Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Signor Presidente, nel concetto di un’Europa che collabora è insita l’idea che, in linea di principio, la zona euro può muoversi solo in due direzioni: disgregarsi o diventare più forte. In questa situazione economica occorre una risposta politica concreta e decisiva. Appoggiando la creazione del meccanismo di stabilità mi sono espressa a favore della relazione, che spiana la strada a un quadro giuridico idoneo all’istituzione di questo meccanismo.
Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, ieri abbiamo votato il meccanismo permanente di stabilità e l’abbiamo bocciato. L’emendamento n. 33, che avrebbe permesso al fondo di acquistare obbligazioni sui mercati secondari, è stato ritirato. Il Parlamento, come sinora ha fatto il Consiglio europeo, si è rifiutato di prendere decisioni difficili. Sì, si tratta di decisioni difficili, determinanti per il futuro o il fallimento dell’eurozona.
Abbiamo nascosto la testa nella sabbia, come il proverbiale struzzo. Non stiamo attraversando solo una crisi monetaria ma anche una crisi bancaria, oltre a una crisi del debito pubblico. Nonostante questo continuiamo a rattoppare profonde ferite.
L’Irlanda, il mio paese, si sta accollando un debito intollerabile solo perché le banche tedesche, francesi, irlandesi, britanniche e di altri paesi – insieme alla regolamentazione troppo permissiva e alla supervisione inesistente – si sono comportate come dei casinò. I crediti inesigibili sono diventati crediti dei cittadini. Non debito pubblico, bensì del cittadino. Tutto questo è successo sotto il naso della BCE, con tassi di interesse totalmente inadeguati. Ora spetterebbe ai cittadini irlandesi risolvere il problema. Nessuno è pronto ad affrontare la realtà. Il debito è insostenibile. Abbiamo cercato di guadagnare tempo con piani di salvataggio, ora necessitiamo di una grande ristrutturazione.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE). - (FI) Signor Presidente, la creazione per l’Europa di un meccanismo permanente di gestione delle crisi è giustificata nell’eventualità di future crisi economiche e finanziarie. Nessuno vuole le crisi, ma sicuramente si verificheranno e da parte nostra dobbiamo prepararci al peggio.
È un peccato che si voglia definire un meccanismo di gestione delle crisi esterno alle istituzioni europee, perché in realtà dovrebbe avvicinarsi a esse il più possibile. È altresì importante e positivo che Regno Unito e Svezia, paesi esterni alla zona euro, possano parteciparvi.
Appoggio il tentativo di consolidare il coordinamento della politica economica in Europa nonché l’idea che, dovendo stabilire sanzioni, sia la Commissione a decidere in merito, e che vengano applicate automaticamente senza diventare oggetto di discussioni o trattative con reciproche concessioni.
Daniel Hannan (ECR). - (EN) Signor Presidente, pensavo che niente potesse turbarmi dopo 12 anni di Assemblea, ma sono rimasto scioccato dal tono con cui ieri l’onorevole Brok ha presentato la relazione. La cosa che mi ha scioccato non è stata l’arroganza o il totale distacco dalla realtà, e neppure il disprezzo per l’opinione pubblica, bensì l’aggressività. Ha speso innumerevoli parole per dire che abbiamo dovuto evitare la solita procedura di revisione dei trattati, perché avrebbe potuto scatenare un referendum in alcuni Stati membri! Ecco in mostra il disprezzo nei confronti dell’elettorato che sono solite manifestare le elite europee.
L’opinione pubblica viene considerata non un motivo per cambiare direzione, bensì un ostacolo da superare. Non posso fare a meno di ricordare le parole del connazionale dell’onorevole Brok dopo la rivolta di Berlino est. Non sarebbe più semplice far sparire il popolo ed eleggerne un altro al suo posto?
Syed Kamall (ECR). - (EN) Signor Presidente, uno dei problemi intrinseci a una moneta unica che vede l’adesione di più Stati membri, con cicli economici a velocità diverse, è che è inutile avere gli stessi tassi di interesse se le decisioni di spesa non sono le stesse. Ovviamente il risultato non ha tardato a farsi vedere, poiché i problemi dell’eurozona sono noti a tutti. Oltretutto i governi devono capire che non possono spendere più soldi di quelli che entrano con l’erario. Se lo fanno e falsificano i conti, o non garantiscono la governance e la disciplina economica, gli altri vanno nei guai.
Ovviamente vogliamo un’eurozona forte, soprattutto per gli Stati membri che non vi aderiscono. Vogliamo continuare ad avere scambi commerciali con i paesi che vi fanno parte. L’euro debole per noi non è un vantaggio. Al tempo stesso però bisogna essere chiari sul fatto che i paesi della zona euro devono risolvere i propri problemi da soli, senza affidarsi ad altri. Auguro buona fortuna a voi della zona euro, ma vi chiedo di imparare la lezione: non spendete più soldi di quanti ne guadagnate.
Ashley Fox (ECR). - (EN) Signor Presidente, a nome del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei affermo chiaramente che siamo a favore del meccanismo europeo di stabilità istituito, ma che abbiamo votato contro la relazione Brok e Gualtieri perché il parere espresso non era in linea con le conclusioni raggiunte dal Consiglio.
La relazione Brok e Gualtieri voleva che Parlamento europeo e Commissione interferissero con efficacia nel meccanismo intergovernativo. È assolutamente giusto che il meccanismo sia di natura intergovernativa viste le enormi somme di denaro stanziate in suo favore. Ministri nazionali facenti capo ai propri parlamenti nazionali: questa è la giusta linea di responsabilità. Il problema di fondo di tutta la crisi dell’euro, ovviamente, non è legato alla moneta unica, bensì ai governi che spendono troppi soldi dei contribuenti.
Syed Kamall (ECR). - (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la conclusione della seconda fase dell’accordo open skies tra Stati Uniti e Unione europea. Credo si tratti di un enorme passo avanti, anche se ovviamente alcuni di noi aspirano a una maggiore liberalizzazione e a un minore protezionismo, che per molti versi blocca ancora questo settore. Vorrei che gli Stati Uniti eliminassero gli ostacoli e le restrizioni in materia di proprietà estera, e sono convinto che i passeggeri di tutto il mondo sarebbero avvantaggiati dall’esistenza di più accordi open skies.
Rendo altresì omaggio alla relatrice ombra dell’ECR, onorevole Foster, che è un’esperta del settore e ha lavorato nel campo dei trasporti aerei e in seno alla commissione per i trasporti. Credo tuttavia sia molto importante continuare a promuovere più liberalizzazione non solo nell’accordo tra Stati Uniti e Unione europea ma anche nei mercati emergenti dell’Asia, motivo per cui mi rallegro dell’odierna iniziativa sull’accordo tra Unione europea e Vietnam. Spero si possa continuare a lungo a usufruire di un migliore accesso ai mercati globali in crescita.
Francesco De Angelis (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare la relatrice Balzani per l’ottimo lavoro svolto. Nel merito, quattro sono i punti della relazione d’iniziativa che reputo qualificanti.
Il primo, sul piano generale, è il richiamo esplicito al bilancio UE e alla sua natura redistributiva, quali architravi della solidarietà europea. Il secondo, sul piano specifico, riafferma il principio in base al quale gli impegni da liquidare – che sono particolarmente elevati nel settore della coesione – debbono essere assolti e non, come sostiene il Consiglio, semplicemente tagliati. Il terzo avanza dubbi, io credo motivati, sull’efficacia del criterio di previsione fondato sull’esecuzione dell’esercizio precedente. Il quarto invita la Commissione a formulare proposte per la creazione di nuove risorse e in particolare nuove risorse devono essere volte a contrastare i persistenti effetti della crisi con un impegno concreto ed effettivo a favore delle politiche per l’innovazione, per la ricerca e per lo sviluppo economico e produttivo ed occupazionale dell’Europa.
Salvatore Iacolino (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo scusa, in un momento così importante un documento come quello varato oggi è sicuramente improntato a criteri di buon senso e di ragionevolezza. Sostenere la strategia 2020 costituisce sicuramente espressione non soltanto di credibilità ma anche di coerenza dell’agire del Parlamento europeo. Alcuni criteri e alcune linee guida importanti tuttavia dovranno ulteriormente essere rafforzate attraverso una lista delle priorità degli interventi.
Oggi, in un momento così delicato, nel quale soprattutto nel Mediterraneo ma anche in Giappone, le difficoltà sono strettamente collegate ad una realtà in rapida evoluzione, vi è la necessità di un Parlamento autorevole e credibile, con risposte che diano forza alla crescita, alla competitività e alla sostenibilità intelligente delle cose da fare.
Mario Borghezio (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo che proprio in un momento così delicato, come si diceva poco fa, delle finanze degli Stati membri dell’Europa, vorrei gettare un grido d’allarme per una spesa su cui si sta discutendo alla commissione budget: è quella del caso eclatante – io lo definirei una vergogna se venisse approvata – dell’enormità delle spese previste per la Casa della storia europea.
Il building Eastman è già di nostra proprietà ma solo per le spese di ristrutturazione sono previsti stanziamenti fra i 26 e i 31 milioni di euro, più 3,3 solo per i progetti. Costi fissi: oltre 3 milioni di euro, costi variabili: 3,2 milioni di euro, per lo staff – cinquanta persone – 3,2 milioni di euro, 2 milioni per la sicurezza, quindi per la sola gestione previsti 13,45 milioni di euro. Io credo che dovremmo dare l’esempio con le nostre istituzioni, di oculata spesa. Sarebbe una vergogna.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, se possibile vorrei fare tre osservazioni riguardo agli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012. In primo luogo credo sia un bene discutere il bilancio 2012 sin dalle fasi iniziali perché – in secondo luogo – non vogliamo si verifichi un altro disastro tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione come quello per il bilancio 2011. Inoltre sono particolarmente orgoglioso del fatto che il bilancio europeo non debba ricorrere al prestito. Penso debba continuare a essere così.
Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Signor Presidente, indubbiamente l’immigrazione clandestina svolge un ruolo molto importante nel promuovere lo sviluppo economico europeo e nel rafforzare la competitività. C’è però un problema ricorrente in tal senso, ovvero la mancanza di un solido quadro giuridico per gli immigrati e, di conseguenza, la potenziale discriminazione nei loro confronti. Non è normale una situazione in cui, nel XXI secolo, si assiste ancora a episodi legati di fatto alla schiavitù. Ognuno ha diritto alla parità di trattamento nel mercato del lavoro. La relazione conteneva le disposizioni attualmente mancanti nel quadro normativo e, per tale motivo, ho appoggiato l’istituzione di un quadro giuridico nel settore, cosa che ritengo essere di vitale importanza.
Alfredo Antoniozzi (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la semplificazione amministrativa e la facilitazione dell’accesso alle informazioni rilevanti costituiscono gli strumenti adatti per rendere il mercato del lavoro europeo più attraente agli occhi dei lavoratori dei paesi terzi.
L’istituzione di una procedura unica di domanda volta al rilascio di un titolo combinato comprendente sia il permesso di soggiorno sia il permesso di lavoro in un unico atto amministrativo concorrerà a semplificare e ad armonizzare le norme attualmente vigenti negli Stati membri. Questo renderà più chiara ed efficiente la procedura sia per i migranti che per i datori di lavoro, facilitando al tempo stesso i controlli sulla legalità del soggiorno e sull’impiego. La procedura unica permetterà inoltre di ridurre la disparità di diritti tra i cittadini dell’Unione e i cittadini dei paesi terzi. Per questa ragione ho dato il mio voto favorevole alla relazione della collega Mathieu.
Monika Flašíková Beňová (S&D). – (SK) Signor Presidente, ho votato contro la proposta di direttiva approvata. A mio avviso è importante applicare una procedura unica per gestire i permessi di lavoro e i permessi di soggiorno. È altresì necessario creare un’unica serie di diritti per i cittadini di paesi terzi che vivono e lavorano legalmente in uno Stato membro dell’Unione europea.
Indubbiamente è anche indispensabile garantire sicurezza giuridica e trasparenza nelle decisioni adottate dagli organi nazionali cui compete la gestione delle domande. Avendo una grande influenza sulla vita di queste persone, devono essere valutate il più obiettivamente possibile.
Occorre garantire parità di trattamento in tutti i settori dell’assistenza sociale e sostenere i diritti a livello legislativo. Poiché queste modifiche non sono state integrate nella direttiva sulla migrazione economica, credo non sia giusto che i partiti di destra l’abbiano approvata.
Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, innanzi tutto il fatto che il permesso unico conceda gli stessi diritti e parità di trattamento ai lavoratori stranieri rappresenta un buon punto di partenza. Nell’Unione europea occorre applicare i diritti umani di modo che i lavoratori provenienti da paesi terzi possano ricevere la stessa retribuzione e avere lo stesso tipo di previdenza sociale, e che vengano loro applicate le stesse condizioni di lavoro degli altri dipendenti. Ovviamente si tratta di una considerazione di base.
Sono abbastanza preoccupato su un punto che riguarda la relazione, pur non avendo votato a favore, ovvero l’ambito di applicazione dell’articolo 3, che ancora non comprende i lavoratori stagionali e distaccati né i lavoratori in trasferimento all’interno di società multinazionali provenienti da paesi terzi. La speranza è che si facciano progressi in tal senso, cosicché tutti possano essere considerati alla stessa stregua nel pacchetto sul permesso unico. Il principio dello sportello unico è una cosa positiva: l’idea che tutti possano richiedere il permesso in un solo posto senza più dovere passare da un posto all’altro per questioni burocratiche.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, concordo pienamente con i deputati che affermano la necessità di garantire parità di trattamento ai lavoratori di paesi terzi assunti nell’Unione europea da oltre un anno. Concordo inoltre sul fatto che chi lavora nell’Unione europea da meno di sei mesi non ha diritto alle stesse condizioni in materia di assegni familiari e sussidi di disoccupazione. Ciononostante sono assolutamente a favore – lo ribadisco – di un’assicurazione infortuni e malattia per queste persone. Inoltre credo che le prestazioni di vecchiaia siano una componente della retribuzione di una persona e che, ai sensi del regolamento (CE) n. 883/2004, le si debba potere trasferire in base alle norme applicate dagli Stati membri, a condizione che questo sia possibile solo se anche il paese terzo lo consente e provveda concretamente al loro trasferimento.
Ashley Fox (ECR). - (EN) Signor Presidente, mi compiaccio siano iniziati così in anticipo i preparativi del bilancio 2012, perché così sarà possibile valutare le cose in maniera adeguata. Uno dei problemi di cui molto si parla nell’Unione europea e in quest’Aula è il tema della solidarietà. Spesso siamo molto entusiasti di dimostrare la nostra solidarietà a vari gruppi di persone.
Chiedo a questo Parlamento di dimostrare un po’ di solidarietà nei confronti dei contribuenti che formano l’elettorato, perché ad oggi non siamo riusciti a farlo. In questo periodo di austerità dobbiamo dare prova di moderazione, dare l’esempio. Dobbiamo farlo congelando le retribuzioni e le indennità di tutti gli eurodeputati e i funzionari di quest’Aula per il 2012, e mettendo da parte i progetti per la casa della storia europea, la cui costruzione richiederà milioni di euro e per la quale non esiste un piano di finanziamento a lungo termine. Non c’è dubbio che anche questo andrà a ricadere sulle spalle dei contribuenti.
Francesco De Angelis (S&D). - La frammentazione delle norme in materia di diritti dei consumatori, non c’è dubbio costituisce un ostacolo molto importante sia all’acquisto sia alla vendita oltre frontiera, ed è un problema anche per l’effettiva creazione di un vero mercato interno. Io credo che la proposta di direttiva rinviata oggi in commissione può, con importanti integrazioni, contribuire a delineare un quadro giuridico chiaro in materia di diritti dei consumatori.
Alfredo Antoniozzi (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione si propone attraverso la revisione delle quattro direttive attuali di porre fine a una frammentazione del quadro normativo che ha ostacolato il completamento del mercato interno fino ad oggi: l’obiettivo è migliorare il funzionamento dello stesso per i consumatori e le imprese, aumentando la fiducia dei primi nel mercato e riducendo la riluttanza delle imprese ad operare a livello transfrontaliero.
La proposta è complessa e con molti aspetti specifici, i quali sono stati esaminati e dibattuti fin dalla scorsa Presidenza francese. Con la nuova commissione Barroso, per opera del Commissario Reding, l’armonizzazione totale non è stata più considerata come un dogma e abbiamo giustamente intrapreso la strada verso un’armonizzazione più mirata.
Pur non essendo pienamente soddisfatto del risultato raggiunto, che considero modesto e frutto di un compromesso al ribasso, credo e mi auguro che questa proposta possa costituire un punto di partenza per sviluppi ulteriori. Per questo ho dato il mio appoggio a questa relazione.
Giovanni La Via (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo votato oggi è il risultato di un lungo e complicato percorso iniziato nell’ottobre del 2008 che mira a porre il consumatore al centro della tutela per gli acquisti effettuati oltreconfine.
L’obiettivo che l’Unione e le istituzioni comunitarie devono prefissarsi è quello di contribuire a un miglior funzionamento del mercato interno, volto ad accrescere la fiducia del consumatore e contestualmente a sostenere le nostre imprese.
La direttiva sottoposta oggi al voto dell’Aula rappresenta la sintesi di quattro direttive relative a questo tema, fino a oggi in vigore. Essa esprime la volontà di armonizzare in modo assai più incisivo la disciplina oggi vigente nei vari ordinamenti, evitando quella frammentazione giuridica che purtroppo molto spesso è risultata essere un ostacolo sia per le imprese, il cui obiettivo è quello di poter essere competitive sul mercato transfrontaliero, che per i consumatori. Per questi motivi ho dato il mio assenso e il mio voto a favore di questa relazione.
Mitro Repo (S&D). - (FI) Signor Presidente, la riforma della direttiva sui diritti dei consumatori è stata un processo lungo e saltuario. L’idea originale della Commissione basata su una totale armonizzazione ha minacciato di compromettere la tutela dei consumatori, soprattutto nei paesi nordici. Ciò sarebbe stato contrario al trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in base a cui la normativa in materia di consumatori deve basarsi sui livelli più elevati di tutela. Occorre quindi tenere sempre a mente che sono i mercati a dovere essere a vantaggio del consumatore, e non il contrario.
La normativa in materia di consumatori e piccoli imprenditori deve sempre essere il più chiara possibile e di facile comprensione. Una normativa redatta in maniera precisa e accurata è nell’interesse di tutte le parti. Per questo motivo è un bene che la direttiva sia stata rinviata alla commissione, come oggi deciso dal Parlamento.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE). - (FI) Signor Presidente, ad oggi il mercato interno dell’Unione europea si è sviluppato alle condizioni imposte soprattutto dalle grandi società. È giunta l’ora di rivolgere la nostra attenzione alle piccole e medie imprese e, in particolare, ai consumatori per assicurare una più efficace tutela dei loro interessi nel mercato interno. La proposta di riforma sulla tutela del consumatore avanzata dalla Commissione è stata recepita in maniera piuttosto controversa. In Finlandia, ad esempio, l’associazione dei consumatori ha raccolto firme per una petizione, sostenendo che se fosse andata avanti la proposta avrebbe danneggiato in maniera irreparabile la tutela dei consumatori finlandesi.
Questo compromesso su cui ora abbiamo votato, che sarà oggetto di ulteriori dibattiti, è molto oscuro. Molte proposte originarie sono state eliminate, rendendolo per nulla ambizioso. Ma il principale problema è che, in realtà, è di difficile comprensione. A mio avviso, requisito d’obbligo è che la direttiva sui diritti dei consumatori sia comprensibile anche per loro, così da poterne garantire la tutela.
Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, i colleghi finlandesi intervenuti prima di me, gli onorevoli Repo e Jäätteenmäki, hanno espresso un parere positivo su questa direttiva in materia di tutela dei consumatori. Come popolo finlandese e nordico ci preoccupiamo per eventuali danni alla tutela del consumatore. La totale armonizzazione porterebbe proprio a questo, soprattutto nei paesi nordici. Inoltre rimanderebbe l’adozione di misure in quei paesi dove la situazione, al momento, è lungi dall’essere perfetta.
Benissimo che questa proposta sia stata rinviata alla commissione, perché contiene alcuni punti leggermente problematici soprattutto per i piccoli imprenditori. Vorrei che la commissione si concentrasse su un piccolo punto. Gli emendamenti n. 18 e n. 107 suggeriscono che la proposta avrebbe un impatto molto negativo sulle agenzie di viaggio della Finlandia settentrionale, ad esempio. Spesso la decisione di andare in un’agenzia, in un albergo o in una struttura turistica viene presa per strada, con la gente che chiama e prenota. Con questa direttiva non sarebbe più sufficiente: le persone dovrebbero spedire un fax o qualcosa di analogo. Non sempre lo si può fare. Questo punto deve essere affrontato tenendo a mente le persone, e valutando le diverse situazioni nei vari Stati membri.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, credo che l’approccio adottato nell’armonizzazione del diritto europeo dei consumatori, che oggi è frammentario e rappresenta un ostacolo al commercio, sia valido e proceda nella giusta direzione. È anche importante che i consumatori capiscano fino in fondo il diritto europeo, ovvero il fatto che permette loro di avere fiducia quando fanno affari, acquistano o acquisiscono un bene nell’Unione europea. Questo darà certezza non solo ai consumatori ma anche ai produttori.
Mi rallegro in particolare dei progressi compiuti sugli obblighi in materia d’informazione per la vendita porta a porta e i contratti di vendita a distanza. Nelle discussioni future – sono quindi molto contento che la relazione sia stata nuovamente rinviata alla commissione – occorre fare in modo che, parlando di produttori, non si pensi solo alle grandi società ma anche alle piccole imprese a conduzione familiare, che non dovremmo schiacciare sotto il peso di cavilli giuridici.
Ashley Fox (ECR). - (EN) Signor Presidente, quando gli elettori mi chiedono qual è il principale vantaggio di far parte dell’Unione europea, rispondo sempre facendo riferimento al libero scambio tra nazioni e al mercato interno che cerchiamo di completare.
Pertanto accolgo con favore questa direttiva sui diritti dei consumatori. Me ne rallegro perché muove un passo, seppur piccolo, verso il completamento di quel mercato unico. Garantirà qualche vantaggio ai consumatori e alle piccole imprese. Darà una mano in Internet e nel commercio transfrontaliero. Devo però dire che ci è voluto molto tempo prima che questa direttiva vedesse l’alba, e che i progressi sono modesti.
L’appello che rivolgo alla Commissione è che abbiamo bisogno di un quadro per completare il mercato unico, non di una serie di iniziative incoerenti come ora.
Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Signor Presidente, l’adozione di una direttiva europea armonizzata sui diritti dei consumatori è indubbiamente un’occasione per migliorare il funzionamento del mercato interno. La direttiva armonizzata, che raggruppa una serie di direttive sui diritti dei consumatori, semplificherà di molto il quadro giuridico, contribuirà indubbiamente a incrementare la fiducia dei consumatori e, ovviamente, favorirà gli scambi commerciali transfrontalieri. È un passo verso la minore frammentazione. Purtroppo, la totale armonizzazione dei diritti dei consumatori nell’Unione europea oggi non è ancora realtà. Ciononostante, si tratta di un passo importante per assicurare un commercio e una tutela del consumatore migliori. Per tale motivo ho appoggiato l’adozione di questo documento.
Francesco De Angelis (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, le notizie dello sciame sismico che dall’11 marzo interessa l’Estremo Oriente, il Giappone in particolare, hanno lasciato tutti noi attoniti di fronte all’ampiezza della tragedia umana che si sta consumando. Per queste ragioni ritengo la risoluzione un primo passo obbligato per garantire alle popolazioni civili del Giappone tutto il sostegno umanitario, tecnico e finanziario di cui avranno bisogno nei prossimi mesi ed anni.
Credo che l’incidente alla centrale di Fukushima costringa tutti noi ad una riflessione attenta, scrupolosa e serena sui rischi del nucleare. L’Europa deve investire ed indirizzare gli Stati membri a puntare di più e meglio sulle fonti energetiche alternative. Il nostro pensiero oggi è rivolto al Giappone e il nostro impegno per il futuro dev’essere di evitare che si possano ripetere situazioni analoghe in Europa e nel resto del mondo.
Paul Rübig (PPE). – (DE) Signor Presidente, credo si possa tutti trarre un insegnamento dalla situazione in Giappone, soprattutto per quanto riguarda le centrali nucleari. Esorto il Consiglio a presentare con urgenza proposte in merito. Per il gruppo di lavoro sulle questioni atomiche del Consiglio europeo, ciò che ha presentato la Commissione rappresenta un incentivo per rispondere finalmente alle richieste avanzate dal Parlamento europeo. Occorre un approfondito dibattito sul tema, e credo sia giunta l’ora di tenerlo.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Approvo la presente relazione, che ancora una volta evidenzia che dobbiamo aiutare la Moldova a riprendersi economicamente, tenendo conto che circa il 40 per cento della sua economia dipende dall’agricoltura. Concordo pienamente con le misure proposte dal relatore per stringere un accordo più ampio e strumentale alla ripresa economica del paese, partner dell’Unione europea.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della presente relazione che aumenta i contingenti tariffari della Moldova in esenzione da dazi per il vino. La Moldova registra difficoltà nell’esportazione del vino, che minacciano la sua ripresa economica e l’agricoltura soprattutto per le medie imprese e le aziende a conduzione familiare. Il settore agricolo rappresenta circa il 40 per cento dell’economia del paese. Il solo settore vinicolo occupa all’incirca 300 000 addetti, gran parte dei quali vive in zone rurali. Ad oggi la Moldova ha completamente esaurito il contingente destinatole, motivo per cui un aumento dei contingenti tariffari in esenzione da dazi le permetterà di aumentare le vendite della produzione nell’Unione europea, senza recare danno al settore vinicolo europeo.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) La Russia è un importante sbocco di mercato per i vinificatori della Moldova, ma ultimamente il mercato russo non rappresenta più una certezza per le esportazioni dei prodotti vinicoli. Cercando di trovare un’alternativa al mercato russo la Commissione europea ha proposto di aumentare i contingenti in esenzione da dazi da 100 000 ettolitri (hl) a 150 000 hl quest’anno, da 120 000 hl a 180 000 hl nel 2012 e fino a 240 000 hl a partire dal 2013. Ho votato a favore di questo emendamento nelle relazioni commerciali con la Repubblica moldova per incrementare il volume delle importazioni di vino in esenzione da dazi. L’emendamento al regolamento (CE) n. 55/2008 può fornire una soluzione ai produttori vinicoli del paese che potranno usufruire di uno sbocco di mercato più affidabile, rispetto a quando la Russia impose un embargo sui vini moldavi nel 2006 e nel 2010 mandando in fallimento i vinificatori.
Luis Manuel Capoulas Santos (S&D), per iscritto. – (PT) Mi sono astenuto dalla votazione sulla proposta recante preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova perché ritengo che l’attuale formulazione non tenga in debito conto le disposizioni necessarie alla tutela delle indicazioni geografiche comunitarie (IG), soprattutto quella relativa ai vini porto.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Desidero esprimere il sostegno alla ripresa economica della Moldova e fornire agli addetti del settore vinicolo del paese prospettive positive. Concordo con l’aumento del contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino da 120 000 hl a 180 000 hl per il 2011, e a 240 000 hl l’anno dal 2013 in poi. Ho quindi votato a favore della presente relazione che non destabilizza in alcun modo il settore vinicolo dell’Unione europea.
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione recante preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova, poiché con essa l’Unione europea lancia un segnale positivo al paese, membro del partenariato orientale, che di recente ha espresso la speranza di presentare domanda di adesione all’Unione europea nel 2011. La Moldova si è impegnata in un’ambiziosa serie di riforme politiche, economiche e sociali, di cui bisogna incoraggiare la continuazione. Al tempo stesso, la Repubblica moldova è stata duramente colpita dalla crisi economica e finanziaria. Negli ultimi quattro anni il 40 per cento dei produttori vinicoli ha cessato l’attività o è stato posto in liquidazione, mentre le imprese ancora operanti in questo settore chiave dell’economia hanno accumulato perdite. Incrementare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino e prorogare la validità del regolamento n. 55/2008 del Consiglio alla fine del 2015 aiuterebbe questo paese dove il numero dei lavoratori nel settore vinicolo è aumentato a 300 000 unità e il settore agricolo rappresenta il 40 per cento del PIL, senza per questo compromettere l’economia dell’Unione. Tali misure, inoltre, darebbero abbastanza tempo per preparare i negoziati sull’istituzione di una zona di libero scambio globale e approfondita, obiettivo condiviso dall’UE e dalla Repubblica moldova.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della presente relazione perché ritengo che la proposta della Commissione, che modifica il regolamento attualmente in vigore, possa fungere da sostegno alla ripresa economica della Moldova e fornire agli addetti del settore vinicolo di tale paese prospettive positive, senza pregiudicare gli interessi dei produttori europei.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’industria vinicola della Moldova attraversa un periodo di crisi provocato dalla riduzione delle esportazioni, che ha condizionato negativamente la ripresa economica del paese e le riforme che gli permetterebbero di aspirare più realisticamente all’integrazione nell’Unione europea. L’aumento del contingente tariffario in esenzione da dazi, soprattutto per il vino moldavo, può contribuire ad alleggerire la pressione esercitata su questo settore.
Devo sottolineare che nonostante la volontà europea di aiutare la Moldova, l’Unione e gli Stati membri devono fare in modo che il vino proveniente da altri Stati non presenti standard di qualità inferiori a quelli previsti per i vini europei.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Questo progetto di risoluzione legislativa del Parlamento si basa su una proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio recante preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova. Nonostante gli sforzi compiuti dal popolo e le riforme attuate dal governo, la Moldova attraversa una situazione difficile dovuta alla crisi che colpisce il settore vinicolo, il più produttivo del paese, che rappresenta il 40 per cento dell’economia e occupa più di un quarto della popolazione attiva.
È quindi importante sostenere la ripresa economica della Moldova e lanciare un segnale positivo di solidarietà europea a una popolazione che vive perlopiù nelle zone rurali. Inoltre, saluto e voto a favore di questo progetto di risoluzione legislativa che proroga al 31 dicembre 2015 il regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio, e spero che prima di questa data si costituisca una “zona di libero scambio globale e approfondita” tra l’Unione europea e la Repubblica moldova.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione approva una proposta della Commissione autorizzando l’aumento del contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino moldavo. La Commissione propone un incremento del contingente da 100 000 hl a 150 000 hl nel 2011, da 120 000 hl a 180 000 hl nel 2012, e a partire dal 2013 a 240 000 hl l’anno. Secondo la Commissione, gli aumenti proposti sono motivati dal fatto che la Moldova ha sistematicamente esaurito il contingente previsto, e tengono in considerazione che “il settore vinicolo di tale paese possiede il potenziale necessario per ampliare le sue nicchie di mercato nell’UE”.
Pur avendo affermato che il livello di aumento proposto non destabilizza l’industria vinicola comunitaria, riteniamo permangano alcuni dubbi sulla veridicità di questo punto e per questo ci siamo astenuti. Questa considerazione ha tenuto conto della situazione di crisi che molti produttori, soprattutto di piccola e media entità, stanno affrontando in paesi come il Portogallo, con un drammatico calo dei prezzi di produzione e l’incessante aumento dei costi dei fattori di produzione. Tali difficoltà sono aggravate dalle modifiche introdotte con la riforma dell’organizzazione comune dei mercati (OCM) e la finalità prevista dei diritti di produzione. Questa riforma ha avvantaggiato soprattutto la grande industria del vino, così come alcuni importatori …
(Dichiarazione di voto abbreviata ai sensi dell’articolo 170 del regolamento)
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Oggi è stata approvata la relazione Moreira, che appoggia una proposta della Commissione per autorizzare l’aumento del contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino moldavo. Nonostante l’esecutivo comunitario affermi che il livello di aumento non destabilizza l’industria vinicola dell’Unione europea, visti i dubbi e nell’interesse dell’agricoltura portoghese ci siamo astenuti dalla votazione.
La Moldova ha chiesto alla Commissione di aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino nel quadro delle preferenze commerciali autonome concesse al paese in un regolamento del 2008.
Per sostenere il recupero economico della Moldova e fornire prospettive positive agli addetti del settore vinicolo di tale paese (un quarto della popolazione attiva), si propone un aumento del contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino, da 100 000 hl a 150 000 hl per il 2011, da 120 000 hl a 180 000 hl per il 2012, e a partire dal 2013 a 240 000 hl l’anno.
La Commissione afferma che “poiché il livello generale di importazioni dalla Moldova costituisce solo lo 0,04 per cento delle importazioni dell’Unione, un’ulteriore apertura del mercato non dovrebbe creare effetti negativi per l’UE. Attualmente circa il 90 per cento delle importazioni dalla Moldova…”.
(Dichiarazione di voto abbreviata ai sensi dell’articolo 170 del regolamento)
Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione prevede la modifica del regolamento per i rapporti con la Repubblica moldova. Il progetto, visto il periodo di crisi che il Paese in questione sta affrontando, vorrebbe aumentare la quota d’importazione del vino dalla Moldova. Secondo la Commissione, queste importazioni inciderebbero in maniera minima sui nostri mercati, ma nonostante questo non mi sento di sostenere la proposta visto il periodo di forte crisi economica che sta già mettendo a dura prova i nostri agricoltori e le nostre aziende vinicole.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Ho espresso un voto favorevole sul presente documento, perché per sostenere la ripresa economica della Moldova e fornire agli addetti del settore vinicolo di tale paese prospettive positive, si propone di aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino per il 2011 da 100 000 ettolitri (hl) a 150 000 hl, per il 2012 da 120 000 hl a 180 000 hl e a partire dal 2013 a 240 000 hl l’anno. Il livello degli aumenti proposti è motivato dal fatto che la Moldova ha sistematicamente esaurito i contingenti previsti e che il settore vinicolo di tale paese possiede il potenziale necessario per ampliare le sue nicchie di mercato nell’UE. Inoltre il livello degli aumenti non provoca una destabilizzazione dell’industria vinicola comunitaria. Il settore vinicolo della Moldova continuerà presumibilmente a migliorare la qualità dei suoi prodotti. Il regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio scade il 31 dicembre 2012: vista l’importanza di garantire certezza giuridica ai produttori, agli esportatori e agli importatori, si propone di prorogare di tre anni la validità del regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio fino al 31 dicembre 2015.
Cătălin Sorin Ivan (S&D), per iscritto. − (EN) Affermerò sempre che la Repubblica moldova deve essere incoraggiata sulla strada europea. La Moldova si trova in una situazione difficile per quanto concerne le esportazioni di vino verso alcuni suoi mercati tradizionali, con conseguenti problemi per la ripresa economica e per il processo di riforma vigorosamente attuato. Le argomentazioni addotte nella relazione Moreira sono convincenti: la Moldova necessita di una proroga del regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio per altri tre anni, fino al 31 dicembre 2015. La richiesta avanzata dalla Repubblica moldova a luglio 2010 è giustificata. Il paese ha bisogno che l’Unione europea si dimostri un partner affidabile. Per questi motivi approvo la relazione redatta dall’onorevole Moreira sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. − (DE) Le preferenze commerciali concesse alla Repubblica moldova dall’Unione europea si sono rivelate adeguate. Inoltre non sono stati registrati effetti deleteri per il settore vinicolo europeo. Essendo il paese più povero d’Europa, la Repubblica moldova necessita del sostegno comunitario. È nostro dovere morale nell’interesse dell’unità e dell’armonia europea. Pertanto accolgo con favore la proposta di proroga del periodo di validità avanzata dalla Commissione.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della presente relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio recante preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova. Essa allinea le nostre relazioni commerciali con la Moldova a quelle con altri paesi confinanti.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Nell’ambito della politica di vicinato dell’Unione e della politica europea di prossimità, la Moldova ha da sempre adottato un ambizioso programma di associazione politica e di ulteriore integrazione economica con l’UE, portando avanti, con decisione, una convergenza delle proprie normative con la legislazione e le norme comunitarie, in vista della preparazione di futuri e più ampi negoziati. Il Paese ha dimostrato di essere pronto a promuovere ed a sostenere gli effetti di un’impresa così ambiziosa, continuando sulla linea dei progressi finora raggiunti in materia di libero mercato UE. Concordiamo però con il relatore, quando afferma che la Repubblica moldova si trova in una situazione difficile per quanto concerne le esportazioni di alcuni prodotti, con conseguenti problemi per la sua ripresa economica. Riteniamo, dunque, necessario prorogare di tre anni la validità del regolamento relativo ad alcune preferenze commerciali autonome, per darle il tempo sufficiente a prepararsi adeguatamente per i negoziati relativi all’area di libero scambio. La relazione che abbiamo approvato, partendo proprio da queste considerazioni, punta a favorire la ripresa economica del Paese, in particolare aumentando il contingente tariffario in esenzione da dazi di taluni prodotti oggetto delle preferenze commerciali autonome attuali.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) La Moldova si è adoperata negli ultimi anni per avvicinarsi sempre più agli standard europei di libertà, democrazia e buon governo. Gli sforzi qui evidenziati sono stati coerenti e hanno dimostrato che il paese si impegna a continuare il cammino verso il possibile allargamento. Quindi, per sostenere la ripresa economica della Moldova e fornire agli addetti del settore vinicolo di tale paese (un quarto della popolazione attiva) prospettive positive, si propone di aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino per il 2011 da 100 000 hl a 150 000 hl, per il 2012 da 120 000 hl a 180 000 hl e a partire dal 2013 a 240 000 hl l’anno. Questa è la direzione in cui si spingono gli emendamenti al presente regolamento, e questo aiuterà l’economia moldava e il suo sviluppo.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) Poiché la Moldova si trova in una situazione difficile con le esportazioni di vino verso alcuni suoi mercati tradizionali, con conseguenti problemi per la ripresa economica e per il processo di riforma attuato con vigore, e al fine di attuare misure per aumentare le esportazioni vinicole del paese a sostegno del suo sviluppo economico, si rende necessario: 1. aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino nell’ambito delle preferenze commerciali autonome; 2. prorogare la validità del regolamento pertinente (la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre 2012) per altri tre anni fino al 31 dicembre 2015; 3. aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il frumento, l’orzo e il mais.
Per questo motivo ho votato a favore.
Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Mi rallegro per il voto favorevole alla presente relazione. La Repubblica moldova ha bisogno del sostegno dell’Unione europea ora che si trova ad affrontare problemi economici, come gran parte dei paesi del mondo, ma anche problemi legati alla transizione politica. In un periodo in cui la Moldova deve praticamente far fronte a un boicottaggio delle proprie esportazioni di vino verso il mercato della Federazione russa, aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino è una misura provvidenziale che, spero, andrà a vantaggio dell’economia del paese.
Rolandas Paksas (EFD), per iscritto. − (LT) Mi trovo d’accordo su questa risoluzione che propone di aumentare le preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova nel settore vinicolo, cosa di vitale importanza per il paese. Si noti che questo rappresenterebbe un incentivo ancor più forte per consolidare le relazioni reciproche tra Unione europea e Moldova, e per sviluppare la politica europea di vicinato. Poiché ad oggi la Moldova ha totalmente esaurito i contingenti previsti, concordo con la proposta di aumentare il contingente tariffario in esenzione da dazi per il vino. Si pone l’accento sul fatto che questo regolamento non avrà un impatto negativo per il settore vinicolo europeo. La Moldova è uno dei paesi più poveri d’Europa, afflitto da gravi problemi di natura politica ed economica. L’UE deve creare condizioni favorevoli affinché la Moldova scelga un percorso geopolitico adeguato che contribuisca a risolvere le difficoltà nazionali. Inoltre, le disposizioni della presente risoluzione creeranno condizioni favorevoli al miglioramento della qualità dei prodotti del settore vinicolo moldavo. Credo sia ragionevole prorogare la validità di tutto il regolamento per altri tre anni, onde garantire chiarezza e certezza giuridica ai produttori, agli esportatori e agli importatori.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, ho votato a favore della relazione del collega Moreira sulle preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova perché è in linea con le politiche di vicinato dell’Unione e con gli accordi economici già esistenti con altri paesi limitrofi. Ritengo, infatti, opportuno che i paesi confinanti con l’UE siano - reciprocamente - agevolati negli scambi sia per lo sviluppo economico che per questioni socio-politiche. La libera circolazione delle merci o un’imposta doganale ridotta permettono un flusso maggiore di capitali e facilitano gli accordi di cooperazione. Questo porterà beneficio ai Paesi confinanti, ma anche al mercato interno. Chiaramente, il fine commerciale è importante, tuttavia, nel fare ciò occorre non dimenticare altri aspetti che devono essere tenuti in considerazione.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Come ho avuto la possibilità di asserire precedentemente, è fondamentale per l’Unione europea disporre di una politica europea di vicinato coerente ed efficace. Nel quadro di questa politica di vicinato, il regolamento (CE) n. 55/2008 introduce un regime specifico di preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova, che concede libero accesso al mercato dell’UE per tutti i prodotti moldavi, a eccezione di alcuni prodotti agricoli elencati nel relativo allegato per i quali sono state date concessioni limitate, o sotto forma di esenzione dai dazi doganali nel limite dei contingenti tariffari, o sotto forma di riduzione dei dazi stessi.
Una delle eccezioni alla libera circolazione è legata al settore vinicolo, con l’applicazione di un contingente tariffario che, secondo i dati a disposizione, è stato esaurito totalmente mesi prima della fine dell’anno. Poiché l’economia della Moldova è fortemente influenzata dagli effetti negativi della crisi finanziaria ed economica globale, e visto che il settore vinicolo occupa 300 000 addetti, questa relazione su cui ho votato a favore propone l’aumento dell’attuale contingente tariffario per il vino allo scopo di sostenere gli sforzi del paese e garantire un mercato attraente e vitale per le esportazioni di vino che, oltretutto, non si pongono in concorrenza con i prodotti portoghesi.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Per appoggiare gli sforzi di ripresa economica della Moldova e incentivare la tendenza registrata verso una convergenza con la legislazione e le norme comunitarie, la Commissione ha avanzato una proposta per aumentare il contingente tariffario per il vino moldavo. Secondo la Commissione, questa misura non avrà effetti negativi sul settore vinicolo europeo, ragione per cui ho pensato valesse la pena appoggiare la concessione di questo aiuto alla Moldova.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il testo della relazione è breve e recita: “Il Parlamento europeo, – vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2010)0649), – visti l’articolo 294, paragrafo 2, e l’articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C7-0364/2010), – visto l’articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, – visti l’articolo 55 e l’articolo 46, paragrafo 1, del suo regolamento, – vista la relazione della commissione per il commercio internazionale (A7-0041/2011), 1. adotta la sua posizione in prima lettura facendo propria la proposta della Commissione; 2. chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo; 3. incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali”.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Repubblica moldova sta attraversando una situazione difficile per le sue esportazioni di vino, che stanno condizionando negativamente il processo di riforma e di ripresa economica portato avanti dal suo governo. Il settore vinicolo offre lavoro a circa 300 000 persone (un quarto della popolazione attiva del Paese) che vivono prevalentemente nelle zone rurali coltivando appezzamenti familiari di dimensioni medio-piccole. Con queste modifiche ritengo che il regolamento n. 55 del 2008 possa contribuire a sostenere la ripresa economica della Moldova, fornendo agli addetti del settore vinicolo di tale paese prospettive migliori per il periodo 2011-2013. Per portare avanti la miglior politica di vicinato possibile, sarà importante ora proseguire nelle facilitazioni doganali, volte a non affossare ulteriormente la situazione economica di questo paese, riducendo contemporaneamente al minimo le perdite fiscali per l’UE.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Approvo la presente relazione in virtù degli emendamenti introdotti per prorogare la validità dell’attuale sistema – il sistema di preferenze generalizzate (SPG) – fino a dicembre 2013, tenendo conto delle incertezze sui tempi richiesti per completare l’attuale processo legislativo. L’approvazione della relazione evita in questo modo un’interruzione nella copertura legale dell’SPG e impedisce disparità di trattamento tra i vari paesi.
Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione poiché il sistema di preferenze generalizzate (SPG) rappresenta un meccanismo commerciale e di sviluppo estremamente importante a disposizione dell’UE. Esorto tuttavia la Commissione a procedere il più rapidamente possibile a una revisione più sostanziale del regime SPG. Credo inoltre sia giunta l’ora di impegnarci in una revisione più sostanziale del regime SPG e degli elenchi dei beneficiari del sistema SPG+. Il Parlamento europeo deve essere consultato in materia sin dalle prime fasi. Mi aspetto poi che il Parlamento sia coinvolto nel verificare se i beneficiari del sistema SPG+ sostengono le 27 convenzioni dell’OIL e dell’ONU, cosa che deve essere rigorosamente controllata per mantenere l’affidabilità del meccanismo SPG+.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della presente relazione. Nel 1968 la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha raccomandato la creazione di un “sistema di preferenze generalizzate” (SPG) in base al quale i paesi industrializzati avrebbero garantito preferenze commerciali a tutti i paesi in via di sviluppo su base non reciproca, senza limitarsi alle ex colonie. La Comunità europea è stata la prima ad attuare un regime di SPG nel 1971, che è stato uno dei principali strumenti della politica commerciale e di sviluppo dell’UE per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la povertà, generando entrate tramite il commercio internazionale. Il regime SPG applicato dall’Unione europea offre il trattamento più favorevole in assoluto, concedendo ai paesi meno sviluppati un accesso in esenzione da dazi e contingenti al mercato dell’UE. Tale sistema, inoltre, aiuta a incentivare lo sviluppo sostenibile e il buon governo per i paesi in via di sviluppo che ratificano e recepiscono le convenzioni e i protocolli internazionali in materia di diritti umani e del lavoro, salvaguardia dell’ambiente, droghe e lotta alla corruzione.
Sergio Berlato (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, nel 1968, ha raccomandato la creazione di un "sistema di preferenze generalizzate" (SPG) in base al quale i paesi industrializzati avrebbero garantito preferenze commerciali a tutti i paesi in via di sviluppo su base non reciproca. La Comunità europea è stata la prima ad attuare un regime di SPG, e fin dalla sua creazione, il sistema di preferenze generalizzate è stato uno dei principali strumenti della politica commerciale e di sviluppo dell’UE per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la povertà, generando entrate tramite il commercio internazionale. Pur essendo tale sistema è il più utilizzato tra quelli messi in atto dai paesi industrializzati, condivido la necessità di riesaminare il regolamento in oggetto al fine di semplificare l’applicazione del regime.
Ritengo, inoltre, che il riesame generale debba essere affrontato nella proposta di un nuovo regolamento di cui auspico la tempestiva presentazione. La nuova proposta deve mirare a una maggiore chiarezza e trasparenza del sistema SPG. Sollecito, inoltre, l’attenzione della Commissione sull’opportunità di verificare il rispetto degli impegni avviando periodicamente delle indagini che prevedano il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei rappresentanti della società civile del paese interessato.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Ho votato a favore di questa relazione perché credo sia necessario potenziare l’impatto del sistema in vigore, e migliorare l’utilizzo del regime di preferenze generalizzate mediante la fornitura di assistenza tecnica dedicata principalmente allo sviluppo delle capacità istituzionali e regolamentari necessarie a consentire ai paesi più bisognosi di trarre il massimo vantaggio dai benefici del commercio internazionale e dal sistema di preferenze. L’assistenza deve anche essere fornita in presenza di un efficace recepimento delle convenzioni internazionali richieste da questo regime e del rispetto degli impegni assunti. Credo che i paesi in via di sviluppo debbano offrire assistenza nella lotta alla povertà generando entrate tramite il commercio internazionale. Questo è il sistema più comunemente usato tra quelli a disposizione dei paesi sviluppati. Sono convinto della necessità di una proroga per assicurare la certezza del diritto e garantire gli interessi dell’UE e dei paesi beneficiari. In questo periodo, però, si deve risolvere con tempestività la situazione ora insoddisfacente, compiendo sforzi costanti per trovare il modo di assistere i paesi più poveri in stato di bisogno.
George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Ho deciso di votare a favore della relazione sulle preferenze tariffarie generalizzate poiché propone un immediato adeguamento del “sistema di preferenze generalizzate” alle disposizioni del trattato di Lisbona, oltre a una futura revisione generale del programma. Quest’ultimo sarebbe teso ad aumentare il coinvolgimento dei paesi beneficiari nei processi di riforma che li riguardano, offrendo assistenza tecnica per promuovere lo sviluppo delle loro capacità istituzionali, nonché la revisione e l’armonizzazione delle norme di origine.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento ha appena acconsentito a prorogare il sistema di preferenze generalizzate (SPG) per i paesi in via di sviluppo per il periodo compreso tra l’1 gennaio 2012 e il 31 dicembre 2013. La revisione del sistema SPG è prevista per quest’anno e dovrà tenere conto delle preoccupazioni espresse nella commissione per il commercio internazionale. Invochiamo maggiore trasparenza e una vera e propria collaborazione durante i negoziati SPG con i vari paesi. Il Commissario De Gucht si è impegnato a coinvolgere direttamente il Parlamento europeo nel processo decisionale. Ora deve mantenere la promessa.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Il regolamento in vigore che stabilisce il sistema di preferenze generalizzate (SPG) sarà valido fino alla fine dell’anno. Ciononostante, visto che la Commissione è ancora in attesa delle conclusioni di uno studio in materia per presentare una nuova proposta per l’SPG, allo scopo di evitare un vuoto giuridico è stato deciso di prorogare l’attuale regolamento con le disposizioni in vigore per altri due anni. La Commissione tuttavia deve presentare nell’immediato un’iniziativa legislativa in materia, perché urge rivedere e rendere più efficace l’odierno sistema.
Sottoscrivo quindi i principali punti rimarcati dal relatore, che devono essere rivisti nella proposta legislativa avanzata dalla Commissione. Essi suggeriscono un sistema efficace che meglio risponda agli interessi dei paesi beneficiari e degli operatori economici, e regole che prevedono un processo di riforma che garantisce la partecipazione dei beneficiari e l’assolvimento del compito affidato al Parlamento europeo sul controllo democratico.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. − (PT) Nel 1968 la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha raccomandato la creazione di un sistema di preferenze generalizzate (SPG) in base al quale i paesi considerati più sviluppati avrebbero aiutato i paesi in via di sviluppo garantendo preferenze commerciali. La Comunità europea è stata la prima ad attuare un regime di SPG nel 1971, che si è rivelato uno dei principali strumenti di cooperazione nel commercio internazionale con i paesi in via di sviluppo riducendo la povertà. Il regolamento in vigore deve essere aggiornato perché ne è prevista la scadenza e non rientra nel quadro del trattato di Lisbona. Esso inoltre richiede una riforma sostanziale. Benché questa proposta non sia ancora un nuovo regolamento, che deve essere elaborato, esprimo il mio consenso sulla relazione oggetto del dibattito, e spero che la Commissione presenti il prima possibile una nuova proposta, di modo che l’UE possa continuare a sostenere i paesi in via di sviluppo.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il sistema di preferenze generalizzate (SPG) è un meccanismo commerciale che permette all’Unione europea di fornire ai paesi in via di sviluppo un accesso preferenziale non reciproco al mercato attraverso tariffe ridotte. Pur essendo definito uno strumento di assistenza allo sviluppo questo meccanismo non è privo di contraddizioni, soprattutto tra alcuni degli obiettivi dichiarati e i risultati concretamente ottenuti.
In effetti, molti paesi in via di sviluppo hanno aumentato la propria dipendenza economica e modulato le proprie economie su un modello con meno diversificazione, basato su un numero limitato di prodotti destinati all’esportazione, invece di sviluppare il mercato interno. Si è accentuata una divisione internazionale del lavoro sfavorevole a questi paesi: spesso sono le grandi multinazionali, alcune delle quali europee, ad avvantaggiarsi maggiormente di questo sistema.
Occorre rivedere totalmente questo meccanismo promovendo un approfondito dibattito sui vari aspetti, le complessità e l’impatto non solo sui paesi in via di sviluppo, ma anche sugli Stati membri dell’UE, in particolare i più fragili. Visto il ritardo della Commissione nel presentare una nuova proposta di regolamento, che ne rende impossibile l’entrata in vigore subito dopo la scadenza dell’attuale regolamento, occorre una proroga dell’attuale…
(Dichiarazione di voto abbreviata ai sensi dell’articolo 170 del regolamento)
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’attuale sistema di preferenze tariffarie generalizzate sarà valido fino alla fine dell’anno, quindi adesso si tratta semplicemente di votare la proroga necessaria per garantire la certezza giuridica e i reciproci interessi dei circa 150 interessati.
Ciononostante, l’importanza che questo tema riveste sia per i paesi in via di sviluppo che per gli Stati membri dell’Unione europea dotati di economie più fragili, i cui interessi industriali, agricoli o sociali non sono sempre tutelati negli accordi di commercio internazionali promossi dalla Commissione, impone lo svolgimento di un dibattito approfondito sul nuovo regolamento. La Commissione deve presentare la proposta in materia il prima possibile per consentire un’adeguata analisi di tutti i diversi aspetti e le complessità del sistema di preferenze generalizzate, insieme a un impatto sui diversi settori e i paesi.
Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il sistema di preferenze generalizzate è stato uno dei principali strumenti della politica commerciale per aiutare i Paesi in via di sviluppo a ridurre la povertà. Questo provvedimento è una prolungazione dello status quo delle cose, non essendo stato presentato un nuovo regolamento e questo lascia un certo rammarico. Nonostante questo però, il mio voto sarà favorevole in considerazione dell’importanza dello strumento in discussione.
Elisabeth Köstinger (PPE), per iscritto. − (DE) Il commercio è uno strumento importante ed efficiente per combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo. Il regolamento transitorio su un sistema di preferenze tariffarie generalizzate sancisce legalmente l’accesso preferenziale al mercato europeo per 176 paesi in via di sviluppo. Ho appoggiato il regolamento, che garantisce continuità giuridica, cosicché i paesi in via di sviluppo possano continuare ad avere opportunità commerciali. Inoltre, è obbligo morale dell’UE sostenerli nello sviluppo della democrazia e dello stato di diritto permettendo il commercio equo e solidale.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione sulla proposta di modifica del regolamento (CE) n. 732/2008 del Consiglio, relativo all’applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate per il periodo dal 1°gennaio 2009 al 31 dicembre 2011, è stata a larga maggioranza sostenuta in seno all’Aula. Senza la proroga del Sistema di Preferenze Generalizzate i Paesi in via di sviluppo potrebbero, infatti, trovarsi in situazioni di grande difficoltà. Già dal 1971 l’Europa ha voluto sostenere ed aiutare i paesi in via di sviluppo al fine di ridurre la povertà, generando entrate tramite il commercio internazionale. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la procedura per la modifica del Sistema di Preferenze Generalizzate prevede l’intervento del Consiglio e del Parlamento i quali dovranno perseguire la creazione di un sistema efficace e sensibile agli interessi dei paesi beneficiari, richiedendo però a questi ultimi, la ratifica e l’applicazione delle 27 Convenzioni internazionali in materia di tutela dei diritti umani, di sviluppo sostenibile, di norme fondamentali del lavoro e di buon governo. Nonostante il mio sostegno a questa proposta di proroga valevole fino al 2011, tengo a sottolineare il rammarico, espresso anche dal mio gruppo, rispetto al ritardo della Commissione nell’assunzione dell’atto.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della presente relazione che rappresenta una modifica tecnica del regolamento SPG. Proroga la durata del regolamento al 31 dicembre 2013 per dare abbastanza tempo alla Commissione per redigere il nuovo regolamento, e al Parlamento per esercitare i nuovi poteri nell’ambito della politica del commercio internazionale. Questa relazione pertanto non intende soffermarsi sui principali punti del regolamento, né giudicare se i beneficiari dell’SPG+ devono continuare ad accedere alle preferenze commerciali in base a criteri di buon governo, sviluppo sostenibile e ratifica e applicazione delle convenzioni ONU in campo sociale e ambientale e nell’ambito dei diritti umani.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Siamo tutti convinti del fatto che, fin dalla sua creazione, il sistema delle preferenze tariffarie generalizzate (SPG) è stato uno dei principali strumenti della politica commerciale e di sviluppo dell’Unione Europea. Esso ha rappresentato un forte incentivo per i Paesi in via di sviluppo, da tempo impegnati nella lotta alla povertà, a favorire il libero accesso al proprio mercato ed all’importazione dei propri prodotti tramite delle riduzioni tariffarie. Concordiamo, però, col relatore che auspica la necessità di una proroga del regolamento esistente in materia, in quanto ciò consentirebbe di assicurare la certezza del diritto, la tutela degli interessi sia comunitari che dei paesi beneficiari ed evitare il prolungarsi dell’attuale situazione ancora insoddisfacente. Sino ad oggi abbiamo registrato una certa sottoutilizzazione delle preferenze commerciali garantite dal SPG, soprattutto quelle legate alle norme d’origine, per una difficoltà delle procedure amministrative che le caratterizzano. Sarebbe opportuno, dunque, fornire un’assistenza tecnica mirata, come ad esempio la previsione di programmi di gemellaggio, con lo scopo precipuo di promuovere lo sviluppo delle capacità regolamentari e di garantire il corretto recepimento delle convenzioni internazionali. Infine, siamo del parere che la Commissione debba svolgere un’attività d’indagine costante, coinvolgendo maggiormente il Parlamento europeo e le parti sociali interessate.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) L’attuale regolamento sulle preferenze tariffarie generalizzate è valido fino alla fine dell’anno. Poiché è impossibile che un nuovo regolamento entri in vigore in tempo utile a causa del ritardo nella presentazione dello studio richiesto dalla commissione, siamo costretti a prorogare il regolamento in essere per altri due anni. Ad ogni modo, vista l’importanza che riveste per la regolamentazione del commercio tra i paesi in via di sviluppo e l’Unione europea, la Commissione deve rapidamente presentarne una nuova versione aggiornata.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Non ci può essere sviluppo senza crescita economica. Ma come ho già detto in passato, la crescita economica non è garanzia di sviluppo in assenza di uno Stato imparziale. La politica commerciale dell’Unione europea svolge un ruolo essenziale nella lotta alla povertà e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio. Il sistema di preferenze generalizzate dell’UE (SPG) è uno degli strumenti che permettono ai paesi in via di sviluppo di competere sui mercati internazionali proponendo dazi doganali inferiori o un accesso delle esportazioni al mercato comunitario in esenzione da dazi. L’SPG inoltre li libera dalla dipendenza degli aiuti. Abbiamo approvato una proroga dell’attuale regolamento in attesa della nuova proposta di regolamento richiesta per garantire la sicurezza giuridica. Bisogna tuttavia tenere conto dei nuovi poteri del Parlamento europeo in ambito commerciale dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona. In base al trattato, le misure del regolamento SPG sono considerate atti delegati, il che significa che il Parlamento europeo avrà maggiori poteri di controllo in futuro.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Nel lontano 1964 alcuni paesi in via di sviluppo già chiedevano a gran voce le preferenze commerciali per migliorare la propria situazione economica. Nel 1968, dopo avere trovato un accordo, è stato introdotto un sistema di preferenze generalizzate (SPG). La Comunità economica europea introdusse l’SPG nel 1971, e altre nazioni come gli Stati Uniti fecero altrettanto. La concessione temporanea di preferenze commerciali voleva raggiungere i seguenti obiettivi: un aumento dei proventi delle esportazioni dei paesi in via di sviluppo mediante una diversificazione dei prodotti esportati, la promozione dell’industrializzazione e un’accelerazione della crescita economica nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, l’SPG assicurava che i prodotti sostenuti fossero originari dei paesi in via di sviluppo. Ad oggi, l’SPG rappresenta uno degli strumenti più importanti dell’UE nel settore del commercio, monitorato dalla Commissione europea. Poiché il regime in vigore scade il 31 dicembre di quest’anno, la Commissione ha già presentato una nuova proposta nel maggio 2010. Non vengono proposti emendamenti per il nuovo regolamento, anche se il relatore è assolutamente convinto della necessità di rielaborare il sistema. Mi sono astenuto dalla votazione perché non sembrano esserci proposte nuove e concrete per il nuovo regolamento.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Il regolamento attualmente in vigore in materia di preferenze tariffarie generalizzate che permettono libero scambio o dazi meno elevati nel commercio di prodotti tra paesi europei ed extraeuropei, regolamento utilizzato generalmente per favorire gli scambi con paesi poveri e/o in via di sviluppo, ha bisogno di essere modificato e reintegrato data la sua prossima scadenza. Ho votato a favore della relazione sulla proposta di un nuovo regolamento in materia perché mi trovo d’accordo con gli obiettivi delle modifiche che si vogliono apportare. La modifica mira a creare un sistema efficace, più sensibile agli interessi dei paesi beneficiari e degli operatori economici, a sviluppare norme più esaustive e a garantire il ruolo di organo di controllo democratico del Parlamento europeo. Mi auguro che questo sia il primo passo verso una soluzione, che deve essere individuata a livello globale, volta a trovare un accordo generale in materia di Commercio. Dopo il fallimento dei negoziati di Doha, infatti, queste non possono essere che misure provvisorie, in vista di una soluzione più a lungo termine.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. − (PT) Il regolamento (CE) n. 732/2008 stabilisce un sistema di preferenze generalizzate (SPG) valido fino al 31 dicembre 2011. L’SPG è stato uno dei principali strumenti di politica commerciale e di sviluppo dell’Unione europea per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la povertà, generando reddito attraverso il commercio internazionale. Il processo di consultazione del Parlamento sull’ultimo SPG si è rivelato insufficiente e non ha permesso un’ampia negoziazione. Il Parlamento ha sottolineato che in futuro avrà bisogno di più tempo per assolvere alle proprie funzioni.
Il 26 maggio 2010 la Commissione ha proposto semplicemente una proroga del periodo di applicazione dell’attuale regolamento, sostenendo che non ci fosse abbastanza tempo per presentarne uno nuovo. La proroga proposta non ha tenuto conto dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Il Parlamento ha fatto notare questa mancanza e ha proposto emendamenti alla proposta della Commissione, per garantire il rispetto dei diritti e poteri da esso acquisiti con il trattato di Lisbona.
Ho quindi votato a favore della presente relazione, che approva la proroga del regolamento in questione e modifica gli elementi necessari al rispetto dei nuovi poteri acquisiti dal Parlamento con il trattato di Lisbona, garantendo in particolare i nuovi poteri per gli atti delegati.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il "sistema di preferenze generalizzate" (SPG) in base al quale i paesi industrializzati garantiscono preferenze commerciali a tutti i paesi in via di sviluppo su base non reciproca, è uno dei principali strumenti della politica commerciale e di sviluppo dell’UE per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre la povertà, generando entrate tramite il commercio internazionale. L’attuale regolamento in vigore, valido fino al 31 dicembre 2012, non rispetta i nuovi poteri conferiti al Parlamento dal trattato di Lisbona. La nuova proposta di regolamento ha l’obiettivo di creare un sistema più sensibile agli interessi dei paesi beneficiari e degli operatori economici, di sviluppare norme che consentano un processo di riforma meglio regolamentato e di garantire che il regolamento dia la debita importanza al compito di controllo democratico richiesto al Parlamento. Per queste ragioni, esprimo il mio voto favorevole alla proposta di un nuovo regolamento che miri ad una maggiore chiarezza e trasparenza del sistema SPG.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. − (PT) Dal 1971 l’Unione europea concede preferenze commerciali ai paesi in via di sviluppo nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (SPG). L’SPG è applicato con regolamenti successivi che attuano un regime di preferenze tariffarie generalizzate per un periodo, in genere, di tre anni alla volta. Il sistema in vigore venne istituito dal regolamento (CE) n. 732/2008 ed è valido fino al 31 dicembre 2011, quando sarà sostituito da un nuovo regolamento ancora in attesa di elaborazione. Ma il periodo rimanente di applicazione del regolamento (CE) n. 732/2008 non è abbastanza lungo per permettere alla Commissione di redigere una proposta e per adottare un nuovo regolamento con la normale procedura legislativa. Sembra quindi necessario prorogare al 31 dicembre 2013 il periodo di applicazione del regolamento, per garantire continuità al funzionamento del sistema.
Ho votato a favore auspicando che la Commissione presenti rapidamente una nuova proposta che contribuisca a rendere l’SPG un sistema più chiaro, più trasparente e più efficace.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) L’idea di un sistema di preferenze generalizzate (SPG) risale al 1968, quando le tariffe erano generalmente molto più elevate ed erano ancora considerate il principale ostacolo al commercio proveniente dai paesi in via di sviluppo e diretto a quelli industrializzati. Il concetto fu inizialmente proposto dall’UNCTAD come strumento di sviluppo: i paesi industrializzati dovevano concedere preferenze commerciali non reciproche ai paesi in via di sviluppo, permettendo loro di generare entrate non attraverso gli aiuti bensì attraverso un commercio preferenziale internazionale. La Comunità europea iniziò ad applicare questo sistema nel 1971. Il primo regime triennale venne attuato dal 2006 al 2008. Il secondo sarà valido fino al 31 dicembre 2011. Il regime attuale fu adottato nel 2008 con la procedura di consultazione, ma a quell’epoca la proposta arrivò in Parlamento con breve preavviso, e fu impossibile coinvolgere il Parlamento nella maniera dovuta. Questo non deve nuovamente succedere con il prossimo regolamento, date soprattutto le nuove competenze del Parlamento acquisite con il trattato di Lisbona.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore del testo di questa risoluzione perché ritengo che il Sistema di preferenze generalizzate dell’Unione Europea sia uno dei principali strumenti per agevolare la crescita dei paesi in via di sviluppo. Per questo motivo deve diventare operativo tempestivamente.
Già nel 1971 l’Unione europea si è distinta dalle altre potenze economiche, realizzando per prima un sistema tariffario preferenziale per i paesi in via di sviluppo. Lo scopo principale è quello di sradicare la povertà ovunque sia endemica, consentendo ai paesi in difficoltà di trarre i maggiori benefici dal commercio internazionale. Attualmente l’accordo tariffario vigente è in scadenza e la Commissione ha fissato la presentazione della nuova proposta nei prossimi mesi, la cui entrata in vigore slitterà comunque almeno alla seconda metà del 2012.
Questo ritardo causerà un vuoto giuridico di oltre sei mesi, generando una discontinuità del programma che rischia di mettere a repentaglio anche i tanti risultati già raggiunti. Auspico che il denunciato ritardo non riduca l´utilizzo del Sistema generalizzato tariffario e che il nuovo accordo promuova l´attuazione di un sistema di commercio globale basato su etica e democrazia.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. − (LT) È fondamentale che il sistema di preferenze generalizzate dell’Unione europea diventi più trasparente. È importante che le preferenze tariffarie europee per le importazioni provenienti da paesi terzi si basino sull’etica e sulla democrazia, e non semplicemente sul perseguimento del profitto. Le preferenze tariffarie devono andare a vantaggio dell’intera società, non solo di alcune società. Il relatore ha giustamente osservato che la proposta di proroga dell’attuale regolamento non è l’ideale, ma che ci permetterebbe di evitare un vuoto giuridico di oltre sei mesi. Secondo il regolamento in vigore il Parlamento europeo non ha voce in capitolo in merito ai criteri di ammissibilità, né sull’elenco dei paesi beneficiari. Le cose devono cambiare: è giunta l’ora che il Parlamento utilizzi i nuovi poteri del dopo Lisbona in ambito commerciale. L’UE deve prestare più attenzione allo sviluppo della cooperazione con i paesi confinanti nell’ambito della politica commerciale. Ciò aiuterebbe a creare un contesto imprenditoriale stabile e liberale, agevolando il graduale allargamento del mercato unico europeo. È nell’interesse dell’Unione europea firmare un accordo di libero scambio con l’Ucraina e dare il via ai negoziati con altri paesi del partenariato orientale membri dell’Organizzazione mondiale per il commercio, ovvero la Georgia, la Moldova e l’Armenia.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) Ho votato contro questa relazione. Come afferma lo stesso relatore, nella sua forma attuale il sistema ha più di qualche limite. Benché la Commissione sia stata invitata a formulare una proposta per un nuovo regolamento che, da una parte, affronterebbe l’inadeguatezza del contesto giuridico e, dall’altra, terrebbe conto dei cambiamenti istituzionali successivi all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, garantendo tra l’altro che al Parlamento siano assegnati maggiori poteri di controllo di quanti ne abbia nella procedura in vigore, la proposta presentata contiene un’inutile proroga di questa situazione che si rivela insoddisfacente. Nella relazione parlamentare, il relatore commenta anche alcune sue proposte di miglioramento che possono o devono essere incluse nella futura proposta di nuovo regolamento. La Commissione deve recepire queste proposte e formulare al più presto un regolamento nuovo e migliore.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. − (PT) Approvo la presente relazione poiché lo spazio aereo di Stati Uniti e Unione europea, insieme, rappresenta il 60 per cento del traffico aereo mondiale, e gli accordi bilaterali in vigore tra Stati membri e Stati Uniti non riflettono la realtà. L’apertura dello spazio aereo tra USA e UE su base non discriminatoria offrirebbe servizi migliori nel trasporto di merci e passeggeri, vantaggi economici e soprattutto posti di lavoro.
Per questo dico che è vantaggioso in quanto un regolamento di convergenza potrebbe promuovere la libera concorrenza, soprattutto in relazione alle sovvenzioni statali e ai criteri sociali e ambientali.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) I mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano oltre la metà del traffico aereo mondiale. In considerazione dell’attuale riscaldamento globale, Unione europea e Stati Uniti devono collaborare per ridurre l’impatto ambientale dell’aviazione internazionale. Per tale motivo ho votato a favore dell’accordo in cui entrambe le parti si impegnano ad adottare norme sociali e ambientali che diminuiranno considerevolmente le emissioni sonore e ridurranno l’impatto delle emissioni del trasporto aereo sulla qualità dell’aria, riservandosi altresì di sviluppare carburanti alternativi sostenibili. Per la prima volta, entrambe le parti hanno anche convenuto di garantire i diritti sociali dei dipendenti delle compagnie aeree.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho dato il mio assenso su questo protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei tra UE e USA. Il protocollo contiene importanti elementi di progresso nella cooperazione tra le due parti in materia di trasporto aereo. Esso scongiura oltretutto il rischio che, in assenza di tale accordo, possa essere invocata la clausola sospensiva contenuta nell’accordo di prima fase. La sospensione potrebbe comportare la perdita, per le compagnie aeree e i passeggeri europei, degli importanti vantaggi acquisiti sin dal marzo 2008. Si noti anche come questo nuovo accordo abbia spianato la strada a future opportunità in termini di ulteriori investimenti e accesso al mercato, come pure di rafforzamento della cooperazione in ambiti normativi quali la sicurezza, la protezione e in particolare l’ambiente, tema sul quale le parti hanno concordato un’apposita dichiarazione congiunta.
Adam Bielan (ECR), per iscritto. − (PL) Gli Stati membri dell’Unione europea e gli Stati Uniti rappresentano il 60 per cento del mercato globale dell’aviazione. Occorre dunque fare il possibile per garantire un costante miglioramento della qualità dei servizi nel settore. Acconsentendo alla conclusione di un accordo sui trasporti aerei tra UE e USA contribuiamo alla crescita del settore dell’aviazione, dando la possibilità di attirare maggiori investimenti sulle due sponde dell’Atlantico. Oltretutto l’accordo promuoverà una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori nel settore, consoliderà la cooperazione nella sicurezza del trasporto aereo e, grazie al requisito di compatibilità, rafforzerà anche la cooperazione a livello ambientale. È poi significativo rafforzare il ruolo del comitato misto UE-USA, consentendogli di promuovere nuove iniziative con l’entrata in vigore dell’accordo. Credo che il nuovo accordo contribuirà ulteriormente ad aprire l’accesso al mercato: questo significherà servizi di qualità migliore e obblighi di sicurezza più severi, motivo per cui appoggio la risoluzione.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), per iscritto. − (ES) Ho votato a favore di questa iniziativa perché i mercati del trasporto aereo rappresentano il 60 per cento del traffico mondiale. Questo accordo costringerà a modificare la normativa degli Stati Uniti per progredire nella convergenza dei regolamenti che impediscono la concorrenza sleale. Si apriranno nuove rotte e si offriranno a operatori e passeggeri migliori prezzi e servizi che, a loro volta, contribuiranno alla crescita economica generatrice di posti di lavoro sulle due sponde dell’Atlantico.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Pur essendo ben lungi dalla perfezione, l’accordo sui trasporti aerei tra UE e USA segna un passo avanti spianando la strada non solo a future opportunità a livello di ulteriori investimenti e accesso ai mercati, ma anche a misure che garantiscono più sicurezza e tutela. Il mercato dell’aviazione non è stato completamente aperto da nessuna delle due parti a causa della versione dell’accordo adottata durante i negoziati, anche se contiene abbastanza incentivi per incoraggiare le riforme. Gli Stati Uniti devono modificare la normativa nazionale per consentire agli investitori dell’UE la partecipazione maggioritaria nelle compagnie aeree statunitensi, portando così all’adozione di misure reciproche da parte dell’UE. Il comitato misto UE-Stati Uniti ha ricevuto maggiori poteri, il che significa che potrà incrementare la cooperazione promuovendo nuove iniziative. Le nuove norme semplificheranno la burocrazia, anche mediante il reciproco riconoscimento delle rispettive decisioni normative, ed eviteranno una dispendiosa e inutile duplicazione delle risorse. Il riconoscimento dell’importanza della dimensione sociale e la responsabilità affidata al comitato misto di monitorare l’impatto sociale dell’accordo e di definire, all’occorrenza, opportune risposte costituiscono un elemento di innovazione contenuto nella seconda fase dell’accordo.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. − (PT) Mi rallegro del fatto che Unione europea e Stati Uniti abbiano dichiarato l’intenzione di lavorare insieme per ridurre l’impatto dell’aviazione internazionale sull’ambiente. Applaudo le iniziative per ridurre il suono, diminuire l’impatto dell’aviazione sulla qualità dell’aria e sul clima globale, incoraggiare lo sviluppo di una tecnologia dell’aviazione ecocompatibile, e innovare la gestione del traffico aereo e lo sviluppo sostenibile dei combustibili alternativi per l’aviazione.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore di questa raccomandazione perché ritengo che l’accordo in questione possa essere un passo importante verso l’apertura del mercato alle compagnie europee e americane su base non discriminatoria. Tale apertura del mercato può contribuire al miglioramento dei servizi offerti ai passeggeri, in termini di varietà e di costo, e apportare vantaggi economici sostanziali.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Pur non avendo raggiunto un mercato unico transatlantico nel trasporto aereo, l’emendamento dell’accordo sui trasporti aerei tra Stati Uniti e Unione europea contiene miglioramenti importanti rispetto alla precedente versione, soprattutto a livello di ambiente e sicurezza.
Spero che i progressi compiuti permettano di continuare gli sforzi per ridurre gli ostacoli alla creazione di questo mercato, soprattutto nell’interoperabilità e compatibilità dei sistemi, e lo squilibrio nelle leggi sulla concorrenza che favoriscono le imprese americane nella proprietà e nel controllo delle compagnie aeree, non da ultimo il Fly America Act.
José Manuel Fernandes (PPE) , per iscritto. − (PT) Questo progetto di risoluzione legislativa si basa sul progetto di decisione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea, riuniti in sede di Consiglio, concernente la conclusione del protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d’America, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall’altro. L’accordo ideale sarebbe quello che propone una totale apertura del mercato dell’aviazione, senza restrizioni da ambo le parti. Questo obiettivo però non è stato raggiunto.
Pertanto, tenendo conto delle modifiche normative derivanti dal trattato di Lisbona, delle dimensioni dei mercati dell’aviazione nell’Unione europea e negli Stati Uniti, che rappresentano il 60 per cento del traffico aereo globale, della necessità di tutelare la riservatezza dei cittadini europei e statunitensi, e dell’esistenza di norme che assicurano il rispetto dei diritti dei passeggeri, saluto questo accordo che rappresenta un significativo passo avanti rispetto allo status quo. È tuttavia importante sottolineare che il Parlamento europeo e il Congresso americano devono necessariamente continuare il dialogo su temi non affrontati da questo accordo.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Gli obiettivi del presente accordo sono chiaramente definiti dal relatore: l’“apertura del mercato”, ovvero approfondire la liberalizzazione in corso nel settore, la “realizzazione di un mercato unico del trasporto aereo”. Bisogna evidenziare, come sottolineato dal relatore, che i mercati dell’aviazione dell’UE e degli USA insieme rappresentano circa il 60 per cento del traffico aereo globale.
Le promesse sui vantaggi per lavoratori e passeggeri che sempre accompagnano questi processi di liberalizzazione sono tanto vecchie e ritrite quanto false, come ben dimostra la realtà nei casi in cui la liberalizzazione è andata avanti, in questo o in altri settori. Ora si è aggiunta a queste promesse la propaganda in materia di “cooperazione ambientale”, questione che senza dubbio può e deve essere affrontata, ma non in questo contesto. Anche qui l’intenzione risulta chiara: promuovere la compatibilità e l’interazione dei sistemi di commercio delle licenze di emissioni.
Nel nome della libera concorrenza, che tutto giustifica e tutto sovrasta, si limita fortemente l’intervento statale a difesa degli interessi delle compagnie aeree nazionali, e quindi a difesa degli interessi strategici nazionali in vari settori, come i legami con le comunità di migranti.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Questi accordi rappresentano un’altra parte del processo di liberalizzazione in corso nel settore del trasporto aereo, che ostacola l’intervento e la regolamentazione da parte dello Stato di questo settore strategico, aprendo le porte a una concentrazione monopolistica che sempre deriva dalla libera concorrenza, sacrosanta e difesa a qualsiasi costo.
Tutto questo per facilitare le opportunità d’impresa nel trasporto aereo internazionale, che promuove gli interessi delle multinazionali nel settore a spese delle imprese nazionali e dei rispettivi interessi strategici, comprese quelle di proprietà pubblica come succede in Portogallo con la TAP. Così facendo ci rimettono i lavoratori delle compagnie aeree, ci rimettono i passeggeri, e ci rimettono altri lavoratori, perché la liberalizzazione facilita il dumping da parte delle multinazionali, imponendo la precarietà lavorativa con un appiattimento delle condizioni di lavoro.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore del presente documento perché il trattato di Lisbona, entrato in vigore l’1 dicembre 2009, ha ampliato il novero dei casi in cui è richiesta l’approvazione del Parlamento per la conclusione di un accordo internazionale. Gli accordi aerei rientrano ora in questa categoria, poiché riguardano un settore al quale si applica la procedura legislativa ordinaria. I mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano circa il 60 per cento del traffico aereo mondiale. L’apertura del mercato alle compagnie aeree dell’UE e degli Stati Uniti su base non discriminatoria offrirebbe a passeggeri e operatori di trasporto merci servizi migliori in termini di varietà e di costo, apporterebbe vantaggi economici sostanziali e creerebbe posti di lavoro. La convergenza normativa potrebbe favorire notevolmente la neutralità della concorrenza, con particolare riferimento agli aiuti di Stato e alle norme in ambito sociale e ambientale. Pur rappresentando un notevole passo avanti, è importante che l’accordo di seconda fase non sia considerato il punto d’arrivo del processo di creazione di un mercato dell’aviazione transatlantico. Credo che la Commissione debba mirare a negoziare una nuova fase dell’accordo in esame, che includa tematiche quali: ulteriore liberalizzazione dei diritti di traffico; nuove opportunità per gli investimenti stranieri; effetto delle misure ambientali e dei vincoli infrastrutturali sull’esercizio dei diritti di traffico; migliore coordinamento delle politiche in fatto di diritti del passeggero onde garantire per questi il massimo livello possibile di protezione. Norme coerenti in materia di diritti dei passeggeri, compresi quelli a mobilità ridotta, sono di particolare importanza al fine di evitare che i viaggiatori siano sottoposti a un trattamento diverso durante il viaggio. Tutti questi accordi aerei sono vantaggiosi e necessari per l’Unione europea, le nostre compagnie aree e i nostri cittadini.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questo accordo che, nella sua versione attuale, è corretto. Ciononostante, se gli incentivi a un’ulteriore apertura del mercato sono da valutare positivamente, è deludente l’assenza di reali progressi nella rimozione di vincoli regolamentari ormai anacronistici nel campo degli investimenti esteri, poiché ciò non farà altro che mantenere le attuali restrizioni unilaterali sulla proprietà e il controllo estero vigenti negli Stati Uniti. Inoltre, i vettori dell’UE avranno soltanto un accesso limitato al traffico finanziato dal governo degli Stati Uniti e anche questo non fa che prolungare una situazione di disparità, dato che i governi nazionali dell’Unione non impongono simili restrizioni.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Questa modifica dell’accordo sui trasporti aerei UE-USA rappresenta un’ottima occasione per sviluppare le potenzialità di un mercato che rappresenta il 60% del traffico aereo mondiale. La Commissione europea ha finora compiuto passi importanti nel tentativo di instaurare uno spazio aereo senza frontiere tra UE e USA, all’interno del quale gli investimenti possano fluire liberamente e le compagnie aeree di ambo le parti siano in grado di fornire servizi aerei senza alcuna restrizione. Constatiamo ora la necessità di una cooperazione più intensa, allo scopo di affrontare sempre nuove sfide, nel campo della sicurezza e dell’ambiente, e di promuovere ulteriori investimenti, capaci di garantire un più libero accesso al mercato. Fondamentale è la previsione di un comitato misto UE-USA, un organo di monitoraggio dell’impatto sociale del programma di cooperazione normativa, che aiuterà allo snellimento delle vigenti procedure burocratiche. Ricordiamo la problematica questione dello scambio dei dati personali dei passeggeri tra UE e USA e quella del conseguente rapporto tra sicurezza internazionale e privacy dei cittadini. Riteniamo indispensabile garantire che il Parlamento sia tenuto al corrente in merito all’attività del comitato misto, agli investimenti stranieri, ai vincoli infrastrutturali sull’esercizio dei diritti di traffico ed al coordinamento delle politiche sui diritti dei passeggeri.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’accordo aereo UE-USA è molto importante per il futuro delle relazioni tra i due paesi. In tal senso, in seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona il Parlamento europeo deve essere tenuto pienamente al corrente e consultato in merito all’attività svolta dal comitato misto e da tutti i soggetti interessati.
Qualsiasi accordo che deve essere concluso richiederà l’approvazione del Parlamento, che quindi dovrà essere costantemente aggiornato su tutti i negoziati. In futuro sarà importante tenere riunioni periodiche tra i deputati dell’Assemblea e i membri del Congresso americano per discutere tutte le questioni relative alla politica dell’aviazione tra Unione europea e Stati Uniti.
Per questo il presente accordo è un importante passo avanti verso l’apertura del mercato alle compagnie aeree dell’UE e degli USA senza nessuna forma di discriminazione. Questa apertura del mercato può contribuire al miglioramento dei servizi forniti ai passeggeri.
Judith A. Merkies (S&D), per iscritto. – (NL) La delegazione del Partij van de Arbeid al Parlamento europeo sicuramente non ritiene perfetto questo accordo di seconda fase, ma crede che porterà progresso in importanti settori. Inoltre impedirà agli Stati Uniti di applicare la clausola sospensiva in mancanza di questo accordo. A causa della sospensione i passeggeri e le compagnie aeree europee potrebbero dover rinunciare ai grandi vantaggi di cui hanno usufruito da marzo 2008 grazie a questo protocollo. I vantaggi e gli aspetti positivi includono, in particolare, accordi sugli standard lavorativi per il personale delle compagnie aeree, la condivisione di buone prassi nella riduzione del rumore, il rafforzamento della cooperazione nel settore della tutela ambientale eccetera. La delegazione del Partij van de Arbeid al Parlamento europeo riconosce l’incessante necessità di portare avanti un dibattito adeguato sui requisiti di sicurezza (come l’utilizzo di scanner) e il relativo impatto sulla riservatezza e la salute dei passeggeri. Esso, inoltre, evidenzierebbe la necessità di attribuire priorità e rispettare la riservatezza dei cittadini europei e statunitensi al momento dello scambio dei dati personali dei passeggeri tra UE e USA. È indispensabile che il Parlamento sia e continui a essere coinvolto in questi negoziati senza pregiudicare i regolamenti europei.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) L’accordo non è perfetto ma anticipa alcuni importanti progressi. Senza questo accordo qualcuno potrebbe invocare la clausola sospensiva, che toglierebbe alle compagnie aeree e ai passeggeri europei gli importanti vantaggi acquisiti sin dal marzo 2008. Poiché gli Stati Uniti sono un partner negoziale difficile dovremmo cercare di proseguire in questa direzione con altri negoziati.
Per questo motivo ho votato a favore.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Il trasporto aereo ha subito un generale incremento e quindi sono cresciuti anche i mercati dell’aviazione dell’UE e degli Stati Uniti. Per molto tempo gli Stati membri hanno negoziato con gli Stati Uniti singolarmente e concluso accordi bilaterali. Il passaggio alla dimensione europea permette alle compagnie aeree europee di volare da qualsiasi punto dell’UE verso qualsiasi destinazione americana. Ciò ha richiesto alcune riforme sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea. Il nuovo accordo intende aprire la strada a opportunità future grazie a ulteriori investimenti, accesso ai mercati e miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione. Ma l’accordo sarà unilaterale se negli Stati Uniti rimarranno le attuali restrizioni in materia di proprietà e controllo estero. Quindi, con questo nuovo accordo, l’UE si lascia per l’ennesima volta deludere dagli Stati Uniti, e questa è una cosa che non posso condividere.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) È assolutamente sensato che adesso gli accordi sui trasporti aerei con gli Stati Uniti vengano conclusi a livello europeo e non separatamente con i singoli Stati membri, come si faceva in passato. Questo consentirà alle compagnie aeree europee di volare verso tutte le destinazioni negli Stati Uniti. Quello che non mi piace, però, è la natura unilaterale di questo accordo, in cui da un lato l’Unione europea fa innumerevoli concessioni mentre dall’altro gli Stati Uniti insistono sulle restrizioni in materia di proprietà estera, ad esempio. In questo senso l’Unione deve adottare una posizione più forte nei confronti degli Stati Uniti.
Rolandas Paksas (EFD), per iscritto. − (LT) L’accordo open skies raggiunto tra Stati Uniti e Unione europea è una garanzia di progresso e riflette lo sviluppo economico di entrambe le regioni. La piena apertura del mercato transatlantico rappresenterebbe un importante passo avanti per migliorare la situazione nel settore mondiale dell’aviazione. Il vantaggio economico per entrambe le parti sarebbe dell’ordine di milioni, e si creerebbero molti nuovi posti di lavoro insieme a opportunità di sviluppo d’impresa. Pur tendendo al vantaggio economico non dobbiamo dimenticare i requisiti in materia di sicurezza. Le norme sulla sicurezza aerea sono di vitale importanza per i passeggeri, l’equipaggio e l’intero settore dell’aviazione. Le norme di sicurezza devono essere armonizzate verso l’alto. Le istituzioni europee e statunitensi responsabili della sicurezza aerea devono cooperare a tutti i livelli. Le norme di sicurezza comunitarie devono soddisfare i requisiti imposti dall’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile. Occorre fare il possibile per attribuire la giusta importanza alle nostre vite, e a quelle dei nostri figli e dei nostri cari. Non possiamo permettere che i tempi di volo, di lavoro e di riposo dei membri dell’equipaggio nell’Unione europea siano soggetti a requisiti di sicurezza inferiori, che potrebbero mettere a repentaglio la vita delle persone.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Gentile Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore dell’accordo sui trasporti aerei tra UE e USA proprio per far valere questo peso politico in quanto la conclusione degli accordi, nonostante non fosse considerata delle migliori anche dallo stesso relatore, offre una possibilità di gestione dei trasporti aerei che giova in ogni caso ai cittadini dei 2 continenti sia nei loro spostamenti che nelle attività commerciali. Grazie ad un’ulteriore liberalizzazione dei diritti di traffico, a nuove opportunità per gli investimenti stranieri e a un migliore coordinamento delle politiche sui diritti del passeggero si garantiscono degli importanti vantaggi sia all’UE che agli USA.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore di questa modifica dell’accordo UE-USA sui trasporti aerei. Qualsiasi sospensione potrebbe comportare la forte perdita, per i passeggeri e le compagnie aeree dell’Unione, dei vantaggi acquisiti sin dal marzo 2008. Concordo con l’analisi del relatore secondo cui questo accordo non è perfetto. Ciononostante ha il merito di proporre importanti elementi per portare avanti questo processo ed evitare il rischio di attivazione della clausola sospensiva in assenza di un accordo di questa natura.
Di fatto il presente accordo – un accordo di seconda fase – non raggiunge l’obiettivo finale di una totale apertura del mercato senza restrizioni da ambo le parti, pur contenendo numerosi incentivi volti a promuovere le riforme. In concreto, quando gli Stati Uniti modificheranno la propria legislazione per consentire agli investitori dell’Unione di diventare azionisti di maggioranza nelle compagnie aree statunitensi, l’UE farà altrettanto. Ad ogni modo non sarà un processo facile, e qualsiasi decisione al riguardo dipenderà dal monitoraggio e dalla proposta finale cui si arriverà, nelle circostanze che sono determinanti per garantire un migliore trasporto aereo e il successo delle compagnie europee.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, i mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano, insieme, circa il 60% del traffico aereo mondiale. Il protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei prevede l’apertura del mercato alle compagnie aeree dell’UE e degli Stati Uniti su base non discriminatoria e offre ai passeggeri e agli operatori di trasporto merci servizi migliori in termini di varietà e di costo, apportando vantaggi economici sostanziali e nuovi posti di lavoro. Inoltre, ulteriori progressi nella cooperazione e nell’armonizzazione normativa in tale ambito potrebbero favorire notevolmente la neutralità della concorrenza, con particolare riferimento agli aiuti di Stato e alle norme in ambito sociale e ambientale. Per le ragioni sopra esposte, dunque, esprimo il mio voto favorevole all’approvazione del protocollo di modifica dell’accordo UE-USA sui trasporti aerei.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. − (PT) Pur non avendo raggiunto l’obiettivo finale della totale apertura del mercato aereo transatlantico, questo accordo di seconda fase tra Unione e Stati Uniti rappresenta un importante progresso in questa direzione, offrendo nuove opportunità commerciali alle compagnie aeree europee e vantaggi sostanziali ai passeggeri e agli operatori del trasporto merci, sia in materia di rafforzamento dell’offerta di servizi che di riduzione dei costi.
Ho quindi votato a favore della conclusione del presente protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei tra Unione europea e Stati Uniti, perché vorrei continuassero gli sforzi negoziali per una maggiore liberalizzazione dei diritti del traffico, il consolidamento della cooperazione in diversi settori, e l’abolizione dei vincoli regolamentari esistenti negli USA sulla proprietà e il controllo delle compagnie aeree statunitensi da parte di stranieri.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il trattato di Lisbona, entrato in vigore l’1 dicembre 2009, ha ampliato il novero dei casi in cui è richiesta l’approvazione del Parlamento per la conclusione di accordi internazionali. Gli accordi aerei rientrano ora in questa categoria, poiché riguardano un settore al quale si applica la procedura legislativa ordinaria. In precedenza si applicava a tali accordi soltanto la procedura di consultazione. Ne consegue che il protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei all’esame è soggetto all’approvazione del Parlamento, mentre l’accordo iniziale era stato concluso previa consultazione di quest’ultimo. I mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano, insieme, circa il 60 per cento del traffico aereo mondiale. L’apertura del mercato alle compagnie aeree dell’UE e degli Stati Uniti su base non discriminatoria offrirebbe a passeggeri e operatori di trasporto merci servizi migliori in termini di varietà e di costo, apporterebbe vantaggi economici sostanziali e creerebbe posti di lavoro. La convergenza normativa potrebbe inoltre favorire notevolmente la neutralità della concorrenza, con particolare riferimento agli aiuti di Stato e alle norme in ambito sociale e ambientale.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, le compagnie aeree europee e statunitensi costituiscono insieme circa il 60% del traffico aereo mondiale, rappresentando una realtà economica senza paragoni in questo settore. Di fatto, una maggiore apertura del mercato aereo europeo e statunitense offrirebbe più servizi a costi più contenuti, con ricadute positive a livello economico ed occupazionale. Norme comuni favorirebbero infatti uno sviluppo integrato più uniforme, soprattutto dal punto di vista sociale e ambientale.
Noto quindi con favore che l’accordo raggiunto contiene numerosi incentivi volti a promuovere tali cambiamenti. La possibilità di investire attraverso partecipazioni azionarie nelle rispettive compagnie aeree, oltre ad una migliore consultazione e cooperazione nell’ambito della sicurezza, sono solo alcuni esempi a riguardo. Auspico ora che il Parlamento dia la sua approvazione al protocollo di modifica dell’accordo UE-USA sui trasporti aerei, evitando l´invocazione della clausola sospensiva, che comporterebbe la perdita dei vantaggi acquisiti sin ad oggi.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. − (PT) Il Parlamento europeo oggi ha approvato un protocollo di modifica dell’accordo sui trasporti aerei in vigore tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, e io ho votato a favore.
La proposta è un considerevole passo avanti verso il miglioramento delle relazioni transatlantiche nel settore dell’aviazione. I mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano, insieme, circa il 60 per cento del traffico aereo mondiale. L’apertura dei mercati alle compagnie aeree offrirà a passeggeri e operatori di trasporto merci servizi migliori, e apporterà vantaggi sostanziali in termini di economia e creazione di posti di lavoro.
L’accordo non deve tuttavia essere considerato il punto d’arrivo del processo. L’accordo in questione, detto di seconda fase, non raggiunge l’obiettivo finale della totale apertura del mercato senza restrizioni da ambo le parti. È altresì estremamente importante disporre di norme coerenti in materia di diritti dei passeggeri, e di un migliore coordinamento delle politiche in materia. Infine occorre sottolineare che questioni come una maggiore liberalizzazione dei diritti di traffico, nuove opportunità per gli investimenti stranieri, e l’effetto delle misure ambientali sui diritti di traffico devono essere prese in considerazione durante tutte le fasi future dei negoziati.
Jarosław Leszek Wałęsa (PPE), per iscritto. − (PL) Sono a favore dell’adozione della proposta di risoluzione sul tema discusso. Il trattato di Lisbona ha ampliato il novero dei casi in cui è richiesta l’approvazione del Parlamento per la conclusione di un accordo internazionale. Gli accordi aerei rientrano ora in questa categoria, poiché riguardano un settore al quale si applica la procedura legislativa ordinaria. In precedenza si applicava a tali accordi soltanto la procedura di consultazione. I mercati UE e USA dell’aviazione rappresentano, insieme, circa il 60 per cento del traffico aereo mondiale. L’apertura del mercato alle compagnie aeree dell’UE e degli Stati Uniti su base non discriminatoria offrirebbe a passeggeri e operatori di trasporto merci servizi migliori in termini di varietà e di costo, apporterebbe vantaggi economici sostanziali e creerebbe posti di lavoro. La convergenza normativa potrebbe inoltre favorire notevolmente la neutralità della concorrenza, con particolare riferimento agli aiuti di Stato e alle norme in ambito sociale e ambientale. Al contempo va riconosciuto che un certo numero di questioni restano escluse dall’ambito di applicazione dell’accordo quale emendato dal nuovo protocollo. Per questo motivo la Commissione deve mirare a negoziare una nuova fase dell’accordo in esame, che includa tematiche quali: ulteriore liberalizzazione dei diritti di traffico, nuove opportunità per gli investimenti stranieri ed effetto delle misure ambientali e dei vincoli infrastrutturali sull’esercizio dei diritti di traffico.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore di questa relazione, prima di tutto perché segna un netto miglioramento rispetto agli accordi bilaterali vigenti tra Stati membri e Canada, che sono assai limitanti e, in secondo luogo, perché preannuncia una migliore qualità dei servizi e dei collegamenti aerei tra i due mercati, da cui scaturiranno, tra l'altro, benefici nei settori dell'economia, dell'ambiente, della sicurezza, dei trasporti e della regolamentazione.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) L'Unione europea e il Canada hanno convenuto di cooperare in materia di trasporto aereo al fine di mitigare l'impatto dell'aviazione sul cambiamento climatico. In termini di sicurezza in generale e di sicurezza dei passeggeri, l'accordo prevede il reciproco riconoscimento delle norme e l'instaurazione di un sistema unico. Tutte le compagnie aeree dell'Unione europea potranno istituire voli settimanali tra Canada e UE. Questo accordo migliorerà in maniera significativa i collegamenti tra i due mercati e i legami tra persone, creando al contempo nuove opportunità per il settore aereo mediante una graduale liberalizzazione delle norme in materia di proprietà straniera. Ho votato a favore della relazione, in quanto contiene disposizioni specifiche a sostegno degli interessi dei consumatori.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Finora il trasporto aereo tra gli Stati membri dell'UE e il Canada è stato disciplinato unicamente da accordi bilaterali. Visto che l'Unione europea e il Canada da lungo tempo intrattengono legami economici e politici, le parti hanno ravvisato la necessità di sottoscrivere un accordo in materia di trasporto aereo. Pertanto ho votato a favore del testo, che prevede l'attuazione graduale di diritti di traffico, opportunità di investimento e di cooperazione in una serie di settori (anche nella sicurezza aerea mediante la creazione di un sistema di sicurezza condiviso, ma anche in materie di natura sociale, nelle materie che afferiscono agli interessi dei consumatori e nelle tematiche ambientali). Ai sensi dell'accordo, saranno rimosse tutte le restrizioni esistenti sulle rotte, sulle tariffe e sul numero dei servizi tra Unione europea e Canada. L'accordo è al contempo ambizioso ed essenziale.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Sono a favore dell'accordo sul trasporto aerei tra UE e Canada. Il testo prevede l'attuazione graduale dei diritti di traffico e delle possibilità di investimento oltre che una vasta cooperazione su una serie di materie tra cui la sicurezza, le questioni sociali, gli interessi dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza. Tutte le linee aeree dell'UE potranno istituire voli diretti verso il Canada da qualsiasi aeroporto europeo. È altresì positivo che l'accordo rimuova tutte le limitazioni sulle rotte, sulle tariffe o sul numero dei voli settimanali tra Canada e Unione europea. Le linee aeree avranno la libertà di stipulare accordi commerciali, come gli accordi sul code sharing, che sono importanti per le compagnie aeree che coprono un numero elevato di destinazioni, e potranno altresì stabilire le proprie tariffe ai sensi della normativa sulla concorrenza in atto nei vari paesi.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), per iscritto. – (ES) Nel 2007 il Consiglio ha affidato alla Commissione il mandato di negoziare un accordo globale in materia di aviazione. Quell'anno erano transitati tra Stati Uniti e Canada 9 milioni di passeggeri. Lo scopo del testo era quello di creare un mercato unico per il trasporto aereo. Pertanto era necessario emendare la normativa canadese. Si procederà, però, gradatamente verso l'apertura del mercato e l'attuazione delle necessarie modifiche legislative. Ad ogni modo, saranno state eliminate le restrizioni sulle rotte, saranno istituiti voli settimanali e le compagnie aeree potranno stringere accordi commerciali. Questi sono tutti elementi che segnato un avanzamento. Nonostante le difficoltà, dobbiamo continuare a lavorare finché il mercato unico diventerà una realtà. Per questo motivo ho votato a favore del testo.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Notoriamente prima di questo accordo l'aviazione, in questo caso specifico, era l'oggetto di accordi bilaterali con 19 Stati membri dell'UE. Ho espresso sostegno per la proposta, in quanto essa è destinata a favorire il trasporto aereo, ma soprattutto perché prevede una graduale introduzione di diritti di traffico e opportunità d'investimento, oltre ad un'ampia cooperazione su una serie di questioni, tra le quali la sicurezza, la protezione, le questioni sociali, gli interessi dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza. Un simile accordo era necessario.
Jan Březina (PPE), per iscritto. – (CS) In circostanze normali avrei sostenuto pienamente l'accordo in materia di aviazione tra l'UE e il Canada, in quanto sono totalmente a favore della rimozione delle barriere alla libera circolazione, sia all'interno dell'UE che tra l'UE e i paesi terzi. In una situazione in cui il Canada continua a imporre unilateralmente l'obbligo del visto per i cittadini della Repubblica ceca, però, questo accordo rappresenta una concessione indebita da parte dell'UE verso un paese che non la merita. L'Unione europea deve avere il coraggio di collegare le questioni – l'obbligo del visto e la firma del trattato internazionale – poiché questa può essere una rara occasione per esercitare effettivamente pressioni sul Canada in tema di visti. É alquanto strano che il Canada, da un lato, consenta alle compagnie aeree dell'UE di gestire voli diretti da tutta l'Unione, mentre, dall'altro, impedisce ai cittadini di uno Stato membro di viaggiare liberamente in questo paese. È ampiamente riconosciuto che la relazione tra UE e il Canada si sia gradatamente sviluppata nell'ambito di un partenariato strategico e che l'accordo concluso confermerà e rafforzerà natura del partenariato. Tuttavia, se il Canada continua a imporre l'obbligo unilaterale del visto contro i cittadini cechi, questo partenariato lascerà un retrogusto molto amaro.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Questo accordo, che consentirà alle compagnie aeree europee di stabilire voli diretti con il Canada da qualsiasi aeroporto europeo e di sfruttare la condivisione dei codici per queste rotte, può essere considerato come l'accordo più ambizioso in tema di trasporti aerei che l'Unione europea abbia mai concluso. Esso mira a eliminare le disposizioni dei precedenti accordi bilaterali che violavano il diritto comunitario e che minacciavano la parità di trattamento tra compagnie possedute da cittadini di diversi Stati membri.
Le relazioni tra Europa e Canada devono essere rafforzate e dobbiamo muoverci di più e in maniera migliore verso uno spazio aereo con meno barriere tra paesi.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. − (PT) Questa raccomandazione verte sul progetto di decisione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri dell'Unione europea, riuniti in sede di Consiglio, concernente la conclusione dell'accordo sui trasporti aerei tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Canada, dall'altro.
L'Unione europea e il Canada da lungo tempo intrattengono relazioni economiche e politiche e hanno quindi sottoscritto accordi bilaterali in questo settore. Tuttavia, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009, ai sensi del quale il Parlamento è chiamato ad approvare gli accordi in tema di servizi aerei, la commissione ha avviato un processo negoziale che ora è giunto, gettando le basi per l'introduzione di una serie di diritti sul traffico e di possibilità di investimento oltre che per la cooperazione in diverse aree; la sicurezza, la difesa dei diritti dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, i diritti sociali e la concorrenza leale.
Accolgo quindi con favore l'adozione della proposta, che è destinata a favorire gli spostamenti dei cittadini UE e canadesi, rimuovendo diverse restrizioni, consentendo il code sharing e istituendo tariffe più eque.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Le affinità tra gli obiettivi di questo accordo e di quello con gli Stati uniti sono chiare. Si punta infatti a creare un mercato unico per il trasporto aereo tra UE e Canada, un mercato che, nel 2007, aveva un volume di 9 milioni di passeggeri.
La relatrice ha affermato che l'accordo è "ancora più ambizioso e specifico di quello tra l'UE e gli Stati Uniti", ma riconosce anche che "Nonostante l'accordo in questione sia più ambizioso di quello stipulato con gli Stati Uniti per quanto concerne l'accesso al mercato, esso è meno esplicito al momento di riconoscere l'importanza della dimensione sociale". In altre parole, si è omesso di inserire il benché minimo riferimento all'impatto che può avere sull'occupazione, sui lavoratori e sulle condizioni di lavoro. In realtà, anche in questo caso, la rimozione delle restrizioni, che era stata chiesta in relazione ai fornitori e ai servizi previsti – per le operazioni tra paesi, all'interno di ciascun paese e anche al di fuori dei mercati di UE e Canada, come dispone l'accordo – e la rimozione dei limiti sull'intervento statale sulle linee aeree contribuiranno a conseguire l'obiettivo di aprire la strada alla concentrazione monopolistica nel settore…
(La dichiarazione di voto è stata abbreviata ai sensi dell'articolo 170 del regolamento)
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Gli obiettivi della relazione sono chiari: si vuole creare un mercato unico per i trasporti aerei tra UE e Canada, un mercato che nel 2007 aveva un volume di 9 milioni di passeggeri. La relatrice afferma che l'accordo "è più ambizioso e specifico di quello tra l'UE e gli Stati Uniti", ma riconosce anche che "Nonostante l'accordo in questione sia più ambizioso di quello stipulato con gli Stati Uniti per quanto concerne l'accesso al mercato, esso è meno esplicito al momento di riconoscere l'importanza della dimensione sociale".
In altre parole, si è omesso di inserire anche il benché minimo vacuo riferimento all'impatto che può avere sull'occupazione, sui lavoratori e sulle condizioni di lavoro. Anche la rimozione delle restrizioni, che era stata chiesta in relazione ai fornitori e ai servizi previsti – per le operazioni tra paesi, all'interno di ciascun paese e anche al di fuori dei mercati di UE e Canada, come dispone l'accordo – e la rimozione dei limiti sull'intervento statale sulle linee aeree contribuiranno a conseguire l'obiettivo di aprire la strada alla concentrazione monopolistica nel settore, innescando effetti avversi sui lavoratori e sui passeggeri, contrariamente a quanto è stato dichiarato. Per tale ragione ho votato contro il testo.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Sono a favore di questo testo, poiché l'accordo prevede l'introduzione di diritti di traffico e opportunità d'investimento, oltre a un'ampia cooperazione su una serie di questioni, tra le quali la sicurezza, la protezione, le questioni sociali, gli interessi dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza. Tutte le compagnie aeree dell'Unione europea potranno effettuare voli diretti in Canada da qualsiasi città europea. L'accordo elimina tutte le restrizioni in materia di itinerari, prezzi o numero di voli settimanali tra il Canada e l'UE. Le compagnie aeree saranno libere di aderire ad accordi commerciali come quelli di code sharing, che sono importanti per le compagnie che coprono numerose destinazioni, e di fissare le proprie tariffe conformemente al diritto in materia di concorrenza. L'accordo prevede disposizioni volte alla graduale apertura del mercato legata alla concessione di maggiori libertà di investimento per ambo le parti. Accolgo con grande favore l'ambizione che permea il testo e che deve fungere da modello per altri negoziati attualmente in corso. Credo pertanto che il Parlamento debba approvare l'accordo sul trasporto aereo tra l'Unione europea e il Canada. Accordi di questo genere sono positivi e sono necessari per l'Unione, per le nostre compagnie aeree e per i cittadini.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Esprimo apprezzamento per l'accordo, che può essere definito senza difficoltà come il più ambizioso accordo in materia di trasporti aerei fra l'Unione europea e un partner mondiale di primo piano. Esso migliorerà in modo significativo sia i collegamenti fra i rispettivi mercati che i contatti personali, oltre a creare nuove opportunità per il settore del trasporto aereo mediante una graduale liberalizzazione delle norme che disciplinano la proprietà straniera. In particolare, tale accordo è più ambizioso e più specifico di quello tra l'UE e gli Stati Uniti per quanto riguarda i diritti di traffico, la titolarità e il controllo, in quanto segue anche l'applicazione temporanea del protocollo di modifica (seconda fase).
Secondo uno studio avviato dalla Commissione, un accordo aperto con il Canada porterebbe a un aumento di mezzo milione del numero de passeggeri nel corso del primo anno e, nel giro di alcuni anni, si stima che ulteriori 3,5 milioni di passeggeri potrebbero trarre vantaggio dalle opportunità offerte da tale accordo. Quest'ultimo potrebbe creare un beneficio per i consumatori pari a 72 milioni di euro grazie alle tariffe più basse e genererebbe inoltre nuovi posti di lavoro.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Sebbene l'Unione Europea e il Canada abbiano legami economici e politici da lungo tempo, prima dell'accordo attuale, la navigazione aerea formava l'oggetto soltanto di accordi bilaterali con alcuni degli Stati membri. Risulta, pertanto, necessario perseguire l'obiettivo di istituire uno spazio aereo senza frontiere che apra la strada alla realizzazione di un mercato unico del trasporto aereo, all'interno del quale gli investimenti fluiscano liberamente e le compagnie aeree di ambo le parti siano in grado di fornire servizi senza limitazioni. Siamo dell'idea che si debbano: rimuovere le attuali restrizioni giuridiche in materia di proprietà delle compagnie aeree canadesi; introdurre contestualmente nuovi diritti di traffico e cooperare su una serie di questioni, tra cui la protezione dei viaggiatori, il rispetto dell'ambiente, la gestione del traffico aereo e la sicurezza. Possiamo affermare con convinzione, quindi, che l'accordo che abbiamo oggi approvato sia davvero ambizioso: esso migliorerà decisamente i collegamenti fra i rispettivi mercati e creerà nuove opportunità per il settore. Raccomandiamo, tuttavia, una maggiore consultazione e cooperazione nell'ambito della delicata questione della sicurezza e chiediamo alla Commissione di informare di ogni sviluppo il Parlamento europeo e di seguire l'attività del comitato misto di nuova istituzione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) L'accordo sui trasporti aerei tra UE e Canada è molto importante per il futuro delle relazioni tra le due parti. In tale ambito, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento deve essere pienamente informato e consultato in relazione ai lavori del comitato misto e di tutti gli organismi coinvolti. Tutti gli accordi che devono essere conclusi devono avere l'approvazione dell'Assemblea, la quale pertanto deve essere tenuta aggiornata sui negoziati.
L'accordo si configura come un passo importante verso l'apertura del mercato per le compagnie aeree dell'UE e del Canada e scongiura qualsiasi discriminazione. L'apertura del mercato potrebbe contribuire a migliorare i servizi erogati ai passeggeri. Questo è l'accordo in materia di trasporti più ambizioso che sia stato mai siglato tra due parti sul piano internazionale.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) Sono pienamente d'accordo con l'onorevole Ţicău: l'accordo è il più ambizioso accordo in materia di trasporti aerei fra l'Unione europea e un partner mondiale di primo piano. Esso migliorerà in modo significativo sia i collegamenti fra i rispettivi mercati che i contatti personali, oltre a creare nuove opportunità per il settore del trasporto aereo mediante una graduale liberalizzazione delle norme che disciplinano la proprietà straniera. In particolare, tale accordo è più ambizioso e specifico di quello tra l'UE e gli Stati Uniti per quanto riguarda i diritti di traffico, la titolarità e il controllo.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell'accordo sui trasporti aerei tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Canada, dall'altro. Si tratta di un accordo molto ambizioso che prevede la graduale introduzione di diritti di traffico e di possibilità di investimento oltre che una piena cooperazione in diverse aree, tra cui la sicurezza, le questioni sociali, la difesa dei diritti dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza. Tutte le compagnie aeree dell'Unione europea potranno effettuare voli diretti in Canada da qualsiasi città europea. L'accordo elimina tutte le restrizioni in materia di itinerari, prezzi o numero di voli settimanali tra il Canada e l'UE. É con soddisfazione che voto a favore dell'accordo vista la sua natura ambiziosa e le possibilità che racchiude affinché possano rafforzarsi ancora di più i legati storici che uniscono le Azzorre e il Canada.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo UE-Canada sui trasporti aerei è uno dei più ambiziosi in materia di trasporti aerei fra l'UE e un partner mondiale di primo piano. Esso comprende una graduale introduzione di diritti di traffico e opportunità d'investimento ed un'ampia cooperazione su questioni come: la sicurezza, la protezione, le questioni sociali, gli interessi dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza.
Tale accordo migliorerà sia i collegamenti fra i rispettivi mercati, sia i contatti personali e determinerà nuove opportunità per il settore del trasporto aereo mediante una liberalizzazione delle norme che disciplinano la proprietà straniera. Secondo recenti studi, un accordo aperto con il Canada porterebbe ad un aumento di passeggeri di mezzo milione nel corso del primo anno e, nel giro di alcuni anni, si stima che ulteriori 3,5 milioni di passeggeri potrebbero trarre vantaggio dalle opportunità offerte da un siffatto accordo. Quest'ultimo potrebbe creare un beneficio per i consumatori pari a 72 milioni di euro in termini di tariffe più basse e genererebbe, inoltre, nuovi posti di lavoro. Per le ragioni sopra esposte, esprimo il mio voto favorevole affinché venga approvata la conclusione dell'accordo sui trasporti aerei tra l'UE e il Canada.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della conclusione dell'accordo in materia di trasporti aerei tra UE e Canada, grazie al quale le compagnie aeree europee potranno effettuare voli diretti in Canada da qualsiasi città europea. Prima di tutto, si creeranno nuove opportunità per le imprese europee – in particolare, grazie alla possibilità di concludere accordi di code-sharing e grazie alla progressiva liberalizzazione delle norme in materia di investimenti esteri – e secondariamente si materializzeranno benefici economici sostanziali sia per i consumatori che per quanto concerne la creazione di occupazione.
Zuzana Roithová (PPE), per iscritto – (CS) L'accordo in tema di aviazione con il Canada è uno strumento commerciale fondamentale destinato a produrre benefici per entrambe le parti, ma, a fronte della discriminazione perpetrata contro i cittadini cechi e vista la posizione dei membri della camera dei deputati del parlamento ceco, ho optato per l'astensione. La commissione per gli affari esteri della camera dei deputati del parlamento ceco ha sospeso i colloqui sulla ratifica dell'accordo ed è disposta a riprenderli sono quando la Commissione compirà dei progressi sostanziali nei negoziati con il Canada sull'abolizione dell'obbligo unilaterale del visto per i cittadini cechi. Da quasi due anni esiste una cittadinanza a due velocità nell'UE, in quanto i cittadini cechi non possono recarsi liberamente in Canada, come è invece concesso ad altri, mentre i canadesi possono recarsi nella Repubblica ceca senza dover richiedere il visto. Il mio paese non può agire su base bilaterale in ragione della politica comune sui visti, ma il Commissario non riesce a salvaguardare tale politica.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il trattato di Lisbona, che è entrato in vigore il 1° dicembre 2009, ha ampliato i casi in cui è richiesto il consenso del Parlamento per la conclusione di accordi internazionali. Gli accordi in materia di trasporto aereo ora ricadono in questa categoria, poiché riguardano una materia cui si applica la procedura legislativa ordinaria. Prima il Parlamento veniva solamente consultato in questo ambito.
Nonostante i legami economici e politici di lunga data esistenti fra l'UE e il Canada, prima dell'attuale accordo la navigazione aerea formava l'oggetto di accordi bilaterali con 19 degli Stati membri dell'UE. Molti di questi accordi erano restrittivi e non concedevano il pieno accesso ai rispettivi mercati. Nel novembre 2002 la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto comunitario determinate disposizioni contenute in tali accordi bilaterali.
Il Consiglio, nell'ottobre 2007, ha pertanto conferito alla Commissione il mandato per negoziare un accordo globale in materia di trasporti aerei che sostituisse gli accordi bilaterali vigenti. Quello stesso anno, nove milioni di persone hanno viaggiato tra l'UE e il Canada. L'accordo UE-Canada sui trasporti aerei è stato siglato il 30 novembre 2008, è stato approvato dal vertice UE-Canada il 6 maggio 2009 ed è stato firmato il 17-18 dicembre 2009. L'UE e il Canada hanno inoltre negoziato un accordo in materia di sicurezza dell'aviazione, che forma l'oggetto di una raccomandazione distinta (A7-0298/2010).
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante i legami economici e politici di lunga data, sino ad oggi l´unico accordo vigente per la navigazione aerea tra l'UE ed il Canada è il risultato di un insieme di accordi bilaterali esistenti tra i paesi. L´attuale protocollo comprende l'introduzione di diritti di traffico e opportunità d'investimento, cooperando su una serie di questioni, in particolare con maggiori garanzie sulla sicurezza e sulla protezione. Sono favorevole al testo di questo accordo perché introduce disposizioni volte ad una graduale apertura del mercato aereo canadese, concedendo maggior libertà di investimento per ambo le parti. Per una corretta realizzazione del mandato è necessario che la legislazione canadese elimini le attuali restrizioni giuridiche in materia di proprietà e controllo delle compagnie aeree del Canada e sul numero di servizi offerti da ciascuna compagnia.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. − (PT) L'accordo in esame può essere descritto senza difficoltà come il più ambizioso accordo in materia di trasporti aerei dall'Unione europea, consentirà alle compagnie aeree europee di istituire voli diretti verso il Canada da qualsiasi aeroporto europeo e introduce meccanismi commerciali come il code sharing. L'accordo prevede una graduale introduzione di diritti di traffico e opportunità d'investimento, oltre ad un'ampia cooperazione su una serie di questioni, tra le quali la sicurezza, la protezione, le questioni sociali, gli interessi dei consumatori, l'ambiente, la gestione del traffico aereo, gli aiuti di Stato e la concorrenza.
Nel testo che è stato adottato oggi, la commissione per i trasporti e il turismo, di cui sono membro sostituto, chiede alla Commissione europea di garantire che il Parlamento sia informato e consultato sistematicamente in relazione alle attività del comitato misto, che è stato istituito, in modo da poter controllare le varie fasi di apertura del mercato. Ho votato a favore della raccomandazione. Tale accordo dovrebbe fungere da modello per altri negoziati attualmente in corso.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) L'accordo deve fungere da modello per gli altri negoziati attualmente in corso. Esso elimina tutte le restrizioni in materia di itinerari, prezzi o numero di voli settimanali tra il Canada e l'UE. Stando alle previsioni, potrebbe creare un beneficio diretto per i consumatori pari a 72 milioni di euro grazie a tariffe più basse. L'accordo inoltre produrrà ulteriori benefici indiretti per i cittadini mediante la creazione di nuovi posti di lavoro. Pertanto ho votato a favore del testo.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione, poiché continuare con gli attuali accordi bilaterali in materia di trasporti aerei non sarebbe in linea con il diritto europeo; inoltre si creano delle opportunità che potrebbero comportare una maggiore apertura.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Finora gli accordi bilaterali in materia di trasporti aerei tra Stati membri e paesi terzi potenzialmente potevano creare discriminazioni contro certi vettori UE. Il nuovo accordo pertanto prevede una clausola di designazione che si applica a tutti i vettori dell'Unione europea e che sostituirà le tradizionali clausole di designazione sui vettori aerei dei singoli Stati membri. In questo modo, l'accordo previene le discriminazioni tra vettori UE ed elimina le prassi anticoncorrenziali. Pertanto ho votato a favore del testo, che consente ai vettori aerei dell'UE di istituire voli tra qualsiasi Stato membro e il Vietnam.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Sono a favore della conclusione dell'accordo. L'accordo mira a concedere a tutti i vettori dell'UE un accesso senza discriminazioni alle rotte tra l'Unione europea e il Vietnam. Esso inoltre garantisce che le disposizioni in materia di sicurezza previste dagli accordi bilaterali siano applicabili alle situazioni in cui il controllo regolamentare su un vettore aereo è esercitato da uno Stato membro diverso dallo Stato membro che ha designato tale vettore aereo. Reputo inoltre molto importante che l'accordo vieti le pratiche anticoncorrenziali.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), per iscritto. – (ES) La Corte di giustizia ha decretato che tutti gli accordi bilaterali stipulati dagli Stati membri violano il diritto dell'UE. Pertanto si è dovuto procedere a emendare tre articoli per prevenire le discriminazioni tra compagnie aeree e vietare attività potenzialmente anticoncorrenziali oltre a garantire l'applicazione delle clausole di sicurezza laddove uno Stato membro ha la responsabilità dei controlli sui trasporti designati da un altro Stato membro.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Desidero spiegare il mio voto sull'accordo in materia di trasporto aereo tra l'Unione europea e il Vietnam. Ho votato a favore, poiché l'accordo concluso della Commissione sostituisce, migliorandole, alcune disposizioni dei 17 accordi bilaterali vigenti tra Stati membri dell'UE e il Vietnam. Come sappiamo, ai sensi del regolamento del Parlamento, non è possibile presentare emendamenti, ma la Commissione ha preso i provvedimenti necessari ed io sono a favore dell'accordo.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. − (PT) Il Consiglio ha incaricato la Commissione di sostituire determinate disposizioni degli accordi vigenti in materia di servizi aerei dopo che la Corte di giustizia aveva ravveduto delle violazioni al diritto UE.
Grazie a questi emendamenti tutte le compagnie aeree europee avranno accesso alle rotte tra UE e Vietnam e saranno vietate le pratiche anticoncorrenziali. Verrà inoltre garantito il rispetto della libertà di stabilimento e la parità di trattamento all'interno degli Stati membri in relazione agli altri paesi.
I contatti e gli scambi tra Unione europea e Vietnam saranno intensificati grazie ai vantaggi reciproci offerti alle compagnie aeree e sarà quindi favorita la conoscenza reciproca tra popoli.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Accolgo con favore l'adozione di questo progetto di decisione del Consiglio concernente la conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e il governo della Repubblica socialista del Vietnam su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Nel settore del trasporto aereo internazionale, le relazioni tra Stati membri e paesi terzi sono sempre state disciplinate da accordi bilaterali sui servizi aerei. Nel 2002, la Corte di giustizia dell'UE ha decretato che una simile situazione era illegale, ravvedendo la violazione dell'articolo 49 del TFUE. Di conseguenza, la Commissione ha negoziato l'accordo che sostituisce alcune disposizioni degli 17 accordi bilaterali vigenti sui servizi aerei conclusi tra Stati membri dell'UE e il Vietnam. Il processo, che ora si avvia alla conclusione, mira a garantire a tutti i vettori UE un accesso non discriminatorio alle rotte tra UE e Vietnam, il rispetto delle norme di sicurezza e il divieto di tutte le prassi anticoncorrenziali.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questo accordo, alla stregua degli altri, persegue la liberalizzazione in seno al settore dei servizi aerei sulla base del pronunciamento del 2002 della Corte di giustizia, in cui si ravvedeva una violazione del diritto comunitario negli accordi bilaterali vigenti. Come in altre deprecabili situazioni, l'interpretazione del diritto comunitario sembra privilegiare la libera concorrenza rispetto ad altri principi sociali ed economici.
Nutriamo le stesse riserve che abbiamo espresso in merito ad altri accordi, sul relativo campo d'azione e sulle possibili conseguenze che ne possono discendere. Nel contesto attuale in cui si svolge l'attività dell'aviazione civile, creando condizioni di parità per le varie imprese europee, si facilita il processo di concentrazione monopolistica nel settore che in realtà è già in atto, con tutti gli effetti deleteri che ricadono sui lavoratori nel settore dell'aviazione e sui passeggeri. Affinché il mercato possa dominare in questo ambito, bisogna ridurre la capacità degli Stati membri di difendere i propri vettori nazionali.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L'accordo in oggetto persegue la liberalizzazione nel settore dei servizi aerei, prendendo a giustificazione il pronunciamento del 2002 della Corte di giustizia, in cui si ravvedeva una violazione del diritto comunitario negli accordi bilaterali vigenti. Come in altre deprecabili situazioni, l'interpretazione del diritto comunitario sembra privilegiare la libera concorrenza rispetto ad altri principi sociali ed economici, anche in presenza di accordi bilaterali tra Stati membri.
Nutriamo le stesse riserve che abbiamo espresso in merito ad altri accordi, sul relativo campo d'azione e sulle possibili conseguenze che ne possono discendere. Nel contesto attuale in cui si svolge l'attività dell'aviazione civile, creando condizioni di parità per le varie imprese europee, si facilita il processo di concentrazione monopolistica nel settore che in realtà è già in atto, con tutti gli effetti deleteri che ricadono sui lavoratori nel settore dell'aviazione e sui passeggeri. Affinché il mercato possa dominare in questo ambito, bisogna ridurre la capacità degli Stati membri di difendere i propri vettori nazionali.
Lorenzo Fontana (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, le nuove competenze acquisite dall'Unione Europea riguardano anche il campo degli accordi nel trasporto aereo. L'accordo in questione con il Vietnam prevede delle procedure d'implementazione di vari regolamenti sopratutto sulla sicurezza. la raccomandazione è chiara e trova il mio consenso.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Sono a favore della relazione, poiché nel settore del trasporto aereo internazionale, le relazioni tra Stati membri e paesi terzi sono sempre state disciplinate da accordi bilaterali sui servizi aerei. Per quanto concerne gli accordi bilaterali sui servizi aerei tra Stati membri e Vietnam, sono lieto che l'obiettivo sia quello di concedere a tutti i vettori dell'UE un accesso non discriminatorio alle rotte tra l'Unione europea e il Vietnam. Le disposizioni in materia di sicurezza previste dagli accordi bilaterali sono applicabili alle situazioni in cui il controllo regolamentare su un vettore aereo è esercitato da uno Stato membro diverso dallo Stato membro che ha designato tale vettore aereo. Sono, inoltre, vietate le pratiche anticoncorrenziali. Tutti questi accordi sono positivi e necessari per l'Unione europea, per le nostre compagnie aeree e per i cittadini.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione. Nel settore del trasporto aereo internazionale, le relazioni tra Stati membri e paesi terzi sono sempre state disciplinate da accordi bilaterali sui servizi aerei. Nel 2002, la Corte di giustizia dell'UE ha decretato che le tradizionali clausole di designazione contenute negli accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati dagli Stati membri violano il diritto dell'UE. Esse, infatti, consentono a un paese terzo di rifiutare, revocare o sospendere le autorizzazioni o le licenze di un vettore aereo designato da uno Stato membro, ma di cui una quota rilevante della proprietà o il controllo effettivo non facciano capo a tale Stato membro o a suoi cittadini. Tale situazione è stata considerata discriminatoria nei confronti dei vettori dell'UE stabiliti sul territorio di uno Stato membro ma che sono di proprietà o sono controllati da cittadini di altri Stati membri. Si configura pertanto una violazione dell'articolo 49 del TFUE, il quale garantisce ai cittadini degli Stati membri che hanno esercitato la loro libertà di stabilimento lo stesso trattamento che lo Stato membro ospitante accorda ai propri cittadini. Vi sono anche altri aspetti, come la concorrenza, in relazione ai quali sarebbe necessario assicurare il rispetto del diritto comunitario modificando o integrando le esistenti disposizioni contenute negli accordi bilaterali sui servizi aerei fra Stati membri e paesi terzi. Sono questi i motivi per cui la Commissione ha negoziato l'accordo.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Gli accordi bilaterali stipulati dall'Unione Europea con Paesi terzi nel settore del trasporto aereo internazionale necessitano oramai di una revisione radicale: la Corte di Giustizia ha giudicato le tradizionali clausole di designazione, contenute in tali accordi, del tutto incompatibili con il diritto comunitario, in quanto violano la libertà di stabilimento di società provenienti dall'estero e non garantiscono loro lo stesso trattamento che lo Stato membro ospitante accorda alle proprie società. Accogliamo, dunque, con favore la conclusione di questo accordo proposto dalla Commissione, che mira a concedere a tutti i vettori dell'Unione Europea un accesso senza discriminazione alle rotte da e per il Vietnam, evitando qualsivoglia pratica anticoncorrenziale. Andrebbero eliminate le clausole sull'eventuale tassazione dei carburanti per il servizio aereo ed è auspicabile che le clausole di designazione tradizionali, riferite ai vettori del Paese terzo, vengano sostituite con una clausola di designazione dell'Unione Europea, riferita questa ai vettori aerei dell'Unione. Ciò facendo si introdurrebbe un ulteriore elemento di bilanciamento negli accordi bilaterali. Sarebbe opportuno, infine, applicare sempre più attente disposizioni in materia di sicurezza, specie in quelle situazioni in cui il controllo regolamentare su un vettore aereo sia esercitato da uno Stato membro, diverso da quello della designazione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. − (PT) L'accordo tra UE e Vietnam è molto importante per il futuro delle relazioni di entrambe le parti. Pertanto, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo deve essere pienamente informato e consultato in relazione ai lavori del comitato misto e degli organismi coinvolti. Ogni eventuale accordo che deve essere concluso deve avere l'approvazione dell'Assemblea, la quale deve quindi essere tenuta aggiornata su tutti i negoziati. Questo accordo pertanto rappresenta un importante passo in avanti verso l'apertura del mercato alle compagnie aeree dell'UE e del Vietnam, evitando qualsiasi discriminazione. Una simile apertura del mercato può contribuire a migliorare i servizi erogati ai passeggeri.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Gentile Presidente, onorevoli colleghi, gli accordi bilaterali sui servizi aerei tra UE e paesi terzi hanno delle clausole che si sono dimostrate lesive del diritto dell'Unione in quanto non garantiscono uguaglianza di trattamento fuori dall'UE ai diversi vettori aerei, per questo si ha la necessità di un accordo specifico che tuteli passeggeri e compagnie aeree. Ho votato a favore dell'accordo proprio per garantire che tutti i vettori aerei europei possano usufruire delle rotte aeree vietnamite in egual misura, senza correre il rischio di alcun divieto. Inoltre, l'applicazione dell'accordo mira ad una maggiore sicurezza dei voli e dei passeggeri. Se, infatti non si possono avere, per varie ragioni, gli stessi standard che abbiamo all'interno dell'Unione, è opportuno che alcuni punti fermi e alcune regole siano però stabilite.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. − (PT) A seguito del pronunciamento della la Corte di giustizia dell'UE del 2002 in cui è stata ravveduta una violazione del diritto UE nelle tradizionali clausole di designazione contenute negli accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati dagli Stati membri, è sorta la necessità di negoziare un accordo volto a sostituire determinate disposizioni dei 17 accordi bilaterali vigenti in materia di servizi aerei tra Stati membri e Vietnam. Tale clausola, infatti, contravviene all'articolo 49 del TFUE, il quale garantisce ai cittadini degli Stati membri che hanno esercitato la loro libertà di stabilimento lo stesso trattamento che lo Stato membro ospitante accorda ai propri cittadini. Di conseguenza, onde evitare discriminazioni tra i vettori aerei dell'Unione europea, le clausole di designazione tradizionali, riferite ai vettori degli Stati membri firmatari dell'accordo bilaterale, sono sostituite da una clausola di designazione dell'UE, riferita a tutti i vettori aerei dell'UE. L'obiettivo del suddetto accordo è di concedere a tutti i vettori dell'UE un accesso senza discriminazioni alle rotte tra l'Unione europea e il Vietnam.
Alla luce di tali presupposti ho votato a favore della relazione, su cui la commissione per i trasporti e il turismo ha emesso parere favorevole.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e il governo della Repubblica socialista del Vietnam su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei, che è volto a sostituire certe disposizioni dei 17 accordi bilaterali vigenti in materia di servizi sottoscritti tra questo paese e gli Stati membri al fine di garantire un accesso non discriminatorio ai vettori UE alle rotte tra Unione europea e Vietnam in linea con la decisione della Corte di giustizia del 2002 e nel rispetto del diritto UE in materia di concorrenza.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Nel settore del trasporto aereo internazionale, le relazioni tra Stati membri e paesi terzi sono sempre state disciplinate da accordi bilaterali sui servizi aerei. Nel 2002, la Corte di giustizia dell'UE ha decretato che le tradizionali clausole di designazione contenute negli accordi bilaterali sui servizi aerei stipulati dagli Stati membri violano il diritto dell'UE. Esse, infatti, consentono a un paese terzo di rifiutare, revocare o sospendere le autorizzazioni o le licenze di un vettore aereo designato da uno Stato membro, ma di cui una quota rilevante della proprietà o il controllo effettivo non facciano capo a tale Stato membro o a suoi cittadini.
Tale situazione è stata considerata discriminatoria nei confronti dei vettori dell'UE stabiliti sul territorio di uno Stato membro ma che sono di proprietà o sono controllati da cittadini di altri Stati membri. Si configura quindi una violazione dell'articolo 49 del TFUE, il quale garantisce ai cittadini degli Stati membri che hanno esercitato la loro libertà di stabilimento lo stesso trattamento che lo Stato membro ospitante accorda ai propri cittadini.
Vi sono anche altri aspetti, come la concorrenza, in relazione ai quali sarebbe necessario assicurare il rispetto del diritto comunitario modificando o integrando le esistenti disposizioni contenute negli accordi bilaterali sui servizi aerei fra Stati membri e paesi terzi.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo soddisfacente il testo finale votato oggi in quanto permette a tutti i vettori dell'UE un accesso alle rotte tra l'Unione Europea e il Vietnam, evitando discriminazioni tra i diversi vettori aerei. Inoltre vengono garantite disposizioni in materia di sicurezza e di concorrenza estremamente importanti per migliorare i servizi aerei su questa tratta, a vantaggio degli operatori così come dei passeggeri. La costante crescita economica di questo paese, che grazie all'elasticità del suo tessuto imprenditoriale è stato in grado di far fronte alla crisi internazionale meglio di molti altri, lo rende partner privilegiato per l'UE, e il voto di oggi non può che sostenere questa importante linea di sviluppo.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La Commissione ha negoziato l'Accordo che sostituisce gli attuali 17 accordi bilaterali sui servizi aerei conclusi tra Stati membri dell'UE e il Vietnam. L'accordo in questione non contiene la disposizione consuetudinaria in materia di imposte sul carburante in vigore nell'UE sui voli condotti da operatori di paesi terzi. Tuttavia, esso comporta benefici ragguardevoli per l'Unione e quindi ho votato a favore della raccomandazione del Parlamento.
In tale contesto mi preme evidenziare la clausola sulla designazione prevista dall'accordo, che è volta a conferire un accesso non discriminatorio a tutti i vettori UE alle rotte tra Unione europea e Vietnam, ma anche le disposizioni sulla sicurezza e sul rispetto delle normative in materia di concorrenza.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) L'accordo ha allineato le disposizioni sulla designazione dei precedenti accordi bilaterali sui servizi aerei ai sensi del diritto comunitario, come aveva indicato la Corte europea di giustizia nella sua decisione del 2002. Ho votato a favore della conclusione dell'accordo.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione, perché è necessario concludere i negoziati sugli scambi con questa regione e ravvedo degli sviluppi positivi, in quanto il testo riguarda settori come l'energia, l'industria, le materie prime e, sopratutto, la ricerca, l'innovazione e l'istruzione.
Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione ed esorto i vertici dell'UE e del CCG a intensificare la cooperazione, soprattutto nell'ambito degli scambi, visto che i negoziati sull'accordo di libero scambio tra UE e CCG sono stati avviati vent'anni fa e non sono ancora stati conclusi. Oltre ad essere una regione strategicamente importante per l'UE e per l'occidente in generale, gli Stati del CCG sono altresì importanti partner commerciali. Gli scambi con questa regione segnano un costante rialzo e nel 2009 il volume complessivo ha toccato i 79,7 miliardi di euro. La bilancia commerciale con questi paesi è positiva, in quanto esportiamo merci per 57,8 miliardi d euro a fronte di importazioni per 21,8 miliardi di euro. Il SEAE deve assegnare un'attenzione maggiore a questa importante regione e devono essere aperte nuove missioni diplomatiche negli Stati membri del CCG. In questo modo, riusciremo a innalzare il profilo dell'UE e acquisiremo un maggiore ascendente in questa parte del mondo. L'Unione deve impegnarsi ora più che mai, considerando anche i movimenti e il fermento che stanno interessando la regione.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo hanno in corso dei negoziati da una ventina d'anni. Entrambe le parti beneficerebbero di relazioni più profonde, soprattutto visto che vi sono numerose opportunità di cooperazione nel settore dell'istruzione, della ricerca scientifica e delle energia rinnovabili. Sul fronte interno i paesi del CCG, da qualche anno ormai, stanno mettendo in atto un nuovo processo di modernizzazione politica e sociale, che deve essere supportata e incoraggiata. Serve un dialogo continuo tra l'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo per poter promuovere i diritti umani e le libertà, anche quelle delle minoranze, come pure la battaglia contro ogni forma di discriminazione, anche contro il genere o la religione. Per questa ragione ho votato a favore della relazione.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo negoziano da una ventina d'anni un accordo di libero scambio. I negoziati non si sono ancora conclusi. In vent'anni, però, sono cambiate molte cose. I membri del Consiglio di cooperazione del Golfo ora sono diventati il motore economico del Medio Oriente e della regione del Nord Africa e sono al primo posto negli investimenti nei paesi confinati del Mediterraneo nell'ambito dell'Unione europea. Di conseguenza, le potenzialità di cooperazione tra l'Unione europea e i membri del CCG trascende il commercio e abbraccia campi quali la scienza e l'istruzione. Per tale ragione ho votato a favore di questa relazione d'iniziativa che chiede al Parlamento europeo di identificare una politica più ambiziosa in relazione al Consiglio di cooperazione del Golfo.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della relazione. L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo negoziano da una ventina d'anni un accordo di libero scambio. Si tratta di uno dei più antichi negoziati commerciali avviati dall'Unione e a tutt'oggi non conclusi. In vent'anni, però, il contesto di tali negoziati è profondamente mutato. In questo arco di tempo gli Stati membri del CCG sono divenuti il motore economico di tutta la regione Medio Oriente-Nord Africa, mentre la stessa regione emergente ora ha un grande ascendente sullo sviluppo dell'economia mondiale. Il potenziale di cooperazione tra le due regioni va al di là del quadro commerciale. I due insiemi, inoltre, condividono interessi comuni in materia di sicurezza internazionale, di lotta contro il terrorismo, di mediazione diplomatica nelle zone di tensione del Medio Oriente, di gestione della crisi regionale, di dialogo interculturale e di governance economica mondiale.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Attraverso questa relazione d'iniziativa il Parlamento europeo invoca una politica UE più ambiziosa in relazione al Consiglio di cooperazione del Golfo e dei suoi Stati membri. Ho votato a favore della relazione, poiché è questa la direzione che dobbiamo imboccare, tanto più che il CCG recentemente ha dichiarato che non riconosce più come legittimo il regime di Gheddafi. Ne siamo lieti e ci sentiamo rinfrancati da questa politica. Il Consiglio ha condannato i crimini perpetrati dal regime d Gheddafi contro la popolazione civile e ha chiesto un intervento immediato degli Stati della Lega araba e del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il processo d'integrazione, avviato trent'anni fa, dai sei Stati membri di questo Consiglio finora rappresenta l'unico esperimento di questo genere nel mondo arabo. Dobbiamo quindi dare il nostro sostegno.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Ora è più importante che mai per l'Unione europea concludere un accordo di libero scambio con i paesi del Golfo. Questi negoziati hanno infranto un record negativo, in quanto si trascinano da lungo tempo. Il contesto ovviamente è mutato diverse volte negli ultimi vent'anni. Il clima geopolitico della regione del Golfo ora è diverso e comporta implicazioni globali e regionali. Dobbiamo affrontare la liberalizzazione e la diversificazione delle economie in questi Stati. Al momento i paesi del Golfo sono molto di più di partner commerciali, in quanto godono di un'influenza crescente nel settore finanziario e nella diplomazia come pure in altre aree. Il loro ascendente oltretutto è destinato a intensificarsi. Pertanto si delineano nuove prospettive per l'Unione europea per cui la cooperazione tra le due regioni trascende il commercio. Abbiamo interessi condivisi nei settori della sicurezza internazionale, della lotta contro il terrorismo, della mediazione diplomatica nelle zone calde del Medio Oriente, nella gestione delle crisi regionali, nel dialogo interculturale e nella governance economica globale. L'UE può trarre determinati vantaggi rispetto agli altri attori nella regione del Golfo, purché dia prova di volontà politica ai massimi livelli.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore del testo sulle relazioni economiche e finanziarie tra l'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), ossia l'Arabia Saudita, il Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, il Qatar e l'Oman. Condivido le disposizioni racchiuse nel documento in merito alle relazioni tra UE e paesi arabi nella regione del Golfo, sopratutto per quanto concerne gli accordi nel settore dell'energia, della scienza e dell'istruzione. È inoltre importante concludere un accordo di libero scambio.
Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) È interesse dell'Unione europea e del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) forgiare relazioni più strette a tutti i livelli, sul piano politico, culturale, commerciale o finanziario.
Per quanto concerne il testo, per cui sono stato relatore per la commissione per il commercio internazionale, tengo a mettere in luce tre proposte che ho sostenuto dall'inizio e che sono state accolte calorosamente dagli altri membri: 1) il rafforzamento della presenza diplomatica nella regione, istituendo una delegazione dell'Unione in ciascuno dei sei Stati del CCG mediante il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE); 2) l'istituzione di vertici sistematici dei capi di Stato e di governo tra l'UE e il CCG e infine 3) l'invito per l'Alto rappresentante/Vicepresidente e per il Commissario incaricato del commercio a studiare approcci sostitutivi per le future relazioni commerciali con gli Stati del CCG sotto forma di accordi bilaterali tra l'UE e gli Stati del Golfo, che sono già disposti a impegnarsi di più con l'UE.
Anche se quest'ultima proposta rappresenta un nuovo approccio dell'UE sulle relazioni con i paesi terzi, né l'UE né alcuno dei paesi del CCG disposti ad approfondire le relazioni in tutti i settori possono rimanere ostaggio di altri paesi del CCG che non reputano di muoversi in questo senso.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione, poiché afferma che il potenziale di cooperazione tra le due regioni va al di là del quadro commerciale. Le buone relazioni tra questi due blocchi regionali possono rendere un contributo importante per la salvaguardia di interessi comuni come la sicurezza internazionale, la lotta contro il terrorismo e la governance economica globale.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) A fronte delle recenti agitazioni e delle manifestazioni sociali, politiche e militari in diversi paesi a maggioranza mussulmana diventa ancora più necessario per l'Unione europea sviluppare una strategia per la regione del Golfo e stabilire contatti e partenariati a lungo termine con la principale istituzione multilaterale della regione, il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG). Vi sono ovvie questioni economiche e finanziarie che accomunano le due parti, quindi l'Unione deve adoperarsi maggiormente e canalizzare le risorse per favorire una maggiore sensibilizzazione e per tentare di completare il progetto di accordo di libero scambio che, a mio giudizio, può incrementare gli scambi ma può anche contribuire ad accrescere i contatti tra le rispettive popolazioni.
Spero che le riforme intraprese in alcuni paesi siano consolidate e che l'Europa possa rendere un contributo in questo processo in maniera positiva.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Questa proposta di risoluzione del Parlamento verte sulle relazioni tra l'UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) al fine di stabilire un partenariato strategico con i suoi paesi membri. Nonostante le agitazioni in certi paesi arabi cui abbiamo assistito ultimamente, i paesi del Golfo hanno un grande potenziale economico e rappresentano un'eccellente opportunità di cooperazione con l'UE. Questi paesi offrono un'eccellente opportunità per gli scambi, non solo perché sono produttori di petrolio, le cui riserve peraltro si stanno esaurendo, ma soprattutto perché stanno cominciando a investire in energie alternative e l'Europa è nota per le sue conoscenze tecniche in questo campo. Pertanto sono lieto che la relazione sia stata approvata e spero che presto potremo adottare un accordo destinato a rafforzare i partenariati dell'UE con la comunità islamica.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Non mancano i motivi di preoccupazione e le aree di instabilità che stanno rendendo il contesto geopolitico regionale estremamente complesso: la situazione in Palestina, la guerra in Iraq, la situazione in Iran, le recenti sollevazioni in diversi paesi, come lo Yemen, e la situazione in Darfur. Dinanzi a questa situazione l'Unione europea ha applicato due pesi e due misure nelle relazioni con i paesi della regione, ostacolando quindi la risoluzione dei conflitti, i negoziati e i processi di pace. Oltretutto l'UE spesso interferisce nelle sollevazioni senza rispetto per le leggi sovrane dei popoli della regione.
In tale contesto la relazione prende le mosse dai negoziati che si erano svolti vent'anni fa per la conclusione di un accordo di libero scambio tra l'UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), indicandoli come i più antichi negoziati commerciali avviati dall'UE e non ancora conclusi. Già questo di per sé è una ragione sufficiente per noi per non sostenere la relazione. Ma alcuni emendamenti orali presentati nel corso della votazione hanno reso il testo ancora più inaccettabile, soprattutto per il riferimento alla posizione del Consiglio di sicurezza dell'ONU sull'istituzione di una zona di interdizione aerea in Libia, che, come sappiamo, cela la guerra che si sta combattendo contro questo paese.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Notoriamente la situazione geopolitica nella regione del Golfo è molto complessa e comprende questioni sensibili e gravi che attengono alla sicurezza e alla pace. In tale panorama spiccano i processi di pace nel Medio Oriente, la guerra in Iraq, la situazione in Iran, le sollevazioni popolari in Yemen e i recenti sviluppi in Darfur, oltre agli ultimi eventi in Nord Africa.
Ad ogni modo la relazione rimarca che "più di un terzo del totale dei fondi sovrani mondiali è detenuto dagli Stati del CCG e che tali fondi hanno contribuito al salvataggio del sistema finanziario mondiale ed europeo in risposta alla crisi". È stato questo il contesto in cui si sono svolti i negoziati vent'anni fa sulla conclusione di un accordo di libero scambio tra UE e Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), i più antichi negoziati commerciali intrapresi dall'Unione europea e non ancora conclusi.
Il fatto è che l'UE sta interferendo e usa due pesi e due misure nelle relazioni con i paesi della regione, ostacolando i negoziati e persino i processi di pace concernenti i diritti sovrani dei popoli della regione. Inoltre, la risoluzione approvata dal Parlamento prevede proposte nuove che non favoriscono il processo di pace nella regione...
(La dichiarazione di voto è stata abbreviata ai sensi dell'articolo 170 del regolamento)
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Votando a favore di questa relazione, ho espresso sostegno per le manifestazioni per la democrazia e i diritti umani in Bahrein e condanno la risposta violenta del governo. I paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), Iran, Iraq, Yemen, Oman, gli Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita e Kuwait, sono attualmente il sesto mercato di esportazione dell'UE per ordine di importanza e l'UE è attualmente il principale partner commerciale del CCG. Nonostante il livello degli scambi sia già elevato, è possibile approfondirlo e intensificare la diversificazione fra le due parti, viste le dimensioni del mercato dell'Unione e la consistenza degli sforzi sostenuti dagli Stati del CCG al fine di diversificare le loro esportazioni. L'ALS offrirebbe altresì nuove opportunità in materia di cooperazione e di assistenza tecnica e la conclusione dell'ALS UE-CCG sarebbe assai propizia per rinsaldare i legami e per incrementare la diversificazione. Il testo ribadisce l'opposizione dell'UE alla pena di morte e chiede una moratoria mondiale contro questa pratica. Deplora al riguardo che viga ancora la pena di morte in tutti gli Stati membri del CCG. Pertanto li invita ad adottare una moratoria contro le esecuzioni capitali e chiede in particolare agli Stati che utilizzano metodi barbari quali la decapitazione, la lapidazione, la crocifissione, la flagellazione o l'amputazione, di abolire tali pratiche.
Tunne Kelam (PPE), per iscritto. − Ho votato a favore del testo sulle relazioni dell'UE con il Consiglio di cooperazione del Golfo. Tengo a sottolineare il mio supporto per gli emendamenti orali che il relatore, onorevole Baudis, ha introdotto per aggiornare la relazione alla luce degli ultimi sviluppi.
É importante chiedere a tutti i paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo di riconoscere il movimento popolare continuo a favore della riforma democratica all'intero della regione più vasta, facendo appello ai gruppi emergenti della società civile affinché promuovano il processo per un’autentica transizione democratica e pacifica all'interno dei rispettivi paesi.
Agnès Le Brun (PPE), per iscritto. – (FR) Per svariate ragioni la regione del Golfo persico riveste un'importanza strategica per l'Unione europea, in particolare per l'approvvigionamento energetico. L'Unione europea vuole intensificare la cooperazione con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) – un'organizzazione formata dai sei paesi più ricchi della regione – in cui la conclusione di un accordo di libero scambio rappresenta la componente fondamentale del processo. Ho votato a favore della relazione, che prepara il terreno per la cooperazione futura tra l'Unione e il CCG. Affrontando tutte le questioni pertinenti a tale partenariato, come i diritti delle minoranze, i diritti delle donne, la libertà di coscienza e di espressione, ma anche esprimendo sostegno per il processo di pace israelo-palestinese e per le aree di partenariato strategico, come la ricerca, l'istruzione e i carburanti fossili e rinnovabili, la mozione proposta dal collega, onorevole Baudis, ha raccolto un consenso assai ampio tra i gruppi politici. Tuttavia, a fronte degli ultimi sviluppi in Bahrein, ci si è chiesti se la relazione fosse sufficientemente aggiornata. Grazie alla buona volontà di cui hanno dato prova tutti, è stato possibile negoziare eccellenti emendamenti orali di compromesso, aggiornando quindi la relazione e garantendo che mesi di duro lavoro non divenissero vani.
Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto. − (PL) Ho votato a favore della relazione Baudis. Il testo è esaustivo e affronta tutte le questioni afferenti ai diritti umani, la parità dei diritti per le donne, la libertà di stampa e la democratizzazione. La relazione inoltre tiene conto dei cambiamenti che si sono verificati di recente nell'arena politica in Bahrein. È assolutamente fondamentale condannare la violenza che è stata usata in questo conflitto. Un partenariato strategico in molte aree, che viene messo in luce in vari passaggi del testo, deve prevedere la possibilità di evitare le crisi nelle relazioni tra l'UE e la regione, incrementando al contempo la sicurezza energetica dell'Europa. I paesi del Golfo persico sono attori estremamente importanti nel processo di pace. Pertanto sono molto lieto che la relazione sia stata approvata e spero che la cooperazione tra l'Unione europea e i paesi del Golfo persico diventi ancora più produttiva in molti settori.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione ed esprimo un apprezzamento particolare per l'emendamento orale mediante il quale è stato aggiunto un nuovo paragrafo 7a, che "Invita tutti gli Stati membri del CCG a riconoscere un movimento popolare continuo di riforma democratica in tutta la regione, e chiede un impegno totale verso gli emergenti gruppi della società civile per promuovere un processo di genuina e pacifica transizione democratica nei loro territori, con i partner della regione e con il sostegno pieno dell'Unione europea".
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'arco dei vent'anni di negoziati commerciali fra l'Unione europea ed i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), il contesto risulta profondamente cambiato e tali rapporti devono poter giungere ad un punto di svolta.
La conclusione di un accordo di libero scambio rimane una priorità di carattere sia politico che commerciale. Lo scenario geopolitico del CCG è caratterizzato dall'emergere di una serie di sfide, in materia di sicurezza, dalle implicazioni globali e regionali, che richiedono l'avvio di un processo di liberalizzazione e di diversificazione della struttura economica di base di questi paesi. Essi dovrebbero poter continuare a seguire la traiettoria della cooperazione e del multilateralismo.
L'Unione europea ha, pertanto, il compito di sviluppare una nuova partnership strategica, capace di supportare il processo d'integrazione regionale in atto. È auspicabile, inoltre, che il nuovo Servizio di azione esterna dell'UE inauguri nuove missioni diplomatiche nei suddetti paesi. È consigliabile, dunque, che il Parlamento incoraggi una politica più ambiziosa dell'Unione nei confronti del CCG: dovremmo poter intensificare i rapporti in settori di cooperazione, nel campo della ricerca scientifica e della tecnologia, continuando a dialogare anche su temi come la protezione delle minoranze religiose, il diritto al lavoro e la libertà d'opinione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo negoziano da una ventina d'anni un accordo di libero scambio. Si tratta di uno dei più antichi negoziati commerciali avviati dall'Unione e a tutt'oggi non conclusi.
In vent'anni, però, il contesto di tali negoziati è profondamente mutato. Gli Stati del CCG dispongono, d'altra parte, di una forza finanziaria importante costituita da fondi sovrani che hanno totalizzato, nel 2009, oltre 1380 miliardi di dollari pari a più del 35 per cento del volume mondiale. Divenuti il motore economico di tutta la regione Medio Oriente-Nord Africa, gli Stati membri del CCG rappresentano più del 40 per cento della ricchezza nazionale prodotta in tale zona e detengono il 50 per cento delle riserve ufficiali di cambio pari a 1 070 miliardi di dollari.
Viste le grandissime potenzialità finanziarie ed economiche di questi paesi, dobbiamo sfruttare il contesto attuale per garantire una positiva conclusione dei negoziati.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo negoziano da una ventina d'anni un accordo di libero scambio (ALS): uno dei più antichi negoziati commerciali avviati dall'Unione e a tutt'oggi non conclusi. La relazione sottolinea che la conclusione dell'ALS rimane una priorità. Tuttavia, tale accordo trascende le relazioni commerciali e comprende altresì le questioni dell'energia, dell'industria e delle materie prime, la ricerca e lo sviluppo, l'innovazione e l'istruzione.
Mi sono astenuto, perché l'accordo avrebbe dovuto essere definito nel contesto di una risposta politica alla situazione che si è venuta a creare nella regione. Deve essere definito un approccio distinto per ciascun singolo paese. Basti pensare, ad esempio, all'Iran. Sarebbe un errore includere il regime di Ahmadinejad nel processo dei negoziati. Sono pertanto necessarie delle puntualizzazioni di tipo geografico ed economico.
Rolandas Paksas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido questa risoluzione sulle relazioni dell'Unione europea con il Consiglio di cooperazione del Golfo, poiché la regione del Golfo oggi deve essere considerata come un nuovo polo economico mondiale emergente costituito dagli Stati del CCG. Il GCC rappresenta per l'UE il sesto più ampio mercato di esportazione, mentre l'UE è attualmente il principale partner commerciale del CCG ed è quindi necessario sviluppare e diversificare relazioni reciproche. Dobbiamo adoperarci quanto più possibile affinché la cooperazione si estesa in diversi settori di attività economica e tecnica, anche intensificando il processo di sviluppo economico. Inoltre una forte interazione economica comporterebbe maggiori opportunità per rafforzare l'integrazione regionale dell'UE e creerebbe maggiori possibilità affinché l'UE contribuisca a incrementare la stabilità di questa regione strategicamente importante. Dobbiamo fare del nostro meglio affinché i negoziati tra queste due regioni finalmente si concludano con la sottoscrizione di un accordo di libero scambio per garantire nuove opportunità di cooperazione tecnica e di assistenza.
Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. − (LT) Fino alla svolta segnata dall'onda democratica che ha percorso i paesi arabi, il Parlamento europeo aveva costantemente chiesto ai paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo di migliorare la situazione in materia di democrazia, Stato di diritto, diritti umani e libertà. Il gruppo S&D ha sottolineato, in particolare, la necessità di riforme nella politica sociale e la garanzia di maggiori libertà per le unioni. Inoltre ci opponiamo fermamente alle esecuzioni e alla violazione dei diritti delle donne. Votando a favore della relazione, ho espresso sostegno per le manifestazioni a favore della democrazia e dei diritti umani in Bahrein e condanno la risposta violenta del governo. Aderisco alle richieste del relatore affinché gli Stati membri condividano con i paesi del Golfo l'esperienza nell'introduzione delle tecnologie volte a estrarre fonti di energia rinnovabile. Ritengo inoltre debba essere impressa un'accelerazione dei negoziati sull'accordo di libero scambio tra l'UE e i paesi del Golfo. Sussiste un netto potenziale di cooperazione tra queste due regioni, non solo nel comparto economico, ma anche su temi quali la sicurezza internazionale, la lotta contro il terrorismo, la mediazione diplomatica nei conflitti in Medio Oriente, il dialogo interculturale e la governance economica globale.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − La relazione del collega Baudis sulle relazioni dell'Unione europea con il CCG (Consiglio di cooperazione del Golfo) si riferisce ai negoziati per il libero scambio tra UE e i Paesi del Golfo Persico. Ritengo fondamentale sia per i futuri equilibri della regione dopo le guerre degli ultimi anni e i recenti accadimenti, sia dal punto di vista commerciale un accordo che faciliti gli scambi, saldando di conseguenza tutti quei rapporti socio politici che reinseriscono la regione nel contesto globale che le compete. Per questo ho votato a favore della relazione auspicando inoltre un'intensificazione dei rapporti che sarebbe di reciproco beneficio anche in vista di una nuova governance globale.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione d'iniziativa, che si configura come un appello lanciato dal Parlamento affinché sia formulata una politica più ambiziosa sul partenariato strategico tra Unione europea e Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) e i suoi Stati membri.
L'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo negoziano da una ventina d'anni un accordo di libero scambio. Si tratta di uno dei più antichi negoziati commerciali avviati dall'Unione e a tutt'oggi non conclusi. In vent'anni, però, il contesto di tali negoziati è profondamente mutato. Il potenziale di cooperazione tra le due regioni va al di là del quadro commerciale. I due insiemi condividono interessi comuni in materia di sicurezza internazionale, di lotta contro il terrorismo, di mediazione diplomatica nelle zone di tensione del Medio Oriente, di gestione della crisi regionale, di dialogo interculturale e di governance economica mondiale.
Ho votato a favore di questa relazione d'iniziativa, in quanto ritegno che l'appello del Parlamento per la formulazione di una politica UE più ambiziosa in relazione al CCG e i suoi paesi membri sia del tutto puntuale. Spero che la volontà politica necessaria in questo ambito sia avvertita ai massimi livelli.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo di libero scambio tra UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo è in discussione da circa venti anni. In questo intervallo, il contesto finanziario e geopolitico del CCG è drasticamente mutato: sono emerse sfide in materia di sicurezza (Iraq, Iran, Yemen, terrorismo islamico, pirateria) e nuovi attori commerciali si sono affacciati nell'area.
Contemporaneamente, gli Stati del CCG sono divenuti il motore economico di tutta la regione Medio Oriente-Nord Africa e sono oggi i primi investitori nei paesi dell'area meridionale mediterranea dell'UE. Le due regioni hanno poi interessi comuni in materia di sicurezza, lotta al terrorismo, gestione della crisi regionale e governance economica mondiale. Per questo oggi il Parlamento europeo è invitato a formulare una politica più ambiziosa di cooperazione con i paesi del CCG: l'UE dispone di vantaggi comparativi da far valere nei confronti dei nuovi attori che operano nel Golfo, soprattutto in materia di istruzione, ricerca scientifica, energia e tecnologia, e non può lasciarsi sfuggire le opportunità offerte da questo particolare momento storico nel quale si definisce la governance economica mondiale e si ricompongono gli equilibri regionali.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) La regione del Golfo riveste una grandissima importanza per l'Unione europea ed è quindi fondamentale sviluppare una strategia volta a rafforzare i legami politici, finanziari, economici, sociali e culturali con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG). A tal fine la conclusione dell'accordo di libero scambio tra UE e CCG deve essere una priorità. Il potenziale di cooperazione si estende anche ad altri settori, quali l'istruzione, l'energia e la ricerca scientifica.
Aderisco pertanto all'appello lanciato oggi dall'Assemblea affinché sia formulata una politica UE più ambiziosa in relazione al CCG e ai suoi paesi membri. E spero che il rafforzamento del dialogo e della cooperazione tra l'UE e il CCG contribuisca a promuovere e a consolidare i progressi in relazione al rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Tra le ragioni per cui era necessario votare a favore del testo, si annovera l'approvazione dell'emendamento 7a (nuovo) in cui si afferma: "Invita tutti gli Stati membri del CCG a riconoscere un movimento popolare continuo di riforma democratica in tutta la regione, e chiede un impegno totale verso gli emergenti gruppi della società civile per promuovere un processo di genuine e pacifica transizione democratica nei loro territori, con i partner della regione e con il sostegno pieno dell'Unione europea".
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo di libero scambio tra l'UE e la regione del Golfo è una priorità per gli interessi delle due parti e deve sottolineare l´importanza del loro riconoscimento reciproco. La presenza dell'Unione europea nella regione rafforza la politica di scambio, contribuendo allo sviluppo di un'informazione mirata ed efficace sull'UE negli Stati del Golfo.
Con la conclusione dell´accordo in oggetto, è possibile facilitare una migliore visibilità dell´Unione adottando la strada dell´apertura di nuove missioni diplomatiche europee presso gli Stati del Golfo, che favoriscano il dialogo politico e l'efficacia dell'azione europea. Questo vale anche nell'ottica del fabbisogno energetico dell'UE, ancora in gran parte coperto da combustibili fossili, nonostante in futuro la domanda petrolifera sarà condizionata da una politica climatica sempre più orientata sulle fonti rinnovabili. Gli sviluppi sociali e politici costatati in questi ultimi anni nella maggior parte degli Stati Membri del CCG incoraggiano la promozione dei diritti dell'uomo e di lotta contro tutte le discriminazioni, anche quelle fondate sul genere, l'orientamento sessuale o la religione. È necessario quindi consolidare un partenariato affidabile tra l'UE e il CCG, che favorisca l'apertura dei mercati delle merci e l'abolizione degli ostacoli non tariffari.
Charles Tannock (ECR), per iscritto. − (EN) La delegazione dei conservatori britannici e il gruppo ECR hanno votato a favore della relazione Baudis sulle relazioni tra UE e CCG, approvando altresì gli emendamenti orali presentati oggi dal relatore in Planaria, in quanto è importante condannare l'uso sproporzionato della forza in Bahrein da parte delle autorità, in particolare infatti sarebbe stato aperto il fuoco contro manifestanti pacifici e disarmati.
Sappiamo che anche i manifestanti, perlopiù della comunità Shia, in una certa misura hanno usato una violenza inaccettabile e chiediamo a tutte le parti coinvolte di limitarsi quanto più possibile. Il Bahrein è un alleato occidentale leale e ospita la flotta USA. Apprezziamo inoltre l'offerta di dialogo avanzata dal Principe del Bahrein. Sappiamo che, ai sensi delle norme del CCG, il governo del paese può richiedere l'assistenza dell'Arabia Saudita e del Kuwait per ristabilire l'ordine, ma anche le forze straniere che potrebbero entrare in azione in Bahrein devono rispettare i diritti umani fondamentali, compreso il diritto di manifestare pacificamente. Speriamo che l'accordo di libero scambio con l'UE possa essere concluso quanto prima, in quanto la crescita economica e la creazione di occupazione, soprattutto tra la comunità Shia, che è svantaggiata, favoriranno la stabilità nell'isola Stato e ridurranno le tensioni sociali.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Ho sostenuto la proposta di risoluzione che invia un segnale chiaro ai nostri partner della penisola arabica. In un contesto di tensioni economiche, sociali e geopolitiche estreme, l'Assemblea doveva assolutamente reiterare la propria volontà di rivedere gli accordi di cooperazione alla luce degli eventi che si sono prodotti nel mondo arabo. Non stiamo suggerendo di abbandonare i nostri legami storici, vogliamo invece adattare le relazioni in modo da rispecchiare le realtà sul campo e le esigenze della gente, rendendo il rispetto dei valori sostenuti dall'Unione un prerequisito per lo sviluppo di legami economici e politici. Anche il dialogo con la società civile sarà una caratteristica saliente e indispensabile di ciascun partenariato. Pur esprimendo apprezzamento per il progresso e le riforme, rimane ancora molto da fare affinché questi paesi imbocchino irrevocabilmente la strada della democrazia, del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili. Parte del destino dell'Europa si gioca nel Vicino e nel Medio Oriente. Ai sensi degli accordi di associazione tra l'UE e questi paesi, ora dobbiamo trovare un compromesso che sia accettabile per tutti, bilanciando il perseguimento di relazioni economiche e commerciali con la promozione dei valori fondamentali.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore del testo sulle relazioni dell'Unione europea con il Consiglio di cooperazione del Golfo. Come viene meticolosamente illustrato nella relazione, a fronte dei molti vantaggi che possono ricadere su entrambe le parti dell'accordo e dopo vent'anni di negoziati, è ora di compiere uno sforzo mirato per favorire la conclusione dell'accordo di libero scambio. Soprattutto, però, sostengo i punti principali su cui devono concentrarsi i negoziati e che vengono indicati nella relazione, in cui si tiene conto degli sviluppi nel settore del cambiamento climatico e gli obblighi in tema di diritti umani.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Sono a favore di questa nomina, in quanto sono state espletate tutte le procedure previste, tra cui un'esaustiva valutazione del curriculum vitae.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Bisogna nominare un nuovo membro del comitato esecutivo della Banca centrale. Ho votato a favore della nomina del candidato belga, Peter Praet, vista la sua autorità riconosciuta e la sua esperienza professionale nel campo degli affari monetari e nel settore bancario.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. − (PT) Sostengo l'esito favorevole della votazione del Consiglio in relazione alla nomina di Peter Praet a membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea sulla base del risultato positivo della valutazione del suo curriculum vitae e delle risposte scritte che egli ha dato al questionario cui sono stati sottoposti i candidati per la posizione in questione.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) In un momento cruciale della vita delle istituzioni europee, in cui la Banca centrale europea, in particolare, deve assolvere a un ruolo interventista e assolutamente attento per monitorare la crisi del debito sovrano, la stabilità dell'euro e la ripresa economica, esprimo i miei migliori auguri al signor Praet per la sua nomina. Sono convinto che egli assolverà alle funzioni che gli sono state attribuite con dedizione e competenza.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido il documento. Nella lettera del 18 febbraio 2011 il Consiglio europeo ha consultato il Parlamento europeo sulla nomina di Peter Praet a membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea per un mandato di otto anni a decorrere dal 1° giugno 2011. La commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento ha quindi proceduto alla valutazione delle qualifiche del candidato, del curriculum vitae e delle sue risposte al questionario scritto che gli era stato trasmesso. La commissione ha proceduto a un'audizione della durata di un'ora e mezza, nel corso della quale il candidato ha reso una dichiarazione introduttiva e ha risposto alle domande rivoltegli dai membri della commissione. La commissione ha quindi espresso al Consiglio europeo il proprio parere positivo sulla raccomandazione del Consiglio di nominare Peter Praet membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione che, sul progetto di raccomandazione del Consiglio relativa alla nomina di un membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, esprime parere favorevole al Consiglio per la nomina di Peter Praet a membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Le istituzioni europee meritano il meglio del meglio. In questo caso il nuovo membro del comitato esecutivo, Peter Praet, ha credenziali impeccabili ed è stato approvato con distinzione nell'audizione svolta dalla commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Gli auguro ogni successo per gli otto anni della sua carica.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Sono molto lieto che il signor Praet sia stato scelto come membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea. In qualità di esperto in materia di stabilità finanziaria e di sorveglianza sulle infrastrutture finanziarie e sui sistemi di pagamento nonché in qualità di membro della CBFA (Commission Bancaire, Financière et des Assurances – commissione bancaria, finanziaria e delle assicurazioni) belga, il signor Praet gode di grande stima in ambito economico e accademico. Egli inoltre ha una vasta esperienza che ora può mettere al servizio dell'Unione europea.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Gentile Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore della nomina di Peter Praet, a membro del comitato esecutivo della BCE, in quanto si è dimostrato un ottimo candidato. Nel corso dell'audizione dei candidati tenutasi in seno alla commissione ECON il Dott. Praet si è rivelato di gran lunga il candidato più esperto e preparato. La Banca Centrale Europea, si è dimostrata, in questi anni, un'istituzione fondamentale che ha saputo gestire la crisi e prevenire danni ancora più ingenti. Il ruolo che la Banca ha svolto, indipendente e slegato dai governi, infatti, a partire dal crollo di Lehman Brothers ha fatto si che le conseguenze durissime della crisi non siano state devastanti. La BCE è e rimane un baluardo a difesa dell'Unione monetaria e dell'euro. In ragione di ciò, è fondamentale che i membri del comitato esecutivo siano persone dotate di ottime qualità ed esperienza.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla nomina del signor Praet a membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE) per un mandato di otto anni a decorrere dal 1° giugno 2011. Tutte le informazioni presentate in merito a tale nomina, che mi hanno consentito di prendere la mia decisione, indicano che i criteri previsti dall'articolo 283, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea sono stati ottemperati nel rispetto della piena indipendenza della BCE, come stabilisce l'articolo 130 di tale trattato. Pertanto accolgo con favore la nomina del signor Praet.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa decisione in cui il Parlamento esprime il suo assenso per la raccomandazione del Consiglio di nominare il signor Praet a membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea. Gli esprimo i miei migliori auguri nell'espletamento delle funzioni che gli sono state conferite.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Sono a favore di questa nomina, in quanto sono state espletate tutte le procedure previste, tra cui un'esaustiva valutazione del curriculum vitae.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Lo scopo dell'Autorità bancaria europea, che è stata istituita il 1° febbraio 2011 ai sensi del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010, consiste nel garantire la stabilità del sistema finanziario, la trasparenza dei prodotti e dei mercati finanziari e di assicurare protezione ai risparmiatori e agli investitori. L'Autorità bancaria europea ha nominato direttore esecutivo Adam Farkas, un economista della banca centrale ungherese. Il Parlamento europeo è chiamato ad approvare questa decisione affinché possa entrare in vigore. Ho quindi votato a favore della nomina del signor Farkas.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Sono a favore della nomina del signor Farkas alla carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea) sulla base delle risposte che egli ha dato al consiglio delle autorità di vigilanza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea).
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi sicuramente ci ha insegnato che bisogna riformare la struttura di istituzionale di vigilanza mediante la creazione di agenzie europee, riformulando quindi l'intero concetto di monitoraggio economico al micro e al macro livello. L'Autorità bancaria europea si colloca quindi in questa direzione.
La fiducia nelle banche ha subito un duro contraccolpo a causa della crisi finanziaria mondiale, ed è importante che i mercati e gli europei in generale riacquistino fiducia nella solidità e nella robustezza delle istituzioni bancarie, in particolare negli organismi di vigilanza. Per tale ragione il ruolo riservato a questa nuova Autorità bancaria europea è così cruciale per il futuro.
Ora che il parlamento ha approvato la nomina del direttore esecutivo dell'Autorità, gli auguro un mandato all'insegna dell'attività, della prudenza e del successo.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido questo documento, poiché nella riunione del 17 marzo 2011 la commissione per i problemi economici e monetari ha sentito il candidato scelto dal consiglio delle autorità di sorveglianza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea), concludendo che Adam Farkas ottempera ai criteri fissati nell'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010 e approvando altresì la sua nomina a direttore esecutivo dell'Agenzia.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della risoluzione, che approva la nomina di Adam Farkas a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea).
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha messo in evidenza grandi lacune nella vigilanza finanziaria, sia per casi individuali che in relazione al sistema finanziario nel suo insieme. I modelli di vigilanza si basano su una prospettiva nazionale e non si sono adattati alla globalizzazione che ha investito il sistema finanziario, in cui diversi gruppi finanziari conducono le proprie operazioni a prescindere dai confini, innescando rischi sistemici.
La creazione dell'Autorità bancaria europea è essenziale per conseguire un modello efficace di vigilanza. Tuttavia, devono essere assunti molti altri provvedimenti per scongiurare situazioni veramente immorali, come quelle cui abbiamo assistito ultimamente, che hanno arrecato danni all'economia, agli azionisti, ai titolari di depositi, ai contribuenti e alla credibilità del sistema.
Pertanto ho votato a favore della nomina di Adam Farkas a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza e gli auguro un mandato di alta qualità in ogni aspetto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, come membro della commissione Affari Economici e Monetari, ho seguito attentamente tutto il percorso che ha portato alla creazione dell'Autorità bancaria europea. In ragione di ciò, ho espresso il mio voto favorevole alla nomina di Adam Farkas a direttore esecutivo. L'Autorità bancaria deve essere messa in condizione di poter iniziare a svolgere, i compiti che questo Parlamento le ha conferito mesi fa. Spero vivamente che l'Autorità venga dotata delle risorse umane ed economiche necessarie a far sì che la vigilanza sia posta in essere in modo serio e accurato. Nel corso dell'audizione svolta in seno alla commissione ECON, il nuovo Direttore esecutivo ha convinto me e i colleghi in merito alla propria competenza e professionalità e il voto di oggi lo testimonia. Un'ulteriore nota positiva, a vantaggio di quel processo di integrazione europea, è rappresentata dal fatto che il nuovo Direttore esecutivo viene da un Paese di recente adesione all'Unione europea.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla nomina di Adam Farkas per la carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea). Adam Farkas era il candidato selezionato dal consiglio delle autorità di vigilanza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea) ed è stato sentito dalla commissione per i problemi economici e monetari. Tutte le informazioni presentate su tale nomina, che mi hanno permesso di prendere la mia decisione, indicano che i criteri previsti dall'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010 sono stati ottemperati, e quindi sono lieta per la nomina del signor Farkas.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ai sensi della risoluzione il Parlamento ha approvato la nomina di Adam Farkas alla carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea). Gli auguro ogni successo nell'espletamento delle funzioni che gli sono state attribuite.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Sono a favore di questa nomina, in quanto sono state espletate tutte le procedure previste, tra cui un'esaustiva valutazione del curriculum vitae.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), che è stata istituita il 1° gennaio 2011 ai sensi del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010, ha il compito di promuovere la convergenza in tema di vigilanza e ha un ruolo consultivo per le istituzioni dell'UE su questioni che attengono alla disciplina e alla vigilanza in materia di assicurazione, riassicurazione e pensioni aziendali e professionali. L'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali ha scelto come primo direttore esecutivo lo spagnolo Carlos Montalvo, che aveva lavorato come segretario generale esecutivo prima dell'istituzione della nuova Autorità. Il Parlamento europeo è chiamato ad approvare la decisione affinché possa entrare in vigore. Ho quindi votato a favore della nomina di Carlos Montalvo.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della nomina di Carlos Montalvo alla carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), indicato dal consiglio delle autorità di vigilanza dell'Autorità bancaria europea.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Una delle lezioni che abbiamo tratto dalla crisi è che si dovevano creare agenzie europee indipendenti per il monitoraggio delle banche e delle assicurazioni nei mercati finanziari. Queste agenzie non sostituiranno le agenzie nazionali di vigilanza, ma le affiancheranno, esercitando il proprio mandato con prudenza e sulla base di un'analisi dei rischi sistemici al fine di scongiurare che si abbatta sui paesi europei una nuova crisi come quella che stiamo attraversando.
Ora che il Parlamento ha approvato la nomina del direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), gli auguro ogni successo per l'importante ruolo che si è assunto.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido questo documento, poiché nella riunione del 17 marzo 2011 la commissione per i problemi economici e monetari ha sentito il candidato scelto dal consiglio delle autorità di sorveglianza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), concludendo che Carlos Montalvo ottempera ai criteri fissati nell'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010) e approvando altresì la sua nomina a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali).
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della risoluzione, che approva la nomina di Carlos Montalvo a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali).
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha messo in evidenza grossi punti deboli nella vigilanza finanziaria, sia per casi individuali che in relazione al sistema finanziario nel suo insieme. I modelli di vigilanza si basano su una prospettiva nazionale e non si sono adattati alla globalizzazione che ha investito il sistema finanziario, in cui diversi gruppi finanziari conducono le proprie operazioni a prescindere dai confini, innescando rischi sistemici. La creazione dell'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali è essenziale per conseguire un modello efficace di vigilanza, insieme a molti altri meccanismi di controllo, che devono essere definiti e messi in atto con estrema urgenza. Pertanto ho votato a favore della nomina di Carlos Montalvo a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) e gli auguro ogni successo nell'espletamento del suo mandato.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Onorevole Presidente, cari colleghi, con il voto favorevole di oggi mettiamo un altro importante tassello a quella struttura di vigilanza europea che questo Parlamento, dall'inizio della legislatura attuale ha ritenuto così importante sostenere. Il nuovo Direttore Esecutivo, ha dimostrato nel corso dell'audizione in commissione Affari Economici della scorsa settimana, la propria competenza e conoscenza del settore e dei problemi che andrà ad affrontare. E non credo che il fatto che il numero 1 e 2 dell'EIOPA abbiano svolto la stessa carica nell'organismo precedente sarà un problema. Sono fiducioso, infatti, che i nuovi poteri conferiti all'EIOPA faranno si che i rispettivi manager saranno in grado di svolgere il loro compito in modo ottimale.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla nomina di Carlos Montalvo per la posizione di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali).
Carlos Montalvo era il candidato selezionato dal consiglio delle autorità di vigilanza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) ed è stato sentito dalla commissione per i problemi economici e monetari. Tutte le informazioni presentate su tale nomina, che mi hanno permesso di prendere la mia decisione, indicano che i criteri previsti dall'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010 sono stati ottemperati, e quindi sono lieta per la nomina del signor Montalvo.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ai sensi della risoluzione il Parlamento ha approvato la nomina di Carlos Montalvo alla carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali). Gli auguro ogni successo nell'espletamento delle funzioni che gli sono state attribuite.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Sono a favore di questa nomina, in quanto sono state espletate tutte le procedure previste, tra cui un'esaustiva valutazione del curriculum vitae.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), che è stata istituita il 1° gennaio 2011 ai sensi del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010, è stata concepita per mantenere la stabilità del sistema finanziario dell'Unione europea, salvaguardano l'integrità, la trasparenze, l'efficienza e il funzionamento ordinato dei mercati finanziari e rafforzando la protezione degli investitori. L'ESMA ha nominato Verena Ross, un'economista tedesca che ha lavorano presso la Bank of England, come primo direttore esecutivo. Il Parlamento europeo è chiamato ad approvare la decisione affinché possa entrare in vigore. Ho quindi votato a favore della nomina di Verena Ross.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Visto che i mercati finanziari sono stati colpiti duramente dalla crisi, bisogna urgentemente ripristinare la fiducia. In larga misura l'obiettivo potrà essere centrato grazie al ruolo svolto dalle autorità di vigilanza, che dovranno assolvere al proprio mandato con competenza ed efficacia in modo da trasmettere la necessaria fiducia agli investitori e alle imprese.
In questo contesto è stata creata l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, che, senza volersi sostituire alle agenzie di vigilanza, è chiamata a svolgere un ruolo importante nel nuovo quadro europeo della vigilanza. Pertanto è importante che questa agenzia cominci presto le sue attività.
Ora che il Parlamento ha approvato la nomina del direttore esecutivo dell'Autorità, le esprimo i miei migliori auguri per il suo mandato.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido questo documento, poiché nella riunione del 17 marzo 2011 la commissione per i problemi economici e monetari ha sentito il candidato scelto dal consiglio delle autorità di sorveglianza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), concludendo che Venera Ross ottempera ai criteri fissati nell'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010) e approvando altresì la sua nomina a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati).
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della risoluzione che approva la nomina di Verena Ross a direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati).
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La recente crisi finanziaria ha messo in evidenza grandi lacune nella vigilanza finanziaria, sia per casi individuali che in relazione al sistema finanziario nel suo insieme. I modelli di vigilanza si basano su una prospettiva nazionale e non si sono adattati alla globalizzazione che ha investito il sistema finanziario, in cui diversi gruppi finanziari conducono le proprie operazioni a prescindere dai confini, innescando rischi sistemici.
La creazione dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati è essenziale per conseguire un modello efficace di vigilanza. Tuttavia, devono essere assunti molti altri provvedimenti per scongiurare situazioni veramente immorali, come quelle cui abbiamo assistito ultimamente, che hanno arrecato danni all'economia, agli azionisti, ai titolari di depositi, ai contribuenti e alla credibilità del sistema.
Pertanto voto a favore della nomina di Verena Ross a direttore esecutivo dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e le auguro un mandato di alta qualità in ogni aspetto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, ho votato a favore della nomina di Verena Ross come Direttore Esecutivo per una serie di motivi. I recenti atti legislativi che abbiamo approvato o che saremo chiamati ad approvare conferiscono una vasta gamma di poteri in materia di supervisione, di analisi e valutazione: si pensi ad esempio ai vari standard tecnici che si chiede all'autorità di valutare e porre all'attenzione della Commissione per un'eventuale approvazione. In ragione di ciò, è importante che l'ESMA sia in grado di poter operare nel più breve termine possibile, in modo da iniziare a svolgere il mandato che lo scorso anno questo Parlamento le ha conferito. Da ultimo, plaudo al fatto che per uno dei posti di maggiore rilievo sia stata scelta una donna, ma non solo sulla base del genere, ma perché candidata con un curriculum ottimo. Mi auguro che questa, come le altre due Autorità sarà messa in condizioni, a livello di budget, strutture e capitale umano di poter lavorare al meglio.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla nomina di Verena Ross per la posizione di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati). Verena Ross è la candidata selezionata dal consiglio delle autorità di vigilanza dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ed è stata sentita dalla commissione per i problemi economici e monetari. Tutte le informazioni presentate su tale nomina, che mi hanno permesso di prendere la mia decisione, indicano che i criteri previsti dall'articolo 51, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1093/2010 sono stati ottemperati, e quindi sono lieta per la nomina della signora Ross.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ai sensi della risoluzione il Parlamento ha approvato la nomina di Verena Ross alla carica di direttore esecutivo dell'Autorità europea di vigilanza (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati). Gli auguro ogni successo nell'espletamento delle funzioni che le sono state assegnate.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione, in quanto ora l'impegno è più cospicuo. Tuttavia, è importante prestare sempre attenzione al collegamento con gli obiettivi di Europa 2020, all'approccio basato su "sostenibilità e responsabilità", e non semplicemente sull'austerità, come ha indicato il Consiglio, e alle nuove sfide che discendono dal trattato di Lisbona, senza mettere a repentaglio i programmi esistenti di successo.
In particolare il bilancio UE 2012 deve promuovere la crescita e l'occupazione di qualità elevata, contribuendo al contempo a mettere in atto la strategia di Europa 2020.
Marta Andreasen (EFD), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione Balzani sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012, poiché il testo si fonda sul presupposto che la strategia Europa 2020 farà uscire il continente dalla crisi economica, mentre le nazioni d'Europa in realtà avrebbero bisogno di essere liberate dal giogo mortale dell'eccesso di regolamentazione e di tassazione. La strategia 2020 non rappresenta la cura per i problemi che affliggono l'economia.
Inoltre la relazione asserisce che la solidarietà europea e lo sviluppo economico saranno minacciati se verrà ridotto il bilancio. Il bilancio europeo è diventato un lusso costoso che i cittadini e i contribuenti europei non possono permettersi. É ridicolo chiedere un aumento esiguo o un congelamento – per questo motivo ho votato contro il congelamento – serve invece un taglio netto al bilancio per allentare la morsa sui contribuenti.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Nell'attuale crisi finanziaria, economica e sociale le istituzioni hanno il dovere di seguire l'esempio degli Stati membri, adottando misure di austerità. Per tale ragione ho votato a favore della relazione che prevede un bilancio 2011 rigoroso per il Parlamento europeo. Questo bilancio consentirà comunque al Parlamento di conseguire gli obiettivi fissati dall'UE, usando meno risorse possibili. Il bilancio sarà definito nel contesto di Europa 2020, una strategia volta ad aiutare l'Europa a uscire più forte dalla crisi.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della relazione. Gli obiettivi prioritari fissati nella strategia Europa 2020 (promozione dell'occupazione, miglioramento della spesa pubblica per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, il conseguimento degli obiettivi in materia di clima e di energia, l'innalzamento dei livelli d'istruzione e la promozione dell'inclusione sociale) sono volti ad aiutare l'Europa a lasciarsi alle spalle la crisi e a uscirne più forte attraverso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Deve essere assicurata una certa coerenza tra il raggiungimento di questi obiettivi e il finanziamento assegnato a livello nazionale ed europeo. Dobbiamo dotare l'Unione dei necessari mezzi finanziari per poter reagire adeguatamente alle crescenti sfide mondiali, per difendere e promuovere gli interessi comuni e per garantire che le economie degli Stati membri possano riprendersi rapidamente.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Balzani, poiché, come indica il testo, credo che il bilancio 2012 dell'Unione debba essere definito al fine di perseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. Nonostante l'attuale crisi economica e finanziaria ora è importante gettare le fondamenta per una crescita economica futura solida mediante gli investimenti nell'istruzione, nella ricerca e nello sviluppo, nell'innovazione e nelle PMI. Questi settori costituiscono la base per il progresso e la competitività dell'UE e devono essere sviluppati per creare occupazione e incrementare la coesione territoriale e sociale. Tengo a sottolineare che non dobbiamo ridurre il finanziamento in questi settori. È essenziale controllare che vi sia una fondamentale sinergia tra priorità dei bilanci nazionali e bilancio UE. Colgo questa opportunità per esprimere apprezzamento per gli sforzi profusi dal Presidente Van Rompuy nell'ambito del semestre europeo per rafforzare la disciplina degli Stati membri, promuovendo obiettivi chiari che siano misurabili e realistici per ogni paese. Il Parlamento è l'istituzione europea democratica che rappresenta direttamente gli interessi dei cittadini dell'Unione. Per tale motivo insisto sul fatto che il Parlamento debba essere coinvolto molto più attivamente nell'esercizio del semestre europeo.
Bastiaan Belder (EFD), per iscritto. – (NL) Non posso sostenere la relazione Balzani. In primo luogo chiede l'introduzione di un'imposta UE. Il secondo motivo attiene alla crisi economica e ai dolorosi interventi messi in atto negli Stati membri. Anche l'Unione europea deve compiere degli sforzi per garantire che il bilancio non continui a sfuggire a ogni controllo, operando i necessari tagli. Alla luce di questo presupposto invoco un approccio dinamico per affrontare il crescente divario tra stanziamenti annuali e importi versati. Limitando gli stanziamenti, si allineerebbero i pagamenti e gli stanziamenti stessi. Alcuni programmi pluriennali si concluderanno, in quanto il quadro pluriennale 2007-2013 comporterà un aumento dei pagamenti. Propongo che in questo ambito, in cui sono inevitabili degli aumenti nei pagamenti, vi sia una compensazione mediante una sostanziale riduzione degli impegni. Questo vale anche per le linee di bilancio in cui si registrano ritardi nell'attuazione. Tali misure costituiscono un passo logico e persuasivo verso un bilancio più realistico in tempi difficili sul piano economico.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) Tengo a enfatizzare quanto sia importante la relazione, in quanto il bilancio 2012 dell'Unione europea contribuirà a rivitalizzare l'economia europea. Al contempo il bilancio UE del prossimo anno deve essere il principale strumento per realizzare la ripresa nell'economia europea, assegnando grande importanza all'occupazione, alla governance economica e alla crescita. Il bilancio 2012 deve contribuire a realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020: occupazione, innovazione, ricerca e sviluppo, cambiamento climatico ed energia, istruzione e integrazione sociale. Il bilancio UE è testo a garantire gli investimenti e il 2012 è il sesto anno dell'attuale prospettiva finanziaria (2007-2013), in cui giungono a termine una serie di progetti e quindi aumenteranno i livelli dei pagamenti. A mio parere si può pertanto prevedere un aumento dei pagamenti nel 2012.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore degli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012. Il bilancio UE del 2012 deve essere uno dei principali strumenti per consentire all'UE di lasciarsi alle spalle la crisi e a uscirne più forte, puntando sull'occupazione, la governance economica e la crescita.
L'occupazione, l'innovazione, la ricerca e l'energia, il cambiamento climatico e l'energia, la formazione e l'inclusione sociale sono i cinque obiettivi che devono orientare la stesura del bilancio 2012 dell'UE. In questo modo l'Europa potrà assistere a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Derek Roland Clark (EFD), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione Balzani sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012, poiché essa si basa sull'assunto che la strategia Europa 2020 farà uscire l'Europa dalla crisi economica, mentre quello di cui hanno davvero bisogno le nazioni europee è di essere liberate dal giogo mortale dell'eccesso di regolamentazione e di tassazione dell'UE. La strategia 2020 non è la cura per i problemi che affliggono l'economia. Inoltre la relazione asserisce che la solidarietà e lo sviluppo economico europei saranno minacciati se si ridurrà il bilancio. Il bilancio europeo è diventato un lusso costoso che i cittadini e i contribuenti europei non possono permettersi. È ridicolo chiedere aumenti modesti o un congelamento – motivo per cui ho votato contro il congelamento – mentre in realtà occorre operare un taglio netto del bilancio per allentare la morsa sui contribuenti.
William (The Earl of) Dartmouth (EFD), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione Balzani sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012, poiché si basa sull'assunto che la strategia Europa 2020 farà uscire l'Europa dalla crisi economica, mentre quello di cui hanno davvero bisogno le nazioni europee è di essere liberate dal giogo mortale dell'eccesso di regolamentazione e di tassazione dell'UE. La strategia 2020 non è la cura per i problemi che affliggono l'economia. Inoltre la relazione asserisce che la solidarietà e lo sviluppo economico europei saranno minacciati se si ridurrà il bilancio. Il bilancio europeo è diventato un lusso costoso che i cittadini e i contribuenti europei non possono permettersi. È ridicolo chiedere aumenti modesti o un congelamento – motivo per cui ho votato contro il congelamento – mentre in realtà occorre operare un taglio netto del bilancio per allentare la morsa sui contribuenti.
Lena Ek, Marit Paulsen, Olle Schmidt e Cecilia Wikström (ALDE), per iscritto. − (SV) Condividiamo l'opinione della commissione. Infatti, a fronte della difficile situazione economica in cui versa l'Unione è più importante che mai garantire una debita attuazione del bilancio UE, la qualità della spesa e un uso ottimale dei finanziamenti UE esistenti. Esprimiamo apprezzamento per le ambiziose proposte sulle risorse proprie dell'UE e riteniamo che, in linea generale, debba essere assegnata enfasi agli impegni di bilancio che sono importanti per conseguire dei risultati nel contesto della strategia 2020. Sosteniamo inoltre l'emendamento in cui si chiede che a ciascun aumento all'interno delle singole linee di bilancio corrisponda una riduzione in un'altra linea. Tuttavia, questo emendamento non è stato approvato nel voto e oltretutto il testo adottato afferma che abbassando il livello del bilancio UE si potrebbe “ledere la solidarietà europea”, pertanto abbiamo deciso di astenerci nella votazione finale.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sulla stesura del bilancio 2012, in quanto, vista la difficile situazione economica in cui versa l'Unione europea, non è mai stato così importante garantire la debita esecuzione del bilancio, la qualità della spesa e l'uso ottimale dei finanziamenti UE esistenti. Il bilancio comunitario deve essere uno dei principali strumenti atti a consentire all'Unione di riprendersi dalla crisi e di uscirne più forte, puntando sull'occupazione, sulla governance economica e sulla crescita.
Nigel Farage (EFD), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione Balzani sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012, poiché essa si basa sull'assunto che la strategia Europa 2020 farà uscire l'Europa dalla crisi economica, mentre quello di cui hanno davvero bisogno le nazioni europee è di essere liberate dal giogo mortale dell'eccesso di regolamentazione e di tassazione dell'UE. La strategia 2020 non è la cura per i problemi che affliggono l'economia. Inoltre la relazione asserisce che la solidarietà e lo sviluppo economico europei saranno minacciati se si ridurrà il bilancio. Il bilancio europeo è diventato un lusso costoso che i cittadini e i contribuenti europei non possono permettersi. È ridicolo chiedere aumenti modesti o un congelamento – motivo per cui ho votato contro il congelamento – mentre in realtà occorre operare un taglio netto del bilancio per allentare la morsa sui contribuenti.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La relazione fissa le priorità che il Parlamento deve seguire per preparare e discutere il bilancio 2012 in vista dell'avvio del dialogo a tre, previsto per la fine del mese.
La relazione segna una svolta considerando i suoi contenuti eminentemente politici. Essa mira a sottolineare e a intensificare le importanti discussioni che si stanno svolgendo in seno alle istituzioni europee e negli Stati membri su tutte le questioni che afferiscono al pacchetto sulla governance economica. Il documento punta inoltre ad attirare l'attenzione sull'impatto e sull'importanza che il bilancio 2012 può avere nel conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 in relazione alla crescita e alla creazione di occupazione in tutta l'Unione europea.
Il Parlamento sta inviando un importante messaggio politico alle istituzioni europee e agli Stati membri, affermando il suo fermo impegno per il rafforzamento della governance economica e la realizzazione degli obiettivi fissati per la crescita e l'occupazione.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Condivido la strategia Europa 2020, in quanto invoca una governance economica più forte e l'erogazione dei fondi necessari per dare attuazione alle sue sette azioni chiave. Gli obiettivi di Europa 2020 potranno essere centrati solo se saranno realizzati una forte governance economica e un coordinamento europeo e se gli Stati membri effettueranno gli investimenti necessari per attuare i propri interventi. Tuttavia, questa strategia può essere realizzata pienamente solo nell'ambito di un nuovo quadro finanziario pluriennale. La relazione non cita nemmeno una volta l'importanza della politica di coesione e non cita mai l'agricoltura. Circa l'80 per cento del bilancio è però destinato proprio a questi due settori. Nel testo non si parla nemmeno dei giovani, il che è incomprensibile. È questa invece la priorità per il bilancio attuale proposta dal gruppo PPE. Inoltre i giovani figurano nei cinque obiettivi della strategia Europa 2020. Gli obiettivi di ridurre l'abbandono scolastico al di sotto del 10 per cento e di garantire che il 40 per cento dei giovani tra i 30 e i 34 anni conseguano la laurea riguardano esclusivamente la categoria dei giovani. Ad ogni modo, spero che il bilancio 2012 contribuisca a garantire una crescita sostenibile nell'UE, intensifichi la competitività e promuova l'occupazione.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questo è uno dei casi in cui l'obiettivo della coesione economica e sociale dovrebbe basarsi su una visione e su dei contenuti totalmente diversi in relazione al bilancio UE.
In un periodo in cui si stanno acuendo le disparità tra gli Stati membri, il bilancio UE dovrebbe essere al servizio di una vera convergenza. Dovrebbe promuovere la crescita economica, la creazione di posti di lavoro corredati da diritti, la promozione del progresso e della previdenza sociale, lo sradicamento della povertà e dell'esclusione sociale oltre che la preservazione dell'ambiente. A fronte di questi obiettivi i fondi dovrebbero come minimo essere raddoppiati, mediante maggiori contributi dai paesi che hanno un PIL pro capite più elevato. Dopodiché ci dovrebbe essere una distribuzione giusta e bilanciata dei fondi, con particolare attenzione per i paesi che sono più in difficoltà.
Non riteniamo che il bilancio debba essere volto a sostenere la ricostruzione dei monopoli e una crescente militarizzazione dell'Unione europea, la liberalizzazione di numerosi settori dell'attività economica e la mancanza di sicurezza nel lavoro, come invece invoca la strategia Europa 2020. Una simile direzione è destinata ad accentuare le differenze esistenti sul piano economico, sociale, regionale e nazionale e non risolverà i problemi della disoccupazione e della povertà. Pertanto abbiamo votato contro la relazione.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), per iscritto. − (PL) La commissione per i bilanci dall'inizio dell'anno è impegnata nella definizione delle priorità del Parlamento europeo per il bilancio 2012 dell'UE. La posizione dell'Assemblea, che è necessaria nell'ambito dei colloqui con il Consiglio, sarà formulata sulla base di tali priorità. Quest'anno la conciliazione tra Parlamento e Consiglio appare già più impegnativa rispetto al 2010. Il Consiglio, che si oppone a qualsiasi aumento del bilancio UE, ha già annunciato il proprio piano di risparmio, che è assai conveniente, poiché riguarda le linee di bilancio che sinora non sono state pienamente sfruttate. Al contempo il Parlamento propende per l'aumento nel bilancio 2012, ma solo per allinearlo al tasso di inflazione dell'Eurostat. Tale parametro è un dato obiettivo su cui non possiamo certo esprimerci con il voto, contrariamente a quanto pensa qualcuno. Come può il Parlamento giustificare l'aumento proposto?
In primo luogo bisogna dare attuazione alla strategia Europa 2020, che prevede gli obiettivi gemelli di incrementare i livelli di istruzione e di occupazione. Senza un finanziamento adeguato, questi obiettivi rimarranno lettera morta ed Europa 2020 seguirà la stessa sorte della rinnovata e inefficiente strategia di Lisbona.
In secondo luogo il bilancio UE è già saturo oltre misura: il servizio europeo di azione esterna, il sistema Galileo, il Fondo di solidarietà e il Fondo di aggiustamento alla globalizzazione generano una spesa che era impossibile prevedere sei anni fa, quando è stata negoziata l'attuale prospettiva finanziaria.
Parlando di spesa razionale, chiedo ai deputati di quest'Aula di analizzare in maniera critica la politica concernente gli uffici, che non possiamo assolutamente permetterci. Basti pensare all'aumento dello spazio per uffici annunciato per Bruxelles.
Estelle Grelier (S&D), per iscritto. – (FR) Eccoci all'inizio di un difficile negoziato tra Stati membri sul bilancio 2012, mentre, sullo sfondo, si è già innescato il dibattito sulle prospettive finanziarie dopo il 2013. In questo periodo di crisi è necessario, attraverso il processo di bilancio, reiterare le nostre aspettative in merito alle politiche europee. Diversamente da alcuni membri del Consiglio, che considerano l'UE come un costo aggiuntivo, una spesa che deve essere ridotta anche a rischio di contrapporre le politiche attuali e future, il Parlamento, mediante la risoluzione sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012, ha reiterato la sua visione dell'Unione come vettore di valore aggiunto e come alleato degli Stati membri nell'attuazione di politiche ambiziose. Inoltre, ho votato a favore della risoluzione presentata dall'onorevole Balzani in ragione della coerenza e del messaggio politico chiaro che racchiude, invocando un'azione di bilancio in linea con gli obiettivi di occupazione e di crescita previsti dalla strategia UE 2020. Infine ho approfittato del dibattito in plenaria per rivolgere delle domande al Commissario in merito alla programmazione finanziaria e al bilancio, sottolineando la necessità impellente di emettere una comunicazione sull'attuazione delle nuove risorse proprie, che spero, contribuirà a far avanzare il dibattito.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Condivido il documento, perché, nel quadro della governance economica europea rafforzata, del meccanismo del semestre europeo e degli obiettivi di Europa 2020, il bilancio 2012 deve stimolare la crescita e l'occupazione. La strategia Europa 2020 deve aiutare il continente a riprendersi dalla crisi, uscendone rafforzata, mediante una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva sulla base dei cinque obiettivi principali per l'Unione, vale a dire: promuovere l'occupazione, migliorare le condizioni e la spesa pubblica per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, realizzare gli obiettivi in materia di cambiamento climatico ed energia, migliorare i livelli d'istruzione e promuovere l'integrazione sociale, in particolare riducendo la povertà. A fronte della difficile situazione economica in cui versa l'Unione è più che mai necessario garantire la buona esecuzione del bilancio UE, la qualità della spesa nonché un utilizzo ottimale dei finanziamenti esistenti dell'Unione. Il bilancio UE ha un ruolo fondamentale da svolgere per aiutare l'Unione a uscire dall'attuale crisi economica e finanziaria grazie alla sua capacità catalizzatrice atta a stimolare gli investimenti, la crescita e l'occupazione in Europa.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione secondo cui il bilancio UE apporta un valore aggiunto alla spesa pubblica nazionale, avviando, sostenendo e integrando gli investimenti in quei settori di politica che sono al centro della strategia Europa 2020. Inoltre, il Parlamento europeo ritiene che il bilancio UE abbia un ruolo fondamentale da svolgere per aiutare l'Unione a uscire dall'attuale crisi economica e finanziaria grazie alla sua capacità catalizzatrice atta a stimolare gli investimenti, la crescita e l'occupazione in Europa. È del parer che il bilancio dell'Unione possa quanto meno attenuare gli effetti delle attuali politiche di bilancio nazionali restrittive, sostenendo nel contempo gli sforzi dei governi nazionali; rileva inoltre che il fatto di ridurre l'entità del bilancio UE, data la sua natura redistributiva, può pregiudicare la solidarietà europea e avere ripercussioni negative sul ritmo dello sviluppo economico in numerosi Stati membri. Ritiene che un'impostazione basata unicamente sul contrasto tra "contributore netto" e "beneficiario netto" non tenga debitamente conto degli effetti di ricaduta da uno Stato membro dell'Unione all'altro e indebolisca pertanto gli obiettivi comuni di politica dell'Unione stessa.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Per affrontare l'attuale crisi economico-finanziaria è indispensabile promuovere una crescita europea inclusiva e sostenibile, allineando il bilancio comunitario agli obiettivi principali dell'Unione. Questa relazione individua alcune linee guida che aiuteranno a: promuovere l'occupazione; migliorare la spesa pubblica per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo; realizzare gli obiettivi in materia di cambiamento climatico ed energia; migliorare i livelli d'istruzione e promuovere l'integrazione sociale. Il "Semestre europeo", quale nuovo meccanismo per il rafforzamento della governance economica europea, dovrebbe fornire l'occasione di determinare il modo migliore per conseguire questi obiettivi. E' fondamentale garantire una certa coerenza tra il conseguimento dei risultati in questione e le risorse loro assegnate a livello europeo e nazionale, migliorando così le sinergie tra investimenti pubblici europei e nazionali. Il budget europeo costituisce un vero e proprio valore aggiunto, grazie alla sua capacità catalizzatrice, atta a stimolare gli investimenti, la crescita e il lavoro. Gli stanziamenti già previsti devono essere mantenuti ad un livello appropriato e flessibile di spesa; contrariamente, una loro riduzione comporterebbe il fallimento della strategia "Europa 2020". Invitiamo la Commissione ad elaborare delle proposte ambiziose per la messa a disposizione di nuove risorse proprie, basate su una valutazione completa d'impatto, per rafforzare competitività e crescita economica.
Barbara Matera (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono a favore della relazione Balzani sugli orientamenti per il bilancio 2012. Tale bilancio, così come quello 2013, saranno bilanci di consolidamento, orientati a riflettere il contenimento della spesa degli Stati membri e destinati a rappresentare un punto di riferimento per gli importi che verranno fissati nell'ambito del prossimo quadro finanziario. Il contributo del PPE all'interno delle linee-guida per il bilancio 2012 si è basato sul concetto di "responsabilità", il che vuol dire "perseguire gli obiettivi di economia, efficienza ed efficacia con il minimo delle risorse disponibili". La Strategia 2020 è orientata su priorità importanti, che inizialmente non erano contenute nella relazione Balzani, quali ricerca, innovazione, sviluppo e crescita, ma fortemente sottolineate dal nostro gruppo politico in aggiunta al raggiungimento degli obiettivi occupazionali inizialmente previsti. Le priorità dell'Unione all'interno del bilancio necessitano di un adeguato finanziamento, è importante inoltre assicurare flessibilità tra i capitoli di spesa per meglio compensare le difficoltà legate alla crisi e proporre un quadro di bilancio che includa le risorse proprie.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Il bilancio 2012 dell'UE è lo strumento principale che può consentire all'UE di riprendersi dalla crisi e uscirne rafforzata, puntando sull'occupazione, sulla governance economica e sulla crescita. L'adozione di questi orientamenti ne sono un esempio. Occupazione, innovazione, ricerca e sviluppo, cambiamento climatico ed energia, formazione e inclusione sociale sono i cinque obiettivi che devono formare la base per la stesura del bilancio 2012.
Partendo da questi cinque obiettivi la strategia Europa 2020 deve aiutare l'Europa a lasciarsi alle spalle la crisi e a uscirne più forte, attraverso “una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. Dobbiamo perciò contrastare ogni tentativo di limitare gli stanziamenti di bilancio in modo da centrare gli obiettivi generali e le iniziative bandiera della strategia Europa 2020.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) I requisiti fondamentali previsti dalla proposta di risoluzione sul bilancio generale dell'UE per il 2012 vertono sulla garanzia di risorse sufficienti per l'attuazione della strategia Europa 2020 e su un maggiore coordinamento tra bilancio europeo e bilanci nazionali. Il bilancio 2012 dell'Unione deve stimolare la crescita e l'occupazione di qualità elevata, favorendo la realizzazione degli obiettivi di Europa 2020. Il motto da adottare sulle decisioni che attengono al bilancio 2012 dell'UE deve quindi essere “sostenibilità e responsabilità” invece che “austerità”.
Pur avendo votato a favore del testo, mi preme sottolineare che il bilancio deve essere ripartito in modo che le risorse finanziarie siano usate a beneficio dei cittadini degli Stati membri e non a vantaggio dei gruppi finanziari e politici, come accade attualmente in Lettonia, in cui i funzionari distribuiscono i fondi UE tra amici e conoscenti!
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La relazione sul bilancio 2012 si riallaccia alla strategia Europa 2020, l'ennesima politica che prevede obiettivi vaghi che nessuno si aspetta davvero di centrare. Il fatto è che la precaria situazione di bilancio che alcuni Stati hanno alimentato in passato, sul piano finanziario, è diventata una pietra al collo per gli altri Stati membri nel quadro del pacchetto di salvataggio. A volte, infatti, basta proprio poco per chiudere il rubinetto. A fronte di questi assunti fondamentali è ancora più importante, oltre alla corretta esecuzione del bilancio 2012 – nel cui ambito va osservato che il controllo di bilancio lascia ancora molto a desiderare – anche gestire le risorse in maniera economica. Il riferimento al "finanziamento adeguato" della strategia, in cui scompaiono misteriosamente miliardi dal bilancio UE e non si sfruttano le possibilità per conseguire un risparmio, ad esempio in relazione alla giungla di agenzie UE o alle sedi del Parlamento, equivale a consentire che siano sprecati i soldi dei contribuenti europei. Sulla base di questa convinzione, ho votato contro la relazione.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) L'attuale crisi dell'euro sottolinea l'importanza centrale che riveste una politica di bilancio corretta e conforme al principio di economicità. Respingo l'aumento dei fondi per i programmi che si collocano nell'ambito della strategia Europa 2020, in quanto, prima di tutto la strategia è inattuabile e poi ha degli obiettivi inappropriati. Ad esempio, si prevede l'aumento massiccio del numero del personale accademico, quando manca personale specializzato. Dovremmo invece usufruire delle numerose potenzialità di risparmio in relazione alle agenzie centralizzate, alle due sedi del Parlamento e agli aiuti preadesione alla Turchia. Pertanto o votato contro la relazione sul bilancio 2012.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, come ogni anno saremo chiamati ad adottare il bilancio dell'Unione europea in concerto con le altre istituzioni. In visione di ciò, ho votato a favore della relazione sugli orientamenti generali per il bilancio 2012 perché mi trovo d'accordo con le principali linee guida definite, vale a dire: incentivare i finanziamenti per promuovere la crescita e il superamento della crisi economica seguendo la Strategia 2020, considerare maggiormente il semestre europeo come strumento idoneo per coordinare le politiche economiche, non lasciare margine di disponibilità nelle diverse rubriche ma ricorrere esclusivamente a meccanismi di flessibilità dei fondi a disposizione stabilendo una seria e rigorosa gestione delle risorse a disposizione per lo stanziamento dei fondi.
Georgios Papanikolaou (PPE), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore della relazione sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012. I principi generali e gli obiettivi fissati nel testo s'innestano nella giusta direzione, poiché si enfatizza che il prossimo bilancio UE deve focalizzarsi su politiche atte a stimolare l'occupazione e le economie nazionali (si stima che il bilancio totale UE per l'attuazione delle iniziative bandiera fino al 2020 sia pari a 18 miliardi di euro). Tuttavia, è importante rilevare che la condizione sine qua non per conseguire gli obiettivi fissati nella strategia Europa 2020 è l'adesione da parte degli Stati membri. Purtroppo, secondo quanto riscontrato dalla Commissione, i piani nazionali finora non garantiscono le priorità di base della strategia, come l'obiettivo di portare l'occupazione dagli attuali livelli del 69 per cento al 75 per cento entro il 2020.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione sugli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012. Questo bilancio verte sul 2012 ed è all'insegna di una governance economica rafforzata, del meccanismo del semestre europeo e degli obiettivi di Europa 2020 a sostegno dell'occupazione.
Posto che la a strategia Europa 2020 dovrebbe aiutare l'Europa a lasciarsi alle spalle la crisi ed a uscirne più forte, attraverso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva sulla base dei cinque obiettivi principali per l'Unione – vale a dire, promuovere l'occupazione, migliorare le condizioni e la spesa pubblica per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, realizzare gli obiettivi in materia di cambiamento climatico ed energia, migliorare i livelli d'istruzione e promuovere l'integrazione sociale, in particolare riducendo la povertà – condivido le raccomandazioni presentate nel testo al fine di conseguire pienamente questi cinque obiettivi.
Concordo inoltre con la relatrice, in quando deve esserci un certo grado di coerenza tra il conseguimento degli obiettivi in questione e le relative risorse assegnate a livello europeo e nazionale. Il semestre europeo, quale nuovo meccanismo per il rafforzamento della governance economica europea, dovrebbe inoltre fornire l'occasione di determinare il modo migliore per conseguire i suddetti cinque obiettivi principali.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione, che fissa gli orientamenti generali per la preparazione del bilancio 2012 in vista del dialogo a tre che si terrà in materia, previsto per il 30 marzo 2011. In proposito mi preme enfatizzare la necessità di valutare debitamente l'impatto che il bilancio è destinato ad avere sulla realizzazione degli obiettivi dell'Unione europea e sulla messa in atto della strategia Europa 2020, oltre al ruolo che deve svolgere la politica monetaria nell'ambito degli investimenti, della crescita e dell'occupazione.
Britta Reimers (ALDE), per iscritto. − (DE) Non è stato possibile indire una votazione per appello nominale sul paragrafo 29, in quanto mi è stato attivamente impedito dall'assistente.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Nel bilancio 2012 sotto gli auspici di una governance economica europea rafforzata, del meccanismo del semestre europeo e degli obiettivi della strategia Europa 2020 per il rilancio della crescita e dell'occupazione
1. la strategia Europa 2020 dovrebbe aiutare l'Europa a lasciarsi alle spalle la crisi e a uscirne più forte, attraverso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva sulla base dei cinque obiettivi principali per l'Unione, vale a dire: promuovere l'occupazione, migliorare le condizioni e la spesa pubblica per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, realizzare gli obiettivi in materia di cambiamento climatico ed energia, migliorare i livelli d'istruzione e promuovere l'integrazione sociale, in particolare riducendo la povertà; gli stessi Stati membri hanno pienamente sottoscritto questi cinque obiettivi;
2. è necessario garantire un certo grado di coerenza tra il conseguimento degli obiettivi in questione e le risorse loro assegnate a livello europeo e nazionale; insiste sulla necessità che la politica di bilancio dell'Unione sia conforme a tale principio; il semestre europeo, quale nuovo meccanismo per il rafforzamento della governance economica europea, dovrebbe fornire l'occasione di determinare il modo migliore per conseguire i suddetti cinque obiettivi principali.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione delinea gli orientamenti generali del Parlamento europeo sul bilancio del 2012 e ritengo che il testo promuova la crescita sostenibile contribuendo a superare la crisi economica. La sua impostazione redistributiva costituisce inoltre un valore aggiunto a quella che sarà la spesa pubblica degli Stati membri. In base alla programmazione finanziaria predisposta dalla Commissione, l'ammontare degli stanziamenti d'impegno raggiungerà la somma di 147,88 miliardi di euro. A riguardo il mio paese è a favore ad una rigorosa gestione delle risorse, in un contesto di contenimento della spesa soprattutto nell'ambito dei costi amministrativi, in linea con la politica di rigore attuata nel suo bilancio nazionale. Mi auguro ora che la redistribuzione delle risorse disponibili finalizzata ad ottimizzarne l'allocazione venga portata avanti fino in fondo, in modo da contrastare gli effetti della crisi internazionale che stiamo vivendo tutti nella nostra quotidianità.
Peter Skinner (S&D), per iscritto. − (EN) Nella votazione sul bilancio 2012 (orientamenti generali) ho votato per congelare il bilancio, respingendo ogni indicazione volta ad aumentare la spesa in relazione all'entrata in vigore del trattato di Lisbona. Il bilancio è adeguato rispetto agli impegni previsti dal trattato in linea con la programmazione attuale.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Non sono a favore di questa relazione. La versione finale con i voti sugli emendamenti è palesemente ingiusta, in quanto lascia i lavoratori immigrati senza protezione giuridica in alcuni importanti settori quali la previdenza sociale. L'Unione europea non deve consentire questo genere di trattamento. Quando si tratta di diritti umani, l'Unione europea deve essere un modello da seguire.
Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore della risoluzione relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro. Il documento istituisce una procedura unica per i cittadini di paesi terzi che intendono accedere al territorio di uno Stato membro per lavorare, offrendo loro uno status giuridico certo. Pertanto le procedure di ammissione dei cittadini di paesi terzi ai fini di impiego sono destinate a semplificarsi. Convengo con la relatrice, in quanto lo sviluppo di canali di immigrazione legale equilibrati e che rispondano alle esigenze dei nostri mercati del lavoro costituisce una delle modalità per lottare contro l'immigrazione irregolare e il lavoro clandestino nel modo migliore. L'immigrazione economica è una realtà che occorre organizzare, ma è anche una necessità rispetto alle sfide democratiche ed economiche cui sarà confrontata l'Unione europea in un imminente futuro. Va osservato che la proposta non stipula le condizioni per l'ammissione di cittadini di paesi terzi. Gli Stati membri mantenono il potere di decidere le condizioni e di fissare il numero di immigrati che intendono ammettere nel proprio territorio per lo svolgimento dell'attività economica. È giunto il momento che l'Unione europea legiferi in materia di immigrazione economica in modo da determinare un approccio comune ai 27 Stati membri. Adesso bisogna passare all'attuazione pratica delle modifiche apportate dal trattato di Lisbona che permettono di compiere progressi su questo versante.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L'Unione europea, un simbolo dei diritti umani nel mondo, deve garantire un trattamento equo ai cittadini dei paesi terzi che risiedono nel suo territorio, istituendo una politica inclusiva nei loro confronti. In tale ambito è emersa la necessità di armonizzare le legislazioni nazionali degli Stati membri in relazione all'ammissione e al soggiorno di questa categoria di cittadini. Per tale ragione ho votato a favore del testo, che è volto a favorire la semplificazione delle procedure di ammissione, a contrastare la concorrenza sleale, che va a discapito dei lavoratori europei, e al contempo a esercitare un controllo migliore nella lotta contro l'immigrazione clandestina e il lavoro nero.
Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore del testo, perché l'Unione europea ha bisogno di procedure amministrative uniformi per i lavoratori immigrati provenienti da paesi terzi. L'adozione di questo atto è destinata ad avere un significativo impatto positivo. Si ridurrà la spesa nel settore pubblico, verrà scoraggiata l'immigrazione clandestina e saranno garantiti diritti equi ai cittadini di paesi terzi che intendono lavorare nell'Unione europea. L'immigrazione economica è una necessità che deve essere incoraggiata in maniera controllata in vista delle sfide demografiche ed economiche che l'Unione europea sarà chiamata ad affrontare. Non dimentichiamoci che il progresso compiuto da paesi come Stati Uniti, Canada o Australia è il frutto del lavoro degli immigrati. Essi costituiscono un gruppo sociale estremamente dinamico che conferisce nuovo impeto e che apporta una nuova prospettiva nell'approccio verso le società in cui si installa, rendendole più competitive. In tale ambito dobbiamo garantire le condizioni affinché gli immigrati possano lavorare legalmente e affinché abbiano la possibilità di realizzare i propri sogni senza essere ostacolati dalla burocrazia superflua. Spero inoltre che nel prossimo futuro la questione dell'accesso all'intero mercato del lavoro dell'Unione europea per i cittadini dei paesi membri, come Romania e Bulgaria, sarà risolta in via definitiva.
Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) L'Europa deve affrontare il problema demografico dell'invecchiamento della popolazione e quindi deve cercare forza lavoro attiva che possa rendere un contributo importante allo sviluppo economico e che possa incrementare la competitività e la vitalità dell'economia europea. L'Europa sarà chiamata a soddisfare il proprio fabbisogno di forza lavoro attuale e futuro, dotandosi di mezzi per combattere lo sfruttamento e le discriminazioni cui spesso sono soggetti i lavoratori.
Fissando una procedura unica di domanda per i cittadini di paesi terzi che intendono essere ammessi nel territorio di uno Stato membro a fini di impiego e offrendo loro uno status giuridico sicuro, la direttiva semplificherà le pratiche amministrative che spesso sono complesse.
Gli Stati membri mantengono la propria competenza sulla determinazione delle condizioni di ammissione e sulla fissazione del numero di migranti che desiderano ammettere nel proprio territorio a fini di impiego. Per tali ragioni ho votato a favore della relazione.
Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Da anni discutiamo delle modalità atte a creare un permesso unico per i cittadini di paesi terzi che intendono vivere e lavorare in uno Stato membro. Originariamente l'iniziativa era lodevole, ma il testo, nella sua formulazione attuale, contraddice gli obiettivi che si era prefissato: è discriminatorio, in quanto il principio elementare sulla parità di trattamento per tutti non viene rispettato ed è restrittivo, in quanto sono escluse diverse categorie di lavoratori. Nonostante i miglioramenti apportati dal dicembre 2010, permangono i timori di provocare disuguaglianze sociali tra i cittadini di paesi terzi. Inoltre, votando a favore della proposta di "permesso unico" per i cittadini di paesi terzi, la destra europea si è espressa a favore di una politica d'immigrazione discriminatoria e restrittiva. Il testo ora non prevede una parità di trattamento per tutti i lavoratori in relazione alle condizioni di lavoro e ai diritti sociali. Crea categorie diverse di lavoratori, suddividendoli per nazionalità e per tipo di contratto, il che è semplicemente inaccettabile. Non possiamo scendere a compromessi sulla parità di trattamento. Siamo favorevoli a una politica comune sull'immigrazione ed un autentico permesso europeo unico, ma non vogliamo una politica restrittiva e quindi discriminatoria.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Ho votato a favore della proposta relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, poiché serve una regolamentazione adeguata dinanzi alla crescente ondata di immigrazione verso l'Unione europea. I requisiti amministrativi per l'ammissione di cittadini di paesi terzi che intendono lavorare nell'UE sono eccessivamente complicati e vaghi. Introducendo un sistema basato sul permesso unico, si contribuirà a migliorare l'intera procedura, rendendola più efficiente e riducendo considerevolmente i costi. Non dobbiamo dimenticare che, con l'introduzione di un unico documento, per le autorità locali sarà più semplice svolgere i controlli sui cittadini che arrivano nell'UE. Passando all'ultimo punto, ma non per questo il meno importante, sono molto lieto che il testo votato sia stato approvato dai colleghi dal momento che è stato concepito per garantire i diritti sociali ed economici dei lavoratori immigrati allo scopo di scongiurare il dumping sociale e la concorrenza sleale all'interno dell'Unione europea.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della relazione poiché la direttiva sul permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro deve essere una direttiva quadro generale sui diritti dei lavoratori di paesi terzi, in quanto solo in questo modo tale atto legislativo europeo potrà contribuire a raggiungere l’obiettivo dell’UE di avere una politica comune in materia di immigrazione. Purtroppo la posizione adottata oggi dal Parlamento europeo sulla direttiva non ha migliorato la proposta della Commissione sul testo legislativo. Non è passato il concetto secondo cui i lavoratori immigrati dai pesi terzi, che arrivano nell'UE legalmente e che svolgono le stesse mansioni dei lavoratori UE devono godere degli stessi diritti e delle stesse condizioni dei lavoratori locali. Infatti bisogna comprendere che i lavoratori immigrati rendono un contributo all'economia dell'Unione lavorando e pagando le tasse ed i contributi sociali che sono tenuti a versare, pertanto devono avere gli stessi diritti minimi e devono essere trattati allo stesso modo nel mercato del lavoro. Tengo a sottolineare che è imporribile creare un mercato del lavoro a due livelli sia all'interno dell'Unione che al suo esterno. Non possiamo consentire la creazione di una sotto-classe di lavoratori nel mercato del lavoro UE destinata ad essere discriminata e che non gode di alcun diritto o di alcuna garanzia, perché in questo modo si provoca l'erosione delle norme sociali che finora hanno prevalso.
Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Adottando una direttiva relativa ad una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di lavorare nell'Unione europea, si semplificherà considerevolmente il sistema che attualmente fa capo ai singoli Stati membri. Due procedure distinte, infatti, richiedono più tempo per l'elaborazione delle domande e costano di più. Il sistema proposto è univoco e semplificherà le procedure, diminuendo i costi e abbreviando i tempi. All'atto pratico, visto che sarà emesso un unico documento, sarà più facile eseguire i controlli sulle persone ammesse negli Stati membri con il permesso di lavoro. Tale documento avrà il formato del permesso di soggiorno comune a tutti gli Stati membri, i quali potranno decidere di introdurre un ulteriore documento di carattere puramente informativo. In questo modo, potranno essere integrate le informazioni contenute nel permesso unico, facilitandone il controllo. Vi sono quindi vantaggi per tutte le parti coinvolte – immigrati, datori di lavoro e amministrazioni nazionali. Stabilendo una procedura unica per la presentazione delle domande, saranno semplificate le complesse procedure amministrative per l'ammissione dei migranti economici. In questo modo, sarà data una risposta adeguata alle sfide del lavoro che l'UE deve e dovrà affrontare.
Jan Březina (PPE), per iscritto. – (CS) La direttiva è positiva, poiché crea un approccio unificato per gestire le domande dei cittadini di paesi terzi per il rilascio del permesso che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, garantendo loro un insieme comune di diritti. Purtroppo il carattere orizzontale e il tipo di direttiva quadro sono stati pregiudicati dalle deroghe sul campo d'azione della normativa e da variazioni in merito ai diritti di determinati gruppi specifici di popolazione. È stato compromesso il principio di pari trattamento per tutti i lavoratori dei paesi terzi che lavorano legalmente nell'Unione rispetto ai cittadini dell'UE. La parità deve essere espressione del riconoscimento del beneficio che i lavoratori migranti apportano all'economia dell'Unione lavorando e pagando le tasse ed i contributi sociali che competono loro. Di conseguenza, si arginerebbe la concorrenza sleale, rendendo più difficile la pratica del lavoro nero, evitando che i cittadini di paesi terzi diventino vittima di sfruttamento e di esclusione sociale. Contrariamente a quanto è previsto nella proposta della Commissione, nessun gruppo specifico deve essere escluso dal campo d'azione della direttiva, in particolare il gruppo dei lavoratori temporanei. La direttiva deve specificare le condizioni sull'ingresso nell'UE nonché tutti i diritti concreti, ma non deve in alcun modo impedire che i lavoratori immigrati regolari possano godere di un trattamento equo e giusto, anzi deve garantire e assicurare un simile trattamento.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) La relazione segna un importantissimo passo in avanti per la legislazione UE sull'immigrazione, in quanto stabilisce una procedura unica per la presentazione delle domande dei cittadini di paesi terzi. Sono lieto che il testo adottato oggi non menzioni affatto la possibilità per gli Stati membri di introdurre l'obbligo di presentare documenti aggiuntivi per i cittadini di paesi terzi ai fini del rilascio del permesso di lavoro. Inoltre i migranti non diventeranno un peso per il sistema previdenziale nazionale, in quanto gli Stati membri potranno decidere che l'accesso al sistema per questi cittadini è consentito dopo un periodo minimo di lavoro di sei mesi, mentre i titolari di permessi per motivi di studio non vi avranno diritto. Uno degli aspetti positivi della relazione consiste nella definizione di una serie di misure comuni relative ai diritti dei cittadini di paesi terzi e quindi si favorisce l'immigrazione legale di cui ha bisogno l'UE. Esprimo apprezzamento per l'invito rivolto ai paesi membri affinché producano delle tabelle di correlazione che consentiranno di verificare che la direttiva sia debitamente recepita.
Maria Da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di relazione, la quale prevede un permesso unico che consente agli immigrati regolari di paesi terzi di soggiornare e di lavorare nel territorio di uno Stato membro, garantendo loro un insieme comune di diritti analoghi a quelli dei cittadini UE. Condivido la proposta, che è volta a semplificare le procedure amministrative e a garantire pari trattamento tra lavoratori UE e lavoratori immigrati in relazione ad un ventaglio di diritti sociali, quali l'accesso alla previdenza sociale. Questa misura è destinata a favore l'immigrazione regolare, laddove è necessaria per colmare le esigenze del mercato del lavoro europeo.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la direttiva sul "permesso unico", poiché prende le mosse dalla direttiva Bolkestein, che si basa sul principio del paese d'origine, consentendo quindi un trattamento diverso dei lavoratori in relazione alla retribuzione, alle condizioni contrattuali, all'orario di lavoro, alla protezione sociale e via dicendo. Lo stesso approccio viene applicato in questo caso ai lavoratori di "paesi terzi" al di fuori dell'Unione europea. È inoltre previsto un trattamento diverso in relazione ai lavoratori europei e non-europei, incrementando quindi la concorrenza tra questo gruppo e i lavoratori stranieri a seconda che siano lavoratori distaccati o stagionali, studenti o residenti. Tutte queste differenze non fanno altro che intensificare lo sfruttamento e l'incertezza. Nonostante le iniziative dei sindacati europei e delle forze progressiste in Parlamento al fine di ottenere una piena parità dei diritti per tutti i lavoratori, il testo essenzialmente incarna il compromesso raggiunto tra destra e socialisti. La futura direttiva non si applica ai lavoratori distaccati e agli studenti, consente la discriminazione sulla base di criteri quali la conoscenza della lingua e nega i benefici familiari ai lavoratori stagionali. Inoltre è stato stralciato il riferimento alla convenzione dell'ONU sulla protezione dei diritti di tutti i migranti e i membri delle loro famiglie.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) La proposta è volta a rispondere alle preoccupazioni espresse nel programma di Stoccolma al fine di creare politiche flessibili in materia di immigrazione a sostegno dello sviluppo e dell'economia nell'Unione europea.
Pertanto il testo mira a semplificare e ad armonizzare le norme vigenti negli Stati membri, creando una procedura di domanda unica che consente di ottenere un documento unico comprendente sia il permesso di soggiorno che il permesso di lavoro. Di conseguenza, la procedura dovrebbe divenire più efficiente e apportare netti benefici sia ai datori di lavoro che ai cittadini di paesi terzi che desiderano immigrare nel territorio degli Stati membri. Questi migranti avranno diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell'Unione europea in merito alle condizioni di lavoro, alla formazione e all'istruzione, al riconoscimento dei diplomi, alle prestazioni sociali e via dicendo. Al contempo sarà più facile controllare il rispetto delle norme in relazione al soggiorno e al lavoro.
Alla luce di tali premesse ho votato a favore dell'eccellente relazione presentata dall'onorevole Mathieu.
Karima Delli (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha votato a favore del principio che prevede la creazione di un permesso unico per cui i cittadini di paesi terzi potranno soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro. La procedura prevede una serie di diritti comuni per questi lavoratori, in particolare in relazione alle condizioni di lavoro, come l'orario e le ferie. Il testo inoltre stabilisce il principio del rimborso dei contributi pensionistici corrisposti dai lavoratori che lasciano l'UE, in quanto essi non potranno riscuotere la pensione al momento del pensionamento. Il testo, però, è problematico, poiché rafforza il principio del "paese d'origine" per alcune categorie di lavoratori, un principio che è stato osteggiato dalla sinistra europea all'epoca della famigerata "direttiva Bokestein". In questo modo, infatti, si crea una sorta di mercato di lavoro a due velocità a seconda dell'origine del lavoratore e si favorisce una sorta di dumping sociale. In questo senso sussiste una contraddizione: vogliamo davvero proteggere il modello sociale europeo – escludendo magari i lavoratori non europei – o vogliamo assumere un approccio universalista e fermare le discriminazioni contro i lavoratori provocate dalla concessione di diritti diversi? Il testo non risolve ancora questo problema fondamentale, motivo per cui ho deciso di astenermi nella votazione sul testo.
Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione che mira a instaurare una concorrenza sleale tra i lavoratori UE e i lavoratori che immigrano in Europa. La direttiva sul "permesso unico", nella versione emendata oggi dal Parlamento in prima lettura, si applica ai cittadini di paesi terzi che intendono vivere e lavorare in uno Stato membro o che già risiedono legalmente in uno Stato membro, ad eccezione dei lavoratori distaccati, dei residenti di lungo periodo e dei rifugiati, a cui quindi non si applicano queste disposizioni anti-discriminazione. É inaccettabile che gli immigrati regolari che vengono in Europa per lavorare debbano essere soggetti a condizioni di lavoro peggiori rispetto a quelle dei lavoratori UE addetti alle stesse mansioni. Una volta che l'immigrato entra nell'UE e comincia a lavorare, non è più un immigrato, è un lavoratore. Pertanto ha il diritto di essere trattato alla stessa stregua degli altri lavoratori UE e a prescindere dal paese d'origine. Non ci possono essere eccezioni. La legislazione europea deve applicarsi a tutti i lavoratori dell'UE a prescindere dal paese d'origine.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Da anni si parla della creazione di un permesso unico per i cittadini di paesi terzi che intendono vivere e lavorare in uno Stato membro. Originariamente l'iniziativa era lodevole, ma il testo, nella sua formulazione attuale, contraddice gli obiettivi che si è prefissato: è discriminatorio, in quanto il principio elementare sulla parità di trattamento per tutti non viene rispettato ed è restrittivo, in quanto sono escluse diverse categorie di lavoratori. Nel dicembre 2010 i deputati del Parlamento europeo bocciarono il testo per la prima volta. Nonostante i miglioramenti apportati, permangono però i timori di provocare disuguaglianze sociali tra i cittadini dei paesi terzi. Il testo ora non prevede una parità di trattamento per tutti i lavoratori in relazione alle condizioni di lavoro e ai diritti sociali. Crea categorie diverse di lavoratori, suddividendoli per nazionalità e per tipo di contratto, il che è semplicemente inaccettabile. Pertanto abbiamo votato contro la bozza definitiva. Siamo favorevoli al permesso europeo unico, ma non vogliamo una politica restrittiva e quindi discriminatoria.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La proposta verte sulla proposta di introdurre una procedura unica per il permesso di lavoro e di soggiorno, definendo un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro, il che presuppone l'esistenza di norme comuni a tutti gli Stati membri in modo da mettere fine alle attuali differenze nell'approccio dei vari Stati membri, rendendo più rapido, più uniforme e più trasparente il processo volto a conferire uno status legale ai lavoratori in tutta l'Unione.
Mentre l'immigrazione regolare di manodopera, sopratutto di lavoratori qualificati, contribuisce a contrastare il lavoro clandestino e può migliorare la competitività dell'economia e superare le attuali lacune, non possiamo dimenticare che, in un periodo di crisi economica e di vulnerabilità in cui aumenta la disoccupazione, la politica in materia di lavoratori immigrati deve essere flessibile, come sostiene la Commissione, ma deve anche essere sostenibile e ragionevole.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La relazione affronta una questione che deve essere discussa con crescente urgenza. Infatti, a fronte della prevista diminuzione del numero degli europei in percentuale alla popolazione attiva, l'UE deve aprire le proprie frontiere ai cittadini di paesi terzi, affinché essi possono vivere e lavorare al suo interno. Altrimenti i sistemi previdenziali esistenti arriveranno al collasso.
Nel 2004 il programma dell'Aia, che è volto a contrastare l'immigrazione clandestina, ha riconosciuto che l'immigrazione regolare svolgerebbe un ruolo vitale nello sviluppo economico dell'UE. Il programma di Stoccolma, adottato dal Consiglio il 10 e l'11 dicembre 2009, ha riconosciuto quindi che l'immigrazione di manodopera può aumentare la competitività e la vitalità economica.
Condivido la posizione espressa nella relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, tenendo conto delle sfide demografiche che si stanno profilando per l'Europa. Inoltre si tratta di un processo di semplificazione che consente una maggiore efficienza e costi minori.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, che professa di migliorare la situazione dei lavoratori di questi paesi, in realtà costituisce un attacco contro i diritti dei lavoratori in generale.
Non dimentichiamoci che la proposta trova la sua genesi nel principio del paese d'origine stabilito nella famigerata direttiva Bolkestein, che ha accentuato le disuguaglianze tra lavoratori, sopratutto in relazione ai salari, e che in definitiva si è rivelata deleteria per tutti i lavoratori a causa delle pressioni volte a livellare verso il basso le condizioni di lavoro. Tentando di introdurre disparità e differenze di trattamento tra lavoratori europei e lavoratori di paesi terzi, la proposta di direttiva aggrava la segregazione dei lavoratori immigrati e indebolisce ulteriormente la situazione di tutti i lavoratori, costringendoli in una situazione di grande instabilità. In pratica, siamo in presenza di un tentativo di promuovere il dumping sociale.
A nostro avviso è necessario rafforzare i diritti di tutti i lavoratori, compresi gli immigrati, gli stagionali e i lavoratori distaccati. Pertanto deprechiamo il fatto che si insista su misure restrittive dopo la bocciatura della prima versione della relazione...
(La motivazione del voto è stata abbreviata ai sensi dell'articolo 170 del regolamento)
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L'adozione della relazione relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro si prefigura come un attacco generalizzato ai diritti dei lavoratori. La proposta trova la sua genesi nel principio del paese d'origine stabilito nella famigerata direttiva Bolkestein, che ha accentuato le divisioni tra lavoratori, sopratutto in relazione ai salari, e che in definitiva si è rivelata deleteria per tutti i lavoratori. Tentando di introdurre disparità e differenze di trattamento tra lavoratori europei e lavoratori di paesi terzi, la proposta di direttiva accentua la segregazione dei lavoratori immigrati, aggrava le differenze di trattamento e peggiora le condizioni di vita, accrescendo la vulnerabilità e l'instabilità delle condizioni di lavoro.
Questa proposta di direttiva può promuovere il dumping sociale e rendere più instabili le relazioni industriali. È quindi necessario rafforzare i diritti di tutti i lavoratori, compresi gli immigrati, gli stagionali e i lavoratori distaccati. Ad ogni modo la lotta dei lavoratori in molti paesi europei, sopratutto in Portogallo, ha comportato la bocciatura della proposta di direttiva in occasione dell'ultima Assemblea plenaria del 2010. Deprechiamo il fatto che si insista su misure restrittive ...
(La dichiarazione di voto è stata abbreviata ai sensi dell'articolo 170 del regolamento)
Mathieu Grosch (PPE), per iscritto. − (DE) Anche se, in linea generale, sarebbe opportuno introdurre una procedura unica per il rilascio del permesso di soggiorno e di lavoro, rimangono aperte le seguenti questioni ed è necessario formulare le seguenti osservazioni.
1. Deve prevalere l'applicazione della direttiva sul distaccamento dei lavoratori deve prevalere e il principio sull'applicazione della legislazione sociale del paese in cui si svolge il lavoro deve essere sempre considerato fondamentale.
2. Nessun lavoratore deve essere impiegato come manodopera regolare "a basso prezzo" ai sensi di questa disposizione, poiché tale situazione danneggia il mercato di lavoro ed è socialmente iniqua.
3. I paesi devono effettuare maggiori controlli in questi ambiti.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Dopo che la relazione inizialmente era stata bocciata in Plenaria, la destra europea ha commesso degli errori nelle manovre procedurali e ora ha vergognosamente contribuito alla creazione di un mercato del lavoro a due velocità in base alle origini dei lavoratori. In questo modo si apre la strada al dumping sociale e quindi si innescano delle pressioni per livellare verso il basso il rado di protezione dei lavoratori europei, il che è inaccettabile. Pertanto ho votato contro la proposta, che è solamente un attacco contro il modello sociale europeo. Il testo prevede delle esclusioni e un trattamento diverso in termini di previdenza sociale, pensioni e accesso all'occupazione e alla formazione per i lavoratori immigrati regolari, contrariamente a quanto affermano i valori in cui credo.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Il programma dell'Aia ha riconosciuto che l'immigrazione legale è destinata a svolgere un ruolo importante nello sviluppo economico. In tale ottica ha invitato la Commissione a presentare un piano d'azione atto a consentire al mercato del lavoro di reagire rapidamente alla richiesta di manodopera straniera in costante mutamento. Secondo il programma di Stoccolma, adottato dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2009, l'immigrazione di manodopera può accrescere la competitività e la vitalità dell'economia. A fronte delle considerevoli sfide demografiche cui sarà confrontata l'Unione europea in futuro, con una domanda crescente di manodopera, questo nuovo programma pluriennale invita gli Stati membri ad adottare politiche di immigrazione improntate alla flessibilità al fine di sostenere lo sviluppo e le performance economiche a lungo termine dell'Unione. Le disposizioni contenute nella proposta hanno il vantaggio di conferire una protezione migliore ai lavoratori di paesi terzi rispetto alle norme vigenti, che si basano sulle convenzioni internazionali ratificate solo da alcuni Stati membri. Nondimeno mi sono astenuto, poiché la proposta non indica i soggetti che possono presentare domanda – i datori di lavoro piuttosto che i lavoratori – e da che Stato può essere presentata, mentre era necessario chiarire questo punto importante. Inoltre non vengono messi in luce i requisiti di certezza giuridica e di trasparenza in ambito decisionale delle autorità nazionali. Queste decisioni hanno un forte impatto sulla vita delle persone interessate e sugli Stati membri, quindi devono essere assunte in maniera completamente trasparente. Ogni decisione di bocciatura delle domande deve essere debitamente circostanziata, deve essere trasparente e deve essere oggettiva.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, onorevoli colleghi, Il progetto di risoluzione votato oggi in Parlamento, relativo alla previsione di un'unica procedura di domanda per il rilascio di un permesso che consenta ai cittadini di paesi terzi di poter soggiornare e lavorare nel territorio dell'Unione, rappresenta un ulteriore passo verso l'armonizzazione delle legislazioni nazionali degli Stati membri. Fissare misure d'immigrazione legale uniche per tutti i paesi dell'Unione, definendo procedure comuni di domanda per chi intenda essere ammesso nel territorio di un Stato membro a fini occupazionali, permetterà all'UE di rispondere alle esigenze di manodopera del mercato del lavoro interno, offrendo, attraverso l'attribuzione di eguali diritti, uno strumento di lotta allo sfruttamento e alla discriminazione. Ritengo, tuttavia, necessario che agli Stati sia permessa la possibilità, alla presenza di talune condizioni, di fissare limiti in relazione alla capacità di accogliere cittadini provenienti da Paesi extra UE e offrire loro un impiego nel proprio territorio. La proposta ha lo scopo evidente di contrastare l'immigrazione irregolare ed il lavoro clandestino, ma può e deve essere interpretata anche come un utile contributo all'attuazione della strategia Europa 2020, permettendo, inoltre, un più semplice controllo delle frontiere.
Agnès Le Brun (PPE), per iscritto. – (FR) Da una ventina d'anni l'Unione europea è impegnata nell'istituzione del mercato interno voluto dai padri fondatori. Nell'ambito della messa in atto di tale mercato si è avuta un'integrazione avanzata e crescente in un ampio settore degli scambi. Tuttavia, in tale area si assiste a un trattamento diverso tra cittadini degli Stati membri e quelli dei paesi terzi. Questa differenza di trattamento implica un duplice problema. Da un lato, vengono penalizzati i lavoratori immigrati, che generalmente nutrono grandi aspettative in merito ai diritti sociali vigenti negli Stati membri, e, dall'altro vengono danneggiati i lavoratori europei che, dinanzi ad una concorrenza sleale, sono soggetti a dumping sociale. La risoluzione sul “permesso unico”, presentata dall'onorevole Mathieu, verte specificatamente sui diritti dei lavoratori immigrati. La proposta semplifica le procedure, istituendo un permesso unico di soggiorno e di lavoro e conferisce ai lavoratori stranieri diritti e obblighi comparabili a quelli dei lavoratori europei. La piena istituzione del mercato interno rappresenta uno strumento potente che consente all'Europa di ripristinare la crescita, motivo per cui ho votato a favore del testo.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la relazione, in quanto non sono stati introdotti paragrafi fondamentali sui lavoratori distaccati, sui diritti pensionistici e sulla previdenza sociale.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a favore di questa relazione, che ritorna in Aula per la seconda volta, perché ritengo che essa ben risponda alle considerevoli sfide demografiche cui sarà confrontata l'Unione Europea nei prossimi anni, fissando una procedura unica di domanda per i cittadini di paesi terzi che intendono essere ammessi nel territorio di uno Stato membro a fini occupazionali e offrendo loro uno status giuridico sicuro.
L'immigrazione economica è una realtà che occorre organizzare, ma è anche una necessità rispetto alle sfide democratiche ed economiche con cui sarà confrontata l'Unione europea in un imminente futuro. Pertanto, la politica di immigrazione deve essere concepita come strumento di regolazione nel nostro fabbisogno di manodopera, contribuendo così all'attuazione della strategia "Europa 2020". Da un punto di vista tecnico, l'esclusione dei lavoratori stagionali e dei lavoratori distaccati in seno alla loro impresa è giustificata dalla presentazione da parte della Commissione di proposte di direttive specifiche per tali categorie di lavoratori. Per quanto riguarda, invece, l'esclusione dei richiedenti asilo e delle persone che beneficiano di una protezione internazionale, è importante sottolineare che gli strumenti esistenti in questi ambiti assicurano una maggiore tutela rispetto alla presente proposta di direttiva.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Ora che è stata approvata questa proposta di direttiva, i lavoratori immigrati avranno gli stessi diritti dei lavoratori che hanno la cittadinanza dei paesi membri, perlomeno per quanto concerne la remunerazione e il licenziamento, la salute e la sicurezza sul lavoro, l'orario di lavoro e le ferie. La proposta è volta a introdurre una procedura per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare in uno Stato membro, conferendo loro un insieme comune di diritti validi in tutta l'Unione europea.
Saranno quindi semplificate le procedure in modo che le autorità nazionali possano rilasciare un unico permesso di soggiorno e di lavoro agli immigrati regolari, garantendo loro una serie di diritti simili a quelli di cui godono i lavoratori negli Stati membri in cui essi vivono. Tuttavia, l'ammissione di immigrati per motivi di lavoro e il numero delle ammissioni rimane responsabilità dei singoli Stati membri.
Alajos Mészáros (PPE), per iscritto. − (HU) Si può assicurare un'azione di contrasto migliore contro l'immigrazione illegale e clandestina, se si cerca di prevenire il fenomeno. Potremmo erogare un sostegno alla popolazione locale affinché possa trovare modi di sostentamento e misure di previdenza sociale nei propri paesi d'origine, ossia potremmo eliminare le cause dell'immigrazione. Nel caso in cui ciò non sia possibile, dobbiamo creare dei canali legali di immigrazione, che ovviamente devono soddisfare le esigenze del nostro mercato del lavoro. L'immigrazione economica è un fenomeno molto reale oggigiorno e, d'altro canto, è anche una necessità, visto che con questo tipo di aiuto possiamo difenderci più prontamente contro le sfide demografiche ed economiche. Di conseguenza, possiamo pensare alla politica sull'immigrazione come un mezzo normativo atto a consentirci di esercitare un controllo sul nostro fabbisogno di manodopera. Mediante tale strumento diamo delle opportunità agli immigrati di paesi terzi che possono accedere legalmente al territorio dell'UE al fine di trovare un'occupazione. Il sistema delle procedure di ammissione risulterebbe notevolmente semplificato grazie alla creazione di una procedura unica, che riunisca il permesso di soggiorno e di lavoro. Per tale ragione anch'io ho votato a favore affinché sia creato al più presto questo quadro legislativo orizzontale.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Istituendo una procedura di domanda unica per i cittadini di paesi terzi che intendono risiedere e lavorare nel territorio di uno Stato membro e istituendo uno status giuridico sicuro, questa proposta di direttiva è destinata a semplificare le procedure amministrative, che sono spesso complesse, sull'ammissione dei migranti economici.
L'esistenza di una procedura armonizzata per il rilascio di un documento unico che autorizzi il soggiorno e l'accesso al mercato del lavoro costituisce una significativa semplificazione del sistema di ammissione vigente. Inoltre la proposta prevede un trattamento parificato a quello dei lavoratori nazionali e quindi ha il vantaggio di conferire una protezione migliore ai lavoratori dei paesi terzi rispetto al sistema attuale. Tale status inoltre contribuirà a contrastare la concorrenza sleale che spesso si crea a causa dell'assenza di uno status giuridico di tutela per questi lavoratori.
Il testo adottato oggi affronta anche due delle principali priorità del gruppo ALDE. Cancella ogni riferimento ai documenti aggiuntivi e chiede agli Stati membri di redigere delle “tabelle di correlazione” in modo da consentire alla Commissione di verificare il recepimento della direttiva. È quindi un chiaro segno della disponibilità del Parlamento europeo a dirigersi verso un quadro legislativo europeo sull'immigrazione regolare.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) La direttiva mira a consentire ai potenziali immigrati nei paesi UE di ottenere un permesso di soggiorno e di lavoro mediante una procedura unica. Ai sensi della proposta originale, ai lavoratori di paesi terzi viene garantito un pari trattamento rispetto ai cittadini UE per quanto concerne la retribuzione e il licenziamento, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e il diritto di aderire a un'organizzazione sindacale. La commissione per l'occupazione intende estendere tali diritti, aggiungendovi la parità in termini di orario e di ferie, chiarendo i diritti dei lavoratori nel settore della previdenza sociale e degli sgravi fiscali. I lavoratori di paesi terzi inoltre potranno ricevere una pensione, una volta rientrati nel paese d'origine, alle stesse condizioni che si applicano ai cittadini dello Stato membro in cui hanno lavorato. Oltretutto tutti gli Stati membri dell'UE rilasceranno un permesso di soggiorno e di lavoro unico e standardizzato.
Non condivido un approccio di questo tipo, in quanto l'Unione europea è alle prese con il problema della disoccupazione; ho quindi votato contro il testo.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) L'accesso e il soggiorno dei cittadini di paesi terzi costituiscono un problema. In passato, però, i diritti in tale ambito sono stati estesi in maniera crescente. Pertanto ora la popolazione autoctona si sente giustamente sempre più svantaggiata a fronte dell'ammissione dei cittadini di paesi terzi ai servizi sociali, specialmente nel settore delle case popolari. Per quanto concerne la migrazione economica, sono spesso i lavoratori con un alto livello di istruzione, che sono i più richiesti, a trasferirsi in altri paesi. Mentre negli Stati Uniti, ad esempio, i lavoratori immigrati non vanno a sovraccaricare il sistema sociale, e in alcuni Stati devono persino andarsene una volta terminato il proprio lavoro. Grazie al crescente livello di parità rispetto alla popolazione locale che è stato conferito loro negli ultimi anni, essi costituiscono un peso maggiore per i paesi che hanno sistemi sociali tradizionalmente ben sviluppati, se rimangono nel paese su base permanente dopo aver perso il lavoro e se, a seguito del ricongiungimento familiare, deve essere dato un sostegno anche a tutti i loro familiari. Questa proposta segna un altro passo in questa direzione e quindi deve essere respinta nella maniera più assoluta.
Claudio Morganti (EFD), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho voluto esprimere il mio voto contrario alla relazione in merito al permesso unico di soggiorno per i cittadini dei Paesi terzi poiché oggi, in aula, sono stati votati alcuni emendamenti volti ad escludere il requisito di impiego come necessario per poter accedere a prestazioni e servizi sociali equiparati. Mi sembra un pericoloso abbassamento degli standard minimi ed indispensabili per cui sia possibile per un cittadino di un Paese terzo, ovviamente con regolare permesso di soggiorno nell'Unione europea, accedere alle stesse condizioni lavorative e sociali di un cittadino comunitario. Se esiste un'Unione europea è anche per far sì che i cittadini degli Stati che la compongono possano godere, in qualche modo, di maggiori diritti e garanzie che con questa relazione vengono parzialmente meno.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della risoluzione, poiché i lavoratori dei paesi terzi devono godere degli stessi diritti sulle condizioni di lavoro rispetto ai cittadini UE, come prevede la direttiva sul “permesso unico”. In tale ambito mi preme enfatizzare, in particolare, il tema dell'orario di lavoro, delle ferie e della previdenza sociale. La proposta di direttiva mira a ridurre la burocrazia e a semplificare le procedure di domanda per il permesso di lavoro e di soggiorno negli Stati membri dell'UE, sia per gli immigrati che per i datori di lavoro, mediante l'introduzione di un permesso unico. La proposta non definisce le condizioni per l'ammissione dei cittadini di paesi terzi. Gli Stati membri mantengono le proprie prerogative sulla fissazione dei criteri di ammissione e del numero dei migranti che intendono ammettere sul territorio a seconda del fabbisogno di manodopera. Le nuove norme si applicano ai cittadini di paesi terzi che già risiedono legalmente in uno Stato membro o che desiderano trasferirsi.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari colleghi, ho votato a favore della proposta di direttiva della collega Mathieu sulla procedura unica di domanda di permesso di soggiorno e di lavoro da parte di cittadini di paesi terzi perché ritengo importante che l'Europa si doti di regole comunitarie per gestire l'ingresso di manodopera di cittadini extracomunitari, per quanto riguarda questioni sia economiche che sociali. L'immigrazione di manodopera può accrescere la competitività e la vitalità dell'economia e far affrontare al meglio all'Europa la sfida demografica futura. La proposta di direttiva invita gli Stati membri ad adottare politiche d'immigrazione improntate alla flessibilità al fine di sostenere lo sviluppo dell'Unione a lungo termine, inoltre semplificherà le pratiche amministrative spesso complesse dell'accoglienza dei migranti per fini occupazionali, offrendo anche uno strumento per la lotta contro lo sfruttamento e la discriminazione di alcune categorie di lavoratori.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro. La questione è particolarmente rilevante nell'attuale situazione economica e sociale. Infatti lo sviluppo di canali di immigrazione legale equilibrati e che rispondano alle esigenze dei nostri mercati del lavoro, insieme ai requisiti sociali per un'effettiva integrazione nella società ospitante, costituisce una delle modalità per lottare contro l'immigrazione irregolare e il lavoro clandestino nel modo migliore.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il programma di Stoccolma adottato dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2009 invita gli Stati membri ad adottare politiche in materia di immigrazione improntate alla flessibilità al fine di sostenere lo sviluppo e le performance economiche dell'Unione. Con la presente proposta di direttiva, il Parlamento intende contribuire all'attuazione del suddetto programma.
Si introduce, in particolare, una procedura unica di domanda per i cittadini di paesi terzi che intendono essere ammessi nel territorio di uno Stato membro a fini occupazionali, così da: (i) semplificare le pratiche amministrative spesso complesse dell'accoglienza dei migranti; (ii) definire uno strumento di lotta contro lo sfruttamento e la discriminazione di cui i lavoratori; (iii) garantire ai mercati del lavoro degli Stati membri la certezza di poter rispondere alle esigenze di manodopera attuali e future. La direttiva si applica a tutti i cittadini ammessi sul territorio per motivi di lavoro e a coloro che sono stati inizialmente ammessi per altri motivi e che hanno successivamente ottenuto il permesso di lavoro conformemente al disposto del diritto nazionale o dell'Unione. Tale proposta di direttiva contribuisce quindi a favorire un approccio comune ai 27 Stati membri in materia di immigrazione economica; per questo ribadisco il mio voto favorevole.
Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) L'immigrazione economica è una realtà che occorre organizzare, ma è anche una necessità rispetto alle sfide democratiche ed economiche cui sarà confrontata l'Unione europea in un imminente futuro. Pertanto, la politica di immigrazione può essere concepita come strumento di regolazione nel nostro fabbisogno di manodopera, contribuendo al contempo all'attuazione della strategia Europa 2020. L'esistenza di un'unica procedura che permetta il rilascio di un unico documento di autorizzazione per il soggiorno e l'accesso al mercato del lavoro costituisce una semplificazione considerevole del regime di ammissione. La direttiva si applica a tutti i cittadini ammessi sul territorio per motivi di lavoro, ma anche a tutti coloro che sono stati inizialmente ammessi per altri motivi e che hanno successivamente ottenuto il permesso di lavoro conformemente al disposto del diritto nazionale o comunitario. Ciascuno Stato membro deve fissare le condizioni per la concessione delle prestazioni sociali, il relativo importo e il periodo in cui vengono erogate. Mi dispiace che i lavoratori stagionali e i lavoratori distaccati nell'ambito della propria azienda siano esclusi dalla direttiva, ma chiedo alla Commissione di presentare una proposta in merito quanto prima possibile.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Tenendo presenti le sfide demografiche considerevoli cui sarà confrontata l'Unione europea in futuro, l'UE deve assolutamente sviluppare una politica sull'immigrazione che sia calibrata e flessibile e che consenta di soddisfare il fabbisogno di manodopera, innalzando la competitività e la vitalità dell'economia.
L'adozione di questa direttiva, che istituisce una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, conferendo loro un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro, è destinata ad affrontare direttamente queste preoccupazioni e quindi ho votato a favore del testo.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Il voto di oggi sulla direttiva che istituisce una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro segna un passo in avanti verso il conseguimento di una politica armonizzata in materia di immigrazione a livello europeo. L'idea di riunire il permesso di soggiorno con il permesso di lavoro è positiva. Mostra che l'Unione si sta veramente impegnando per promuovere l'immigrazione legale e che non è la fortezza europea che molti credono che sia. A tal fine era importante che il Parlamento sostenesse l'idea di una procedura di domanda unica, che fosse più facile e più rapida sia per il datore di lavoro che per il migrante. Il Parlamento europeo ha inoltre compiuto la scelta giusta escludendo quattro categorie di lavoratori dal campo di applicazione: i lavoratori stagionali, i lavoratori distaccati dalla propria azienda, i lavoratori autonomi e i marittimi, che sono già oggetto o che saranno presto oggetto di direttive specifiche. Un altro punto positivo è la flessibilità conferita agli Stati membri in relazione ai diritti effettivi dei lavoratori dei paesi terzi. Le 27 capitali avranno l'ultima parola sulla decisione di concedere o meno le prestazioni di disoccupazione e le indennità familiari nonché sull'attribuzione di case popolari nel corso dei tre ani di validità del permesso. Si tratta di misure semplici e dettate dal buon senso.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) La direttiva, nella sua formulazione attuale, esclude molte categorie, come i lavoratori stagionali, i lavoratori trasferitesi con l'azienda, i rifugiati, i lavoratori distaccati, eccetera. Mi oppongo all'ulteriore segregazione in categorie dei lavoratori e alla diversità di trattamento per cui alcuni lavoratori e le loro famiglie hanno meno diritti di altri.
Anche se alcune di queste categorie sono disciplinate da altre direttive, l'esempio della proposta della Commissione sui lavoratori stagionali dimostra che tali normative non sono sufficienti per quanto concerne i diritti. Dobbiamo batterci per un quadro comune a tutti i lavoratori in modo da unificare la legislazione sul lavoro, evitando di frammentare la situazione dei lavoratori con il rischio di compromettere l'integrazione dei migranti e la coesione nell'UE.
Anche se temi importanti come la portabilità delle pensioni verso i paesi terzi non sono più condizionati all'esistenza di accordi bilaterali grazie al lavoro di Jean, continuo a pensare che dovremmo garantire la parità di trattamento e la non discriminazione per tutti i lavoratori nell'Unione europea. Per questo motivo mi sono astenuto.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto di oggi rappresenta un passo avanti verso l'adozione di una procedura unica di domanda per i cittadini dei paesi terzi che intendono entrare nel territorio europeo e svolgere un'attività lavorativa. L'Europa punta a semplificare la procedura amministrativa e a rilasciare sotto forma di documento unico sia il permesso di soggiorno che quello di lavoro.
Voglio sottolineare che il voto di oggi non punta a richiamare indistintamente nel nostro territorio nuovi lavoratori né si pone l'obiettivo di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Ogni lavoratore extracomunitario che intende stabilirsi in Europa dovrà sempre e comunque ottenere prima un permesso di soggiorno. La proposta adottata oggi sancisce inoltre il pieno rispetto del principio di sussidiarietà, fissando requisiti minimi in materia di diritti ed obblighi ma lasciando agli Stati membri la flessibilità e libertà per quanto riguarda l'introduzione della procedura nella legislazione nazionale e la sua applicazione pratica. L'Unione europea non può limitare il potere degli Stati membri nell'organizzazione degli schemi di sicurezza sociale e ogni Stato deve poter stabilire autonomamente le proprie regole in materia.
Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. − (NL) Anche se la direttiva sulla procedura di domanda unica per il permesso di soggiorno e di lavoro è lungi dall'essere perfetta o completa, ho votato comunque a favore del testo. Mi dispiace per i difetti che riguardano i lavoratori stagionali, i lavoratori distaccati, il diritto di cambiare datore di lavoro e il diritto di accesso e di ri-accesso, poiché queste sotto-categorie saranno protette in altre normative (future). Dopo tutto la direttiva è estremamente importante, visto che è la prima di questo genere che conferisce una serie comune di diritti minimi (compresi i diritti sulla retribuzione, sulla parità di trattamento sul lavoro, i diritti pensionistici e l'accesso all'assistenza sanitaria) ai lavoratori di paesi terzi che risiedono legalmente in Europa rispetto al trattamento riservato ai lavoratori nazionali degli Stati membri. Inoltre la direttiva prevede una procedura unica per il permesso di soggiorno e di lavoro. Questo sistema non costituisce affatto una politica comune completa in materia di immigrazione, ma, in vista dei crescenti flussi di immigrazione, della domanda in costante mutamento di manodopera straniera e della necessità di impedire gli abusi e le discriminazioni in tale ambito, questa prima forma di protezione è essenziale. I lavoratori di paesi terzi ora riceveranno una tutela maggiore rispetto a prima. Nel complesso è stato questo il fattore decisivo che mi ha spinto a votare a favore del testo.
Catherine Stihler (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato contro la proposta, in quanto apre le porte alla concorrenza sleale per i lavoratori dell'UE e favorisce l'ingresso di manodopera straniera a basso costo nell'UE.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La relazione mira a istituire un permesso unico per i cittadini di paesi terzi che intendono risiedere e lavorare in uno Stato membro, velocizzando e rendendo più uniforme il processo di ammissione e riducendo al contempo la burocrazia e le spese. L'immigrazione economica è una realtà che occorre analizzare per poter sviluppare canali legali e calibrati per l'immigrazione in modo da soddisfare il fabbisogno del mercato del lavoro europeo.
A fronte delle sfide economiche e demografiche che l'Europa è chiamata ad affrontare, bisogna sviluppare una politica comune per l'immigrazione per i 27 Stati membri. L'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha istituito una nuova base giuridica in materia, il processo di codecisione, e quindi è fondamentale istituire un approccio comune e armonizzato per ridurre le differenze tra ordinamenti nazionali.
Oltre a quanto è già stato detto, la proposta inoltre prevede la parità di trattamento rispetto ai lavoratori nazionali, creando uno stato giuridico certo e tutelante, poiché gli immigrati contribuiscono all'attività economica del paese ospitante. Le domande che vengono respinte devono essere debitamente giustificate e trasparenti, mentre i costi devono essere commisurati ai servizi effettivamente erogati.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) L'adozione di questa relazione segna un significativo passo in avanti nella protezione dei diritti dei lavoratori di paesi terzi nell'UE, concedendo loro un permesso di soggiorno e di lavoro unico. In questo modo l'UE dimostra che si sta impegnando per incrementare la sua attrattiva a livello mondiale, facilitando l'accesso condizionato al mercato del lavoro europeo. Sono lieta che la procedura di domanda sia stata semplificata mediante un sistema a sportello unico, che agevolerà le procedure amministrative per i lavoratori stranieri. La creazione di un documento operativo unico rappresenta un progresso significativo per il controllo e la regolamentazione dei flussi migratori dagli Stati membri e consentirà controlli più agevoli sull'immigrazione legale. Con questo testo il Parlamento ha affermato che l'immigrazione controllata e regolamentata è positiva per tutti. Istituendo un quadro giuridico comune per i lavoratori europei e stranieri, si proteggono i cittadini contro tutte le forme di concorrenza sleale nel mercato del lavoro. Ho votato a favore della risoluzione, perché sostengo l'idea che l'Europa deve proteggere i lavoratori rimanendo fedele al principio della libera circolazione delle persone, che è una pietra miliare del progetto europeo.
Laima Liucija Andrikienė (PPE), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui diritti dei consumatori, che fonde quadro direttive UE vigenti in un unico strumento giuridico. Condivido l'opinione del relatore, in quanto la frammentazione delle norme è un deterrente sia per consumatori sia per le imprese dall'acquistare o vendere oltre frontiera. Bisogna, però, usare cautela, perché, in ragione del carattere stesso del settore, è assai difficile armonizzare pienamente la legislazione nel campo dei diritti dei consumatori e oltretutto si rischia di ridurre il livello di protezione dei diritti dei consumatori in certi Stati membri.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Dinanzi ai recenti sviluppi digitali l'Unione deve aggiornare i diritti dei consumatori. Questa proposta di direttiva prevede una migliore protezione per i consumatori in tutti gli Stati membri dell'Unione europea, assicurando, in particolare un diritto di recesso adeguato. Tutti i cittadini e i consumatori devono avere gli stessi diritti in seno all'Unione. Pertanto dobbiamo promuovere un livello di consumo atto a soddisfare i cittadini, per i quali sarà più semplice fare acquisti in altri Stati membri. Inoltre, visto che preserva l'acquis fondamentale del diritto francese in materia di consumi, come la garanzia sui "difetti occulti" e la gratuità di tutti i metodi di pagamento, la nuova direttiva segna un passo in avanti. Pertanto ho votato a favore del testo.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della relazione che sarà ridiscussa dalla commissione parlamentare competente. La direttiva è volta a riunire la legislazione UE sui diritti dei consumatori, a salvaguardare un livello elevato di protezione dei consumatori in tutti gli Stati membri e a incoraggiare le imprese a erogare servizi e a vendere merci in altri Stati membri. Attualmente, infatti, permangono degli ostacoli al buon funzionamento del mercato. Le imprese non sono inclini a operare in altri Stati membri e i consumatori difficilmente sottoscrivono contratti a causa delle norme contrattuali diverse che vigono nei vari Stati membri. La normativa in atto ora fissa solo norme minime sulla tutela dei diritti dei consumatori, mentre gli Stati membri sono riusciti a varare misure più rigorose e quindi si sono venute a creare delle differenze negli ordinamenti giuridici all'interno dell'UE. Di conseguenza, bisogna rivedere nuovamente la direttiva, rafforzandone le disposizioni. Dobbiamo garantire lo stesso livello di protezione per i diritti dei consumatori in tutti gli Stati membri in modo da ovviare all'incoerenza che attualmente esiste nel mercato interno, rafforzare la fiducia nel mercato interno e incoraggiare le aziende a operare in altri Stati membri.
Sergio Berlato (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sui diritti dei consumatori presentata dalla Commissione unisce quattro direttive precedenti in un unico strumento legislativo. Essa è il risultato della revisione dell'acquis relativo ai consumatori, avviata nel 2004, con l'obiettivo di semplificare e completare il quadro normativo esistente in materia di protezione dei consumatori. L'attuale quadro normativo causa costi di adempimento significativi per le imprese europee che desiderano operare a livello transfrontaliero e che devono conformarsi con una legislazione frammentata. Ritengo che la frammentazione delle norme di natura giuridica rappresenti un deterrente sia per le imprese dall'acquistare o vendere oltre frontiera sia per consumatori.
La relazione in discussione persegue l'obiettivo di realizzare un necessario equilibrio tra un elevato livello di tutela dei consumatori e la competitività delle imprese sul mercato assicurando, nel contempo, il rispetto del principio di sussidiarietà. Condivido, pertanto, le proposte del relatore che convergono verso un tipo di armonizzazione mirata, ovvero un'armonizzazione che si limita ad aspetti specifici di determinati contratti quali, in particolare, gli obblighi di informazione, il diritto di recesso con i contratti a distanza e fuori dei locali commerciali, pur riuscendo a mantenere un elevato livello di protezione dei consumatori europei.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Mi complimento con il collega Schwab per il lavoro fin qui svolto. Ho espresso un voto favorevole perchè la relazione Schwab ha il merito di tutelare il consumatore negli acquisti oltre frontiera. Il testo oggi votato, infatti, si propone di garantire ai consumatori dei 27 Stati membri un livello elevato di protezione. Al contempo, si prefigge di tutelare e sostenere le aziende, che indipendentemente dalle dimensioni possono fornire le loro merci e i loro servizi ai consumatori europei senza imbattersi in inutili ostacoli di natura giuridica. Mettendo insieme ben quattro direttive su tale argomento, si vuole, dunque, armonizzare in modo più marcato la disciplina oggi vigente, evitando quella frammentazione giuridica che costituisce molto spesso un ostacolo sia per i consumatori che per le imprese. In questo senso, tale documento può contribuire a un miglior funzionamento del mercato interno accrescendo la fiducia dei consumatori.
Jan Březina (PPE), per iscritto. – (CS) La relazione che è stata approvata ovvia alla frammentazione delle norme vigenti nel settore della protezione dei consumatori, che in definitiva scoraggia sia i consumatori che le imprese dall'acquistare o vendere oltre frontiera. I consumatori spesso si lamentano di non poter beneficiare appieno del mercato interno, in particolare in relazione al commercio elettronico. A mio parere, per poter affrontare correttamente queste lamentele, serve una serie condivisa di definizioni comuni, come il concetto di consumatore, di venditore e di contratto a distanza. Inoltre è opportuno creare un elenco di informazioni di base che il venditore è tenuto a fornire prima di concludere qualsiasi contratto con il consumatore ed è altresì opportuno unificare il termine di recesso del contratto a 14 giorni in caso di contratti a distanza o conclusi al di fuori dei locali commerciali, per cui è previsto un modulo unico per il recesso contrattuale. Purtroppo, su questa relazione, la sinistra all'ultimo momento ha deciso di non aderire al compromesso raggiunto con il relatore e quindi è stato necessario indire una votazione. Ad ogni modo, non è grave, anzi forse dimostra proprio che il Parlamento opera come organismo politico in cui si consuma un conflitto ideologico aperto e autentico tra destra e sinistra europee. Sarebbe positivo se il Parlamento si presentasse più spesso in queste vesti.
Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Nell'ottobre 2008 la Commissione aveva presentato una proposta di direttiva tesa a riunire in un unico testo l'acquis in materia di protezione dei consumatori, che consta di quattro direttive sulle condizioni contrattuali abusive, su taluni aspetti della vendita e sulle garanzie sui beni di consumo, sulla protezione dei consumatori nelle vendite a distanza e per i contratti conclusi al di fuori dei locali commerciali. Va osservato che queste direttive, che sono state sottoposte a revisione, prevedono disposizioni minime di armonizzazione, pertanto molti Stati membri hanno mantenuto o hanno varato norme più rigorose in materia di protezione dei consumatori. Di conseguenza di è creato un quadro normativo frammentato nell'UE che ha avuto conseguenze sul mercato interno, soprattutto per le imprese e i consumatori nell'ambito delle transazioni transnazionali.
Il testo legislativo, che è stato votato oggi, rafforza la protezione dei consumatori, tenendo conto delle caratteristiche del settore, in cui potrebbe non essere possibile conseguire un'armonizzazione completa. Esprimo apprezzamento per la proposta di creare un sistema di valutazione reciproca, in cui gli Stati membri devono spiegare il motivo che soggiace alle disposizioni divergenti dell'ordinamento nazionale e giustificare l'ottemperanza al principio di proporzionalità e di efficacia.
Lara Comi (PPE), per iscritto. − Ho votato favorevolmente questa relazione. L'obiettivo è molto ambizioso: dar vita ad una complessa riforma della protezione giuridica del consumatore che investe per intero la materia contrattuale e che mette in gioco le 27 legislazioni nazionali che prevedono differenti livelli di protezione. Circa un anno fa, il Prof. Monti diceva nel suo Rapporto al Presidente Barroso,: "... Il Legislatore dovrebbe raggiungere quanto prima un accordo sul progetto di direttiva riguardante i diritti del consumatore, in modo da garantire ai consumatori un alto livello di protezione in un mercato al dettaglio integrato". Concordo pienamente con il Prof. Monti. L'assenza di regole comuni nei vari paesi membri ha generato quella frammentazione del quadro normativo che è deleteria sia per i consumatori, sia per le imprese e impedisce, di fatto, la realizzazione del mercato comune. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo a livello mondiale, l'Europa certamente non può permettersi che le proprie imprese restino indietro e i propri consumatori non sia adeguatamente tutelati. È quindi urgente individuare al più presto il giusto denominatore comune, per poter armonizzare le regole a livello europeo. Dobbiamo fare tutti uno sforzo affinché si possa raggiungere al più presto un accordo con il Consiglio, magari in prima lettura.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) I diritti dei consumatori rappresentano uno dei pilastri su cui poggia il mercato interno. La protezione e la sicurezza in questo ambito sono fondamentali per intensificare la certezza in merito alla sistematicità degli acquisti di merci nel commercio transnazionale e quindi per rafforzare la competitività delle imprese.
In questo senso è fondamentale conseguire un equilibrio tra i diritti dei consumatori e il costo che essi comportano per le imprese. Inoltre è importante tener conto delle diverse caratteristiche nazionali e della protezione vigente nel dovuto rispetto del principio di sussidiarietà.
Pertanto ritengo che questa sia un'area in cui, da un lato, potrebbe essere opportuna un'armonizzazione piena, ma, dall'altro, sarebbe più appropriata un'armonizzazione minima a seconda del tipo di contratto.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La proposta di direttiva sui diritti dei consumatori riunisce quattro direttive UE in un unico strumento legislativo. Da un lato, è volta a garantire che i consumatori dei 27 Stati membri possano contare su un livello elevato di protezione e, dall'altro, è tesa ad assicurare che le imprese, indipendentemente dalle dimensioni, possano fornire le loro merci e i loro servizi ai consumatori dei 27 Stati membri dell'Unione senza imbattersi in inutili ostacoli di natura giuridica.
Per quanto concerne i consumatori, la proposta garantisce che, a prescindere dal luogo nell'UE in cui viene effettuato l'acquisto, essi abbiano accesso a informazioni chiare sui prezzi e sugli addebiti aggiuntivi prima di sottoscrivere un contratto. Il testo, inoltre, rafforza la protezione contro i ritardi nella consegna o la mancata consegna, conferendo dei diritti ai consumatori in relazione al periodo di recesso, al reso, ai rimborsi, alle riparazioni, alle garanzie e alle condizioni contrattuali abusive. Per tutti i contratti conclusi con i consumatori, il venditore deve fornire informazioni chiare in modo da consentire una scelta informata.
Sono lieto per la deroga sull'obbligo di informazione per i contratti che implicano "la fornitura di un bene o la prestazione di un servizio che implicano transazioni quotidiane o in cui il commerciante deve fornire il bene o prestare il servizio immediatamente alla conclusione del contratto", in quanto scongiura irragionevoli lungaggini amministrative.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Si tratta dell'ennesima proposta della Commissione in cui la promozione degli scambi internazionali sembra essere la motivazione principale per esercitare un'iniziativa politica. In questo caso, in ragione del fatto che si tratta di una politica non originale per "proteggere gli interessi dei consumatori", argomenta ancora che il libero scambio è l'inizio e la fine degli interessi dei consumatori, facendo nuovamente una professione di fede sulle virtù del libero mercato. In verità il teste verte più sui diritti e sugli interessi delle imprese più di quelli dei consumatori.
La Commissione invoca un'armonizzazione totale delle norme previste per i consumatori. Se questa armonizzazione non è improntata al progresso e se non si tiene conto delle normative vigenti in ciascun paese, in pratica potrebbe provocare la perdita dei diritti dei consumatori in alcuni paesi in cui la legislazione è più avanzata in questo campo.
Visto che siamo in prima lettura e visto che nel corso del dibattito in commissione è stato possibile migliorare la proposta iniziale della Commissione, speriamo si possa progredire oltre nella difesa dei diritti dei consumatori.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta di direttiva in materia di diritti dei consumatori che ha presentato la Commissione è in prima lettura. Il testo verte sulla promozione degli scambi transnazionali in base al principio secondo cui la libera concorrenza è il fattore che meglio soddisfa gli interessi dei consumatori. In realtà, però, viene assegnata maggiore attenzione ai diritti delle aziende più che ai diritti dei consumatori.
Inoltre la Commissione invoca un'armonizzazione totale delle norme previste per i consumatori senza tener conto della legislazione vigente nei vari paesi. In questo modo si rischia di provocare la perdita dei diritti dei consumatori in alcuni paesi in cui la legislazione è più avanzata in questo campo. Vi sono state intense discussioni in seno alla commissione per il mercato interno ed è stato raggiunto un ampio consenso che ha permesso di modificare considerevolmente la proposta iniziale presentata dalla Commissione. Ad ogni modo sembrano esserci le condizioni per andare oltre nella protezione dei diritti dei consumatori, influenzando i negoziati con il Consiglio in maniera positiva.
Pertanto condividiamo la proposta del relatore di rinviare il testo alla commissione per il mercato interno.
Mathieu Grosch (PPE), per iscritto. − (DE) Esprimo grande apprezzamento per la "nuova" direttiva in materia di protezione dei consumatori, in quanto favorisce gli scambi transnazionali mediante norme uniformi e al contempo rafforza i diritti dei consumatori, soprattutto in relazione agli acquisti di merci in altri Stati membri. L'attuale incertezza che permane in merito ai diritti dei consumatori scoraggia le aziende dall'offrire le proprie marci sul mercato transnazionale e scoraggia altresì i consumatori dall'acquistarle, in quanto manca chiarezza sull'ipotesi del recesso. Il mercato unico europeo presuppone assolutamente la rimozione di tali barriere.
Le definizioni uniformi proposte nella relazione, che insieme ad altri elementi armonizzano il diritto di recesso e le nome sulle clausole abusive nei contratti, creeranno certezza giuridica, quindi incrementeranno l'attrattiva degli scambi transnazionali per le aziende e, in definitiva, si produrranno benefici sui consumatori.
Il capitolo V non è stato adottato e quindi la protezione dei consultatori sarà applicata in tutta Europa al massimo grado.
È stato quindi necessario rinviare il testo in commissione per negoziare nuovamente con la Commissione.
Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Dinanzi a un testo che era più che opinabile all'inizio, sono molto lieta che la sinistra europea abbia compiuto dei progressi sostanziali. In effetti sarebbe stato assurdo imporre agli Stati membri una normativa contraria ai diritti dei consumatori, costringendoli a revocare parte delle normative nazionali che erano considerate eccessivamente protettive rispetto alla direttiva. Ad ogni modo ho votato per il rinvio del voto finale in modo da rafforzare la protezione dei consumatori contro certe pratiche abusive per cui il livello prescelto di protezione permane insufficiente. In ogni caso non voterò a favore di un testo che viola i diritti più elementari dei consumatori.
Carl Haglund (ALDE), per iscritto. − (SV) Gli emendamenti presentati dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori purtroppo sono di scarsa qualità da una prospettiva squisitamente legislativa e i capitoli II, IV e VI sono superflui. L'emendamento n. 141 è irragionevole per le piccole e medie imprese. Nelle proposte di compromesso (blocco II) le restrizioni sulla vendita a distanza e sulla vendita diretta sono irragionevoli e inaccettabili.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) La proposta originale della Commissione sulla direttiva in materia di diritti dei consumatori è un tentativo sgradito e non necessario per attuare la massima armonizzazione senza alcun motivo apparente se non per soddisfare coloro che ritengo che la diversità giuridica sia contraria ai principi UE. La proposta avrebbe provocato una riduzione dei diritti dei consumatori in diversi paesi europei e non c'era alcuna evidenza del fatto che avrebbe favorito il mercato. Il pacchetto di compromesso convenuto in seno alla commissione per il mercato interno e i diritti dei consumatori è lungi dall'essere perfetta, ma segna un considerevole miglioramento e costituisce una base di partenza per i negoziati con le altre istituzioni.
Morten Løkkegaard (ALDE), per iscritto. − (DA) Sono lieto che, dopo oltre due anni di negoziati in Parlamento, siamo riusciti a concordare una posizione che rafforza i diritti dei consumatori nell'UE e al contempo favorisce l'attività delle imprese nel mercato interno.
A fronte della decisione di votare in blocchi sugli emendamenti, si è creato scontento, poiché non è stato possibile votare contro certi emendamenti. Consentitemi di illustrare alcuni casi.
Per quanto concerne i capitoli IV e V, avrei voluto fosse raggiunto un compromesso sullo stralcio di entrambi dalla proposta. So che il Consiglio, in particolare, ma anche l'Organizzazione dei consumatori europei (BEUC) e il Consiglio danese per i consumatori preferiscono il compromesso attuale su questi due capitoli. In proposito dobbiamo compiacerci del fatto che il gruppo ALDE abbia deciso di ignorare le raccomandazioni delle organizzazioni dei consumatori.
In quanto al tanto criticato articolo 22, lettera a, avrei voluto fosse soppresso. Non favorisce le PMI. Però sono più sicuro dei colleghi liberali tedeschi che probabilmente riusciremo ad emendare questa disposizione nei negoziati con il Consiglio. Si potrebbe, ad esempio, allineare questo articolo all'articolo 20 della direttiva sui servizi e in questo modo si ridurrebbe altresì il rischio di avere normative contraddittorie.
Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) Stando alla strategia Europa 2020, una produzione di alta qualità e sostenibile dal punto di vista ambientale rappresenta uno dei vantaggi competitivi. Un livello elevato di protezione garantisce prodotti di qualità elevata e intensifica la fiducia dei consumatori, innalzando quindi l'efficacia del mercato interno. Esprimo apprezzamento per le proposte presentate dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori sulla nuova direttiva in materia di diritti dei consumatori, in quanto sono volte ad assicurare trasparenza per le imprese in modo da sbloccare le potenzialità di scambi transnazionali nell'UE. Le nuove norme sui diritti dei consumatori riguardano quasi ogni tipo di vendita, nei negozi, via telefono e online. Esse rafforzano, in particolare, le disposizioni sulle vendite internazionali in virtù delle proposte formulate nel testo dall'onorevole Schwab. Contrariamente alle quattro direttive vigenti in materia di protezione dei consumatori, la nuova normativa comporta un valore aggiunto, in quanto indica le informazioni che l'acquirente deve ricevere dal venditore, le condizioni di consegna e le norme da applicare quando il rischio grava sull'acquirente nonché il diritto del consumatore di cancellare o di respingere l'acquisto o il diritto alla riparazione e alla sostituzione.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato per il rinvio del testo in commissione, poiché la risposta dell'Esecutivo sugli emendamenti del Parlamento è stata assolutamente inadeguata.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione intende migliorare il funzionamento del mercato interno riducendo gli intralci agli scambi transfrontalieri, ma pone dei problemi sia ai consumatori che alle imprese. Risulta opportuno sostenere ogni sforzo volto a rendere il mercato interno più efficace e a incoraggiare il commercio transfrontaliero, ma l'articolo 38 della Carta dei diritti fondamentali esige che le politiche europee garantiscano un elevato livello di protezione dei consumatori.
Risulta dunque necessario puntare ad aumentare il livello di armonizzazione minimo attuale applicando le migliori prassi nazionali disponibili. Sarà opportuno mettere a punto un sistema europeo di responsabilità in caso di non conformità per migliorare la protezione del consumatore e la loro fiducia nei mercati. Conformemente alla strategia "UE 2020" un loro elevato livello di protezione garantisce prodotti di qualità e favorisce al contempo le prestazioni del mercato interno. Quanto ai diritti dei consumatori, la regolamentazione minima attuale conferisce agli Stati membri la possibilità di adeguare la regolamentazione europea ai principi nazionali: riteniamo opportuno procedere ulteriormente in tale direzione. Purtroppo constatiamo, però, che la proposta di direttiva non tiene conto dei nuovi prodotti dovuti alle trasformazioni in corso in termini di sviluppo e di innovazione, così come nel caso dei prodotti digitali.
Barbara Matera (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho espresso il mio voto favorevole alla relazione sui diritti dei consumatori dell'onorevole Andreas Schwab poiché ritengo necessario semplificare e completare il quadro normativo esistente in materia di protezione dei consumatori.
Risulta essenziale che i consumatori dei 27 Stati membri possano contare su un livello elevato di protezione e che le imprese, indipendentemente dalle loro dimensioni, possano fornire le loro merci e i loro servizi ai consumatori dei 27 Stati membri senza dover affrontare inutili ostacoli di natura giuridica. L'intervento del Parlamento è necessario sia per rafforzare la fiducia dei consumatori sia per spingere e supportare le imprese a intraprendere scambi transfrontalieri.
La diversificazione delle norme sui diritti dei consumatori a livello europeo costituisce un serio deterrente per le imprese anche nella loro attività di acquisto e vendita di beni e servizi oltre confine. In particolare il commercio elettronico è un settore in cui i consumatori non possono beneficiare del mercato interno e dei propri diritti in qualità di consumatori, ciò è dovuto al fatto che le imprese attive in un determinato settore sono riluttanti a osservare norme differenti nel momento in cui entrano in un nuovo mercato e di dunque rischiare di essere citate in giudizio in un altro Stato membro.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione sui diritti dei consumatori. La proposta sostituisce quattro direttive vigenti con un unico testo al fine di semplificare e di migliorare la disciplina sulla protezione dei consumatori. Il valore aggiunto conferito dall'Unione europea deve tradursi in netti benefici per i consumatori, favorendo le transazioni transnazionali online in particolare. La proposta di direttiva, infatti, mira ad affrontare i problemi che sono emersi nell'ambito delle norme sulla protezione dei consumatori in cui sono state evidenziate differenze tra un paese e l'altro. Nella fattispecie il testo propone un modello per il modulo di recesso per i contratti a distanza e per i contratti al di fuori dei locali commerciali, mentre il periodo per esercitare il diritto di recesso viene armonizzato a 14 giorni. Analogamente le norme contenute nel testo consentiranno il rafforzamento dei diritti dei consumatori in materia di informazione e consegna.
Gesine Meissner (ALDE), per iscritto. − (DE) Nel voto di oggi sulla direttiva in materia di diritti dei consumatori, alcuni deputati al Parlamento europeo del partito tedesco FDP si sono astenuti. Il compromesso adottato contiene senz'altro molti miglioramenti rispetto alla proposta iniziale della Commissione. Ad esempio, siamo riusciti a garantire che le piccole e medie imprese non risentano della maggior parte delle norme o che non siano schiacciate dalla burocrazia. Tuttavia, il testo approvato oggi contiene anche delle norme che appesantirebbero enormemente le aziende senza incrementare la protezione dei consumatori. Ai sensi dell'articolo 5, ad esempio, le aziende dovranno fornire moltissime informazioni precontrattuali anche quando le merci vengono vendute in negozio. L'articolo 22a obbliga le imprese a consegnare le merci in qualsiasi Stato membro in caso di contratti a distanza. Tale obbligo contrasta con la libertà contrattuale ed espone soprattutto le piccole e medie imprese a considerevoli rischi finanziari. Inoltre il partito FDP non è riuscito a far passare la sua richiesta principale in cui si invocava la completa soppressione dei capitoli IV e V della direttiva. Il partito FDP chiede che queste disposizioni siano emendate durante il dialogo a tre con il Consiglio e la Commissione.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Questa proposta è volta a sostituire le quattro direttive vigenti sui contratti conclusi al di fuori dei locali commerciali, sulle disposizioni abusive, sui contratti a distanza e sulla vendita e la garanzia sui beni di consumo con un'unica normativa. L'obiettivo della proposta di direttiva consiste nell'incrementare la fiducia e la protezione dei consumatori negli acquisti effettuati presso negozi o su Internet, riducendo la riluttanza delle imprese a vendere in altri paesi UE.
La direttiva quadro sui diritti dei consumatori è volta a garantire che, a prescindere dal luogo dell'UE in cui viene effettuato l'acquisto, i consumatori abbiano accesso a informazioni chiare sui prezzi e sugli addebiti supplementari prima di sottoscrivere un contratto. In linea generale tutti i contratti sono oggetto della normativa, sia che l'acquisto venga effettuato in un negozio oppure a distanza o fuori dai locali commerciali. La direttiva è destinata a rafforzare il mercato interno.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. − (EN) L'obiettivo è quello di incrementare la fiducia dei consumatori e garantire trasparenza alle imprese in modo da liberare il potenziale di crescita per il commercio transnazionale all'interno dell'UE. Le nuove norme si applicheranno a quasi tutte le vendite effettuate presso i negozi, al telefono o online, ma in particolare saranno rafforzate le norme sulle transazioni transnazionali. Gli acquirenti sapranno quali informazioni che hanno diritto di ricevere dal venditore. Inoltre le condizioni di consegna devono essere indicate chiaramente. Ci saranno norme chiare sul momento preciso in cui il rischio passa al consumatore nonché sui diritti dei consumatori di cancellare un acquisto, cambiare idea o ottenere la riparazione o la sostituzione del prodotto.
Aggiungo che anche i biglietti del trasporto pubblico e del trasporto aereo dovrebbero essere sottoposti alle norme in materia di diritti dei consumatori. Ad esempio, potrei citare il caso di airBaltic in cui i diritti dei passeggeri vengono ignorati e la compagnia si rifiuta di accettare ogni responsabilità per lo scarso servizio.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Vi sono in realtà alcuni punti che depongono a favore della direttiva sulla protezione dei consumatori, come il miglioramento degli obblighi di informazione, l'estensione del periodo di recesso e anche il rafforzamento degli obblighi a carico del venditore di assicurare protezione nel caso di negozi online. La protezione dei consumatori deve essere intensificata ancor più per creare le fondamenta della fiducia tra venditore e consumatore. Vi sono anche dei motivi, però, che mi hanno indotto ad astenermi. Infatti, a mio parere sono previste sanzioni inadeguate, non è previsto alcun diritto di recesso per le aste su Internet e, soprattutto, la definizione di vendita a porta a porta è molto vaga.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) La relazione mira a riunire quattro direttive diverse sulla protezione dei consumatori e quindi è vettore dell'acquis comunitario che si è formato dal 2004. In alcuni settori vi sono semplificazioni e aggiunte. È importante che possano essere mantenute le norme più rigorose vigenti negli Stati membri. D'altro canto, l'unificazione delle direttive comporta un'armonizzazione più ampia. Pertanto mi sono astenuto.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Cari Colleghi, ho votato a favore della relazione del collega Schwab in quanto ritengo che la relazione rappresenti un giusto equilibrio tra la tutela per i consumatori, da un lato, che devono essere salvaguardati da frodi e comportamenti poco ortodossi da parte delle imprese e dai soggetti interposti, e, dall'altro, evitare che si ponga in essere una disciplina troppo stringente per le imprese che imponga loro obblighi, che, a volte, data la dimensione della loro attività e il giro d'affari, non sono in grado di sostenere. Si prenda il caso di un artigiano che, in teoria, può svolgere attività fuori dai locali commerciali, questi non può essere sottoposto agli stessi obblighi di una grande azienda multinazionale che gestisce e conclude migliaia di contratti quotidianamente. Un'armonizzazione mirata e bilanciata, dunque, che tenga conto delle peculiarità del tessuto produttivo europeo sempre salvaguardando la difesa dei consumatori, è la strada da percorrere.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore del testo, poiché la codificazione dei diritti dei consumatori in un unico documento rappresenta un passo positivo. Va sottolineata la riduzione delle barriere agli scambi transnazionali ed è positivo il tentativo di innalzare l'efficacia del mercato interno e promuovere gli scambi transnazionali mediante la riunificazione delle quattro direttive che ora sono consolidate in un unico testo. La proposta di direttiva contiene aspetti che possono e che devono essere migliorati, ma segna comunque uno sviluppo molto positivo in questo ambito.
Aldo Patriciello (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta della Commissione riguardante i diritti dei consumatori, presentata l'8 ottobre 2008, ha lo scopo di unire le quattro direttive precedenti in un unico strumento legislativo sulla base del principio di "armonizzazione completa". La frammentazione delle norme, infatti, è considerata un deterrente sia per consumatori sia per le imprese che acquistano o vendono oltre frontiera.
Alla luce dello stato in cui versa l'acquis relativo ai consumatori, però, l'approccio in favore dell'armonizzazione completa previsto da tale proposta non è al momento praticabile. Pertanto, è necessario rettificare il suo ambito di applicazione procedendo ad una modifica strutturale. In linea con la risoluzione del Parlamento e con quanto affermato nel documento di lavoro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del 2009, è dunque preferibile un nuovo approccio basato su un'armonizzazione completa mirata, cioè su un'armonizzazione limitata ad aspetti specifici di determinati contratti pur mantenendo un livello elevato di protezione dei consumatori. In base a quanto detto, esprimo il mio voto favorevole onde garantire una sempre maggiore tutela dei diritti dei consumatori.
Hella Ranner (PPE), per iscritto. − (DE) Sono lieto per la decisione di oggi in tema di protezione dei consumatori. Abbiamo assunto una decisione importante per i cittadini, per le imprese e per il mercato unico. È incoraggiante il fatto che sia stato individuato un approccio sensato sulla parziale armonizzazione della moltitudine degli ordinamenti nazionali europei. Tuttavia, dalla prospettiva austriaca, vi sono alcuni punti problematici che ora devono essere urgentemente discussi e chiariti durante i negoziati del dialogo a tre fra Parlamento, Consiglio e Commissione. (1) Deve essere incluso l'elemento del procacciamento nel testo. Ad esempio, se si chiede a un'estetista di venire a casa per erogare i suoi servizi (ovverosia la persona si procaccia il collegamento da sé), il diritto di recesso non dovrebbe più applicarsi. (2) Dobbiamo garantire che non si venga a creare alcun fardello aggiuntivo per le PMI, posto che sia garantita un'adeguata protezione dei consumatori. (3) I capitoli IV e V (responsabilità e condizioni abusive) devono essere soppressi, poiché, anche dopo lunghi negoziati, non è stato possibile conseguire la piena armonizzazione auspicata. Sopprimendo questi capitoli, si eviterebbe lo stallo e si aprirebbe la strada a nuove possibilità nel dialogo a tre. (4) Per quanto riguarda la norma sullo scamming in Internet, devono essere apportati degli aggiustamenti per assicurare un equilibrio tra la protezione dei consumatori e gli obblighi a carico delle imprese.
Evelyn Regner (S&D), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore del pacchetto di compromesso sui diritti dei consumatori raggiunto tra i gruppi, poiché è stato possibile introdurre alcuni miglioramenti alla direttiva rispetto alla proposta della Commissione. È importante che la base della direttiva sia anche in questo caso l'armonizzazione minima e che i servizi come quelli in ambito sanitario o nella sfera sociale siano stralciati dal testo. C'è stato anche un miglioramento nel settore della vendita a distanza. Infatti il periodo di recesso per i consumatori era inadeguato, ma grazie agli emendamenti del Parlamento europeo sarà portato a due settimane. Gli acquisti alle fiere ora sono classificati come vendita diretta. In Austria l'acquisto presso le fiere finora è stato considerato, dal punto di vista giuridico, allo stesso modo dell'acquisto presso un negozio. Tuttavia, devono essere migliorati ancora dei punti importanti. La priorità più impellente in questo senso riguarda il capitolo V della direttiva, su cui il gruppo S&D al Parlamento europeo dissente nella maniera più assoluta. Non dobbiamo impedire l'innalzamento del livello di protezione dei consumatori. Molti consumatori negli Stati membri che hanno una lunga tradizione di protezione in questo ambito vedranno peggiorata la propria posizione. Pertanto ho votato per il rinvio in commissione affinché questi punti essenziali possano essere risolti e migliorati.
Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Un consumatore ben protetto è un cittadino che si sente a su agio ed è segno di maturità nelle democrazie moderne. È questo l'elemento che rende importante la direttiva che è stata adottata oggi.
Non passa giorno in cui il consumatore europeo, quando sceglie di effettuare un acquisto online o quando accetta una modifica a una sottoscrizione telefonica, non pensi alla conformità del contratto che sta sottoscrivendo. È proprio a fronte di relazioni impari tra professionisti e consumatori che il Parlamento europeo ha optato per la fissazione a 14 giorni del diritto di recesso. È un chiaro segnale affinché vigano gli stessi diritti nell'ambito dell'Unione.
È comunque vero che l'adozione della relazione Schwab non soddisfa pienamente né le organizzazioni dei consumatori che, in linea di principio, si oppongono alla piena armonizzazione, né le piccole e medie imprese e le camere di commercio, le quali vogliono che la normativa si limiti a stimolare il commercio elettronico. Il Parlamento europeo ha optato per il compromesso e non ha ceduto alle voci delle sirene che fomentavano l'allarmismo. Questa scelta è corroborata da una recente ricerca europea, in cui emerge che il 79 per cento dei commercianti intervistati ritiene che la normativa varata avrà uno scarso impatto sulle loro vendite estere.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Noi verdi/EFA vogliamo garantire un'armonizzazione minima a tutti i consumatori. Pertanto gli Stati membri devono avere la possibilità di introdurre o di mantenere livelli elevati di protezione rispetto alla "media" UE. Inoltre vogliamo garantire un livello elevato di protezione a tutti i consumatori. Una proposta legislativa valida, infatti, ha un valore emblematico, in quanto dimostra ai cittadini che l'UE ha a cuore i loro interessi.
Dopo difficili negoziati e incomprensioni, sono stati realizzati dei miglioramenti positivi al testo, nella fattispecie con l'inclusione del contenuto digitale, l'esclusione dei servizi sanitari e sociali, l'inclusione delle persone fisiche e giuridiche insieme a disposizioni valide sui diritti di recesso e sul passaggio del rischio.
In commissione abbiamo però votato contro il testo, in quanto rimanevano considerevoli difetti. Non potevamo accettare una normativa che comportasse la riduzione della protezione per i cittadini UE. Il testo non è stato pienamente sottoposto all'armonizzazione minima e la formulazione dei singoli articoli non era né chiara né sufficientemente valida da scongiurare un abbassamento nella protezione dei consumatori in alcuni paesi membri. Dopo il voto di oggi in Parlamento, il testo è stato rinviato in commissione.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il compito dell'Europa è quello di tutelare gli interessi dei cittadini e dei consumatori europei e oggi questo Parlamento riconosce finalmente la giusta tutela a questi diritti. Fino ad oggi troppo spesso il consumatore rischiava di essere vittima d'inganni e truffe del mercato, soprattutto per la scarsa conoscenza dei propri diritti. Con l'adozione di questa risoluzione l'Europa esige per tutti i consumatori informazioni chiare e precise, che gli consentano scelte consapevoli e mirate.
Maggiore tutela sarà riservata soprattutto nel caso delle vendite online e tutti i cittadini che avranno acquistato un prodotto che si rivela differente da quello desiderato potranno chiederne la sostituzione, la riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto. Tutte le clausole contrattuali considerate abusive saranno elencate in una vera e propria "lista nera" e non potranno essere utilizzate in nessun tipo di contratto. L'Europa storicamente pone le proprie basi sul mercato unico europeo. Stabilire binari comuni risulta essere, oggi più che mai, priorità delle nostre istituzioni: solo così si potrà garantire un commercio sempre più libero, veramente dalla parte di tutti i cittadini europei.
Catherine Stihler (S&D), per iscritto. − (EN) Esprimo apprezzamento per l'attuazione dell'articolo 57 e il rinvio in commissione, poiché, così facendo si garantirà una maggiore protezione ai consumatori.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) La Commissione sta cercando di semplificare e di completare il quadro normativo sui diritti dei consumatori e quindi ha proposto di fondere le quattro direttive vigenti in un unico strumento legislativo. Da un lato, la proposta punta a conferire ai consumatori dei 27 Stati membri un livello elevato di fiducia nella tutela dei loro diritti, mentre, dall'altro, prevede che gli organismi che operano nel settore degli scambi riducano gli ostacoli giuridici e amministrativi alle vendite transnazionali.
L'adozione della relazione segna un altro passo in avanti verso la realizzazione piena del mercato interno, poiché l'attuale frammentazione delle norme è un deterrente sia per consumatori sia per le imprese dall'acquistare o vendere oltre frontiera. La proposta consente la piena armonizzazione per i contratti sottoscritti al di fuori dei locali commerciali e a distanza, segnatamente per le transazioni online.
Al contempo il relatore ha incluso clausole sulla flessibilità che consentono agli Stati membri di mantenere un livello elevato di protezione dei consumatori. L'applicazione di una serie di diritti e di doveri per i consumatori e per le imprese nell'ambito di un quadro giuridico unico favorirà l'istituzione di una rete semplificata tesa a stimolare l’aumento delle transazioni nel mercato interno.
Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. − (LT) Le nuove regole tese a riformare la normativa UE sui diritti dei consumatori devono applicarsi a tutti i tipi di acquisto, a quelli effettuati per telefono, online, in negozio o da casa. Gli emendamenti devono stimolare la fiducia dei consumatori nel momento in cui essi effettuano gli acquisti in altri paesi e devono garantire le stesse condizioni alle aziende, sfruttando quindi pienamente il potenziale del mercato unico. D'altro canto, le nuove norme devono essere bilanciate in modo tale da non diventare un peso intollerabile per le piccole e medie imprese. La protezione dei consumatori è molto importante. Solo prendendo seriamente i livelli di protezione di consumatori sarà possibile conseguire un'armonizzazione piena. È altresì importante che i cittadini conoscano i loro diritti. La questione è problematica in tutta Europa, ma soprattutto nel mio paese. Stando ai dati di un sondaggio dell'Eurobarometro, condotto dalla Commissione europea, la grande maggioranza dei lituani vorrebbe conoscere meglio i propri diritti di consumatori. Sempre secondo il sondaggio, due terzi dei lituani (66 per cento) ritiene che l'ordinamento nazionale non preveda una protezione adeguata, in quanto le sanzioni previste alle aziende che ingannano o frodano i consumatori non sono appropriate. Il messaggio è chiaro. Non possiamo ignorarlo. Le statistiche inoltre mostrano che l’opinione pubblica ha poca fiducia negli uffici informativi del governo e dell'UE – meno del 7 per cento dei lituani ha fiducia nelle istituzioni e non pensa che esse possano dare informazioni corrette e una consulenza sui diritti dei consumatori. Non possiamo permettere che una simile situazione continui. L'Unione europea deve intervenire subito.
Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) Appoggio la relazione perché le comunicazioni, le infrastrutture e i servizi elettronici sono essenziali nell’odierna società e l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione ha svolto un lavoro importante, ancora in corso, specialmente in tema di sicurezza cibernetica. È dunque sensato prorogarne il mandato e ampliarne le responsabilità.
Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) L’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione svolge un ruolo specifico a sostegno degli Stati membri nel loro impegno di cooperazione in tale ambito a livello europeo. Le tecnologie di informazione e comunicazione sono diventate elementi complessivamente importanti nella nostra economia e nella nostra società. Sono vulnerabili a minacce che non rispettano più i confini nazionali in ragione della loro interconnessione e interdipendenza con altre infrastrutture e dell’incapacità di garantirne la sicurezza e resilienza sulla base di approcci puramente nazionali. La relazione si concentra sulla protezione dell’Europa dagli attacchi cibernetici e dalla distruzione dei sistemi informatici innalzando il livello di preparazione, sicurezza e resilienza. Ho votato a favore della relazione poiché tende a sviluppare una cultura di sicurezza dei dati e delle reti informatiche che andrà a vantaggio dei cittadini, delle aziende e delle organizzazioni del settore pubblico dell’Unione europea. Penso che il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione debba consentire all’Unione europea, agli Stati membri e alle parti interessate di sviluppare il grado di preparazione e la capacità per prevenire e identificare problemi di sicurezza dei dati e delle reti rispondendovi in maniera più efficace.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Sebbene il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA) scada il 13 marzo 2012, l’Unione europea deve ancora intraprendere misure in tale ambito. È stato dunque necessario adottare una proroga del mandato dell’Agenzia che garantirebbe coerenza e continuità in materia di sicurezza delle reti e dell’informazione. Ciò spiega perché ho votato a favore del testo.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della relazione che proroga il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA) fino all’adozione di un nuovo regolamento sulle disposizioni dell’agenzia e i suoi principi di lavoro. L’ENISA è stata costituita nel 2004 per un periodo iniziale di cinque anni con l’obiettivo principale di garantire un livello elevato ed efficace di sicurezza delle reti e dell’informazione nell’Unione, contribuendo in tal modo al regolare funzionamento del mercato interno. I recenti attacchi cibernetici sferrati negli Stati membri ci stanno inducendo a ripensare e riformulare il mandato dell’agenzia per raggiungere una capacità di risposta più flessibile e migliorare la sua efficienza operativa. Offrire a tutti i cittadini dell’Unione la possibilità di avvalersi della tecnologia digitale e garantire la fiducia in Internet e nella sua sicurezza è uno dei principali obiettivi dell’agenda digitale per l’Europa. Una volta ammodernata l’ENISA, si raccoglieranno le più recenti informazioni dai paesi europei, che verranno incoraggiati a condividere le migliori prassi, e l’Unione europea e gli Stati membri saranno più pronti a prevenire e individuare i problemi legati alla sicurezza delle reti e dell’informazione rispondendovi più efficacemente.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Ho appoggiato la relazione Chichester sulla creazione dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione per quanto concerne la sua durata in quanto ritengo che la tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC) sia diventata l’asse portante dell’economia e della società europea nel loro complesso. La TIC è vulnerabile a minacce provenienti dall’esterno delle frontiere nazionali, che mutano in funzione dell’evoluzione delle tecnologie e del mercato. Poiché la TIC è globale, interconnessa e dipendente da altre infrastrutture, la sua sicurezza e la sua resilienza non possono essere garantite sulla base di approcci esclusivamente nazionali e non coordinati. Nel contempo, le sfide legate ai sistemi delle reti e dell’informazione stanno rapidamente evolvendo. Tali sistemi devono essere efficacemente protetti da ogni sorta di intrusione e indisponibilità, compresi gli attacchi per mano di persone.
Vito Bonsignore (PPE), per iscritto. − Ho votato a favore di questa relazione dal momento che condivido la necessità di prolungare il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione. Tale organismo, istituito dall’Unione Europea nel 2004 con un mandato di cinque anni, ha ora bisogno di un ulteriore proroga per riuscire ad apportare tutti quegli accorgimenti atti a renderla contemporanea all'effettive necessità e ai rischi di protezione. L’uso sempre più intenso degli strumenti informatici, infatti, agevola da un lato il lavoro di molti, ma costituisce spesso anche un pericolo, soprattutto per i più piccoli. Sono dunque necessarie regole precise per tutelare gli utenti. Pur tuttavia, modificare il regolamento richiede maggior tempo, ecco perché è necessario prorogare il mandato dell’Agenzia.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) Ho deciso di votare a favore della relazione in quanto ritengo necessario prorogare il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione fino al 2013. Tale agenzia è stata istituita per un periodo di cinque anni nel marzo 2004, poi prorogato fino al marzo 2012, con il principale obiettivo di garantire una sicurezza efficace delle reti informatiche dell’Unione. Poiché viviamo in un mondo sempre più dipendente da Internet, dobbiamo diventare più consapevoli del problema della sicurezza di tale rete perché la criminalità cibernetica non è soltanto virtuale, bensì ha un reale impatto sulla nostra vita. Il tema figura anche all’ordine del giorno della NATO, per cui è stato creato un gruppo di lavoro UE-USA che si occupa di criminalità e sicurezza della tecnologia dell’informazione, passo estremamente importante nella protezione dell’infrastruttura informatica. Credo realmente che abbiamo ancora bisogno dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. − (EN) Sono stato lieto di votare a favore della proroga del mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA) fino al settembre 2013, agenzia istituita originariamente nel 2002 per un periodo iniziale di cinque anni. Il mandato dell’ENISA è importante perché l’Agenzia è stata creata dall’Unione per assolvere compiti tecnici e scientifici molto specifici nel campo della sicurezza dell’informazione. È importante che tale agenzia resti in essere per garantire il regolare funzionamento del mercato interno, un mercato che incide concretamente sulla vita quotidiana di cittadini e imprese che usano banda larga, servizi bancari online, e-commerce e telefoni cellulari.
Poiché gli attacchi ai sistemi informatici stanno costantemente aumentando, è giunto il momento di disporre di misure di sicurezza efficaci per proteggere l’integrità di tali sistemi in Europa. Serve un approccio comunitario dall’alto verso il basso per tutelare il settore della società dell’informazione. Gli Stati membri non possono assolvere adeguatamente tale compito da soli. Si stima che i fondi necessari per prorogare l’attuale mandato dell’ENISA ammontino a 12 698 milioni di euro di impegni.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La sicurezza delle reti e dell’informazione è motivo di crescente preoccupazione non soltanto per i decisori politici, bensì per tutti coloro che se ne avvalgono sempre più frequentemente per interagire con gli altri e con gli enti statali.
La stessa cautela e attenzione che una volta ha guidato l’impegno pubblico per perseguire la violazione della corrispondenza ora sarebbe necessario per garantire la sicurezza delle nuove forme di comunicazione. Tali forme sono più sofisticate e, pertanto, vanno monitorate in maniera costante e continuamente aggiornate.
Concordo con la proroga del mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione di 18 mesi, come proposto dalla Commissione e votato dalla commissione parlamentare, in maniera da consentire una discussione approfondita e proficua tra le istituzioni europee, con il coinvolgimento dei cittadini, in merito a sfide, priorità e responsabilità dell’agenzia, evitando nel contempo il vuoto giuridico che si creerebbe se il mandato non fosse prorogato.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La presente relazione è incentrata su una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio intesa a modificare il regolamento (CE) n. 460/2004 che istituisce l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA). L’ENISA è stata creata nel 2004 per una durata iniziale di cinque anni nell’intento di sostenere il funzionamento del mercato interno controllando la sicurezza delle reti e garantendo il flusso di informazioni all’interno dell’Unione europea. Con la generalizzazione dell’accesso agli strumenti informatici unitamente alla semplicemente e alla flessibilità delle reti sono giunti i primi attacchi dei cosiddetti hacker che hanno messo a repentaglio la sicurezza delle reti e dell’informazione.
Di recente, il mondo è rimasto sconvolto dalle rivelazioni del sito Wikileaks. Nel marzo 2009, la Commissione ha chiesto all’ENISA di sostenere gli Stati membri nella protezione da perturbazioni e attacchi cibernetici. Nel luglio dello stesso anno, gli Stati membri hanno sostenuto la proroga del mandato dell’ENISA. Poiché i temi legati alla sicurezza delle reti e del flusso di informazioni hanno assunto un ruolo fondamentale nell’agenda digitale per l’Europa (Europa 2020), vorrei dichiararmi concorde con la proroga del mandato dell’ENISA di altri 18 mesi.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Riconosciamo l’importanza della sicurezza delle reti e dell’informazione nei numerosi ambiti di attività in cui oggi sono socialmente rilevanti. Tuttavia, i meccanismi che garantiscono tale sicurezza non possono essere estrapolati dal contesto politico e sociale in cui sono sviluppati e attuati. In particolare, non possiamo ignorare il fatto che l’approccio intrinseco per il miglioramento della sicurezza e il monitoraggio del ciberspazio non sempre ha assicurato il rispetto per diritti, libertà e garanzie del pubblico.
Riteniamo particolarmente significativo il fatto che l’Unione stia finanziando programmi di ricerca delle grandi multinazionali che dominano le tecnologie che permettono ai governi di spiare gli utenti di Internet mentre crea e sviluppa agenzie come l’ENISA che pagheranno per utilizzare quelle stesse tecnologie. Poiché Internet è riconosciuto come uno degli spazi pubblici più importanti del XXI secolo, è fondamentale usarlo al meglio anziché aprire la via all’appropriazione di tale spazio per il potere economico, sfruttando dunque il vantaggio di pochi a spese della stragrande maggioranza e del suo impiego per l’avanzamento del progresso sociale.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proroga del mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA) e il rafforzamento delle sue risorse, asseritamente nell’interesse di un livello superiore di sicurezza delle reti informatiche nell’Unione, rientra in un approccio teso al miglioramento della sicurezza che non sempre rispetta adeguatamente diritti, libertà e garanzie del pubblico.
Dobbiamo prestare attenzione a che non si crei uno strumento per opprimere e reprimere i cittadini nel nome di un maggiore monitoraggio del ciberspazio. Internet e i suoi vari strumenti non sono di per loro oppressivi. La questione che si pone è il contesto politico e sociale in cui sono utilizzati. Alla luce di ciò, è particolarmente significativo il fatto che l’Unione stia finanziando programmi di ricerca delle grandi multinazionali che dominano le tecnologie che permettono ai governi di spiare gli utenti di Internet mentre crea e sviluppa agenzie come l’ENISA che pagheranno per utilizzare quelle stesse tecnologie.
Internet è riconosciuto come uno degli spazi pubblici più importanti del XXI secolo. Nondimeno, tutta l’attenzione prestata non è sufficiente a impedire l’appropriazione di tale spazio, creato dalla conoscenza umana, da politiche asservite soggette al potere economico che agevolano l’uso privato…
(La dichiarazione di voto è interrotta ai sensi all’articolo 170 del regolamento)
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) È estremamente opportuno votare sulla relazione Chichester in un giorno in cui abbiamo appreso che le istituzioni comunitarie sono state bersaglio di un attacco cibernetico su vasta scala. La sicurezza dell’informazione è sempre più importante per tutti i nostri cittadini e sono stato lieto di votare a favore della relazione.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Concordo con il documento perché le conclusioni della conferenza ministeriale sulla protezione delle infrastrutture informatiche critiche, organizzata dalla Presidenza dell’UE a Tallinn, sottolineano che in futuro, per affrontare problemi nuovi e a lungo termine, abbiamo bisogno di ripensare e riformulare il mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), raggiungere una capacità di risposta più flessibile, sviluppare abilità e competenze e promuovere l’efficienza operativa dell’agenzia e il suo impatto complessivo. Ciò renderebbe l’ENISA un patrimonio permanente per ogni Stato membro e l’Unione europea nel suo complesso. La Commissione propone un regolamento volto a prorogare l’attuale mandato dell’Agenzia per 18 mesi in maniera da disporre di un tempo sufficiente per discutere una revisione delle nuove disposizioni dell’Agenzia. L’ENISA è stata istituita nel marzo 2004 per un periodo iniziale di cinque anni dal regolamento (CE) n. 460/2004[1] essenzialmente allo scopo di garantire un livello elevato ed efficace di sicurezza delle reti e delle informazioni nell’Unione europea, oltre che per sviluppare una cultura di sicurezza delle reti e dell’informazione a vantaggio di cittadini, consumatori, imprese e organizzazioni del settore pubblico dell’Unione europea, contribuendo in tal modo al regolare funzionamento del mercato interno. Il regolamento (CE) n. 1007/2008[2] ha prorogato il mandato dell’ENISA fino al marzo 2012.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, Onorevoli Colleghi, la proposta di modifica del regolamento (CE) n. 460/2004, che istituisce l'ENISA (Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione) e relativa alla durata della stessa, non può che trovare il mio assoluto sostegno. Ho votato favorevolmente tale proposta perché convinto dell'importante azione svolta dalla stessa in materia di sicurezza delle comunicazioni, oltre che per l'implementazione delle competenze, previste dalla modifica, attribuitele in materia di lotta contro la criminalità informatica. Infatti, prorogare la durata della stessa eviterà, a mio avviso, il rischio di un pericoloso vuoto normativo. Con la consapevolezza che l'attività svolta dall'ENISA, ha un rilevante interesse comunitario, auspico, quindi, un incremento delle risorse ad essa destinate.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione su una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 460/2004 che istituisce l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione per quanto riguarda la sua durata. Accolgo con favore l’accordo in prima lettura.
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) fanno ormai parte integrante dell'economia e della società dell'Unione Europea. Oggigiorno, in virtù della continua evoluzione dei mass media e dei sistemi informativi, le TIC sono sempre più esposte a minacce, che non possono essere affrontate in maniera efficace solo a livello nazionale.
Accogliamo, dunque, con favore la proposta della Commissione di una riforma radicale dell'Agenzia europea per la sicurezza delle reti (ENISA) ed il prolungamento del suo mandato di altri 18 mesi, il che ci permetterà di superare il rischio di un pericoloso vuoto normativo. È indubbio che il moltiplicarsi dei requisiti in materia di sicurezza comporti dei costi per le imprese che sono attive a livello dell'Unione, causando grande frammentazione, nonché mancanza di competitività nel mercato interno europeo. D'altra parte, mentre la dipendenza dalle reti e dai sistemi d'informazione è in aumento, la capacità di reagire agli incidenti sembra ancora insufficiente.
L'ENISA ha bisogno, quindi, di portare avanti i suoi impegni, adottando degli strumenti strategici volti ad individuare attivamente i rischi e le vulnerabilità legate alla sicurezza delle reti e dell'informazione, riuscendo così a cogliere ed interpretare le sfide con cui dovremo saperci confrontare in un prossimo futuro.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La proroga di 18 mesi del mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), come proposto dalla Commissione, è assolutamente pertinente in quanto permette di procedere alle necessarie discussioni nell’ambito delle istituzioni europee, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, pubblico compreso, in merito a sfide, priorità e responsabilità dell’Agenzia, evitando in tal modo il vuoto giuridico che deriverebbe dalla mancata proroga del mandato.
La sicurezza delle reti informatiche è una priorità per tutti coloro che le usano. In termini di sicurezza, dobbiamo mantenere la stessa attenzione prestata in passato alle comunicazioni. La tecnologia impiegata è più avanzata, per cui occorre maggiore cautela.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) L’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e delle informazioni (ENISA) è stata fondata nel 2004 con il compito di garantire la sicurezza delle reti e dell’informazione nell’Unione europea, occupandosi peraltro dello sviluppo di una cultura della sicurezza delle reti e dell’informazione presso cittadini, consumatori, imprese e organizzazioni pubbliche dell’Unione europea. Nel quadro di esercizi come quelli svolti di recente contro la criminalità cibernetica, deve essere possibile garantire la sicurezza in situazioni di emergenza. Non mi è però del tutto chiaro in che misura ciò sia concretamente attuabile. Non ho votato a favore della relazione perché vi è il rischio che ulteriori costi gravino sui cittadini senza alcun beneficio tangibile.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) Nonostante le crisi finanziarie, l’Unione europea ha largheggiato e continua a farlo nella creazione di ulteriori agenzie: per ogni questione, ogni problema, viene creata una nuova agenzia. Tra il 2005 e il 2009, il bilancio per le agenzie comunitarie si è più che raddoppiato e il numero di addetti è aumentato del 65 per cento. Il valore aggiunto che tali agenzie assicurano è però decisamente discutibile. I risultati conseguiti lasciano a desiderare e il loro monitoraggio è inadeguato. In media, i contribuenti devono versare 579 milioni di euro all’anno per le agenzie europee. Sono assolutamente contrario alla creazione di nuovi istituti. È inaccettabile che i contribuenti finanzino funzionari degli Stati membri che occupano posti comodi in inutili agenzie. Ho dunque votato contro la relazione riguardante l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione. La Commissione dispone di un numero più che appropriato di funzionari formati per assolvere tale compito.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − L'Europa ha bisogno di un sistema di protezione delle reti informatiche e dell'informazione, questa protezione è garantita dall'ENISA, l'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione. Il testo del collega Chichester non è altro che un regolamento di compromesso tra le istituzioni europee che vuole estendere il mandato dell'Agenzia ampliandone il personale, con un aumento delle risorse, e dando più rilievo alla lotta contro la criminalità informatica così da garantire una migliore protezione dei sistemi d'informazione. Proprio perché ritengo importante garantire la sicurezza in questo ambito, dato che ci troviamo nell'era digitale, ho votato a favore del regolamento.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Concordo con la proroga del mandato dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA). Il processo legislativo di riforma dell’agenzia attualmente in corso deve essere ancora discusso in maniera approfondita, ragion per cui il mandato dell’agenzia, che scade il 13 marzo 2010, deve essere prorogato.
È infatti necessario approvare una proroga che lasci al Parlamento e al Consiglio il tempo di discutere in modo da assicurare coerenza e continuità all’operato dell’agenzia. Alla luce di ciò, ho votato a favore dell’emendamento che propone di prorogare il mandato dell’agenzia fino al 13 settembre 2013.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) Il rafforzamento delle reti e dell’informazione è un tema che riveste un’importanza notevole. È dunque vitale assicurare che vi sia abbastanza tempo per approfondire le discussioni nell’ambito processo legislativo di riforma dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), per cui ho votato a favore della proroga del mandato dell’agenzia fino al 13 settembre 2013.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) A seguito della procedura legislativa ordinaria: (prima lettura)
Il Parlamento europeo,
– vista la proposta della Commissione al Parlamento e al Consiglio [COM(2010)0520];
– visti gli articoli 294, paragrafo 2, e 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, conformemente ai quali la Commissione ha presentato la proposta al Parlamento (C7-0297/2010);
– visto l’articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea;
– visto il parere del Comitato economico e sociale europea dell’8 dicembre 2010(1);
– visto l’articolo 55 del suo regolamento;
– vista la relazione della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (A7-0039/2011),
1. adotta la sua posizione finale in prima lettura facendo propria la proposta della Commissione;
2. invita la Commissione a deferire nuovamente la questione al Parlamento se intende modificare sostanzialmente la propria proposta o sostituirvi un altro testo;
3. impartisce istruzioni al suo Presidente affinché trasmetta tale posizione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti nazionali.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crescente mole di informazioni riservate che circolano quotidianamente nelle reti informatiche di tutto il mondo costituisce una potenziale minaccia nel caso in cui vengano violate. Per questo motivo ritengo che il testo votato oggi venga incontro alle esigenze di sicurezza delle informazioni sensibili di cui abbiamo bisogno. L'ENISA, l'Agenzia europea che si occupa della sicurezza delle informazioni, dovrà essere investita di un ruolo più forte nella lotta alla criminalità informatica, che dovrà andare di pari passo con una semplificazione amministrativa delle procedure interne. Concludo ricordando che questa posizione é condivisa anche dal mio paese, che auspica un rafforzamento delle risorse destinate alla stessa Agenzia.
Angelika Werthmann (NI), per iscritto. − (DE) Nel 2004 è stata costituita l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione per un periodo di cinque anni. Il suo personale, costituito da 57 unità, si occupa dello sviluppo della sicurezza delle reti e dell’informazione per cittadini, consumatori, imprese e anche organizzazioni pubbliche dell’Unione europea. Tra i suoi compiti vi sono analisi dei rischi e misure preventive. Visto lo sviluppo continuo e sempre più rapido delle tecnologie di informazione e comunicazione e considerata la loro importanza fondamentale per la società e l’industria, si è ritenuto che tale agenzia sia necessaria anche in futuro. Da tempo chiedo però una revisione delle agenzie europee basata su principi tecnico-economici. Esistono già iniziative per la revisione del sistema nel suo complesso e non voterò a favore della proroga dell’agenzia fino a che tale revisione non sarà stata ultimata.
Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) L’11 marzo il Giappone è stato colpito da uno dei terremoti più disastrosi che si siano abbattuti sul paese, una catastrofe che ha provocato migliaia di morti e dispersi, ingenti danni ambientali e un incidente nucleare di estrema gravità che ha coinvolto la centrale di Fukushima creando una nuova minaccia. L’Unione europea deve dunque compiere passi per fornire tutto il sostegno possibile e l’aiuto umanitario, tecnico e finanziario necessario al Giappone e alle regioni sinistrate. Per questo ho votato a favore della proposta di risoluzione.
Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. − (LT) Concordo con la proposta di risoluzione. Il Giappone è stato colpito da una gravissima calamità naturale che ha anche causato un disastroso incidente nucleare, la cui portata reale sinora non è stata valutabile e che nei prossimi decenni avrà conseguenze sulla salute dei cittadini e l’ambiente. L’Unione europea ha attivato immediatamente il proprio meccanismo di protezione civile per coordinare l’assistenza umanitaria, tecnica e finanziaria. La catastrofe dovrebbe essere vista come punto di partenza per valutare e riconsiderare attentamente i temi che ruotano attorno alla sicurezza nucleare. L’energia nucleare non implica soltanto la questione del funzionamento delle centrali, bensì anche la questione dello stoccaggio del combustibile nucleare esausto, che durerà per secoli. Durante il terremoto in Giappone, le strutture sotterranee per lo stoccaggio delle scorie nucleari sono state danneggiate, il che ci porterebbe a credere che l’idea sinora prevalente secondo cui il seppellimento sarebbe il modo più sicuro per neutralizzarle non è affatto comprovata e tali strutture di stoccaggio possono trasformarsi in un rischio notevole per la salute dei cittadini e l’ambiente. Credo che sia essenziale intraprendere discussioni approfondite nell’Unione europea e a livello internazionale per garantire il massimo standard di sicurezza nello stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari già funzionanti e analizzare attentamente i benefici delle previste nuove centrali soppesandone i potenziali rischi.
Dominique Baudis (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di risoluzione perché manifesta al Giappone la solidarietà dei cittadini europei. Il Parlamento plaude al coraggio dei giapponesi in questa crisi, la più grave dalla Seconda guerra mondiale, che ha colpito duramente il paese. Tra gli alleati del Giappone, gli europei hanno dichiarato immediatamente la propria disponibilità tendendo una mano amica alla popolazione coinvolta. L’arcipelago deve tuttavia confrontarsi con un problema nucleare estremamente preoccupante che richiede tutta la nostra attenzione. È opportuno che l’Europa presti tutta la propria assistenza e metta a disposizione delle autorità giapponesi le proprie competenze per evitare una catastrofe dalle conseguenze devastanti delle quali siamo, purtroppo, tutti più che consapevoli.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE), per iscritto. – (ES) Come basca vorrei esprimere solidarietà al popolo giapponese dicendogli che il suo atteggiamento nei confronti del disastro, il modo in cui sta affrontando il presente e la dignità con cui guarda al futuro sono tutte dimostrazioni della sua grandezza. Porgo inoltre le mie condoglianze alle famiglie di tutti i morti e i dispersi. L’Europa deve continuare a prestare tutta l’assistenza umanitaria e materiale necessaria anche dopo che la notizia non dominerà più le prime pagine dei giornali in maniera che il Giappone possa tornare a essere ciò che è sempre stato: un grande paese con un grande popolo.
Slavi Binev (NI), per iscritto. – (BG) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sul Giappone in quanto ritengo che sia nostro dovere dare prova della nostra solidarietà a un popolo colpito da una triplice catastrofe che ha perso molti suoi cittadini. Purtroppo l’esito di questa tragedia è ancora ignoto. D’altro canto, la catastrofe in Giappone, specialmente l’incidente di Fukushima e la situazione di emergenza che ne è scaturita, ha riportato all’ordine del giorno la questione del bisogno dell’energia nucleare e delle sue conseguenze. Nel contempo, credo fermamente che non dovremmo drammatizzare eccessivamente l’accaduto e sulla scia dell’emozione abbandonare il nucleare. A mio parere, all’Europa serve il nucleare ed è necessario adottare un approccio pragmatico al problema anziché decidere frettolosamente di chiudere le centrali.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione perché vorrei innanzi tutto manifestare il mio cordoglio e la mia solidarietà al popolo giapponese a seguito della calamità naturale che ha mietuto tante vittime e della catastrofe che ha colpito la centrale di Fukushima. Devastati, il Giappone e le sue regioni hanno bisogno di ogni sorta di sostegno e aiuti: umanitari, finanziari e tecnici. Apprezzo il fatto che l’Unione europea abbia immediatamente attivato il proprio meccanismo di protezione civile per coordinare l’assistenza di emergenza. Vorrei richiamare l’attenzione sulla circostanza che il disastro della centrale nucleare di Fukushima ci sta obbligando a valutare la situazione e il futuro per quanto concerne il nucleare in Europa. In Parlamento dovremo inoltre discutere e valutare il rischio posto dalle centrali nucleari prossime alle frontiere esterne dell’Unione. Tutti gli Stati membri dell’Unione dovrebbero riflettere e intraprendere azioni in merito alle centrali nel proprio paese, vista la potenziale minaccia che le radiazioni rappresentano per l’intera Europa. Subito dopo le vicende in Giappone, per esempio, la Germania ha chiuso i propri reattori costruiti prima del 1980 e, avvalendosi delle competenze di specialisti e delle ricerche da loro condotte, sta negoziando nuove alternative al nucleare.
Maria da Graça Carvalho (PPE), per iscritto. – (PT) Vorrei manifestare solidarietà al popolo giapponese dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito in marzo il nordest del paese. Gravi difetti nel funzionamento delle centrali nucleari stanno destando la paura che si scateni un disastro nucleare costringendoci a ripensare agli standard europei in materia di sicurezza nucleare. Vorrei esortare a condurre una discussione seria in merito all’effettivo bisogno dell’energia nucleare in Europa e al fatto che all’Europa serva questo tipo di energia.
Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Oggi il Giappone soccombe. Alla catastrofe naturale si somma un incidente nucleare dopo l’altro. Questa crisi è la più grave che il Giappone abbia vissuto dalla Seconda guerra mondiale. Le vittime sono decine di migliaia, i danni materiali enormi e ancora difficilmente quantificabili. L’Unione europea deve fornire una risposta commisurata alla gravità della crisi. Il Giappone ha urgentemente bisogno di aiuto. Esortiamo la Commissione a guidare e coordinare l’impegno di solidarietà dell’Europa. L’azione europea deve essere chiara, rapida ed efficiente a breve e lungo termine. Per quanto riguarda la centrale nucleare di Fukushima, la perplessità europea è legittima. L’esecutivo europeo deve reagirvi chiedendo che sia eseguita una serie di crash test in maniera indipendente e trasparente su tutta l’infrastruttura nucleare europea. Infine, non possiamo esimerci da una riflessione collettiva sulla nostra politica energetica. In materia di risparmio energetico, fonti di energia rinnovabili, criterio di efficienza energetica ci aspettiamo decisioni ambiziose e conclusive da parte dell’Europa, così come le attendiamo in tema di ricerca europea, spesso di gran lunga inferiore al 3 per cento del PIL.
Ioan Enciu (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della proposta di risoluzione perché penso che il Parlamento europeo e l’Unione europea nel suo complesso debbano dimostrare solidarietà in risposta ai tragici eventi che hanno colpito il Giappone. L’Unione e i suoi Stati membri devono rispondere prontamente fornendo l’assistenza umanitaria necessaria per aiutare la popolazione giapponese a superare l’impatto del terremoto. Reputo inoltre fondamentale che l’incidente nucleare particolarmente grave provocato dal disastro naturale venga opportunamente analizzato in maniera da evitare che in futuro si ripetano incidenti analoghi.
Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore dell’odierna proposta di risoluzione che dà prova di solidarietà con le vittime del terremoto, dello tsunami e dell’incidente nucleare che hanno devastato il Giappone esortando l’Unione europea e i suoi Stati membri a fornire urgentemente tutto il sostegno possibile e l’aiuto necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario alle regioni sinistrate.
Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’11 marzo il Giappone è stato colpito da un tragico terremoto, seguito da uno tsunami che ha causato la più grave crisi nucleare della storia del paese. La centrale nucleare di Fukushima ha infatti subito enormi danni strutturali e, da allora, sussiste il pericolo imminente che si scateni un disastro nucleare di dimensioni incommensurabili. Tale disastro ha provocato migliaia di morti ed è la più grave tragedia avvenuta in Giappone dalla Seconda guerra mondiale.
In questo tragico momento vorrei unirmi alla Camera formulando un voto di totale solidarietà al popolo giapponese e porgere le mie condoglianze alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo disastro di proporzioni inimmaginabili.
José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La recente calamità naturale senza precedenti che ha colpito il Giappone ha profondamente rattristato la comunità internazionale e indotto le istituzioni europee non soltanto a esprimere solidarietà, bensì anche a offrire assistenza tecnica e umanitaria. I problemi verificatisi presso la centrale nucleare di Fukushima hanno nuovamente portato la discussione sui temi dell’energia in cima all’ordine del giorno.
Infatti, il 30 per cento dell’energia consumata dall’Unione europea è di origine nucleare; vi sono paesi in cui la produzione interna raggiunge l’80 per cento, come in Francia, e paesi senza centrali nucleari, come Portogallo e Austria. Il Parlamento ha discusso l’argomento varie volte concludendo che, prescindendo dalle questioni ambientali, è necessario che l’Unione e gli Stati membri incoraggino e sostengano la generazione della cosiddetta “energia verde”.
Accolgo pertanto con estremo favore l’odierna risoluzione che cerca in primo luogo di sviluppare un piano per verificare la sicurezza di tutte le centrali nucleari europee e in secondo luogo di aumentare notevolmente la produzione di energia da fonti rinnovabili in maniera che diventi la fonte principale di energia dell’Unione. Va altresì sottolineato il bisogno di efficienza energetica e del conseguimento degli obiettivi della strategia UE 2020.
João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta di risoluzione è incentrata su ciò che in questo momento reputiamo essenziale: esprimere totale solidarietà al popolo giapponese, specialmente alle vittime del disastro che ha colpito il paese e alle loro famiglie. L’Unione dovrebbe manifestare solidarietà in maniera concreta rendendo disponibili le forme di aiuto ritenute necessarie negli ambiti appropriati, da definirsi e attuarsi in collaborazione con le autorità giapponesi. Abbiamo pertanto appoggiato la risoluzione e votato a favore.
Parallelamente alla risoluzione, vi sono questioni che riguardano la sicurezza nucleare e le lezioni da trarre da quanto accaduto nella centrale di Fukushima, tema che abbiamo potuto affrontare nel corso dell’odierna discussione. In particolare, è necessario rivedere e, ove del caso, adeguare le ridondanze nei sistemi di sicurezza delle centrali esistenti negli Stati membri dell’Unione, come anche è indispensabile intraprendere un’ampia discussione a livello di società in merito all’energia, alle nostre esigenze attuali e future e alle modalità per rispondervi. Ciò va fatto in maniera lucida sfruttando le informazioni disponibili sull’impatto, il potenziale e i limiti di ogni diverso tipo di energia.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato a favore della solidarietà con il governo giapponese a seguito del triplice disastro – sisma, tsunami e incidente nucleare – abbattutosi sul paese. In una risoluzione comune presentata da tutti i gruppi politici, il Parlamento chiede all’Unione e ai suoi Stati membri di fornire al Giappone ogni forma di sostegno possibile e l’aiuto necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario.
Il terremoto e lo tsunami devastanti che hanno colpito il Giappone l’11 marzo hanno causato migliaia di morti e dispersi, oltre a ingenti danni materiali. La catastrofe ha inoltre provocato un gravissimo incidente nucleare che sta coinvolgendo la centrale nucleare di Fukushima e pone una nuova minaccia.
Vorremmo dunque esprimere la nostra totale solidarietà alle vittime della triplice catastrofe in un momento in cui le perdite umane e i danni materiali non sono ancora stati completamente quantificati.
Nel contempo, vorremmo plaudere alla “mobilitazione, al coraggio e alla determinazione” del popolo giapponese di fronte al disastro e chiedere all’Unione europea e ai suoi Stati membri di fornire urgentemente al Giappone e alle regioni coinvolte tutto il sostegno possibile e l’aiuto necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario.
Salvatore Iacolino (PPE), per iscritto. − La compostezza e il decoro della popolazione del Giappone è l'unica consolazione di una visione apocalittica che i media hanno consegnato al mondo intero. Una tragedia infinita nella quale la finitezza dell'uomo trova la sua dimensione più sorprendentemente attuale di fronte all'inarrestabilità della natura. La solidarietà mondiale e gli aiuti più concreti generosamente erogati, costituiscono una risposta giusta e doverosa delle comunità mondiali. Così come resta per ciascuno di noi, l'esempio eroico di quei volontari - generalmente ex pompieri pensionati - che offrono la loro stessa vita per contribuire a spegnere i focolai dei reattori di Fukushima. Un esempio per il Giappone e per tutti noi e l'esigenza nel contempo che l'Europa si doti di una strategia sulle catastrofi naturali e su quelle determinate dall'uomo. Per quanto detto ho con convinzione sostenuto la risoluzione sul Giappone.
Juozas Imbrasas (EFD), per iscritto. − (LT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione perché il terremoto e lo tsunami devastanti che hanno colpito il Giappone e la regione del Pacifico l’11 marzo di quest’anno hanno provocato migliaia di morti e dispersi, oltre ad aver causato ingenti danni materiali. La catastrofe ha inoltre scatenato un gravissimo incidente nucleare che sta coinvolgendo la centrale nucleare di Fukushima e pone una nuova minaccia. Il Primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha dichiarato che il paese si sta confrontando con la crisi più grave degli ultimi 65 anni dopo la Seconda guerra mondiale. Nel contempo, vorrei manifestare al popolo giapponese la mia solidarietà e il mio sostegno a seguito della calamità naturale e del disastro che hanno mietuto tante vittime. Sono lieto che anche il Parlamento europeo esprima la propria solidarietà più totale al popolo e al governo del paese e porga le sue sincere condoglianze alle vittime di questa triplice catastrofe, anche considerato il fatto che le perdite umane e i danni materiali non sono ancora stati completamente quantificati. Plaudo altresì alla mobilitazione, al coraggio e alla determinazione con cui il popolo e le autorità del Giappone hanno risposto al disastro ed esorto l’Unione e i suoi Stati membri e fornire urgentemente al paese e alle regioni sinistrate tutto l’aiuto e il sostegno necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario. È encomiabile che l’Unione abbia immediatamente attivato il proprio meccanismo di protezione civile per coordinare gli aiuti di emergenza. Sta diventando tuttavia chiaro che la catastrofe in Giappone ci sta obbligando a riesaminare radicalmente la questione della sicurezza nucleare, che va rafforzata nell’intera Unione.
Giovanni La Via (PPE), per iscritto. − Egregio Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione di oggi, relativamente al sostegno al Giappone, è stata votata in Parlamento con la convergenza di tutti i gruppi politici, per esprimere la nostra vicinanza al Giappone, protagonista dei tragici eventi dell'11 marzo del 2011. Ho sostenuto la risoluzione perché, nonostante la crisi economica finanziaria e la sopraggiunta instabilità nei paesi del Nord Africa, le istituzioni europee non devono e non possono far mancare il loro sostegno al Giappone, in termini di assistenza umanitaria ed economica. Quanto avvenuto ha prodotto e continuerà a produrre conseguenze ineluttabili sul piano economico e finanziario, creando ripercussioni inevitabili sul mercato europeo e mondiale. L'incontro previsto per maggio fra UE e Giappone, qui a Bruxelles, può rappresentare l'inizio della collaborazione e del sostegno che l'UE deve garantire, ponendosi quale partner fondamentale per la ricostruzione, assistendo il Giappone sia mediante l'assistenza tecnica nel settore energetico, sia mediante il rafforzamento dei rapporti commerciali volti a risollevare rapidamente questa grande potenza economica mondiale. Ritengo, inoltre, opportuna, relativamente al tema della sicurezza delle centrali nucleari, la scelta dei ministri europei dell'energia, che hanno posto quale priorità la messa in sicurezza degli impianti europei, enfatizzando la centralità di un maggiore coordinamento europeo nella fase di ammodernamento degli impianti nucleari.
Agnès Le Brun (PPE), per iscritto. – (FR) Da ormai due settimane il Giappone è teatro di uno dei più gravi incidenti nucleari della storia. È ancora troppo presto per valutare appieno l’entità del disastro, ma è chiaro che, a parte Chernobyl, nessun luogo della Terra è stato mai colpito così duramente dal nucleare civile. La situazione a Fukushima ha destato paura e solidarietà in tutti noi, inducendoci a interrogarci sul nostro sistema per la produzione di energia nucleare. Per tutti questi motivi, trovo particolarmente scandaloso che le preoccupazioni legittime destate da questo momento di crisi vengano sfruttate per fini faziosi. Non si tratta di bandire il dibattito sul nucleare. Come per ogni argomento, e soprattutto per quelli che rivestono una tale importanza strategica, la discussione democratica deve consentire l’adozione di soluzioni sagge. Poiché non credo che l’emozione sia una buona consigliera, ho appoggiato la risoluzione di emergenza del Parlamento europeo che trasmette un messaggio di sostegno forte ai nostri amici giapponesi senza interferenze da parte di preoccupazioni di ordine interno che non rispetterebbero il periodo di decenza necessario e indispensabile.
Bogusław Liberadzki (S&D), per iscritto. − (PL) Dovremmo prestare la massima attenzione e rispondere urgentemente alla situazione in Giappone a seguito del terribile disastro e fornire non soltanto sostegno morale, bensì anche economico, umanitario e politico. Dovremmo tributare il dovuto riconoscimento al modo in cui il popolo giapponese si è comportato e agli interventi dei servizi di soccorso e prevenzione. Altre parti del mondo, Europa compresa, dovrebbero trarre lezioni da queste tragiche vicende. Anche noi abbiamo zone sismiche. Lisbona ha subito gravi danni a causa di uno tsunami secoli fa, così come ne hanno subiti successivamente Messina e Skopje a causa di un terremoto, 50 anni fa. Da anni ci occupiamo di un sistema di allerta precoce e ancora non siamo giunti ad alcun esito sostanziale, per cui dovremmo accelerare notevolmente il lavoro su tale progetto. Le allerte precoci possono evitare vittime inutili, che talvolta sono molte migliaia.
David Martin (S&D), per iscritto. − (EN) Non si può non condividere la risoluzione comune presentata a nome dei gruppi politici sulla triplice tragedia che ha colpito il Giappone, terremoto, tsunami e incidente nucleare, unendosi al cordoglio dell’intera Europa per chi ha perso la vita in quei tragici eventi. Tuttavia, l’apprezzamento del Giappone per la sincerità che sostiene questa risoluzione sarà offuscato – quando la risoluzione sarà adottata domani all’unanimità – dalle azioni degli Stati membri che, nel migliore dei casi, hanno reagito in maniera eccessiva paventando un panico pubblico o, nel peggiore dei casi, hanno cavalcato le circostanze per imporre misure protezionistiche. Il governo spagnolo ha chiesto che i prodotti provenienti dal Giappone siano verificati attentamente per accertare la presenza di radiazioni, i Paesi Bassi hanno istruito i lavoratori portuali affinché movimentino con cautela tutti i container giapponesi, la Francia domanda che tutti i prodotti vengano controllati prima dell’esportazione dal Giappone e le autorità doganali tedesche chiedono controlli a campione di tutti i prodotti, autovetture comprese, importati dal Giappone per verificare la presenza di radiazioni. La maggior parte di queste restrizioni è stata imposta su merci che sono state prodotte e hanno lasciato i porti giapponesi settimane, se non addirittura mesi, prima del terremoto! E poi parliamo di solidarietà!
Clemente Mastella (PPE), per iscritto. − La catastrofe che ha colpito il Giappone con un sisma ed uno tsunami di proporzioni inaspettate, ha lasciato in tutti noi un senso di profondo cordoglio per l'immensa perdita di vite umane e gli ingenti danni materiali derivati. Indirizziamo, quindi, come parlamentari europei, tutta la nostra sincera solidarietà al popolo e al governo giapponesi. Il nostro pensiero e quello di tutti i cittadini europei è rivolto alle migliaia di persone che dovranno ora ricostruire la propria vita e la propria comunità. Rimaniamo, allo stesso tempo, colpiti di fronte al rapido e decisivo intervento delle autorità locali ed alla mobilitazione, al coraggio ed all'esemplare determinazione del popolo giapponese. Se da un lato l'UE ha già messo in opera il suo Meccanismo di coordinamento della Protezione Civile, inviando esperti dall'Europa per coordinare l'aiuto di emergenza, chiediamo anche agli Stati membri di contribuire in via prioritaria, alle regioni sinistrate, con tutto l'aiuto e il sostegno necessari a livello umanitario, tecnico e finanziario. Nel ricordare la forte amicizia e le strette relazioni politiche ed economiche che legano l'UE al Giappone, siamo decisi a sostenere questo paese che lotta per superare le sfide cui è confrontato, compresa la minaccia di una vera catastrofe nucleare.
Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della proposta di risoluzione che esprime la solidarietà dei membri del Parlamento europeo al popolo giapponese e al suo governo dopo i tragici eventi degli ultimi giorni. Vogliamo vedere l’Unione e gli Stati membri fornire tutto il sostegno possibile e tutto l’aiuto umanitario, tecnico e finanziario necessario al Giappone e alle regioni sinistrate.
Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) È dovere del Parlamento esprimere solidarietà al governo giapponese a seguito del triplice disastro – sisma, tsunami e incidente nucleare – abbattutosi sul paese. Nella presente risoluzione comune presentata da tutti i gruppi politici, chiediamo all’Unione e ai suoi Stati membri di fornire al Giappone ogni forma di aiuto possibile e il sostegno necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario. Il terremoto e lo tsunami devastanti che hanno colpito il Giappone l’11 marzo hanno causato migliaia di morti e dispersi, oltre a ingenti danni materiali. La catastrofe ha inoltre provocato un gravissimo incidente nucleare che sta coinvolgendo la centrale di Fukushima e pone in sé una grave minaccia. È nostro dovere altresì manifestare totale solidarietà al popolo giapponese e al suo governo porgendo le nostre condoglianze alle vittime della triplice catastrofe.
Louis Michel (ALDE), per iscritto. – (FR) Di fronte alla gravità dello tsunami e alla magnitudo del terremoto dell’11 marzo, non posso non manifestare la mia piena solidarietà alle famiglie delle vittime, nonché al popolo e al governo del Giappone. Vorrei inoltre esprimere pieno sostegno e totale ammirazione ai soccorritori e al personale della centrale nucleare di Fukushima.
Fortunatamente, l’Unione europea è stata in grado di rispondere rapidamente alla richiesta giapponese, in particolare attivando il proprio “meccanismo di protezione civile”, studiato per coordinare le azioni dei 27 Stati membri nelle situazioni di emergenza a livello nazionale, europeo e internazionale. Nel contempo, l’Unione è pronta a mettere a disposizione tutte le sue competenze tecniche in campo nucleare per aiutare gli esperti giapponesi e internazionali a riassumere il controllo della situazione nelle zone circostanti la centrale nucleare di Fukushima e al suo interno.
Franz Obermayr (NI), per iscritto. − (DE) Il terremoto e lo tsunami devastanti che hanno colpito il Giappone e la regione del Pacifico l’11 marzo 2011 hanno provocato migliaia di morti e dispersi, oltre a ingenti danni materiali, distruggendo la vita di molte persone. La catastrofe ha successivamente causato un gravissimo incidente nucleare nella centrale nucleare di Fukushima. Secondo la dichiarazione rilasciata dal Primo ministro giapponese, Naoto Kan, il paese deve confrontarsi con la crisi più grave degli ultimi 65 anni dopo la Seconda guerra mondiale. Nella sua proposta di risoluzione, il Parlamento europeo esprime solidarietà al popolo giapponese e porge le sue sincere condoglianze alle vittime del disastro. Ho pertanto votato a favore della proposta di risoluzione augurandomi dal profondo del cuore che la situazione in Giappone possa tornare sotto controllo e si ripensi globalmente all’energia nucleare.
Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. − (LT) Abbiamo visto il Giappone subire tremende catastrofi, una concomitanza di eventi mai subita da altri paesi. Un terremoto, uno tsunami, un incidente in una centrale nucleare: qualunque di queste catastrofi avrebbe rappresentato di per sé una sfida estremamente impegnativa, ma insieme pongono un fardello insostenibile sulle spalle del paese e dei suoi cittadini. Una volta estinto l’incendio che continua devastare la centrale nucleare di Fukushima, molte domande dovranno trovare risposta: alcuni disastri avrebbero potuto essere evitati? Quali miglioramenti a livello di sicurezza dovrebbero essere apportati ad altre centrali nucleari in modo che le calamità naturali non provochino incidenti nucleari? Tutti i paesi che utilizzano il nucleare dovrebbero verificare la sicurezza delle proprie centrali e quelli che intendono costruirne di nuove dovrebbero analizzare più attentamente i rischi che rappresentano. Al momento è però più importante che l’Unione europea dia prova di solidarietà ai cittadini giapponesi. La risoluzione della situazione in Giappone è dunque cruciale. Dobbiamo fornire tutto il sostegno umanitario, tecnico e finanziario necessario per aiutare il popolo a sopravvivere adesso e ricostruire in futuro, quanto prima, le regioni sinistrate.
Alfredo Pallone (PPE), per iscritto. − Il disastroso sisma che ha colpito il Giappone lo scorso 11 Marzo non può passare inosservato agli occhi del mondo; deve essere uno spunto per riflettere a livello politico e socio-economico viste le conseguenze disastrose dello tsunami. Come tutti i miei colleghi esprimo, nell'approvazione di questa risoluzione, il mio più profondo cordoglio nei confronti dei cittadini giapponesi i quali con gran senso di civiltà stanno reagendo al meglio alla catastrofe. Auspico e chiedo all'Unione europea di attivarsi per apportare aiuti umanitari, tramite la propria protezione civile, e proporre progetti adeguati per risolvere il problema della contaminazione nucleare attraverso un progetto comune con le autorità giapponesi che tenti, per quanto sia possibile, di riportare la situazione alla normalità.
Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) L’11 marzo il Giappone e la regione del Pacifico sono stati colpiti da un sisma devastante, seguito da uno tsunami che ha causato migliaia di morti e dispersi, oltre a ingenti danni materiali.
Ho votato a favore dell’odierna risoluzione che dà prova di solidarietà con le vittime del terremoto, dello tsunami e dell’incidente nucleare e spero che la richiesta del Parlamento affinché l’Unione e i suoi Stati membri forniscano tutto l’aiuto possibile e il sostegno necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario alle regioni sinistrate abbia seguito con la massima urgenza.
Paulo Rangel (PPE), per iscritto. – (PT) In un momento in cui il Giappone è chiamato a confrontarsi con la peggiore crisi dalla Seconda guerra mondiale, a seguito del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il paese l’11 marzo, vorrei unirmi all’espressione di totale solidarietà con il popolo giapponese e alla richiesta del Parlamento che l’Unione e i suoi Stati membri forniscano urgentemente alle regioni sinistrate tutto l’aiuto e il sostegno necessario a livello umanitario, tecnico e finanziario.
Robert Rochefort (ALDE), per iscritto. – (FR) Il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone l’11 marzo hanno provocato migliaia di vittime (le stime attuali superano 27 000 morti e dispersi), oltre a ingenti danni materiali. In queste condizioni, ora il Giappone deve affrontare un incidente nucleare di estrema gravità. Poiché il Giappone non vive una crisi del genere dall’epoca della Seconda guerra mondiale, appoggio incondizionatamente la risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione del paese e chiedo anche all’Unione di fornire al Giappone tutta l’assistenza umanitaria, tecnica e finanziaria possibile, tra cui forniture mediche, materassi, tende, cibo, esperti e specialisti di radioattività ed energia nucleare... Desidero che la mia totale solidarietà con il popolo giapponese sia messa agli atti. Plaudo ai giapponesi per la loro mobilitazione, il loro coraggio e la loro determinazione di fronte al disastro. Chiedo inoltre, vista la gravità della situazione della centrale nucleare di Fukushima, che il governo giapponese dia prova della massima trasparenza e gli Stati membri dell’Unione organizzino un ampio dibattito pubblico sull’energia, dibattito che non si limiti al solo nucleare.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Sono assolutamente a favore dell’odierna risoluzione che dichiara: “1. esprime al popolo giapponese e al suo governo la solidarietà più totale e presenta le sue sincere condoglianze alle vittime di questa triplice catastrofe, allorché le perdite umane e i danni materiali non sono stati ancora interamente valutati; plaude alla mobilitazione, al coraggio e alla determinazione del popolo giapponese e delle autorità di fronte a tale catastrofe; 2. chiede all’Unione europea e agli Stati membri di apportare in via prioritaria al Giappone e alle regioni sinistrate tutto l'aiuto e il sostegno necessari a livello umanitario, tecnico e finanziario e si compiace per il fatto che l'Unione abbia immediatamente attivato il proprio meccanismo di protezione civile per coordinare l'aiuto di emergenza”.
Licia Ronzulli (PPE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il voto odierno ho voluto esprimere solidarietà al popolo giapponese e al suo governo a seguito del devastante terremoto, dello tsunami e dell'incidente nucleare. Assieme ai miei colleghi abbiamo invitato tutti gli Stati membri a fornire al Giappone e alle regioni interessate tutto il supporto umanitario, tecnico e finanziario necessario, elogiando la decisione di aver attivato immediatamente il meccanismo di protezione civile per coordinare l'assistenza d'emergenza. Il coraggio e la determinazione esemplari dimostrate dal popolo giapponese e dalle autorità nell'affrontare la situazione deve essere di esempio per tutti, e un motivo in più per l'UE per non abbandonare questo paese nella delicatissima fase della sua completa ricostruzione.
Catherine Stihler (S&D), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore l’odierna risoluzione in quanto penso che sia necessario sostenere il popolo giapponese e trarre lezioni da questa tragica situazione.
Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) L’11 marzo la regione del Pacifico e il Giappone in particolare sono stati colpiti da un terremoto e uno tsunami devastanti. Penso che sia importante ribadire in questa sede che le catastrofi naturali stanno aumentando di numero e intensità ed è dunque necessario ripensare gli scenari pre- e post-crisi a livello globale per anticiparli e fornire assistenza ai paesi colpiti.
Nel contempo, la catastrofe naturale ha anche provocato un gravissimo incidente nucleare, che ha coinvolto in particolare la centrale nucleare di Fukushima. Tale evento ha dimostrato che è fondamentale pensare alle condizioni di sicurezza delle centrali nucleari europee.
Esorterei pertanto a condurre una discussione, preceduta da un’attenta analisi, sui modi per contenere gli effetti devastanti di un incidente nucleare sulle regioni e i popoli che ne sono colpiti. Apprezzo la volontà dell’Unione di fornire urgentemente tutto l’aiuto umanitario, tecnico e finanziario possibile, unitamente all’attivazione istantanea del meccanismo di protezione civile europeo. Credo tuttavia che sia fondamentale dotare tale meccanismo di maggiori risorse in termini di logistica e pianificazione in modo che possa trasformarsi in un vero meccanismo di protezione dei paesi colpiti.
Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) I miei pensieri vanno alle famiglie delle vittime, ai feriti e tutto il popolo giapponese colpito da questa catastrofe. Il coraggio e la dignità dei giapponesi non possono non suscitare ammirazione e mi compiaccio per il fatto che la Camera abbia dimostrato sostegno e solidarietà attraverso l’odierna risoluzione. Questo è il più grave disastro che il Giappone abbia vissuto dalla Seconda guerra mondiale e la catastrofe di Fukushima ha sconvolto tutti noi costringendoci a rivedere il nostro approccio al nucleare. La questione non ha però alcuna attinenza, come alcuni vorrebbero far credere con una manovra di recupero politico, con l’opportunità di proseguire la produzione di energia nucleare, energia del futuro che svolge il proprio ruolo nella decarbonizzazione della nostra economia e garantisce la nostra indipendenza energetica. Il dramma di Fukushima ci impone soprattutto di rafforzare i nostri requisiti nel campo della sicurezza nucleare. Sostengo le proposte del gruppo PPE volte a definire standard di sicurezza comune e introdurre una maggiore vigilanza all’interno delle centrali nucleari e attorno a esse. Al riguardo, le competenze e le prestazioni dell’industria nucleare francese possono fungere da esempio. D’ora in poi la responsabilità è dell’Unione europea che deve intraprendere misure forti per garantire che in Europa non si verifichi mai un disastro nucleare di questa portata.
Anna Záborská (PPE), per iscritto. – (SK) Gli enormi danni causati dai recenti terremoti e dallo tsunami in Giappone non saranno sanati immediatamente. Dobbiamo essere pronti a fornire al Giappone assistenza pratica concreta, anche una volta scemato l’interesse dei media.
La solidarietà è uno dei pilastri fondamentali su cui poggia l’Europa. È giusto che, a fianco dei parlamenti e dei governi degli Stati membri, anche il Parlamento europeo abbia trasmesso un segnale inequivocabile ai nostri amici in Giappone, paese gravemente colpito, affermando che siamo con loro e possono sempre confidare nel nostro aiuto.