogazione ma, come ho già detto, il tempo assegnato alle interrogazioni scadeva alle 20.45 e abbiamo pertanto raggiunto quest’ora prima di arrivare alla sua interrogazione. Questo è quanto e me ne dispiace.
Come ho già più volte sottolineato, non approvo la sgradevole situazione in cui ci troviamo, ma questa sera non avrei potuto fare nulla di più per trattare ulteriori interrogazioni. Non ho concesso interrogazioni supplementari al fine di esaminare la sua interrogazione, ma purtroppo non sono riuscita nel mio intento.
Alle interrogazioni alle quali non è stato possibile rispondere per mancanza di tempo verrà data risposta scritta (vedi Allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 20.50, riprende alle 21.05)