Presidente – L’ordine del giorno reca la discussione sulle sei proposte di risoluzione riguardanti lo Zimbabwe(1).
Jaroslav Paška, autore. – (SK) Signor Presidente, non è la prima volta che discutiamo del modo di governare di Mugabe e del suo partito. A luglio 2008, il Parlamento europeo adottò una risoluzione che imponeva sanzioni a Robert Mugabe e alla sua cerchia di collaboratori. Allora, come oggi, questa decisione era motivata dalle gravi violazioni dei diritti umani da parte del governo.
I recenti casi di intimidazioni e arresti, insieme alle sparizioni di avversari politici del partito al potere, su cui non è stata aperta alcuna inchiesta, ci confermano che Mugabe e il suo partito sanno che in un contesto politico onesto e trasparente sarebbero privati del potere e rischierebbero di incorrere in sanzioni per gli atti di terrorismo nei confronti della popolazione e i saccheggi alla ricchezza del paese perpetrati negli anni.
Siamo sicuramente tutti favorevoli all’adozione della proposta di risoluzione, nella speranza che le misure dell’Unione europea aiutino il popolo dello Zimbabwe, terrorizzato dal suo stesso governo, a sovvertire la penosa situazione in cui versa attualmente il paese, avvalendosi del sostegno degli attivisti civili e dei leader dell’opposizione e adottando strumenti pacifici, per quanto possibile. L’eventuale accreditamento di un ambasciatore di Mugabe da parte dell’Unione europea sarebbe certamente visto come un affronto alle persone oneste. Pertanto, onorevoli colleghi, cerchiamo, almeno con la nostra condotta politica, di incentivare cambiamenti politici significativi in Sudafrica.
Geoffrey Van Orden, autore – (EN) Signor Presidente, sin dal mio arrivo in quest’Aula, circa dodici anni fa, abbiamo cercato di aiutare il popolo dello Zimbabwe a vivere meglio e a essere più ottimista riguardo al futuro.
Siamo stati chiari su due punti. Innanzi tutto, abbiamo detto che, finché Mugabe fosse rimasto al potere, protetto dalla piccola élite privilegiata di Zanu-PF e dai servizi di sicurezza, intenti a saccheggiare le risorse della nazione per arricchirsi, vi sarebbero state ben poche prospettive di cambiamento. In secondo luogo, il cambiamento sarebbe dovuto partire dallo stesso popolo dello Zimbabwe, sostenuto dai suoi vicini africani – mi riferisco in particolare al Sudafrica.
Forse, e sottolineo, forse, qualcosa si sta muovendo infine nella giusta direzione. Come sapete, quando Mugabe è preoccupato, inizia ad agitarsi. Le sue forze di sicurezza e le milizie iniziano ad attaccare tutti i potenziali dissidenti. L’MDC fa parte di una coalizione in cui il potere dovrebbe essere condiviso ma, negli ultimi giorni, alcuni ministri dell’MDC, deputati parlamentari e attivisti per i diritti umani sono stati picchiati a sangue e arrestati.
Presumo che Mugabe sia sempre più nervoso per due motivi. Ha visto cosa è successo a Gheddafi, suo amico e principale finanziatore e, solo una settimana fa, il 31 marzo, la Comunità di sviluppo dell’Africa australe, che comprende il Sudafrica e tutti i paesi vicini allo Zimbabwe, ha espresso forte preoccupazione per la recrudescenza della violenza in Zimbabwe. Ha chiesto di mettere fine alle violenze e di attuare tutti i punti dell’accordo politico globale. Ha nominato un gruppo di lavoro, che si occuperà di stabilire una tabella di marcia che conduca a elezioni pacifiche, libere e giuste in Zimbabwe e oggi il gruppo si trova ad Harare.
Invitiamo i governi europei e l’Unione europea ad essere ancora più partecipi, in modo da esercitare pienamente la loro influenza politica in Sudafrica per contribuire a un rapido cambiamento di segno positivo in Zimbabwe e spianare la strada alle elezioni, monitorate adeguatamente e condotte in un clima privo di intimidazioni.
Finché non sussisteranno le prove di un cambiamento effettivo, verranno mantenute le misure restrittive nei confronti di Mugabe e dei suoi accoliti. Per nessun motivo, l’Unione europea accrediterà come ambasciatore l’inviato nominato unilateralmente da Mugabe. Nel momento in cui il popolo dello Zimbabwe si riapproprierà della sua libertà e vi sarà l’instaurazione di una vera democrazia e dello stato di diritto, non ho dubbi che la comunità internazionale, Unione europea compresa, sarà pronta a offrire generosi aiuti.
Judith Sargentini, autore. – (NL) Signor Presidente, secondo i miei calcoli, sono ormai circa dieci anni che mi occupo della situazione in Zimbabwe. Ho lavorato per un’organizzazione per lo sviluppo ad Amsterdam; di tanto in tanto, portavamo nei Paesi Bassi, in Europa, gli attivisti per i diritti umani dello Zimbabwe per dar loro un attimo di tregua. Era un modo, da un lato, di conoscere altri attivisti, con cui potevano condividere esperienze e, dall’altro, un’opportunità per allontanarsi dallo Zimbabwe per un po’.
A quel tempo incontrai Abel Chikomo, che viene anche citato nella risoluzione. In tutti questi anni, questo attivista per i diritti umani non ha mai perso il suo entusiasmo e la sua motivazione per la causa. È per le persone come lui che adottiamo tali risoluzioni; perché, a dirla tutta, penso che Mugabe dorma sonni tranquilli. Queste risoluzioni non servono che a tenere viva in lui e nei suoi colleghi dell’MDC la motivazione per continuare il loro lavoro. A parte l’imposizione di sanzioni, cosa possiamo ottenere con le nostre risoluzioni?
Ribadisco la necessità di rafforzare il processo di Kimberley relativo al commercio dei diamanti dei conflitti per impedire completamente la vendita di diamanti provenienti dallo Zimbabwe, causa scatenante delle violazioni dei diritti umani, delle oppressioni, dello sfruttamento del lavoro minorile e di altri atti compiuti dal governo. Il nostro impegno in Zimbabwe è noto a tutti ma dovremmo continuare a ribadirlo in ogni occasione, proprio per le persone come Abel Chikomo.
Kristiina Ojuland, autore. – (EN) Signor Presidente, il peggioramento della situazione dei diritti umani in Zimbabwe, in particolare negli ultimi mesi, desta grave preoccupazione. Ci preoccupa il fatto che il partito Zanu-PF ostacoli deliberatamente il governo di unità nazionale dello Zimbabwe.
Il Parlamento europeo deve chiedere a Zanu-PF di porre immediatamente fine alle persecuzioni nei confronti dell’opposizione politica, degli attivisti civili, arrestati e torturati, e delle organizzazioni non governative, i cui membri sono detenuti arbitrariamente ed hanno subito irruzioni negli uffici. L’Unione europea dovrebbe mantenere le misure restrittive nei confronti degli individui e delle entità legate al regime di Mugabe fino a quando non si avranno prove concrete di una svolta positiva nel paese.
Il popolo dello Zimbabwe dovrebbe inoltre godere della libertà di espressione senza alcun timore di essere perseguitato, imprigionato arbitrariamente o torturato e i responsabili di vessazioni politiche sistematiche dovrebbero essere perseguiti penalmente.
Ana Gomes, autore – (PT) L’ondata di oppressioni che si sta abbattendo sullo Zimbabwe è un chiaro segnale dell’agitazione che precede le imminenti elezioni. La comunità internazionale e, in particolare, gli attori politici della regione, come la Comunità di sviluppo dell’Africa australe, non possono tollerare le vessazioni e gli arresti arbitrari compiuti da Zanu-PF e dai servizi di sicurezza nei confronti degli attivisti della società civile, dei funzionari e dei sostenitori del partito MDC e devono quindi esigere maggiore rispetto per i diritti umani nel periodo che precede le elezioni.
Da febbraio sono aumentate le irruzioni delle forze di polizia negli uffici delle organizzazioni per i diritti umani, tra cui il Forum per i diritti umani dello Zimbabwe, compiute presumibilmente per cercare materiale sovversivo, nonché gli arresti di diversi funzionari delle ONG e dell’MDC stesso, di studenti e giovani attivisti. Si tratta di mosse strategiche nell’ambito di un’inaccettabile campagna di intimidazione. Invece di promuovere la campagna del terrore nei confronti di coloro che si rifiutano di firmare la petizione contro le misure restrittive imposte dall’Unione europea alle entità legate a Mugabe, i leader di Zanu-PF farebbero meglio a trarre qualche insegnamento dalla Primavera araba e a consentire lo svolgimento di elezioni completamente libere.
Seán Kelly, in sostituzione dell’autore. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto voglio precisare che parlerò a nome del collega, l’onorevole Cadec, l’oratore previsto per questo pomeriggio. Dei tre argomenti in questione, questo è di gran lunga il peggiore e probabilmente il più ricorrente, come già annunciato dagli oratori. Da troppo tempo, il Presidente Mugabe si muove con arroganza sulla scena mondiale, assumendo atteggiamenti fortemente dittatoriali e violenti nei confronti del suo stesso popolo, e in particolare degli oppositori all’interno del paese.
Il governo di unità nazionale, istituito nel 2009 per raggiungere l’obiettivo della democrazia, non può funzionare, poiché Mugabe lo contrasta. Gli episodi, avvenuti in particolare negli ultimi mesi, di intimidazioni, arresti arbitrari e sparizioni di dissidenti – che si potrebbero forse definire anche esecuzioni sommarie – sono assolutamente inaccettabili. Non sono rimaste indenni neppure le ONG: ci sono state irruzioni nei loro uffici e il personale è stato catturato. Èevidente che questo dittatore va contrastato.
Come ha detto l’onorevole Van Orden, almeno l’Unione africana sta iniziando a creare una classe di opposizione a Mugabe, un’opportunità per l’Unione europea per schierarsi a favore e di fornire ogni tipo di aiuto diplomatico a sua disposizione. L’obiettivo deve essere garantire, innanzi tutto, la fine degli arresti e delle esecuzioni compiuti da Mugabe e, in secondo luogo, assicurare l’accettazione di una Costituzione che sancisca la libertà del popolo dello Zimbabwe e porti a elezioni libere, nonché alla creazione di un governo realmente democratico.
Rui Tavares, autore. – (PT) Signor Presidente, sappiamo tutti che l’accordo del 2008, attuato nel 2009, che prevedeva la divisione del potere tra Mugabe e Tsvangirai, ossia tra Zanu-PF e l’MDC, non era la soluzione ideale e non avrebbe trasformato il paese. Era però l’unico accordo che si poteva realizzare per cercare di migliorare la situazione dei diritti umani e della democrazia in Zimbabwe. Il problema è che Mugabe e i suoi alleati hanno fatto di tutto per non far funzionare l’accordo. Sono ricorsi alle pressioni e alle intimidazioni per far crollare l’opposizione, che al momento ha la maggioranza nella Camera bassa del parlamento. Risale appena a qualche minuto fa la notizia delle aggressioni ad alcune persone riunite attorno a un monumento commemorativo dove si trovavano dei militanti dell’MDC.
L’Unione europea non deve assolutamente distogliere lo sguardo da quello che sta avvenendo in Zimbabwe e non deve permettere a Mugabe di cavarsela con la nomina di un ambasciatore, ignorando i meccanismi costituzionali del suo paese. Deve impedire, inoltre, a Mugabe e ai suoi alleati di trarre profitto dalla vendita dei diamanti.
Filip Kaczmarek, a nome del gruppo PPE – (PL) Signor Presidente, la discussione di oggi non sarà gradita a tutti in Zimbabwe, poiché tra qualche giorno, il 18 aprile, si festeggia l’indipendenza del paese. Ci sarà ben poco da festeggiare per chi si comporta male in questa nazione.
Gli accordi riguardanti la separazione del potere sono spesso problematici, poiché, generalmente, derivano da una decisione democratica dei cittadini, ma da un compromesso forzato dalla situazione. È andata proprio così in Zimbabwe. Gli accordi di divisione del potere possono comunque essere buoni compromessi e avere conseguenze positive a livello sociale, a patto che vengano soddisfatte alcune condizioni. Una di queste consiste nel miglioramento della situazione dei diritti umani, motivo per cui ci occupiamo di questo tema nel paese. Per fare un esempio, non abbiamo la certezza che le misure restrittive siano uno strumento necessario ed efficace. Non possiamo però tollerare che chi si rifiuta di sottoscrivere una petizione per l’abolizione di queste misure venga picchiato e molestato. Sosteniamo quindi coloro che si battono per difendere i diritti umani.
Kriton Arsenis, a nome del gruppo S&D – (EL) Signor Presidente, come hanno già detto i colleghi, il partito di Mugabe, con i suoi metodi, sta minacciando, torturando e colpendo coloro che si battono per la democrazia, le libertà democratiche e la transizione verso un regime democratico pacifico in Zimbabwe.
Siamo responsabili della situazione in cui si trova l’Africa. Siamo intervenuti diverse volte nella storia della democrazia nel continente, soprattutto all’inizio, quando stavano nascendo nuovi paesi, e abbiamo ostacolato i processi democratici laddove minacciavano i nostri interessi. È il motivo per cui abbiamo doppiamente l’obbligo di aiutare lo Zimbabwe a formare un governo eletto democraticamente.
Questa situazione ha un forte impatto emotivo in Grecia. Abbiamo avuto una dittatura oppressiva tra il 1967 e il 1974 e, a quel tempo, qualsiasi condanna del Consiglio d’Europa o di un’organizzazione internazionale dava speranza ai cittadini in rivolta.
Per questo motivo, dobbiamo respingere qualsiasi tipo di relazione con i rappresentanti dello Zimbabwe nominati illegalmente e con coloro che facevano parte del regime di Mugabe. L’Unione europea, insieme ai paesi della regione, deve garantire la transizione dello Zimbabwe verso la democrazia e l’applicazione del processo di Kimberley.
Charles Tannock, a nome del gruppo ECR – (EN) Signor Presidente, l’Unione europea appoggia il processo di Kimberley, che mira a eliminare dal mercato globale i diamanti africani dei conflitti– detti anche diamanti insanguinati. Ad ogni modo, i recenti sviluppi in Zimbabwe sono allarmanti. Il presidente del processo di Kimberley, Mathieu Yamba, proveniente dalla Repubblica democratica del Congo, ha deciso unilateralmente e senza consultazioni di autorizzare il commercio di diamanti estratti dalla miniera di Marange, in Zimbabwe. Il giacimento, oggetto di discussione in quest’Aula lo scorso anno, è stato confiscato dal Presidente Mugabe e dai suoi fedelissimi. Centinaia di persone sono state espropriate della loro casa e, secondo fonti attendibili, i servizi di sicurezza di Mugabe avrebbero torturato, stuprato e persino ucciso gli abitanti del luogo.
La vendita di diamanti estratti dalla miniera di Marange permetterà a Mugabe di consolidare il suo dominio tirannico sullo Zimbabwe e di arricchire i suoi accoliti di Zanu-PF. Esorto quindi l’Unione europea, in quanto partecipante al processo di Kimberley, a sollevare un gran polverone su questa vicenda e a esigere che venga ripristinato il sistema decisionale consensuale nel processo di Kimberley. In generale, da tempo sostengo la necessità di creare un sistema, una certificazione simile per le altre risorse naturali estratte in Africa, per impedire che governi violenti o gruppi di guerriglieri vendano i minerali estratti per finanziare l’acquisto di armi. Sono contento di collaborare con la Global Witness, l’ONG per i diritti umani con sede a Londra, conosciuta in tutto il mondo, e il governo statunitense sta dando l’esempio con l’approvazione del Dodd-Frank Act.
Cristian Dan Preda (PPE). – (RO) Signor Presidente, mi permetta di dire innanzi tutto che quando sento parlare di Mugabe, ho davanti agli occhi l’immagine del dittatore rumeno, Nicolae Ceauşescu. In effetti, negli anni Ottanta, Mugabe era ospite fisso di Ceauşescu, insieme a Gheddafi. Ringrazio l’onorevole Van Orden per avermi ricordato il legame che univa Mugabe e Gheddafi.
Penso che Mugabe abbia imparato da Ceauşescu a odiare gli attivisti della società civile. Il 19 febbraio, 46 attivisti sono stati arrestati dai servizi di sicurezza in Zimbabwe con l’accusa di tradimento e rischiano la condanna a morte. Questa è la pena. Il loro unico “crimine” è stato discutere di quello che stava succedendo in Egitto e Tunisia.
La soluzione al regime di Mugabe è semplicemente lo svolgimento di elezioni libere ed eque. Ci auguriamo che ciò sia possibile in questa occasione.
Sari Essayah (PPE). – (FI) Signor Presidente, a febbraio, il Consiglio “Affari Esteri” dell’Unione europea ha adottato alcune conclusioni sulla situazione in Zimbabwe. Il periodo di validità delle sanzioni imposte dall’Unione europea sarà prorogato poiché il paese non ha compiuto progressi sufficienti sul piano delle riforme interne.
La revoca delle restrizioni avverrà soltanto a fronte di passi concreti nell’attuazione dell’accordo di divisione del potere politico del 2008. L’accordo non è riuscito a impedire ai servizi di sicurezza di Mugabe di perseguitare i dissidenti che, in questo preciso istante, vengono arrestati, torturati e uccisi senza riserve, fino a colpire chi riveste cariche ministeriali.
Le sanzioni imposte dall’Unione europea non sono mirate al popolo dello Zimbabwe e quindi l’Unione europea rimane al momento il maggiore fornitore di aiuti per il paese, destinati soprattutto ai settori dell’agricoltura e della produzione alimentare. L’Unione deve continuare a fare pressioni su Mugabe e, se verrà presa la decisione di indire le elezioni, dovrà parteciparvi in veste di osservatore.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D). – (PL) Signor Presidente, dalla nostra ultima discussione sullo Zimbabwe, a ottobre dello scorso anno, non vi è stato alcun cambiamento nella situazione di questo paese dell’Africa meridionale. Il tasso di disoccupazione è salito al 90per cento, l’aspettativa di vita media è di 44 anni e i cittadini non hanno accesso ai servizi sanitari di base. È evidente che l’accordo politico siglato due anni fa dal Presidente Mugabe e dal Primo ministro Tsvangirai non è stato all’altezza delle aspettative e bisogna quindi trovare una soluzione diversa, pienamente democratica. Se, negli ultimi sei mesi, la situazione interna dello Zimbabwe non è cambiata, non si può dire altrettanto della situazione oltre i confini del paese. La discussione di oggi si inserisce nel contesto della “Primavera delle nazioni” in Africa e, nonostante i 6000 chilometri che dividono Harare da Tunisi, il caso recente della Costa d’Avorio dimostra che a volte la democrazia non ha confini. Il Parlamento europeo invita il governo dello Zimbabwe a considerare l’attuale situazione internazionale e il significativo cambio di rotta della politica interna e soprattutto a porre fine alle azioni di repressione nei confronti dell’opposizione politica, a rilasciare gli attivisti dell’opposizione che sono in carcere e a consentire loro di partecipare alle elezioni.
Sei mesi fa ho detto che un paese povero come lo Zimbabwe non può permettersi di andarsi a cercare altri problemi. Oggi penso che la “Primavera delle nazioni” africana metta a durissima prova il debito politico del Presidente Mugabe.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE) . – (RO) Signor Presidente, in qualità di membro della Delegazione per le relazioni con il parlamento panafricano, sono fermamente convinto che l’Unione europea e, in particolare, la baronessa Ashton, dovrebbero assumere una chiara posizione di condanna rispetto agli atti compiuti dal regime di Mugabe, che comprendono intimidazioni e vessazioni nei confronti degli attivisti per i diritti umani e dovrebbero altresì promuovere il rispetto per i diritti e le libertà civili, come la libertà di espressione e di riunione, verso i quali lo Zimbabwe ha assunto un impegno formale a livello globale. Lo Zimbabwe deve adempiere ai suoi obblighi internazionali, tra cui la Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, e deve quindi abrogare tutte le leggi nazionali che contravvengono ai testi internazionali sulla tutela dei diritti umani.
Onestamente, credo anche che i paesi della regione, Sudafrica in primis, dovrebbero adoperarsi per promuovere la rinascita della democrazia e il rispetto per i diritti umani in Zimbabwe.
Elena Băsescu (PPE). – (RO) Signor Presidente, gli attuali sviluppi in Zimbabwe devono metterci in allarme riguardo alla situazione dei diritti umani nel continente africano. In vista delle elezioni che si terranno a giugno, il Presidente Mugabe sta portando avanti una campagna di intimidazione nei confronti dei suoi avversari. Negli ultimi due mesi, centinaia di funzionari di governo, attivisti dei diritti umani e oppositori del regime sono stati arrestati. Questa situazione è inaccettabile.
Come se ciò non bastasse, Mugabe ha rinviato di un anno la stesura di una costituzione democratica, che avrebbe garantito uno svolgimento trasparente delle elezioni.
Voglio farvi notare che la situazione economica del paese è gravemente compromessa. Il Presidente incentiva la nazionalizzazione del settore minerario, che rappresenta il principale settore economico in Zimbabwe. Un provvedimento di questo tipo è senz’altro nocivo poiché lo Stato è riuscito a mantenere la stabilità in seguito alla crisi economica proprio grazie agli investimenti esteri nel settore.
Mitro Repo (S&D). – (FI) Signor Presidente, in Zimbabwe, il Presidente Mugabe e il partito Zanu-PF non si sono attenuti alle condizioni dell’accordo politico globale del 2009. Lo Zimbabwe non è riuscito a effettuare la transizione democratica. Anzi, negli ultimi mesi, si è registrato un netto aumento delle intimidazioni nei confronti degli oppositori politici, degli arresti arbitrari e delle sparizioni. In tale clima politico, tutti gli sforzi per portare la stabilità saranno vani.
In Zimbabwe le persone ancora oggi vengono perseguitate o torturate in funzione delle loro opinioni politiche. Il sistema legislativo reprime il giornalismo libero e aperto e limita la libertà di parola. I giornalisti vengono perseguitati. Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per sostenere il paese nel cammino verso la vera democrazia e lo sviluppo economico.
Ritengo assolutamente giusta la decisione del Consiglio europeo, risalente al mese di febbraio di quest’anno, di prorogare le misure restrittive nei confronti delle persone e delle organizzazioni legate al regime di Mugabe e di aggiornare la lista nera. Penso che queste misure debbano essere mantenute fino a che non vi siano le prove concrete di un effettivo cambiamento in Zimbabwe. Le misure restrittive devono però essere mirate esclusivamente al governo corrotto del paese e non devono in alcun modo aggravare la situazione del popolo zimbabwano.
Albert Deß (PPE). – (DE) Signor Presidente, quando ero bambino ricevevo lettere provenienti da quella che allora era la Rodesia. Tre sorelle di mio padre erano suore cattoliche e vivevano, a quel tempo, in Rodesia e in Sudafrica. Non scrivevano mai di come le persone in Rodesia soffrissero la fame. Le notizie che ci giungono oggi da questo Paese sono semplicemente intollerabili. La Rodesia, in seguito divenuta Zimbabwe, era il granaio del Sudafrica. Il dittatore comunista di nome Mugabe è riuscito a trasformare questo granaio in una zona di carestia.
Vorrei ringraziare tutti gli onorevoli colleghi per aver riportato la questione all’ordine del giorno. È intollerabile che sia stato permesso a Mugabe, a questo dittatore, di terrorizzare il popolo dello Zimbabwe così a lungo. Ritengo che la chiave per porre fine alla situazione sia nelle mani dell’Africa meridionale. Temo però che, finché il Sudafrica non riuscirà a rimettere Mugabe al suo posto, questo dittatore continuerà a spargere terrore fra la sua gente.
Maroš Šefčovič, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, penso che concordiamo tutti sul fatto che lo Zimbabwe e le sue violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno da troppo tempo ormai. Ogni barlume di speranza di un minimo cambiamento positivo viene subito spento dallo scoppio di repressioni e vessazioni politiche. Gli ultimi episodi risalgono ad appena un paio di mesi fa. A febbraio di quest’anno, l’Unione Europea ha dovuto, per l’ottava volta, rinnovare le misure restrittive.
Con questo gesto, abbiamo voluto far capire che è assolutamente necessario che i partiti del governo raggiungano un accordo sui passi da compiere per giungere alle elezioni nel paese. Dal canto suo, l’Unione europea si è dichiarata pronta a rivedere la sua decisione in risposta a progressi concreti sul territorio.
L’Unione europea è seriamente preoccupata per l’escalation di violenza politica degli ultimi mesi in Zimbabwe. L’11 marzo, ha presentato una dichiarazione, insieme a 21 ambasciate e rappresentanze diplomatiche, per esprimere la sua preoccupazione riguardo all’aumento delle intimidazioni e delle violenze politiche.
A questo riguardo, l’Unione europea accoglie favorevolmente l’esito del recente vertice della SADC del 31 marzo 2011. Nel comunicato, si raccomanda la fine immediata delle violenze, delle intimidazioni, dei discorsi improntati all’odio e delle persecuzioni e si esorta il governo dello Zimbabwe a intraprendere i passi necessari per indire le elezioni. Viene inoltre garantito il sostegno necessario affinché le elezioni siano in linea con i principi della SADC e rispettino gli orientamenti fondamentali delle elezioni democratiche. Per questo motivo, la SADC nominerà alcuni funzionari, che si uniranno al gruppo sudafricano di mediazione e collaboreranno con il comitato congiunto per il monitoraggio e l’attuazione.
L’Unione europea ritiene che il potenziamento delle attività di mediazione della SADC e del Sudafrica sia fondamentale per prevenire l’esacerbarsi dell’instabilità in Zimbabwe. L’Unione europea apprezza l’impegno di mediazione dimostrato dalla regione nella crisi in Zimbabwe.
Il Sudafrica, in qualità di mediatore, di concerto con la SADC, garante dell’accordo politico globale, ha deciso di accreditare l’ambasciatore dello Zimbabwe. In questo preciso momento, è fondamentale mantenere aperto un canale di comunicazione formale con lo Zimbabwe e preservare il dialogo con il governo inclusivo, senza compromettere la posizione dell’ambasciatore UE ad Harare. L’azione dell’Unione sarà strettamente coordinata con quella di tutti gli Stati membri.
L’UE rimane il principale donatore di aiuti allo sviluppo in Zimbabwe. Vogliamo far capire chiaramente che siamo inflessibili con il regime ma cerchiamo di sostenere il popolo. I 365 milioni erogati dall’Unione europea dall’entrata in vigore dell’accordo politico globale del 2009 la rendono – come ho già detto – il principale finanziatore.
Le risorse vengono distribuite esclusivamente attraverso gli organi delle Nazioni Unite e le ONG specializzate. Dal 2009 l’Unione europea sovvenziona anche le riforme della governance, come stabilito nell’accordo politico globale, che comprendono anche il processo di riforma costituzionale. Inoltre, l’UE finanzia i programmi per i diritti umani, tra cui i programmi dei difensori dei diritti umani. Dobbiamo quindi sperare che le forti pressioni internazionali portino a elezioni libere ed eque in Zimbabwe e a una graduale normalizzazione della situazione estremamente critica del paese.
Presidente – La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Alain Cadec (PPE), per iscritto. – (FR) Negli ultimi mesi, molti oppositori del regime di Mugabe e funzionari delle ONG sono stati arrestati arbitrariamente dalle autorità dello Zimbabwe. Il partito del Presidente ha sistematicamente ostacolato il governo di unità nazionale, formato nel 2009, nel suo impegno verso una transizione democratica ed elezioni credibili. Bisogna porre immediatamente fine alle massicce violenze politiche perpetrate dai sostenitori di Mugabe. L’Unione europea e gli Stati membri devono impegnarsi attivamente con l’Unione africana e la Comunità di sviluppo dell’Africa australe per garantire un clima elettorale privo di violenze e intimidazioni. Approvo il fatto che la risoluzione del Parlamento europeo esorti tutti i partiti politici dello Zimbabwe a lavorare congiuntamente alla stesura di una nuova costituzione democratica, accettabile per l’intero popolo dello Zimbabwe, che entri in vigore prima delle prossime elezioni.
Monica Luisa Macovei (PPE), per iscritto. – (RO) Ancora una volta, Mugabe ricorre alle armi dell’intimidazione, dell’arresto, della violenza e persino della tortura contro i suoi oppositori politici e la società civile. I servizi di sicurezza fedeli a Mugabe hanno esercitato intimidazioni nei confronti dei ministri dell’opposizione all’interno del governo di unità nazionale. Alcuni membri delle organizzazioni dei diritti umani sono stati perseguitati, 46 attivisti della società civile sono stati arrestati con l’accusa di tradimento e, durante la detenzione, alcuni di loro sono stati picchiati e persino torturati. Non è possibile erigere una struttura statale solida e durevole basata sulla paura e sul terrore o in contrasto con le libertà civili e politiche.
Invito l’Alto rappresentante dell’Unione europea a partecipare agli sforzi per ottenere elezioni libere in Zimbabwe, prive di intimidazioni e violenze. È necessario un governo legittimo che rispetti i diritti e le libertà fondamentali e che dimostri quindi di rispettare gli esseri umani. Tra le azioni da compiere, occorre accentuare le restrizioni dell’Unione europea nei confronti dei fedeli di Mugabe.