Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione sull’interrogazione orale alla Commissione concernente le importazioni di pomodori dal Marocco (petizione 1565/2009 presentata da José Maria Pozancos, cittadino spagnolo) presentata dall’onorevole Mazzoni, a nome della commissione per le petizioni (O-000040/2011 – B7-0211/2011).
Erminia Mazzoni, autore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interrogazione che abbiamo presentato come commissione per le petizioni mostra quanto la nostra commissione non si sia ritenuta soddisfatta della risposta che la Commissione esecutiva ha ritenuto di dare sulla questione posta dalla Federazione spagnola di associazioni di produttori ed esportatori di frutta, ortaggi, fiori e piante.
Infatti, la Commissione ha focalizzato la propria attenzione sulla responsabilità degli Stati membri nel meccanismo di fissazione dei prezzi, senza invece considerare il punto specifico posto dalla petizione, che è quello della denuncia delle irregolarità nelle importazioni di pomodori e di altri ortaggi dal Marocco.
Questa presunta irregolarità, tra l'altro, è già stata rilevata da qualche anno dall'OLAF, l'organismo di controllo, che ha evidenziato una non corretta applicazione del metodo di detrazione fissato nel regolamento (CE) n. 3223/1994 che stabilisce tre diversi metodi di calcolo. Le conseguenze di questa situazione sono minori entrate per l'Unione europea, una concorrenza impropria e violazione delle regole del mercato, nonché un impoverimento graduale dei produttori e degli esportatori europei, con situazioni di grave allarme segnalate soprattutto in Spagna, Grecia, Portogallo, Francia e Italia.
La Commissione sta negoziando un nuovo accordo bilaterale con il Marocco e in questo accordo sembra ancora una volta non prendere in considerazione questi dati allarmanti e proseguire sulla strada dell'implementazione di un flusso di esportazioni dal Marocco verso l'Unione europea assolutamente non regolamentato e non rispettoso della normativa europea.
Credo che questo sia un tema sul quale dovremmo concentrarci, un tema che prende in considerazione e tocca anche un nervo scoperto di questi giorni, che riguarda i flussi migratori. Infatti, questa grande massa di cittadini che vengono dai paesi delle coste del Nord dell'Africa, tra cui anche il Marocco, verso l'Unione europea diventano molto spesso nei nostri paesi – come ricorda la recente vicenda di Rosarno – braccia per l'agricoltura.
Noi abbiamo una grande difficoltà ad accogliere, ma soprattutto abbiamo una grande difficoltà come Unione europea, e in particolare in questo momento come Italia, a dare prospettive di vita. Ridurre ulteriormente il potenziale di produzione agricola dei nostri paesi, e quindi anche della Francia, della Spagna, dell'Italia, del Portogallo, che in questo momento soffrono di gravi difficoltà, produce danni multipli. Vorrei sapere che cosa intende fare la Commissione.
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, se mi è concesso, vorrei cercare di rispondere alle numerose questioni sollevate in questa petizione. Desidero ringraziare l’onorevole Mazzoni per aver proposto questo tema, in modo da chiarire la nostra posizione in materia.
Innanzi tutto, vorrei rassicurare l’Aula del fatto che la Commissione accerta in modo attento e puntuale la quantità di pomodori importata dal Marocco, utilizzando un sistema di controlli incrociati basato sulla determinazione delle quantità importate dagli operatori marocchini e sui registri giornalieri delle importazioni tenuti dalle autorità doganali nazionali. Fino ad oggi, la Commissione non ha alcuna prova effettiva di frodi sistematiche o di falle del sistema utilizzato. Siamo a conoscenza di un singolo caso, sul quale tornerò tra breve. Risale al 2007, quando l’OLAF effettivamente dichiarò che il sistema, così come concepito, avrebbe potuto generare comportamenti opportunistici, ma non necessariamente irregolari.
Si ricorda che l’applicazione del regime dei prezzi di entrata e la riscossione di eventuali dazi all’importazione relativi a questo meccanismo sono di competenza esclusiva delle autorità doganali degli Stati membri.
Un altro aspetto della questione, abbastanza saliente, è il contesto internazionale in cui si colloca il fenomeno, dominato dal Ciclo di Doha non ancora concluso. Qualsiasi modifica del regime dei prezzi di entrata e dell’attuale meccanismo di applicazione potrebbe avere un impatto nefasto sui risultati raggiunti finora. Il nuovo accordo bilaterale con il Marocco tutela gli interessi dei produttori europei, conservando l’attuale sistema dei contingenti tariffari mensili di pomodori e un controllo serrato delle quantità importate.
L’accordo prevede, inoltre, maggiore cooperazione e trasparenza in materia di dati di mercato nel settore ortofrutticolo. Il quantitativo di contingenti di pomodori è stato maggiorato a 52 000 tonnellate, di gran lunga inferiore agli standard commerciali tradizionali; è un aumento progressivo e scaglionato su quattro campagne di commercializzazione, così da salvaguardare le attuali quote di mercato e la tradizionale fornitura all’Unione europea. La Commissione ritiene, pertanto, che qualsiasi modifica dell’attuale regime di prezzi di entrata debba rispettare gli accordi internazionali in materia.
La Commissione, quale garante della corretta applicazione del regolamento, ha condotto delle indagini tramite l’OLAF. È forse questo il caso, citato dall’onorevole Mazzoni, di probabili irregolarità dovute a un’errata interpretazione della normativa in vigore. Spetta però alle autorità doganali nazionali prendere atto dei risultati delle indagini e adottare i dovuti provvedimenti. Stiamo recuperando ma la pubblicazione dei dati è di competenza esclusiva delle autorità doganali pertinenti.
L’onorevole Mazzoni ha sollevato anche il tema dell’organizzazione dei controlli. Su questo punto devo dire che la Commissione, come già annunciato, vigila sulle importazioni di pomodori dal Marocco con un sistema di controlli incrociati. Su base settimanale si accertano le quantità importate e registrate dalle autorità marocchine. I dati vengono poi incrociati con quelli forniti da Eurostat e dalle autorità doganali nazionali che controllano il sistema . Abbiamo quindi informazioni molto precise e di ottima qualità e, in caso di frodi sistematiche o irregolarità ricorrenti, saremmo sicuramente in grado di individuarle e di agire di conseguenza.
Esther Herranz García, a nome del gruppo PPE. – (ES) Signor Presidente, innanzitutto vorrei esprimere la mia gratitudine alla commissione per le petizioni per l’alacre lavoro in seguito alla denuncia della Federazione spagnola di associazioni di produttori ed esportatori di frutta, ortaggi, fiori e piante, basata sulla relazione pubblicata nel 2007 dall’OLAF, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode. Credo che le conclusioni della relazione siano molto chiare e giustifichino pienamente le azioni della Commissione europea – che avrebbe dovuto affrontare questo problema molto tempo fa – volte a illustrare il funzionamento del regime dei prezzi di entrata, almeno per quanto attiene ai pomodori.
Eppure, la Commissione non solo non è riuscita a prevenire i diversi tipi di frode attuabili con il regolamento dei prezzi di entrata in vigore, ma ha anche negoziato un nuovo accordo agricolo con il Marocco, senza aver prima colmato le lacune del regime di importazione vigente.
Onorevoli colleghi, è giunto il momento che la Commissione europea si assuma seriamente le proprie responsabilità, verifichi dove e come si commettano le frodi e chieda, eventualmente, il pagamento dei dazi doganali non versati. Non credo ci siano le condizioni per ratificare un nuovo accordo con il Marocco finché non si risolvono tutte le questioni esposte.
Il nostro obiettivo non è ostacolare la sigla di nuovi accordi internazionali, ma garantire che questi accordi non danneggino gli interessi dei produttori europei e che vengano rispettati.
In merito al nuovo accordo con il Marocco, il settore ortofrutticolo europeo chiede soltanto di garantire che, di fatto, ne vengano rispettati i termini. Questo obiettivo è raggiungibile soltanto con una riforma del regime dei prezzi di entrata. Finché non stabiliremo un nuovo regime per i prezzi di entrata non potremo accettare nuovi accordi con il Marocco e ratificare quello che la Commissione ha già concluso .
Aggiungo che, se gli Stati membri hanno un ruolo di supervisione, devono offrire anche un contributo finanziario significativo. È altresì vero che abbiamo chiesto più volte un sistema doganale europeo simile a quello degli Stati Uniti, in modo da garantire controlli efficaci.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo S&D. – (PL) Secondo gli agricoltori spagnoli che hanno presentato una petizione al Parlamento europeo, i pomodori marocchini importati a un prezzo inferiore a quello di mercato costituiscono una minaccia per i produttori europei. Si fa riferimento al prezzo minimo di circa 46 euro al quintale fissato in un accordo preferenziale per le importazioni ed esportazioni tra l’Unione europea e il Marocco. Secondo Eurostat, il Marocco ha esportato più di 70 000 tonnellate di pomodori nel dicembre del 2010, circa il doppio del contingente previsto dall’accordo . Ciò ha causato perdite ingenti per i produttori europei, senza considerare le perdite derivate dal mancato pagamento dei dazi. L’OLAF ha già commentato il fenomeno nella relazione del 2007, affermando che potrebbero sussistere delle irregolarità nell’importazione di pomodori dal Marocco legate al prezzo dei pomodori eccessivamente basso rispetto al prezzo iniziale concordato con l’Unione europea; ciò dà effettivamente adito al mancato pagamento di dazi doganali supplementari. Mi unisco alla voce degli altri componenti della commissione per le petizioni, ma desidero comunque chiedere alla Commissione se intende rivedere questo genere di regolamenti ed, eventualmente, riscuotere i dazi doganali dovuti.
Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, lo scorso ottobre ho presentato un’interrogazione scritta alla Commissione riguardante le discrepanze tra le cifre presentate dai diversi uffici dell’Unione europea sulle importazioni di pomodori dal Marocco.
Nel 2008 è stata registrata una differenza di circa 100 000 tonnellate tra i dati della direzione generale della Fiscalità e dell’unione doganale e i dati Eurostat. La Commissione replicò che il fenomeno era sotto osservazione e in via di risoluzione, ma non mi è chiaro se intenda concludere un lavoro cui hanno diritto sia i cittadini, che i produttori europei.
Nell’Unione europea importiamo pomodori non soltanto dal Marocco, ma anche da paesi terzi. Dovremmo fare in modo che i negoziati siano molto equi per tutti e non vadano a svantaggio dell’agricoltura europea. Dovremmo escogitare anche delle modalità di controllo delle importazioni dai porti dell’Europa settentrionale. Senza controlli doganali efficaci, l’agricoltura europea conoscerà un futuro difficile.
Se l’accordo tra l’Unione europea e il Marocco danneggia la produzione interna di pomodori, sarà molto arduo riconquistare quote di produzione sul suolo europeo. I regolamenti e gli obblighi dovrebbero valere per tutti, in nome di una sana concorrenza. Non possiamo accettare che vengano applicati regolamenti e oneri diversi tra produttori europei e quelli extra-europei. Accettare queste disparità significherebbe generare una perdita di competitività del nostro settore agricolo e intaccare la forza lavoro europea. Sono a favore del libero commercio, ma a parità di condizioni di produzione e di informazione. In caso contrario, il libero commercio non è equo e la concorrenza non è leale.
Non penso, in conclusione, che il Parlamento debba ratificare l’accordo tra l’Unione europea e il Marocco senza inserire delle clausole riguardanti il mercato del lavoro e gli aspetti sociali e ambientali del Marocco. Senza queste prerogative, rischiamo di perdere l’agricoltura europea e la nostra industria alimentare.
João Ferreira, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signor Presidente, abbiamo lanciato diversi moniti durante la discussione sugli accordi commerciali in materia di produzione agricola con il Marocco e con altri paesi del Mediterraneo, come Egitto e Israele. Abbiamo obiettato che tali accordi avrebbero aumentato le pressioni sugli agricoltori europei, costringendoli a prezzi di produzione più bassi, soprattutto in paesi come il Portogallo, e avrebbero causato difficoltà di vendita dei loro prodotti. Condanniamo la liberalizzazione del commercio di frutta e verdura, prodotti tipicamente mediterranei, poiché porterebbe i grandi gruppi commerciali a comprare prodotti a prezzi inferiori che spesso non rispettano le stesse norme e gli stessi standard imposti agli agricoltori europei. Ci piace sottolineare che la liberalizzazione del commercio di prodotti agricoli promuove modelli di produzione intensiva per l’esportazione, che favoriscono la grande industria alimentare a discapito delle piccole e medie imprese agricole, delle aziende a conduzione familiare e dei mercati locali e regionali, con conseguenze nefaste su sovranità, sicurezza, qualità degli alimenti e ambiente.
La Commissione, purtroppo, ha sempre ignorato i nostri moniti. Non si è curata di difendere gli interessi dei produttori europei e di garantire prezzi equi per la continuità della produzione e del commercio, soprattutto per le piccole e medie imprese agricole. Adesso sappiamo anche che la Commissione ha ignorato la relazione dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) che denunciava irregolarità nelle importazioni di pomodori dal Marocco, riconoscendo l’impatto sulla riduzione dei prezzi dei pomodori nel mercato europeo. Non paga, nel nuovo capitolo sull’agricoltura dell’accordo di associazione con il Marocco, la Commissione ha deciso di aumentare ulteriormente le importazioni di pomodori nell’Unione europea.
Quando fermeremo questo fondamentalismo liberale, pronto a sacrificare tutto nell’interesse di poche grandi società europee e delle multinazionali dell’esportazione? Quali modalità intende adottare la Commissione per fare ammenda presso i produttori europei del danno che ha evidentemente recato? Con queste domande concludo.
Gabriel Mato Adrover (PPE). – (ES) Signor Presidente, i coltivatori di pomodori delle isole Canarie, della Murcia, dell’Andalusia e della comunità di Valencia, tutti produttori europei, esigono un’azione vigorosa da parte della Commissione in merito alle iniquità che stanno recando loro seri danni. Si perpetrano frodi e lo sapete bene.
Grazie all’accordo con l’Unione europea, il Marocco si avvantaggia di un prezzo di entrata che comunque non rispetta. Non dobbiamo guardare soltanto al 2007, ma anche al 2010. La Commissione è ben consapevole del fatto che i coltivatori di pomodori spagnoli devono competere con i coltivatori marocchini a condizioni inique, poiché devono affrontare costi di produzione molto più alti per ottemperare ai severi standard europei in materia di qualità, sicurezza alimentare, sicurezza sui luoghi di lavoro, e ai vincoli in materia di pesticidi, non richiesti invece ai paesi terzi.
Nonostante ciò, i nostri coltivatori, con grande sforzo e impegno in nome della qualità, continuano a lavorare duramente per salvare le proprie coltivazioni. È pertanto inaccettabile che la Commissione e lo stesso Ufficio europeo per la lotta antifrode ignori il malfunzionamento del regime dei prezzi di entrata, la cui complessità incentiva le frodi È inaccettabile anche che la Commissione finga di non vedere le violazioni delle regole sui contingenti di pomodori concordate con il Marocco.
Non è sufficiente che la Commissione ci ricordi che i controlli sono responsabilità degli Stati membri perché, se questi non riescono a compiere il loro dovere, la Commissione deve intervenire. È intollerabile che non lo faccia se vengano violate le norme sui contingenti da importare dal Marocco e non vengano pagati i dazi doganali applicabili.
La Commissione vorrebbe che noi approvassimo il nuovo accordo con il Marocco. A meno che non ci vengano date garanzie che il sistema dei prezzi sarà modificato per evitare una concorrenza sleale tra i produttori spagnoli e quelli marocchini, certamente non sosterremo tale iniziativa.
È vostro dovere assicurare il rispetto dei regolamenti, ma è anche vostro dovere difendere gli interessi dei coltivatori delle isole Canarie, della Murcia, della regione di Valencia e dell’Andalusia. Agite prima che sia troppo tardi.
Josefa Andrés Barea (S&D). – (ES) Signor Presidente, risalgono al 2003 le prime richieste di modifica del regolamento sui prezzi di entrata, formulate da questo Parlamento, dagli Stati membri, dalla Spagna e dalla Francia, con il sostegno dell’Italia, della Grecia e del Portogallo.
Tali richieste erano motivate dal fatto che il regolamento non viene correttamente applicato: non vengono pagati i dazi e si adotta un metodo di calcolo iniquo. Di conseguenza, il settore è in sofferenza, la concorrenza è sleale e gli Stati membri incassano meno entrate dai dazi doganali.
I corpi speciali di ispettori per i mercati degli ortofrutticoli ha verificato quanto detto, sottolineando che l’articolo 5 del regolamento dà adito a un’applicazione errata e, come già detto in quest’Aula, l’OLAF, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, ha affermato che il metodo di calcolo utilizzato pagare evita il pagamento dei dazi supplementari.
Spetta alla Commissione risolvere il problema. Bisogna trovare una soluzione, per il sistema produttivo e per gli Stati membri. È una situazione che persiste da 16 anni.
Il settore è in sofferenza. Il comparto ortofrutticolo europeo e lo stesso comparto spagnolo nelle regioni di Valencia, Murcia e Andalusia arrancano: urge una soluzione. Anche i consumatori ne risentono.
Paolo De Castro (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la petizione in discussione oggi arriva in un momento in cui la commissione per l'agricoltura e la commissione per il commercio internazionale del Parlamento stanno discutendo del nuovo capitolo sull'agricoltura dell'accordo con il Marocco.
L'OLAF conferma che ci sono state irregolarità sul calcolo dei dazi sull'importazione dei pomodori e che si è creato un danno per i produttori europei, quegli stessi produttori che esprimono tutta la loro inquietudine per il previsto aumento delle importazioni di pomodori e di ortofrutta in genere che ci sarà se l'accordo verrà siglato.
Siamo ovviamente sensibili a queste preoccupazioni causate da accordi bilaterali che spesso sacrificano la parte agricola a interessi industriali più ampi. Non è un buon modo di procedere e lo continueremo a ribadire alla Commissione europea. Tuttavia, vorrei segnalare che l'attuale situazione di crisi economica e politica in tutta l'area del Maghreb ci deve indurre a una riflessione attenta e più solidale su questo accordo.
Iratxe García Pérez (S&D). – (ES) Signor Presidente, come richiesto dagli autori della petizione della Federazione spagnola di associazioni di produttori ed esportatori di frutta, ortaggi, fiori e piante, la Commissione deve modificare – e qui ribadisco la richiesta formulata dalla Spagna e da altri Stati membri – alcuni articoli del regolamento cui ci riferiamo.
Quanto al metodo di calcolo per determinare i prezzi di entrata, bisogna eliminare uno dei tre metodi attualmente impiegati, il cosiddetto metodo “deduttivo”. Questa è la modifica più urgente poiché gli importatori scelgono il metodo che, in un dato momento, permetta loro di evitare il pagamento di dazi supplementari.
Ora che in Parlamento dovremo approvare l’entrata in vigore del nuovo accordo con il Marocco, la Commissione vorrà certamente dar prova del suo valore correggendo il sistema in via definitiva. Lo chiediamo ancora una volta oggi, poiché un sistema di prezzi di entrata che funzioni correttamente è la compensazione che ragionevolmente si aspettano i nostri coltivatori, contestualmente all’entrata in vigore dell’accordo.
Giovanni La Via (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, credo che il dibattito di oggi, a seguito di questa petizione presentata dalla Fepex, sia un dibattito opportuno che cade in un momento importante, visto che in questo Parlamento si sta parallelamente discutendo dell'accordo commerciale con il Marocco.
È ovvio che la petizione solleva un problema al quale sembra che la Commissione non abbia ancora dato una risposta. Questo Parlamento sollecita con forza questa risposta prima di procedere alla sottoscrizione del nuovo accordo, perché non è possibile continuare a far pagare agli agricoltori europei questa voglia di libero scambio che pervade l'Europa.
Abbiamo la necessità di difendere e tutelare i nostri agricoltori e questo non solo con riferimento alla produzione del pomodoro, ma con riferimento anche a tutta la produzione degli ortofrutticoli che verrebbe a essere pesantemente colpita da questa apertura indiscriminata del mercato.
Pier Antonio Panzeri (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono comprensibili le critiche sentite qui questa mattina in ordine alla petizione presentata. Credo ci sia molto da fare per far sì che un possibile accordo in generale sui prodotti agricoli con il Marocco possa trovare un consenso. Un accordo che deve rispondere da una parte alle esigenze di un equilibrio, che non metta in situazione di grande difficoltà i produttori agricoli europei, e dall'altra all'esigenza di avere regole chiare e trasparenti di competizione sui mercati agricoli. È questa la strada da seguire per fare in modo che sia reso possibile un rapporto positivo tra Unione europea e Marocco.
Invito quindi la Commissione a cercare soluzioni adeguate che non perdano di vista gli interessi in campo dei produttori, ma non perdano di vista anche una rinnovata politica generosa nei confronti del Marocco, soprattutto di fronte alle cose che stanno avvenendo nel Maghreb.
Sarebbe di grande utilità comprendere e non vorrei che, anziché importare prodotti agricoli e pomodori, finissimo per importare sostanzialmente i raccoglitori di pomodori. È quindi importante una verifica sostanziale per una politica europea nuova.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, credo che la politica finora attuata sia già stata causa di molte nostre sventure in passato. Dobbiamo pertanto essere estremamente prudenti, in particolare, in ragione dell’attuale situazione nell’Africa settentrionale. In virtù di queste circostanze, mi unisco a coloro che, allo stato delle cose attuale, non ritengono proficuo procedere con l’accordo commerciale con il Marocco.
In qualità di relatore per parere della commissione per la pesca, credo sia necessario chiarire i progressi compiuti in questo ambito. Dobbiamo anche chiedere a chiare lettere che tutti i pomodori – o qualsiasi altro prodotto – importati nell’Unione europea rispettino le stesse condizioni cui devono attenersi i coltivatori locali. In mancanza di questa garanzia, dovremmo – anzi dobbiamo – rivedere tutto il contesto e spero che quest’Aula intenda farlo.
Piuttosto che adottare una politica protezionista, dovremmo impegnarci per un commercio equo. Il quadro normativo deve essere scevro da dubbi, in modo da poter ottenere le informazioni e agire il più responsabilmente possibile.
Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE). – (ES) Signor Presidente, devo ringraziare gli onorevoli colleghi che hanno compreso il problema della regione mediterranea, la delegazione spagnola e tutti coloro che hanno capito la situazione in cui ci troviamo nelle isole Canarie, nelle regioni di Murcia, Valencia e Almeria.Oltre a essere frustrati dall’incapacità di tenere fede agli accordi della Commissione e ad aver assistito alla chiusura di tante aziende, rappresentiamo il porto di accesso degli immigrati dall’Africa sub-sahariana e dal Marocco e fungiamo da tampone per contrastare la crisi. In un momento di così forte disagio economico, aiutiamo le persone emigrate nelle nostre regioni per lavorare e che ora riescono a inviare denaro alle loro famiglie.
La Commissione deve agire responsabilmente quanto alle competenze previste dai trattati. Sono dell’avviso che la Commissione non abbia pensato alla necessità di difendere gli interessi dei cittadini e all’urgenza di evitare una politica indiscriminata che, peraltro, ci induce a importare prodotti coltivati in condizioni fitosanitarie estremamente dubbie.
Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, una delle ragioni per cui è nato il mercato interno era offrire ai consumatori europei una maggiore tutela. I cittadini hanno il diritto di comprare prodotti coltivati in modo sano e corretto nell’Unione europea.
L’apertura del mercato – in altre parole, autorizzare contingenti controllati di prodotti importati – deve pertanto attenersi ad almeno tre requisiti. Innanzi tutto, si deve esercitare un controllo trasparente sulle quantità di prodotti autorizzate, aspetto legato principalmente al criterio quantitativo. Secondariamente, è necessario controllare la qualità dei prodotti, aspetto connesso agli standard di produzione. In terzo luogo, si deve prendere in considerazione l’impatto sui coltivatori dell’Unione europea. Bisogna evitare quelle attività commerciali che danneggiano i terzi – ossia quelle iniziative che avvantaggiano l’industria, a discapito dell’agricoltura.
Esorto quindi la Commissione a sottoporre l’accordo con il Marocco a un’analisi più attenta e a non sottoscriverlo prima di aver effettuato un’ulteriore revisione.
Michel Dantin (PPE). – (FR) Signor Presidente, vorrei ringraziare i produttori spagnoli per aver sottoposto alla nostra attenzione la petizione che arriva al momento giusto.
In effetti, da mesi, questo Parlamento richiama la Commissione sul pericolo che rappresentano alcuni accordi bilaterali per la nostra economia. È chiaro che siamo sensibili alla questione dello sviluppo del Marocco; sappiamo bene che creare stabilità per la popolazione marocchina nella madrepatria è la soluzione migliore per evitare molti problemi migratori in futuro. Tuttavia, quando la Commissione dice che un nuovo accordo ratificherebbe semplicemente lo status quo, dalle relazioni dell’OLAF emerge che la situazione è ben diversa rispetto a quella cui fa riferimento la Commissione. L’accordo quindi non è una vera soluzione
Vorrei, inoltre, richiamare l’attenzione della Commissione su un altro punto. Ci è stato detto che gli accordi negoziati – o rinegoziati –permetteranno di sostenere i produttori marocchini. Ma di quali produttori si parla? Ad esportare sono innanzi tutto le grandi industrie agroalimentari che si sono insediate in Marocco con enormi stabilimenti. Non sono i piccoli produttori marocchini a beneficiare dei nostri accordi, perché non hanno la capacità di produrre in condizioni accettabili per il mercato europeo. Non confondiamo gli argomenti, ma non confondiamo neanche i parlamentari europei: è questa la mia richiesta alla Commissione.
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, se mi è permesso, vorrei cominciare con qualche cifra, poiché sono state citate da diversi oratori. Sono dati Comext.
Le importazioni di pomodori dal Marocco verso l’Unione europea sono passate da 85 000 tonnellate nella stagione 1999-2000 a 295 000 tonnellate nella stagione 2009-2010, secondo la normale tendenza delle importazioni di frutta e verdura fresca da tutto il mondo. Al tempo stesso, le importazioni supplementari totali in Europa sono aumentate da 242 000 a 493 000 tonnellate. Devo sottolineare che, considerate tutte le importazioni nell’Unione europea, la quota del Marocco è scesa dal 76 al 59 per cento. La produzione europea di pomodori è pari a 16-18 milioni di tonnellate l’anno, di cui 6,5-7,5 tonnellate destinate al mercato fresco. Penso sia molto opportuno ricordare queste cifre, in modo da calibrare i termini di questa discussione e le dimensioni del problema.
Quanto al nuovo accordo con il Marocco, in Commissione siamo convinti che sia discreto ed equilibrato. Se verrà adottato, la Commissione dovrà ovviamente garantire che siano pienamente rispettate le regole e le condizioni prescritte. Le quantità aggiuntive rispetto al contingente tariffario saranno mantenute al di sotto della media tradizionale di forniture all’Unione europea. L’attuale livello medio annuale è di 300 000 tonnellate. Con ulteriori 52 000 tonnellate, saranno 285 000 le tonnellate nel contingente tariffario, pertanto ci sarà ancora un margine di 15 000 tonnellate di importazione nell’ambito del solito regime erga omnes.
Quanto all’altro problema sollevato, ovvero la nostra incapacità di azione, tale rimostranza non è davvero accettabile, perché nel regime non è stata rilevata nessuna falla sistematica. C’è stato un solo caso, presentato anche nella discussione odierna, che l’OLAF ha esaminato, deferendo la questione e tutti i risultati delle indagini al tribunale francese, che non ha pienamente approvato i risultati dell’OLAF, ma è comunque iniziata la riscossione parziale dei dazi non pagati.
Voglio anche rassicurare quest’Aula sul fatto che, a proposito delle ispezioni fitosanitarie, la Commissione garantisce il massimo controllo possibile, unitamente ai più elevati standard per ogni importazione di frutta e verdura fresca nell’Unione europea. Al tempo stesso, devo dire che comprendo la vigilanza dei parlamentari e del settore agricolo su questi argomenti così pertinenti. Voglio rassicurare tutti che, qualora le organizzazioni rilevino prove evidenti di frode, sono invitate a sottoporle all’attenzione della Commissione che analizzerà attentamente il caso, intervenendo opportunamente, se necessario.
Presidente. – La discussione è chiusa.
(La seduta, sospesa alle 11.35, riprende alle 12.00)