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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 5 aprile 2011 - Strasburgo Edizione GU

9. Ora delle interrogazioni al Presidente della Commissione
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca l’ora delle interrogazioni al Presidente della Commissione.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, vedo che i colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) sono ancora a pranzo. Presidente, noto con piacere che mi sorride; prima si è espresso sul mio conto con una certa intemperanza, ma è evidente che si è calmato durante la pausa.

Commissario Oettinger, seconda una persona che credo lei conosca bene, verranno eseguiti test di resistenza oh, eccolo, non lo avevo notato. Commissario, sono contento di vederla. Adesso anche il signor Commissario, degno allievo del Cancelliere Merkel, si oppone all’energia nucleare; ne era un sostenitore, ma Fukushima è stata una strada di Damasco, lungo la quale è apparsa a lui (novello Saulo) e a molti altri una luce abbacinante nel cielo. Perlomeno il Commissario ha dichiarato che, a suo parere, alcune centrali nucleari non avrebbero superato i test di resistenza, una dichiarazione che ho trovato molto interessante.

Se il Commissario Oettinger sospetta che taluni test di resistenza non produrranno l’esito desiderato in quanto i sistemi da esaminare potrebbero non sopravvivervi, perché allora la Commissione non ne dispone la chiusura immediata? Se ci ritrovassimo in una situazione simile a quella verificatasi per le banche, ovvero ci rendessimo conto a posteriori che, innanzi tutto, i test non sono stati sufficientemente chiari e, secondariamente, che i risultati non rispecchiano la realtà, la questione dell’energia nucleare risulterebbe molto più pericolosa dei problemi del sistema bancario.

Nello specifico, la mia domanda è dunque la seguente: com’è possibile che, pur comprendendo l’inidoneità di alcuni sistemi a superare i test di resistenza, non interveniate?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, innanzi tutto per conoscere i risultati dei test dobbiamo prima eseguirli. Resta aperta la questione dei rimedi da adottare qualora un impianto non superasse il test. Laddove un aggiornamento non risulti fattibile in termini tecnici o economici, i reattori dovranno essere spenti e disattivati. È tuttavia possibile che un aggiornamento di sicurezza sia giustificato sul piano economico e realizzabile su quello tecnico; è il solo impegno che possiamo assumerci in questa fase.

Onorevole Schulz, a mio parere era fondamentale che il Consiglio europeo, dopo intense discussioni, trovasse un accordo sul ruolo della Commissione. Inizialmente si parlava soltanto di un coordinamento delle autorità di regolamentazione nazionali; per mia insistenza la Commissione è stata poi incaricata di definire modalità e campi di applicazione nonché di presentare, entro la fine dell’anno, una relazione dettagliata sui risultati.

Lo stesso esercizio verrà ripetuto per tutti i siti nucleari in Europa con la massima trasparenza: è importante riconoscerlo. Ritengo che questo si possa definire un progresso sul piano della sicurezza nucleare.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, lei è una persona molto intelligente, ma non ha risposto alla mia domanda. Ripeto: quando il Commissario Oettinger dice di temere che alcuni degli impianti attualmente collegati alla rete non superino i test di resistenza, io capisco che siete consapevoli dei modesti livelli di sicurezza di queste strutture, tali da impedire il soddisfacimento dei criteri. Perché dunque non intervenire subito? Credo che il pericolo sia reale e immediato.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, il Commissario Oettinger ha reso una dichiarazione molto prudente e cautelativa. Potrebbe accadere, ma per esserne certi occorrono test seri e credibili, che eseguiremo con la massima trasparenza e sulla base delle migliori conoscenze disponibili.

Come sapete, un eventuale annullamento dei test non sarebbe di competenza della Commissione, bensì degli Stati membri. Noi abbiamo un mandato chiaro, diversamente da quanto accadeva in precedenza, prima dell’ultimo Consiglio europeo: agire di concerto con le autorità di regolamentazione indipendenti a livello nazionale affinché si conducano test di resistenza molto seri e credibili, per i quali definiamo ora modalità e ambito d’applicazione.

Vorrei dire all’onorevole Schulz che, su questioni così delicate, occorre agire con grande senso di responsabilità, senza seminare il panico; dobbiamo procedere in modo tecnico, sulla scorta delle migliori conoscenze scientifiche.

 
  
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  Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, conveniamo tutti sul fatto che l’Unione europea è più di un mero mercato unico; è un progetto politico inteso ad assicurare la democrazia nel continente nonché il rispetto, la promozione e il rafforzamento dello stato di diritto e dei diritti umani.

Se così non fosse, non credo che intercorrerebbero molte differenze tra noi e la Cina. È una considerazione valida per tutti gli Stati membri, anche per l’Ungheria, il cui governo ha appena presentato un nuovo progetto di Costituzione che dovrebbe essere adottato verso la metà di aprile. Il testo contiene alcuni riferimenti (a mio parere preoccupanti) al diritto di voto per i minori, al divieto dell’aborto e dei matrimoni fra persone dello stesso sesso, ad atteggiamenti irredentisti e all’intento di piegare le istituzioni alla volontà del governo.

Presidente Barroso, cosa farà la Commissione per difendere i principi costituzionali comuni all’Europa e sanciti dall’articolo 2 del trattato, ossia democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali, quando vengono messi in discussione in uno Stato membro, come accade oggi in Ungheria?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, ovviamente concordiamo sul fatto che l’Unione europea è più di un mercato unico, ma si fonda su valori che qualunque Stato deve rispettare per diventarne membro. Uno di questi valori è lo stato di diritto, che ci impone di rispettare la legge. Come sapete, l’adozione di una Costituzione nazionale rappresenta un passo fondamentale per ogni Stato membro, un processo cruciale che appartiene interamente al popolo e alle istituzioni del paese coinvolto.

Spetta alle autorità ungheresi decidere il contenuto e l’iter di adozione della nuova Costituzione, in linea con le norme nazionali del paese e, laddove applicabili, con il diritto internazionale e quello dell’UE. Seguiremo gli sviluppi sotto il profilo della legislazione dell’UE, ma chiaramente speriamo che le autorità ungheresi assicurino la piena conformità della nuova Costituzione, nella sua versione definitiva, ai valori su cui si basa l’Unione europea.

 
  
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  Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, Presidente della Commissione, comprendo la sua risposta, ma lei sa che ciascuno dei 27 Stati membri deve modificare la propria Costituzione nel rispetto dei valori europei. L’Ungheria ha agito in tal senso prima di aderire all’Unione, mentre alcuni paesi hanno provveduto anche dopo l’adesione; la Polonia apporta adesso le necessarie modifiche, come anche la Francia per le contraddizioni sorte fra il trattato di Lisbona e taluni articoli della Costituzione nazionale.

È fondamentale che lei imponga anche all’Ungheria di applicare questi principi, anche dopo l’adozione della nuova Costituzione. È essenziale che la Commissione si occupi del problema.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, la Costituzione di qualunque paese deve rispecchiare e conformarsi ai valori di fondo dell’Europa: democrazia, stato di diritto, dignità umana e rispetto dei diritti fondamentali. Non sarebbe neppure necessario discuterne. Non sono a conoscenza di un singolo Stato membro dell’Unione europea la cui Costituzione contravvenga a questi valori, ma se per ipotesi ciò dovesse accadere, dovremmo intervenire.

Come sa, onorevole Verhofstadt, i precedenti parlano a nostro favore. Ultimamente siamo intervenuti su diverse questioni delicate, come nel caso della legge sui media ungherese; il governo si è dichiarato fin dall’inizio pronto a modificare l’atto qualora la Commissione avesse individuato una qualche incompatibilità, e ha mantenuto l’impegno.

La Commissione ha assunto una posizione molto forte anche in altri Stati membri dove sono sorti problemi di non discriminazione. Da questo punto di vista, posso assicurarvi che la Commissione seguirà molto da vicino la questione.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu, a nome del gruppo PPE. (EN) Signor Presidente, l’attuazione del semestre europeo a decorrere da quest’anno contribuirà al rafforzamento della disciplina di bilancio, della stabilità macroeconomica e della crescita, oltre a spingere gli Stati membri verso una modifica delle rispettive politiche economiche e di finanza pubblica. Tali politiche potrebbero produrre un impatto di breve termine significativo sui cittadini europei di gran parte degli Stati membri.

Ha la Commissione previsto le conseguenze che le necessarie procedure nazionali avranno sul panorama economico, sociale e politico dell’Europa, o prevede di condurre una valutazione al riguardo?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, prendiamo molto sul serio questo esercizio. Era essenziale trovare un consenso sul cosiddetto semestre europeo; adesso gli Stati membri hanno riconosciuto all’unanimità che le questioni di politica economica di un paese potrebbero ripercuotersi anche sugli altri e viceversa. Formuleremo raccomandazioni in proposito, anche sulla base dei programmi che ci verranno presentati dagli Stati membri. Ad ogni modo, vi sarà un miglioramento nella vita dei cittadini.

Stiamo cercando di mettere in chiaro che, in realtà, tutti gli sforzi per il risanamento delle finanze pubbliche e l’introduzione di riforme strutturali mirano a una crescita sostenibile e inclusiva, che è poi l’obiettivo dell’Unione europea. Era questa la finalità generale della strategia che abbiamo chiamato Europa 2020. Alla luce di tali priorità, giudicheremo i programmi nazionali che saranno presentati adesso e ai quali lavoreremo di concerto con gli Stati membri.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu, a nome del gruppo PPE. (EN) Signor Presidente, l’aspetto più importante di tale politica è la disciplina. Se tutti gli Stati membri rispetteranno i criteri, l’esito sarò positivo; se invece si creeranno differenze tra i paesi, i risultati non corrisponderanno alle attese.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, concordo appieno con l’onorevole Marinescu. Proprio per questo motivo è indispensabile che le istituzioni siano indipendenti e assolvano i rispettivi compiti in assoluta autonomia e con autentico spirito comunitario. Abbiamo già avuto modo di constatare che, alle volte, si è tentati di non recepire le decisioni o di non attuarle in maniera uniforme, coerente e credibile.

La Commissione cercherà dunque di fare quanto in suo potere per assicurare la parità concorrenziale e i principi di lealtà. La disciplina, intesa come rigorosa attuazione degli accordi, risulta infatti fondamentale per il successo dell’Unione europea.

 
  
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  Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, nell’ultima settimana la Commissione ha definito valori limite sulla base di un regolamento che viene attivato ogniqualvolta sorgano problemi di radioattività con un impatto sulle importazioni di prodotti alimentari (in questo caso dal Giappone). È sorprendente che abbiate imposto ai prodotti provenienti dal Giappone limiti di gran lunga superiori a quelli stabiliti dal paese stesso; sono più elevati anche dei valori che, in casi simili, applicano ai prodotti alimentari gli Stati Uniti, ad esempio, dove l’energia nucleare è ampiamente utilizzata. Superano finanche i limiti che vigevano per l’Unione europea e i paesi da cui importavamo merci dopo il disastro di Chernobyl e che, in parte, si applicano ancora al cesio. A che pro? Perché abbiamo fissato valori limite così alti?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, ovviamente sarò lieto di rispondere all’interrogazione dell’onorevole Harms, anche se credevo si fosse convenuto di tenere una discussione in due parti, una di tenore generale e l’altra dedicata al Giappone.

Onorevole Harms, ha sollevato una questione di grande importanza. Innanzi tutto, le misure di emergenza adottate il 25 marzo per le importazioni di mangimi e prodotti alimentari dal Giappone salvaguardano la sicurezza dei consumatori dell’UE e garantiscono un’attuazione armonizzata in tutta l’Unione. A nostro parere, tali misure risultano proporzionate al rischio e presentano un ambito di applicazione più ampio di quelle adottate in altri grandi paesi del mondo, come Stati Uniti e Canada. Secondo le informazioni in mio possesso e sulla scorta dei dati scientifici che ricevo, riteniamo che le misure e l’approccio adottati siano sicuri.

Le dogane fanno sì che prodotti alimentari e mangimi possano entrare nei mercati dell’Unione europea solo qualora se ne garantisca la sicurezza. Secondo le disposizioni vigenti, le stesse autorità giapponesi (è vero quanto riferito dall’onorevole Harms) applicano criteri ancora più stringenti ai prodotti alimentari, sia per il consumo interno sia a fini di esportazione.

In considerazione dei livelli più rigorosi imposti dal Giappone, la Commissione ha deciso che sarà opportuno modificare i valori attuali, in vigore dal 25 marzo, quale ulteriore misura di prevenzione in attesa di una nuova analisi scientifica dei livelli stabiliti dal regolamento Euratom n. 3954/87. Tale analisi sarà svolta dalla Commissione, insieme con gli esperti competenti, entro il 30 giugno affinché si definiscano standard uniformi da applicare alle importazioni.

Desidero sottolineare in questa sede che tutti i controlli finora eseguiti dagli Stati membri sui prodotti alimentari importati dal Giappone indicano livelli di radioattività trascurabili e notevolmente inferiori agli standard attuali, sia europei che giapponesi. Vi anticipo che la Commissione proporrà al Comitato permanente per la catena alimentare un riesame delle nostre norme, al fine di allinearle alla legislazione giapponese; entreranno poi in vigore la prossima settimana. Vorrei sottolineare nuovamente che si tratta di una misura puramente precauzionale, grazie alla quale potremo avviare le necessarie valutazioni scientifiche dei valori attualmente ammessi in tutto il mondo, affinché l’Unione europea possa dimostrare ancora una volta di applicare gli standard più elevati.

 
  
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  Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, se ho capito bene, ciò significa che il pesce contaminato dalle ricadute radioattive di Chernobyl e importato dalla Norvegia è sottoposto a valori limite più rigorosi del pesce catturato nelle acque intorno al Giappone? Mi sembra un comportamento scorretto e irresponsabile. Vorrei sapere se siete pronti a modificare questi limiti, che sono estremamente elevati rispetto agli standard internazionali.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. − (EN) Signor Presidente, onorevole Harms, le decisioni in merito vanno prese sulla base di prove scientifiche. Non posso decidere esclusivamente secondo pareri personali. Il regolamento in vigore è stato adottato dopo il disastro di Chernobyl, sulla scorta di dati scientifici. Il Giappone si trova in una posizione estremamente delicata sotto il profilo della sicurezza alimentare, per svariate ragioni, e applica una soglia diversa da quella europea. Proprio in considerazione delle divergenze fra gli standard europei e quelli giapponesi, abbiamo deciso che applicheremo provvisoriamente i valori stabiliti dal Giappone.

I livelli ammessi sono inferiori, dunque gli standard risultano superiori. Applicheremo questi criteri al Giappone, mentre consulteremo il comitato di esperti nazionali ed europei per definire norme comuni e uniformi per tutte le importazioni, se opportuno. Credo che questo sia l’approccio più efficace, proporzionato e scientifico. Non penso che, in questo momento, sia consigliabile ricorrere a una qualunque altra soluzione.

 
  
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  Jan Zahradil, a nome del gruppo ECR. (EN) Signor Presidente, a differenza di alcuni miei colleghi ritengo ancora che l’Unione europea costituisca essenzialmente un progetto economico, il cui fulcro sta nel mercato unico. Negli ultimi giorni e nelle ultime settimane abbiamo sentito parlare molto di governance economica (forse troppo per i miei gusti), ma molto poco di crescita e competitività.

Come sa, Presidente Barroso, il British Conservative Party (partito conservatore britannico) rappresenta la maggiore componente del mio gruppo. Il Primo ministro britannico Cameron e altri otto capi di Stato e di governo hanno firmato una lettera, indirizzata a lei e al Presidente Van Rompuy, che delinea strategie molto chiare affinché l’Europa torni a crescere dopo la crisi. La scorsa settimana il Primo ministro Cameron ha inoltre pubblicato un documento dal titolo Let us choose growth, che consiglio a tutti i membri di quest’Assemblea.

Quali sono dunque i suoi obiettivi specifici per la crescita, la competitività e il completamento del mercato unico dell’Unione europea nel prossimo futuro? Quali misure pratiche intende adottare per raggiungere tali scopi?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, è difficile rendere giustizia all’importanza del mercato unico in un minuto. Nondimeno vorrei ricordare all’onorevole Zahradil che questo mese presenteremo l’Atto per il mercato unico, una serie di proposte molto ambiziose volte a realizzare e approfondire il mercato unico nonché a eliminare i numerosi ostacoli che incontra nel settore dei servizi e i tanti oneri amministrativi esistenti, soprattutto a detrimento delle piccole e medie imprese (PMI).

Questi sono i punti specifici che posso enunciare già adesso: misure concrete circa l’accesso ai finanziamenti delle PMI e la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie.

Vorrei inoltre sottolineare l’importanza fondamentale della lettera che mi hanno inviato nove fra Primi ministri e capi di Stato europei. Proprio in questo momento di gravi ristrettezze finanziarie è essenziale sfruttare l’intero potenziale del mercato unico, che rappresenta di certo una fonte di crescita per l’Unione europea.

 
  
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  Jan Zahradil, a nome del gruppo ECR. (EN) Signor Presidente, Presidente Barroso, non è mia intenzione scatenare una polemica e credo nelle sue buone intenzioni. Lei conosce però l’istituzione di cui è a capo, che risulta, alle volte, di difficile gestione. Può dunque spiegarci come intende evitare che sotto la sua guida la Commissione europea ceda alla tendenza, talvolta fin troppo visibile, di ricorrere all’inflazione normativa anziché puntare sulla deregolamentazione o sul miglioramento della legislazione?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, cerchiamo di non essere prevenuti nei confronti della Commissione, che ha invece ottenuto risultati positivi su questo fronte. Sono stati già introdotti alcuni miglioramenti: la Commissione ha infatti proposto una riduzione degli oneri amministrativi nell’ordine del 31 per cento, di cui il 22 per cento ha ricevuto l’approvazione di Consiglio e Parlamento. In realtà è il Consiglio a contrastare alcune misure di snellimento.

L’onorevole Zahradil concorderà sul fatto che 27 apparati burocratici rappresentano un male peggiore di uno solo. Attraverso l’attuazione del mercato unico la Commissione contribuisce in misura considerevole ad agevolare le imprese di tutta Europa. Talvolta le maggiori resistenze provengono di fatto dalle amministrazioni nazionali, che, fra le altre cose, appesantiscono inutilmente le direttive. Procederemo con fermezza nella realizzazione del programma per il miglioramento della regolamentazione, che credo incontri il favore generale.

 
  
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  Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, la mia interrogazione è simile a quella presentata dall’onorevole Schulz; mi concentrerò dunque su un aspetto specifico. Il Presidente Barroso comprenderà che, alla luce dell’esperienza maturata con le banche, siamo diventati più sensibili al tema dei test di resistenza, anche nel caso degli impianti nucleari. La mia domanda verte sull’Euratom.

Non è mia intenzione giudicare le ingenti somme di denaro che l’Euratom assorbe a fini di ricerca. A mio avviso, tali risorse vengono destinate a una tecnologia essenzialmente pericolosa, i cui rischi non sono soggetti a controlli congiunti adeguati; ritengo inoltre che le decisioni in merito non vengano adottate sufficientemente nelle sedi comuni, sebbene l’energia nucleare non conosca confini nazionali. È proprio questo il nocciolo del problema. Non è forse vero che le decisioni nel settore del nucleare andrebbero assunte in modo concertato perché le radiazioni non rispettano i confini?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, onorevole Bisky, il trattato di Lisbona attribuisce chiaramente agli Stati membri la competenza in materia di approvvigionamento energetico; non spetta dunque alle istituzioni europee indicare le fonti di energia che ciascun paese dovrebbe sfruttare.

Ad ogni modo, le conclusioni adottate nell’ultima riunione del Consiglio europeo hanno segnato un passo in avanti, disponendo la conduzione di test sulle centrali atomiche dell’Unione. Tale esercizio si svolgerà sotto il controllo del gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare e della Commissione stessa, che presenterà anche un rapporto destinato al pubblico.

Allo stato attuale gli Stati membri, che si dividono fra sostenitori e oppositori dell’energia atomica, convengono perlomeno sulla necessità di aggiornare tutte le condizioni di sicurezza nucleare, un risultato che appare più probabile adottando un approccio europeo anziché procedendo a livello nazionale.

 
  
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  Lothar Bisky, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, Presidente Barroso, cosa pensa della proposta di istituire una comunità europea che promuova le fonti rinnovabili per un approvvigionamento di energia ecocompatibile e per il risparmio energetico, nel quadro del trattato dell’UE? La ritiene un’idea degna di seguito, che ci libererebbe più rapidamente dai rischi dell’energia atomica?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, abbiamo già avanzato proposte in tal senso, ossia il cosiddetto programma 20-20-20, con il quale gli Stati membri hanno approvato all’unanimità (come richiesto per queste fattispecie) il raggiungimento degli obiettivi del 20 per cento per le rinnovabili entro il 2020. A questo proposito, vorrei precisare che stiamo rispettando la tabella di marcia per il raggiungimento del nostro traguardo. Pertanto esiste già una normativa dell’Unione europea rende tali obiettivi vincolanti per gli Stati membri.

Sono gli Stati membri disposti a procedere? È un aspetto di cui si potrebbe discutere. Dal mio punto di vista e secondo le consultazioni a cui ho preso parte, posso dirvi che adesso i paesi membri sono giunti alla conclusione di dover innanzi tutto raggiungere questo obiettivo. Probabilmente non è dunque necessario creare una comunità o un nuovo assetto istituzionale, ma occorre assumere un impegno fermo per il conseguimento degli obiettivi stabiliti e, se possibile, per la formulazione di finalità ancora più ambiziose.

 
  
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  Nigel Farage, a nome del gruppo EFD. (EN) Signor Presidente, Presidente Barroso, sono confuso e la prego di aiutarmi. Qual è la politica dell’Unione europea sulla Libia? Il 1° aprile scorso ho ricevuto una lettera dalla baronessa Ashton secondo la quale l’UE ha destinato oltre 75 milioni di euro all’assistenza umanitaria e, nonostante la situazione di persistente incertezza, si è dichiarata pronta a contribuire alla promozione del dialogo. Tuttavia, le sue parole giungevano molti giorni dopo l’inizio dei bombardamenti. Questa è stata la sua dichiarazione.

Dall’altro lato, abbiamo il Presidente Van Rompuy, uomo dal pugno di ferro, secondo il quale l’obiettivo dell’impresa libica è il rovesciamento del regime. Il Presidente ha inoltre affermato che la missione in Libia non sarebbe stata possibile senza l’Unione europea, mentre Francia e Germania non sarebbero potute intervenire militarmente senza il sostegno del Consiglio europeo. Due dei massimi rappresentanti dell’Unione si contraddicono dunque a vicenda. Potrebbe far luce sulla questione illustrandoci la politica dell’UE nei confronti di Gheddafi e della Libia?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, gli Stati membri hanno riconosciuto unanimemente la necessità delle dimissioni di Gheddafi. Non si crea alcuna contraddizione intavolando un dialogo con quelli che consideriamo i nostri interlocutori. La baronessa Ashton si riferiva, con ogni probabilità, a questo secondo aspetto; abbiamo ad esempio ricevuto rappresentanti dell’opposizione al colonnello Gheddafi.

Fatte queste premesse, l’intervento militare non è avvenuto per decisione dell’Unione europea in quanto tale. Alcuni Stati membri che siedono anche nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno deciso, sulla base del consenso raggiunto in seno al Consiglio europeo, di creare una zona di interdizione al volo. L’iniziativa non è però da ricondursi all’Unione europea in sé, poiché esistevano punti di vista diversi sull’approccio al problema. È giusto riconoscerlo: in realtà sussistevano pareri divergenti sulla gestione del caso libico.

Condivido tuttavia anche l’affermazione del Presidente Van Rompuy: senza la posizione assunta dal Consiglio europeo, il Consiglio di sicurezza non avrebbe adottato quelle decisioni, che hanno assunto un’importanza storica perché applicano la responsabilità di proteggere.

 
  
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  Nigel Farage, a nome del gruppo EFD. (EN) Signor Presidente, esistono senza dubbio le posizioni più disparate su questo tema. Mi chiedo se il Presidente Barroso convenga con me sul fatto che, in realtà, non sia stata una delle più felici decisioni dell’UE quella di affidare il suo nuovo ministero degli Esteri e la competenza in materia di sicurezza esterna a una donna con un passato nell’estrema sinistra, non interventista di vecchia data, ex tesoriere della Campaign for Nuclear Disarmament, una persona che si è dimostrata inadatta all’incarico. Posso solo ringraziare Dio per averci mandato la baronessa Ashton, senza la quale temo che saremmo tutti molto più coinvolti in Libia.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, la decisione degli Stati membri di designare, con il mio appoggio, Catherine Ashton quale Vicepresidente della Commissione e Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di sicurezza è stata, a mio avviso, positiva.

L’Alto rappresentante Ashton è un’europeista convinta. Chiaramente non condivide le sue opinioni, ma non credo che questo sia un problema. Ritengo che contribuisca con grande onestà e determinazione al raggiungimento dei nostri obiettivi. Vanno però riconosciute anche la difficoltà e la spinosità del suo incarico: la baronessa Ashton assolve compiti che in precedenza erano affidati ad almeno tre o quattro persone, oltre a dover avviare il nuovo servizio europeo per l’azione esterna.

Credo che quanti, tra voi, non simpatizzano con le sue idee debbano concederle il beneficio del dubbio. Sono altresì convinto che l’istituzione di un Alto rappresentante che ricopre al tempo stesso la carica di Vicepresidente della Commissione rappresenti un miglioramento. Posso confermare il suo entusiasmo, la sua determinazione e l’approccio profondamente europeista che la caratterizza in ogni campo.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI). - (EN) Signor Presidente, può il Presidente della Commissione europea ipotizzare una situazione in cui tutti gli Stati membri, compreso il Regno Unito, siano costretti ad adottare l’euro nonostante la volontà contraria dei rispettivi cittadini (espressa eventualmente tramite referendum) e finanche dei rispettivi governi? Il preambolo del trattato di Lisbona vincola gli Stati membri alla creazione di un’Unione economica e monetaria, ossia di una moneta unica stabile. Il termine “unica” esclude la coesistenza con altre valute.

Chiaramente il protocollo al trattato stabilisce che, salvo notifica contraria al Consiglio, il Regno Unito non è tenuto ad adottare l’euro. Si tratta però di capire se il protocollo metta il paese al riparo dalle disposizioni del trattato. Altri Stati non appartenenti all’area dell’euro sembrano trovarsi in una posizione meno favorevole: l’articolo 140 del trattato prevede infatti che ogni due anni gli Stati membri con deroga siano sottoposti a un riesame dei progressi compiuti verso la realizzazione dell’Unione economica e monetaria.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, non ho capito la domanda, ma se l’onorevole deputato chiede se il Regno Unito sarà costretto ad aderire all’area dell’euro, la risposta è no.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI). - (EN) Signor Presidente, sappiamo che il Regno Unito è tutelato dal protocollo, ma il problema della validità dei protocolli va oltre la questione della moneta unica.

È in vigore un protocollo che assicura al Regno Unito e ad altri due paesi clausole di dissociazione dalla Carta dei diritti fondamentali. Nondimeno i servizi legali della Commissione sostengono che tali clausole hanno, nella migliore delle ipotesi, un ambito di applicazione limitato. Può essere limitato anche il valore del protocollo che riconosce al Regno Unito una clausola di dissociazione dalla moneta unica?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, se l’onorevole deputato desidera ricevere un’analisi giuridica completa dai servizi legali della Commissione, sarò lieto di inviargliela. Posso tuttavia assicurargli – e mi rincresce se questa notizia lo deluderà – che il Regno Unito non sarà costretto ad adottare l’euro.

 
  
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la risposta europea alla tragedia in Giappone. Abbiamo molti colleghi in lista. Vi chiederei di non porre domande con la procedura del cartellino blu se desiderate figurare nella lista per la procedura catch the eye, perché si tratta di due iter distinti. Vi invito dunque a sollevare un cartellino bianco o di qualunque altro colore; quello blu si riferisce a una procedura del tutto diversa.

 
  
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  Alejo Vidal-Quadras (PPE).(ES) Signor Presidente, Presidente della Commissione, escludendo qualche scivolone poco felice, finora la reazione della Commissione europea ai gravi fatti della centrale di Fukushima è stata caratterizzata dalla serietà, prudenza e accuratezza del caso.

Nondimeno questi dolorosi avvenimenti hanno creato un clima di grande emotività e ostilità verso l’energia atomica. Per arginare le eventuali ricadute sul voto elettorale alcuni governi hanno improvvisamente mutato posizione, decidendo di annullare la costruzione di nuove centrali o il prolungamento del ciclo di vita di quelle esistenti.

Presidente Barroso, poiché il nucleare copre il 14 per cento del nostro consumo energetico, e considerando l’aumento costante e prevedibile della domanda di elettricità nonché l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’85 per cento entro il 2050, molti fra noi, io compreso, vorrebbero chiederle se la Commissione intenda adottare azioni legislative o politiche per evitare che il clima attuale metta a repentaglio la nostra strategia energetica nel lungo periodo, a fronte di una situazione potenzialmente effimera.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, come ho già ricordato in risposta a un altro onorevole deputato, qualunque decisione relativa all’approvvigionamento energetico è di competenza nazionale. Come sa, alcuni Stati membri dell’Unione europea ricorrono all’energia nucleare, ad esempio il suo, la Spagna, mentre altri non ne fanno uso, come il mio, il Portogallo. Non spetta dunque alla Commissione stabilire se un paese debba dotarsi o meno dell’energia atomica. Ciascuno deve agire entro il proprio ambito di competenza.

Adesso siamo stati investiti di nuovi compiti nel settore della sicurezza nucleare. Ritengo che possiamo e dobbiamo conseguire gli obiettivi già definiti per la riduzione delle emissioni di gas serra. A mio parere, l’obiettivo del 20 per cento, che è stato approvato all’unanimità, potrà essere rispettato se gli Stati membri attueranno con reale determinazione le misure loro possibili, al fine di raggiungere un traguardo fondamentale per l’Unione europea e per il mondo.

 
  
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  Sandra Kalniete (PPE). - (LV) Signor Presidente, da diverse settimane il mondo segue gli avvenimenti in Giappone con solidarietà e preoccupazione. Vorrei esprimere ancora una volta il mio rispetto per il popolo giapponese. I nostri pensieri vanno a quanti lavorano giorno e notte nei reattori nucleari di Fukushima per scongiurare la catastrofe atomica, eroi che sacrificano la propria salute e la propria vita per il Giappone e l’umanità. Il paese deve affrontare l’arduo compito di risanare i territori devastati, che richiederà ingenti risorse e anche investimenti interni. L’Unione europea deve dunque avviare i negoziati per un accordo di libero scambio con il Giappone. Sapendo che è uso giapponese aprire un tavolo negoziale solo in presenza della ferma volontà di chiuderlo e ottenere un risultato, sono convinta che le zone grigie esistenti saranno eliminate nel corso delle trattative, raggiungendo un accordo accettabile per entrambe le parti.

Mi interesserebbe sapere dal Presidente Barroso se la Commissione sosterrà l’apertura dei negoziati per un accordo di libero scambio in occasione del vertice UE-Giappone del prossimo 25 maggio e, in caso contrario, quali sono le sue motivazioni e quando potrebbero avere inizio le trattative.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, desidero esprimere a mia volta, per conto della Commissione, il massimo sentimento di ammirazione, rispetto e solidarietà nei confronti del popolo giapponese. Subito dopo i tragici avvenimenti ho inviato un messaggio personale al Primo ministro Kan, che ho nuovamente contattato al telefono ieri per conoscere gli ultimi sviluppi della situazione; il Primo ministro si è detto grato della solidarietà dimostrata dall’Unione europea.

Quanto all’aspetto commerciale, durante il vertice fra Unione europea e Giappone dello scorso anno si è deciso di esaminare le possibili iniziative per il potenziamento dei nostri rapporti. Una delle alternative sul versante economico è la conclusione di un accordo di libero scambio fra l’UE e il paese che richiederà a entrambe le parti un notevole livello di ambizione e la disponibilità a considerare, fra l’altro, misure non tariffarie e l’eliminazione degli ostacoli per l’accesso delle imprese dell’UE agli appalti pubblici giapponesi. L’Unione europea ha avanzato richieste sostanziali durante i colloqui con il Giappone. Mi compiaccio che adesso il Consiglio europeo abbia chiarito la propria posizione. Ieri ho ripetuto al Primo ministro giapponese che siamo pronti a cooperare con il suo paese a patto che affronti questi nodi con spirito costruttivo; si è impegnato ad agire in tal senso, occupandosi delle questioni di interesse europeo.

 
  
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  Edit Herczog (S&D). - (EN) Signor Presidente, quando seguiamo le notizie sull’incidente di Fukushima e i dibattiti sulle sue conseguenze, non vediamo all’opera azionisti, investitori finanziari o esponenti della classe politica, ma lavoratori: sono questi a contrastare il diffondersi dei danni. Sono pienamente favorevole al rafforzamento degli standard di sicurezza nucleare, ma mi chiedo se lei sia disposto a invitare i rappresentanti dei lavoratori, ossia i sindacati, al dialogo multilaterale per il potenziamento e la definizione di tali standard e se sia pronto a promuoverne i risultati a livello globale. In caso affermativo, come propone di procedere?

 
  
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  José Manuel Barroso , Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, in realtà il Consiglio europeo ha deciso di mirare alla promozione di standard i più elevati possibile non solo in Europa ma anche nei rapporti con le nostre controparti; il Commissario Oettinger, ad esempio, è già entrato in contatto con partner russi. Russia e Ucraina si sono dichiarate disponibili ad avviare una collaborazione con noi in tal senso. Cerchiamo inoltre di valutare le possibilità di raggiungere il medesimo livello di cooperazione con la Svizzera e, sebbene i colloqui non siano ugualmente avanzati, anche con la Turchia e l’Armenia.

Durante la conversazione telefonica di ieri il Primo ministro del Giappone si è detto intenzionato a collaborare, sia con noi sia in sedi internazionali quali il G8 e il G20, per un innalzamento degli standard di sicurezza nucleare nel mondo. Le condizioni attuali ci consentono di compiere uno sforzo reale, non solo (come già accade) a livello europeo ma anche su scala internazionale, di concerto con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica e altri organismi internazionali competenti in materia.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE). - (EN) Signor Presidente, l’anno scorso, in occasione del disastro di Haiti, si era diffusa l’impressione che l’Unione europea avesse mobilitato troppo tardi i soccorsi umanitari e di contrasto delle catastrofi. È soddisfatto del livello di coordinamento operativo fra l’Unione europea e gli Stati membri durante le recenti emergenze, soprattutto in Giappone?

Cosa è mutato dopo la comunicazione sul potenziamento della capacità europea di reazione alle catastrofi presentata dalla Commissione tre anni fa, in cui si affermava la necessità di una maggiore coerenza ed efficacia nonché di una capacità di reazione più integrata?

In particolare hanno la recente esperienza in Giappone e quella, del tutto diversa, nell’Africa settentrionale spinto la Commissione a riflettere ulteriormente sull’opportunità di un meccanismo di reazione rapida dell’Unione europea per gli aiuti alla ricostruzione o in caso di catastrofi umanitarie?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, ricordo non senza un certo orgoglio che la Commissione, nella persona di Kristalina Georgieva, oggi presente in Aula, è stata la prima a inviare in Giappone una delegazione ad alto livello dopo la terribile tragedia che ha colpito il paese.

Posso assicurarvi che il Giappone ha apprezzato molto quel gesto. Abbiamo offerto al paese un sostegno sia politico sia morale e il nostro sistema si è rivelato efficace, al punto che sono state le stesse autorità giapponesi a chiederci di coordinare l’azione degli Stati membri perché preferivano un aiuto concertato anziché bilaterale.

Sebbene il Giappone non manchi delle risorse necessarie ad affrontare una crisi di questa portata, a titolo di solidarietà abbiamo inviato aiuti umanitari per 15 milioni di euro, 10 milioni dei quali sono stati attinti al bilancio dell’Unione europea, per disposizione della Commissione, mentre i restanti 5 milioni sono stati stanziati dagli Stati membri.

Siamo sostanzialmente soddisfatti del coordinamento sul piano umanitario, ma ovviamente sarà possibile migliorare le nostre capacità se gli Stati membri si dimostreranno pronti ad accettare un approccio concertato e coerente nel settore della protezione civile e della risposta alle crisi.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). - (EN) Signor Presidente, il Consiglio europeo di marzo ha confermato il ruolo dell’Unione europea nella promozione dei massimi standard di sicurezza nucleare a livello internazionale e nel suo vicinato.

Suscitano serie preoccupazioni, per la scarsa trasparenza e il mancato coinvolgimento dei paesi interessati, almeno due dei nuovi progetti nucleari realizzati lungo le frontiere esterne dell’Unione europea. Nuove centrali atomiche dotate di reattori sperimentali saranno costruite in Bielorussia, nell’enclave di Kaliningrad, fra due Stati membri e ad appena 23 km dai confini orientali dell’UE. L’Unione europea, di concerto con gli organismi internazionali competenti, dovrebbe assicurare che i responsabili del progetto rispettino i massimi standard ambientali e di sicurezza nucleare fin dal primo stadio di sviluppo. Dovrebbe inoltre far sì che gli esperti internazionali valutino entrambi i progetti, soprattutto in riferimento ai criteri di selezione del sito.

L’Unione europea potrebbe riuscire a prevenire una lavorazione nucleare poco sicura rifiutandosi di acquistare l’energia prodotta in centrali che non obbediscono a criteri severi. Quale ruolo spetta alla Commissione nel contrastare una produzione nucleare poco sicura lungo le frontiere esterne dell’UE? Quale misure potrebbe adottare?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, posso addurre l’esempio positivo della nostra collaborazione con l’Ucraina. Il 19 aprile parteciperò al vertice sulla sicurezza nucleare organizzato dal governo ucraino a Kiev che vedrà la partecipazione del Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. Di fatto siamo stati uno dei principali donatori, se non il principale, per il totale recupero di Chernobyl.

Come osservato dal Consiglio europeo nelle sue conclusioni, naturalmente la sicurezza delle centrali atomiche non può cessare di essere una priorità oltre i nostri confini. L’Unione europea invocherà test di resistenza simili nei paesi confinanti e su scala internazionale, test che dovranno essere condotti sia sulle centrali esistenti che su quelle progettate; a tal fine, si richiede il pieno coinvolgimento delle organizzazioni internazionali competenti.

È dunque ovvio che assegneremo la massima priorità alla sicurezza nucleare nei rapporti con i paesi terzi, compresi alcuni degli Stati citati dall’onorevole deputata.

 
  
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  Elisa Ferreira (S&D).(PT) Signor Presidente, la catastrofe del Giappone ha conferito nuovo significato al nostro impegno collettivo per la realizzazione della strategia 20-20-20. Ciononostante, sia per tale strategia sia per Europa 2020, continuiamo ad attendere la creazione di strumenti solidi e adeguati, che consentano all’UE di superare la situazione attuale, le misure da recessione, la disoccupazione, la crescita insufficiente e il problema del debito sovrano, ormai fuori controllo. Non è forse il momento che l’Unione europea istituisca nuove fonti di finanziamento e attui misure efficaci per la coesione e la crescita, adottando un approccio diverso alla questione energetica e al problema della crescita sostenibile? È questa la mia domanda.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (PT) Signor Presidente, sarò lieto di rispondere all’onorevole Ferreira, anche se la domanda non afferisce esattamente al tema del disastro in Giappone. Per quanto concerne il reperimento di nuovi fondi, ho ricordato proprio nel corso della discussione di stamattina che la Commissione europea presenterà proposte al riguardo nelle prossime prospettive finanziarie, attraverso l’emissione di quelli che abbiamo chiamato project bond dell’UE: si tratta di obbligazioni intese a finanziare determinati progetti di natura strutturale, come la creazione di reti europee, che coinvolgeranno sicuramente anche il settore energetico. Confido nel suo sostegno, onorevole Ferreira, come pure nell’approvazione dei vari governi; questo problema richiede infatti l’appoggio di tutti. Il fatto stesso che molti Stati membri manchino delle risorse necessarie a seguito di tagli agli investimenti impone all’Unione europea di continuare a finanziare la crescita in tutto il continente. Sono convinto che, in diversi settori, un euro stanziato dall’UE renda più di un euro investito a livello nazionale; il comparto energetico è uno di questi.

 
  
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  Michèle Rivasi (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, Presidente Barroso, vorrei iniziare con una notazione positiva: apprezzo la decisione di modificare i valori limite europei in linea con quelli giapponesi. In sede di discussione del regolamento di esecuzione (UE) n. 297/2011 della Commissione, ci eravamo infatti resi conto che i livelli proposti dal Collegio dei Commissari risultavano fin troppo elevati. Accolgo dunque con favore la sua decisione, che dovrebbe essere integrata nel regolamento.

La mia seconda osservazione riguarda le importazioni di prodotti alimentari dal Giappone. Si pone un problema di fondo a questo proposito: saremo costretti ad accettare prodotti contaminati, seppure nei livelli ammessi, per sostenere l’economia giapponese? Sono sicura che anche lei ha figli. Pensando al mio caso, mi chiedo se potrei mai dare ai miei bambini del latte che contiene 500 bq di iodio quando i prodotti alternativi ne presentano una percentuale nulla. Mi chiedo se la Commissione non debba considerare l’opportunità di un blocco delle importazioni di prodotti alimentari e mangimi dal Giappone alla luce del rischio di contaminazione, offrendo al popolo giapponese un sostegno diretto sotto forma di aiuti finanziari o di alimenti non contaminati.

Da ultimo, vorrei rivolgere un appello al Presidente Barroso. Sono stata contattata da Areva, le cui attrezzature sono state fermate in Giappone e sono ora conservate in aeroporto. È molto importante che il Presidente, se possibile, chieda al governo giapponese di autorizzare la movimentazione delle attrezzature. L’intero sistema, comprese maschere, robot e altro ancora, è stato fermato in aeroporto.

 
  
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  Presidente. - Onorevole collega, è intervenuta al posto di altri deputati. La lista dei colleghi che vorrebbero esprimersi è lunga.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea.(FR) Signor Presidente, per quanto riguarda l’ultimo punto, non ero a conoscenza del problema. La prego di fornirmi maggiori informazioni e sarò lieto di intervenire.

Quanto alla questione del latte, l’onorevole Rivasi ha ragione. Non solo ho tre figli, ma ho anche un nipote che al momento non beve altro che latte, essendo l’unico alimento che può ingerire. Garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e del latte che importiamo in Europa mi sta dunque a cuore come a tutti voi.

Secondo le nostre informazioni, basate sull’insieme dei rapporti che abbiamo ricevuto dagli esperti, le misure adottate finora sono sufficienti a contrastare i rischi attuali. Al momento non abbiamo notizia di prodotti alimentari il cui livello di contaminazione sia tale da rappresentare un rischio per la salute dei consumatori e, su questo fronte, continuiamo ad applicare i massimi standard.

 
  
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  Niki Tzavela (EFD).(EL) Signor Presidente, desidero chiedere al Presidente della Commissione e al Presidente del Consiglio di rendere omaggio, in qualche modo, agli oltre cinquanta operatori giapponesi che lavorano nella consapevolezza di andare incontro a morte certa. Questo Parlamento rende onore agli attivisti che, per esempio, lottano per salvare l’orso bruno dell’Himalaya. Con tutto il rispetto, nessuno ha pensato di spendere una parola per quanti, pur conoscendo la fine che li attende, lavorano ormai da giorni?

Vorrei leggere le esatte parole di un operatore giapponese che è riuscito a rilasciare una breve intervista. Ha detto: “Sento molto chiaramente che nessuno al di fuori di noi potrebbe svolgere questo lavoro e che non possiamo tornare a casa prima di aver finito”. Le scorte di indumenti antiradiazioni di TEPCO si sono esaurite molto rapidamente; l’intervistato e i suoi colleghi sono stati costretti a improvvisare pezzi di ricambio.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Presidente. - Onorevole Tzavela, il suo intervento dura da quasi due minuti nonostante avesse appena un minuto a sua disposizione. Ad ogni modo, le sue parole sono molto importanti per tutti noi.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi alle parole dell’onorevole Tzavela, che giudico estremamente importanti. A mio parere, quegli uomini sono autentici eroi, che meritano il massimo sentimento di rispetto e ammirazione per il coraggio e la generosità dimostrati. Aggiungerei anche una notazione sul popolo giapponese. Di recente la signora Commissario Georgieva si è recata in Giappone, non lontano dalla zona dell’incidente, e uno degli aspetti che l’ha profondamente colpita era la sopportazione, la dignità e lo spirito degli abitanti. Mi sembra dunque oltremodo appropriato che il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo, invii un messaggio di rispetto e ammirazione al popolo giapponese, rivolgendosi in particolare agli eroi che sacrificano le loro vite per il bene del paese.

 
  
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  Presidente. - Onorevole collega, concordo con il Presidente della Commissione europea.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE).(EL) Signor Presidente, gli scienziati affermano che il Giappone nordorientale resterà contaminato per un periodo compreso fra i 300 e i 400 anni e la vita non recupererà mai il proprio ritmo naturale.

Allo stesso tempo, la Turchia ci informa che procede regolarmente il progetto di costruzione di una centrale nucleare in una zona a elevato rischio sismico. Qualora i lavori proseguissero e il paese fosse interessato da una catastrofe simile, sarebbe in pericolo la sopravvivenza dell’intera Europa, come suggerisce il buon senso.

Qual è la posizione della Commissione a tale proposito? Nel quadro del programma di cooperazione con i paesi candidati (il Presidente ha citato tre Stati prima, io mi riferisco ai paesi candidati) viene accordata priorità agli standard ambientali per l’impiego dell’energia atomica?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, la mia risposta è sì, ma vale anche per i paesi candidati. Alcuni degli attuali membri dell’Unione europea, che fino a qualche tempo fa erano candidati all’adesione, hanno dovuto rivedere i priori standard di sicurezza e, in taluni casi, chiudere determinati impianti nucleari in seguito ai negoziati. Siamo molto determinati su questo fronte.

Come ho già affermato nella dichiarazione precedente, il problema verrà senz’altro portato all’attenzione dei nostri partner turchi nonché di tutti i paesi vicini alle nostre frontiere, perché la questione merita, a mio avviso, un interesse particolare; al tempo stesso li renderemo partecipi delle conoscenze che abbiamo acquisito sulle centrali nucleari dell’UE. È questo il giusto approccio alla ricerca di una soluzione costruttiva.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, come sappiamo tutti democrazia significa governo del popolo. Gli austriaci dimostrarono di credere fermamente in tale principio nel 1978, quando il referendum sull’energia nucleare confermò chiaramente lo status di paese denuclearizzato. Approvammo dunque una legge in tal senso, che ancora oggi forma parte integrante della nostra Costituzione.

Ma cosa accade a livello di Unione europea? È prevista la conduzione di test di resistenza sulle centrali nucleari, i cui esiti verranno pubblicati. Tali test non sono però obbligatori né comportano il dovere specifico di porre rimedio a eventuali mancanze. Proprio per questo sono decisamente favorevole alla campagna anti-nucleare austriaca, che dovrebbe diffondersi al resto d’Europa. Siamo tutti perfettamente consapevoli della spinosità del problema, poiché la competenza in materia spetta sostanzialmente agli Stati membri.

Vorrei dunque porre il seguente interrogativo al Presidente Barroso: insisterà sull’introduzione di standard europei uniformi e obbligatori e assicurerà finalmente che le norme dell’UE nel settore ambientale, soprattutto le valutazioni di impatto, vengano attuate in maniera corretta, adottando sanzioni contro gli eventuali trasgressori?

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. (EN) Signor Presidente, faremo quanto in nostro potere entro i limiti dei trattati, che, come l’onorevole deputato sa, attribuiscono agli Stati membri una parte delle competenze in ambito energetico. Tuttavia, anche noi esercitiamo i poteri che ci spettano. Rappresentano un progresso in tal senso le conclusioni del Consiglio europeo che assegnano alla Commissione, insieme con le autorità di regolamentazione indipendenti degli Stati membri, un ruolo di spessore nel campo della sicurezza nucleare. Svolgeremo questo ruolo pubblicamente e con la massima trasparenza. Ma sono certo ricordiate l’esperienza maturata in altri ambiti in cui, alle volte, risulta difficile attuare norme e regole vincolanti a livello di Unione europea. Ciò detto, credo che l’esercizio definito dagli Stati membri e dai partner dell’UE verrà attuato con serietà.

 
  
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  Linda McAvan (S&D). - (EN) Signor Presidente, Presidente Barroso, in parte ha già risposto a questa domanda, che riguarda la sicurezza delle importazioni di prodotti alimentari dal Giappone. Le chiederei soltanto di indicarci la quantità di alimenti che importiamo dal Giappone, per permetterci di rassicurare il pubblico a tale proposito.

Inizio inoltre a ricevere lettere circa la scelta dei suoi servizi di definire i valori limite raccomandati per le radiazioni in base a due atti legislativi diversi: il regolamento su Chernobyl e una disposizione generale. È questa dualità a ingenerare confusione. Ho letto l’interrogazione al riguardo e la relativa risposta sul sito Internet della Commissione, trovandola però molto complicata. La inviterei a far luce sulla questione. Perché esistono due atti legislativi distinti?

Qualora non fosse in grado di darci spiegazioni adesso, le chiederei perlomeno di pubblicare sul sito Internet della Commissione una dichiarazione che offra ai miei elettori un quadro chiaro dei livelli ammessi, delle ragioni che li hanno determinati nonché del motivo per cui si distingue fra Chernobyl e tutte le altre casistiche.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea. - (EN) Signor Presidente, cercherò di rispondere malgrado l’estrema tecnicità della materia; io stesso ho dovuto frequentare un corso intensivo per comprendere una parte della terminologia. Per quanto riguarda l’entità delle importazioni di prodotti alimentari e mangimi, si tratta di un quantitativo davvero marginale. L’Unione europea importa alimenti e mangimi dal Giappone per un ammontare complessivo di 216 milioni di euro, che rappresentano lo 0,4 per cento del valore ovvero meno dello 0,1 per cento del volume delle importazioni totali di questi beni verso l’UE. È una quota molto modesta anche per l’economia giapponese. Potrei elencarvi i prodotti in questione, ma avendo soltanto un minuto a disposizione non mi sarà possibile.

Quanto al secondo quesito, riguardante il motivo di valori diversi, i limiti furono definiti dopo Chernobyl sulla base di dati scientifici, il che ci spinge a credere nella loro validità. Si è però verificata un’altra catastrofe nel lontano Giappone, un paese che, come ho già ricordato, applica standard molto elevati in materia di sicurezza alimentare. Onde evitare discrepanze fra i criteri vigenti in Giappone e quelli dell’UE, abbiamo adottato la decisione che vi ho illustrato oggi: conseguire una certa armonizzazione, perlomeno con il Giappone, mentre gli esperti riesaminano gli standard da applicare globalmente a tutte le importazioni verso l’Unione europea. Si spiega così il sussistere di differenze, che sono però, a mio avviso, di natura provvisoria.

 
  
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  Presidente. - Presidente Barroso, la ringrazio per aver partecipato alla plenaria odierna, per le risposte fornite e l’interessante discussione, ma soprattutto per le sue parole sull’indispensabile reazione dell’UE alla tragedia in Giappone.

Con questo si conclude il punto all’ordine del giorno.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI
Vicepresidente

 
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