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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 7 aprile 2011 - Strasburgo Edizione GU

Il caso di Ai WeiWei in Cina
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  Ana Gomes, autore.(PT) La scomparsa di Ai WeiWei va letta nel contesto di crescente repressione politica esercitata dalle autorità cinesi. Tutto questo avviene perché esse temono che lo spirito rivoluzionario del mondo arabo possa contagiare anche la società cinese. L’Unione europea, tuttavia, può fare la differenza. Le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi devono restare al centro del dialogo politico con la Cina, dialogo che andrebbe rivisto per garantire risultati concreti, in particolare il riesame delle sentenze che hanno costretto in carcere gli attivisti per i diritti umani.

I negoziati sul nuovo accordo quadro non possono ignorare la questione dei diritti umani, facendo prevalere su tutto gli interessi economici. Nel perseguire i propri interessi, l’Unione europea ha la responsabilità di sostenere attivisti come Ai WeiWei, Liu Xiaobo e Hu Jun, che hanno lottato con coraggio per un’urgente riforma politica in Cina, contro l’oppressione, per i diritti umani e per le libertà fondamentali. La Cina, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha obblighi specifici in materia di diritti umani (sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite), obblighi dei quali deve rendere conto non solo ai propri cittadini, ma anche al mondo intero.

 
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