Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione(A7-0065/2011), presentata dall'onorevole Svensson, a nome della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, sulle priorità e sulla definizione di un nuovo quadro politico dell'UE in materia di lotta alla violenza contro le donne [2010/2209(INI)].
Eva-Britt Svensson, relatore. – (SV) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare i relatori ombra ed i colleghi della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere per il forte impegno di cui hanno dato prova nella lotta alla violenza contro le donne.
In vista del voto di domani e per dare avvio al dibattito, avrei potuto darvi delle cifre sul numero di donne che subiscono violenza e sul numero di donne uccise da una violenza mortale. Ma non intendo farlo. Alla vigilia del voto cercherò invece di trasmettervi alcune immagini che illustrano il fenomeno in modo che i colleghi sappiano che hanno la possibilità di combattere questa forma di violenza adesso, votando a favore della relazione nel voto di domani.
Immaginatevi una madre seduta a fianco dei suoi bambini, mentre legge loro la fiaba della buona notte. All'improvviso si spalanca la porta e la figura del marito, nonché padre dei suoi figli, si staglia sulla soglia. Sia lei che i bambini capiscono immediatamente cosa sta per succedere. I piccoli si rifugiano sotto le coperte, si tappano le orecchie con le dita e chiudono gli occhi, cercando di esorcizzare quanto accadrà di lì a poco. Hanno paura delle urla del padre, lo sentono prendere a calci e a pugni la madre e sentono i lamenti della donna. Questa è un'immagine della violenza.
Ve ne propongo un'altra. Una donna che da anni vive tra minacce, insulti e abusi finalmente decide di troncare la relazione per costruirsi una nuova vita per sé e per i propri figli. Fugge e con un po' di fortuna trova una casa rifugio. Dopo qualche giorno ricomincia a portare i figli all'asilo. L'uomo la aspetta fuori e la accoltella – lei muore. Si compie così il destino di un'altra vittima della violenza mortale che si abbatte sulle donne. È proprio questo il genere di violenza che viene inflitta alle donne solo perché sono donne. La violenza letale contro le donne illustrata in quest'ultima immagine si produce quando la donna alla fine decide di troncare la relazione. La cosa più pericolosa che una donna può fare è quella di chiedere il divorzio da un uomo che è convinto di possederla. In questo frangente si trova in una situazione molto pericolosa nel momento in cui l'uomo capisce che sta per perdere il controllo ed il potere che ha su di lei.
Vi propongo altre immagini. Una ragazza sta tornando a casa dopo aver passato la serata al cinema. Saluta la sua amica dicendole: “Ci vediamo domani”. Ha ancora poca strada da fare. Ad un certo punto sente distintamente dei passi dietro di lei, ma ha solamente il tempo di realizzare che qualcuno la sta seguendo. Viene assalita e stuprata. Sopravvive, ma deve convivere con questo trauma per tutta la vita.
Tra gli altri problemi che dobbiamo affrontare si annovera anche la mutilazione genitale.
Nel piano d'azione per la messa in atto del programma di Stoccolma la Commissione si è impegnata a pubblicare nel periodo dal 2011 al 2012 una comunicazione sulla violenza cui farà seguito un piano d'azione a livello di Unione europea. Esprimo apprezzamento per questa iniziativa e attendo con ansia il piano d'azione.
Fintantoché le donne saranno oggetto di violenza di genere – solo perché siamo donne – la nostra società non potrà essere definita una società paritaria. La vita delle donne e le loro varie scelte di vita vengono limitate a causa di questa violenza e dalla consapevolezza di quanto il fenomeno sia diffuso nella società.
Le donne sono vittime di violenza di genere. Per concludere, però, vorrei aggiungere che ogni tanto dobbiamo smetterla di vedere queste donne semplicemente come vittime. Spesso sono donne forti che, con un sostegno sociale efficace, riuscirebbero a crearsi una vita serena per sé e per i propri figli. Ora tocca a noi nel Parlamento europeo dar prova di sostegno verso queste donne.
Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) La ringrazio moltissimo, onorevole Svensson, per l'introduzione davvero commovente su questa materia estremamente importante. La lotta contro la violenza sulle donne è una grande priorità per la Commissione, come si rileva nella sua strategia sull'uguaglianza di genere. Come lei ha illustrato, il problema della violenza contro le donne in Europa ha ancora proporzioni allarmanti e per tale ragione stiamo lavorando per mettere a punto azioni mirate in modo da poter affrontare la questione.
Svilupperemo una politica chiara e coerente per affrontare il problema in Europa. Accolgo con favore la sua relazione, onorevole Svensson, ed esprimo apprezzamento per l'importante iniziativa. Essa fornisce la possibilità di cooperare, scambiare opinioni e creare sinergie tra l'operato della Commissione ed il lavoro del Parlamento al fine di definire un'azione futura in questo ambito.
Una serie di punti che sono stati indicati nella relazione in effetti rientrano in azioni della Commissione che sono già in corso o che sono già in programma per combattere la violenza contro le donne. Al fine di massimizzare il nostro impatto, ci stiamo focalizzando su azioni concrete in questo ambito per cui il trattato di Lisbona ci offre una chiara base giuridica. Nel prossimo pacchetto sul diritto delle vittime, in particolare, affronteremo la questione della protezione delle vittime particolarmente vulnerabili come le donne, ma anche i bambini. Il pacchetto sarà presentato il mese prossimo.
Tutte le vittime di reati hanno bisogno di assistenza dopo fatti di questo genere, anche per far fronte ai procedimenti giudiziari che seguiranno. Le donne, ovviamente, sono particolarmente vulnerabili se hanno subito violenza in casa – stupro o abuso sessuale, molestie o altri tipi di violenza di genere. Devono essere quindi trattate con rispetto e con competenza quando entrano in contatto con l'esterno e con il sistema giudiziario. Queste donne hanno inoltre bisogno di un supporto specialistico e di protezione e devono ottenere giustizia e un risarcimento per i danni che hanno subito.
Il quadro giuridico vigente nell'UE non prevede un livello minimo di trattamento per le vittime in tutta l'Unione europea a prescindere dal luogo dove sono avvenuti i fatti, motivo per cui la Commissione intende intervenire per rafforzare la posizione delle vittime in Europa. Come primo passo, ci apprestiamo quindi a presentare un pacchetto di misure legislative sui diritti, sulla protezione e sul sostegno alle vittime di reati e sul riconoscimento reciproco delle misure di protezione. In questo ambito sarà dedicata particolare attenzione alle vittime vulnerabili come le vittime di violenza sessuale e domestica.
La Commissione inoltre intende garantire il riconoscimento reciproco delle misure di protezione in modo da favorire soprattutto le vittime che hanno subito violenze ripetute dal coniuge, dal compagno o da un familiare. Con questo pacchetto la Commissione si assicurerà che in Europa nessuna donna che si sposta in un altro paese e che è soggetta a misure di protezione – di natura amministrativa, civile o penale – sia trascurata.
Il nostro pacchetto fissa il quadro generale che poi sarà completato ovviamente nel corso del presente mandato da altri strumenti attinenti a esigenze specifiche di determinate categorie di vittime. Ad esempio, la Commissione sta pensando di assumere un'azione più incisiva per contrastare la mutilazione genitale, come è stato indicato anche nella relazione.
Parallelamente alle azioni nell'ambito della giustizia penale, lavoreremo sull'emancipazione delle donne, sulla sensibilizzazione e sulla raccolta e sull'analisi di statistiche sulla violenza contro le donne. La Commissione prenderà le mosse dal lavoro svolto dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che raccoglierà e analizzerà i dati e le statistiche in materia.
Per concludere, tengo a sottolineare che la Commissione sta attualmente erogando un importante sostegno finanziario per prevenire e combattere la violenza contro le donne, soprattutto mediante il programma Daphne III nonché mediante il lavoro delle ONG europee e delle autorità pubbliche.
Teresa Jiménez-Becerril Barrio, a nome del gruppo PPE. – (ES) Signor Presidente, nella maggior parte dei miei interventi in quest'Aula ho denunciato la violenza contro le donne e sono ancora qui per continuare la mia lotta.
Devo dire che, oltre a non essermi stancata di combattere, credo sia essenziale continuare a parlare in pubblico di questa violazione dei diritti umani, poiché non si può difendere una causa senza un robusto sostegno. Inoltre il Parlamento è la migliore cassa di risonanza di cui dispongo per difendere tutte le donne che quotidianamente subiscono abusi e che hanno bisogno di noi legislatori affinché gli Stati membri siano obbligati a punire gli autori di queste aggressioni in linea con la gravità del reato che hanno commesso ed erogando altresì un'assistenza alle vittime.
Se si pensa che, secondo quanto indicano le stime, una donna su quattro in Europa ha subito violenza di genere almeno una volta nella vita e che lo stesso dato è stato riscontrato per i bambini, non possiamo far altro che chiedere un maggior impegno, come ha riconosciuto la Commissione nel suo piano d'azione. Dobbiamo continuare ad insistere, sistematicamente, affinché le vittime siano protette, come abbiano fatto con l'ordine di protezione europeo per cui sono stata relatrice, e spero infatti che tale provvedimento entri in vigore quanto prima possibile.
La relazione ha beneficiato di un grande consenso e di un grande sostegno fin dall'inizio. È stato così dimostrato che, quando affrontiamo la violenza domestica, che colpisce tutti i membri della famiglia, compresi i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini, non dobbiamo lasciare spazio all'opportunismo politico, in quanto ci rende onore progredire verso una soluzione di questa piaga della società.
Innanzi tutto dobbiamo denunciare e poi dobbiamo passare al lavoro concreto, in quanto, per avendo dedicato decenni a parlare della violenza di genere, non siamo riusciti a ridurre il numero delle vittime. Forse stiamo commettendo degli errori e quindi è arrivato il momento di lasciare da parte la demagogia per passare dalle parole ai fatti. Dobbiamo erogare un'assistenza più fruibile e applicare le norme di cui le donne hanno bisogno per vivere dignitosamente e in sicurezza.
Vorrei che le vittime sappiano che sarò sempre qui a parlare in loro vece fino al giorno in cui, lavorando insieme, riusciremo a sconfiggere questo terribile nemico, che purtroppo mette fine alla vita di così tante vittime innocenti.
Adesso basa. Non possiamo andare avanti così. E chiedo a tutti di unirvi a me in questo motto.
Britta Thomsen, a nome del gruppo S&D. – (DA) Signor Presidente, una donna europea su quattro è vittima di violenza. Oltre una donna su 10 è vittima di aggressioni sessuali, e anche i bambini sono travolti da questa violenza. Il 26 per cento dei bambini infatti avrebbero subito violenza fisica nell'infanzia.
Queste cifre mostrano che l'Europa ha un grave problema per cui è necessario intervenire. Non possiamo più chiudere gli occhi dinanzi a questa situazione. Non posso più tollerare di sentire altre storie di donne cui è stato gettato acido in faccia dal marito o dal fidanzato o che vengono sfigurate e mutilate. Ho sentito le storie più agghiaccianti di molte donne, e ciascuna di esse lascia una macchia di vergogna sulla storia europea.
L'Unione europea deve intervenire adesso ed arrestare la violenza. Per questa ragione è così importante la relazione sulla violenza contro le donne di cui stiamo discutendo oggi. Stiamo inviando un segnale al mondo esterno, affermando che il Parlamento europeo considera la violenza di genere una violazione dei diritti umani fondamentali.
Pertanto la Commissione deve reagire subito. Serve una direttiva, una direttiva in grado di fermare la violenza contro le donne. Per mettervi fine deve essere dispiegato uno sforzo coordinato e composito. Dobbiamo garantire la sicurezza delle vittime e fornire loro la protezione migliore possibile, assicurando altresì che non vi siano luoghi in Europa in cui è possibile evitare di essere puniti per la violenza contro le donne e, soprattutto, dobbiamo ovviamente compiere un grandissimo sforzo sul versante della prevenzione. La violenza non è una faccenda privata. Possiamo debellarla solamente intervenendo sul piano politico.
Antonyia Parvanova, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Grazie, signor Presidente. Prima di tutto desidero ringraziare la relatrice per il grande lavoro svolto insieme a tutti colleghi per la determinazione che hanno mostrato persistendo nella lotta contro la violenza di genere.
La relazione testimonia che per il Parlamento europeo è necessario e al contempo urgente mettere in atto un'azione immediata per combattere la violenza contro le donne. La Commissione deve riconoscere che tutte le argomentazioni puntano all'introduzione di misure a livello europeo. Sappiamo che, nell'Unione, esistono discrepanze enormi nella legislazione dei vari Stati membri sull'azione di contrasto alla violenza contro le donne.
L'anno scorso uno studio di fattibilità della direzione generale per la giustizia ha identificato le differenze che esistono in termini di accesso agli ordini di protezione, disponibilità dei servizi di sostegno, conoscenze tecniche e capacità dei funzionari pubblici preposti. Abbiamo rilevato segni di impegno per lo sradicamento di tutte le forme di violenza e per l'istituzione di un quadro politico efficiente sull'attuazione del programma di Stoccolma. Tuttavia, molti Stati membri non sono riusciti a varare normative efficienti per proteggere le donne contro tutte le forme di violenza e di discriminazione che esse subiscono ed ora rileviamo che i valori fondamentali dell'Unione non valgono per la metà dei suoi cittadini.
Pertanto ora chiediamo alla Commissione di redigere una proposta legislativa specifica. Deve essere definita una serie di norme comuni da incorporare in un atto legislativo che si deve innestare in una strategia complessiva contro tutte le forme di violenza di genere. Questa strategia e l'iniziativa politica devono trovare un complemento in vaste attività di sensibilizzazione. Mi riferisco in particolare alla possibilità di indire un anno europeo contro tutte le forme di violenza contro le donne, per cui stiamo attualmente raccogliendo le firme dei cittadini.
Infine, avendo riaffermato i principi fondanti previsti dal trattato e a fronte dell'impegno che è stato dichiarato dalla Commissione, oggi ci aspettiamo una risposta chiara sulle modalità e sui tempi entro cui l'Esecutivo intende proporre misure effettive a livello UE.
Marije Cornelissen, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, sono lieta che la lotta contro la violenza sulle donne sia una priorità sia per la Commissione europea sia per il Parlamento. In questo modo si profila un obiettivo comune da perseguire negli anni a venire.
Spero che la relazione sia considerata un contributo importante al pacchetto sulle vittime che la Commissione ci ha promesso e auspico altresì che siffatto pacchetto, a sua volta, rappresenti una delle componenti della strategia europea globale in cui sia previsto il sostegno alle vittime, ma anche altri aspetti della lotta contro la violenza. Ad esempio, serve un livello minimo nei servizi di assistenza. Tutte le donne devono avere accesso alle case rifugio, all'assistenza legale gratuita e al sostegno psicologico. Dobbiamo, tra l'altro, proteggere anche le donne migranti che non hanno un permesso di soggiorno individuale e sono ancora più vulnerabili.
La relazione tocca molti importanti aspetti e noi, in qualità di verdi, speriamo di poter votare a favore. Ma, se il considerando J ed il paragrafo 19, che definiscono la prostituzione come una violazione dei diritti umani senza nemmeno operare una distinzione tra prostituzione volontaria e prostituzione coatta, rimarranno nel testo, ci asterremo. Spero che non si debba arrivare a tanto e che sia possibile giungere ad una relazione supportata da un ampio sostegno da trasmettere alla Commissione e agli Stati membri come nostro contributo.
Andrea Češková, a nome del gruppo ECR. – (CS) Signor Presidente, accolgo con favore questa relazione d'iniziativa del Parlamento europeo. Gli Stati membri devono varare normative che sono essenziali per arrestare la violenza contro le donne. La violenza domestica è una grave forma di violenza contro le donne. Non è una faccenda familiare privata. I conservatori ed i riformisti europei si impegnano a sostenere la famiglia e, sopratutto i bambini. Il problema della violenza domestica si inserisce in tale contesto. Ha conseguenze deleterie per tutti i membri della famiglia, sopratutto per i bambini. I bambini che ripetutamente assistono a scene di violenza domestica spesso la accettano come forma di comportamento normale. Infatti, con tutta probabilità, essi sono destinati a commettere gli stessi gesti a scuola o più tardi nel corso della vita.
La violenza contro le donne, a mio parere, rispecchia e rafforza anche le disparità tra uomini e donne, quindi spesso pregiudica la posizione delle donne nella società. Le donne che subiscono violenza domestica solitamente diventano economicamente dipendenti e sono esposte alle pressioni psicologiche del proprio carnefice. Dobbiamo prestare la debita attenzione alla violenza domestica per poterla denunciare e per aiutare le vittime, che sono donne e bambini. Dobbiamo quindi sensibilizzare in merito a questa forma di violenza. Dobbiamo tenere un dibattito sociale su questo tema e dobbiamo approntare una campagna di prevenzione e di sensibilizzazione, visto che le donne spesso non vogliono parlare apertamente delle proprie esperienze traumatiche, in quanto temono per se stesse e per i propri figli. A questo proposito, sono altresì a favore dell'introduzione dell'ordine di protezione europeo, che, tra l'altro, può aiutare le vittime della violenza domestica a livello europeo, in quanto affonda le sue radici in una solida base giuridica.
Ilda Figueiredo, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signor Presidente, questa è una relazione importante che propone un nuovo approccio politico globale contro la violenza di genere, prevedendo misure concrete tra cui, in particolare, le procedure giudiziarie e un'azione preventiva e protettiva, l'attenzione per la necessità di garantire le condizioni per l'emancipazione delle donne, contrastando al contempo il lavoro precario, la disoccupazione e la povertà, in modo che le donne possano compiere le proprie scelte di vita liberamente. Purtroppo le donne attualmente non sono in grado di compiere le proprie scelte in autonomia e spesso sono costrette in situazioni di dipendenza, tra cui la prostituzione e gli atti di violenza domestica che altrimenti esse non riuscirebbero a tollerare.
È quindi giunto il momento di passare dalle parole ai fatti per mettere fine a questa violenza, che è chiaramente una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani. La violenza di genere, che ha anche un forte impatto negativo sui bambini e che tende ad aggravarsi nei periodi di crisi economica e sociale, non può più essere accettata. Per tale motivo chiediamo alla Commissione e agli Stati membri di assumere misure concrete quanto prima possibile a difesa dei diritti delle donne e contro la violenza.
Barbara Matera (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, la lotta contro tutte le forme di violenza alle donne costituisce una delle priorità della Presidenza ungherese dell'Unione europea.
Chiedo dunque che vengano adottate misure a lungo termine nel settore politico, sociale e giuridico, affinché si possa eliminare la violenza di genere e raggiungere una vera parità fra i sessi. Sono stata promotrice, insieme ad altri colleghi di questo Parlamento, dell'istituzione di un "Anno europeo contro la violenza contro le donne" allo scopo di sensibilizzare i cittadini europei.
Ritengo che il riconoscimento della Commissione europea nel Piano d'azione 2010-2015 di lottare con tutti i mezzi contro la violenza di genere sia un passo significativo che deve tradursi in azioni concrete. Attendiamo ancora il piano strategico che la Commissione europea ha annunciato di presentare quest'anno. Questo piano dovrebbe introdurre un pacchetto di misure legislative e pratiche in modo da garantire alle vittime di violenza un'adeguata protezione da parte di sistemi nazionali di giustizia criminale.
In Europa si stima che tra il 20 e il 25% delle donne ha sofferto di violenza almeno una volta nella vita. Inoltre, è stimato che mezzo milione di donne che vivono in Europa hanno subito mutilazioni genitali femminili. Questi dati purtroppo sono in aumento, sono certamente allarmanti e preoccupanti e richiedono un intervento tempestivo da parte delle Istituzioni europee.
La violenza contro le donne ha conseguenze nefaste sull'intera famiglia. Le madri perdono la loro funzione di infondere sicurezza ai propri figli e i bambini diventano vittime indirette della violenza. La violenza contro le donne è un fenomeno molto difficile da monitorare, in quanto spesso le donne che ne sono vittima si vergognano e hanno paura di denunciare alle autorità la violenza subita.
Questo rende l'operato delle istituzioni più arduo ma al tempo stesso necessario. Allora dico anch'io, come la collega Jiménez-Becerril Barrio, "stop alla violenza contro le donne, stop subito!".
Edite Estrela (S&D). – (PT) Signor Presidente, in qualità di relatrice ombra mi congratulo con la relatrice per l'eccellente relazione che merita il sostegno del mio gruppo. È già stato detto che la violenza contro le donne rappresenta un grave attacco contro i diritti umani. È una grave violazione dei diritti umani. Sappiamo che le vittime della violenza sono costrette a rinunciare a molti dei propri diritti fondamentali e che sono vulnerabili ad ulteriori abusi.
Recentemente ho visitato una casa rifugio nel mio paese, il Portogallo, e ho parlato con diverse donne. Alcune hanno descritto una vita di sofferenze e, solo per il bene dei loro figli, hanno avuto il coraggio di denunciare il proprio assalitore. Altre hanno raccontato che i loro figli, una volta cresciti, hanno sporto denuncia, perché loro non avevano il coraggio di farlo. È inaccettabile che le vittime debbano lasciare le proprie case, portando via i figli dall'ambiente familiare, mentre l'aggressore rimane tranquillamente a casa sua.
Dobbiamo cambiare la legislazione in modo che le donne siano rispettate e affinché non continuino a subire violenza, vittime di situazioni che si ripercuotono negativamente su noi tutti. Si tratta infatti di un attacco alla stessa democrazia, in quanto queste donne vengono private dei loro diritti di cittadine. Dobbiamo pertanto combattere questa piaga insieme.
Janusz Wojciechowski (ECR). – (PL) Signor Presidente, quando si discute delle modalità per combattere la violenza contro le donne, generalmente si pensa alla violenza all'interno della famiglia o nell'ambito di una relazione personale. Inutile dire che siffatto tipo di violenza costituisce un atto grave e gli Stati membri devono assumere provvedimenti giuridici rigorosi per contrastarlo. Condivido infatti lo spirito della relazione Svensson su questo aspetto.
Ad ogni modo, desidero cogliere l'opportunità offerta dal dibattito per mettere in luce un diverso tipo di violenza che le donne subiscono non infrequentemente. Mi riferisco alla violenza inflitta dallo Stato per cui i bambini vengono allontanati dalla madre, cosa che accade sempre più spesso. Portare via un figlio è la peggiore violenza possibile che può essere inflitta ad una madre, un fatto che talvolta accade per motivi assolutamente futili. Sono a conoscenza di casi drammatici in Polonia in cui i bambini vengono allontanati dalla madre, in quanto la donna viene accusata di pregare troppo. Vi sono situazioni in cui i bambini vengono allontanati perché i genitori sono poveri. Invece di aiutare la famiglia, i bambini sono dati in affidamento o viene tolta la patria e potestà. Vi sono anche casi drammatici in cui i bambini vengono allontanati dalla madre a causa di controversie tra genitori. È assolutamente tragico quando i bambini vengono prelevati dalla polizia, dagli assistenti sociali o dai funzionari del tribunale.
Il valore della famiglia si sta perdendo in Europa e lo Stato interferisce sempre più nella vita familiare. Spesso si produce così una violenza sancita dallo Stato che danneggia i genitori e, soprattutto, i bambini. Allontanare i bambini dalla mamma o allontanare la mamma dai figli – poiché sono queste le due facce della medaglia – deve essere l'ultima possibilità nei casi in cui il bambino viene abusato o subisce violenza. Mai in alcun caso i bambini devono essere allontanati a causa della povertà. Le famiglie e le donne in ambito familiare devono ricevere un sostegno complessivo e bisogna evitare di recidere i legami familiari, poiché spesso la cura è peggiore della malattia.
Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE). – (PL) Signor Presidente, sono lieta che il Parlamento europeo nella presente tornata adotterà una relazione che fissa un approccio sfaccettato sul tema della violenza contro le donne. Partendo da una definizione ampia di violenza contro le donne, si contribuirà a contrastare il problema. Senza dubbio si possono realizzare risultati tangibili solo se verranno assunte misure integrate a vari livelli – sul piano politico, sociale, giuridico ed educativo. Ad ogni modo, siamo ancora in attesa di una proposta di direttiva che verta esclusivamente sulla lotta contro la violenza e spero che la Commissione europea prossimamente vi provveda.
Vorrei concludere esprimendo altre due considerazioni. È assolutamente importante che la violenza contro le donne sia percepita come un reato, non solo dalla prospettiva delle stesse donne, o in relazione all'unità sociale della famiglia, ma devono risultare chiari anche i costi aggiuntivi che si ripercuotono sulla società nel suo insieme, come in effetti accade sempre più spesso. In secondo luogo, nel corso del dibattito su questo tema, non dobbiamo concentrarci solamente sulla lotta contro la violenza, ma dobbiamo contrastare anche le varie dimensioni del fenomeno. Bisogna combattere gli stereotipi e condannare l'accettazione sociale della violenza contro le donne, cercando di cambiare il modo in cui vengono cresciuti i bambini affinché le generazioni future di giovani possano credere in una parità autentica tra donne e uomini, mettendola effettivamente in pratica.
Porgo le mie congratulazioni all'onorevole Svensson per la relazione, che solleva una questione estremamente importante e sensibile per la società, ovverosia la violenza contro le donne. Sono certa che le parole espresse oggi saranno seguite da azioni concrete e che non ci limiteremo a parlare della violenza contro le donne, ma interverremo fattivamente per difenderle. Grazie molte.
Emine Bozkurt (S&D). – (NL) Signor Presidente, nel programma di Stoccolma la Commissione ha affermato che si avvarrà di tutti i mezzi possibili per combattere la violenza contro le donne. Tuttavia, al momento non è ancora stata approntata alcuna strategia complessiva, benché sia necessario agire con urgenza.
La sicurezza è un bene importante, soprattutto per i più vulnerabili. Lo stesso vale anche per un gran numero di donne che ancora sono vittima di matrimoni combinati, delitti d'onore e mutilazioni genitali. Queste deleterie pratiche tradizionali colpiscono quotidianamente molte ragazze e molte donne in Europa. Servono quindi risorse adeguate per affrontare questo genere di violenza. A tale scopo bisogna effettuare delle inchieste e bisogna assegnare un'attenzione particolare alle vittime.
La Commissione deve approntare una strategia europea quanto prima possibile per combattere la violenza contro le donne, una strategia che verta soprattutto sulle pratiche tradizionali che arrecano danno. Oggi e non domani, e non nel 2012 o nel 2013. È quindi inaccettabile che uno strumento così importante come l'ordine di protezione europeo non sia ancora stato messo in atto. La sicurezza della persona non può e non deve fermarsi alla frontiera.
Tadeusz Cymański (ECR). – (PL) Signor Presidente, a partire dalle osservazioni formulate dagli oratori che mi hanno preceduto e dalla stessa relazione Svensson, prima di tutto dobbiamo ribadire che la violenza contro le donne è ancora una caratteristica della nostra società. Uno dei principali motivi per cui il fenomeno persiste è la condizione materiale di inferiorità delle donne e le discriminazioni economiche che questa categoria subisce nel corso della carriera, un accesso più limitato al mercato del lavoro, una retribuzione più bassa e meno prestazioni previdenziali. Sono le donne che si fanno carico delle conseguenze della maternità e che si sobbarcano l'onore di crescere i figli. La previdenza sociale in questo ambito è insufficiente in molti paesi europei.
Nel corso della vita lavorativa, in particolare, quando vanno in pensione, a fronte di questi fattori le donne si devono affidare alla buona volontà del coniuge e dei sistemi di previdenza sociale. È una situazione fortemente ingiusta e deve essere contrastata unanimemente. Per tale ragione è così importante proporre che le donne siano pienamente retribuite per il tempo che dedicano alla maternità e all'accudimento dei figli. Si tratta di un aspetto particolarmente importante oggi nel contesto della crisi demografica in Europa.
Le misure volte a garantire pari opportunità economiche alle donne possono contribuire ad eliminare o a ridurre la violenza contro di esse. La dipendenza economica delle donne dagli uomini è uno dei molti motivi che stanno alla base della passività delle donne, della sottomissione e anche, in un certo senso all'accettazione del fenomeno della violenza. È abbondantemente giunto il momento di mettere fine a questa situazione. Il Parlamento europeo ha grandi possibilità di migliorare la situazione, soprattutto nei paesi in cui le donne si trovano in una condizione particolarmente difficile a causa della povertà diffusa. Questo messaggio è molto importante e sono grato ai fautori della relazione che hanno identificato il problema e che hanno attivamente assunto misure per risolverlo.
Edit Bauer (PPE). – (HU) Signor Presidente, anch'io ringrazio la relatrice per la relazione che verte su un importante problema sociale. In Europa ci siamo abituati al fatto che molto spesso le cose si muovono laddove sussiste un interesse economico. Tengo ad enfatizzare, in particolare, che il testo afferma che la violenza contro le donne provoca danni che si aggirano sull'ordine di miliardi ogni anno. La violenza è presente a tutti i livelli: tra i poveri e tra i ricchi, tra le persone con un basso grado di istruzione e i laureati. Inoltre va anche detto che ogni hanno diverse centinaia di donne sono vittima di reati commessi all'interno della famiglia.
È apparsa in Europa una forma di violenza senza precedenti, come è già stato indicato in questa sede. La mutilazione genitale insieme ai delitti d'onore stanno assumendo proporzioni allarmanti nel continente. Ovviamente vorremmo fosse introdotta una normativa europea per superare la violenza contro le donne. Ad ogni modo, sappiamo benissimo che è quasi impossibile vista la mancanza di una base giuridica. Però possiamo approntare una strategia europea comune. Pur non potendo armonizzare gli ordinamenti giuridici, chiaramente, lo scambio di buone prassi può costituire un aiuto significativo in questo ambito. La relazione inoltre rileva che vi sono atti violenti che non vengono riconosciuti come tali in certi sistemi giuridici. La cooperazione può portare a dei progressi in futuro, ma la cooperazione assumere efficacia primariamente grazie alla strategia europea che è estremamente necessaria. Grazie molte.
Silvia Costa (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la relatrice Svensson. Sappiamo che la violenza su donne e bambini è in aumento in tutta Europa. Per questo sollecitiamo la Commissione a presentare una proposta, come d'altra parte ha già promesso, per una strategia sulla violenza contro le donne entro il 2011, che sia onnicomprensiva, cioè che comprenda anche la violenza domestica e le mutilazioni genitali, ma anche alcune forme più sommerse. Penso alla grave discriminazione e al mobbing nei posti di lavoro contro donne incinte o che intendono sposarsi con richieste preventive di dimissioni, come avviene nel mio paese, e che non costituisce più un reato come era in passato. Penso altresì all'induzione vera e propria della violenza perpetrata tramite i media e la pubblicità.
Dopo la direttiva sulla tratta degli esseri umani e quella che attendiamo sulle vittime della violenza, annunciata dal Commissario Malmström, penso che nel trattato di Lisbona ci siano le basi per arrivare a una maggiore armonizzazione delle normative nel riconoscimento fra gli Stati membri dell'importanza del reato della violenza contro le donne e i minori come violenze specifiche, definendo anche standard essenziali di servizi di consulenza, assistenza legale e protezione per donne e minori, anche in collaborazione con le ONG, nonché statistiche costanti e confrontabili con analisi d'impatto delle forme di prevenzione e di contrasto da parte degli Stati membri sulla riduzione della violenza.
Penso, sotto questo profilo, che esista una volontà comune del Parlamento – anch'io ho sottoscritto la dichiarazione scritta – di definire un anno di riflessione di tutta l'Europa sul tema della violenza e penso che in questo il Parlamento possa dare una voce molto forte e molto autorevole.
Regina Bastos (PPE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la violenza contro le donne costituisce una grave violazione dei diritti umani, come abbiamo già affermato tutti. È un problema antico e globale, che colpisce paesi culturalmente e geograficamente diversi, con diversi gradi di sviluppo. Il fenomeno spesso si associa alle famiglie disfunzionali, famiglie che si situano negli strati sociali ed economici più marginali. Però, a dire il vero, esso colpisce molte famiglie a prescindere dal grado di istruzione, dalla posizione economica o sociale.
È stato calcolato che quasi un quinto delle donne in Europa sono state vittime di atti di violenza fisica almeno una volta nel corso della vita adulta. La priorità pertanto deve essere quella di fornire sostegno alle donne che subiscono violenza, e la relazione contiene una serie di iniziative volte a centrare i seguenti obiettivi. Principalmente deve essere garantita un'assistenza legale alle vittime, bisogna effettuare inchieste penali più incisive e più efficaci, bisogna mettere in atto misure importanti per creare case rifugio per le vittime ed istituire un numero di emergenza, bisogna introdurre sanzioni deterrenti proporzionate alla gravità del reato.
I danni alla salute fisica e mentale delle donne che subiscono violenza sono incalcolabili, ma anche la società paga un prezzo molto alto. Pertanto per contrastare il fenomeno, è necessaria una mobilitazione politica e sociale. Dopo tutto si tratta di garantire parità e sviluppo. Per tale motivo è opportuno indire un anno europeo sulla lotta alla violenza contro le donne, in quanto servirà per incrementare la sensibilizzazione su questa terribile piaga presso l'opinione pubblica europea.
Vilija Blinkevičiūtė (S&D). – (LT) Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Svensson per aver stilato una relazione eccellente. Le vere e proprie violazioni dei diritti delle donne e la violenza contro le donne che vengono messe in luce dalla relatrice mostrano ancora una volta che siamo in presenza di violazioni dei diritti fondamentali della persona che travalicano i confini geografici, economici, culturali e sociali.
Ai sensi del piano d'azione che attua il programma di Stoccolma adottato l'anno scorso, la Commissione deve urgentemente redigere una strategia per combattere la violenza contro le donne e quindi chiedo all'Esecutivo di intraprendere un'azione concreta quanto prima possibile e di presentarla.
La violenza di genere comprende l'abuso sessuale, la tratta di esseri umani, i matrimoni combinati e la mutilazione genitale. Siffatti crimini violenti hanno un impatto enorme e arrecano un danno irreparabile alla salute fisica e mentale delle donne. Pertanto chiedo agli Stati membri di garantire una formazione migliore agli operatori sanitari, agli assistenti sociali e alle autorità giudiziarie e di polizia come pure una cooperazione coordinata affinché queste figure possano rispondere professionalmente dinanzi ai casi di violenza contro le donne.
Ringrazio la signora Commissario, anche se non è più in Aula, per il finanziamento e per il sostegno prestato alle organizzazioni non governative al fine di contrastare la violenza contro le donne e ricordo che nel corso delle crisi economiche e finanziarie i casi di violenza aumentano ancor più. Pertanto non si può ridurre il finanziamento in questo ambito.
Monika Flašíková Beňová (S&D). – (SK) Signor Presidente, pur avendo attirato l'attenzione sulla violenza contro le donne e sulla violazione dei loro diritti da diversi decenni ormai, non si è rivelato possibile arrestare questa indegna forma di reato. Le varie forme di violenza contro le donne, oltre a danneggiare le donne stesse, danneggiano anche le famiglie. La vita familiare spesso perde significato, in quanto non garantisce più un senso di sicurezza e di protezione. I bambini che vivono la violenza in casa, in un certo senso, sono anch'essi vittime. Dobbiamo quindi assegnare attenzione a livello europeo al rischio di esposizione delle donne e dei bambini alla violenza domestica.
Nel caso delle donne più anziane o delle donne che sono fisicamente o mentalmente più deboli, il problema dell'auto-difesa e della protezione dei loro interessi è ancora più complicato. Le donne sono altresì esposte ad abusi di genere mediante varie forme di violazione delle libertà personali, visto che la tratta di esseri umani a scopo sessuale, in particolare, è uno dei più gravi problemi che affliggono l'intera società.
È pertanto fondamentale esercitare pressioni affinché i procedimenti giudiziari siano più efficaci e garantiscano che le sanzioni inflitte siano commisurate alla gravità del reato. È essenziale assumere provvedimenti per prevenire queste gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà e assicurare alle donne europee una vita dignitosa.
Seán Kelly (PPE). – (GA) Signor Presidente, desidero parlare di due temi: la violenza contro le donne ed il ruolo degli uomini che lavorano presso gli alberghi.
(EN) È assolutamente inaccettabile che il 25 per cento delle donne abbiano subito violenza. Emerge pertanto la necessità di allestire un programma educativo tra i giovani maschi, in particolare, sulla gestione della rabbia e sul rispetto delle donne in modo da sradicare totalmente l'idea di alzare le mani su una donna sia totalmente, che invece in taluni casi sembra essere una cosa normale, come spesso viene presentata nei film, in alcune culture e, purtroppo, in certe case.
Il secondo argomento che voglio affrontare è il ruolo degli uomini che lavorano presso gli alberghi. Il motivo è che una mia amica, una ragazza bellissima, Michaela Harte, è stata uccisa alle Mauritius in luna di miele, dopo essere entrata nella sua stanza mentre alcuni dipendenti stavano cercando di svaligiarla. Se fosse accaduto l'inverso, ovvero se fosse entrato un uomo e se i ladri fossero stati donne, il rischio di perdere la vita sarebbe stato notevolmente inferiore. Bisogna guardare al rischio e alla probabilità. Deve essere esaminata la questione dell'accesso alle stanze, specialmente quelle occupate da donne, da parte del personale maschile.
Marc Tarabella (S&D). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, esprimo apprezzamento per la relazione stilata dalla nostra presidente, onorevole Svensson, che mette in luce la necessità di considerare tutte le forme di violenza come reati sanzionabili ai sensi del diritto penale.
In linea generale, apprezzo particolarmente il fatto che l'Unione europea sia composta da Stati con culture nazionali e con tradizioni varie e diverse, ma quando si tratta di violenza, sono inorridito per le differenze di trattamento che attualmente esistono.
Basti pensare allo stupro. Benché sia sanzionato in tutti gli ordinamenti penali, non viene definito allo stesso modo in tutti gli Stati membri. In Lettonia non viene riconosciuto lo stupro all'interno del rapporto matrimoniale. A Malta lo stupro di un uomo da parte di un altro uomo non esiste. In Slovacchia essere stuprati con un oggetto non è considerato stupro. Pertanto vi sono donne, uomini e bambini cui è stata distrutta la vita e che non rientrano nelle definizioni. Banalizzare la definizione di reato equivale a banalizzare le vittime stesse e la loro sofferenza. Pertanto chiedo alla Commissione di sviluppare urgentemente una strategia contro tutte le forme di violenza.
Gesine Meissner (ALDE). – (DE) Signor Presidente, nel dibattito è emerso molto chiaramente che la violenza contro le donne non è un reato minore. È palesemente una violazione dei diritti umani. È già stato detto che anche i bambini spesso sono vittime indirette della violenza contro le donne. Ma possono anche essere travolti direttamente nella violenza contro le donne, perché la causa principale dei casi di bambini nati morti e degli aborti spontanei si riconduce alla violenza contro le donne. Il fenomeno non si limita alla questione della violenza domestica. C'è anche la prostituzione coatta, i delitti d'onore – in cui non vi è assolutamente nulla di onorevole – la tratta degli esseri umani, la mutilazione genitale e molto altro.
La relazione, di cui sono molto grata all'onorevole Svensson, ha preso le mosse non solo dal fatto che nel contesto della relazione sull'uguaglianza è emerso che anche l'uguaglianza è messa seriamente a repentaglio a causa della violenza contro le donne, ma anche perché, grazie al trattato di Lisbona, ora abbiamo la possibilità di varare una direttiva e di istituire un quadro giuridico comune in Europa. Si tratta di una normativa che è urgentemente necessaria per compiere dei progressi in questo ambito, perché il problema ha carattere transnazionale e va contrastato.
Angelika Werthmann (NI). – (DE) Signor Presidente, la violenza contro le donne assume molte forme e rimane un problema di carattere internazionale che la comunità internazionale non è ancora riuscita ad affrontare. Il ricorso alla violenza compromette la salute, la dignità, la sicurezza e l'autonomia delle vittime. Pertanto le donne colpite hanno meno possibilità di prendere parte alla vita sociale e alla vita lavorativa.
Inoltre basti pensare ai costi per capire che la violenza contro le donne è anche un problema sociale, ad esempio, nei settori della sanità e della giustizia. Le donne sono più a rischio all'interno delle proprie mura domestiche. La causa più comune di lesioni per le donne è la violenza domestica.
La violenza contro le donne, a prescindere dalla forma che assume, non è un reato minore. L'Unione europea deve quindi sottoscrivere la convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne delle Nazioni Unite.
Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signor Presidente, l'esposizione della persona a qualsiasi forma di violenza ha grandi conseguenze distruttive per la famiglia e per la società e, soprattutto, deve essere condannata laddove viene commessa contro donne e bambini. Ad ogni modo, è allarmante che la violenza domestica sia la causa principale degli aborti spontanei o dei casi di bambini nati morti e quindi chiedo che siano assegnate tutte le risorse disponibili del diritto penale per l'effettiva soppressione e per la prevenzione della violenza fisica.
Mi preme attirare l'attenzione sulla necessità urgente di proteggere le donne, soprattutto quelle povere, dalla cosiddetta maternità surrogata. Dietro il pretesto della solidarietà, la maternità surrogata espone le donne allo sfruttamento fisico e persino all'abuso e si pone nettamente in contrasto con il divieto sulla tratta degli esseri umani e sulle parti del corpo umano. La dignità, l'intimità e il corpo della donna vengono degradati in questo modo e diventano oggetto di sordidi contratti di affitto nel mercato internazionale del traffico umano.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D). – (RO) Signor Presidente, sebbene gli atti di violenza contro le donne sono gli atti di violenza più commessi al mondo, sono ancora quelli che con meno probabilità vengono puniti, a prescindere dal luogo in cui vengono commessi, ossia nelle zone di conflitto piuttosto che nei paesi democratici. Vi sono regioni nel mondo in cui la violenza contro le donne assume ogni forma possibile: stupro, tratta sessuale, matrimoni combinati, omicidio, rapimenti per motivi religiosi o criminosi, prostituzione coatta, per non parlare della violenza all'interno della famiglia o da parte di ex compagni. Inoltre l'età delle ragazze che subiscono violenza segna un costante calo.
Gli Stati membri devono adoperarsi maggiormente a livello UE per fornire statistiche nazionali complete che riguardino, in misura più ampia, la violenza di genere e per migliorare la raccolta dei dati su questo tema allo scopo di trovare le soluzioni più idonee per punire i colpevoli.
Trovo inoltre opportuna la proposta di istituire un osservatorio sulla violenza contro le donne nell'ambito dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere in stretta cooperazione con l'Agenzia europea per i diritti fondamentali.
Norica Nicolai (ALDE). – (RO) Signor Presidente, in qualità di relatrice ombra, mi congratulo con la relatrice e mi limiterò ad esprimere solo due considerazioni.
È arrivato per noi il momento di andare oltre l'approccio superficiale verso il problema, poiché la mancanza di statistiche, la mancanza di normative coerenti sulla criminalizzazione di tale atto negli Stati membri, la mancanza di preoccupazione per questa materia, oltre alle dichiarazioni generiche che vengono rilasciate, confermano è questo tema in effetti viene affrontato superficialmente nell'Unione europea. Per questo motivo serve una direttiva.
I costi economici non sono stati analizzati molto approfonditamente, purtroppo né in questa relazione né in altri documenti sul fenomeno, perché il problema, che attualmente viene esacerbato dalla crisi economica, presuppone costi finanziari ragguardevoli per il bilancio nazionale dell'ordine di centinaia di milioni di euro. È arrivato il momento di quantificare questi costi, cercando di rispondere a questa situazione, non solo mediante i mezzi finanziari, ma anche mediante strumenti giuridici idonei per affrontare il problema.
Krisztina Morvai (NI). – (HU) Signor Presidente, mi congratulo con la relatrice per l'eccellente documento che ha stilato. Sono orgogliosa di essere stata io in Ungheria a scrivere i primi due libri sul fenomeno della violenza contro le donne circa 15 anni fa. Sono meno orgogliosa del fatto che non sia cambiato praticamente nulla in questo ambito da allora. Incontestabilmente non c'è e non ci può essere alcuna normativa uniforme nell'UE, mentre buona parte del denaro dei contribuenti confluisce nella prevenzione e nei programmi di assistenza.
Vorrei chiedere principalmente alla signora Commissario come viene controllata la spesa in relazione a questi fondi. Ho un suggerimento: invece di chiedere ai governi, bisogna chiedere alle donne che hanno subito abusi. Ad esempio, bisogna chiedere alle donne che hanno subito abusi e che sono state accolte nelle case rifugio di descrivere l'aiuto che hanno ricevuto e l'atteggiamento delle autorità nel loro caso o bisogna chiedere alle ragazze e alle donne che soffrono sulla strada a Budapest o ad Amsterdam e che sperano di poter sfuggire all'inferno della prostituzione, di descrivere il tipo di aiuto che hanno avuto dallo Stato o dal governo.
Petru Constantin Luhan (PPE). – (RO) Signor Presidente, come è stato chiaramente indicato anche nella relazione, gli sforzi profusi per ridurre la violenza contro le donne devono essere sostenuti su due fronti: a livello di Stati membri e mediante misure e programmi gestiti direttamente dalla Commissione europea.
È del tutto fondamentale continuare con il programma Daphne ed incoraggiare la partecipazione degli Stati membri che hanno assistito ad un aumento di questa forma di violenza nell'attuale situazione economica difficile. Oggigiorno molti si trovano alle prese con problemi psicologici che talvolta scatenano la violenza. È vitale impartire una formazione al personale delle autorità di polizia dell'Unione europea come base per garantire che le indagini siano svolte adeguatamente, con una buona comprensione della questione e dell'impatto che la violenza produce sulle donne. Siffatto aspetto è altresì supportato nell'ambito del programma di Stoccolma.
Infine lo sforzo politico deve essere sorretto dal sostegno finanziario ed il programma Daphne può fornire un quadro idoneo a questo scopo.
Evelyn Regner (S&D). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, quando si tratta di argomenti che attengono alla parità, l'Unione europea è stata ed è in prima linea. È altresì in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne.
A parte la sua natura spregevole, la violenza contro le donne costa. La relazione afferma che il costo annuo di questa violenza si aggira sui 33 miliardi di euro. Questa stima dovrebbe sgonfiare le argomentazioni di chi sostiene che il catalogo di misure che è stato istituito è destinato ovviamente ad avere un costo. Tale catalogo è però necessario. La formazione per i funzionari di polizia, per i giudici, per il personale medico, tutti questi elementi sono contenuti nella relazione e ringrazio la relatrice.
Tuttavia, intravedo, per così dire, il pelo nell'uovo e mi preme metterlo in luce. Deve essere assegnata particolare attenzione alla violenza sul posto di lavoro. È importante predisporre una formulazione più specifica anche su questo tema.
Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, quando i media puntano i riflettori sui casi di donne e di bambini che hanno subito violenza, ci chiediamo sempre come hanno fatto le persone loro vicine a non sapere nulla per così tanto tempo. La strategia proposta dalla Commissione sulla lotta alla violenza domestica deve quindi prevedere dei meccanismi diagnostici specifici che siano obbligatori per le strutture sanitarie e anche per gli assistenti sociali affinché sia possibile erogare rapidamente un'assistenza alle vittime. La violenza che trova la sua giustificazione in rituali religiosi deve essere severamente punita, questa misura insieme ad una cultura di sensibilizzazione, che comprenda una formazione per i giudici, è destinata a favorire una tolleranza zero nella società in merito alla violenza contro le donne, compresa la mutilazione degli organi femminili. La strategia deve prevedere altresì un servizio legale gratuito e un'assistenza sociale per le vittime della violenza. Desidero ringraziare l'onorevole Svensson per la relazione molto particolareggiata, ma voterò contro parte del considerando J, perché promuove il diritto delle donne di uccidere il proprio feto, ed è questa una pratica cui mi oppongo.
Cecilia Malmström, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio i deputati per questo importante dibattito su una materia che palesemente sta a cuore a molti di noi. Reitero i miei ringraziamenti alla relatrice e ai relatori ombra per l'importante documento che hanno stilato.
Come ho indicato nel mio intervento introduttivo, stiamo programmando diverse misure in questo ambito. Il progetto sui diritti delle vittime ovviamente riveste grandissima importanza e sarà presentato il mese prossimo. Disponiamo inoltre della politica generale sulla parità per i programmi di prevenzione, di sensibilizzazione, eccetera. Stiano inoltre seguendo, proprio in questo momento, la finalizzazione della convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica allo scopo – quando sarà pronta – di proporre l'adesione dell'UE al Consiglio europeo affinché questo strumento sia poi legalmente vincolante nelle aree in cui l'Unione europea ha competenza.
Mi preme inoltre menzionare altre due proposte che avete approvato. La direttiva sulla lotta alla tratta, ad esempio, contiene molte misure di prevenzione, ma anche un sostegno per le vittime, per le donne ed i bambini che sono vittima della tratta a scopi sessuali o ad altri scopi. Inoltre in diverse sezioni del pacchetto sull'asilo, è stata assegnata un'attenzione particolare alle persone vulnerabili nelle procedure sull'asilo, come le donne che hanno subito violenza sessuale, eccetera.
Il problema, come avete fatto presente tutti, è gigantesco ed è una vergogna che le donne e le ragazze nella nostra Unione europea vivano costantemente nella paura. Esse temono la violenza, lo stupro, l'abuso sessuale e spesso per mano delle persone che amano di più e di cui dovrebbero fidarsi di più – mariti, compagni, eccetera. Dobbiamo intervenire e dobbiamo agire laddove possiamo riportare risultati positivi. Questa è sicuramente una delle più orrende violazioni dei diritti umani.
Desidero congratularmi con tutti i pochi ma coraggiosi uomini che hanno reso un contributo a questo dibattito, perché la violenza contro le donne non è una tematica femminile, è una questione che attiene ai diritti umani. Possiamo conseguire dei risultati in questo ambito solo se lavoriamo insieme, uomini e donne, per contrastare questo terribile fenomeno. Dobbiamo lavorare insieme: dobbiamo realizzare un'Europa in cui le donne e le ragazze non debbano temere la violenza solamente perché appartengono al “genere sbagliato”.
Eva-Britt Svensson, relatore. – (SV) Signor Presidente, innanzi tutto ringrazio i colleghi per le parole molto sagge che hanno espresso nel corso del dibattito e, soprattutto, per la determinazione che ho potuto constatare nella lotta contro questo genere di violenza. Rivolgendomi alla Commissione, vorremmo che il pacchetto sulle vittime di reato preveda un maggiore sostegno per le vittime, ma serve anche una direttiva per contrastare questo tipo di violenza. Non bisogna forzatamente convenire su ogni parola della relazione, ma è importante votare a favore per inviare un segnale forte alla Commissione sulla necessità di varare una direttiva. È importante mostrare a tutte le donne che vivono relazioni abusanti che non devono vergognarsi o sentirsi in colpa. Votando a favore della relazione, mostreremo che il senso di colpa è un reato che viene commesso contro di loro. Ribadisco: non devono sentirsi in colpa o vergognarsi.
Infine, molte di noi donne sono sopravvissute grazie agli sforzi profusi dalla società e grazie al lavoro delle case rifugio per le donne e delle organizzazioni femminili. Adesso non possiamo più permettere che queste persone e queste organizzazioni si sobbarchino tutta la responsabilità di aiutare le donne ad uscire da una situazione in cui molte di esse si trovano. È importante rompere il silenzio e dimostrare che esiste un sostegno per questa fascia vulnerabile. Tengo inoltre ad enfatizzare quanto sia importante mostrare che il problema riguarda tutti i gruppi sociali. Non esistono gruppi particolarmente sensibili. Il fenomeno è diffuso in tutti gli strati sociali. Rivolgo un appello ai colleghi, invitandoli a diffondere il messaggio che le donne non devono più essere costrette a vivere in queste condizioni. Le donne possono costruirsi una vita serena per sé e per i propri figli, ma a tal fine hanno bisogno di sostegno da noi in qualità di rappresentanti eletti. Ringrazio nuovamente tutti i colleghi per la forte determinazione di cui hanno dato prova. Insieme usciremo vincitori da questa lotta.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì, 5 aprile 2011.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Nessa Childers (S&D), per iscritto. – (EN) Desidero esprimere sostegno per questa relazione e per le raccomandazioni che essa contiene. Le ricerche dimostrano che la situazione nel mio paese, l'Irlanda, rispecchia il problema che affligge tutta l'Europa. Nel 2005 il National Crime Council ha rilevato che una donna su sette in Irlanda ha subito un comportamento abusante grave di natura fisica, sessuale o emotiva dal compagno. Nel 2009 sono diventata la prima ambasciatrice di Rape Crisis North East, che ha sede nella cittadina di Dundalk. Questo servizio di sostegno e di assistenza psicologica è uno dei tanti dell'Irlanda orientale ed offre un supporto fondamentale alle vittime di violenza sessuale e di violenza domestica, eppure si trova a dover affrontare seri problemi di finanziamento. L'Unione europea deve assolutamente far confluire i finanziamenti per la ricerca negli Stati membri affinché si possa tracciare un quadro completo e preciso circa l'entità del problema. Ci vuole però anche un sostegno per le ONG e per i governi degli Stati membri in modo da sensibilizzare in merito all'impatto e alle conseguenze della violenza sessuale, sia che si tratti di violenza domestica, stupro o tratta di esseri umani a scopo sessuale.
Corina Creţu (S&D), per iscritto. – (RO) Quasi un quarto delle donne in Europa ha subito atti di violenza fisica almeno una volta nella vita e oltre un decimo ha subito violenza sessuale. La crisi economica ha contribuito ad esacerbare la situazione, a fronte delle conseguenze sociali che essa implica, in cui la povertà e la mancanza di istruzione sono fattori che favoriscono la violenza di genere. Per tale ragione sono necessarie misure coordinate per affrontare il problema alla radice insieme ad un'armonizzazione legislativa e ad una più stretta cooperazione giudiziaria tra Stati membri allo scopo di innalzare l'efficacia delle inchieste.
Per mettere fine alla violenza contro le donne, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea hanno il dovere di avviare con urgenza alcune delle seguenti azioni: campagne di informazione e di sensibilizzazione, istituzione di case rifugio per le vittime, istituzione di un unico numero verde per tutta l'UE in modo da poter erogare un'assistenza immediata ed un supporto per gruppi altamente vulnerabili di donne, come le donne migranti e le richiedenti asilo.
Alexander Mirsky (S&D), per iscritto. – (EN) Nel 2008, quando ero deputato al parlamento lettone, avevo presentato una proposta di emendamento al diritto penale della Repubblica lettone allo scopo di inasprire le pene per la violenza domestica contro le donne ed i bambini. Purtroppo l'emendamento non fu accolto. Nel corso della riunione della commissione speciale, in sede di discussione dell'emendamento, i deputati del parlamento lettone tennero un comportamento molto superficiale. Di conseguenza, i casi di lesioni “non gravi” su donne e bambini all'interno della famiglia rimangono impuniti. Spesso non sono istituite delle inchieste e talvolta la polizia si rifiuta di accettare le denunce delle vittime. La protezione delle donne dalla violenza domestica non è disciplinata da strumenti efficaci nella Repubblica lettone. Le autorità nazionali e il governo chiudono gli occhi dinanzi a violazioni palesi e non intendono mettere ordine nella legislazione. Alla luce di questa relazione, rivolgo un appello ai deputati del Parlamento europeo affinché assegnino attenzione all'atteggiamento di assenza di legislazione verso le donne che si sta verificando in Lettonia.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Può succedere ovunque: per la strada, in metropolitana, in case private – le donne ed i bambini non si sentono completamente sicuri da nessuna parte. La pseudo-moralità letale che si rileva nella società dovrebbe farci riflettere. Infatti si tende ormai a considerare pressoché normali le fasi preliminari della vera e propria violenza, come l'invadenza, i commenti osceni e le molestie che vengono messi in atto quotidianamente da molti immigrati contro le donne occidentali. La mancanza di rispetto per le donne ha toccato il culmine quando una giudice tedesca ha fatto riferimento al diritto di procreazione del marito in quanto fattore decisivo nella sentenza su un caso di divorzio tra mussulmani. Consentendo l'immigrazione, l'Unione europea ha importato problemi da tutti i paesi del mondo, compresi i delitti d'onore, i matrimoni combinati e la violenza domestica nelle strutture familiari patriarcali. La cultura, la religione e le tradizioni non devono essere usate per giustificare atti violenti. È questo l'unico modo per spezzare la spirale di violenza. Le statistiche non ci danno alcuna informazione circa il collegamento tra l'aumento record dei casi denunciati di violenza domestica e la maggiore disponibilità delle vittime a difendersi e sulla percentuale di immigrati in questi casi. Ad ogni modo, un numero elevato di immigrate sono registrate nelle case rifugio per donne. È altresì vero che dobbiamo mettere fine alla pseudo-mentalità buonista che considera in maniera più benevola i reati a sfondo religioso o culturale.
Tiziano Motti (PPE), per iscritto. – Il mio impegno per la salvaguardia dei più deboli e delle donne offese da violenza mi impone di votare a favore di una legislazione garantista nei confronti delle vittime della violenza. Le donne, come i bambini, sono in alcuni contesti componenti particolarmente fragili della nostra società. Credo quindi che sia importante garantire una maggiore salvaguardia alle donne che dichiarano di aver subito violenza. Sono quindi a favore dell'assistenza giuridica gratuita per le donne vittime di violenze. So che esiste il rischio di una disuguaglianza quando uomini accusati ingiustamente di violenza debbano pagare le spese processuali mentre le accusatrici si avvalgono del patrocinio gratuito, su questo ho riflettuto attentamente. Tuttavia, ritengo che i numeri di casi di violenza, anche in famiglia, richiedano di schierarsi a favore di chi riceve il maggiore pregiudizio dalla mancanza di un sostegno: le donne vittime di violenza rappresentano statisticamente una quota altamente predominante rispetto alle poche malintenzionate che possono approfittare del sistema per inferire su uomini innocenti.” È difficile per le donne maltrattate sporgere denuncia, un'assistenza giuridica gratuita incoraggerebbe le vittime e contribuirebbe a ridurre il numero di episodi rimasti impuniti.
Mariya Nedelcheva (PPE), per iscritto. – (FR) Quando si parla di violenza contro le donne, spesso mancano i dati, le statistiche e le tendenze. Dobbiamo, soprattutto, essere in grado di misurare il fenomeno a livello europeo per comprendere l'entità del problema. In questo modo, potremo meglio identificare le esigenze e quindi prevenire casi di violenza, aiutare le vittime e sanare le ferite. Dobbiamo tener sempre presenti le vittime. Sia che si parli di abuso sessuale, tratta di donne ai fini della prostituzione, violenza domestica o persino violenza con una dimensione culturale – mi riferisco alle mutilazioni genitali e ai matrimoni combinati – si tratta sempre di reati gravi. Dobbiamo approntare un quadro europeo generale per proteggere le donne da questo tipo di violenza. Dobbiamo smetterla di innervosirci all'idea che l'Europa possa diventare un baluardo della protezione delle donne. Serve un quadro giuridico europeo all'interno del quale poter attuare misure concrete come il numero verde per le emergenze e programmi di formazione per la polizia, la magistratura e gli insegnanti. L'Unione europea deve offrire soluzioni all'interno dell'Europa, ma, in qualità di attore globale, deve altresì estendere l'ambito d'azione al di fuori dei propri confini.
Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. – (ET) Purtroppo non è stato possibile fermare la violenza contro le donne in Europa e nel resto del mondo, benché l'Unione europea e le Nazioni Uniti abbiamo assegnato priorità alla lotta contro questo fenomeno. In realtà, sono stati compiuti dei progressi e in qualche modo è aumentata la sensibilizzazione presso l'opinione pubblica, ma le nuove priorità politiche dell'UE sono indispensabili per combattere la violenza contro le donne in maniera più efficace e per realizzare il nostro obiettivo comune affinché le donne e i bambini non debbano più vivere costantemente nella paura di subire violenza. Il trattato di Lisbona, inoltre, prevede la competenza giuridica su tale ambito. Reputo estremamente importante che l'Unione europea attribuisca un'attenzione maggiore nella sua legislazione alla violenza che si scatena tra persone che hanno relazioni strette, poiché non si tratta affatto di faccende private. Purtroppo le vittime troppo spesso temono per la reputazione della famiglia e, verosimilmente, per la propria sicurezza e sopravvivenza economica, quindi non si rivolgono alle forze di polizia. Dobbiamo quindi dedicare un'attenzione particolare allo sviluppo di un sistema di supporto per le vittime, sovvertendo i tabù che esistono nella società – in altre parole dobbiamo sensibilizzare l'opinione pubblica. L'aiuto alle vittime deve essere autentico e deve essere garantito. Uno dei problemi più impellenti risiede nella mancanza di case rifugio in Europa per le donne e i bambini che hanno subito violenza, quindi l'obiettivo di allestire una casa rifugio ogni 10 000 abitanti per le vittime di reati è assolutamente opportuno e necessario. Al fine di garantire una protezione migliore alle donne che sfuggono alla violenza e alla persecuzione, anche quando si recano in un altro paese europeo, è importante mettere in atto la direttiva sugli ordini di protezione.
Nikolaos Salavrakos (EFD), per iscritto. – (EL) La violenza contro le donne può assumere varie forme, dalla repressione psicologica all'abuso fino allo stupro, alla violenza sessuale e alla tratta che è del tutto inaccettabile e illegale per cui le donne vengono abusate per mano di gruppi criminosi senza scrupoli dediti allo sfruttamento della prostituzione. Queste bande spesso ingannano le giovani donne e poi le costringono a prostituirsi. Molte si suicidano per mettere fine all'incubo che stanno vivendo. Dobbiamo esaminare più approfonditamente i paesi da cui originano questi gruppi criminali dediti alla tratta, in cui i trafficanti comprano il silenzio e la compiacenza dei funzionari di governo, trasformando questi paesi in zone di abusi dei diritti umani. Tali bande possono essere contrastamene mediante la cooperazione internazionale tra l'Unione europea, che è la destinazione finale, ed i paesi da cui originano questi gruppi criminali. Chiedo quindi alla Commissione di attivarsi in questa direzione. Ovviamente in questo ambito si apre uno spazio per le organizzazioni che si occupano seriamente di diritti umani.
Olga Sehnalová (S&D), per iscritto. – (CS) La relazione rappresenta il terzo contributo negli ultimi mesi nella lotta alla violenza contro le donne, dopo l'ordine di protezione europeo e la direttiva sulla lotta alla tratta di esseri umani. La violenza contro le donne è incontestabilmente un problema in tutte le fasce sociali. I dati contenuti nella relazione indicano che una donna su quattro subisce violenza fisica nella vita adulta, mentre oltre il 10 per cento delle donne sono vittima di violenza sessuale. Questi sono dati allarmanti, dietro cui si celano storie di vita di persone vere. Al contempo solo una vittima su dieci richiede un aiuto professionale. Infatti la maggior parte di esse non sa come affrontare la situazione. La violenza contro le donne ha effetti altamente distruttivi, non solo per le donne stesse, ma anche per le persone che le circondano, soprattutto i bambini. Sostengo pertanto le proposte che mirano ad sensibilizzare maggiormente e a formare le figure che possono entrare a contatto con questi casi in ambito professionale. Parallelamente è altresì necessario garantire una cura e un'assistenza migliori per le vittime. Ho apprezzato la relazione anche perché bisogna inviare un messaggio forte e chiaro alla società in modo da affermare che la violenza non sarà tollerata.
Joanna Senyszyn (S&D), per iscritto. – (PL) I diritti umani e la parità di genere sono tra le priorità dell'Unione europea. Posto che la violenza contro le donne è una brutale violazione dei diritti umani ed uno dei principali ostacoli alla parità tra donne e uomini, la lotta contro questa piaga deve diventare il nostro principale obiettivo. L'approccio assunto verso la violenza contro le donne è diverso nei vari ordinamenti nazionali. Alcuni Stati membri, come la Spagna, hanno normative del tutto adeguate in questo settore. Altri non ne dispongono affatto. Sussistono inoltre differenze significative rispetto al tasso di condanne per i casi di violenza contro le donne nei singoli Stati membri. In considerazione delle diverse normative degli Stati membri e della possibilità limitata di mettere in atto le disposizioni del diritto internazionale sulla lotta alla violenza contro le donne, diventa sempre più chiara l'esigenza di varare normative vincolanti a livello europeo in questa materia. Le varie azioni UE devono essere sintetizzate e presentate in un'unica strategia complessiva volta a combattere la violenza contro le donne in tutta l'Unione europea. La strategia deve essere in linea con le altre iniziative internazionali e si deve basare sui programmi europei disponibili e sulle migliori prassi degli Stati membri. Bisogna agire in questo modo affinché non si possa più affermare che persino le mucche godono di una protezione migliore delle donne nell'Unione europea.
Monika Smolková (S&D), per iscritto. – (SK) Conosciamo tutti il problema della violenza contro le donne e ne discutiamo, ma quando si tratta di risolverlo o di debellarlo, i risultati sono scarsi. La violenza colpisce le donne in vari momenti della vita, dall'infanzia fino alla vita adulta. Succede a scuola, al lavoro, nei gruppi tra pari, in pubblico e anche all'interno della vita familiare privata o nella vita con un compagno. Assume molte forme: dalla violenza fisica e sessuale alla violenza mentale e sociale e persino economica. Viene inflitta alle donne che hanno gradi diversi di istruzione, diverse estrazioni socio-economiche, a donne che appartengono a diversi gruppi etnici e religiosi e a donne che vivono sia in campagna che in città. Va enfatizzato, tuttavia, che la violenza contro le donne è un problema che dobbiamo affrontare tutti. Per risolverlo non ci vogliono solamente istituzioni attive, ma anche persone attive – uomini e donne – che non chiudono gli occhi dinanzi a questo sgradevole fenomeno sociale e che sono disposti a battersi in prima persona per dare attuazione al principio di tolleranza zero. I singoli Stati membri devono svolgere un ruolo più ampio in questo ambito, redigendo piani d'azione per contrastare la violenza contro le donne, per stimolare la sensibilizzazione nell'ambito dei mezzi di comunicazione di massa e adottando norme e misure penali specifiche.
Zbigniew Ziobro (ECR), per iscritto. – (PL) Purtroppo nonostante tutti gli sforzi che abbiamo profuso, la violenza contro le donne e la violenza in altri settori della vita è ancora un grave problema in Europa. In tutti gli Stati membri si commettono reati violenti verso persone di ogni estrazione sociale. Di conseguenza, la lotta contro questo tipo di problema e l'assistenza erogata alle vittime devono vertere su molteplici aspetti. Allo scopo di prevenire questo genere di violenza, è importante sostenere le famiglie e garantirne lo sviluppo armonioso. Per quanto concerne i reati che attengono alla violenza contro le donne, sarebbe opportuno introdurre un numero verde europeo unico per le emergenze, cui ci si potrebbe rivolgere per ottenere sostegno o per denunciare un reato di questo tipo. L'Unione europea deve cercare di garantire che siano comminate sanzioni più severe per la violenza contro le donne, in particolare per i casi di violenza sessuale. Siffatti reati spesso condizionano la mente della donna per anni, provocando sofferenza e impedendole di vivere una vita normale. È altresì imperativo introdurre al contempo una protezione migliore per i diritti delle vittime nei procedimenti giudiziari. Una questione fondamentale cui si fa riferimento nella relazione è il problema della prostituzione e della tratta di donne. Per combattere efficacemente il fenomeno, è necessario raggiungere un accordo pan-europeo che comprenda, non solo gli Stati membri, ma anche i paesi terzi.